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The Project Gutenberg eBook of Canti Popolari Portoghesi, by Ettore Toci.

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The Project Gutenberg EBook of Lusitania, by Unknown









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re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included




with this eBook or online at www.gutenberg.org














Title: Lusitania




       Canti popolari portoghesi









Author: Unknown









Editor: Ettore Toci









Release Date: April 11, 2011 [EBook #35802]









Language: Italian









Character set encoding: UTF-8









*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LUSITANIA ***
























Produced by J??lio Reis, Claudio Paganelli and the Online




Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This




file was produced from images generously made available




by The Internet Archive/American Libraries.)


































NOTE DI TRASCRIZIONE:

Le correzioni dell'errata (sezione che inizia con ???Pochi son quelli...???) sono gi?? state riportate nel testo elettronico.

I riferimenti alle note 71, 72 e 73 (in ???La Pastorella???) erano mancanti nel testo originale. Sono stati inseriti arbitrariamente nella posizione pi?? logica.

L'indice ?? qui.


CANTI POPOLARI PORTOGHESI


LUSITANIA

CANTI POPOLARI PORTOGHESI

TRADOTTI ED ANNOTATI

DA

ETTORE TOCI

Logo della casa editrice, Raffaello Giusti

LIVORNO

COI TIPI DI RAFFAELLO GIUSTI
LIBRAIO-EDITORE

1888


PROPRIET?? LETTERARIA


AVVERTENZA

Le romanze (romances) popolari del Portogallo, di cui nessuna ??, per quanto si crede, anteriore al sec. XV, e che non ebbero chi si desse a raccoglierle prima del decimonono; furon messe insieme e variamente ordinate dal poeta Gio. Battista De Almeida-Garrett, da Teofilo Braga e da altri: io tenni per testi: Bellermann, Portugiesische Volkslieder und Romanzen, Leipzig, Engelmann, 1864, ed Hardung, Romanceiro portuguez, Leipzig, Brockaus, 1887. Hanno i Portoghesi, oltre alle romanze, parecchie altre forme di poesia popolare; come canzoni liriche di pi?? generi, buon numero di quartine di soggetto molto diverso arieggianti alle coplas dell'Andalusia, aforismi in distici intorno alle stagioni, canti funebri (endeixas) sul fare dei v??ceri corsi e dei bocet rumeni, ed altri assai differenti di contenenza e di metro. (Vedili enumerati in Puymaigre, Romanceiro, Choix de vieux chants portugais traduits et annot??s, Paris, Leroux, 1881, pag. L.) Degne di particolar menzione sono le xacaras, sorta di ballate o canzoni di genere drammatico, ed ora elegiache, ora pastorali, ora burlesche [Pg vi]o satiriche. Non fu dunque iperbole sconfinata, come a prima vista parrebbe, quella di Manuel Faria, che nella prefazione di un suo libro os?? scrivere che ogni fontana del Portogallo ?? un'Aganippe, ogni monte un Parnaso.

Delle romanze, le pi?? son comuni a tutta la penisola iberica, con differenze talora notevoli e talora di nessun conto: di alcune non si ha traccia in Ispagna. Una certa quantit?? ci fu conservata dalla tradizione; ma la maggior parte giunsero fino a noi riportate da Gil-Vicente, dal Ferreira de Vasconcellos e da altri scrittori drammatici. Non di rado vi allude Luigi Cam??es.

I versi hanno forma di ottosillabi; rimati, e pi?? sovente assonati, quelli pari; senza rima n?? assonanza i dispari. Se non che oggi questi ultimi son considerati da molti come semplici emistichi; e “certo ?? che non andavano nel canto staccati e soli, ma constituivano la prima parte d'una tipodia trocaica.„[1] La pensi il lettore in quel modo che gli par meglio.

La verseggiatura, che, quando mi venne fatto, usai nel tradurre le poesie contenute in questo volume, non dovrebbe agl'Italiani odierni apparire “strana e barbarica„ dopo l'ottimo saggio offertone da Giosu?? Carducci nella sua versione, o piuttosto ricomposizione epica, del Don Beltran.[2] Non dovrebbe, ripeto; ma pur troppo ci?? che nei maestri dell'arte ?? bell'ardimento, in altri ?? presunzione brutta e mal tollerata. Sento perci?? un gran bisogno di raccomandarmi all'indulgenza delle persone discrete, se anch'io, “dopo l'audacia dell'accettare in italiano la serie monoritma, non dubitai di [Pg vii]conservare l'assonanza, comunissima, del resto, nei canti del nostro popolo e non ignota alle rime degli antichi.„ La quale indulgenza non verr??, spero, a mancarmi, per aver inoltre, sempre confortato da un s?? autorevole esempio, ardito trasporre l'accento di molti ottosillabi italiani, “ripensando come e quali ne canta il nostro popolo nei maggi; ripensando che Lorenzo de' Medici, Angiolo Poliziano e gli altri antichi autori di ballate ne scrivevano di cos?? fatti:

Donne, venite a vedere—Donne, i' allevo un uccello—Fanciulle, siate invitate—Quando vedete un amante—Vagheggiano a' gonfaloni—N?? macinano a raccolte—Ma io no 'l vo' per?? dire—Da me non sarai richiesta—Non ti sar?? fatto torto.„

Questa, dunque, la verseggiatura, che quando mi venne fatto (dicevo pi?? sopra) usai nel tradurre: ma difficolt?? gravi per s??, e che alla mia scarsa perizia furono insuperabili, mi costrinsero pi?? d'una volta a tenere altro modo, rimando e assonando come potei, con libert?? che pare a me stesso eccessiva.[3] Confesso umilmente l'involontario peccato, nella speranza di aver meno severo il giudizio degl'intendenti.


Pochi son quelli che pongono mente all'errata quando ?? in fine dell'opera: ci?? valga a scusarmi se mi ?? parso di metterlo qui a principio, importandomi assai di correggere alcuni sbagli di qualche rilievo incorsi nella stampa.

A pag. 65, riga 25, le parole Cfr. Ferraro, Bernoni, Ive ed altri dovevano esser ultime della nota quarta, ossia nella riga 32.

A pag. 77, riga 22, in luogo di p. 176, leggi 174.

Alla stessa pag., riga 24-25, dov'?? scritto M. de la Villemarqu??, Guverziou Breiz-Izel (Les Matelots), Paris, 1846, leggi Luzel, ecc., ediz. cit.

A pag. 127, riga 24, ove dice non abbia a perire, tolgasi il non.

Altri pochissimi errori di minor gravit?? non occorre notarli.

[1] Carducci, Nuova Antol., fasc. del 15 maggio 1881, p. 242-43.

[2] Nuova Antol., fasc. cit., e Rime nuove, Bologna, 1887, p. 265-71.

[3] Ci?? mi accadde in quattro romanze, che sono: Conte Yanno, Il cacciatore, La pellegrina e Lo schiavo. La xacara La pastorella varia le rime anche nell'originale.


DON GAIFERO

(Dom Gayfeiros)


DON GAIFERO

(Dom Gayfeiros)[4]

Don Gaifero sta seduto
l?? nel palazzo real;
sta seduto al tavoliere,[5]
dilettandosi a giocar.
Gi?? teneva in mano i dadi,
gi?? gli andava per gittar,
quando ?? un tratto ecco lo zio,
che lo prende a rampognar:

“Tu, Gaifero, sei da questo;
tu sei buono i dadi a trar;
ma non mica a salvar dame,
n?? coi Mori ad armeggiar.
La tua donna ?? in man de' Mori,
n?? la vai pure a cercar:
se d'altr'uomo fosse moglie,
non sarebbe l?? a penar.„

[Pg 4] Non avea finito, e i dadi
don Gaifero fa volar:
e se il luogo e la persona
era men da rispettar,
tavoliere e tavolino
lo vedevi sfracassar.
Egli al vecchio don Roldano
tale alfin risposta d??:

“La cercai sett'anni, sette,
senza poterla incontrar;
quattro per la terra ferma
e tre altri per lo mar:
varcai monti e valli, senza
mai dormire n?? posar:
era il sangue mia bevanda,
carne cruda il mio mangiar:
sanguinavano i miei piedi
dal continuo camminar:
mi passarono i sett'anni
senza poterla incontrar.
Or io sento che a Sansonha[6]
l'hanno vista a dolorar;
ma senz'armi n?? cavallo,
come posso irla a trovar?
Al cugino mio Montesino[7]
gli ho dovuti in presto dar,
quando l?? nell'Ungheria
se ne andava a tornear:
e perci?? molto vi prego,
n?? sia vano il mio pregar,
l'armi vostre ed il cavallo
mi vogliate voi prestar.„

[Pg 5] “Gi?? sett'anni son trascorsi
(non dovestili contar)
da che presa ?? Melisendra,
e non fa che lacrimar.
E ti vidi sempre in arme,
e cavalli ammaestrar:
or che sei rimasto senza,
la vorresti ire a cercar.
Le mie armi non ti presto,
ch'io senz'armi non vo' star;
n?? il cavallo ben avvezzo,
ch'e' non abbiasi a guastar.„

“Mio buon zio, se le vostr'armi
v'ostinate a dinegar,
la mia donna prigioniera
come posso ire a cercar?„

“In San Giovan Laterano
ho giurato su l'altar
di negar l'armi a qualunque
me le avesse ad infamar.„

Don Gaifero, che ci?? sente,
alla spada mette man:
dalla rabbia par che gli occhi
fuor gli debbano schizzar.

“Ben io veggo, o don Roldano,
ben io veggo, in verit??,
quanto amor voi mi portate,
se vi fa cos?? parlar.
[Pg 6]Fate c'altri me le dica,
ch'io ne 'l possa ripagar,
queste cose: in gola a voi
non le voglio ricacciar.„
Tosto accorse don Guarino,[8]
che ammiraglio era del mar;
Durandarte ed Oliviero
pur li corsero a fermar;
e con loro dodici altri
ch'ivi a sorte si trov??r.
Ma pacato don Roldano
non fu tardo a replicar:

“Ben ?? chiaro, o mio nepote;
ben a tutti chiaro appar;
dalla troppa giovinezza
?? dipeso il tuo mancar.
Don Gaifero, chi pi?? t'ama,
quegli t'ha da castigar;
s'eri tu mal cavaliere,
io tenevo altro parlar.
Ma ti so bravo, e ti dico:
presto in armi e in sella; va'!
pronti sono al piacer tuo
l'armatura ed il caval;
ed io stesso, don Gaifero,
io ti voglio accompagnar.„

“Grazie: solo debbo andarvi;
solo, o zio, la vo' cercar:
l'armi vengano e 'l cavallo,
ch'io mi voglio incamminar:
[Pg 7]del codardo a me, nessuno,
vivaddio, potr?? mai dar!„

Don Roldano la sua spada
ecco al giovine donar:

“Poi che solo brami andarvi,
questa t'ha da accompagnar:
generoso ?? il mio cavallo;
violenza non gli far:
pi?? che sprone vuol la briglia;
te ne puoi, credi, fidar.„

Or mirate don Gaifero
come va di buon andar:
va per terre di cristiani,
e tra i Mori appresso va:
ne va tristo e pensieroso,
e fa tutto un sospirar:
“Melisendra mia dai Mori
come posso liberar?„

Alle porte ?? di Sansonha,
ma non sa come vi entrar:
mentre pur bada e s'angustia,
te le vede spalancar.
Esce il re nella pianura
con sua gente a sollazzar;
tutti in abito da festa,
tutti allegri a cavalcar.
Don Gaifero un po' si scosta;
indi affrettasi ad entrar,
e si abbatte in un cristiano
schiavo intento a lavorar.

[Pg 8] “Iddio t'abbia in guardia, o schiavo,
e ti renda a libert??:
dimmi, prego, in questa terra
hai sentito mentovar
certa dama di tua fede,
certa dama d'alto affar,
che and?? presa qui tra' Mori,
e non fa che lacrimar?„

“Cavaliere, Iddio sia teco
e ti guardi da ogni mal,
e altra sorte a me conceda,
c'ora ?? tutto un tribolar.
Ai segnali che mi d??i,
ben io possoti affermar
che la dama onde tu cerchi,
l?? in Palazzo deve star.
Prendi quella via diritta
che al real castello va,
e vedrai cristiane molte
ai balconi a folleggiar.„

Ei la via diritta prende
che al palazzo capo fa,
e girati gli occhi in alto,
Melisendra vede star
appoggiata a una finestra,
e in un triste meditar
tanto assorta, che non sente
l'altre intorno sollazzar.
Ecco allora innanzi e indietro
don Gaifero a passeggiar.

[Pg 9] “Oh che amabil cavaliere!
che garbato cavalcar!„

“Meglio che giocare a dama,
qui co' Mori a battagliar!„

Melisendra, che ci?? sente,
incomincia a lacrimar.
Non gi?? ch'ella il riconosca:
non potealo ravvisar
cos?? tutto in armi bianche,
s?? diverso nel portar;
ma perch?? quel cavaliere
le fa in mente ritornar
i francesi paladini
e una terra senza par,
quelle giostre e que' tornei
che si usavano intimar,
quando, per la sua bellezza,
correan tutti ad armeggiar.
E con voce lamentosa
cominciavalo a pregar:

“Cavalier, se in Francia vai,
ambasciata hai da recar:
vo' che dica a don Gaifero
ch'e' non mi viene a cercar?
Se non teme egli de' Mori,
se non teme di pugnar,
altro amore ?? la cagione
che me gli ha fatta scordar:
digli ch'io son presa e schiava,
e fo tutto un lacrimar.
[Pg 10]Che se questo mio messaggio
non curasse d'ascoltar,
e tu recalo a Oliviero,
e tu il reca a don Beltran,
e all'imperator mio padre,
che mi mandi a riscattar.
Ch?? qui mora voglion farmi
e il mio Cristo rinnegar;
e mi voglion dar a un Moro
delle parti l?? del mar,
e di sette re pagani
me regina incoronar.„

“Quest'ambasciata, o signora,
da te stessa gli puoi far:
don Gaifero ?? qui presente,
e ti vien a liberar.„

Non avea finito ancora,
e le braccia tende gi??:
ella tosto dal balcone
si cal?? senza fiatar.
Quando un sozzo can di Moro,
ch'era messo a vigilar,
con quant'ha pi?? voce in gola,
cominciava ad esclamar:

“Accorrete a Melisendra,
ch?? la rubano i cristian!„

“Melisendra sposa mia,
come potrem noi scampar?„

[Pg 11] “Iddio, spero, e la madonna
ci vorranno accompagnar.„

“Melisendra, Melisendra,
qui gran forza si vuol far!„

Al cavallo apre la cigna,
e gli allarga il pettoral;
poi vi salta su d'un lancio,
senza la staffa toccar,
e alla vita prende lei,
che si allunga quanto sa:
la fa metter su la groppa,
perch?? possalo abbracciar.
D?? di sprone indi al cavallo,
che ne ha molto a sanguinar;
corre e corre e vola e vola:
chi saprebbelo arrivar?
Ed i Mori da ogni banda
tutti a correre e a gridar;
quante porte ha quella terra,
tutte a furia le serr??r.
Sette volte dei bastioni
pur invano il giro fa;
ma l'ottava il buon cavallo
riuscivali a saltar:[9]
quei di dentro n?? con gli occhi
pi?? li possono arrivar.
Sopraggiunse re Almansorre,
che tornava da cacciar.

“Su, fa' cuore, o Melisendra;
qui conviene scavalcar.
[Pg 12]Sotto queste verdi piante
scendi un poco a riposar;
a que' cani io vado incontro,
ch'io li vegga spulezzar:
quanto valgano quest'armi
oggi vo' sperimentar.„

Smonta dunque Melisendra,
e Dio mettesi a pregar:
il cavallo a briglia sciolta
vola i Mori ad assaltar.
Parve gi?? pigro a fuggire,
parve dianzi a stento andar;
fiuta adesso il sangue moro,
e si sente rinfiammar.
Don Gaifero pugna forte,
ma pi?? forte il suo caval;
fanno a gara tutti e due
chi pi?? Mori abbatter??.
Gi?? ne cascan tanti e tanti,
che non son pi?? da contar;
corre sangue in tanta copia,
che va i campi ad allagar.
Re Almansorre, che ci?? vede,
cominciava ad esclamar:
All?? invoca e Maometto,
ch?? lo vogliano aiutar.

“Maledetto te, o cristiano,
e pi?? ancora il tuo pugnar!
non c'?? al mondo cavaliere
che ti possa pareggiar.
Sei tu forse Urgel di Nantes,[10]
[Pg 13]Oliviero singolar,
o l'Infante don Guarino,
grand'ammiraglio del mar?
Non v'?? altri fra que' dodici[11]
da poterti fronteggiar,
se non fosse don Roldano,
quel fatato senza par.„
Don Gaifero, che ci?? sente,
questa a lui risposta d??:

“Taci, taci, o re de' Mori;
non ?? savio il tuo parlar:
molti ha Francia cavalieri
che li possono uguagliar.
Io non son dei nominati,
e a conoscer mi vo' dar;
son l'Infante don Gaifero,
son nipote a don Roldan
capitano[12] di Parigi,
ch'?? mia terra natural.„

Altro il re non vuole udire,
n?? pi?? innanzi contrastar;
volge la briglia al cavallo,
e si va dentro a serrar.
Don Gaifero, solo in campo,
non ha pi?? con cui pugnar:
corre, pieno il cor di gioja,
la consorte a ritrovar.

“Sei ferito, sposo mio?
ah ferito hai da tornar!
[Pg 14]eran tanti e tanti i Mori,
e tu solo a battagliar!
Strapper?? della camicia
mia le maniche a fasciar
le tue piaghe; col mio velo
le sapr?? rimarginar.„

“Non dir queste cose, o Infanta;
non ?? savio il tuo parlar:
s'eran anco a cento doppj,
a me nulla potean far:
del mio zio Roldano l'armi,
credi, son di buono acciar;
cavalier che se ne cinga
non pu?? mai pericolar.„

E cavalcano e cavalcano,
senza punto riposar:
per le terre l?? de' Mori
senz'alcun sospetto van,
ragionando pur d'amore,
senza a null'altro pensar.
Nelle parti de' cristiani
finalmente ripass??r:
a Parigi eccoli giunti;
li va il popolo a incontrar
e ben sette leghe fuori
?? la corte ad aspettar.
Ecco vien l'imperatore
la sua figlia ad abbracciar;
le parole ch'ei le dice
fanno i sassi lacrimar.
Vedi il clero tutto quanto,
[Pg 15]la pi?? eletta nobilt??;
vedi i Pari tutti e dodici;[13]
n?? le dame puoi contar.
Alda v'era e don Roldano
e l'ammiraglio del mar;
l'arcivescovo Turpino,
don Giuliano d'Alem-mar,
e il buon vecchio don Beltrano,
e quanti altri usano star
presso l'alto imperatore
e alla sua mensa pranzar.[14]
Che onoranze a don Gaifero,
e che bel congratular!
Della molta sua prodezza
grandemente lui lod??r,
che la sposa ha liberato
con valore singolar.
Le gran feste che si fecero
non si posson raccontar.


NOTE

[4] Hardung, II, pag. 13-24.

“Tous nos lecteurs se rappelleront comment don Quichotte intervint dans la repr??sentation que ma??tre Pierre donnait avec ses marionnettes, repr??sentation dont le sujet m??me ??tait la mise en action de ce romance [Don Quijote, II, 26]..... Gaiferos est encore le h??ros de trois autres romances anciens. Dans le premier, le po??te montre la m??re de Gaiferos adressant ?? son fils des paroles qui le font pleurer: “Dieu te donne barbe au menton, et fasse de toi un preux. Dieu te donne bonheur dans les armes comme au paladin Roland, pour que tu venges la mort de ton p??re. On l'a tu?? par trahison pour ??pouser ta m??re. On m'a fait de belles noces aux-quelles Dieu n'eut point de part....„ Ces paroles ont ??t?? entendues par le beau-p??re de Gaiferos, qui, furieux, ordonne ?? ses ??cuyers de s'emparer de l'enfant et de le tuer. Ceux ci ne purent se r??soudre ?? commettre ce crime; et laiss??rent ??chapper Gaiferos, qui se r??fugia chez son oncle. Le second romance nous raconte comment Gaiferos, d??guis?? en p??lerin, se pr??sente chez sa m??re qui le croyait mort, et abat la t??te de son pers??cuteur: le troisi??me, beaucoup plus court, est sans liaison avec les deux premiers et avec celui que nous avons traduit. M. Mil?? y Fontanals [Observaciones sobre la poesia popular con muestras de romances catalanos in??ditos, Barcelona, 1853] pense que le personnage de Gaiferos est le riche duc Gaifiers de la chanson de Roland, le Gaiferus de Turpin et le Wa??fre des historiens modernes. [Ecco il luogo del poema francese dove si fa menzione del nostro eroe: “Venuz i est li riches dux Gaifiers.„ Str. LXII]. Toutefois les exploits que lui pr??tent les trouv??res espagnols ne sont pas attribu??s par les p??etes fran??ais ?? son homonyme. Ils font souvenir pourtant de la situation de la belle Aye d'Avignon, tenue renferm??e par le sarrasin Ganor dans une tour d'o?? elle aper??oit son mari[Pg 18] Gainier. M. Mil??, qui fait cette remarque, rapproche les paroles d'Aye de celles de Melisenda:

Vos sodoiers de France qui m'avez trepass??e,
parlez un peu ?? moi, car de France sui n??e,
si me dites nouvelles de la douce contr??e....

M. Mil?? fait encore observer que dans le po??me de Walter d'Aquitaine, dont le nom n'est pas sans affinit?? avec celui de Wa??fre et de Gaiferos, on trouve le r??cit d'une fuite du h??ros et de l'h??roine, qui a quelque ressemblance avec celle de Gaiferos et de Melisenda. Ce dernier nom semble d'origine fran??aise au critique espagnol; il lui para??t pouvoir ??tre une transformation du nom de Bellisent, une des filles de Charlemagne.„ Puymaigre, Petit romancero, choix de vieux chants espagnols, Paris, 1878, p. 87-88.

Da questa romanza, che nell'originale pu?? leggersi in Wolf und Hoffmann, Primavera y flor de romances, Berlin, 1856, II, p. 229 e segg.; nacque, con forme similissime alle materne, la portoghese, che tradussi seguendo il testo di G. B. Almeida-Garrett. “Entrou em Portugal por meio do Cancioneiro de Romances de Anvers [del 1555]. Primeiro corria na sua linguagem nativa (Gil Vicente, Obras, II, 27), sendo depois, en forma abreviada, trasladado a portuguez.„ Hardung, t. cit., p. 3, in nota. Lo stesso Hardung la pone tra quelle d'argomento moresco (Romances mouriscos); ad altri sembr?? appartenere piuttosto al ciclo carolingio, ovvero (non saprei dire perch??) a quel della Tavola Rotonda. Non ?? del mio proposito fermarmi a parlare della miglior classificazione di questa e delle altre romanze portoghesi: molto ne fu discorso dai critici, e con molta diversit?? d'opinioni. Vedi, tra gli altri, Mil?? y Fontanals, De la poesia her??ico popular castellana, Barcelona, 1874, p. 372-79, ed un bell'articolo di A. Morel-Fatio, in Romania, 1873, p. 128.

[5] Orig., Taboleiro. “Le jeu de las Tablas, appel?? autrefois en France le jeu des Tables, ??tait le trictrac, suivant Legrand d'Aussy....„ Puymaigre, op. cit., p. 88, in nota. Non il giuoco delle tavole, ma quel degli scacchi ?? rammentato spesso negli antichi poemi francesi; dove per lo pi?? accade che “due giocatori... diventano discordi per varie ragioni, e la contesa finisce in modo che uno uccide l'altro con lo scacchiere.„ Nyrop, Storia dell'epopea franc. nel M. E. (trad. di E. Gorra), Firenze, 1886, p. 163, in nota. Cos?? fa, in una romanza spagnola, Montasinos a don Tomillas. Eroi che giocano ai dadi introduce Euripide in pi?? d'una tragedia; di che lo burla Aristofane molto argutamente. Vedi le Rane (traduz. di A. Franchetti), Citt?? di Castello, 1886, p. 123.

[6] Spagn. Sansue??a: Salsonha, nella lezione di Tr??s-os-Montes: [Pg 19]ed ?? la denominazione araba di Saragozza. Pass?? questo nome, alterato leggermente in Sansogna, nella nostra antica letteratura. Vedine un es. di Fazio degli Uberti, in D'Ancona, Variet?? stor. e lett., Milano, 1885, serie II, p. 106; ed un altro di Teofilo Folengo (Orlandino, cap. VIII, ott. 73):

“Ma forse l'alta vostra Reverenza
mi crede esser un bravo di Sansogna.„

[7] V. Don Quijote, II, 22 e 23. “Montesino est encore un chevalier fran??ais cr???? par les po??tes espagnols. Plusieurs romances, qui sont de v??ritables chansons de geste, ont ??t?? compos??s sur Montesinos...„ Puymaigre, op. cit., p. 113, in nota. Esso ricomparisce nelle romanze sul cugino suo Durandarte, altro guerriero francese d'invenzione spagnola; e per questa via fa novamente capolino in Portogallo. Vedi Hardung, II, p. 218.

[8] Hanno gli Spagnoli intorno a questo don Guarinos una bella romanza, che si legge in Wolf und Hoffmann, II, p. 313, e che sembra derivata dalla Chanson d'Ogier le Danois. Puymaigre, op. cit., p. 109, in nota. Troviamo nei poemi francesi non meno di tre eroi nominati Garin; e sono: Garin d'Ans??une, Garin de Montglane e Garin le Loherain. Nyrop, passim.

[9] In una ballata rumena, che insieme col dotto amico mio prof. S. Friedmann tradussi dalla nota raccolta di B. Alecsandri (Poesit populare ale Romanilor, Bucuresci, 1866), Bogdan, “temerario in battaglia—e d'arco buon tiratore,„ va “con cento di accompagnatura,„ a sposarsi con la figliuola “di un Lituano ricco—che ha rinnegato la fede.... Ma come il Lituano gli scorge,—chiude la porta della corte—e la incatenaccia,—e grida cos??:—Qual di voi ?? lo sposo.—lo sposo il genero.—scavalchi le mura,—per aprire le porte.—Come Bogdan lo sente,—subito irrompe,—ed incita il cavallo,—che d?? un lancio poderoso.—Vola il cavallo come rondine,—ed ecco ?? gi?? nella corte.„—Ilia di Mourom, eroe russo (bogatyr) del ciclo di Vladimiro, “s'en va sur la grande route, et d??s qu'il rencontre un mougik conduisant par la bride un cheval teigneux, il le lui ach??te au prix qui lui est demand??: puis, pendant trois nuits cons??cutives, il prom??ne et baigne le sonip??de dans la ros??e du jardin. Quand cette medication est termin??e, Ilia se place ?? cheval devant une haute muraille, et la b??te rustique, devenue un corsier h??ro??que, la franchit d'un seul bond.„ Rambaud, La Russie ??pique, Paris, 1876, p. 48. Ma un uomo, che, come il nostro personaggio, andava armato d'una clava di 1500 libbre; che tutti in un colpo riduceva in polvere quarantamila banditi, e che pochi momenti innanzi di comprarsi il cavallo, aveva d'un solo strattone [Pg 20]portato via tutta una foresta di quercie; meritava certo, mi pare, d'imbattersi in una bestia degna di lui. Anche miglior animale capit?? in sorte a Vassilissa, eroina pur del ciclo di Vladimiro; ch?? per esso il saltar mura torri e fossati era proprio una bagattella (ivi, p. 84), come fu per Bajardo il balzare d'un lancio, con Ivonetto in groppa, oltre i muraglioni e le fosse di Parigi. Vedi Mambriano, XXXVI, 72, cit. dal prof. P. Rajna, nell'eccellente opera Le fonti dell'Orl. Fur., Firenze, 1876, p. 101, in nota. Ma chi volesse contare tutti i miracoli che dei cavalli si narrano nei poemi e nelle prose d'argomento fantastico, romanzesco ed eroicomico, facendosi da' pi?? antichi e calando gi?? gi?? fino al Ricciardetto del Forteguerri, anzi fino all'Orlando Savio del Bagnoli; ne avrebbe per un bel pezzo.

[10] Il testo spagnolo: Urgel de la Marcha, Uggeri di Danimarca; l'Ogier dei poemi francesi.

“Nei Quatre fils Aimon [o Renant de Montauban].... Astolfo ?? detto cugino di Uggeri, il quale alla sua volta ?? nipote di Gherardo da Rossiglione e cugino di Rinaldo.„ Rajna, prefaz. ai Reali di Francia, Bologna, 1872, I, p. 271. “Intorno all'origine ed alla schiatta d'Uggeri non pare che le tradizioni romanzesche si trovassero pienamente d'accordo..... Troviamo ampiamente diffusa una versione che fa di lui un Saracino convertito nella giovent?? di Carlo.„ Lo stesso, Uggeri il Danese nella letter. romanzesca degl'Ital., in Romania, 1873, p. 155. “Sembra ora dimostrato che l'eroe leggendario Ogier le Danois sia una fusione di parecchi altri eroi che risalgono al tempo di Carlo. Cos?? noi sappiamo da una cronaca monastica di Colonia che il monastero di san Martino fu ricostruito nel 778 per Olgerum, Daniae ducem, adjuvante Karolo Magno imperatore. Un gran numero d'altre citazioni prese da diverse cronache medievali sono state fatte dal Gautier nella seconda edizione delle sue Epop??es (III, 53 segg.), da tutte le quali sembra risultare che un conte danese Olgerus, un francese Autcharius e un bavarese Otker hanno insieme formato l'Ogier le Danois dell'epopea.„ Nyrop, op. cit., p. 165. “Il Rajna... ha fatto un tentativo d'identificare Olgerus con il noto dio della mitologia scandinava Oegir. Questo tentativo pu?? ritenersi per interamente mancato.„ Ivi, in nota. E tali da persuadere son veramente le ragioni contrapposte dal chiaro uomo a quelle del Rajna; ma forse non si doveva tacere che il professore italiano, con quella assennatezza e modestia che in lui van sempre del pari con l'ingegno e con la dottrina, aveva scritto: “L'idea ?? tuttavia di quelle che voglion esser proposte con molto riserbo.„ Rajna, Le origini dell'ep. fr., p. 442.

Il Rabelais, sempre ghiribizzoso e burlone, finge che il povero Uggeri, con tutta la sua cavalleria, siasi, dopo morto, ridotto a fare [Pg 21]il frobisseur de harnoys. (Vedi Pantagruel, cap. XXX). Ma quando penso che insieme con lui fu visto, per tacer d'altri, Alessandro il grande, qui repetassoit de vieilles chausses, et ainsi gaignoit sa vie; Trajano mutato in pescheur de grenoilles, e Bonifazio VIII in escumeur de marmites; mi par che il nostro Danese, avuto rispetto alla differenza del grado, non sia de' pi?? maltrattati.

[11] Paladini, o Pari; anticam. anche Peri. Vedi la nota 9.

[12] Orig. Alcaide-m??r, che il Bellermann traduce der erste Burgwart. A me la voce capitano, nel suo significato storico di ufficiale preposto al governo d'una citt??, parve la pi?? adatta. Cui non piacesse, metta in luogo suo castellano od altra simile, e tutti lesti.

[13] “Germanica... ?? la fratellanza d'armi, di cui Orlando e Ulivieri ci presentano l'esempio di gran lunga pi?? cospicuo.... Codesti cumpaignun, come si chiamano in francese, sono i Gesellen germanici.... Io non so se nella cumpaignie si distinguessero formalmente pi?? gradi e specie; certo il vocabolo francese si trova adoperato ad esprimerci e un legame pi?? stretto ed uno meno. Al primo modo sono compagni Ulivieri ed Orlando, Gerier e Gerin; al secondo sono detti a volta compagni tutti i Pari.... Alle idee e agli istituti germanici par dunque riportarci per questo rispetto la brigata dei Dodici Pari. Ed essa vi ci riporta di sicuro anche per un altro; per quel numero dodici.... Cotesto numero ?? qualcosa di originario: i Pari sono dodici nella Chanson de Roland come in ogni altro testo.„ Rajna, Le origini dell'ep. fr., p. 392-93. Intorno alla fratellanza d'armi ?? da consultare con profitto: Tamassia, L'affratellamento, studio storico-giuridico, Torino, 1886.

[14] In pi?? d'una romanza spagnola del ciclo carolingio, alludesi, come in questa, alla Tavola Rotonda. La cosa va per i suoi piedi, essendo proprio della poesia popolare il confondere tempi luoghi nomi persone uffici titoli ecc.; l'osservazione ?? del Puymaigre, e si legge nel t. II, p. 312, della sua bell'opera Les vieux auteurs castillans, Paris, 1862.


LA RAGAZZA CHE VA ALLA GUERRA

(Donzella que vai ?? guerra)


LA RAGAZZA CHE VA ALLA GUERRA

(Donzella que vai ?? guerra)[15]

I.

Scendon Francia ed Aragona
fiere in campo a guerreggiar.
“Ahi son vecchio, troppo vecchio,
e non posso arme portar!
Dio m'ha dato sette figlie,
n?? mi volle un figlio dar!„

Gli rispose la pi?? giovine
con discreto e bel parlar:
“Arme datemi e cavallo,
ed il figlio eccolo qua.„

“Questo, cara, non pu?? essere;
?? dei maschi il battagliar.„
“Arme datemi e cavallo,
ed il maschio eccolo qua.„

[Pg 26] “O figliola del cor mio,
come puoi con gli altri andar?
hai la chioma troppo lunga,
e conoscer ti far??.„
“Su, mi date un par di forbici,
ch'io la possa raccorciar.„

“O figliola del cor mio,
come puoi con gli altri andar?
gli occhi tuoi son troppo vivi,
e conoscer ti faran.„
“Quand'io passer?? tra gli uomini,
li sapr??, padre, chinar.„

“O figliola del cor mio,
come puoi con gli altri andar?
hai le spalle cos?? alte,
che conoscer ti faran.„
“Armi datemi s?? pese,
che le facciano abbassar.„

“O figliola del cor mio,
come puoi con gli altri andar?
hai cos?? ricolmo il seno,
che conoscer ti far??.„
“Mi si dia corazza stretta,
da poterlo rappianar.„

“O figliola del cor mio,
come puoi con gli altri andar?
hai le mani cos?? piccole,
che conoscer ti faran.„
“Guanti datemi di ferro;
dentro sempre vi staran.„

[Pg 27] “O figliola del cor mio,
come puoi con gli altri andar?
il tuo piede ?? tanto piccolo,
che conoscer ti far??.„
“Qua stivali con gli sproni,
e pi?? grosso apparir??.

Arme datemi e cavallo,
ch'io da uomo sapr?? far.
Babbo, mamma, beneditemi;
io vi debbo ora lasciar.
Via da bravi, pe 'l re nostro
don Giovanni a guerreggiar!„

II.

“Cara madre, cara madre,
io mi sento consumar:
ha don Marco occhi di donna;
non ?? d'uomo il suo guardar.„[16]

“E tu invitalo, o figliolo,
pe 'l giardino a passeggiar:
se don Marco ?? proprio donna,
alle rose correr??.„
Ma la scaltra un bel garofano
tosto fermasi a guardar.
“Questo fiore oh come agli uomini
?? soave ad annusar!
Ma la rosa ?? pi?? gentile,
e alle dame si vuol dar.„

“Cara madre, cara madre,
io mi sento consumar:
[Pg 28]ha don Marco occhi di donna;
non ?? d'uomo il suo guardar.„

“E tu invitalo, o figliolo,
teco invitalo a pranzar:
s'egli ?? donna, come pensi,
sul tappeto seder??.„
Ella sopra un alto scanno
s'and?? invece ad assettar.

“Cara madre, cara madre,
io mi sento consumar:
ha don Marco occhi di donna;
non ?? d'uomo il suo guardar.„

“E tu invitalo, o figliolo,
per la fiera a diportar:[17]
s'egli ?? donna, come pensi,
vorr?? nastri comperar.„
La fanciulla, come accorta,
per la fiera va a girar:
non gi?? nastri, ma una daga,
volle in cambio comperar.
“Oh che bella daga ?? questa
da schermire e duellar!
sono i nastri per le dame,
e alle dame s'hanno a dar.„

“Cara madre, cara madre,
io mi sento consumar:
ha don Marco occhi di donna;
non ?? d'uomo il suo guardar.„

“E tu invitalo, o figliolo,
teco invitalo a nuotar:
[Pg 29]s'egli ?? donna, come pensi,
del venir si scuser??.„
Mentre quella, come accorta,
cominciavasi a spogliar,
ecco un paggio con un foglio:
essa legge e in pianto d??.
“Trista nuova, trista molto,
ahi mi vengono a portar!
la mia dolce madre ?? morta,
?? mio padre per mancar!
Le campane del paese
mio gi?? odo rintoccar;
le mie due sorelle buone
di qui odo singhiozzar.
Su in arcione, o cavaliere,
se me brami accompagnar!„

Presto giunsero al castello,
e in un salto scavalc??r.
“Signor padre, eccovi un genero,
se vorretelo accettar.
Capitano mio fu al campo,
e mi tolse a corteggiar;
se mi vuol far sua davvero,
con mio padre ha da parlar.

Per sett'anni guerreggiai,
e da uomo seppi far:
nessun mai mi ha conosciuta,
se non esso il capitan:
ma badate, agli occhi soli
mi conobbe ed al guardar.„[18]


NOTE

[15] Bellermann, p. 64-74.

“Este romance foi citado por Jorge Ferreira de Vasconcellos [† 1585] na Aulegraphia (Sc. I, A. III), e publicado pela primeira vez por Jos?? Maria da Costa e Silva nas notas ao poema Isabel ou a heroina de Arag??o, em 1832.„ Hardung, I. p. 88, in nota. Delle tre lezioni che l'egregio raccoglitore ne d?? sotto il titolo Romances de d. Martinho de Avizado, nessuna ?? uguale al testo da me seguito.

Ecco i quattro versi che soli ci avanzano della lez. castigliana conservataci dal Ferreira:

“Pregonadas son las guerras
de Francia contra Aragon.
??Como las haria, triste
viejo, cano y pecador?„

Crede il Nigra che questo canto, qualunque ne sia l'origine, sia stato trasmesso dalla Provenza “alle due penisole, italica ed iberica, passando poi colle prime crociate in Grecia e ne' paesi slavi. La redazione primitiva sarebbe quindi, secondo quest'ipotesi, anteriore alla fine del duodecimo secolo; la quale antichit?? ?? d'altronde pienamente confermata dall'indole cavalleresca dell'intiera composizione.„ (Canzoni pop. del Piemonte, in Riv. Contemp., vol. XV, anno 6??, p. 230-31.) “E il sig. T. Braga, nella nota ai N. 11 e 12 (Dom Var??o, Donzella guerreira) dei Cantos populares do archipelago a??oriano [Porto, 1869], riconosce giustissima tale osservazione del Nigra, tanto pi?? che man mano i fatti vengono a corroborarla. I cavalieri francesi, egli aggiunge, ajutarono Alfonso Enriquez nella conquista di Lisbona, e lo seguirono quando and?? a combattere in Terra Santa: la canzone della donna guerriera non s'incontra nell'antiche collezioni spagnole, circostanza che mostra essere il canto [Pg 32]una tradizione del littorale. Tutto ci?? pertanto conferma la seguente legge di tradizione poetica scoperta dal Nigra:—Questi canti romanzeschi comuni alle nazioni di razza latina debbono, nel dubbio, considerarsi come trasmessi e spesso originati dalla Provenza.„ S. Prato, Gli ultimi lavori del Folk-lore neo-latino, Parigi, 1884, (estr. dalla Romania, t. XII e XIII). “Sans doute on ne retrouve pas toujours cette origine indiqu??e d'une mani??re visible, mais on la trouve assez de fois pour la soup??onner, d??s qu'un chant espagnol ou portugais et un chant italien reproduisent une situation semblable.... Il y a, il faut le reconna??tre, de forts arguments en faveur de cette conjecture dans les rapprochements qu'offre la litt??rature populaire de contr??es differentes.„ Puymaigre, Chants pop. recueillis dans le Pays Messin, Paris, 1881, t. I, p. 17-18. Ma per alcuni dubbi intorno a tale opinione, vedi, tra gli altri, G. Paris, in Revue critique d'histoire et de litt??rat., 1886, t. I, p. 304.

Sia come si vuole, fatto ?? che abbiamo nell'Italia superiore e centrale canzoni pi?? o meno conformi o remotamente analoghe alla romanza portoghese. Ben dodici lezioni ne cita o riporta il Nigra; quattro delle quali piemontesi, tre canavesi e cinque monferrine. Cfr. Ferraro, Canti monferrini (La ragazza guerriera), Torino, 1870, p. 54-56; Wolf, Volkslieder aus Venetien (La figlia coraggiosa), Wien, 1864, N. 79; Bernoni, Canti pop. veneziani (La guerriera), Venezia, 1873, puntata XI, N. 5; Gianandrea, Canti pop. marchigiani (La ragazza guerriera), Torino, 1875, p. 280.[19] [Pg 33]

Nella Romania del 1874, p. 96, il Puymaigre pubblic?? una canzone bearnese, mancante della fine, ch'egli dice “une variante du romance portugais.„ ?? intitolata: Les filles du seigneur de Meyrac, e comincia: “Las guerres son cridades„ ecc. La greca riferita dal Nigra si discosta molto dalla nostra; bellissimo riscontro le fa invece la ballata serba, che l'illustre uomo tolse dalla raccolta del Tommaseo, Canti pop. toscani, c??rsi, illirici, greci, Venezia, 1842, t. IV, p. 79 e segg. Notevoli conformit?? con la romanza portoghese ha parimente la piesna del bojaro Stavro Godinovitch, pur citata dal Nigra, e che puoi leggere compendiata nel Rambaud, a carte 83-85.

“Che poi anche nelle tradizioni popolari di tutti i paesi non sieno rare le donne guerriere, e le Amazzoni greche, e le Valkirie dell'Edda, e Brunechilde dei Nibelunghi, e la bellicosa Cammilla dell'Eneide, e l'altiera Clorinda della Gerusalemme liberata, e le Polenitze delle byline [canti epici] russe ce lo testimoniano in irrefragabile modo.... Un altro esempio di donna guerriera ci si presenta nella tradizione mongolica (vedi Bernard J??lg, Mongolische Maerchen): questa donna guerriera ?? la moglie dello sciocco protagonista del presente canto: essa, mentre il marito ?? andato a caccia, si traveste da guerriero, muove incontro al marito, si fa scambiare per il famoso Surya-Bagatur; lo vince, s'impadronisce del suo arco, della sua faretra e del [Pg 34]suo cavallo, sottoponendolo inoltre ad un'umiliazione singolarissima, che qui la decenza non mi consente d'indicare.... Tornando al canto in questione,.... il signor G. Teixeira Soares indica un fatto della storia portoghese molto popolare, che, al dire del Braga, confer?? non poco al divulgamento di questa canzone comune ai popoli del mezzod?? d'Europa [e non solo a questi, come vedemmo pi?? sopra]. Esso ?? la storia della celebre Antonia Rodriguez, che si segnal?? militando in Oriente in qualit?? di soldato, come si narra nel Theatro heroico di Froez Perym, t. I, p. 54, e di cui parla Duarte Nunes nella sua Descrips??o de Portugal, cap. 89, p. 346, ediz. del 1785.„ Prato, scritto cit.

In una assai graziosa novella toscana (Fanta-Ghir??, persona bella), certo re, tribolato da incurabile malattia, ha tre figliole. “E nella cambera ci teneva tre siede, una celeste, una nera e una rossa. E le su' figliole, quando andevan da lui la mattina, guardavan sempre su che sedia s'era messo il padre; se su quella celeste, voleva dire allegria; su quella nera, morte; su quella rossa, guerra. Un giorno entrano in cambera, e il Re siedeva sulla sedia rossa. Dice la maggiore:—“Signor padre, oh! che gli ?? intravvenuto?„—“Ho ricevuto una lettera dal Re a confino, e lui mi dichiara la guerra. Ma io, a questo modo ammalato, non so dove sbacchiare il capo, perch?? da me non posso andare al comando dell'esercito. Bisogner?? che trovi un bon generale.„—Dice la maggiore:—“Se lei me lo permette, il generale sar?? io. Vedr?? che son capace a comandare a' soldati ecc.„ Imbriani, La Novellaja fiorent., Livorno, 1877, p. 537. Se al valente raccoglitore non fosse piaciuto di porre certi limiti a' suoi riscontri, credo per fermo che nella nota app??sta alla presente novella non sarebbe mancato almeno un accenno a quelle parecchie canzoni (la portoghese, le piemontesi del Nigra, la slava ecc.) che hanno con essa corrispondenza s?? grande. Sol nelle parti accessorie ?? qualche diversit??; e la differenza pi?? notabile ?? forse questa, che nella versione prosastica toscana (bisogna proprio dire cos??) tutte e tre le sorelle tentan la prova, cominciando dalla maggiore; dovecch?? nelle versioni poetiche su citate, una sorella soltanto, od una figlia unica, veste l'assisa soldatesca. Ed ?? troppo facile intenderne la ragione: quando nei racconti e nelle fiabe popolari tre o pi?? fratelli mettonsi ad un'impresa qualsiasi, ?? oramai legge antichissima e quasi costante (chi non volesse dire connaturale a codeste parti dell'immaginazione e del sentimento dei volghi); ?? legge, ripeto, quasi costante, che solo al minore venga fatto di condurla a buon fine; gli altri n'escono il pi?? delle volte col danno e con le beffe.—Questa novella era stata prima raccolta e pubblicata da G. Nerucci, nel vol. intitol. Sessanta nov. pop. montalesi, Firenze, 1880. [Pg 35]Num. 28, p. 248 e segg. L'Imbriani cita come raffronto La serva d'Aglie, Tratten. VI della III giorn. del Pentamerone, che a me ?? mancato il tempo di vedere. Cfr. anche Comparetti, Novelline pop. ital., Torino, 1875 (Il drago), N. 17, p. 70 e segg.; un racconto albanese cit. dal Rambaud, p. 85, ecc. ecc. Del ciclo della donna guerriera tratt?? dottamente il Liebrecht, in Heidelberger Jahrbuch, anno 1877.

“La situation qui fait le sujet de notre romance, a pu, d'ailleurs, se produire plus d'une fois. Pitre Chevalier a racont?? l'histoire de la bretonne Mathurine partant ?? la place de son fr??re et faisant, comme dragon, les campagnes de 1812, 1813 et 1814.... On lisait aussi dans le Figaro du 20 octobre 1879 un r??cit du m??me genre, l'histoire de Silvia Marietti se substituant ??galement ?? son frere. Dans les Chants de la Carniole, traduits en allemand par Anastase Grun, Alenka prend les armes pour venger la mort de son fr??re Gregore (N. 42).„ Puymaigre, Romanceiro, p. 167-68.

Una giovinetta boema vuol seguire l'amante che va soldato. Ma essa non ha bisogno di travestirsi; far?? ben altro: “Je me changerais,„ dice, “en petit oiseau, et je me poserais sur ton chapeau.—Je me changerais en hirondelle, et je me poserais sur ta t??te ch??rie.„ Leger, Chants h??ro??ques et chansons popul. des Slaves de Boh??me, Paris, 1866, p. 205. E in un rispetto umbro, canta una ragazza animosa:

“Giovanettino dallo fiore in bocca,
e vi sta ben quell'elmo in su la testa:
san Giorgio vo' parete quando scocca
la sua lombarda [labarda] al drago in su la cresta.
Giovanettino dal cappello oscuro,
quando sar?? che soner?? il tamburo?
Io vo' venir con voi mattina e sera,
se non foss'altro, a fa' la vivandiera:
e per vo', damo mio, se ce n'accada,
sapr?? trattare il fucile e la spada:
e per vo', damo mio, n?? c'?? da dire,
io saper?? combattere e morire.„

Marcoaldi, Canti pop. ined. umbri, liguri, piceni, piemontesi, latini, Genova, 1855, p. 65. Al Rubieri (op. cit., p. 555) pare che questo rispetto abbia dell'artificiato; e pare anche a me.

[16] La novella fiorent.:

“Fanta-Ghir??, persona bella,
du' occhi neri, drento la su' favella:
carissima madre, mi pare una donzella.„

Imbriani, La Nov. ecc., p. 539.

[Pg 36]

[17] Di questo verbo usato cos?? assolutamente, reca noi lessici un esempio di Francesco da Barberino. Io me ne son valso non per comodo di rima o di verso, ma perch?? mi suona bene all'orecchio.

[18] L'Ariosto, di Marfisa:

“Fu conosciuta all'auree crespe chiome,
ed alla faccia delicata e bella.„

[19] All'erudito e cortese prof. S. Prato vo debitore della seguente canzone affatto inedita, ch'egli raccolse or ?? poco dalla bocca d'una giovinetta di Roncofreddo (circond. di Cesena), chiamata Maria Regini, la quale disse d'averla imparata a Bologna da un'amica sua. Eccola:

V'eran due belli amanti;
'l giovin fa un delitto:
fu mandato 'n prigi??.
La bella giovinetta,
vestita da Napugli??,
lo va a tro?? 'n prigi??.
E quando la fu dentro,
lo comincia a baci??:
“Levati li tui panni,
mettiti 'l mio vest??,
che poi te n'esci fora,
ed io rimango qui.„
Quando fu la mattina,
'n giustizia fu port??,
e presto la fantina
l?? venne esamin??.
“Grazie, grazie, sor giudice,
di vostra gran ragi??;
di condann?? 'na figlia
?? falsa l'occasi??.„
“Se vo' siete 'na figlia,
fatemelo sap??.„
“S??, s??, io so' 'na figlia
lontana dal mio pa??.
Per no' esse scoperta,
mi so' vest??a da 'ngl??.„
Quando fu la mattina,
la fece scarcer??.
“Grazie, grazie, sor giudice,
di vostria carit??
de liber?? 'na figlia
col proprio innamor??.„

Non manca il Prato d'avvertirmi come questa canzone sia quasi totalmente identica ad una romana data in luce dal Sabatini (Riv. di letterat. pop., 1877, vol. 1, fasc. 1, N. 13), e come ne sia la forma alquanto bastarda, “cio?? n?? del tutto italiana, n?? del tutto vernacola.„ Nessuno, credo, vorr?? meravigliarsi di tale mischianza: ad ogni modo, giovi qui rammentare queste savie parole del compianto Imbriani: “Si noter?? che i canti non sono quasi mai nel dialetto puro e schietto, contengono colori, forme e parole d'altri idiomi; quasi sempre forme e parole della lingua aulica. Fatto costante del quale non occorre indagar la cagione, e che risponde appunto al bisogno d'idealizzare il linguaggio, quando il pensiero che ci occupa ?? nobile ed alto.„ Vedi Canti pop. delle prov. merid., Torino, 1871-72, t. 1, p. X; e Rubieri, Storia della poesia pop. ital., Firenze, 1877, p. 226.

Del resto qui siamo, come ognun vede, lontani un bel tratto dalla romanza portoghese: qui l'invenzione, i particolari, ogni cosa ?? diversa: unica rassomiglianza il travestimento militare della ragazza. Questo canto in somma non entra, si pu?? dire, per niente nel ciclo della donna guerriera; ed io non l'avrei forse riferito per intero se non ci venisse dalle Romagne, che sono, com'?? noto, un di que' paesi “i quali finora poco o nulla diedero alla letteratura popolare messa insieme dai dotti.„ (Fanfulla della domenica, A. III, N. 23, p. 8.) Poco diedero, perch?? poco vi si cerc??; ma gli studiosi e gli amatori di buona volont?? non vi perderanno certo n?? il tempo n?? l'opera. Ed io gradirei non si contentassero solo di rispetti e di stornelli: anche canzoni, o romanze, o ballate che debba dirsi, potranno raccogliere, se ci si mettono con pazienza. Anzi, giacch?? mi capita il destro, voglio riportare alcuni periodi di un recente scritto del mio bravo amico Guido Mazzoni, che dice, a parer mio, santamente: “?? opinione comune tra i cultori e gli studiosi della nostra poesia popolare che lo strambotto, il rispetto, lo stornello fioriscano o, per dir meglio, abbiano fiorito (ch?? il popolo oggi ricanta pi?? che non inventi) nell'Italia media ed inferiore; la canzone o romanza nella superiore. Cito le parole d'un giudice molto autorevole, il Comparetti:—L'altra forma [quella della canzone] ?? polistrofa, non ?? esclusivamente italiana, ed in Italia non si trova che nel settentrione.—Che questo, detto in genere, sia vero non negher?? nessuno; ma che la Toscana e l'Umbria non abbiano che liriche popolari, e non anche qualche canzone o romanza, non sono disposto a concedere io che pi?? d'una ne ho udita nelle nostre campagne. Dove, se ?? vero che i contadini si compiacciono vantarsi o lagnarsi di amore ne' brevi canti, usano pure rallegrare il lavoro con belle storie in strofette.„ (Cronaca Minima, anno 1, N. 7, pag. 50.)


CONTE YANNO

(Conde Yanno)


CONTE YANNO

(Conde Yanno)[20]

Non facea la bella Infanta,
non facea che lacrimar:
e ha ragione; perch?? il padre
lei non pensa a maritar.
Si lev?? questi dal letto,
che pur gemere l'ud??a:

“Che cos'hai, mia cara Infanta?
che cos'hai, figliola mia?„

“Che ho da avere, signor padre?
troppo a me pesa la vita;
di tre femmine, una sola,
che son io, non si marita!„

“E che vuoi tu che ci faccia
io? la colpa non ?? mia;
non mancarono ambasciate
d'Aquitania e Normand??a;[21]
[Pg 40]tu ascoltarle non volesti,
non usasti cortes??a.
Non ?? qui nella mia corte
uom che degno di te sia,
se non forse il conte Yanno;
ma pur troppo ha moglie gi??.„

“Ah s??! lui, mio caro padre,
proprio lui m'avete a dar!
S'egli ha gi?? moglie e figlioli,
forte impegno meco avea;
ma osservare ei non mi seppe
quella f?? che mi dovea.„

Tosto manda il re pe 'l conte,
ma non sa che cosa far;
gli fa dir che ha da parlargli,
ma non sa che gli dir??.

“Vengo adesso dal Palazzo,
e mi vuol da capo il re!
sar?? ben questa chiamata,
o sar?? male per me?„

Al Palazzo torna il conte;
a incontrarlo il re ven??a:

“Bacio, Altezza,[22] a voi le mani:
parli Vostra Signor??a.„

E risponde il re severo:

“Ben le avete da baciar:
somma grazia, la mia figlia
voglio darvi ad impalmar.„

[Pg 41] Nell'udir queste parole,
conte Yanno ?? per mancar.

“Dacch?? presi moglie, un anno
e un d??, sire, ?? corso gi??.„[23]

“Vostra moglie ucciderete;
voi l'avete da sposar.„

“Se non merita la morte,
come la posso ammazzar?„

“Via, silenzio, signor conte;
non mi state a provocar:
non le Infante, ma le schiave,
vo' insegnarvi ad ingannar.„

“Ben ragione avete, o Altezza,
quanto basta perch?? a morte
io senz'altro sia dannato;
ch?? l'offesa ?? troppo forte:
ma una povera innocente
a quel modo assassinar,
ah no, Altezza, non ?? cosa
che Dio possa perdonar!„

“La contessa ha da morire,
ch?? gran male ha fatto gi??:
conte, in questo bacil d'oro
la sua testa vo' mirar.„

Se ne torna il conte Yanno
triste molto a capo chino;
[Pg 42]lo precede un giovin paggio
col funer??o bacino.
Neri panni il garzonetto,
neri panni egli vest??a:
spasimava dall'ambascia
come fosse in agon??a.
La contessa, che lo aspetta,
quando il conte lunge appar,
con in collo il suo piccino,
tosto il corre ad abbracciar.

“Ben venuto, caro conte!
ben venuto, gioja mia!„

Ei le scale taciturno
e con lento pi?? sal??a.
Tutte vuol chiuse le porte,
che fu in vero novit??;
come avesse fame, vuole
che gli portin da cenar.
Ambedue seggono a mensa,
ma nessun de' due mangi??:
fan le lacrime un ruscello
che la tavola irrig??.
Conte Yanno bacia il pargolo,
che la madre aveva al petto:
lascia il caro seno e ride
pur a lui quell'angioletto.

A tal vista la contessa
si sent??a fendere il cor,
e piangea s?? che per tutta
quella casa n'and?? il suon.

[Pg 43] “Che cos'hai, sposo mio buono?
non vuoi dirlo, caro, a me?
Su via, levami di pena;
che voleva il re da te?„

Affogava egli dal pianto,
e risponder non potea:
l'abbracciava la sua donna,
e amorosa gli dicea:

“Il tuo core aprimi, o sposo;
non tenermi in agon??a:
son mie pene le tue pene,
la tua gioja ?? gioja mia.„[24]

Balz?? in piedi il conte Yanno;
la contessa lo segu??a:
tutti e due si coricarono,
ma nessun de' due dorm??a.
Or udite quella misera
che gli dice: “O vita mia,
io ti prego per Dio santo
e la vergine Mar??a,
d'ammazzarmi qui piuttosto
che tenermi in agon??a.„

“Morte, morte a chi vuol questo;
a s?? nera tirann??a!„

“Caro sposo, io non intendo:
dimmi, ah dimmi per piet??,
che sventura ?? questa mai
che sul capo ora ci sta?„

[Pg 44] “Incredibile, tremenda;
n?? vi posso rimediar:
il re vuole ch'io ti uccida;
la sua figlia ho da sposar.„

Non avea finito ancora,
non la donna udito ancor,
e la povera contessa
cadde come morta al suol.
Ma non vuole Iddio che muoja,
bench?? meglio era morir:
un dolor pi?? che di morte
la fa tosto risentir.

“Conte Yanno, aspetta, aspetta,
ch?? un rimedio s'ha a trovar:
non mi uccidere, o mio sposo;
il rimedio eccolo qua.
A mio padre, che mi amava
tanto tanto, io me n'andr??:
mi terr?? come fanciulla,
e fedele io ti sar??.
Questo povero innocente
lo vorr?? l'altra allevar?
come a te fui casta sempre,
mi sapr?? casta serbar.„

“Ahim??! ci?? non ?? fattibile,
o contessa del mio cor:
vuole il re vedere il tuo
capo in questo bacil d'??r.„

“Conte Yanno, aspetta, aspetta,
ch?? un rimedio s'ha a trovar:
[Pg 45]ecco fatto; in un convento
io mi vado a rinserrar.
Mi daranno il pane ad once;
mi faran l'acqua mancar:
io morr?? di struggimento,
n?? l'Infanta lo sapr??.„

“Ahim??! ci?? non ?? fattibile,
o contessa del mio cor:
il tuo capo vuole in questo
maledetto bacil d'??r.„

“Deh mi chiudi in qualche torre,
dove sol pi?? non vedr??;
dove l'ore ed i minuti
coi sospiri conter??!„

“Ahim??! ci?? non ?? fattibile,
o contessa del mio cor:
non capisci? la tua testa
vuole in questo bacil d'??r.„

Non avea finito ancora,
e picchiava il re alla porta:

“Uccidete la contessa,
se a quest'ora non ?? morta.„

“La contessa non ?? morta,
ma pu?? star poco a morir.„

“Conte, conte, un'orazione,
per piet??, lasciami dir!„

[Pg 46] “Via, contessa, abbila detta
pria che venga il giorno, via!„

“Trista me! non posso dirla:
ahim??, Vergine Mar??a![25]
Non mi pesa, no, la morte,
ma la tua malvagit??;
per te, conte, mi dispero,
per l'enorme tua vilt??.
Di tua mano tu mi uccidi
solo al re per soddisfar:
conte, conte, nel gran giorno,
Dio ti possa perdonar!
A quant'ebbi caro al mondo
or mi lascia dire addio;
a te chiara fonticella,
a voi fiori del cor mio.
Addio, rose, addio, garofani,
che per sempre ho da lasciar![26]
l'amor vostro ah mi serbate;
altri a me no 'l serber??!
Deh mi date il mio bell'angiolo,
la mia vita, il mio tesor!
succhj almen l'ultima volta,
succhj il sangue del mio cor![27]
Prendi, bello, prendi, caro,
questo latte d'agon??a;
hai tutt'oggi la tua mamma
che ti adora, anima mia;
ma dimani una matrigna
di pi?? alta signor??a...„

[Pg 47] Sta': rintoccan le campane:
per chi suona ad agon??a?

“Per l'Infanta suona: ?? morta[28]
perch?? troppo ella pecc??:
dispajar due sposi amanti,
Dio giammai no 'l toller??.„


NOTE

[20]Bellermann, p. 76-90.

“O bello romance do Conde Alberto, ou Conde Yanno, Conde Alves, Conde Alarcos, Conde Anarcos, como o povo lhe chama promiscuamente, anda no principio amalgamado com o romance de Sylvana.[29] Encontra-se tamben na Hespanha,.... e supp??e-se que se refere a o assassinato de Dona Maria Telles pelo Infante Dom Jo??o para casar com a filha da rainha Dona Leonor. ?? um dos romances mais populares em Portugal, e tornou-se t??o popular talvez porque as angustias da condessa, o adeos a tudo o que mais quer??a, t??m alguna similhan??a com o fin tragico de D. Ignez de Castro.„ Hardung, I, p. 145, in nota. Cfr. Wolf und Hoffmann, Primavera ecc., II, p. 111; Mil?? y Fontanals, Observaciones ecc., p. 118; lo stesso, De la poesia popular gallega, in Romania, anno VI, p. 68, ed altri. Ricorda qua e l?? il presente canto anche un'altra bella romanza castigliana, che leggo, tradotta dal Puymaigre, in appendice al Romanceiro (Comment la reine fit tuer dona Isabel de Liar) p. 265.

Scrive il medesimo a p. 414, t. II, dei Vieux auteurs castillans: “Ce comte, qui se croit oblig?? d'accorder ?? son roi la cruelle satisfaction qu'on lui demande, qui sacrifie une femme qu'il aime ?? un faux point d'honneur, peut nous sembler monstrueux, impossible; mais, comme l'a remarqu?? Bouterwek, il n'est pas invraisemblable d'apr??s les moeurs et les opinions du si??cle o?? l'action se passe. [Une loi antique permet en effet au roi d'ordonner ?? un vassal infid??le de tuer la femme qu'il a ??pous??e au m??pris de la foi donn??e ?? une autre. Baret, Les troubadours et leur influence sur la litt??rature du Midi de l'Europe, Paris, 1867, p. 428]. Cette l??gende, [Pg 50]suivant Ticknor, est une des compositions les plus path??tiques, les plus belles qu'il y ait dans aucune langue. Cet ??loge n'est pas exag??r??; rien de plus ??mouvant que le retour du comte, que son attitude ?? table, que le soin qu'il prende de fermer, contre son habitude, la chambre o?? il se retire avec sa femme. [Cfr. Shakspeare, Othello, Atto V, Sc. 2]. Comme, dans la derni??re sc??ne de ce drame horrible, la pr??sence du petit enfant ?? qui sa m??re veut donner le sein encore une fois, comme cette pr??sence augmente l'int??r??t qui s'attache ?? la victime!... Que de naturel dans les paroles de la comtesse demandant ?? se retirer chez son p??re pour y ??lever ses enfants mieux que celle qui viendra!... Tous ces d??tails, qui contribuent si bien ?? l'effet de tout le tableau, sont d'une v??rit?? admirable, et n'ont pu ??tre trouv??s que par un po??te. Cela est beau, cela est r??ellement beau et poignant.... Desdemona, au moment o?? Othello lui demande si elle a fait sa pri??re, est moins touchante que la comtesse priant son mari de lui laisser dire une petite oraison qu'elle sait.„

E dopo messo a riscontro della romanza spagnola del Conte Alarcos e dell'Infanta Solisa la poesia portoghese, aggiunge a p. 407: “M. Almeida Garret trouve ce romance sup??rieur au po??me espagnol: je ne saurais ??tre de cet avis. La m??re est moins touchante dans le romance portugais; les adieux qu'elle adresse ?? ses fleurs, ?? la fontaine de son jardin, sont des lieux-communs; dans l'oeuvre castillane la comtesse ne pense qu'?? son fils, et ce sentiment est bien dans la nature: tout lugubre qu'il soit, je pr??f??re aussi le d??no??ment de l'oeuvre espagnole [dove il conte strangola in modo atroce la moglie, e tutti i colpevoli, citati da essa davanti alla giustizia divina, muojono nel termine di trenta giorni], sans toutefois les derniers vers relatifs ?? l'accomplissement de l'ajournement prononc?? par la comtesse.„ Io non presumo di sentenziare ex cathedra tra i due valentuomini; dico solo che la contessa del canto lusitano, volgendo per poco il pensiero alle cose che insieme col figlio le rallegravano la vita, non esce poi tanto fuori del naturale: contro natura sarebbe se nell'animo suo l'amor delle rose, dei garofani, delle chiare fresche e dolci acque, o che so io, vincesse o pareggiasse quello del suo piccino. Ma come l'amor di questo prevale senza confronto e giganteggia su gli altri, cos?? il dolore della separazione oltre ogni dire angosciosa, serba quella gradazione, che, non osservata, avrebbe tolto davvero alla nostra romanza grandissima parte della sua bellezza.

“La fin du romance offre... des diff??rences de d??tails dans plusieurs le??ons. Dans une version catalane, sans doute peu ancienne, un ange intervient, et apprend au mari, ?? l'instant o?? il va tuer sa femme, que Dieu a frapp?? le roi et l'infant [V. Pelay Briz, Cansons [Pg 51]de la terra, cants pop. catalans, Barcelona, 1866-77, t. III, p. 33].„ Puymaigre, Romanceiro, p. 235.

“L'??pisode qui fait le sujet de notre romance a ??t?? plusieurs fois mis au th????tre. Il l'a ??t?? en Allemagne par Schlegel, en Espagne par Guillen de Castro, par Jose Milanez, par Mira de Mesca, sous le titre de Conte Alarcos, et par Lope de Vega, sous celui de la Fuerza lastimosa. Dans cette pi??ce le d??nouement est heureux. Ce n'est pas le comte Enrique (Alarcos), comme le croyaient le roi et l'infante elle-m??me, qui a surpris les faveurs de la princesse; c'est le duc Otavio. Le quiproquo se d??couvre ?? temps pour que don Enrique ne soit pas contraint de tuer sa femme, et le vrai coupable ??pouse l'infante.„ Lo stesso, ivi, p. 234-35. Valga il vero; se uno scioglimento s?? fatto pot?? mandare a casa contente le nervose damine ed i buoni borghesi di Madrid e di Siviglia, si vede alla prima come non abbia quasi pi?? ombra di quel patetico e di quella impareggiabile efficacia, che sollevano il rozzo canto popolare alle pi?? gloriose altezze dell'arte.

Alcuni passi di questa romanza, come pure di altre, hanno corso anche oggi sotto forma prosastica. V. Coelho, Romances sacros, ora??oes e ensalmos populares do Minho, in Romania, A. 1874, p. 263.

[21] Nella romanza il Conte Alarcos, la mano dell'Infanta era stata chiesta dal principe d'Ungheria. Trovo bens?? rammentata la Normand??a qualche altra volta nell'antica letteratura spagnola; per es., al cap. XXII del Don Paolo de Segovia, romanzo di Francesco de Quevedo-Villegas, dove parlasi di certa commediaccia composta da non so quale istrione, in cui si vede un re del su mentovato paese farsi eremita senza una ragione al mondo.

[22] Fino al sec. XV, ai re davasi per lo pi?? in tutta Europa il titolo di Altezza; all'imperatore soltanto si diceva Maest??. Chiamarono Altezza anticamente anche il papa.

[23]

“Quest'era il Re d'Algier, che per lo scorno
che gli f?? sopra il ponte la Donzella,
giurato avea di non porsi arme intorno,
n?? stringer spada, n?? montare in sella,
fin che non fosse un anno un mese e un giorno
stato, come Eremita, entro una cella ecc.„

Ariosto, Orl. Fur., C. 46, ott. 102.

“... voglio io che tu mi facci una grazia, che che di me s'avvegna, ove tu non abbi certa novella della mia vita, che tu m'aspetti un anno et un mese et un d?? senza rimaritarti ecc.„ Boccaccio, Decam., Gior. X, N. IX, p. 341-42 dell'ediz. di Parma, 1814. Oltre a moltissimi raffronti popolari d'ogni paese, potrei recarne parecchi [Pg 52]altri di antichi scrittori italiani in prosa ed in versi; ma bastino i due citati.

[24] Cfr. la copla andalusa:

“Cuando te veo con pena,
en mi no reina alegria:
pues como te quiero tanto,
siento tu pena y la mia.„

F. Caballero (Cecilia B??lh de Faber), Cuentos y poesias popul. andaluces, Leipzig, 1866, p. 137.

[25] “Na vers??o castelhana a condessa reza e n??o ?? feia a sua preghiera: mais bonito e mais poetico ?? o pensamento do cantor portuguez, que lhe n??o d?? nem animo para rezar.„ Hardung, 1, p. 167, in nota. Osservazione giustissima.

[26] Il testo: “Adeus flor da Alexandria!„ Spero che i lettori intelligenti non vorranno farmi carico di questa piccola mutazione, che a parer mio non riesce dannosa n?? all'effetto n?? al senso.

[27]

“... e baciando il volto
del figliuolo innocente:
Questo [il sangue], disse, ?? quel latte
che ti pu?? dare il petto
di tua madre infelice...„

Speroni, Canace e Macareo, Atto V, sc. 4.

[28] Anche la lezione galliziana citata pi?? sopra finisce in maniera simile: “Moureu a filla do rey pela soberba que tinha: ecc.„ E il sig. Mil?? y Fontanals annota: “Segui est de ver, en esta version, asi como en la del Arch. Acor., por otra parte muy alterada, se halla, aunque incompleto en la nuestra, el pormenor del ni??o de teta que habla, que hubiera podido creerse intercalacion de Almeida.„ Romania, scritto cit., p. 69.

Osserva lo stesso Almeida-Garrett, nel suo Romanceiro (ediz. del 1842-43, t. II, p. 54): “Este prodigio de fallarem os innocentes ao peito das m??es, nos grandes circumstancias p??blicas ou nas grandes crises domesticas, era mui favorito dos nossos.„ E il Puymaigre, a p. 420, t. II, degli Auteurs Castillans: “.... on pensait que souvent les enfants m??me ?? la mamelle, pouvaient se trouver anim??s d'un ??sprit proph??tique, ou dou??s de la facult?? de la seconde vue, et qu'alors ils parlaient miraculeusement. Cette conviction ??tait repandue dans des contr??es fort eloign??es les unes des autres: elle existait en Suisse comme en Portugal.„ E cita: Marmier, Tradictions de la Suisse, in Revue de Paris, 1841, t. IX, e le Diverses le??ons de Pierre de messie, cap. XXI. Riporta infine il seguente passo del [Pg 53]De Loyer (Discours et Histoire des spectres, visions, et apparitions des esprits anges d??mons et ??mes, Paris, MDCV) intorno ai giuochi dei fanciulli, cui si soleva attribuire un che di profetico: “Certes, ces esbats pu??rils ne sont gu??re sans prodige. Car tantost vous verrez les enfans faire une longue l??tanie en rue comme s'ils conduisoient une pompe fun??bre. De l?? on tire un pr??sage de quelque mortalit?? ?? venir. Et puis tantost vous les verrez qu'ils porteront des enseignes et banderolles, marcheront de rang, seront divis??s en escadrons et se livreront batailles les uns aux autres. Ils ont maintefois predit des guerres en cette fa??on. Et quelquefois s'est trouv?? que ces enfants soutenans en leurs combats qui le party des amis, qui celuy des ennemys, faisoient tomber le plus souvent le sort de la perte future de la bataille sur ceux d'un des partis qui etoient demeur??s vaincus.„—Mi torna a mente quel verso di Giacomo Leopardi:

“Non so se il riso o la piet?? prevale.„

[29] “O romance de Sylvana ?? um dos mais sabidos em Portugal. J?? foi citado no seculo XVII por D. Francisco Manuel de Mello no seu Fidalgo aprend??z.„ Hardung, I, p. 128, in nota.


LA BELLA INFANTA

(A bella infanta)


LA BELLA INFANTA

(A bella infanta)[30]

Nel giardino suo l'Infanta
sedea mesta e scompagnata;
con un pettin d'oro fino
le sue chiome pettinava.[31]
Gir?? gli occhi al mare, e vide
una molto bella armata:
l'uom che n'era capitano,
da maestro la guidava.

“Dimmi, prego, o capitano,
di' per l'anima tua cara,
se incontrasti il mio marito
su quel suol che Dio calcava.„

“Cavalieri vanno tanti
a quella terra sacrata!
mia signora, il tuo marito
dimmi i segni che mostrava.„

[Pg 58] “Egli avea cavallo bianco,
sella d'argento dorata;
su la punta della lancia
la croce di Dio levava.„

“Ai segnali che mi d??i,
l'ho veduto a una sbarrata
che moria da valoroso:
io sua morte vendicava.„

“Ahi me vedova dolente!
ahi povera sfortunata!
ecco resto con tre figlie,
e nessuna l'ho accasata!„

“Che dareste voi, signora,
a chi ve 'l tornasse qua?„

“Dare' oro e argento fino,
quanti son tesori qua;
pi?? le tegole del tetto,
che d'avorio e d'oro l'ha.„

“Non vo' tegole n?? oro;
non saprei che me ne far:
il re servo, son soldato,
n?? mi posso qui fermar.
Che dareste altro, signora,
a chi ve 'l tornasse qua?„

“Tre mulini ch'io posseggo,[32]
tutti e tre ti posso dar.
Uno macina cannella,
[Pg 59]belgiuino un altro d??;
l'altro poi farina bella,
che per me solea guardar.„

“Non vogl'io vostri mulini;
non saprei che me ne far:
il re servo, son soldato,
n?? mi posso qui fermar.
Che dareste altro, signora,
a chi ve 'l tornasse qua?„

“Tre verzieri ch'io posseggo,
tutti e tre ti posso dar.„

“Io non voglio i tre verzieri;
non saprei che me ne far:
quand'?? il tempo degli aranci,
me li manda il re a cercar.
Il re servo, son soldato,
n?? mi posso qui fermar:
che dareste altro, signora,
a chi ve 'l tornasse qua?„

“Io le tre figliuole mie,
tutte e tre ti posso dar.
L'una siati per vestire,
ti sia l'altra per calzar;
ma la terza, pi?? carina,
quella teco dormir??.„

“Delle figlie vostre, o Infanta,
non saprei che me ne far:
il re servo, son soldato,
n?? mi posso qui fermar:
[Pg 60]altro datemi, o signora,
se volete il porti qua.„

“Non ho altro io che ti dare,
n?? tu altro a dimandar.„

“La gentil vostra persona,
questo voi m'avete a dar.„[33]

“Cavaliero, l'uom che osasse
me di tal cosa tentar,
quegli merta esser legato
alla coda d'un caval
da' miei servi, e trascinato
quanto meglio a torno san.
Vanne tosto, o cavaliero,
vanne tosto via di qua,
che da caccia i miei fratelli
non avessero a tornar.„[34]

“Io non temo i tuoi fratelli,
che il cognato in me vedran;
io non temo il tuo marito,
che dinanzi ora ti sta.„

“Se voi siete il mio marito,
che mi state a berteggiar?„

“Vi sovvenga, o mia signora,
di quand'ero per salpar,
che un anel con sette gemme
in due parti volli far:
su mi date il vostro mezzo;
l'altro mezzo eccolo qua.„[35]


NOTE

[30] Bellermann, p. 100-106.

“O romance da Bella-Infanta ?? talvez o mais sabido e cantado pelo povo portuguez. Almeida-Garrett introduziu este romance no quinto acto do Alfageme, fazendo-o cantar per um coro de mulheres do povo, ?? hora do trabalho, o que foi calorosamente applaudido pelo publico. A Bella-Infanta ?? o unico romance que allude ao tempo das Cruzadas; vers??es mais modernas substituiram a terra sagrada pelo Brasil ou pela Fran??a. O assumpto da Bella-Infanta devia se tornar muito popular n'um paiz onde Fr. Luiz de Sousa tinha voltado da batalha de Alcacer-Kivir, e todo o povo esperava ainda a reappari????o de D. Sebasti??o.„ Hardung, I, p. 71, in nota.—Il testo del Bellermann differisce alquanto da quello di G. B. Almeida-Garrett. Altre lezioni portoghesi sono, una di Beira-Baixa, riportata da T. Braga nel Romanceiro geral (Coimbra, 1867); due che vanno col titolo di Dona Clara, Dona Catherina, ed una versione dell'Isola di San Giorgio, edita dal sig. Braga nei Cantos populares do Archipelago a??oriano (Porto, 1860). Vedile tutte in Hardung, t. c., p. 75-88. Per le varianti spagnuole, cfr. J. A. de los Rios, Historia critica de la literatura espa??ola, Madrid, 1862-65, t. VII, p. 446; Wolf und Hoffmann, op. cit., II, p. 88 e 229; A. Duran, Romancero general, Madrid, 1854, I, p. 175, e Pelay-Briz, Cansons ecc., I, p, 173. Vedi anche, per qualche parziale rassomiglianza, il canto catalano La vuelta de Don Guillermo (Mil?? y Fontanals, Observaciones ecc., p. 119). Ed un po' pi?? o un po' meno arieggiano alla nostra romanza alcune canzoni italiane, che si leggono in Marcoaldi, Canti pop. ined. umbri liguri piceni piemont. latini, Genova, 1855 (La prova d'amore), p. 151; Bernoni, Canti ecc., punt. IX, p. 1 (Il ritorno dalla guerra); lo stesso, ivi, p. 11 (Il finto pellegrino); Ferraro, Canti monf. (Il falso pellegrino), N. 25, (La sposa del Crociato), N. 37; lo stesso, [Pg 62]Canti di Pontelagoscuro, in Rivista di filol. romanza, N. XXIV; Widter und Wolf, Volkslieder aus Venetien, Wien, 1864, N. 81; Bolza, Canzoni pop. comasche, Vienna, 1867 (Il riconoscimento); Ive, Canti pop. istriani, Torino, 1877 (La moglie fedele), p. 334; Sabatini, Canti ecc. (Margherita), N. 12 ecc.—Il prof. Prato possiede una lezione inedita pitiglianese, che si desidera di veder presto in istampa, non so quanto conforme ai canti ora citati.

Per la Francia, vedi: Arbaud, Chants pop. de la Provence, Aix, 1862-64, t. I, p. 91; Beaurepaire, Etudes sur la po??sie pop. en Normandie, Paris, 1856, p. 79; Champfleury et Weckerlin, Chansons pop. des provinces de France, Paris, 1860, p. 193; La Villemarqu??, Barzaz-Breiz, Chants popul. de la Bretagne, Paris, 1846, t. I, p. 24; Puymaigre, Chants ecc., t. I, pag. 47 e 60; Smith, Chants pop. du Velay et du Forez, in Romania, 1880, p. 283-93; Legrand, Chansons pop. recueillies ?? Fontenay-Le-Marmion (Calvados), In Romania, 1881, p. 374; Fleury, Litt??rature orale de la Basse-Normandie, Paris, 1883, p. 264, 269, 270; Tarb??, Romancero de Champagne, Reims, 1863-64, t. II, p. 2 e 221; Luzel, Gwerziou Breiz-Izel, Lorient, 1868, t. I, p. 197 ecc.

Efficace oltremodo e pieno di vita ?? un canto ellenico, che si legge in Marcellus (Chants pop. de la Gr??ce moderne, Paris 1860, p. 162), e che mi piace trascrivere per intero:

“Devant un m??ti??r dor??, avec une navette d'ivoire, une femme belle comme un ange est assise, occup??e a tisser. Elle a d??j?? soixante-deux fois agit?? son pied, et quarante-deux fois sa navette, lorsque passe un marchand mont?? sur un cheval noir qu'il arr??te, en saluant la femme.—Bonjour a toi, ma jeune fille.—Sois le bienvenu, ?? ??tranger.—Jeune fille, pourquoi ne pas prendre un pallicare et te marier?—Que ton cheval noir meure plut??t que de t'entendre parler ainsi! J'ai un mari ?? l'??tranger depuis bient??t douze ans. Je l'attendrai trois ans, et puis trois ans encore; s'il ne revient pas et s'il ne parait plus, alors je me ferai religieuse et je m'enfermerai dans un couvent pour y porter le deuil.—Ma fille, ton mari n'est plus.... Ton mari est mort, ma fille; mes mains l'ont re??u mourant, mes mains l'ont mis en terre. “J'ai partag?? mon pain et mon feu avec lui, et il m'a dit que tu me le rendrais.—Tu l'as soign??, tu l'as enseveli, que Dieu te r??compense! Le pain et le feu que vous avez partag??s, je vais te les payer.—Je lui ai pr??t?? un baiser aussi, et il m'a dit que tu me le donnerais.—S'il t'a pr??t?? un baiser, cours ?? lui pour le lui rendre.—Ma fille, je suis ton mari; je suis ton amant, ma fille.—Si tu es mon mari, si tu es mon amant, montre que tu connais la maison, avant que je te l'ouvre.—Il y a un pommier pr??s de la porte; et dans la cour une vigne qui [Pg 63]donne des raisins roses et un vin doux comme le miel. Les janissaires qui le boivent s'animent au combat, et le pauvre qui le go??te oublie sa mis??re.—Cela, tout le voisinage le sait, et c'est connu ?? la ronde. Montre que tu connais ma personne, avant que je t'ouvre.—Tu as un signe sur la jeue, un autre sous l'ayselle, et une petite morsure sur le sein droit.—Courez, mes bonnes; ouvrez, ouvrez! c'est bien mon amant et mon mari.„

Anche in altre due canzoni congeneri della stessa raccolta (La belle chanteuse, p. 155, e La reconnaissance, p. 163) la donna dice di voler monacarsi, dopo avere, s'intende bene, aspettato qualche altro po' di tempo. Alle cose che si fanno una volta sola, fu sempre ottimo consiglio pensarvi prima due volte, ed anche tre, bisognando.

“Dans le Tyrol, un mineur apr??s avoir disparu pendant sept ans, revient trouver sa femme qui le croyait mort. Elle le reconnut seulement quand'elle l'entendit lui indiquer plusieurs objets qui devaient se trouver dans une armoire. (Traditions du Tyrol, Revue de Paris, 1840, t. VI).

Dans la ballade allemande Liebesprobe (Deutsches Balladenbuch, p. 14) il s'agit aussi d'un amant qui retrouve sa ma??tresse apr??s sept ans d'absence. Il lui dit que la veille il a travers?? une ville o?? celui qu'elle aimait c??l??brait sa noce. La jeune fille, loin de maudire l'infid??le, lui souhaite autant de jours heureux qu'il y a d'??toiles dans le ciel. Ici c'est encore une bague qui amene le d??nouement:

“Was zog er von seinem Finger?
ein Ring von reinem Gold gar fein;
er warf den Ring in ihren Schooss;
sie weinte, dass der Ring gar floss.„

Ce sujet est du reste tr??s-r??pandu dans le Nord; nous voyons par les notes que M. A. Wolf a jointes aux chants de la V??n??tie, qu'on le retrouve dans la collection de Uhland, Alt-hoch-und niederdeutsche Volkslieder (p. 263); dans celle de Mittler, Deutsche Volkslieder (N. 54); dans celle de Schade, Volkslieder aus Th??ringen (N. 4); qu'il est connu en Hollande (Hoffmann, Horae Belgicae), en Flandre (Oude Wlaemsche Liederen), en Boh??me (Waldau, Boehmische Granaten), en Angleterre (Percy's Reliquies of ancient english poetry...)„ Puymaigre, Chants ecc., t. I, p. 58.

Sono altres?? da vedere, secondo il medesimo, la Leggenda di Sant'Alessio; il romanzo della Biblioteca azzurra[36] intitol. Jean de [Pg 64]Calais, ed El noble cuento del enperador Carlos Maynes de Rroma et de la buena enperatriz Sevilla, citato dall'Amador de los Rios nella Historia ecc., t. V, p. 64, in nota, ecc.; senza rammentare il canto XXIII dell'Odissea.—Ma dove cercheremo l'origine di un'invenzione tanto gradita a popoli cos?? diversi? Probabilmente, per alcuni, certamente, per altri, nella narrazione omerica del ritorno di Ulisse; avvertendo bens?? che non ?? forse luogo a parlare d'un'origine unica e puramente letteraria, o ideale che voglia dirsi. Ai tempi fortunosi delle crociate e dei pellegrinaggi, pi?? d'un marito e pi?? d'un amante pu?? bene e meglio esser comparito innanzi alla moglie od all'amata quando gi?? queste lo avevano pianto per morto da parecchi anni, e gi?? si erano consolate, od eran per consolarsi, o non avevano ancora trovato chi fosse buono a consolarle.

[31]

“Sie k??mmt es [goldenes Haar] mit goldenem Kamme....„

Heine, Die Heimkehr, 2 (Lorelei).

Pettini d'oro, in molte fiabe e poesie popolari di molte lingue.

[32] In un canto veneziano, certo cavaliere de Franzia bela uccide a Londra un uomo in duello, e per non aver brighe con la giustizia, prende il volo. Imbattutosi a caso nella donna del morto, che riposava a l'ombra de un giardin, questa sente da lui la sua disgrazia. Il cavaliere, con galanter??a tutta francese, anzi parigina, si offre di sposarla esso in compenso: ma la buona vedova non abbocca, e risponde:

“No vogio cavalieri,
vogio lo mio mar??.

G?? tre mulini in aqua,
che m??sena par mi.

Vive le altre done,
e vivar?? anca mi.„

Bernoni, Punt. V, p. 11.

Tra questa canzone e la nostra, c'??, come si vede, qualche altra rassomiglianza oltre quella dei tre mulini.

Nel fabliau di Jehan Le Gallois d'Aubepierre, La bourse pleine de sens, il quale non ?? altro che un apologo in difesa delle donne oneste contro

“Les foles garces tricheresses,
qui plus que chas sont l??icheresses;„

una moglie affettuosa vender?? pi?? che volentieri i suoi mulini, pur di sovvenire il marito caduto in miseria. Lenient, La satire en France au Moyen Age, Paris, 1883, p. 79.

[33] In altro canto veneziano gi?? citato (Widter und Wolf, N. 81), una donna, che piange il marito assente da otto anni, ?? pregata d'elemosina da un pellegrino:

“Padre mio, non so cosa darve,
se non vi dago del pan e del vin.„

“Pan e vino mi non voglio;
sol una note dormire con vu.„

Non occorre avvertire che il pellegrino non era altri che il marito.

E nella Chanson de Germaine (Puymaigre, Chants ecc., I, p. 49):

“Ce ne sont des pucelles
que je veux pour coucher;
c'est la belle Germaine,
qui seule est ?? mon gr??.„

[34] Nell'antico teatro spagnolo, cominciando da Bartolommeo de Torres Naharro (sec. XV), troviamo spesso fratelli sommamente gelosi dell'onor della famiglia, e pronti a vendicarlo nel sangue del seduttore: ma come odon parlare di matrimonio, si ammansiscono subito.

Cfr. il Contrasto di Cielo dal Camo:

“Se ti trova p??remo colgli altri miei parenti,
guarda non t'ar[i]golgano questi forti corenti.„

Cfr. Ferraro, Bernoni, Ive ed altri.

Ed altri raffronti siciliani, friulani e francesi, vedili nel dottissimo commento del prof. A. D'Ancona al citato Contrasto (Studj sulla letter. ital. de' primi secoli, Ancona, 1884, p. 417-18). Bene il critico insigne: “Ma anche qui vi ?? identit?? di situazione, che produce necessariamente identit?? di forme: e n?? per quella n?? per queste ?? d'uopo ricorrere a supporre imitazioni.„

[35] “Gli anelli hanno in tutti i tempi avuto una gran parte nella poesia popolare; il fatto qui menzionato [nell'antico poema francese Horn] di un fidanzato (o di un marito) che ritornato dopo una certa assenza, mette il suo anello (il pegno di fedelt??) in un bicchier di vino, che offre alla donna (sposa) affinch?? lo beva; occorre, oltre che [Pg 66]in molti altri luoghi dei poemi citati in seguito, spessissimo in novelle... Si trova anche in leggende su Salomone (cfr. Romania, IX, 437) e in parecchi altri luoghi. Vedi su ci?? Bartsch, Herzog Ernst, p. CX sgg.; Koehler, in Jahrbuch, VIII, 356-59 e Wesselofsky, in Archiv f??r slavische Philologie, VI, 397.„ Nyrop, op. cit., p. 212, in nota. Fra le novelle mi restringo a citare Boccaccio, Decamerone, Giorn. X, Nov. 9??, e Giorn. III, Nov. 9??. Intorno a quest'ultima, leggo in Cappelletti, Osservazioni storiche e letter. e notizie sulle fonti del Decamerone, Bologna, 1884, parte I, p. 56-7 (estr. dal Propugnatore): “La prima idea di tali racconti, fra i quali gli anelli hanno una parte decisiva, si trova nel dramma indiano ??akuntala o Sakontala. Per?? il Boccaccio si ?? certamente servito di un lavoro drammatico europeo, cio?? dell'Ecira di Terenzio.„ Vedi altres?? Shakspeare, All's Well that Ends Well, Atto V, sc. 3??.

Oltre gli anelli, a volte anche le monete servono ai riconoscimenti, come, nel Filosofo dell'Aretino:

Tullia.

“Se il mio marito, che tornar?? domattina, ci fosse adesso, col mostrarvi la met?? d'un carlino papale, ve lo testimoniarei.„

Boccaccio.

“Basta questo a credervelo; perch?? il resto porto io con me.„

(V. Teatro ital. antico, Milano, 1809, t. IX, p. 303.)


Cos?? pure le medaglie:

Michelozzo.

“Quel gentil uomo, che aveva nome Diego, si raccomand?? a Tommaso mio, di modo che gli trov?? una balia per la puttina. Ma di l?? a pochi giorni, partendosi l'Imperadore, e Diego dovendolo seguitare, si compose con mio fratello, e lasciatagli la bambina, gli consegn?? cinquecento ducati, che gli trafficasse, e dei frutti dovesse farla nutricare e allevare, e in capo a quindici anni, non venendo egli o non mandando per la fanciulla, la dovesse col capitale far monaca, o maritarla, secondo che gli tornava bene; e nel partire, levatosi da collo una medaglia d'oro, dove era la impronta dell'Imperadore, e nel rovescio la Fortuna legata a una colonna, la divise per mezzo, e dettegli la met??, e l'altra si serb?? per s??; ricordandogli ecc.„ Lasca, La Sibilla, Atto I. sc. II.—Tornando agli anelli, dir?? che non solo i mariti se ne valgono a poter ritrovare le mogli, ma anche i genitori per farsi riconoscere dai figliuoli, e viceversa. In un dramma [Pg 67]di Lope de Vega, per esempio, la figlia di Ord??no re di Leon, non avendo alle mani altro miglior espediente, nasconde un anello in certa pietanza che d?? a mangiare al padre, e cos?? ottiene l'intento suo.

Com'?? naturale, la chiusa del canto portoghese offre somiglianza notevolissima con quella d'altri canti di soggetto congenere.

La Chanson de Germaine finisce:

“Encor ne croirais-je pas
que vous ??tes mon mari,
ou bien vous me direz
ce qui m'est arriv??.“
“C'est arriv??, Germaine,
que votre anneau rompit;
en voil?? la moiti??,
montrez la v??tre aussi ecc.„

E la cit. canzone (Germine) della raccolta Champfleury e Wekerlin:

“T'en souviens-tu, Germin', de la premi??re nuit
o?? tu ??tais mont??e sur un beau cheval gris,
plac??e entre tes fr??res et moi ton favori?„


“Donnez-moi des indic's de la deuxi??me nuit.„
“En te serrant les doigts, ton anneau y cassa:
tu en as la moiti?? et l'autre la voil?? ecc.„

E l'antica ballata del Sire de Cr??quy, riferita in parte dal Rathery (Moniteur del 26 agosto 1853) e citata dal Puymaigre (Chants ecc., I, p. 64):

“Votre anneau d'??pousailles en deux je brisai;
vous prites la moiti??, l'autre je la gardai ecc.„

“On trouve dans la Normandie merveilleuse l'histoire d'un seigneur de Bacqueville, qui apparut de cette fa??on chez lui le jour o?? sa femme allait contracter un second mariage, et se fit reconna??tre ?? l'aide d'une moiti?? d'anneau.„ Fleury, op. cit., p. 268, in nota.

[36] “.... Ancora ai nostri giorni si possono nei sobborghi di Parigi lungo la Senna e nelle province trovare gli ultimi avanzi di quella letter. pop. spessissimo men che mediocre, che ha ricevuto il nome di Bibliot??que bleue per la sua copertina azzurra, che in generale copriva gl'innumerevoli volumi spediti dagli stampatori di Troyes. Si riconoscono facilmente questi piccoli e brutti libri dal loro testo sbiadito, sopra una carta cattiva e bigia, ornata di poverissime incisioni in legno, che dovrebbero illustrare le imprese eroiche di Carlo e di Rinaldo. Il testo risponde alle figure, ed ?? pieno di errori grossolani e di gravi alterazioni...„ Nyrop, op. cit., p. 58.


LA NAVE CATERINETTA

(A nau Catherineta)


LA NAVE CATERINETTA

(A nau Catherineta)[37]

Della nave Cathrineta
quanto avrei da raccontar!
ascoltatemi, o signori;
vi far?? trasecolar.

Gi?? passava un anno e un giorno
che vagavano pe 'l mar:
non avean pi?? vettovaglie,
non avean pi?? da mangiar.
Certe suola pe 'l domani
ecco misero a immollar;
ma il cojame era s?? duro
che no 'l seppero ingojar.
Fu tirato allora a sorte
chi dovessero ammazzar;
e la sorte, per disdetta,
casc?? sopra il capitan.

“Via, coraggio, sul trinchetto
[Pg 72]monta monta, o marinar,
se scorgessi alfin la Spagna,
se scorgessi il Portogal!„

“Io non scorgo, no, la Spagna;
io non scorgo il Portogal;
scorgo sette spade ignude,
che ti vengono a tagliar.„

“Su, pi?? alto! su, gabbiere!
sul calcese hai da montar:
non si vede ancor la Spagna?
non si vede il Portogal?„

“Viva! viva! oh, che regalo
mi farete, o capitan?
vedo terra l?? di Spagna;
vedo (evviva!) il Portogal!
Anche vedo tre donzelle
d'un arancio all'ombra star:
l'una pur bada a cucire,
r??cca ha l'altra da filar;
ma di tutte la pi?? bella
siede in mezzo a lacrimar.„

“Tutte e tre son mie figliole,
ch'io mi struggo d'abbracciar:
s??, di tutte la pi?? bella
proprio a te la vo' sposar.„

“Non vogl'io la vostra figlia;
cost?? troppo ad allevar!„

“Ti dar?? tanto denaro
che no 'l possi mai contar.„

[Pg 73] “Non vogl'io vostro denaro;
cost?? troppo a guadagnar!„

“Posso darti un caval bianco,
cui non vidi al mondo egual.„

“Vi terrete il caval bianco;
cost?? troppo ad avvezzar!„

“Sar?? tua la Cathrineta;
va' con essa a navigar.„

“Non vogl'io la Cathrineta;
la potrei mal governar.„

“Che vuoi tu dunque, o gabbiere?
che regalo ti ho da far?

“Voglio l'anima tua, l'anima
tua mi voglio via portar.„

“Io, demonio, ti rinnego;
non mi stare pi?? a tentar:
rendo l'anima al Signore,
il mio corpo dono al mar.„

Ecco un angiolo il raccoglie,
e lo salva da annegar:
sparve tosto il reo demonio,
si quetaron vento e mar:
e la nave Cathrineta
venne a sera ad ancorar.[38]


NOTE

[37] Hardung, I, p. 23-25.

“O romance da Nau Catherineta, nome que Th. Braga julga se referir ao celebre gale??o Santa Catherina do Monte Synai, que levou a infanta D. Beatrix para Saboya, anda em muitas vers??es e variantes por quasi todas as provincias do reino. Os horrores da antropophagia amea??aram muitas vezes a quellos intrepidos marinheiros que navegavam para as Indias ou o Brazil.„ Hardung, I, p. 21, in nota. “Th. Braga diz que a lenda da Nau Catherineta n??o tem uma determinada origem historica; ?? a generalidade tetrica de todos os naufragios; mas Almeida-Garrett ?? de opini??o que se refere ao naufragio que passou Jorge de Albuquerque Coelho, vindo do Brazil no anno de 1565.„ Lo stesso, ivi, p. 23, in nota.

“A quoi... fait allusion ce Romance? Est-ce ?? un naufrage c??l??bre, comme le veut Garrett? Est-ce au vaisseau Santa-Catherina, dont Gil Vicent a parl?? dans une de ses pi??ces (As c??rtes de Jupiter), comme le pretend Braga? On ne saurait l'??tablir.„ Loiseau, Histoire de la litt??rature portugaise, Paris, 1886, p. 51. Anche al Puymaigre la supposizione dell'Almeida-Garrett sembra poco fondata.

“No romance tradicional portuguez da N??o Catherineta, que n??o se encontra na poesia hespanhola, apparece-nos o costume da anthropophagia: a n??o anda perdida na volta do mar, e a sorte ?? que designa quem hade ser devorado pelos seus companheiros. Ha a qui a grandeza sublime das Cantilenas germanicas, que os successos da navega????o da India n??o fizeram sen??o avivar na memoria do povo. Na vida do Agricola, Tacito, descrevendo a pirataria dos Usipienses, que devastavam a Bretanha—no romance diz-se: J?? vejo costas de Fran??a[39]—allude ?? anthropophagia no mar:—algumas vez repellidos, foram reduzidos pela fome a comerem primeiramente os fracos [Pg 76]de entre elles, depois a quelles a quem cahia a sorte. Depois de terem assim circundado a Bretanha, perderam os seus navios por n??o os saberem governar, e foram tomados pelos piratas, e cahiram successivamente nas m??os do Suevos e dos Frisios. (Cap. XXVIII). No norte do Portugal em que preponderou, sobretudo na Galliza, o ramo suevico, ?? frequente a tradi????o da N??o Catherineta.„ Braga, Theoria da historia da litteratura portugueza, Porto, 1881, p. 41-42. Ed a p. 40 aveva gi?? scritto: “Raro ser?? o Romance popular portuguez que n??o contenha um symbolo germanico francamente expresso [?], mesmo com a ingenuidade de quem j?? o n??o comprehende.„ Il rispetto che ?? sempre dovuto all'ingegno, non esclude, tra galantuomini, un'onesta libert?? di giudizio e di parola: qui l'eminente uomo, lasciandosi abbarbagliare da un suo presupposto, che lo mena spesso a conclusioni a dirittura sbagliate o poco probabili; allenta un po' troppo le briglie alla fantasia, che non a torto il Malebranche ebbe a soprannominare la pazza di casa. Comunque sia nata questa bella romanza, io non so rendermi persuaso come possano entrarci e il costume dell'antropofagia, e Tacito col suo Agricola e con gli Usipii, e quella infelice stiracchiatura di Brettagna e Francia, e gli Svevi, e i Frisi, e le cantilene e i simboli germanici, e via dicendo: no, il caso di un viaggiatore, e particolarmente d'un marinajo, mangiato dai compagni affamati, nonch?? il rimettersi dei miseri pericolanti alla sorte; ?? pur troppo di tutti i tempi e di tutti i luoghi; ed ?? stato pi?? d'una volta sottoposto al giudizio dei tribunali, ed anche due o tre anni or sono dette da scrivere a tutti i giornalisti del vecchio e del nuovo mondo. Misura tre volte e taglia una, dissero i nostri nonni, che la sapevano lunga; ora la massima parte dei critici, compresi alcuni dei pi?? valenti, han troppo la mano a tagliare.

Il Loiseau (p. 49) e il Puymaigre (Romanceiro, p. 173) si meravigliano a buon diritto che un popolo il quale tante fatiche sostenne e tanta gloria seppe acquistarsi sui mari, non possegga maggior numero di canzoni d'argomento simile a questa, meritamente carissima e divulgatissima in tutto il Portogallo. Anzi, il primo dei due scrittori citati mostra dubitare che non tutte ci sieno pervenute; e potrebbe anche darsi che si fosse apposto, perch?? ogni cosa ha il suo destino.

Altre sette versioni abbiamo di questo canto, oltre quella da me tradotta: e sono, una di Lisbona, un'altra dell'Algarvia, e cinque dell'isola di San Giorgio, le quali offrono poche e poco osservabili differenze. L'Hardung, appunto per questo, ne riporta una sola; tutte si leggono in Braga, Cantos pop. do archipelago a??oriano, p. 285-87.

Grande analogia con la nostra romanza ha un canto provenzale [Pg 77](Lou Moussi) edito dall'Arbaud nella citata raccolta (I, p. 127-30). Ma questo, molto inferiore, le cede sopra tutto nel colorito e nell'effetto drammatico, il quale vi ?? scarso, oltre che nella chiusa, lontana le mille miglia da quella cos?? pura e serena idealit?? che illumina e ingentilisce la poesia portoghese. Vorrei, ma non posso, far citazioni a conferma di quanto scrivo, perch?? il sig. Damaso Arbaud interdice qualsiasi traduzione e riproduzione anche parziali! Se io non avessi per davvero in uggia le liti e chi se ne compiace, come per celia mostr?? d'amarle la buon'anima di Leonardo Salviati in quell'ameno capitolo In lode del piatire; sarei curioso oltre modo di vedere un po' che razza di fondamento in jure abbia siffatto divieto: diremo divieto, per non dire con G. Paris (nella Revue critique, se non erro) pretensione strana. Anche il Puymaigre (Chants du Pays Messin) e lo Champfleury (nella Revue des Provinces) si scandalizzano giustamente d'un rigore s?? nuovo e s?? capriccioso.

Il canto dianzi citato non solo ?? della Provenza, ma di tutta la Francia marittima. Scrive l'Arbaud (p. 131) che il Rathery ne pubblic?? nel Moniteur del 15 giugno 1853 una lezione, che apparisce essere dei dintorni di Bordeaux. Altra ne raccolse il medesimo Rathery nella valle d'Ossau. L'Arbaud non fa cenno veruno della romanza portoghese, che non dovette conoscere.

Tolgo dal Puymaigre (Romanceiro, p. 174) questi altri raffronti: La courte paille, canto pubblicato dallo Smith nella Revue des langues romanes (nov. e decembre 1879, p. 248); Luzel, ecc. ediz. cit.; due canzoni catalane, che si leggono in Pelay-Briz, Cansons de la Terra, Barcelona, 1866-77, t. IV, p. 32-33; ed un canto di marinari edito dal Braga (Cancioneiro pop., Coimbra, 1867, p. 144). Eccolo nella traduzione del Puymaigre, non avendo presente l'originale:

“Perdu dans la haute mer, un pauvre navire allait; d??j?? sans boussole et sans rames, la faim les tuait tous.

“On recourut aux noirs sorts, pour voir le quel d'eux avait ?? ??tre par les autres tu??, pour ??tre mang?? ce jour-l??.

“Le sort maudit tomba sur le meilleur mousse qu'il y avait. Ah! comme le malheureux pleurait, priant la Vierge Marie!

“Mais tout ?? coup le gabier, voyant la terre du c??t?? de la proue, cria, joyeux, de la hune: Terre, terre de Lisbonne!„

Anche in questa breve canzonetta, come vede il lettore, torna in ballo il costume dell'antropofagia; a cui pure accenna l'ultimo verso del canto provenzale. Sar?? tutta colpa degli Usipii?

Un canto asturiano richiama la chiusa della Nave Caterinetta. Mi ?? grato riportare anche questo nella versione del Puymaigre:

“Un matin de la Saint-Jean, un matelot tomba ?? l'eau.—Que [Pg 78]me donneras-tu, petit matelot, pour que je te retire de l'eau?—Je te donne tous mes vaisseaux, charg??s d'or et d'argent.—Point ne veux de tes vaisseaux, ni de ton or, ni de ton argent: je veux que quand tu mourras, tu me livres ton ??me.—Mon ??me, je la donne ?? Dieu, mon corps ?? la mer sal??e.„

Ecco in fine una notissima canzoncina francese, di cui si hanno varianti in gran copia:

“Il ??tait un petit navire,
qui n'avait jamais navigu??:
quand il partit pour l'Am??rique,
il portait vingt-cinq passagers.
Au bout de cinq ?? six semaines,
les vivres vinrent ?? manquer.
Il fallut donc tirer au sort
pour savoir qui sera mang??.
Le plus jeune met la main dans l'urne;
c'est lui qu'le sort a design??:
—O sainte Vierge, ?? ma patronne,
c'est donc moi qui serai mang??!
Il court, il grimpe ?? la grand'hune;
il voit la terre, il est sauv??.
Si cette chanson vous emb??te,
nous allons la recommencer.„

[38] Non in tutte le lezioni della Nave Caterinetta fa la sua comparsa il diavolo. Per esempio, in una di quelle pubblicate dal Braga, dice il gabbiere rispondendo alle offerte del capitano:

“N??o quero as tuas filhas,
Deus vol-as deixe criar:
o que te quero pedir,
se v??s me quizeres dar,
?? a Nau Catherineta,
para n'ella navegar.„

E l'altro:

“Essa Nau j?? n??o ?? minha,
?? do Rei do Portugal:
elle, assim que l?? chegar,
elle a mandar?? queimar.„

Cos?? termina la romanza.

[39] Il testo da me seguito (Almeida-Garrett) ha Hespanha.


IL CACCIATORE

(O ca??ador)


IL CACCIATORE

(O ca??ador)[40]

Certa volta un cacciatore
fu a cacciar, come solea;
i suoi cani erano stanchi,
e perduto il falco avea.
Traversava un nero bosco,
quando il giorno tramont??;
a una quercia grande grande
esso allora si appoggi??.
Nell'alzare un tratto gli occhi,
vide cosa da ammirar;
una bella giovinetta
su tra' rami alti posar.[41]
Con gli sciolti suoi capelli
tutto l'albero fasciava;
col fulgor vivo degli occhi
tutto il bosco illuminava.
Ora dice la donzella
[Pg 82](state bene ad ascoltar):

“Su, coraggio, o cavaliere;
non ti devi spaventar.
Una cara e pia regina
a un gran re mi partor??:
ero in braccio alla nutrice,
quando sette fate qui
a giacer m'han condannata
per sett'anni, sette e un d??.[42]
Oggi compiono i sett'anni;
compir?? domani il d??:
teco prendimi per Dio;
per Dio levami di qui!„

“Fa di attender fino all'alba
di domani, o bella mia;
voglio prima consigliarmi,
consigliarmi con la zia.„

Gli rispose la donzella,
(e ben disse in fede mia):

“Deh mal prenda al cavaliere
che non usa cortesia;
che mi lascia qui su l'albero,
senza farmi compagnia!„

Sul suo ramo ella rimase;
and?? il giovine alla zia:
quando f?? ritorno al bosco,
l'alba ancor non appar??a.
Tutta scorre l'albereta,
ma la quercia non v'?? pi??;
corre e corre e chiama e chiama:
non risponde alcuno pi??.

[Pg 83] Scorge al fine in lontananza
galoppar gi?? per la via
di signori e cavalieri
molto bella compagnia:
seco portano l'Infanta,
perch?? il giorno si comp??a.
A tal vista il giovinetto
cadde come morto al suol;
ma riebbe tosto i sensi,
e la spada sguain??.

“Ah chi perde ci?? ch'io perdo
grandemente ?? da punir!
da me stesso ecco mi giudico;
qui la vita vo' finir.„


NOTE

[40] Hardung, I, p. 87-89.

“O romance de Ca??ador, chamado nas colle????es hespanholas da Infantina [Wolf und Hoffmann, Primavera ecc., II, p. 78], ??, secundo a opini??o de Almeida-Garrett, de origem portugueza, porque os hespanhoes n??o se lan??aram no maravilhoso das fadas e incantamentos da eschola celtica de Fran??a e Inglaterra.„ Ivi, p. 87, in nota.

“Der Glaube an Feen und Hexen, Zauberei und Teufelspuk geh??rt den romanischen V??lkern wie den germanischen an. Mit einem leichten Zuge von Schalkheit und Humor wird der Lehre gegeben, dass die einmal sich darbietende Gelegenheit, Gutes zu thun oder sein Gl??ck zu machen, wenn sie einmal vers??umt worden, nicht wieder kommt.„ Bellermann, p. 273.

Ed il Puymaigre, a proposito dell'analoga romanza spagnola: “Il y r??gne un merveilleux, une teinte un peu vague, qui fait songer aux l??gendes des bords du Rhin. La petite infante sur son arbre est la premi??re ?? faire des avances au chevalier. Tel est, dans les fictions espagnoles, le r??le presque toujours attribu?? aux femmes. Celles-ci vont souvent un peu loin dans leur amabilit??. Remarquons-le pourtant, si les h??ro??nes du Romancero ne sont pas des Lucr??ces, il n'y a en g??n??ral pas d'obsc??nit?? dans les d??tails, pas de ces grosses gravelures dont nos fabliaux sont remplis.„ Les vieux auteurs castillans, t. II, p. 358.

Una lezione soltanto abbiamo, del Ca??ador; ma della Infeiti??ada, che molto le rassomiglia, se ne contano non meno di sette. Questa, secondo l'Almeida-Garrett, ?? probabilmente originaria di Francia; ed egli pensa che abbia varcato i Pirenei nella compagnia signorile di Enrico di Borgogna. In materia di poesia popolare, difficilmente potendosi avere una vera e propria certezza, conviene appagarsi delle ipotesi [Pg 86]ragionevoli; e questa mi sembra tale. Una bella romanza corrispondente alla Infeiti??ada leggesi anche nei canzonieri spagnoli, e comincia: “De Francia partio la nina.„ ?? tra quelle tradotte, a parer mio non sempre felicemente, da Giovanni Berchet (Opere edite ed inedite pubblicate da Francesco Cusani, Milano, 1863, p. 187). I raffronti mi si offrirebbero in buon numero; ma basti citare i seguenti: Ferraro, Canti monferrini, N.?? 55 (La figlia del re); Arbaud, Chants ecc., t. II, p. 90 (La fillha dou ladre); Beaurepaire, ??tude sur la po??sie pop. en Normandie, Paris, 1856, p. 53; Blad??, Po??sies pop. de l'Armagnac et de l'Ag??nais, Paris, 1879, p. 76 e 114; Puymaigre, Chants, ecc., t. I, p. 153 (L'amant discret), e p. 158 (La rencontre); Bujeaud, Chants et chansons pop. des provinces de l'Ouest, Niort. 1866, t. II, p. 90, ecc.

Anche il Puymaigre (Chants ecc., I, p. 158) crede all'origine francese di queste romanze, e riferisce a sostegno della sua opinione una canzonetta normanna d'Oliviero Basselin (***1818)[43], che trascrivo:

“Eh! qui vous passera le bois,
dictes, ma doulce amye!
Nous le passerons cette fois
sans point de villenye.„
Quand elle feust au bois si beau,
d'aymer y l'a requise:
“Je suis la fille d'un mezeau (lebbroso);
de cela vous advise.„
“De Dieu soit maudit le merdier,
qui la fille a nourrie!
Quand il ne la mest a mestier,
ou qu'il ne la marye,
ou ne la faict en lieu bouter
que homme n'en ayt envie!„
Quand elle fut dehors du bois,
elle se print ?? soubzrire:
“Belle qui menez tel desgoys (mormorio),
dictes-moy, qu'esse ?? dire?„
Et respondit a basse voix:
“Je suys la fille d'un bourgeois,
le plus grand de la ville:
l'on doibt couard maudire.„
“Femme je ne croiray d'un mois,
tant soit belle ou habile.„

La cosa, ripeto, ?? probabile, ma siamo l??; altro ?? certezza assoluta, ed altro un'ipotesi, per quanto avvalorata da buone ragioni. Ma non [Pg 87]voglio passare sotto silenzio un'acuta osservazione dell'Arbaud, col quale concordano l'Almeida-Garrett ed il Puymaigre: quella che in Francia ?? figliuola d'un borghese e non pi??, diventa, in Ispagna (e bisognava aggiungere in Portogallo), di nascita regia. “Le g??nie espagnol„ conclude giustamente l'Arbaud, “anoblit tout ce qu'il touche.„ L'astuzia, poi, d'una giovine, che per fuggire vergogna si d?? per figlia di lebbroso, non ?? senza riscontri; e se ne trova una traccia in B??roalde de Verville (Le moyen de parvenir, LXXVII, Committimus): “Monsieur le m??decin Taillerie menoit en pratique ce petit chirurgien [un barbiere di Vend??me]; et pource qu'il avoit longtemps ?? ??tre chez la noblesse o?? il alloit, monsieur le m??decin, j?? veillard, menoit sa femme qui ??toit encore jeune, que le barbier accompagnoit en trousse. ??tant en chemin, le m??decin demanda au barbier comme se portoit sa femme.—Vraiment, dit-il, monsieur, il faut qu'elle se porte bien, si elle veut; d'autant que je l'ai approivisionn??e six bons coups, cette nuit, sans ce qui s'est fait depuis.—Cela leur servit de ris??e, tant qu'il furent arriv??s ?? la noblesse, o?? ils alloient. Le soir, chacun ??tant retir??, le m??decin devisant avec sa femme, laquelle lui avoit entam?? le propos de ce jeune barbier, lui demandant, possible en songeant ?? ce qu'il avoit dit tant??t, pourquoi il s'en servoit plut??t que d'un autre:—Ma mie, se dit-il, je me sers de lui, pource que je d??sire qu'il ait sa vie toute gagn??e, d'autant qu'il n'a plus que deux ans ou environ ?? travailler, ?? cause qu'il paro??tra tout ladre.—Cette r??ponse fut cause que la demoiselle s'en d??go??ta ecc.„

Scrivevo pi?? sopra che tra il Ca??ador e la Infeiti??ada ?? grande rassomiglianza: meglio era dire che in alcune lezioni si ha come un'intrecciatura un composto delle due romanze; di cui la seconda si chiude con un improvviso riconoscimento di fratello e sorella:

“Dizei-me v??s, ?? donzella,
dizei-me de quem sois filha?„

“Sou filha d'el-rei de Fran??a
e da rainha Constantina.„

“Arrenego eu de mulheres,
mais de quem n'ellas se fia!
Cuidei de levar amante;
levo uma irman minha!„

(Lez. di G. B. Almeida-Garrett.)

[41] “Un ouvrage c??l??bre de l'ancienne litt??rature castillane, La Gran Conquista de Ultramar, contient une version de l'histoire du [Pg 88]Chevalier au cygne: on y raconte qu'Isonberte prit la fuite pour ??chapper ?? un mariage. Elle rencontra une barque que personne n'occupait. Elle se pla??a dans cet esquif et le laissa aller au hasard. Au bout de quelques jours, la barque aborda. Isonberte sauta ?? terre, et se trouva dans un pays sauvage. Le comte Eustache, qui en ??tait seigneur, se livrait justement au plaisir de la chasse. Sa meute, flairant les traces de l'infante, se mit ?? la poursuivre. Isonberte, effray??e, grimpa sur un arbre, au milieu des branches duquel elle s'offrit au regards charm??s du jeune seigneur. Cette situation pourrait avoir eu quelque influence sur le d??but de notre romance.

Dans la Cha??ne traditionnelle (p. III), M. Usson, sans grands motifs, ce nous semble, rattache notre romance ?? un conte indien.„ Puymaigre, Romanceiro, p. 220.

Intorno alla Gran Conquista de Ultramar, vedasi lo stesso scrittore, Les vieux auteurs castillans, Cap. XI.

[42] “Dans un romance asturien, la P??lerine, recueilli par De los Rios (Jahrbuch, t. III, p. 279), la fille d'un roi, emmen??e par la sainte Vierge du palais de son p??re, est conduite dans une for??t o?? elle doit rester sept ans moins un jour, sans manger, sans boire et sans parler ?? personne. Une petite colombe blanche viendra la voir chaque jour, tenant dans son bec une fleur jaune, et ?? l'odeur de la fleur on saura bien qui envoie la colombe.„ Lo stesso, Romanceiro, p. 219.

[43] Circa l'autenticit?? delle poesie (Vaux de Vire) che vanno col nome del Basselin, ?? da vedere L??nient, op. cit. p. 263-95.


CONTE NILLO

(Conde Nillo)


CONTE NILLO

(Conde Nillo)[44]

Conte Nillo, conte Nillo
fa bagnare il suo caval:
mentre beve il buon destriero,
incomincia egli a cantar.
Il re guarda, ma, nel bujo,
non lo pu?? raffigurar:
se ha da ridere o da piangere
la sua figlia ancor non sa.

“Taci, figlia, e porgi orecchio;
sentirai che bel cantar!
o son angioli del cielo,
o la sirena del mar.„[45]

“Non son angioli del cielo,
n?? la sirena del mar;
questi, o padre, ?? il conte Nillo,
che sua sposa mi vuol far.„

[Pg 92] “Chi rammenta il conte Nillo?
chi l'ardisce mentovar
quel vassallo mio ribelle,
che in esilio fei cacciar?„

“Mia, signore, ?? mia la colpa;
me dovete gastigar:
senza lui non posso vivere;
io l'ho fatto richiamar.„

“E ancor osi, o traditora,
tua vergogna confessar?
Pria che spunti il nuovo giorno,
lo vedrai decapitar.„

“No; chi verser?? il suo sangue,
anche il mio dovr?? versar:
dove a lui faran la fossa,
anche a me l'hanno a scavar.„

Per chi suonan le campane?
a che tanto scampanar?
Trapassato ?? il conte Nillo,
?? l'Infanta per mancar:
son cavate gi?? le fosse,
gi?? li vanno a sotterrar,
l'un nell'atrio della chiesa,
l'altra al piede dell'altar.
L?? un cipresso, qua un arancio
ecco vedonsi spuntar:[46]
cresce l'uno, cresce l'altro,
e si vengono a baciar.
Non s?? tosto il re lo seppe,
[Pg 93]ambedue li fe tagliar:
getta l'uno sangue vivo,
l'altro d?? sangue real.
Un colombo e una colomba
ecco vedonsi volar;
contro al re, che siede a mensa,
ecco vengonsi a posar.

“Ahi mal abbia un tanto ardore!
ahi mal abbia un tanto amar!
non in vita, non in morte
gli ho potuti separar!„


NOTE

[44] Bellermann, p. 134-38.

“O romance do Conde Ni??o, ou Conde Nillo, come lhe chama Almeida-Garrett, encontra-se na provincia de Tras-os-Montes, no Algarve, onde foi recolhido por Estacio da Veiga sob o titulo de Dom Diniz, e nas ilhas dos A??orez, onde le chamam Dom Duardos. N??o existe nas colle????es hespanholas.„ Hardung, I, 216, in nota.

“M. le comte Albert de Circourt et moi avons traduit un ancien ouvrage espagnol, o??, sous le titre de Victorial, est racont??e la vie de Don Pero Ni??o, comte de Buelna. Ce Pero Ni??o, dont l'existence fut tr??s aventureuse, ??pousa dona Beatrix, infante du Portugal et cela en d??pit du p??re de celle-ci Dom Joan. Malgr?? le m??contentement de ce prince, ce mariage n'amena aucune catastrophe. Suivant Braga, ce serait cependant cet ??pisode qui aurait donn?? lieu au romance du comte Nillo. Nous doutons de cette origine, sur laquelle Braga revient encore dans ses Trovadores, p. 325. Almeida-Garrett remarque que le nom de Nillo n'est pas portugais, mais que, sous la forme Ni??o, il serait espagnol. Il croit que ce chant vient de la Provence ou de la France. On a plusieurs le??ons de ce chant: Dom Doardos, Ermida en mar, Dom Diniz ecc. [V. Hardung, ivi, p. 217-224].„ Puymaigre, Romanceiro, p. 188.

Arieggia in alcune parti alla bella romanza di Gerinaldo, di cui si conoscono pi?? versioni e che si legge anche nei canzonieri spagnoli: questa, secondo il Braga l'Almeida-Garrett e l'Hardung, ?? una reminiscenza dell'avventura apocrifa di Einhard o Eginhart, celebre segretario di Carlo Magno.

[45]

“Erguei-vos, bella Infanta;
vindo ouvir lindo cantar:
ou s??o os anjos no c??u,
ou as sereias no mar.„

“Pois n??o s??o anjos no c??u,
nem as sereias no mar;
?? um triste prisioneiro,
que meu pae manda matar.„

Romances de Gerinaldo [lezione dell'isola di San Giorgio], Hardung, I, p. 108. E nella lezione Almeida-Garrett, ivi, p. 115:

“Anda ouvir, oh minha filha,
este tam lindo cantar,
que ou s??o os anjos no c??o,
ou as serejas no mar.„

“N??o s??o os anjos no c??o,
nem as sereias no mar;
mas o triste sem ventura
a quem mandais degollar.„

Una lezione della romanza castigliana Conte Arnaldos, edita dal Delius e riferita dal Nigra, Canzoni ecc. Riv. Contemp., fasc. gennaio 1860, p. 82:

“O idolo ha la princesa
en los palacios do est??:
—si saliredes, mi madre,
si saliredes de mirar;
y veredes como canta
la sirena de la mar.—

—Que non era la sirena,
la sirena de la mar;
Que non era sino Arnaldos ecc.„

Accenna pure alle sirene una canzone canavese edita dallo stesso Nigra, fasc. cit., p. 78:

“La serena ch'a cantava
s'a n'in chita [smette] de cant??.„

Dove l'illustre uomo annota opportunamente:

“Il mito delle sirene, popolarissimo nella poesia greca e latina (V. Omero, Odiss. μ, 39-53; 158-209; φ, 306; Virgilio, Eneid. V ecc.) si perpetu?? nelle tradizioni del medio evo, e nei numerosi canti e racconti intorno alle Nisse, alle Elfine, alle Ondine, alle Korrigan e alle Fate, fra cui fu lungamente popolare la celebre Melusina. V. Kastner, Les Sir??nes. Paris, 1859; Roman de la rose; Roman de Brut, passim; i poemi italiani di cavalleria; Les pays basque, [Pg 97]par Francisque Michel. Paris 1859, 334.—Il canto della sirena ?? spesso mentovato nella poesia popolare italiana. V. la raccolta di Tommaseo, Tigri, Marcoaldi, Pasqualigo ecc.„

Ecco in fine il ritratto che della sirena ci d?? un bestiario pubblicato da P. Meyer, in Romania, 1872, p. 430; ritratto, come si vede, al tutto identico a quelli che ce ne lasciarono i classici:

“Sereine est de mer. j. peril:
feme est part desus le lonbril,
et poisons desoz la ce[i]nture.
Tant chante bel que creature
ne s'e[n] porroit pas sooler
ne d'o??r le d??uz chant chanter ecc.„

In secolo assai pi?? vicino al nostro, quella gran testa quadra di Don Ferrante “sapeva a tempo trattenere una conversazione.... descrivendo esattamente la forma e l'abitudini delle sirene.„ V. Promessi Sposi, cap. XXVII.

Quando i portenti erano cosa pi?? che ordinaria, anche i pesci (gli uccelli ?? inutile dire) fecero mirabilia come virtuosi di canto. “E poi videro una fontana lunga e larga per spazio di miglia cinque, piena di molti pesci, li quali cantavano d?? e notte... e era s?? dolce canto, che lingua umana non potrebbe narrare. E poi videro l'arbore della gloria... lo quale arbore era pieno di uccelli piccoli; e aveano penne rosse come carbone di foco acceso, e parevano lucerne appese, e cantavano tutti ad una voce s?? che parevano angeli del Paradiso celestiale. E cos?? facevano a tutte ore del d??, e tanto era dolce e soave quello canto, che ogni mente umana si sarebbe addormentata;...„ V. Leggende del sec. XIV (Del paradiso terrestre), Firenze, 1863, I, p. 496-97.

[46] Cfr. La Tessitrice, canto ellenico: “E la fanciulla [uccisa] divenne canna, e il giovine [suicida] un cipressetto ecc.„ Tommaseo, op. cit., t. III, p. 64-68; La suocera omicida, ivi, p. 135; Marmier, Chants popul. du Nord (Adeline, canto svedese), Paris, 1842, p. 213; Marcellus, L'amour au tombeau, op. cit., p. 212; Dozon, Chansons pop. bulgares (L'amant d??s??sp??r??), Paris, 1875, p. 391, ed ivi, p. 334, per la citaz. di un canto serbo e di altri canti scozzesi, brettoni, catalani, normanni, ecc. La stessa circostanza ?? in un canto rumeno, che per essere pochissimo noto in Italia, riporter?? tradotto dal professore S. Friedmann e da me, sperando di far cosa grata ai lettori. Va col titolo L'anello e il velo, e dice:

I.

C'era una volta, c'era una volta un figliol d'un re,
giovine e bello
come l'abete del bosco[47]
sovr'alta montagna.
Or ei tolse in moglie
una fanciulla del villaggio,
una fanciulla rumena,
cara a tutto il vicinato,
con faccia soave lucente,
con persona tenera flessuosa
come il fiore dei campi
nella luce del sole.
Ecco gli ?? giunta
lettera grande [con ordine] di partire,
di andarsene al campo.
Nell'anima e' si duole,
e parla cos??:

“O cara mia, cuor mio,
prendi 'l mio anello
e mettitelo in dito.
Se l'anello arrugginir??,
sappi, o cara, ch'io sar?? morto.„

“Dacch?? mi lasci in casa piangendo,
eccoti 'l velo di seta,
guarnito d'oro negli orli.
Se l'oro si strugger??,
sappi, o fratello, ch'io sar?? morta.„

II.

E' monta a cavallo
e si pone in viaggio.
Va fino a un luogo,
[Pg 99]dove accende un gran fuoco
in mezzo del bosco,
alla fontana del Corvo.
Si mette la mano in seno,
guarda il velo,
e il cuor gli si spezza.

“Cari amici, guerrieri miei,
prodi figli di draghi,[48]
statevi pur qui a banchettare
e all'ombra sdrajatevi.
Or io me ne vo,
ch?? in casa ho dimenticato
la spada arrotata
sur una tavola verde.„

Torna addietro,
ed ecco s'incontra in un bravo,[49]
in un bravo su picciol cavallo.

“Buona fortuna, o giovinotto mio bravo!„

“Che rechi? onde vieni?„

“Se brami, o signore, saperlo,
ad altri potrebbe esser bene,
ma ?? per te mala cosa ed amara.
Tuo padre ?? c??rso,
[Pg 100]il paese tutto ha posto a soqquadro,
finch?? ha trovato la tua bella,
e l'ha gettata
in uno stagno largo e profondo.„

“Tieni, o bravo, il mio cavallo,
e menalo al padre mio.
Se chiedesse ov'io sia,
digli ch'io sono andato
gi?? in riva allo stagno,
e nell'acqua mi son buttato
a ritrovare la fanciulla che amai.„

III.

Il padre si tira dietro tutto il paese;
asciuga lo stagno,
e i due giovani trova
insieme abbracciati,
su la rena gialla prostesi;
ambedue nel volto sereni,
talch?? vivi parevano.
Il re allora si pente;
nella seta gli avvolge,
in chiesa li fa portare,
e in due casse li mette,
casse belle da imperatore,
sopravi lettere latine:
e lui ha murato
presso l'altare ad oriente,
lei nell'atrio a occidente.
E dalla tomba di lui ?? uscito, o fratello,[50]
un abete verde coperto d'ellera,
che pende su la chiesa;
e da quella di lei una piccola vite
fiorita pieghevole,
che dall'alba alla sera
alla chiesa si ?? abbarbicata
e con l'abete confusa.
Tuona, o Signore, e fulmina;
tuona su chi tronca a mezzo
il dolce e fervido amore
d'un giovine e d'una fanciulla.

Alle piante cresciute su la sepoltura di amanti infelici, una canzone italo-albanese (La ballata di Angelina) attribuisce virt?? miracolosa:[Pg 101] “And?? a nascere un cipresso—l?? dove sepolto era il garzone;—e spunt?? una vite bianca—l?? dove sepolta era la fanciulla.—Per sotto l'alto cipresso i feriti passavano:—prendevano foglie di cipresso,—e alle ferite le mettevano.—E sotto quella vite bianca—i malati andavano a passare;—prendevano gli acini della vite bianca,—e l'infermit?? guarivano.„ Camarda, Appendice al saggio di grammatol. comparata su la lingua alban., Prato, 1866, p. 113. In una delle pi?? antiche ballate inglesi (Fair Margaret and sweet William), dal cuore della fanciulla spunta un rosajo, e da quel dell'amante una rosa selvatica, che, al solito, cresciuti, s'intrecciano insieme; e il canto finisce con una scappatella burlesca: “Poi venne il cherico della parrocchia,—per dir la verit??,—e disgraziatamente li tagli??;—altrimenti vi sarebbero ancora.„

Quanto all'origine di questa leggiadra fantasia popolare, convien ricercarla nella storia di Tristano e d'Isotta, che nel medio evo si propag?? per quasi tutta l'Europa, e che procede visibilmente dalle metamorfosi mitologiche. Vedi Bossert, La litterature allemande au Moyen-Age, Paris, 1882, p. 298.—Ma dal cuore e sulle tombe di amanti sventurati, non soltanto sorgono fiori arboscelli ed altre maggiori piante. A mo' d'esempio, in certa novellina popolare russa raccolta dall'Atanasieff e citata dal prof. Prato (Quattro novelline popolari livornesi, ecc., Spoleto, 1880, p. 105), su la tomba di due fanciulli barbaramente sgozzati dalla zia, spuntano un ramo d'oro e uno d'argento. N?? si pu?? legger senza ridere un canto serbo, che nel luogo dove una giovinetta innocente mor?? per man del fratello, fa saltar fuori di schianto non gi?? fiori od alberi od arbusti, ma una chiesa a dirittura: non dice (peccato!) se col bravo suo campanile o no.

A proposito di piante venute su da cadaveri o da sepolture, vedi Marmier, L??gendes des plantes et des oiseaux, Paris, 1882, p. 34-35; De Gubernatis, La mythologie des plantes, ou les l??gendes du r??gne v??g??tal, Paris, 1878, t. I, p. 161-62; Gaster, Literatura populara rom??n??, Bucuresci, 1883, p. 483, il quale rimanda specialmente a Liebrecht, Zur Volkskunde, p. 166 e 282-83, ecc.

“Dans un chant de l'Ukraine (Chants hist. de l'Ukraine, tr. par Chodzko, p. 30), une rose est regard??e comme l'??me d'un jeune homme:—Cette rose c'est l'??me du jeune homme, qui est mort de chagrin pour la jeune fille.—Dans la Cronica dos Vicentes, monument de la langue portugaise au XV si??cle, on rencontre, dit Braga, des traditions relatives aux Fran??ais, qui virrent aider ?? conqu??rir Lisbonne. Telle est la l??gende du chevalier Henrique et de son page fid??le. Sur la tombe d'Enrique poussa un palmier.—Au chant VIII des Lusiades, nous voyons que Camoens a rappel?? ce prodige:[Pg 102]

“Olha Henrique famoso cavalleiro
a palma, que le nasce junto a cova.„

Puymaigre, Romanceiro, p. 189-90.

Un canto brettone: “Ce fut merveille de voir la nuit qui suivit le jour o?? on enterra la dame dans la m??me tombe que son mari,—de voir deux ch??nes s'??lever de leur tombe nouvelle dans les airs;—et sur leurs branches, deux colombes blanches sautillantes et gaies,—qui chant??rent au lever de l'aurore et prirent ensuite leur vol??e vers les cieux.„ H. de la Villemarqu??, Barzaz-Breiz, Paris, 1846, I, p. 45. “Le couplet de la chanson de Malborough,„ dice l'Arbaud, I. p. IX, in nota: “On vit voler son ??me—?? travers des lauriers,—ne parait pas avoir eu une autre origine.„ Sar?? o non sar??; poco importa. Concluderemo piuttosto col De Gubernatis, op. e t. cit., p. 160, in nota: “On veut absolument revivre apr??s la mort, et l'arbre est le symbole le plus vivant de la vie.„

[47] In altro canto: Sette fratelli come sette abeti. Anco dai Greci moderni l'uomo ?? paragonato spesso ad un albero alto e diritto, come sarebbe il cipresso. Una canzoncina nuziale albanese, raccolta da G. Jubany (Trieste, 1871, p. 109), dice della sposa: Ha la statura come il cipresso. Nel Libro dei re di Firdusi questo paragone ?? frequentissimo.—Homme grand comme un pin du d??sert, comme un sapin du marais. Vedi Kalevala, runo 48 (traduz. di L. L??ouzon Le Duc) Paris, 1879. I Serbi rassomigliano ad un pino il guerriero: un v??cero c??rso ancora inedito: Lu me altu quantu un pinu!—lu me minutu cipressu! Polipete e Leont??o sono da Omero paragonati a due querce. (Iliade, XII.)

[48] Orig. Zmeu. Forse non c'?? cosa che pi?? sovente dei draghi s'incontri nei canti e nelle fiabe popolari rumeni; ai quali un guerriero, un uomo valoroso ?? un drago; drago un cavallo forte e veloce al corso. Anche ai Serbi, drago (Zmei) vale uomo fiero, prode, terribile: anzi, nella mitologia slava, col suddetto nome si designa spesso qualche iddio, per es., quello del fuoco. Draghi e dragonesse hanno i Bulgari, presso i quali mutansi talvolta in orsi in pesci ed in uomini. Dozon, Chansons popul. bulgares inedites, ediz. citata. Altrove occorrono in vece uomini trasformati in dragoni. Dulaurier, Les chants pop. de l'Arm??nie, in Revue des deux mondes, 1 avril 1852. In un canto (pesma) della Macedonia, Alessandro il grande ?? generato da un drago; ed anche un'antica favola greca, riferita da Luciano, lo disse nato da un serpente, come di un serpente fu, tanti secoli dopo, creduto prole l'albanese Giorgio Castriota. Dozon, Rapports sur une mission litt??raire en Macedonie, Paris, 1873, p. 42. G. Maspero (Contes pop. de l'Egypte ancienne, Paris, 1882, p. 42) fa menzione d'altro drago che parla veramente bene ed ?? signore d'un'isola incantata. Certa fiaba calmucca narra d'un drago ch'?? una pasta di zucchero. Sono alquanto simili ai draghi le Koutch??dras degli Albanesi, le quali hanno un po' dell'uomo ed un po' della bestia. Circa i draghi e le dragonesse delle fiabe e novelline pop. ital. e specialmente siciliane, vedasi la dotta prefaz. di G. Pitr?? al vol. IV della Biblioteca delle tradiz. pop. sicil., Palermo 1875, p. CXX-CXXIII.

[49] Al bravo dei Rumeni si pu?? estendere quanto si legge nella seguente noticina apposta ad un canto pop. russo dal De Julv??court (La Balalayka, Chants pop. russes, Paris, 1837, p. 12): Le brave c'est le h??ros de toutes les chansons pop.; c'est une esp??ce de titre de noblesse que le paysan s'attribue avec amour; c'est une ??pith??te glorieuse qu'une belle adresse toujours ?? son amant.

[50] Fratello (altre volte amico) dice all'uditore il poeta, forse a imitazione dei Serbi.


LA PRINCIPESSA PELLEGRINA

(A princeza peregrina)


LA PRINCIPESSA PELLEGRINA

(A princeza peregrina)[51]

Una bella principessa
pellegrina volle andar:
va cercando un cavaliere,
che lasciavala a penar.
Certa sera ad un torrito
castel venne a scavalcar,
sospettando, a qualche indizio,
che il suo caro fosse l??.

“?? qui, dite, il cavaliere?
esso qui deve abitar.„

E una dama le rispose
con discreto e bel parlar:

“Non ?? in casa il cavaliere,
ma non pu?? molto indugiar:
se la pellegrina ha fretta,
glie lo mander?? a chiamar.„

[Pg 106] Non avea finito ancora,
e fu visto ritornar:

“Che ci fate qua, signora?
a che mai veniste qua?„

“Per amor d'un cavaliere
mi son messa a viaggiar.
Torner??, mi disse, presto;
ma no 'l vidi pi?? tornar.
Padre, casa abbandonai;
corsi e corsi terra e mar,
lui per tutto ricercando;
e no 'l posso ritrovar.„

“Mala stella, mia signora,
tardi v'ha fatto arrivar!
Io fuggivo il padre vostro,
che mi volle trucidar:
corsi terre, varcai mari,
e qui venni a riparar.
Pria che fosse un anno e un giorno
(mi faceste voi giurar)
non potevo altra donzella
n?? altra dama disposar.
Anno e giorno eran passati,
n?? sent??a di voi parlar:
la signora del castello
ebbi jeri ad impalmar.„

Non avea finito ancora,
e la donna ?? per mancar.

[Pg 107] “Ahi meschino alla mia vita!
ahi che dolore mortal!
mi ?? spirata nelle braccia:
trist'a me! che n'ho da far?„

L?? su in vetta alla sua torre,
ecco l'altra imperversar:

“Portala via, cavaliere;
corri, buttala gi?? in mar!„

“Non far?? questo, signora,
ch'ella ?? di sangue real,
ed am?? con tanta fede
chi l'?? stato disleal!„

Non avea finito ancora,
ed ei pur venne a mancar.
La signora del castello
tosto mandali a interrar
in due fosse ben profonde,
su la riva l?? del mar.
E su lui di pini un gruppo
ecco a un tratto frondeggiar;
e su lei di lamentevoli
canne un gruppo tremolar.[52]
La signora del castello
tutte le mand?? a tagliar:
ma le canne dalle radiche
si vedeano rispuntar;
e la castellana, a notte,
le sentiva sospirar.


NOTE

[51] Bellermann, p. 140-44.

Della presente romanza reca l'Hardung (I, p. 225-32) tre altre lezioni, molto inferiori in bellezza a questa, che l'Almeida-Garrett compose di vari frammenti.

Cfr. Wolff und Hoffmann, op. cit., t. II, p. 48; Gerinaldo, in Jahrbuch, 1861; Puymaigre, Chants ecc., t. I, pag. 74; Nigra, op. cit., fasc. VI, p. 186; Ferraro, Canti monferrini, N. 42 ecc. Sennonch?? i vincoli di affinit?? che legano alla nostra romanza le canzoni citate, sono per la massima parte assai debolucci: mi somigliano, sto per dire, certe parentele c??rse, ognun sa quanto strette.

[52] Eccoci da capo alle piante sorte su dalle sepolture di amanti ch'ebbero fine infelice. Qui mi ?? venuto fatto di ripensare a ci?? che l'Arbaud (op. cit., I, p. XX-XXIV) scrive molto assennatamente circa la diffusione delle fiabe e delle poesie popolari nell'et?? di mezzo. Dopo aver accennato ai cantori vaganti, da cui si vuol riconoscere in principal modo cotesta diffusione, soggiunge: ?? un pregiudizio volgare il credere, come tanti fanno, che la gente, nel medio evo, si movesse di rado e mal volentieri da casa: altro se si movevano, massimamente quelli d'umile condizione! Vedete i pellegrinaggi: non sono essi forse una prova manifesta di quel bisogno che, a dispetto di chi adopravasi ad impedirli, spingeva s?? gran quantit?? di persone a lasciar patria e famiglia? Ora i pellegrini furono come chi dicesse il giornale del medio evo. Aggiungi poi le fiere, a cui convenivano spesso uomini d'ogni qualit?? e d'ogni nazione; aggiungi i perdoni e tante altre feste religiose di gran richiamo; aggiungi in ultimo tutte quelle bande di mercenari onde allora si componevano gli eserciti; e si vedr?? quante e quanto facili strade si aprivano ai racconti ed alle canzoni d'origine popolaresca, perch?? potessero correre speditamente dall'un capo all'altro d'Europa, e mettere alle volte cos??[Pg 110] profonde radici in terra non propria, da sembrare anche ai pi?? intendenti native di quel tal luogo. Quest'ultime parole, per verit??, non si leggono, e n?? meno altre corrispondenti, nel passo dell'Arbaud da me compendiato: ve le ho aggiunte di mio, perch?? ne sono in certa guisa come una conseguenza, e perch?? nessuno, credo, vorr?? contraddirmi.


DON ALESSIO

(Dom Aleixo)


DON ALESSIO

(Dom Aleixo)[53]

Eravamo tre sorelle
somiglianti da scambiar;
insegnava l'una all'altra
a cucire e a ricamar.
La pi?? piccola di tutte
certa sera volle andar
per la porta del giardino,
con due torcie, a sollazzar.
Vest?? un abito da paggio,
che non potea meglio star;
pugnal d'oro alla cintura,
borzacchini da allacciar:
per la strada, innanzi e indietro,
si metteva a passeggiar.

“Qui,„ dicea, “son tre sorelle;
[Pg 114]qual'ho io da innamorar?„[54]

E noi ridevamo, stando
su 'l balcone a rimirar.

Le sue torcie alfine ammorza,
ch?? la luna ?? su 'l levar:
ma com'?? presso la porta,
le vien fatto d'abbassar
gli occhi, e scorge un eremita
su un sedile a riposar.

“Che ci fate in queste parti?
che ci fate, o padre, qua?„

Non rispose l'eremita;
ma il vedemmo tosto alzar,
e allungarsi tanto e tanto,
che faceane il cor tremar.

“Sei venuto dall'inferno,
ch'io ti possa esorcizzar?
o sei anima purgante,
ch'io ti possa suffragar?„

“Io non vengo dall'inferno,
che tu m'abbia a esorcizzar;
n?? son anima purgante,
che tu m'abbia a suffragar.
Ben di don Alessio l'anima
sono, e vengoti a avvisar
che ti aspettan sette armati,
vedi, a quel portone l??,
e han giurato per Dio santo
che ti vogliono ammazzar.„

[Pg 115] “Ed io giuro per Dio santo
e la vergine Maria,
che se fossero anco il doppio,
non do volta in fede mia.
Cavalieri, avanti avanti;
gareggiam di valentia:
fuori, fuor le vostre spade,
ch'io, mirate, ho fuor la mia!
Se mancasse alcun di spada,
vo' che questa per lui sia:
a me basta il pugnal d'oro,[55]
a salvar la vita mia.„

Mentre parla, la sua tonaca
l'eremita getta via,
e lei stringe nelle braccia
con estrema vigoria.
Ma la giovin, col pugnale
che il bel fianco le guarn??a,
tale un colpo al cor gli vibra,
che lo stende su la via.

“Chi ti ha morto, don Alessio?
chi ti ha morto, anima mia?„

“Tu, o signora, tu m'hai morto;
mal potuto altri l'avr??a.„

—Ben calzata e mal vestita,
va' pur l??, donna Maria:
sei dannata omai per sempre;
vano il piangere sar??a.—


NOTE

[53] Bellermann, p. 146-50.

“Die mit Lebendigkeit erz??hlte Romanze hat einen heitern Anfang, aber ein tragisches Ende. Die j??ngste von drei Schwestern, die zu neckischen Streichen aufgelegt ist, ersticht in ihrer Verkleidung ihren ebenfalls verkleideten Geliebten, indem sie glaubt, einen ihr imbekannten Zudringlichen abzuwehren. Die Romanze ist in Portugal mit mancherlei Varianten weit verbreitet, und scheint Portugal ausschliesslich anzugeh??ren.„ Bellermann, p. 275.

“Almeida Garrett estime beaucoup ce romance bizarre qui ne nous pla??t pas infiniment; mais il d??clare que ne l'ayant pas trouv?? complet, il a r??uni divers fragments. On voit, en effet, qu'il a pris moiti?? d'un romance en a et moiti?? d'un romance in ia; il donne de plus, en note, des variantes en e. Nous avons cru devoir traduire ce texte, parce qu'il ne nous semble pas que les arrangements d'Almeida Garrett aient notablement d??figur?? un chant vraiment populaire. La fid??lit?? avec laquelle Almeida a reproduit les vers de la fin qui s'accordent si mal avec le reste de la pi??ce, est une preuve de ses scrupules. A ce bizarre remate il joint cette note:—Ce dernier couplet qui appara??t dans toutes les le??ons, appartient-il en effet au romance? Est-ce le fragment d'un autre chant qui y a ??t?? joint par l'ignorance du vulgaire? J'inclinerais vers cette supposition, mais j'ai conserv?? ce couplet parce que je n'ai pas rencontr?? une seule le??on o?? il ne figure.—„ Puymaigre, Romanceiro, p. 213.

Un'altra lezione edita la prima volta dal Braga, e che leggo in Hardung, I, a carte 173, comincia:

“Na cidade de Madrid,
na melcor que el-rei tenia ecc.„

E il raccoglitore osserva: “Apesar de que o primeiro verso parece[Pg 118] indicar origem hespanhola do romance, n??o se encontra nas collec????es hespanholas. Nas Ilhas des A??ores Castella ?? substituida pela Hungria. A vers??o de Almeida-Garrett ?? composta de varias li????es provincias, e o collector confessa que algumas palavras foram conjecturalmente substituidas por elle.„ Ivi.—Tre sono, in tutto, le lezioni riportate dall'Hardung: quella che principia co' due versi dianzi citati, il testo dell'Almeida-Garrett ed un'altra, di cui ecco i primi quattro versi:

“L?? na c??rte de Castella,
entre los grandes vivia
nobre e altivo cavalleiro,
que era a flor de fidalguia ecc.„

“Nous remarquerons que les deux versions des ??les A??ores ne finissent point par les vers qu'a conserv??s Garrett, pas plus que l'autre version que nous traduisons aussi. Cette derni??re se termine tr??s bien, sauf que le suicide qui lui sert de d??nouement n'est gu??re dans les donn??es chr??tiennes habituelles au Portugal„. Puymaigre, Romanceiro, p. 214. Qui, rimettendomi sempre a chi ne sa pi?? di me, vorrei dire ancor io la mia. Senza dubbio, quell'essere alcune lezioni mancanti dei quattro ultimi versi riprodotti dall'Almeida-Garrett, rincalza non poco il sospetto che siano d'altra romanza; non di meno, che possano appartenere alla presente, me lo persuadono quelle tante e tante incoerenze e capricci e singolarit?? quasi inesplicabili, di cui le fiabe, i racconti, le poesie popolari d'ogni tempo e d'ogni paese ci offrono esempi infiniti.

[54]

“S??n 'namuratu delle due s??relle;
da una all'altra non so qua' piăre.„

Marcoaldi, op. cit. (canti liguri) pag. 86.

[55] Pugnali e spade d'oro, anche in altre romanze portoghesi e spagnole e nei canti popolari di pi?? nazioni:

“Tira el rei seu punhal de oiro ecc.„

Romances de Gerinaldo (lezione Almeida-Garrett). V. Hardung, I, p. 111.


GIUSTIZIA DI DIO

(Justi??a de Deus)


GIUSTIZIA DI DIO

(Justi??a de Deus)[56]

Ne va preso il conte, preso
ne va, preso e ben guardato:
non lo prendon come ladro,
n?? per uom ch'abbia ammazzato;
ma una giovin che tornava
da Sant'Jacopo[57] ha sforzato:
dormir seco non gli basta,
ch'ei la cede a un suo creato.

Questo accadde l?? tra i monti,
lunge assai dall'abitato:
ivi lei lasci?? per morta,
n?? pi?? cura se n'?? dato.
Tre d?? pianse ella e tre notti,
e pi?? avrebbe lacrimato;
ma il buon Dio non manca mai
d'ajutar lo sventurato.
Ecco passa quivi a sorte
[Pg 122]vecchio e povero soldato
dalla barba come neve,
che alla spada iva appoggiato:
di conchiglie una schiavina
e il cappello ha tutto orlato.
Si fe presso alla dolente,
e amoroso le ha parlato:

“Via, non pianger pi??, figliuola,
ch?? a bastanza hai lacrimato:
quel villano cavaliere
ne va preso e ben guardato.„

Men?? quindi la fanciulla
quel buon vecchio di soldato,
la men?? seco alla reggia,
dove il conte han gi?? portato.

“Io ti prego, o mio signore,
per l'Apostolo sacrato,
che sia oggi a questa misera
s?? gran torto vendicato.
Sposo il conte vuol la Chiesa,
e la legge decollato:
la sua nascita no 'l salvi;
contro al Ciel, vedi, ha peccato.„

E il re disse ai consiglieri,
tutto in volto corrucciato:

“Vo' che sia questo negozio
senza indugio qui sbrigato.„

[Pg 123] “Chiaro ?? il fatto, molto chiaro,
ed ?? presto giudicato:
o sposarla deve il conte,
o dev'esser decollato.„

“Questo,„ disse il re, “mi garba;
tosto il boja sia chiamato:[57]
o sposar la pellegrina,
o senz'altro, decollato.„

“Venga il boja con la scure!„
grid?? allora l'accusato:
“meglio morto mille volte,
che campar disonorato!„

Or udite quel buon vecchio,
quel buon vecchio di soldato:

“Questa, o re, non ?? giustizia;
malamente hai giudicato:
sposi pria la pellegrina,
e sia poi decapitato:
morte lava il disonore,
ma non lava gi?? il peccato.„[58]

Non avea finito ancora,
e la sua spada ha gittato:
non pi?? segni di romeo,
non pi?? armi di soldato;
in canuto e santo vescovo
s'?? in un lampo trasformato,
con la mitra tutta gemme
e un bel pastoral dorato.

[Pg 124] Per la man prese la giovine,
per la man lo sciagurato:
le parole rituali,
a sposarli, ha pronunziato.
Tutti piangono gli astanti;
pi?? d'ogni altro il condannato;
e piangendo invoca morte,
ch'ei non sia disonorato.

Lui contrito il santo vescovo
assolvea dal suo peccato;
indi il portan via per morto,
n?? il carnefice ?? chiamato:
giudicavalo Iddio stesso;
pria d'un'ora ?? trapassato.
Ma sovvenne pronto all'anima
quell'Apostolo sacrato,
ch?? non altri fu il romeo,
il buon vescovo, il soldato.


NOTE

[56] Bellermann, p. 160-66.

Seguo il testo dell'Almeida Garrett, che poco differisce della lezione della provincia di Beira Alta, raccolta dal Braga. “Ce dernier a, de plus, donn?? de ce romance deux autres versions o?? n'intervient pas un personnage myst??rieux. Comparez ce chant avec el Conde Grifos du Romancero general [di A. Duran, Madrid, 1854], I, p. 65 [e Wolf und Hoffmann, Primavera ecc., II, 55]. ?? propos du mariage du comte et de la p??lerine, on lit dans le texte portugais:

Por palavras de presente
alli os tem desposado.

Por palavras de presente est l'expression consacr??e pour le mariage qui se fait en personne, et non par procuration: por palavras de futuro.—Desposado est le sacrement, par opposition ?? casamiento qui peut se faire attendre dans le mariage par procuration.„ Puymaigre, Romanceiro, p. 169. Io, come il lettore ha visto, tradussi palavras de presente con parole rituali, quantunque la frase dell'originale sia proprio quella che a tenore dei sacri canoni si adopera in questo caso.

Vedi, intorno a questo celebre santuario, A. Chiappelli, Studii di antica letter. cristiana, Torino, 1887, nello scritto La leggenda dell'Apostolo Jacopo a Compostella e la critica storica. Nel cap. I (p. 149-73) si dimostra ampiamente, con ragioni che a me parvero inoppugnabili, la impossibilit?? della predicazione del nominato apostolo in occidente. Ai tempi d'Erasmo il concorso dei pellegrini era gi?? molto minore; ond'egli, nei Colloquia (ediz. di Lipsia del 1729, p. 410), piacevoleggia cos??:—Menedemus: “Dic mihi, quid valet agitque vir optimus Jacobus?„ Ogygius: “Multo frigidius solito.[Pg 126]Mened.: “Quid est in caussa? senium?„ Og.: “Nugator, scis divos non senescere. Verum haec nova persuasio, quae late per orbem divagatur, facit infrequentius salutetur solito; et, si qui veniunt, salutant tantum; nihil, aut quam minimum donant, dictitantes eam pecuniam rectius collocari in egenos ecc.„—Andaron troppo lungi dal vero i nostri Alberigo Gentile e Celio Calcagnini, quando l'uno dette all'Olandese la taccia di pendulus litterator, e l'altro lo rassomigli?? ad un ballerino di corda? Io penso di no. Direi piuttosto che non parlasse in tutto secondo verit?? Erasmo, che ripreso una volta perch?? non osservava a rigore la quaresima, rispose celiando che l'anima sua era cattolica, se lo stomaco pizzicava del luterano.

A Compostella, e cos?? pure a Gerusalemme ed agli altri santuarj d'oltralpe e d'oltremare, pellegrinarono sempre gl'Italiani in assai scarso numero, a paragone d'altre genti pi?? devote di loro; e non di rado per motivi almeno in parte mondani. Come i pellegrinaggi a Roma fossero argomento di beffa, vedilo in quella sonettessa del Lasca, ove parlano il noto Stradino ed un Cavalier Nano:

S. “Bambolin mio, che Dio vi benedica,
e vi contenti secondo il disio,
ditemi dove andate voi ratio,
se gi?? non v'?? il parlar troppa fatica?„

C. N. “A Roma santa, d'ogni bene amica,
per soddisfare un voto ne vo io:
sendo guarito, come piacque a Dio,
d'un morso che mi d??tte una formica.„

Le rime burlesche ecc. (ediz. Verzone), p. 12.

Talvolta si accompagna allo scherno la satira arguta e mordace contro la corruzione del clero. Nella Scolastica dell'Ariosto (atto III, sc. 6), Bartolo, ad espiare certo suo peccato giovanile, vorrebbe farsi romeo. E un frate gli dice:

“Voi potete veder la bolla, e leggere
le facultadi mie, che sono amplissime:
e come, senza che pigliate, Bartolo,
questo peregrinaggio, io posso assolvere
e commutar gli v??ti. E maravigliomi
ch'essendo, com'io son, vostro amicissimo,
non m'abbiate richiesto; perch?? dandomi
quel solamente che potreste spendere
voi col famiglio nel viaggio, assolvere
vi posso, e farvi schifar un grandissimo
disconcio, all'et?? vostra incomportabile: ecc.„

?? cosa notevole che non abbia nulla del satirico n?? del buffonesco il Canto di pellegrini di G. B. dell'Ottonajo, che comincia:

“Per v??to a visitar Galizia andiamo,
e a render grazie al Barone immortale,
per li preghi del quale
dalla peste di Roma salvi siamo.„

Sar?? forse perch?? non tutti i capi ameni d'allora si adattarono a credere con messer Francesco Berni che il tempo della mor??a fosse, come a lui pareva,

“.....il miglior tempo e la pi?? bella
stagion che la natura sappia fare.„

[57] Mi fa risovvenire il Froissart: “A ce point grigna le roi les dents, et dit:—Qu'on fasse venir le coupe-teste! ecc.„ Leggi tutto il bel passo in Villemain, Tableau de la litt??r. au Moyen Age, Paris, 1878, II, p. 141. Altri testi sono alquanto diversi. Cfr., p. es., l'ediz. Yanoski, Paris, 1865, p. 98.

[58] “Don Tello [parla il re Alfonso VII], da' ad Elvira il nome di sposa per riparare l'oltraggio che le recasti; e quando il carnefice t'avr?? mozzo il capo, ecc.„ Lope De Vega, El mejor alcalde el rey, Atto V, scena ultima.—“E voi [parla ora quel famoso Don Pedro il crudele, che, siccome dice L. De Viel-Castel, potrebbe chiamarsi la provvidenza dei tragici spagnoli], e voi che prometteste di sposare Eleonora, fatelo subito, se non volete che l'anima vostra abbia a perire insieme col corpo. Ma intorno a ci?? ve la intenderete col vostro confessore; perch??, badate bene, o la sposiate o no, domattina la vostra testa dovr?? senz'altro cadere.„ A. Moreto, El rico hombre de Alcala, Atto II, sc. XVI.


LA PELLEGRINA

(A romeira)


LA PELLEGRINA

(A romeira)[59]

Una giovine romea
per quei verdi poggi va:
altra mai s?? casta e bella
non fu vista viaggiar.
Le scendea lunga la gonna
sovra l'erbe della via;
gi?? calato un cappellino
i begli occhi le copr??a.
Lei seguiva un cavaliere,
la seguiva a fin di mal;
ma per quanto si affrettasse,
non potevala arrivar.
A un olivo, presso un eremo,
dopo tanto la ferm??:
essa allora a quella pianta
benedetta si appoggi??.

“Io ti prego, o cavaliero,
per Dio santo e per Maria,
[Pg 132]che mi lasci col mi' onore
seguitar la strada mia:„

Ma quel tristo Iddio non teme,
n?? ragion vuole ascoltar;
ben si appresta, imbestialito,
le sue brame a soddisfar.
Lottan essi braccio a braccio,
ed ?? lunga lotta e dura,
fin che al suol casca la debole
e innocente creatura.
Ma un pugnal videgli al fianco,
nel cadere: lo strapp??
via di forza l'animosa,
e nel cor glielo piant??.[60]
Nero il sangue dalla piaga,
nero e molto gi?? piovea:

“Per Dio santo e per la Vergine
io ti supplico, o romea,
quando a casa tornerai,
tua vendetta non vantar;
non dir nulla dell'oltraggio,
ch'io ti volli dianzi far.„

“Co' tuoi, s??, brutto ribaldo,
e co' miei mi vanter??;
come uccisi un vil furfante
col pugnale suo dir??.„

Indi corre alla campana,
e a sonar forte si d??:

[Pg 133] “Buon romito, ve ne prego
per Iddio, venite qua.
Raccomando a voi quest'anima
peccatrice: nel sacrato
sotterriamo intanto il morto:
e Dio l'abbia perdonato!„


NOTE

[59] Bellermann, p. 168-70.

“O romance da Romeirinha, un d'aquelles que tiveram origem nos perigos que corriam os romeiros, e sobretudo as romeiras em suas peregrina????es, ?? conhecido em Tr??s-os-Montes e no Minho. Almeida-Garrett, Rom., III, p. 9-14, traz uma li????o apurada pelas duas vers??es d'estas provincias, e pouco differente da vers??o de Tr??s-os-Montes.„ Hardung, I, p. 118, in nota. Di questa bella romanza il Braga d?? un testo che offre qualche piccola diversit??: la mia traduzione ?? condotta su quello dell'Almeida-Garrett. Il lettore cortese mi scuser?? se non reggo alla tentazione di riferire parte di una stupenda lettera di Giovanni da Catignano, detto ancora il beato Giovanni dalle Celle, dove una pia monaca, certa Domitilla, ?? da lui sconsigliata di mettersi a cammino del santo Sepolcro: “Ho udito come tu, con molte vergini e donne oneste et altri giovani, volete andare oltre a mare. Piatoso desiderio ?? quello nella corteccia. Ma nella midolla ?? pi?? crudele che ogni crudelt??; nimico d'ogni onest??; porta di perdizione e dispersione di tutte le virtudi; perdizione d'ogni innocenza e puritade.... Forse dirai:—Io voglio andare per lo perdono.—O perch?? vogli andare a rischio d'essere cibo dei pesci del mare? et a rischio di perdere la onestade.... quando tu puoi avere il perdono nel paese tuo?.... E forse pensi andare con tanta agevolezza col corpo in Gerusalemme, con quanta agevolezza tu vai con lo spirito? Ma e' non sar?? cos??; anzi ti voglio contare parte de' pericoli che potrai trovare. In prima, entrerai nel mare. Nel quale infermerai; e non potrai mangiare nulla, anzi vomicherai ci?? che tu arai dentro. Nella qual nave sarai messa nel fondo cogli uomini mescolatamente; e non veggono n?? lume n?? luce. E dove tu prima fuggivi la veduta degli uomini, allora ti converr?? stare stretta con loro. E per li disagi farai faccia di meretrice; e non ti curerai [Pg 136]pi?? d'onestade. Uscirai fuori del mare; andrai fuori negli alberghi: et arai una camera ove alberga soldati masnadieri et ogni mala gente. Et in queste mescolanze potrai diventare sepolcro d'ogni immondizia.... Dico adunque che il diavolo non ud?? mai predica che pi?? gli piaccia, che questa del passaggio. Perocch?? migliaja di donne onestissime far?? meretrici; e migliaja di giovani che portano il fiore di verginitade, la lasceranno tra via. Mento, se queste cose non intervennono, quando s'and?? a Roma per lo cinquantesimo [il giubileo del 1350]; e s'io non udi' da uno masnadiere:—Noi facemmo quello strazio delle belle donne, che se elle fossono state pecore.... E gli occhi tuoi onestissimi perderanno il loro timore. Perderai l'umile tuo digiuno e le genove [genuflessioni, prostrazioni], che tu suoi fare. Affaticherai il corpo, senza divozione. Spegnerai lo spirito tuo.... Priegoti mi scriva se questo ?? vero, che tu debba andare; ovvero che mi sia stato detto per darmi fatica, non poco utile a molti semprici giovani e purelle di Cristo, le quali vogliono volare senz'alie, nella fine ed ultime parti del mondo; essendo di ci?? confortati dal diavolo, e non da Dio. Il quale ama pi?? l'anime pure, che terra di repromissione o che la pietra del sepolcro suo ecc.„ Questo furore dei perdoni e dei pellegrinaggi pare invadesse, pi?? che altro, le donne inglesi; di cui molte, giovani e belloccie, incorsero nei pericoli sopraccennati, e se ne tornarono a casa tutt'altro che purelle di Cristo.

“V'?? un capitolare di Carlomagno indirizzato contro i penitenti vagabondi, i quali probabilmente consideravano la catena di ferro che portavano al collo, espiatoria dei peccati futuri al pari che dei passati.„ Hallam, L'Europa nel M. E. (traduz. di G. Carraro), Firenze, 1874, p. 271.

“Braga a rappel?? dans les notes de son Cancioneiro popular l'histoire de dona Ximena, qui, prise par un More, feint de c??der ?? son amour, l'embrasse et l'entra??ne avec elle dans la mer. On a attribu?? au mari de cette autre Lucr??ce, Mendo Vasquez de Britteiros, des vers o?? il est fait allusion ?? cette mort, et qui se trouvent dans l'Histoire chronologique et critique de l'abbaye royale d'Alcoba??a, par Fortunato de Sam Boaventura.

Outre ce romance de la P??lerine, les Portugais ont sur le m??me sujet deux imitations du romance castillan Rico Franco.„ Puymaigre, Romanceiro, p. 216.

“O romance de Dom Franco, recolhido pela primeira vez, por Th. Braga, ?? conhecido na Hespanha sob o titulo do Rico-Franco (Duran, Romancero General, t. I. p. 160). N'uma das vers??es da Ilha de S. Jorge, Dom Franco ?? substituido pelo Duque da Turquia, o que justifica a classifica????o do romance como romance mourisco.„ Hardung, II, p. 61, in nota.

[Pg 137]

[60] Invenzione delle meglio acc??tte ai poeti popolari ?? quella di una giovine che, o per vendetta o per salvar l'onest??, uccide un uomo con l'armi sue proprie: le canzoni italiane di siffatto argomento sono parecchie. Questa (di Alessandria), tutta forza e rapidit??, ?? nel Marcoaldi, raccolta cit., p. 166-67:

LA VENDICATRICE.

“Oh, varda ben, Munfren-na,
oh, varda quel cast??:
i ?? trentatr?? fanten-ni,
ch a j'ho menaji me.
I m'a neg?? l'amure,
la testa a j'ho taj??.„

“Ch'u' m digga l??, sior conte;
ch'u 'm lassa la so' sp??.„

“Oh, dimi ti, Monfren-na;
cosa ch'a 't na voi fa'?„

“A voi taj?? 'na frasca
per ombra al me' cav??.„

Lesta con la spaden-na
al cor a j'ha pass??.

“Va l??, va l??, sior conte;
va l?? 'nte quei boscon;
le spen-ni e li serpenti
saran toi compagnon.„

Ha riscontro in altra piemontese edita dal Ferraro (Canti Monferrini, p. 4):

LA LIBERATRICE.

“Vostu vin??, Gianfleisa,
vostu vin?? cum mi?„

“O si vurrei ca vena,
prunt??me d'un cav??.„

“Cav?? l'?? bela prunt;
t'j manche anma che ti.„

Sa l'?? munt?? a cav??,
singsent mija senza parl??e.

“O varda l?? Gianfleisa,
'r cast?? ca ti voi min??e;
tanti ca j' ho minaje
i'n sun p?? riturn??e.„

“Sa te digo ti, Gilardu,
prestme ra to sp??.„

“Csa vosti f??, Gianfleisa,
dra me spadin-ha d'or?„

“Av??i taj??e ina rama
da f?? umbra ar me cav??.„

Quindi r'ha av?? ra sp?? an man,
ant ir cor a i r'ha piant??.

“St?? l??, sta l??, Gilardu,
a ra fresca rus??;
e mi ca sun Gianfleisa,
purtr?? ra nova a c??.„

Cfr. Nigra, Canzoni ecc., fasc. V. p. 153 (Monferrina). Tolgo la seguente dal Bernoni, racc. cit., punt. IX, p. 2:

LA INCONTAMINATA.

“O Betina de l'aqua fresca,
me daressi un po' da bevare?„

“Va da basso a le fontanele,
che de l'aqua ghe ne sar??.„

“Toca, toca gli spironi,
bela; in Franza te v??i menar.„

Quando in Franza fu rivata,
la mia bela tr?? un sospir.

“Ma perch?? sospiri, bela?
tanto tempo che moro per ti!„

“Me xe morta la mia mama;
me convien morir 'nca mi.„

“Non pensar pi?? a la tua mama;
pensa a mi che so el tuo amor.„

“Maledeto sia 'l sartore
che m'?? fato questo busto:
'l me l'?? fato gnente giusto,
che no posso respirar.
Cavalier, dame la spada,
ch?? la steca [del busto[61]] me v??i tagiar.„

El ghe d?? la spada in mano,
e nel cuor se la impiant??.

“Me xe morta la mia bela;
me convien morir 'nca mi.„

Cfr. Ferraro, La Monferrina incontaminata; Nigra, fasc. V, serie 2, Il Corsaro.

“Gerard de Nerval raconte dans la Boh??me galante que la fille d'un p??tissier, ayant port?? des gateaux chez son seigneur, fut forc??e de passer la nuit dans le ch??teau de celui-ci. Elle lui demanda son poignard pour couper le noeud d'un lacet, et s'en per??a le coeur.„ Puymaigre, Chants ecc., I, p. 139. Dubita l'egregio uomo che da questo fatto abbia avuto origine la canzone La fille du p??tissier (ivi, p. 137-38). Altre canzoni che pi?? o meno si accostano alla romanza portoghese ed a quelle italiane dianzi citate, sono in Puymaigre, stessa racc., I, p. 140; De la Villemarqu??, Barzaz-Breiz, I, p. 354; lo stesso, ivi, p. 305, Les trois moines rouges; La filleule de du Guesclin; Bujeaud, Chants et Chansons popul. des provinces de l'Ouest, Paris, 1866, II, p. 177, La fille des Sables; Luzel, Gwerziou Breiz-Izel, ed. cit., I, p. 319, 325, Rolzmel chon, Jeanne le Roux; Beaurepaire, Etudes ecc. pag. 56, ecc. In altre canzoni italiane e straniere incontriamo ragazze, che dando spesa al cervello, sanno uscire d'impaccio senza ricorrere al sangue. Vedasi, p. es., La fuga e il pentimento in Marcoaldi, p. 162; Puymaigre, Chants, ecc., Les damoiselles du Ch??teau de Bonfort, I, p. 131 e 134; Arbaud, op. cit., Les tres capitanis, I, p. 143; Champfleury et Wekerlin, op. cit. p. 95, La jolie fille de la Garde ecc. ecc.]

[61] Metto le parole del busto dentro parentesi, perch?? la lezione ?? visibilmente sbagliata.


LA FIDANZATA

(A noiva)


LA FIDANZATA

(A noiva)[62]

“Dio vi salvi, cara zia,
che ritrovo qui a filar!„

“Ben venuto, o cavaliere;
?? cortese il tuo parlar.„

“In mal punto ebbi a partire,
in mal punto a ritornar:
me nessuno riconosce;
un altr'uomo ho da sembrar.
Meglio morto l?? tra' Mori
che un s?? fatto rimpatriar!„

“Ah nepote del mio core,
ti conosco ora al parlar!
Io son cieca, non mi vedi?
dal continuo lacrimar.„

“Babbo, mamma dove sono?
io vo' andarli ad abbracciar.„

[Pg 144] “Ah il tuo babbo e la tua mamma
gli ho veduti sotterrar!„

“Che ne fu del mio naviglio,
che mandai qui ad ancorar?„

“Ordinava il comandante
che prendesse tosto il mar.„

“E de' miei cavalli bianchi,
ch'io dovetti qui lasciar?„

“Caro, i tuoi cavalli bianchi
li mandava il re a pigliar.„

“Che ne fu della mia bella,
ch'io lasciavo a sospirar?„

“Oggi, o caro, si fa sposa,
e domani va all'altar.„

“Dove sono i fidanzati?
li vo' andare un po' a trovar.„

“Figliol mio, non te lo dico;
ti potrebbero ammazzar.„

“Non temete, zia, di nulla;
son discreto e so parlar:
ma se cortesia non basta,
questa spada supplir??.„

“Dio vi salvi, miei signori,
che possiate in gioja star!„

[Pg 145] “Oh ben venga il cavaliere!
via, sedetevi a pranzar.„

“Io non son qui per le nozze,
n?? qui sono per pranzar:
vo' veder la fidanzata,
ch'?? cugina mia carnal.„

Essa viene da una stanza,
e fa tutto un lacrimar:
come vede il cavaliere,
allibbisce, ?? per mancar.

“Se tu piangi per vedermi,
me ne vo' senz'altro andar;
se tu piangi per le donora,
te le posso anche pagar.„

“Con la vita la pagasse
chi mi seppe raggirar!
chi mi disse ch'eri morto,
caro, in terra d'oltremar!
Gli altri restino a far festa,
gli altri restino a pranzar;
l'amor mio primo, nessuno
potr?? farmelo lasciar!„

“Vengan pur giudici ed alcadi[63]
di Castiglia e Portogal:
se poi qui non c'?? giustizia,
questa spada l'ha da far!„


NOTE

[62] Bellermann, p. 172-76.

Il vero titolo di questa romanza ?? A noiva arraiana. La voce soppressa mal si tradurrebbe in italiano.

“Garrett tem esta xacara por bem antiga e originaria do Algarve.—O fronteiro que mandou ao mar a armada do cavalleiro ausente, faz pensar que isto seja coisa do tempo das nossas emprezas de Africa. O logar da scena ?? inquestionavelmente na raia. Mas aqui ha mar, e armadas que v??o ao mar: n??o p??de pois ser outra a raia sen??o a do Algarve.Hardung, II, p. 97, in nota.

“Almeida-Garrett d??clare qu'il ne conna??t qu'une version de ce romance. [Un'altra fu poi raccolta nell'Algarvia; onde apparisce manifesto ch'egli aveva dato nel segno. Vedi Hardung, t. cit., p. 99, in nota.] .... On en retrouve quelque chose dans un romance catalan, D. Luis, mais la fin est diff??rente; elle rappelle celle du comte Nillo, dont elle reproduit aussi vaguement quelques d??tails. Les po??sies populaires o?? un mari, un amant, arrivent au moment o?? ils vont ??tre sacrifi??s ?? un successeur, sont en nombre tel que nous renon??ons ?? les indiquer.„ Puymaigre, Romanceiro, p. 205.

[63] Giova sperare che i giudici e gli alcadi invocati dal nostro bravo giovinotto, non sieno della stessa risma di quelli che a detta di Sancio Panza andavano s?? facilmente a risico di ragliare. Vedi Don Quijote, parte II, cap. 27.


GIOVANNINO

(Jo??osinho)


GIOVANNINO

(Jo??osinho)[64]

Giovannino fu a giocare
una notte di Natal;
vinse cento doppie d'oro
gi?? coniate o da coniar:[65]
anche uccise un sacerdote,
che dicea messa all'altar;
ingann?? sette fanciulle
in et?? da maritar,
e usurp?? sette castelli,
tutti regia propriet??.
Quando il padre seppe questo,
lo volea fare ammazzar;
ma la povera sua madre
cominciava a singhiozzar:

“Risparmiate il sangue nostro;
se ci costa Iddio lo sa:
deh vi basti di cacciarlo
dalla terra sua natal!„

[Pg 152] Va il meschin peregrinando,
e si mette a dimandar:

“C'?? qui pane, che ne possa
anche un povero comprar?„

“Non c'?? pane in queste parti,
n?? chi pane sappia far.„

Va il meschino un po' pi?? avanti
e si mette a dimandar:

“C'?? qui vino, che ne possa
anche un povero comprar?„

“Non c'?? vino in queste parti;
non usiam viti piantar.„

Va il meschino anche pi?? oltre,
e si mette a dimandar:

“C'?? un po' d'acqua, che ne possa
anche un povero comprar?„

“Non c'?? acqua in queste parti;
non ne vuole Iddio mandar.„

Va il meschino avanti avanti,
e si mette a dimandar:

“C'?? qui erba, che ne possa
anche un povero comprar?„

“Non c'?? erba in queste parti;
qui non s'usa seminar.„

Divent?? santo di colpo,
tale angoscia ebbe a provar.


NOTE

[64] Hardung, I, p. 243-45.

“Este romance muito interessante foi recolhido em duas diversas variantes por Th. Braga.—?? unico documento da poesia popular portugueza em que encontramos a antiga tradi????o germanica do banido, tantas vezes empregada na penalidade feraleira.—„ Ivi, p. 243, in nota.

L'altra variante, meno bella, va col titolo di Flores e Ventos (ivi, p. 245-46), e comincia:

“Caminhou Flores e Ventos
uma noite de natal;
deshonrou sete donzellas
todas de sangue real;
arrasou sete citades
que o pae tinha p 'ra lhe dar:
matou seis padres de missa,
revestidos no altar;
jogou cem dobr??es de ouro
marcados e por marcar.
Sua m??i, quando tal soube,
logo ao rei foi fallar ecc.„

E finisce cos??:

“Sete annos andou em sella,
outros sete andou em p??;
foi acabar sanctamente
no adro de Nazareth.„

[65] “Nous ne savons trop ce qu'on entendait par l??; mais nous remarquons, que, dans une chanson du Canada (Chansons pop. du [Pg 154]Canada, publ. par Ernest Gagnon, p. 47) il est question de sous marqu??s.„ Puymaigre, Romanceiro, p. 240.—Io, dalla mia parte, mi contenter?? di osservare che soltanto in Francia, e pi?? specialmente nel secolo di Luigi XIV, corse, tra l'altre, la moda di voler trovare in tutto e per tutto de la raison, e che i poeti popolari non ebbero n?? avranno mai conoscenza di questo avvertimento del Boileau: “Il faut, m??me en chansons, du bon sens....„


LO SCHIAVO

(O captivo)


LO SCHIAVO

(O captivo)[66]

Io ven??a dal mar di Amburgo
su una bella caravella,
quando i Mori ecco ci presero
pur cos?? tra pace e guerra.
Nelle lor terre, per vendermi,
mi portarono, a Sal??;
ma non fu Moro n?? Mora
che un quattrin desse di me.
Finalmente un can d'Ebreo
mi degnava comperar:
negra vita era la mia;
mi trattava come un can.
Pestar sempre il d?? lo sparto,
e la notte la cannella;
una sbarra qui alla bocca,
non gli avessi a mangiar quella.
Manco mal che la mia buona
padroncina mi donava
[Pg 158]tutti i giorni del pan bianco,
di quel pan ch'essa mangiava.
Dava a me quant'io chiedessi,
e pi?? ancor che non chiedea:
le piangeva io nelle braccia,
ma non gi?? per lei piangea.

Mi diceva essa: “Non piangere:
vuoi, cristiano, rimpatriar?„

“Ah signora! come andarmene,
se mi manca da pagar?„

“Se hai bisogno d'un cavallo,
ti dar??, caro, una bella
cavallina; se di nave,
ti dar?? una caravella.„

“Del cavallo, o mia signora,
non saprei che me ne far;
troppo ?? lunge di qui C??uta
di Castiglia e Mazagan.
E n?? pur voglio la nave,
ch?? tant'??, non fuggirei;
di quel poco che tuo padre
mi pag??, lo froderei.„

“Prendi allora questa borsa
qui di seta gialla; to':
?? un ricordo che mia madre
moribonda mi lasci??.
Vanne; paga il tuo riscatto;
e alle donne di laggi??
[Pg 159]di' se quello d'un'Ebrea,
o l'amor loro val pi??.„

Non avea finito ancora,
e il padrone ecco arrivato:

“In buon punto voi veniste,
che il Signore sia lodato:
sento adesso che i denari
del riscatto mi han mandato.„

“Ma ci vogliono crociate[67]
molte, amico; ci hai pensato?
chi ti di?? tanta moneta
che il riscatto sia pagato?„

“Parte gi?? ne avevo; il resto
le mie due sorelle han dato;
me 'l portava dianzi un angiolo
dal Signore Iddio mandato.„

“Dimmi, ors??, cristiano, dimmi,
vuoi tu farti rinnegato?
ti dar?? la mia figliola,
ti dar?? tutto il mio stato.„[68]

“Io non voglio esser giudeo,
non io turco rinnegato;
io non voglio che sia detto
che mi hai messo nel tuo stato:
porto Cristo crocifisso
io nel core qui stampato.„

[Pg 160] “Che cos'hai, buona Rachele?
dimmi, via, figliola amata,
se per colpa di quel cane
veggo te s?? addolorata.„

“Lascia stare quel cristiano,
che di nulla ?? debitor:
volontaria glie l'ho dato,
s'ei mi deve il mio bel fior.„

Tosto il padre in una torre
tutta pietra l'ha serrata:
ch?? quei Mori non dicessero:
“?? l'Ebrea disonorata.„

“O mandola, o mia mandola,
sta' qui al muro a infracidar:
se n'?? ito l'amor mio,
se n'?? ito via pe 'l mar.„


NOTE

[66] Bellermann, p. 184-90.

“O romance do Captivo de Argel ?? um typo dos mui populares contos de captivos que relatam a salva????o de prisioneiros christ??os da m??o dos mouros. Foi derivado o romance do Captivo de Argel da Hespanha. (Duran, Romancero General, N. 258). Th. Braga o obteve do Porto, escripto em uma letra que denuncia o seculo XVII. Garrett conhecia variantes de Lisboa, Ribatejo e Extremadura; Estacio da Veiga o encontrou em Tavia; e nos Cant. pop. do Archip. A??or. (p. 323-325) Braga publica duas vers??es da Ilha de S. Jorge.„ Hardung, II, p. 46, in nota.

Le lezione manoscritta del sec. XVII comincia:

“Mi madre era de Hamburgo,
mi padre de l'Antequera ecc.„

Quella dell'Algarvia:

“O meu pae era de Hamburgo,
minha m??i de Hamburgo era:„

e cos?? una dell'isola di San Giorgio, salvo una differenza da nulla.

“Braga remarque que Camoens, dans les Disparates da India, a termin?? une strophe par deux vers de la version castillane:

Mi padre era de Ronda,
y mi madre de Antequera.

D'apr??s la mani??re dont Ceuta est mentionn??e ici, le romance daterait de l'??poque o?? cette ville ??tait devenue espagnole, et ne serait pas plus ancien que le XVII si??cle, ?? en croire ce passage; [Pg 162]mais dans d'autres le??ons, Ceuta n'est pas nomm??e, et peut-??tre y a-t-il eu ici interpolation moderne.„ Puymaigre, Romanceiro, p. 171.

[67] Sorta di moneta.

[68] Orig. estado. In italiano, stato, per sostanze, patrimonio, ha parecchi esempi di scrittori autorevolissimi. A me non ?? parso far male, conservando nella mia traduzione una voce di significato comune alla lingua nostra ed a quella del testo.


IL CIECO

(O cego)


IL CIECO

(O cego)[69]

“Annetta, la porta deh m'apri adag??no:
son tutto ferito; non reggo al cammino.„

“Se t'hanno ferito, da' retta, o meschino,
andarne puoi tosto per altro cammino.„

“Deh m'apri la porta, me l'apri adag??no:
son privo degli occhi; non vedo il cammino!„

“No, porta o portello non t'apro, carino:
via, dico, in malora per tristo cammino!„

“Ah il povero cieco va solo e tapino,
cantando, accattando, per questo cammino!„

“Qua, mamma, qua, mamma; sentite un pochino
cantare quel cieco che ha perso il cammino.„

“Se canta ed accatta, pan diamogli e vino;
?? un povero cieco che fa suo cammino.„

[Pg 166] “Non vo' del tuo pane, non vo' del tuo vino;
vo' solo che Annetta m'insegni il cammino.„

“To', Anna, la r??cca; su mettivi 'l lino;
col povero cieco va' gi?? pe 'l cammino.„

“?? vuota la r??cca, finito ?? il mio lino;
conosce il buon cieco, conosce il cammino.„

“Deh ancor mi accompagna, di grazia, un pochino:
son privo degli occhi, non vedo il cammino.„

“Oh quanti mai, quanti dal colle vicino
signori a cavallo per questo cammino!„

“Venuti son tardi, mio dolce visino;
gli aspetto che ?? tanto su questo cammino!„

“Ve', calan gi?? tutti pianino pianino:
il cieco, il mio cieco, lo vede il cammino!

Mi assetta amoroso su vispo ronzino:
un cieco mi porta, ma vedo il cammino.


NOTE

[69] Bellermann, p. 192-94.

“Almeida-Garrett, baseandose sobra o facto de que o mesmo assumpto ?? tractado n'uma ballada escoceza (Percy's, Reliques of Ancient English Poetry, Series II, book I, 10), supp??e que os mercantes portuguezes trouxessem de Glasgow ou Aberdeen esta historia, e de Vianna ou do Porto se internasse pelo Minho onde ella ?? mais vulgar.„ Hardung, II, p. 105, in nota. Si conoscono di questo canto altre due lezioni, delle quali una dell'isola di San Giorgio.

“Le romance est obscur. Le pauvre aveugle est un amant. Anna ne le reconna??t-t-elle pas d'abord? Pourquoi l'accueille-t-elle si mal, elle qui para??t se pr??ter ensuite ?? un enlevement?.... Braga rapproche ce chant d'un romance castillan:

Yo me era Mora moraina.

Il y a quelque analogie entre ce romance et celui de Sainte Iria.„ Puymaigre, Romanceiro, p. 242. La conformit?? con la nostra romanza, se altri voglia proprio trovarcela, ?? solo un po' nel motivo, e n?? pure in tutte le lezioni.


LA PASTORELLA

(A pastorinha)


LA PASTORELLA

(A pastorinha)[70]

“Buon giorno e buon anno, Rosetta;[71] che fate?„
“Le pecore cerco qui attorno sbrancate.„

“Per Bacco! pastora s?? amabil donzella?„
“Fu questa e non altra la sorte mia bella.„

“Fra' monti la strada sicura non ??;
vorreste, carina, venire con me?„

“Voi buon consigliere non siete di certo;
lasciar la mia greggia per questo deserto!„

“Non vo' che la greggia si perda, o Rosetta,
ma teco in riposo qui starmi un'oretta.„

“No; questo ?? un discorso che zoppica assai:
se vede il padrone ch'io tardo, son guai.„

“Cagion del ritardo puoi dirgli ch'?? stato
un forte acquazzone che ha tutto allagato.„

[Pg 172] “Ma ci?? non ?? vero; mentire io non so:
ci ha colpa un galante, piuttosto dir??.„

“Attenta, carina; non odi belare?„
“Sar?? la mia greggia; mi d?? pur da fare!„

“Io volo a cercarla: che importa se stracci
far?? del vestito per questi sassacci?„

“Ma come! calzato di seta per balze
s?? aspre e scoscese? ahi povere calze!„

“Eh vada il vestito le calze e ogni cosa,
per farti servizio, bellissima Rosa!„

“Son tutte, son tutte, lodato sia Dio!„
“Lo vedi? era scritto; tuo servo son io.„

“Lasciatemi 'n pace, signore: oh che pena!
or ora il padrone vien qui con la cena.„

“Se viene il padrone, sia 'l ben arrivato:
diremo che adesso qui son capitato.„

“Ma andate, ma andate; se no, mi dispero:
non vo' pi?? vedervi, n?? pur col pensiero.„

“Addio; queste roccie tu goditi, o Rosa:
va' a pascer la greggia, mia bella scontrosa.„[72]

“No, via, non fuggite: signore! o signore!
ah cieco ?? l'amore; m'arrendo all'amore!„

Sedettero all'ombra, ch?? ardente era il sole:
fanciulla ritrosa, ritrosa a parole.[73]


NOTE

[70] Bellermann, p. 196-98.

“A xacara da Linda Pastorinha, que n??o desdiz dos mais bellos idyllios ou pastourellas de genero proven??al, ?? sabida e cantada por todo o reino, apparecendo numerosas variantes. Th. Braga julga a mais verdadeira aquella “que vem precedida de um preambulo em prosa, contando como um irm??o chegado do Brazil ?? sua terra, antes de se dar a conhecer ?? sua irm??, come??ou a fallar-lhe de amores, por aposta contra os que lhe diziam ser ella a mais esquiva de todas as raparigas do lugar.„ Hardung, II, p, 71, in nota.

“Cette petite pi??ce, c??l??bre dans la po??sie populaire portugaise, rappelle tout ?? fait les pastourelles qui furent en si grande vogue chez les Proven??aux comme chez les Fran??ais, qu'essayerent aussi les Espagnols, t??moin la jolie serranilla du marquis de Santillane, la vach??re de la Finojosa, et dont on retrouve de nombreuses d??g??n??rescences parmi les chansons rustiques de nos diverses provinces... Cette production est tr??s r??pandue dans tout le Portugal, et Almeida-Garrett en a donn?? de nombreuses variantes. De son c??t??, Braga a publi?? deux versions de Linda Pastora [titolo dato dall'Almeida-Garrett a questa poesia, che appunto fu da esso raccolta dalla bocca di una lavandaia in un villaggio, portante, non so perch??, quel nome curioso]. Toutes deux ont un d??nouement qu'Almeida a aussi rencontr??. Le galant chevalier n'y est autre que le fr??re de la berg??re; il veut ??prouver la vertu de sa soeur. C'est l?? sans doute une interpolation.[?] Telle, toutefois, n'est pas l'opinion de Braga, et nous devons le reconna??tre, cette donn??e se retrouve dans un certain nombre de chants populaires de divers pays et offrant de tr??s grandes ressemblances avec la pastourelle portugaise.„ Puymaigre, Romanceiro, p. 210-11.

“Scorrendo le moltissime pastorelle raccolte dal Bartsch [Altfranz??sische Romanzen und Pastourellen, Leipzig, 1870], sotto delle piccole e insignificanti variet?? si trova costantemente lo stesso fondo: un contrasto tra un cavaliere uscito a diporto e una fanciulla dei campi, incontrata a caso; un capriccio d'un quarto d'ora, uno scherzo, che rimane scherzo anche quando finisce sul serio.„ Bartoli, Storia della letter. ital., Firenze, 1879, t. III, p. 184.

Gentili composizioni che richiamano strettamente le Pastorelle di Provenza e di Francia, vantano ancora gli antichi poeti d'arte portoghesi: due, per esempio, s'incontrano nel canzoniere del re don Dionigi molto affettuose e delicate, in particolar modo quella che comincia:

“Hunha pastor ben talhada
cuydava en seu amigo ecc.„

Di questa ho dinanzi una fedele e spontanea versione metrica, condotta dal sig. Annibale Gabrielli sul testo messo a stampa dal chiaro prof. Monaci (Halle, 1875), e pubblicata nella Rassegna italiana del 15 giugno 1886. Circa poi al maggiore o minore influsso che nella lirica portoghese ebbe quella dei Provenzali, intorbidando alquanto co' suoi colori artificiati le limpide fonti paesane, ?? questione assai dibattuta, e che qui, anche volendo, non potrei n?? meno sfiorare. Vedi, tra quelli che ne scrissero con pi?? o meno competenza e larghezza, Diez, Ueber die erste portugiesische Kunst und Hofpoesie, Bonn, 1863, p. 30-34 e 72-95; Baret, Les troubadours ecc., p. 186-228; Monaci, Canti antichi portoghesi tratti dal Cod. Vat. 4803, Imola, 1873 (prefaz.); lo stesso, Il Canzoniere portog. della Vaticana, ediz. di Halle su cit.; Meyer, in Romania, N. 6, p. 265; Braga, Cancioneiro portuguez da Vaticana, Lisboa, 1878 (introduz.); lo stesso, Theoria da historia ecc., ediz. cit., p. 88-92; Renier, Il tipo estetico della donna nel Medio Evo, Ancona, 1885, p. 45-46; Loiseau, Histoire ecc., p. 8-22 ecc.

Alle due lezioni di Linda Pastora edite dal Braga si rannodano, quanto alla circostanza principale, alcune canzoni italiane, come L'onest?? alla prova (Bernoni, punt. XI, p. 1-2); La prova d'un rapimento (Marcoaldi, p. 161); Il finto fratello (Ferraro, p. 90) ecc.; avvertendo bens?? che tra la prima e l'ultime due c'?? quel divario che passa tra la verit?? e l'inganno, come, senza bisogno d'altro, mostra il titolo della ballata raccolta dal Ferraro. Tra i canti francesi, cfr.: Arbaud, L'enl??vement, II, p. 113; Puymaigre, Chants, ecc., t. I, L'??preuve, p. 97; La berg??re rus??e, p. 160, M??me sujet, p. 162, La berg??re mouqueuse, pag. 164, Chanson nouvelle sur l'entretien d'un Seigneur et d'une Berg??re, pag. 166; Blad??, La pastouro alecado, III, p. 202; [Pg 175]Fleury, Le passant et la berg??re, p. 282, M??me sujet, p. 284, La brebis perdue, p. 287 ecc. Di questi, parte riconnettonsi pi?? specialmente alla lezione da me tradotta, parte a quella del Braga.—In un bel canto svedese, una onesta giovine, tentata in modo consimile dal fratello, sconosciuto, risponde:

“Je suis n??e pendant que le coq chantait.

Ma m??re mourut au lever du soleil.

On ensevelit ma m??re dans la terre noire, et l'on sonna pour mon p??re.

On ensevelit mon p??re dans la terre noire, et l'on sonna pour mon fr??re.

On ensevelit mon fr??re dans la terre noire, et l'on sonna pour ma soeur.

Les voil?? tous morts, tous ceux qui devaient me nourrir et m'habiller;

tous, except?? mon jeune fr??re, qui a remplac?? pour moi mon p??re et ma m??re.

Il m'a donn?? une m??re adoptive, qui m'a appris ?? coudre et ?? faire des broderies d'or.

Elle m'a appris ?? coudre et ?? broder, mais non pas ?? devenir un objet de bl??me dans le pays.

Elle m'a appris ?? mettre le linge sur la table, mais non pas ?? croire aux belles paroles ecc.„ Marmier, Chants du Nord, p. 175-76.

Non occorre qui rammentare come anco la romanza portoghese A infeiti??ada, cit. a p. 85, e la sua corrispondente spagnola “De Francia partio la nina„ cit. a p. 86, sieno due dei non pochi esempi di riconoscimento d'un fratello e d'una sorella. Il medesimo accade nella romanza asturiana Don Bueso, nell'altra romanza catalana La cativa, in una canzone tedesca (Annelein) ecc. Altre volte il riconoscimento ?? fra due sorelle (vedi Wolff und Hoffmann, Primavera ecc., II, p. 58).

La xacara della Pastorinha, o, se vi piace meglio, Linda pastora, ?? conosciuta in Gallizia. (Romania, 1877, p. 53.)

[71] Orig., Rosa. Chiedo scusa ai lettori di questa mutazioncella, per cui diventa nome proprio un termine convenzionale della lirica amorosa dell'et?? di mezzo. Non v'?? scolaretto di liceo che non rammenti il primo verso del Contrasto di Cielo dal Camo: Rosa fresca aulentissima, ecc. Ed “ognun sa come il paragone, anzi la trasformazione allegorica della donna amata nella rosa, sia comune alla poesia dotta e alla popolare; e se ne veggono numerosi esempi nelle note del Vigo [Canti pop. siciliani, Catania, 1870-74]. Una ballata trascritta dal Carducci (Intorno ad alcune rime dei secoli [Pg 176]XIII e XIV, Imola, 1876, p. 66), di sur un memoriale notarile del 1287: Danzando la fresca rosa, Preso fui de so bellore. ?? notissima la ballata del Cavalcanti: Fresca rosa novella. Le canzonette del Giustiniani sono indirizzate a una rosa. [Vedi, p. es., quella delicatissima: Rosa, quanti ti vedon...] Una canzone francese antica nel Paris, Chansons du XV s. (Paris, Didot, 1875, p. 56): Royne des fleurs que j'ai tant desir??e. Altri pi?? antichi passi di poesie francesi reca il Caix nella Riv. di Fil. Rom., p. 180, e nella Riv. Europea di rimatori italiani antichi.„ D'Ancona, Studj su la letter. ecc., p. 413. “I poeti francesi paragonavano le loro pastorelle alle rose di maggio [Sa facete vermeillete come rosser floris. V. Bartsch, op. cit. (romanza anonima) p. 45]; anche i provenzali lodavano nelle loro donne il fresco colore di rosa... In una poesia dell'Italia Settentrionale del secolo XIII, si dice alla Madonna:

Oi rosa encolaria del parais,....

[La Chiesa: Rosa mistica; il Manzoni (Il nome di Maria): O rosa, ecc.]

In una raccolta veneziana si legge:

Chi vo veder tre roze in t'una rama,
vada a la porta de la Casa Nova;
che ghe xe tre putele co la mama,
che le se chiama tre in t'una rama.

In una raccolta napoletana:

Russa la facce toa comu' na rosa....
quannu nascisti tu, rosa marina,
fici gran festa lu suli e la luna.

E altrove: rosa bianca, rosa rossa, rosa di giardino, e via discorrendo.„ Bartoli, op. e t. cit., p. 146-48.

Similmente una delle pi?? antiche e graziose romanze spagnole (Cancionero general, ediz. del 1535, p. 107), che riferisco nella mia traduzione:

Rosa fresca, rosa fresca,
tutta bella e tutta amor,
quand'io v'ebbi nelle braccia,
voi servir non seppi, no:
or io ben vi servirei,
ma non posso avervi, no.„

“Vostra, amico, fu la colpa;
non fu mia di certo, no.
[Pg 177]Ambasciata mi mandaste
per un vostro servitor;
ma saluti e' non mi fece,
ben diverso mi parl??:
che avevate donna, amico,
laggi?? in terra di Leon;
che avevate donna bella
e figliuoli come un fior.„

“Chi vi disse ci??, signora,
verit?? non disse, no:
in Castiglia non fui mai,
n?? l?? in terra di Leon,
se non quando ero tant'alto
e non conoscevo amor.„

Fa meraviglia che un uomo della levatura e della dottrina del Tiknor (Hist de la litt??r. esp., traduite de l'anglais par I.-G. Magnabal, Paris, 1864, t. I, p. 117) abbia potuto scrivere a proposito di questa romanza: Rosa ??tait le nom de la dame aim??e. Anche gli Ungheresi ed i Turchi dicono rosa l'amata; come basilico ?? detta per vezzo nei canti popolari slavi e greci moderni; come nei rispetti e negli stornelli toscani, ora il damo ?? giglio valoroso, ora fior di resta, ora palma d'argento, spiga di grano lavorato, stella brillantina, specchio rilucente, mandorlo fiorito, e cos?? via. Rosa, d'uomo giovinetto, nella ballata storica I Reali di Napoli alla rotta di Montecatini; dove dice Maria, madre di re Roberto e di Piero, morto in cotesta battaglia:

“Ov'?? il mio giglio e la mia rosa e il fiore?„

[72] Il cit. canto normanno Le passant et la berg??re:

“Adieu, ingrate berg??re:
puisque rien ne t'attendrit,
je m'en vais dessous ces ch??nes
pleurer le jour et la nuit.„

“Oui, va t'en dessous un ch??ne
pleurer le jour et la nuit:
et moi j'irai dans la plaine
chanter et me divertir.„

Quanto meno selvatica la ragazza guascone della pur citata canzonetta La pastouro alecado!

“Un moussou que passauo
l'a toucat lou mentoun.
[Pg 178]La pastouro fierroto
a troubat ac?? boun.„

Nella canzone normanna La brebis perdue, ?? curioso a vedere come la brava foresotta s'ingegna di salvar capra e cavoli. Con uno dei consueti artifizi di chi, mostrando contentarsi di poco, mira ad ottenere pienissimo l'intento suo, dice il giovine tentatore:

“Laiss'-moi prendre sur ta bouche
seulement un doux baiser,
Ne sois point assez farouche
que de me le refuser.„

A cui la fanciulla:

“Prenez-le, si vous voulez,
mais tout de suite partez;
car je saurais me d??fendre
et faire ce que je doi.
Vous n'avez rien ?? pr??tendre;
partez, monsieur, laissez-moi.„

Cfr. Cavalcanti, ballata In un boschetto ecc.:

“Merz?? le chiesi sol che di basciare
e d'abbracciare le fosse 'n volere.„

Anche il Seigneur d'uno dei canti della raccolta del Puymaigre si contenterebbe d'un bacio e d'un abbraccio; ma, come diciamo qui in Toscana, ci trova la sua. Non badino, prego, i lettori al soverchio naturalismo del penultimo verso: Rustica progenies (?? antico dettato) nescit habere modos:

“Embrasse-moi, je te prie;
pour mon amour c'est un petit salaire.
Embrasse-moi, je te prie;
un seul baiser me doit ??tre permis.„

“Allez, monsieur; vous me mettez en colere;
ou je vous ferai, sans beaucoup de train,
baiser le dos de ma main,
et vous verrez que c'est la m??me chair;
baiser le cul de mon chien.
Rien n'est pour vous et tout est pour Colin.„

Cfr. la ballata di V. Goethe, Der Edelknabe und die M??llerin.

Edelknabe.

“Ruhst du in meinen Armen aus?„

M??llerin.

“Mit nichten!
Denn wer die artige M??llerin k??sst,
auf der Stelle verrathen ist.
Euer sch??nes dunkles Kleid
th??t' mir leid
so weiss zu f??rben.
Gleich und Gleich! so allein ist's recht!
Darauf will ich leben und sterben.
Ich liebe mir den M??llerknecht;
an dem ist nichts zu verderben.„

[73] “.... tutte quante [le ragazze] chiudono gli occhi e si arrendono: l'amore ?? cieco, e comanda.„ Shakspeare, Re Arrigo V, atto V, sc. II.

Ahim??! volle il destino che l'ultimo verso dell'ultima di queste romanze, come pure l'ultima di queste annotazioni, fossero per l'appunto una sconcia impertinenza, una goffa e rancida calunnia contro al bel sesso. Male, mio povero libro, male; non troverai grazia presso le anime gentili.

Decorazione del libro


INDICE

Avvertenza Pag.V
Don Gaifero (Dom Gayfeiros)1
La ragazza che va alla guerra (Donzella que vai ?? guerra)23
Conte Yanno (Conde Yanno)37
La bella Infanta (A bella infanta)55
La nave Caterinetta (A nau Catherineta)69
Il cacciatore (O ca??ador)79
Conte Nillo (Conde Nillo)89
La principessa pellegrina (A princeza peregrina)103
Don Alessio (Dom Aleixo)111
Giustizia di Dio (Justi??a de Deus)119
La pellegrina (A romeira)129
La fidanzata (A noiva)141
Giovannino (Jo??osinho)149
Lo schiavo (O captivo)155
Il cieco (O cego)163
La pastorella (A pastorinha)169

Decorazione del libro


OPERE EDITE DA RAFFAELLO GIUSTI

Ausonio Liberto (G. Levantini-Pieroni). Le Selections. Un vol. in-16.L. 3 —
Baldi. 20 lezioni di Stenografia Gabelsberger-Noe, con copiosi esercizi di lettura stenografica. In-8.1 —
Barboni L. Giosu?? Carducci e la Maremma. Un eleg. vol. in-16.1 50
Bartolini. Elementi di Stenografia secondo il sistema Gabelsberger-Noe, con 10 tav. fotol. In-8.1 —
Bettini. La Fotografia moderna; trattato teorico-pratico. 2?? ed. aum. e corr. con ritr. dell'aut. ai sali di platino fatto a luce elettrica. In-8.6 —
Blavier. Nuovo trattato di Telegrafia elettrica, trad. ital. di A. Zenoni e R. Piqu??. 2 vol. in-8. con 200 inc. int. nel testo.20 —
Bonaventura A. Fantasie musicali. Rus. Un eleg. vol. in-16.1 —
Cappanera. Lezioni pratiche di telegrafia elettrica. 4?? ed. rived. ed ampl.2 —
Cappelletti Licurgo. Raccolta di aneddoti antichi e moderni. Un vol. in-16.1 50
Castelar. Ricordi d'Italia. Vol. I, trad. ital. di P. Fanfani; vol. II, trad. ital. D. Duca.2 —
Clasio. Favole e Sonetti pastorali.0 60
Corazzini. Storia della marina militare italiana antica in-16.4 —
Codice di Commercio, 2?? ediz. con l'aggiunta delle disposizioni transitorie e del regolamento, leg. in tela.1 25
Coen. Siamo quattro; racconto por giovinette. In-16 con figure.1 50
Esopo Frigio. Cento favole scelte. trad. ital. del prof. G. Gualtieri.0 80
Giacomelli A. Commediole per istituti d'educazione. Un vol. in-16.2 —
— Componimenti drammatici. Un vol. in-16.1 —
Gioppi dott. Luigi. Manuale pratico di fotografia. In-32. leg. tutta tela.1 50
Guida di Livorno e de' suoi contorni. 2?? ediz. con pianta della citt??.1 —
Lami. Tavole di disegno geometrico da copiarsi a occhio e mano libera.1 —
Lapucci P. Compendio di Storia e Geografia della provincia di Livorno. Un volumetto in-16.0 35
Lunel. Manuale pratico pel tracciamento delle curve sul terreno. In-32. leg. tutta tela.2 50
Luzzatto. Elementi di scienza sociale In-16.2 —
Mazzanti. Racconti per giovinetti.1 20
Mazzola R. Elementi d'Aritmetica. Un vol. in-16. Seconda Edizione.3 20
Melzi B. Nuovo vocabolario universale della lingua italiana, storico, geografico, scientifico, biografico, mitologico 6?? Ed. Un vol. leg. in tela.6 50
Menasci. Canti di Enrico Heine. In-16. 3?? ediz.3 —
Moutet. Avviamento allo studio della lingua francese. In-16. 3?? ed.0 80
— Scelta di poesie francesi.—Un volumetto in-16.0 40
Matteoli Antonio. Grammatica ital., per le classi element. sup. 2?? ediz.0 50
Negri. Il cuciniere italiano. In-16.2 50
Libri approvati dalla R. Acc. NavaleOates. Grammatica della lingua inglese. Parte I. In-16.2 —
— Grammatica della lingua inglese. Parte II. In-16.1 50
— Grammatica della lingua inglese. Parte III. In-16.3 —
— Letture inglesi. In-16.1 50
Olivati G. Geografia fisica e politica. Corso teorico e pratico. In-16.3 50
Polese Francesco. Erasmo maestro. Studio. Un vol. in-16.2 —
Sestini e Funaro. Elementi di Chimica. 2?? ediz. corretta ed accresciuta.4 —
Targioni-Tozzetti Ottav. Antologia della Poesia italiana. 4?? ed. not. accr.4 —
— Antologia della Prosa italiana. 4?? ediz. riveduta e corretta.4 —
— Tesoretto della Memoria. Scelta di poesie per uso delle scuole e specialmente per le prime classi tecniche e ginnasiali. Un vol. in-16.1 —
Tasso T. La Gerusalemme liberata. Un vol. in-32. di pag. 400.1 —
Testi G. M. Complementi d'Aritmetica e principii d'Algebra.1 75
Vallecchi O. La Geografia pei miei bambini.0 80
Vivarelli. Lezioni di chimica applicata In-16.3 —





























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