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La vita comincia domani

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La vita comincia domani

This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at http://www.gutenberg.org/license.

Title: La vita comincia domani

Author: Guido da Verona

Release Date: April 01, 2012 [EBook #39337]

Language: Italian

Character set encoding: UTF-8

*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA VITA COMINCIA DOMANI***

Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara Magni, and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net.

This file was produced from images generously made available by The Internet Archive.

GUIDO DA VERONA
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LA VITA COMINCIA DOMANI
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ROMANZO
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Ottava Edizione ??? Dal 106?? al 155?? Migliaio
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R. BEMPORAD & FIGLIO ??? EDITORI ??? FIRENZE
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MCMXX

PROPRIET?? LETTERARIA
I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi
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Stab. Tipo Lit. FED. SACCHETTI & C. ??? MILANO ??? Via Zecca Vecchia, 7

I

Nella grande loggia vetrata che si apriva a pianterreno della villa verso il giardino fiorito Maria Dora entr??, pi?? fresca e pi?? gioconda che la primavera, portando sopra un vassoio d'argento le chicchere del caff?? mattutino. Da un braccio le pendeva ripiegata una lunga tovaglia di colore; coi denti umidi mordeva il gambo d'una rosa, vermiglia come la sua bocca.

Era mattina di primavera, limpida e gaia, con profumi d'oleandri che si mettevano in fiore. Stormi di rondini, balenanti nell'azzurrit?? come turbini di api nere, assalivan la grondaia sovraccarica di nidi e s?? l'accerchiavano coi loro spessi voli, che l'aria, tra quel saettamento, pareva tingersi d'un color di nuvolato nella fiamma del mattino.

Maria Dora trascin?? verso il mezzo del colonnato una piccola tavola in vermena di vinco, e, spiegata la tovaglia, cantarellando cominci?? ad apparecchiare. Suo padre, Stefano, in giacca di frustagno, ritto sul margine d'un'aiuola discuteva gesticolando con il fattore Mattia.

Una doppia scalinata di cinque gradini scendeva da un lato e dall'altro della veranda pianamente nel giardino; su la duplice balaustrata e lungo il davanzale invetriato correva una spalliera di geranio rampicante, che, salito per lo zoccolo del muro, lanciava in alto come un'ondata la straordinaria sua fioritura, poi, curvandosi, buttava sino a terra un magnifico mantello di broccato, colmo nelle sue pieghe d'innumerevoli fiori; leggeri alcuni e tenui come arabeschi di filigrana, che li moveva il pi?? sommesso vento, altri cos?? grevi e soffici che ricadevano per il soverchio peso, come fiori tramati in una stoffa o ritagliati a forbici nella foltezza di un meraviglioso velluto.

Questa grande spalliera di gerani era l'amore e l'orgoglio di pap?? Stefano, che vi prodigava tutte le sue cure.

Dallo sterrato innanzi alla casa il viale, sparso di ghiaia, si cacciava senza nascondersi entro un piccolo bosco di bamb??; snodava le sue curve tortuose per il pend??o dei giardino, poi, rompendo fuori da una macchia d'alberi e fiancheggiandosi d'un pergolato, scendeva diritto al cancello verso la strada campestre.

Rapidamente, con le sue mani svelte, la fanciulla ordin?? le chicchere sul tavolino. Da poco erasi levata in quel mattino ilare; aveva indosso un buon odore d'acqua di lavanda e di cipria fina; i capelli dorati le splendevano della recente acconciatura; portava una gonnella corta con sopra un bel grembiule merlettato.

Seduto in un angolo della loggia, il suo fratello pi?? che ventenne, Marcuccio lo scemo, scriveva a matita velocemente, con una specie di frenesia, tenendo il quaderno su le ginocchia sollevate e standovi sopra curvo, in attitudine di gran fatica. Un passo lontano da lui, sovra una seggiola di paglia, era il suo logoro violino e v'erano i suoi grossi gomitoli di lana, coi ferri da calza, poich?? scrivendo, sonando e facendo la calza egli occupava la monotonia delle sue lunghe giornate.

??? Uh!... Marcuccio, come lavori!... ??? fece Maria Dora, guardandolo. Ma lo scemo, lunatico, scroll?? le spalle e non rispose.

Ora nel giardino pap?? Stefano redarguiva con voce burbera il fattore; questi l'ascoltava pieno di rispetto, ma insieme con quella cert'aria cocciuta e ironica che sanno avere i contadini.

??? Insomma, vi dico, Mattia, che se Giannozzo ha rotto l'aratro, ?? lui che se lo deve pagare. Il contratto colonico parla chiaro: danni di cascinali e d'attrezzi a carico dell'affittuario. Io non so nulla! Ha firmato... non doveva firmare.

Maria Dora, che l'ascoltava dal loggiato, ruppe in un trillo di riso. Stefano si volse:

??? Che hai tu, farfallina?

La fanciulla batt?? insieme le mani, quasi per dileggiarlo, e scapp?? via. Stefano concluse:

??? Dunque non voglio saper nulla! Ditelo chiaro e tondo a Giannozzo da parte mia.

??? Va bene, signor Stefano, lo dir??... solamente...

??? Solamente cosa? Che altro c'?? ancora?

??? C'?? questo: Giannozzo dice che, se lei rifiuta, vorrebbe allora parlarne con suo genero, con il signor Giorgio direttamente...

??? Ah, s??? ??? l'interruppe Stefano gonfiandosi di sdegno. ??? Cosa vuol dire questo ??direttamente???

Nell'agitarsi diede un calcio all'annaffiatoio, che aveva presso e lo capovolse. Poi alz?? la voce:

??? Chi comanda qui sono io! Lo sappia Giannozzo e sappiatelo anche voi: chi comanda sono io!

??? Benissimo, signor Stefano, ??? costui rispose con molta umilt??.

Dunque andate alla cascina e dite a Giannozzo che se l'aratro ?? rotto... in qualche modo si provveder??. Non faccio alcuna promessa, intendiamoci!... Ma dico soltanto che bene o male si provveder??.

Stefano gli volse le spalle, scese alla vasca, riemp?? l'annaffiatoio, e tornato verso la spalliera di gerani, cantarellando ne mondava i fiori.

??? Uh, la la... dormono ancora tutti come talpe stamattina! In questa casa si dorme come talpe... la... la... come talpe... uh, la la... E Giorgio sempre peggio! Voglia il cielo ch'io m'inganni, ma vedo che se ne va... uh, la la...

Maria Dora salt?? fuori dai loggiato:

??? Che avevi, pap??, da gridar tanto?

??? Ah, sei qui fanfaluca? ??? Poi le mostr?? l'orologio: ??? Sai che ore sono?

??? Quasi le otto, pap??.

??? Appunto, ??? egli rispose, contraffacendo la sua vocina: ??? Quasi le otto! le otto meno cinque minuti, e non c'?? nulla di pronto ancora!

Poi sal?? verso il loggiato:

??? Ogni giorno ci si leva pi?? tardi, eh? Si prendono tutti i vizi, quando si esce dal convento!

Maria Dora gli si avvicin??, smorfiosa come una piccola bimba, la quale non temesse tuttavia quel suo padre accigliato.

??? Benissimo!... vediamo un po': grembiuli di pizzo, ricciolini... cipria!... scommetto che ti dai anche la cipria!

Maria Dora gli tese la guancia, ma tenendosi un po' discosta per non lasciarsi toccare:

??? No, pap??; guarda: ?? naturale...

Ed egli minaccioso:

??? Bada che se ti scopro, sai!... La cipria ?? la farina del diavolo. E poi si diventa curiose anche! Si vuol mettere il nasino dappertutto! Si vuol sapere perch?? gridavo con Mattia... Fra poco la padrona della casa sarai tu.

??? Oh, io lo so perch?? gridavi! Per l'aratro di Giannozzo... Io l'ho veduto: ?? tutto guasto. Compragli un altro aratro, pap??, al povero Giannozzo!

??? Tu mischiati de' tuoi libri e delle tue matasse! Queste cose non sono per te. Ora chiama Novella e vedi se la mamma s'?? levata.

??? La mamma ?? in cucina che sorveglia il caff??, se no la Berta, scioccona, lo lascia versare. Novella prendeva il bagno poco fa. Ma c'?? uno che dormirebbe, e come dormirebbe! se non l'avessi svegliato io.

Ella si prese fra le dita i due lembi del grembiulino e fece una piccola riverenza:

??? Voglio dire Andrea... il professor Andrea!... il signor Andrea, l'uomo celebre!

??? Ah, e tu l'hai svegliato?

??? Almeno suppongo; perch?? sono passata cinque o sei volte nel corridoio, davanti alla sua camera, cantando a squarciagola. Poi ho anche picchiato, poi ho anche messo la testa dentro... ??? soggiunse con un atto di pudore.

??? Oh, pettegola e svergognata! ??? esclam?? il padre, nascondendo nella minaccia un sorriso. ??? Pettegola e svergognata! Dunque tu metti la testa nelle camere dei giovinotti?

??? Bah... i giovinotti! ??? ella interruppe, con una specie di commiserazione. ??? Avr?? quarant'anni!

??? Trentasei o trentasette, signorina; non pi??.

??? Ma ?? brutto!... non ti sembra, pap??, che sia molto brutto? ??? interrog?? Maria Dora, con l'aria di non crederlo affatto. Poi, sogguardando con civetteria dal volto chinato:

??? ?? vero ??? domand?? con una voce piena d'insidie, ??? ?? vero che tu e la mamma vorreste darmelo per marito?

Il padre, con uno scatto, si guard?? intorno esclamando:

??? Silenzio! Cosa dici mai!

Seduto in un angolo del loggiato, il suo fratello Marcuccio scriveva, scriveva.

??? Cosa dici mai? Fa che Andrea ti senta! Non ?? vero, signorina; non ?? affatto vero! Chi pu?? pensare che un uomo come Andrea, un uomo serio, uno scienziato di cos?? gran nome, voglia sposare una pettegola come te? Non farti nemmeno sentire a dir queste sciocchezze!

Maria Dora piano piano si carezzava il grembiulino, il bel grembiule merlettato che le stava cos?? bene.

??? Oh, io, per esser chiari, gliel'ho gi?? detto: sa, signor Andrea? vogliono che lei mi sposi... Le piaccio?

??? Guarda mo'! ??? fece il padre inorridito. E lui?

??? Lui ha riso... con quegli occhiacci di gatto notturno che mi fanno paura.

??? Ha riso? Bene ti sta!

??? Ha riso, ma non ha detto n?? s??, n?? no... Del resto chi pu?? vantarsi di conoscere quell'uomo? Quando mi guarda ho voglia di scappare. Ma non posso. Anche Mattia dice che ha gli occhi magnetici.

??? Mattia ?? uno scemo.

??? Poi, ??? riprese Maria Dora, senza badargli, ??? questo grande scienziato ?? anche un asino, mi pare. S??guita a curar Giorgio, e Giorgio deperisce a vista d'occhio. Novella ?? rimasta in piedi l'intera notte... povera Novella!

??? E ti ricordi che uomo era quando spos?? tua sorella?

??? Ha sempre tossito, pap??; questo me lo ricordo.

??? Basta! ??? fece con un sospiro il padre; ??? se Dio vuole cos??...

Poi si volse a guardar lo scemo:

??? E tu, Marcuccio, che fai?

??? Mio fratello ?? molto occupato! Non lo disturbare.

??? Vespa!... ??? le grid?? il padre, con un gesto come per iscacciarla.

??? Ora Marcuccio ne ha trovata una fresca, ??? riprese Maria Dora. Ogni volta che vede Novella, si mette a ridere e le canticchia sottovoce: Ti ricordi? ti ricordi, sorelluccia, com'erano belle le margherite? ??? Cosa voglia poi dire, Dio lo sa!

Pap?? Stefano scosse il capo con maggiore tristezza e volse uno sguardo compassionevole sopra il suo figlio scemo.

Era giovinetto, nel pieno vigore dell'adolescenza, ricco di mirabile ingegno, dedito a stud?? profondi, appassionato cultore di lettere, musicista oltremodo virtuoso, quando una malattia cerebrale, repentina e violenta, lo ridusse in fin di vita. Guaritone, quasi per un triste prodigio, dell'antico intelletto non gli rest?? che un barlume fioco, fra le tenebre dell'idiozia.

Or camminava solitario, di camera in camera, nella casa paterna, sempre operoso ed inquieto, come se non potesse rubare un attimo alle urgenti sue fatiche. Era d'alta statura, un po' sbilenco, e gli pesava sopra le spalle cadenti un enorme cranio rotondo, coperto d'una specie di vello rossastro, qua folto e l?? rado, che lasciava intorno ai padiglioni dell'orecchie un cerchio di calvizie lucente. Atona e d'un color terreo la faccia imberbe, con occhi rotondi, senza ciglia, un po' gonfi, un po' malvagi, aveva la bocca larga, tumida, che per lo pi?? rideva, d'un riso privo di giocondit??, discorde come la nota falsa d'uno strumento logorato.

Gli era nella sua demenza rimasto quel desiderio di gloria che accende alle grandi opere gli intelletti sani, e si reputava per uomo illustre, invaso com'era da una mania di celebrit??.

Filosofo pensatore, poeta, affastellava senza requie l'una su l'altra grandi pagine cariche di stramberie: aveva nel suo stato demente conservata la mania del capolavoro. Poi, quando il suo cervello era stanco di questa operosa fatica, trattosi da una tasca del suo giubbone il gomitolo di lana, cominciava con una pazienza da monaca ad intrecciare il punto a calza. E ne faceva di lunghe striscie, interminabili, disuguali, come se in quella ruvida lana tessuta raccontasse una storia di s??, una lunga storia tormentosa ed inutile, senza principio e senza fine, per gli ebeti come lui...

Talvolta, nell'ore di maggior lucentezza, quando una fiamma di lirismo traversava il suo povero spirito rabbuiato, o quando pi?? forte pulsavan nella sua carne d'adolescente l'arterie della vita, quando inconsciamente vedeva succedere intorno a s?? qualcosa d'insolito, e gli altri o goderne o soffrirne, allora una memoria lontana delle sue musiche dimenticate gli si ridestava nell'attonito cuore, nel vacuo cervello, come se la sola voce che potesse ancor metterlo in comunione con le cose fuggenti, con l'enigma dell'anime altrui, fosse la parola musicata, il trillo della corda sonora, la nota limpida che gli sgorgava sotto l'archetto, che si rompeva bruscamente in una sciocca risata...

E incominciava, sul logoro violino, standovi sopra quasi convulso, ad eseguire una Canzone; la sola che rammentasse fra le musiche un tempo a lui familiari, unica melodia sopravvissuta nella sua morte interiore.

Cos?? pareva che dicesse la sua tetra Canzone:

??Io sono il funerale d'un pover'uomo, ??? che ?? morto di malinconia;

??non c'?? nessuno che dica un requiem per l'anima mia...

??Non c'?? nessuno che mi tessa ??? una ghirlanda con le sue mani...

??Ahim??!... la campana del Tempo ??? non dice che ??ieri?? e ??domani??.

??Allor domando al mio scheletro: ??? Sai dirmi dove si va?

??Lo scheletro ride e risponde: ??? Lontano, lontano, chiss??...

??Io sono un viandante senza lena, che torno da un regno di morti, portando il mio scheletro su la schiena;

??coi piedi mi batte i ginocchi, ??? mi stringe il collo con le mani:

??Cammina!... ??? mi dice ridendo, ??? la vita comincia domani.??

??Io sono il funerale d'un pover'uomo, ??? che ?? morto di nevrastenia;

??non c'?? nessuno che mi pianga: neanche l'anima mia...

??Allor domando al mio scheletro: ??? Sai dirmi dove si va?

??Risponde: ??? Nel regno dei vivi, che ha nome l'inutilit??.??

??Io sono il fiume senza sorgente, che scorro solo per confondermi nel mare, nel mare, inutilmente...

??Se corri, ??? mi dice, ??? si arriva stasera o domani mattina...

??Mi dice: ??? Tu amavi una morta... cammina, cammina, cammina!

????? Sei stato a una festa da ballo, ??? mi dice, ??? con lei che ballava

??leggera, frusciante, leggera, ??? vestita, pareva, di biondo...

??Perch??, ??? se non vuoi che ti picchi, ??? mi hai fatto ballare nel mondo?

??Io sono il funerale d'un pover'uomo, che ?? morto di misantropia...

????? Sei stato in un letto, odoroso, ??? con lei che giaceva supina,

??tremante, sperduta, tremante, ??? nel solco del letto profondo...

??Perch??, ??? se non vuoi che ti picchi, ??? mi hai fatto tremare nel mondo?

??Io sono un viandante senza meta, che torno da un regno di morti, ??? e vado a cercare altri morti, che sono i miei figli lontani...

??Cammina: la vita comincia
domani, domani, domani...

Cos?? diceva, o pareva dicesse, la Canzone Disperata sul violino singhiozzante dello scemo.

??? E tu, Marcuccio, che fai? ??? domand?? il padre, dopo averlo guardato lungamente. Marcuccio, infastidito lev?? il capo dal quaderno con un riso attonito.

??? Ah!... ah!... buon giorno babbo; che vuoi da me?

Parlava con una voce opaca, lenta, come se facesse uno sforzo mentale per trovare le frasi necessarie; nel parlare non variava mai tono, cuciva insieme le sillabe senza inflettere la voce, senza mutare lo sguardo vitreo.

??? Che vuoi da me? Non si pu?? mai aver pace in questa casa! Mi si disturba. Ed io non posso perder tempo. Il professore Andrea Ferento mi ha domandato i miei manoscritti per farli pubblicare in citt??.

Il padre gli batt?? amichevolmente una mano su la spalla:

??? Da bravo, Marcuccio, vieni a goderti un po' di sole.

??? Non ho tempo, ti dico; debbo terminare un capitolo.

??? Mettiti almeno pi?? presso alla vetrata; l??, nel tuo cantuccio non v'?? aria. Al mattino fa bene respirare. E tu, ??? disse a Maria Dora, ??? ai??talo, zucconcella! Prendi quella sedia senza far cadere nulla.

Non appena la sorella fece per ubbidire, e pose la mano sul violino, lo scemo si lev?? di scatto, iracondo:

??? Non toccare, sorellastra! Faccio da me.

??? C??spita!... ??? esclam?? la fanciulla, per celiare di quella bizza. E si stropicci?? le dita nel grembiulino come se avesse toccato qualcosa di rovente.

Poi disse al fratello, per divertirsi:

??? Marcuccio, come ti chiami tu?

Egli la fiss?? un momento, stando ritto su la persona dinoccolata:

??? Io? Mi chiamo il professor Marcuccio; Marcuccio Landi, per bacco! professore d'Universit??.

E la sorella:

??? Bravo, Marcuccio; siedi e lavora. To', lasci cadere il tuo gomitolo... E perch?? fai la calza se sei un professore?

??? Eh!... certo! quando penso... certo! quando medito faccio la calza... eh!... eh!... Tutti i grandi uomini hanno le proprie fissazioni.

??? Maria Dora, lascialo stare, ??? disse il padre, rattristato.

Ed ecco si ud?? per la sala terrena il passo ancor veloce di mamma Francesca, la quale apparve sul loggiato, e riparandosi gli occhi dal sole disse: ??? Buon giorno, bambina!

??? Buon d??! ??? rispose Maria Dora. Poi le corse in braccio, le salt?? al collo: ??? Buon d??!

??? Birichina, ??? comand?? il padre, ??? vammi a prendere la pipa, ora.

Ella corse via con un bel ridere, saltellando.

??? Quella piccina ?? come una coditremola: non sta ferma un momento! ??? esclam?? Stefano.

??? Beata lei! Ci mette addosso un poco d'allegria... Che sarebbe la nostra casa ormai, se non udissimo lei cantare?

??? E Giorgio come sta?

??? Male stamane.

??? Si leva?

??? Ha detto di volersi levare, ma tuttavia sta male.

Allora Stefano s'avvicin?? alla moglie con un certo impaccio, e fattosi grave le domand?? sottovoce:

??? Dimmi un po', Francesca... ?? una domanda bizzarra che ti faccio, ma rispondimi con sincerit??... Non hai notato nulla, proprio nulla, da qualche tempo?

??? Di cosa? di Giorgio?

??? No di Novella.

Mamma Francesca s'impaur?? di quella domanda, e chinato il viso pallido sotto la corona dei suoi lisci capelli bianchi, mormor?? con un fil di voce:

??? Che vuoi dire?

??? Non hai notato nulla in questi ultimi tempi... in lei, ne' suoi modi, nel suo umore? Un cambiamento? qualcosa di buio, di nascosto... nulla?

??? Ah, vuoi dire... ma, certo, ?? preoccupata del marito.

??? No, appunto no!... cio??, s??, ?? preoccupata... certo ?? preoccupata di lui anche, ma non solo di lui...

??? E allora?... ??? domand?? con timidezza la madre.

??? Rifletti bene, Francesca... e specialmente quando viene Andrea... nei giorni ch'egli abita qui...

??? Stefano! per l'amor di Dio!

??? Non ti spaventare; faccio una domanda; posso bene ingannarmi. Noi vecchi si osserva molto, e volevo sapere se non hai proprio notato nulla, anche tu...

??? Ma s??, qualcosa...

??? Sst!.!.. c'?? Dora.

??? Ecco la pipa! ??? ella esclam?? entrando. ??? La tua preziosa pipa! ?? nera e puzza come concime... Brrh!... adesso vado a sciacquarmi le mani.

E di nuovo scapp?? via farfalleggiando, vivida come uno zampillo di fontana. In quel mentre apparve sul loggiato la sua dissimile sorella, ravvolta nel chiarore del mattino che l'adornava come un bel manto. Ferma sul limitare, si compresse le due mani al petto esclamando: ??? Che notte! Mio Dio, che notte!

La sua bellezza era turbata e turbava, quasich?? nel guardarla, od anche nel passarle vicino, accadesse per una colpa involontaria di pensare alla sua nudit??. Non era bella soltanto, ma polverosa di lussuria come di p??lline un fiore, immersa e vivente nel cerchio d'una atmosfera sensuale, percorsa dalla propria bellezza come da un brivido di piacere che lentamente le invadesse ogni vena.

Il suo corpo sembrava tendersi naturalmente all'atto voluttuoso dell'amore; ogni movimento la denudava un poco, il gesto pi?? lieve delle sue mani pareva incominciasse una carezza: negli occhi aveva quel colore indefinibile che nasce dal godimento, nella voce soave alcune di quelle inflessioni torbide che sono il respiro pi?? profondo e pi?? sommesso della volutt??.

La capigliatura soverchia, d'un colore tra il fulvo ed il castano, le oscurava e raggiava la fronte, ravvolgendosi poi senz'artificio in un viluppo voluminoso, che talvolta la costringeva, quasi l'affaticasse, a piegare indietro la testa, con un moto soavissimo, nel quale appariva scoperta come una limpida nudit?? la gola bianca. I suoi capelli eran pieni d'un'ombra luminosa, d'un foco buio, quasi avessero due luci, come le foglie dei tralci vendemmiati, quando, asperse di rugiada mattutina, brillano, d'autunno, al sole.

Ella disse ancora: ??? Che notte! Giorgio ?? stato male. Fino alle quattro non ha chiuso occhio; poi, nel sonno, delirava. Non sapendo pi?? che fare, ho chiamato Andrea... Mamma mia, che notte!

Era vestita con eleganza, di tutte cose finissime, che forse, in quella semplicit?? campestre, parevano assai ricercate.

??? Figlia mia, ??? disse la madre, ??? ti stanchi troppo... Finirai con ammalarti anche tu. Prendiamo dunque una infermiera.

??? No; Giorgio non la vuole. Non vuole altri che me, poi si dispera se mi vede affaticata. Dice che debbo vivere, perch?? son giovine ancora, mentre a lui non resta che morire... Oh, le cose che dice la notte, quando siamo soli... ??? Fece una pausa, e con un atto quasi religioso incroci?? le mani aperte al sommo del petto, presso la gola, che un respiro turgido sollevava. ??? Ora, ??? soggiunse, ??? discender??. Ma non ditegli nulla, vi prego, perch?? non vuole si sappia quando sta male.

Poi cammin?? verso l'invetriata e si sporse, guardando nel mattino chiaro, verso le cose libere, che vivevan splendenti nella beatitudine del sole; tese le braccia con un atto fervido, esclamando: ??? Che bel sole! che bella primavera! Non vai a caccia, pap???

??? Aspetto Maurizio. Stamattina ?? in ritardo.

Allora ella si volse a Marcuccio:

??? E tu, Marcuccio, lavori?

??? Certo, scrivo. Non sono uno sfaccendato come voi. Lavoro e scrivo tutto il giorno, come il professore Andrea Ferento.

??? Bravo, Marcuccio, ??? disse Novella mansuetamente; ??? allora non ti disturber??.

Lo scemo riprese la pagina interrotta. Ma poi, di s??bito, volse il capo verso la sorella con un riso ebete:

??? Sorelluccia... ??? esclam??.

??? Che vuoi?

??? Ti ricordi?

??? Di che?

Allora egli mise nella voce un'inflessione ambigua:

??? Sorelluccia, ti ricordi... com'erano belle, belle... sorelluccia... le margherite!

Novella, con un piccolo fremito, guard?? rapidamente il padre, la madre, silenziosi, mentre lo scemo rideva, rideva.

??? Non so cosa vuoi dire con queste tue margherite! ??? rispose, un po' aspra, riaffacciandosi alla vetrata. Poi d'un tratto esclam??:

??? Ecco Maurizio!

??? Le margherite... le margherite... ??? cantilenava lo scemo.

Frattanto Maurizio aveva rinchiuso il cancello e saliva per un vialetto, in giubba da cacciatore, con schioppo e cartuccera, tenendo due bracchi al guinzaglio. Era un giovine di men che trent'anni, d'alta corporatura, nodoso, erto, con la faccia riarsa dal sole, bello e ruvido nella sua forza. Quando giunse a' pi?? della scalinata, si tolse il cappello di feltro:

??? Buon giorno a tutti! Se avete una tazza di caff?? la prendo con piacere.

??? Per voi sempre, ??? gli rispose mamma Francesca. ??? Ma lasciate fuori i cani, perch?? Marcuccio non li vuol vedere.

??? I cani?... i cani!... dove sono i cani?... ??? grid?? lo scemo, balzando in piedi spaventato, poi raccogliendo in fretta quaderni e gomitoli. ??? Via i cani!... ??? urlava battendo i piedi. ??? Non voglio cani! Puzzano, mordono... Eccoli l??... Via i cani! Puzzano, mordono... ??? Scapp?? timoroso verso la sala: ??? Via i cani!

Allora Maurizio, tirando i bracchi per il guinzaglio, mentre abbaiavano, gir?? dietro la casa per legarli ad un'inferriata.

??? Ecco, son via, ??? disse mamma Francesca. ??? Vieni, Marcuccio; c??lmati; non ci sono pi??: vieni.

Lo scemo si affacci?? timoroso al limitare della sala e guat?? in giro:

??? Non si pu?? lavorare! Anche i cani!... Son come le iene... Vogliono il cadavere, i cani... Via i cani!

E scalciava nel vuoto come se lo assalissero per intorno, feroci, abbaianti; finch??, piano, piano, strisciando a ritroso, di nuovo si rifugi?? nel suo cantuccio.

??? Badate, Maurizio... ??? ammon?? Francesca, vedendogli posar lo schioppo in un angolo del loggiato.

??? Non abbiate paura: ho tutte le cariche nella cartuccera, ??? egli rispose, battendosi la mano su l'ampia cintola. ??? E Giorgio come va?

??? Lo stesso, o peggio, ??? Stefano rispose.

??? Malinconie! ??? disse il giovinotto crollando il capo. ??? Malinconie! ??? Poi si fece animo e riprese il tono gioviale: ??? Sono in giro dalle cinque senza sparare un buon colpo. Ho tirato ad una lepre, ma i cani l'hanno mancata.

??? Tanto meglio; vuol dire che rimarr?? per me.

Entr?? Maria Dora come un soffio di vento:

??? Oh, l'indiano!

Lo chiamava cos?? per il suo colorito scuro e per quell'aria di brigante che gli davan l'uose, la cartuccera, la giubba di frustagno.

??? Servitor suo, signorina, ??? mormor?? il giovinotto, un po' confuso.

??? La Berta dice che il caff?? bolle, ma non si vedono ancora n?? Andrea n?? Giorgio, ??? ella disse, facendo una smorfia con il musetto a quel ragazzone saldo e ruvido come un montanaro, che si era levato in piedi.

??? Non dovevate aspettarmi, ??? rispose Giorgio, entrando nel loggiato a passi un poco barcollanti e con le spalle ravvolte in uno scialle di lana. ??? Ordinate pure il caff??, mia bella cognatina; sono in ritardo e vi domando scusa.

??? Che scuse! neanche per sogno! ??? esclam?? Stefano gaiamente. ??? Vedo che l'umore ?? buono, la cera discreta, e questo ?? l'essenziale.

Il buon vecchio mentiva pietosamente per infondere in quel triste malato un poco d'allegria. Giorgio rispose con un gesto vago, e sedette nella poltrona di vimini foderata di cuscini, che Novella in quel mentre aveva sospinta verso di lui. Ora, senza farne le viste, ognuno guardava curiosamente l'infermo. Egli s'accorse di quell'esame dissimulato, ed un senso di molestia, quasi di pudore, gli alter?? i lineamenti. Quel suo viso era emaciato, ma pieno di chiarore, quasi lo rendesse vivido la continua febbre. Una rada barba biondiccia gl'incorniciava il mento; aveva gli occhi dolci e smarriti, una bella capigliatura, dove l'umido solco della spazzola aveva lasciata una traccia brillante. Il colletto era troppo largo per il suo collo esile, ridotto a mostrare la sua tramatura di tendini come un c??napo consunto, e nello sforzo continuo del reprimere la tosse le vene flaccide si gonfiavano con un livido colore d'apoplessia.

??? Vuoi un altro scialle? ??? disse amorevolmente Francesca.

??? Grazie, sono coperto abbastanza; non ho freddo; grazie.

Gli dava noia che si occupassero di lui, che avessero tante cure della sua salute; per il che cercava in mille guise di sviare il discorso.

??? Ecco l'ultimo!... ??? esclam??, vedendo entrare il Ferento. ??? Speriamo che la Berta non abbia lasciato versare il caff??. Quella Berta ?? tanto sciocca!

E rideva, ma d'un riso cos?? artificiale, ch'era piet?? udirlo. Andrea gli batt?? una mano su la spalla:

??? Come ti senti?

??? Bene; quasi bene.

??? ?? primavera, ??? disse Andrea per dargli animo; ??? torna la giovent??!

??? Poeta!... ??? esclam?? lievemente Maria Dora, con un ironico sospiro.

??? Se lei me lo permette, signorina... ??? egli disse ridendo.

Andrea Ferento era tale a vedersi, che il suo primo aspetto muoveva in chi lo guardasse una subitanea curiosit??, un involontario timore. Egli era d'alta statura, un po' rigido e ben complesso nelle membra dotate di virile giustezza: il mento segnato con forza, la bocca aspra, i baffi corti, precisa la maschera del volto, fermi gli occhi ed accesi d'una insostenibile fiamma, la bella fronte piena di sovranit??. Questa imperiosa fronte, come soltanto hanno i ribelli e i dominatori, stupendo segno di forza, pareva che facesse nascere, che spingesse indietro l'onda maschia della capigliatura, gi?? venata nel mezzo e su le tempie di qualche filo bianco. Un'eleganza sobria, una singolare nobilt??, trasparivan da ogni suo gesto; e come se la natura nel foggiare il suo calco avesse voluto con un segno d'imperiosit?? predestinarlo al comando, l'intera sua persona raggiava magnificenza. Nell'espressione del volto, in tutte le sue membra cos?? pienamente virili, dominava il segno d'una volont?? inflessibile come l'acciaio. Diritta, piombante fra i sopraccigli, aveva incisa nella fronte una profonda ruga.

Tosto che lo vide, Marcuccio si lev?? e gli mosse incontro:

??? Vi aspettavo, professore, ??? disse con tono declamatorio. ??? Sono giunto alla fine del nono capitolo. Ho scoperto la teoria dell'equilibrio fra gli uomini e le piante, fra la pietra e l'uomo. Volete che vi legga?

??? Non ora, Marcuccio, ??? egli rispose benevolmente; ??? mi leggerai pi?? tardi.

Nel frattempo la Berta entrava, recando sopra un vassoio il caff?? bollente, che spargeva in nuvole di vapore il suo delizioso aroma. Non appena Marcuccio ebbe veduta la rubiconda fantesca, (poich'egli l'amava d'un amor voglioso e tutto ne ardeva nel fuoco d'una tardiva pubert??), scioccamente le si mise intorno a vezzeggiarla e provocarla con insulse risate. In quel rinascere del tempo di primavera lo scemo sentiva le sue vene gonfiarsi d'una sensuale giovent??; la florida carne della ragazza ventenne come una droga selvatica lo riscaldava di bramosie. Nel giorno l'assaliva per gli angoli della casa, la notte passava lunghe ore dietro l'uscio della sua camera, guardando per la serratura e picchiando affinch?? gli aprisse; per lei verseggiava con incoerenza e scriveva lunghe pagine d'amore.

Ed ecco, lo scemo si mise a dondolarle intorno, canticchiando queste parole che aveva cucite insieme chiss?? con quale intendimento:

??Quando la Berta scende al villaggio
non ha il coraggio
di guardare in faccia
n?? Pippo dritto, n?? Pippo storto,
n?? il macellaro, n?? il beccamorto.

Maria Dora, nel mescere il caff??, ripeteva insieme con Marcuccio:

n?? Pippo dritto, n?? Pippo storto,
n?? il macellaro, n?? il beccamorto.

Poi disse a Marcuccio:

??? Non vedi che la fai scappare? La Berta non vuol saperne di te.

??? Sorellastra, non parlare di quello che non sai! V??rsami il caff??.

Maria Dora gli riemp?? la tazza, ed egli si prese con ingordigia un grosso pezzo di focaccia.

??? Maria Dora, ??? disse Giorgio, mentr'ella se ne andava dall'uno all'altro mescendo il caff??, ??? v'ho intesa cantare tutta la mattinata: avete una bella voce.

??? Sicuro, e far?? la cantante! Perch?? io, ??? disse con intenzione, guardando Andrea, ??? non son nata per il matrimonio... Affatto! Ecco il vostro caff??, signor Andrea. E far?? la cantante, con dietro uno strascico di seta lungo due metri...

Cos?? dicendo ne faceva il gesto.

??? Bada che versi il caff??! ??? l'interruppe sua madre.

??? ... e una bella parrucca di color stoppa, le labbra dipinte, la faccia imbellettata, una scollatura fin qui... E voi, signor Andrea, mi manderete un bel cesto di fiori per la mia serata d'onore... Gi??, ma frattanto la mattina russate cos?? forte che vi si ode fin nel corridoio.

??? Vorrei sapere dove hai imparato a discorrere in questa maniera sconveniente! ??? esclam?? padre Stefano.

??? In convento, pap??... dalle piccole suore! Si parlava cos?? da mattino a sera, poi si pregava... quanto si pregava dalle piccole suore!

??? Che impertinente!

??? Volete un po' di crema, signor Andrea? ?? fresca.

??? Volentieri, ??? egli rispose. Intanto le osserv?? le mani. ??? Veh!... che manine ben curate avete ora! C'?? dunque una manicure nel villaggio?

Ella prestamente nascose la mano libera dietro il dosso:

??? Vi burlate sempre di me, signor Andrea...

Ancora un poco discorsero insieme, poi ciascuno se ne and?? per le proprie faccende; mamma Francesca nella guardaroba per curare i bucati, Maurizio con Stefano a battere la collina in cerca di lepri, Giorgio a intiepidirsi le spalle freddolose nel bel sole che allietava il giardino. Novella scese con lui, sorreggendolo mentre poneva il piede su la scalinata, e, quando furono in mezzo al viale, si volse per domandare:

??? Voi non venite, Andrea?

??? Finisco la mia sigaretta quass??, discorrendo con Maria Dora, ??? egli rispose, rimanendo ritto su l'ultimo gradino e fissando la bella figura di lei, che s'allontanava. Lo scemo erasi di nuovo rannicchiato nel suo cantuccio e rileggeva gravemente le pagine interrotte.

??? A discorrere con me? ??? fece Maria Dora. ??? Come possono interessarvi le mie chiacchiere?

??? Molto, forse... Ma, se avete altro a fare, posso anche rimaner solo.

??? Non avrei altro a fare che finire di vestirmi... ??? ella disse con civetteria. ??? Sono ancora tutta in disordine.

??? Forse di donne e d'abiti m'intendo assai poco, ma mi sembra, Maria Dora, che cos?? vestita stiate deliziosamente bene.

??? Ora, ??? disse Marcuccio avanzandosi fra i due, ??? ora, professore, mandate via Dora, che vi legger?? qualcosa.

??? Veramente, Marcuccio, ??? egli rispose con indulgenza, ??? queste letture si ascoltano meglio la sera. Di giorno c'?? troppo svago e troppo rumore. Attendi fin stasera: verrai nella mia camera e leggeremo. Intanto lavora.

??? Come volete... ??? rispose lo scemo, con malumore. Ma s??bito si arrese a quel ragionamento: ??? Certo la sera ?? meglio; si ?? pi?? raccolti. Solo non posso trovare il titolo per il mio libro: me lo dovreste suggerire voi.

??? Ci penser??, Marcuccio, e stasera lo avrai.

Allora lo scemo si ritrasse, parlando fra s??, con ampi gesti: ??? Voglio divenir celebre, celebre, celebre!... ??? Poi, forte: ??? Spieg??temi: come si fa per diventar professori?

??? Io vi dicevo, Maria Dora... ??? E rispose a Marcuccio: ??? Si studia e si lavora.

??? Aouff!... ??? esclam?? Dora stizzosa.

Ma lo scemo, senza badarle:

??? E quando avr?? pubblicato il libro, mi chiameranno professore?

??? Certo, certo!

Marcuccio si allontan?? mormorando: ??? Celebre! celebre... professore!

??? Dunque vi dicevo, Maria Dora, che nell'abito di questa mattina voi state deliziosamente bene. Poi vi curate ora con somma attenzione; ogni volta che torno dalla citt??, e vi rivedo, mi serbate una sorpresa.

??? Ma sapete, signor Andrea, che non riesco bene a comprendere se parliate sul serio o per burla! ??? esclam?? la fanciulla, un po' confusa. ??? In ogni modo so che vi divertite spesso alle mie spalle... e fate male!

??? Perch???

??? Perch?? questo, in fondo, mi potrebbe anche dispiacere...

??? Ma io dico sul serio, ??? egli fece con pentimento.

Ella s??bito si rasseren??: ??? Allora continuate! F??temi un po' la corte...

??? Ecco, dicevo che siete ora una signorina, del tutto signorina, e molto graziosa, e molto... desiderabile!

??? No... ??? ella si scherm?? con civetteria.

??? Ma s??... molto desiderabile! Vedo anche, per esempio, che avete cambiato pettinatura; non ?? forse vero?

??? S??. Vi piace questa?

??? Molto mi piace; vi sta molto bene: v'invecchia. Ora non sembrate pi?? la piccola educanda ch'eravate all'uscir dal convento. Vi ricordate? Son venuto una volta con Giorgio e con Novella a trovarvi nel parlatorio. Cosa fanno le piccole suore?

??? Vado a visitarle di tempo in tempo e canto ancora nei cori.

??? Infatti, voi avete sempre quella freschissima voce... Anche stamane, vestendomi, v'ho intesa cantare.

??? Ed anche prima... dormendo! ??? lo punse Maria Dora.

??? Gi??, russando, come voi dite... Ma questo non conta. V'ho intesa, in ogni modo, e voi eravate, credo, nel giardino.

??? E nel giardino, e nella sala, ed in cucina, in granaio, nel corridoio... dappertutto!

??? Ma io dico nel giardino perch?? ?? pi?? poetico, vi pare?... Dunque la vostra voce veniva su limpida e quasi primaverile, come se la portasser dentro i raggi del sole... ?? sentimentale questo? Vi piace?

??? Cos??, cos??...

??? Allora, non so perch??, ho pensato ch'eravate una signorina, una bella signorina, e ho deciso di farvi un poco la corte. Ecco, e vi faccio la corte ora, come desiderate voi...

??? Per ridere? ??? ella domand?? perplessa.

??? Ma... gi??! la corte si fa sempre per ridere.

??? Allora siete molto maleducato! ??? ella esclam?? con dispetto.

??? Davvero?!

??? E non so perch?? vi divertiate a farmi del male...

??? Che male vi faccio?

??? Ma... naturalmente! Se io, per esempio, prendessi le vostre parole sul serio? Mi avete detto che sono una signorina, ben vestita, ben curata, con le unghie lucide... vedete... ??? e gliele mostra; ??? che vi piace la mia pettinatura... ??? se la tocca; ??? che canto bene... che la mia voce era come una primavera, mentre vi destavate appena... e tutto questo pu?? turbare una ragazza, pu?? farle un certo male, pu?? darle quasi una profonda voglia di piangere... ecco!

??? Oh, no!... Allora vi domando scusa e vi prometto di non farvi mai pi??, mai pi?? la corte... Va bene?

??? Chiss?? se va bene?... chiss??... Anzi non va bene affatto!

??? E perch???

??? Il perch?? non ve lo dico. Ma voi siete un uomo crudele: lo si vede dai vostri occhi!

??? Ohib??! Ditemi una cosa: quanti anni avete ora, Maria Dora?

??? Diciannove anni e mezzo, signor Andrea!... ??? ella rispose con un sospiro.

??? Oh!... e lo dite come se fosser molti!

??? Per me sono molti... ??? Poi fece una pausa, una lunga pausa: ??? Del resto lo so bene che non posso interessarvi per nulla... io!

Quante cose in quell'??io??, cos?? breve, cos?? profondo!

??? Perch??, Maria Dora? ??? egli fece, un po' confuso.

??? Voi domandate troppi perch??, mio caro!... I quali sono difficili a dirsi, e non si debbono dire. Credete forse che a diciannove anni e mezzo non si veda nulla? Invece si vede tutto. E si sa tacere anche... certo: si sa tacere.

Egli la guard?? con un senso timoroso di maraviglia, per quel s??bito mutamento avvenuto in lei, nella frivola bimba, piena d'allegrezza e di civetteria. Ora ella parlava gravemente, come se dal volto le fosse caduta una maschera d'infantilit??, e lo sguardo intenso de' suoi occhi, l'attitudine amara della bocca, la facevan singolarmente rassomigliare alla sua triste sorella.

??? Non vi comprendo pi??, Maria Dora... Quello che voi dite mi sembra strano.

??? Strano?... Forse. Ma, vedete, non bisogna burlarsi di me; non bisogna prendermi come un piccolo gioco, perch?? io so anche pungere, se voglio. Solo, non voglio pungere voi, ed il perch??... ??? Fece di nuovo una pausa, nella quale torn?? ridente: ??? ... il perch?? lo so io sola! Non ve lo dir?? mai. E per non dirvelo me ne vado. A rivederci!

S'alz?? e corse via come un leggera farfalla, ridendo, e lasciando nell'aria il suo limpido riso.

II

Egli era nella sua camera, insonne, affacciato al davanzale, quando gi?? nella casa dormente pi?? non udivasi alcun rumore. Aveva spento il lume, per abbandonarsi al torpore delle proprie meditazioni; ma la stanza era piena d'una luce quasi fantastica, per il chiarore che vi tramandavano le infinite stelle. Splendeva il suo letto, splendeva il grande armadio vetrato, carico d'orciuoli, di fiale, di vasi, d'ampolle medicinali.

Ondeggiante, sfioccata, lontana, una striscia di nebbia navigava sopra il mare delle foreste, ogni tanto mutando colore, come un naviglio veliero, nell'incantesimo della notte. E quella striscia di nebbia era una immagine dell'anima sua, sospesa fra i pi?? grandi abissi, incerta e pur navigante.

A stordirlo salivano dall'inebbriante giardino vampe di profumi e d'aromi, come se la primavera dormente fosse un'ara infinita e vi bruciassero incensi; ma, chiudendo appena gli occhi, vedeva un immenso lenzuolo nero scendere su quel mondo stellato e gli pareva che fantasmi orrendi si aggirassero nella tenebra disperata.

Egli pensava ancora una volta all'amore e al delitto: ??? le eterne fiabe degli uomini: il delitto, e l'amore.

Poi gli parve udire quel lievissimo frusc??o noto, dietro l'uscio, quel respiro di lei che sentiva quand'era impercettibile, quel profumo di lei che lo snervava quand'era pur lontana, e si volse.

La vide infatti, che socchiudeva la porta con precauzione, appena tanto da potervi passare; la vide che tremava per un lieve scricchiol??o dei cardini, tutta raccolta nelle spalle, quasi volesse annullare anche il proprio respiro... e fu nella camera. Gir?? la chiave con cautela, perch?? la serratura non stridesse, poi gli scivol?? accanto, lieve, con un brivido, nel quadrato azzurro della finestra.

Egli non si mosse, non la baci??. La guardava. La guardava con una specie di stupefazione, tanto il timore e l'amore facevanla bella. Ma poich'erano vestiti entrambi di nero, ad entrambi sembr?? che vi fosse qualcosa di funereo in quella veglia che facevano davanti alle stelle.

??? Che hai? ??? diss'ella.

Il respiro della sua bocca, poich?? aveva il sapore medesimo della sua carne, parvegli che fosse un bacio. Sotto quel bacio egli s'irrigid??, chiuse gli occhi, volendone quasi godere una tentazione pi?? prolungata. Ella nervosamente gli pos?? le mani su le spalle:

??? Che hai? Perch?? mi sfuggi?

Allora, d'improvviso, l'attrasse nelle sue braccia, se la strinse al cuore con una specie d'amor convulso, affondando la bocca nel tepore del suo collo, nel principio della sua nudit??. Ella era piena d'istinti lascivi, come nella pi?? matura estate un favo ?? gonfio di miele. Tanto pallore le scorreva nel viso, che di quel solo bacio pareva godesse un estremo piacere.

??? Perch?? mi sfuggi? ??? domand?? ancora, ma contro la sua bocca. ??? Durante il giorno, appena mi guardi; quando arrivi, quando parti, cerchi sempre di non parlare con me.

Egli non rispose; ma sostenendo sul braccio il peso della sua nuca rovesciata, le carezzava gli occhi dalle ciglia quasi d'oro, a lungo e piano, come si fa talvolta per addormentare un bimbo.

??? Non mi ami pi???... ??? ella disse, mentre invece sentiva la passione dell'amante invaderle ogni vena come una immateriale carezza.

??? S??!... s??!... ??? egli proruppe; ??? ma sono un vilissimo uomo, Novella, e fra noi ci sono troppe ombre.

Allora ella si strinse nelle braccia dell'amante come in forte rifugio.

??? E adesso, dorme? ??? domand?? Andrea.

??? S??, dorme.

??? Ne sei certa?

??? S??.

??? Ti ha parlato di... noi?

??? Non ancora, ma ogni momento pare che sia per farlo.

Tre stelle filanti, lontane, veloci, caddero insieme. La notte si accendeva di chiarori fantastici, di vampe fatue, per ogni dove, come un rogo. Egli, tenendola nelle sue braccia, le fissava la fronte illuminata, quasi fissasse un punto magnetico, seguendo le bufere de' suoi propri fantasmi. E vedeva su quella fronte le radici dei capelli scintillare minutamente, quasi fossero cosparse d'una invisibile polvere d'oro.

??? Novella, ??? esclam??, ??? che faremo?

Egli disse queste parole con un'esausta voce desolata, e le disse, lui cos?? forte, come un bimbo.

??? Non importa, ??? ella fece, scuotendo il capo. ??? Se tu mi ami, non importa! Quello che vuoi... anche ucc??dimi!

Parlava come in un'ebbrezza, piena di lui, sotto il potere del suo fermo sguardo. E rovesciando la gola turgida esclam?? di nuovo: ??? Poich?? fra poco saremo scoperti, e poich?? il nostro bimbo non pu??, non deve nascere... poich?? non possiamo avere la nostra felicit??... ucc??dimi, se vuoi, ma con le tue mani... con le tue sole mani, che amo... non mi farai male.

Ora la sua passione la transfigurava in una bellezza pi?? che umana, e questa offerta di martirio pareva, su la sua bocca, semplice.

Egli s'irrigid??; un lampo sinistro gli splendette negli occhi: tutta la volont?? parve gli balzasse d'improvviso al sommo dell'anima, inflessibile.

??? Era il mio amico e non lo ?? pi??, ??? disse con una tetra lentezza; ??? era il mio fratello, e non lo ?? pi??. Ho creduto ad altre cose false nella vita, e le rinnego; una sola cosa ?? vera, necessaria, inevitabile: te.

Fece una pausa dura e guard?? nella notte che brillava; brillava come un incendio di fosforo, su tutte le cime, vertiginosa. Poi afferm??, piano con le labbra, ma forte nel cuore: ??? S??, ?? possibile!

??? Che dici?

??? Nulla; non voler sapere. Questo solo posso dirti: non ti perder??. Se ho potuto per questo amore giungere alla frode in cui viviamo entrambi, se ho potuto annullare la mia coscienza fino a tradirlo nella sua casa, vicino all'ora forse della sua morte... questo solo posso dirti, Novella: non ti perder??.

Ella ebbe un sorriso estatico, che le rideva fin su le ciglia, che le sperdeva gli occhi in una immensa felicit??.

??? Cos?? mi ami?

??? Cos??, e pi?? forte. Non dimenticare queste due parole: ??pi?? forte??.

Fiumane, fiumane, quasi d'un sole notturno, invadevano lo spazio, ravvolgendo come di gloria il loro colpevole ma stupendo amore.

Sul tetto della casa, forse, o forse nei rami dell'antichissima quercia, un usignuolo cominci?? a cantare. Le ghiaie frammiste con frantumi di vetro mandavano sprazzi, simili a quelli che davan i suoi denti nel riso d'ogni bacio, fra i due fili rossi delle labbra. Ella fu sua con tanta disperazione, con tanto delirio, che le sembr?? veramente di sentirsi dare la morte, fra vena e vena, per tutto il sangue, fino al cervello, senza patirne, come aveva detto, alcun male.

Nello stesso tempo, e solo qualche passo pi?? in l??, diviso appena da leggere pareti, un uomo afferrato gi?? dalla morte vera, da quella bieca e putrida che porta indosso un lenzuolo per coprirsi le costole nude, sussultava in un sonno angoscioso, respirando a fatica il lezzo del suo proprio respiro, con la fronte che si bagnava di uno stillar gelido, l'anima che si rompeva in un tormento senza pace: carcame d'uomo incominciato a marcire.

Ancora una volta era necessaria quella vicinanza, che non ?? fortuita ma universale, della volutt?? con la disperazione, del nascere con il morire: inestricabile nodo che s'aggroviglia nell'ironia continua della vita. Una casa d'uomini dormiva insensibile nella notte bianca, e da due finestre vicine usciva unitamente a sperdersi nell'aria stellata un respiro voluttuoso d'amanti che s'inebbriavano ed un fioco rantolo d'addormentato, ch'era gi?? quasi un rantolo d'agonia. Sopra questi aliti vicini e dissimili, che sono tuttavia la parola di tanti silenzi notturni, sul tetto della casa, forse, o forse nei rami dell'antichissima quercia, un usignuolo, come per ischerno, s'era messo a fischiare.

E forse in quel sopore affannoso, come traverso un velo di lontana irrealit??, il malato sognava...

Si rivedeva nella piena giovinezza, povero ma risoluto a far molto cammino, senz'altra ricchezza nella vita che il suo forte ingegno ed un amico pi?? forte. Questi era medico ed egli ingegnere di ponti e miniere, sbalzato dalla sorte in ricche terre inospitali, a tutte le temerit?? risoluto pur di conquistarsi la vita. E si vedeva nei pozzi profondi, ne' corridoi angusti, malsani di miasmi e di gas asfissianti, con le squadre di operai destinati alle galere sotterranee, armati di maschere e di lanterne cieche, non pi?? simiglianti ad uomini ma quasi a rettili tenaci contro i forzieri della terra; si rammentava le tragedie, gli eroismi laggi??, dove il sole non ?? mai giunto, e riudiva quel sordo rombo della macchina calata nelle viscere della terra, per rovistarla e ferirla come una sonda nell'utero materno, e rammentava le catastrofi repentine, con gli urli delle vedove e dei figli intorno ai cadaveri carbonizzati...

Poi le ore di vittoria, quando si era messo con i cercatori d'oro, con gli impavidi pionieri che l'umanit?? spinge come vessilli a' suoi limiti sconosciuti, e quando, per aprire altri valichi alla potenza temeraria dell'uomo, aveva trionfalmente forato il grembo calcareo delle montagne, gettato ponti leggeri come ghirlande di ferro sopra fiumi turbolenti, e condotta l'acqua ove le terre ardevano di siccit??, e deviata la piena delle valli di straripamento...

Non amori inutili, non sciocche ambizioni, ma la voglia di vincere, sola e terribile nella sua bellezza, e quest'unico amico del cuore splendente come l'acciaio, che a sua volta vinceva nei domin?? liberi della scienza, che scopriva bacilli nefasti, che inventava sieri prodigiosi: questo rinnovatore che le Universit?? si contendevano, questo violento sollevatore d'uomini che lanciava traverso il mondo possa di volumi clamorosi... Certo l'avevano contesa palmo a palmo, fraternamente, la lor terra di conquista, e ci?? che aveva spronato l'uno a superare s?? stesso era la vittoria del compagno; ci?? che li aveva sorretti entrambi nelle ore pi?? tragiche, era soltanto la loro scambievole fraternit??. Non mai fra loro un'ombra d'invidia, che non fosse la pi?? generosa emulazione; mai secreto n?? diffidenza fra loro, tanto eran certi e fermi nel voler compiere insieme, fra qualsiasi evento, l'intero cammino della vita.

S??, forse il malato sognava...

Sognava di lei, quando la vide per la prima volta e la guard?? per la prima volta con un pensiero d'amore, cos?? bella che gli parve una cosa inaspettata, nuova nel mondo, bench?? sembrasse allora un po' malata, e non d'altro forse che della sua faticosa verginit??. Si ricordava d'aver comprato per lei forse il primo, l'unico mazzo di fiori ch'egli mai desse ad una donna, e ricordava la prima volta che ard?? stringerle una mano, con paura profondamente soave, per dirle infatti ch'era bella, bella, bella, e che l'amava con un cuore ignoto, con un'anima nuova, nata in quel momento...

Si ricordava quella voce di lei, cos?? grave, cos?? lenta, quando chin?? la faccia e gli rispose:

??? S??, Giorgio, vi sposerei volentieri, se lo voleste...

Allora gli si aperse negli occhi un infinito paradiso, e queste parole gli parvero piene d'un immenso amore, perch'egli fino a quel tempo non era stato amato mai.

L'aveva poi svestita, una notte, religiosamente, quando ancora fra i suoi capelli sciolti fluttuava l'odor nuziale della corona d'arancio; e nel vederla sua, per s??, per sempre, si sent?? naufragare in una gioia troppo grande, che gli soverchiava l'anima, onde gli parve che ogni cosa di quel momento si disperdesse fuori dalla vita, in un colore d'impossibilit??. Erano stati felici insieme ??? o cos?? gli parve ??? qualche anno, poi... Poi, gi?? nello svestirla quella prima notte, si era sentito ruggire dentro un male sordo, crescente...

E infine accadde che una volta fu sorpreso di attonita maraviglia nell'ascoltare la voce di sua moglie che parlava con Andrea...

Era un sogno, poteva non essere che un sogno... e l'usignolo, nell'azzurra notte, spietatamente cantava.

.????.????.????.????.????.????.

Ella s'avvinghi?? al suo collo, seminuda, sobbalzando sul letto, e mormorava con voce soffocata:

??? Ascolta...

Tesero l'orecchio, ambedue mortalmente paurosi, verso la parete, verso l'uscio, verso la camera lontana.

??? No, t'inganni, ??? egli disse. ??? Non sento alcun rumore.

??? Sst... taci!

Ascoltava, protesa innanzi nello splendore del raggio lunare, che vestiva d'innocenza la sua lussuriosa nudit??; teneva un braccio intorno al collo dell'amante, l'altro puntato su la sponda del letto, con le dita aggrappate nella coltre come bellissimi artigli, tra l'ansia del pericolo, atterrita ma pronta. Il respiro contenuto le gonfiava la gola, palpitante ancora di volutt??; i capelli semisciolti le ingombravano il collo bianchissimo; tra i pizzi della camicia un seno erto le sbocciava come una splendida melagrana.

Ma non udiron altro che l'usignuolo infatuato lanciare i suoi fischi melodici nell'odorosa notte, sopra una orchestra lieve che l'accompagnava in sordina, con brividi appena di foglie nei respiri del vento.

Racquetata, ella si compresse il cuore con una mano e s'allent?? nelle sue braccia.

??? Se mi chiamasse di nuovo, come la notte scorsa? ??? mormor??.

??? S??, hai ragione. L??sciami.

??? Ancora un momento... Guarda quante stelle!

Ubbriacato, egli le passava le dita fra i capelli, posava la bocca su la sua pura fronte.

??? Dimmi... ??? ella fece; ??? una cosa orribile che finora non ti ho mai domandata... Andrea, tu che sei medico...

Per osare una tale domanda ella nascose la faccia contro di lui, affinch?? non la vedesse. ??? Tu che sei medico, dimmi: ?? grave?... ?? molto grave il suo male?

Egli rispose bruscamente, con una scossa che lo percorse da capo a piedi:

??? Non so! non so!

Ed ella, con un filo di voce appena percettibile:

??? Pu?? guarire?...

??? Ah... taci!

Ma la strinse cos?? forte a s??, che tuttavia non si sent?? odiata. Allora ella cominci?? a parlare sommessamente, con una voce cauta, pressoch?? insidiosa, mettendo lunghe pause fra parola e parola.

??? Vedi, questa notte, quando ti ho chiamato, ed eravamo curvi, tu da un lato, io dall'altro del suo letto, soli, nel chiarore di quel lume cos?? funereo, io, come in un lampo, involontariamente, ho pensato: Se... se domani...

??? Se non ci fosse pi??! ??? egli disse con una voce tetra.

Ed ella non li vide, ma gli occhi di lui splendettero d'una luce quasi micidiale.

??? Anch'io, ??? diss'egli lentamente, con uno sguardo atono, ??? anch'io ho pensato questo. Era quasi un incubo, ed avevo la visione precisa del cadavere, come se dalle sue membra immobili soffiasse gi?? quel freddo che mandano i morti.

Rabbrividita, ella si agit?? nel letto e si ristrinse contro il tepore dell'amante. Ma egli, senza un tremito, e quasi provando una gioia malvagia nel torturare s?? e lei con queste parole, ricominci??:

??? Era veramente un incubo, e chinandomi sopra il suo cuore fioco, io, medico, io suo amico, sentivo solo dall'altro lato del letto il profumo che veniva dalla tua persona bella e viva, l'odore di te che mi sopraffaceva, quell'odore de' tuoi capelli un po' disfatti, che portavano ancora il segno del guanciale... e l'orrore di sentirmi cos?? colpevole davanti a quella specie d'agonia, accresceva smisuratamente il desiderio, il desiderio fisico, intendi? che avevo di te.

Ora fu ella, smarritamente, che supplic??:

??? Taci!...

Ma egli s'inebbriava della sua propria nefandit??, si esaltava della sua propria tortura.

??? Lo sai che ho dato finora tutte le mie forze umane alla difesa della vita? Lo sai che sono un medico? un salvatore? Lo sai che ho fatto rinascere centinaia di uomini, e tanto amore mettevo in quest'opera, che per salvare la pi?? inutile vita serenamente avrei data la mia?... M'intendi? Ebbene, ora per la prima volta concepisco la possibilit?? astratta di rinnegare la mia missione; e questa morte, questa ingorda morte, che ho combattuto accerrimamente, con il cervello e con le braccia, nelle cors??e degli ospedali, fra i crogiuoli de' miei laboratori, questa morte che fu la mia nemica dappertutto, che odiai fino all'eroismo, la vedo per la prima volta come un'alleata, quasi come una benefattrice... e mentre le mie mani avvezze lottano ancora contro di lei, macchinalmente, su questo corpo che ci divide, il mio cuore, il mio spirito, il mio nascosto essere che vuole te, la chiama, la chiama, e le dice con un'oscura voglia di tradimento: ??? S??, che tu sii la pi?? forte... e ch'io non ti sappia vincere mai pi??!

Ella gli pose una mano su la bocca, una sua mano fredda, che aveva il profumo della colpa, e quella buia fossa che andavano scavando al morituro, ancora una volta colmarono di volutt??.

III

??? Un'imprudenza? Ebbene, s??, mi ?? piaciuto commettere un'imprudenza! ??? disse Giorgio a Novella ed al Ferento. ??? Se sapeste con quale delizia un malato, come un bimbo, cerca di fare le cose proibite! Povero me!... non poter muovere un passo, non poter respirare senz'essere ascoltati!... Dio buono, diventa una vera persecuzione!

??? Sei oggi d'umore a veder tutto in nero, ??? gli disse Andrea. ??? Senza volerlo noi finiamo con irritarti.

??? Fors'anche sono ingiusto, ??? egli convenne con un sorriso amaro. ??? Ma dovete avere un poco di pazienza... ancora un poco! Vedi: mi reggo a stento: il fianco mi duole per le punture che mi fai... ?? doloroso quel tuo siero! Quante ne occorrono ancora?

??? Circa una decina, ??? rispose Andrea, rapidamente.

??? Oh, se poteste lasciarmi un poco di pace! Voi non sapete cosa valga la pace. No!... via questi scialli! ??? disse a Novella, che intanto lo ricopriva; ??? basta, basta con tutte le cure inutili, con le inutili medicine! Vedete: io non sono un timido; la morte, se ha da venire, non mi spaventa affatto; ma quello che m'annoia ?? d'essere trattato gi?? come un moribondo.

??? Sei di cattivo umore, ti ripeto! ??? esclam?? Andrea con una voce scherzosa. ??? L'ho gi?? detto a Novella ed agli altri: voi, con l'eccesso delle vostre premure, non fate che esasperarlo; curatevi meno di lui.

??? Ecco: non datevi di me alcuna pena, e vi prego, vi prego, non sacrificatevi per me! Con questo bel sole, immagino che avrete certo voglia di fare una lunga passeggiata. Stefano e Maria Dora son scesi alla fattoria: se li andaste a raggiungere? Tu, Novella, hai bisogno di aria: impallidisci ogni giorno pi??. Quanto a me, sto benissimo solo. E se poi mi venisse la voglia di conversare, c'?? di l?? Marcuccio che lavora: l'andr?? a disturbare. Con Marcuccio vado sempre d'accordo, perch?? in tutta la casa ?? il solo che se ne infischi della mia salute!

??? Io ti ubbidisco, ??? rispose Andrea. ??? Non vado alla fattoria, ma scendo in paese.

??? Benissimo. E tu, Novella?

??? Io rimango, ??? ella rispose, levando il capo da un libro che sfogliava. ??? Se qui t'annoio, salir?? nella mia stanza; oggi non ho voglia di camminare.

??? Ti far?? male, Novella. Sono tre giorni che non esci di casa, ??? disse il malato, mutando singolarmente lo sguardo e la voce nel parlare a lei.

??? Tuttavia permettimi di rimanere, ??? preg?? Novella con un sorriso.

??? Come vuoi.

Udirono il passo di Andrea lontanarsi per il giardino, e rimasero soli nella sala terrena, egli seduto presso la finestra, ella presso il cembalo, con una lunga striscia di sole, piena di pulviscolo, tra loro.

??? Cosa leggi? ??? egli domand??.

??? Nulla: guardo un tuo libro. ?? ??Il Riso Rosso?? di Andrejeff. L'hai letto?

??? Non ancora.

Entrambi fissarono gli occhi su quella striscia polverosa di sole, dove s'agitava un microcosmo infuriato, una specie di convulsione continua che non faceva rumore, come le tempeste dell'anima. Avevan quasi paura entrambi di guardarsi nel viso; il silenzio li avvolgeva come uno strepito assordante.

??? Vuoi suonarmi qualcosa, oppure sei stanca? ??? egli domand??.

??? Volentieri.

Si alz??, sedette macchinalmente su lo sgabello del pianoforte, con una compostezza d'automa, evitando quasi di far rumore, o forse timorosa di sbagliare in checchessia. Aperse il cembalo, scoverse la tastiera, e leggermente, con le dita veloci, cominci?? a suonare una fuga di Bach.

Un bel rubino, rosso come una goccia di sangue, le macchiava la mano pallida.

Ora, non veduto da lei, dietro quel velo di sole, Giorgio abbandon?? il capo su la spalliera della poltrona e rimase immoto a contemplarla. La cassa d'ebano, ferita in un fianco da quella polvere accesa, mandava dal legno curvo un gran mazzo di scintille. L'opposta parete rifletteva mutevolmente l'ombra della suonatrice. Le sue spalle trasalivano, accompagnando la nervosa celerit?? delle dita; il suo busto si curvava un poco in avanti con un oscillamento leggero, e messo in evidenza da quella positura su l'alto scanno appariva di una mirabile plasticit??; la curva del seno, calma e forte, si delineava di scorcio, sotto le braccia irrequiete. Traverso quel raggio la sua capigliatura prendeva tutt'intorno la chiarit?? stessa del sole, mentre nel mezzo era fosca e folta, con riflessi color del mogano, come un caldo velluto. E nella faccia dell'infermo, non sorvegliata pi?? dalla vigilanza interiore, s'incavava una squallida miseria, quasi un furore taciturno, una visibile distruzione. I suoi occhi erano spenti, la bocca s'appesantiva; ne' suoi radi capelli, traendone un luccicore quasi umido, penetrava il sole.

S??, l'amava, l'amava! e morendo l'amava... il che ?? pi?? disperato che tutto, pi?? irremediabile che tutto!...

Due volte, dietro l'uscio, una vocina di bimba fece:

??? Si pu???

Ella s'interruppe, e s??bito rispose:

??? Avanti.

Era Natalissa, la bambina del giardiniere, con un grande fascio di rose tra le braccia. Teneva i lunghi steli ravvolti nel grembiulino per non pungersi le dita; il visetto gaio le sbocciava sopra quei fiori con un sorriso di donnicciuola grande.

??? Il pap?? mi manda con i fiori da mettere nei vasi. Dice che se li deve accomodare lui, verr?? pi?? tardi, perch?? adesso ?? occupato nell'ortaglia e s??bito non pu?? salire.

Parlava con un cinguett??o di passera, tenendo in braccio quel gran mazzo di rose, che per la lunghezza degli steli parevano maggiori di lei.

??? No, piccina, ??? ella rispose, lieta che alcuno fosse venuto a interrompere la loro solitudine. ??? Dalle a me; le accomoder?? io.

??? Eccole, signora. Guardi che belle rose!

E alzando le braccia quanto poteva, diede a Novella il mazzo fragrante.

??? Il pap?? mi ha detto che queste rose gialle sono le prime delle margotte, e di farle vedere al signor Stefano. Non c'?? il signor Stefano?

??? No, ?? fuori; ma presto ritorna.

??? Allora glielo dica, sa...

??? Certo, piccina. Hai detto queste gialle, non ?? vero?

??? S??, le gialle, signora; che si chiamano ??Mar??chal Niel??.

??? Guarda un po' come se n'intende la piccola Natalissa!

??? Eh, gi??!... ??? ella fece con un modesto orgoglio.

Stava tutto il giorno appresso al padre, ond'era divenuta pratica di giardinaggio. Novella prese qualche confetto in una scatola di porcellana e li offerse alla bimba.

??? Grazie, signora, non s'incomodi.

E attorcigliava con vergogna le mani dentro il grembiulino; poi accett?? i confetti e se li mise in tasca.

??? E lei sta meglio, signor Giorgio?

??? S??, piccina, sto abbastanza bene.

??? Bravo, signor Giorgio! Se viene in giardino, mi chiami, che io le mostrer?? tutte le pianticelle nuove. A rivederla e grazie.

Se ne and?? seria seria, con quelle sue maniere di piccola massaia.

??? Com'?? graziosa e brava quella bambinetta, ??? disse Novella, che si affacendava nello sciogliere il grande mazzo di rose. Egli frappose un lungo silenzio, guard?? la moglie, poi disse:

??? Alle volte penso che anche tu, Novella, forse hai desiderato di averne una.

Ella odor?? le rose fragranti, accarezzandole, dividendole ad una ad una, con attenzione soverchia, per disporle nei vasi.

??? Di avere una bimba?... ??? fece. ??? S??, vagamente, qualche volta... come forse tutte le donne lo hanno desiderato.

??? E invece io t'ho impedito anche questa gioia legittima, che poteva darti un altr'uomo qualsiasi, perch?? la nostra casa ?? rimasta senza figli.

Ella trasal?? nell'intimo, e temendo che una vampa le salisse al viso, per nascondersi, affond?? la bocca in una gonfia rosa, c??rica di p??lline giallo.

??? Di questo non ti ho mai mostrato alcun rammarico, ??? rispose.

??? Infatti; ma il silenzio ?? talvolta assai peggiore di un rimprovero. Mi ammalai poco tempo dopo averti sposata, e fu bene che tu non avessi un figlio mio. Da me, Novella, non ti vennero che tristezze; talora penso che veramente mi devi odiare.

??? Ma Giorgio! ??? ella esclam?? nervosamente, ??? odio solo questi discorsi che mi fai! Non ho alcun bisogno d'avere bimbi e mi tormenti per nulla.

??? Non sai forse che i malati sono crudeli? Soffrono ed amano far soffrire. Ma in me, vedi, ?? la coscienza che talora mi rimorde. Penso che ho legato senza volerlo una giovent?? bella e forte come la tua alla decrepitezza d'un infermo, e penso a quello che deve necessariamente agitarsi nel tuo cuore... a tutti i desiderii che vi reprimi, perch?? io non li veda.

Egli parlava con un tono ambiguo, che voleva sembrar pieno di dolcezza, mentre suonava come una indulgente ironia.

??? Non ti nascondo nulla, Giorgio, ??? ella rispose, molestata. ??? Sono pi?? semplice che tu non creda.

??? Semplice, hai detto? Cos?? mi pareva una volta, ma ora non pi??. Ora, studiandoti meglio, con quella divinazione dei malati che hanno tanto tempo per riflettere, ho scoperto in te un viluppo di cose inestricabili, di passioni oscure... Ed anzi non sei semplice affatto, ma un nodo mi sembri, serrato e forte.

Ella rise, accarezzando con frivolit?? le rose gialle disposte in un bel vaso.

??? Perch??? ma perch?? tante ubb??e?... Lasciamo stare, Giorgio! Senti piuttosto queste rose delle margotte, che odore inebbriante!... stordiscono... senti!...

Gli si avvicin??, portandogli le rose da odorare. Ma Giorgio bruscamente le afferr?? una mano:

??? Vorresti non lasciarmi parlare, ?? vero?

??? Io? perch???... ??? rispose la moglie, turbata.

??? Vorresti che fra noi, sino all'ultimo, perdurasse l'equivoco dietro il quale ti nascondi? S???

??? Ma Giorgio...

??? Per?? io, poich?? sono crudele... ??? via, non t'imbiancare cos??!... ??? poich?? ho taciuto cos?? a lungo... troppo a lungo!... vorrei parlare una volta con te. Ma, vedi, quel vaso non ?? sicuro nelle tue mani... Perch?? tremi? P??salo gi??, si??diti e dimmi...

??? Ah, ma non ?? vero!

??? S??, che tremi: lo vedo. Si??diti qui vicino e asc??ltami.

??? Che vuoi? che vuoi, Giorgio? Non ti affannare cos??; dopo starai male... ??? balbettava ella smarritamente, guardandosi attorno, quasi cercasse nelle cose circostanti una via di salvazione.

??? Anzi, ??? egli rispose, ??? parlarti mi fa bene, un bene infinito, Novella, se tu puoi essere sincera con me. E lo dovresti essere, perch?? nessuno... intendi? nessuno potr?? mai amarti con l'amore mio, l'amore senza confini d'un uomo che se ne va...

??? Non dire cos??!... non devi dire cos??!

??? Ma cosa temi? ch'io t'accusi forse? o ti minacci? o sia cos?? pazzo da domandarti altra cosa che un poco di buona e di vera sincerit??? Asc??ltami, Novella. Se un giorno avrai nella tua vita lontana, ??? e Dio te lo risparmi! ??? uno di quei dolori cos?? grandi che non si sa come un'anima li possa contenere, soltanto allora comprenderai perch?? voleva oggi parlarti quel Giorgio che sar?? uno scomparso, un punto nero nella tua memoria, un'ombra... L??sciami dire; l??sciami dire!... Anzi tutto sappi una cosa: non ho rancore contro di te, non il pi?? lieve rancore, Novella, perch?? ti comprendo, anzi ti difendo io stesso.

??? Ma da cosa?...

Egli scosse il capo, e seguit??:

??? L'amore non ?? tale se non quando giunge ad essere un'infinita bont??. Il resto ?? unicamente una rabida passione, la quale non pu?? n?? perdonare n?? beneficare. Pi?? tardi ricorderai quello che ora ti dico, e pi?? tardi, poich?? l'anima dell'uomo ha bisogno di generare fantasmi, pi?? tardi, quand'io non ci fossi pi??, potrebbe darsi che anche nell'anima tua nascesse quella paura insoffocabile che si chiama ??il rimorso??. Ora io ti parlo appunto, perch?? non voglio che tu lo conosca mai. Ho invece un altro sogno: quello d'aiutarti ad essere felice, se lo posso ancora, e dirti che non mi devi temere affatto, n?? ora n?? dopo, e lasciarti la sicurezza che tu non mi hai fatto alcun male, anzi sei stata nel mondo la mia sola felicit??...

Ella smarrita lo guardava, senza bene intendere le sue parole, ma sopraffatta dal suono tormentoso di quella voce, attonita, nel vedere quel viso trasfigurarsi e risplendere per un'altezza di sentimento pi?? che umana.

??? Quando, ??? egli riprese, ??? quando il tuo cuore ti dir?? con un morso: ??Lo hai fatto soffrire...?? ??? tu rispondi serenamente: ??No; sono stata invece il suo pensiero pi?? dolce, il sorriso ch'egli vide fino all'ultimo nel colore della vita??. ??? Quando il tuo cuore ti dir??: ??Egli purtroppo conosceva il tuo amore, l'altro amore, il solo che avesti...?? ??? e tu rispondi serenamente: ??Che importa? Egli non mi amava perch?? l'amassi... Poi sapeva che nessuno pu?? comandarsi di non amare??. ??? E se il cuore infine ti dicesse: ??Ma ?? stato geloso... orribilmente geloso di te...?? ??? allora non rispondere nulla, perch?? gelosa pu?? essere soltanto la carne... quella si distrugge, finisce, e per lei non vale che si pianga.

Egli fece una pausa e la guard?? fissamente, con una tetra luce negli occhi:

??? Saprai non ripetere nulla delle parole che ti dico?

E parve che la maschera umana, la febbre umana del suo dolore gli ricadesse d'un tratto sul viso.

Poich'ella taceva, egli disse parlando a s?? medesimo:

??? Forse no; ma non importa.

Allora ella ebbe uno schianto, e dalla seggiola dov'era scivol?? a ginocchi, nascondendosi fra le mani la faccia impaurita, poich?? sentiva, cos?? genuflessa, d'esser meglio rifugiata sotto l'ala della sua grande anima.

Insieme, tuttavia, poich'era invincibilmente donna, o forse per quel pensiero carnale ch'egli aveva mesciuto nella sua misericordia, le risaliva struggente nelle vene la memoria della notte trascorsa, e quasi per acuire il suo rimorso fisico riviveva in una specie di prostrazione l'ebbrezza di quei loro baci avidi e soffocati, sicch?? non sapeva dividere dal terrore della sua colpa l'immagine stessa del peccato, e dall'immensa paura di quel momento in lei nasceva una pi?? grande volutt??.

Allora, cos?? armata della propria gioia, cos?? piena di quell'assente che la teneva in potere, quasi per una ribellione de' suoi nervi crudeli, sent??, nel luogo della piet??, insorgere un sordo rancore contro colui che si faceva troppo umile per atterrirla, e sent?? ruggire in s??, tra vena e vena, tra fibra e fibra, una specie di avversione incoercibile, quasi un odio, contro quel nemico disarmato, il quale, non altro potendo, cercava d'incatenarla con la propria bont??.

Ed allora, senza pi?? mercede, si lev?? di ginocchi diritta, con una rapida mossa piena d'orgoglio, e crudamente lo fiss??. In quell'atto apparve da lui cos?? lontana, ch'egli ebbe immediata la percezione di quella inesorabile distanza.

??? Cosa vuoi dirmi? Cosa vuoi sapere da me? ??? diss'ella, rattenendo a stento l'impeto della voce. ??? Di cosa dunque mi rimproveri?

??? Di nulla, ??? egli ripet??, chiudendo gli occhi per nascondere la sofferenza che vi saliva. ??? Di nulla, come ti ho detto.

Ma ella pareva non l'ascoltasse, n?? averlo ascoltato fino allora, e sentisse invece imperioso il bisogno d'una discolpa.

??? Da che sei malato, qual'?? la mia vita? Ho pensato forse a me stessa? ho trascurato forse il pi?? piccolo de' miei doveri? ho passato un giorno, un solo giorno fuori di casa?

Egli voleva interromperla, ma ella parlava concitata, con rapidit??.

??? Non mi sono forse negletta come una donna vecchia? Ho riso forse? Hai veduta una sola volta la mia bocca ridere, dacch?? tu soffri? Dillo, se mento.

??? Non questo, ??? egli fece sconsolatamente.

??? Ti ho mai mostrato, per caso, un rancore anche ingiusto, un rammarico pur lieve, che un'altra donna forse non avrebbe saputo nascondere in una vita cos?? dolorosa?

??? Non questo, non questo!

??? E che allora? ??? ella esclam?? con veemenza. ??? E le mie lacrime, le sai tu? Lo sai quello che ho soffocato nel cuore perch?? tu fossi meno triste?... Se tu soffri, non soffro anch'io? Se tu perdoni, sii giusto, non perdono forse anch'io?

??? Ma perch?? ti difendi? ??? egli grid?? con tutto lo sforzo della sua voce fioca. ??? Perch?? ti difendi?!

??? Non mi difendo, ??? ella rispose duramente. ??? Mi ribello! Insorgo tutta contro l'accusa che mi fai continuamente, anche tacendo, anche solo guardandomi, e che mascheri male dietro la finzione d'una bont?? che non senti. Allora, poich?? hai voluto rompere quel silenzio che ci proteggeva entrambi, allora preferisco un'accusa diritta e precisa... Dimmi: di cosa m'incolpi? Sono qui per risponderti, e non mentir??.

??? Oh, questo ?? impossibile!... ??? egli disse, mettendo nella lentezza della voce un sottilissimo scherno.

Ella si sent?? pungere come da una staffilata in pieno viso, ed ebbe voglia di gridargli su la faccia l'intera sua colpa, la splendida verit??, per mostrargli che infatti non mentiva.

Ma il suo senso femminile di prudenza e di pazienza fu ancora pi?? forte.

??? Prova, ??? disse, ??? e vedrai!

Arretr??tasi di qualche passo, entr?? nella striscia di sole, che le si avvolse intorno alla gonna e parve stringere le sue ginocchia in un'armatura splendente.

Egli la guard?? fiso, per qualche attimo, con odio e con stupore, poi esclam??:

??? Come gli rassomigli!

??? A chi? ??? ella chiese, pi?? rigida, sentendosi correre dalla nuca ai talloni un lungo brivido di paura e di fierezza.

??? Oh... a chi!... ?? vano che lo n??mini, ??? egli rispose con sarcasmo. ??? Tuttavia, se proprio ci tieni, lo dir??: ??? Al mio fratello Andrea... al mio medico!

??? E poi? ??? ella fece, senza batter ciglio.

??? Nulla... dicevo questo perch?? i tuoi occhi mi guardano come i suoi, e la sua bocca mi parla come la tua. Una volta ti movevi lenta, calma, con una specie di pigrizia; ora, nelle tue mosse, talvolta sorprendo un poco della sua rapidit??.

Egli tacque un momento, poi soggiunse:

??? Hai ragione d'amarlo, ?? un uomo che merita di essere amato.

Ma ella taceva, ravviluppata nel suo silenzio come in un freddo e crudelissimo rancore. Giorgio riprese:

??? ?? l'uomo pi?? virile ed ?? l'anima pi?? vasta che incontrai su la terra. Bada che non s??mulo; egli forse mi odia, io no.

??? Non ti odia, ??? ella disse con fermezza. ??? Andrea non ti odia.

??? Lo sai tu?

??? S??, certamente. Ma voglio anche dirti una cosa, una cosa che tu dimentichi, Giorgio... Quando una donna riesce, con affetto, con serenit??, vorrei dire, con passione a compiere il suo dovere nella vita, nessuno avrebbe il diritto di frugare come tu fai dentro l'anima sua, per rubarle un secreto ch'ella cerca di seppellire nella sua intimit?? pi?? profonda, e non certo per risparmiare s??... L'anima, credo, ?? un possesso che si pu?? negare inesorabilmente alle violenze altrui.

??? S??, l'anima, ed anche il corpo, Novella.

??? Oh, il corpo no! ??? ella disse con audacia. ben sapendo che l'uomo, comunque creda di amare, qualsiasi nome purissimo voglia dare all'amor suo, non ?? mai altro nel fondo che un accanito e geloso pretensore, il quale perdoner?? tutte le dedizioni, tranne quella, o bestiale o divina, che avviluppa due corpi amorosi. Ella intu?? che il malato, frammezzo a tante parole, voleva sopra tutto conoscere una cosa: fino a qual punto ella non fosse pi?? sua.

??? Il corpo no, ??? disse un'altra volta, armandosi di quella inflessibilit?? che faceva splendere la sua bellezza come un freddo metallo.

??? Perch?? cerchi d'ingannarmi?... Una piet?? inutile!

??? No, Giorgio; la mia carne si ?? dimenticata e si ?? spenta nella lunga solitudine. Se qualcosa di lui mi turba, non cos?? mi turba. Se pu?? chiamarsi amore quel senso timoroso che ho di lui, non ?? l'amore d'una donna; ma invece un'ammirazione senza desiderio, e tuttavia cos?? femminile, che forse un uomo non potrebbe giungere ad intenderla mai.

Ella mentiva con una facilit?? sorprendente, convincendosi di far opera buona, e dicendolo a s?? stessa per darsi cuore; ma in fondo per difendere s?? dalla sua colpa, s?? e lui che s'amavano, dalla potenza del padrone. Mentiva, pur sentendo nel suo grembo agitarsi una vita oscura, la quale sotto gli occhi dell'infermo non poteva nascere, n?? poteva, in quella casa vigilata, secretamente morire.

??? Tuttavia, Giorgio, ??? diss'ella, pronunziando le parole con una dolcezza proditoria, ??? se tu sospetti vi sia fra noi qualcos'altro che una dimestichezza necessaria, perch?? nata appunto nel curarti insieme, allont??nalo dunque da questa casa, chiama un altro medico... vuoi?

Ella tremava dentro di s?? per la paura ch'egli accettasse quell'offerta, e ne tremava cos?? forte, che non ebbe alcun rossore della sua duplicit??.

??? Ma tu dim??ntichi, ??? disse pensierosamente il malato, ??? che siamo stati veri fratelli durante l'intera vita. Forse a lui debbo quello che fui, e nulla baster?? per distruggere la mia riconoscenza. Vorrei solo poter credere che tu non menti.

Ella intravvide la speranza di riuscire ad illuderlo ancora.

??? Come potrei farti credere, Giorgio, se la tua diffidenza ?? cos?? grande? S??, ?? vero: io sento il potere della sua forza; sono un po' schiava di quel dominio ch'egli esercita su tutti. Ma la mia vita, Giorgio, ?? ben altra; ed ?? cos?? lontana dalla sua, come potrebbe esserlo da quella immaginaria d'un uomo conosciuto in un libro. La mia vita vera ?? di camminare in silenzio vicino al tuo letto, di portarti uno scialle perch?? tu non abbia freddo, e di sentirmi lieta come non mai se un giorno ti desti pi?? riposato, e mi guardi sorridendo, con un poco di riconoscenza nel viso...

Egli l'interruppe, tendendo una mano per incontrare la sua:

??? Oh, se sapessi quanta ne ho! E che rimorso anche! Senza di te, mi sarei gi?? liberato di questa mia vita inutile... Se rimango, ?? solo per vederti un giorno di pi??; e so bene d'altronde che il tuo sacrificio non sar?? lungo.

??? Giorgio, Giorgio, per carit??!...

??? Ne sono certo. Per??, vedi come lo dico tranquillamente. Ci?? che si chiama la morte ?? una cosa viva ed enorme, che avvicinandosi fa rumore. Fa, dentro le vene, un rumore sordo e confuso, che somiglia un poco al rombo d'una cavalcata lontana. Si avverte un freddo impercettibile, che agghiada tutti i sensi, ed allora l'anima fa come il sole nel tramonto: lancia, con una specie di delirio, i suoi raggi pi?? luminosi verso ci?? che possedeva nel mondo...

Parlava con una voce quasi meccanica, in cui certi suoni, certe sillabe, spiccavano stranamente, come fossero schianti di riso secchi e malvagi in un racconto monotono. Ella pure gli prestava un'attenzione puramente meccanica, e soltanto l'eco di quelle frasi le batteva sui timpani, facendole male.

??? Perch?? mi tormenti? perch?? mi tormenti? ??? voleva dirgli quasi con rabbia, sopraffatta da un malessere fisico, che le rendeva insopportabile anche la voce, anche la presenza di lui. E lo guardava trasognata, vedendo insieme l'obliqua lama di sole fendere la stanza, piena di pulviscolo, di vita e di tempeste, come il suo cervello sovreccitato. Lo guardava senza piet??, e per la prima volta con un desiderio singolare di vendetta. Le pareva che dicendole: ??Io so??, ??? dicendole: ??Io ti perdono?? egli avesse rotto quel prestigio che gli conferiva il dolore taciturno, ed apparisse ora nudamente, come il solo divieto al suo bene, come l'ombra inseparabile dal suo nascosto sole. Anzi, quanto pi?? le parlava egli di morte, tanto pi?? si sentiva ella trascinata nell'orbita necessaria di un tale pensiero, e quell'immagine di funerali ch'ell'aveva respinta con tutte le forze dell'anima, d'un tratto egli stesso la faceva balenare davanti a' suoi occhi, non pi?? come una remota ombra, ma come una imminente possibilit??.

??? S??, ?? una cosa viva ed enorme, che avvicinandosi fa rumore, ??? egli ripet?? lentamente, come per imprimere queste parole nella sua profonda memoria. ??? Ed ?? allora che assale, non un rammarico solo della partenza, ma il rimpianto irremediabile di tutto quello che la vita poteva essere per noi. Ed allora nasce verso gli uomini, anche verso quelli, sopra tutto verso quelli che ci hanno fatto male, un'affettuosit?? grande e stanca, una voglia quasi di render loro tutto il bene possibile, tutto l'amore possibile, perch?? un solco di buona memoria continui dopo di noi. Non si pensa che anch'essi a lor volta finiranno, e la vita che prosegue ha qualcosa di stupefacente, come se fosse una forza radiosa e mostruosa che urla e splende mentre soffoca noi...

E tacque, attendendo forse una risposta, una sillaba qualsiasi, un cenno. Ma quelle sue labbra sigillate non si mossero, n?? le sue ciglia batterono.

??? Mi ascolti? ??? egli domand?? allora.

Comprimendosi una mano sul petto, ella trasse un lungo respiro:

??? Non ti ascolto, no! non ti ascolto...

Egli bruscamente sorse in piedi e s'avvicin?? a lei. Teneva la fronte bassa, era mutato, pareva dibattersi fra un pauroso dubbio ed una grande speranza.

??? Non ti ho mai domandata una cosa, ??? disse.

Ella trasal??, ed i suoi splendenti occhi nascosero fra le ciglia uno sguardo pieno di sospetto.

??? Quale cosa? ??? domand??.

Ma egli esitava, come se avesse una profonda vergogna della domanda che stavale per fare; poi disse:

??? Bada: non ?? una sciocca domanda che ti faccio. Vorrei sapere se, infuori da tutto quello che si chiama una religione od una fede nell'inconoscibile del mondo, senti con certezza di appartenere a qualcosa che non finisce, a un Dio insomma... o se invece ti senti sola.

Egli fece una pausa, e la guard?? come per indovinare la sua risposta. Ma ella, senza forse aver preso il tempo di lasciar parlare la propria coscienza, rispose con una voce opaca:

??? S??, credo in Dio.

E cos?? dicendo pensava a quello ch'egli le avrebbe domandato poi.

??? Bada, ??? egli l'ammon??, ??? non rispondere con le labbra soltanto.

??? No, no...

Egli le aveva presa una mano e la teneva serrata, quasi per comunicare con le vene del suo polso, con i battiti del suo cuore.

??? O Andrea ti ha pure insegnato il suo gelido ateismo? ??? egli mormor??, curvandosi.

Ma ella scosse il capo, il braccio, con ira.

??? Basta! ??? gli comand??; ??? basta!

??? Allora, se un poco di fede non ti manca, ??? egli disse, tutto acceso dalla febbre della sua religiosit??, ??? se veramente hai nell'anima Dio, non mi potrai mentire... bada!

??? Che vuoi?...

??? Sapere! sapere! ??? grid?? il malato con forza convulsa. ??? Io, che finisco la strada, io, che non ti ho mai fatto alcun male, io ti domando: ??Sei stata sua? In verit??, in verit??, sei stata sua???

Ella scosse il capo con rabbia, come per prepararsi allo sforzo di rispondere: No! ??? poi si fece bianca d'un pallore quasi livido, e, scandendo le sillabe, disse con una voce che pur lenta sibilava:

??? Non sono stata sua; non lo sar?? mai!

Ma sentendo irrompere dall'anima in ribellione, pi?? forte che il suo medesimo cuore il bisogno di gridare la verit??, si tese tutta interiormente in una acerrima ira, e per costringersi alla menzogna disse ancora pi?? volte: ??? Mai! Mai!

Esausto, egli si lasci?? ricadere nella poltrona, premendosi le due mani sul petto, e la guard?? perdutamente, con un senso d'inanit??, di vergogna, stremato come un fanciullo che avesse voluto scagliarsi contro una porta di bronzo. E nelle sue membra malate sent?? quasi una paura fisica di quella forte creatura, che aveva diritto a vivere, a ridere, a godere, a mentire, a far tutto ci?? che fanno i vivi, mentr'egli non era pi?? che un morto ancora barcollante, un travolto su cui la vita degli altri passava come un torrente infrenabile...

Perch?? la voleva contendere ad un altro amore, se questo amore nasceva in lei, necessario e spontaneo come il suo profumato respiro? Perch?? voleva dilungare la sua squallida ombra nel loro invisibile sole?

A queste riflessioni, un riso amaro di sarcasmo gli echeggi?? dentro l'anima, senza salirgli fino alle labbra, mentre i suoi occhi smorti fissavano con una specie d'incantamento la bella creatura femminile, avviluppata in quel manto di sole che la ingloriava, che pareva splendere da lei, essere il colore della sua bellezza, il raggio della sua tutta ingemmata carne.

Gli sembr?? che un rumore lontano, come di sonagliere su la strada, come di campanelli infuriati nell'alte camere della casa, gli stormisse dentro l'orecchie ronzanti, gli scrosciasse nel cervello vuoto, fra vena e vena, doloroso, incessante. Quel sole!... che macchia faceva quel sole! che barbaglio insostenibile, che incendio giallo su tutte le cose circostanti!...

Ella era l??, cos?? vicina e pure inaccessibile, avvampata di quella fiamma come un gioiello d'oro. E quel rumore continuo, come di sonagliere su la strada, come di campanelli infuriati, gli cresceva dentro senza posa, lo stordiva, lo accasciava, suscitando nelle sue pupille dilatate una continuit?? velocissima di bagliori e di vampe. Cos'erano? Forse quelle grandi rose gialle, c??riche di profumo e di p??lline, che parevano d'un tratto roteare nella striscia di sole, incendiarsi, ardere? Le rose, o i suoi capelli scintillanti, o il braccialetto d'oro che le balenava al polso, o tutta la sua materia giovine e viva, c??rica di profumo anch'essa, di p??lline e di volutt???... Vampe, vampe, sonagliere, in una ridda confusa, in una specie di vertigine gialla...

Accecato, chiuse le palpebre e sogn??.

Sogn?? di lei, paurosamente, voluttuosamente, quasi per un bacio ch'ella gli desse, non pi?? su la fronte, come soleva, ma con le calde labbra su le sue labbra ardenti, ??? un bacio snervante, lungo, lento, che gli assorbiva dalla gola turgida il respiro, che gli scorreva sui nervi non placati come una molteplice carezza. Un bacio carnale di amante, com'ella saprebbe dare se volesse, un bacio lascivo come la nudit??, voluttuoso come la colpa... E in quella specie di torpore, mentre vedeva dietro il velo delle palpebre quel polver??o luminoso del sole, risent??, quasi per una evocazione fisica, sotto le narici un poco ansanti fluttuare l'odor femineo di lei, quell'odore soave che l'accerchiava come un malefizio, che intorbidava un poco l'aria come la fragranza eccessiva d'un fiore, che l'ubbriacava talvolta, nella sua debolezza di malato, come una droga troppo forte.

Ora egli la vedeva, non pi?? nel mezzo della stanza, ma come l'aveva sorpresa una volta, all'uscir dal bagno, tutta nuda e gocciolante, cosparsa di oscurit?? furtive il suo corpo voluttuoso. Quella volta ell'aveva gridato, per il pudore subitaneo, con un piccolo grido acuto e quasi ridente; poi s'era in fretta raggomitolata nell'accappatoio tepido, schermendosi dall'esser veduta e chiudendo gli occhi quasi per timore. Cos?? la rivedeva ora, nell'abbaglio, e risentiva sotto le narici ansanti quell'odor fresco di carne bagnata, di cipria e di lavanda, quell'odore buono e colpevole del suo corpo che incitava all'amore.

...ed egli era sopra di lei, curvo, e la baciava; metteva le dita un po' tremanti nel gran volume de' suoi capelli raccolti su la nuca, aspersi qua e l?? di gocciole iridate; le strofinava il dorso pianamente, le spalle pianamente, per rasciugarla; sentiva traverso la stoffa spugnosa il tepore umido della sua pelle, s'inginocchiava dinanzi a lei, l'avvolgeva con le braccia, la serrava contro di s??, pi?? forte, pi?? forte... Ella si rannicchiava, freddolosa e vogliosa, dentro l'accappatoio caldo: le uscivano dal basso i piedi rosati, le sue ginocchia tonde gli urtavano contro il petto, stando ella tutta raccolta in s??, tutta piegata come per ischermirsi...

Ma non si schermiva interamente; forse non era che un'arte leggiadra, un amabile gioco; ed egli, tenendola per la cintura come una preda non riottosa, piano piano addentrava una mano cauta nella scollatura dell'accappatoio, prolungando la sua carezza per la gola turgida, e gi??, pi?? gi??, lentamente, con soste, come un ladro, nella dovizia calda, rigogliosa del seno...

Vampe, vampe, sonagliere... Cos'erano? le rose gialle? i suoi capelli?... Vampe.

Oh, come suonavano! che url??o! che scampan??o forte, lacerante!... Che male! che male! Barbagli, guizzi, come di grandi rose gialle, infuriate, che roteassero... Una ridda... il sole... troppo sole... Ah, che male!... Sonagliere, vampe.

Cos'era? Una specie di schianto nel cuore fioco; una specie di rimbombo fragoroso entro le arterie stanche; una pietra infitta nel cervello, cos?? greve, cos?? greve... Rose, vampe, sonagliere.

Cos'era? Una lussuria di moribondo, che non di rado lo tormentava, la notte, nelle lunghe insonnie, mentr'ella se ne stava presso di lui, a pi?? del letto, assonnata sopra una pagina interrotta.

Talvolta egli chiudeva gli occhi, fingeva d'essere addormentato, per poterla desiderare senza tradirsi; gli entrava nel sangue un'accensione dolorosa; la sua tenebra interiore s'illuminava di rosso, ed in quella specie di febbre, come se le giacesse accanto, l'avvolgeva in pi?? modi nella sua lussuria inane.

Quand'era sano ancora, non l'aveva mai desiderata cos??; quando le dormiva ogni notte accanto, non le aveva mai conosciuto questo irritante calore di femmina e di posseditrice, che ora tentava sino allo spasimo il suo desiderio spossato. Quando per la prima volta l'aveva baciata nel talamo nuziale, gli era solamente sembrata una inquieta e sperduta fanciulla, stanca forse della sua verginit??, e per lungo tempo non aveva nemmeno sospettato in lei quella tentatrice ch'ella era, cos?? turgida e sparsa di peccato in ogni piega del suo corpo, dalla fronte al piede.

S??, forse aveva sin d'allora, nel cavo degli occhi, negli angoli della bocca, nella forma de' suoi labbri, quand'era in silenzio e pensava, o forse nella medesima sua voce, che talvolta si velava di risonanze opache, forse nelle spalle affaticate per il peso del suo petto fiorente, forse nelle braccia pieghevoli, nelle ginocchia pigre, un non so che di stanco, di lascivo, anzi una specie d'indefinito languore, che pareva, come un fumo d'oppio, addormentare le sue dolci membra in un letargo pieno d'insensibilit??. Ma nel suo letto maritale non era, ??? e Giorgio se ne rammentava ??? che un'amante quasi inerte, una pigra onesta sposa che sopportava l'amore.

Pi?? tardi, ??? ma solo pi?? tardi ??? ella era fiorita cos??; pi?? tardi, quando gi?? per lui non era divenuta che una infermiera assidua ed una buona sorella, quando le loro bocche non s'erano pi?? congiunte in altri baci che non fossero di consolazione o di dolore.

E chi dunque l'aveva cos?? occultamente ridestata? Chi aveva ritolto da' suoi sensi violenti quella fascia di torpore? Chi aveva diffuso per il suo corpo soave quella virt?? malefica di tentazione?

Oh, s??! egli le aveva ben detto, guardandola: ??? Come gli rassomigli!

Ed ella s'era drizzata senza rispondere, con un moto nelle vertebre del collo che le rovesciava un poco la fronte all'indietro: un moto abituale in lui, che scolpiva la sua dura fierezza e rendeva imperiosa la sua fredda volont??. Aveva imparato a dire: S??! No! ??? rapidamente, con una voce ferma, che pareva inginocchiasse di colpo le resistenze altrui, ??? a dire: Voglio! ??? a dire: Devi! con quella decisione immediata e serrata che pareva in lui quasi l'urto d'un impeto fisico, il guizzo subitaneo d'una lama che si pianta e sta.

Ell'aveva detto: ??Mai! Mai!...?? ??? dopo la sua domanda... Ma quali parole potevan distruggere il valore delle osservazioni accumulate giorno per giorno dall'istinto che non falla, e sotto la vigilanza di una indagine involontaria? Ella diceva di no con la bocca, ma era invece visibilmente pi?? che la sua amante: un oggetto suo, una sua possessione irredimibile, una vita congiunta con la sua vita, un sangue frammisto nel suo medesimo cuore.

Egli l'aveva presa, forse dolcemente, ma come si afferra una preda, quasi con artigli, bollandola d'un suggello di possesso che non si cancellerebbe mai pi??.

Ed allora perch?? volersi adergere fra loro come un miserando padrone, goffo della sua gelosia? Perch?? averle parlato, averle messo a nudo sotto gli occhi la sua lunga e vana disperazione? Perch?? interrompere quel silenzio, che certo li proteggeva da una pi?? grande calamit???

Come la riguarderebbe ora? Come fisserebbe i suoi occhi negli occhi di Andrea?

E diceva a s?? stesso: ??? ??Due creature umane, due vivi, hanno intessuta insieme la loro felicit??. Si amano. Questo non ?? soltanto una parola; ?? vivere! Per spaventoso che a me paia, il lor diritto ?? pi?? forte, pi?? necessario di ogni altro vincolo.

Se urlo, dove arriver?? il mio grido? Io sono l'immobilit??, sono qualcosa d'inerte e di spento, che deve tacere.

S??, di fatti: erano il mio amico e la mia donna...

Parole! tutto questo non ?? che un telaio fragile di parole! Vivere! questa ?? la sola verit??; con tutte le sue rapine indispensabili, con tutte le sue crudelt?? fatali. Dunque, se grido, che pu?? fra loro, il mio grido? Nulla. Sar?? una cosa tutt'al pi?? ridicola, come la trattan nelle loro commedie gli uomini di buon umore... Od ?? invece un dramma? S??, forse; un piccolo dramma futile, come ne succedon tanti, ogni giorno, su la faccia della terra impassibile... Povero cuore stanco, bisognava tacere! La tua bellezza ultima era il silenzio; poich?? si pu?? fino all'ultimo possedere una bellezza che sopravviva come un ricordo non distruttibile nel pensiero altrui. Perch?? l'hai sciupata miseramente? Povero cuore, perch?? sei stato cos?? barbaro contro te stesso? Perch?? hai voluto ??sapere??? anzi ??essere certo?...?? Bisogna che chi muore abbia il coraggio di abbandonare ai vivi la loro felicit??.??

Cos?? ragionava seco stesso, in una specie d'assopimento fisico che gli toglieva la percezione immediata delle cose circostanti. Non vedeva pi?? lei, n?? la striscia di sole che ora inondava la stanza d'una sfrenata luce, n?? il gran mazzo di rose gialle ch'ell'aveva ordinate nei vasi, lentamente, ad una ad una. Quasi non ricordava pi?? le parole acerrime dette fra loro; o per lo meno tutto questo gli pareva gi?? lontano, in un tempo quasi remoto, come al di l?? da un lungo svenimento, e solo a sbalzi, nel turbin??o del suo cervello, nella vuota concavit?? de' suoi timpani, ricominciavano a stormir sonagliere, ma pi?? fievoli, come se andassero per una strada pi?? lontana, e campanelli a ronzare, ma pi?? confusi, come se infuriassero in alto, lass??, per camere pi?? distanti...

Aperse gli occhi, rinvenne da quel torpore come da un sogno che fosse durato senza limiti, e la cerc??. Dov'era? Non s??bito la vide: quell'irruenza del sole pomeridiano faceva della stanza una prigione infiammata, traeva da tutte le cose un fulgore insostenibile, simile quasi ad un frastuono assordante.

Poi la vide: stava seduta dinanzi al cembalo, con la testa china, il mento piegato sul petto, una mano su la tastiera, l'altra posata sul grembo, quasi affondata nella gonna scura; ed ella medesima era coperta d'ombra fino alle ginocchia, ma con il busto avvolto dal sole come dalle spirali d'una fiamma che divampandole intorno al capo, quasi alla sommit?? d'una torcia, le sprigionava dagli accesi capelli un volo di pulviscoli d'oro.

??? Novella... ??? chiam?? con le sue fredde labbra.

Ella trasal??, si eresse; nell'atto brusco della mano tre tasti diedero tre note veloci.

??? Non dormivi?...

Ma, invece di rispondere, Giorgio la chiam?? a s??, tendendo le mani verso di lei con un gesto supplichevole. Ella si lev??, confusa, temendo perfino il rumore che faceva nel muoversi, e con il cuore gonfio di commozione s'avvicin?? all'infermo.

??? Che vuoi? Stai male? Ecco, vedi!... ??? gli andava dicendo con una voce piena di umile fedelt??.

??? No, no, asc??ltami...

Ella prese le sue mani, con dolcezza; le strinse. Ardevano entrambi, nei palmi, nei polsi, d'una diversa febbre; si guardavan come fossero entrambi colpevoli, con timore, con esitazione.

Allora ella vide su le ciglia dell'infermo, su quelle ciglia bionde, cos?? buone, sotto le quali non s'era mai fermata alcuna ombra iniqua, vide brillare due lacrime grandi e limpide, che caddero insieme, scavando ancor pi?? la sua faccia devastata. Ed ella pure sent?? un singhiozzo rompere il nodo che aveva nella gola, irrefrenabile...

Senza parlare, senza mentire, si chin?? su lui, su la sua bocca addolorata, ??? e piansero.

IV

??? Vedete, Giorgio, ??? disse Maria Dora, ??? mi sono lavata i capelli stamane.

??? Lo so, mia bella cognatina. Mentre alla finestra li asciugavate, ho veduto i vostri capelli sciolti, ed accecato da quello splendore, stavo quasi per mandarvi ad alta voce un complimento.

??? Ah, s??? Un complimento non ?? mai di troppo! Ditelo dunque ora, se non ?? una bugia.

Ella cinguettava con il cognato per distrarlo, per farlo sorridere nella sua tristezza.

??? Ci tenete, proprio?

??? Ma, certo!

??? Ebbene, volevo dirvi: ??? Cognatina, ?? il sole che splende, o siete voi, con i vostri capelli, che mettete tanto oro nel mattino? ??? Questo ?? il complimento; vi piace?

??? Per bacco! ??? ella fece con arguzia; ??? davvero ?? fino: fino come un madrigale. Pare impossibile che sia vostro! Dove l'avete letto, Giorgio?

??? Oh, Maria Dora! ??? egli esclam?? sorridendo; ??? non mi credete nemmeno capace di una cortesia cos?? facile?

??? Non ?? poi tanto facile, via!... Sopra tutto per un ingegnere! Se mi aveste detto, che so io... per esempio: ??? Cognatina, i vostri capelli splendono stamane come le rotaie della strada ferrata... ??? ecco, lo capirei! Ma cos??, come l'avete detto, cos?? bene, cos?? pulito... no, francamente, puzza di letteratura! Oh, intendiamoci, non ?? per offendervi, ch?? anzi ve ne ringrazio.

??? Ebbene, sia come volete; non ci bisticceremo per cos?? poco. L'essenziale ?? che vi siete lavata i capelli, e che i vostri capelli sono d'un'abbondanza davvero straordinaria.

??? Novella ne ha pi?? di me.

??? Forse; ma di un altro colore. Dov'?? Novella?

??? Non so, ??? ella fece con esitazione.

??? E Andrea?

??? Andrea sar?? forse rintanato in camera sua. Da qualche giorno ?? divenuto ancora pi?? inavvicinabile di prima. Che bizzarro uomo! Non pare anche a voi, cognato? Io, quando lo vedo, ho sempre voglia di gettargli un pezzetto di zucchero come si fa con i cani da guardia per entrare nelle loro grazie.

Egli fece con la mano un gesto vago, ma sorrise tuttavia di quella irriverente opinione.

??? Andrea ?? un uomo d'ingegno, ??? disse con lentezza il malato. ??? Le nature come la sua peccano sempre di qualche singolarit??.

??? Ma egli ?? singolare in tutti i sensi, e pi?? lo si conosce, pi?? lo si trova bizzarro! Sapete, ??? ella seguit?? con il suo parlar volubile, ??? sapete che mi faceva la corte?

??? Ah, s???

??? A modo suo, beninteso; con certe sue maniere un po' ironiche... ma ?? fuor di dubbio che mi facesse la corte. Bene, ora invece, da cinque o sei giorni, non mi parla nemmeno pi??: se ne ?? dimenticato. ?? seccante, vi pare?

??? Questo non saprei, cognatina. Vi auguro in ogni modo che ricominci, ??? egli disse in tono di celia.

??? Bah... lasciamo stare!

Seduta vicino a lui, ella ricamava in fretta, per?? con una sbadataggine estrema. Ogni tanto guardava il malato, ch'era disteso nella seggiola a sdraio, coperto di scialli; e lo guardava nel mezzo del parlare, o facendo altra cosa, perch?? l'infermo non si avvedesse de' suoi pensieri.

Lo trovava miserrimo, ogni giorno pi?? stremato, pi?? povero di vita. Nella faccia angusta gli si erano dilatati gli occhi e sporgevan dall'??rbite come fossero gonfi, in un cerchio di lividore. Le pupille dilatate, scialbe, acquose, nuotavan in un siero azzurrastro; talvolta si appannavano visibilmente, come una lama al calor del fiato. Quando sorrideva, i denti parevan cresciuti: la gengiva superiore gli si scopriva, congestionata sotto l'orlo del labbro, e quasi livida. Su la pelle arida gli si formavan certe macchie di color scuro e spesso due strisce rosse gli accendevan la fronte, equidistanti, fra le tempie concave. La sua mano divenuta nivea, spesso, nel cercare un oggetto, brancolava un poco.

??? Non vi sentireste, ??? gli domand?? la fanciulla, ??? di uscire nel giardino? Fa cos?? tepido fuori.

??? Oh, no, Maria Dora! Non mi sento proprio di alzarmi. Se sapeste che fatica mi costa muovere un passo!

E si rannicchiava negli scialli, poveramente, come un intirizzito. In quel mentre pap?? Stefano tornava dalla fattoria, col suo cappellaccio di paglia ficcato di traverso, la sua giubba da cacciatore. Era un bel vecchio, aitante ancora, solido e bronzeo sotto i suoi capelli d'argento; serrava tra i denti la pipa stracarica, ingoiando enormi boccate di fumo con una specie di golosit??. All'odor del tabacco, Giorgio si mise a tossire.

??? Ahi!... me ne dimenticavo, ??? esclam?? Stefano con premura.

E soffocato il fornello col p??llice, si cacci?? la pipa dentro una tasca.

??? Fuma, fuma, ??? lo esort?? Giorgio.

??? C'?? tempo! Veh, che brava Maria Dora! gli tieni compagnia.

??? Si discorre di tante cose, godendo il bel sole. Frattanto ricamo, ricamo. A furia di ricamare mi sar?? preparato un corredo bellissimo. Non manca pi?? che il marito. ??? Fece una pausa: ??? Il marito... parola eroicomica!

E si mise a ridere di quel suo riso trillante, che le gonfiava la gola.

??? Oh, eroicomica!... ??? esclam?? il padre. ??? Tu non sai quello che dici.

Ella non volle insistere, anzi mut?? discorso:

??? Pap??, ora te ne racconto una bellina. La Berta se ne va!

??? La Berta?

??? Sicuro, e adesso verr?? lei a dirtelo. Va via perch??... oh, debbo ridere!...

??? Insomma lo vuoi dire o no?

??? Ora te lo racconter?? lei stessa, perch?? io... ??? e rideva, ??? io... ??? e rideva pi?? forte.

La Berta, che lo aveva inteso entrare, giusto era venuta su l'uscio.

??? Ehi, tu, fatti pure avanti! ??? comand?? il burbero padrone. ??? Sentiamo: cosa c'???

La fantesca si avanz?? di qualche passo, impacciata, con gli occhi bassi, slacciandosi il grembiule. Stefano si tolse il cappellaccio di paglia e lo butt?? sopra un divano. Siccome cadde a terra, la fantesca, per far qualcosa, and?? a raccoglierlo. Con quel cappellaccio in mano, e per il fulvo della sua chioma e per il vermiglio delle sue gote, pareva pi?? buffa che mai.

??? Dunque la sciogli o no quella tua maledetta linguaccia?

??? Dica lei, signorina... ??? ella balbett?? vergognosa.

Maria Dora se la godeva un mondo e non aperse bocca.

??? Che signorina d'Egitto! ??? borbott?? Stefano, con quell'aria terribile che sapeva darsi nell'amministrare la giustizia fra i suoi dipendenti. ??? Sp??ffera tu!

La fantesca si fece cuore:

??? Signor padrone, ho deciso di andarmene via...

??? Buon viaggio!

Ma egli non si mosse; ella neppure.

Dopo un breve silenzio pap?? Stefano disse:

??? Oh, e perch?? poi?

??? Lo domandi alla signorina.

??? La signorina non c'entra.

??? E allora lo domandi al signorino...

??? A chi?

??? A quello l??... ??? ella fece, scostandosi impaurita e segnando col dito Marcuccio, ch'era venuto su la soglia nell'udir quelle voci.

??? S??, a lui, proprio a lui... ??? ripeteva cocciuta la fantesca, segnandolo a dito. Si era fatta rossa, quasi paonazza come una melagrana, ed aveva le lacrime agli occhi. Pap?? Stefano abbandon?? quel tono di accigliata canzonatura, si fece grave:

??? Sentiamo: cosa c'?? stato?

??? Certe cose, certe cose, padrone... ??? piagnucolava la Berta.

Lo scemo cominci?? a sghignazzare ed a contorcersi contro lo st??pite; allora ella, fattasi ardita, sciolse lo scilinguagnolo.

??? S'imm??gini che non mi lascia stare un momento. Mi tocca, mi provoca, mi salta addosso... Poco fa mi ha fatto bruciare il lardo! Ne ho abbastanza! Guardi un po' che pizzico!

E si fece avanti, squadrando con occhi nemici lo scemo, che sempre sghignazzava; si rimbocc?? una manica fin sopra il gomito e mise in mostra un bel lividore.

??? Dio! come fai la schizzinosa... per un pizzico! ??? esclam?? Maria Dora con perversit??. Ma la Berta non s'interruppe nemmeno.

??? Poi sentisse cosa dice, padrone!

??? Andiamo, andiamo... ??? borbott?? Stefano, conciliante.

??? Insomma pensi che la notte mi devo chiudere in camera a chiave!...

??? Ohib??!... ??? fece Maria Dora con la sua vocetta maliziosa.

Allora lo scemo si fece avanti, serio serio, con una grande aria di cerimoniale; drizz?? su le gambe lunghissime la sua persona sbilenca e disse in tono declamatorio:

??? Infatti, caro padre, ho deciso di prender moglie. Quello che ti racconta costei, non importa. ?? venuto il tempo che mi debba maritare: ventitre anni ho, padre.

La ragazzotta, paurosa, corse in un angolo e scioccamente incominci?? a piangere.

??? Costei, ??? riprese lo scemo, ??? costei non intende. Piange? Perch?? piange? Le ho detto: ??? ??Sei grassa e rotonda; mi piace l'odore del tuo collo, dove nascono i tuoi capelli rossi. E quando scopi mi piaci, perch?? la tua sottana dondola e sta bene. Sposi??moci, Berta; voglio vedere se sei fatta come una donna.??

Allora il padre s'avvicin?? a lui, posandogli una mano su la spalla; e cercava di persuaderlo amorosamente:

??? Questo che dici non ?? bene, Marcuccio. Lascia stare la Berta; va e scrivi.

??? Non ora, padre. Debbo raccontarti ogni cosa prima delle mie nozze.

Frattanto rideva, ma di quel suo riso atono, che gli afferrava soltanto la bocca e la obliquava in una smorfia sinistra; un riso metallico, breve, aspro, che gli stringeva la gola come una mano ruvida e ne traeva un corto singhiozzo.

In certi momenti non si poteva impedirgli di parlare, affinch?? non desse in ismanie.

??? S??, padre. La sposo per aver fatto un sogno. Un sogno che faccio quasi ogni notte, in questa primavera. Mentre dormo, la porta si apre; lei entra; ?? veramente lei, quasi nuda, con i capelli arruffati, e ride. Ride; poi si dondola nella camicia da notte come una cosa molle... Mi dice: ??? Hai chiamato, Marcuccio? ??? Sono qui. ??? S'avvicina, mi tocca; io soffoco. Butto via la coltre, le dico: ??? Entra nel letto. ??? Non vuole, ma ride. Ride e si china... Sento che ha un odore forte, come una donna nuda. ??? Guarda, ??? mi dice: ??? sono bella? ??? S??, Berta, sei bella. ??? Poi, se la voglio, fugge. E si dondola nella camicia da notte come una cosa molle...

Si mise a ridere sguaiatamente:

??? Vedi? anche ora fugge.

??? Marcuccio, ??? lo implor?? il padre, ??? vieni con me; discorreremo noi due soli.

E cerc?? di trascinarlo via per un braccio. Ma egli resisteva, caparbio.

??? Padre, tu forse non comprendi che sono innamorato.

Allora Maria Dora scoppi?? a ridere, esclamando:

??? Uh! uh... Marcuccio innamorato!

??? Perch?? ridi, sorellastra?

??? Certo che rido, ??? ella rispose. ??? Perch?? tu puoi sposare una ragazza bella e pulita, mentre la Berta puzza di cazzeruole... ?? unta!

??? Sorellastra, ti dico: tutto puzza e tutto non puzza, secondo che un odore piace o non piace. Siccome sei maligna, alle mie nozze tu non verrai. La Berta sar?? vestita di bianco, io di nero, e tutti gli invitati porteranno un cero come nelle processioni. Far?? suonare le campane, a stormo. Sorellastra, se mi regalerai un anello d'oro, con cinque brillanti, allora ti perdoner??.

Andrea sopravvenne in quel momento e si ferm?? all'udire que' discorsi. Ma s??bito interruppe lo scemo con una voce piena di potere:

??? Marcuccio, che stramberie vai dicendo?

??? E voi, Andrea, ??? seguitava lo scemo senza dargli retta, ??? voi, Andrea, nel giorno delle mie nozze, direte a tutti: ??? Quest'uomo che si sposa ?? Marcuccio Landi, poeta, filosofo e musicista. Mettetevi a ginocchi e riveritelo: egli ?? grande!

??? Io dir?? a tutti, ??? esclam?? Andrea: ??? Quest'uomo che si sposa non ?? affatto grande, perch?? invece di dedicarsi al suo lavoro perde il tempo dietro le sottane. Cos?? non avr?? nessuna gloria.

Egli diceva queste parole fermamente, come le avrebbe rivolte ad un uomo sano d'intelletto, ed affrontava lo scemo con tutta la violenza del suo sguardo insostenibile.

Una bianca ed umile paura si dipinse tosto nel viso di costui ed il suo sguardo si fece errante sotto la dominazione di quell'occhio pi?? forte.

??? Non direte questo... ??? balbett??, con una specie di terrore.

??? Lo dir?? certamente, se non abbandoni questo pensiero assurdo.

??? Maestro... ??? fece smarritamente lo scemo, ??? maestro... e in tal caso, l'amore?

??? L'amore? ??? esclam?? Andrea nervosamente, con una rapidit?? quasi iraconda. ??? L'amore non ?? che un perditempo! Cerca di saper farne a meno, anzi di persuaderti che l'amore non c'??!

Lo scemo dovette meditare su queste parole; poi gli parve d'aver compreso.

??? E voi, ??? domand?? lentamente, ??? voi non amate?

Quasi urtato in pieno petto dalla domanda inattesa, che aveva, o gli parve, un non so che di proditorio, Andrea Ferento ebbe un sussulto impercettibile, rovesci?? la fronte all'indietro con quell'atto imperioso ch'era in lui abituale quando voleva resistere o comandare.

??? Io, ??? disse con asprezza, come se la domanda non gli venisse dallo scemo e non a lui dovesse rispondere, ??? io non ho amato che una sola cosa nel mondo: la mia opera; e ci?? basta.

Poi travers?? quasi con impeto la stanza, e preso lo scemo per un polso, fortemente lo accompagn?? verso l'uscio. Da lui Marcuccio si lasciava condurre con una docilit?? quasi pecorile, senza osare mai di contraddirlo, perch?? nel suo sperso intelletto non dominava che una sola fissazione: quella di potergli assomigliare.

Aveva con ardenti sogni amato la gloria nella sua giovinezza dedita alle fatiche pi?? nobili dell'ingegno, e questa gloria ch'era stata la sua lontana amante, il suo fantastico sole, continuava ora a perseguitarlo con tentazioni assurde, a riaccendere di eroiche imprese la sua demenza mansueta.

Pap?? Stefano si era seduto sopra una seggiola, e raccoltasi la fronte nella mano, meditava dolorosamente su la piet?? che gl'ispirava il suo figlio. Ogni tanto scoteva il capo e si ricacciava la commozione in gola, mordendo la pipa spenta, che lo impolverava di cenere. Di sventure, nella sua lunga vita, ne aveva sopportate assai, con quel coraggio paziente che l'anima dei semplici sa radunare contro la sciagura; ma questa, che gli aveva distrutto nel fiore dell'et?? il suo figlio adolescente, questa non la poteva tollerare per quanta rassegnazione avesse nel suo cuor di cristiano.

Finch?? Marcuccio se ne stava zitto, faceva la calza, scriveva o camminava per la casa come un automa, traendo dal suo violino, sempre, sempre, quella medesima canzone, ch'era divenuta per tutti quasi un incubo superstizioso, il padre non malediva la sorte, si contentava di guardarlo con occhi tristi e scuotere silenziosamente il capo. Ma quando l'udiva imbastire insieme, con una voce monocorde, que' suoi lunghi discorsi incoerenti, che tradivano il cervello senza governo, e poi finivan per lo pi?? in una risata stridula, che faceva male come un colpo di frusta, il padre talvolta non sapeva pi?? contenere la piena del suo dolore taciturno.

Dopo una lunga pausa, il vecchio disse alla figlia:

??? Maria Dora, va piano piano a vedere cosa fa.

La fanciulla si lev?? in silenzio dalla poltrona dov'era seduta a ricamare, e camminando con lievi passi usc?? per andarlo a spiare. Poco dopo fu di ritorno, con la medesima cautela, e rispose, facendone l'atto:

??? Scrive.

Poi, senza guardare Andrea, sedette di nuovo nella poltrona, presso l'infermo, ed abbass?? il capo sul ricamo che aveva incominciato.

Ora non parlavano pi??; tutti e quattro, in quel silenzio parvero stare in ascolto, forse d'una lor intima voce che ad ognuno lasciasse cadere, come pietre sul cuore, un peso di sillabe lente. Ascoltavano, ed ognuno, tacendo, in quella sera piena d'ambiguit??, ricamava sul proprio telaio una trama invisibile di pensieri. Per l'uscio aperto si udiva giungere quel rumore familiare che fanno le stoviglie, le argenterie, quando s'apparecchia la tavola.

E il giorno, fuori, diminuiva. Il sole, come un largo tappeto, si ritraeva dalla terra umida, strisciava sul fogliame degli alberi, sui tetti pi?? alti, sui vertici delle colline. Veramente a guisa di un tappeto che il crepuscolo andasse arrotolando, sollevava nell'atmosfera limpida qualche soffio di polvere voluminosa, che lentamente scendeva, cadeva, prima impalpabile, poi folta, sopra i contorni delle cose.

Gli alberi si vestivan di buio, come se il vento li avvolgesse d'un torbido fumo. Non era puranco l'ora delle campane: un grande silenzio veniva dalla terra circostante, un silenzio quasi religioso, che affaticava la loro sensibilit??.

V

Quando furono in fondo al giardino, ella si strinse a lui con tutta la persona e gli cerc?? la bocca.

??? Bada... ??? egli disse impaurito; ??? non qui!

La sera gi?? folta li nascondeva; ma erano pi?? che mai timorosi, pi?? che mai sperduti d'amore e di terrore, mentre il destino si compiva in ogni attimo, con una irremediabile celerit??. Egli si tese in ascolto, poi l'attrasse dietro un alto cespuglio che faceva quasi una nicchia, dove nessuno li avrebbe scorti.

Che buon odore di menta selvatica veniva dall'umida erba in quella sera scintillante! La terra satura esalava il suo respiro profumato, quasich??, nella propizia ombra, godesse la carezza d'un amante e quel soverchio profumo fosse l'effluvio della sua nascosta volutt??.

L?? dietro, per l'intrico dei rami, si vedeva la casa biancheggiare con tutte le finestre chiuse, tranne una, che splendeva, ma d'un lume vacillante, quasi gi?? vi ardesse il chiarore d'una lampada funeraria e l'anima dell'abitatore addormentato stesse di l?? per evadere nella notte grande. Non osavan guardare lass??, a quella sola finestra rischiarata, poich??, dietro la trasparenza dei vetri, vedevano la vasta camera taciturna, greve di morbo, densa di ombre fluttuanti, la camera ond'eran usciti poco prima, a breve distanza l'un dall'altro, cauti, su la punta dei piedi, per non interrompere quel sonno troppo lieve.

Oh, come sono diverse le finestre che splendono di notte nella facciata d'una casa buia! Sonvene, per chi cammina e le vede passando, alcune che fanno invidia, che d??nno quasi uno scoramento indicibile, una specie di triste gelosia verso la gioia che rischiarano. Sole, nell'alta notte, nell'alto silenzio, brillano d'una luce impudica, irruenta, ilare, che somiglia quasi ad uno scoppio di riso, che somiglia quasi alla bianchezza d'una nudit??, ??? e sono le finestre dell'amore; ma dell'amore giovine, che non rifugia nell'ombra le sue colpe, che non ha paura della propria felicit??.

E sonvene di pi?? velate, dalle quali pertugia insidiosamente un chiaror soffocato, che paiono dire a chi passa: ??? ??F??rmati e ascolta; non senti venire per l'aria un ??nsito di volutt??? Siamo due soli e nascosti, e siamo accesi d'una febbre taciturna, che istilla quasi un veleno sottile nel sapore d'ogni bacio...?? ??? E sono le finestre dell'amore; ma dell'amore gi?? perverso, che si ubbriaca di filtri e s??ffoca il suo grido nella coltre contaminata. Poi talune che vegliano solitarie, con una lampada immota, e sembrano rischiarare l'insonnia d'un'attesa, ??? d'un'attesa lunga ed inutile, o il mormorio d'una preghiera, ??? d'una preghiera fatta per l'assente, che forse non torner?? ??? o la stanchezza d'una mano che scrive, che scrive senza mai fermarsi, che scrive senza mai rileggere, al suo sogno lontano, al suo lontano amore...

Poi talune, che sembrano illuminarsi d'un tratto, per una paura subitanea, per un dramma notturno, con ombre che s'avvicendano repentine, come se vi fosse nella camera un tramest??o di gente, che va, che viene, che parla concitata... Poi altre, le quali sembrano tenebrose della lor luce, come sono quelle fiammelle ad olio che bruciano davanti ai tabernacoli, in certe abbaz??e di campagna, le sere d'autunno, dopo il vespero, quando le chiese dei poveri si ??mpiono di preghiera e di malinconia...

Sono finestre semispente, che hanno un colore; nessuna ombra si muove nel loro fondo opaco; nessun romore viene dalla lor immobilit??; ma solo una specie di brivido che si prolunga nella notte, che si propaga nel buio, con disperata tristezza. ??? E sono le finestre segnate, su le quali, perch?? si spengano del tutto, soffier?? la morte...

Assaliti cos?? da quel brivido, e pur indugiando nel bacio che li colmava d'obl??o, essi rividero la faccia supina dell'infermo, affondata nel guanciale, che apriva gli occhi senza muoversi ed in quel bacio li guardava. Sebbene avesse le fattezze del cadavere gi?? scolpite sotto la pelle trasparente, li guardava cupo e fiso, per infondere uno spavento inesorabile nel loro inesorabile amore.

Egli disse a lei, che s'annidava nelle sue braccia, e lo disse come per esprimere quella imprecisa paura:

??? Non odi?

??? Che?

??? Un rumore...

Ascoltarono.

Tutto il giardino dormiva. Solo, tra ramo e ramo, tra foglia e foglia, qualche rapido crepit??o, qualche sussulto fugace interrompeva l'odorato silenzio, metteva nell'ombra effusa di chiaror lunare un risveglio pieno d'ambiguit??. Su la terra, nell'impenetrabile intrico dell'erbe, si agitavano vite furtive; in alto, fra i tacenti nidi, sotto le volte sonore dei padiglioni arborei, gli sciami notturni come orchestre in sordina aliavano senza tregua producendo un indefesso ronz??o. Laggi??, nella vasca, lo zampillo tenuto basso pullulava piano piano, scorrendo in un rivolo quieto che non sciacquava, ed ogni tanto interrompendosi come per riprender lena. Ad intervalli vi si udiva uno schianto: era forse una ranocchia, od un rospo, che dal margine vi saltava dentro, sul ventre piatto. Dai piccoli sentieri, fra i cespugli, sbucava un odore intenso di fioriture nascoste; poi d'improvviso, nell'inclinar del vento, la fragranza del maggengo non mietuto, che arruffandosi ad ogni folata prolungava per i campi una sonorit?? non dissimile dal tintinn??o d'un metallo, e in vicinanza, in lontananza diminuiva, come uno strepito di verghe d'argento.

Senza parlarle, quasi con ira, egli appoggi?? contro la sua fronte una mano fredda, e piegatole il capo all'indietro si curv?? su lei, come se lo struggesse la tentazione di dirle una parola terribile, di confidarle un segreto immane, ma volesse prima leggere ne' suoi femminili occhi se aveva una cos?? forte anima da poterne contenere in s?? la tragica violenza.

??? Asc??ltami, ??? egli disse, con voce sorda, che pareva il rombo d'una soverchia fatica interiore, ??? asc??ltami, Novella, e m??dita bene prima di rispondere.

Poi fece una pausa ed accrebbe la lentezza delle sue parole. Domand??: ??? Fino a che punto puoi amare un uomo?

??? Non un uomo ??? ella fece, con perdizione, ??? te solo, te solo...

??? Non mi rispondere cos??, a fior di labbro. Interroga bene te stessa. Troppe volte si confonde l'amore con l'esasperazione dei sensi, e troppe volte l'amore ha paura di s?? stesso, quando lo risveglia un pericolo ch'esso non prevedeva.

??? No, ??? ella disse, ??? non c'?? risveglio, non c'?? limite...

??? Ma vi pu?? essere, ??? egli rispose, premendo col palmo su le radici de' suoi capelli scintillanti, ??? vi pu?? essere un'altra cosa che tu non sai... ??? E sordamente, senza un tremito nei diritti occhi, soggiunse: ??? La disperazione.

Ella stava un po' curva all'indietro, piegata su le reni, ed oscill??. Ma il braccio dell'amante la reggeva per la cintura, onde non fu che un peso pi?? greve contro la sua forza. Ismemorata, come se non potesse bene afferrare il senso di quelle sue parole, ma tuttavia ne rabbrividisse:

??? La disperazione?... ??? balbett??. ??? Che dici?

E gli andava serrando le braccia con le mani trepide, come se cercasse in lui contro lui stesso un aiuto. ??? Che vuoi dire? Perch?? mi parli a questo modo? Io non so nulla, non so nulla... ma ti amo...

Diceva questo con una semplicit??, con una sincerit?? che soverchiava ogni ragionamento; pareva che gli volesse rispondere: ??? Perch?? m'interroghi? perch?? mi tormenti? perch?? cerchi di esagitare in me fantasmi che non conosco? Ti amo... Non c'?? forse tutto in questa parola? A che scopo vuoi saper oltre?... La disperazione?... ma ?? una sola: Non essere tua. Ecco, ti rispondo: Essere tua fin dove tu voglia, e come e fin quando a te piaccia. Divenire un oggetto minuscolo, inerte, nel dominio della tua forza: null'altro. Ed ?? questo, non ti sembra? l'amore...

Cos?? ella pareva dirgli con quelle parole semplici, ed egli se ne rese ben conto. Anzi misur?? per un attimo lo sfondo senza limiti dell'anima femminile, anima che sfugge alla comprensione dell'uomo n?? sopporta l'altrui e meno ancora la sua propria vigilanza. Ond'egli pens?? ch'era oltremodo vano tormentare con tante ricerche il suo docile cuore.

A s?? stesso, pi?? che a lei, mormor?? due parole rapide, vicino alla sua bocca: ??? ??Non ancora??.

??Non ancora. Tu hai diritto alla mia mercede, povera creatura, perch?? sei meno forte, e perch?? mi ami. Io solo soffrir?? per entrambi: ??? io solo??.

Subitamente, quell'odore della sua bocca lo sconvolse. Pi?? forte che l'aroma della notte primaverile, pi?? forte che l'olezzo del giardino ebbro, vaporante come un incensiere, su lui pot?? l'odore femineo di quella sua bocca soavissima, di quelle sue labbra socchiuse, appena umide, che avevano sete, che avevano involontariamente la forma ed il sapore d'un bacio, ch'erano pi?? lascive di una forma ignuda, pi?? nude che la nudit??. Allora vide, intorno a' suoi occhi abbassati, le ciglia luminose tessere due piccoli semicerchi d'oro, e vide la sua pelle, su le gote, sul collo imbiondire per una vellutatura ch'eravi cosparsa, limpida, scintillante come l'oro.

E vide nella sua gola riversa accumularsi un'ombra che tutta la vestiva, come un manto sotto il quale fosse nuda, e sent?? che il suo petto gonfio colmava lo spazio fra loro, trasalendo ad ogni respiro, come fa un ventre femineo quando assorbe la volutt??...

Brillava una finestra, una sola, ma fosca, nella casa buia; e fra i meandri del giardino addormentato egli la port?? a giacere su l'erbe che fiorivano, come sopra una coltre viva, in un letto fragrante.

Il vento, delle praterie sonore, portava lo strepito del maggengo non mietuto, che in vicinanza, in lontananza diminuiva, come un clamore di verghe d'argento.

VI

??? Natalissa! Natalissa, vieni su!

Era la voce di Maria Dora che chiamava dall'alto del giardino, affacciandosi al terrazzo, fra le spalliere dei gerani rampicanti, che fiorivano a mazzi d'ogni colore, nascondendo sotto un magnifico tappeto vivo tutto il muro della scalinata.

??? Corri, Natalissa, corri!

La bambinetta era in fondo al giardino, aveva nel grembiule un fascio di ramoscelli, che suo padre mondava dall'aiuole troppo folte.

??? Lascia gi?? quella roba, e corri, Natalissa!

Con una certa cura la bambinetta vuot?? il grembiule sul margine del prato, fece in modo che il suo fascio non si disperdesse, poi cominci?? a correre. Aveva in testa un cappello di paglia che la copriva come un ombrellone, ma il sole tuttavia l'aveva morata come una bacca selvatica.

??? Signorina Maria, che vuole? ??? diss'ella con quel suo modo garbato di donnicciuola grande, la quale sappia il fatto suo.

??? Bisogna che tu corra s??bito in paese a cercare il dottor Paolieri, e dovunque si trovi, che venga su di filato, ma s??bito, e venga pure se fosse occupato, perch?? il signor Giorgio sta male... sai, piccina: molto male.

??? Oh, poveretto! ??? esclam?? la bimba senza riflettere. ??? Ma, e se non lo trovo?

??? C??rcalo, c??rcalo dappertutto; dillo al farmacista, dillo a tutti quelli che incontri, e manda persone in giro finch?? l'abbiano trovato.

Poi non rimase a discuter oltre; torn?? dentro frettolosa, gridando ancora una volta:

??? Corri, Natalissa!

Ma questa, nella sua testolina ragionevole, non poteva persuadersi di quella necessit??.

??? Come mai? Hanno un dottore in casa... che bisogno c'?? del Paolieri, quello che cura i poveri?

Tuttavia si mise a correre, come le avevan detto, poich?? era ubbidiente.

Intanto, sul primo pianerottolo della scala, Maria Dora vide qualcosa che la percosse d'un grande stupore. Novella era nel corridoio, diritta contro la parete, a pochi passi dalla camera di Giorgio; pareva in croce contro il muro, con le spalle oppresse come dal peso di una fatica interiore, le braccia un po' discoste dai fianchi, le mani aperte, quasi aderenti all'int??naco, e tutta bianca nel viso d'un pallore che alterava le sue fattezze. Non solo, ma nel medesimo tempo aveva intravveduto Andrea sparire di l??, entrar per una porta, uscirne, tornare, quasich?? non avesse potuto nascondersi a tempo. Era passato davanti a lei che saliva, senza guardarla, senza forse vederla, con gli occhi stranamente esagitati, i capelli che parevan irti. Ed in entrambe quelle facce un non so che di malvagio, di folle, una specie di tragica simiglianza.

Ella vide questo, e si ferm?? davanti alla sorella, senza trovare il coraggio di parlarle. Ma questa non fece il pi?? piccolo movimento, e rimase con gli occhi sbarrati, le mani aperte, quasi crocifissa contro il muro.

??? ?? strano, ??? pens?? Maria Dora; ??? ogni volta che Andrea torna dalla citt??, Giorgio si aggrava...

Tutta la casa era sossopra; nella camera del malato i familiari si affacendavano; la Berta ne usciva ogni tanto, in punta di piedi, strisciando su le pantofole di feltro, facendo tutto quello che le si ordinava. Ora passava con una bottiglietta, or con una pentola d'acqua bollente; poi venne fuori pap?? Stefano e si mise a chiamare con voce soffocata:

??? Andrea...

Maria Dora prese una mano della sorella e dolcemente le domand??: ??? Che hai?

Novella strinse la sua mano, forte, forte, senza rispondere; gli occhi le brillavano, accesi d'una febbre che ne consumava il pianto. Allora, levando il capo verso l'altro pianerottolo, Maria Dora vide il suo fratello Marcuccio, seduto su l'ultimo scalino, fermo come un cane accucciato, e che guardava in aria, con le pupille fisse, ascoltando. Aveva il suo violino su le ginocchia, l'archetto nel pugno, e senza batter ciglio, con ferma intensit??, pareva tutto assorto nell'ascoltare un lontano rumore di avvenimenti, una confusa voce che parlasse con lui solo.

Vedendo la casa in tumulto, guidato forse dall'istinto, era venuto egli pure su quella scala, presso la camera dell'infermo, dove non entrava mai.

??? Andrea, Andrea... ??? ripeteva la voce del padre.

??? Ebbene? ??? disse questi, apparendo su l'angolo del corridoio.

C'era in lui una specie di convulsione ferma, che la tensione de' suoi nervi dominava a stento.

??? Non posso fargli pi?? nulla, ??? disse con voce rapida.

Aveva tra i sopraccigli una ruga profonda.

??? Ma... r??ntola... ??? balbett?? Stefano.

Andrea rovesci?? indietro il capo, con una specie d'urto che scosse tutta la sua persona:

??? Lasci??telo stare. O la crisi passa, o questa volta ?? finita.

Ripet?? ancora, con una voce pi?? sorda: ??? ?? finita.

E cominci?? a camminare velocemente, in s??, in gi??, davanti all'uscio dell'infermo. I suoi passi facevano romore; il pianerottolo ne traballava; la ringhiera scossa mandava una specie di ronz??o.

Poi si ferm?? di scatto:

??? Viene questo medico?

??? S??, ??? rispose Maria Dora timidamente.

??? Che viene a fare?

??? Mi avete detto voi di chiamarlo... voi stesso, poco fa...

??? S??, ?? vero: l'ho detto io. ??? Fece una pausa: ??? Bene, venga!

Di nuovo si mise a camminare, pi?? rapido, con maggiore concitazione.

Gli occhi di Novella inseguivano ogni suo gesto, ogni sua mossa, quasi fossero ammaliati; ed egli non la guardava mai; non guardava nessuno.

Dalla stanza dell'infermo usc?? mamma Francesca, e piangeva. Mormor??:

??? Bisogna salvarlo...

Poi carezzava la fronte della figlia maggiore, dicendole:

??? Ti senti male, ?? vero, povero cuore?...

??? S??, mamma, cos?? male!...

Ma la Berta, ch'era per un momento rimasta sola con il malato, scapp?? fuori quasi correndo, bianca di paura.

??? Oh, la sciocca! ??? fece Stefano, vedendo la sua pavidit??.

Ora, quel giorno, Marcuccio la odiava. Per non guardarla, o forse per dispregio, col dosso della mano in cui teneva l'archetto si coverse gli occhi, fin quando fu passata.

Macchinalmente Andrea guard?? l'ora. Disse:

??? Le tre. Non piangete, Novella! vi prego, vi prego non piangete!...

E risolutamente varc?? la soglia, dietro la quale stava il moribondo; la soglia buia che segnava quasi un limite.

Allora, in quella penombra, da solo, Andrea s'avvicin?? al letto nel quale stava disteso il malato inconoscibile; si curv?? leggermente per ascoltarlo, e rimase immoto. In quella breve distanza, dal limitare al letto, nello sforzo enorme che aveva dovuto compiere sopra s?? stesso, l'incubo del suo spirito si era dissipato come per incanto; una gran pace gli entrava nel cuore: piuttosto che pace era una lucida insensibilit??.

Lo guardava, lo poteva guardare senza tremarne. Non era pi?? che la squallida ombra d'un uomo, in cui persisteva tenacemente una fievole vita.

E il medico pens??: ??? ??Una crisi. Non sar?? l'ultima. Ora ?? gi?? quasi domata. Passa.??

Avrebbe voluto anche toccarlo, tastargli le tempie, i polsi, il cuore, ??? ma le sue proprie mani, involontariamente, si rifiutarono. Allora tese l'orecchio: il respiro fluiva pi?? uguale nonostante il fiochissimo r??ntolo, nonostante la viscida saliva che gli schiumava tra le labbra.

E il medico pens??: ??? ??Fra poco gli si potrebbe fare un'altra iniezione di caffeina; il cuore ha gi?? ripreso un po' di forza.??

E vedeva con l'occhio esperto riaccendersi la vita nell'esausto cuore. Lo vedeva, senz'averne alcun segno, per una specie di sensazione fisica, la quale gli proveniva dall'aver molto spiati gli indizi della morte, il calore impercettibile della vita.

Non si moveva; era come affondato nel materasso; la coltre si alzava sui piedi congiunti, su le ginocchia un po' salienti: un braccio pendeva dal lenzuolo con la mano torta, come se nell'affanno avesse cercato di ghermire, di stringere; soltanto nella gola denudata era il gonfiore di uno sforzo continuo; nelle palpebre qualche battito.

Gli pareva d'essere accanto ad un altro malato, ad uno dei tanti che aveva ritolti alla morte o vegliati nelle agonie; gli sembrava quasi d'essere l'artefice davanti all'opera, e di doverla compiere con quella tranquillit?? di spirito che pareva separarsi dal suo cuore d'uomo; gli sembrava di non esser altro che una macchina, attenta e paziente. Se una vita era in pericolo, a lui toccava salvare quella vita: questa era la sua missione nel mondo, questo gli appariva semplice, come al timoniere il mettere su la barra la sua mano forte, come allo spegnitore d'incendi l'avventarsi dentro il fuoco.

Macchinalmente mesc?? dentro un c??lice alcune gocce d'una pozione con un sorso d'acqua, e gliela fece colare traverso le labbra bavose, tenendogli sollevato il capo con una mano passata dietro la nuca. Senza volerlo aveva pur vinta la repulsione del toccarlo, e poich?? il liquido non trangugiato gli colava per il mento, lo rasciug?? con un panno. Dolcemente gli ripose il capo nel cavo del guanciale, gli compose la mano torta sotto la coltre, lo coverse fino alla gola, e stette a guardarlo.

Allora l'uomo ??? non pi?? il medico ??? pens?? ad un tempo lontano della lor giovinezza, quando quella creatura sfinita era un maschio avventuriero della buona strada, e si erano data la mano, da uomini, da galantuomini, per affrontarla insieme, la vita. E lo rivide nelle sue sembianze d'allora, vestito di panni semplici, come si conviene a chi vive tra lo scoppio delle mine ed il rimbombo delle macchine generatrici, con la sua bella fronte illuminata di volont??, l'anima che gli brillava negli occhi, limpida come il suo sguardo sincero. Egli era forse un po' selvatico a quel tempo, e si trovava dappertutto a disagio fuorch?? tra le squadre d'operai, che capitanava come un condottiero, che lo amavan come un fratello pi?? forte, ma uguale ad essi nelle fatiche, primo nei pericoli, integerrimo nella sua splendida povert??.

Rivide un giovine alto della persona, nervato di ferrei muscoli nella carne arida, sebbene dal colorito un po' esangue, dalle fattezze quasi di adolescente, forse per quegli occhi azzurri che gli schiaravano la faccia e la biondezza dei capelli non folti, che davan quasi una trasparenza alla sua dolce fisionomia. Non aveva pi?? famiglia, era solo nel mondo, e in luogo d'ogni altro amore aveva l'ambizione inflessibile di avanzarsi contro la vita per una via di conquiste, sacrificando tutti gli agi allo splendore della sua meta lontana.

Ma aveva un fratello nel mondo, un fratello come lui combattente, come lui persuaso che ogni giorno si debba fare un passo pi?? innanzi; e quand'ebbero denaro, divisero il denaro, quand'ebbero sciagure, divisero le pene, quand'uno si coron?? di gloria, e l'altro si sent?? pure innalzato nella sua medesima elevazione. Da presso, da lontano, separati e mai disgiunti nelle dure imprese che affrontavano, traverso l'et?? e le molte insidie che la vita ordisce contro gli affetti umani, salvarono quest'amicizia sacra, questo patto fraterno che li rendeva pi?? forti, e delle cose o dei principii che la vita aveva loro insegnato a considerare in guise opposte non discutevano mai, per non gettare un'ombra pur lieve su questa concordia assoluta.

Quanta vita nella memoria! quante vicende coraggiose! quante belle pagine di due storie umane, vissute per cammini opposti, con un solo cuore!

??? ??Ti ricordi?...?? ??? voleva quasi dirgli, mentre stava curvo sopra il suo letto, sopra le sue logore membra, in quella camera semibuia. ??? ??Ti ricordi?...??

E con quella celerit?? istantanea che solo il pensiero possiede, tutta rievocava in un baleno la storia di tanti anni, le vestige di tante memorie che infuriavano, l?? indietro, come foglie ammulinate, in quel turbine che si chiama il passato. E ogni tanto domandava a s?? stesso, quasi con un senso di reale incertezza: ??? ???? lui? proprio lui, quest'uomo che ora giace? quest'uomo ch'io faccio morire? ?? lui? Giorgio?...??

Anche il suono mentale di questo nome gli pareva una cosa lontana.

Poi subitamente si ricord?? di una sera, ??? una sera non tanto remota in quella corsa a ritroso degli anni ??? quando Giorgio era venuto a trovarlo nel suo laboratorio e s'era seduto in un angolo, taciturno, ma con l'aspetto di volergli dir qualcosa, di volergli fare una confessione grave. Perch?? mai di quella sera egli si rammentava cos?? bene ogni pi?? piccolo episodio? ??? Che strana cosa! In quella sera egli prov?? per la prima volta una specie di presentimento, oppure una di quelle sensazioni inspiegabili che paiono pi?? tardi presentimenti quando il fatto accade.

Era verso l'ora del pranzo, d'inverno, e pioveva. La pioggia produceva di continuo su la gran vetrata del laboratorio quel rumore scrosciante che un secchio d'acqua produce vuotandosi di colpo sovra un lastricato.

Giorgio lo guardava; ed egli era seduto sotto la luce del riflettore, in mezzo a fiale, a storte, a gelatine dense di bacilli. C'era su la tavola un coniglio morto; in una gabbia tre topolini che giravan come trottole.

??? Sai, Andrea...

??? Ebbene?

??? Son persuaso che tu ne riderai, ma devo nondimeno confessarti una cosa...

??? Ti ascolto.

??? Ecco: mi sono finalmente annoiato di viver solo; ho un'idea fissa, nella testa, o nel cuore, non so... Insomma c'?? una ragazza alla quale voglio bene... ed avrei pensato di prender moglie.

??? Oh, strano, strano... strano.

E si ricord?? di aver sollevato per le orecchie quel coniglio morto, ch'era freddo agghiacciato, e che ricadde come piombo. Certi particolari di nessun rilievo hanno talvolta pi?? valore, pi?? senso, nella memoria, che altri avvenimenti gravi.

Gli sembr?? allora, per la prima volta in tutta la vita, che da quelle parole, da quell'attimo, fosse per insorgere un ostacolo fra loro. Ma egli era un incredulo, un negatore: non vi bad??.

In quei giorni doveva riferire all'Accademia di Scienze su la scoperta di un nuovo bacillo e sopra un metodo di cura ch'egli proponeva, presentando un siero, che, dapprima combattuto, invalse poi nella medicina come un rimedio indiscusso, lasciando gli stessi medici stupefatti per la rapidit?? e la potenza de' suoi risultati. Era in quei giorni assorto pienamente dal lavoro, nervoso, irritabile, pervaso da quella febbre che accende l'uomo il quale sappia di possedere in sua mano una forza prodigiosa e debba farla riconoscere dalla ottusa diffidenza di coloro che paventano la novit??; non viveva che tra la Clinica ed il laboratorio, trascurando il cibo, accordandosi poche ore di sonno, sostenuto solo da quella incurvabile volont?? che gli stava confitta nel cuore come una lama, fino all'elsa, in un legno duro.

E per?? si rammentava anche la voce di Giorgio, quando gli disse quelle parole; una voce che non gli aveva udita mai, vergognosa o timida, come la voce dell'uomo che debba farsi perdonare una colpa.

Gli aveva risposto, quasi con negligenza:

??? Allora ti sei finalmente innamorato... ami... anche tu!... ??? in quell'??anche?? c'era quasi un piccolo disprezzo. Giorgio rispose:

??? Anch'io.

E un'altra cosa rammentava, pi?? nitidamente ancora, con una precisione singolare.

Qualche settimana dopo gli venne curiosit?? di conoscere questa fidanzata di Giorgio e and?? con lui a visitarla nella sua casa.

L'aveva trovata bella... s??, molto bella ??? e null'altro. Era stato al loro matrimonio, li aveva condotti fino alla stazione quand'erano partiti per il loro viaggio di nozze. Se ne torn?? indietro solo, un po' triste, mentre gli pareva che qualcosa dell'antica lor fratellanza fosse andato in fumo, poich?? per tutti i sentimenti, per l'amicizia come per l'amore, non bisogna essere che in due.

Ma una volta, forse un anno, un anno e mezzo pi?? tardi, Giorgio lo aveva invitato a pranzo, come soleva di tempo in tempo, e quella sera Giorgio si sentiva male.

Ella era sempre un poco taciturna quand'egli veniva nella lor casa; Andrea lo aveva osservato infatti, senza domandarsene il perch??. Inoltre certi suoi movimenti, certe inflessioni particolari della sua voce, gli parevan un po' ambigue.

Si era chiesto sovente se Giorgio fosse felice con lei, ma non osava parlarne con l'amico; era sceso tra loro un insensibile velo.

Quella sera lo ricevette lei sola, in un salotto che dava sul giardino ed aveva un terrazzuolo fiorito di caprifoglio; s??, di caprifoglio o forse di glicine: un'alberatura nodosa che saliva dal giardino sottostante arrampicandosi nella ringhiera, e che mandava un odor forte. Non c'eran lumi nel salotto, poich?? si andava incontro all'estate; il crepuscolo, rosso come un gran braciere, bastava da s?? ad illuminare con il riverbero delle sue vampe.

Ed ella disse che Giorgio era sul letto a riposarsi prima del pranzo ??perch?? Giorgio stava un po' male...??

Poi discorsero d'altre cose. Eran seduti vicino alla finestra, a due passi l'un dall'altra, lei con un abito di color viola, scollato, percorso intorno alla cintura da una grande fascia nera. Teneva i piedi sovrapposti, poggiati sovra un cuscino: quello ch'era sotto si piegava come avesse la caviglia rotta, con una straordinaria elasticit??; l'altro non istava mai fermo. Le calze tenui trasparivan di bianco; aveva su ciascuna scarpina una bella fibbia di antichi diamanti, rotonda, che luccicava.

Il rumore della sua gonna di seta ogni tanto le saliva intorno alla persona come il rumore di una cosa viva; ella parlava distrattamente, di cose futili, con una voce lenta, facendo lunghe pause.

Allora egli sent?? per la prima volta, con precisione, ch'ella lo guardava come una donna guarda un uomo, attentamente, minutamente, senza lasciarlo intravvedere, e questo gli dette un senso di molestia, un senso anche di stupefazione. Si accorse d'un tratto ch'era singolarmente bella, d'una bellezza tentante, d'una bellezza non casta: il che aveva quasi dimenticato dal primo giorno che la vide.

Sollev?? gli occhi per guardarla negli occhi, e tutt'e due si sentirono un po' confusi... Di che? Di nulla; d'un pensiero, d'un'ombra, d'una di quelle indefinibili sensazioni che sono il principio di tutti i desideri colpevoli.

Egli cominci?? ad osservarla, e subitamente gli parve di aver gi?? custodita nel suo pensiero l'immagine di una donna fatta come lei. Sono vibrazioni veloci, contro le quali non si ha tempo di reagire; ci?? che le provoca ?? forse la loro impossibilit?? apparente, ci?? che le alimenta ?? forse il terrore che incutono.

Cominci?? a guardarla egli pure, minutamente, attentamente, come un uomo guarda una donna, e la trov?? pi?? bella che mai. Gli piacque non solo il suo corpo, ma il vestito che portava, e quel suo nastro nero alla cintura, ed il rubino che le brillava sul dito come una goccia di sangue, ed il profumo del quale si era cosparsa, e la mano e la bocca ed i capelli, e sopra tutto la sua voce un po' velata, e sopra tutto la sua femminilit?? cos?? piena di seduzione involontaria.

Turbato, per interrompere quell'incanto, si lev?? e disse:

??? Ma, e Giorgio? Non potrei andarlo a vedere?

Ella con gli occhi lo seguiva, e rispose lentamente:

??? S??, se volete...

Oh, se ne ricordava come fosse trascorso un solo giorno! E da allora, proprio da quell'attimo, un gran dramma aveva pervasa la sua vita, gli era entrato come una paurosa novit??, non nell'anima soltanto, ma nel cervello e nei sensi, fino a sconvolgere tutto quello ch'era stata fino allora la sua concezione delle cose, fino ad afferrarlo in una specie di possessione, contro la quale non c'era in lui n?? fuori di lui rimedio alcuno. Egli sapeva talvolta escludere una passione, ma limitarla mai. La sua natura non gli consentiva di rimanere a mezzo di alcuna strada: o non percorrerla, o andar oltre, contro tutto, inesorabilmente, come su l'ala di un destino.

Fra questi pensieri egli non si rammentava pi?? d'essere in quella camera, presso il guanciale d'un sofferente, sotto la salvaguardia del tetto che l'ospitava, nell'intimo d'una famiglia costituita. Ma invece gli pareva d'essere davanti ad un giudice invisibile, contro il quale gli fosse mestieri giustificare la sua colpa.

D'improvviso lo interruppe nelle sue divagazioni un rumore di gente sopravvenuta; si volse.

Pap?? Stefano e mamma Francesca facevano entrare il medico Paolieri, ch'era venuto su di corsa e trafelato ansava.

Andrea lo squadr?? velocemente, con uno sguardo nemico; l'altro, al solo vederlo, si fece ritroso ed umile, quasi avesse una fredda vergogna di compiere il proprio officio davanti a quel grande salvatore d'uomini. Pareva, pi?? che medico, un buon diavolo di sensale, con i suoi scarponi impolverati, i calzoni stretti che gli facevan due borse alle ginocchia ed un suo certo soprabito, d'un giallo stinto, che portava sempre sbottonato, fino ai mesi del solleone. Aveva la faccia adusta, la mano del vangatore, una grigia capigliatura spettinata che gli metteva qualche ricciolo su la fronte intarsiata di rughe; aveva gli occhi vivaci, il naso forte, un paio di baffi tagliati a spazzola, duri come setole.

??? Professore... ??? articol??, con una specie d'inchino.

Per lui il malato era una cosa del tutto secondaria in quel momento; ci?? che lo stordiva era di trovarsi davanti al grande clinico, al medico illustre, all'uomo di battaglia e di scienza che l'intero mondo ammirava come un prodigioso rinnovatore della medicina moderna.

??? Professore... ??? mormor?? un'altra volta, ??? ?? lei che mi ha fatto chiamare?...

Sudava, pover'uomo, a grosse gocciole, ma non osava rasciugarsi la fronte.

??? Ella ?? il medico del paese? ??? domand?? Andrea Ferento, senza indietreggiare dal letto dell'infermo, come se vi stesse a guardia.

??? S??, signor Professore, io sono il medico condotto... ??? rispose il Paolieri, con un altro inchino pi?? goffo.

Ci si vedeva poco nella camera: Andrea fece segno a pap?? Stefano di aprire a met?? un'imposta, e fu Maria Dora che, scivolando dietro il padre, and?? alla finestra. Andrea aveva ritrovata la piena padronanza di s??. Tenendosi ritto parlava con gesti sobrii, guardando ora il malato, ora il medico, dando ragguagli esatti su quanto era accaduto.

C'era pi?? luce ora, ma il letto rimaneva nella penombra, con quell'uomo supino e fermo, che pareva non desse alcun segno di vita.

??? Ci fu un momento difficile, ??? spiegava Andrea, ??? e temendo il peggio, ho desiderato fosse presente anche lei. In due si vede assai meglio e si provvede con maggiore tranquillit??.

??? Oh, Professore... io debbo ringraziarla, ma non potevo essere che inutile... certamente inutile...

Fino allora, mentre il Ferento esponeva con lucidit?? la crisi patita dall'infermo ed i rimedi usati, l'ottimo Paolieri non aveva rivolto che qualche sguardo distratto al giacente, standosene assorto nelle parole del narratore come se volesse mostrargli di non perderne una. E di continuo faceva con la testa un segno d'assenso, anche dove questo appariva superfluo.

Ogni tanto intercalava, come una litania:

??? Vedo, vedo, vedo... ??? Forse non vedeva nulla, tanta era la sua confusione.

??? Per fortuna, ??? seguitava il Ferento, ??? in capo d'un certo tempo, mediante l'iniezione, ho potuto rianimare il cuore, e da vari indizi ho notato che la crisi ancora una volta sarebbe stata vinta senza gravi conseguenze. Ora, pi?? che altro, si tratta di un grande prostramento nervoso, che tende a scomparire. Il respiro ?? difficile, ma assai meno di prima: il polso debole, ma riprende, ??? e si potrebbe, se lei crede, fargli un'altra iniezione di caffeina. La dose che gli ho somministrata finora ?? piccola: una seconda pu?? giovare.

??? Ma senza dubbio! ??? disse il Paolieri. Poi soggiunse: ??? Oh, scusi... ??? E in fretta si cav?? il soprabito.

Fino allora non s'era nemmeno accorto di portarlo indosso, tanta era l'abitudine che ne aveva; e l'essersi tolto senza necessit?? quella sua specie di casacca o di giubbone, era il pi?? grande segno di rispetto ch'egli potesse dare ad un uomo.

??? Se vuole, ??? disse Andrea Ferento, quasi a termine del suo parlare, ??? se vuole, dottore, lo esamini.

Era un invito, s??, ma detto nel modo con cui si propone ad alcuno di fare una cosa del tutto inutile.

Il Paolieri s'appress?? al letto; prese macchinalmente il polso del malato, gli tocc?? la fronte, gli rovesci?? un labbro per guardargli le gengive. E questo fece due volte. Poi gli scoverse il petto ed ascolt?? il cuore; gli mise una mano sul fianco per esaminare il fegato e gli premette l'intestino.

Nel fare quel che faceva da anni, tante volte al giorno, come nel compiere le pratiche d'un mestiere assiduo, dimenticava perfino la sua soggezione e la presenza stessa di quel gran medico. Faceva tutto ci?? con coscienza, assumendo nella sua faccia ruvida un non so che di grave, quasi d'intelligente.

Poi lo ricoverse con delicatezza: ancora una volta gli guard?? le gengive, le membrane interne degli occhi, a lungo, e di tutto quell'esame non fece che dire:

??? Gi??... gi??...

??? Le pare? ??? disse Andrea, attentissimo.

??? Gi??... come lei diceva, Professore... non si tratta che di un grande prostramento... l'iniezione giover??.

??? S??, facciamola.

Fu allora che il malato aperse gli occhi e stupitamente li guard??. Due, tre volte li aperse, non potendoli tener fermi; e li guardava l'un dopo l'altro, attonito, cercando.

Mosse le labbra, forse per dire un nome... Quale nome?

Certo quello solo che amava, quello inestinguibile, che per lui non moriva nella morte: Novella...

Appunto era venuta su la soglia ed aspettava, tutta bianca.

VII

Il malato si lev?? ancora dal letto e parve per alcun tempo godere di un benessere nuovo. Siccome i giorni si facevan caldi, sua moglie lo accompagnava durante il pomeriggio sotto un pergolato a riparo dal vento, e l?? sedevano, rimanendo per lunghe ore insieme. Ogni tanto li venivan a trovare o Maria Dora o gli altri della casa, e la giornata passava quasi rapida, nonostante l'inerzia di quella calda primavera. Talvolta capitava su Maurizio, a parlar della sua caccia o dei campicelli di suo padre, che li aveva laggi??, verso valle, con una piccola cascina. Ed erano allora lunghi discorsi, che il malato ascoltava con un sorriso benevolo, mettendovi qualche parola ogni tanto, sempre con dolcezza.

Il Ferento andava, tornava, dalla citt?? in villa, sin tre o quattro volte per settimana. Il malato gli diceva continuamente, con un sorriso calmo: ??? Perch?? mi curi? Tanto ?? inutile...

Ma si sentiva pi?? felice quand'egli era lontano, quando poteva restar solo con lei, senza che nessun estraneo interrompesse con la sua presenza quella specie d'intimit?? nuova ch'era nata fra loro. Dopo la crisi terribile, pareva che il male volesse dargli una tregua, una di quelle tregue ingannevoli che talvolta precorrono l'agonia.

Egli rimaneva lungamente a guardarla, con un sorriso pallido su le labbra, gli occhi un po' velati, come se non fosse mai sazio del suo bel viso e volesse portar seco nella morte la pi?? compiuta immagine di lei. L'anima sua traboccava di dolcezza, e, quasi per comunicarle questo senso d'amore, ogni tanto allungava la mano a carezzar la sua mano; le diceva una timida parola d'affetto, con l'esitazione d'un innamorato che parlasse per la prima volta. Ella era triste, accasciata, stanca; tutti i sintomi della maternit?? travagliavano il suo corpo; la opprimeva una disperazione taciturna davanti a quel pericolo che ogni giorno si faceva pi?? prossimo. Che sarebbe stato di lei, di loro, se non avesse potuto pi?? nascondere, prima della sua morte, quella vita inconfessabile?

La sua morte? Ma chi le aveva mai detto ch'egli dovesse morire?

Infatti, per una specie di graduale suggestione, s'era gi?? quasi avvezza a questo pensiero come all'attesa d'un fatto inevitabile, d'un'ora imminente, e per vari giorni, senza volerlo, senza ben sapere cos'attendesse, era vissuta nell'aspettativa da un attimo all'altro di quel grido che la chiamerebbe lass??, nella camera semibuia, presso il letto dov'egli rimarrebbe disteso...

Il giorno anzi dell'ultima crisi, udendo il suo rantolo, aveva creduto, senza volerlo, provandone anzi un orrore immenso, che il momento inevitabile fosse venuto, e rimanendo come in croce, l??, nel corridoio, attendeva che alcuno, forse Andrea, nell'uscire da quella camera le dicesse con uno sguardo: ??? Sai...

Ma ora lo vedeva sorridere, camminare, parlare... lo spettro funerario s'era di s??bito arretrato, e mentre in addietro quell'avvenimento le pareva l?? l?? per succedere, ora non lo immaginava neanche pi??; non aspettava pi?? quel grido. E nell'esame interiore che ognuno suol compiere di s?? medesimo, s'accorgeva con terrore di averlo desiderato.

La sua morte? Ma chi le aveva mai detto che dovesse morire?

??Forse fra poco, forse fra qualche anno...?? Vagamente le pareva di aver intese una volta queste parole su la bocca di Andrea.

E allora qual'altra possibilit?? rimaneva per lei????? e non per lei sola ??? davanti a questo nodo inestricabile che nulla poteva troncare? Qual dramma scoppierebbe nella casa il giorno in cui la sua maternit?? divenisse manifesta? Non era forse uccidere, ma d'una morte pi?? barbara, quell'uomo dolce che l'amava? Ed il suo padre che farebbe? e la sua mamma, e la sua fresca sorella che direbbero di lei? Ecco: la casa, il nome sottomesso allo scorno della gente. Una creatura nata nella tragedia, senza padre, senza diritto a vivere... E Andrea? e il loro amore?...

In quelle ore d'ozio, stando seduta presso il marito che non moveva gli occhi da lei, senza tregua ella si rivolgeva nella mente queste domande affannose, lasciandosi cullare da un'inerzia totale delle membra e dello spirito, come una povera creatura che, perduta ogni speranza di salvezza, si lasci travolgere senz'alcuna resistenza verso l'urto che la dissolver??.

E tuttavia, nascosto nell'anima, impreciso, indefinibile, aveva quasi un filo di speranza... di speranza in quell'uomo cos?? risoluto e cos?? certo, che le pareva capace di soverchiare tutte le impossibilit??; in quell'uomo che le aveva detto una notte, una notte d'amore: ??? Cos?? ti amo, e pi?? forte. Non dimenticare queste due parole: ??Pi?? forte??.

Ella non ne aveva compreso il senso, non aveva nemmeno cercato di comprenderne il senso; ma era come una sensazione di forza che aleggiasse intorno a lei, una potenza incontrastabile che avesse radici profonde in quel suo petto virile.

Non si parlavano pi?? che a rari intervalli, di sfuggita. Egli era pi?? che mai taciturno; quando non doveva tornare in citt??, passava le giornate chiuso nella sua camera, trasformata in una specie di laboratorio, fra i libri di scienza e le ampolle delle sue misteriose medicine. Soltanto a lunghe distanze di giorni, talvolta, nel cuore della notte, quando la casa era tutta spenta, ella scivolava gi?? dal letto per andare a lui, per temprare in quell'animo forte il suo stanco dolore.

Tutto gli raccontava, tranne, per un pudore involontario, le parole di quel pomeriggio, quand'ella era seduta presso il cembalo ed una striscia di sole feriva obliquamente la stanza, piena di polvere viva. Ma nelle sue reticenze tuttavia si era tradita pi?? di una volta. Finch??, un giorno, egli non fece che prendere le sue mani, poi, senza farle violenza, ma con quella voce che aveva ogni potere su lei e che pareva rimproverarle il silenzio come un disamore, le domand??:

??? Perch?? mi nascondi qualcosa? perch?? non mi dici tutto quello che sai?

Ella non tacque oltre. A faccia china, gli ridisse tutte le parole, una per una, tutte.

Egli not?? solo che l'infermo l'amava tuttora d'una passione d'amante, e che dal suo dolore traspariva una orrenda gelosia.

??? Dimmi, ed hai sentito che ti amava? che ti desiderava... proprio cos??? Dimmi!

Elle ebbe, nel ricordo, una specie d'ira.

??? Perch?? vuoi che lo dica? S??, ho sentito il suo desiderio caldo come una febbre avvinghiarmi, soffocarmi... ed ho avuta per un attimo la tentazione di gridargli in faccia: ??No! l??sciami... l??sciami... perch?? infatti, ?? vero, lo amo!... s??, lo amo con tutta la giovent?? delle mie vene!... lui amo: Andrea. Non farmi pi?? mentire!?? ??? E per un momento, con una specie di crudelt?? voluttuosa, tutto quello che vi ?? d'immondo in me, nel mio cuore pieno di tormento, nella mia carne piena di vizio, mi ha fatto sentire l'odio, un vero odio, contro questa creatura malata che m'incatena al suo letto come un'infermiera, che si trangugia la mia giovent?? come una medicina, mentre l??, fuori appena dalla finestra, c'?? il sole, c'?? l'aria, c'?? il vento... ed io vorrei lanciarmi a quella finestra e gridarti: S??, vieni, vieni!... pr??ndimi! p??rtami via!...

Egli ascoltava senza dir motto, chiuso in una rigida impenetrabilit??, come se ascoltasse piuttosto la voce del suo proprio cuore che non la voce di lei. Vedendolo pensare cos?? profondamente, lo chiam?? per nome, indi lo scosse, poich?? le parve che una sofferenza fisica gli alterasse la fisionomia.

??? Gu??rdami, Andrea... Che hai?

Con un gesto vago della mano egli scacci?? la torma dei pensieri che l'assediavano, e disse:

??? Idee!... null'altro che vuoti fantasmi!

Su la sua fronte, divisa dalla ruga profonda come una ferita, ella pass??, per diradarne l'ombre, la sua mano lieve.

??? E non li puoi disperdere, tu che sei cos?? forte?

??? Disperdere? Anzi, no! Bisogna invece discutere con essi, poich?? veri e temibili fantasmi sono quelle ombre che la nostra coscienza non osa prendere di fronte, alle quali non osa dire: ??Tu ti chiami, per esempio, rimorso; per esempio, delitto; per esempio, morte.?? Poich??, vedi, la nostra coscienza ?? talora un senso involontario di giustizia, ma pi?? spesso ?? una paura dell'anima davanti alla felicit??. Molte volte un atto infinitesimale di coraggio basterebbe all'uomo per risolvere tutto il problema della sua vita... e non l'ha! Pensa che schiavi siamo, noi che poniamo quasi sempre i nostri desideri l??, dove questa paurosa coscienza ci impedisce di giungere.

Poi fece una pausa, e guard?? negli occhi la donna che amava, colei che portava nel grembo il lor figlio concepito, e quasi tremando le domand??:

??? Novella, se un giorno tu sapessi che nel lontano passato io commisi una colpa orrenda... se tu sapessi d'un tratto che sono macchiato, che porto nel mio cuore un suggello d'infamia incancellabile... cosa diresti allora di me? cosa faresti per punirmi, Novella?

??? Che importa? ??? ella rispose: ??? questo non ?? vero...

??? Ma, se fosse vero?... ??? incalz?? l'amante: ??? Rifletti bene: ??Se ?? vero???

Ella sorrise, lo abbracci??, divenne scherzevole, quasi volesse allontanare quel pensiero molesto.

??? Ne avresti orrore, ??? egli concluse. ??? Anzi, non mi ameresti pi??.

??? Oh, ??? ella fece, ??? come sei pazzo!

Gli fece passare le dita fra i capelli, ravviandoli, quasi adoperasse un pettine fino. I capelli spartiti risorgevan ondosi, con una specie di ribellione, dietro il solco delle sue dita.

??? Cosa pu?? importare a me quello che avresti fatto? Io non ti giudico: ti amo.

??? S???... e la sapresti perdonare, dimenticare, la mia colpa? anche se fosse la pi?? grande?...

Ella s'avvinghi?? a lui, forte, per comunicargli traverso le vene quella verit?? che stava per dirle, e con un filo di voce, poich?? vi son cose che van dette piano anche quando si ?? soli:

??? Senti... ??? bisbigli??, ??? qualsiasi cosa tu faccia, ora, e nel passato, e sempre, penser?? che quella cosa ?? giusta, e che fai bene... perch?? ti amo fino a trasformarmi nella tua propria volont?? e sono in te pi?? fortemente che il tuo stesso cuore...

Egli premette le labbra contro la sua gola calda, e rise, d'un riso convulso che lo faceva trasalire, illuminandolo di gioia come un repentino sole.

??? Ora, ??? disse perdutamente, ora ti possiedo per la prima volta come volevo, e pi?? nulla ??? ric??rdati! ??? pi?? nulla ci saprebbe dividere.

Senza busto, con i capelli raccolti da un pettine solo, ravvolta in una vestaglia di seta che la fasciava senza nasconderla, con i piedi scalzi nelle pianelle di raso orlate d'ermellino, il pizzo della camicia che si arruffava nell'incrociatura, ella raccolse contro di lui tutto il calore del suo corpo innamorato, sentendosi a poco a poco disperdere in un obl??o voluttuoso, come se al di l?? da tutte le angoscie, da tutte le servit?? cui la vita incatena, ella non volesse pi?? rimanere altro che l'amante, l'innamorata, la femmina perdutamente sua, n?? volesse ormai conoscere altra disperazione oltre quella de' suoi baci ubbriacanti nella complicit?? e nell'ebbrezza d'una notte d'amore...

Allora, con la mano che brancolava in cerca del suo tepido grembo, egli sent?? nel ventre non piano trasalire ??? o cos?? gli parve ??? la forma della creatura.

VIII

??? Il diritto a dare la morte... ??? proffer?? a s?? stesso Andrea Ferento, con una voce che pareva misurare ogni sillaba di quel dilemma inesorabile, mentre teneva sospesa contro il lume una fialetta colma d'un liquido senza colore, trasparente come l'acqua, che per?? tramandava dalla sua purezza un non so che di poderoso e di sinistro. Non sprigionava intorno a s?? un colore n?? un odore che bastassero a definirlo, ma una specie di possibilit?? nefasta: la virt?? del poter uccidere; come l'acqua invece tramanda l'innocenza ed esprime l'innocuit??. La luce della lampadina accendeva una piccola raggiera sul vetro dell'ampolla; questa rifrazione bruciava le sue dita, pareva investire d'un riverbero tutta la tragica persona dell'esaminatore.

Egli era solo, nella sua camera chiusa, tra gli alti scaffali carichi di libri e l'armadio vetrato, che lasciava intravvedere, un sopra l'altro, parecchi ordini di vasi medicinali. La tavola da lavoro, ingombra di scartafacci, di provini, di siringhe, di storte, di bottiglie tappate, era d'??cero nudo, e per la sua larghezza ingombrava quasi un terzo della stanza. Dentro una specie di nicchia, fatta come un'arcata, ch'entrava per mezzo metro nello spessor del muro, il letto era disposto nel senso della parete; una tenda vi cadeva sopra a baldacchino, senza coprirlo interamente.

Egli portava sopra l'abito una tunica di tela greggia che gli scendeva sino alle caviglie, stretta ai polsi e serrata in vita da un cordone come un saio da monaco; l'alta sua persona prendeva in quella veste una apparenza ieratica.

Tutto era silenzio intorno; pareva che la casa dormisse nel suo primo sonno, sebbene forse, dentro le occulte camere, non dormissero gli abitatori. Dal giardino sottostante salivano a tratti le vampe odorose dei gelsomini.

??? Il diritto a dare la morte... ??? proffer?? una seconda volta, con maggiore lentezza, Andrea Ferento. ??? Uccidere! La parola bella e terribile che nessuno ha mai osato far assurgere ad una legge umana. ??Tu non puoi uccidere perch?? non puoi creare,?? ??? predicarono i remoti Evangelisti. ??Ma il senso eterno del mondo, la legge implac??bile della nativit??, non ?? forse chiusa in questa parola fra tutte pi?? necessaria: ??uccidere???

Dalle origini stesse della vita l'uomo non fece che stabilire limiti. ?? inteso: c'?? un male, c'?? un bene. Ma come si tracciarono i confini? Come e da chi?

Ah, ecco, intendo! All'estremo, all'ultima pietra milliare della comprensione, dove tutto si confonde in un color di miracolo, avete messo, ??? ?? incredibile! ??? questa parola che fa tornar da capo: ??Dio??. Parola vuota come un baratro, perch??, per comprenderla, bisognerebbe non esser uomini, mentre l'averla concepita come uomini vuol dire semplicemente aver dato un nome, null'altro che un nome, ad una sensazione d'impossibilit??.

In voi non trovo la mia strada, Evangelisti.

Ora, vi dico, il nodo ?? serrato ma semplice: Se io debbo vivere, la mia vita vuole una morte.

Ora vi dico: Non una, ma due vite insieme, anzi due vite inseparabili, sono davanti a un'agonia. La donna che amo, il figlio che ho fatto nascere, e la mia sorte che brilla: un gruppo formidabile di energie rimane fermo, senza possibilit?? di andar oltre, davanti ad un rantolo che si prolunga.

O Evangelisti, non credete voi che si possa talvolta sopprimere una vita semispenta, per salvarne altre, pulsanti, gaudiose, di l?? da quel sepolcro? Non ammettete l'uomo eretto a giudice solo ed eroico di s?? stesso, l'uomo anarchico, superiore alla legge pattuita, che usa d'una sua forza spaventosa, ed in silenzio, nel buio, toglie di mezzo l'ostacolo che lo divide dalla sua felicit???

Chi me lo impedisce?... Cristo? ??? Cristo era un uomo come me: io non gli credo. La legge? ??? La legge ?? stata fatta da uomini come me; non rappresenta che la necessaria catena; io sono pi?? forte: la spezzo; pi?? scaltro: la ??vito. Forse la coscienza? ??? Essa ?? paura, ?? vilt??, ?? un terrore atavico dell'uomo: bisogna insegnarle a volere con inflessibilit?? quello che davanti alla vita, e non davanti agli uomini, ?? giusto. A che servirebbero questi veleni minutissimi, rari, lenti, senza traccia, che crescono pure nella vegetazione della terra, se la natura stessa non avesse riservato all'uomo la possibilit?? di propinare una morte nascosta? Che sarebbe l'amore in s?? medesimo, se per lui non fossimo capaci di compiere qualche atto di eroismo crudele? Non contro me posso infierire, poich?? la mia morte non li salva, anzi li perde. Ho amata una donna non mia e l'ho resa madre: mi trovo nell'impossibilit?? di liberarla dalla sua concezione, il che sarebbe altrettanto delitto. Lascer?? ch'ella si uccida? O giudici, sar?? cos?? vile da non fare con risolutezza tutto ci?? che il mio coraggio pu?? fare per lei?

Forse avrei dovuto, quando ne sentii nascere il primo palpito, soffocare in me questo inevitabile amore. Ma tutto si pu?? fare al mondo, fuorch?? non amare ci?? che si ama.

Ora, contro il diritto a vivere di queste due creature, che sono ormai la mia sola ragione di essere, sta un'agonia, sicura ma tenace, lenta ma irremediabile... Due giovinezze davanti ad un sepolcro, due ricchezze davanti ad una miserrima povert??. Fra queste cose, il coraggio della mia mano, la stilla invisibile di un veleno, il martirio nascosto della mia coscienza... Ebbene, in tale dilemma, ?? pi?? onesto concepire la coscienza come una schiavit?? paurosa, che rifugge dal delitto per il solo terrore de' suoi fantasmi, o concepirla come un coraggio efferato, che avvinghia quei fantasmi e li soffoca per la felicit?? di chi ama?

O voi, che invisibili e presenti squassate intorno alla mia coscienza i vostri mantelli neri, ascoltate ancor questo dalla mia voce che non trema: ??? Io feci olocausto di me stesso al mio amore d'uomo, al mio dovere di padre, e se, per giudicare un colpevole, pu?? esservi un altro giudizio che non l'oscuro confessionale o la teatrale aula d'una Corte d'Assisi, questo giudice libero mi dir??: ??? ??Tu sei stato un anarchico ed un santo. Se puoi, vivendo, sopportare il tuo delitto, la sua potenza medesima ti assolve. Di fronte ai mediocri taci e nascondi, perch?? i mediocri mai ti comprenderanno.??

Allora, nell'alta casa, malvagiamente, come se scaturisse nel silenzio dalla sonora muraglia, ud?? suonare la Canzone Disperata sul violino singhiozzante dello scemo.

Questa canzone diceva:

??Io sono un viandante senza lena, che torno da un regno di morti, portando il mio scheletro su la schiena;

??coi piedi mi batte i ginocchi, ??? mi stringe il collo con le mani...

??Cammina!... ??? mi dice ridendo ??? la vita comincia domani.

??Allor domando al mio scheletro: ??? Sai dirmi dove si va? ??? Risponde: ??? Nel regno dei vivi, che ha nome: l'Inutilit??.

????? Sei stato in un letto odoroso ??? con lei che giaceva supina,

??tremante, sperduta, tremante ??? nel solco del letto profondo...

??Perch??, se non vuoi che ti picchi, ??? mi hai fatto tremare nel mondo?

??Io sono un viandante senza meta, che torno da un regno di morti, e vado a cercare altri morti, ??? che sono i miei figli lontani...

??Cammina: la vita comincia
domani, domani, domani...

La Canzone approssimava, tragica, lugubre, nel silenzio della notte, finch??, dietro l'uscio, si spense. Allora egli ud?? le nocche dello scemo, che rideva, battere contro la porta, dicendo: ??? Aprimi.

Andrea, rapidamente chiuse nell'armadio le minuscole ampolle dei veleni che stava esaminando; poi non rispose, non apr??.

??? Apri dunque! ??? sollecitava lo scemo, girando la maniglia. Ma la porta era serrata nell'interno a chiave.

??? Che vuoi?

Sorda e cocciuta la voce ripeteva: ??? Aprimi!

Allora Andrea gir?? la chiave nella serratura e si ritrasse per lasciarlo entrare. Marcuccio, col manico del violino stretto nel pugno, la bocca torta da quel suo riso obliquo, s'avanz?? fin nel mezzo della camera guardandosi attorno, poi disse:

??? Novella piange.

??? Come lo sai?

??? Piange, ??? ripet?? l'altro con iracondia.

??? Come lo sai, domando?

??? L'ho veduta io, per la toppa. S??, l'ho veduta. ?? nella sua camera, seduta in un angolo, e singhiozza.

??? Ebbene? ??? fece Andrea dopo una pausa.

??? Volevo dire che piange, ??? ripet?? costui, ingrossando la voce.

??? Allora tu guardi per le serrature?

??? Sempre.

??? Perch???

Accentuando il suo riso atono, egli fece con la mano un gesto vago:

??? Per la serratura ho veduto la Berta in camicia, molte volte... La Berta si lega le calze con due nastri rossi, quass??... ??? e segnava l'alto della coscia.

Andrea lo fiss?? negli occhi, attentamente, con un senso di maraviglia e di piet??.

??? Non puoi dormire, Marcuccio?

??? Sono le notti lunghe della primavera... gli uomini che han qualche sogno nell'anima non possono dormire. ??? Poi fece schioccare le labbra e soggiunse: ??? Mi piacerebbe dormire con la Berta. Senza che lei se n'accorga io la vedo ogni sera per la toppa, quando si spoglia. ?? grassa.

??? Allora, ??? disse Andrea severamente, ??? hai guardato per la toppa anche al padiglione di caccia, alla Boscaiola, una volta...

Marcuccio si mise a ridere con sguaiatezza e contorse la bocca.

??? No: sono salito sulla tavola di pietra ch'?? da un lato, e, stando in piedi, ho potuto guardare in gi??, verso l'interno della capanna. S??, e c'era Novella...

??? Non ?? vero!

??? S??, che c'era! ??? incalz?? lo scemo. E segnandolo a dito soggiunse: ??? Con te.

??? Bada, Marcuccio! guai se lo ripeti!... ??? esclam?? Andrea, afferrandogli ruvidamente le mani.

??? Novella era quasi nuda, e tu... ahi! non mi far male!... tu la coprivi con le margherite che avevate raccolte... ahi!.. sul petto... ahi!.. la coprivi...

??? Guai a te, se ripeti queste cose bugiarde! Hai visto male. Io non c'ero. Lei neppure non c'era. Intendi?

E forte lo scuoteva per le braccia, mentr'egli, caparbio, insisteva nell'affermare.

??? Intendi?...

??? No, no... tu eri! lei era! Ed erano belle... com'erano belle quel giorno... le margherite... ahi! ahi! sorelluccia... le margherite!...

Allora Andrea lo afferr?? per le spalle, in guisa da fissarlo ben negli occhi e disse:

??? Ascolta, Marcuccio. Tu, quel giorno, hai veduto un sogno; ed i sogni non si devon mai ripetere ad alcuno, perch?? il parlarne porta disgrazia, m'intendi? E guai, guai a chi li racconta, i sogni!...

Parlava imitando il suo linguaggio, per essere meglio inteso; lo scemo apriva la bocca attonitamente:

??? Ah, s???...

??? Certo. E se tu narrerai queste cose bugiarde, io dir?? a tutti che bisogna bruciare i tuoi libri, perch?? sono falsi. Cos?? non avrai alcuna gloria. Capisci, Marcuccio?... la gloria!...

Egli tremava, tremava, e balbett??:

??? S??, la gloria... Ma se non dico nulla?

??? Di che?

??? Dei sogni...

??? Allora, Marcuccio, tu avrai... ??? Ma in quel mentre, udendo rumore, Andrea si volse: ??? Chi ???

La voce di Stefano rispose:

??? Sono io: Stefano. Si pu???

??? Entrate, entrate.

??? ?? la Canzone di Marcuccio che mi ha fatto scendere. ??? Poi disse con un sorriso indulgente: ??? Oh, conversate sempre di cose profonde, voialtri pensatori!

??? E tu sempre ci disturbi, padre Stefano! ??? afferm?? con sussiego lo scemo.

??? Ti credevo gi?? coricato, Marcuccio, quando invece udii la tua canzone.

??? Coricato? ah! ah!... ?? una notte d'Aprile; vorrei camminare, camminare, in mezzo alla foresta e lungo il fiume, con il mio violino su la spalla, improvvisando canzoni. Ma ho paura dei cani!... E tutte le donne che non dormono, in queste notti di primavera, scenderebbero dal letto con i capelli sciolti, per camminare a piedi scalzi dietro di me... ma ho paura dei gufi. Vorrei camminare, camminare, per la foresta e lungo il fiume, suonando sul mio violino la canzone pi?? bella che so, e trascinandomi dietro le donne seminude... Ma ho paura dei vampiri. Uh!... i vampiri dalle ali di feltro, che succhiano sangue, sangue... La sai, padre, la Canzone dei Vampiri? No?... Ascolta...

E ritraendosi lentamente, con un passo d'automa, urt?? l'uscio con la schiena e scomparve nel buio del corridoio, ricominciando a suonare sul violino singhiozzante la sua Canzone Disperata, che a poco a poco, per l'alte camere, in una lugubre risata si spense.

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??Se corri, ??? mi dice, ??? ??si arriva stasera o domani mattina...

??Mi dice: ??? Tu amavi una morta... cammina, cammina, cammina!...??

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??? Povero me! ??? proruppe Stefano con un gesto di sconforto. ??? La sventura s'?? abbattuta su la mia casa.

??? Non disperate, Stefano. Voi credete in Dio, non ?? vero?

??? S??, fervidamente.

??? Pregatelo, voi che potete pregare! Io credo in me stesso pi?? fermamente che in Dio, e nella volont?? umana pi?? che nel miracolo. Quindi penso che per resistere alla sventura abbiamo un solo rimedio: il nostro proprio coraggio.

Ma Stefano scosse il capo, e cominci?? a guardarlo come se volesse dirgli qualcosa. Certo, per essere venuto a quell'ora nella camera di Andrea, uno scopo lo guidava e quei perplessi discorsi parevano la ricerca d'un esordio.

??? A proposito di Giorgio, ??? disse infine, ??? cosa pensate voi? Che stia proprio molto male?

Andrea, forse per nascondere il suo disagio, metteva in ordine una quantit?? di cose, andando dagli scaffali alla scrivania, frugando nei cassetti, rimovendo libri.

??? L'eterna domanda! ??? esclam?? nervosamente. ??? Se sapeste che poca cosa ?? la scienza d'un medico davanti ad un problema cos?? complesso come la vita d'un uomo!

??? Ma io vedo che muore! ??? interruppe Stefano soffocando la voce.

??? ?? un'opinione, la vostra; null'altro che un'opinione, ??? rispose freddamente Andrea, stringendosi nelle spalle.

??? No, non ingannatemi, Andrea! Bench?? vecchio, sono ancora un uomo e voglio sapere la verit??. Ditemi, ditemi la verit??... Il suo caso ?? disperato?

??? Non ancora, ma ?? grave.

??? Sapete? Giorni sono mi ha detto quasi allegramente: Bisogner?? che un momento o l'altro diamo un'occhiata ai nostri affari, pap?? Stefano, perch?? ?? sempre meglio essere previdenti.

??? Questo non mi riguarda! ??? esclam?? Andrea con asprezza. ??? Se ?? di questo che dovete parlarmi, io non voglio saper nulla!

??? Oh, Andrea!... non crederete, per l'amor del cielo, ch'io voglia fare un calcolo qualsiasi... no, vi giuro! Ma ho due figlie, un figlio ed una moglie vecchia; ora voi sapete bene che la casa, le campagne, tutto quanto, appartiene a Giorgio.

??? Questo non mi riguarda, ripeto. Giorgio ?? un uomo onesto, penser?? da s?? stesso alla moglie.

??? Ma Giorgio ha pure un fratellastro, un uomo dissoluto e rapace, che gli ha dato gi?? troppe noie cercando in mille guise di estorcergli denaro.

??? Insomma, Stefano, ??? egli lo interruppe, ??? se bene comprendo, voi desiderate che in un modo qualsiasi m'interponga presso Giorgio per fargli fare testamento, o per sapere se lo ha fatto e come lo ha fatto... Non ?? vero?

Fece una pausa, guardando Stefano, che abbass?? il capo senza rispondere.

??? Ebbene, sentite: ho molto affetto, molta venerazione per voi, padre Stefano; capisco anche la ragione, del tutto giustificabile, che v'induce ad un tal passo. Ma di questo non parlatemi, vi prego. Fate quel che volete, ma io non ci voglio entrare. Anzi vi dir?? una cosa, recisamente: vicino a Giorgio, n?? preti n?? notai, a meno che non li chieda egli stesso. E non parliamone pi??.

??? Perch?? tanto calore? Non vi ho mai veduto eccitarvi cos??.

??? Bisogna lasciare un'anima libera, padre Stefano, sopra tutto vicino alla morte. Io non mi occuper?? di queste cose, e credo che Novella sia dello stesso parere.

??? Lo ??, infatti... Ma questo, in un certo senso, ?? anche sorprendente!

??? Niente affatto, padre Stefano. L'ora della morte ?? quella della riconoscenza o del rancore: bisogna che l'uomo si risolva da s?? all'una od all'altra cosa. E Giorgio ha la mente lucidissima. Infine, ancora una volta, questo non mi riguarda! Solo una cosa vi dir??: Fin quando io viva, n?? voi n?? i vostri figli avrete mai nulla da temere.

??? Oh, siete migliore di me, Andrea! ??? esclam?? con effusione il vecchio, ??? ed ora mi vergogno...

??? Di nulla! Voi pensate ai vostri figli; ?? pi?? che umano. E lasciamo questi discorsi. Risponder?? invece alla vostra domanda con sincerit??: ??? Il caso di Giorgio ?? grave; molto grave. La mia opera pu?? darsi che non basti; ?? forse opportuno chiamare altri medici. L'ho detto a lui stesso, ma egli rifiuta.

??? E chi pu?? salvarlo, se voi non potete? ??? esclam?? Stefano alzando le braccia. ??? Poi, che serve? Io vedo bene che muore, povero Giorgio... e noi vecchi sappiamo riconoscere di lontano la morte. Bah!... buona notte, Andrea! Se stesse male, chiamatemi; buona notte.

Andrea rimase lungo tempo fermo dietro l'uscio, ascoltando quel passo tardo che saliva pesantemente i gradini; poi torn?? a sedere presso la tavola ingombra, si raccolse nei palmi la fronte, che gli doleva, e mentre nell'immobile silenzio gli battevano forte le vene dei polsi, lasci?? che il suo cuore, come un nembo di polvere, si allontanasse nella vertiginosa bufera.

Il riflettore elettrico, v??lto sul microscopio, traeva dal polito metallo un barbaglio fermo, continuo, che si propagava su le piccole siringhe di cristallo, su gli aghi affinatissimi, sui molti arnesi lucenti che ingombravano la scrivania.

A poco a poco una stanchezza fisica maggiore del suo tormento lo sopraffece; i gomiti gli scivolaron dall'orlo della tavola, piano piano; la fronte si affond?? nella piega dell'avambraccio; cadde in sopore. Da lunghe notti rimaneva con gli occhi sbarrati, nel buio, insonne fino all'alba, con il cervello assediato dall'assiduo pensiero; ma vi son momenti nei quali il corpo affranto, che ha fame, che ha sonno, che ha bisogno d'obl??o, soverchia lo spirito e lo salva da tutte le sue calamit??.

??? Odimi, Andrea...

Era entrata Novella, senza far rumore, e si chinava su lui.

Egli sobbalz?? atterrito, si eresse in piedi, con gli occhi pieni di spavento, e fissandola ripeteva:

??? Che c'??? Che ?? stato?!

??? Nulla... parla piano... Perch?? ti guardi attorno? Che fai? Sognavi? S??, eri stanco, ed io t'ho svegliato, povero amore...

Allora egli prese la sua mano, la strinse, la baci?? quasi con riconoscenza. Era felice che fosse stata lei a destarlo, non altri, e che non venisse per portargli qualche notizia temuta.

??? Ah, sei tu, sei tu... ??? la guard??, le sorrise; ??? ma ora, non rimanere... sii buona. Forse potrebbe udirci. ?? imprudente, molto imprudente quello che fai!

??? Mi scacci sempre...

??? Non ti scaccio, non dire questo. Ma, vedi, ?? pericoloso... Lavoravo e mi sono assopito. Poi ho l'intuizione che stanotte Giorgio, non dorma e sorvegli...

??? S??, ora me ne vado; ma prima... Come sei pallido, mio amore...

??? Sono stanco.

??? Prima dimmi perch?? da qualche giorno mi lasci tanto sola, non mi parli, non mi guardi, e si direbbe quasi che tu faccia il possibile per allontanarmi da te.

Egli ricadde su la seggiola, si compresse contro le tempie i due pugni che tremavano:

??? Taci, taci.

??? Cosa t'ho fatto, io? Non vedi come sono disperata?... non mi ami pi???

Allora egli esclam?? con un selvaggio impeto di passione:

??? Da qualche giorno ti amo pi?? che mai! pi?? che mai! non lo senti?... Ma sei tutta vestita d'ombra e non ti posso toccare.

Ella rispose, appassionata:

??? Chiudi gli occhi un momento, per non vedermi, e b??ciami, b??ciami!...

Curvata su lui, la sua gonna gli avvolgeva le ginocchia, i suoi capelli gli toccavano la fronte. In quel bacio ella mormor??:

??? Che faremo?...

Egli le rispose, all'orecchio, con un bisbiglio ch'era solamente un ??lito: ??? Aspettare.

Ella voleva interrogarlo, ma l'amante si ribell??:

??? Silenzio!... E lasciami solo. Se io non ti chiamo, non tornare.

Ella ubbid??; si ritrasse. Ma nell'orecchio le suonava quella parola grande, minima: ??? Aspettare.

??? Vai nella sua camera? ??? egli chiese ancora.

??? No; ho paura. Da me sola, ho paura. Non ?? stato mai cos?? dolce... mi prende le mani, le bacia... e le mie mani divengono fredde.

Cos?? dicendo le nascose dentro le pieghe della gonna, quasi avesse ancora su la pelle quella sensazione di ribrezzo che tutta la raggelava.

??? Ogni tanto mi carezza i capelli come un bambino... non ?? stato mai cos?? dolce.

Egli, senza batter ciglio, l'ascoltava, la guardava.

??? Sai? Un'ora fa si ?? assopito, tenendomi una mano fra le sue. Non c'era lume nella stanza, per?? dalla finestra veniva luce abbastanza perch'io vedessi la sua faccia. Che orrore!... Mi stringeva la mano con una forza convulsa, il suo viso era fermo in una contrazione di dolore. Sognava, e ogni tanto, dagli angoli della bocca, gli usciva un fiotto di saliva... Che orrore! Poi ha rovesciato un occhio indietro, uno solo, senz'iride, ed ?? rimasto cos??... Pensai che fosse morto, volli sciogliermi da quella stretta e non ebbi forza, volli gridare e non potei... perch?? quell'occhio senz'iride mi fissava e la sua bocca morta sembrava ridere del mio terrore...

??? Basta, basta!

Poi entrambi sussultarono, avvertendo rumore da una camera vicina, che poteva essere quella del malato. Novella cautamente si sporse fuori dall'uscio in ascolto, e sparve nel corridoio scivolando lungo il muro. Egli rimase nel mezzo della camera, diritto, pronto, perch?? udiva un passo avvicinarsi, un passo che gli era noto.

??? ?? lui... ??? pensava. Ma non gli rimase tempo ad alcuna riflessione, perch?? Giorgio aperse l'uscio e si ferm?? su la soglia, cadaverico, vacillante. Rimasero a guardarsi un attimo, poi Andrea disse:

??? Ti senti male?

Giorgio scosse il capo.

Era interamente vestito, portava una giubba di lana rossiccia, intorno al collo uno scialle avvoltolato. Si avanz?? nella camera con un passo malfermo, poi tese l'??ndice verso l'uscio e disse:

??? Chiudi a chiave la porta, ti prego.

Attonito, Andrea non si mosse.

??? Chiudi la porta; voglio rimanere solo con te.

Macchinalmente, quasi piegandosi ad una forza incontrastabile, Andrea ubbid??.

Quando s'intese il rumore della chiave nella toppa, e furon soli, di fronte, viso a viso, e fu passato qualche attimo d'un silenzio mortale, Giorgio disse con voce spenta:

??? Novella era qui.

??? No.

??? Era qui.

??? Ossia, ??? corresse Andrea confusamente, ??? passava per il corridoio... si ?? fermata un momento a parlarmi. ??? E soggiunse dopo una pausa: ??? A parlarmi di te.

Poi avanz?? verso Giorgio una vasta poltrona di cuoio, spingendola per la spalliera; l'infermo vi si lasci?? cadere, premendosi le due braccia sul petto quasi per comprimere un dolore inesprimibile.

Ma d'improvviso, dopoch?? i suoi occhi febbricitanti si furon incontrati con gli occhi aspri e fermi del suo fratello antico e per qualche tempo l'ebbero vigilato in silenzio:

??? Andrea!... ??? esclam?? con accento d'indulgenza e di sconforto estremi, ??? Andrea non mentire pi??! ?? inutile, poich?? muoio... non mentire pi??!

L'altro si curv??, si radun?? in s?? stesso, come un aggredito che sta per raccogliere tutte le sue forze in una disperata difesa, poi, dibattuto fra la verit?? inconfessabile e la menzogna insostenibile, si ritrasse meccanicamente nell'alta ombra che l'armadio propagava dal muro, e muto vi stette, guardando fissamente terra, in attesa della parola che li avrebbe separati per sempre.

??? Hai paura di me, o mi odii? ??? Giorgio gli domand??, ergendosi a fatica sui bracciuoli della poltrona.

E poich?? l'altro taceva, lo incalz??: ??? Non puoi rispondermi? Non vuoi che ci si guardi a viso aperto? I tuoi occhi, una volta, sapevano fissare!

V'era nella sua voce un sarcasmo, anzi una sfida manifesta, contro la quale, di colpo, l'avversario si raddrizz??. L'uomo che non s'era mai piegato, che non aveva mai temuto, comprese di doversi avventare contr'essa, come soleva, nel mezzo di tutti i pericoli, con spavalderia.

??? Fra noi, ??? rispose, ??? mi pareva migliore il silenzio.

La sua voce non aveva alcun tremito: fu dura, fredda, lucida come una lama ben affilata. Con pi?? dolcezza, quasi con affetto, l'altro ripet?? la domanda:

??? Hai paura o mi odii?

??? N?? una cosa n?? l'altra, Giorgio.

??? E allora?

??? Sento la distanza insormontabile che ci divide, sento che siamo ridotti ad essere due semplici automi l'uno di fronte all'altro, e che parole, fra noi, non ci devon pi?? essere.

??? No, Andrea. Per te, che prosegui nella vita, questo divenir automa ?? un giuoco di qualche ora; per me, che la finisco, ?? un gioco assurdo. Ho radunate le mie poche forze per venirti a parlare: non impedirlo, se ti ricordi che abbiamo avuto sempre coraggio.

Una luce tetra splendette nella faccia dell'avversario.

??? Ebbene, ??? disse, avanzandosi dall'ombra, ??? se cos?? vuoi, sia!

??? Non come due nemici, Andrea, ??? lo preg?? l'infermo con un sorriso triste. ??? S??, ?? vero, il passato ?? in frantumi e le memorie son ragnatele che val meglio spazzar via... Ma c'?? qualcosa nel mondo che pu?? essere dolce ad un uomo, e questo ?? la certezza di aver amato un altr'uomo con tanta purezza d'affetto, che per quanto egli ti faccia male, per quanto il destino te lo avventi contro come un inconciliabile nemico, tu non lo possa veramente n?? interamente odiare mai. Questa ?? la prima cosa che volevo dirti.

Andrea non batt?? ciglio, non si mosse, non rispose parola.

??? Ti ricordi?.... ??? ricominci?? il malato, con una voce quasi lontana. ??? Abbiamo tutto diviso fraternamente nella vita, come dividevamo insieme ??? ti ricordi? ??? nella nostra camera di studenti, su quel tavolino zoppo, le nostre povere cene. Poi, quando bruci?? la miniera di Connigan Gate seppellendo trecento uomini, e la Compagnia mi cacci?? come responsabile del disastro, per un anno vissi nella tua casa, e devo a te solo, ??? s??, lasciami dire: a te solo ??? se ho potuto per una seconda volta ricominciare la strada.

??? Visto che facciamo i conti, io ti devo altrettanto e pi??! ??? Andrea lo interruppe con voce irritata.

??? Ora ti rivedo! ??? esclam?? Giorgio, scuotendo con un sorriso il capo. ??? Riassomigli, contro di me, a quello ch'eri nel Comizio Romano, davanti a coloro che ti accusavano di averli traditi, di aver venduta la causa loro a chi ti prometteva il potere... E tu eri l??, pallido ma sorridente, con le braccia incrociate, contro il tumulto, contro gli urli, contro gli insulti, finch?? ne hai preso uno per la gola, uno che inveiva pi?? da presso. Questo atto di coraggio fece il silenzio intorno a te. Allora ti lasciarono parlare. Mi ricordo. Pareva che tu foggiassi le parole in un sonoro metallo e le piegassi con la forza de' tuoi pugni prima di scagliarle in pieno petto contro gli avversari, contro il semicerchio muto che lentamente oscillava; e c'era in te qualcosa di magnetico, d'elettrizzante che domin?? la folla, che li vinse, ad uno ad uno, e poi tutti, finch?? ti vidi preso nel mezzo, come in un'immensa mareggiata d'uomini, d'uomini clamorosi e deliranti che ti portarono in trionfo... Dimmi, Andrea, non sei pi?? quello di allora?

Un cerchio di rossore accese la fronte dell'avversario; ne' suoi occhi una vampa splendette.

??? Il medesimo sono, e pi?? forte! ??? disse con ira; ??? poich?? le pi?? disperate battaglie sono certo quelle che dobbiamo soffocare in noi.

Camminava per la camera nervosamente, come un uomo da tutte le parti accerchiato, il quale voglia fendere nella calca a fronte bassa per aprirsi un varco. Poi disse con impeto:

??? Senti: non mi giustificher??. Il nostro patto ?? rotto. Se vieni per interrogarmi, rifiuto, ??? se vieni per accusarmi, rifiuto, ??? se anche vieni per perdonarmi, rifiuto. ?? inutile tradurre in parole oziose quello che l'anima di due uomini risoluti non pu?? n?? tollerare n?? mutare.

Giorgio volle interromperlo, ma egli con un gesto lo trattenne:

??? Lasciami dire: n?? tollerare n?? mutare. Mi hai rammentata un'ora temeraria della mia vita, quando, per ambizione o per ingenuit??, credevo si potesse far del bene alla folla trascinandosela dietro con la mag??a della parola, come un branco imbrigliato, ed avevo in me difatti questo genio demagogico, questa potenza istrionica della quale ora mi rido. Pi?? tardi compresi che il bene si fa nell'ombra, da soli, piegando la fronte sui libri, o con le braccia nude fino al gomito, medicando l'anima dell'uomo e la sua carne piena di contaminazioni. Ho lasciato gli altri urlare; ho camminato pi?? in alto, per la mia strada. Ora, ti ho detto, sono il medesimo e pi?? forte. Ora sono riuscito a comprendere che nel nostro vincolo, nel nostro patto d'amicizia umana mancava tuttavia una possibilit??: quella di sentir nascere in noi l'odio, l'odio fraterno, il pi?? terribile che vi sia.

Mi hai posta una domanda poco fa: se ho paura di te e se ti odio. Io fui debole un momento e risposi: N?? una cosa n?? l'altra. Ma ho mentito. E poich?? mi rammenti le ore di coraggio ch'ebbi nella mia vita, con quel medesimo coraggio ti rispondo: ??? S??, ti odio!

Ne' suoi occhi metallici brillava una sinistra luce; la sua bocca rise, paga d'aver esclamata la verit??.

??? Ora ti preferisco, ora che non menti pi??! ??? Giorgio rispose, con un orgoglio pacato. ??? Vorrei essere ad un altro tempo della mia vita per accettare le tue parole come una bella sfida.

Andrea scosse il capo:

??? Forse non mi hai compreso.

??? S??, ti ho compreso. Volevi dire che tra uomo ed uomo tutto ?? caduco e distruttibile, tutto pu?? mutare improvvisamente, per un caso fortuito, perch?? appunto noi siamo esseri caduchi e mutevoli, schiavi anzi tutto del senso che ci d??mina con vera tirannia.

Ma l'altro non cessava dallo scuotere il capo duramente, finch?? l'interruppe:

??? Volevo dire che il mio odio per te, Giorgio, ?? una specie di rimorso taciturno, ?? una specie di lealt?? ultima, che nascondo a me stesso, e nella quale mi rifugio, dopo aver lottato inutilmente, con ogni mia forza, contro il destino che ci separava. ?? un odio, s??; ma tale che se potessi, dando la mia vita, redimermi dinanzi a te, o farti un bene qualsiasi, anche minimo... senza esitare, senza riflettere, la darei!

??? Allora perch?? nasconderti fra queste parole? Sm??scherati! D?? un nome a tutto questo: il suo vero nome!

??? No, no! ??? rispose Andrea con forza; ??? parliamo di noi, solo di noi. Come ho rispettata sempre la tua fede, che non potevo dividere, tu rispetta la mia volont??, perch'essa ?? la sola coscienza degli uomini senza fede. E pensa che il confessarmi a te mi sarebbe forse dolce, come per voi ?? dolce confessare le vostre colpe ad uno che vi assolver??. Io non voglio il tuo perdono. Ma invece ti dir?? apertamente: S??, l'ho amata!... Era nel mio destino d'uomo... l'ho amata.

Queste parole parvero gravi, come l'affermazione d'un reo che dicesse al suo giudice: ??? ??S??, ho ucciso.?? E Giorgio, sopraffatto, come se al di l?? da quelle parole non vi fosse che l'immenso nulla, chin?? la fronte in silenzio. Una lunga pausa dur?? fra loro, nella quale permaneva un'eco diuturna, ch'entrambi udivano risuonare nella loro vastit?? interiore. Poi Andrea riprese:

??? Vedi, e ho lottato! Con tutta la forza che ben mi conosci, ho lottato per estirpare da me questa ubbriachezza. Ma non mi fu possibile. Tutto si riesce a stritolare nella tanaglia della nostra volont??, non questo amore che imbeve la carne, lo spirito, e ci vieta persino quell'atto estremo di ribellione che tronca tutto: la morte.

??? Lo so, ??? rispose Giorgio profondamente. Poi, levatosi con fatica dalla poltrona, s'avanz?? verso di lui, fin quasi a toccarlo:

??? Lo so. Dal primo giorno che l'hai guardata con amore lo seppi. Era... vuoi che te lo rammenti?

??? A che serve, Giorgio? ?? lontano...

??? Infatti. E gi?? sarebbe stata una grande sciagura che l'amassi tu solo, ??? prosegu?? Giorgio, scandendo lentamente le sillabe. ??? Ma lei pure ti amava... e questo era l'irreparabile! Ti amava in silenzio ancor prima che tu lo sapessi.

Andrea scosse il capo in segno d'incredulit??.

??? Prima, assai prima... perch?? forse non ?? mai stata veramente mia. Ma per me bastava che non fosse d'altri; e guai se avessi creduto, in un modo qualsiasi, di poterla ricuperare! Perch?? allora, vedi, il mio odio sarebbe andato oltre il tuo, e per quell'istinto che ogni essere ha, di voler difendere il proprio bene anche fino al delitto, io, credente, mi sarei dannato, ma avrei messo il mio amore, poich'era grande, pi?? in l?? che Dio. Senonch?? ti amava troppo... ed era inutile tentare.

??? Tu avresti fatto questo?... anche questo? ??? mormor?? Andrea.

??? S??! e puoi non dubitarne se ripensi alla mia vita. Eppure io credo in Dio; anzi questa fede, che tu in fondo schernivi col tuo silenzio, mi ha salvato dalla recita e dalla colpa inutile. Perch??, sai, vi pu?? essere altrettanta bellezza in un delitto grande come in un grande perdono. Io vi ho perdonati; non con la bocca, non con le parole che tu alteramente mi rifiutavi or ora, ma col mio spirito, con la mia fede, con tutta quella estrema vita che si ??gita in me. Bada: non cristianamente, ma umanamente vi ho perdonato: non per misericordia, ma per riflessione, non per comprarmi il paradiso dei preti ma per la vostra felicit??.

??? Per la nostra felicit???... ??? disse Andrea, con maraviglia, con sospetto.

??? S??; e non mi credere un santo per questo: non lo sono. Uomo, avrei voluto vivere, e per vivere mi sarebbe stato necessario difendermi da te. Ma che sono ormai? Una macchina disfatta... neppure: un pugno di materia logora che fra poco si dissolver??. Davanti a me finisce quella striscia di sole che si chiama la vita, e se i deboli, se gli avari, se i timidi, appunto verso la fine s'abbrancano con maggior disperazione ai beni che lasciano quaggi??, io, poich?? sono stato un forte come te, un orgoglioso come te, ne faccio abbandono senza odiare quelli che possono vivere ancora, ed umanamente, con pace, dico loro: Il diritto ?? vostro... continuate.

Dopo aver velocemente riflettuto, Andrea esclam??:

??? Le tue parole sono troppo grandi per un uomo: io non le credo.

??? Le parole sono grandi forse, non la verit?? che nascondono, ??? gli rispose con lentezza il suo fratello d'una volta. ??? Le pi?? serene filosofie, le rinunzie pi?? sante, celano spesso nel fondo un acerbo rancore contro la vita. Cos?? di me. Allora sar?? pi?? piccino, mi denuder??, guarda: ?? un corpo questo che mi rimane? Ho forse una speranza di risanarmi, di ricominciare? No! Il mio martirio non pu?? essere che pi?? lungo o pi?? breve, ma non altro che un martirio; e la scienza non inganna quel presentimento della morte che penetra tutte le vene, quand'essa gi?? si trascina carponi nella nostra ombra. Si levi e mi prenda! Che serve il vivere in una poltrona, coperto di scialli, nutrito di medicine, soffrendo torture fisiche e morali, facendo ribrezzo agli altri ed a me? Poi, compr??ndimi bene, io amo una donna come tu l'ami, sapendo invece che la spavento. E la desidero qualche volta, io sfinito, come la desideri tu, vivo e forte. Ma tu la puoi baciare... io no! tu puoi darle ancora un brivido... io no! ??? e tutto questo, lo riconosci ora? ?? meno grande che non sembrassero le mie parole.

Parlava concitato, scuotendo i pugni, rosso nel viso d'una tragica vampa; indi spense la voce, che divenne piena di sarcasmo contro s?? stesso:

??? Allora, vedi, per una vanit?? d'uomo, preferisco nascondermi prima di esasperare la sua pazienza e di farle odiare, nel suo disamore, anche la memoria di me. Insomma, se tu hai ne' suoi occhi la bellezza della tua forza, voglio vestirmi d'una qualche bellezza pur io, voglio valermi dell'ultimo potere che mi resta: la bont??, voglio che tu non vinca interamente, intendi? perch?? ti odio... s??, ti odio, e pi?? forte, anch'io!... Vedi come tutto questo ?? meno bello, meno grande che non paresse a te.

Ma, con un atto brusco, Andrea respinse quelle sue parole:

??? No: tutto questo non ?? vero! Tu vuoi ??sapere??, solamente ??sapere??! Ti fai debole per fasciare la mia forza. Ebbene, poich?? lo vuoi, affrontiamo ancora una volta, con vero coraggio, questo pericolo estremo. Siamo sovra un ponte stretto, per dove non si passa in due.

Trasfigurato nel viso, Giorgio lo interruppe:

??? Con vero coraggio, hai detto? S??, Andrea! s??, Andrea!...

La commozione gli metteva un tremore all'??pice delle dita. ??? S??, Andrea, ??? ripet??. ??? Ascoltami bene: per tutte le cose umane c'?? la parabola, e in capo della parabola nient'altro che un circolo d'ombra. Tutto bisogna che finisca in putrefazione. Anche la nostra amicizia, ch'?? stata un bel legame di due anime libere, non pot?? fare altrimenti. Ed io non te ne incolpo, Andrea: era necessario, doveva essere cos??. Ma c'?? qualcosa che sopravvive a tutto questo, ed ?? la memoria di quello che siamo stati, tu ed io, l?? indietro, nella giovinezza. C'??, nella macchina logora, qualcosa, forse un peso inutile, che sopravvive: il cuore... Ed io, se mi sono trascinato fin qui, non ?? per tenderti una insidia, non ?? per sapere, perch?? ormai pi?? nulla mi ?? nascosto... ma perch?? mi rincresceva morire senza che fosse ancora suggellata con un patto finale la nostra concordia d'uomini, ed ?? per dirti quel che ora ti dico: Str??ngimi la mano, Andrea, lasciamoci da veri amici.

??? No! mai! ??? esclam?? l'avversario. ??? Guarda: io mi metto a ginocchi davanti a te, se lo chiedi, ma non mi tendere la mano... mai pi??! mai pi??!

??? A tal punto mi odii?

??? Me odio! me stesso: non te.

??? Tu ingrandisci un piccolo dramma!... una donna, dopo tutto, ?? una donna... ci ha divisi, ci riunisce: dammi la mano.

L'avversario, l'antico suo fratello, in silenzio lo fiss??, a lungo; poi fece una domanda:

??? E se non potessi?... se non potessi pi???... Comprendi la forza che racchiude questa parola: ??potere???

??? Le parole son parole... e poi sono anche fantasmi: sc??cciali!

Era sorridente, mite; una specie di augusta sovranit?? gli vestiva le sembianze; v'era, nel suo sorriso, ne' suoi occhi, un non so che d'immateriale, che raggiava dal suo pallore come un sole nascosto. Ora sentiva di essere il pi?? forte, sentiva di poter comandare:

??? Dammi la mano, ??? disse; ??? ho bisogno di te.

??? Di me? Che vuoi?

??? Aiuto, perch?? non vedi come sono debole?... Ho bisogno d'aiuto, e tu solo me lo puoi dare.

??? Che vuoi?

??? La tua mano, dammi la tua mano.

??? Non posso.

??? Puoi, puoi... se ancora ti senti capace di farmi un dono.

??? Lei?... ??? balbett?? l'avversario, esprimendo in quel solo monosillabo tutto il terrore che gli pervase l'anima.

??? Non lei... un altro dono pi?? bello!... Dammi la tua mano.

Subitamente, con uno scatto, Andrea tese il palmo al suo fratello d'una volta, all'uomo che gli era stato sacro e del quale ??conosceva la morte??. Tremava, tremavano entrambi, ed entrambi ne impallidirono, quasi avessero compiuto un rito infrangibile con quella stretta di mano che per l'ultima volta li affratellava.

??? Ed ora asc??ltami, ??? disse Giorgio. ??? Il bene maggiore non ?? la vita, ?? la pace. Gu??rdami negli occhi: vedrai nel fondo l'anima che non mente. Io ti ho perdonato, a te ed a lei; ho messo all'??pice de' miei sogni la vostra felicit??, ho soppresso il mio bene per il vostro bene. Poich?? vi amate, e poich?? la colpa ?? stata pi?? forte che la vostra onest??, siate felici, voi almeno, che avete nel mondo una felicit?? possibile. La vita che diviene per sempre inutile a s?? stessa deve continuare in un'altra. Ma se l'anima ?? capace di queste cose grandi, c'?? la carne che non vuole, c'?? la carne invida, che soffre, che si dispera... Ora ti dico: Andrea, fratello mio, liberami dalla carne trista... dammi un veleno!

??? Un veleno?... ??? mormor?? esterrefatto l'avversario.

??? S??, perch?? il bene maggiore non ?? la vita, ?? la pace. Io ti domando la pace, e, se mi farai questo dono, avrai sciolto verso di me virilmente quel patto che l'amicizia mi deve. Non voglio sconvolgere con una tragedia volgare la tranquillit?? di questa casa, ma voglio tuttavia morire; sapere che sarete felici... non vedervi pi??!

Parlava ormai senza che l'altro l'ascoltasse, con una voce opaca e squallida che aveva il colore d'una giornata d'inverno; parlava da una specie di lontananza, da una specie di solitudine, trascinando con monotonia le sillabe, come il vento fa nei prati quando ammulina la neve.

??? Un veleno?... ??? disse ancora l'avversario, indugiando nel magnetico stupore di cui lo percosse quella parola.

??? S??, Andrea... e non impallidirne a quel modo! Io ti parlo d'una cosa semplice; la scomparsa d'un uomo ?? la pi?? semplice di tutte le cose.

Ora sorrideva d'un sorriso distante; v'era nelle sue disperate parole una tranquillit?? gi?? divisa dal mondo.

??? Vedi: gettarmi da una finestra sarebbe odioso, ed il mio corpo ?? cos?? affranto che forse mi mancherebbe il coraggio di farlo, sebbene vi abbia gi?? pensato. Armi non ne ho; quand'anche potessi procurarmene, questa morte rumorosa e drammatica sciuperebbe, come l'altra, il mio disegno. Invece voglio andarmene come se la morte fosse venuta a prendermi qualche giorno prima... Ric??rdati quel che ti ho detto: ?? un dono che ti domando, e tu solo me lo puoi fare. Me lo devi anzi fare, perch?? sono allo stremo e non posso pi?? sopportare nemmeno un giorno di questa tortura. L'amo! l'amo come te, disperatamente, con tutto il furore che pu?? essere nell'agonia d'un uomo... e la carne si ribella al pensiero che sia tua!

Vedi, Andrea, ti parlo come si parla solamente con noi stessi. Il nostro patto ?? assai pi?? forte che le meschine convenzioni degli uomini: vi sono casi nei quali ?? pi?? santo dare la morte che salvare una vita. Tu, che senza volerlo m'hai preso tutto, mi devi pure un dono: dammi un veleno!

Ora l'avversario l'aveva ascoltato senza guardarlo, con gli occhi fissi ad un punto magnetico nell'alta ombra, che vedeva egli solo. E quando tacque, seguit?? ad ascoltarlo, senza che una linea del suo viso trasalisse, fermo dalla fronte al piede in una sinistra immobilit??.

Poi gli si avvicin?? lentamente, fissandolo con i suoi diritti occhi, tersi e freddi come l'acciaio, pieni di vampe nere. Disse:

??? La tua domanda ?? di quelle che raramente un uomo sereno ha il coraggio di fare. Ma essa non mi atterrisce. Interroga bene il tuo spirito prima di rispondermi: Sei ben certo di volere quello che vuoi?

Egli si pose una mano sul petto, aperta, con l'atto sacramentale di chi giura sul libro dell'Evangelo.

E rispose:

??? Io ti chiedo che tu mi dia da morire con la stessa serenit?? con la quale un giovine impetuoso domanda la battaglia, sicuro di andarvi bene, con la fronte alta, ridendo. E lo domando a te, perch?? tu solo, fra gli uomini che conosco, sei capace di farmi un simile dono, appunto senza tremare.

??? Lo credi?

??? Lo so!

Nella pausa che si colm?? con l'eco di queste parole, ambedue sentirono il lor cuore accelerarsi fino allo schianto. Poi Andrea lo afferr?? per un polso e gli disse rapidamente:

??? Giorgio!.. Io potrei di fatti non tremare anche nel risolvere con semplicit?? il pi?? grande problema che sia mai sorto nella coscienza d'un uomo. Sono un medico, la mia missione ?? di salvare: non dovrei poter uccidere. Tuttavia, pi?? d'una volta, ebbi la tentazione di fare spontaneamente quello che oggi mi chiedi, per liberare una vittima dalle crudelt?? oziose della morte. Se non lo feci, fu per seguire un pregiudizio, per non saper vincere quella sensazione che odio: la paura. Tempo fa, quando non ero colpevole, se tu mi avessi fatta la medesima domanda, ebbene ti avrei risposto chiaramente: ??Hai ragione: devi decidere cos??. Ti aiuto.?? Ma ora c'?? qualcosa fra noi che me lo impedisce. La vita di un altro, si pu?? rubarla, prenderla a tradimento forse... ma riceverla in dono come tu me l'offri, no!

??? Andrea, non ragionare!... Noi siamo venuti a quell'ora dove il ragionamento pi?? non regge. Hai dinanzi a te un uomo che ti fu caro, al quale fosti caro, e che soffre, soffre orribilmente... Quest'uomo, con l'anima sua pi?? viva, ti dice: ??Senti: ho finita la strada, voglio sparire.?? Dunque non discutere. La mia decisione ormai ?? presa: mi ucciderei da me, in ogni caso, perch??, se tu potessi anche salvarmi come hai fatto per tante creature malate, non mi daresti che il mezzo di soffrire pi?? lungamente. Quello che si chiama l'irreparabile, n?? tu n?? io potremmo sanare mai pi??. Invece, tu che sei stato il mio compagno nel mondo, ai??tami!... ai??tami ancora una volta: ho bisogno di te. Voglio andarmene senza insanguinare la casa dove non fui che un ospite, andarmene senza mettere una corona di spine sotto il velo della vedova che lascio... Rimanga fra me e te un segreto: noi fummo abbastanza forti per portarlo sul cuore.

??? Sai cos'hai fatto? ??? esclam?? Andrea cupamente. ??? Mi hai messo davanti agli occhi uno specchio e mi hai detto: ??Gu??rdati!?? Ecco, mi vedo; e sono orrendo!

??? No, sei vivo e difendi la tua vita: questa ?? la sola differenza fra noi.

??? Ma perch?? ti uccidi, tu che sei credente? ??? lo interruppe di nuovo Andrea, quasi cercasse di opporre ostacoli al compimento di quell'atto che si rendeva necessario.

??? La mia fede ?? un'altra, ??? Giorgio rispose con serenit??; ??? il mio Dio non ?? crudele.

Guardava in alto, come gi?? lontano, gi?? libero da tutte le impurit?? che insozzano il cuore degli uomini, e gli splendeva nelle iridi azzurre la limpida visione della sua pace ultima, la tranquilla certezza in una fede sua, pi?? grande, pi?? intima, che la predicazione di ogni chiesa.

Poi gli tese le due mani, come per un commiato:

??? Addio... forse mi sei stato pi?? caro che tutto nel mondo... e mi sarai pi?? fedele, se m'aiuti.

L'avversario illivid??. Ora, nella sua carne innervata d'acciaio, ripalpitava il cuore dell'uomo, il cuore fragile che s'impaura e che trema, il cuore pieno di gemiti, che si commuove davanti alla bont??.

Su le labbra gli venne una confessione, l'ultima, la pi?? disperata, e fu per dirla:

??? Senti... Giorgio...

Ma un istinto supremo contenne la sua voce, gli ricacci?? nel cuore le parole che ne traboccavano, e pensando all'amante, alla quale ??doveva il suo delitto??, mormor?? a fior di labbro, come per chiederlo a s?? stesso:

??? Chi l'avr?? amata pi?? forte?

Ella s'interpose fra loro, bella com'era, vestita del desiderio d'entrambi, e sentiron ciascuno la sua presenza invisibile, soffersero di lei come se li toccasse con il suo corpo discinto.

Poi Giorgio disse:

??? Tu forse, poich?? rimani, mentr'io fuggo. E sopra tutto perch?? ?? tua.

Una memoria di lei trascorse nelle lor vene, sentiron che si apriva tra loro un abisso perpetuo, vasto come la morte. Ancora tacquero, ed attesero, come se nell'indugio fosse una speranza imprevedibile. I loro pensieri correvano con isfrenata velocit?? per il pi?? vasto campo che vi sia da percorrere, cio?? dalla vita alla morte, dal principio alla fine d'una esistenza umana.

??? Dunque? ??? disse Giorgio dopo un lungo silenzio.

L'altro attese innanzi di rispondere: cercava in s?? un rifugio contro la sua medesima volont??. Infine disse:

??? Una sola domanda, Giorgio. Oseresti fare per me quello che ora mi chiedi?

??? Se ci?? valesse meglio che offrirti la mia stessa vita, s??, lo farei.

??? Ma per compiere un simile atto bisogna esserne degni! ??? Poi soggiunse brevemente: ??? Potrei non esserlo pi??.

L'anima, ne' suoi occhi, si accusava con una disperata sincerit??.

??? Se devi sorpassare un ostacolo di pi??, vuol dire che mi offri un dono pi?? grande.

??? Ma, Giorgio... ??? egli balbett?? con angoscia, ??? se Novella... se io... se qualcosa che tu non sai... mi tiene alla vita, m'incatena, m'impedisce di punirmi con la stessa mano che t'aiuta, se...

??? Taci, taci... Vi sono silenzi che debbono continuare anche oltre la morte. Una sola cosa mi devi: ubbidirmi, e poi vivere, perch?? nessuno lo sappia.

D'improvviso, come se gli balenasse nel cervello un tragico lampo, l'avversario guard?? in faccia la morte.

??? S??? lo vuoi?! ??? esclam??.

Colui che fu nella vita il suo fratello senza colpa gli pos?? una mano sulla spalla, come avrebbe fatto nel posarla sulla pietra d'un reconditorio, e disse:

??? Tutta la mia vita mi sia testimone della risposta: ??S??, lo voglio!??

L'avversario lo prese ai polsi, lo serr?? convulsamente:

??? Sia!

Poi si volse: l'armadio carico di boccali traluceva nell'ombra; su la tavola ingombra, il fascio del riflettore traeva barbagli dalle boccette di cristallo, dagli aghi d'acciaio, rilucentissimi.

Il medico, muovendosi a scatti, veloce, attento, ruppe col p??llice la chiusura ermetica di due boccette, ch'eran sottili come cannule di vetro; ne mescol?? alcune gocce in un piattello concavo, dove c'era un dito d'acqua, e lentamente, serrando i labbri, ne riemp?? la siringa. Il liquido, salendo nel tubo di vetro, diede uno sprazzo iridato, simile ad un piccolo sole rosso e livido, che si spense quando fu al sommo.

Allora il medico scosse la siringa per mescerne il contenuto e l'esamin?? due volte contro il lume. L'ago minutissimo portava su la punta una scintilla.

Poi la depose su l'orlo della tavola e la guard??.

La guard?? come se fosse ormai solo, come se l'irremediabile fosse gi?? compiuto.

Il morituro s'avvicin?? lentamente; senza paura, ma lentamente...

??? ?? questo il veleno?

E sopra vi pose un dito, come per toccare la morte.

Parlava automaticamente, con un riso a fior di labbro.

Il medico assent?? con un cenno del capo, mentre affascinati guardavano entrambi la siringa lucente, colma di un liquido senza colore, innocuo, limpido come l'acqua.

L'uomo che doveva morire snud?? il braccio sinistro rimboccando la manica lentamente: poi torse il viso, la bocca gli si fece obliqua, e prese la siringa fra due dita.

??? Che fai? che fai! ??? grid?? l'altro per istinto, soffermandolo.

Egli rise, ma d'un riso gutturale, stranamente simile a quello di Marcuccio quando finiva la sua Canzone.

??? Guarda: e non trema... ??? disse.

Accennava al suo braccio arido, giallastro, proteso contro il lume, e che tremava tuttavia.

Egli non vedeva quel tremore, l'altro s??.

??? Senti, Giorgio... ??? balbett?? l'avversario.

??? Come si fa?... ??? domandava ridendo quegli ch'era presso a morire.

??? Senti, Giorgio... Giorgio!...

??? Come si fa?...

??? Cos??!

Rapidamente gli tolse la siringa di mano, e con orgoglio, con la fronte alta, come parlasse a' suoi giudici invisibili:

??? Io! ??? disse ??? io debbo finire di ucciderti, non tu! Non tu, con la tua mano, ma con la mia ??? guarda! ??? e anch'essa non trema!

Gli teneva strettamente il polso, aveva l'ago pronto a pungere su la pelle rabbrividita, irta del suo pelo, cupa, fra i tendini tesi.

Poi diede un colpo forte e schizz?? dentro il veleno.

??? Ahi!... come fa male... ahi!... dille...

E gir??, in deliquio, sui calcagni, urtando contro la tavola, rovesciando il riflettore, che si spense.

Colui ch'era stato il suo fratello ed il suo nemico nel mondo lo sollev?? di peso su le braccia e lo port?? a giacere nella poltrona

Poi riaccese il lume.

IX

Riaccese il lume per guardare il suo delitto.

Come uno di que' grandi fantocci meccanici che il burattinaio butta sopra una scranna, flaccido e penzolante, quando ha finito di fargli recitare la sua parte, cos?? appariva l'uomo semisdraiato nella fonda poltrona, con il capo recline da un lato, il mento sovra una spalla, le braccia cadenti fuor dai bracciuoli, le gambe divaricate.

Respirava; il suo respiro era visibile, anzi forte.

Ogni tanto un tremito assaliva una di quelle mani ciondolanti, ne scuoteva il polso convulsamente, poi quel tremito correva su per il braccio, dando contro la spalla un urto secco. Parimenti i suoi piedi ogni tanto si squassavano, facendo flettere le ginocchia in dentro come fossero gambe di sciancato. Una ciocca di capelli gli era caduta su la fronte, empiva un'orbita molestando la palpebra chiusa.

L'ombra della poltrona e di quel corpo informe ingombrava il pavimento irraggiato, saliva obliqua per lo zoccolo del muro.

Quando Andrea Ferento ebbe raccolta la siringa, cadutagli a terra nella fretta di sorreggere lo svenuto, quando l'ebbe lavata e rasciugata, ne stacc?? l'ago sottile, prese un panno e si mise a strofinarlo. Ogni tanto lo provava su l'unghia, quasi per accertarsi che la punta non si fosse rotta. Poi lo esamin?? da presso, contro il lume, strizzando l'occhio, e lo mischi?? in un mazzo di aghi simili, pi?? grossi e pi?? minuti, ch'erano involti in una carta velina, e li racchiuse dentro una scatola. Riordin?? le boccette nell'armadio, avendole tappate con la maggior cautela, poi si volse tranquillo, come se avesse condotto a termine un suo lavoro consueto, e macchinalmente guard?? l'ora.

Era di poco trascorsa la mezzanotte; ma egli forse non vide le sfere.

Allora fece automaticamente un giro intorno alla camera, quasi radendo la parete: si ferm?? presso la finestra, affond?? nei buio lo sguardo vacuo, poi retrocesse verso il mezzo della stanza, dov'era coricato il fantoccio tragico nella poltrona profonda, e, fermo in una specie d'insensibilit??, rimase a guardarlo.

Respirava: il suo respiro era visibile, tuttavia meno forte.

Guard?? l'ora un'altra volta, quasi contasse i minuti che ritardavano la morte.

Un rombo, lontano, vicino, gli saliva nel cervello impedendogli di pensare. Allora poggi?? l'orecchio sul cuore del fantoccio e pronunzi?? queste due sillabe distintamente:

??? Batte.

Gli raccolse le due mani che penzolavano; il contatto della sua pelle gli dette una sensazione molesta, sicch?? gli parve miglior cosa lasciarlo stare. Le due mani ricaddero su le cosce, facendo un rumor soffice come se fossero inguantate, e pi?? non si mossero.

Nel suo cervello, qualcuno, forse una voce estranea, pronunzi?? questa parola quietamente: ??La bara.??

Egli da prima cominci?? a pensarne il solo nome, poi vide la forma della cassa di legno, infine si rese conto che c'era un morto, una lunga forma stecchita, trasudante un lezzo nauseabondo, che bisognava stendere l?? dentro, nella cassa di legno, nella bara.

Morti, egli ne aveva ormai veduti un gran numero; e cominci?? a ricordarsi dei tanti cadaveri che aveva toccati con la sua mano ferma, sezionati con la sua mano veloce, e rivide certe fisionomie particolari, delle quali si rammentava in quell'attimo con una precisione sorprendente.

A lui, medico, il cadavere non faceva paura; negli ospedali e nelle cliniche s'era avvezzo a parlar forte, a ridere qualche volta vicino ai morti. Ma ora gli sembr?? inconsueto, strano, fin questo nome di cadavere; gli parve per la prima volta che morire volesse dire qualcosa pi?? che rimanere immobili e freddi.

Siccome l'uomo spento gli era quasi familiare, concep?? mentalmente l'orrore della carogna, poich?? gli era occorso di vederne assai meno. E per una di quelle astrazioni del pensiero che talvolta ci avvincono quando siamo fortemente presi dal senso d'un'angoscia non ancor bene determinata, gli pass?? negli occhi l'immagine di un povero cavalluccio che aveva una volta veduto, quando era studente ancora, nel visitare una scuola veterinaria.

Era un cavalluccio sardegnolo, decrepito, che d'animale vivente non conservava pi?? se non una parvenza macabra e grottesca. Era stato venduto forse da un carrettiere per il valore della sua pelle, perch??, nemmeno a forza di bastonate, non si poteva pi?? mandarlo innanzi d'un passo. La Scuola lo aveva destinato ad un ufficio non comune: quello di servir da paziente in tutte le operazioni che convenisse mostrare praticamente agli allievi veterinari. Su la sua povera pelle, scucita e ricucita chiss?? mai quante volte, avevan provato e riprovato per ogni verso tutte le operazioni che l'arte chirurgica insegna. Per quel po' di paglia e di fieno che gli davano di tempo in tempo, durante le sue convalescenze, gli avevan aperto il ventre, fessa la gola, semiaccecati gli occhi, recisi i tendini, sforacchiate le spalle, passandovi dentro certi lunghi tubi che parevan aghi da calza infitti in un gomitolo di stoppa. Ad operazione finita, lo ricucivan su alla bell'e meglio, poi lo cacciavano a guarire davanti una mangiatoia semivuota.

Camminava come se avesse le quattro zampe di caucci??, e nell'andare dalla sala operatoria fino alla stalla cadeva tre o quattro volte su le ginocchia insensibili...

Proprio quel giorno ch'egli lo vide, nel mezzo d'un'operazione il cavalluccio mor??. E per tutta la sua vita egli non aveva potuto scordar l'orrore di quella povera piccola carogna, su la quale i veterinari armati di bisturi sanguinanti s'erano messi a ridere.

Ora lo rivide, in un lampo fugace, quel decrepito cavalluccio sardegnolo, rappezzato come un mantello da mendicante, ch'era morto legato, senza poter tirare un calcio, rovesciando appena le froge violastre su la dentatura gialla.

Ascolt??.

Respirava; il suo respiro era visibile, ma fioco.

La pelle del viso mutava colore, schiarandosi; la bocca si faceva un po' tumida, gli occhi si enfiavano, bench?? serrati.

??? Giorgio...

Egli si prov?? a profferire il suo nome; non lo disse, ma gli parve di averlo detto: ??Giorgio??. Questo nome era stato una cosa enorme nella vastit?? interiore del suo mondo; ma ora pareva un nome strano, stridente, una parola quasi anormale, vuota come una caverna.

Gli sembrava che fosse decorso un tempo immemorabile dal principio di quella sera.

??Che volete? che volete?... S??, l'ho ucciso!?? ??? gridava, urlava a' suoi giudici invisibili, ma con la sola voce del suo spirito, ??? mentre in verit?? gli pareva di gridare. Nel suo dualismo interiore si ricordava di averlo ammazzato, e non sapeva se fosse morto; provava uno strazio spaventoso, ed era tranquillo come un ebete; aveva la sensazione illusoria di essere davanti alla stessa persona, che fosse viva e morta nel medesimo tempo.

??S??, l'ho ucciso; io! S??, vedete: con questa mano; io, con questa mano; io!?? Era immoto, e gli pareva di agitarsi, di urlare, scagliando il pugno contro un'assemblea di avversari, contro un comizio di giudici che l'accerchiassero da ogni parte.

??Fratello, rispondi per me! L??vati e rispondi: ??? Non era questo il mio diritto???

Intanto, nel suo dualismo interiore, l'altra parte di lui spiava minutamente i segni della morte.

??Fratello, rispondi, rispondi!...??

Poi gli parve che la casa si destasse, e tutti accorressero, balzati fuori dai letti sconvolti, le donne, gli uomini, scapigliati, e dietro l'uscio gridassero: ??Apri! apri! vogliamo vederlo innanzi che sia morto... Apri!?? E lo scemo, fra loro, in una camicia da notte che lo faceva sembrare uno spettro, la guancia poggiata contro il violino, suonava con furia, con strazio, finch?? le corde saltassero, la Canzone Disperata...

Erano fuori dalla porta in gruppo, accaniti; squassavano l'uscio, gridando: ??Apri!??

L'altr'uomo vigil??, in ascolto, e non intese rumore.

Su la poltrona il pupazzo tragico si torse, come se avesse dentro un perno che gli permettesse di svitare il busto dal ventre, il collo da le spalle, in un modo bizzarro. La bocca s'era messa a ridere, le gengive congestionate schiumavano. Per tutta la lunghezza del collo s'incordava una grossa vena tesa come un elastico: le mani convulse annaspavan nell'aria, i piedi si urtavano, producendo con i tacchi uno scricchiol??o sinistro. Gli col?? su la giubba un filo di bava, e il medico lo deterse.

Fuori, dietro i vetri leggermente appannati, brillavano stelle fra gli alberi, come lucciole in un cespuglio. Bella notte, odorata, ingemmata, ch'era piena di lembi d'azzurrit??.

??Quanti anni passeranno?...?? ??? Anni voi dite?... ??? ??S??, anni.?? ??? Prima di che? ??? ??Prima che tu ritorni a vivere.?? ??? Ma non vivo io dunque? ??? ??No, ?? un incantesimo.?? ??? Un incantesimo?...

E l'altr'uomo, il medico, si chin?? sopra il cuore del pagliaccio.

Respirava, non pi?? visibilmente, con un affanno lieve.

??? ??Ho fame! ho sete! ho sonno! ho voglia di camminare! di fumare, di agitarmi, di ridere!??

Egli si disse queste parole con veemenza, osserv?? questi suoi propri desiderii con chiarezza. Non poteva invece far nulla di tutto ci??; era fermo, incatenato l??, vicino a quella sembianza d'uomo, sotto il potere di una forza incombattibile, che li stringeva entrambi nella stessa notte.

Fece sogni.

Camminare d'Aprile per la campagna, lungo una bella strada soleggiata, respirando il buon profumo che mandano le siepi cariche di fiori... Scendere gi?? per un fiume impetuoso, a forza di remi, sentendo l'acqua insorgere gonfia e rapida sotto la chiglia... Addormentarsi in un bosco; vedere i falciatori mietere una messe; balzare in groppa d'un cavallo focoso per una prateria senza termine... Trovarsi preso nel tumulto di una folla, per una strada cittadina piena di fragore e di transito... volare con un treno velocissimo attraverso la doppia fila dei pali telegrafici... essere nella platea d'un teatro, presso i forni d'un'officina... dappertutto, dappertutto, dove ci si muove, ci s'incalza, ci si agita, si vive!...

E gli pareva che mai pi??, mai pi?? farebbe tutto questo, mai pi?? godrebbe di queste inebbrianti gioie, perch?? in quella notte, nel carcere di quelle quattro pareti, era accaduto qualcosa di enorme, qualcosa di finale, che soverchiava tutte l'altre possibilit??.

??Sei morto? No, non sei morto? ??? Allora non puoi rispondere?... S??? mi puoi rispondere? ??? Che dici? ??? Ah, che t'uccida? ??? Ma se gi?? t'ho ucciso? ??? No? non dici questo?... Allora che dici?... Parla pi?? forte; cos?? non mi riesce d'intendere. Ah... sei tu?... Ma chi sei?...

E l'altr'uomo, il medico, toccava quella fronte gi?? un po' fredda. ??No, no... ucciderti non posso! Lo vedi bene che non posso. ??? Cos'hai detto? Un veleno? Ripeti; non hai detto un veleno?... Ma che lingua parli? Cos'?? questo nome che dici continuamente?... ??? Ah, s??... Novella! ??? Ma perch?? parli a quel modo, come se avessi la bocca piena d'acqua? Novella, hai detto?... S??, s??...??

E vide la sua faccia bella, null'altro che l'immagine della sua faccia bella, non direttamente, ma quasi rifranta in uno specchio, e lontana, perch?? lo specchio stava lontano, e nebulosa, perch?? l'aria per dove si mirava era un po' fosca. La vide con i suoi capelli disfatti, cos?? lunghi e folti che la cornice dello specchio non tutti li conteneva, e gli sembr?? di volerla guardare negli occhi senza potervi riuscire. Tutte le volte ch'egli cercava d'incontrare le sue pupille, quegli occhi sfuggivano, lo specchio andava sempre pi?? lontano, finiva in un'albore, in una striscia, in un punto...

Rimase un nome, un solo nome, vuoto anch'esso come una caverna, pauroso come un incubo: ??Novella...??

E l'altr'uomo, il medico, gli toccava il polso quasi fermo, il polso ch'era divenuto greve.

??Ma io non ho paura! nessunissima paura! Sono libero! Cammino, se voglio; se voglio, rido! ??? ?? notte. ??? Ebbene, se ?? notte, che fa? ??? Sono leggero, mi sento agile: posso andarmene dove mi piace! ??? Fa buio. ??? Che importa? Domattina si lever?? il sole; un bel disco rosso, arroventato come la bocca d'un forno. ??? Questo ?? il sole: un bel disco rosso che mi piace assai di vedere.??

Il fantoccio si svit?? un'altra volta, e questa volta parve che avesse una cerniera proprio nella schiena e che alcuno gli avesse dato un pugno proprio su la nuca, un pugno che tutto lo percosse. Le braccia, con i pugni serrati, si tesero verso le ginocchia, i due piedi s'allungarono quasi per dare un calcio nel vuoto, il ventre si pieg?? sotto le costole come un mantice vuoto, e trafitto nel fianco da una specie di pugnalata ultima, tutto il corpo ciondol?? da quella parte: il mento gli si confisse obliquo contro la sommit?? del petto.

Pareva che il burattinaio avesse dato uno strappo cos?? forte da rompere tutti i fili, ??? e i fili, schiantando, fecer rumore. Un rumore diverso da tutti quelli che l'orecchio distingue, corto e fioco, ma pi?? persistente che la vibrazione d'un metallo, un rumore atono, pieno di tutti gli altri suoni che insieme producono il ronz??o della vita.

Allora nel fantoccio immobile tutto si trasform?? visibilmente: il colore, la forma, il peso, l'abito, l'atmosfera che gli stava intorno: tutto.

L'altr'uomo, il medico, dopo avergli lungamente cercato nel polso un battito che non c'era pi??, chin?? l'orecchio sul cuore del fantoccio, ed arretrando con un balzo pronunzi?? distintamente questa sillaba:

??No.??

Tutta la casa, fra muro e muro, da' solai tenebrosi alle rombanti cantine, gli parve di s??bito invasa da una musica furibonda...

La canzone diceva:

.????.????.????.????.????.????.

??...e vado a cercare altri morti, ??? che sono i miei figli lontani...

Cammina: la vita comincia
domani, domani, domani...??

X

Ora, svanito il sogno, si ritrov?? solo davanti a quel morto. Non pi?? fantasmi assedianti, non pi?? misteriose voci n?? musiche immaginarie per la gran casa muta, ma un uomo calmo e logico di fronte ad un cadavere ingombrante.

Con uno di quegli sforzi estremi della volont??, che riuscivano ad incurvare la sua forza come un duro metallo, giunse a ricacciare da s?? quella torma di paurose allucinazioni, per affacciarsi con tutta la sua chiarezza mentale ad una sola necessit??: quella di nascondere il delitto compiuto e dare alla morte di quell'uomo l'apparenza pi?? naturale. Bisognava, con uno sforzo quasi eroico, annullare il proprio essere sensorio, non vivere per qualche attimo che di cervello; bisognava soffocare il rimorso, il ribrezzo, lo stordimento, la paura, distruggere in s?? la memoria, il nome stesso di quel morto, per inscenare il quadro pi?? verisimile intorno alla sua spoglia muta.

Anzi tutto rimuoverlo da quella stanza, sollevarlo su le proprie braccia, e nel buio, senza rumore, traversando il corridoio, portarlo a giacere nel suo letto. Egli vide tutto questo con precisione, come se un altro lo dovesse fare in sua vece; poi s??bito, con quella rapidit?? d'azione che in lui seguiva il pensiero, comand?? a s?? stesso: ??? ??Ubbidisci!??

??Ubbidisci!?? In tante ore della vita gli era stato necessario darsi questo comando breve. Ed era, non la sua stessa voce, ma la voce d'un tiranno interiore che glielo gridava contro i timpani, che inchiodava questa parola nella sua volont?? a colpi di martello, facendolo tutto vibrare. Avesselo condotto su l'orlo d'un abisso e detto: ??Balza!?? ??? egli, senza retrocedere, avrebbe spiccato il salto. Avessegli detto: ??? ??Cammina contro mille, perch?? necessario ?? camminare!?? ??? e contro mille, da solo, senza tremito, avrebbe camminato. Questa voce che in lui dettava era veramente il suo Dio.

Il morto era nel mezzo della camera; la sua goffa ombra invadeva il pavimento, la parete; egli stava in piedi entro quell'ombra, sapeva di esservi, ed anzi gli sembr?? d'averne i piedi avvinti, s?? che fece uno sforzo muscolare per divincolarsi da lei. Ma l'ombra lo teneva in s?? come una preda, l'avviluppava nel suo fermo tentacolo, nel suo mantello d'immobilit??.

Pens?? allora che bisognava spegnere quell'ombra, anche perch?? non si vedesse dal giardino la sua finestra troppo a lungo illuminata; e trattosi da lei con la fatica dell'uomo che vinca una melma tenace, and?? alla finestra, onde guardare se fossevi abbastanza lume di stelle per compiere quel che doveva nel buio.

Una effusa chiarit?? lunare vestiva tra gli alberi una magnolia lucente, ed egli vide in capo dei possenti rami cullarsi quei suoi grandi fiori lascivi e candidi come un seno incipriato, che pareva dormissero su la pigrizia d'un'acqua sonnolenta.

Dietro i vetri chiusi, egli non sentiva il profumo della notte primaverile; ma la fragranza di quei fiori di magnolia, che dall'albero antico e brillante incensavano l'aria come fontane di soavit??, gli eruppe in faccia con una larga ondata, salendogli fino al cervello, cos?? fortemente, che il profumo della notte lo stord??. Quella fragranza, quella chiarit?? lunare su l'albero di magnolia, e tutta insieme quella pace azzurra trascorrente nelle vive arterie della notte, eran ancora immagini delle cose a lui vietate, eran sirene che parevano attrarlo dentro un incantesimo di pace, visioni che lo persuadevano alla dolcezza dell'obl??o.

??? ??S??, puoi spegnere il lume,?? ??? disse a lui, nell'intimo, la voce del suo vigilante complice.

Retrocesse dalla finestra verso la tavola, spingendosi a forza di scatti, come un animale rest??o, e nel posare le dita su la chiavetta del riflettore osserv?? che il suo polso non era fermo.

??? ??Tremi???

Questa parola ch'egli aveva odiata conveniva ora dunque per lui?

??? ??No, non tremo!??

E rapidamente spense il lume.

Ora egli vide cadere dall'alto soffitto una molteplice cortina di mantelli neri, che si srotolavan l'uno dopo l'altro, grevi, enormi, funerei, come una tenebra che rapidamente aumentasse.

Non vedeva pi?? nulla; era solo, sperso, nel silenzio assoluto, nell'assoluto buio.

Con le dita fredde si stropicci?? gli occhi, perch?? si accorse che quel tenebrore pioveva in lui, non intorno. Allora, in un lampeggiamento di strappi rossi, cominci?? a distinguere. A distinguere la finestra che inazzurrava, l'alta parete imbiancata, i mobili fermi, l'ombra... quell'ombra inamovibile. E vide una cosa orrenda: la faccia del cadavere, torta su la spalliera, convulsa in un sogghigno che pareva di riso.

Allora, per la prima volta nella vita, il cuore accelerando e sostando, gli fece conoscere cos'era veramente la paura. S'agghiad?? e retrocesse, brancolando con la mano che ricercava il lume.

??Tremi! tremi! tremi!...?? ??? gli urlava dentro sarcasticamente la voce nemica.

??? ??No!??

E si aderse in tutte le sue membra, di scatto, come davanti ad una provocazione. Si sentiva nei polsi, contro le tempie, battere il sangue a fiotti; gli pareva che la camera desse un continuo traballamento.

Poi si prov?? a guardare un'altra volta verso quel riso che l'atterriva: e lo sostenne.

Non era pi?? riso, ma uno spasimo che aveva in s??, nello stesso tempo qualcosa di selvaggio e d'inerte. Prov?? a ragionare per darsi animo:

??? ???? un morto, ??? si disse, ??? come ne ho veduti centinaia; il principio della polvere... insensibilit??, silenzio, fine.??

Ma non gli pareva che fosse un morto come l'altre centinaia, che non fosse materia senza uomo, che non tacesse, che non fosse finito.

Avendo l'uso di separare il proprio cervello dagli errori della sensibilit??, si mosse un'accusa ponderata, osservando: ??? ???? l'anima tua che gli presti e sono i tuoi sensi alterati che propagano su lui una parvenza di vita. Ma questa ?? materia che solo pesa; ?? cosa morta, cio?? senza possibilit??, e non la devi temere.??

Per analogia gli riapparve, come in una visione distante, il cavalluccio sardegnolo morto nella sala operatoria fra i veterinari che ridevano.

??? ??Bada, ??? lo avvert?? la voce ??? che il tempo corre.??

Infatti ebbe la sensazione immateriale di qualcosa che continuamente correndo fosse continuamente pi?? in l?? del pensiero; questa cosa era il Tempo. E smarrendosi nella sua fuga immensa, piccola e vana cosa gli parve il suo delitto, che non poteva nemmeno sospendere d'un attimo quel perpetuo volare.

Gli avvenne di supporre che gli uomini, quasi per dare un senso al Tempo, avessero immaginato Dio.

Questa osservazione, sorta in una specie di pausa interiore, gli sembr?? logica; ma in essa v'era quel nome di tre lettere, che lo accese di ribellione, quantunque insieme s'accorgesse ch'era semplicemente una parola.

??? ??Dio: la gran fiaba del mondo!... Ma tu che fai? sogni???

Possessore di s??, cauto, vigile, s'appress?? all'uscio in ascolto; gir?? la chiave nella serratura, lentamente, perch?? non stridessero gli ingegni; aperse uno spiraglio, v'appress?? l'orecchio. Il filo d'aria gli produceva sul timpano una specie di ronz??o. Non altro romore si udiva per la casa dormente: appena quel rombo imprecisabile che nasce dalla presenza d'esseri vivi entro i muri d'un edificio.

Usc?? nel corridoio, giunse fino al pianerottolo, ed un senso di libert?? quasi gioconda entr?? nelle sue fredde vene, come quando si riacquista il respiro dopo un principio di soffocazione.

??? ??Bada... ??? egli sugger?? a s?? medesimo ??? le tue scarpe...??

Scricchiolavano. Un rumore minimo, che gli parve grande. Strisci?? a passi lenti fino all'uscio della camera di Giorgio; l'aperse con cautela, ma interamente, per aver libero il passaggio allorch?? tornerebbe con il cadavere su le braccia. S'avvicin?? al letto per studiare in qual modo ve lo avrebbe disteso. Vedendo l'incavatura nei guanciali sovrapposti ed il solco profondo che la persona dell'infermo aveva lasciato nel lenzuolo, gi?? gli pareva di recarlo su le braccia e di sentirne il rigido peso, che gli faceva scorrere dentro l'arterie pulsanti una vena di freddo sottile.

Perch?? la deposizione gli riuscisse pi?? facile, rimbocc?? la coltre fino a mezzo il letto, poi cautamente rifece il cammino, strisciando lungo il muro, trattenendo il respiro, vigile e pauroso come un ladro.

??? ??Se alcuno scendesse quand'io passer?? col mio carico?...??

??? ??Fa presto! ??? gli comand?? la voce. ??? Fa presto!??

Rientr?? nella camera dov'era il morto, e s'attendeva quasi a trovarvi una trasformazione, o suppose, per mo' d'assurdo, la cosa pi?? inverosimile: che il morto non ci fosse pi??. Era invece nella medesima positura, di sbieco traverso la poltrona, con il capo torto su la spalliera, le braccia pendenti, i pugni chiusi, le gambe unite per le ginocchia, simili a gambe di sciancato. Che orrore!... Come gi?? era lontano entro la morte quel miserando corpo! Ed ora bisognava sollevarlo, avere il coraggio supremo di reggerne il peso contro il suo petto... Che orrore!

Prov?? ad avvicinarsi; ma gravit?? indietro, quasi resistendo ad una mano che gli avesse dato un urto per spingerlo su di lui.

Allora, in quel punto, si ricord?? che le sue scarpe scricchiolavano; e cavatele in fretta, cerc?? a tastoni presso il letto le pantofole di feltro. Si vide pronto, e gli parve d'un tratto che mai non avrebbe saputo varcare quella breve distanza. Sbarr?? gli occhi e su le iridi prov?? una sensazione di freddo; si mise a considerare l'ipotesi che il coraggio gli venisse meno, che le sue braccia mancassero di forza per sollevare quel peso; un gran terrore s'aperse in lui, vuoto e freddo come un'enorme voragine.

??? ??C'?? dunque una cosa che tu non sappia osare? ??? No, impossibile! ??? Tu, che non credi alla divinit?? della morte, vacilleresti ora come una femminuccia? Chi mai t'impedisce di sollevarlo? Il Soprannaturale forse? ??? Non c'?? Soprannaturale!... Avanti!??

Alle sue ginocchia disse: ??Avanti!?? ??? al suo piede feltrato, e lo disse pi?? fortemente al cuore che batteva.

??? ??Ti perdi e la perdi... Chi?... Lei!??

Allora la vide, che dormiva nel suo letto, immersa nelle sue trecce allentate, o forse che vegliava, sollevata sui guanciali, con il viso fra i palmi, a sua volta pensierosa di doversi uccidere.

??? ??Avanti! ?? necessario!??

Si ribatteva questa parola dentro il cervello, senza tuttavia riceverne alcun senso di necessit??. Gli pareva di camminare, ed era sempre fermo, gli pareva d'esser giunto presso il cadavere, di sollevarlo, ed un senso d'orrore lo faceva retrocedere, senza che si fosse mosso. Mentre cos?? perplesso vacillava cercando di riafferrare la sua volont?? impossente, parvegli udir rumore.

Si risovvenne di quegli usci aperti e l'istinto fisico della propria salvezza fu quello che lo sospinse.

In un baleno, si curv?? sul morto... ma gli stridevano i denti; le braccia gli si erano indurite nelle giunture, pesavano come fosser piombo, e gli doleva d'un dolore acuto, fra vertebra e vertebra, la spina dorsale.

Per?? s'era detto e si diceva:

??? ??O ch'io lo porti, o ch'io muoia!??

S'inginocchi??: fece, nel sollevarlo, uno sforzo maggiore del necessario, ed il corpo scosso gli traball?? contro il petto, quasi cercasse d'avvinghiarlo in un abbraccio macabro. Aveva contro la bocca una spalla del morto, ed uno di quei gomiti acuti gli premeva su le costole come per resistere alla sua stretta brutale. Sentiva su l'avambraccio il peso del capo riverso, e su lo stinco e sul polpaccio, mentre s'alzava, i colpi di quei calcagni penzolanti.

??? ??Lo porto! lo porto!??

Chiudeva gli occhi per terrore; li apriva per veder la strada.

??? ??Cos?? lieve? No, cos?? greve. ??? Perch?? ragiono? ??? Avanti! Passeremo per l'uscio? ??? S??, di sghembo. ??? E se cade?...??

Allora serrava le braccia. Gli sembr?? che il morto lasciasse nella poltrona qualcosa di s??. Pur tenendolo forte, si volse a guardare. Duplice lo rivide: com'era innanzi e com'era, supino, sul catafalco delle sue braccia.

In quel momento s'accorse di non tremare pi??; fece un passo, poi un altro, poi molti, e pose un'attenzione estrema nel non urtare contro l'uscio. Diceva continuamente, a fior di labbro, quasi per aiutarsi nell'opera:

??? ??S??, s??, s??...??

Sporse prima il capo del cadavere, indi pass?? con tutto il corpo. Nel corridoio bisognava camminar obliquamente, ma la strada era facile.

??S??, s??...??

E nell'andare gli venne in mente che Marcuccio era innamorato della Berta...

Ogni tanto i calcagni duri battevano contro la sua coscia; quel gomito confitto nel suo petto gli dava estremamente noia. Non poteva ben comprendere se andasse in fretta o piano, ma la strada gli parve lunga, e non trovava l'uscio. Tuttavia, dalla soglia di quella camera una velata chiarit?? filtrava nel corridoio notturno, ed egli finalmente la vide.

??? ??S??, s??...??

Gli sporse dentro i piedi, quindi pass?? con tutto il corpo; l'adagi?? malamente sul letto e si volse rapido a rinchiuder l'uscio. Una specie d'ilarit?? silenziosa gli eruppe dall'anima; quasi ebbe voglia di beffarsi del suo terrore vinto; si tocc??, una dopo l'altra, le braccia, poi la fronte, ch'era un po' sudata.

??? ??Salvo!??

??? ??Non ancora, ??? gli sugger?? la voce: ??? sv??stilo.??

Gi??, bisognava svestirlo. Doveva essere morto nel suo letto, senza urlo, solo.

??? ??Sv??stilo??

??? ??S??, lo faccio, guarda: ora ?? facile!??

Il morto era coricato in obliquo su la larghezza del letto; le gambe sovrapposte gli pendevano in fuori. Egli s'inginocchi?? su lo scendiletto e gli tolse le scarpe, adagio, come se avesse tempo da perdere; gli tolse anche le calze, e con ordine le ripose dov'erano di consueto.

Una bella striscia di luna rischiarava meglio di un candelabro; in quel chiarore azzurro si vedeva ogni cosa distinta, ma quasi ravvolta in un contorno d 'irrealit??.

Gli sbotton?? i calzoni, glieli tolse, dopo averlo sollevato con fatica; li pieg??, li mise a cavalcioni d'una seggiola, dov'egli era solito porli quando si ricoricava. Non s'era messo mutande: le due gambe giallastre, aride come due lunghi batacchi, percorse da un rilievo di tendini che parevan funi tese, erano fredde di quel freddo particolare che si distingue da ogni altro, ed al quale non v'?? parola che somigli tranne la parola: ??morte??.

Le due ginocchia parevano intorneate da una chiazza d'ombra; le cosce ischeletrite, simili a quelle d'un paralitico, mostravan pi?? dell'altre membra i segni della consumazione.

Ed egli, che lo svestiva ormai senza paura, s'indugi?? per un attimo a considerare quella virilit?? estinta, rievocando nel bagliore d'un lampo l'immagine sensuale della donna che il morto aveva posseduta. Gli sembr?? ch'ella stesse con loro, muta, in un angolo, e si svestisse ignuda, sbarrando i suoi chiari occhi pieni di volutt?? per assistere in tutta la sua bellezza all'epilogo della lor tragedia umana.

Egli traeva da questo pensiero un tale senso di ribrezzo e d'ansiet??, che ne aveva l'anima oppressa; e tuttavia perdendo la nozione del tempo, gli pareva di poter compiere quella sua lugubre faccenda con la maggiore lentezza. Si preparava oculatamente un alibi morale, badando a non scordare la pi?? piccola cosa, a non lasciare in quella camera dove Giorgio doveva esser morto alcunch?? d'inspiegabile o d'inconsueto.

Allora, sbottonatagli la giubba, sollev?? il cadavere, prima sovra una spalla, poi su l'altra, poi su entrambe insieme, per fargli uscire dalle maniche le braccia che incominciavano ad essere, non solo inerti, ma rigide.

Questa operazione gli prese tempo; ed anzi egli rischi?? di lacerare la stoffa. Ma quando l'ebbe finalmente liberato da quella casacca di lana, ed il morto fu rimasto in camicia, egli prov?? novamente un senso di liberazione, poich?? gli pareva d'esser vicino al termine del suo crudele officio. Ormai non gli rimaneva che da stenderlo sotto la coltre e comporre il letto come se naturalmente vi fosse morto.

Ma una voce interiore gli consigliava senza tregua: ??? ??Osserva, osserva bene...?? ??? quasi per evitargli una distrazione possibile, una di quelle minime dimenticanze che son talvolta la chiave de' pi?? oscuri delitti. Egli faceva, nel riflettere, una certa fatica, uno sforzo quasi muscolare nel convergere tutta la propria attenzione su questo solo intento, mentre per istinto il suo pensiero cercava di sbandarsi altrove.

Allora egli and?? verso la finestra, per esaminare nella maggior luce quella casacca di lana, quasi ch'ella potesse conservare un segno qualsiasi, un'impronta, una macchia di bava, uno strappo, un odore indefinibile, una piega. L'esamin?? per tutti i versi, pi?? volte, l'odor??: sprigionava un sottile odor di canfora, e null'altro, si ch'egli si mise a riflettere dove l'infermo la tenesse di consueto.

??? ??Nell'armadio, mi pare... S??, nell'armadio, piegata... non ti ricordi? ??? Infatti.??

Allora la pieg?? di rovescio, con le maniche in dentro, poi nel mezzo, indi, appianatala come si conviene, and?? all'armadio, e la ripose ove si ricordava benissimo di averla tante volte veduta.

Nel frattempo s'accorse di ansar forte; allora cominci?? a fischiettare, piano piano, fra i denti, come per accompagnare la sua faccenda e far qualcosa che gli paresse naturale.

Rinchiuso lo sportello, si guard?? in giro. Non rimaneva pi?? nulla da fare, tranne che occuparsi del letto e del cadavere buttatovi sopra di traverso. Con la fronte raccolta in una mano, cerc?? d'immaginare come lo avrebbe ritrovato il mattino, entrando, se davvero durante la notte, senz'alcun testimonio, si fosse spento. Non gli riusciva di vederlo bene, anzi lo vedeva in mille guise. Allora cerc?? di raffigurarsi nella sua memoria di medico altre morti che fossero avvenute in congiunture simili. Certe fisionomie di cadaveri, dimenticate da tempo, gli si affacciarono alla mente, quasi fossero sembianze note.

??? ??Si muore in tanti modi...?? ??? pens??. Poi gli parve inutile riflettere e non volle frapporre altro indugio.

S'avvicin?? al letto. Siccome le coltri erano gi?? rimboccate, non dur?? fatica nel farle scorrere sotto il corpo giacente, per poterlo distendere fra i due lenzuoli. Diede una spiumacciata sui due cuscini, e, preso il cadavere per le caviglie, sollev?? le gambe su la proda, indi sospinse tutto il corpo nel mezzo del letto e ve lo distese. Il capo s'era insaccato fra i guanciali, ond'egli risollev?? di peso tutto il busto, lasciandolo poi ricadere, affinch?? la testa prendesse nel cuscino la sua positura naturale. Poi raccolse le due braccia, e non sapeva dove metterle. Prov?? in diversi modi, fece varie ipotesi, ma nessuna lo soddisfaceva.

Da ultimo pens?? che la sinistra dovesse far l'atto di respingere le coltri e la destra portarsi alla gola come per vincere una soffocazione.

Quando volle ricoprirlo, vide ch'era nudo fino alla cintola, e dopo averlo inguainato nella camicia fin sotto le ginocchia, raccolse le coltri, gliele butt?? addosso. Quella ventata scompose i capelli ad entrambi. Si ravvi?? i suoi, lentamente. Le coltri si posarono sul morto con un disordine uguale, ond'egli cerc?? il suo braccio per portarlo verso la gola; insieme gli sbotton?? il collo della camicia, per secondare quell'atto. Poi si allontan?? di qualche passo ad osservare l'effetto che faceva.

Non c'era in verit?? nulla che potesse far nascere un sospetto.

??? ??D'altronde, ??? disse con lucidezza, ??? la commozione di quelli che lo vedranno domattina non lascer?? campo a troppe indagini. E s??bito sar?? smosso: bisogna solamente rincalzare la coltre sotto il materasso.??

Lo fece, da un lato e dall'altro, cominciando ai piedi, per quel tratto che non doveva mostrare alcun segno di disordine; anzi lo fece con tanta cautela quanta se ne usa nel comporre sotto le coltri una persona cara, prima che le si dica: ??? Dormi.

A pi?? del letto la seggiola s'era obliquata, lo scendiletto era scomposto: raddrizz?? la sedia, tese il tappeto, s'avvicin?? al capo del morto, quasi volesse dirgli:

??? Ho finito.

Not?? allora sul tavolino da notte l'orologio e la catena d'oro che splendevano; avvert?? l'assiduo celere battito del meccanismo, che dianzi non udiva. Nella caraffa di cristallo brillava l'acqua lucida. Vedendo l'acqua ebbe sete.

??? ??Addio.??

Formul?? questa parola: ??Addio??, senza sapere come gli venisse alle labbra, senza quasi comprendere perch?? la diceva. Questa parola, queste due sillabe, gli apersero nel cuore uno squarcio di dolore enorme, e gli parve di non poterlo abbandonare, perch?? ora, quel morto, non lo temeva pi??: lo amava.

Lo amava, ed era il suo fratello antico, e si chiamava Giorgio; non era stato ucciso dalla sua mano: era morto, era l??, nel suo letto di morte.

Senza credere, senza saperne il perch??, gli pose una mano su la fredda fronte, e non con lo spirito, ma con le labbra disse:

??? ??Pace.??

La luna, salita al suo culmine, versava per tutta la camera un incantesimo azzurro, fasciava la coltre del morto in un velo d'irrealit??.

XI

Nel breve tratto che percorse dalla camera di Giorgio a quella dove l'aveva ucciso, il suo delitto gli parve gi?? remoto nel tempo, gi?? retrocesso in una di quelle lontananze mentali che l'anima ismemorata varca in un baleno. Sicch??, nell'aprir l'uscio, quella poltrona rimasta nel mezzo della camera l'urt?? quasi nel petto, come una realt?? impreveduta, e fu s?? forte il suo stupore, che da prima non os?? inoltrarsi.

??? ??Io sono Andrea Ferento: un uomo che sa di avere ucciso, ??? raccont?? a s?? stesso. ??? Un uomo che dovr?? vivere congiunto con la memoria di questo atto incancellabile.??

??? ??Ebbene? ??? si rispose; ??? la vita prosegue nella sua necessaria vicenda: il cadere d'una piuma d'ala non turberebbe altrimenti l'equilibrio immutevole delle cose. La terra non fa che ingoiare una bara di pi??. Ora la tua strada ?? sgombra: cammina!??

Gli avveniva molto spesso di dialogare fra s?? medesimo come fra due personaggi discordi, quasi per appurare da qual parte di s?? fosse la ragione.

La strada ?? sgombra?... S??, gli pareva; sgombra e facile, certa e radiosa. Bastava ormai rimuovere da' suoi passi l'ostacolo pi?? immediato: quella poltrona che propagava intorno a s?? una cos?? pesante ombra, quel mobile di legno e di cuoio che pareva contenere nelle vuote braccia l'estremo fantasma del suo delitto. Bisognava insomma, dopo tanto coraggio, non vacillare nella propria incoerenza, non attribuire a quella ??cosa??, n?? alle altre che son prive d'anima, un significato umano.

E fattosi animo, afferr?? l'inerte mobile per le due braccia vuote, lo sospinse con una specie d'iracondia nell'angolo dove abitualmente stava, robusto e quasi benevolo, in attesa di reggere una stanchezza. Poi, sentendo il bisogno d'un felice respiro, aperse intera la finestra e s'affacci?? verso la notte imbrillantata, che adagiava su la terra calma i suoi fantastici padiglioni di stelle.

Tante ve n'erano e cos?? folte, da parere uno sterminio di mondi luminosi, una polvere cosmica in ardore, una fosforescenza d'atomi dispersi dentro una sfera di cristallo. Le bianche vie planetarie, le immense fiumane del cielo straripavan di luce in praterie stupendamente azzurre, tendevan dall'uno all'altro emisfero un miracoloso arco siderale, che pareva navigar nell'infinito come una vela gonfia d'immensit??.

Cos'era la fine d'un uomo in quella eterna bellezza? Cos'era pi??, in quel silenzio parlante, il piccolo silenzio d'una bocca suggellata? Cos'era il senso d'una parola umana dentro quella trasformazione perpetua, che andava dall'inconoscibile verso l'ignoto, travolgendo seco infinite agon??e, facendo scoccare innumerevoli vite nel fulgore d'un istante?

Fibrule, atomi, pulviscoli, o uomini, perch?? urlate? Cosa scaglierete di voi contro questo immenso andare? O fuscelli nella bufera, o piume nel vortice, cosa importa mai all'Assoluto, che voi diciate: ??? Vivere... ??? che voi diciate: ??? Morire?...

Stelle, stelle... vertici di splendore accesi al sommo del nostro pensiero, faville irradiate da noi, parole che brillano!... distanze forse immaginarie chiuse nella nostra pupilla, ombre forse di una luce invisibile, cancelli d'oro invarcabili della umana prigion??a!...

O piume nel vortice, o fuscelli nella bufera, cosa pu?? essere il vostro lieve schianto nella ecatombe universale che il Tempo divora camminando, come un affamato mai sazio?

L'obl??o, l'obl??o, l'obl??o!... pi?? dolce fra tutte le cose, poich?? vuol dire non conoscere, non affaticarsi a conoscere, ma passare...

Gli parve che tutto il mondo in quell'attimo avesse un colore di miracolo, e solo percepiva, con una specie di attenta gioia, il fluire del Tempo. Egli lo sentiva trascorrere in s?? come l'acqua traverso un filtro; aveva chiara la sensazione che una parte del proprio essere, forse la pi?? immonda, si sperdesse cos?? nell'infinito, e gioiva di questa purificazione con una lunga e lenta volutt??.

Il Tempo era un nettare che l'uomo beveva per dimenticarsi dell'attimo anteriore, per allontanarsi dalla sua spoglia vicina.

Poi, quando si fu ristorato in quell'aria balsamica e si fu cullato quasi per ozio in questi erranti pensieri, d'un tratto grid?? a s?? medesimo:

??? ??Non sei che un istrione! Cerchi di recitare la vita perch?? hai paura di viverla! No, la tua parola ?? un'altra, pi?? bella che ??Dimenticare...?? La tua parola ??: ??Potere!??

Aspir?? un largo sorso di quell'aria vivida, cos?? gran sorso quanto spazio era ne' suoi polmoni capaci, e ripet?? a s?? stesso con la forza di una intimazione:

??? ??S??, potere! Potere con gioia!??

Allora la faccia di colei che amava gli risal?? nell'anima come la ghirlanda del suo peccato, e gli parve che affiorasse nel suo pensiero da una profondit?? quasi remota, per essere la sfera, il cardine, intorno a cui roteava tutto lo splendore dell'universo.

Ella era veramente, nel suo spirito, sovrana ed unica: pi?? in l?? che il senso delle cose, pi?? in l?? che la negazione. Di lei sola, di questo solo amore, il suo cervello analitico non cercava ragione. S'era preso d'amore e l'amava, senza mai tentare una ribellione qualsiasi contro l'ebbrezza che questo perdimento gli dava. Se tutta la sua vita d'imperio, d'indagine, di lotta, era contro una dedizione cos?? assoluta, se la sua fredda mente poteva sorridere di questo piccolo nome: ??l'amore?? ??? un altro spirito nel suo spirito, un altro cuore nel suo cuore, s'eran lasciati stravincere da lei, e non insidiosamente, ma d'un tratto, e non con il terrore di perdersi, ma con un senso di barbara felicit??.

L'amava!... era pieno il mondo di questo amore esultante!... le cose tutte visibili portavano il segno impresso di questa ebbrezza del suo cuore! Tutto le assomigliava, tutto proveniva da lei; era nel tempo e nello spazio, nell'attimo e nell'eterno, era l'arteria della sua vita molteplice, era, nel suo mondo negativo, la conclusione sintetica ed infinita che il credente riassume in Dio.

L'amava! era immischiata ne' suoi sensi come il profumo nella musica della primavera... l'amava come si ama un assurdo, come si professa una foll??a.

Allora subitamente si sovvenne de' suoi dolci capelli, della sua tepida bocca lasciva, degli occhi suoi, non timidi e non forti, che parevano continuamente mutar colore, soffrendo quasi la gioia di una contenuta volutt??; si risovvenne delle sue bianche spalle, che tramandavan l'odore d'una soavissima cipria e parevan simili a grandi ventagli sparsi di rugiada scintillante. Cominci?? a seppellirsi piano piano sotto la memoria delle sue carezze, con l'obl??o di chi s'addormenta sotto una pioggia insensibile di fiori. Ogni ombra, nella notte infinita, conteneva per i suoi occhi una lontana sembianza di lei.

D'un tratto, nel pensiero, lucida, gli emerse una certezza:

??? ???? mia!??

Comincerebbe da quell'ora tragica un patto indistruttibile fra loro. Egli poteva dirle, doveva dirle senza indugio, che nulla pi?? li separava dalla troppo attesa felicit??. E bisognava inoltre chiamarla, per vegliare insieme quella lunga vigilia, soli, serrati, muti, nell'ambigua vicinanza della morte, nel chiarore delle stelle.

Era stato verso di lei cos?? nemico in quell'ultimo giorno, ch'ella certo non avrebbe osato avventurarsi fino alla sua camera come faceva nelle trascorse notti, quando l'infermo s'addormentava, o talvolta nelle ore vicine all'alba.

??? ??La chiamer??.??

E si mosse.

Ma lo turbava il pensiero di trovarla nel suo letto, spogliata, e gli parve a tutta prima inverosimile di potersi ancora una volta ritrovare con lei, parlarle, dirle sopra tutto quella parola ch'era necessario dire. Tuttavia giunse fino alla sua porta, l'aperse, intese il rumore del suo corpo, che al lieve cigol??o dell'uscio si volgeva nelle coltri.

??? Dormi?... ??? egli domand?? soffocatamente.

??? Sei tu, Andrea?... Dormivo appena.

??? L??vati.

Ella riconobbe nella sua voce un non so che d'insolito.

??? Che fai su l'uscio? Entra.

Egli ubbid??; ma rimase immobile, un passo oltre la soglia. Sollevata sui cuscini, ella invece lo chiamava a s?? allungando un braccio.

??? Cos'?? accaduto?

Andrea rispose:

??? Nulla.

??? Sta male?

??? Chi?

??? Ma... Giorgio...

Egli fece una lunga pausa prima di rispondere, poi disse ancora:

??? L??vati.

Ella respinse le coltri, e scivolando gi?? dalla proda cercava coi piedi bianchissimi le pianelle sul tappeto.

??? La mia vestaglia... dammi la mia vestaglia, ??? lo preg??, per non mostrarsi ritta in camicia. E soggiunse: ??? L??, sull'attaccapanni.

Allora egli la vide, la prese e gliela port??. Ma invece di vestirla, ebbe voglia di avvolgerla, cos?? com'era, in un bacio iroso. Non lo fece. Ella si fasci?? nella vestaglia, e guardandolo dubitosa, interrogava:

??? Che hai? Che c'???

??? Vieni, ??? egli disse volgendosi; ??? vieni.

Lieve, movendo un frusc??o di seta che nel silenzio pareva sonoro, lo segu??, scivolandogli appresso, finch?? furon entrati nella sua camera, ove si chiusero.

L?? v'era pi?? luce, ed ella cos?? alterato lo vide, cos?? livido, con gli occhi tanto sbarrati, che non pareva pi?? lo stesso uomo. L'afferr?? per le braccia, impaurita:

??? Che hai? Che hai?

Egli volle sorridere, ma la sua bocca si contorse in una smorfia, e tacque.

Fino allora egli non s'era trovato che solo. Ma ora, come gli pareva strano aver dinanzi un testimone! Come diversamente suonava la parola ??morte??, nel passare come un'eco dentro il proprio silenzio interiore, o nel doverla comunicare con la bocca, in forma d'annunzio irreparabile, ad un orecchio che l'ascolti!

??Morte...?? due veloci sillabe, cinque segni dell'alfabeto, che hanno il pi?? vasto senso di tutta la comprensione umana. Parola che nulla distingue dalle altre quando la si pronunzia come un'immagine, ma che diviene fredda, greve, assoluta, quando ?? detta in testimonianza del cadavere, quando si abbatte come un'ala senza volo su la materia che giace...

Allora ne misur?? in s?? stesso tutto lo spavento, e gli parve che, pi?? del fatto, fosse impossibile a dirsi la parola. Ma questa risonava dentro il suo cervello, immensa e micidiale, come il rumore d'un grande stormo di corvi che invadessero l'aria buia.

Sentiva nel medesimo tempo l'orrore della tragedia e il turbamento della sua presenza feminea, della sua bellezza cos?? poco nascosta, che gli pareva oltremodo impudica, in quella camera, in quella cornice di morte.

Ancor prima di parlarle, cap?? che da quell'annunzio ella si sentirebbe scaturire nell'anima involontariamente una paurosa gioia... Ma egli qual gioia ne avrebbe, ora e mai pi??, egli che doveva da solo portare il peso dell'orrendo segreto?

Le lunghe maniche della camicia da notte, apparendo fra quelle pi?? ampie della vestaglia, le scendevan sino ai polsi, li serravan in una frangia di pizzi; anche sul petto, lungo la scollatura, una trina frivola biancheggiava intorno alla seta; quell'odore del lino tenuissimo ed il vestigio di non so qual profumo impregnatosi nella stoffa parevano stringere la bella creatura in un cerchio d'impurit??. Era troppo soave, troppo feminea, per ascoltare la morte.

Chiuse gli occhi e la dimentic??. Ma insieme i lievi pizzi della sua manica gli toccarono la fronte.

??? Che hai? ??? gli domandava l'amante, carezzandolo. ??? Parla; mi fai paura.

Ed anche nella sua voce continuava quel profumo, quel respiro d'impurit??. Egli ebbe un momento la tentazione di farla patire, d'infliggerle un tormento che fosse uguale al suo; ma l'amava, l'amava, era tutto il suo mondo, la vita era piena di lei... Che bel colore avevano le sue guance, come d'un rosato avorio, d'una madreperla venata!... Che dolce disegno, che rossa umidit?? per le sue labbra! E ne' suoi capelli ed in tutta la persona, dalla fronte al piede, che terribile fascino sensuale, che infinita volutt??!...

??? ??Ora, ??? egli pensava, ??? ?? mia.??

L'uomo brutale, che non conosce argini al suo desiderio di possesso, in questo pensiero s'innebri??. Gli corse per le vene, quasi facendo rumore, una potenza nuova, gli batt?? contro i timpani una musica violenta, piena di vittoria; nelle sue pupille fulse un raggio di luce. Con forza, quasi la ghermisse ad alcuno che fino allora gliel'avesse contesa, la strinse nelle sue braccia e la serr?? contro il suo petto virile, fortemente, lungamente, senza dirle nulla, in una specie di convulsione, per appalesare su lei questo pensiero: ???? mia!??

Ell'amava la sua forza, e si rendeva piccola, si lasciava tutta ravvolgere dalle sue braccia, sopraffare dalla sua violenza, carezzandolo senza far mossa con il suo corpo di velluto. E sentiva con gioia le mani dell'amante farle un nodo quasi doloroso fra le cedevoli spalle, mentre, con la faccia rovesciata sotto il calore della sua bocca, si sentiva percorrere dal suo respiro come da un maraviglioso bacio.

Che piccola cosa era per lei, in quell'attimo, tutto il resto del mondo! Com'era sua fino all'ultima vena, senza pensiero, senza lotta, senza dubbio, sua con felicit??!

??? Mi ami?... ??? bisbigli??. Ella non poteva sospettare altra cosa che l'amore, non cercava che di accrescere la sua gioia, parlandone, costringendolo a parlarne. Ma egli stava muto; aveva un non so che di crudele su gli orli della bocca, nel riso che gli scopriva i denti lucentissimi.

L'attrasse, la port?? con s?? vicino alla finestra, perch?? gli pareva di allontanarla dalle cose circostanti affacciandola verso la notte libera.

??? ??Grider??, ??? pensava ??? se io le dico...??

E prepar?? la mano per soffocare quel suo grido. Voleva dirlo s??bito, e gli pareva tuttavia non possibile a dirsi.

Ma il suo viso parl?? prima della bocca, le sue pupille arsero d'una luce quasi nefasta.

??? Odimi... e non gridare! Odimi!...

Le teneva ora le tempie, il viso, fra i due palmi, serrato; era curvo su lei per afferrarla nella sua tragica volont??.

??? Non gridare... bada! Una cosa terribile... bada!

E scand?? queste parole inesorabili: ??? ??Tuo marito ?? morto.??

Pi?? veloce che nel dirlo, e prima di compiere l'intera frase, le attir?? la faccia contro il cavo della propria spalla e col braccio le avvolse il capo come d'un manto, per soffocare il suo grido.

Non intese che una specie di rantolo nella sospensione totale del respiro. Allora, sciogliendola da quella stretta, le si curv?? presso l'orecchio, e lentamente, con una specie di misura, disse un'altra volta:

??? ?? morto: l'ho trovato nel suo letto... morto.

Ella barcoll??, sopraffatta. Un enorme stupore tenne per un istante immobili tutte le linee del suo viso. Poi si sciolse da lui quasi per istinto e retrocesse nel vano della finestra, urtando contro l'invetriata aperta, senza dare il grido che si mozz?? nella sospesa vita.

Dietro lei, come un placido specchio, il vetro acceso dalle stelle raccoglieva lo splendore della sua nuca, l'ombra confusa de' suoi capelli, che immersi nel pieno raggio divennero scintillanti. Fra loro, in quella pausa, rest?? uno spazio vuoto, che parve il limite necessario fra le lor anime distanti.

Poi ella fu presa da un tremito, e balbettava come nella febbre parole incoerenti; cercava di ripetere a s?? stessa quella frase indicibile, quasi per esaminarne il senso, per radunare davanti all'anima spaventata l'inafferrabile verit??.

??? Morto?... ?? morto?!...

Ed ancor prima che il dolore potesse scenderle fino al cuore, un velo di lacrime le bagn?? copiosamente la faccia. Lacrime che si staccavano dagli occhi fermi, cadevan come grosse gocciole senza lasciare un solco; poi, di s??bito, cessarono. Allora si mise a ridere d'un riso convulso, e torceva le braccia verso di lui, forse per afferrarlo, forse per allontanarlo da s??, mentre la sua bocca ridente balbettava:

??? No!... non ?? vero... no! Dimmi che non ?? vero!

Egli le prese i due polsi, forte, quasich?? avesse una irosa gelosia del dolore che vedeva in lei, e disse un'altra volta, scuotendola:

??? S??, s??, ?? morto.

In quella scossa, in quel disordine subitaneo, la vestaglia s'era slacciata; si vedeva la camicia lieve scenderle fin su gli stinchi politi; l'ombra del suo corpo ne traspariva, come da un velo tenue che tradisse l'intera nudit??; i seni spaziosi, contenenti nella lor distanza la doppia increspatura delle trine, calmi e pur quasi violenti nella loro ertezza, di qua, di l?? pungevano con l'oscuro v??rtice il finissimo lino.

Egli n'ebbe, anzich?? turbamento, una specie di dolore fisico al sommo della fronte, alle radici dei capelli, e nei polsi, e nell'arterie del collo, dove batteva pi?? celere l'impetuosa vita. Gli pareva che sopra le corde vigili de' suoi nervi corressero due sensazioni diverse, che si mescevano e s'uccidevano insieme: una era un brivido, ma di terrore, per quel fantasma del morto; l'altra era un brivido, ma di gioia, che gli veniva dalla bellezza di lei, dall'immagine del suo corpo seminudo ??? e questa era senza dubbio la paura pi?? forte.

Tutto aveva saputo vincere nella vita, e, fin dove pu?? la comprensione dell'uomo, tutto ridurre al piccolo senso effimero, al piccolo valore transitorio d'un fenomeno umano; tutto, ma non la forma di quelle sue membra femminili, ch'erano per lui quasi una tentazione soverchiante, quasi un bene che andasse oltre la possibilit?? del suo medesimo desiderio, e fosse una specie di potenza maravigliosa, calamitosa, alla quale avrebbe tentato invano di sottrarre il suo spirito e la sua carne.

Quand'ella passava, o s'appressava, od un'eco portava la sua voce, o per un filo d'aria si diffondeva il suo profumo, od il suo nome fosse detto da alcuno, o per avventura gli accadesse di vedere inattesamente un oggetto suo, ne riceveva nell'anima e per le vene un tremito che gli faceva male, che gli dava una specie d'inquietudine oscura, di desiderio affaticante; quand'eran soli, quando la baciava, e pur quando nella brevit?? delle furtive notti ella era nelle sue braccia perduta d'amore, invano cercava di bere dentro quel c??lice un sorso che fosse pari alla sua sete, o che potesse, per un poco almeno, placare l'ansia che lo struggeva di lei, spegnere la febbre incontentabile che gli faceva dallo stremo nascere un desiderio pi?? forte.

L'amava, s??, ma pi?? grande forse di questo sentimento era il terrore di non poterla amare abbastanza, la paura ch'ella valesse pi?? di quanto poteva il suo desiderio da lei attingere. Breve gli pareva il tempo, la gioia dell'uomo fugace, inane la forza dell'uomo, ??? e la sua bellezza infinita. Onde l'amava con dolore, con disperazione, come un uomo che si accorga del tempo veloce, e tema, in ogni attimo trascorso, di avere dimenticata una felicit??.

Ecco, ed egli s'accorse che davanti all'annunzio di quella morte il suo primo impulso era stato un rifiuto, era stato ??? o gli pareva ??? un immenso dolore. Ella dunque non voleva che fosse morto. Il suo cuore d'amante non le aveva per prima cosa fatto splendere negli occhi un lampo sinistro di gioia. No; ell'aveva detto per prima cosa: ??? ??Non ?? vero! Non ?? vero!...?? Per prima cosa ell'aveva tentato quasi di farlo rivivere, anzi aveva retrocesso da lui, da lui s'era sciolta, quasich?? sentisse per istinto l'orrore della sua mano micidiale.

Egli misur?? velocemente le conseguenze pi?? lontane di quello che immaginava, e giunse a non avvedersi del cammino che quella rivelazione faceva nella mente oppressa dell'amante, precisandosi a poco a poco, divenendo per gradi una verit?? immediata e dandole agio di misurare a sua volta il senso reale di quelle due parole cos?? repentine: ??? ???? morto.??

S??bito ella non aveva compreso, od almeno era stata una sensazione cos?? forte, che l'aveva solo accerchiata senza trovar ??dito in lei. Ma ora lo vedeva: per comprendere, lo vedeva. Era fermo, steso, freddo, non moverebbe mai pi?? la mano per chiamarla, non direbbe mai pi??: ??? Novella...

E guardando queste immagini, s'avvicin?? di nuovo all'amante. Gli afferrava ora un braccio, si premeva contro di lui, rifugiandosi nella sua forza, nascondendo presso quel ruvido cuore di maschio la sua tremante anima.

Poi cominci?? a mormorare:

??? Perch?? ?? morto? Perch???

Ella esprimeva male il suo pensiero; voleva domandargli: ??? Come? dove? quando? in qual maniera, per qual ragione ?? morto? E dov'??? ??? Anzi lo disse:

??? Dov'??? Ma s??bito si ristrinse a lui con pi?? tremito, quasi temendo che fosse l?? vicino, l?? per intorno, e che nel volgere gli occhi dovesse vederlo d'improvviso.

Egli spieg??, senza batter ciglio:

??? L'ho trovato immobile nel suo letto; l'ho chiamato: non s'?? mosso: l'ho toccato: era freddo.

Ella disse ancora, ma lo disse altrimenti:

??? No...

Il buon odore del suo petto empiva di fragranza il respiro dell'amante.

Senza saperne il perch??, ella ebbe la sensazione che bisognasse non dir nulla ad alcuno, tacere, non svegliare la casa e mantenere nascosto fra loro, come una involontaria colpa, quell'orrendo secreto. Ma appunto perch?? aveva questa sensazione, fu tratta a pensare il contrario, a credere che si dovesse gridare, far rumore, chiamarli tutti; balbett??:

??? Il babbo...

Egli le prese forte una spalla:

??? No, taci.

??? Perch???

Non sapeva rispondere; disse:

??? Aspettiamo.

Ora ella non piangeva pi??; aveva solo un tremito nervoso dai calcagni alla nuca, e nella gola gonfia un nodo che ogni tanto si scioglieva per rinserrarsi pi?? forte. Andrea s'accorse ch'ella potrebbe avere un qualsiasi dubbio intorno a quel divieto, e cerc?? di spiegarle perch?? fosse conveniente aspettare.

??? Pi?? tardi li chiameremo, ??? disse. ??? Ma ora sono cos?? stordito, che non potrei parlare con altri se non con te. Anzi tu pure...

??? S??, s??, io pure... ??? ella si affrett?? a dire, quasi contenta di esaudirlo e di sentire infatti come lui.

Ma egli non trov?? la spiegazione sufficiente e soggiunse:

??? Ho voluto prima dirlo a te, perch?? stamane, quando lo vedranno, bisogna che noi siamo preparati; noi due che...

??? S??, s??, hai ragione.

Allora quel lampo ch'egli voleva subito vedere negli occhi dell'amante, le travers?? le pupille, facendole stringere pi?? forte il braccio che gli teneva e soffermando il suo tremito in un'altra sospensione, ma vertiginosa, della vita. Ora soltanto aveva guardato, aveva potuto guardare al di l?? da quella morte.

Si nascose ancor pi?? contro la sua persona e disse all'amante, con una specie d'insidia: ??? Ho paura...

Egli ebbe un atto d'amore, d'amore casto, e le pos?? su la fronte le labbra che l'amavano. Ma quel bacio era per rassicurarla, per proteggerla, ed egli cercava d'essere immemore, onde il suo bacio non rasentasse la colpa.

Alte, nel miracolo della notte, le stelle, cos?? numerose che parevan nel deserto cosmico una bufera di polvere in combustione, infuriavano di splendore come fosforo avvampato, come resina in fiamme, come cristallo frantumatosi nella sabbia, quando vi sf??lgora il sole. Ciascuna era un lampo ed era un mondo, ciascuna mesceva la sua fiamma, propagava il suo rogo nella raggiera dei mondi vicini.

La notte bruciava ne' suoi vertici, aveva, sopra il suo fosco edificio invaso d'ombre una cupola incendiata; l'eternit?? era espressa in luce, l'infinito aveva i suoi limiti nella magnificenza del fuoco.

Avvinti, si affacciarono verso la notte che roteava; e come se il moto dei mondi li afferrasse in un fantastico volo, tutto quanto avevano in s?? di greve, d'umano, di turpe, si sciolse in una specie d'annientamento. Entrambi si sentiron cos?? lievi, da credere che la lor materia purificata salisse come fumo, cos?? lievi, da perdere fin la memoria di s??, ma non la memoria d'essere in quel volo congiunti e non la certezza dell'amore che li portava, come liberi spiriti, nell'apoteosi del cielo roteante.

La capacit?? buia delle lor anime diveniva un cerchio di stelle: nei lor sensi ricolmi d'obl??o una sorda felicit?? sgorgava come un canto...

Allora ella chiuse gli occhi ed incominci?? a sognare. Un sogno era il suo, dove la morte gi?? era passata oltre; la morte non era pi?? che una parola remota, un volo d'ali nere lontananti senza rombo, nell'obl??o. Qualcosa d'indefinito, e pur di grande, le fluiva nell'anima, gi?? troppo simile ad una paurosa felicit??. Non sapeva d'essere precisamente una donna liberata, padrona di offrirsi con pienezza, con veemenza all'amore, ma le pareva che un'altra sua simile, una sua sorella interiore, avesse gi?? cominciato a vivere in un'atmosfera inebbriante, a spaziare in una libert?? senza confini, e di lei sentiva battere il cuore gaudioso nel viluppo del suo cuore atterrito. Una bocca, non la sua propria bocca, nascostamente in lei rideva, ma d'un riso involontario; questa esultanza temuta invadeva l'emisfero notturno, percorreva la materia come un'oscillazione lucida, fiammeggiava nell'ombra, cantava nel silenzio, volava nell'infinito, fra le stelle, come un turbin??o di polvere d'oro...

Ella era piena fino alla gola di felicit?? e di spavento: non sapeva quale fosse pi?? forte, non sapeva in cosa la gioia fosse dissimile dal terrore.

E poich?? nessuna commozione dello spirito pu?? non avere le sue latenti radici nella carne che portiamo, ella si sent?? colmata in ogni vena d'una felicit?? sensuale che l'affaticava come un godimento soverchio e le stordiva il cervello, quasi avesse da poco soggiaciuto ai pi?? violenti baci. La stessa catena li stringeva; questa catena era fatta dal lor medesimo silenzio, era tanto pi?? serrata quanto pi?? s'impaurivano di doverla subire. Creature ultrasensibili, affratellate dalla diuturna colpa, egli avvertiva ogni tremito nella sua compagna, ella ogni tremito in lui.

Sapeva di far male stando cos?? aggrappata contro la sua spalla, sentendo l'aspra muscolatura dell'??mero e del fianco virile premere contro la sua persona, entrarle quasi nella carne discinta: per?? da lui non si poteva staccare, quasich?? il contatto le fosse indispensabile per proteggersi dalla paura. Egli a sua volta, pervaso da quella tepida morbidezza, non sapeva respingerla n?? interrompere con un moto qualsiasi quella troppo soave corrispondenza, ed anzi gli pareva necessario di avvincersi a lei, di mescersi con lei totalmente, per investirla del suo delitto, imbeverla della sua colpa ed avvogerla quasi d'una inconsapevole complicit??, poich?? sentiva che mai, mai pi?? potrebbe farlo, se non tosto, se non nell'ambiguo silenzio di quell'ora notturna, l??, nella camera dov'egli aveva ucciso, a pochi passi dal morto.

Questa coscienza divenne cos?? forte in lui, che ad un certo momento premedit?? d'assoggettarla ad un amplesso, perch?? una comunione anche fisica fosse tra loro in quell'attimo di spasimo e di terrore, quand'egli, tenendola fra le braccia, palpitante, come nella stessa prigione del suo delitto, le direbbe su l'orlo della bocca, nell'umido bacio pi?? ansante, le direbbe nel fuoco del piacere, cos?? da insozzarla per sempre, le direbbe in guisa ch'ella dovesse o morirne o riderne, ??ch'egli stesso, proprio da s??, con la sua mano, volontariamente, lo aveva ucciso...??

Non era questo un legame di complicit?? che l'avrebbe con lui serrata, per sempre, nel nodo micidiale? Non era questa una profanazione ch'equivaleva all'aver veduta con i suoi propri occhi l'opera criminosa, ed esservi stata consenziente, anzi all'aver data la morte con una pi?? sottile crudelt??? Non avrebbe in tal modo portato anch'ella il cadavere su le braccia? ora e per sempre, il cadavere su le braccia?...

Gli pareva che fosse tra loro una disparit?? incolmabile: quel morto appunto, che a lui solo doveva la morte, che per sempre giacerebbe nel suo solo cuore. Insieme la incolpava d'essere cos?? bella, per lui cos?? bella, da rimaner femmina ed amante anche in quell'ora nefanda, cos?? bella da far s?? che il profumo della sua carne viva soverchiasse l'odore nauseabondo del cadavere, l'odore immaginario, che ad intervalli credeva di sentir effondersi nell'aria contaminata. Anzi egli non sapeva scindere una cosa dall'altra: il nudo corpo di lei si vestiva d'un lenzuolo funebre, come, ne' suoi occhi allucinati, la visione macabra del morto non poteva in alcun modo separarsi dalla profana immagine della sua nudit??.

??? ??Se tu mi ami, ??? le diceva senza dirlo, ??? e se vuoi che t'ami, devi entrare nel mio delitto, farti orrida come io sono, mescolarti con me nel suo feretro, sapere quel che so. Bisogna che tu veda presenti, com'io li vidi, i suoi occhi quando si spensero, e che tu senta nei timpani, inscindibile fra tutti i rumori delle cose, quel rantolo che gli strozz?? la gola quando il veleno gli giunse al cuore. Perch??, se io non t'avvinco al mio delitto, forse tu mi odierai...??

E la notte passava immemore, nell'alto cielo, con fulgori che parevano tralucere da un continuo dissolvimento. Era quasi una canicola notturna; l'oceano mondiale pareva una sola onda frantumata in milioni di brillanti. Ma ella era per lui pi?? vasta che l'immenso infinito, e gli affluiva per ogni senso nello spirito, colmandolo di un totale obl??o. Per poter ragionare, chiudeva gli occhi davanti al pericolo della sua bellezza, tentava di sottrarsi a lei, come al potere d'una droga meravigliosa, che lentamente l'ubbriacasse. Non vederla, non udirla, recidere i sensi bisognava, per non cadere in lei come in un vortice senza fondo, per non amare al di l?? d'ogni cosa la sua dolce bocca umida, i suoi labbri cosparsi di peccato.

Allora, per quella particolare incoerenza la quale talvolta ci sospinge a fare il contrario di ci?? che pensiamo, si volse e la guard??. La guard?? con sospetto, come s'ell'avesse potuto sorprendere i suoi pensieri, tanta era l'affinit?? che li stringeva. Ne' suoi limpidi occhi non vide alcuna lacrima, e solo vide il riflesso della notte stellata che dentro vi splendeva come in un puro cristallo. Ella guard?? lui medesimamente, con quel sospetto femminile che traluce dagli occhi della donna turbata; e rattennero entrambi il respiro, quasi temessero che la sensazione del loro fiato li spingesse ad un bacio. Ella fece un atto, come se avesse freddo, e si fasci?? la vestaglia intorno alla gola, dove il disegno delle vene, tra la pelle bianchissima, tesseva una illuminata ombra. In quella luce obliqua egli vide brillare come fosse d'oro la vellutatura bionda che le nasceva sul principio del collo, intorno alle radici dei capelli. Il suo profilo si disegnava nella vetrata in una macchia di fulgore.

Non mai, non mai come allora comprese la sua bellezza, comprese che la sua bellezza era una cosa malata e lasciva, tutta commisturata di vizio, d'odore, di tepore, e, mentre la guardava, immagin?? il pericolo che un altr'uomo la possedesse.

Da che l'amava non aveva mai conosciuta gelosia n?? creduto ch'ella potesse da lui dividersi; ??? ma ora che aveva ucciso, per una strana successione d'idee comprendeva che questo fatto poteva strapparla dal suo possesso, far sorgere un'avversit?? imprevedibile, anche s'ella dovesse non conoscere mai la sua colpa, ma per il solo fatto che ci?? era; ??? e vedendo l'uomo che la toccherebbe, di furore, di spavento rabbrivid??.

Nell'assedio d'un tal pensiero, subitamente l'attrasse, quasi per custodirla; e furon cos?? vicini ad un bacio ch'egli sent?? su le labbra il calore della sua bocca. Il suo dolce seno gli tormentava il petto con insidia; l'ampiezza del suo bacino l'accoglieva in s??, quasi che ritta non fosse, ma supina, e le braccia, le sue lente braccia, facevano quel nodo stanco e forte che contiene l'amore.

??? Tu... ??? egli disse, quasi cercando fra le parole una via di salvamento, ??? hai compreso tu quello ch'?? accaduto?

Ella solamente rispose: ??? Taci... ??? abbassando le palpebre, come quando non si osa, per una specie di superstizione, dare un nome preciso ad una troppo grande felicit??. Ma insieme si pent?? del suo silenzio.

??? Ora l'ho compreso, non prima: ora che tu mi baci.

??? Lo amavi? ??? egli chiese repentinamente, quasi godesse della propria crudelt??.

??? S??, come un povero amico, ed anzi come una schiava rassegnata... ??? Poi riflett?? e soggiunse: ??? Forse non lo sai?

Egli tacque; la sua fronte s'incise di una ruga profonda.

??? E tu? ??? ella fece dopo una pausa.

??? Io? che?

??? Lo amavi?

Egli si raddrizz??, come faceva quando gli era necessario chiudere la sua volont?? riottosa in un'armatura di metallo, e disse recisamente, con impeto:

??? No! l'odiavo!

Ella n'ebbe un brivido, un brivido che la curv??, come per un bacio datole su la nuca.

??? Avr?? sofferto, credi?

??? Nulla o poco; era composto.

Allora l'immagine del morto le assedi?? il pensiero, e lo vide, steso ma calmo: appena appena un po' di saliva agli angoli della bocca, un po' di gonfiore nelle palpebre chiuse... La morte non le parve che una totale stanchezza, e, per la prima volta dopo quell'annunzio, vide nei propri occhi la spenta fisionomia di lui.

Questa visione le fece comprendere ch'ella pure non lo amava, poich??, nel guardarlo, pi?? che il dolore poteva in lei un senso di raccapriccio fisico, nel quale involontariamente si rammentava d'essere stata baciata da quella bocca. Onde fece un movimento, uno sforzo, per respingere da s?? tutto questo; ??? ma la visione tornava.

Improvvisamente, un'altra volont?? che la sua le fece dire: ??? Andiamo a vederlo...

??? S???... vuoi?... ??? mormor?? egli, come c??lto in fallo.

Ma intanto pens?? ch'era opportuno accertarsi un'ultima volta di quanto aveva compiuto e giudicare da lei, da lei ch'era la pi?? fidata, l'impressione che gli altri ne avrebbero.

??? Andiamo, ??? fece risolutamente. E non si mosse,

??? S??... ??? ella rispose, restando immobile a guardarlo con gli occhi sbarrati.

Egli si fece violenza, la prese per mano, e mutamente si avviarono.

??? Fa piano, ??? egli diceva, ??? che nessuno si desti...

Non certo ella faceva rumore; ma scivolandogli appresso, nell'ombra, quasi nascosta dietro la sua persona, compiva uno sforzo muscolare per vincere la volont?? rest??a.

In lei rombava un grande frastuono; la notte parevale sonora. Curvi entrambi, addossati l'uno all'altra, comunicandosi per la mano serrata la paura ed i sussulti, scivolavan come ladri lungo la parete, sostando, ascoltando, raggruppati in s?? stessi, pavidi, con le ginocchia tremanti.

Il breve tratto parve loro una lunga distanza, e man mano che andavano, avrebbero voluto ritornare. Vicino a lei, anch'egli si sentiva meno forte che solo. Pure la trascinava, o gli sembrava di trascinarla, sentendo il suo peso riluttante.

??? Andrea...

??? Che hai?

??? Non andiamo...

Eran presso l'uscio e sostarono.

??? Perch???

Ella non rispose; in quel buio non osava stargli presso n?? lontana.

??? Tremi anche tu... ??? ella disse.

??? Io?... No! ??? egli rispose, irrigidendosi, contraendo i muscoli, per non tremare.

La luna mandava ora fin l?? un albore tenuissimo, che prima era parso tenebra.

??? Non aprire...

??? S??, apro...

Gir?? la maniglia e sospinse l'uscio.

Non s??bito videro il letto, ma il chiarore azzurro del fascio di luna che imbiancava la camera funeraria d'una chiarezza livida, piena d'irrealit??.

Poi d'improvviso videro il letto, videro la faccia supina, che a loro sembr?? ??? tanto la temevano ??? si fosse mossa e li avesse guardati.

??? Non andargli vicino... ??? ella balbettava, ??? non posso...

Ma egli, l??, di fronte all'opera che aveva compiuta, riacquistava il suo coraggio; e s'avvicin?? al letto trascinandola.

Il raggio di luna vestiva il cadavere dal piede alla fronte, poltrendo su l'ampiezza del letto come un fascio di bianca elettricit??. Non solo morto pareva, ma deposto sopra un catafalco luminoso, e freddo pareva di quell'algida luce che somigliava stranamente al colore della sua carne, al gelo della sua materia spenta.

??? Vedi, ??? egli disse, ??? com'?? tranquillo?

Ma ella non rispose, forse non l'ud??, assorta com'era nel guardarlo, con gli occhi avvinti, la respirazione ferma, il cuore sospeso.

Gli usciva dal lenzuolo una mano, e quella mano pesava nella coltre come fosse piombo.

La luce azzurra gli metteva intorno alla fronte, lungo le radici dei capelli, una specie di scintillamento; dal suo viso pareva trasudasse un umor luccicante; un fiotto di saliva faceva due piccoli grumi agli angoli della bocca; il labbro superiore avanzava su l'altro, dando alla fisionomia del morto un non so che di camuso. Qualche macchia d'un tetro color giallastro invadeva la scarnezza delle guance; gli occhi non facevan ombra; le ciglia parevano ingrommarsi. Ogni tanto avevano entrambi la sensazione ch'egli respirasse, poich?? la morte non pare immobile, finch?? si muove negli occhi nostri l'incredula paura con la quale noi la guardiamo.

Egli voleva parlarle, ma indarno cercava nella mente un pensiero da comunicarle; si sentiva sperduto in una specie d'annientamento cerebrale. Ebbe voglia di sedersi a pi?? del letto e di vegliarlo, in attesa d'un fatto imprevedibile, o forse d'un suggerimento che salirebbe a lui, nello spirito, stando presso quel morto. Allora si accorse dell'estrema fatica fisica ond'era oppresso; gli parve d'aver sonno, ma un infinito sonno ed oblioso, in quella notte cos?? limpida.

Ella stava un passo lontano da lui, un passo lontano dal morto; si stringeva le braccia contro il petto, incrociate per i polsi, con le mani sotto la gola, il capo sovr'esse piegato, gli occhi attentissimi. Poi allung?? la mano, quasi volesse toccarlo; invece lamb?? la coltre, lievemente, ritraendola con velocit??.

??? Giorgio... ??? proffer??, non per chiamarlo, ma quasi per riconoscere se veramente fosse lui.

S??, avrebbe voluto, dal suo cuore di sorella, e nonostante la presenza dell'altro, mandargli un ultimo saluto, comunicargli una dolce parola, toccarlo con una carezza lieve, posare la bocca su la sua fronte che non ricordava pi??... Adesso aveva rimorso, un orrendo rimorso ed una infinita voglia di piangere per lui; adesso le pareva necessario di fargli conoscere il suo dolore, e dirgli, se pur non udisse: ??? ??Povero, povero amico mio, forse non mi perdonerai... no, certo non mi perdonerai!...??

E s'avvide che s'erano lasciati senza una parola di commiato, senza un bacio, n?? una confidenza, n?? un secreto, senza una di quelle parole conclusive che fanno meno buia la morte a chi vi sprofonda ed a chi guarda morire. Si ricordava di lui, ch'era buono, ch'era malato, ch'era un povero essere debole, triste, soave, che a lei voleva bene come forse nessuno al mondo, e come forse nessuno al mondo per lei, per lei sola, soffriva... Si ricord?? la pazienza disperata, il disperato amore che appariva nelle sue chiare pupille quando la guardavano, e la dolcezza paurosa della sua voce quando parlava con lei, l'amore di cui l'aveva circondata quell'essere morente, la beatitudine grande che lo trasfigurava se appena, quand'eran soli, ella gli avesse detto una parola buona...

In quel momento il suo proprio amore non esisteva pi??; non si considerava pi?? come la schiava di quell'infermo inguaribile; provava solo un rimorso angoscioso di non essere stata con lui nell'ultima ora, quando il suo pensiero fuggente l'aveva cercata ed il suo cuore cessante l'aveva con s?? trascinata nel silenzio della morte...

??S??, mi hai chiamata e non c'ero! hai voluto vedermi, e non c'ero! hai voluto forse confidare, a me sola, un ultimo desiderio, e non t'ho potuto ascoltare... Anzi tu sei morto ??sapendo!?? Oh, come devi aver sofferto, povero cuore! S??, eri buono, mi tutelavi, mi carezzavi con la tua anima dolce; da te non ho inteso mai, mai, che parole d'amore... Ed io non t'ho fatto che male! io non ho fatto che ucciderti giorno per giorno, senza volerlo... S??, sono stata infame, povero amore, e non mi perdonerai!...??

Si curv??, protese di nuovo la mano per accarezzarlo, e tuttavia non osando, gli pass?? con la mano sopra il volto in un rapido gesto, che pauroso era solenne.

Poi, di schianto, cadde presso il letto, a ginocchi, e pianse.

Quand'egli vide la donna genuflessa ed il cadavere supino, gli parve che un legame li unisse, che una simiglianza fosse tuttavia tra le lor dissimili positure, ed offeso da quella concordia che gli era nemica si aderse contro di loro con una ferma violenza, levando tanto pi?? la fronte, quanto pi?? l'amante sua la curvava nella vergogna nel rimorso e nelle lacrime per il morto.

Ella era inginocchiata sopra un ginocchio solo; su l'altro teneva un gomito e nei palmi la fronte.

Ora, dal lenzuolo inazzurrato, il manto lunare cadeva su lei stupendamente; la bellissima sua nuca scoperta era densa di capelli quasi fulvi, che brillando si arruffavano. Pur cos?? accasciata, il suo dorso conservava una mirabile elasticit??; la gamba su cui stava inginocchiata, uscendo fuor dalla balza della vestaglia scopriva il bianco malleolo ed il tendine teso, che s'allentava nella rotondit?? del polpaccio.

Quasi tutto il piede era fuori della pianella, e si vedeva il tallone roseo svanire in un incavo profondo verso le dita flesse, che tenevan ritta la calzatura piegandosi contro l'orlo d'ermellino.

Nel medesimo tempo egli guard?? il morto e gli parve straordinario che vicino ad un cadavere si trovasse una cosa tanto profana ed avesse, nell'atto che compiva, una qualsiasi comunanza con lui.

Voleva parlarle, chiamarla; ma un senso di rispetto pi?? forte non gli consentiva di muover labbro. Ascolt?? con una specie di rancore taciturno, ed intese che pregava.

S??, dall'atto delle sue labbra e dalla ferma sua genuflessione indovin?? che l'amante pregava. Dunque non sarebbe mai la sua complice, non crederebbe mai che all'uomo sia lecito far morire. Anzi, poich?? pregava, qualcosa v'era di non distrutto fra la sua bella giovent?? e quella morte infinita, qualcosa v'era in quel silenzio, di pi?? sacro e di pi?? forte che l'amore, poich'entrambi avevano creduto nella parola inverosimile: ??Dio??.

Allora si trasse indietro, e pens?? ch'ell'avrebbe trasalito per la paura di rimaner sola in vicinanza del morto. Ma ella non si mosse, non s'accorse, non ebbe un solo tremito nella persona. Investita cos?? dal raggio lunare, prosternata com'era davanti al letto funerario, pareva una monaca seminuda, che, in una notte piena di stelle, si fosse trascinata con delirio verso il marmo dell'altare, affinch?? la pietra del sacrario purificasse la sua carne disperata. Ed egli non udiva pi?? nemmeno il bisbiglio della sua preghiera, n?? pi?? vedeva il suo petto muoversi, la nuca trasalire, il tallone roseo staccarsi od avvicinarsi al tacco della pianella: ma due sole immobilit?? perfette occupavano la stanza, un solo raggio le ammantava nel suo fermo splendore.

??? Novella... ??? egli chiam?? sommessamente.

La sua propria voce lo fer?? come la voce d'un estraneo, senza che le due creature si movessero. Le and?? vicino, ed invece di chinarsi, attese.

Era tramortita; ma da presso egli vedeva le sue spalle trasalire insensibilmente. Stando cos?? piegata in avanti, con la fronte che quasi toccava il lenzuolo, la prima vertebra spinale formava tra le piane scapole un forte rilievo; il fascio lunare non impediva che presso l'attaccatura del collo le sue bianche spalle fossero piene d'ombra.

Poi d'un tratto la vide roteare sul ginocchio piegato, allentar le braccia ed accasciarsi a terra come un peso inerte, senza quasi far rumore. La pianella scapp?? via dal piede roseo, fece un piccolo salto, si rovesci??. Era scoverta fino a mezzo il petto; i calmi seni formavano, sollevando la camicia, una profonda incavatura.

Dopo di lei fiss?? il morto, e gli parve strano che la sua faccia non si fosse chinata fuor dalla proda, per guardare in gi??.

??Vedi? ??? mormor?? in lui una voce estranea. E gli parve di ridere nel cuore sarcastico, ma d'un riso che non gli saliva fino alla bocca.

??Vedi???

Gli parve che alcuno avesse aperto l'uscio. Senza maraviglia si volse e guard??.

Su l'uscio batteva tagliente l'ombra d'uno stipite; null'altro che l'ombra d'uno stipite. La maniglia luccicava.

Un usignuolaccio, fuori, nella notte, nella ramaglia nera e balenante sufolava con ironia collerica, e tanto presso e tanto forte, che lo stordiva. Gli parve che stesse a cantare, l??, sul davanzale. Si volse e guard??. Ma la pietra del davanzale frammista di selce non mandava che lampi ed il vano della finestra pareva un canale azzurro sgorgante nell'immensit??.

??Uuh!... Fi! Perch?? canti? Vattene.??

L'usignuolaccio saltava.

Era proprio l??, nella grande magnolia; il suo pennaggio faceva rumore contro le foglie sonore.

??Vedi???

Un filo d'aria notturna pass?? su di lui, percorse la lunghezza del letto, soffi?? tra i capelli radi del morto, li scompose. Poco dopo una vasta nuvolaglia, correndo sopra la luna, ruppe il filo che portava quel fascio d'elettricit??, e, fattasi buia la stanza, egli si sent?? serrare nella caligine come fra due pareti che si chiudessero.

??Vedi???

E la nuvolaglia se n'andava piano piano; il raggio tornava, pi?? mite, poi pi?? forte, parendo invadere la stanza e colmarla, come un fiume...

Allora si chin?? su l'amante, la prese per un braccio, la scosse. Ella sbarr?? gli occhi, guard?? intorno, si risovvenne, lo prese ai polsi e con tutta la forza delle due mani congiunte s'aggrapp?? a lui per sollevarsi.

??? Via... via... ??? balbett?? quando fu ritta. E lo sospingeva indietro col peso della sua persona, chiudendo gli occhi, come se non volesse volgersi per riguardare il morto. ??? Via... portami via!

Egli vide lo scendiletto sconvolto e l'accomod?? con la punta del piede, resistendo per un poco all'urto dell'amante; poi si lasci?? respingere.

Uscirono.

Camminando senza cautela rifecero il breve cammino, tenendosi avvinti, quasi tornassero dalla consumazione d'un delitto e andassero impuni, lievi, a goderne la preda. Su l'uscio, nell'entrare in quell'altra camera, che a lor parve gioconda, involontariamente si baciarono. Ell'aveva nella gola un riso singhiozzante, negli occhi una febbre luminosa, nelle vene un battito celere che le soverchiava il cuore. A lui pareva di averla rubata quasi dalle mani d'un avversario pi?? forte, o trascinata via da un incubo, via dal talamo di un altro che gliel'avesse rapita.

Un lungo trillo melodico empiva la notte incantata, e nel rifugio dell'alto suo ramo il cantore solitario snodava, buttava i suoi gorgheggi con impetuosa magnificenza, come, nell'aria, brillando, lancia i suoi gettiti una fontana. Di tanto in tanto qualche rana grassa metteva nelle pause del canto la sua sgangherata vociaccia, come se le vellicassero il ventre viscido per farla ridere o si fosse ubbriacata fino a creparne del buon odore che mandavano i gelsomini.

??? Dammi a bere... ??? ella fece, comprimendosi il petto soffocato: ??? brucio di sete!

??? Acqua? egli disse. ??? Non ho che acqua.

??? S??.

Prese la caraffa, il bicchiere, lo riemp?? fino all'orlo, poi, stillante, lo porse alla sua bocca. Ella ne ingoi?? un sorso avidamente, facendo gorgogliare l'acqua nel deglutirla; poi guard?? l'amante:

??? E tu non hai sete?

??? S??; dopo.

??? No, bevi, ??? ella fece, prendendogli la mano che teneva il bicchiere e spingendola verso la sua bocca. Egli ubbid??. Bevve con ingordigia, con ira, due volte, poi guard?? il bicchiere vuoto.

??? Ancora ne vuoi? ??? diss'ella.

??? Non pi??. ??? Respir?? forte, soggiunse: ??? Lo sai ch'eri svenuta?

Ma ella si coverse gli occhi, pieg?? il mento sul petto, e, come chi si ritrae da una visione paurosa:

??? Non parlarne... ??? preg??. ??? Che orrore! che orrore! Ho bisogno per un momento di scordarlo... Non parlarne pi??!

Egli rimise a posto la caraffa, si and?? a sedere sull'orlo del letto, curvo, stanco, tenendo le mani allacciate, fra le ginocchia, la fronte china.

Ella fece per la camera un lungo giro e si ferm?? vicino alla finestra, guardando fuori, curiosa, nella notte stellata.

Soffiava ora un poco di vento; i prati lontani mutavano colore; incominciava un dondol??o sonnolento per le alte cime degli alberi; dentro, nelle frasconaie, qua e l??, un frusc??o prolungato, uno strepito scorrevole, come se vi rimbalzasse in mezzo, tra foglia e foglia, una lentissima pioggia di sabbia.

Ella vide a pochi metri dalla finestra, su l'albero gigantesco, un grande fiore di magnolia sfasciarsi repentinamente, cadere gi??, lembo a lembo, ciascun petalo roteando come una spola, finch?? si posava disfatto su la ghiaia luccicante. Quel fiore, lo sfacelo di quel grande fiore, l'assorbiva interamente, e, senza ben comprenderne il perch??, non poteva ritrarsi dal guardare l'opulento ramo, che per quella caduta seguitava a dondolarsi oscillando, e quel fiore sparso, rotto in frantumi, che giaceva sotto il vasto albero, come una bianchissima porcellana spezzata.

E vide un piccolo rospo che vi saltellava nel mezzo, traversando la ghiaia.

Senza volgere il capo ella chiam?? per nome l'amante; ma egli non si mosse.

Allora, affacciandosi ancor pi??, si mise a guardare, nella facciata bianca della casa, quella finestra poco lontana, dietro la quale, ma in fondo, contro l'opposta parete, c'era un uomo che dormiva per sempre nel letto illuminato, nel sudario del raggio lunare, di fronte alla magnificenza delle stelle.

Vide, o le sembr??, che ne uscisse un fumo azzurro, torbido, il quale navigava per la notte, sperdendosi; e intimorita si ritrasse, onde non respirare nel vento neppure un ??tomo di quel fumo.

And?? vicino all'amante, gli pose una mano sui capelli. Egli non lev?? il capo, non disse parola. Ed ella, tacendo, prolungava la sua carezza con una specie di volutt??, indugiando nei caldi capelli, un po' chinata su la sua pallida fronte. Infine disse:

??? Che ora ??? tardi?

Egli guard?? l'orologio, distrattamente:

??? Le tre passate.

??? Hai sonno?

??? Non ho sonno; e tu?

??? Nemmeno. Gu??rdami!...

Andrea lev?? gli occhi. Entrambi, nel fissarsi, parvero maravigliati.

??? Che faremo? ??? ella disse, tremando fin nell'anima.

??? Non so.

Stava ritta fra le sue ginocchia, tenendogli ora le mani su le spalle; egli aveva la fronte quasi nascosta contro il suo petto, e, senza toccarla, sentiva tuttavia l'impressione della sua pelle fresca e giovine, sentiva il profumo della stoffa tenue somigliante all'odore stesso di lei.

??? Tu l'amavi! ??? gli esclam?? d'un tratto, con iracondia, senza levare il capo.

??? No... taci...

??? S??, lo amavi! ora l'ho visto! lo so... ??? egli disse caparbio.

Novella si chin?? presso l'orecchio dell'amante, quasi baciandolo, e bisbigliava di continuo:

??? Taci... taci...

Subitamente egli serr?? le braccia intorno alle sue reni e l'attrasse, alzando la bocca verso la bocca di lei, che lo cercava.

??? Sei mia, ora?

Ella rise, non colle labbra soltanto, ma con tutta la persona, con tutta l'anima rise.

??? Risp??ndimi!

??? S??... s??!

??? Ma per poco... ??? egli fece, tetro.

??? Come?

??? Ho detto: per poco. Adesso non c'?? pi?? divieto, e allora...

??? E allora? ??? ella interrogava con la medesima voce.

Poi gli prese la faccia tra i palmi, e, quasi per soffocare ogni parola, su la bocca, affannosamente, lo baci??.

E rimasero avvinti in quel bacio, disperati, sitibondi, colmi fino alla gola di orrore e di amore, sentendo che in quella volutt?? esecrata una coscienza invisibile, quasi, un Dio, li malediva...

.????.????.????.????.????.????.

... poi, lontano, per l'ultimo cielo, fra i mazzi di stelle che imbiancavano, videro salire una gran fiumana di vapori ondeggianti, quasi una colonna di fumo, che soffiasse non da un incendio ma da un gelido remoto mare, e videro per l'universo effondersi quella specie di scolorimento, quel brivido, quella bianca tenebra che precede il salire del giorno.

Un grande velario, di mussola o di tulle, passava su le migliaia di stelle per diminuirne lo splendore; una chiarit?? nasceva nell'oriente concavo; la notte a poco a poco s'incanalava in quella zona pallida, lasciando portare dal vento le sue gonfie spirali di fumo.

Piccole stelle morte, randagie, vi cadevano dentro, scomparivano, lasciavan un solco impercettibile nello spazio dov'erano a migliaia; le grandi costellazioni, luminose come navigli notturni, affondavan nell'oceanica immensit??; la luna colava a picco imbiancandosi nella voragine d'una nuvolaglia simile ad un cratere.

Lontano, all'alba sopravveniente, un gallo cant??.

Ilare, mandava in alto la sua chiacchierata pretensiosa, lisciandosi forse il bel pennaggio lustro, come una donna mattiniera, che alla finestra p??ttini cantando la sua liscia capigliatura.

Entrava, con l'odor fluviale dei narcisi, con l'abbrividire delle foglie che si destavano, un'ondata d'aria fredda, quasi visibile, che faceva il giro della stanza, come un vortice...

Egli le ravvolse nella camicia di batista i seni che si ergevan nudi, la fasci?? sino alla gola entro la vestaglia di seta, e baciandola su gli occhi pieni d'ombra disse a lei che non parlava:

??? Dormi?...

SECONDA PARTE

I

Tancredo Salvi arriv?? il giorno appresso in villa, non appena gli ebbero telegrafato ch'era morto il suo fratellastro. Giunse in tempo esattamente per i funerali, ma sopra tutto per aver notizia del testamento: il che gli stava molto a cuore.

Dalla prima giovinezza, dal tempo lontano in cui Giorgio Fiesco era partito dalla casa del patrigno in cerca di fortuna per il mondo, non s'erano quasi mai riveduti, n?? alcuna fratellanza era tra loro, bens?? per costumi e per indole una invincibile avversione. Venuta a morte la madre comune, Tancredo aveva brigato in mille guise per contendere a Giorgio la meschina eredit??, e dopo aver dato fondo a quel denaro, d'ogni espediente viveva tranne che del suo proprio lavoro. Lo si era veduto alla Borsa e nei mercati, farsi mezzadro d'affari equivoci o pericolosi; lo si vedeva nelle bische, nelle bottiglierie, su gl'ippodromi, un po' male in arnese, ma tuttavia giocondo.

Pi?? tardi s'era messo in un certo giornalismo di pettegolezzi e di raggiri, che sfioravano il ricatto; aveva inoltre aperta un'agenzia d'informazioni secrete, una di quelle tante che pullulano per i sinistri vicoli delle grandi citt??.

Non ancor quarantenne, alto, forte, un po' calvo, con la faccia quadrata e sbarbata, il colorito plumbeo, gli occhi profondi, una fronte malvagia, la tempia destra fiaccata come da un pugno dato in una creta molle, quest'uomo esprimeva nella sua rozzezza un non so che d'intelligente e di maestoso, un non so che d'amaro e di buffo, che prima insospettiva la gente, poi talvolta faceva sorridere chi avesse a trattare con lui.

Giuntagli ora la notizia della morte di Giorgio Fiesco, Tancredo non aveva indugiato in lunghi dubbi, e cacciate alla rinfusa le sue poche robe in una sacca sfiancata, empitosi di mezzi toscani il portasigari sdruscito, contate nel voluminoso portafogli le poche centinaia di lire ch'erano pressoch?? tutto il suo bene, aveva chiamato con robusta voce la serva-consorte che gli faceva da massaia, e le aveva dato l'ordine di far scendere la sua borsa in portineria.

Nel treno che lo portava dolcemente, per una sera ventilata, traverso le campagne fragranti, egli cominci?? a sentirsi ravvolgere da un senso di vera beatitudine, quasi avesse l'intima coscienza di volare leggermente incontro alla fortuna.

Pensava: ??? ??Se mi capitasse di azzeccarne una finalmente! ??? Centomila lire!... Cosa sono centomila lire per il mio povero fratello? Dopo tutto siamo nati dallo stesso grembo! Lo so: c'?? la moglie; ma non hanno figli. Centomila. Poi sono curioso anche di conoscere l'amico intimo, il gran professore... Centomila.??

E questa parola numerosa, interminabile, con uno strascico di zeri tondi e roteanti che parevano intessere nell'infinito la chioma d'una straordinaria cometa, gli turbinava intorno, moltiplicandosi nel cielo, finch?? lontano si disperdeva in una striscia ondeggiante, o forse nel pennacchio di fumo che la vaporiera si lasciava dietro camminando.

Adesso il treno correva diritto per la rasa campagna, disegnando nella seguace ombra il traforo bianco dei finestrini. Veniva dalle pingui zolle un odor fertile di semenza matura; su l'estremo v??lico dell'orizzonte il disco paonazzo del sole affondava come un rotondo vomero nella terra lampeggiante.

Allora Tancredo fece un sogno, che non era del tutto un sogno e che appunto lo seduceva per la sua possibilit??.

Un notaio, alto, allampanato, con gli occhiali a stanghetta, una voluminosa cravatta nera, leggeva il testamento del morto in una grande stanza dove c'erano molte persone attente. Lui, Tedo, se ne stava in un angolo, dietro tutti, ma seduto in una poltrona molto comoda, e guardava in alto, verso il lampadario, distrattamente... ??Lascio mia moglie erede universale de' miei beni, con un legato di L. 100.000 ( ??? dico centomila ??? ) a Tancredo Salvi, mio fratello di madre, e...??

Tutte quelle persone attente si voltavano a guardare lui, ch'era tuttavia distratto, ma non poteva trattenere un certo risolino involontario che gl'increspava gli angoli della bocca. E il notaio seguitava a leggere con la sua voce fastidiosa come il ronz??o d'una vespa:

??Legato A... ??? legato B... ??? legato C...??

La vedova se ne stava seduta poco lontano da lui, pallida, nelle recenti gramaglie, e co' suoi grandi occhi pieni di torbide ombre insidiosamente lo guardava.

??Scritto di mio pugno, da me testatore, in piena coscienza di...??

Era il notaio che finiva di leggere il testamento, con la sua voce nasale ma ronzante; poi si nettava gli occhiali a stanghetta dentro un enorme fazzoletto blu...

Subitamente il quadro di quella grande stanza piena di persone attente si cancell?? dal suo cervello; ma vide bens?? la vedova, di sera, che saliva le scale con un candeliere in mano, forse per non trovar pace nella coltre insonne ove si contorcerebbe la sua profumata e vedovile solitudine...

.????.????.????.????.????.????.

Alla stazione, quando giunse, nessuno l'attendeva. Chiam?? l'unico vetturino che gi?? stava per volgere il suo cavallo, e di galoppo traversarono il borgo addormentato. A quell'ora le case degli artigiani eran buie: solo mandavan lume un paio di taverne, la bottega del farmacista, l'invetriata del caff??. Quando giunse a villa Fiesco, il cancello era chiuso ed il vetturino cominci?? a schioccar di frusta. Usc?? fuori dalla casa rustica la piccola Natalissa, e con la sua vocina di capinera da lontano grid??:

??? Vengo s??bito.

Nell'alta casa una finestra s'aperse; confuse ombre vi si affacciarono, e s'ud?? sopra gli alberi del giardino la voce di Maria Dora che domandava:

??? Chi ?? venuto, Natalissa?

??? Un forestiero, ??? grid?? la bimba. E da brava donnina gi?? grande prese la sacca dell'ospite, lo accompagn?? per il viale fino alla scalinata.

Maria Dora, Stefano, la Berta stavano sul limitare, in attesa. Nessuno fra loro conosceva Tancredo, se non di fama, e vedendo quello sconosciuto avanzarsi tranquillo dietro la bimba del giardiniere, a tutta prima non seppero immaginare chi fosse.

Egli pensava tra s??: ??? ??Questo ?? il momento grave. Occorre una certa presenza di spirito...??

Giunto a mezzo della scalinata, si lev?? il cappello e disse, fermandosi:

??? Io sono Tancredo Salvi.

Maria Dora, senza rispondere, scapp?? dentro a dare la notizia. Pap?? Stefano alquanto impacciato, gli rispose:

??? Non eravamo preparati alla sua visita, signor Salvi.

Tancredo sal?? con disinvoltura gli ultimi gradini.

??? Mi scusino; arrivo in questo momento; non feci che balzare nel primo treno; sono ancora sotto il colpo dell'orribile notizia... vengo per rivedere il mio povero fratello. Grazie, grazie, d'avermi avvertito!...

E metteva nella sua voce robusta una specie di affannosa riconoscenza, mentre col palmo della mano faceva l'atto di rasciugarsi una lacrima. Stefano non sapeva che dire; se ne stava irresoluto, squadrandolo.

??? Allora lei desidera pernottare qui? ??? mormor?? infine, accennando alla sacca da viaggio che Natalissa aveva posata sopra una seggiola.

??? A meno che non rechi troppo disturbo... ??? disse Tancredo con umilt??. ??? Volevo scendere all'albergo, ma non conosco il luogo, e, sopra tutto, il desiderio di veder s??bito il mio povero fratello m'ha spinto a venir qui.

??? Mi perdoni un momento, ??? fece Stefano; ed entr?? nella casa. Mentre stava per salire, incontr?? Maria Dora con il Ferento che scendevano.

In quel mentre apparve Marcuccio sul limitare della sala.

??? Chi arriva? Ospiti? Ma che c'??? Forse un ballo?

Nessuno gli rispose. Stefano torn?? su la veranda e disse alla Berta ch'eravi rimasta:

??? Va sopra in fretta e prepara una camera al secondo piano, l'ultima. ??? Poi disse a Tancredo: ??? Entri pure.

Egli avanz?? con circospezione, guardandosi attorno, quasi temesse d'andar incontro ad un agguato. Vide il Ferento, Maria Dora, Marcuccio, e, non sapendo che fare, fece un inchino. Il Ferento lo squadr?? da capo a piedi, con uno de' suoi sguardi rapidi che investivano come un urto; il Salvi sogguard?? lui con una delle sue occhiate oblique, che accerchiavano come un laccio.

??? Lei ?? il fratellastro di Giorgio Fiesco, non ?? vero? ??? disse il Ferento. ??? E desidera vederlo?

??? Appunto.

??? Venga: la condurr??.

Bisognava traversar la sala e Marcuccio stava su l'uscio, attento. Si trasse da parte per lasciar passare il Ferento, ma s??bito si rimise traverso la soglia, in guisa da sbarrarne l'adito. Allora Tancredo, per non urtarlo, si ferm?? di botto, guardando in faccia quasi con timore quel lungo giovinotto sbilenco, dai capelli corti, vestito con panni che gli cascavan di dosso, il quale invece, nel fissarlo, rideva. Tancredo non poteva comprendere perch?? mai quel personaggio gl'impedisse di passare. E lo scemo ad insistere:

??? Chi sei? Dove vai? C'?? un ballo forse?

Andrea torn?? indietro, e preso lo scemo per un braccio lo costrinse a togliersi di mezzo. Poi disse:

??? Marcuccio, sono le dieci: va a dormire.

Costui tir?? fuori un grosso orologio d'argento e si mise ad ascoltarlo, poi ad osservarlo, contando le ore su le dita. Non gli tornava il conto.

??? Eh!... ??? grid?? appresso al Ferento, ??? non sono le dieci!... una di pi??! C'?? un ballo forse?

Allora Tancredo, nel salir le scale, si risovvenne che Giorgio Fiesco aveva un cognato scemo.

??E adesso mi tocca pure di vedere un morto... ??? pens??. ??? Non ?? piacevole. Con questa fame da lupo!??

Giunti sul pianerottolo, Andrea lo avvert??:

??? ?? gi?? nella cassa perch?? si decomponeva, ma la cassa non ?? chiusa e lo potr?? vedere.

Tancredo avrebbe voluto rispondere a quel celebre scienziato in maniera degna della propria eloquenza, ma non trovava parole adatte, perch?? l'idea di entrare cos?? precipitosamente nella camera d'un morto gli scompigliava tutte le facolt??.

Il corridoio era buio; da una porta nel fondo si diffondeva una striscia di luce.

??Dev'essere l?? il morto... ??? pensava. ??? Purch?? non mi lascino solo davanti alla bara...??

??? Venga, venga, ??? disse il Ferento, fermo su la soglia della camera funeraria.

Tancredo si avanz??. Vide per prima cosa un letto vuoto, senza federe n?? lenzuoli, con un pannolano sopra la coltre, da capo a fondo cosparso di fiori; poi vide una vecchia in una poltrona, che pregava, ed era mamma Francesca; indi una contadina, un contadino, ed un ragazzone di vent'anni, un bifolco nero come il carbone, seduti lato a lato, contro il muro, e che pregavano anch'essi. Da ultimo vide, nel mezzo della stanza, posata per terra fra quattro candelieri gocciolanti, la bara, coperta da un lenzuolo. Il coperchio stava poggiato verticalmente contro il cassone del letto.

Intorno alla bara il pavimento era cosparso di fiori; egli cerc?? di non camminarvi sopra. Intorno alle quattro torciere si ravvolgevan spirale da ramoscelli fioriti; le fiamme piegate dal vento si allungavan come lingue vibr??tili; ogni tanto se ne staccava una specie di vampa nera, che pareva guizzar via nell'ombra, di qua, di l??, velocissima.

??Ora, che faccio???

Di levare il lenzuolo da s??, proprio con le sue mani, Tancredo non aveva cuore; si chin?? sopra il catafalco, restando immobile, come se recitasse una preghiera. Il lenzuolo era teso; non lasciava trasparire affatto il rilievo del cadavere.

???? l?? sotto e non lo vedo... povero Giorgio! Era tuttavia un buon uomo; quasi quasi potrei davvero piangere... Sebbene si fosse press'a poco estranei, certe cose la natura le comanda. Siamo figli della stessa madre: questo conta, per bacco! Poi, che male mi ha fatto? Qualche soldo me l'ha sempre dato, anche molti, per dire la verit??... Era un brav'uomo. Certo non sentiva troppo i legami della fratellanza, ma questo ?? un difetto che gli si pu?? anche perdonare, adesso ch'?? morto. Io stesso, per dire la verit??, non sono proprio uno stinco di santo... Su, vediamolo, poveraccio!??

Ed allungava la mano per sollevare il lenzuolo; ma la mano titubante gli si fermava a mezza strada.

??Diavolo!... E dire che non avrei paura di quattro malandrini!??

Si fece animo e si chin??. Quell'odore di cadavere e di naftalina lo stomacava, serrandogli la gola. Tuttavia prese un lembo del lenzuolo e cominci?? a sollevarlo.

Allora si avvicin?? la contadina, e inginocchiatasi all'altro lato della bara:

??? Volete vederlo, signore? ??? domand??. ??? Peccato che ora si guasta.

E piano piano sollev?? il lenzuolo, come dal viso d'un bimbo che non si voglia destare.

Tancredo per poco non dette un urlo, tanto al vedersi quella faccia era spaventosa. Livida egli la vide, ma di una lividezza quasi nera, con l'orecchie, i due zigomi, le mandibole chiazzate di macchie vinose, gli occhi tumefatti, che parevan marci, la bocca enfiata, guasta, non chiusa, che lasciava colare dagli angoli, tra i peli della barba, un umore viscido e luccicante, il quale serpeggiava dentro il collo come una tortuosa lumacatura. Aveva intriso il colletto e disamidava lo sparato convesso, nel quale brillava la capocchia d'un bottone d'oro, simile ad un chiodo mal confitto, che rattenesse a fatica lo sforzo del torace gonfio. Pareva che l'abito nero lo infagottasse per una farsa macabra, per un ultimo ballo sotterraneo, dove comincerebbero i vermi a strisciare nella sua carne spenta, a propagarsi, a dondolarsi piano piano, su la musica d'un valzer lento...

Ma la contadina lo tastava senza orrore, con le sue brune aride mani che lo avevano rivestito da capo a fondo; poi lo ricoverse con il lenzuolo, mentre si udiva la preghiera dei due uomini salir di tono, quasi per vincere il sonno che li schiacciava, in quel silenzio soffice come il feltro, nella greve lentezza della notte che passava. Entr?? allora un prete, che sedette vicino a mamma Francesca, parlandole piano, ma continuamente.

Tancredo retrocesse contro il muro e strisci?? fin presso la soglia. Pensava: ??? ??Povero Giorgio!... Non ho mai veduto nulla di pi?? spaventoso che la sua faccia! Come lo pu?? toccare quella donna???

E si mise a guardarla con ammirazione. Ella era tornata su la seggiola, stava immota, con gli occhi fissi, le mani congiunte nel grembo. Il giovane bifolco, cedendo al sonno, di tanto in tanto le piegava il capo su la spalla, ed ella con un urto lo faceva sobbalzare. Il Ferento era scomparso; Tancredo non sapeva che fare; cominci?? a spaventarsi di dover passare in quella camera l'intera notte. Quel cadavere gli aveva dato un tal brivido, che ancora ne provava su l'epidermide una sensazione di gelo, e guardava le fiammelle de' cerei sventolar nell'aria come bandieruole che si sfioccassero. Cominci?? a scorgere nel vano della finestra un gran disegno di alberi, che ogni tanto si piegavano rumoreggiando, come larghe ondate.

??Ma cos'?? questo? Un paese di morti? Non si ode la voce d'un cristiano. Diavolo!... Quasi quasi era meglio che non venissi.??

Il prete ogni tanto si cavava di tasca la tabacchiera, e di nascosto ne prendeva un pizzico, tirando su.

??Porco!?? ??? disse fra s?? Tancredo, che non amava i preti.

Maria Dora venne su l'uscio in punta di piedi, senza badare a lui.

??? Don Domenico, vuol prendere una tazza di caff???

Il calmo prete sorrise alla fanciulla, e con un cenno le rispose di s??. Aveva un bel faccione, allegro lucido sostanzioso come un piatto ben condito; era l?? per fare il suo mestiere, per vegliare un morto, come in altre occasioni gli toccava battezzare, maritare, assolvere, ossia far credere all'uomo in qualche modo che la vita sia davvero una cosa santa.

??? E tu mamma, vuoi nulla? ??? domand?? Maria Dora, carezzandole il capo.

??? Nulla: rip??sati un poco. Dora.

La fanciulla tir?? il prete per la sottana, si mise a parlargli piano, ed uscirono. Tancredo li segu??.

La vista di una bella tavola sparsa di chicchere, con una grande caffettiera fumante, una grossa torta inzuccherata, gli allarg?? il cuore. Ma si tenne in disparte, perch?? nella sala v'era molta gente ch'egli non conosceva. Solo ravvis?? lo scemo, e gli sorrise come ad un amico. Finalmente Stefano ebbe la compiacenza di dirgli:

??? Se vuol prendere un caff??, s'accomodi, signor Salvi.

Poi, ad uno ad uno gli ospiti se ne andarono, e per ultimo anche il prete si lev??, dopo avergli offerta una presa di tabacco. Stava per alzarsi egli pure, quando lo scemo gli comparve dinanzi:

??? Come ti chiami tu? ??? fece di punto in bianco, squadrandolo con una severit?? inquisitoria.

??C??spita! che faccenda ?? questa? ??? pensava Tancredo; ??? il mentecatto mi d?? del tu??? Rispose:

??? Mi chiamo Tancredo Salvi, per servirla. E lei?

??? Io sono il professor Marcuccio Landi: celebre. Non lo sai?

??C??pperi!??

??? Cosa dici?

??Ma guarda! ora mi lascian solo col matto!... Non vorrei che per caso gli saltasse la mattana!??

Poi soggiunse, con un inchino:

??? Tanto piacere di conoscerla, signor professore!...

Entr?? la Berta per sparecchiare la tavola. S??bito lo scemo le si fece intorno e cominci?? a darle noia. La ragazza, posato il vassoio, fuggiva intorno alla tavola rotonda; e lo scemo a saltellarle dietro, co' suoi lunghi passi barcollanti.

??? Ma, dica, professore... cosa fa? ??? esclam?? Tancredo. Marcuccio ristette, e puntando l'indice contro la ragazza:

??? Costei mi ama, ??? disse,

??? Davvero? Ha buon gusto!

La Berta si mise a ridere e scapp?? via. Da quel sorriso Tancredo argu?? che una corrente di simpatia fosse nata fra loro. Lo scemo cominci?? a dondolarsi, e di nuovo a considerare l'estraneo con attenta curiosit??.

??? Cosa vieni a fare in casa nostra?

??? Io?... Sono venuto per vedere mio fratello.

??? Tuo fratello? Ah!... ah!... ??? E rideva tenendosi le due mani sul ventre. ??? Ma chi ?? tuo fratello?

??? Mio fratello Giorgio, che ?? morto... quello che ?? morto... ??? spiegava Tedo con indulgenza. Ma lo scemo si rannuvol??, dubitando forse che il forestiero si gabbasse di lui.

??? Ora ti mando al manicomio perch?? sei matto, ??? fece, seriamente.

??? Gi??... gi??... ??? lo blandiva Tedo con dolcezza.

??? E ti faccio legare perch?? sei matto!

??? Gi??... gi??... ??Ma cominci anche a seccarmi!?? ??? disse fra i denti, guardandolo in malo modo. Per fortuna tornarono in quel mentre Maria Dora, Stefano ed il fattore Mattia.

??? Avete pronta una carrozza? ??? domand?? lo scemo. ??? Bisogna portare al manicomio quest'uomo ch'?? diventato matto.

Il buon Tancredo sorrise con benevolenza, per mostrarsi alieno dal ricevere scuse; poi disse:

??? Oh, mi creda, signor Landi, ?? stato per me un vero strazio il ricevere quel telegramma! Se non erro ne' miei calcoli, quel povero Giorgio non aveva che trentasette anni, ?? vero?

??? Quasi trentanove, signor Salvi, ??? corresse Maria Dora, che lo guardava con un semiriso.

??? Appunto, appunto... Ed in che modo ?? morto?

??? ?? morto di notte, solo, nel suo letto.

??? Ha sofferto?

??? Forse no; pareva tranquillo. Il professor Ferento crede sia morto nel sonno.

??? Quel professor Ferento era il suo amico intimo, non ?? vero?

Egli aveva posto a caso la domanda, e solo perch?? gli avevano ricordato il nome del Ferento. Ma s'accorse che la sua domanda non pareva loro altrettanto naturale, anzi osserv?? che il padre e la figlia s'erano guardati velocemente, con una certa perplessit??.

??? Erano amici sin dall'infanzia; erano quasi due fratelli, ??? Stefano rispose.

??Perch?? mai ??? pens?? Tancredo ??? s'erano guardati a quel modo???

E nella mente gli torn?? la sembianza di Andrea: una bella testa violenta, rigida, precisa, come un'arma d'acciaio bene affilata. ??? ??Lei ?? il fratellastro di Giorgio Fiesco, non ?? vero? E desidera vederlo? Venga, la condurr??.??

Cos?? gli aveva detto nel riceverlo, senz'altre parole.

??? Senta, e la moglie? ??? fece il Salvi dopo una pausa.

Di nuovo il padre e la figlia si guardaron in faccia rapidamente, quasi cercasser di nasconder l'uno all'altro il lor medesimo pensiero. Maria Dora, che stando seduta e ferma teneva i piedi allacciati l'uno all'altro fuor dalla balza della gonna, macchinalmente li disciolse; poi di nuovo li annod??; Stefano trasse di tasca la pipa e ne batt?? il fornello sul tallone per farne uscire un po' di cenere.

??? Eh, capir??... ??? Poi disse, molto in fretta: ??? Desolata, desolata... Neppur lei non ?? stata felice, povera figliuola!

??C'?? qualcosa nell'aria che non mi sembra naturale... ??? rifletteva Tancredo. ??? Non saprei cosa, ma certo il mio buon fiuto non m'inganna.?? E gli parve che questo senso d'innaturalezza divenisse pi?? immediato, pi?? avvertibile, quando il Ferento appariva, o quando nei discorsi altrui fosse pronunziato il suo nome. Con quell'istinto particolare degli uomini che son usi a vivere di mezzi equivoci ed a speculare su le debolezze altrui, Tancredo s'accorgeva di respirare in un'atmosfera non limpida e gli pareva che un non so che d'ambiguo stringesse tutti gli abitatori di quella casa funesta.

Andrea si era seduto presso la tavola, sotto la luce dell'alto lampadario, e celermente leggeva un fascio di telegrammi, passandoli poi a Stefano con un moto meccanico.

Tancredo guardava quell'aspra fisionomia, gli pareva di temerla, ma insieme di sentirsene avvinto. Nel vederlo, comprese la fama che di lui correva, sent?? con esattezza d'essere di fronte ad un uomo insolito, uno di quegli uomini destinati a produrre avvenimenti estremi e che raggiano da s?? un fascio di potenza, benefica o dannosa, che li ricinge di solitudine come insieme li avvolge di splendore.

Molto spesso Tancredo aveva udito pronunziare il nome di Andrea Ferento. Era un uomo che, da un lato, riempiva di s?? la vita scientifica del paese, dall'altro, con veementi libri, ne scuoteva le forze intellettuali; e quantunque avesse da parecchi anni abbandonata la battaglia politica, non ancor sopiti si eran gli od?? acerrimi e gli amori tenaci ch'egli aveva suscitato e suscitava intorno a s??, agitando bandiere. In verit?? era piuttosto un pensatore che un tribuno, piuttosto un banditore d'idee che un uomo di parte. Nato con un cervello d'aut??crate, amava per istinto la ribellione, amava la guerra del pensiero nuovo contro il pensiero antico, del domani contro la vigilia, dei rinnovatori contro i sofisti.

Dalla sua cattedra d'Universit??, nelle vibranti pagine de' suoi libri, egli cercava di rappresentare con immagini vive l'enorme fantasma del suo pensiero; logico, freddo, preciso, libero da influssi mistici come dalle pastoie di qualsivoglia sistema, non curava l'uomo soltanto per guarire la materia, bens?? per indovinarla, e vedeva il problema della conoscenza umana ridursi grado per grado ad una catena di scoperte scientifiche.

??Uno scienziato sar?? il Dio dell'umanit?? ventura...??

Tancredo Salvi si ricordava confusamente di aver letta questa frase nel ??Dio lontano?? ??? il libro del Ferento che, per la sua forma accessibile anche ai profani e per il suo contenuto suggestivo, si era pi?? largamente divulgato nel pubblico; libro d'anarchismo e d'irreligione dov'egli cantava la Divina Inutilit??.

E Tancredo ripensava queste pagine, mentr'era intento ad osservare quella fronte salda, maestosa, que' fini e lunghi sopraccigli pressoch?? non curvati, che stavan sopra gli occhi violenti come segni di volont??. Guardava la bella capigliatura, leggermente striata di bianco, l'orecchie di lui, piccole, ben raccolte contro il cranio, quasi prive di lobi, effeminate quasi nella sua maschilit??. Considerava il mento saldo, la guancia ben contornata, la bocca dissimile dagli altri lineamenti, anch'essa un po' lieve, un po' delicata, in quella maschera cos?? bene impressa di virile fermezza. Era vestito di scuro; semplicemente, ma con uno studio di eleganze quasi dissimulato, e si vedeva una camicia di lino, freschissima, con i polsini chiusi da quattro cerchi di zaffiri, ??che gli stavan ??? pens?? Tancredo ??? molto bene, molto bene...??

Gli torn?? in mente la biondina, ch'era cos?? leggiadra nel suo lieve abito nero, e poi l'altra, ch'era di sopra, la sua cognata vedova, l'erede...

Come costei fosse veramente, non ricordava pi??; gli parve solo che fosse molto bella, null'altro; che fosse alta, con le trecce d'un bel colore bruno dorato... null'altro. Le rade volte ch'era stato in casa di Giorgio, questi l'aveva ricevuto frettolosamente, nel suo studio, ed egli lo rivedeva sempre nell'atto di aprire con un certo mazzo di chiavi che si toglieva dalla tasca dei calzoni lo sportello d'una cassaforte massiccia e tenebrosa. Poi rinchiudeva meticolosamente la serratura... tric, trac... una quantit?? di ordigni che scattavano, e Giorgio tornava presso la scrivania, piano piano, senza guardarlo, senza dir nulla; cercava una busta, vi metteva dentro alcuni biglietti di banca, ingommava, bagnando il dito in una spugnetta, e gli posava la busta l?? vicino, su l'orlo della scrivania, perch'egli la prendesse. Tutto questo in silenzio, molto piano, con una delicatezza tediata ma dolce. Poi si rannicchiava nel suo seggiolone, senza guardarlo, sfogliando un libro o qualche lettera, in attesa che se n'andasse.

??Addio, Giorgio... Grazie.??

??Addio.??

Suonava il campanello; un domestico, il quale forse aveva l'ordine di star fuori dall'uscio, entrava s??bito, l'accompagnava. Una volta, su lo scalone, incontr?? la moglie. Tancredo si trasse da parte, le fece un grande inchino; ella curv?? leggermente il capo e gli pass?? davanti con un frusc??o. Per lo scalone, dietro di lei, rimase un odore freschissimo di violette...

??? Signor Salvi, mi perdoni, ??? fece d'un tratto il Ferento; ??? lei non era tempo fa nella redazione d'un giornale ebdomadario che si chiamava, mi pare, ??Il Bisbiglio???

Tancredo sobbalz?? come se l'avesser c??lto in fallo, e, cosa non frequente in lui, divenne leggermente rosso.

??? Appunto, ??? rispose impacciato. Ma sembrandogli che il dire ??appunto?? fosse poco, soggiunse: ??? Appunto, per servirla.

??? Vedo.

E si mise a tamburellar con le dita su la tovaglia. Dopo aver riflettuto, gli domand?? ancora:

??? Il giornale continua?

??? No, ?? cessato.

Andrea trasse di tasca un bellissimo astuccio d'oro ed accese una sigaretta.

??? Fuma? ??? domand??, avanzando verso Tancredo l'astuccio aperto.

??? Volentieri, grazie.

Parlarono ancora un poco, poi Stefano and?? a chiamare la Berta, perch?? accompagnasse il signor Salvi nella sua camera.

Il poveraccio aveva fame; una fame dolorosa, iraconda. Nel suo cervello non faceva che riddare una visione pantagru??lica di buone cose mangerecce; per di pi??, dalla prossima cucina filtrava, intorno alle sue narici vellicate, un odor proditorio di roba mastic??bile. Tutte le rinunzie morali erano per lui pi?? facili che quella di un pranzo, e l'idea della notte insonne, con i crampi allo stomaco, gli incuteva un terrore inesprimibile. Rimase un attimo in dubbio se confessare al vecchio i suoi tormenti, poi non ebbe il coraggio e si rassegn??. ??Amen...?? ??? concluse fra i denti, e mosse per le scale, dietro la ragazza che ad ogni gradino si puntava la mano sul ginocchio, dondolando. La sua nuca tonda e fulva, allacciata da un nastro di velluto, s'increspava, nel salire, come il collo carnoso d'una cagnetta mops.

Quando furon sopra, ell'aperse l'uscio di fondo nel corridoio e, mentr'egli stava per entrare, lo guard?? con il suo riso di contadina furba e sciocca.

??? Eccola servita. Questa ?? la sua camera.

Teneva una mano su la maniglia; con l'altra, paonazza, reggeva il lume.

??? Come vi chiamate, ragazza?

??? Berta, mi chiamo. Perch???

??? Tanto per saperlo, ragazza. E vi trovate bene in questa casa?

??? Peuh... non c'?? male.

??? Ci siete da un pezzo?

??? Due anni. Buona notte, signor Salvi.

??? Avete fretta?

??? Ho sonno, sa... Sono in piedi dalle sei; pare niente, ma ?? lunga.

??? Avete pranzato voi? ??? fece Tancredo impulsivamente.

??? Eh... certo!

??? Io no.

??? Lei no? ??? disse la Berta, senza soverchio stupore.

??? Proprio no.

Fece due lunghi passi, le and?? presso, le diede un leggero p??zzico su la manica:

??? Fammi un piacere, brava ragazza. Se mi c??rico a stomaco vuoto, sar?? un inferno. Tu, in cucina, devi certo avere qualche avanzo. Vallo a prendere; fa quest'opera buona e non ci perderai nulla.

??? Ma io, signore, non ho ordini.

Tancredo comprese che bisognava ricorrere a mezzi estremi; si cerc?? nel taschino del panciotto e ne trasse un gruzzolo di monete: argento e rame. Scelse un bel pezzo da due lire e lo fece scivolar nel palmo della domestica, dicendole:

??? Questo ?? per te.

Bisognava che avesse una fame diabolica per dare quella mancia da scialacquatore.

??? Senta allora... ??? propose a bassa voce la Berta, ??? non dica nulla ed io le porto quel che ho.

??? D'accordo. E cosa mi porti?

??? Quello che c'??: forse un'ala di pollo, forse qualche fettina d'arrosto freddo, con un po' di pane.

??? Ottimamente! ??? rispose Tancredo. E in attesa della cena se ne and?? alla finestra per guardare il paesaggio. Ma nella inoltrata ora notturna faceva buio in lontananza, il paesaggio non c'era. Si vedevan soltanto alberi e stelle, prati e nuvole. Forse la luna era dietro il tetto, e lentamente sormontava la casa. Nella facciata non vide che finestre spente; una sola immergeva nei lucenti alberi del giardino il suo fascio di luce rossastra, propagava nell'ombra un colore torbido, che si diradava. E Tancredo rivide le quattro torciere agli angoli della bara, le sottili vampe che si staccavano dalle fiammelle con un guizzo, la testa nera del morto sopra un cuscino di seta, il bottone d'oro che premeva la camicia scoppiante...

Finalmente ud?? la Berta bussare all'uscio.

??? Ma s'accomodi, signorina! ??? egli esclam?? giovialmente.

La Berta comparve con un vassoio carico d'ogni ben di Dio, tutto sovra un sol piatto insieme: carne, ossa di pollo, frantumi di formaggio, pere, patate fredde. A lato, un tozzo di pane, mezza bottiglia di vin nero, posate, saliera e tovagliolo. Per la contentezza Tancredo non seppe trattenersi dal farle una carezza su la guancia; ella si mise a ridere col suo riso di scioccona, e rimase in piedi vicino alla tavola, mentr'egli cominciava il suo festino.

??? Si??diti e fammi compagnia.

??? Vuole?

??? S??, s??.

Ella sedette presso il lavabo, sopra una seggiola di paglia.

??? Che buonissima roba, mia bella ragazza! Sei tu che fai in cucina?

??? Proprio io, per servirla.

??? Allora tu fai tutto in questa casa?

??? Eh, no! Mi aiutano. C'?? un'altra donna che lava i piatti, una che scopa, e due uomini che vengono la mattina per i mestieri grossi. Da sola non potrei, le pare?

??? E ti trattan bene?

??? Non c'?? male. Se non fosse quello scemo che mi pizzica...

??? Bel tipo!

??? Ma sa che la notte ?? capace di starsene magari un'ora davanti alla mia porta? Per fortuna che chiudo a chiave! Ho paura, sa...

??? Cosa vuole il babbeo?

??? Eh... lei capir?? bene cosa vuole! ??? spieg?? la Berta facendosi rossa.

Tancredo ammicc?? verso lei con il fare d'un uomo che se ne intende:

??? Ah, s???...

??? Ma, gi??!

??? Porco! ??? esclam?? Tancredo con la bocca piena. Poi soggiunse:

??? Tu probabilmente hai un altro innamorato...

??? Ho uno che mi parla, si sa...

??? Uno che ti sposa poi? ??? fece Tancredo paternamente.

La Berta assent?? col capo, seria, seria.

??? E quando?

??? Quando avr?? fatto il servizio militare.

??? Ahi!...

??? Perch?? dice ??Ahi???

??? Cos?? per dire. Ma ti consiglio di non fidarti troppo in ogni modo; perch?? gli uomini che non hanno ancor fatto il servizio militare sono tutte canaglie.

??? Questo lo so.

??? E quando l'hanno fatto sono peggio di prima.

La Berta si mise a ridere.

??? Oh, allora!...

??? Allora cerca di non farti infinocchiare, perch?? sei una bella ragazza e sarebbe un vero peccato.

??? Eh, eh... ??? cantilen?? la Berta, accompagnando la sua cantilena con un largo gesto, ??? la so lunga io... non c'?? pericolo!

Tancredo mangiava scrupolosamente, raccogliendo le briciole.

??? Dimmi un po': e la signorina Dora non ha nessuno che le parli?... ??? fece, con un'aria furbesca, strizzando l'occhio.

??? La signorina Dora?... oh, no! Ci sarebbe Maurizio, quello dei cani, che certo la sposerebbe volentieri, ma lei non lo vuole. Anzi lei... ??? e fece una pausa repentina.

??? Lei?... cosa? Di' su!

??? Niente, niente; non son mica pettegola io...

??? Lo so che non sei pettegola, ??? rispose Tancredo per lusingarla; ??? ma io sono un uomo serio e con me puoi parlare liberamente.

Placata la fame, s'accorse che gli si offriva un mezzo facile per sapere molte cose.

??? Dunque la signorina vuol bene ad un altro...

La Berta strinse la bocca per non rispondere, ma gli angoli delle sue carnose labbra parevano dire di s??.

??? Povera signorina!... ??? sospir?? la Berta. ??? ?? tanto una brava ragazza! Allegra, buona, un vero angelo!

??? Glielo si vede in faccia ch'?? buona, ??? disse Tancredo, attento. ??? E perch?? non lo sposa quest'altro a cui vuol bene?

??? Se si potesse avere tutto quello che si vuole al mondo!... ??? esclam?? la Berta, con sapienza.

??? ?? uno qui del paese?

??? Non ?? di qui, ma ora ?? qui da un pezzo... o per lo meno vien tutte le settimane.

??? Ho capito, ??? fece Tancredo. ??Guarda, guarda...??

Sbucciava una pera, distrattamente, pensando a quel proverbio fiorentino del cacio con le pere...

??? Sicch??, al professore Ferento, la signorina Dora non piace? ??? domand??, per accertarsi che fosse proprio lui. La Berta strinse di nuovo la bocca, e questa volta gli angoli delle sue labbra dissero di no.

??? Il professore... ??? mormor?? la ragazza, con intendimento.

Tancredo non volle aver l'aria d'interessarsi troppo alla cosa, e tacque. La Berta fece un nodo coi nastri del suo grembiule, poi lo disfece; ma intanto rideva.

??? Il professore...

??? Gi??... gi??... ??? malignava Tancredo, bench?? non sapesse ancor niente. ??? Ah, s??, eh?...

Ammiccava, guardandola in faccia con gli occhi penetranti e studiandosi d'indovinare quelle sue reticenze.

??? Ah, s?? eh?... ??? rifece ancora una volta, come se avesse ormai capito.

??? Io non dico nulla, ??? premise la Berta, ??? perch?? non sono pettegola, e di quello che succede in casa non parlo mai per abitudine... Ma, tanto, lo sanno tutti, dal portalettere al capostazione, e lo sapeva perfino quel povero diavolo ch'?? morto.

??? Ah, s?? eh?... ??? Un pezzo di formaggio gli rimase fra i denti, masticato a met??. ??Guarda, guarda, guarda... ??? mormorava tra s??. ??? Che razza di faccenda ?? questa???

??? Guai se dovessi parlare!... ??? esclam?? la Berta. ??? Sa, per i signori c'?? un'altra morale che per noi: fanno e disfanno quel che vogliono; tutto va sempre bene.

??? Dici davvero che il professore sia l'amante...

??? Oh, io non dico niente, per sua buona regola! Ma, guardi, lo sanno tutti: lo sa la signorina Dora, lo sanno i miei padroni, ossia il signor Stefano e la signora Francesca, lo sa il fattore, il prestinaio, il macellaio, il falegname, il curato, il sindaco... lo sanno tutti insomma, e quasi quasi crederei che lo sappia perfino lo scemo!

??? Diavolo! ??? esclam?? Tancredo, rannuvolato. Poi emise una sentenza che gli pareva insieme scaltra e doverosa:

??? Molte volte si racconta quello che non ??.

??? Eh!... ??? scapp?? a dire la Berta, ??? se avessi tanti biglietti da cento quante sono le volte che li ho veduti con i miei occhi!

??? Tu?

Egli s'era fatto cos?? buio che la ragazza se ne impaur??.

??? Per l'amor di Dio! ??? supplic??, levandosi in piedi, ??? non mi comprometta... Ho parlato senza volerlo, perch?? mi pareva che lei sapesse gi??... Mi raccomando, signore...

Tancredo si lev??, e, venutole presso, le diede un'altra carezza su la guancia, ma questa volta paterna.

??? Sta tranquilla, ragazza. Sono un uomo serio, ti ho detto; e per conto mio sar?? come se non avessimo nemmeno discorso. Ti basta?

??? Grazie, signore. ??? Poi soggiunse: ??? Posso portar via i piatti?

??? S??, ho finito.

Accese un mezzo toscano e cominci?? a camminare, avanti, indietro. ??? ??Guarda, guarda, guarda...??

Nonostante la confusione dei suoi pensieri, s'accorse che bisognava tenersi buona quella domestica, e gli parve che due lire fosser poche per tutto quello che aveva saputo da lei. Si cerc?? nel taschino e prese un'altro franco.

??? Sei una ragazza a modo mio! Tieni.

Ella stava per caricarsi il vassoio su le braccia, e guard?? attonita la moneta che gli luccicava tra l'indice ed il p??llice.

??? Non si disturbi ancora...

??? Oh!... ??? egli fece, con aria principesca, ??? bazz??cole!

Ma non appena fu solo, Tancredo pens?? che la fortuna d'un uomo consiste alle volte nel trovare il bandolo d'una matassa molto arruffata, e mentre si piegava sul davanzale per rinchiudere le persiane, lungamente i suoi occhi affascinanti rimasero avvinti a quel fascio di luce rossastra, a quel lento fiume di polvere che scaturiva dalla finestra del morto.

II.

Alle nove precise il funerale mosse gi?? per il viale carrozzabile che traversava il giardino.

Da un lato del f??retro mamma Francesca e Maria Dora scendevano insieme; dall'altro, pap?? Stefano, tenendo sottobraccio il figlio scemo. Maurizio, Mattia, la piccola Natalissa, il giardiniere, seguivan per primi il carro funebre, con gli occhi rossi di lacrime, accasciati da un semplice ma spontaneo dolore.

Solo, pressoch?? isolato in capo del corteo, camminava Andrea Ferento, a capo nudo, bianco ma impassibile. Aveva impartito gli ordini con una voce breve; poi, quando il carro si mosse, guard?? rapidamente in alto, verso una finestra chiusa, dove la cortina ricadde; volse uno sguardo rapidissimo su le persone che aveva intorno, e s'incammin?? dietro il carro.

Tutti, per un rispetto simultaneo, lo lasciaron solo.

Dietro lui si muoveva il corteo bisbigliante, numeroso d'un centinaio di persone, che dal borgo eran salite a casa Landi, o v'eran giunte coi treni del mattino, poich?? la morte del Fiesco era stata annunziata in citt?? la sera innanzi dalle ultime gazzette con frettolose necrologie.

Tancredo Salvi scendeva tra il sindaco Berra ed il medico Paolieri; studioso di ben recitare la sua parte in quella estrema cerimonia, faceva pompa dell'alta persona e del suo maestoso dolore.

Fuor del cancello era una ressa di contadini, che al passaggio del f??retro cominciaron a biascicar preghiere; alcuni s'inginocchiavano su la proda erbosa del fossatello, e, passato il carro, si raddrizzavan in piedi senza ripulirsi le ginocchia dalla polvere.

Il cielo era limpido, l'aria ventilata, un ridere di pannocchie sbocciava nella biondezza dei campi, scaturiva dalla terra umida una fragranza di mietitura, e quel corteo funebre camminante per la strada polverosa pareva in contrasto singolare con l'allegrezza del mondo.

Di l?? dalla svolta il borgo apparve, con i suoi tetti rossi e decrepiti, che, accesi dal sole, ripercotevan nell'azzurrit?? un dondol??o balenante.

La strada maestra si lanciava diritta nel mezzo della borgata, piegando a valle, di l?? dall'estreme case, per il declivio della collina. Su l'ingresso del borgo due lunghe siepi di curiosi attendevano il funerale.

E il carro camminava piano piano, con un rumor soffice di ruote nella polvere, nereggiando nel soverchio splendore della mattinata, cullandosi nella nenia dei salmi ecclesiastici e nel bisbiglio che faceva sotto il gran sole quel corteo camminante.

Altri uomini frattanto s'aggruppavano intorno a Tancredo, al sindaco Berra ed al medico Paolieri; fra gli altri un certo giornalista che Tancredo conosceva benissimo, perch?? appartenente come lui a quella brigata clandestina di galantuomini matricolati, che vivon per cos?? dire di tutte le professioni altrui, grattando e scovando per ovunque l'aria sappia di corrotto, e che stanno con gli orecchi tesi fra le quinte della commedia cotidiana, pronti a balzar fuori come bracchi affamati sul primo espediente che loro c??piti a portata di mano. La sua professione confessabile era quella di giornalista, e faceva il redattore estemporaneo di quei giornaletti effimeri nati per vendere il lor silenzio, talvolta per fomentare uno scandalo, per farsi complici d'una equivoca speculazione, talvolta per servire gli odii o per lusingare le ambizioni d'un uomo potente.

La sua et?? poteva essere di quarant'anni, il suo nome: Saverio Metello. Tancredo si maravigli?? di non averlo prima veduto.

??? Che diavolo, Metello? Cosa fai qui?

??? Mi manda la ??Voce??, ??? rispose il Metello; ??? come vedi, sono costretto ad occuparmi anche della necrologia... Che porco mestiere!

Tancredo sospir?? e prese un'aria di cordoglio melodrammatico.

??? Vedo che ti sei messo in lutto, ??? scherz?? il Metello. ??? Che uomo elegante!

Allora lo sdegno di Tancredo proruppe:

??? Diavolo, non lo sai? Giorgio Fiesco era...

??? Cos'era?

??? Ma, per bacco, mio fratello! ??? Poi corresse: ??? mio fratellastro.

??? C??spita, ?? vero! E non ci avevo pensato! Ti giuro che non mi era neanche passato per la mente! Scusami, veh... Condoglianze!

??? Oh! fig??rati... ??? fece il Salvi. E tuttavia prese un'aria leggermente sostenuta.

Il corteo, giungendo nella piazza ingombra di folla, si ferm?? davanti alla Chiesa; Tancredo, facendosi largo nella ressa, cammin?? dietro la bara. Il Metello invece, dopo aver osservato con uno sguardo ironico il suo camerata Salvi, trasse fuori di tasca un largo fazzoletto, e piegatolo a sciarpa se lo mise intorno al collo, poich?? sudava. Poi volse uno sguardo circolare per la piazza, cercando un'osteria dove potesse almeno bere una gassosa.

Tra l'insegna d'un ciabattino e quella d'un cordaio vide pendere la frasca metallica d'un'osteria; essa teneva sul marciapiede tre tavolini di ferro, con qualche scranna; v'era gente seduta; ma egli colse il destro d'uno che s'alzava e si pose con placidit?? frammezzo a quegli estranei. Volse lo sguardo in alto, aspettando che lo servissero. L'orologio del campanile segnava le dieci e cinque; le sfere parevan d'oro sul quadrante diviso dalla lor ombra; un vortice di rondini roteava intorno alla guglia.

L'ostessa, panciuta, con un bel grembiule fiammeggiante, gli port?? la gassosa; egli ne bevve un bicchiere d'un fiato, e la trov?? eccellente; poi di nuovo riemp?? il bicchiere e stette a guardare le bollicine che vi salivano scoppiettando. Cominci?? ad imbastir mentalmente l'articolo funebre.

??Giorgio Fiesco, nato nel... morto di... oh, di cosa ?? morto poi? Tisi? Paralisi cardiaca? Mah? C'informeremo. Aveva dunque, ??? fece il conto, ??? trentanove anni. Laureatosi ingegnere nel... questo non importa; diremo: giovanissimo. Costrusse i ponti di... di... etc., capolavori dell'ingegneria moderna, etc. etc. ??? Part?? con i primissimi pionieri della civilt?? in regioni, etc. ??? famosi disastri minerarii, etc. ??? costru?? diecimila chilometri di strada ferrata... che il diavolo se lo porti... etc.!??

Al suo medesimo tavolino eran seduti tre altri uomini, i quali si credevan di parlar piano, accostandosi l'uno all'altro quanto pi?? potevano, con i gomiti poggiati sul tavolino di metallo; ma invece parlavan in guisa da esser uditi e davano al tavolino certe scosse, che il suo bicchiere di gassosa ne traboccava.

Uno d'essi ripeteva continuamente:

??? Ti dico di s??, ti dico di s??!

E l'altro:

??? Impossibile, impossibile!

Il terzo:

??? Ma che impossibile d'Egitto!

Poi si guardavan intorno sospettosi. Saverio Metello, che per principio soleva dare un grande peso ai discorsi enigmatici, prese un'aria distratta e ricominci?? a guardare in alto, verso le sfere luccicanti, verso il balenante vortice di rondini che roteava intorno al campanile. Onde sorprese questo bel discorso:

??? Insomma, vediamo un po': che il professore fosse l'amante.

??? Va vene, va bene, questo lo so, ??? ammise l'incredulo.

??? E che fosse incinta, lo sai o no?

??? Si mormora... Ma non bisogna credere a tutto.

??? Insomma, ??? esclam?? l'interlocutore, che aveva l'aria d'un ricco mercante, ??? lo ha detto a mia moglie una persona che b??zzica per casa loro; non voglio dire chi, per non compromettere nessuno; ma in una casa ?? pi?? facile batter falsa moneta che custodire un secreto. E posso aggiungere anche questo: la gravidanza ?? di qualche mese.

??? Del resto, ??? intervenne il terzo, che doveva essere un capomastro a giudicare dal decimetro di legno giallo che gli usciva dal taschino, ??? questo fra poco si vedr??.

??? A meno che, ??? insinu?? il denunziatore con aria sibillina, ??? ora che lui, poveraccio, se n'?? andato... a meno che, dico, non provvedano altrimenti! Sai bene, i dottori fanno presto... E, dato che sarebbe difficile, per non dire impossibile, attribuirne al marito la paternit??... capirai bene a cosa voglio alludere!

??? Insomma, ditene quel che volete, ma io non credo! ??? esclam?? quegli che pareva un chierico d'avvocato, con la sua vecchia testa grigia e ascetica.

??? Allora sei testardo pi?? d'un mulo! M??ttiti bene in mente che, quando una voce corre, qualcosa di vero c'?? sempre, poich?? dal niente non nasce niente.

??? Se cos?? fosse, guai!

??? Cos?? ??. Del resto, come spieghi tu il fatto che quel povero diavolo non aveva chiuso ancora gli occhi e gi?? tutto il paese mormorava la stessa cosa: ??? L'hanno?...

??? Sst!... Io non mi spiego niente, ma non credo, ??? fece l'altro, caparbio.

??? D'altronde, ??? venne a dire quegli che aveva l'apparenza d'un capomastro, ??? il primo a lasciarselo scappar di bocca ?? stato il dottor Paolieri, e l'ho inteso io, con queste orecchie. Eravamo in farmacia, quando sono entrati a dare la notizia della morte. Il Paolieri ?? saltato su di scatto e, senza riflettere, ?? venuto fuori con una frase che lascio interpretare a voi: ???? morto il Fiesco?... Me lo immaginavo! Se l'avessero lasciato curare a me, che sono un asino, campava un pezzo ancora!?? Dopo se l'?? rimangiata s??bito, anzi ha dato in escandescenze, dicendo che l'avevan capito male... Ma l'ho inteso io, con queste orecchie, dunque non serve che adesso egli neghi per paura.

??? Insomma, ??? concluse l'incredulo, ??? volete un consiglio? Sar?? quel che sar??, ma state zitti; perch?? in queste faccende v'?? caso di buscarsi qualche brutta seccatura, ed io, per me, come vi ripeto, non credo.

??? Oh, tu, la sai lunga!... ??? fecero gli altri due, come se volessero tacciarlo d'ipocrisia. Poi s'alzarono, ed insieme con altri sopraggiunti entraron nell'osteria.

Saverio Metello aveva ascoltato flemmaticamente, ma senza perder sillaba di quel grave discorso; aveva continuato a darsi l'aria pi?? distratta del mondo, a fissare i voli delle rondini, le sfere dorate che camminavano sul quadrante acceso. La sua faccia rest?? impassibile, e, quando i tre se ne andarono, altro non fece che sollevare lentamente il bicchiere nel quale scoppiettavano le bollicine, poi tracannare sino all'ultima goccia la fresca bevanda con una specie di lenta volutt??.

Era un uomo calmo, scettico, annoiato, che si risolveva difficilmente a trovare alcunch?? d'interessante nella vita, un uomo passato al di l?? da tutte le sorprese, che odiava il mondo intero, ma con un odio neghittoso. L'udire che un tale poteva essere stato ucciso, gli faceva press'a poco lo stesso effetto che leggere nella quarta pagina d'un giornale l'annunzio funebre d'una persona sconosciuta, od il rialzo od il ribasso della rendita italiana, ch'egli, naturalmente, non era in caso di possedere. Perch?? una cosa giungesse ad interessarlo, bisognava che toccasse da vicino la sua propria persona; ed allora quest'essere apatico trovata in s?? un'improvvisa e feroce gagliard??a per piombare su tutto quello che poteva essergli utile, come sopra una legittima preda. Il resto faceva meccanicamente, con una specie di disinganno anteriore, con una incolmabile noia. Ora, davanti a tutto quello che aveva udito, non trasse che una piccola riflessione.

??? Adesso capisco meglio perch?? Tancredo sia qui.

Supponeva naturalmente che l'ottimo Salvi ne fosse informato, e, con la prontezza che gli era solita nell'intravvedere un affar losco, decise d'avvertirlo in via confidenziale che nel disbrigo di quella faccenda voleva mettere il suo zampino ancor lui.

??Pazienza! Non sar?? stato un viaggio del tutto inutile.??

E trasse un enorme sbadiglio.

Adesso il funerale usciva di chiesa; la folla sgorgava dalle duplici porte ingombrando la scalinata; una teoria di fanciulle, con il velo della cresima, portavan i ceri funebri; quel brulich??o di smorte fiamme pareva cancellarsi nel fulgore del sole. Ricollocaron la bara sul carro, tra mucchi di corone, poi di nuovo il crocifero mosse in capo del corteo.

A malincuore, anche il Metello s'incammin??. L'aver saputo eludere le litanie dei preti non lo scampava da quelle de' conferenzieri.

Intanto vedeva Tancredo discorrere con animazione, prodigarsi, fare un grande sperpero d'inchini e di sorrisi. ??? ??Ha tutte le fortune quel birbante! Capace perfino di ereditare...?? E davanti al pensiero che Tancredo potesse ereditare, lo riprendeva un odio feroce contro tutta la specie umana.

Presso il cancello del cimitero si trovaron lato a lato.

??? Ol??, bel giovine! ??? fece il Metello; ??? sono al corrente anch'io, sai...

??? Al corrente?... ma di cosa?

??? Fa pur l'indiano... se ti garba!

??? Uhm, non capisco... ??? grugn?? Tancredo.

??? In ogni modo, ??? concluse il Metello, ??? se vuoi che facciamo quattro chiacchiere prima ch'io riprenda il treno...

??? Volontieri.

La bara, portata a spalle, s'incammin?? per il piccolo viale: i familiari la seguivano e Tancredo s'affrett?? con essi. Quando il feretro fu deposto su l'orlo della fossa, Tancredo si trov?? di faccia il Ferento. Entrambi, quasi dimentichi d'ogni altro pensiero, per un lungo attimo si fissarono. Poi Tancredo volse altrove lo sguardo, incapace di sostenere pi?? a lungo la sua bianca tranquillit??.

Gli affossatori sollevaron la bara, mentre la folla erasi radunata in cerchio presso il luogo del seppellimento. E qualcosa tuttavia di solenne, di solenne anche per l'incredulo, si rinnovava nell'atto semplice che nasconde per sempre sotto il lenzuolo di polvere una spoglia supina e c??rica l'uomo anchilosato, putrescente, nella divina zolla piena di palpito che domani rifiorir??.

Ognuno intanto s'aspettava che parlasse Andrea Ferento, e nel succedersi degli oratori ogni volta si lasciava un pi?? lungo intervallo, mentre tutti lo guardavano con attesa. Ma il Ferento se ne stava immobile, a pi?? della tomba, con le due mani entro le tasche della giacchetta, gli occhi fissi al coperchio della bara, e pareva che una grande solitudine si estendesse intorno a lui.

Gli sguardi vigili del medico Paolieri non l'abbandonavan un momento, cos?? pure gli occhi d'altre persone disperse fra gli ascoltatori. Egli sentiva con una specie di molestia la tenacit?? di quegli sguardi e s'accorgeva di farsi continuamente pi?? pallido come se una fredda febbre gli consumasse la faccia. Si avvedeva di quell'attesa nella quale stavan tutti, ch'egli parlasse, ma era ben risoluto a non dissuggellare la bocca. Poi temette che il suo silenzio avesse a parer strano, e da ultimo gli sembr?? di parlare infatti, gli sembr?? di esser ritto, parlante, gesticolante, su l'orlo di quella fossa, ma di udire che intorno si rideva sgangheratamente, beffando il parlatore, il morto, e la vedova ch'era lontana, lass??, nella sua camera deserta...

I discorsi finirono, la gente non si moveva. Gli si avvicin?? il sindaco Berra:

??? Professore, non crede lei pure...

??? Grazie, no! ??? rispose il Ferento.

Ma la gente non si moveva; e lo guardavano; tutti guardavano lui. Gli si avvicin?? un giornalista ch'egli conosceva benissimo. Paolo Giordano, e gli mormor?? alcune parole a bassa voce.

Allora il Ferento comprese ch'era tuttavia ??necessario?? parlare; guard?? con odio la folla, eresse in un terribile sforzo la sua dura volont??, e disse: ??? Va bene.

Fece qualche passo avanti, rialz?? la fronte luminosa, e le sue labbra obbedienti parlarono.

??Giorgio Fiesco...?? ??? Limpida suonava la sua voce, senza tradire il convulso che gli torceva l'anima, ed ancora due volte pronunzi?? questo nome:

??Giorgio Fiesco... Giorgio Fiesco, ingegnere della miniera di Haswill, costruttore del pi?? alato ponte sopra la valle di Cimbra, io t'ho salutato altre volte per morto, quando salpavi dal molo atlantico nel meraviglioso pericolo della tua temerit??. Senza lacrime allora, senza lacrime ancor oggi, che non puoi tornare, ti saluto. Altro non facemmo in vita che scambiarci nelle ore pi?? forti una rapida stretta di mano ed uno sguardo chiaro, che vedeva la strada fino all'ultima pietra milliare, che non diceva mai: ??F??rmati?? ??? ma diceva tranquillamente: ??Arriverai!?? Poich?? ti conobbi meglio di chicchessia, risponder?? in tua vece a coloro che oggi videro cadere su te la pietra del sepolcro. Le tue parole sono queste: ??? ??Non piangete. Un uomo sereno e stanco ?? sceso nella morte che non temeva. Non fece che restituire la sua nascita, in un'ora calma. Egli vorrebbe solamente insegnarvi a sciogliere questa parola dal suo dolore, dal suo terrore, dall'inutile angoscia ch'essa propaga in ogni giorno della vita; vorrebbe convincervi che la morte non ?? una cosa triste, poich?? il bene ultimo, l'ultima felicit?? degli uomini ?? la pace...

??S??, Giorgio: io che ti conobbi meglio di chicchessia, mi rammento che pronunziavi queste parole poche ore prima di addormentarti. Ed ora che non ??biti pi?? nella spoglia coricata, il tuo fratello non ti deve che uno sguardo chiaro, una stretta di mano, da compagno a compagno, l'ultima, con semplicit??.??

La sua voce solenne, il suo virile aspetto pieno di una tranquilla magnificenza, parvero in quel momento ravvolgere l'uomo ed il sepolcro nella significazione d'un rito. Un rito laico, ma profondamente umano, che il simbolo del vivo compisse verso l'ombra dell'estinto, e che fosse maggiore, pi?? alto, pi?? leale, di tutte le parodie con cui le religioni accompagnano i morti a sepoltura.

Egli era scientificamente un ateo, sapeva i destini della polvere, aveva escluso Dio. Molti, nell'ascoltarlo, si rammentavan le pi?? note pagine de' suoi libri, ed anche se lontani da lui, anche se inadatti a comprenderlo, sentivano raggiare da' suoi occhi una potenza soggiogante, sentivano quasi un'invidia della sua temeraria e mai genuflessa libert??.

Era un evangelista laico, un profeta che non vendeva dal pergamo le formule dell'Assoluto, ma sui frantumi di tutti i Pantheon, delle necropoli e delle chiese, innalzava la deit?? dell'uomo, dell'uomo autocrate nel mondo, sterminatamente orgoglioso del suo nulla pi?? grande che Dio.

Era un profeta, non perch?? avesse donato ancora una volta la inconoscibile verit??, ma perch?? predicava la scienza come la sola religione degna del tempo futuro, come quella che, svincolato il pensiero da ogni teosofia, da ogni metafisica imbastita su ipotesi arbitrarie o su telai di parole ingannevoli, guiderebbe ogni spirito ai limiti della conoscenza ed al sereno amore della vita.

III

??La vedr?? finalmente questa vedova!?? pensava Tancredo, camminando in un salotto attiguo alla sala da pranzo, mentre, per la porta socchiusa, intravvedeva la Berta posare su la credenza un bel piatto fumoso.

Egli tornava dall'aver accompagnato alla stazione il suo compare Saverio Metello, col quale aveva per l'appunto scambiate quelle quattro chiacchiere che si erano promesse.

In quel momento entr?? la signorina Dora, che, toltasi il cappello ed il velo di crespo, ancor pi?? frivola di giorno e pi?? leggiadra gli parve che di sera.

??? Lei ha fame probabilmente, signor Salvi, ??? disse con la sua voce fresca e maliziosa.

??? Peuh... un tantino. Ma non ci pensavo neppure. In queste gravi circostanze...

??? Certo, ??? ammise Maria Dora con una boccuccia impertinente. ??? Ma ora si va a tavola, non dubiti. ??? Poi soggiunse: ??? Cosa pensa del funerale? ?? riuscito grandioso e commovente, non le pare?

??? Quello che il povero Giorgio si meritava, ??? osserv?? Tancredo con aria ispirata. ??? E sua sorella come sta?

??? Eccola, ??? disse Maria Dora. Ella entrava con sua madre infatti; Maurizio la seguiva con Stefano e con lo scemo. Poco dopo sopraggiunse il Ferento, che lo present?? alla vedova:

??? Il signor Tancredo Salvi, che forse non conoscete.

Ella fece un saluto con il capo, un saluto serio e dolce, al quale Tancredo rispose con una specie di riverenza impacciata.

Quando furon tutti seduti, la Berta mise davanti alla vedova una tazza di brodo; il Salvi non poteva ristare dall'ammirarla tanto, ch'ella teneva costantemente la faccia china. Poi guardava con invidia il Ferento, pensando: ??Beato lui!??

Tranne alcune brevi parole di Maria Dora, la colazione passava taciturna. Lo scemo aveva smesso l'abito nero, per indossar di nuovo il suo giubbone quasi giallo, e si divertiva nel battere la stoviglia con la forchetta, il bicchiere con il coltello; poi faceva le boccacce alla Berta, ridendo e tirandola per la sottana ogni qualvolta costei gli passava daccanto.

Verso la fine della colazione entr?? Mattia, che aveva da parlar con Stefano, il quale si lev??, e uscirono. Marcuccio pure sorse di tavola prima che gli altri finissero, e scomparve. Maurizio si puliva le unghie con uno stuzzicadenti. Quando Maria Dora, che gli era seduta vicino, se n'accorse, gli diede un colpetto con la mano; il giovinotto si mise a ridere. La vedova non voleva neppure le frutte; sua madre le mise tuttavia sul tondo una bella pesca, rossa come un caldo velluto, e che mandava profumo.

??? Mangiate almeno quella pesca, Novella, ??? disse il Ferento, che pur tacendo si occupava continuamente di lei.

Ella volse gli occhi a guardarlo, sorrise ed obbed??.

Tancredo aguzzava tutte le sue facolt?? d'osservazione, poich?? la voce del Ferento, nel parlare con la vedova, lo aveva infatti colpito: una voce cos?? diversa dalla sua consueta, blanda, persuadente, morbida, ??una voce ??? se la defin?? Tancredo ??? che pareva la carezza d'un innamorato.?? E per la seconda volta, ma quasi con rancore, si disse: ??? ??Beato lui!??

Frattanto s'accorse che Maria Dora e Maurizio si parlavan piano e ch'egli doveva essere appunto la causa de' loro bisbigli. Allora domand?? al Ferento:

??? Scusi, professore, quando riprende i suoi corsi all'Universit???

??? Fra una diecina di giorni, signor Salvi.

E basta. Non c'era proprio mezzo d'attaccar discorso. A lui pareva che tutto dovesse avere un limite, anche il dolore per un morto, e trov?? che in fondo esageravano un poco.

??? Prenderemo il caff?? in sala, ??? disse Maria Dora. E si levarono.

Tancredo, nel salone semibuio, si sprofond?? in una comoda poltrona; di fianco gli misero un tavolino con la chicchera del suo caff??; Maria Dora gli propose la scelta fra un bicchierino di ??Chartreuse?? ed uno di ??Cognac??; Tancredo prefer?? quest'ultimo per la veneranda polvere che ne affumicava la bottiglia.

La sala ??? quella medesima sala ove poco tempo innanzi, durante un chiaro pomeriggio di sole, Novella si era seduta al pianoforte per eseguire una fuga di Bach, mentre il marito l'ascoltava e la guardava protendendo verso lei con un disperato amore l'esausta persona febbricitante ??? la sala medesima era come quel giorno fragrante di rose, e come quel giorno il sole vi pertugiava dalle persiane, dissolvendosi traverso la penombra in una striscia di polvere luminosa.

Tancredo si sentiva bene, deliziosamente bene, sicch??, abbandonandosi alla sua natura fantastica, sognava che quella casa fosse la sua propria casa, immaginava di potervi da quel giorno in poi trascinare una vita opulenta e neghittosa, facendosi servire come un satrapo, satollandosi di pasti luculliani, consumando una cantina di bottiglie decrepite, lui, Tancredo Salvi, padrone d'una villa in campagna.

Il Ferento, in piedi su la soglia d'un altro salotto, stava leggendo un giornale; mamma Francesca s'appisolava sul divano; Maria Dora ed il giovinotto discorrevan sottovoce nel vano d'una finestra; la vedova era seduta quasi di fronte a Tancredo, con le due mani poggiate sui bracciuoli della poltrona di velluto scuro, il capo rovesciato sopra un cuscinetto che guerniva la spalliera, sicch?? la sua gola bianchissima appariva scoverta come una procace nudit??.

Allora Tancredo arrischi?? una frase, timidamente:

??? Si ricorda, signora? Io venivo a trovar Giorgio qualche volta in citt??...

Ella n'ebbe un tremito, come s'egli l'avesse interrotta nel mezzo d'un sogno.

??? S??, me ne ricordo, signor Salvi...

La sua voce le somigliava: era come la sua gola turgida, come la sua gamba seminuda, come tutta la sua persona, viziata, appassionata, soave.

??? Ma ultimamente era un pezzo che non rivedevo Giorgio.

??? Forse da quando si ammal???

??? Appunto.

Gli occhi della vedova eran dolci, grandi, fermi: lo guardavano in faccia, ed egli si sentiva vergognoso come un contadino sotto lo sguardo di questa bella donna.

Maria Dora, udendoli parlare, s'avvicin?? e mise una mano sul braccio della sorella, poi s'appoggi?? con i gomiti su la spalliera stessa ov'ella teneva il capo.

??? Ed ora, ??? domand?? il Salvi ??? lei pensa di rimaner in villa, o forse di fare un viaggio per distrarsi?

??? Non so nulla per ora; non abbiamo ancora deciso nulla.

??? Signor Salvi, ??? disse d'improvviso il Ferento, con una voce quasi gaia, ??? vuole che facciamo insieme una passeggiata nel giardino?

Egli si lev?? in piedi con un atto di repentina obbedienza e rispose: ??? Volentieri.

Scesero dalla scalinata e s'allontanarono fra gli alberi. Camminando, il Ferento ripiegava con lentezza il giornale, che poi si mise in tasca. Ma d'un tratto e senza preamboli disse:

??? Lei desidera probabilmente saper qualcosa intorno al testamento di Giorgio Fiesco, non ?? vero?

??? Ecco, no... ossia... ??? spiegava Tancredo con impaccio.

??? Dunque: il testamento fu trovato nella sua scrivania ed ora ?? nelle mani del notaio Garlantini, qui del paese, presso il quale pu?? prenderne visione quando crede. ?? molto semplice: istituisce la moglie erede universale, tranne un cospicuo legato in terre ai suoceri Landi, perch?? poi lo trasmettano alla lor figlia Maria Dora. Qualche ricordo agli amici pi?? stretti: lei non vi ?? nominato.

??? Ah, benissimo... ??? rispose livido il Salvi, che per tutto quel discorso aveva trattenuto il respiro.

??? Ecco: volevo dirle questo, ??? concluse il Ferento.

???? un colpo forte, forte, forte...?? ??? pens?? Tancredo. Guard?? in terra, in cielo, fra gli alberi, poi soggiunse:

??? Ma, scusi, lei trova giusto?... le pare una cosa giusta?...

??? S??, ??? rispose il Ferento con una voce pacata.

Il Salvi a tutta prima non seppe che dire; quella risposta recisa lo sbalord??.

??? Giusta fino ad un certo punto, ??? si permise di osservare. ??? Dopo tutto ero il solo parente...

??? Che vuole? Non ?? sempre la parentela quella che suggerisce gli affetti, e le dico in verit??, poich?? mi ha domandato il mio parere, che Giorgio Fiesco non avrebbe potuto accorgersi di avere un fratello, o sia pure un fratellastro, se non dopo la sua morte.

??? Ma non era colpa mia se...

??? Via, non le pare che sian discorsi oziosi? Volevo dirle piuttosto una cosa, signor Salvi. Lei ?? arrivato iersera ed ha creduto opportuno alloggiare in villa, pur non conoscendovi nessuno...

??? ?? vero, professore; ma era cos?? tardi... poi desideravo...

??? Mi lasci dire. Tutto questo pu?? esser ancor naturale. Ma quello che trovo assai meno lecito ?? il suo contegno in tale circostanza.

??? Quale contegno, professore? Ho cercato solo di rendermi utile.

??? Quel che trovo assai meno lecito, ??? continu?? il Ferento senza badargli ??? ?? per esempio la sua dimestichezza improvvisa con persone di servizio, che vanno lasciate in cucina.

??? Ah, lei vuol dire... ??? fece Tancredo mordendosi un labbro.

??? Non volevo dirle altro che questo, signor Salvi, e mi perdoni la libert??. Ma siccome la famiglia Landi ?? molto colpita in questo momento ed io sono il loro amico pi?? stretto, cos?? ho creduto necessario di parlarle chiaramente.

Si era fermato e gli esponeva queste cose con affabilit??, con una garbatezza calma e sicura, davanti alla quale Tancredo non seppe che rispondere.

??? Mi scusino... ??? mormor??.

??? Nient'affatto, signor Salvi; lei non deve scusarsi affatto.

Poi gli parl?? d'altre cose affatto prive d'importanza, tornando passo passo verso la villa.

IV

Da questo colloquio Tancredo intese che le parole del Ferento equivalevano ad un commiato e che perci?? era necessario far presto.

??? Non dubitare che mi vendico! ??? borbottava a denti stretti, ripreso da un accesso di bile nel pensare alla sfumata eredit??. E seduto nella medesima poltrona, in quella profumata sala dove non c'era pi?? nessuno, immaginava con iracondia le sue vendette future. Ma poco dopo entr?? lo scemo, s'accocol?? in un angolo e, preso l'archetto, incominci?? ad eseguire sul violino quell'unica dolorosa Canzone ch'egli sapeva. Arrivato ad un certo punto, s'interrompeva sghignazzando, e ricominciava da capo.

??? ??Di', scemo? seguiterai per un pezzo a farmi questo bel concerto??? ??? -mormor?? Tancredo a mezza voce.

Ma lo scemo, che aveva un udito finissimo, lo intese, o intese almeno l'epiteto, del quale si corrucci??. Scese dalla seggiola, e con il violino in pugno gli venne davanti, minaccioso.

??? Come ti chiami? Chi sei? Cosa fai qui? Vattene!

E con l'archetto gli segnava l'uscio, protendendo sul collo turgido la faccia incollerita. Per prudenza Tancredo si lev?? in piedi e fece atto di ubbidirgli, ma riparatosi dietro la poltrona cominci?? a fissarlo.

??? Dica, professore... non facciamo scherzi! Professor Marcuccio, per carit??... si calmi, professore!

Accortosi che quel nome produceva un buon effetto, glielo dispens?? a manate: Professore, professore...

??? Non ti piace la musica, eh? ??? lo derise Marcuccio, battendo l'archetto sul violino.

??? Cos?? cos??...

??? Allora forse preferisci che ti legga una poesia?

??? Ecco, ??? disse Tancredo con longanimit??, ??? preferisco.

Lo scemo depose il violino, trasse di tasca un quaderno scarabocchiato di righe storte, si pose nel mezzo della stanza, e imitando gli oratori che aveva uditi quel mattino al camposanto, cominci?? a leggere:

??Sette matasse di lana
di sette colori che sono:
il bianco, il giallo, il verde, il rosso, il blu,
??? gli altri due non so pi???????
hanno filato le monache
per fare il lenzuolo di morte
ai morti del paese.
Sette matasse di lana,
perch?? si marita domani
il maniscalco che batte,
che picchia, che batte, che picchia,
sui ferri, tutta la settimana.
Sette matasse di lana.

??? Ti piace?

??? S??, professore, ?? molto bella. Come dice?... ??il rosso, il giallo, il verde, il bianco, il blu, ??? gli altri due non so pi??...?? Bello! molto bello!

E Tancredo batteva le mani.

??? Silenzio! ??? impose lo scemo. E ricominci??:

??Sette rocchetti di refe,
di refe bianco e di refe turchino,
hanno filato le monache
per fare una vesta da festa,
tutta bianca e tutta rosa
alla Berta che va sposa:
alla Berta rossa, che ha la pancia grossa.

??? Questa ?? migliore! ??? applaud?? Tancredo. ??? ??Alla Berta rossa, che ha la pancia grossa...?? ??? Un capolavoro!

E piano piano, mentre lo scemo stava per attaccare una terza strofa, scivol?? fuori dalla sala, scese nel giardino, e poich?? l'avevan lasciato solo risolse di fare una bella passeggiata. Lontan?? in mezzo alle campagne, ragionando fra s?? medesimo su quello che gli convenisse fare.

Per fortuna il suo cervello era una miniera inesauribile d'idee, n?? a lungo indugi?? prima di guidare le sue ricerche verso la persona che precisamente gli occorreva.

??Ecce homo!?? ??? esclam?? d'un tratto, pronunziando a fior di labbro questo nome: ??? Dandolo Zappetta.

Costui era un morto di fame, al quale Tancredo sapeva di aver pagato cinque o sei pranzi, nonch?? un numero infinito di mezzi toscani.

Era piccolo piccolo, magro magro, giallo giallo, con due piedini da bamboletta, un giacchettuzzo nero, che pareva di raso, tanto s'era fatto lucido, un testone maggiore del suo corpo, con una strana calvizie che gli occupava soltanto la chierica e la sommit?? della fronte.

La sua bocca era sottile, diritta, come una di quelle righe segnate nei libri al finire d'ogni capitolo, e vi teneva sempre infisso un cotal suo bocchino d'un certo legno da lui vantatissimo, qualcosa di raro come quei legni aromatici che i primi navigatori Egizi riportarono dal favoloso regno di Punt.

Era povero come Giobbe, ma tuttavia possedeva un orologio di similoro, pi?? bello che l'oro, tre anellucci da giovine puerpera, due catene d'argento, un portacerini cesellato, un portasigarette d'un altro legno quasi leggendario, venuto forse da un mondo pi?? lontano che il lontano reame di Punt, e mille altre bazzecole d'un valor grande invero, che formavano i beni della sua felicit??. Quest'uomo singolare, non c'era cosa che non avesse veduta, udita, saputa, o non sapesse fare: ma non faceva niente. Viveva in due camerette al quinto piano, ingombre zeppe di collezioni di farfalle, tra un lusso incredibile di vasetti e scatolette, che racchiudevan lucido per le scarpe. Verso il tempo del pagar la pigione assumeva qualche vago mestiere; nel resto dell'anno la sua professione era quella di raccoglier farfalle, nonch?? di rendere servigi a' suoi numerosi amici. Chiunque avesse bisogno di lui non doveva che dirgli: Dandolo... E Zappetta lo faceva. Che poi lo pagassero, trovava ottima cosa, come del restare a mani vuote non si doleva gran che.

Aveva tuttavia un debole, un debole che gli era nato forse dal grande consumo di romanzi polizieschi, ed era infatti la passione del bel delitto, cosa della quale stava sempre in agguato, come il can da fermo quando apposta la selvaggina.

A tal uopo serviva di quando in quando, e non per lucro ma solo per amore, in una agenzia di poliziotti privati, nobil gente quant'altra mai vide il tempo nostro fiorire, tra la quale Dandolo Zappetta godeva di una piccola celebrit??.

??Ecce homo!?? ??? esclam?? di nuovo Tancredo benedicendo in cuor suo la natura per avergli dato un cervello cos?? fecondo. E la mattina seguente, licenziatosi dagli ospiti con solennit??, verso le dieci risaliva in treno.

Era una giornata calda, con minacce di temporale. Guardando fuori dal finestrino Tancredo ripensava quante mai cose non eran accadute in que' brevi due giorni, e gli avvenne di riflettere come talvolta si vada incontro ad una fosca tragedia senz'averne il pi?? lontano presagio.

Nonostante il suo cinismo apparente, quel buon Tancredo era debole di sua natura, ed ora si sentiva tratto a veder sangue, veleno, assassinio dappertutto.

Viaggiando per quella nubilosa giornata si perdeva in lunghe fantasticherie sui delitti e sui veleni dei Borgia.

Quando arriv?? a casa, Caterina, ch'era occupata nello stirare le sue cam??ce, depose il ferro e gli fece un'accoglienza festosa.

??? Ben tornato il mio bel signore! Che notizie mi porti?

??? Incendio! ??? egli esclam?? tetramente, buttando la valigia sopra una seggiola, che si capovolse. A gambe levate scapparono Tresette e Patcioul??, i due gatti soriani ch'essi tenevano per lor diletto a far le fusa intorno al focolare.

??? Fa piano, tesoro... ??? lo esort?? Caterina. ??? Quando entri tu, entrano i vandali. Ebbene, cosa vuol dire incendio? Non ti capisco; hai ereditato almeno?

Tancredo si soffi?? due volte nel palmo della mano: ??? Ecco l'eredit??!

??? Me lo immaginavo, ??? ella fece senza grande rammarico. ??? Fig??rati se quegli egoistoni pensano a te!

??? Ma, ma, ma... ??? l'interruppe Tancredo. ??? non ?? detta l'ultima parola!

??? Davvero? E come? Racconta.

??? Ora non ho tempo; devo uscire s??bito.

??? Almeno dammi un bacio, bellezza d'oro.

Tancredo, col dorso della mano, le vellic?? la guancia grassa, e questo fu il bacio. Poi si rimise il cappello, ed usc??. Trovato Saverio in un certo caff?? dove questi bazzicava ogni giorno, lo mise al corrente in quattro parole di tutto quanto aveva potuto raccogliere intorno ai fatti gi?? saputi, nonch?? del progetto che aveva di spedire colaggi?? Dandolo Zappetta.

Saverio trov?? eccellente l'idea di mandarvi Dandolo, e, quanto alle spese, risolsero di farle a met??.

??? Non ti sei per caso lasciata sfuggire una parola di troppo?? ??? domand?? Saverio.

??? Io? Mi conosci male. Neanche una sillaba!

Tosto s'avviarono verso la casa di Dandolo Zappetta, e saliti con fatica i suoi cinque piani tirarono il cordone del campanello.

??? Chi ??? ??? fece dal di dentro la voce affabile dell'omino.

??? Amici, ??? risposero i due tamburellando con le nocche su l'uscio.

Dandolo venne ad aprire in mutande, coi piedi che navigavano in due vaste pantofole di paglia tonchinese, dalle punte volte all'in s?? come le prore di due gondolette.

??? Oh, guarda... Saverio! Tancredo!!... Che piacere! Avanti, avanti!

Sui tavolini, sul divano, sul letto, su le seggiole, fin per terra, v'eran cartoni di farfalle in preparazione; le pareti n'eran coverte, sicch?? pareva d'entrare nel ripostiglio d'un bizzarro museo. A terra, dietro il capo del letto, v'era un mucchio di libri, coverti da uno strato di polvere; sopra il canterano, in gran disordine, quantit?? di boccette, scatolette, forbici, spilli, spazzolini, cose tutte che dovevan esser utili alle sue scarpe od alle sue farfalle.

La camera prendeva luce da una finestrella poco pi?? grande che una gattaiuola e cos?? alta nel muro che certo l'omino doveva salire sopra una sedia per giungere ad aprirla: questo perch?? dava sul letto. Un vano senza porta metteva da quella stanza in un'altra pi?? piccola, rischiarata solo da una finestra a b??tola.

??? Ora vi libero il divano, ??? disse Dandolo. ??? Abbiate pazienza.

E con infinita cura oper?? il trasloco delle sue farfalle.

??? Eccomi a voi, cari amici. Se mi dispensate dal mettere i calzoni, vi ringrazio, cos?? non s'imp??lverano.

??? Fig??rati! ??? rispose Tancredo. E cerc?? dove quell'omino tenesse i suoi preziosi calzoni. Li vide, ben ripiegati, su la spalliera d'una seggiola, protetti da un giornale; sotto la sedia v'era un paio di scarpe, luccicanti come se fossero verniciate a coppale.

??? Vuoi guadagnare cinque o sei giorni di mantenimento in campagna, un anticipo all'andata ed una buona gratificazione al ritorno? ??? domand?? Tancredo, entrando filato nell'argomento.

??? Se avete bisogno ch'io vada in campagna, ??? rispose Dandolo umilmente, ??? ci vado senz'altro. E dove?

??? ?? un paese ricchissimo di farfalle, ??? spieg?? Saverio con un risolino.

E guardava su le pareti quel fermo svolazzare di alette gialle bianche verdi turchine, chiazzate striate variegate, che formavano in verit?? una tappezzeria fantastica.

??? Dandolo Zappetta! ??? esclam?? Tancredo, ??? qui vedremo veramente che uomo sei, perch?? veniamo da te per incaricarti d'una inchiesta siffatta, la quale, se desse risultati positivi, basterebbe in fede mia per mettere a soqquadro l'Italia!

??? Davvero? ??? esclam?? Dandolo, pizzicandosi le mutande, ma senza un eccessivo stupore.

Poi Tancredo, nel modo pi?? confuso che pot??, omettendo nomi, luoghi, particolari, fece al poliziotto un'arruffata e misteriosa narrazione.

Durante questo racconto lo Zappetta prese un'aria quanto mai distratta, mordicchiando il suo corto bocchino e sollevando il sopracciglio destro d'un buon dito sopra il livello del sinistro. Quando il narratore giunse al termine, Dandolo non aperse bocca; ma, scordandosi d'essere in mutande, faceva tratto tratto il movimento di chi voglia ficcarsi le mani nelle tasche.

??? Dunque? ??? l'interrogarono insieme Tancredo e Saverio, davanti a quel silenzio.

Dalla scranna su cui stava, Dandolo affond?? i piedi nelle due gondole tonchinesi riprendendo contatto con la terra.

??? Ecco, ??? spieg?? loro con mansuetudine. ??? Voi mi fate l'effetto di due malati che vadan per un consulto nella clinica di un dottore, ma poi rifiutino di lasciarsi visitare, anzi facciano tutto il possibile per nascondere al medico i sintomi della loro infermit??. In questo modo, cari amici, non verremo a capo di nulla.

??? Non ha torto, ??? ammise Tancredo guardando il Metello.

??? Statemi a sentire, ??? cominci?? Dandolo in tono confidenziale. ??? Con quello che m'avete gi?? detto, poche ore mi basterebbero per colmare, se volessi, le lacune del vostro racconto.

??? Non ha torto, ??? ammise anche il Metello.

E ripigliando la narrazione da capo, gli scoversero interamente il loro segreto.

??? Ahim??!... ??? fece allora lo Zappetta. ??? Mi pare una cosa tanto grave, ch'essa tocca l'inverisimile.

??? Cos?? ??, ??? rispose Tancredo con modestia.

??? Ebbene, ??? precis?? Dandolo, dopo aver riflettuto, ??? supponiamo per un momento che il fatto sia come voi dite. Andrea Ferento ha avvelenato, e certo in un modo strettamente scientifico, il marito della sua amante, il fratellastro di Tancredo, l'ingegnere Giorgio Fiesco. Se cos?? stanno le cose, io vi prometto di portarvi in meno di otto giorni i dati necessari perch?? Tancredo ne sporga denunzia al Procuratore del Re.

??? Ottimamente! ??? applaud?? Tancredo.

??? Ma se invece si trattasse d'un abbaglio, d'uno di quei fenomeni che sono talvolta l'??ndice della perversa fantasia popolare, i veri casi di pazzia dell'Anonimo, e se ci?? non ostante voi voleste, basandovi sui rumori d'una borgata, macchinare contro quest'uomo, che ammiro altamente, uno scandalo indecoroso a puro scopo di lucro, qualcosa insomma che abbia l'aria d'un ricatto... allora vi consiglio, ragazzi, di andar a picchiare altrove, perch?? io di queste cose non mi occuper?? mai!

I due si guardaron in faccia con una certa qual titubanza, e sorrisero fra loro di quella soave ingenuit??. Pareva si dicessero: ??? Poverino! che omino per bene! che anima semplicetta come le sue farfalle! ??? Poi Tancredo rispose con voce burbera:

??? Va bene, va bene!

Ed il Metello aggiunse:

??? Non era nemmeno il caso di parlarne, tanto ?? naturale.

??? Io amo gli accordi chiari, ??? precis?? lo Zappetta. ??? Ed ora torniamo al primo supposto: il delitto ?? veramente avvenuto, io l'ho ricostrutto, Tancredo va per sporgere la sua denunzia al Procuratore del Re... Mi seguite?

??? A puntino.

??? Ebbene, sapete voi quel che c??pita nel nostro bel paese? No, non lo sapete?... Ci prendono tutti e tre, delicatamente, con un pretesto qualsiasi, e ci mandano intanto a meditare su le piaghe della societ?? negli oz?? d'una patria galera.

??? C??pperi! ??? salt?? su Tancredo.

??? Verissimo!... ??? dichiar?? il Metello; ??? ha ragione lui. Non ci avevo pensato.

??? C'era una volta un asino il quale, avendo inteso dire che Caligola aveva incoronato il suo cavallo, si era messo in mente di andare alla conquista dell'Impero Romano... Sapete cosa gli capit???

??? Lasciamo gli scherzi, ??? fece Tancredo, ??? e spi??gati.

??? Ecco, mi spiego, ??? disse allora Dandolo, ??? Voi dimenticate una cosa. Il Ferento, oltre la sua propria forza d'uomo politico, di agitatore, di scienziato, ?? anche massone; anzi ??, od era, uno fra i pi?? potenti capi della Massoneria.

??? Stavo per dirlo: ?? massone! ??? conferm?? il Metello.

??? Dunque a voi due pare ??? disse Tancredo ??? che non si possa far nulla contro un uomo cos?? potente?

??? Non volevo dir questo, ??? riprese lo Zappetta col suo tono dimostrativo, ??? ma certo sarebbe da pazzi mettersi al cimento senza la certezza di riuscire. Voi due non potrete mai essere che i suoi zimbelli, anche se aveste in mano la boccetta del veleno che gli serv??. Poich?? sappiate che contro un uomo cos?? forte potrebbe solo cimentarsi un rivale della sua tempra, o l'avversaria che vince tutti: la folla.

??? Sei eloquente! ??? esclam?? Tancredo.

??? Sono giusto, ??? corresse Dandolo, ??? giusto semplicemente. Oggi ancora, dinanzi alla figura di Andrea Ferento, io, che vivo in una soffitta, mi sento pieno di ammirazione; il giorno in cui avessi acquisita la certezza del suo delitto, ma una certezza vera, una certezza mia propria, diverrei feroce contro di lui, perch?? il delitto ?? maggiore dell'ingegno, anzi ?? la cosa pi?? potente che generi la societ??; quindi va smascherato.

??? E concludendo? ??? fece il Metello, cui non importavan assolutamente nulla questi aforismi.

??? Concludendo io parto stasera stessa, od anche s??bito, se volete.

E rapidamente guard?? i suoi calzoni, poi l'orologio di similoro che teneva in una foderetta di lana.

??? Benissimo, ??? acconsentirono i due compari.

??? Lasciatemi solo riporre le mie farfalle e chiudere bene le finestre perch?? non entri vento.

L'omino, raccogliendo i suoi cartoni, ad uno ad uno e con infinita cura li portava nell'altro bugigattolo, facendo su l'ammattonato con le sue pantofole un rumore di paglia strofinata. Intanto i due si consultavano su la somma che fosse opportuno dargli per il viaggio. Tancredo era liberale, il Metello pi?? avaro assai. Questi credeva che un centinaio di lire fosser pi?? che bastevoli, ma Tancredo, assistito dalla propria esperienza, pensava che avrebbe avute molte spese, quindi non convenisse parer taccagni e bisognasse darne duecento almeno. Cos?? risolsero; e mentre lo Zappetta rientrava gli consegnaron i due biglietti da cento piegati in quattro.

??? Eccoti i denari necessari, ma ti preghiamo di notare tutte le tue spese.

??? Va bene, ??? rispose Dandolo. E senza contare i biglietti, se li mise in un taschino del panciotto.

Solo, nel trasportare l'ultimo cartone, domand??:

??? Quanto mi avete dato?

E scomparve nel bugigattolo.

??? Duecento lire! ??? gli grid?? appresso il Metello con una voce accrescitiva.

??? Non bastano, ??? rispose Dandolo, tranquillo.

??? Oh, diamine! ??? esclamarono tutt'e due. Dandolo riapparve:

??? Non bastano, e mi spiego. Sappiate che io mi presento laggi?? come ingegnere agronomo, inviato da una Societ?? di sfruttamento agricolo, societ?? che avrebbe in animo di acquistare nella contrada grandi aree di terreno. In capo a due giorni mi riprometto di conoscere tutte le persone pi?? cospicue della localit??; mi useranno cortesie, bisogna che possa rendere. Ho le mie valige pronte, nelle valige tutto un vestiario che non porto mai quando non sono in funzioni. Verso il prossimo che si vuol sfruttare bisogna anzi tutto e sopra tutto non puzzar di miseria. Mi capite?

??? Vedi come si fa? ??? disse Tancredo al Metello, con ammirazione. Ma questi era seccatissimo e non spianava il suo volto arcigno.

??? Poi, ??? riprese Dandolo, ??? avr?? a che fare con giornalisti, e costoro, anche in provincia, non lo dico per farvi un complimento, son persone alle quali si deve ogni specie di riguardi.

Ora Dandolo s'infilava i calzoni.

??? Quando poi una notizia ha preso la via delle stampe cammina da s?? come un sasso gi?? dalla montagna. Poich?? il giornale ai tempi nostri ?? diventato l'evangelo di una chiesa universale, che si chiama la Stampa, e che detiene il Primo Potere. Il giornale vi serve a tutto, vi fa tutto: ?? la balia ed il carabiniere dell'uomo. Annunzia la vostra nascita, la vostra morte, che altrimenti nessuno saprebbe, vi crea la fama o ve la stronca; vi procura da mangiare o vi taglia i viveri. Osservate bene. Le istruttorie, le inchieste, i processi, vorrei dire anche i delitti, ?? il giornale che li fa succedere; i verdetti, ?? il giornale che li impone. Non solo. Ma chi fa la guerra? la pace? le alleanze? la politica?... ??? Il giornale.

Forse tra poco i Gordon Bennett cominceranno una dinastia, mentre un Concilio di Redazioni elegger?? il Papa. E non ?? tutto. Avete inventato un prodotto? un meccanismo? una peregrina idea di qualsiasi genere? Il giornale ve la bandisce tra il pubblico. Scrivete un libro? Ve lo giudica. Vi capita un rovescio? Si affretta a farlo sapere. Vincete un terno? Ve lo pubblica. Volete moglie? Ve la trova... Cosa potreste chiedere di pi?? ad un giornale, che dopo tutto vi costa un miserabile soldo?...

V

Per una casa d'uomini era dunque passata, ed or gi?? lontana pesava la fredda ombra della morte. Un'altra notte saliva nei millenni, bruciava le sue stelle vertiginose ai perduti confini del mondo.

Quanti anni eran trascorsi dal primo giorno che un uomo uccise? dal primo giorno che un essere am???

Nulla; non si sapeva nulla. Tutto continuava senza meta, nell'infinito inutile andar del Tempo. Non si udiva che una sorda campana battere a colpi disperati... Era la campana della Bufera, la campana della Distruzione, la campana dell'Inutilit??.

E diceva infinitamente nell'infinito:

??Io sono il Tempo: ??? ieri e domani.

Io sono il principio di tutte le cose, ??? la fine di tutte le cose ??? ieri e domani.

Quando vedrete accendersi una stella, direte com'io dico: ??? ieri e domani.

Quando sarete giunti all'ultima di tutte le parole che sembrano vere, ??? dubiterete che sia vero il Tempo: ??? ieri e domani.

Quando sarete giunti a questo dubbio, comprenderete che sono fermo, ??? che sono fermo come voi, uomini, e non esisto: ??? ieri e domani.

Allora non sar?? pi?? il Tempo; ??? non sar?? n?? il millennio n?? l'istante: ??? ieri e domani; sar?? la favola eterna del mondo: ??? ieri e domani.??

Lontana dall'amante, sola, nella sua coltre insonne, a lei pareva tuttavia di commettere peccato. E pi?? forte, fra quei brividi che han nome di rimorso e di paura, la gioia del sentirsi libera le irrompeva nell'anima come un'ondata barbara di felicit??, le brillava come un fuoco di stelle sui vertici della vita.

Egli stesso non aveva osato entrar nella sua camera, ma, chinando gli occhi, le aveva detto sul limitare: ??? Non ancora, non ancora... ?? troppo presto, amore mio...

Le aveva detto cos??, ed ella sentiva come lui che ??troppo presto?? era infatti per cominciare l'obl??o. Bisognava che il morto scendesse pi?? profondo nella terra tenace, bisognava che anche l'ombra di lui si cancellasse da quelle tragiche pareti.

Or si rammentava d'essere stata una sorella, una buona e devota sorella, ma gi?? le batteva nel cuore il felice cuore dell'amante.

V'?? un giorno della vita il quale pare che raccolga in s?? la conclusione di tutto quel che si fece, il seme di tutto quello che si far??. Ella pensava: ??? ??Questo giorno ?? venuto??.

E mandava l'amore a cercare di lui, nel suo letto lontano, come traverso la notte manda il suo profumo un fiore.

??Vivr?? ??? pensava ??? nella tutela della sua forza, nel calore del suo coraggio; mi parr??, nelle sue braccia, di tornare ogni giorno a vivere la prima ora di vertigine, il primo smarrimento che provai.??

E insonne si volgeva nella coltre molesta, evocando l'ombre del suo rimorso per incutersi maggior paura, ma pensando invece all'amore con un cuore involontario.

Egli le aveva detto: ??? ???? opportuno ed ?? necessario che fra pochi giorni ti lasci. Cerca di comprendere, Novella, ch'io debbo fare cos??...??

Diceva questo guardandola, tenendo le due mani posate su le sue spalle con un atto di protezione e d'amore. Ella taceva; ma un grande smarrimento le invadeva l'anima; continue lacrime le brillavano su le ciglia ferme.

Perch?? lasciarla sola in quella tetra casa, dove non troverebbe alcun rifugio, quand'egli fosse lontano da lei? Perch?? non portarla con s?? nella loro citt?? febbrile, nella loro citt?? violenta, ov'egli sarebbe un uomo operoso ed ella un'amante nascosta? Perch?? dissimulare, ed ormai vanamente, quello che tutti sapevano?

Ma egli l'aveva serrata contro di s?? per consolarla, ed aveva detto: ??? ??Non ancora. Devo, per un'ultima volta, partir solo. Bisogna che tu cominci ad essere una mamma, Novella, ora che lo puoi. Ric??rdati che il nostro bimbo dovr??, nascendo, chiamarsi con il suo nome. ?? triste, ?? orribilmente triste... ma, che vuoi? l'uomo, anche il pi?? forte, non pu?? sottrarsi a tutte le catene, a tutte le commedie che intessono la vita. Pi?? tardi certamente l'adotter??, far?? in modo che il tempo me lo renda; ma, se vogliamo che sia felice, deve nascere nel cammino giusto, cio?? nella menzogna. Tuo padre, tua madre, chiunque ci conosca deve poter credere cos??. Perch??, solamente in questo modo, l'opinione della gente sapr?? tollerare ch'io ti abbia amata. E sei tu che devi proteggere la nostra creatura, Novella... mi capisci? Sei tu.

??Pi?? tardi potrai venire in citt??, con Dora e con tua madre, se non vuoi trovarti sola in quel tuo appartamenento che forse ti spaventer?? un poco. E attenderemo insieme che nasca il nostro bimbo, quello che noi dovremo amare molto, molto, Novella, perch?? gli abbiamo dato pi?? che la nostra vita...

Cos?? parlando la guardava; una specie d'inerte fissit?? incatenava i suoi occhi per solito cos?? mobili; una specie di pesante oppressione incurvava la sua maschia fermezza.

??Quando sar?? nato, ??? egli riprese, ??? potremo finalmente pensare a noi; potr?? dire finalmente che ti amo, che ti amo, e lo dir?? cos?? forte, Novella... con tanta gioia lo dir??, che forse ci perdoneranno. Perch??, vedi, se ?? vero che tu dovevi essermi vietata come poche donne lo furono ad un amore, certo nessun coraggio fu mai pi?? grande nell'amore, del coraggio che ho saputo avere per te...??

Nella veglia ella ricordava queste parole, ma senza cercare di conoscerne il remoto senso; le ricordava come una musica d'amore che le avesse inebbriati i sensi e quasi come la memoria d'una snervante carezza, d'un lungo e lento bacio che le avesse affaticata l'anima.

Ed era felice di sentirsi ancor giovine, ancor bella, e cos?? piena e cos?? persa d'amore, da potersi concedere senza paure all'uomo che amava, da potergli rendere con pienezza quella gioia soverchiante ch'ella traeva da lui.

Era stanca, le dolevano le spalle, i ginocchi, le braccia, le tempie; non le riusciva d'addormentarsi, e quasi per scendere incontro al sonno, si adagiava nel letto pi?? supina, cercava ne' propri capelli sciolti un pi?? morbido guanciale. Ma, ecco, le avveniva di pensare con qual dolcezza si sarebbe addormentata nelle braccia dell'amante, reclinando sotto il suo respiro la fronte ismemorata e sentendosi a poco a poco disperdere in una immensa felicit??, in un riposo che le parrebbe il limite dell'amore umano, la pace dei sensi e dell'anima, il piacere che non affatica pi??...

Ma poich?? non poteva trovar sonno in quella ingrata coltre, si lev?? a sedere sul letto e con le braccia ricinse le ginocchia sollevate.

Stando cos??, a mezzo fuori dalla coltre, il profumo del suo proprio corpo l'avvolgeva come un odore inebbriante.

Una tristezza grave le assalse l'anima, poich??, lontana dall'amante, le pareva che scendesse un velo su l'infinito mondo e naufragassero tutte le cose in una vuota inutilit??. Ella era donna, perci?? non aveva battaglie nella vita, non miraggi verso i quali avventarsi con eroismo n?? fatiche assidue che a lei riempissero le lunghe ore del giorno; era solamente una donna, un voluttuoso cuore d'innamorata, fino allora vissuta in ischiavit??, ed ormai, sopraggiunta la liberazione, dal pi?? profondo pensiero alla pi?? tenue vena, la beata sua giovinezza non sapeva che offrirsi all'amore.

??? ??Non mi addormenter??, ??? pensava ??? s'egli non viene a baciarmi, e sar?? triste nella mia solitudine, come se qualcosa del nostro amore fosse gi?? vicino a morire.??

Cominci?? a riflettere: ??? ??S'egli mi dimenticasse??? ??? Ripens?? la storia d'altre amanti, l'abbandono d'altre innamorate, che anch'esse avevano amato come lei; sent?? ch'era donna ella pure, onde aveva nell'ombra de' suoi passi un nemico inesorabile: il Tempo... e invasa da una folle paura torn?? la sorella del morto, confuse il rimorso nella tristezza, pianse dell'amor suo con lui.

VI

??? S??, Giovanni, ??? disse Ferento al suo domestico, ??? sono in ritardo infatti. Ma da qualche giorno soffro d'insonnia e non mi riesce d'addormentarmi sin verso l'alba.

Il domestico non rispose parola, ma fiss?? il padrone con uno sguardo fedele. Aveva notato infatti la grande alterazione del suo viso dopo l'ultimo ritorno dalla campagna, ma pensava che la perdita dell'amico fosse causa per lui d'un soverchio dolore.

Come soleva ogni mattino, Andrea scese rapido per le scale, salt?? nell'automobile che l'attendeva sotto il porticato.

Per recarsi alla Clinica bisognava attraversare diagonalmente la citt??, uscir fuori dal suburbio, verso l'estrema circonvallazione. Col??, sul primo nascere della campagna collinosa, un edificio limpido sorgeva dal mezzo d'un giardino, come una serena e grande abitazione ove il dolore dell'uomo cercasse pace nel libero sole.

Il Ferento l'aveva da tempo fatto sorgere, contribuendovi largamente col suo proprio danaro, per farne un grande Istituto di cura e di preparazione scientifica, un'ara solenne della medicina moderna. Da lunghi anni egli vi dedicava indefessamente ingegno, amore, volont??, con tanto spirito d'abnegazione, con tanto lume d'intelletto, che gi?? da ogni parte il suo chiaro nome v'attraeva gli sguardi fiduciosi di tutta la scienza europea, come ad una di quelle sacre officine ove un uomo di genio, curvo ed investigante su la materia malata, cerca senza posa di emancipare gli uomini dal patimento e rendere migliore la vita alle generazioni future.

Questo era veramente, nel suo santo paganesimo, il Tempio Umano.

Cos?? limpido era il mattino, che ridendo nelle invetriate bagnava di splendore le contrade, traeva dalla pietra e dal metallo un tremol??o di luce pieno d'ilarit??. La citt?? rumorosa e popolosa, consumando i suoi traffici quotidiani, era desta, viva, celere, si affaticava con gioia. In quella chiarezza, ogni singolo movimento assumeva una evidenza particolare; l'insieme di tutte le cose pareva esprimere un senso di forza gioconda.

E la Citt?? era veramente un'arteria del mondo, anzich?? un aggregamento labile di case provvisorie, costrutte solo per contenere in s?? il breve, inutile decorrere di tante vite umane. Era un'arteria del mondo e pulsava come una vela navigante; era un non so che di mostruoso che sbocciava dalla terra, dissimile da tutte le forme della natura; qualcosa d'immane che l'uomo aveva generato senza esempio, foggiando le montagne, piegando le foreste, costringendo i fiumi ad ubbidirgli: era un attendamento dell'uomo nella sua marcia verso l'infinito.

Assorto in profondi pensieri, non s'accorse che gi??, di lontano, su l'altura della collina, appariva la grande villa bianca, dal tetto d'ardesia, con le finestre protette da tendoni di tela quasi rossa. E quando se n'avvide, una sensazione del tutto nuova la percosse, quasi di stupore e d'angustia, una sensazione che per la prima volta gli accadeva di provare, davanti a quella casa veduta nascere pietra su pietra.

Quando l'automobile ne varc?? il cancello, egli ebbe quasi voglia di tornare indietro, per sottrarsi alla noia di dover discorrere con tutta quella gente: i medici, le infermiere, la Direttrice, i malati, sopra tutto i malati.

Allora, in una sola evocazione, rivide le lunghe cors??e, le sale operatorie, le piccole stanze, linde, uguali, con un letto in ferro, anch'esso bianco, due seggiole, un armadietto, un tavolino.

Era la prima volta che gli accadeva di provare quel senso di stanchezza, di noia... Perch?? la prima volta?

Alcuni convalescenti passeggiavano per il giardino, e lo salutarono. Egli guard?? la quercia altissima che sorgeva dal mezzo dello sterrato, l'albero calmo e tutelare intorno a cui le vetture compivano il giro per ridiscendere verso la cancellata. Nell'alto fogliame, come in un immenso alveare, le nidiate cantavano.

Com'egli era stanco!... Perch?? mai cos?? profondamente stanco?

La Direttrice gli scese incontro per la piccola scalinata, e con molta esuberanza lo festeggiava. Un infermiere, due medici, uno studente stavano su la porta. ??Ben tornato! Ben tornato!...??

Egli s'accorse d'un lieve odore d'acido fenico e di cloroformio che usciva dal corridoio; questo lo sorprese, come l'aveva sorpreso l'aspetto della Clinica.

Tese la mano a tutti, scambi?? alcune veloci parole coi pi?? vicini, mentre la Direttrice, un po' chiacchierona, non ristava dall'esclamare: ??? Com'?? dimagrato, signor professore! Com'?? pallido! Non sta bene?

??? Un po' d'insonnia, signora Maggi??; nulla di grave.

S'avvi?? frettoloso verso lo studio, segu??to dal suo primo assistente, un bel giovine biondo, con gli occhi luminosi ed intelligenti, che aveva una cos?? chiara voce da mandar in visibilio tutte le infermiere, quando, nelle ore d'ozio, accompagnandosi con la chitarra, cantava. Una profonda cicatrice, pur visibile tra la barba, gli feriva il principio del collo sotto la mandibola sinistra, ed era il segno d'un'infezione presa nel curare un malato. Egli era cos?? devoto al Ferento, e cos?? ciecamente lo ammirava, che gli avrebbe dato il suo corpo stesso per un esperimento micidiale, s'egli lo avesse domandato. Pi?? che venerazione, questo amore per il suo maestro era una specie di totale soggiacimento, anzi una di quelle fanatiche sottomissioni, che gli uomini di scienza riescono spesso a determinare, per una superiore virt?? del loro ingegno, sui discepoli che hanno meglio educati.

??? Ebbene, Rosales, come va?

Il giovine stava ritto davanti alla scrivania, guardandolo chiaramente negli occhi.

??? Io sto bene, professore. Ma lei ha veramente l'aspetto stanco.

??? S??, un po' stanco, un po' stanco... Ed i malati? Come vanno i nostri malati? Nulla di nuovo?

Intanto sfogliava la numerosa corrispondenza, lacerando le buste con l'unghia e scorrendo i fogli con nervosa rapidit??. Nel medesimo tempo l'assistente gli faceva il suo rapporto, con voce calma, precisa, mettendo nelle sue frasi una brevit?? quasi soldatesca.

??? Bene, ??? mormorava tratto tratto il Ferento; ??? bene. ??? Poi lo interruppe: ??? Qui fa caldo, le pare? Apra la finestra, la prego.

Il giovine ubbid??. Lo studiolo terreno dava sul giardino; l'aiuola correva lungo la muraglia; un grande albero d'olea fragrante nasceva poco in l?? dalla finestra, tutto bianco della sua fioritura; i ramoscelli poggiavano contro i vetri; nell'aprir questi, entravano.

??? Professore, ??? disse da ultimo il Rosales, ??? in questi giorni, che furono per lei cos?? tristi, non ho creduto necessario scriverle parole oziose; ma ora vorrei solo dirle...

Il Ferento, levatosi, gli batt?? leggermente una mano su la spalla: ??? Grazie, grazie... ??? Poi soggiunse: ??? Lei pure in questi giorni avr?? avuto un orario faticoso per colpa della mia assenza.

??? Oh, niente affatto! Desideravo che lei tornasse, ma non per questo, ??? rispose il giovine con un accento pieno di tenerezza filiale.

La Direttrice picchiava discretamente all'uscio.

??? Entri, signora Maggi??.

Era una donna dal volto segaligno, dal corpo assai florido. Grigia, con gli occhiali a stanghetta, portava un abito nero leggermente ricercato.

??? Vorrei domandarle, professore, se comincer?? con le visite o se prima far?? il giro delle sale?

??? C'?? molta gente?

??? Otto o dieci persone.

??? Allora prima salir??. Venga, Rosales.

Depose nel portacenere la sigaretta ed usc?? nel corridoio. Assistenti, chirurghi, medici, suore, infermieri, lo aspettavan su gli usci per salutarlo; egli rispondeva, di qua di l??, con un cenno del capo, camminando veloce, segu??to a un passo di distanza dal suo primo assistente. Si fermava per stringer la mano ad alcuni, con una rapida cordialit??. Mentre stava per salir le scale s'incontr?? con un gruppo d'infermieri che ne scendevano, portando sopra una barella un malato verso la sala operatoria. Costoro si fermaron bruscamente per lasciargli il passo.

??? Avanti, avanti! ??? egli disse loro. E guard?? quella faccia supina, livida, scarna, che sbarrava attonitamente le pupille acquose, piene di paura.

??? Un tumore al fegato, ??? gli spieg?? sottovoce l'assistente, quando la barella fu passata.

Egli non intese, o non comprese; ma vedeva solamente la scala salire, lucida, innanzi a s??, con un tappeto di sole... confusamente salire verso l'invetriata fiammeggiante. Nel fondo de' suoi propri occhi vedeva una cosa futilissima: i gomitoli di lana con i ferri da calza, que' grossi rotondi gomitoli di Marcuccio Landi, e gli pareva udir ronzare dentro di s?? il motivo di quella sua certa Canzone, che finiva in uno scoppio di riso tragico sul violino singhiozzante...

Ora camminava lentamente per le cors??e piene di luce, da un letto all'altro, visitando, interrogando. I malati gli sorridevano; le suore componevano le coltri sotto i loro menti gialli: l'assistente, con un libro in mano, prendeva nota delle sue prescrizioni. Scriveva rapidamente con una penna stilografica, facendo stridere la carta. Un malato aveva fame, l'altro voleva uscire, un terzo si lamentava, un quarto era gonfio e paonazzo di febbre cos?? da non poter parlare.

Tutto questo lo stupiva un poco, gli dava non so quale sensazione d'irrealit??, quasi non fosse pi?? cos?? utile come una volta curare i malati, ascoltare quel che dicevano, saper esattamente di che male soffrivano.

Anzi uno gli disse una cosa che lo stup??:

??? Ma mi lasci morire, dottore... Cosa faccio al mondo io?

Egli, che prima non lo aveva quasi guardato, allora lo guard??. Era un povero vecchio, asm??tico, piagato, canceroso, al quale avevan rasa l'ispida barba a chiazze; una orrenda maschera contraffatta, con gli occhi semichiusi, ove permaneva un barlume di vita, la bocca bavosa, tra cui spuntava un po' di lingua nerastra. Lo guard?? ed ebbe voglia di rispondergli: ??? ??Hai ragione. Perch?? cercherei di salvarti? Non v'?? senso comune, quando un uomo vuol morire...??

Mentre la suora lo scopriva, egli vide che aveva le mani allacciate da un rosario. Siccome la suora voleva scioglierlo ed egli si rifiutava, le disse di lasciarlo stare e gli fece sollevar le braccia sopra il capo.

Di letto in letto la sua sensazione d'inutilit?? cresceva; e gli sembr?? che fosse ozioso andar oltre, perch?? i suoi assistenti eran tutti bravi giovani ed il meccanismo della sua Clinica poteva ottimamente camminare anche senza di lui. Egli era stato lontano alcun tempo, e tutto era in ordine, tutto s'era compiuto e si compiva con la regolarit?? consueta.

??? ??I malati guariscono perch?? la natura li fa guarire; muoiono quando la natura li uccide. La nostra scienza non si riduce in fondo che ad una serie di tentativi empirici... Ora, il tentativo d'un altro, che ho pienamente ammaestrato, pu?? valere il mio. Qui essi credono tutti, medici ed infermi, ch'io possieda qualche maravigliosa virt?? di salvatore: ma ?? assurdo! Un giorno s'accorgeranno d'essere ad un dipresso quel ch'io sono, e questo far?? nascere uno stupore immenso...??

Passava da una camerata nell'altra, meccanicamente, domandando ogni tratto il suo parere al Rosales con un'affabilit?? che non gli era solita. Entrava ora in una cors??a di donne, pi?? silenziosa, pi?? intima, ove nell'aria vagava un respiro di maternit?? e di sacrifizio, dove il dolore pareva essere pi?? profondo e tuttavia pi?? contenuto.

Le tende abbassate mitigavano il chiarore del giorno; in quella luce dorata i letti s'allineavano tranquilli. Una specie di riposo lo avvolse, come se la sua missione di curatore tornasse a parergli buona e come se un ??lito di riconoscenza muovesse a lui da ogni coltre su la quale si curvava.

??? Come?... ??? domand?? improvvisamente al Rosales; ??? come ha detto? qual'?? il suo nome?...

L'assistente riaperse il libro che stava per rimettere sotto il braccio, e rilesse:

??? Novella J??dice, di Urbino; affezione...

Egli non ascolt?? pi?? oltre; qualcosa di dolce, di soverchiante, gli commosse il cuore, come se da quel nome si partisse una infinita soavit?? e la donna chiamata con tal nome fosse un'ombra lontana, imprecisabile, di quell'amante che amava.

Prese un polso della malata e si curv?? su lei pianamente. La faccia pallida riposava nel guanciale, delineata in un contorno di capelli biondi, cos?? radi e lievi che parevano appena un velo fasciato intorno alla sua fronte. Era una giovinetta forse di vent'anni e sorrideva guardando il medico, la suora, comprimendosi la mano libera sul petto, quasi per un senso invincibile di pudore. I suoi docili occhi azzurri parevano domandar perdono d'essere tanto malata, e nel sorridere le guance scarne le facevan agli angoli della bocca due graziose piccole infossature.

Egli non contava affatto le pulsazioni dell'arteria, ma provava una strana dolcezza nel toccare quel polso accelerato e fioco, nel guardare quella miserrima fanciulla, che aveva il nome d'un'altra, il nome ch'egli portava in s??.

??? Vi sentite male? soffrite? ??? domand?? egli, come non avrebbe domandato un medico ma un affettuoso parente. Poi le pass?? una mano su la fronte per consolarla e disse:

??? Coraggio! Guarirete presto, molto presto... ve lo assicuro.

Il sole, dalla finestra di fronte, dorava i suoi capelli vaporosi, e quel sorriso buono, come d'una bambinella ferita, continuava su la sua bocca smorta...

Dopo aver compiuto il giro delle sale, and?? a visitare i malati che abitavan nelle camerette solitarie, simili a celle d'un monastero; poi, sceso a pianterreno per un'altra scala, s'indugi?? a discorrere con il Rosales in quel breve ??ndito che da una parte sboccava nel giardino, dall'altro sopra una corte.

In quella corte precisamente v'era un carro mortuario, fermo, attaccato con un solo cavallo; il cocchiere, sceso di cassetto, s'era tolto il cappello e facendosi vento discorreva con un cuoco.

??? Cosa fa quel carro? ??? domand?? il Ferento.

??? Professore, le ho riferito dianzi ch'?? morto il vecchio Celsi, del riparto chirurgico; morto ieri, nove giorni dopo l'operazione.

??? Ah, infatti... ??? egli mormor??. ??? E lo portan via ora?

??? Credo.

??? Voglio vederlo, ??? disse con rapidit??. E scese per la scaletta sotterranea che conduceva nella sala refrigerante, ove si deponevan i cadaveri dopo averli sottoposti a necroscop??a. L'assistente lo seguiva.

??? No, lei vada pure, ??? disse il Ferento.

Giunse in fondo; aperse l'uscio; fece qualche passo nella fredda stanza, chiara d'elettricit??. De' sei tavolacci di zinco, cinque eran vuoti e risplendevano; su l'altro era steso un grosso involto bianco, simile ad una statua supina ravvolta nella sua tela.

L'odore acre dei disinfettanti mordeva l'aria, e gli sembr?? di riceverne un senso di stordimento.

Fece per avvicinarsi al cadavere, ma, poich?? la porta erasi rinchiusa, torn?? indietro e l'aperse in b??lico.

Di nuovo ne' suoi confusi occhi, apparvero que' gonfi e tondi gomitoli dello scemo, con i ferri da calza; di nuovo gli cominci?? a ronzare nelle orecchie la nenia del violino singhiozzante.

S'accost?? al cadavere, ed ebbe voglia di scoprirlo; ma gli parve che le sue mani incontrassero una certa difficolt?? nel compiere gli atti necessari.

Le sue mani di fatti non si muovevano; ma egli provava un piacere ansante nello star presso a quel cadavere, il piacere pauroso che si prova stando su l'orlo d'un precipizio.

??Se chiamassi un guardiano per farlo scoprire?... No, ?? inutile.??

Le lampadine elettriche bruciavano dal soffitto basso in un cerchio di luce immobile, mettendo a nudo il groviglio del lor filo incandescente, il quale pareva complicarsi.

??Che idea di voler vedere questo morto? A che serve? No, me ne vado.??

E non poteva muoversi di l??; sentiva il bisogno, la tentazione, di guardare quella faccia; tuttavia non sapeva risolversi a mettere la mano su quel lenzuolo.

Gli torn?? in mente il carro funebre che attendeva nella corte, il cocchiere senza cappello che parlava con il cuoco.

??Ho capito: ?? gi?? pronto per esser chiuso nella cassa; meglio non toccarlo. Me ne vado.??

Ma nel medesimo tempo, come se le sue mani ubbidissero ad un'altra volont?? che la sua propria, sollev?? il rovescio del lenzuolo che gli doppiava sul volto e ne aperse i due lembi, scoprendolo fino a met?? del petto.

Era una faccia senile, glabra, gonfia, cinerea, che pareva sprofondata nelle sue mascelle, rientrata nel collo quadrato, per insaccarsi entro la convessit?? delle spalle. Il petto era sezionato da una lunga ferita verticale, nera su gli orli di grumi sanguigni ed imbottita di bambagia.

Egli guardava senza ben comprendere, anzi gli pareva di dover cominciare, davanti ad una classe di allievi invisibili, un corso di anatom??a... Poi gli parve di trovarsi, come s'era gi?? trovato un'altra volta, nella necessit?? di sollevare quel corpo rigido su le sue braccia rest??e, per riportarlo a giacere in un letto, ma scivolando, senza far rumore... Gli parve a poco a poco di riacquistare un suo stato d'animo anteriore, di retrocedere in una forma di s?? stesso gi?? lontana, gi?? dispersa, e che le lampadine si spegnessero d'un colpo, ??? le quattro lampadine appese alla volta sotto il riflettore di metallo bianco ??? e la glabra faccia senile divenisse quella d'un altr'uomo, la faccia serena che lo guardava dalla morte, senza rancore...

Rapidamente la ricoverse con il lenzuolo, si batt?? insieme i due polsi per darsi vita, e risal??.

Volse un'occhiata nella corte: il cuoco se n'era andato; il cocchiere, appoggiato al muro in un angolo d'ombra, fumava tranquillamente; il vecchio cavallo nero dondolava la coda per scacciare le mosche.

Gli parve che il sole fosse una polvere in fiamme, una rossa nuvola piena d'avvolgimento...

??Cosa devo ancor fare?... Ah, s??!...??

E rapido si volse; infil?? il lunghissimo corridoio che traversava tutta la profondit?? dell'edificio, rotto nel mezzo da un padiglione vetrato, che imbiancava le stuoie d'una rotonda chiarit??; lo percorse velocemente, facendo co' suoi passi un rumor forte sul linoleo brillante; sentiva il bisogno di parlare, di agire, di ridere.

La Direttrice gli veniva incontro.

??? S??, ??ccomi, signora Maggi??! Li faccia entrare.

??? Senta, senta, ??? chiacchierava la Direttrice correndogli appresso; ??? il professor Damiato e i due chirurghi primari son venuti varie volte per salutarla. Vuole che li chiami?

??? S??, li chiami, grazie.

Ed entrato nello studiolo, accese una sigaretta, respirandone il fumo con ingorda volutt??.

L'olea frascheggiava piano piano, con uno sciacquare di foglie rumorose, facendo piovere le sue minute fioriture candide, sperdendo in larghe ondate il suo voluttuoso buon odore; nel giardino si udiva un passo lento e pesante camminar su la ghiaia; dalla citt?? lontana saliva un rumor confuso, interrotto spesso dal fischio d'una locomotiva, dagli urli vorticosi, lamentosi, che nell'alto sole del mezzod??, con furia lanciavano le sirene.

VII

Le adiacenze, la scalinata, la corte quadrangolare dell'Universit?? ed il suo vasto porticato a colonne di marmo, eran ingombri d'una studentesca minacciosa.

L'agitazione, promossa dai corsi di medicina, i quali volevan si sostituisse il professore d'anatomia, si estendeva per l'altre facolt??, con fischi ed urli contro il Rettore, che non concedeva certe agevolezze per una sessione d'esami.

La strada rigurgitava di studenti, che ne sbarravano il passaggio; altri eran seduti in lunghe file su la scalinata, cantando; altri giravano in drappelli, a passo militare, sotto il porticato, scandendo epigrammi sopra un motivo d'operetta, ed assiepavano il cortile mareggiando con gridi e gesti frenetici. Gli arringatori, saliti su gli zoccoli delle colonne, rossi di collera e di fatica, parlavan gesticolando; una specie d'assedio ingrossava davanti allo scalone della Segreteria.

Si gridava: ??? ??Sciopero! Sciopero! Abbasso il Rettore Rolandi! Fuori il professore Saraceno! Basta il Saraceno! Basta!... Viva la terza sessione! Viva!...??

Un Commissario di Polizia, chiamato per telefono, sopraggiungeva co' suoi agenti e li schierava in un vicolo vicino, pronti, nascosti. Ma li videro; e si cominci?? a gridare contro la forza pubblica. Il pennacchio d'un carabiniere, che apparve davanti all'Universit??, fu accolto con un subisso di fischi.

Da otto giorni il professore d'anatomia comparata, Enrico Saraceno, impartiva la sua lezione a banchi semivuoti; ma quella mattina, dopo averlo fischiato e vilipeso, eran entrati nell'aula dietro lui come una masnada di vandali, mettendo i banchi a soqquadro, lanciando calamai davanti alla cattedra, scaraventando i fascicoli al soffitto, in un diavol??o che pi?? non finiva.

??? ??Fuori! Basta! Non vogliamo il Saraceno! Fuori!...??

Questi era un meridionale allampanato, miope, con una cotenna spessa e riccia come quella di un negro, la faccia olivastra, il naso leggermente adunco, la bocca sottile, che portava sul labbro sporgente un sottile paio di baffetti neri.

??Mannaggia! Mannaggia!?? ??? bestemmiava, dando gran pugni su la cattedra e con la voglia di scagliarsi, lui solo, contro quella scolaresca dileggiante. Quando un calamaio spruzz?? d'inchiostro l'assito polveroso che innalzava la cattedra, divenne livido per la collera, si compresse i pugni su le tempie, diede un calcio a quel calamaio spezzato, ed usc??. La scolaresca lo accompagnava cantando a tempo di fanfara:

??? ??Non si vuol n?? pi?? n?? meno, che scacciare il Saraceno!??.

Man mano che finiva una classe gli studenti affluivan nella corte, sicch?? tutti i professori, dopo aver tentato invano d'imbrigliare quella ribellione, s'eran adunati perplessi nella sala del Consiglio Accademico.

Frattanto, sotto il porticato, s'improvvisavan cartelli a pitture d'inchiostro e s'affiggevano alle colonne, o, inastate, si portavan come insegne sopra il mareggiare delle teste.

??? Vogliamo la terza sessione! Fuori il Saraceno! Abbasso il Rettore Rolandi!??

Poi si torcevan dalle risa davanti ad una caricatura improvvisata, che, nel contorno d'una enorme bottiglia d'Acqua di Janos, raffigurava il Rolando e il Saraceno seduti a braccetto sopra due pitali. E sotto eravi la scritta:

??Congedo per motivi di salute??

??? Fuori! fuori! si chiude! ??? gridava a squarciagola il bidello, tentando di persuaderli con le buone a scendere in istrada. Ma lo tiravan per la giubba e gli davan lo sgambetto, chiamandolo il ??Grand'Eunuco??, per esser egli senza pelo, alto e panciuto.

Dalla scala del Consiglio, stretta d'assedio, scese un piccolo vecchio dalla bianca barba quadrata, il professore di fisiolog??a, che gli studenti amavano. Fu accolto da un'ovazione: ??? ??Viva il professore Sammarco! Ci ascolti, professore...??

Tutti gli si facevano intorno, volevano tutti parlare.

Egli alz?? davanti a loro il palmo rugoso, come faceva dalla sua cattedra per imporre silenzio.

??? Sentite, figliuoli... Se non vi sciogliete s??bito, il Rettore annunzia che far?? chiudere l'Universit?? fino a tempo indeterminato. E riflettete che siam presso agli esami. Ragazzi, mandate una commissione: le vostre domande saranno discusse.

??? ?? un pezzo che inoltriamo domande! Ci si beffa di noi! Revoca e sessione! Viva il professor Sammarco!

??? Figliuoli, ascoltate...

Ma la sua voce debole si perdeva nel frastuono, mentre la notizia della minacciata chiusura si diffondeva per la corte sollevando urli; un gesticolar di braccia furibonde si agitava contro le finestre del Consiglio Accademico.

Il Commissario camminava nervosamente davanti all'Universit??, senza badare ai dileggi velati che gli mandava la studentesca; una ressa di popolo curioso ingombrava la strada, e su l'alto della scalinata il bidello gesticolante cercava di persuadere quelli ch'eran seduti sui gradini a levarsi e discendere nella strada.

Ma in fondo alla corte cominciavano a scoppiare grida sediziose: ??? Barricate la porta! Non vogliamo poliziotti. Contro la forza useremo la forza! Uh!... uh!...

L'orologio della torre son?? le undici, con lenti colpi metallici che furono ascoltati; poi tutti si ammassarono sotto le finestre del Consiglio, quasi avessero in animo di darvi la scalata.

Appunto alle undici doveva il Ferento impartire la sua lezione agli studenti del quinto anno, ed ecco sopraggiungeva, camminando frettoloso, allorch?? di lontano vide quell'assembramento davanti all'entrata dell'Universit??.

Quasi correndo percorse l'ultimo tratto, ud?? le grida, si cacci?? nella folla ed apparve in basso della gradinata.

Il Commissario, che per primo lo riconobbe, gli si avvicin?? parlandogli concitato:

??? Questa indecenza dura da oltre un'ora! Hanno messo un'aula a soqquadro ed asserragliano i Professori. Esito ad intervenire per timore di guai serii, ma se fra dieci minuti non si sciolgono, chiamo rinforzi, entro e li sgombero.

??? Aspetti! ??? egli disse rapidamente. E saliti d'un balzo i tre gradini esterni, si cacci?? in mezzo ad un gruppo di studenti, che al vederlo ammutolirono.

Egli gir?? su tutti loro uno sguardo freddo, quasi malvagio, ma nulla disse: cammin?? avanti, a fronte alta, quasi fosse certo che la scalinata ingombra dovesse aprire un varco davanti a lui.

D'improvviso, tutti coloro che barricavan la gradinata standovi seduti e vociando, con un sol moto sorsero in piedi, si fendettero, ed egli sal?? fra loro velocemente, con gli occhi accesi d'una collera muta.

Su l'alto della scalinata si volse con veemenza:

??? E nessuno di voi ??? grid?? ai pi?? vicini, ??? ha osato imporre silenzio a questa gazzarra da comizio pubblico? Nessuno? E perch?? venite qui a studiare l'uomo, se non avete compreso ancora che la pi?? vile cosa per un uomo ?? ubbidire alla folla?

Il bidello ansante gli corse incontro, congiungendo le mani, quasi che in lui fosse l'estrema sua speranza. Egli non l'ascolt?? nemmeno, ma v??lti gli occhi beffardi sovra il cerchio di studenti che gli si formava intorno:

??? Dove sono e chi sono, ??? interrog?? ??? i promotori d'una cos?? bella rivolta? Chi sono, domando? Non c'?? fra voi uno solo che osi declinare il proprio nome?

??? Io, per esempio! ??? esclam?? con tracotanza un giovine di membra complesse, che, sebben lontano, cercava di estollere il suo massiccio cranio chiomato, perch'egli lo riconoscesse.

??? Ah, lei? Magentini, se non erro?

??? Appunto, Magentini del quinto anno, ??? rispose il giovine facendosi largo. E incominci??, con un tono arrogante: ??? Perch??, vede, professore...

??? Non si disturbi, la prego! Di lei mi ricordo bene, assai bene. Poich??, avendola interrogata qualche tempo fa su certi problemi di embriolog??a, ella mi espose una teor??a siffatta, secondo la quale, come le osservai, il colmo per la donna evoluta sarebbe quello di mettere al mondo un neonato con la barba... Si accomodi pure!

Una risata clamorosa eruppe dagli ascoltatori, facendo giustizia del malcapitato, che si rimpicciol?? nella ressa, mentre invece, nel fondo della corte, il gruppo de' pi?? facinorosi non cessava dalle grida ostili.

??? Taceranno! ??? egli afferm?? con la voce rauca d'ira. ??? Taceranno! ??? E si cacci?? davanti, pallido, nel tumulto che infieriva.

Due ne prese per le spalle, quattro ne urt??: sotto i porticati la studentesca ondeggiava; un lungo solco di silenzio rimaneva dietro i suoi passi. Chiamati per nome, alcuni studenti lo spalleggiavano; e camminando a fronte alta, sicuro di non fermarsi, la sua pallida forza impetuosamente li domin??. Un certo silenzio intorno a lui si fece, un poco d'ordine fu ristabilito, e solo permaneva sotto le finestre del Consiglio il gruppo de' pi?? accesi, che non volevano intender ragione. Quando costoro s'accorsero che la maggioranza dei compagni stava per arrendersi a consigli di moderatezza, con furore insorsero chiamandoli disertori e pecore, facendo quanto baccano potevano, perch?? nessuna parola d'ordine fosse potuta udire.

??? ??Uh! vi lasciate tirare per le orecchie! Pecore! pecore! uuh!...??

Poi si cominci?? a gridare: ??? ??Abbasso il Ferento!?? ??? prima da qualche voce isolata, poi con gran clamore da tutto il gruppo ch'era lontano.

Egli si volse, come se l'avessero staffilato in pieno viso; balz?? sul muricciuolo che riuniva i colonnati, cos?? da estollersi alto e solo sopra l'assembramento, e simile a quello ch'era stato nei giorni di battaglia, quando, amato e odiato, il suo nome batteva come una bandiera, tese verso loro il braccio, e ridendo esclam??:

??? ?? inutile che mi gridiate abbasso, perch?? la natura mi ha posto in alto!

E brillava, e la sua testa leonina era bella a vedersi come quella di un tribuno imperioso che d??mini un parlamento. Brillava ed era solo, e raggiava da s?? tanta forza, che i gridatori si tacquero, mentre da tutta la studentesca infiammata un altissimo grido si partiva, una sol voce, che obliosa d'ogni piccola discordia pareva inginocchiasse quei giovani davanti all'uomo pi?? forte.

??? Spezzare qualche banco, assediare una scala, dipingere ad inchiostro una piacevole caricatura, farvi suonare i tre squilli e sciogliere dalla Polizia... sarebbe questo per caso lo spirito di ribellione che imparaste nei suburbi, dall'eloquenza degli arringatori plebei?

O glorioso tempo di rivolte, ove uno scaricatore di fogne diventa tribuno del Quartier Latino e Rettore Magnifico degli Atenei!...

Ma or che avete iniziata la rappresaglia con sufficiente rumore, spaccato abbastanza legno, assediate abbastanza scale, ornato a sufficienza di pupazzi la vostra Camera del Lavoro, delegate altres?? una Commissione di studenti, che renda noto al Consiglio Universitario la natura ed i motivi delle vostre lamentele...??

??? Gi?? fatto! gi?? fatto! Inutile! Nessuno ci ascolta! ??? s'interrompeva da varie parti.

??? ...a meno che non preferiate, ??? egli prosegu??, ??? affidarmi la vostra causa, fin dove io l'accetti e fin dove mi sembri giusta, perch'io mi faccia interprete presso il Consiglio Accademico dei vostri desiderii, e, con esso d'accordo, vegga di ottenervi una soluzione soddisfacente.

??? S??, s??! ??? acclamarono i pi?? vicini, poi gli altri, poi l'intera studentesca, prorompendo in applausi clamorosi, che soverchiarono il tumulto.

Il suo nome vol?? da ogni bocca: ??? ??Viva Andrea Ferento!?? Lontano, alto, per l'aria libera, il suo nome cant??: ??? ??Viva Andrea Ferento!?? E volando e cantando inebbriava il cuore dei giovani, perch'era un nome di ribelle anch'esso, e lo portava un uomo ch'era giovine ancora, che aveva sempre insegnato a vivere combattendo, a cercare i pericoli delle pi?? dure battaglie, generoso alfiere d'una insegna di libert??.

??? Ora scioglietevi, ??? egli disse, ??? Io sono il vostro parlamentare: davanti al Consiglio Accademico sono garante per voi. Ch?? se invece questo Ateneo, dove, nella pi?? alta misura delle proprie forze, ciascun professore dedica giornalmente a voi giovani la sua pi?? bella e pi?? serena fatica, fosse per divenire un luogo sedizioso, dove si carpiscon laure con scioperi di studentaglia e con fracasso di vetri spezzati, io per il primo non vorrei pi?? rimetter piede in queste aule, dove con tutto amore, con tutta fede, credevo di educar familiarmente una libera e franca giovent??, la quale sapesse fermamente che non bisogna mai, mai, trovarsi dieci contr'uno per avere in dieci quel coraggio che uno solo non ha. Io stesso, che non volli patire il giogo di nessuna obbedienza, debbo anche dirvi che la vera libert?? consiste nel non essere il gregario di nessuna sopraffazione!

Allora centinaia di braccia si protesero a lui, quasi cercassero di sollevarlo, mentre il suo nome squillava per l'aria, limpido e risvegliante come una diana.

In un minuto di silenzio egli guard?? la folla dominata, e si sent?? padrone senza contrasto di quei giovani cuori pieni di forza e d'impeto; padrone di quei muscoli docili e forti, ch'egli poteva ben ghermire nel suo pugno, e temprarli e fletterli come buone lame da combattimento; poich'egli portava duramente inciso nella sua maschera d'uomo quel segno di alta potest?? che fa brillare nell'ombra delle moltitudini la faccia dei ribelli e dei dominatori. E per un attimo riassapor?? la gioia che gli era una volta piaciuta, quella di moltiplicare la sua potenza tirannica nella potenza passiva di migliaia d'uomini, poich?? dalla natura egli era sorto con un cervello d'autocrate e la sua strada era segnata in capo delle turbe, ove s'innalzano gli stendardi, ove camminano i Re.

TERZA PARTE

I

Senza mutamento ricominci?? il suo vivere consueto. La Clinica, l'Universit??, i molteplici consulti, le pratiche di laboratorio, lo assorbivano da mattino a sera, ed anzi metteva nell'occuparsi una specie d'iracondia, quasi che un'oscura ma imperiosa inquietudine lo sospingesse a consumare con febbre tutte le ore della sua giornata.

Il mattino, al primo destarsi, lo stringeva un attimo di perplessit??, e, per una pigrizia del tutto morale, avrebbe voluto continuare quel sonno, quel vuoto e opaco sonno che gli pareva quasi una immensa camera buia.

Ma, vinto con una tensione dei nervi quell'impreciso attimo di paura, ecco egli era novamente l'uomo limpido e ferreo, il qual cercava d'imprimere in ogni cosa che facesse un segno della propria volont??. Soltanto gli pareva ormai che tutto questo fosse divenuto una vecchia abitudine automatica e vana.

Curare gli uomini, insegnare ad uomini, comandare sopra uomini, cercare indefessamente una verit??, stabilire un principio, sentirsi alto, potente, solo, ??? tutto questo gli era piaciuto un giorno, gli era sembrato sommamente utile, sommamente necessario... Ma ora non ne vedeva pi?? con precisione lo scopo; non era pi?? cos?? certo che questa fosse la sua strada, n?? fosse in alcun modo una strada. Gli pareva che su l'immenso caos organizzato gravasse quasi una pausa oscillante, una lunga infinita vacuit??, la qual pausa era stupore. Gli pareva di tornar da capo con tutto il suo cervello pensante alla ricerca delle ragioni d'ogni cosa. Questo piccolo fatto dell'aver ucciso, dell'aver ucciso egli stesso, con la sua propria mano, con la sua nitida volont??, gli scompigliava nel pensiero l'ordine immenso e la ragione intrinseca delle cose. Non era uomo da conoscere ci?? che si chiama volgarmente il rimorso, poich'egli sapeva prima, e credeva di saper tuttora, che s'era impadronito, nell'uccidere, d'un suo virile diritto. Ma nel medesimo tempo sentiva che un fatto nuovo, un fatto di principio, era entrato con ci?? nel suo mondo cerebrale, anzi dominava come un improvviso equivoco nella serrata logica del suo pensiero. Non rimorso era, e nemmeno era una pavidit?? oscura de' suoi sensi davanti all'ombra di colui che giaceva. Non dunque una stolta paura della sua coscienza, e meno ancora della vendetta umana, ch'egli sentiva di poter vincere quand'anche s'apparecchiasse; ??? ma era invece un fatto quasi organico, un fenomeno della sua stessa materia, la quale sapeva di aver data la morte. Questa parola ??morte??, che fino allora, pur vivendole in mezzo, pur combattendola giorno per giorno, eragli parsa lieve, ora, inattesamente, si vestiva d'un significato nuovo; non pauroso, non orrido, ma stupefacente: ??? un significato che assaliva tutte le cose dell'universo, non potendo ad altro somigliare che ad una specie di divinit??.

Aveva da poco finito il pranzo, il suo pranzo veloce, che Giovanni gli imbandiva e gli sparecchiava ubbidendo a' suoi cenni. Era stanco d'una giornata intensa; pi?? che stanchezza, era un senso d'affaticante inerzia che gli pesava nelle vene, mentre per l'aria ferma cominciavano a fluttuare come invisibili sciarpe le calure della vicina estate.

??? Giovanni, ??? diss'egli allora, ??? p??rtami, ti prego, un giornale.

Sorse di tavola, entr?? in una sala che non era illuminata se non dal riverbero della sera inazzurrata. Un lembo di cielo, con rosse nuvole, chiudeva come uno scenario il quadrato calmo della finestra, e si udiva salir dalla strada lo scalpicc??o della folla sui marciapiedi; si udivan ruote correre, battere ferri di cavalli, freni soffiando stridere, motori, con ??nsiti e scoppi, lanciare per l'aria sonora un tremito ronzante, una burrasca di velocit??.

Lentamente s'affacci?? al davanzale, guardando in gi??, verso lo sbocco della contrada e verso il quadrangolo della piazza colonnata, che allargava la sua chiara vastit?? intorno ad una piccola fontana.

Allora subitamente si ramment?? con maraviglia d'una cosa futile... d'una sera, dell'anno antecedente, o forse d'un tempo ancor pi?? lontano, quand'egli appunto se ne stava cos??, fermo, a contemplare dalla finestra la bella piazza illuminata, allorch?? gli avvenne di riconoscere un uomo che per il mezzo la traversava; un uomo alto, magro, leggermente curvo, che veniva incontro alla sua casa, e camminando guardava se ci fosse ancor lume nelle sue finestre, lass??...

Gli parve che il senso della moltitudine, del frastuono, il senso attuale di quella piazza, consistesse appunto nell'uomo che certa sera la traversava, n?? ora la traverserebbe mai pi??, nei giorni tumultuosi ch'eran per nascere su l'infinita vita... Rimase un momento con gli occhi attoniti a fissare il pennacchio della fontana, poi trov?? che questo ricordo mancava d'ogni reale consistenza, si ritrasse, accese il lume, sedette davanti alla scrivania.

Prese un foglio di carta, e, intinta la penna, tracci?? distrattamente un nome al sommo della pagina bianca: ??? Novella...

E dal chiarore invisibile che mandava questo piccolo nome, un sorriso limpido come il sole torn?? a brillare sul mondo. Una memoria di lei, della sua bocca, lo torment?? cos?? forte che il suo desiderio ne pianse, cos?? forte che gli sembr?? di averla udita entrare, con un frusc??o dietro la seggiola della sua lieve sottana, e gli sembr?? che si curvasse, per avanzargli sopra una spalla, d'un tratto, la bocca respirante, per fargli con le calme sue braccia un nodo senza forza intorno alla gola soffocata...

Si sentiva ridivenire con volutt?? un illogico e docile uomo, libero da tutte quelle complicazioni cerebrali che lo spingevano indefessamente alla ricerca di ??cause ulteriori??; s'accorse che pur una cosa v'era, la quale sapeva sottrarsi alla sua concezione transitoria, inutilistica del mondo: e questa era un'altra creatura come lui, fatta solo di carne l??bile, di bellezza fugace, che sarebbe morta e sparita, che avrebbe dispersa in un pugno di polvere la sua ragione d'esser vissuta, ma che bastava tuttavia per soverchiare i limiti della conoscenza, per lanciare il sogno d'un uomo nella spaventosa eternit??...

Di lei sola, di questo solo amore, il suo cervello analitico non cercava ragione. L'amava; era pieno il mondo di questo amore esultante; le cose tutte visibili portavano il segno impresso di questa ebbrezza del suo cuore. Tutto le assomigliava, tutto proveniva da lei; era nel tempo e nello spazio, nell'attimo e nell'eterno, era l'arteria della sua vita molteplice, era, nel suo mondo negativo, la conclusione sintetica ed immensa che il credente riassume in Dio.

Amandola, questo ribelle, questo anarchico, sentiva di ubbidire; di ubbidire non a lei forse, n?? al cieco dominio della sua propria passione, ma quasi ad una legge di nativit??, immemorabile come la vita, pi?? necessaria e pi?? semplice di tutte l'altre da lui contemplate, ??? ??una legge di dedizione e di generazione, ??nsita in tutto ci?? che vive, radicata nell'elemento stesso del mondo, la legge per cui tutto continua, la sola che tutto comprende, ci?? che veramente ?? l'anima delle cose, il Dio non creato dagli uomini...??

Queste parole aveva scritte ne' suoi libri, ed ora le ripensava per confrontarle con l'anima sua presente. La penna gli era caduta su la pagina bianca; il tempo scorreva dolce nella sera ventilata. Le ripensava, guardando distrattamente verso l'alta scans??a, c??rica di volumi rilegati d'un cuoio verde, con le diciture incise a caratteri d'oro, i quali splendevano dietro l'invetriata luccicante.

E vedeva coloro che li avevan scritti, i suoi fratelli anteriori, dispersi nell'epoche lontane, per le pi?? lontane contrade della terra, amici e nemici fra loro, ma raccolti da un solo nulla in una sola ed uguale Inutilit??. E ripensava pi?? oltre quel che aveva scritto:

??O profeti degli errori pi?? diuturni, o conquistatori terribili che volgeste in cenere funeraria la bellezza dionisiaca della vita, non ?? forse tempo ancora che un Dio pi?? evoluto esca dalle nostre officine? Non ?? forse tempo ancora che il crogiuolo d'un chimico rivelatore imprigioni per sempre nella materia la favola dei vostri paradisi?

??La remota vostra leggenda metafisica serv?? a creare la morte quale noi oggi la vediamo, ed in ogni cosa che l'uomo tocc??, in ogni passo che fece, in ogni respiro d'aria che bevve co' suoi polmoni avidi, trov?? questo veleno mesciuto negli elisiri della vita.

??Perch??, o medici, o filosofi, o poeti, non guariremo noi l'uomo di questo suo morbo millenario, che lo spinse a ricercare nella prigione dei cinque sensi, con la sua logica d'apparenze, una ragione di s???

??Possiate voi comprendere in un senso bello e sereno, in un senso d'aurora e di lontananza, questa maravigliosa parola ch'io vi canto: ??Il domani!??

??Ieri??, o uomini, ?? la parola buia. Significa essere stati, quindi non essere pi??. ??Ieri?? ?? veramente la morte. Ma tuttoci?? che si chiama luce, sole, amore, gioia, bellezza, possibilit??... tutto questo ha nome: ??Domani??. La vita non ?? che l'Oriente verso il quale si cammina, il sole che nascer?? domani. L'inutilit?? immensa e magnifica di tutte le cose ?? in questo appunto, che la vita comincia davanti a noi, comincia domani...??

Affaticato, egli si chiuse nel palmo la fronte calda; una gioia umana gli navig?? sopra il cuore, gli fece sorridere la bocca, dalla mente gli band?? quella torma di pensieri estenuanti; perch?? il suo ??domani?? era la donna che amava di un amor quasi barbaro, ed era il gorgo di felicit?? che gli si apriva nell'anima quando appena sovra lei si posasse una carezza della sua mano, ??? della sua mano che aveva medicato la febbre, le piaghe, i dolori degli uomini, ed aveva pure, con un sottile ago d'acciaio, avvelenata una debole vena. Il suo ??domani?? era ci?? che non aveva conosciuto ancora nella veemente sua vita, se non fra distratte avventure, ch'erangli parse lievi all'anima e fors'anche ai sensi come quel rumore di seta scivolante che fa, nel cadere, una gonna slacciata.

Ma ora la sua bont?? s'allontanava dagli uomini; la sua bont?? non poteva pi?? guarire liberare o difendere che una sola creatura. La sua missione gli pareva divenuta quasi puerile, al segno da sentirsene stanco e da non saper comprendere pi??, nemmeno razionalmente, per qual ragione proprio lui, che in fondo era un autocrate, un inutilista, un distruttore, proprio lui che in fondo spregiava tanto gli uomini da sentirsene padrone come d'un branco di pecore, avesse fino allora speso tanti anni della sua vita, e sempre con indefesso amore, con un'abnegazione talora confinante con l'eroismo, per guarire una folla d'estranei, davanti ai quali non compiva che un atto malinconico e faticoso di servit??. E spese tante ore nel suo laboratorio, alla ricerca d'un farmaco, d'una scoperta che li guarisse meglio, e tante ore su l'alto d'una cattedra per dividere con cervelli sbadati il pane della conoscenza... Ora non capiva pi?? come avesse potuto fare tutto questo; anzi la memoria d'averlo pur compiuto lo lasciava leggermente sorpreso, come se ci?? fosse stata l'opera d'un altro. Insieme nasceva in lui, contro il suo mestiere, un'avversione quasi fisica, perch?? gli pareva impossibile di dover toccare con la stessa mano il corpo d'un infermo e la dolce soave carne di lei, ch'era una musica divenuta forma, un profumo divenuto respiro...

Taluni pensieri futili, quasi feminei, lo assalivano. Certo non avrebbe mai voluto che, nello starle accanto, la tormentasse un odor medicinale d'etere o di cloroformio, il quale avesse impregnato la stoffa de' suoi abiti, o che, stando con lei, venisse chiamato altrove, o con lei giacendo, avesse il mattino a sorgere dal letto per impartire la sua lezione giornaliera nell'aula un po' tetra dell'Ateneo...

Era pur nato nella famiglia vandalica dei dominatori: avevano battuto il suo metallo su l'incudine che foggia la corona dei re; il suo cammino era per l'alte nuvole, nell'infinita bufera. Ma questo bisogno d'esser tale, di non potersi credere inutile come un piccolo uomo, era insieme la sua spirituale schiavit??. E trovava necessario di appartenere ad una missione, ad un amore, ad un'idea; sentiva, negando, il bisogno di credere, comandando, la necessit?? di ubbidire.

Egli s'era provato ad uscire dal dominio suggestivo delle parole, rompendo la catena dei sensi, ed era giunto a quel segno dove la convenzione cessa, gli estremi si confondono, e tutte le parole che in s?? racchiudono un senso antagonistico ??? piacere o dolore, fede o negazione, dovere o diritto, e pi?? oltre, fino all'ultime: vita o morte ??? non possono altro rappresentare che un suono di sillabe diverse.

Cos?? egli pensava, ed aveva per lunghi anni pensato, finch?? la sua mano temeraria s'era persuasa di poter compiere ci?? che la logica umana chiama un delitto.

Ma inattesamente la sua materia si sentiva trasformata da quest'atto, e gli pareva che un oscuro divieto ci fosse, fuori dalla coscienza, dalla logica, dalla divinit??, ??? un divieto fisico, radicato anch'esso nella materia universa come un istinto fondamentale, profondo in essa come quell'altra legge di dedizione e di generazione, che veramente ?? l'anima delle cose, il Dio non creato dagli uomini...

Ed ora non sentiva nemmeno pi?? il bisogno di difendere con una frode complicata il suo semplice delitto; sentiva solo che un barbaro antico era tornato a vivere nel suo cuore angusto d'uomo civile, ove la preda e l'amplesso rimanevano ancora le pi?? belle ragioni del vivere, dopo tante metafisiche fallite, dopo tanti millenni di ascendente umanit??.

Allora mosse la penna su la pagina bianca, e scrisse all'amante che amava:

??? ??S??! parti domani, come tu vuoi, come voglio anch'io... perch?? ti amo, ti amo, e non amo che te!??

II

Adesso di casa in casa, d'uscio in uscio, la voce correva. Era un piccolo serpentello, nero viscido rapido, ch'entrava di soppiatto per le fessure, faceva il giro delle camere, saltava inafferrabile, spariva. Aveva cominciato a muoversi nell'ombra, con un tortuoso e lento camminar di vermiciattolo, ed ora non aveva pi?? paura nemmeno del sole; fischiava con la sua lingua biforcuta, lasciando per dov'era passato una lumacatura brillante. Non potevan trovarsi due persone a discorrere insieme, che non capitasse loro fra piedi; non rispettava n?? i focolari n?? i talami, n?? il municipio n?? la chiesa; ogni giorno cresceva d'insolenza e fischiava con maggiore implacabilit??.

La gente dapprima se n'era impaurita; ma ormai lo lasciavan entrare liberamente per le lor case, e, stupefatti della sua straordinaria vitalit??, nessuno cercava nemmeno di schiacciargli il capo sotto il piede, come si usa fare con le vipere.

Il serpentello fischiava e diceva: ??L'hanno avvelenato... s??, s??, s??...??

Una curiosit?? malsana cominci?? ad agitare quella calma popolazione; tutto il giorno v'era gente che si aggirava nei pressi del cimitero, discorrendo a bassa voce; taluni andavano a visitare la tomba recente, quasi per interrogarla sopra il suo mistero; di notte i lumi si spegnevano pi?? tardi che per il consueto e certi orribili sogni scendevano a turbare la fantasia di que' semplici lavoratori.

Su, su, strisciando fuori dal borgo, la voce era salita fino alla villa; era entrata per l'ortaglia e per la porta di servizio; s'era fermata qualche giorno in cucina prima di arrischiarsi ad entrar nelle sale.

Ma quando Novella fu partita per la citt??, e nella casa restaron i due vecchi, Maria Dora, lo scemo, a consumar tristemente le giornate inoperose, una mattina capit?? il padre di Maurizio e chiese di parlar con Stefano da solo a solo. Certo egli non compiva due volte all'anno un cos?? lungo tragitto co' suoi logori piedi: ma era venuto perch?? ci?? gli pareva necessario, ed eran amici da troppo tempo, lui e Stefano, perch?? gli paresse lecito di tacer oltre.

??? Senti... faccio bene? faccio male? Non so. Ma devo dirti una cosa grave... molto grave.

Stefano aggrott?? le ciglia.

??? Poich?? tu, naturalmente ??? continuava l'altro, ??? non sai nulla...

Stefano infatti nulla sapeva. Ma non era del tutto impreparato. Qualche indizio lo aveva pur sorpreso; certe vaghe ombre nelle fisionomie della gente, certi mormorii, qua e l??, per i cascinali, non gli eran del tutto sfuggiti.

??? Si dice... ??? cominci?? il vecchio.

Era un campagnolo del vecchio stampo, e si spieg?? senza tergiversare, con parole spedite.

Stefano dette un gran pugno su la tavola e non cerc?? nemmeno di contenere la sua collera.

??? Ecco due parole stupide: ??Si dice!?? Chi lo dice? Chi?...

??? Tutti.

Allora la sua collera cadde; gli si aperse un enorme spavento nel cuore, perch??, di colpo, non si sentiva pi?? del tutto certo che dicessero il falso. Lo mand?? via trattandolo quasi male, bestemmiando ch'eran pazzi e birbanti, con fiere minacce contro quelli che ne avessero parlato ancora. Poi si giur?? d'impedire che sua figlia e sua moglie avessero mai notizia di questa orribile voce; ma non era trascorsa un'ora, che gi?? egli prendeva in disparte mamma Francesca e tremando le confidava sottovoce: ??? Senti, vecchia...

Si curvarono paurosi e muti su questo enorme secreto. La notte non dormivan pi??; volevan persuadersi a vicenda che la orrenda cosa non poteva essere avvenuta in casa loro; ma una voce intima, nel cuore di ciascuno, sibilava come il serpentello: ??S??, s??, s??...??

Ella non fu pi?? la bianca solerte massaia; egli pi?? non si occupava del giardino, dell'ortaglia, n?? di andare per i campi a sorvegliare i bifolchi; ma camminava rannuvolato per le stanze; la pipa gli si spegneva tra i denti.

Maria Dora li osservava con attenta curiosit??. ??Che mai poteva esserci di nuovo ancora???

Sapeva che Novella era andata a trovare il suo amante. Questo pensiero le faceva un po' dolere il cuore... Di giorno, per un nonnulla, era stizzosa, e verso l'alba udiva spesso i galli cantare.

??Cos'era venuto a fare il padre di Maurizio fin lass??? Dopo la sua visita, che mutamento in quella casa! Anche la Berta da un pezzo era cambiata; ogni tanto parlava di andarsene e faceva quanto mai la misteriosa...??

Una sartina del paese, una brunetta graziosa e pettegola, in quei giorni le stava terminando gli abiti da lutto; qualche volta lavoravan insieme, sedute a fianco, presso la macchina da cucire. Costei cicalava pi?? in fretta che non cucisse con l'ago veloce; Maria Dora le dava del tu e cucivano insieme per lunghe ore. La sartina aveva un brutto nome: Palmira; ma la chiamavan Miretta, e doveva sposare Lionello dai baffi a punta ??? Lionello Garlanti, parrucchiere, da Rimini... Se appena stava zitta, le usciva, nel cucire, una puntina di lingua rossa tra le labbra sottili; ma questo non accadeva quasi mai, perch?? parlava di continuo come un mulino a vento, e di tutti e di tutto parlava con estrema volubilit??.

Finalmente un giorno Maria Dora prese Maurizio alla sprovvista e con mille astuzie incominci?? a farlo discorrere. Maurizio era timido, le voleva bene; disse qualche parola di troppo, che non voleva dire... poi si confuse.

Marcuccio scriveva un discorso funebre; ogni giorno scriveva un discorso funebre...

Ma Dandolo Zappetta frattanto era gi?? tornato in citt??. Il raccoglitore di farfalle aveva compiuta l'opera sua con una precisione davvero scientifica e rincasava portando nella valigia un meticoloso incartamento, oltre ad alcuni esemplari preziosi di farfalle nostrane, poich?? i due compari non gli avevano mentito affatto e quella fiorita regione abbondava di vaghissimi papilioni. Dandolo Zappetta sapeva d'esser stato prodigioso; una soddisfazione legittima gli allargava lo spazio del cuore, senza tradirsi per altro segno visibile che un allegro fischiettar pertinace, il quale non gli si era staccato dalle labbra per tutta la via del ritorno.

Quest'uomo piccolo e mansueto, il quale non ambiva altro regno che la sua soffitta n?? altri sudditi che lo stuolo delle sue morte farfalle, amava tuttavia la vittoria come l'amano i predatori, e nella sua piccolezza estrema gli piaceva solo di misurarsi coi pi?? forti.

Allora, quando fu di ritorno, questo piccolo uomo sal?? agilmente i cinque piani della sua soffitta, schiuse l'uscio e corse a riveder le sue farfalle, con la medesima tenerezza d'una madre la quale andasse a riguardare la cuna del proprio bimbo. Indi si mut?? d'abiti, con grande cura indoss?? di nuovo il suo logoro giubbino luccicante, si strofin?? per dieci minuti le scarpe senza macchia, scelse nella valigia, tra un grosso fascicolo, certe carte che gli occorrevano, mise un vecchio cappello duro di color marrone, che gli calzava fin quasi ai sopraccigli, e col bocchino di legno fra i denti, tranquillamente usc??.

Tancredo, che gli avvenne d'incontrar per primo, cominci?? a tempestarlo di domande precipitose. In luogo di rispondere, Dandolo non faceva che affrettare i suoi passettini da lucertola, con tanta rapidit?? che il Salvi durava gran fatica nel camminargli di paro.

??? Pazienza, mio buon Tancredo! Io son avvezzo a procedere con ordine in tutte le mie cose. Fra cinque minuti saremo a casa del Metello e, quando potete ascoltarmi entrambi, allora parler??.

??? Almeno t??glimi da questa orribile incertezza! ??? lo supplicava Tancredo.

??? Fig??rati, ??? gli narr?? sorridendo il raccoglitore di farfalle, ??? fig??rati che ho trovato perfino il solo esemplare di Vanesse ch'io non possedessi: la Vanessa Atalanta con le ali nere vellutate. Non solo, ma una magnifica Saturnia Pavonia, grossa quasi come un pipistrello!

Tancredo grugn?? una bestemmia, che fece sorridere l'omino. Allo scampanellare che fecero, anzi tutto rispose il ringhio asm??tico di Volapuk, un decrepito can barbone, fegatoso come una zitella ed irsuto come un istrice; poi Saverio accorse, e ricevette gli ospiti con un formidabile: Urr??!

??? Dunque? dunque? ??? non cessava dal ripetere, facendoli entrare in un salottino, dove ambedue cominciarono a carezzar l'omino accerchiandolo d'infinite premure.

Saverio gli avanz?? una poltrona, Tancredo ve lo fece sedere a viva forza, esclamando:

??? Siedi, e parla finalmente!

??? Siamo soli? ??? premise Dandolo, quasich?? si divertisse ad esasperare la loro impazienza.

Il Metello and?? a chiudere la porta.

??? C'?? mia madre; per?? ?? sorda; e credo anzi che dorma. Dunque?

??? Ti prego, Tancredo, si??diti, ??? fece l'omuncolo. ??? Dall'altezza della tua statura mi pericoli addosso come la Torre di Pisa.

Tancredo gli ubbid??; sedettero entrambi davanti a lui, vicini. Dandolo introdusse una sigaretta fatta a mano in quel certo suo bocchino d'un legno introvabile, trasse il portacerini d'argento, cesellato chiss?? mai dove con un volo di gr??, diede fuoco al fiammifero, accese meticolosamente la sigaretta, spense, cerc?? invano con gli occhi un portacenere ove deporre il cerino.

??? Butta per terra, ??? disse nervosamente Saverio, davanti a quell'indugio.

??? Oh, non importa! ??? E alzatosi, lo and?? a gettare nel camino.

Poi si volse, guardando quei due che pendevano dalla sua bocca, e, senza mutar voce n?? fisionomia, disse tranquillamente:

??? Ha ucciso.

I due si batteron un pugno scambievolmente su le ginocchia e con impeto sorsero in piedi.

??? Vivaddio! Ci siamo!

??? Non ci siamo... ??? corresse l'omino. ??? Anzi non ci siamo affatto.

Una bufera di domande l'avvolse, ond'egli per difendersi protese un braccio.

??? Piano, piano... Vi prego di lasciarmi parlare.

E si mise a camminar lentamente fra i mobili del salotto.

??? Vi ho comunicata ??? riprese ??? la mia profondissima convinzione. Ha ucciso. E lo ripeto: S??, ha ucciso. A voi non importa conoscere quello che feci, n?? come n?? in qual modo giunsi a chiudere affermativamente un'istruttoria cos?? greve di conseguenze; voi m'avete dato un incarico, io l'ho assolto. Se poi v'interessa conoscerne i particolari, ve li racconter??, ma pi?? tardi.

??? Insomma, ??? lo interruppe il Metello, ??? perch?? hai detto che non ci siamo?

??? Piano, vi ripeto. Fino ad oggi ho lavorato per voi; ma ora, se non vi dispiace, intenderei di aver lavorato anche per me.

??? Come? come? ??? lo aggredirono.

??? Ecco, mi spiego. Per voi, lavorare, ?? sinonimo di guadagnar denaro; per me ha tutti i sensi che volete, infuori da questo. L'??affare??, siamo intesi, ?? vostro. Ma la responsabilit?? morale della faccenda ?? mia; quindi mi preme di condurla bene a termine. Insomma: io vi metto una condizione.

??? Quale?

Egli disse con voce risoluta:

??? Che non vi baleni mai per il capo l'idea di vendere al Ferento stesso il delitto di Andrea Ferento.

??? Oh, perch??? ??? esclamarono i due.

??? Perch??, dato e non concesso che un uomo come il Ferento si pieghi fino a pagare il vostro silenzio, questo vorrebbe dire nascondere un delitto che va messo in luce, sopprimere un giorno di sbalordimento nella vita pubblica italiana; anzi vorrebbe dire ormai altra cosa: far s?? che un tal giorno venga ugualmente, ma che non sia da voi n?? da me lacerato il suo velo.

Poich?? tacevano perplessi, egli domand??:

??? Mi capite?

Uno alla volta, e insieme, cominciaron minutamente a contraddirlo.

??? Insomma, ragazzi, ??? li interruppe Dandolo bruscamente, ??? non perdiamo tempo. Chi di voi si sente il coraggio di presentarsi ad Andrea Ferento e dirgli su la faccia: ??? ??Voi avete avvelenato Giorgio Fiesco. O mi date una certa somma, oppure vi denunzio al Procuratore del Re??? No, ?? inutile che vogliate rispondermi: di voi due nessuno lo sapr?? mai fare. Il solo forse che ne avrebbe il coraggio, son io. Ma io non intendo affatto prendere questa via, prima di tutto perch?? non voglio denaro, poi perch?? venire a patti col Ferento sarebbe assurdo.

??? Assurdo?

??? ?? la parola esatta. Davanti al vostro dilemma, il Ferento corre al telefono e vi fa arrestare per ricatto. Insieme provvede fulmineamente a parare il colpo che la vostra imperizia gli avrebbe cos?? male assestato. Prove materiali non vi sono, per ora: ?? un potente, la giustizia ?? sua, la legge ?? sua, gli basta prevedere l'attacco per poterlo debellare. Voi fate questione dell'uomo che sia forte abbastanza per misurarsi con lui. Non ne vedo che uno: Salvatore Donadei. Del resto ??? concluse, ??? o voi m'ubbidite, o io me ne torno come son venuto e faccio a meno di voi.

??? Non ti eccitare, ??? lo persuase il Metello, con voce lusinghevole.

??? Io sono un uomo risoluto, ??? spieg?? Dandolo. ??? Vi ho messa una condizione dalla quale non receder??. La strada ?? una sola, e vi avverto che, se farete altrimenti, penser?? da me stesso ad informarne il Donadei.

??? Pu?? darsi che tu abbia ragione, ??? ammise per primo il Metello, ch'era uno spirito riflessivo. Ma Tancredo, nel cuor suo non intrepido e forse remotamente buono, ancora non aveva guardato mai da presso il caso di dovere abbattere con un colpo mortale quell'uomo che in fondo egli conosceva, che in fondo non era stato n?? orgoglioso n?? ingiusto con lui, quell'uomo inflessibile, che sapeva essere cos?? dolce nel parlare con la sua cognata, quel Ferento insomma, che forse aveva ucciso, ma chiss?? per quale ragione incomprensibile o necessaria... Ed ora, nell'apparirgli di questo inatteso evento, egli provava un senso non di sola paura, ma quasi di rimorso e d'inibizione, come se quei fermi occhi lo guardassero in faccia e quella voce calma gli ripetesse ancora una volta:

??Lei ?? il fratellastro di Giorgio Fiesco, ?? vero? E desidera vederlo? Venga, la condurr??.??

??? ??Estorcere denaro ad un milionario, ?? un conto; rovinare del tutto un uomo, non mi sembra pi?? la stessa cosa...?? ??? rifletteva Tancredo fra s??. Ma diede una scrollata di spalle, strinse la bocca e nulla disse.

??? Anzi, ??? afferm?? il Metello, ??? pi?? vi penso e pi?? vedo che hai ragione. Quando si tenta un'impresa di questo genere bisogna riuscire. Faremo come tu vuoi. Dunque racconta.

Il raccoglitore di farfalle cominci?? con un aforisma:

??? Voi dovete innanzi tutto sapere che l'uomo ?? naturalmente nemico del proprio secreto. Pensare una cosa vuol dire farla esistere; compierla significa tradirsi.

??? Sar?? benissimo, ??? gli accord?? il Metello, che amava i racconti laconici.

Ma Dandolo prosegu??:

??? Dovete anche sapere che l'individuo, nella vita sociale, non ?? mai veramente solo; c'?? qualcosa che vede, spia, vigila, origlia, fotografa i passi nel buio, indovina i movimenti traverso i muri, veglia sempre, sempre, dentro e fuori le case degli uomini. ?? l'Invisibile, che monta di fazione davanti alla nostra porta, che guarda per le serrature, sale sul tetto, scivola come un ladro gi?? per la cappa del camino; ?? l'Anonimo feroce, invidioso, pettegolo, astuto, proteiforme, che pare non somigli a nessuno ed ?? invece l'onnipresente complice di tutti quanti gli uomini.

??? Dandolo, per carit??!... ??? intercesse il Metello.

Costui non se ne dette per inteso.

??? E vi sono due specie di delitti: veloci e lenti. Se i primi possono talvolta contare su l'impunit??, gli altri, nella diuturna loro incubazione, finiscono con ravvolgere il colpevole d'un'atmosfera sospetta, che inevitabilmente lo tradisce. Ma tutto questo non v'interessa, mi pare...

??? Questa non ?? per lo meno la parte essenziale, ??? disse il Metello con urbanit??.

??? Invece, mio caro, questo ?? proprio l'essenziale. Io sono andato laggi?? solo per fare conoscenza con l'Anonimo, e sono stato cos?? abile da inspirare a costui la pi?? assoluta fiducia. Quella denunzia che noi porteremo contro Andrea Ferento non ?? opera mia n?? vostra; ?? l'Anonimo che ha lavorato per noi, ?? l'Anonimo che l'ha tessuta. Volessimo anche offrire a quest'uomo il dono del nostro silenzio, ?? forse troppo tardi: l'Anonimo l'accuser??. Ma sarebbe un'accusa vaga e disorganica, priva di un ordinatore che ne abbia raccolte le fila: io stesso; di un denunziatore che l'assuma: Tancredo; di un avvocato abile che ne dimostri l'efficacia: il Metello; d'un uomo potente che la sostenga: il Donadei.

??? Bravo! ??? esclam?? Saverio. ??? Per quello che mi concerne, io sono pronto.

??? Infatti, ??? concluse il raccoglitore di farfalle, ??? ora tocca a voi. Per mio conto vi affermo che il giudice istruttore in persona, con tutti i suoi sgherri, non potr?? fare pi?? di quello ch'io feci. Ho recitate venti parti nella commedia, senza mai perdere il filo. Vi basti sapere che il medico Paolieri mi ha promesso di venirmi a trovare in citt?? ed il vecchio Landi mi ha condotto ben due volte a visitare le sue campagne. Non vi parler?? dei De Martino, che, per farmi cosa grata, si sono messi a caccia di farfalle, n?? di venti altre persone delle quali ho notato come un fonografo tutte le parole importanti. Cominciamo dunque, se volete, a sfogliare l'incartamento...

Trasse alcuni fogli da uno scartafaccio che teneva nella tasca interna del suo giubbino, e sciolta la funicella che lo serrava, piegatala, messala via, distese le pagine ch'eransi arricciate e, con la voce metodica d'un cancelliere, dalla prima parola incominci??:

??Clemente Gaspare De Martino, di professione fittabile, nativo di... d'anni quarantasei...??

III

Salvatore Donadei stava scorrendo un fascio di giornali, che ingombravano la sua larga scrivania, quando l'usciere della redazione entr?? per la seconda volta ad annunziargli che due signori, dei quali teneva in mano i biglietti da visita, chiedevan con insistenza d'esser ricevuti per una comunicazione urgentissima. Salvatore Donadei sollev?? il capo selvoso, interruppe il segno azzurro che stava tracciando con una matita sul margine d'un articolo e domand?? nervosamente:

??? Ma insomma, chi sono costoro? Cosa vogliono?

L'usciere s'avanz?? verso la scrivania e vi depose i due biglietti da visita, che il Donadei sbirci?? in fretta: ??? ??Saverio Metello, giornalista?? ??? ??avv. Tancredo Salvi??

??? Quest'ultimo, ??? illustr?? l'usciere con un forte accento meridionale, ??? si dice fratellastro del defunto ingegnere Giorgio Fiesco. Vennero ieri e tornaron stamane; si dicono latori di una notizia che deve interessarla molto e rifiutano di abboccarsi con un qualsiasi redattore. Fanno anticamera dalle tre, ossia da un'ora e venti minuti. Mi sembran due persone pulite... ??? aggiunse con sussiego l'usciere loquace, il quale per tal modo si rivelava un profondo conoscitore d'uomini.

??? Seccature! ??? mormor?? il Donadei, carezzandosi la barba quadrata.

Rilesse attentamente i due biglietti da visita, indi soggiunse:

??? Via, sbrighi??moci! F??teli entrare.

E per non perder tempo riprese la lettura dell'articolo che andava sottolineando. Salvatore Donadei non credeva molto alle cose importanti, sopra tutto quando v'eran di mezzo un giornalista ed un avvocato; laonde alz?? appena lo sguardo sopra gli occhiali d'oro per osservare que' due sconosciuti che, varcando la soglia, si piegavan automaticamente in un profondo inchino.

??? Onorevole! Onorevole!... ??? dissero insieme.

Il Direttore della ??Crociata??, organo del partito cattolico, ch'egli rappresentava al Parlamento, rispose con un cenno lieve del capo ed in modo vago addit?? loro due seggiole. Saverio Metello si sentiva meno impacciato che non il suo compare Tancredo, forse perch'era pi?? piccolo ed occupava meno spazio. Ma infine sedettero, il Metello a destra, Tancredo a sinistra della scrivania, e precisamente Saverio alla sinistra ed il Salvi alla destra dell'onorevole Salvatore Donadei, il quale faceva scivolare dall'uno all'altro un lento sguardo lumacoso dietro i suoi convessi occhiali d'oro.

Tancredo che, poverino, era di nervi ultrasensibili ed aveva il brutto vizio d'analizzar le persone, anzi d'immaginarle a modo suo, non era punto soddisfatto della prima impressione che gli diede quella faccia. Il Metello invece se ne infischiava.

Siccome il silenzio durava oltre quell'attimo che prepara ogni esordio, il Donadei raccolse i due biglietti da visita e li lesse ad alta voce con aria interrogativa.

??? L'avvocato Tancredo Salvi?

??? Son io! ??? esclam?? costui, dando un piccolo sobbalzo su la sedia.

??? Saverio Metello? ??? fece il Donadei, volgendo il capo a sinistra.

??? Per servirla.

Il direttore della ??Crociata?? li squadr?? una seconda volta, serrandosi nel pugno la quadrata barba castana, e li esort?? nervosamente:

??? Dicano, dicano pure.

La mano grassa e villosa dell'onorevole tamburellava su la scrivania, facendo splendere un grosso brillante, che dava noia a Tancredo. La catenella d'oro degli occhiali gli dondolava sul rovescio della giacchetta nera. Infine Saverio trov?? l'esordio.

??? ?? una cosa delicata, ??? incominci?? con somma cautela, ??? cos?? delicata che mi trovo impacciato nell'esporla, essendo questa la prima volta che ho l'onore di parlare con lei.

??? Per quanto delicata sia, loro han certo interesse a farmela sapere, dal momento che han sollecitato un convegno per parlarmi, ??? osserv?? l'onorevole, con l'urbana ironia d'un sorriso che gli scivolava gi?? dai labbri tumidi nella barba liscia.

??? Onorevole, ??? disse il Metello con un sottil riso, ??? mi permetta un breve preambolo ancora, poich?? la ragione che ci persuase a venire da lei riuscir?? certo ad interessarla pi?? di quanto ella supponga. Nell'alta sua posizione politica e come Direttore d'un grande giornale cattolico, ella ?? forse troppo sovente assediato da importuni e da sollecitatori d'ogni genere perch?? due sconosciuti non muovano in lei un senso di naturale diffidenza.

??? Affatto, affatto, ??? cred?? opportuno inframmettere l'onorevole Donadei.

Ed il Metello con assoluta padronanza continuava:

??? Ecco, mi spiegher?? in due parole. ?? avvenuto un fatto assolutamente imprevedibile, del quale siamo i primi ed i soli depositari. Fra tutte le persone alle quali questa rivelazione potrebbe interessare ??? e sono a un di presso tutti i pi?? cospicui personaggi della politica e del giornalismo italiano ??? abbiamo scelto, onorevole, di far capo a lei.

Tancredo ammirava senza limiti la disinvoltura del suo compagno e l'ascoltava guardandolo a bocc'aperta, quasi ch'egli stesse per rivelare un fatto a lui medesimo sconosciuto. Salvatore Donadei s'affond?? mollemente nella poltrona di cuoio, e sollevando gli occhiali per la catenella d'oro se li riappinz?? sul naso.

??? Ma, ecco, veda, egregio signor... egregio signor... ??? cerc?? il biglietto da visita e soggiunse: ??? Metello! Da quanto ella mi dice non comprendo bene due cose: n?? qual genere di fatto ??assolutamente imprevedibile?? sia potuto accadere, n?? per qual ragione loro abbiano scelto di dirigersi proprio a me.

E con la sua bocca dolciastra fece un sorriso che non mancava d'arguzia.

??? Vuol permettermi, onorevole, ch'io cominci col rispondere alla sua seconda domanda?

??? Scelga lei, ??? fece l'onorevole con l'aria di chi deve prepararsi ad una lunga pazienza. Ed il Metello riprese:

??? Capitanare un partito politico vuol dire necessariamente avere un'idea da difendere, una da combattere; non solo, ma certi uomini da spalleggiare, altri da colpire, e da colpire, poich?? son nefasti, quanto pi?? si possa nel cuore.

??? L'uomo, l'uomo... ??? interruppe quietamente il Donadei, ??? ?? una faccenda secondaria. Non ?? mai contro gli uomini che si deve infierire.

??? S??, certo. Ma quando ?? appunto un uomo, con la sua forza, con la sua potenza, con la sua dura volont??, quegli che rende inespugnabile tutto un ordine d'idee contro le quali si combatte, allora diventa inevitabile un duello del capo contro il capo, finch?? il pi?? forte vinca. Le pare?...

Egli disse cos?? dolcemente questo: ??? Le pare?... ??? che il Donadei lo guard?? tre volte consecutive con una specie di maraviglia. Poi si risollev?? alquanto su la poltrona dov'erasi affondato, la trasse un poco avanti contro la scrivania, su la quale si appoggi?? con un gomito. Infine ammise, come per condiscendenza:

??? Gi??, gi??...

Tancredo in quel mentre osserv?? che su l'anulare sinistro egli portava l'anello nuziale; onde si mise ad immaginare come poteva essere la moglie di quell'uomo capelluto e barbuto. Chiss?? per qual ragione, se la figur?? alta, ossuta, ferrea, vestita severamente, con la pelle un po' giallastra, certe maniere brusche, una pettinatura stretta, la voce quasi virile. Nel medesimo tempo invidiava la genialit?? di Saverio Metello e si sentiva cos?? lontano dal poter prender parte al discorso, che avrebbe quasi preferito non trovarsi l??.

??? Allora? ??? fece l'onorevole per spinger oltre quella conversazione che non gli pareva del tutto oziosa. Il Metello abbass?? la faccia, quasi per dar prova di una rara modestia.

??? Non vorrei presumere troppo delle mie forze, ??? disse con umilt??, ??? se io credessi di poterla menomamente aiutare, dir?? meglio secondare, in quella magnifica lotta che da molti anni ella sostiene con una tenacit?? coraggiosa ed infaticabile. Ho detto secondare, ma non ?? questa nemmeno la parola: dovrei dire ??servirla??, dovrei dire ??mettere nelle sue mani quella terribile arma, di cui la sorte ci rese possessori e padroni.??

L'onorevole aggrott?? le ciglia e si pass?? una mano sui lisci capelli, d'un denso color castano, ch'eran divisi nel mezzo da una fina scriminatura. Cos?? barbuto e capelluto, con gli occhiali a cerchi d'oro ed il compassato abito nero, aveva un aspetto indeciso fra il bibliotecario ed il prete armeno, con qualcosa d'ispirato e di subdolo nell'incerta fisionomia.

??? Egregi signori, ??? disse in tono declamatorio, ??? se andassimo avanti un pezzo con tali preamboli vedo che si rischierebbero due cose: la prima, di perdere gran tempo, la seconda, di non comprenderci affatto.

??? Ella infatti ha ragione, onorevole. Non abbiamo alcun interesse a perder tempo, ed ancor meno a tardare oltre nel comprenderci.

Sorse in piedi, e puntando ambe le mani su la scrivania si protese un poco innanzi, verso l'uomo che l'ascoltava, poi disse con una specie di crudelt?? sarcastica:

??? Onorevole Donadei, mi permetta una immagine. Come alla figlia di Erode, noi veniamo a portarle sopra un vassoio d'argento la testa recisa del suo nemico. In altre parole, noi siamo in grado di produrre istantaneamente la pi?? clamorosa e pi?? doverosa demolizione della quale possa oggi divenir spettatrice l'Italia!

Poi si ritrasse con un moto repentino, e torn?? a sedere, fissando co' suoi lucidi occhi bigi Tancredo che impallidiva. Egli non lo aveva seguito che parzialmente, ed era rimasto indietro a raccapezzarsi con la figlia di Erode. Ma, durante quel grave discorso, la faccia dell'onorevole si era fatta rossa e concitata, forse di maraviglia, forse di sdegno, sicch?? il Metello temette di aver precipitate le cose. Infatti Salvatore Donadei durava uno sforzo, visibile in ogni muscolo della sua faccia, o per dominare una repentina collera o per riaversi da un eccessivo stupore. Come un uomo colto in fallo, cerc?? dapprima di schermirsi.

??? Non ho il bene di comprendere le sue similitudini, egregio signor Metello! ??? esclam?? con sussiego. ??? Ma per sua regola mi pregio avvertirla che non son uso a barattare la testa di chicchessia sopra vassoi d'argento n?? di alcun altro metallo!

Saverio chin?? la faccia e tacque. Solo, dopo una pausa, rispose:

??? Certamente mi sono espresso male.

??? Molto male! ??? asser?? con intendimento l'onorevole Donadei. ??? Ed in primo luogo mi piacerebbe sapere per qual verso ella supponga di conoscere i miei giurati avversari, e mi presti l'idea di volerli sbaragliare con ferro e con fuoco?

Saverio tacque ancora, ma un risolino beffardo incresp?? la sua bocca. La voce dell'onorevole si fece pi?? sardonica nel chiedere ambiguamente:

??? E il nome? Quale mai sarebbe il nome di questo San Giovanni Decollato?

??? Credevo, ??? spieg?? il Metello con audacia, ??? che si trattasse di Andrea Ferento.

??? Ah, vedo... ??? fece l'onorevole con una voce bianca. E ripet?? ancora due volte: ??? Vedo, vedo...

Il Metello s'accorse che la sua temerit?? non era stata vana e pens?? d'incalzare.

??? Ho preferito entrar in argomento con parole esplicite, anzich?? tergiversare. Comprendo che la mia sincerit?? possa parerle un'indiscrezione, tuttavia...

??? Tuttavia sono stupefatto ch'ella voglia insistere! ??? l'interruppe il Donadei, senza un soverchio sdegno.

??? Tuttavia, ??? insist?? il Metello, ??? mi permetto di farle osservare, a mia difesa, che, se mi sono ingannato nell'attribuirle un nemico immaginario, dieci anni di attenzione indefessa alla sua opera valorosa eran l?? per convincermi di questo errore, poich?? la vita degli uomini che governano i partiti cade necessariamente in dominio del pubblico e sopra tutto dei loro partigiani. Le passioni, gli od??, gli amori, le sconfitte o le vittorie d'un capo non appartengono a lui solo.

??? Ma, scusi, ??? l'interruppe il Donadei con un vibrato risentimento, ??? io non mi sono ancor presa licenza di chiederle chi ella sia veramente, n?? sotto qual veste si arroghi la libert?? di parlarmi in tal modo!

??? Io sono stato fino ad oggi un semplice spettatore, onorevole Donadei! Ma uno spettatore che di punto in bianco s'alza dalla platea ed affronta la scena per rappresentarvi una parte capitale.

Tancredo non aveva mai conosciuto al suo compare uno stile cos?? altisonante, e ne restava sbalordito, soggiogato, come di fronte ad una rivelazione. Lo stesso Donadei parve sorpreso d'una cos?? tranquilla sicurezza, ed avrebbe voluto rivolgergli un gran numero di domande, che ancora gli parvero inopportune.

Saverio Metello si stropicci?? le mani, le sue mani aride, giallastre, che parevan due nervosi artigli, quindi ricominci??:

??? L'uomo che non ?? stato finora alla merc?? di nessuno aveva, come il Colosso di Rodi, i piedi d'argilla. Ora ?? nelle nostre mani, e possiamo d'un colpo stenderlo a terra, per sempre.

La sua faccia splendeva d'un malvagio lume; le palpebre raggrinzite gli battevano sui piccoli occhi bigi.

Salvatore Donadei si raccolse di nuovo nel palmo la fosca barba quadrata, ed insaccando il collo nel largo solino ammiccava di qua, di l??, fuggevolmente, quasi per dissimulare la sua tentazione di scendere a patti con que' due sconosciuti.

??? Ma tutto questo non ?? possibile! ??? esclam??, dopo una lunga pausa, guardando con una specie di compassione que' due meschini uomini che pretendevano di aver catturata una cos?? bella preda.

??? Impossibile! assurdo! ??? esclam?? ancora, scrollando le spalle, e con la voce dell'uomo il quale rinunzi a nutrire un'illusione troppo diversa dalla realt??.

Questo era il punto cui lo attendeva Saverio. Lo stesso Tancredo si gonfi?? d'un tal sorriso di sufficienza e di potenza che avrebbe da s?? solo debellata la pi?? tenace incredulit??.

??? ?? quello che vedremo! ??? disse a fior di labbro, aggrottando la fronte.

??? Tutto questo infatti, ??? ammise il Metello, ??? ha l'aria d'una favola, o per lo meno d'una millanteria. Ma so che il suo tempo ?? prezioso, onorevole, e non sarei certo venuto a farglielo sprecare inutilmente. Inoltre so di trovarmi dinanzi ad un uomo il quale ha bisogno di prove, non di sussurri, e non vuole daghe di cartapesta ma buone lame da combattimento. Insomma, onorevole Donadei, se io le dessi la prova tangibile di quel che ora le affermo?

??? Sarebbe un altro conto, ??? si lasci?? sfuggire il Direttore della ??Crociata??. Ma si riprese tosto, ed aggiunse un: ??Ossia...??, cui dovette cercare il s??guito. ??? Ossia, come Direttore d'un giornale cattolico, mi presterei volentieri all'esame di questa faccenda.

??? Esaminiamo, ??? disse il Metello pacatamente, con un respiro di sollievo.

??? Ma no, ma no, ella precipita!

??? Non precipito affatto, onorevole: io comincio appena. E comincer?? con un'ipotesi... Vuole?

Salvatore Donadei, con il palmo della sua mano grassa e villosa carezzava il bracciuolo della poltrona di cuoio; la barba gli nascondeva il mento poggiato su l'ampia cravatta nera; la catenella d'oro degli occhiali, passata dietro l'orecchio sinistro, gli dondolava su la spalla mal costrutta e pesante.

Saverio, a sua volta, si abbandon?? contro la spalliera della seggiola, e, dim??ntico dell'ipotesi, fece quest'affermazione tranquillamente recisa:

??? Noi due, qui presenti, l'avvocato Tancredo Salvi ed io stesso in persona, il giornalista Saverio Metello, abbiamo quel tanto che basta per denunziare Andrea Ferento al Procuratore del Re.

Avessegli fatto scoppiare un petardo sotto la poltrona, l'onorevole non avrebbe dato un simile sobbalzo.

??? Cosa diavolo? cosa diavolo?... ??? cominci?? a balbettare. Divenne rosso apoplettico ed arrotol?? la sua barba quadrata in una specie di lungo pungiglione, che gli sfuggiva dalle dita sparpagliandosi a ciuffi. Poi disse: ??? Zitti ... zitti! ??? E levatosi, and?? ad accertarsi che le due porte fossero ben serrate, quella sopra tutto che immetteva nel corridoio ed era una porta vetrata. Il Metello profitt?? di quella pausa per strizzare l'occhio a Tancredo.

??? Anzi, ?? una cosa certa, ??? soggiunse. ??? Noi denunzieremo Andrea Ferento al Procuratore del Re.

??? Zitto, zitto... ??? suggeriva l'onorevole, tornando verso la scrivania. Tancredo l'osservava nel frattempo con una specie d'avversione invincibile.

Era piuttosto alto e tozzo, con il capo leggermente piegato su la spalla sinistra, molto pi?? larga e pi?? bassa dell'altra, la quale invece gli si raggruppava contro il collo dandogli cos?? un'apparenza, non di gobbezza, ma di estrema goffaggine. La marsina, sciupata nelle falde, gli faceva molte grinze al sommo del dorso incurvato; il bavero gli entrava sotto la folta capigliatura, che impolverava la schiena d'una forfora biancastra. I polsi grassi occupavan interamente i polsini rotondi, ch'erano chiusi da un largo bottone di corniola, mentre una doppia catena d'oro, passando per un occhiello del panciotto, scendeva con due curve abbondanti a nascondersi nei taschini opposti.

La faccia, tra capelli e barba, era quasi tutta occupata da un'alta fronte convessa, che pareva gonfia di cervello ed esprimeva una certa quale potenza bovina e quadrata, la quale metteva un non so che di spazioso in quella ingrata fisionomia.

Egli torn?? a sedere nella poltrona di cuoio, e chinatosi verso il Metello, con un sorriso viscido si mise l'??ndice su la bocca.

??? Non parliamo forte, mi raccomando...

Il Metello accenn?? di aver compreso e tacque. Allora il Donadei si rivolse a Tancredo come per interrogarlo, poi di nuovo si pieg?? verso il Metello, bisbigliando:

??? Ma ?? poi vero quello che loro mi dicono? ?? mai possibile che la loro denunzia contenga un fondamento serio?

??? Dica una certezza, onorevole! O, volendo essere prudenti all'eccesso, dica una presunzione di verit?? cos?? forte, che ne' suoi effetti equivale ad una prova inconfutabile.

??? Ah, ma queste prove... queste prove per ora mancano?...

??? Ne abbiamo ad usura! Prove indiziarie e testimoniali, s'intende, ma che basteranno allo scopo, non dubiti.

??? Insomma ella si diverte a trascinarmi per un labirinto nel quale non vedo che tenebra!

??? Eppure, ??? disse il Metello con prontezza, ??? lei solo pu?? tendermi quel filo d'Arianna che ci condurr?? verso la luce.

??? Sarebbe?... ??? interrog?? l'onorevole con una voce opaca.

Il Metello rispose con soavit??:

??? Quando si ?? nel buio, e si vuol entrambi andare verso una meta, ?? qualche volta necessario tendersi la mano anche fra sconosciuti.

??? Le sue metafore, signor Metello, sono abbastanza eloquenti!

??? Non ?? colpa mia, onorevole! ??? si scus?? il Metello col suo pi?? modesto sorriso. ??? Che vuole? Abbiamo condotta un'istruttoria lunga, laboriosa, pericolosa; da un piccolo indizio, da un fatto quasi trascurabile, che sarebbe sfuggito ad altri, noi ci siamo accinti ad una impresa che poteva parere, non dico assurda, ma cento volte pazza e fantastica. Siamo stati in un certo senso i Cavalieri dell'Ideale, abbiamo incatenate le ali dei mulini a vento... Ed ora, ??ccoci qui a dirle che la nostra opera ?? compiuta, l'istruttoria ?? chiusa, e noi siamo arbitri, sia di abbattere quest'uomo che di accordargli l'impunit??... Ed abbiamo risolto di far scegliere a lei quale, fra le due cose, preferisca.

Da uomo astuto il Donadei certo comprese quel mercato che gli si proponeva, ma finse di non avvedersene e disse in tono declamatorio:

??? Io non ho, signor Metello, altra preferenza che quella di seguire in tutte le mie azioni l'onest?? e la giustizia.

??? Per questo appunto siamo venuti ad importunarla, onorevole Donadei, ??? rispose il Metello con tanta naturalezza, che la sottile ironia delle sue parole parve inafferrabile.

??? Sicch??? ??? fece il Donadei, grattandosi la fronte. ??? Concludiamo.

??? Volontieri, ??? disse il Metello. ??? Si tratta...

??? Si tratta innanzi tutto, ??? lo interruppe l'onorevole con una voce sbrigativa, ??? di dimostrarmi che i fatti stanno come loro affermano, cio?? che non si siano per caso fatta un'illusione qualsiasi, n?? involontariamente, n??...

??? Va bene, ??? rispose con semplicit?? il Metello davanti a quella pausa.

??? Questa ?? sopra tutto la cosa che m'interessa, ??? incalz?? nervosamente il Donadei. ??? Perch'ella mi vorr?? concedere che, davanti ad un fatto cos?? enorme, io debba sollevare i miei legittimi dubbi e creda necessario di appurare in modo concreto le sue affermazioni.

Saverio Metello si guard?? le unghie, simulando una specie di esitazione, poi disse con aria pudica:

??? Ella comprender?? bene, onorevole, che appunto perch?? siamo depositari, non di cose fantastiche, ma di assolute verit??, lo scopo che ci condusse qui non poteva essere uno scopo semplicemente, come direi?... platonico.

Di nuovo l'onorevole prefer?? non comprendere. Trasse dal taschino del panciotto un cronometro d'oro voluminoso, ed appress??tolo all'orecchio l'ascolt?? con attenzione.

??? I documenti che sono in nostro possesso, ??? precis?? il Metello, ??? e l'azione che noi, anzi noi due soli, possiamo svolgere, assumendone intera la responsabilit??, rappresentan un valore altrettanto ragguardevole, quanto ?? spaventoso l'effetto che sono destinati a produrre.

??? Ella vuol alludere, se non erro, ad un valore finanziario? ??? disse deliberatamente l'onorevole Donadei.

??? Voglio alludere, ??? spieg?? il Metello senza turbarsi, e valendosi d'un'amabile perifrasi, ??? alla certezza in cui siamo di poter scegliere a nostro beneplacito fra l'accusa ed il silenzio. Ella sola ?? arbitra fra le due soluzioni e pu??, come le aggrada, persuaderci a volere sia la rovina come la salvezza di quell'uomo.

??? Perdoni, perdoni... ??? l'interruppe ancor pi?? nervoso l'onorevole Donadei, ??? ma non ?? questo il luogo per parlare di simili cose, tanto pi?? che il tempo stringe.

Si pass?? le dita fra i capelli, con l'attitudine di una persona che stia dibattendosi fra la diffidenza e la tentazione; poi disse con frasi veloci:

??? Certo, certo, quanto ella ?? qui venuto a riferire non manca d'impensierirmi gravemente... Non ho luogo di sospettare ch'ella si faccia illusioni, tanto pi?? che uno di loro, se bene intesi, deve appartenere alla famiglia d'un uomo che ho molto apprezzato e venerato: Giorgio Fiesco.

??? Io, per l'appunto. Eravamo fratelli, fratellastri... ??? precis?? Tancredo, con modestia e con malinconia.

??? Ottimamente, ottimamente! E poi non vedo quale scopo li avrebbe indotti a venire da me, se le cose non fossero quali mi affermano... Per??, ecco, vedano, a me preme anzi tutto far loro una dichiarazione. Ed ?? questa: che nessun motivo d'animosit?? privata, nessuna ragione d'odio, n?? di rancore, n?? di passione mia propria, mi spinge ad accanirmi contro quest'uomo cui loro si propongono di muover guerra. In lui non vidi finora che l'avversario del mio principio, il negatore della mia fede, ma anzi un bello e nobile avversario. Non potrei dunque partecipare a tutto ci??, se non nella mia veste di uomo politico e per quel dovere imprescindibile che mi viene imposto dalla mia qualit?? di Direttore d'un giornale cattolico.

??? S'intende... ??? mormor?? il Metello con un fil di voce.

??? Insomma sentano, ??? concluse il Donadei; ??? sarebbe assai meglio se loro potessero venire a casa mia, dove si discuterebbe con maggiore tranquillit??.

I suoi occhi profondi guizzavano dietro gli occhiali, con una rapidit?? sinistra.

??? A' suoi ordini, onorevole, ??? rispose il Metello. ??? E quando?

??? Per esempio, se loro son liberi, anche stasera...

IV

Ormai la denuncia era stata deposta in mani al Procuratore del Re; da ventiquattr'ore i giornali divulgavano a grosse lettere la notizia stupefacente; l'infamia stava per assalirlo impreparato e solo.

Una mattina, d'improvviso, lo si avvert?? per telefono della denunzia. Credette ancora d'essere in tempo a salvarsi, od almeno ad evitare lo scandalo pubblico, allorch??, la sera del giorno stesso, nel tornare verso la propria casa, dove ignara e nascosta l'amante lo attendeva, ud?? gridare dagli strilloni l'accusa irremediabile, che trascinava nel rumor della strada l'alto potere del suo nome.

??La Crociata?? era uscita con un supplemento, poche ore dopo il mezzod??; conteneva un articolo scaltro e feroce firmato ??Ergo??, ch'era il nome giornalistico del Donadei. L'edizione and?? a ruba; gli altri giornali, usciti a breve distanza l'un dall'altro, furono saccheggiati; la vita cittadina s'interruppe, la strada cominci?? a guerreggiare di partigiani e d'avversari.

Tutto ci?? era come l'ondata che soverchia la diga ed ogni cosa travolge; accadeva nella vita uniforme d'ogni giorno il tragico fatto clamoroso che innamora e spaventa la folla.

Un giorno viene, in cui l'uomo destinato ad essere troppo solo deve dare la sua battaglia. Era l'ora, ed egli lo sent??.

Lo sent?? con una specie di riso convulso che gli torse l'anima, con una specie di piacere selvaggio e d'implacabile crudelt??. S'apparecchi?? alla lotta in un momento, in un baleno fu pronto.

Allora s'accorse d'aver avuta infatti l'oscura intuizione che gi?? da tempo qualcosa pur s'andasse tramando nell'ombra contro di lui. Ma quando s'avvide che ormai era tardi per ogni riflessione, pi?? che stupore e stordimento, n'ebbe un senso quasi febbrile di gioia. Gioia di sentirsi affrontato, gioia di potersi difendere, gioia di vincere quello stato d'animo, indeciso e pressoch?? aspettante, nel quale si era sentito sperdere in que' giorni pieni d'ambiguit?? che seguirono il suo delitto. Ma ora, d'un tratto, si ritrovava come una volta l'uomo cui era necessario aver molti nemici ed implacabili, avere davanti a s?? una forza infuriata e serrata, contro la quale misurarsi a viso aperto.

Bellissimo era, bench?? orrido, questo giorno che lo toglieva dal suo torpore! Adesso finalmente gli era necessario difendersi contro mille: questo lo lavava dall'aver infierito, egli, cos?? forte, contr'un uomo solo.

V'eran ancora intorno a lui nemici attenti e gagliardi, persone che di soppiatto avevano spiata la sua ombra, ed apertamente ora si radunavano per abbatterlo dal suo piedestallo, poich?? li molestava! Il morto, quegli che la sua mano aveva ucciso, non era pi?? un povero fratello buono ed esausto, ma una moltitudine selvaggia, piena di muscolo e di potenza che dalla violenta strada si avventerebbe contro lui per sopraffarlo, per contendergli la vita, per esercitare contro l'uomo incurvabile una vendetta soffocante.

Ma egli non avrebbe indietreggiato! Poich?? gli pareva che tutto fosse lecito nel mondo, tranne che indietreggiare.

Senza dubbio, davanti un'assemblea d'uomini avrebbe potuto arrogarsi di giudicare l'opera sua? Qual'era la giustizia umana che chiamerebbe Andrea Ferento a sottomettersi come un reo?

Orbene, ancora una volta questo si vedrebbe fra lui e loro, da uomo ad uomo, i mille contr'uno! Ancora una volta egli griderebbe loro in faccia la sua parola magnifica: ??No!??

Senza dubbio, davanti un'assemblea d'uomini suoi pari, si sarebbe alzato e avrebbe detto: ??? ??S??, ho ucciso.??

Ad uomini capaci di comprenderlo avrebbe fatta la storia breve, barbara, del suo delitto:

??Ascoltate. Uccidere perch?? si odia, ?? facile; uccidere perch?? si teme, pi?? facile ancora. Ma spegnere la creatura che si ama, la creatura fraterna, indifesa e debole, spegnere l'uomo al quale si darebbe la propria vita serenamente se questo fosse necessario, non vi sembra, o giudici, l'estremo pi?? insuperabile della volont?? umana? Uccidere perch?? il vostro cervello, nitido, sicuro, vi dice: ??? ??S??, lo puoi. S??, lo devi!?? ??? mentre il cuore convulsamente si rifiuta e mentre sapete, o giudici, che in quell'atto rinnegherete l'intera vostra vita, l'intera opera vostra... non ?? forse una prova di volont?? cos?? possente che pare non la contenga e non la possa compiere il cuore d'un uomo?

Eppure io lo feci, con questa mano che ancor oggi non trema.

Lo feci, perch?? dovetti risolvere da me stesso un dilemma invero terribile: ??? O affrettare appena l'agonia d'un fratello condannato, o lasciare che finisse con un dramma la vita radiosa e fertile della donna che amavo.

Qui ?? tutto il problema, o giudici sereni: ??? Abbiamo noi il diritto, noi che studiammo la morte come una scienza precisa, noi che salvammo tante creature, le quali non appartenevano al nostro cuore, noi che vediamo il segno infallibile delinearsi nella materia moritura, abbiamo noi il diritto, in certi casi, d'impadronirci della morte?

E chi me lo vieta, se io non credo nell'uomo divino, come non credo nel miracolo che nessuno mai vide? Perch?? dunque rimarrei spettatore neghittoso d'un breve indugio davanti al sepolcro inevitabile, quand'esso deve trascinare con s??, nel suo calamitoso cerchio, un'altra vita gonfia di albore, la quale ambisce a splendere con libert?? e con gioia?

La natura non m'insegn?? a rispettare ci?? che vive; tanto meno ci?? che muore. Io, che studiai me stesso e le ragioni del mio essere con aperti occhi, son nato dalla strage, son venuto al mondo in mezzo alla strage, sar?? afferrato nel dissolvimento perpetuo che sta nell'atomo e nell'immenso come una bufera universale.

Nella distruzione di tutte le cose non ho fatto che accelerare d'un lieve attimo il rumore fuggevole d'un'agon??a.

Per compiere questo atto infinitesimo di libert?? ho dovuto lottare con disperazione contro tutte le assurde paure che incatenano la coscienza dell'uomo; ho vinto, perch?? ho saputo esserne pi?? forte.

O giudici sereni, rispondete per me a quella turba urlante, che soltanto la mia coscienza ?? sopra l'opera mia, poich?? appartengo alla dinast??a che promulga le leggi ma non le soffre, che inventa il bene ed il male, ma non pu?? in alcun modo esserne disciplinata.

Se venuta ?? l'ora ch'io mi nomini, vi dir?? che sento gravare su le mie spalle il peso della porpora imperatoria.

Non camminai fuori dalla strada; naturalmente mio, per forza di cose, doveva essere il privilegio del quale mi cinsi.

Dunque perch?? condannereste l'uomo che solo acceler?? di qualche istante una inguaribile agon??a, quando quest'uomo, per i legami che l'uniscono al suo stato, al suo tempo, alla sua razza, gi?? si ?? reso complice di mille uccisioni? Perch?? mai sarebbe criminosa quella volont?? singola dell'uomo, che, divenuta una volont?? collettiva, non lo sarebbe invece pi???

Infatti non comprendo perch?? domani mi sia lecito, anzi mi sia doveroso, abbattere con un colpo di fucile, anche proditorio, un essere umano il quale non ebbe in mio confronto altra colpa se non quella di nascere due palmi al di l?? dal mio confine, mentre sar?? impedito, a me scienziato, curvo sopra un morituro che vedo gi?? cadavere, d'instillargli nell'arteria quella goccia rapida che lo toglier?? dal suo tormento, quand'io, libero uomo, lo stimi necessario, quand'egli, libero uomo, parimenti a me lo chieda, e quando ??? ascolt??temi bene, perch?? in questo ?? l'essenziale, ??? quando l'affrettare di cos?? pochi attimi una sicura morte, vuol dire schiudere ad altre creature la via della implacabile vita e della umana felicit??.

In verit?? non vi sono ideali: l'uomo ?? solamente un rapinatore.

E poi dirvi ancor questo: ??Mi sono arrogato il mio naturale arbitrio di ribelle che a nessuno ubbidisce. Ho ucciso, perch?? fui certo anzi tutto che questo privilegio fosse degno di me. Ho ucciso, perch?? il saper dare quella morte fu l'atto di coraggio pi?? spaventoso ch'io potessi compiere; ed il coraggio mi piace, perch'esso ?? veramente un istinto della natura, la quale ?? tutta coraggiosa, da' suoi oceani alle sue tempeste.

Ed ho inoltre ucciso perch??, in un minuto secondo, ho sentito di amare pi?? una donna che la ragione totale di me stesso, pi?? una donna che l'infinito errore umano, pi?? una donna che il mondo...

O giudici sereni, io sono medico e gli uomini ho curati con amore; molti medici dopo di me insegneranno a vivere fisicamente felici; un profeta ?? in cammino verso il domani, dal quale sar?? cantato il dio che muore con l'uomo, dal quale sar?? benedetta la magnifica Inutilit?? della vita...

Questo dio, nel quale io credo, assolve, o giudici, il mio delitto??

S??, certo: cos?? avrebbe parlato Andrea Ferento, davanti un'assemblea d'uomini suoi pari.

Ma chi lo chiamava per iscolparsi era l'ubbriaco volgo messo in tumulto da un pugno d'aizzatori, era, una volta di pi?? nell'immutabile storia, la ciurma contro il capitano.

A costoro, a tutti costoro, poco importava di vendicare un morto. Ma che davanti all'opaca uniformit?? dei loro istinti plebei un uomo inflessibile osasse divenire il pi?? solo ed il pi?? alto ribelle; questo non si voleva. Che davanti all'immensa titanica marea di servit?? baldanzosa, ??? la quale, dopo aver decretati a suo piacimento quelli ch'essa ritiene i veri diritti dell'uomo, sotto le bandiere mendaci della fratellanza e dell'uguaglianza, con forsennata rabbia, si scaglia all'assalto del potere, ??? un tale osasse affermar loro che non erano in verit?? n?? liberi n?? uguali, n?? degni men che mai di esercitare sul mondo la loro disgregata e povera tirann??a: questo non si voleva.

Ebbene, egli si sentiva pieghevole ancora come a' suoi primi vent'anni! Una sete di vivere e di vincere lo stringeva soffocantemente alla gola.

Bastava solo provocarlo: e questa era la provocazione. Chi fossero i sobillatori, poco gl'importava conoscere, tanto li disprezzava. Erano avversari, e bisognava combattere.

Confessare a questi giudici: ??? ??S??, ho ucciso,?? ??? voleva dire arrendersi.

Ma egli non s'arrenderebbe che morto.

Era un laido e piccolo episodio della sua guerra: nondimeno bisognava passar oltre. Nasceva novamente l'equivoco singolare che gi?? era sorto all'inizio del suo cammino, quando coloro che avevan nel ribelle intravveduta la figura del tribuno, e supposto ch'egli si facesse l'alfiere delle lor piccole pretensioni, s'accorsero di scoprire in lui, nel medesimo tempo, il repressore, il despota, l'uomo che adoperava le folle anzich?? portarne le bandiere, ??? e l'accusarono di tradimento.

Per contro egli sapeva di aver ubbidito a s?? stesso in un modo magnifico ed orrendo. Ma ora verrebbe una folla amorfa, che si radunava solo per poter tiranneggiare, che solo coesisteva in forza del suo selvaggio istinto micidiale, verrebbe una folla nemica d'ogni temerit?? solitaria, per contestargli quell'atto supremo d'indipendenza, del quale s'era creduto degno come d'un rosso mantello di porpora, come d'un privilegio terribile inerente alla sua sovranit??.

Davanti a questa folla ostile, che cercava solo un pretesto per abbatterlo, sarebbe stato vano sostenere il diritto che a lui sovranamente apparteneva.

A tali giudici egli direbbe: ??? ??Non ?? vero: non ho ucciso.??

Poich'essi non potrebbero mai ammettere n?? comprendere il suo delitto, bisognava negarlo; poich??, di fronte alla legge da essi dettata, Andrea Ferento non valeva pi?? che l'ultimo ed il pi?? briaco degli spazzaturai, bisognava ch'egli riuscisse a debellare questa legge assurda, nel solo modo che aveva in suo potere, cio?? negando.

Era un tragico momento, nel quale non si poteva concedere il lusso di affermare la verit??; non poteva tendere inanemente i polsi, e dire: ??? ??Incaten??temi!?? ??? poi camminare fra due sgherri in mezzo alla folla sibilante.

Forse ancor lontano per essi era il giorno del trionfo, e per lui della sua fine. Se costoro possedevan le lor plebi, e con parole capziose le infocavano per avventarle nella piazza, egli a sua volta ritroverebbe la sua schiera, minore forse di numero, ma temeraria e bene apparecchiata. Guerra per guerra, egli si sentiva capace tuttavia di mietere nelle lor stesse file, di farsi camminare dietro il popolo, solo perch?? passava: maravigliosa virt?? che posseggono i capitani. Si sentiva capace ancora d'affrontare il linciaggio e tramutarlo in ovazione, come al tempo de' suoi primi vent'anni, quand'egli amava, pi?? che la potenza, il potere.

Non puranco venuto era il giorno che Andrea Ferento si riducesse a vivere nella tebaide, n?? recisi aveva i legami tessuti fortemente in altre ore di battaglia, quando si accinse a dare quella scalata che poi gli parve inutile; non era del tutto un condottiero senza esercito, un capitano senza bandiere.

Si voleva la testa di Andrea Ferento?

Egli non darebbe la sua testa. Era necessario mentire? E mentirebbe. Era necessario far pesare il suo pugno di ferro su le amministrazioni arrendevoli? E questo si farebbe.

Se un bando era gridato contro la testa del ribelle, per infiggerla sopra un'asta e portarla in giro ad ammonimento dei servi riottosi, egli non darebbe la sua testa! Ma, per un'ultima volta, nella iraconda gioia del pericolo, griderebbe loro in faccia la sua parola magnifica: ??No!?? La testa di Andrea Ferento valeva ben altra battaglia, e non la porterebbe in trionfo, per trastullo dei chierici e di liberti, la lancia di un Salvatore Donadei!

Tali furono le parole ch'egli si disse, con quella terribile volont?? che in lui sopraffaceva ogni altro spirito e che poteva ugualmente renderlo capace cos?? d'un eroismo come d'un delitto.

Udita la notizia volare di bocca in bocca per le strade in tumulto, egli era tornato a piedi verso la propria casa ed aveva salite le scale, pallido, ma senz'affrettarsi. Ella gi?? lo attendeva da oltre mezz'ora; lo attendeva sdraiata con pigrizia sopra un lungo divano, immersa nella quiete azzurra del crepuscolo che addormentava la stanza. Da qualche settimana ella ormai passava i giorni, talvolta le notti, nascosta nella casa dell'amante; non era per nulla preparata, nulla sapeva del repentino dramma.

Egli entr??, accese il lume, si guardarono, si baciarono, poi Andrea le tese un giornale, dicendo: ??? Leggi.

Il suo dito, nel segnare il titolo a grossi caratteri, nemmeno tremava. Ella, s??bito, non comprese. Da prima credette forse ad una celia, poi si mise a leggere affannosamente, sbarrando vieppi?? gli occhi, senza trovare in s?? la voce per emettere un grido, finch?? rimase soggiogata da un enorme terrore.

Egli non disse parola; solamente la guard?? a lungo, la guard?? intensamente, quasi per scendere nel suo pi?? recondito pensiero. Ella taceva; l'ostinazione di quel silenzio era per lui come un'oscura nube che tutta l'avvolgesse. Ebbe d'un tratto la sensazione d'una distanza enorme che s'andasse interponendo fra loro; anzi gli parve di misurare per la prima volta il valore dell'accusa lanciata contro il suo nome.

Si ricord?? in quell'attimo, con una lucidit?? singolare, di averla veduta in ginocchio presso il letto del morto, e sopra tutto ricordava il suo piede scalzo, con il tallone roseo, le dita flesse, nella pianella dall'orlo d'ermellino...

La medesima paura di quel momento l'assalse, il medesimo bisogno di trascinar lei pure nel delitto consumato, e farla consapevole in tal guisa, che mai pi?? non potesse disciogliersi da una tale complicit??.

Si risovvenne di lei, seminuda, nella notte che vegliarono fino all'alba, e s'accorse che, infatti, un non so che di mortale, da quella notte in poi, si emanava dal suo corpo insieme con il profumo tormentoso della sua nudit??, n?? poteva ormai baciarla senza sentire, frammisto nei baci della sua bocca, un sapore nefasto ed ubbriacante, che gli percorreva le vene, dandogli un senso inscindibile di paradiso e d'agon??a.

La guardava senza dir parola; ne' suoi grandi occhi fermi si condensava una specie di vacuo terrore, d'immobile ombra, che alterava i suoi lineamenti e rendeva pi?? fredda, pi?? sigillata, l'espressione del suo volto. Egli non poteva comprendere se quel terrore fosse piet?? di lui, o fosse il dubbio invincibile della sua colpevolezza. Voleva domandarlo, e non osava; un'ansiet?? grande nasceva tra i loro cuori distanti, sebbene in tutto ci??, infuori, al di sopra d'ogni cosa, l'uno e l'altra non vedessero, non temessero in fondo che il pericolo nuovo sovrastante al loro amore.

Egli temeva di perderla, ella di perdere lui; il resto era quasi una storia d'altre persone, un cupo avvenimento che tuttavia non li feriva nel cuore.

Anch'ella, inconsapevolmente, amava nell'uomo il suo delitto. I suoi vigili sensi d'amante avvertivano la straordinaria potenza ch'era imprigionata nel fascio de' suoi nervi, e quasi godeva nel sentirsi amata d'un amore siffatto, che, non solo rendeva possibile quest'accusa lanciatagli a viso aperto, ma gli dava pure la forza di sopportarla tranquillamente, come se infatti anche d'uccidere fosse per lei capace. Tutta la sua femminilit?? si genufletteva davanti a questa magnificenza. Mentr'egli supponeva ch'ella stesse agitando in s?? un dubbio, forse un vero sospetto, ella non faceva che abbandonarsi femminilmente a non so quale vertigine fatta d'orgoglio e di stupefazione, ov'eran commiste la paura e la gioia di sentirsi con lui ravvolta nel pericolo.

Per un poco lott?? co' suoi pensieri, ma infine il suo cuore d'amante la vinse. Fu come un'ondata soverchia d'amore che le salisse fino alla gola, e non pot?? non sorridere, anzi gli sorrise, gli aperse le braccia, lo guard?? con gli occhi lucenti, mormorandogli una parola d'amore.

Che potevano altro dirsi? Che bisogno avevano ancora d'interrogarsi a vicenda? Non era questa una parola di perdono, d'obl??o, di promessa? Non era, su la bocca lieve dell'amante, una parola di complicit???

Ed a lui parve necessario inginocchiarsi, per baciare le sue mani profumate. Le sue mani eran colpevoli di tutta la gioia che gli avevan prodigata, e cos?? la bocca, la gola, il seno, il grembo, la dolce capigliatura di lei, che non soltanto gli apparivano come le forme belle d'una creatura viva, non soltanto erano quel poco di polvere animata che poi si disgrega e si disperde, ma per lui divenivan l'accesso all'eterna felicit?? della vita, la sintesi nella quale possedere l'infinita bellezza del mondo.

Questo egli pensava con chiaroveggenza, questo ella confusamente sentiva. Il morto, l'accusa, le conseguenze, il domani, tutto era in quel momento cos?? lontano da loro... A dispetto d'ogni legge convenuta, eran due giovinezze feconde, gioconde, che liberamente si amavano; erano l'amore giovine che nasce dall'amore spento, e vuole per s?? la vita, la gioia crudele della vita, che sgorga nel domani con impeto, come il fiume felice nel vivo mare...

Allora si ricord??, fino alle radici dei capelli, della sensazione che gli dava il suo corpo nudo, e particolarmente si ramment?? le fisionomie che il suo volto assumeva nella sofferenza del piacere.

Ella, che si sentiva cos?? amata, ne aveva nella gola gonfia qualche tremito di gioia, e si lasci?? sopraffare dalla sua forza, inertemente, supinamente, senza chiedersi perch??, in quell'ora tragica, egli la volesse, n?? perch?? l'uomo che un paese intero aggrediva dimenticasse tanta battaglia per colmare d'una volutt?? insensata la paura intima che li stringeva nell'ombra del medesimo delitto.

Ma ella pure sentiva un uguale bisogno de' suoi baci aspri ed il bisogno d'incriminar quell'ora, fra tutte pi?? pavida, con una memoria di orrendo pericolo e d'inebbriata volutt??.

.????.????.????.????.????.????.

Poi la fece sedere su le sue ginocchia, ed incominci?? a raccontare.

Ella era un poco ansante ancora, con la fronte leggermente sudata, le labbra umide, una specie d'innamorato abbandono, quasi di addormentata lascivia nelle sue calde spalle. Ora lo ascoltava senza rispondere, con la faccia china, il collo ingombro di capelli, che scintillavano, attenta e quasi distratta.

Egli aveva sempre ragione; qualsiasi cosa dicesse, aveva sempre ragione. Non ammetteva ella nemmeno di poter esaminare le sue parole, tanto le piaceva di somigliare a lui, di pensare come lui, d'essere fisicamente in suo possesso anche quando parlava. Non era necessario affatto ch'egli spendesse tante parole per dimostrare le ragioni di quest'accusa... Ella sapeva bene di amare un uomo temuto e sapeva che i vili odiano a questo modo; non era necessario ch'egli le spiegasse come si sarebbe difeso; era certa che si sarebbe difeso con facilit??, certa che avrebbe vinto.

Ma il vederla cos?? lontana del sospetto, lo empiva insieme di dolcezza e di spavento. Avrebbe preferito avere davanti a s?? una donna risoluta, che l'afferrasse per i polsi e gli dicesse, guardandolo dirittamente negli occhi: ??? ??No, tu hai ucciso! Tu, con la tua stessa mano, hai veramente ucciso!??

Invece gli pareva di vederla ignara, lontana dal sospetto, aliena dal macchiare di una simile complicit?? la sua perfetta innocenza; e mentre s'accorgeva che per sempre avrebbe dovuto portare in s?? l'orribile silenzio di quella morte, pensava che l'amore d'una donna ?? cosa troppo lieve per dividere una cos?? grande colpa.

Egli anzi temeva che l'ombra del delitto giungesse a pervadere ogni altro senso nel timido cuor femminile; e mentre un desiderio invincibile di confessione gli saliva dall'anima sino al fiore dei labbri, egli, con una strana duplicit??, si perdeva ne' pi?? sottili ragionamenti per distruggere in lei fin le radici del sospetto.

Cos?? passarono la notte, vicini, avvinti. Mentre la citt?? urlava il suo nome per ogni quadrivio, e sin nella pi?? tarda sera dappertutto infierivano lo stupore ed il tumulto, essi erano insieme, sotto il medesimo tetto, insieme avvolti nel dramma sovrastante, chiusi nell'ignoto e nell'ombra che si levavan dal sepolcro di laggi??.

V

La mattina dopo, di buonissima ora egli fu desto. Come al solito s'immerse nel bagno che lo ringagliardiva, scrisse alcune lettere che fece portare a mano dal suo domestico, telefon?? a parecchie persone che gli urgeva di veder nella giornata.

Ella usc?? da quella notte affannosa, dal breve sonno incominciato verso l'alba, con l'anima piena di sperdimento e pervasa da una cos?? grande stanchezza, che sentiva il sangue fermo dolerle nelle vene. Ma col mattino le tornava l'intuito preciso della rovina. Guard??, e vide con occhi limpidi ci?? che non aveva sin allora veduto, se non traverso la nebbia della sua concitazione.

Non erano ancor le nove del mattino, quando cominci?? ad aggrupparsi folla davanti alla casa del Ferento. Giungevano a comitive, per strade opposte, gridando, crescendo, sicch?? in breve la strada ne fu assiepata, la piazza ne brulic??.

Il portinaio, dopo aver chiuso il portone, venne sopra concitato a supplicare che il Ferento gli concedesse di telefonare in Questura. Ma questi rispose con asprezza che non se ne occupava, e lo lasciassero in pace. Fermo, dietro le cortine d'una finestra, si mise a guardare la folla.

Erano scherani del Donadei, mandati a provocarlo; plebaglia chiesaiuola, politicanti delle leghe cattoliche, socialisti e milizie della Camera del Lavoro. Non popolo insorto, ma un'accozzaglia sobillata e prezzolata, che veniva per vilipendere l'uomo contro il quale si voleva, non giustizia, ma vendetta.

Qua e l??, forse con piccoli gruppi de' suoi partigiani, accadevano zuffe. Un bel sole mattutino dormiva su quella inane piccola gente.

Ella, mezzo discinta, stava presso di lui, serrata contro il suo braccio, e paurosa lo guardava.

Gli alti vetri luccicavano d'azzurrit??; si udiva dalla strada salire un vocifer??o crescente; si udiva quel rumore ondoso che la folla produce quando s'aggruppa in tumulto.

Andrea fece qualche passo indietro, serrando i pugni convulsi, reprimendo la sua fredda ira. Ella pure, d'un tratto, si stacc?? dalla finestra, chiudendosi con i palmi gli orecchi, perch?? quegli urli troppo la ferivano, troppo la battevano, e le pareva d'essere assalita insieme con lui dal furore della piazza.

S'annid?? nelle sue forti braccia e lacrimosamente lo baciava.

??? Andrea!... Andrea, che faremo?

Egli senza rispondere, appoggi?? la bocca su la sua fronte; e sopra la fronte di lei, curvata, i suoi occhi splendevano di tanta luce, di tanto coraggio, ch'egli parve, nella sua bianca tranquillit??, pi?? forte che la moltitudine.

Ora, per tutte le strade, sopravvenivan turbe di popolo minaccioso; la piazza, tra il suo porticato quadrangolo, nereggiava di assembramenti; i gridi e le contumelie battevano contro i vetri come sassi lanciati con la fromba. Allora la sua bella fronte si cerchi?? d'una rossa ira e gli parve indegno starsene dietro una finestra chiusa mentre gli avversari lo insultavano.

Che si voleva da lui? Vederlo?

Con impeto si sciolse dalle braccia dell'amante, s'avvent?? alla finestra, volle aprire.

??? No, no, Andrea! s??ntimi, asc??ltami... ??? grid?? la donna, avvincendosi a lui. Forte gli teneva le mani, forte lo respingeva; poi s'interpose fra lui e la vetrata quasi per fargli schermo, ed aperse le braccia.

Grosse lacrime le cadevano dagli occhi, il suo gonfio petto ansava; egli rimase un istante a guardarla, muto, poi si ritrasse.

??? Perch?? piangi? Hai forse paura per me?

Si mise a ridere d'un riso beffardo e cominci?? a camminare per la stanza. Ella restava con le braccia aperte, la gola riversa, le spalle contro l'invetriata; il sole mattutino mandava lampi nello splendore de' suoi capelli spettinati; pareva in croce, davanti a quella finestra piena d'azzurrit??.

??? Hai paura per me? ??? diss'egli con pi?? forza. ??? Non io di loro!

Rovesci?? indietro la fronte con quella mossa rapida che gli faceva ondeggiare la capigliatura e splendere il volto:

??? Cosa vuole da me questa masnada di chierici e di bruti? Vedermi?... Vengo!

??? Andrea!... ??? ella grid?? sbigottita, ??? che vuoi fare?... Andrea!...

??? Nulla di strano: essere alla mia Clinica per le nove e mezzo, come faccio ogni giorno.

Con la sua poca forza ella s'avvinghi?? a lui per trattenerlo, e balbettando lo supplicava: ??? No, non andare...

??? Io?!... ??? diss'egli con un riso. ??? Allora forse non mi conosci bene.

??? Ma non vedi quanti sono, Andrea?... Non senti come urlano?...

??? Appunto perch?? urlano, e son molti, appunto per questo ?? necessario andare.

Allora ella si mise a piangere, a piangere con disperazione; la qual cosa era la sola ch'egli davvero temesse.

??? No, non piangere... ??? le diceva con dolcezza. ??? Asc??ltami, asc??ltami, Novella. Comincia per me in questo momento una di quelle tragiche avventure nelle quali un uomo ha bisogno di tutte le sue forze per affrontare la vigliaccheria degli altri e decidere se debba rimanere un padrone od essere un vinto. Non mi disarmare, ti supplico, non aver paura; poich?? devi essere tu, anzi, la mia compagna. Saranno giorni terribili, di guerra senza mercede, a colpi di coltello. Ma voglio vincere, capisci?... voglio vincere, perch?? ti amo. E non essere tu la catena!

Dicendo quest'ultima frase, la respinse con un atto quasi violento, come se per un attimo l'avesse odiata.

Ella comprese ch'era necessario ubbidirgli, e solamente lo fiss?? con gli occhi pieni di terrore.

??? Ma... ti faranno male...

??? Che male! ??? Andrea grid??. ??? Al primo che osi toccarmi spiano la rivoltella su la faccia; se non retrocede, sparo. E dove un uomo ha il coraggio di ammazzare per primo, ?? la folla che ha paura di lui. Del resto la folla non mi odia. Chi mi odia ?? altrove. Ma s'accorgeranno bene che Andrea Ferento non ?? uomo da lasciarsi ammanettare!

Fece una pausa e guard?? l'amante, la donna curva, disfatta, che l'ascoltava. Il suo sorriso beffardo si spense in un sorriso di tristezza, e piegando su lei con dolore il volto pallido, la baci?? fra i capelli, come se quell'atto gli fosse necessario, prima di scendere nella strada e camminare a fronte alta contro la folla de' suoi bestemmiatori.

??? Att??ndimi qui, ??? le disse. ??? Per nessuna ragione al mondo non uscir di casa. Dietro me s'allontaneranno. Sii tranquilla: dalla Clinica ti telefoner??.

Prese da un cassetto la rivoltella, gi?? carica, si chiuse la giacca, rovesci?? indietro la fronte con quell'atto leonino che gli scuoteva tutta la capigliatura, baci?? in silenzio le mani dell'amante, e usc??.

Ella non ebbe che la forza di chiamare fievolmente:

??? Andrea... ??? ma quand'era gi?? lontano. Poi si precipit?? alla finestra.

Egli scendeva le scale con un passo misurato, allacciandosi i guanti. Sui pianerottoli v'eran persone ferme, ch'egli non guard??; a pianterreno, sotto il porticato, un gruppo di gente che si ritrasse bisbigliando.

Il portinaio aveva sprangato il portone; stava dietro l'usciuolo con la chiave in mano.

??? Aprite, ??? gli disse il Ferento.

??? Non ?? possibile...

??? Aprite, vi dico...

??? Professore, non faccia questa pazzia!...

Allora gli tolse la chiave di mano, apr?? egli stesso, chin?? il capo sotto il portello, e, quando fu sul marciapiede, si volse tranquillamente, lanci?? dentro la chiave, dicendo al portinaio che s'affacciava:

??? Chiudete in fretta.

L'impassibilit?? del suo volto era cos?? grande, che i pi?? vicini credettero d'ingannarsi nel riconoscere Andrea Ferento in quell'uomo che usciva.

Egli non guard?? nessuno; la strada formicolava di gente ferma, ed alcuni tuttavia, per la meraviglia, si scostarono.

Alto, solo, con le mani entro le tasche della giacchetta, l'occhio vigile davanti a s??, il passo veloce ma tranquillo, quasi che tutto ci?? non lo interessasse affatto, Andrea Ferento si diresse verso la piazza, come un uomo che debba tuttavia fendere per mezzo ad una strada ingombra.

In verit?? non pensava che una cosa:

??Novella s'?? affacciata e mi guarda.??

Il pensiero di quegli occhi amati che dall'alto vigilavano la sua persona lo ringagliard?? come una spronata nei fianchi d'un animale generoso, e gli piacque di sentir vibrare intorno a s?? la potenza elettrica della folla, gli piacque avventarsi nel pericolo immediato con una spavalderia che lo inorgogliva.

Quel senso eroico della vita che dorme nel cuore di tutti gli uomini audaci si ridestava in lui d'improvviso e cantava nel suo spirito come una fanfara; gli pareva d'essere un soldato sopra il terreno di combattimento, e, pi?? che un soldato, l'alfiere della sua parte, il portabandiera di s?? stesso.

La bandiera lo copriva come un manto, lo rendeva intangibile. Il sangue gli batteva nei polsi con quella velocit?? medesima, con quel tremito stesso, che propaga nell'aria il rullo dei tamburi, e gli pareva libera quant'altra mai quella strada preclusa da una barriera umana.

Involontariamente sentiva di raggiare da s?? la magnificenza del tribuno; l'atmosfera delle folle ammutinate, che impaurisce anche i pi?? forti, era ci?? che gli permetteva di respirare con pi?? vasta libert??. Nel sentire quell'onda umana che gli rinserrava intorno, egli aveva l'impressione gioiosa di sentirsi portare in alto, spingere avanti, e rimaner solo in capo della moltitudine, come l'insorto che guida la sua fazione, alfiere d'ideali e capitano di popolo, quando gli assalitori delle regge, nei mattini di rivolta, per avventarsi al potere, sollevano le citt??.

Cominciava la sua battaglia: era pronto, magnificamente pronto.

Lo vedrebbero andare a fronte alta contro l'accusa, muto in mezzo alle contumelie, come se il clamore di una intera citt?? non bastasse a distoglierlo dalla sua via consueta n?? ad impedirgli di compiere ancora una volta l'opera sua giornaliera, della quale voleva mostrarsi pi?? degno e pi?? innamorato che mai.

Aveva coscienza del suo prestigio fisico e ne godeva come d'un privilegio sovrano, conferitogli dalla natura stessa, nell'impronta, nel calco della sua persona. La folla, che ha per suo destino quello di ubbidire ad uno solo, ?? veramente femmina davanti a chi la disprezza, davanti a chi, senza riflettere, col suo coraggio la incatena. Egli sapeva che nessuno avrebbe osato affrontarlo a viso aperto, n?? si occupava di guardarsi le spalle, perch??, a tutelargli le spalle, bastava la sua medesima tranquillit??. Inoltre, nemmeno fra gli avversari Andrea Ferento era un uomo odiato: la sua vita pura come cristallo moveva un senso di stupefazione in coloro stessi ch'erano schierati sotto altre bandiere. Aveva combattuta la sua guerra con un magnifico sdegno, e, davanti alla folla, troppo avvezza a patire le menzogne dei retori, aveva il merito incomparabile di aver detta la verit??. Di aver detta la verit?? sempre, con un coraggio che poteva parere insensato, anche quando le chiese, i governi, le clientele, i partiti, erano in lega solidale contro lui, perch?? tacesse.

Possedeva le due qualit?? che maggiormente innamorano le moltitudini: era un ribelle ed era un munifico donatore. Chi mai lo toccherebbe? Non certo quell'eterno ribelle che si chiama il popolo, non certo quella rozza femmina eccitata che si chiama la folla.

Ed ecco, intorno a lui, dapprima, un silenzio grande si fece.

Camminava; ed alcuni, ammutolendo, gli mossero dietro, quasi per meraviglia della sua temerit??, e forse per vedere dove quell'uomo andasse. Nessuno aveva certo supposto di trovarsi viso a viso con lui, n?? creduto ch'egli venisse a costituire la sua libert?? frammezzo a loro con un gesto cos?? deliberato e cos?? tranquillo.

Questa folla, che da un momento all'altro s'aspettava d'essere sgombrata dai gendarmi, o d'azzuffarsi con i partigiani dell'avversario, si vedeva improvvisamente fendere dall'uomo stesso ch'era venuta per provocare.

Questo potente camminava tra loro senza guardia n?? partigiano, e passava in mezzo ai clamori diretti contro il suo nome, senza corrugare la fronte. Non solo, ma quest'uomo era Andrea Ferento, lo scienziato che dalla cattedra inebbriava i giovani, co' suoi libri commoveva l'opinione del mondo, negli ospedali, come un buono ed umile operaio, curava i malati; quest'uomo era stato tempo innanzi alle soglie del potere, e solo per isdegno volontario ne aveva receduto.

Camminava dietro di lui, intorno alla sua ombra, tutta una storia di cose belle, che ognuno rivedeva. Chi lo toccherebbe? Chi seguiterebbe a gridargli sul volto: ??? Assassino! ??? se pur questo era l'ordine?

Adesso era preso nel mezzo, era in bal??a di questa grande folla; camminando la faceva ondeggiare. Il suo nome, pi?? veloce di lui, lo precedeva nel tumulto; una curiosit?? malsana invadeva l'ammutinamento; era un accorrere da ogni parte verso l'uomo che si faceva strada. Si faceva strada senza parlare, senz'ascoltare, guardando innanzi a s??, diritto, come un uomo sicuro della sua meta; e lentamente la turba lo ingoiava, stringendolo come un n??cciolo nelle sue pareti poderose.

Egli cercava di traversar obliquamente la piazza, per dirigersi all'opposto lato, verso lo sbocco d'una contrada; la folla crescente lo accompagnava, rallentando il passo, arenandosi man mano contro la folla sopravveniente, che stringeva quel nucleo camminante in una specie di morsa.

Per il vasto rettangolo della piazza crescevan lo strepito ed il clamore; ma gi?? il nome di Andrea Ferento era la pi?? alta parola che dominasse il tumulto. Lo spazio intorno gli divenne cos?? angusto, che dovette fermarsi; ??? ma egli non impallid??.

Era preso negli stessi tentacoli della folla, ed i pi?? vicini facevano sforzi di braccia, di spalle, per non serrarglisi addosso. I pi?? vicini tacevano, guardando l'uomo alto e fermo, con una specie di timore.

Si produsse in quella moltitudine un movimento oscillante, simile al flusso ed al riflusso d'una marea, ??? poi le grida inveirono contro il cielo, facendo risuonare il nome del Ferento, come se dalla turba erompesse la gioia selvaggia e paurosa di tener quella preda.

La piazza tiranna lo aveva catturato: era tardi ormai per il soccorso, gli potevan mettere la mano alla gola.

Ma nessuno invece lo toccava, e, per una specie di rispetto invincibile, nel cerchio d'uomini pi?? vicini a lui si taceva, come nell'attesa d'un dramma. Stavano fermi, addossati gli uni agli altri, per resistere alle spinte, quasi per difenderlo con una barriera di spalle dal potere altrui.

??? Signori, ??? egli disse tranquillamente, levandosi l'orologio di tasca: ??? da nove anni, tutte le mattine, a quest'ora, esco di casa per recarmi alla mia Clinica, dove so di essere necessario. Se un pazzo od un bruto mi lancia un'accusa che mi rifiuto di discutere, non ?? questa una ragione perch?? i miei medici e i miei malati suppongano ch'io non possa recarmi fra loro. Ho deciso di traversare la citt?? a piedi, contro chiunque mi fermi, e su la mia parola d'uomo vi giuro che passer??!

Andrea Ferento si mosse. Un piccolo varco, uno spiraglio tortuoso, tra gente muta, allent?? la folla, e con la mano chiusa nella tasca su l'arma caricata, egli vi s'inoltr??.

Adesso era pallido estremamente, ma di coraggio e d'ira. I suoi occhi magnetici, striati di ferro, pareva che lampeggiando esercitassero un comando muto.

Lento, grave, rest??o, come una carena che si disincaglia, il nucleo della folla ricominciava a muoversi, resistendo col suo peso inerte alla spinta esterna, e cos?? lasciandosi portare.

Sopra la folla egli ergeva l'alta statura, per guardar oltre: un ??mpito selvaggio d'orgoglio lo soverchi??, quando vide che la strettoia s'allentava.

Si volse a quelli che tacevano, e con la forza di un'invettiva esclam??:

??? Quanti di voi, che ora venite a sbarrarmi il passo, quanti di voi, o delle vostre famiglie, non hanno benedetta questa mia mano, che ora gridate sia quella d'un assassino? ??? Avanti! f??temi strada, che ho fretta, e laggi?? sono moltissimi vostri figli e fratelli che hanno ancora bisogno di me!

Gli ubbidivano muti, senza sapere perch?? gli ubbidissero, facendo forza contro la parete umana che ostacolava il passo, penetrando a forza di gomiti nella direzione ch'egli segnava. Per soggiogarli e per stordirli parlava, con l'occhio attento al varco difficile, con un palpito nel cuore di gioconda impazienza.

Li odiava in quel momento, ed avrebbe voluto frustarli fino al sangue; si sentiva quasi nelle braccia la forza di poterli percuotere.

??? Fate com'io faccio questa mattina! Camminate a fronte alta contro chiunque voglia mettervi una mano alla gola! Un giorno forse comprenderete che la bellezza vera del mondo ?? tutta nella forza di una splendente volont??.

La strettoia si allentava; i pi?? vicini, soggiogati, ammutolivano. Con lentezza, il gruppo che lo teneva prigioniero s'incanal?? nella strada formicolante, per la quale scendeva di corsa un drappello di studenti, spingendo innanzi a s?? una doppia catena di poliziotti, che non riuscivano a frenarli.

Ancor lontana, egli ud?? la voce nota, la fresca voce della giovent?? che lo amava, che irrompeva correndo nell'opaca moltitudine avversaria, portando il suo nome come un vessillo e facendolo battere nel cielo con una forza che lo inebbriava.

Irruppero quasi contro lui, senza riconoscerlo; accadde un urto, e per un momento l'avvolsero nella zuffa, lo trascinaron indietro, nel torrente impetuoso che li trascinava.

Ma quando fu riconosciuto, e si seppe ch'egli, da solo, era uscito contro la piazza, s'era lanciato a fronte alta nella bufera, contro il pericolo, contro la folle accusa, che non poteva macchiarlo, allora fu come un delirio che lo circond??, che l'avvolse da ogni parte, fu la vendetta pi?? bella ch'egli potesse immaginare, perch?? un'altra folla era nata, sbucava, cresceva intorno a lui, come un esercito pronto a giurare su la sua spada, a camminare dov'egli volesse, rovesciando il suo patibolo per innalzargli trofei.

Un riso grande, sarcastico, gli emp?? l'anima; si guard?? intorno, e gli parve che il sole fosse un tappeto fulgido su cui trionfalmente poteva ora camminare.

Aveva giurato di passar da solo entro la schiera nemica; era passato, era illeso, la vittoria incominciava.

Dietro lui, nella piazza turbolenta, scherani contro scherani s'azzuffavano da ogni parte; squilli di tromba echeggiavano ad intervalli sopra l'urlare della mischia, ed ancora una volta, nella storia di tutte le grandi e piccole discordie, ci si batteva per un nome, tra partigiani e partigiani, poich?? non muta nei tempi la sorte delle umane moltitudini: l'odio ?? fra condottieri, ed esse debbono insanguinarsi per la vittoria di uno solo.

Ora la strada lo accompagnava gridando; le finestre si gremivano; le soglie delle botteghe si assiepavano di gente curiosa; la citt?? soffermava la sua vita per assistere a questo esempio di virt?? civile.

Ma egli camminava nel mezzo della strada, senza nulla guardare, con la fronte sollevata, il passo veloce, tra un corteo numeroso che gli faceva intorno quasi una guardia d'onore, pronto a scontrarsi con chiunque gli sbarrasse il cammino.

Ad ogni sbocco di strada la polizia tentava d'interrompere il corteo; ma esso rinasceva da' suoi frantumi, quasi fosse dotato d'una inseparabile vita. Sotto le finestre d'un giornale avversario volaron sassi e vetri si ruppero con fragore; la redazione stava per essere invasa, quando gli squilli echeggiarono e la polizia, forte di numero, giunse in tempo a disperdere l'assalto.

Fu allora che un Commissario s'avvicin?? al Ferento, pregandolo di voler salire in una vettura per sottrarsi alla folla che la sua presenza eccitava.

Egli scosse il capo duramente, poi rispose:

??? No! Se avete ordine d'arrestarmi, arrestatemi; altrimenti proseguir?? a piedi.

Egli certo non ignorava che l'imprecisione dell'accusa e le potenti energie ch'erano gi?? in moto per cooperare alla sua salvezza gli avrebbero evitato allora e poi lo sfregio dell'arresto; ma rispondeva cos?? al Commissario, perch?? sapeva nelle ore di battaglia esser anche un abilissimo istrione.

Aveva giurato di andare a piedi: a piedi continuerebbe sino al termine. C'era troppo sole in quell'aria mattutina perch'egli accettasse di trafugarsi nell'ombra!

Ora la strada lo accompagnava cantando; era una strada facile, sgombra; incominciava il suburbio. I funzionari erano riusciti a spezzare nel mezzo il corteo, imprigionandone la parte pi?? accesa nel viluppo delle contrade. L?? nascevan alberi; di lontano la terra incollinava.

Egli affrett?? il passo, e quando vide apparire l'edificio bianco, le vaste placide finestre che dormivano dietro le stuoie, quando ripens?? i bianchi letti allineati e le facce stanche di coloro che vi giacevano, un disprezzo immenso di s?? medesimo lo assalse, quasi ch'egli avesse rubata una vittoria e stesse per rubare altres?? quel diritto che s'attribuiva di medicatore.

Allora, giunto al cancello, si volse; guard?? la schiera che lo seguiva e tese il braccio per soffermarla. Ma poich?? i pi?? vicini lo circondavano:

??? Qui ??? disse, ??? ritorno ad essere il medico, che deve dimenticare.

Con un sorriso, con un saluto, pos?? in silenzio le mani su le spalle d'alcuni fra i giovani che gli eran presso; indi si volse lentamente, varc?? l'ingresso del giardino e rinchiuse il cancello. Lo videro inoltrarsi per il viale, poi, tra gli alberi, sparire.

L?? in alto, la Direttrice, i medici, gl'infermieri, tutti i custodi familiari del sereno edificio ch'egli aveva eretto per amore dell'uomo, gli si fecero incontro con un atto fraterno e solenne d'accoglienza, che parve racchiudere in s?? una grande assoluzione.

Ma questa volta, nel cuore, proprio in quella parte del cuore che non pensava, ch'era semplicemente il rifugio della commozione, il rifugio della bont?? che l'uomo non riesce mai del tutto a spegnere in s?? stesso, qualcosa lo morse pungentemente, con un tal senso di dolore, che gli parve, nonostante la sua volont?? metallica, di sentirsi velare gli occhi.

Sopra loro volse per un attimo uno sguardo di bestia diffidente e ferita, poi si chiuse di nuovo nella sua maschera d'impassibilit??, strinse in fretta le mani che gli si tendevano, e scuotendo il capo, come per impedire ogni discorso, non faceva che ripetere:

??? Nulla, nulla... andiamo, ?? nulla!...

Fece a tutti un gesto frettoloso di commiato, e con voce ferma chiam??, come soleva ogni giorno, il suo primo assistente:

??? Rosales, mi faccia vedere i bollettini.

Il giovine, vestito del c??mice bianco, gli si avvicin?? scolorato come una fanciulla, ed insieme, tra un silenzio rispettoso e commosso, entrarono in quello studiolo a pianterreno che aveva contro la finestra gli odorosi rami dell'??lea fiorita.

Rimasero in piedi, uno di fronte all'altro, senza dir nulla, poi, con un moto nervoso, il Ferento cominci?? a sfogliare i bollettini.

L'altro lo guardava con gli occhi lucenti, senza muover labbro, come un figlio guarda il suo padre che abbian ferito a morte e che sia per morire. Stava diritto, fermo come una sentinella, con le braccia lungo i fianchi; ma i polsi tuttavia gli tremavano.

Pur nel leggere, il Ferento lo vedeva. Ed allora sollev?? sopra il giovine i suoi occhi superbi, spian?? la fronte come un uomo sereno ed incolpevole, che alla muta paura del discepolo volesse rispondere con una muta tranquillit??.

Ma questi non resse allo schianto, e con un dolore pieno di febbre, quasi piegando le ginocchia, gli afferr?? una mano, balbettando:

??? Professore, qualsiasi cosa le abbisogni, o le accada, si ricordi, si ricordi che io son qui...

E dai buoni occhi cilestri gli cadevan lacrime nella barba bionda.

Il Ferento strinse velocemente quella mano, si morse un labbro, e volse altrove la faccia, per non fare quello che un uomo non pu?? fare: piangere.

VI

Cominciaron giorni d'una guerra disperata, piena d'insidie, a colpi di coltello.

Intanto correva l'istruttoria. Il giudice si chiamava Leonardo Niscemi, chiarissimo nome d'una famiglia catanese che aveva dato all'Italia buon numero di valorosi giureconsulti.

Mai bufera pi?? grande fu scatenata sopra il capo d'un povero giudice istruttore, n?? mai tanto gioco di pressioni e di partigianerie fu esercitato con mezzi pi?? illeciti su la incorruttibile giustizia.

Si guerreggiava da entrambe le parti con uguale accanimento; era uno scoppio di furor civico da lunghi anni contenuto; il Parlamento, la strada, la chiesa, la stampa, i sodalizi, la famiglia, l'individuo, tutto si batteva.

Drappelli e cortei percorrevano le strade; ogni sera, nei comizi, gruppi avversari si azzuffavano; i giornali delle due parti buttavan esca nel fuoco. In segno di protesta l'Universit?? si chiuse. Ma le contrade si ridestavano al mattino con i muri pieni d'iscrizioni oltraggiose per il Ferento.

Egli aveva subitamente ritrovato in s??, con un impeto selvaggio, l'odio e l'amore dell'uomo di parte. Il suo delitto, anch'egli quasi lo dimenticava: era necessario anzi tutto vincere, e vincere con magnificenza, per la causa di quelli ch'erano con lui; vincere anzi con crudelt??, spazzando il nemico, poich'egli portava una bandiera, e le bandiere non debbono mai soffermarsi a mezza strada.

Aggredito, si difendeva; preso d'assalto, si cacciava con i suoi, a fronte bassa, contro gli assalitori.

Intanto correva l'istruttoria. Il giudice, Leonardo Niscemi, sentiva in quei giorni pulsare nella penombra del suo uffizio tutta l'anima della citt??. Una folla oziosa e curiosa circondava in tutte le ore del giorno il Palazzo di Giustizia, quasich?? da un momento all'altro i muri stessi dell'edificio potessero preannunziare al pubblico l'esito dell'istruttoria che accendeva tanta passione. Tutti gli andirivieni eran osservati, commentati a lungo; giornalisti ed informatori passavano la giornata ne' corridoi: cumuli di notizie contradditorie ingombravano i supplementi dei giornali; un'atmosfera d'impazienza e di febbre pervadeva la citt??.

Guardie a cavallo scortavan ogni mattina l'automobile del Ferento, dalla sua casa fino alla Clinica, e nel ritorno; le adiacenze dell'una e dell'altra eran continuamente vigilate dalla Polizia.

Quel che frattanto si conosceva di sicuro in mezzo alle mille dicer??e, si era che il giudice Niscemi aveva due volte chiamato nel suo gabinetto il denunziatore Tancredo Salvi, ch'era in quei giorni tronfio di popolarit?? sino alle radici dei capelli, e si esibiva da mattino a sera, ovunque potesse, alla curiosit?? pubblica, dondolando la sua quadrata persona con un far magnifico da istrione applaudito.

In buona fede a lui pareva d'essere il ??deus ex machina?? di tutta questa faccenda. Il vedere la citt?? piena d'ammutinamento, rossa di furore, in s??guito alla sua denunzia, lo investiva d'un cos?? grande orgoglio della propria potenza, che non invidiava pi?? nulla e nessuno, anzi dimenticava quasi d'aver in tasca il prezzo del suo turpe mercato.

Il Metello, pi?? prudente, pi?? alieno da simili notoriet??, si era tratto in disparte, pieno di riserbo, dopo aver conclusa con il Donadei la losca faccenda e con un sottile riso enigmatico su l'orlo delle sue labbra perverse, lasciava che la vanagloria del suo complice ostentasse per proprio conto i lauri di quelle giornate clamorose. A malincuore si era veduto inscrivere nella lista dei testimoni, e con rara modestia egli preferiva starsene quieto in un cantuccio, ad osservare con occhio sospettoso la piega degli avvenimenti.

Il solo con il quale osasse talvolta scambiare qualche lieve apprezzamento era quell'ottimo raccoglitore di farfalle che si chiamava Dandolo Zappetta, al quale non era fino allora capitato in premio nemmeno il becco d'un quattrino, mentre continuava nell'alta soffitta a preservare dalla polvere il suo giubbino luccicante, le sue scarpe senza macchia.

Il Metello aveva preso l'abitudine di andarlo a trovare quasi ogni giorno, sebbene le lunghe scale fossero dolorose a' suoi piedi che s'inasprivano di trafitture. L?? in alto, fra lo svolazzare fermo delle farfalle appuntate, insieme discorrevano di quella lunga e lenta istruttoria. Il Metello faceva previsioni, Dandolo si limitava ad ascoltar le sue parole con un sorriso pieno di sarcasmo indifferente. Sapeva ormai come funzionino i poteri dello Stato, e non aveva maggior fiducia nella toga del giudice che nell'uniforme del poliziotto. Tutto era un gioco di dadi entro un bossolo truccato, e la bacchetta magica poteva per la maraviglia far spalancare le bocche degli spettatori.

Poi ridevano insieme di quel tronfio e ridicolo Tancredo, lo Zappetta senza livore, il Metello con una voglia matta che capitasse un fracco di legnate su la groppa di questo re da burattini.

Ma per quanto il buon Tancredo vestisse con pompa la toga dell'accusatore, nessuno era cos?? miope da non riconoscere in lui solamente l'uomo di paglia. S'intravvedeva dietro le sue spalle quadrate il profilo fuggente, la faccia insidiosa del vero denunziatore. L'articolo firmato ??Ergo?? aveva dato fuoco alle polveri; l'uomo che si firmava ??Ergo?? era, nell'opinione di tutti, l'insidiatore nascosto, che aveva teso l'agguato all'antico avversario. La battaglia era unicamente fra loro; l'odio che fomentava tanto insorgere portava il suggello antagonistico dei loro due nomi.

Entrambi stavano in alto, saldi, agguerriti, tra falangi di partigiani, con in pugno entrambi lo scettro che asservisce i poteri allo sfogo dell'odio settario, con la volutt?? entrambi di volersi misurare una buona volta in campo chiuso, uomo contro uomo.

La battaglia pareva una sfida mortale; o l'uno o l'altro doveva tendere il collo al capestro. Eran due cupi avversari, ma due disperate volont??.

Nell'intimo del suo convincimento, Leonardo Niscemi non era persuaso che il Ferento avesse potuto uccidere. Quella simpatia che lega insieme tutti gli uomini d'una certa elevatezza d'ingegno lo avvicinava piuttosto al Ferento che non al palese od al nascosto accusatore. D'altra parte lo allettava il fatto di poter frugare a suo beneplacito nei recessi d'una cos?? alta vita, e quella iconoclast??a che ferve nell'animo di tutti gli ambiziosi lo spronava contro l'incolpato come un perverso allettamento.

Leonardo Niscemi, eretto a giudice d'un uomo e ad arbitro d'una grande contesa, pensava innanzi tutto a non giocar la propria carta sul tavoliere perdente, poi a servire la Giustizia, questa bella parola gonfia e luccicante come una bolla di sapone.

Tancredo Salvi era stato imbeccato a puntino. L'accusa pareva in s?? stessa un po' vaga ed arbitraria, ma c'era, fra le molte voci raccolte, un'affermazione particolarmente grave, quella del medico Paolieri, ch'erasi recato a visitare il Fiesco pochi giorni prima della sua morte ed aveva notato nell'infermo alcuni sintomi sospetti.

Dalle chiacchiere del Paolieri, per l'appunto, i primi bisbigli eran nati nel villaggio, trovando conferma in tutti coloro che avevano veduto il cadavere guasto. Ma ora queste mormorazioni avevan cessato di ondeggiare in un sussurro anonimo, per divenir deposizioni vere e proprie, di molte persone ch'eran pronte a ripeterle, a firmarle, a costituire insomma quel che si chiama l'accusa dell'opinione pubblica. Inoltre v'eran due gravi coincidenze che militavano contro il Ferento, ossia la notoriet?? ormai innegabile del suo legame con la moglie del Fiesco e la quasi compiuta sua gravidanza.

L'accusa, bench?? basata sopra indizi, era dunque solidamente costrutta e poteva impensierire chicchessia per il suo colore di verisimiglianza. Tancredo Salvi narr?? al giudice tutto quanto eragli occorso durante la visita funeraria, ed il risultato di questi colloqui, fu che il giudice ordinasse il disseppellimento del cadavere, onde sottoporlo a necroscop??a.

I periti scelti furono tre medici che avevan uso di queste pratiche giudiziarie.

Una mattina gli affossatori, entrati nel piccolo cimitero di campagna, dove, sotto il marmo ancor nitido, si consumava la spoglia di Giorgio Fiesco, ricominciarono a scavare la terra intricata di fresche radici.

Un giardino di fiori selvatici, con mazzi di grandi papaveri gi?? curvi su gli alti steli, sbocciava tra gli zoccoli delle sepolture; una festivit?? di grano maturo invadeva l'aria turchina sopra il tranquillo cimitero di campagna, e una biondinetta, lev??tasi di buon mattino, con qualche spolver??o di cipria su la camicetta nera, con le mani congiunte dietro la schiena e la capigliatura scintillante nel sole, assisteva, pochi passi lontano dal sepolcro, a questa lugubre faccenda.

La biondinetta si chiamava Maria Dora. Dal giorno ch'eran giunte al villaggio le prime notizie dello scandalo aveva cessato di lasciar garrire il suo scilinguagnolo impertinente, aveva inchinato sul petto il mento rotondo, e guardava pensierosamente correre la vita, chiudendo in un silenzio ostinato il suo cuore che le doleva un po'...

Ella non aveva mai veduto risalire dal grembo della terra una cassa da morto, ed osservava quella triste opera con un senso curioso ed affannoso di novit??. Le pareva che ogni colpo di zappa la colpisse nella sua medesima carne, ma insieme colpisse anche un altro essere, ch'era lontano, e si trovava solo contro una immensa guerra, nella quale, per quanto forte, non le pareva che egli potesse trionfare.

Ella non rivedeva che lui, dietro il vapore biondo che nel sole offuscava i suoi chinati occhi; non rivedeva che lui, senza ricordarsi bene se ancora l'amasse o l'odiasse, tanto l'evidenza della colpa ch'egli consumava con la sua sorella, e forse l'invidia della lor colpevole felicit??, le stringevano intorno al cuore una specie di nodo soffocante.

Gli scavatori celiavano senza curarsi di lei: nella terra umida e rovesciata entrava brillando il sole; ed ella se ne stava in disparte, con il capo raccolto fra le spalle un po' inquiete; quasi cullando in s?? stessa un'assurda speranza, e cio?? che non si ritrovasse pi?? nulla, che gi?? i vermi avessero divorato la spoglia, il feretro, e dispersa nel lor viscido brulicame la prova di quella colpevolezza ch'ella sentiva essere, ahim??, troppo certa!...

Ma invece, dalla profonda fossa, risollevaron il feretro pressoch?? intatto e lo caricaron sopra un carro da buoi, che and?? via cigolando. Ella non si mosse, finch?? disparve. Poi, rimasta sola, si affacci?? curiosamente sopra la fossa vuota.

E vide un ragno enorme che vi camminava nel fondo, incespicando fra il terriccio umido con le sue molte zampe villose.

Il giorno dopo tutti partirono per la citt??. Nella casa di Giorgio Fiesco, dove recaronsi ad abitare, trovaron Novella dimagrita, febbricitante, che li guard?? con i suoi grandi occhi pieni di spavento e, buttatasi nelle loro braccia, ruppe in lacrime singhiozzanti. Era sfinita di fatica, d'amore e di maternit??; mancavano poche settimane alla nascita della sua creatura.

Nessuno volle ancor pi?? turbarla; non una domanda, non un rimprovero ella ud?? mai su le lor labbra indulgenti; la madre, il padre, la sorella non fecero che inchinarsi come anime tutelari sopra la sua maternit?? e sopra il suo dolore.

Nulla eravi di mutato nella casa di Giorgio Fiesco da quando egli stesso vi dimorava, poich??, negli ultimi tempi, obliosa d'ogni scrupolo e d'ogni prudenza, ella era vissuta di continuo nella casa del Ferento. Avrebbe continuato a vivere sperduta e inerte nella sua ombra, se l'infierire della battaglia ed il termine della gravidanza non avessero persuaso il Ferento a separarsi da lei, rendendola in grembo alla sua famiglia. Era d'altronde necessario che tutti venissero in citt?? per coadiuvarlo nella sua difesa: e da poco erano arrivati, quand'egli sopraggiunse nella casa del Fiesco. Entr?? rapidamente, senza lasciare il tempo d'essere annunziato.

Eran tutti raccolti nella grande sala, ove i divani e le seggiole, custoditi sotto fodere di tela greggia, diffondevano in quella fredda casa un senso di antica disabitazione. Nel vedere il Ferento, sorsero in piedi con uno scatto involontario, come se ognuno avesse preferito in quell'attimo non trovarsi viso a viso con lui.

Marcuccio, ch'era d'umor pessimo per la fatica e la novit?? del viaggio, se ne stava seduto sul bracciuolo d'una poltrona, con un piede accavallato su l'altro ginocchio, e oziosamente si strofinava le unghie contro la suola polverosa. Non s??bito lo riconobbe; ma, dopo averlo ben fissato, incominci?? a ridere, a ridere, chiss?? per qual ragione.

Andrea guard?? Novella, ch'era l??, seduta; guard?? il suo cappello da vedova posato accanto a lei sopra un tavolino, guard?? la sua giovine sorella, che le stava presso, ritta in piedi, e quasi la vigilava tenendo una mano appoggiata sul pizzo nero che ricopriva la sua scollatura.

Dall'infocato tramonto veniva una luce soverchia, nella quale tutte le fisionomie parevano colorarsi d'una vampa. Essi a lor volta lo fissarono, e lo videro quale non era stato mai, con tutta la sua forza raccolta nel viso, eppure stanco. Una ruga profonda, incisa fra i sopraccigli, duramente spartiva la sua fronte; una specie di ostinato sarcasmo gli armava la mascella dura.

Egli li guard?? come nemici, tutti insieme, senza fissare i suoi occhi negli occhi di nessuno; poi disse:

??? Benvenuti; era tempo che foste qui.

Novella prese la mano di Maria Dora e se ne coverse le palpebre affaticate, con una specie di affettuosa volutt??; insieme le carezzava il dorso della piccola mano, lentamente, soavemente, facendo scorrere le dita fin sopra il suo polso pieghevole. Ma la fanciulla, con il capo incline all'indietro, nel cerchio di luce dorata, pareva insensibile a quella carezza, insensibile a tutto quanto accadeva intorno a lei, tranne a quella specie di suggestione dolorosa che le produceva l'aspetto di Andrea Ferento; gli occhi le si empivano di maraviglia, una specie di latente paura stringeva il suo cuore di fanciulla.

Andrea s'avvicin?? al vecchio Stefano e con forza gli prese una mano, con forza la tenne chiusa fra i suoi palmi, come per impadronirsi nel medesimo tempo della sua docile volont??.

Il vecchio lo guardava perplessamente, senza trovar parole, con una specie d'angustia, con un visibile impaccio, ch'egli stesso avrebbe voluto poter nascondere.

??? Voi sapete ogni cosa, ?? vero? ??? disse il Ferento, con una voce opaca e piena tuttavia d'una concitazione mal dominata. Egli sentiva per istinto che c'era in quegli animi una ostilit?? involontaria contro di lui; quella medesima ostilit?? che ormai gli pareva d'incontrare dappertutto, pi?? sensibile ancora fra le persone che l'amavano. Talvolta gli era sembrato perfino d'accorgersi che questo senso vago d'ambiguit?? penetrasse, come un sottile brivido, negli abbandoni voluttuosi dell'amante.

Ma egli non veniva per difendersi; era spaventosamente calmo, spaventosamente risoluto ad ascendere, senza un attimo di pavidit??, fino all'ultima pietra del suo calvario. Adesso eran giorni di battaglia; si trovava sul terreno di combattimento, non rimaneva per lui che una sola necessit??: vincere.

Egli abbandon?? allora la mano di Stefano, ma intrecci?? insieme le sue proprie dita, e le torse con ira, sorridendo per il dolore che ne prov??. Poi disse:

??? Vi ho pregato di venire in citt?? perch?? Novella non poteva pi?? a lungo rimaner sola, n?? rimanere con me. Inoltre avevo qualcosa da comunicarvi, ed ?? per questo che ora son venuto.

Parlava a scatti, con la voce un poco ansante, passandosi tratto tratto una mano su la fronte.

??? Fra pochi giorni torner?? ad essere l'uomo di prima. Se ne dubitate anche voi... poco importa!

??? No... ??? volle dire Stefano. Ma egli lo interruppe con sarcasmo:

??? Poco importa! Sono avvezzo a difendermi e sono avvezzo anche a vincere nella vita. Ma, davanti ad una simile accusa, ero del tutto impreparato. Sono stati pi?? abili di me, finora; ma i conti li faremo in ultimo. Bench?? ferito alle spalle, ho fiato ancora per combattere, come si vedr??. Intanto, non per giustificare me stesso, ma per tranquillare voi, sappiate che nessun perito al mondo potr?? mai scoprire nel cadavere di Giorgio Fiesco una traccia qualsiasi di veleni, se non tali e quanti ogni medico adopera necessariamente nelle sue medicine.

Egli fece una dura pausa, e consider?? sorridendo l'espressione dei lor volti, che parevano rischiararsi davanti alla fermezza delle sue parole.

??? Ma poich?? non voglio difendermi, e poich?? son pronto a mostrarvi che non ho bisogno di difendermi, sappiate ancor questo: ??? la scienza, ve lo dice un medico, pu?? facilmente uccidere senza che un perito se n'avveda. In altre parole, vi sono veleni che non lasciano traccia. Cos??, almeno fra voi, chi mi vuol credere innocente avr?? la compiacenza di farlo senza che io gliene fornisca la prova.

Nella pausa che intervenne, ricominci?? a singhiozzare la risata gutturale dello scemo, che ora si batteva le unghie raggruppate contro la suola delle scarpe.

Il Ferento lo guard?? con attenzione, poi esclam??, con un'alzata di spalle:

??? S??, Marcuccio... hai ben ragione di ridere! Poich?? tutti quanti non siamo che istrioni, costretti a fingere una grottesca parte nella commedia della vita, ove tu solo forse riesci ad essere uno spettatore veramente imparziale!...

Diceva queste parole quasi a s?? stesso, mentre un moto nervoso contraeva la ruga diritta ch'era incisa nel mezzo della sua fronte. Poi si volse, parve d'improvviso vincere una titubanza estrema, si rec?? dietro la spalliera della poltrona dove Novella era seduta, e con dolcezza, con una dolcezza cos?? grande che lo mutava in modo singolare, pos?? le due mani aperte sovra le spalle dell'amante.

Ella si scosse, rovesci?? leggermente il capo all'indietro, per guardarlo negli occhi, mentre sorpresa ed impaurita la sorella si ritraeva. Egli di lei non s'avvide; ma la sua fisionomia, che appariva distinta nel fascio di luce crepuscolare, sembr?? aggravarsi d'una passione che la stancava, che scioglieva i suoi nervi contratti in una specie di faticoso allentamento. Dal cuore gli saliva una ondata buona, e questo era visibile, come se l'amore che aveva per lei fosse una luce d'anima che gli splendesse all'intorno, per avvolgerli entrambi nella medesima tristezza, nella medesima infinita volutt??, ove sentivano d'essere uniti al di sopra di tutte le pene, al di sopra di tutti gli ostacoli che vanamente la vita e la morte frapponevano al lor colpevole amore.

Allora egli guard?? ad una ad una l'altre persone, poi disse lentamente:

??? Volevo confessarvi una cosa... Novella ?? mia, mia da lungo tempo, mia fin da prima ch'egli morisse... Questo ?? innegabilmente vero.

Ella rest?? con gli occhi spalancati, ferma, percorsa da un interiore brivido; gli altri tacquero. Solamente la fanciulla si raccolse fra le dita contratte la stoffa della camicetta, e fece qualche passo all'indietro, barcollando, con un visibile tremito.

??? S??, questo ?? vero, ??? egli confess?? un'altra volta. ??? Ma era necessario che io ve lo dicessi, perch?? a dividerci non baster?? nemmeno questa grande sciagura. Vegliate sopra di lei, fin quando io non torni e vi dica: ??? Ora vengo a riprenderla, poich?? sono libero ed ho vinto!

Ella s'aggrapp?? con le due mani al suo polso che le posava sopra una spalla, e contro vi poggi?? la bocca, per nascondere insieme un singhiozzo ed un bacio.

VII

Egli usc?? tranquillamente da quella casa, e nulla fece per sottrarsi alla vigilanza delle spie che seguivano i suoi passi.

Cadeva una bella serata quasi glauca su la citt?? rumorosa; le strade piene di movimento cominciavano ad imbiancarsi di chiarori elettrici. A piedi percorse la distanza che lo separava dalla sua casa, evitando le strade frequentate, facendo un pi?? lungo giro, affinch?? nessuno lo riconoscesse nella crepuscolare ombra dei vicoli.

Camminava con gioia, velocemente, immergendosi nella sera come in un bagno voluttuoso, ed una ilarit?? quasi perversa gli accelerava i battiti del cuore. Si sentiva padrone della sua vittoria, misurava la vendetta con una precisa e fredda crudelt??.

Ormai la bufera gli era passata sopra senza schiantarlo; anzi ne usciva pi?? forte, acceso di tutti i suoi spiriti battaglieri, pieno fino alla gola d'una viva ebbrezza di combattimento. Aveva d'un tratto riafferrato il comando della sua schiera; gli ubbidivano ancora senza riflettere, con quella dedizione assoluta che inebbria i condottieri. L'avere ucciso, l'esserne accusato pubblicamente, non gli pareva cosa bastevole perch?? la legge avesse forza contro di lui. Era cos?? tirannicamente sicuro del suo diritto sovrano, che non avrebbe mai teso i polsi alle catene dei poteri sociali; non riconosceva nel mondo alcuna forza che bastasse a limitare in un modo qualsiasi la sua magnifica e terribile volont??.

Ma, se mai un tal giorno venisse, Andrea Ferento rifiuterebbe di ubbidire. Non lo vedrebbero mai, seduto fra due sgherri, sul banco degli accusati; mai elargirebbe quest'ora di trionfo all'ambizione d'un Salvatore Donadei.

Rifiuterebbe l'obbedienza come un ribelle, come un sollevatore di folle, come un re. Prima di poterlo ammanettare, bisognava combattere qualche giornata di guerra civile; ??? in ultimo, non lo avrebbero che morto.

La legge che basta per dominare le piccole anarchie, non bastava per lui: era un capo, aveva la sua milizia, pronta fino all'eccidio, darebbe il segnale: si combatterebbe. Un odio furente lo accaniva contro tutti coloro che avevan osato trattarlo come un uomo. Nell'ardore della contesa, in lui si riaccendevano tutti gli istinti feroci ed imperiosi che facevano di questo apostolo d'idee un selvaggio dominatore di uomini.

D'altronde, in quella sera, egli sentiva che la battaglia stava per esser vinta. I medici preposti alla necroscop??a eran tre uomini dei quali conosceva tutti gli errori professionali, tutte le ambizioni private, come un padrone conosce le pecche de' suoi domestici; n?? per coscienza propria n?? per istigazione d'altri, mai avrebber osato accertare a suo danno la prova, ch'era d'altronde inaccertabile.

Ognuno sentiva oscuramente che Andrea Ferento non verrebbe tradotto in Corte d'Assise, e quelli stessi che si cullavano in tale speranza, eran tuttavia trattenuti dallo smascherarsi per tema della sua vendetta. Lo sapevano potente, e sapevano che i potenti non sono mai soli.

Eppure, quanto numero di acerbe invidie non sentiva egli strisciare dietro il suo passo tranquillo, pronte a sibilare, a mordere, quando appena lo vedessero inginocchiato! Invidie non solo politiche, ma professionali e private; subdoli rancori di uomini mediocri, ai quali era passato dinanzi, troppo fulgido, nel cammino della vita, e che ora speravano con silenziosa vilt?? di vederlo per sempre abbattuto nella polvere.

Ben lo sapeva, ed era con un senso d'orgoglio intimo ch'egli sentiva battere contro la sua dura forza questo impossente furore. Forse nella sua Clinica stessa, nell'Ateneo medesimo dove insegnava, tutta una rivalit?? che non poteva sperare di sorpassarlo altrimenti, era in attesa del colpo mortale che lo ferisse in pieno cuore. Quanti Salvatore Donadei, grandi o piccoli, non vivevano intorno al suo cerchio di splendore, camuffati e silenziosi, fino al giorno in cui potessero togliersi via la maschera!

Ma uno solo aveva osato per tutti. Aveva osato con un coraggio inconsulto e precipitoso, giocando a sua volta una posta ben grave, per un uomo com'era il Donadei, pieno di accortezza, di cautela e d'impostura. La passione lo aveva sopraffatto; si era sentito sicuro di poter guidare un assalto irresistibile, e senza timore alcuno aveva bruciato i ponti dietro di s??.

Nel muovere questa guerra, egli contava senza dubbio su vaste complicit??, su poderose alleanze; ma era ugualmente fuor di dubbio che l'estensore degli articoli firmati ??Ergo?? non aveva quasi nemmeno tenuto conto di quella prudenza elementare, che sempre ??gita davanti agli occhi degli accusatori e dei polemisti gli articoli del Codice Penale intorno alla diffamazione. Gettando il dado, Salvatore Donadei dava il suo nemico per morto.

In verit?? s'era troppo affidato alle testimonianze del medico Paolieri e di alcuni fra quelli che avevano veduto il cadavere del Fiesco. Era forse rimasto cos?? stupefatto di questa possibilit?? inattesa, che l'aveva s??bito accettata, non senza discuterla, ma parteggiando per essa, ben certo che un'accusa di tal genere, o vera nei fatti, o soltanto verisimile, dovesse riuscir bastevole a pugnalare in pieno petto un uomo come Andrea Ferento.

Non aveva dunque troppo indugiato nell'esaminare se questi fosse colpevole davvero; gli bastava che a rigor di legge una simile colpevolezza potesse venirgli imputata; gli bastava di poter finalmente radunare contro lui tutta l'ira della sua parte, trascinarlo gi?? dall'altare, mettere alla gogna la sua storia d'amore.

Quell'uomo era stato il fantasma nero della sua vita. Salvatore Donadei credeva di combattere per un'idea sua propria, mentre in verit?? non faceva che combattere contro le idee dell'altro; supponeva di avere un'ambizione sua propria, la quale non era nata invece che dal desiderio di misurarsi con la potenza dell'altro; e sopra tutto l'odiava, perch?? il Ferento, invece di raccogliere la sua sfida, non si era mai curato d'altro che di squassarlo da s?? come un piccolo avversario importuno.

Con l'andar degli anni quest'odio aveva preso in lui cos?? profonde radici, che avrebbe dato la sua fede, il suo giornale, il suo denaro, e perfino i suoi figli, per il piacere di calpestarlo senza remissione con la sua fredda ira, come si tenta spegnere coi piedi la fiamma di una lampada rovesciata. Giunta l'ora in cui tutto ci?? gli parve possibile, questo uomo cauto e pieno d'insidie si lasci?? quasi ubbriacare dalla sua crudele speranza.

Dal giorno in cui Tancredo ed il Metello eran venuti a proporgli quel terribile mercato, egli non si era pi?? concesso un attimo di pace. Aveva tramato, congiurato, subornati o fatti subornare testimoni, s'era accaparrato a forza di denaro una parte della stampa ed aveva messa in opera tutta la sua potenza d'uomo politico, di giornalista, di capo d'un numeroso partito, finch?? suonata gli parve l'ora di dar fuoco alle polveri e scatenare nella piazza la congiura tessuta nell'ombra.

E, se Andrea Ferento non fosse stato che un platonico banditore d'idee od un eroico cercatore di verit??, esiliatosi fuor dal mondo, costoro, senza dubbio, per il lor numero e la potenza grande che ancora il pregiudizio esercita sopra la terra, costoro lo avrebber vinto con facilit??. Ma in Andrea Ferento v'era un uomo altres?? che amava la potenza per s?? stessa, v'era il partigiano accanito che sapeva l'arte imperatoria del guidar le fazioni, e sapeva che al di sopra di tutte le forze radunate in mano dei poteri sociali, v'?? sempre stata e sempre dominer?? la violenza d'un uomo solo.

Oh, quanto nel suo spirito beffardo egli derideva coloro che si aspettavano di veder lui, Andrea Ferento, semiconfesso e pavido sui banchi d'una Corte d'Assise! Credevano dunque che per tanti anni egli avesse investigata la materia invano? che per tanti anni avesse dalla sua cattedra bandita l'ultima parola delle scienze positive, per doversi ridurre, quando gli fosse mestieri sopprimere, ad iniettare nelle vene della sua vittima qualcosa che tre chimici dozzinali potessero poi raccogliere nei loro suggellati specilli? Ma no! ma no!... egli aveva disciplinato il suo delitto come si disciplina un esperimento scientifico, e la natura ?? ben pi?? vasta che non suppongano gli sbadati farmacisti o gli avvelenatori da suburbio che solo confidano sopra il silenzio delle tombe. Non lui, che si chiamava Andrea Ferento, ch'era il pi?? dotto e prodigioso fra gli scienziati d'Europa, non lui che aveva per giorni e settimane fatto progredire il suo delitto, a grado a grado, indisturbatamente, col pieno potere che gli veniva dalla sua coraggiosa libert??.

Per un istante infatti egli aveva temuta, non la giustizia degli uomini, ma l'onnipotenza dei partiti che si collegavano contro lui, capaci senza dubbio di subornare un giudice, di dettare ai periti un responso dubbioso e per tal modo trascinarlo in Corte d'Assise, od anche mandarlo assolto per non provata reit??. Era quello che tuttavia bastava per distruggere in un sol giorno la sua magnifica vita.

Ma davanti al pericolo egli aveva ritrovato con una prontezza meravigliosa il suo posto di battaglia e la memoria strategica dell'uomo che in altri tempi aveva camminato alla conquista del potere.

Ormai, se da una parte operavan sul giudice istigazioni potenti, egli ne faceva esercitare altre pi?? incontrastabili; se poteva esservi nella designazione dei periti un intento recondito, egli era giunto a far cadere questa scelta su persone che avrebbero dovuto resistere a qualsiasi adescamento; se una parte della stampa lo aveva nei primi giorni assalito con furia, man mano egli era giunto a far piovere dall'alto certi minacciosi avvertimenti, che persuadevano i Direttori ad imbrigliare i pi?? focosi retori; e frattanto egli allestiva con una pazienza, con una minuzia da certosino, la querela di diffamazione che avrebbe chiaramente dimostrato i pericoli del firmarsi ??Ergo?? alla dolce pecorella cristiana che si chiamava Salvatore Donadei.

Egli sapeva bene che per le grandi cause occorrono grandi avvocati, e giornalmente passava un paio d'ore nello studio del senatore Ippolito Sandonato, l'oratore che piegava sotto il suo potere le Corti di Giustizia, soggiogava l'alte Assemblee con la speciosa eloquenza del suo discutere, il patrono che nonostante la tarda canizie rimaneva un uomo di toga intrepido e focoso come un esordiente.

Incominciata la battaglia, non bisognava n?? perdere n?? vincere a met??; nella tensione di nervi che il combattimento gli dava, la storia verace del suo delitto aveva esulato lontano da lui, s'era quasi affondata senza memoria nella buia tempesta del suo spirito.

Ora egli camminava leggermente, esagitando fra s?? stesso le pi?? remote conseguenze di tutto quello che stava per accadere, ed anzi era particolarmente gaio, per aver avuta in quel giorno un'idea felice, che Ippolito Sandonato si accingeva per l'appunto a mettere in opera.

??Quel buon Tancredo Salvi... che aveva senza dubbio uno sviscerato amore per la Giustizia, e doveva certo essere incorruttibile come un santo monaco francescano...??

Camminava tra questi pensieri, e frattanto era giunto vicino alla sua casa, quando, all'uscir dal vicolo nella diritta contrada, un clamore confuso di voci, un accorrere di persone, subitamente lo fermarono.

Pochi passi lontano era la sua casa, l'ultima su l'angolo; pi?? oltre, la piazza con il porticato, che nereggiava di gente ferma, dalla quale provenivano i clamori. Egli non poteva ben discernere n?? udire, ma erano i giornalai che gridavano a squarciagola una notizia inattesa e vendevano a centinaia le copie de' giornali, che la folla spiegava concitatamente. Quasi nello stesso tempo, alle sue spalle, si lev?? un simile clamore, e, v??ltosi, vide accorrere cinque o sei strilloni, rossi, rauchi, affannati, sotto il peso dei fasci che portavano, inseguiti da una folla che li spogliava man mano del supplemento stampato a grandi lettere. Gli passaron davanti come un'ondata, ed allora ud??.

Egli divenne orribilmente pallido, non volle credere a s?? stesso, volse in giro gli occhi ed aguzz?? l'udito come per riafferrar quel grido.

??? ??L'assassinio di Salvatore Donadei!... Supplemento all'Epoca!... Supplemento al Nuovo Giornale!... L'assassinio di Salvatore Donadei!...??

Non vide, non ud?? pi?? nulla; un cerchio rosso, che si partiva dalle sue stesse pupille, occup?? la vuota ??rbita che gli roteava tutto all'intorno... E sent?? che il cuore gli batteva nel petto fino allo schianto, ma non seppe se di gioia, d'ansia o di terrore, tanto gli pareva che nel vortice improvviso del mondo si disperdesse come polvere il senso di tutte le cose.

Poi si calm??. D'un tratto gli parve che la gente lo guardasse, anzi guardasse lui solo, quasi gi?? sospettandolo di questo nuovo delitto. La morte gli si allacciava intorno come una compagna necessaria; ebbe istintivamente voglia di volgersi, di fuggire... poi di cacciarsi avanti, frammezzo a quella moltitudine e di gridare con tutto il suo fiato: ??? Non io! non io!...

Sopravvenivano altri giornalai; la strada fino al termine biancheggiava di pagine spiegate. Macchinalmente anch'egli si cerc?? nelle tasche una moneta, compr?? il giornale, poi, quasi correndo, percorse la distanza che lo separava dal suo portone, entr?? difilato in mezzo alla gente che l'ingombrava: si trov?? nella corte. Un lampione ad acetilene rischiarava il porticato facendo splendere la porta a vetri che chiudeva l'accesso dello scalone.

Alcuni gli si fecero intorno; egli chiese distrattamente: ??? Che ?? stato? che ?? stato? ??? e spieg?? il giornale.

Allora, s??bito, dette un urlo. Aveva letto in capo della colonna: ??? ??L'assassino ?? l'assistente di Andrea Ferento: Egidio Rosales.??

??? Ma no! ma no! ma no!... ??? si mise a dir forte, mentre con gli occhi leggeva, e mentre intorno a lui si andava stringendo un cerchio di persone silenziose.

Ogni tanto egli le fissava con occhi esterrefatti, come per interrogarle; poi di nuovo a leggere con avidit??, con terrore.

La notizia era questa: poche ore innanzi, mentre Salvatore Donadei scendeva dalla Redazione della Crociata insieme col suo capo redattore, un giovine lo aveva subitamente affrontato sul marciapiede, scaricandogli addosso tre colpi di rivoltella a bruciapelo e gridandogli ad ogni colpo: ??? Basta! basta! basta!

Ferito due volte nel petto, una volta nella fronte, il Donadei stramazz?? senza rispondere, morto.

L'aggressore gli gett?? sopra l'arma fumante, si volse alla strada e grid??:

??? Voleva uccidere un santo! Io l'ho vendicato!

E scomparve. Tutto questo in un baleno.

Dieci minuti pi?? tardi, presentatosi al Commissario di Polizia, ripeteva le stesse parole con una calma ed una fissit?? da ipnotizzato, poi rimaneva immobile davanti alla scrivania del Commissario, stringendosi con una mano il polso tremante, che aveva ucciso.

??? Il vostro nome?

??? Egidio Rosales. Ho ventisei anni, mio padre ?? morto; mia madre anche. Sono il primo assistente di Andrea Ferento: a quest'uomo debbo tutto, e non feci che assolvere un debito liberandolo dal suo nemico.

??? Conoscevate l'onorevole Donadei?

??? No.

??? Sapete che ?? morto?

??? Lo so, e volevo che morisse.

Non un muscolo, non una linea trasaliva nella sua delicata faccia pallida; solamente le pupille, che parevano aver perduta ogni virt?? di espressione, bruciavan d'un fuoco fermo e s'affondavano sempre pi?? nelle profonde ??rbite.

Allora il Ferento, con impeto, ruppe il cerchio delle persone ch'erano intorno, usc?? fuori, balz?? in una vettura, corse al Commissariato di Polizia.

??? Voglio vederlo, s??bito, s??bito... vederlo!

Il Commissario lo fece chiamare nel suo gabinetto. Il Rosales entr??, in mezzo a due questurini, pallido, con il bavero alzato. Nella sua chiara fronte, ne' suoi femminili occhi splendeva una estatica serenit??.

Con un atto paterno e disperato il Ferento gli si butt?? incontro, quasi volesse tentare di strapparlo a' suoi carcerieri, a quelle due guardie impassibili, ferme, agghindate nell'uniforme dalle bottoniere luccicanti.

??? Rosales! figliuolo mio! che avete fatto? Che avete fatto, per carit???!...

Ma questi non rispose; un tremito convulso gli agit?? le spalle, gli fece brillare intorno al mento la tenue barba bionda; poi si lasci?? cadere a pi?? del suo maestro, e singhiozzando avvinghi?? le braccia intorno alle sue ginocchia.

??? Perdono! perdono... ??? balbettava; ??? ma non era pi?? possibile che Lei...

Andrea Ferento lo sollev?? da terra quasi con violenza, e come padre e figlio, come fratello e fratello, que' due uomini, fra i quali stava la morte, insieme piansero abbracciati.

VIII

L'istruttoria si trascin?? ancora per qualche tempo, finch?? i periti risposero con un giudizio fermamente negativo. Allora il giudice Niscemi chiuse l'istruttoria e sottopose gli atti alla Camera di Consiglio, la quale, frustrando la denunzia, addusse in favore del Ferento l'inesistenza del reato.

Il cadavere dissepolto ritorn?? a dormire l'interrotto sonno in quel piccolo cimitero di campagna, ove ormai gli sfioriti mazzi de' papaveri si piegavano con una specie d'ubbriachezza, dondolando su gli esili steli, mentre qualche foglia gialla si metteva a correre di tomba in tomba nelle folate crepuscolari.

Cos?? era passata la bufera sul grande omicida, su l'anima sua di tiranno e su l'insorgere tempestoso delle fazioni. Era passata e gi?? si disperdeva, come tutto si disperde nel mondo, in una nube di polvere, in un'eco lontana e fievole che man mano la distanza confonde.

Nell'ora pi?? tragica del combattimento un fanatico s'era gettato a fronte bassa nella mischia per salvare il suo tragico maestro, ed anche se un tal eroismo per avventura fosse stato inutile, allora come sempre il mondo non poteva impedirsi d'ammirare queste barbare magnificenze.

Come il Ferento aveva creduto e voluto, la battaglia era vinta; vinta senza riserve, ampiamente, crudelmente. Ora, poich?? la strada era sgombra, poteva camminar oltre, verso il domani vertiginoso. Si era fatto amare abbastanza per trovare intorno a s?? una falange di partigiani, serrata e forte, che ovunque lo avrebbe difeso a spada tratta, vita per vita; ormai non gli restava che godere il premio della sua temeraria impunit??.

Colpita nel cuore, la fazione avversaria s'era lasciata debellare facilmente: egli poteva ora scegliere vendette come rose profumate in un largo paniere. La folla, quella medesima folla ch'era insorta contro il suo nome, ora l'applaudiva; persuasa o meno, egli era stato il pi?? forte; e ci?? bastava perch??, secondo la logica della vita, il pi?? forte avesse anche ragione.

Era stata immolata una vittima per placare il dio della civile discordia; dopo molto contorcersi, la citt?? aveva bevuta per gli interstizi del suo lastricato una fresca vena di sangue; l'epilogo era nella morte: bastava.

Domani, con altre bandiere, si ricomincerebbe a guerreggiare; ma la battaglia di ieri diventava una fredda pagina di storia morta, un nero turbine che si allontanava nella immensa caligine delle cose finite. Su l'avvenire degli uomini urgeva e pulsava il domani, che appartiene sempre al vincitore ed ?? implacabilmente la disperazione del vinto.

Questo era vero nella breve battaglia fra due fuggenti uomini, com'?? vero nella storia dei popoli, nelle leggi fondamentali della vita, in tutte le distruzioni, in tutte le creazioni della possibilit?? umana.

Egli era stato adunque il padrone del suo diritto imperatorio: aveva ucciso, aveva costretto altri ad uccidere, e la folla soggiogata l'applaudiva. Sopra il suo delitto non aveva trovato altro giudice che s??.

Questo anarchico e questo santo alzava la sua rilucente potest?? sopra i divieti che sono la catena dei mediocri: s'era involto, calmo ed inesorabile, in quel magnifico diritto che gli uomini titubanti avevano decretato agli Dei.

Ma non soltanto sopra la scena mutevole della commedia umana era passata ormai come polvere l'improvvisa bufera; non soltanto fuori da lui, ma nel suo spirito stesso, era passata e lontanava.

Non pi?? l'irosa voglia del combattere, non pi?? la gioia sopraffacente che si origina dalla coscienza del proprio potere; non pi?? nemici, non pi?? giornate sospese nel dubbio del domani, non pi?? l'accanimento febbrile che gli occupava la veglia ed il sonno; ma invece una stanchezza quasi vuota, una specie d'annientamento, un gorgo aperto nell'essere, un'ala che ha volato troppo alto, ed ora cade, cade...

Non era neanche giunto alla pienezza della maturit??; aveva trentotto anni, e davanti a s?? la vita, come una limpida libera strada. Era sicuro d'aver battuto il buon cammino, d'aver distinto il bene dal male con alti sensi, d'aver professata la propria coscienza con assoluta sincerit??. Se aveva peccato, era d'orgoglio, nel non credere agli altri, nel volere col suo proprio dio; un dio prigioniero nella materia, che nasceva e moriva con l'uomo. Persuaso di poter imprimere un segno anche minimo nella storia della conoscenza umana, aveva intesa la vita come un sacerdozio, e, sebbene ci?? fosse dissimile dalla sua natura, la spendeva con tenacit?? in una intensa e buona fatica.

Aveva eretta la Scienza a sola divinit?? della vita: era persuaso che il Dio lontano fosse, fino ad un certo punto, il potere dell'uomo.

Per ci?? bisognava, ed anzi era necessario, debellare con pugno fermo l'ignoranza ed i pregiudizi millenari delle stirpi, vuotare dagl'idoli marci le cloache del mondo.

La sua concezione della vita escludeva nel modo pi?? scientifico tutto quanto ?? miracolo, tutto quanto ?? rivelazione; escludeva il Dio perpetuo ed immemorabile, che pu?? non nascere n?? morir con l'uomo.

Un giorno, in mezzo a tanto volo, gli era accaduto quello che accade all'essere pi?? comune: ??? s'era innamorato, innamorato fino ad uccidere, ??? e non pi?? d'un pensiero astratto, ma d'una creatura fugace, lieve, bella, transitoria, d'una forma femminile che s'impadroniva del suo mondo, che pareva radunare in s?? le ragioni estreme della vita.

Il primo giorno che am??, la parola ??uomo?? gli parve d'improvviso assumere un significato diverso; non peggiore, non migliore: diverso. Gli parve che i confini della vita divenissero pi?? angusti, ma pi?? definitivi, e si accorse di aver esclusi da ogni ammissibilit?? molti princip?? dei quali non aveva dimostrata in alcun modo la inconsistenza. L'immenso edificio spirituale, costrutto sul fragile telaio delle sue verit?? positive, cigolava minacciando rovina per il semplice fatto d'una uccisione e d'un amore. L'ultimo volo del suo pensiero temerario si abbatteva esausto contro una parete insuperabile.

Un dubbio interamente soggettivo entrava cos?? nel suo mondo spirituale, poich?? infatti, nell'ebbrezza della passione, il piccolo fenomeno della sua propria vita ed il fenomeno parimenti fugace della creatura che amava gli parvero d'un tratto essere divenuti la cosa pi?? vasta, pi?? significante, nell'universo mondo. Non era pi?? cos?? necessario che la materia opaca rivelasse all'indagatore il suo segreto essenziale, poich?? la materia possedeva in s?? un mezzo per divinizzarsi, per soverchiare con una specie di lirismo i suoi stessi confini, risvegliando nell'uomo che passa tra i fugaci miracoli della terra un senso ulteriore del mondo, il senso della universale divinit??, ??ci?? che veramente ?? l'anima delle cose, il Dio non creato dagli uomini...??

Poteva darsi perci?? che il suo delitto medesimo, il suo c??none anarchico, sostenuto con tanta dialettica sottile, non fosse in fondo che un atto barbaro dell'amore, non fosse in lui che un ritorno immemorabile dell'uomo alle sue rapine primitive. Era una mente serena: doveva pur contemplare, senza impaurirsene, anche questa possibilit??.

E lo fece.

Cominci?? a ricercare nelle origini, laggi??, dov'era nato l'amore, laggi??, dove per la prima volta, con una tristezza paurosa e crudele, aveva in sogno posseduta la moglie del suo fratello infermo, accorgendosi nel medesimo tempo ch'ella era gi?? ne' suoi sensi, quando ancora con l'animo ne rifuggiva, e l'amicizia era gi?? morta, e la donna era gi?? sua, e la vita subitamente lo assaliva da tutte le parti con un furore incontrast??bile...

S??, v'erano parole grandi e sante che il respiro d'una bocca poteva disperdere. Ci?? che aveva una meta erano i sensi; erano i sensi cupi, necessari, violenti, che inveivano in lui quasi con un urlo, ed era, oltre i sensi, qualcosa d'indomito che si levava dalle oscure profondit?? del suo essere per avventarlo con ira, ma pieno insieme d'una convulsa felicit??, verso la dedizione di s?? stesso nell'amore per un'altra creatura, verso la continuazione di s?? stesso nelle vene d'un'altra creatura, nella rigogliosa giovinezza d'un figlio che la perpetui verso il domani, ??? ci?? che rappresenta nel mondo la vera ed unica immortalit?? dell'uomo.

Ecco: ed egli dubit?? di aver ucciso per amare la sua donna, per far nascere il suo figlio. Tutto questo che altri compendiano con ubbidienza e con pace intorno ad un intimo focolare, a lui veniva traverso il dramma, dopo ch'era salito in cima alla montagna del mondo, e aveva gridato nel vuoto la sua parola magnifica: ??? ??No!??

IX

Frattanto, nella casa di Giorgio Fiesco, Novella aveva messo al mondo il figlio di Andrea.

Era nato serenamente, verso l'ora dello stellare, in una calma e religiosa camera, dov'entravano a larghe ondate i profumi sfiorenti e grevi del voluttuoso autunno.

Ella fu addormentata, perch?? non soffrisse, e lo diede al mondo con pace, come se lo avesse portato, non gi?? nel grembo doloroso, ma su le braccia forti.

Si svegli?? e sorrise, cercando con gli occhi l'amante che dall'ombra la guardava. Piano sollev?? dal lenzuolo il braccio seminudo, per chiamarlo, poi volse il capo sovra una guancia e richiuse gli occhi.

Davanti a lei, ne' quadrati azzurri delle due finestre, il cielo notturno accendeva migliaia di stelle; non veniva dal quartiere sottostante alcun rumore pur fievole. Questa creatura battezzata con tanta morte aveva cominciato a respirare nel mondo in un'ora di pace.

L'aveva raccolta su le fedeli sue braccia la bianca madre di Novella, che non si dimenticava d'aver cullato i suoi tre figli, ad uno ad uno, e che sentiva ella pure qualcosa della sua morta giovent?? rivivere in quel vagito indistinto, ch'era gi?? una voce umana.

Come poteva ella, ch'era vecchia e stanca, non sorridere a questo verde fiore? S??, le ombre, le ombre!... Ma per lei, ch'era un'arida esausta madre, la sola cosa che fosse ancor bella nel mondo era il palpito nuovo di quella vena che proveniva da lei. Sebbene fosse stata una casta consorte, s'accorgeva che il peccato della donna contro la fede nuziale si riduce ad essere una ben ridevole cosa davanti alla santit?? della creatura che nasce; onde le sue braccia senili palpitavan di gioia recando verso la cuna quell'ineffabile peso.

La sua figlia peccatrice aveva portato nel grembo un cuore nuovo, e per lei questo l'assolveva da ogni peccato, versava sopra la sua lussuria d'amante la sacra e dolorosa purezza della maternit??. Anch'ella inconsciamente scordava l'ombra del morto, per difendere, per amare quelli che facevano continuare la implacabile vita.

E Maria Dora, quella medesima biondinetta che aveva guardato in silenzio il feretro risalire dalla profonda fossa, or si chinava sorridente, con una curiosit?? quasi materna, su la piccola cuna gonfia di pizzi e di cuscini soffici, ove una specie di gomitolo vivo tentava d'aprire le fessure degli occhi, le labbruzze umide, per guardare, per respirare nel mondo.

Lo scemo era nella stanza vicina, al buio; stava presso la finestra in attesa di veder piovere le stelle filanti e sghignazzava, con la sua risata stridula, quasi beffarda, ogniqualvolta gli riuscisse d'acchiapparne una.

In quel mentre poetava come al solito.

??Le stelle filanti filanti
son fili di paglia che bruciano.
Per prenderle mi metto i guanti...
sicuro... ne ho prese gi?? tre!??

Il Ferento rimaneva muto ed assorto nella camera di Novella. Guardava il letto ricomposto, le sembianze di lei riassopita, pallida in volto, con qualche ciocca di capelli rappresa intorno alla fronte. Aveva un braccio nudo fuori dal lenzuolo, ed al polso un braccialetto, che nonostante il lutto, ella non lasciava mai. Quel cerchio d'oro luccicava nitidamente in mezzo alla penombra, quasi fosse il centro luminoso della camera e d'una spirale di sciarpe nere che s'avvolgessero intorno alla donna supina.

Il suo braccio prendeva un color dorato; la mano era tranquilla, singolarmente pura, quasi diafana. Il respiro dell'addormentata sollevava leggermente il lenzuolo; un bel copripiedi di pizzo, a punto d'Irlanda, con un nastro di raso azzurro, largo un palmo, ch'entrava ed usciva dai fori della merlettatura, facendo agli angoli quattro vaste gale, confondeva la lunghezza del suo corpo in un leggero sollevamento. I suoi capelli dormivano accanto a lei, raccolti a fascio dietro la nuca scintillante; le sue narici, volte verso il lume, parevan tinte di roseo, mentre la bocca era del tutto scolorata.

Una calma lampada, nascosta sotto il paralume, fasciata con un velo, addormentava la stanza nel suo morbido chiarore; di lontano batteva una pendola; sul tavolino da notte c'erano tre rose, in un bicchiere.

Come l'amava! come l'amava!... che struggimento, che intollerabile tristezza, che voglia malata di piangere... che affettuoso dolore!

Adesso avevan un figlio, eran legati, avvinti l'uno all'altra per intera vita... Eppure egli non sentiva di avere un figlio, non lo conosceva, sebbene fosse gi?? nato e l'avesse appena intravveduto con i suoi occhi distratti. Sentiva solamente una cosa: l'amore per lei, l'amore, il desiderio, la paura di lei... Ma anche questo in un modo gi?? diverso, gi?? nuovo.

Un pensiero l'occup?? improvvisamente: ??Rimarr?? bella???

E s'accorse che la sua bellezza gli era necessaria.

Poi cominci?? a guardare indietro, verso tutto quello che aveva compiuto per giungere fino a quell'ora, e ne prov?? un senso quasi di vertigine, come se avesse guardato smarritamente nell'immenso gorgo del proprio amore.

Di nuovo il senso quasi erotico della loro complicit?? gli venne al sommo del cuore. La rivide in lontane ore notturne, disperata e sorridente nella gioia che mai non la saziava; ricord?? il profumo della sua gola turgida, che ora da molte settimane non baciava pi??.

Si udiva dall'altre stanze un'eco di rumori confusi; ma in quella camera di nativit??, immersa nella penombra vaporosa, non si udiva che il rumore della notte, simile a quello che fa, nell'aprirsi, un grande ventaglio di piume.

Li avevano lasciati soli, mentre di l?? v'eran il medico, la levatrice, le domestiche, l'intera famiglia radunata intorno alla culla, e gi?? tutti eran curvi su quella debole incominciante vita, come se il nascere fosse ancora un miracolo che stupefacesse i vivi, e come se davanti al vagito d'una creatura nascente fosser cosa di ben lieve importanza tutte l'altre voci che provengono dal confuso agitarsi del mondo.

Ella dormiva in pace, stanca d'aver compiuta la sua fatica materna, forse ondeggiante nel sonno in una sensazione d'allegrezza e di lievit??. Su la bocca un po' tumida, leggermente contratta, le alitava un sorriso che pareva somigliante allo stupore d'una ubbriachezza; egli, che la guardava con l'occhio geloso e mai casto d'un amante, provava un senso complesso d'ostilit?? e di compassione contro la donna che aveva dovuto soggiacere cos?? apertamente alle tiranniche leggi della natura, e che, invece di esaudir l'amore come un divino sterile delirio, aveva dovuto avvilire il suo grembo con il peso bestiale della fecondit??.

Veduto cos??, l'amore non era pi?? che un prestigioso inganno, traverso cui l'uomo s'induceva necessariamente a creare. Una volta di pi?? il divino esulava dalla materia; l'uomo non era che il tramite aleatorio traverso il quale passa la corrente inestinguibile della vita; il figlio, appena concepito, impoveriva gi?? la sua madre; nascendo, incominciava ad ucciderla.

Davanti a quel primo vagito, a quel primo brancolare nella luce d'una creatura da poco respirante, essi, che l'avevano generata, esaurivano sostanzialmente la lor ragione d'essersi amati, finivano di ubbidire alla volont?? naturale della materia, trasmettevan nella forza d'un cuore pi?? celere il gi?? morente fuoco delle lor vene, quasich?? la lor concorde ragione di vivere fosse trapassata in quel pi?? giovine spirito, e la vita camminasse oltre, immemore, sopra la loro subitanea vecchiezza.

Nel momento ch'ebbe un figlio, sent?? la catena che lo avvinceva inesorabilmente alla sua propria fine; sent?? l'origine di quel buio dolore che rivolge l'uomo decrepito verso la giovent?? sempre fuggente, poich'egli non pu?? ringiovanire se non avventando la sua furente voglia di vivere nel cuore pi?? giovine d'un figlio, come d'un altro s?? stesso, che trasciner?? la sua ombra verso il perpetuo domani.

L'onda, l'onda, l'onda... e pi?? lontano ancora l'onda, e fin oltre i limiti di tutte le lontananze, ancora e per sempre, inutilmente, l'onda...

Egli chiuse gli occhi, sopraffatto, e gli parve di sentirsi uccidere con una lentezza crudele dalla stessa chiaroveggenza del suo pensiero. Se tale infatti ?? il mondo, qual'esso appare all'uomo che avvedutamente lo guardi, come potremmo ancora senza tedio accingerci a pensare, a volere, ad amare, ad irrompere insomma con tutta quella ingordigia ch'?? nostra nei dominii della vita? Se una tale inutilit?? sovrasta ogni meta, perch?? mai l'uomo si affaticherebbe ad essere qualcosa pi?? che un rassegnato gauditore di gioie distruttibili?

O forse la materia ?? cos?? prodigiosa, ch'essa ci salva persino dal nostro medesimo pensiero, e quanto pi?? la nostra mente s'accanisce a distruggere il senso del vivere, tanto pi?? l'istinto illogico ed imperioso della nostra vitalit?? ci sospinge ad amare con ebbrezza quello che pur vediamo essere un nulla?...

Forse. Perch?? l'uomo non ha nella creazione che un solo nemico: s?? stesso. Quando l'addormenta, ?? felice; quando lo fa pensare, disperato. Nulla vi ?? che resista, che sia qualcosa, davanti al nostro pensiero: n?? la bellezza, n?? il piacere, n?? la verit??, n?? l'amore, n?? il pensiero medesimo... nulla, nulla! E tuttavia non siamo che gli innamorati inguaribili dell'una o dell'altra di queste cose fallaci, non possiamo far altro nel mondo che seguitare a credere l'assurdo, a fidare nell'inganno, a volere l'inutilit??...

??Sorella, non eran fili
di paglia, e nemmeno d'argento;
non erano che un po' di vento
rosso... Ne ho prese pi?? che cento;
m'hanno bruciato i guanti.
Le diamo al bambino piccino
le stelle filanti filanti?...??

Erano soli, nella camera silenziosa; il mese d'autunno, con folate calde, gonfiava le tende senza muoverle, senza far nascere il pi?? piccolo rumore. Nel guardare la notte, pareva che un velo di mussola nera continuamente s'avvolgesse intorno ad un cerchio d'azzurrit??; entro infuriavano stelle, come lucciole prigioniere in una finissima rete.

Allora egli ricominci?? a sognare che l'amava, che l'amava con volutt?? e con obl??o, come se gli dilagasse per le vene il fumo d'un oppio ubbriacante; perch?? al disopra d'ogni titanica impotenza del pensiero cantava tuttavia l'amore, questo volo dell'essere ch'era il pi?? lontano dalla morte, ch'era stato e sarebbe in eterno la pi?? bella favola del mondo...

X

Ma egli aveva ucciso.

Allo stesso modo che il suo pensiero gli impediva di credere nel divino, di costituire l'alta sua libert?? sotto l'arbitrio dei pavidi legislatori, cos?? la sua logica imperatoria gli impediva di ritenere che ci?? fosse un delitto. L'aver soppresso non era, nella sua coscienza incolpevole, che un atto barbaro ma necessario di dominazione. Certo non lo mordeva il rimorso che tormenta il mediocre; anzi la sua volont?? micidiale continuava senza infrangersi dopo la consumazione del delitto. Se talvolta, di sorpresa, un dubbio lo assaliva, gli era facile impadronirsi velocemente di s?? stesso, riflettere, annientare il suo dubbio. Le piccole paure dell'uomo non erano fatte per lui. Ma quello che invece lo torturava era la menzogna, ed era il silenzio, dai quali non poteva disciogliere il suo virile coraggio.

Preso d'assalto, era stata buona guerra il mentire, poich?? fra uomo ed uomini tutto ?? lecito quel che fa essere il pi?? forte. Ma ora, lontanata la guerra, egli sentiva una ripugnanza invincibile della sua frode; perch??, se l'uomo pu?? mentire in un giorno di pericolo, non deve, non pu??, tutta la sua vita vivere nella menzogna.

S??, da un lato era in pace con s?? stesso; almeno gli pareva. Ma dall'altro egli si sentiva divenire crescentemente il nemico di s?? stesso, e talvolta sentiva di trascinare in s?? una fatica morale man mano pi?? insopportabile.

Passavano i mesi, gli avvenimenti mutavano; l'epilogo d'una storia di morte s'era chiuso intorno ad una cuna. Per riposare la sua fatica e per lasciare che un poco di silenzio addormentasse quei giorni di furore, aveva trascorse parecchie settimane in una recessa villeggiatura, con Novella, e con la famiglia di Novella che vigilava il loro piccolo bimbo.

Ormai nessuno di costoro, forse neanche Maria Dora serbava in apparenza il pi?? piccolo dubbio su la possibilit?? che il giudice avesse prosciolto un colpevole, tanto ?? profonda nel cuore dei semplici la deferenza verso la cosa giudicata. Inoltre, con la nascita di quel bimbo, egli s'era impadronito quasi d'un diritto, ingiusto ma grande, al loro amore: fra poco sarebbe il tempo delle nuove nozze; il lontano morto non aveva lasciato superstiti, e la famiglia, ch'?? un organismo incoscientemente avido di dominio, si rinserrava intorno a quell'intruso che la faceva continuare. Non era crudelt?? n?? indifferenza; questo accade ogni giorno e dappertutto, poich?? il diritto dei morti non pu?? prolungarsi oltre un certo limite nell'osservanza dei vivi.

Gi?? tardo era l'autunno quando Andrea fece ritorno alla sua Clinica ed essi alla lor casa di campagna. Ma in capo di qualche tempo Novella, che non sapeva rimanergli lontana, lasciato il bimbo alle cure di sua madre, torn?? ad abitare per l'ultima volta nella casa di Giorgio Fiesco.

Dalla maternit?? era uscita quasi pi?? giovine, pi?? vogliosa di vivere, n?? ormai cercava di opporre alcun ritegno alla pienezza della sua felicit??. Verso la primavera si sarebbero sposati, ed ora veramente, senza ombra di rimorso, vedeva la vita splendere davanti a s?? come una striscia di sole.

Egli a sua volta provava un desiderio insaziabile di starle pi?? strettamente vicino; di lei si stordiva, di lei si colmava il pensiero e le vene, sino ad averne bisogno come d'un farmaco soave nel quale s'addormentasse l'indefinibile suo tormento. Lontano da lei, la vita mutava colore.

Ella era tornata gioconda come una fanciulla ed il suo spirito si era liberato dal dramma con una facilit?? sorprendente. Non si ricordava quasi pi?? d'essere madre; in lei traboccava il riso dell'amante felice; il suo corpo, le sue parole, i suoi gesti erano pi?? voluttuosi che mai. Gli abiti neri che ancora la vestivano eran quasi un velo necessario alla soverchia sua impurit??; sembrava che li portasse con una religione profana e tentante, come una suora che visibilmente abbia voglia d'amore sotto il cilicio della sua veste claustrale.

Era la sua prima, la sua vera giovinezza, quella che non aveva potuto fiorire negli anni del matrimonio doloroso.

Pi?? tardi, coi primi segni della vecchiezza, ella diverrebbe veramente una madre; ma ora, finch?? un tale rigoglio di sensualit?? le sbocciava per la bella persona, finch?? sentiva cos?? forte, fra vena e vena, lo spasimo della sua giovinezza, finch??, dietro il velo delle sue ciglia quasi d'oro, il mondo ancora le mandava luce come una prateria piena di sole... bench?? vedova, bench?? madre, bench?? ravvolta in un dramma oscuro e temibile, non sapeva che tendere le sue braccia piene di colpa verso l'inebbriata esultanza dell'amore..

Egli era qualche volta buio; ma una sua carezza bastava per rasserenarlo. Ed in tal modo, la coscienza del potere che aveva sopra di lui le impediva perfino di vigilare con attenzione la crisi che andava logorando il cuore dell'amante. La sua propria gioia era cos?? obliosa che nemmeno le concedeva di accorgersi del dolore; poich?? gli uomini riescono difficilmente ad essere cos?? attenti o cos?? distratti come pu?? essere una donna.

I giorni passavano, ad uno ad uno, come granelli di una lenta collana; quella casa di Giorgio Fiesco era divenuta troppo vasta per lei sola e, nell'abitarvi, ella provava un non so quale disagio, anzi una intollerabile malincon??a. Vi rimaneva solo in quelle ore che Andrea seguitava macchinalmente a dividere fra le cure della Clinica e dell'Universit??. In quella casa egli non metteva mai piede; ambedue, per un tacito consenso, usavano questo rispetto verso il morto.

Ma non appena s'avvicinasse l'ora verso la quale Andrea soleva rincasare, a mezzod?? e nel pomeriggio, ecco, ella si calava su la faccia sorridente il velo di crespo e con un senso delizioso di peccato, cercando in mille guise di sottrarsi all'anonima indiscrezione della strada, rapidamente si faceva condurre alla sua casa.

Per lo pi?? giungeva innanzi ch'egli tornasse: l'aspettava con il cuor trepidante, quasi non lo vedesse da mill'anni, e vigilava ogni rumore per sorprendere quello del suo passo noto.

Alle volte gl'impediva di uscire, o lo faceva tardare a bella posta, godendo con una specie di crudelt?? infantile quei pochi momenti rubati a' suoi severi offici. Da quando ella era con lui, cos?? intima nella sua vita, gli aveva insegnato ad amare i suoi piccoli capricci femminili, ai quali egli s'arrendeva sorridendo. La sera pranzavano insieme, ad una tavola imbandita con fiori, sopra una tovaglia leggiadra, con cibi delicati, ch'ella si occupava di scegliere. Nessuno svago avrebbe superato per loro la dolcezza di quel vivere intimo, e la sua maschia ruvidit?? si lasciava ravvolgere con inerzia da quella soave atmosfera femminile.

Ora l'appartamento era pieno di cose ch'ella vi portava: specchi, abiti, biancherie, fiori a profusione, oggetti graziosi e inutili, ch'ella raccoglieva intorno a s?? come un adornamento inseparabile. Tutte queste cose infatti cominciavano con divenire anche a lui quasi necessarie, cominciavano con occupare un posto notevole nella sua vita severa.

Ogni notte stavano insieme fin tardi, alle volte fino al mattino; ed egli amava di ritrovare le sue vestaglie appese nello spogliatoio, le sue pianelle su lo scendiletto; amava di veder luccicare sui pavimenti qualche forcella caduta e di trovare sui lavabi di marmo, su le specchiere, su le pettiniere, tanti vasetti e bossoletti e ferri e lime e piumini per la cipra e pettini e profumerie: tutta insomma quella minuscola confusione luccicante che serve per l'ornamento della bellezza femminile.

A poco a poco egli s'accorgeva d'aver preso tanto amore a queste inezie, che il privarsene ormai gli sarebbe stato veramente impossibile; senza di lei, senza la profusione per ogni stanza di cose che le appartenessero, gli sarebbe divenuta odiosa e tetra la casa dove abitava da tanti anni; senza quel profumo di lei che ondeggiava nell'aria, che s'attorcigliava come una sciarpa intorno ad ogni cosa, gli sarebbe sembrato che al suo respiro mancasse la parte pi?? benefica e pi?? sostanziale.

Aveva presa l'abitudine di trovarla dietro l'uscio entrando, e di sentirsi all'improvviso cingere dalle sue braccia; aveva imparato a conoscere il rumore ch'ella faceva, camminando, con la sua liscia gonnella nera, co' suoi tacchi sottili che battevano sui pavimenti lucidi; quel rumore, egli lo ascoltava talvolta anche quando ella non v'era, e si sarebbe sentito infelice come il pi?? misero uomo se gli avessero detto per avventura che non l'udrebbe mai pi??.

Non era pi?? soltanto amore, ma un affanno crescente, un bisogno inguaribile della sua presenza, una specie di malattia sottile, che gli entrava nel sangue, s'immischiava nel dolore, nel piacere delle sue vene.

Talvolta uscivano insieme, la sera, nascosti nell'automobile chiusa, e correvano per lunghi tratti nel silenzio della campagna circostante. Faceva un inverno dolce, con qualche notte stellata; l'ombre della strada, assalire dal fascio dei riflettori, si rompevano come impalcature di tenebra che rovinassero con uno schianto. Il rumore del congegno parlava come una voce umana. Pigra, ella si coricava nelle sue braccia, lasciandosi urtare da tutte le scosse, con una inerzia che accresceva il suo peso caldo e profumato. Era senza cappello, spettinata; ogni tanto sollevava la faccia per farsi baciare su la bocca.

Ella, nell'ombra, non vedeva i suoi occhi accesi e fissi, non poteva nemmeno sospettare quanta furia di pensiero si agitasse dietro la sua fronte pallida.

La strada camminava rapidamente, come un fiume in piena fra la tenebra delle due rive.

Al ritorno, la citt?? riappariva, dapprima obliqua, sollevata su la pianura circostante; poi man mano si delineava pi?? ferma sotto una cupola di fumo rossastro, e cominciava lontanamente a tremolar di lumi, come un accampamento immenso, dove le sentinelle camminassero, avanti, indietro, in ogni verso, con lanterne cieche.

Irrompevan sui bianchi selciati con un fragore di velocit?? ripercosso dai muri delle case: ella frettolosamente si rimetteva il cappello, avvolgendosi nel velo di crespo.

Cos?? vissero alcuni mesi. Gi?? stava per sopraggiungere la primavera anniversaria; le brine del mattino si tingevano di rosei colori.

Un giorno egli pens??: ??? ??Sono stanco.??

Di cosa, non sapeva. ??? Era stanco. Gli era passata su l'anima una immensa e logorante fatica. Si accorse di un mutamento essenziale che gli aveva compenetrato e scompigliato lo spirito, senza ch'egli nemmeno se ne fosse avveduto.

Era stanco, in un modo profondo, e forse dell'intera sua vita; stanco della strada per la quale aveva camminato fino allora, ??? e, non sapeva il perch??, ma stanco insieme del suo proprio cervello.

Da lungo tempo non era entrato pi?? nel suo laboratorio; anzi; per non dover rispondere ad interrogazioni, aveva licenziato da s??, occupandolo nella farmacia della Clinica, il giovane batteriologo che da parecchi anni lo assisteva in ogni esperienza. Nel pensare alle sue ricerche interrotte provava un senso di tedio: n?? gli esperimenti n?? i libri di scienza lo interessavano pi??. D'un tratto, era caduta gi?? da' suoi occhi una specie di maschera spirituale; gli pareva di riconoscere in s?? altr'uomo; la stanchezza totale del suo spirito gli impediva di giudicarsi.

Ma, senza dubbio, anche l'amore indefesso che aveva portato alla guarigione, alla salvezza dell'uomo, era in lui diminuito singolarmente: la missione d'una volta ora gli appariva tutt'al pi?? come un mestiere necessario e vile.

Continuava macchinalmente a guidare l'Istituto Clinico, ad essere il capitano d'una falange di salvatori, a chinarsi giorno per giorno su gli enigmi continui della malattia e della morte; ma gli pareva nello stesso tempo che una voce in lui nascosta lo beffasse continuamente, come da s?? medesimo si beffa un uomo il quale sappia di star compiendo alcunch?? d'inutile.

Andava molto spesso, con una curiosit?? quasi da neofita, a guardare i morti. E poich?? questa era la fine inevitabile d'ogni creatura, gli pareva cosa veramente trascurabile che ??gli altri?? avessero a morire qualche giorno prima, qualche giorno dopo...

??Gli altri...?? ??? ecco quello ch'era divenuto assolutamente estraneo al suo mondo; non capiva pi?? come si potesse spendere la vita per ??gli altri??. Il senso egoistico della sua persona s'aumentava in lui grandemente, ma senza pi?? comunicargli alcuna volont?? di elevazione; la sua febbre di conoscenza e d'indagine si rappacificava ogni giorno pi?? nella inerte pigrizia del non pensare, in quel senso d'impossibilit?? e di rinunzia che fluttua su lo spirito dell'uomo, quand'?? passato, con il cuore esausto, al di l?? da un immenso dolore.

Quasi che un tarlo invisibile fosse entrato a corrodere l'architrave del suo pensiero metafisico, gli parve di comprendere che tutto l'edificio, d'un tratto, con le sue colonne cicl??piche, i suoi fastigi avvampanti, stesse per minacciar rovina; ed egli era incapace di ritrovar la via tortuosa di quel tarlo struggente, incapace di costrurre un arco pi?? solido sotto quello ch'era in pericolo di sprofondare.

Ancora una volta, nella storia dei sogni umani, l'uomo temerario ch'era salito in cima alla montagna del mondo si sentiva riafferrare da una mano invisibile, trascinare in gi??, per il pend??o tenebroso, verso la sua catena ed il suo covo. Il ponte gettato su l'infinito peccava come sempre d'un millesimo nel calcolo della sua curva, e ci?? bastava perch?? il peso microscopico d'uno uomo pericolasse di farlo rovinare.

Andrea Ferento aveva cantato il ??Dio che muore con l'uomo??, aveva creduto nella passante Inutilit?? della vita; come tutti i sognatori, come tutti gli apostoli, aveva rifiutato di piegare la sua dura fronte sotto il peso delle inevitabili obbedienze umane.

Un giorno, a mezzo del cammino, gli era stato necessario di sopprimere, di chiamare a s??, per anticiparle un dono, ??la pallida alleata, Morte??; ??? e, sicuro d'averne il diritto, reso incolpevole dalla sua temerit??, uomo contro uomo, vita contro vita, sereno, implacabile, aveva ucciso.

Ecco: a biasimarlo, in lui non s'era levata la voce oscura d'un Dio; a incatenare il suo polso libero non era bastata la forza vindice dei poteri sociali; sopra il suo delitto travolto la vita rifluiva, come sopra la diga sommersa il fiume barbaro.

E tuttavia, da quel giorno, qualcosa d'inafferrabile era entrato a disordinare la sua mente; la terra da quel giorno brulicava davanti agli occhi suoi d'infinite agon??e; sopra tutte le speculazioni del pensiero appariva, scaturiva chiaramente una verit?? essenziale, non facile ad esprimersi con parole, per quanto essa brilli e traspaia da ogni cosa viva: ??? e cio??, nell'immanenza perpetua dell'anima universale??, insoffoc??bile divinit?? che tutto comp??netra il senso della vita e della morte.

Obbiettivamente poi, quel suo coraggioso atto di libert?? aveva prodotto un bene anzich?? un male; aveva lasciato vivere due creature giovini e fertili, rendendo appena pi?? celere una insanabile agon??a. Egli era medico: non credeva quindi nel miracolo; quell'agon??a poteva essere tenace, diuturna forse, ma era infallibilmente un'agon??a. Il medico dunque aveva solo armato il suo polso di quel virile coraggio, che in talune circostanze verr?? forse comandato ai medici di domani.

Davanti al suo cervello, egli non aveva peccato se non contro quella ??volont?? negativa?? insita nella materia e che pareva esserne la qualit?? divina. Ma il piccolo tarlo era in ci??: ch'egli aveva lesa una legge fondamentale, s'era impadronito della morte, s'era fatto complice di quell'avversaria che l'uomo deve odiare. Per lui, medico, per lui, apostolo della vita, quest'alleanza era tradimento. Ed ormai gli era impossibile non sentirlo, anche sopprimendo il cuore, con il solo cervello.

Aveva in verit?? v??lte le spalle sul campo di battaglia, disertato dalla sua bandiera.

Se veramente, com'egli aveva concluso, la vita era un fatto aleatorio ed inutile, si doveva poterla sopprimere senza udire nell'eco interiore dell'essere quel grido universale che si eleva dalla materia lesa, contro l'atto che uccide.

Ma se all'uomo pi?? forte non era lecito far s?? che questo grido tacesse, c'era forse mai nell'Inconoscibile una potenza che non poteva in alcun modo accedere al pensiero dell'uomo, che certo non era Dio, ma non era neanche l'Inutilit???...

E il tarlo camminava, camminava, tra le screpolature del castello cicl??pico, senza dargli pace.

Fra tutte le colpe dell'uomo gli pareva che il tradimento fosse la pi?? spregevole, poich?? anche il delitto pu?? esser bello, se richiede un grande coraggio. Ma il tradimento non ne richiede alcuno; ed egli appunto sentiva di tradire, nel chinarsi ancora, con una piet?? ormai simulata, sul letto degli infermi, nel vestirsi da benefattore, da salvatore, egli che aveva ucciso.

Gli altri medici della sua clinica forse ne sapevano meno di lui, ma erano pi?? degni; que' chirurghi dalle braccia nude, sporche di sangue, ferivano anch'essi, ma ferivano per salvare; que' medici attenti, che negli alti armadi sceglievano e mescevano con saggezza le dosi dei veleni, troppo spesso lo inducevano a rammentarsi di quella composizione chimica perfida e sottile che gli era servita per propinare a dosi lente una introvabile morte. L'aspetto medesimo di quel sereno edificio, dove la sofferenza era santificata come nelle chiese la preghiera, non gli riusciva pi?? familiare come una volta, e spesso provava la sensazione d'esservi pressoch?? in esilio. Nel traversarne ogni mattina le diritte cors??e non aveva pi?? accanto la limpida figura di Egidio Rosales, e questo, questo sopra tutto, gli stringeva il cuore come nella forza d'una mano crudele.

Ogni tanto volgeva indietro gli occhi, e per abitudine credeva di rivederlo. Alto, biondo, con il c??mice che gli scendeva sino alle caviglie, una profonda cicatrice, pur visibile tra la barba, gli feriva il principio del collo sotto la mandibola sinistra; teneva un libro aperto su l'avambraccio e scriveva rapidamente, con una penna stilografica, facendo stridere la carta...

Ora non pi??. Il Rosales era lontano, vestito di un'altra stoffa pi?? ruvida, la tela del reclusorio, e chiss?? mai, forse in quel momento risognava con i suoi occhi allucinati la cors??a luminosa dell'ospedale per dove il suo maestro passava...

Salvarlo interamente non gli era stato possibile; aveva ottenuto che una perizia lo dichiarasse irresponsabile. In luogo dell'ergastolo fu condannato al manicomio criminale, n?? mai passava giorno senza che il Ferento tentasse qualcosa per abbreviargli o per lenirgli la pena.

Fra i moribondi, fra i malati, fra i convalescenti, egli provava sempre pi?? un senso d'esilio; veder morire gli pareva ormai una cosa snervante e laida; guarire, un fatto accidentale, che altri potevan operare meglio di lui. La sua Clinica non gli pareva pi?? un limpido e sereno tempio elevato al dolore dell'uomo, bens?? una triste casa, ove tutte le putredini della carne eran manifeste, i gemiti confusi, la morte accumulata.

Sentiva talvolta il bisogno subitaneo di uscirne, verso l'aria libera, o di cercare nelle braccia dell'amante il rifugio e l'obl??o.

Non lo avevano condannato le leggi: si condannava da s??, in silenzio, da vero giudice di s?? stesso, con la condanna pi?? alta e pi?? crudele che mai si potesse infliggere, ossia rifiutando a s?? medesimo di vincere ancora.

Non il suo delitto, ma il tradimento gli era di peso; in ogni attimo aveva la tentazione di provocare i suoi nemici, affermando loro la verit??. Libero e solo, forse lo avrebbe fatto; ma due creature complici della sua colpa gli comandavano il silenzio: ??? e tacque.

La sua lotta fu lunga, e dibattuta nel modo pi?? crudele; ma un giorno subitamente si risolse. Con una lettera concisa e ferma rassegn?? al Ministero le dimissioni dalla sua cattedra universitaria; nello stesso tempo, radunata in una sala dell'Istituto l'assemblea dei medici, con brevi parole comunic?? loro di aver donata la sua Clinica al Comune e di trapassarne in quel giorno stesso la direzione al suo collega pi?? anziano, l'illustre professor Damiato.

Questi era presente al convegno ed era per l'appunto quegli cui dava insopportabile ombra la gloria di Andrea Ferento. Nel suo geloso cuore d'uomo, aveva intimamente sperato che l'accusa lo rovesciasse.

Fra quei medici che, da molti anni, con il potere della sua grande anima, nell'alta solitudine della sua virile giovent??, limpido e libero, Andrea Ferento capitanava, la sorpresa ed il cordoglio per quella notizia furon estremi. In un silenzio pieno di perplessit?? la voce tranquilla del Ferento parlava: era in piedi fra loro, a qualche passo dal semicerchio silenzioso che gli formavano intorno. Parlava ritto su l'alta persona, ravvolto in una specie di assiderata e brillante solitudine, come quando era dinanzi al feretro del suo fratello che ponevano in sepoltura. Nella sua faccia non un muscolo trasaliva; ne' suoi fermi occhi non brillava che una decisa tranquillit??. Tra quel silenzio, la sua voce scandiva le parole vibratamente, quasi volesse inciderle a duri colpi nella memoria dei compagni e dei discepoli. Ogni tratto, al termine delle frasi, rovesciava un poco all'indietro la fronte pallida, con una mossa che faceva tutta rilucere la sua bella capigliatura.

Essi lo guardavan muti, protesi verso di lui, senza osare interromperlo.

??? ??S??, miei amici; voi continuerete, buoni e valorosi come foste finora, la strada che vi ho tracciata. Per me, oggi, non ho bisogno che di riposo. Anzi, questa non ?? la parola: ho bisogno di pace.??

Abbass?? gli occhi d'improvviso luccicanti, e tacque, mentre le sue parole vibravano ancora nell'alto silenzio della sala. Poi tese la mano verso loro, con un gesto di commiato, come per salutarli tutti, e risoluto si volse. Ma d'un tratto, con un disordine di clamori e di proteste, il semicerchio si chiuse, l'assemblea sollevata in un concorde impeto si strinse commossa e fedele intorno all'uomo che l'abbandonava.

Egli non aveva detta parola intorno al suo dramma, eppure tutti supponevano di comprendere la verit??: ??non era n?? malato n?? stanco; ma il suo rifiuto era sdegno; sdegno e tristezza per l'orribile assalto. Messo alla gogna davanti al paese intero, ferito volgarmente ne' suoi amori pi?? nascosti, costretto a scendere nella piazza, s'era difeso come doveva; ??? ma ora il cuore non gli reggeva pi??, l'angoscia lo soverchiava, con tal delusione da fargli preferire ad ogni cosa l'esilio...??

Ed allora quel gruppo d'uomini, che nonostante le piccole gelosie, nonostante le asprezze talvolta eccessive del suo carattere, lo avevano pur veduto per tanti anni, con un amore indefesso, con una bellezza di mente e di spirito non eguale ad alcuna, limpido, buono, instancabile, governare quella casa benefica, essere veramente il genio della sofferenza e dell'agon??a, dare tutto s?? stesso a quel mondo che poi l'aveva oltraggiato... e in verit??, ??? poich?? tutti, ad un momento dato, sopra l'invidia e l'ira sentono il potere dell'uomo pi?? forte ??? in verit?? essere stato il lor maestro, il lor compagno, il lor fratello di pazienza e di fatica, ??? tutti, e perfino lo stesso rivale, ch'egli debellava con quell'atto di generosit??, tutti, come obbedendo all'impulso di un solo cuore, gli si fecero intorno, tumultuosi, e con atti e con parole rifiutavano ch'egli si partisse da loro.

Sembrava che almeno per una volta, quel che c'?? di buono, di leale nel cuore dell'uomo venisse al fiore delle fisionomie, su l'orlo delle bocche, all'??pice quasi delle mani che cercavano di fargli una fedele violenza, e pareva che, pur non osando per il grande rispetto alludere al suo dramma, ognuno volesse dirgli tuttavia:

??? ??Che importa? che importa? Non ?? laggi?? la vostra casa, ma qui, fra noi, dove siete in mezzo ad una famiglia numerosa, che ben vi conosce. La forza che vi difende siamo noi. Vi abbiamo gi?? difeso... lo sapete! ??? vi difenderemo ancora. No, no! ?? impossibile quello che voi ci annunziate!... A chi ubbidiremmo noi dunque il giorno che non ci foste pi?????

Egli ascolt?? a fronte china quel tumulto di parole, abbandon?? le sue mani a coloro che parlando le stringevano ??? ma, invece di rispondere, guardava interiormente in s?? stesso, provava pi?? che mai la tentazione di sopraffare quel tumulto con un grido, e rispondere: ??Ma non sapete, non sapete, o pazzi, che l'ho veramente ucciso? Io, che mi chiamo Andrea Ferento, con le mie proprie mani, l'ho veramente ucciso!??

La tentazione era cos?? forte che gi?? gli pareva d'aver gridato, nel suo silenzio interiore; e lev?? gli occhi smarritamente.

No! non bisognava decretargli quella specie di trionfo, innalzarlo ancor pi??, credere ancor pi?? nella sua menzogna!... Li aveva traditi! traditi! e non poteva nemmeno pretendere alla bellezza di accusarsi, all'orgoglio di ricingersi d'una ben altra impunit??!...

Fra gli uomini v'era chi lo incolpava e chi lo credeva innocente; non v'era tuttavia nessuno al quale potesse dire: ??? ??S??, ho ucciso??, ??? ed affermarlo tranquillamente, come si dice: ??? ??Ho fatto il mio dovere??.

Ma in quell'ora, tra i suoi compagni che salutava per l'ultima volta, egli provava di questo coraggio la tentazione pi?? insensata; e fu soltanto il pensiero di colei che amava, il pensiero che in lui sopraffaceva tutte le immagini della vita, quello che gli comand??: ??? Taci!... ??? che pi?? volte gli comand??: ??? Taci!... ??? ed offrendole un ultimo dono, poich?? l'amava, poich?? l'amava... obbed??.

Li guard?? in faccia ad uno ad uno, poi tutti, come per imprimersi bene dietro la fronte il calco delle loro sembianze, come per costringerli ad ammutolire sotto l'ultimo imperio della sua volont??, ??? e disse duramente, retrocedendo:

??? No! mai!

XI

??? Non vedo la ragione per la quale preferiresti ch'io vada senza di te, ??? ella rispose con voce carezzevole, davanti al suo rifiuto. ??? Spi??gami, Andrea, perch?? desideri ch'io mi ritrovi sola fra quelle orribili memorie?... No, no, Andrea! bisogna che tu venga; ?? necessario che venga tu pure.

??? Necessario? E perch???

??? Cosa penserebbero pap?? e mamm??, ed anche Maria Dora, e tutti laggi??, se tu evitassi di compiere questo, che mi sembra un dovere? un triste ma inevitabile dovere? Dopodomani ??? ric??rdati ??? ?? l'anniversario.

??? Gi??, ??? egli fece distrattamente, senza guardarla, con gli occhi sperduti nel fumo della sigaretta, che intorno gli formava una larga nuvola.

Era gi??, sul cader del giorno, l'ora soave quando incominciano a suonar le campane. Aveva piovuto nel pomeriggio ed ora il cielo rischiarato rompeva tra le nuvole in fuga: una fragranza primaverile rinfrescava l'aria luccicante.

Ancora ella portava gli abiti da lutto; ma, seduta presso la finestra, teneva su le ginocchia una leggiadra camicetta di colore, tutta pizzi, frange, nastri, merletti, e con le forbici nel grembo, e con l'ago infilato di seta flessibile pianamente l'andava ricucendo. Intorno al collo s'era gi?? rimessa un filo di perle, al dito le brillava il suo meraviglioso rubino, e gi?? dalla veste nera le spuntava sopra le caviglie la frivola balza d'una gonnella colorata. Ugualmente si vedevano, sotto la trasparenza del tulle che le velava la scollatura, correre intorno al petto e sopra le spalle malnascoste i nastrini rosei d'una camicia delicata. Fili di seta le si attaccavano alla sottana; portava sul dito medio della man destra un piccolo ditale d'oro.

??? Poi, vedi, ??? ella disse, posando su le ginocchia la camicetta che ricuciva, ??? non voglio andarvi sola... Credo che ne morrei di tristezza. Or che sono divenuta con felicit?? una cosa tua, mi spaventa il lasciarti anche per un sol giorno. Andrea, dimmi che verrai!

Egli era seduto a poca distanza da lei, sopra un divano basso; e protese una mano per stringere la sua.

??? Prom??ttimi! ??? ella insistette.

??? Perch?? mi vuoi costringere ad una cosa inutile? ??? rispose Andrea. ??? Mi opprime l'idea di rivedere quella casa, quella tomba, e sopra tutto mi sembra che il tornare insieme laggi?? sarebbe quasi una ironia, quasi un insulto... Non lo comprendi?

Ella riflett?? un momento, poi disse, chinando il volto:

??? Sarebbe assai pi?? crudele non andarvi affatto.

Andrea non volle rispondere; gett?? in un portacenere la sigaretta finita, ne accese un'altra macchinalmente, facendo scintillare la brage nella ingorda boccata che aspir??.

??? Quanto fumi!

??? Come sempre, Novella. ??? Poi cont?? le sigarette che gli rimanevan nell'astuccio, e convenne: ??? Forse hai ragione: fumo troppo.

Ella si lev?? dalla finestra e venne a sedergli accanto sul divano. La dorata penombra della sera entrava dalle finestre azzurre, portando nel suo lieve ??lito un buon odore d'invisibili giardini; si udivano, sopra il mormor??o della citt??, rispondersi le campane distanti. Una striscia lontanissima del cielo ardeva come un braciere, nel tramonto.

Ella si appoggi?? contro il suo braccio, facendogli su la spalla un nodo con le mani congiunte; sopra vi pos?? la guancia, e disse:

??? Racc??ntami... cos'?? accaduto ancora? Che hai?

Il respiro delle sue parole gli tormentava il collo.

??? Non mi ami pi???... ??? soggiunse, con una voce piena d'incredulit??, mentre tuttavia le sue labbra si orlavano di sorriso. ??? Non mi ami pi???

Egli allora non fece che attirarla sopra di s??, chiuderla nelle sue braccia forti e rovesciarsi con lei su la spalliera del divano, quasi volesse godere interamente la fatica del suo morbido peso, la gioia del suo vivo tepore. Invece di risponderle, circond?? con un lungo bacio la sua calma fronte, le radici fulve come l'oro de' suoi capelli finissimi, ch'eran pieni d'un'ombra luminosa, d'un foco buio, quasi avessero due luci, come le foglie dei tralci vendemmiati, quando, asperse di rugiada mattutina, brillano, d'autunno al sole.

Questa era la sua pace. Solamente cos?? la sua fronte si rasserenava; solamente nel calore della sua bellezza egli dimenticava ogni cosa. Gli avveniva talvolta di guardarla con un senso di novit??, come se non l'avesse ancor del tutto conosciuta; nell'accarezzarla provava una specie di religiosa paura. Quando pensieri troppo forti gli martellavano il cervello, prendeva le sue piccole mani per fasciarsene le tempie. Quelle mani avevano il colore luminoso delle perle orientali, erano calme, lente, impure, come se non sapessero far altro che prodigare con insidia carezze troppo voluttuose; quelle mani lo addormentavano: egli era totalmente beato.

Cos?? bella non era stata mai: n?? quando la vide per la prima volta, n?? quando per la prima volta la baci??. In quei giorni per lui cos?? drammatici ella s'era quasi riposata, e rinasceva dopo la maternit??, sana, felice, con le vene gonfie d'amore, l'anima d'obl??o. Non aveva pi?? che un sogno: infrangere con quel rito anniversario l'ultimo anello della catena, poi, trascorso alcun tempo, essere finalmente sua, sua per sempre, legata, vincolata con lui fino all'ultimo giorno della vita.

Ormai poco le importava ch'egli abbandonasse una strada gloriosa, e volontariamente, per cause non ben definite, si ritraesse a vivere d'inerzia e d'esilio, se per tal modo ella poteva pi?? strettamente ravvolgerlo nel suo geloso amore. Egli le aveva comunicata quella decisione con parole semplici: ??? ??Era stanco, si era fatto troppo rumore intorno al suo nome; gi?? da lungo tempo aveva desiderato di ritirarsi a vivere per lei sola e con lei sola, fors'anche lontano di l??, ricominciando la vita... L'occasione era propizia: l'afferrava.??

Ella credette, o finse di credere, a tutte quelle parole; ma nell'intimo della sua bont?? femminile pens?? che bisognava medicargli a poco a poco il cuore ferito. Essere in tal modo la sua compagna, e doverlo, non solo amare, ma far scendere un velo d'obl??o sopra il suo dolore silenzioso, ??? questo era per lei, per il suo amore, la pi?? dolce cosa. Gli disse tranquillamente: ??? S??, Andrea, fai bene; hai ragione; anch'io pensavo che avresti dovuto fare cos??.

E guardando con occhi di sorella nei profondi occhi dell'amante, spesso gli mormorava con fedelt??:

??? Dim??ntica l'ombra dalla quale veniamo; la strada ?? ora cos?? piena di sole... Andremo, se vuoi, lontano; tanto lontano che nessuno ci conosca pi??...

Ma egli frattanto non guariva, ed anzi ogni giorno la sua fatica interiore diventava pi?? manifesta; le pareva talvolta di sorprendere, nelle sue parole, ne' suoi gesti, un'ambiguit?? indefinibile.

Ed allora, serrandosi contro l'amante, come per affacciarsi con occhi ridenti sopra il suo dolore non espresso, gli mormorava sottovoce, con un tremito:

??? Racc??ntami... cos'?? accaduto ancora? che hai?

Egli non rispondeva che frasi vaghe, ma invece ubbidiva come un bimbo ad ogni sua volont??, e poich'ella desiderava di condurlo verso quella tomba, fu debole, si arrese, part??.

Il treno li portava con rapidit?? per quella medesima campagna che tanti sogni aveva inutilmente fatti nascere, un anno addietro, nello spirito immaginoso di Tancredo Salvi. Ancora si vedevano a perdita d'occhio infrangersi, con burrasche di fiori, le ondate immense delle praterie, curvarsi la ricchezza dei frumenti, e il biondo color dell'estate nascere nei venti della primavera. Su l'estremo v??lico dell'orizzonte il disco paonazzo del sole affondava come un rotondo v??mero nella terra lampeggiante.

L'uomo che aveva ucciso, nel tornare incontro al suo delitto sentiva nascere in s??, proprio nel fatto intrinseco della sua vita, una dissimiglianza, un antagonismo con quanto era principio e continuazione di vita.

Anch'ella non era loquace; qualcosa d'imprecisabile, forse la sola musica del treno corrente, li fasciava entrambi d'un vago malessere, d'una sorda e pesante malincon??a.

Egli comprendeva quel silenzio, ed ella il suo; vicini l'uno all'altra, con la paura entrambi d'aver fatto male a venire fin l??, guardavan per i finestrini lo spazio fuggire indietro, verso il confine dell'orizzonte, verso le imprecise lontananze, ov'era il mondo libero...

Erano entrambi cos?? assorti nelle reminiscenze d'un passato non lontano, che tanto Novella come Andrea non avevano quasi pensato alla gioia di rivedere il loro bimbo. Sicch?? furon quasi percossi di maraviglia quando, nello scendere di vettura davanti alla scalinata, si videro venire incontro, su le braccia d'una calma e robusta nutrice, un bambinello in fasce, che stralunando gli occhi agitava le manine paonazze.

Ambedue si guardaron fugacemente, non seppero se commossi o vergognosi, e per nascondere la loro confusione si chinarono entrambi con un moto concorde sopra le spalle ampie della nutrice, che sapeva di latte odoroso. Ed ella, ridendo nella faccia adusta, sollev?? su le braccia rotonde, abili nel cullare, quel prospero infante, il qual parve appartenesse a lei pi?? che alla sua madre.

I cavalli andaron via facendo stridere la ghiaia; tra gli alberi s'attenuava il rumore delle sonagliere. La serena casa era ferita nei vetri dall'opposto sole; un'unica finestra rimaneva chiusa ??? ed entrambi la guardarono.

Adesso mamma Francesca s'affaccendava intorno a Novella, narrandole infinite storie del suo piccolo bimbo.

??Quel bocconcello di carne aveva uno spirito indiavolato... quel bocciolo di tulipano, gonfio e lucido, era d'una intelligenza e d'una forza che sbalordivano; certamente incomincerebbe a parlare prima degli altri bimbi, e ??? secondo mamma Francesca ??? somigliava come due gocce d'acqua a Marcuccio quand'era piccino...

Nella serena casa nulla era mutato. Entrandovi, quei due che s'amavano si sentiron d'un tratto investire dall'ombra di lontani fantasmi, furono ancora subitamente l'amico e la moglie del morto.

Ecco: avevan scoperto il luogo dov'egli abitava. Non gi?? nella sua tomba, ma l??, sotto la loggia vetrata, nella poltrona di cuoio, carico di scialli, vicino a Marcuccio che scriveva o faceva la calza, con i suoi gomitoli di lana... ??? l??, nella sala terrena, dov'era il cembalo, il bellissimo cembalo a coda, in ebano luccicante, sul quale, un certo pomeriggio ch'eran rimasti soli, ell'aveva suonato per distrarre l'infermo una vertiginosa fuga di Bach, quand'era entrata la piccola Natalissa con il suo fascio di rose gialle... Abitava lass??, nella stanza chiusa, buia, morta.

Rabbrividirono.

E nel loro amore, che si era quasi dimenticato d'essere una cosa nefanda, ritorn?? a vivere lo sgomento di allora, il tradimento che li agghiadava e li ubbriacava, la febbre di tante lussurie che consumarono vicino alla morte.

Quando la notte incominci??, nell'alte stanze della casa la nutrice sonnolenta cullava il bimbo nella cuna, cantilenando con una nenia lenta lunga lenta, che i muri antichi ripercotevano.

??Fai la ninna, fai la nanna,
fantolino della mamma...
.????.????.????.????.????della mamma...??

Ed allora quando si coricarono, lontani, senza dirsi parola, stretti nel peccato che li univa come in un gelido sudario, a poco a poco, nell'alta camera dell'infante, anche la nutrice s'addorment??.

Il silenzio divenne profondo come la fuga di un fiume sotterraneo. Ma udivan entrambi, nello spessore delle pareti, piovere, scendere, un non so che d'inafferrabile, che non faceva rumore, come neve.

Eran presso e lontani, solo divisi da una fragile parete; facevan quasi uno sforzo mentale per allontanarsi ancor pi??; ma provavano tuttavia la sensazione che l'ombra li tenesse avvinti, bocca su bocca, mortalmente, implacabilmente avvinti, in un amplesso che li stremava d'ebbrezza e di terrore.

Ma d'improvviso ricominci?? a passare, come per un miracolo della memoria, quella notte che ormai erasi evaporata nella dispersione continua del Tempo. E come allora, d'un tratto rividero nella chiara camera funeraria il raggio di luna che vestiva il cadavere dal piede alla fronte, poltrendo su l'ampiezza del letto come un fascio di bianca elettricit??...

.????.????.????.????.????.????.

??... non solo morto pareva, ma deposto sopra un catafalco luminoso, e freddo pareva di quell'algida luce che somigliava stranamente al colore della sua carne, al gelo della sua materia spenta.

??? ??Vedi, ??? egli disse ??? com'?? tranquillo???

Ma ella non rispose, forse non l'ud??, assorta com'era nel guardarlo, cogli occhi avvinti, la respirazione ferma, il cuore sospeso.

Gli usciva dal lenzuolo una mano, e quella mano pesava nella coltre come fosse piombo.

Alte, nel miracolo della notte, le stelle cos?? numerose che parevan nel deserto cosmico una bufera di polvere in combustione, infuriavano di splendore come fosforo avvampato, come resina in fiamme, come cristallo frantumato nella sabbia e balenante sotto lo sfarzo del sole. La notte bruciava ne' suoi vertici, aveva sopra il suo fosco edificio invaso d'ombre una cupola incendiata; l'eternit?? era espressa in luce, l'infinito aveva i suoi limiti nella magnificenza del fuoco.

??? ??Vedi, com'?? tranquillo???

La luce azzurra gli metteva intorno alle radici dei capelli una specie di scintillamento.

Ella stava un passo lontano da lui, un passo lontano dal morto, e teneva le braccia contro il petto, incrociate per i polsi.

??? ??Giorgio...?? ??? proffer??, non per chiamarlo, ma quasi per accertarsi che fosse ben lui.

Poi allung?? la mano e lamb?? la coltre, lievemente, ritraendola con velocit??...

S??, avrebbe voluto, dal suo cuore di sorella, e nonostante la presenza dell'altro, mandargli un timido saluto, profferire per lui una dolce parola, toccarlo con una carezza lieve, posare la bocca su la sua fronte che non ricordava pi??... Adesso le pareva necessario di fargli conoscere il suo dolore, e dirgli, se pure non udisse: ??? Povero, povero amico mio...

E s'avvide che s'erano lasciati senza una parola di commiato, senza un bacio n?? una confidenza n?? un secreto, senz'una di quelle parole conclusive che fanno men buia la morte a chi vi sprofonda e a chi guarda morire...

??? ??S??, mi hai chiamata e non c'ero! hai voluto vedermi e non c'ero! Hai voluto forse confidare a me sola un ultimo desiderio e non t'ho potuto ascoltare... Da te non ho inteso mai, mai, che parole d'amore...??

??? ??Vedi, com'?? tranquillo?...??

Ella era inginocchiata sopra un ginocchio solo, ma su l'altro teneva un gomito e nei palmi la fronte.

Nel medesimo tempo egli guard?? il morto, e gli parve straordinario che vicino ad un cadavere si trovasse una cosa tanto profana. Ma due sole immobilit?? perfette occupavano la stanza ed un solo raggio le aumentava nel suo fermo splendore.

Poi, d'un tratto, la vide roteare sul ginocchio piegato; la pianella scapp?? via dal piede roseo, fece un piccolo salto, si rovesci??. Era scoverta fino a mezzo il petto; i calmi seni facevano, sollevando la camicia, una profonda incavatura.

Dopo di lei osserv?? il morto, e gli parve strano che la sua faccia non si fosse chinata fuor dalla proda per guardare in gi??.

??? ??Vedi??? ??? gli disse mentalmente, con un riso che non saliva sino alla bocca.

Gli parve che alcuno avesse aperto l'uscio...

??? ??Vedi???

Un usignolaccio, fuori, nella notte, nella ramaglia nera e balenante, sufolava con ironia collerica, e tanto presso e tanto forte, che lo stordiva... Il vano della finestra pareva un canale azzurro sgorgante nell'inmensit??.

??Uuh!... Fi... Perch?? canti? ??? Vattene!?? L'usignolaccio saltava. Era proprio l??, nella grande magnolia; il suo pennaggio faceva rumore contro le foglie sonore.

??? ??Vedi???

Un filo d'aria notturna soffi?? fra i capelli radi del morto, e li scompose; poco dopo una nuvolaglia, correndo sopra la luna, ruppe il filo che portava quel fascio d'elettricit??.

??? ??Vedi????????

E la nuvolaglia se n'andava piano piano, il raggio tornava, pi?? mite, pi?? forte, parendo invadere la stanza e colmarla come un fiume.

??? ??Via... via... ??? balbett?? quando fu ritta; ??? p??rtami via!??

Su l'uscio, nell'entrare in quell'altra camera, involontariamente si baciarono.

??? ??Dammi da bere!... ??? ella fece, comprimendosi il petto soffocato, ??? brucio di sete!??

??? ??Acqua? ??? egli disse. ??? Non ho che acqua.??

Un lungo trillo melodico empiva la notte incantata, e nel rifugio dell'alto suo ramo il cantatore solitario snodava, buttava i suoi gorgheggi con impetuosa magnificenza, come nell'aria brillando lancia i suoi vertici una fontana. Di tanto in tanto qualche rana grassa metteva nelle pause del canto la sua sgangherata vociaccia, come se le vellicassero il ventre viscido per farla ridere, o si fosse ubbriacata fino a creparne del buon odore che mandavano i gelsomini.

Egli si and?? a sedere su l'orlo del letto, curvo, stanco, tenendo i gomiti su le due ginocchia, le mani allacciate, la fronte china.

Ella fece per la camera un lungo giro e si ferm?? alla finestra, guardando fuori, curiosa, nella notte stellata.

Soffiava ora un poco di vento; i prati lontani mutavano colore.

Ella vide a pochi metri dalla finestra, su l'albero gigantesco, un grande fiore di magnolia sfasciarsi, cadere in frantumi sotto il lucente albero, come una porcellana spezzata.

And?? vicino all'amante, gli pose una mano sui capelli e sottovoce disse:

??? ??Che ora ??? Tardi???

Egli guard?? l'orologio distrattamente:

??? ??Le tre passate.??

Cominciava un dondolio sonnolento per le cime degli alberi; i prati lontani mutavano colore.

??? ??Che faremo?...?? ??? ella domand?? con un tremore fin nell'anima.

??? ??Non so.??

Stava ritta contro le sue ginocchia, tenendogli ora le mani su le spalle. Egli aveva la fronte quasi nascosta contro il suo petto, e, senza toccarla, sentiva tuttavia l'impressione della sua pelle nuda, sentiva il profumo della stoffa tenue somigliante all'odore stesso di lei.

??? ??Tu l'amavi!?? ??? egli esclam?? d'un tratto con iracondia, senza levare il capo.

??? ??No... taci...??

E come per soffocare ogni parola, su la bocca, affannosamente, lo baci??...

... poi lontano, per l'ultimo cielo, fra i mazzi di stelle che imbiancavano, videro salire una gran fiumana di vapori ondeggianti, quasi una colonna di fumo che soffiasse, non da un incendio, ma da un gelido remoto mare. Veniva per la finestra, con l'odor fluviale dei narcisi, con l'abbrividire delle foglie che si destavano, un'ondata d'aria fredda, quasi visibile, che faceva il giro della stanza, come un vortice...

Una chiarit?? nasceva nell'oriente concavo; i prati lontani mutavano colore.

Egli le ravvolse nella camicia di batista i seni che si ergevan nudi, la fasci?? fino alla gola entro la vestaglia di seta, e baciandola su gli occhi pieni d'ombra disse a lei che non parlava:

??? ??Dormi?...??

.????.????.????.????.????.????.

Fu la notte pi?? lunga e pi?? calamitosa che vissero mai nella vita. Li divideva solamente una parete, una fragile parete, attraverso la quale si vedevano, si udivano, ??? ed una porta non difficile ad aprirsi, che ogni tratto pareva si spalancasse da s??.

Non s'erano mai amati con tanto brivido n?? con un senso pi?? inesorabile della loro complicit??. Ora si accorgevano che il delitto era veramente l'essenza della loro passione, comprendevan che il senso della morte aveva sempre alimentato come un'esca la lor tragica fiamma.

Perch?? non gli avevano data la medesima stanza dell'altr'anno? Chi mai, nella casa, aveva creduto necessario avere questo delicato e crudele pensiero per lui? Perch?? tacitamente l'avevan messo a dormire presso la camera di Novella, con una sola porta fra loro, e che potesse aprirsi con tanta facilit???...

La mattina dopo s'incontrarono, lividi, come se avesser ucciso ancora una volta. E compirono il rito funerario con una specie di meccanica obbedienza, di freddo rispetto, al senso di quel dovere ultimo. Ancora una volta la famiglia dell'ucciso li aveva lasciati soli, vicino a quella tomba.

Vi andaron per la via della campagna, veloci, senza guardarsi, con le braccia cariche di fiori. Il sole raggiante li assiderava; l'orizzonte si moveva davanti alle loro pupille, come, dalla prua d'un veliero, il confine dell'oceano.

Ella camminava rapidamente, vicino a lui, talora toccando il suo braccio, talora lontanandosi d'un passo; fili d'erba e fuscelli di paglia s'attaccavano alla balza della sua gonna rumorosa; ogni tratto egli vedeva luccicare le fibbie d'acciaio brunito che ornavano le gale delle sue scarpine.

Aveva il torto, in quel mattino di primavera, d'essere pi?? nuda e pi?? femminile che mai.

Senza che lo facesse apposta, l'abito nero e la compunzione del suo volto non facevano che accrescere visibilmente i segni della sua impurit??. Era bella, bella, bella, e pareva scesa da un letto nel quale avesse amato infinitamente, pareva che portasse per una offerta profana quel fascio di fiori profumati.

??? Andrea...

??? Mio amore?

Egli disse queste parole senza volerlo, istintivamente, come le avrebbe dato un bacio. Se ne pent??.

??? Non camminare cos?? presto; inciampo...

Egli rallent?? il passo, e proseguirono a fianco a fianco, fra due siepi di robinie cariche di grappoli che mandavano un profumo soverchiante. Dietro le siepi vedevano qua e l?? i buoi camminare possentemente, trascinando l'uomo e il solco.

Ella non s'era messo n?? mantello n?? cappello; solamente un velo di trina su la capigliatura luminosa. In quella semplicit??, la sua carne trasparente brillava come un gioiello di straordinaria purezza.

??? Andrea...

??? Che vuoi?

??? Non ho dormito.

??? Io nemmeno.

Parlavano, ella sommessamente, egli forte.

Il cimitero biancheggi?? d'un tratto. Ella disse:

??? F??rmati.

Egli ubbid??; rimase qualche attimo fermo; poi le prese una mano, quasi di nascosto, e la condusse.

D'improvviso, davanti alla tomba, s'accorsero che non avevano pi?? alcuna paura. Fra i cimiteri, su l'orlo dei sepolcri, dove la polvere torna polvere, l'uomo non pu?? pi?? credere neanche nella divinit?? della morte. Invece li afferr?? senza remissione la gioia d'ogni cosa viva, il senso pagano della vita; s'accorsero che faceva un bel mattino di primavera; la terra fertile si gonfiava di rugiade iridescenti; l'aria inondata di sole tramandava ilarit??; le tombe non erano che piccoli giardini; fra gli alberi del cimitero le nidiate cantavano.

Ella disse, come allora, deponendo i fiori:

??? Povero, povero amico mio...

Ed egli, con una specie di atono stupore, andava leggendo le parole incise nella pietra funeraria:

GIORGIO AURELIO FIESCO
INGEGNERE DELLA MINIERA DI HASWILL
COSTRUTTORE DEL PONTE DI CIMBRA
NATO...????????????MORTO...
PACE

??Pace?? ??? Che mai significava questo voto funerario? C'era forse una verit?? superumana in questo segno di quattro lettere? Quale senso aveva? Era essa una parola di ammonimento?... Una sigla tombale?... Una fredda ipotesi?...

Era una parola: ??? ossia niente.

??Pace??

Tuttavia, nell'irrealit?? universale della umana conoscenza, pareva che questa parola avesse un significato maggiore di tutte le altre, pi?? profondo, pi?? interminabile... ??Pace??

Ed egli pensava:

??Qui dorme l'uomo che uccisi. Di sotto quel puro marmo la sua faccia devastata mi guarda. Ride, ride... come allora... s??, me ne ricordo. ??? ?? un fatto grave? ??? Non ?? grave: ?? nulla.??

Davanti alla opaca terra che nasconde il perpetuo marcire che si compone di dissolvimento in ogni ??tomo della sua polvere, la morte non era pi?? una cosa grave, non era pi?? che un'astratta immanenza del passato nell'avvenire, in verit?? somigliante alla parola: ??Pace??, ??? una specie di sorda memoria delle cose che furono, dentro quelle che saranno.

Egli rilesse, questa volta con maggiore attenzione, le parole incise:

GIORGIO AURELIO FIESCO
INGEGNERE DELLA MINIERA DI HASWILL...

D'un tratto, come se si squarciasse nel suo cervello una densa tenebra, umanamente lo rivide, com'era nella sua giovent??, quando insieme avevano intrapreso ad ascendere per il cammino della vita. E intanto rileggeva macchinalmente la parola di quattro lettere, vuota come un cerchio d'ombra che s'allargasse nel brillante etere, la parola che gli sembrava beffarda come il sogghigno della morte... ??Pace??

Sul marmo polito un'iride di sole picchiava nel triangolo della terra ??A??: la pietra balenante si purificava nel fuoco settemplice dell'arcobaleno.

Da quando Giorgio era morto, ella non aveva pregato mai pi??; teneva ora le mani congiunte, ma il cuore non le suggeriva alcuna parola, ed anzi le pareva ormai che fosser morti anche il senso e l'ideale della preghiera.

D'un tratto egli afferr?? le sue mani, ch'erano intrecciate, le strinse con una dura forza, e la condusse via.

Oh, come cantavano le nidiate in quel mattino di primavera!... Quanto sole, quanto sole a perdita d'occhio, su la magnificenza della vita!...

Varcaron il cancello, e, fermi su la proda, guardaron abbacinati nel chiarore della strada maestra.

Venivano in su due carri, al passo, levando poca polvere; i carrettieri distesi sulla paglia, cantavano a voce spiegata.

Senz'abbandonare la sua mano, egli la trascin?? lontano dalla strada, rasente il muro del camposanto, per il viottolo che s'inoltrava nella campagna; ed ella, sentendosi pi?? lieve, si appese felicemente al suo braccio.

??? Dimmi, ??? egli domand?? convulso: ??? vuoi ancora essere mia?...

Ella non comprese la sua domanda, oppure non volle interamente comprenderla; ma gli si annod?? contro la spalla, con un movimento femineo, rovesciando il capo all'indietro per fargli vedere che la sua bocca rideva.

??? Dimmi, ??? egli ripet?? con forza: ??? vuoi ancora non abbandonarmi, non odiarmi anche tu?...

S'eran fermati nel folto; invece di rispondere gli tendeva la bocca rossa, gli occhi innamorati, la sua turgida gola bianca di cipria, stringendolo cos?? forte nelle sue braccia ch'egli doveva da ogni fibra udirsi rispondere: ??? S??!

??? Allora ??dimi ??? egli disse, pallido in verit?? come la morte: ??? bisogna che tu sappia una cosa, perch?? non posso pi?? conoscerla io solo.

??? Racc??ntami... ??? ella rispose, impaurita, lasciando cadere le braccia che a lui si reggevano.

Con uno sguardo mortalmente vuoto egli fiss?? l'amante, la campagna, il mondo... fu sul punto d'incominciare; poi tacque.

??? Racc??ntami... ??? ella cercava di persuaderlo, carezzandogli la faccia pallida con le sue falangi odorose di fiori.

??? No, ??? egli rispose, ??? non qui. ?? meglio che non sia qui. C'?? troppo sole...

XII

??Fai la ninna, fai la nanna,
fantolino della mamma...
.????.????.????.????.????della mamma...??

A poco a poco, nell'alta camera dell'infante, anche la nutrice s'addorment??.

Egli rimase ancora per qualche attimo, solo, nel buio. Per le connessure dell'uscio filtrava luce dalla camera di Novella. Voleva sentirsi pronto, come nelle ore di battaglia, davanti a questa ch'era l'ultima e la pi?? inattesa fra tutte. Ma invece la volont?? non gli bastava per chiudersi ancora una volta in quell'armatura inflessibile che lo rendeva cos?? padrone di s??.

Aveva lottato per uccidere ??? e di questo era stato capace; aveva lottato per nascondere il suo delitto ??? e di questo era stato capace; aveva lottato prima di distruggere la sua magnifica vita in un fiero esilio ??? e di questo era stato capace... ma quello che non poteva comandarsi pi??, era lo sforzo di suggellare nel perpetuo silenzio il grido che gli prorompeva dall'anima. Bisognava dividere questo peso almeno con un'altra creatura, bisognava consumare il delitto fino all'ultimo, facendo s?? che investisse lei pure.

Quella tentazione crudele che aveva sentita poche ore dopo l'uccisione, lungi dallo spegnersi, era cresciuta continuamente, in ogni giorno di quel tempestoso anno, ed or gli pareva che ogni ulteriore indugio non fosse che una pi?? lunga vilt??. Quante volte la parola rivelatrice gli era venuta su l'orlo della bocca!... e sempre, sempre, nei baci pi?? deliranti, quel desiderio s'infiltrava in lui come la tentazione di una pi?? forte volutt??. Qualche volta era perfino giunto al godimento perverso di trascinare l'amante con parole ambigue su l'orlo del sospetto, come su l'orlo d'un abisso, dove il peso dell'ultima complicit?? li avrebbe fatti cadere, avvinghiati per sempre.

Cercava con tal mezzo d'investigare quale sarebbe stato l'animo suo davanti alla rivelazione. Ma ella non mostrava che un'infinita smemoratezza e il desiderio di non rivolgersi mai verso quell'ora lontana.

Anche durante i giorni dell'accusa, ella di ci?? non gli aveva parlato, se non quel tanto che fosse indispensabile: ne aveva parlato con fretta, sbadatamente, senza guardarlo negli occhi, attenuando con un sorriso femminile ogni parola inavvertita che paresse nascondere un suo pensiero profondo.

Egli aveva talvolta immaginato che, nella sua fragilit??, ella fosse tuttavia la pi?? forte.

Infatti avviene talora che l'anima femminile ci sembri assai lieve in paragone della nostra e non obbediente a quell'ordine logico dal quale si muove il nostro pensare; ma forse quell'anima ?? solo diversa dalla nostra, e noi spesso non riusciamo ad intravvederne il fondo.

Egli era dunque rimasto, fra le rovine d'ogni altra certezza, davanti al suo grande amore; i culti positivi, che aveva liberalmente professati nella vita, erano insorti con ribellione davanti a quel primo atto di vera libert??; rimaneva una sola cosa che non era distrutta nel mondo: l'amore.

Ma quando le avesse detto chiaramente: ??? ??Gu??rdami negli occhi: sono io che l'uccisi!?? ??? qual mutamento avverrebbe in loro e nella passione che li univa? L'amerebbe ancora? Sarebbe amato ancora da lei?

Due mortali domande che gli pesavano, da quella tragica notte, sul cuore.

Adesso, nella casa dormente, il silenzio era profondo come la fuga d'un fiume sotterraneo. Egli si prov?? ripetutamente a sospingere l'uscio che lo divideva dalla camera di Novella, ma sent?? che ogni volta il coraggio gli veniva meno.

Ed allora, come gi?? un'altra volta, quando il pagliaccio rimase inerte nella poltrona di cuoio, e bisogn?? sollevarlo, diede a s?? stesso il comando che lo irrigidiva: ??? Ubbidisci!

Piegandosi alla propria volont?? come al potere d'una forza non sua, comprese di non aver pi?? scampo, e si avvicin?? a quella soglia. Filtravano per le connessure spiragli di luce; a tastoni cerc?? la maniglia, sospinse l'uscio, ed entr??.

Ella era seduta sull'orlo del letto, in vestaglia, coi tacchi delle sue pianelle aggrappati al cassone di mogano, i gomiti sulle ginocchia, i polsi congiunti, la faccia raccolta nella cavit?? dei palmi ??? e lo aspettava.

??? Non hai udito, ??? ella disse, ??? come piangeva poco fa il bimbo?

??? Ma ora s'?? addormentato, ??? egli rispose. Poi, dopo un silenzio, le domand??: ??? Gli vuoi bene?

La madre aperse le braccia, si abbandon?? all'indietro, sui cuscini, e rispose: ??? Ora s??, ora per la prima volta lo amo.

Egli aveva la sua ruga profonda incisa fra i sopraccigli; era smagrito in viso, e nel guardarlo pareva ch'ella se ne dolesse. Allung?? il braccio per chiamarlo a s??, indi soggiunse:

??? Tanto bene gli voglio, Andrea... ma non come a te!

Il braccio nudo si dorava nel chiarore della lampada, il polso dolce si muoveva con una specie di naturale insidia, facendo trasalire i tendini.

??? Si??diti, ??? ella disse, battendo la mano su la coltre; ??? si??diti qui sul letto... P??rlami, b??ciami... ti amo.

Come quando il loro bimbo era nato, sul tavolino da notte v'erano tre rose, in un bicchiere.

Andrea si chin?? su lei, cercando con le mani fredde il suo tepore pi?? vivo e pi?? nascosto. Cos?? la teneva, da sentirne contro la persona tutto il corpo discinto; cos?? la teneva, da immergere la bocca ne' suoi caldi e pesanti seni; cos?? da stordirsi nel profumo del suo respiro.

Ella scivol?? sotto di lui, si volse, come per adagiarsi nel letto supina, e le venne al sommo della gola quel gonfiore contenuto che in lei pareva quasi uno sforzo per resistere alla volutt??. Ma era uno sforzo debole, tantoch?? subitamente gli occhi le smorivan di un sonno palpitante; un poco di gengiva umida le appariva tra i labbri fermi.

??? Dormiamo... ??? ella disse.

Andrea non rispose; la guardava, teso, attento, come per contare i battiti d'ogni sua vena.

??? Perch?? non ti spogli?

Ella diceva queste parole con una voce assonnata, che trascinava le sillabe con ambiguit??, quasich?? fosse molto stanca, troppo stanca, e non volesse dormire altrove che nelle sue braccia.

Poich'egli non rispondeva, gli mise una mano tra i capelli:

??? Non vuoi dormire vicino a me? No?... Perch?? non vuoi?

Gli toccava la fronte, le tempie, gli occhi, le guancie, la gola.

??? Non sai com'?? tardi, amore?... Perch?? non hai sonno? Perch?? ti stanchi?

Le forcine, che le davan noia nella capigliatura, se le tolse ad una ad una, posandole sul marmo del tavolino. Producevan cadendo un rumore sottile, come di spilli sul vetro. Nel muovere la mano faceva brillare contro il lume il suo rubino meraviglioso. Con le dita, come con un pettine, si ravviava i capelli disciolti.

??? Se tu non ti c??richi vicino a me, sai che non dormo... Sp??gliati...

Allora gli disfece la cravatta, e col braccio nudo gli ricinse il collo, attraendolo in modo che la bocca dell'amante s'immerse nella sua gola.

Egli cominci?? a baciarla piano piano, ed ella con le dita irrequiete si snudava il petto. Irritata, s'aggrapp?? alle sue spalle, si torse, affondando il capo nel cuscino, sollevando il grembo, tendendo alla sua bocca l'??pice dei seni erti.

??? No, no... sp??gliati!... ??? ripeteva.

La sua voce era quasi gemente; con le dita irrequiete lo molestava come se volesse batterlo; era tutta inarcata; il suo grembo si offriva; le pianelle caddero.

Ma con ira egli divelse da quel bacio la sua bocca ansante, sollev?? il corpo su le due braccia tese: gli occhi suoi bruciavano di febbre, il suo viso era terribilmente contraffatto, i suoi polsi tremavano.

??? Vuoi, ??? disse repentinamente, ??? vuoi che facciamo una cosa?...

Ella si rovesci?? indietro, abbandonata, con un semiriso d'affanno e di piacere su la bocca; lo guardava traverso il vapore de' suoi occhi sperduti, senza ben comprendere quel che l'amante le diceva.

??? Quale cosa? ??? mormor??.

??? Che andiamo insieme a rivedere la camera di Giorgio?

Ella trattenne un grido, rivolse la faccia nel cuscino, gli punt?? con forza una mano contro la gola, per respingerlo da s??, quasi volesse punirlo di quella orribile celia.

??? Sei pazzo, Andrea?... Andrea!

Ma egli rideva malvagiamente, e lasciatosi cader sui gomiti raccolse il capo di lei fra le sue mani, con tutta la capigliatura.

??? Non sono pazzo, no! Gu??rdami!

Ella fiss?? gli occhi, troppo grandi, ne' suoi: con gli occhi lo ascoltava.

??? Ti amo, Novella! ti amo pi?? che mai!... pi?? che mai!... ??? le diceva scuotendole il capo; affondando le falangi nel tepore della sua nuca morbida. ??? Eppure, chiss??, fra un'ora, fra un momento... non sarai pi?? mia!

Balbettava queste parole, curvo sulla bocca di lei, quasi piangendo, e le serrava il collo con i polsi, nei quali sentiva battere la veemenza del dolore che pativa.

??? Andrea, cosa dici?... non so cosa dici? Ma no! ma no!...

Egli scuoteva il capo, e scuoteva lei pure, duramente, facendole male.

??? Asc??ltami bene... cerca di bene comprendere questa orribile cosa... Mentre ti amo come un pazzo, bisogna che mi provi a perderti! Mentre ti amer?? ancora, e sempre, fino alla disperazione... tu, forse, mi odierai! Amore, amore mio, puoi comprendere? Mi ascolti?...

Le abbandon?? il capo, la sollev?? intera fra le braccia, la strinse convulsamente, gli si empiron gli occhi di lagrime: poi rise. Anch'ella piangeva, lentamente, senza saperne il perch??.

??? Non importa se dopo mi odierai... Ma devi sapere una cosa che non posso pi?? tacerti. ?? venuta l'ora nella quale ci dobbiamo conoscere interamente. Non importa se griderai... Solamente lasciami parlare! parlare! perch?? ti amo, e sono pazzo... e tu devi essere al pari di me, pazza, pazza!...

Nel convulso, ella pure singhiozzava, stremata, soffocata, stringendosi forte alla sua persona come in uno spasimo di volutt??.

Allora egli si tese, fece un arco di tutta la sua forza, dai calcagni alla fronte, cercando quasi d'imprigionarla nel suo amore terribile; poi le disse con ira:

??? Solamente ric??rdati questo: ??? se dopo mi odii, e mi abbandoni, e sei d'un altro, e ti lasci baciare da un altro... io t'uccido! t'uccido! t'uccido... come ho gi?? fatto un'altra volta!

E ricaddero avviluppati nella profonda coltre.

Poi, nel dubbio che non avesse bene inteso, ripet??, scandendo le sillabe:

??? Come ho gi?? fatto un'altra volta.

Ella era cos?? stordita e soverchiata dalla sua violenza, che, invece di rispondergli, cominci?? nervosamente a ridere.

??? M'hai bene inteso?... Perch?? ridi?

Ma senz'attendere la risposta, egli, d'un balzo, fu in piedi, si curv?? su l'amante, le disse:

??? Guarda: con queste mani ho ucciso!

Gli occhi di lei, stupefatti, si avvinsero alle sue mani, divenendo a poco a poco enormi, vuoti, fermi.

??? Chi?... ??? fecero le sue labbra, dopo un lungo silenzio.

??? Giorgio!

Ella, ch'erasi un po' sollevata, si rovesci?? indietro, nel solco dei guanciali, come se le avessero rotto il cuore. Le sue mani sperdute brancolarono, quasi per respingere un'ombra; poi, atterrita, si strinse i pugni contro la fronte.

??? Allora... ??? mormor?? senza fiato, ??? allora ?? proprio vero...

??? S??, ?? vero, ??? egli rispose, ben forte.

Ecco: aveva l'impressione d'essersi sparato nel cervello e d'aspettare che la morte cominciasse nelle profonde sue vene. Invece una calma subitanea, una lievit?? sorprendente gli pervase a poco a poco lo spirito. La vita cominciava un'altra volta, dopo un'attimo d'interruzione.

Allora tolse una rosa dal bicchiere, la odor?? forte, ne morse il gambo coi denti. Poi fece una riflessione veramente futile, e cio?? che quello stelo aveva un sapor brusco, dissimile dal profumo della rosa, e che inacidiva la sua bocca leggermente, come il sapore d'un frutto acerbo.

Poi, guardando l'amante, s'accorse che sotto le sue braccia sollevate un seno magnifico ed inverecondo le sbocciava dalla camicia di batista. Lo guard?? senza lussuria, come si guarda curiosamente la nudit?? di un bimbo.

Insieme volle conoscere cosa ella sentisse per lui dopo quelle parole irrevocabili, e paurosamente si prov?? a toccarla. Poich?? rimase ferma, una oscura tentazione lo spinse al desiderio di darle ancora un bacio.

Su la sua fronte, sopra i suoi pugni serrati, pose le labbra cautamente.

??? Gu??rdami!

Ella infatti lasci?? cadere le braccia, e, pallida come non era mai stata, con tutta l'anima lo guard??. Allora fu egli stesso ad aver quasi paura di quegli occhi; lento, muto, curvo, si ritrasse.

La rosa caduta si schiacci?? sotto il suo piede.

??? Andrea...

Ma, nel parlare, la mascella le tremava d'un irresistibile tremito; una sensazione di freddo le travers?? tutto il corpo; macchinalmente si ricoverse.

??? Andrea, s??, mi ricordo... Una volta mi hai detto: ??Cos?? e pi?? forte...?? ??Cos?? e pi?? forte...?? Queste due parole: ??? ??pi?? forte?? ??? mi sono rimaste nella memoria come una promessa funesta e grande. Anche tu forse te ne ricordi... Ma, guarda come tremo... Dammi, dammi uno scialle!...

Egli cerc?? per intorno senza veder nulla; poi prese il piumino di seta sul quale poltrivano i suoi piedi scalzi e le fasci?? il corpo. Nello stenderle sotto il mento la seta lucida e soffice, premeva un po' le dita per toccare la sua gola, e per farle sentire che la toccava, quasi provasse una singolare gioia nell'accorgersi che gli era tuttavia lecito carezzarla come un amante.

Ella chiuse gli occhi senza guardarlo, rannicchi?? sotto la vestaglia i piedi scalzi, e rimase in quella supinit??, ferma, addormentata.

Andrea, ritto in piedi, assiderato in una specie di attesa immobile, ascoltava dentro di s??, fuori di s??, il volo del tempo. Gli parve di nuovo che la vita cominciasse in quell'ora, ma fosse di una lentezza esasperante, cupa, monotona, quasi ferma. Sul tavolino da notte, fra la lampada e il bicchiere, un piccolo orologio d'oro batteva i minuti secondi; nell'indugio del suo tempo interiore quella velocit?? lo irritava.

Si accorse d'un disegno di luce che la lampada formava su la tappezzeria; si accorse d'un moscerino che ballonzolava intorno al paralume, come se pendesse dal soffitto appeso ad un lungo ragnatelo.

Incominci?? a ricordarsi di cose lontane, saltuarie, minime: d'una certa satira piena di garbo e di malizia che uno studente aveva messo in voga nella sua Clinica, per farsi beffe della signora Maggi??; poi rivide l'aspetto medesimo della Direttrice, e quel suo camminare impettito per le cors??e dell'ospedale, con un'aria da sergente nel corpo di guardia; poi si ramment?? di certe canzonette che soleva cantare su la chitarra Egidio Rosales, talvolta, nelle sere d'estate, quando i medici di turno se ne uscivano a fumare una sigaretta sotto gli alberi del giardino... poi d'un seppellimento a bordo, al quale aveva casualmente assistito, molti anni addietro, nel corso d'una lunga navigazione.

A quel tempo egli era un oscuro e povero medico, laureatosi appena; traversava sui transatlantici per vedere un po' di mondo. Il morto, egli se ne ricordava, era un cileno erculeo, proprietario di fattorie, forse quarantenne, che aveva per moglie una piccola donna, gracile, miope, senza et??, senza ornamento alcuno, tale da non potersi comprendere per qual modo gli fosse piaciuta. In alto mare lo avevano preso le febbri e la dissenter??a; si ricordava ch'era morto bestemmiando, in un accesso di furore che gli ferm?? l'aorta. Di notte lo portarono sulla tolda ravvolto in un lenzuolo, e quattro marinai, prima di lanciarlo in acqua, lo avevano fatto dondolare cinque o sei volte a forza di braccia, sovra il parapetto lucido...

Era precisamente quel dondol??o bianco e lento che ora i suoi occhi rivedevano.

??? Andrea...

Egli ud??, ma non rispose. Volontariamente si lasciava sperdere in una ridda continua d'allucinazioni, che a poco a poco assumevano l'evidenza della realt??.

Ora gli pareva d'esser lontano, frammezzo ad una notte stellata, per mare, con il vento a prua. D'improvviso irrompeva nell'ombra un'aurora violenta; il confine azzurro del cielo si popolava di citt?? fantastiche; sui moli percossi dal sole infuriava una folla gesticolante...

Od era invece una notte profonda, in una citt?? senza lumi, con strade ambigue, con porte sbarrate. Egli l'attraversava correndo, per giungere alla sua casa, che saccheggiavano; ed era notte cos?? folta, che pi?? correva e pi?? smarriva la strada. Nel labirinto dei vicoli, dietro le porte asserragliate si consumava l'orgia fino al sangue; la citt?? era piena di tumulto; per ogni angolo si assassinava.

D'un tratto non era pi?? quella; con un guizzo abbacinante l'elettricit?? scoppiava da migliaia di lampade: era una piazza enorme, con strade senza fondo, e popolo vi accorreva in tumulto con un fragor di tempesta, plebe irta e scatenata, che urlava, da ogni lato, nel travolgerlo: ??Ammazza! Ammazza!??

??? Andrea...

Si ricord?? che l'aveva gi?? chiamato un'altra volta, forse pochi secondi prima, e vinta quella specie di sonnambulismo che gli offuscava il cervello, guard?? l'amante, ancor supina in quel letto sconvolto, e le sue trecce che ingombravano il guanciale, i suoi occhi fermi, il suo volto senza espressione. Si curv??, e disse:

??? Ora finalmente sono libero. ??? Poi le chiese: ??? Hai paura?

??? No! ??? ella rispose, splendidamente, con una singolare forza. ??? No!

Nel dirlo, si era sollevata con impeto; e in quel momento ella pure si ricord?? che una volta Giorgio le aveva detto: ??? ??Come gli rassomigli!??

La sua treccia disfatta le cadeva sopra una spalla; con le dita calme lentamente la riannod??, poi disse:

??? Quasi lo sapevo.

??? Tu?

??? S??, io. Lo immaginai prima che nessuno lo dicesse, perch?? ti amavo e tu mi avevi qualche volta stretta nella tua volont?? con tanta forza, ch'io stessa me ne sentivo ardere come fosse mia. Fu negli ultimi giorni, prima... prima che morisse. Ma dopo, ogni volta che questo pensiero mi si affacciava, io lo respinsi, lo annegai nel mio cuore cos?? profondamente, che man mano ero giunta quasi a dimenticarmene. Ma ora, hai fatto bene... s??, hai fatto bene: io lo dovevo sapere come te.

Qualcosa di virile, d'implacabile, ora le splendeva nella fisionomia trasfigurata; la sua bocca d'amante, il suo cuore d'innamorata sapevano dire improvvisamente queste limpide parole. Dal gorgo dormente sotto il velo tenue della sua femminilit?? saliva in lei questo coraggio come un segno barbaro di bellezza.

??? S??, hai fatto bene a dirmelo, perch?? non era onesto che tu solo dovessi portarne il rimorso.

??? Non ho rimorso, ??? egli l'interruppe con una voce sorda.

??? Chiss??, chiss??... ??? ella rispose. ??? Non bisogna troppo guardare in noi quando l'anima sente il bisogno di vivere nascosta. Vieni, mio povero amore; si??diti, asc??ltami... non voler essere pi?? forte di quello che sei. Guarda: io, che sono semplicemente una donna, ho capita la tragedia che si svolgeva in te, giorno per giorno, ed ho taciuto, solo perch?? mi parve che tu lo preferissi. Ma ora, perch?? seguiteremmo a nasconderci l'uno all'altra, se nemmeno questo ?? bastato a distruggere il nostro amore?

Tranquillamente gli tendeva la mano ferma, come per offrirgli un patto che suggellasse la loro complicit??.

Un'ondata di commozione gli trabocc?? dal cuore; con i due palmi afferr?? quella mano, ed inginocchiatosi, nascose nel suo grembo la faccia scolorata.

??? Allora, ??? le diceva, ??? tu non mi odii? Non mi respingi da te? Non hai paura d'esser mia, dopo quello che sai?

??? No, no... ??? ella rispondeva. ??? Tutto pu?? accadere nel mondo, tranne che io non ti ami.

Egli alz?? la bocca verso la sua bocca, ed in un bacio mortale si congiunsero, con la gola piena di riso, la faccia bagnata di pianto. Per la prima volta nella sua vita egli prov?? riconoscenza verso una creatura, e per la prima volta conobbe la gioia dello stare inginocchiato. L'adorava, sentiva per lei quello che nell'estasi religiosa un fanatico sente per il suo Dio; l'adorava come bellezza e come forza, di l?? da tutte le paure, libero da tutte le catene.

S??, questo era finalmente l'amore ch'egli voleva; non cercherebbe mai pi?? d'andar oltre, poich?? aveva toccato il limite. Sopra tutte le bufere di sogni che gli uomini avevano scatenate per giungere ad ingannare con speciose credenze la fondamentale paura dell'anima, c'era una verit?? che divinizzava quest'anima nel suo volo davanti alla morte; l'eternit?? era il delirio di un lungo istante, la possessione totale del proprio mondo, il senso d'apogeo, ??? l'amore infinito.

Ecco, avevan ucciso e trionfavano: erano il vero simbolo della vita; ubbidivano ad una eterna e spietata logica; riconoscevano il solo dogma che sia davvero padrone del mondo.

La terra non vuol essere che un letto d'amanti, ove urge in ogni cosa viva il senso della eternale continuit??, la folle speranza d'ogni anima di rinascere nel perpetuo domani...

??Fai la ninna, fai la nanna,
fantolino della mamma...
.????.????.????.????.????della mamma...??

Nell'alta camera il bambinello, forse per fame, si era messo a vagire; la nutrice paziente, dopo avergli tesa la poppa, cantilenava per riaddormentarlo dondolando la cuna.

Allora ella disse all'amante:

??? Se dev'esserci un'espiazione, la consumeremo con uguale fedelt??. Se tu hai avuto il coraggio allora, io l'avr?? adesso, che ti sono per la prima volta veramente vicina.

??? Ma tu credi, Novella, che si debba e si possa dimenticare? ??? egli le domand??, quasi affidandosi ad una remota speranza.

??? Non si dimentica, forse, ma cade sopra la memoria un velo d'insensibilit??. ?? il tempo ed ?? l'amore che lo tessono; bisogna cercare d'aiutarli. Molte volte, in questo lento anno, sono gi?? stata cos?? felice, cos?? pienamente felice, che non mi ricordavo pi?? di nulla... Vedi, ?? quasi facile...

??? Forse tu dici questo per ingannarmi.

??? Invece lo dico perch?? sono sicura che ti guarir??. Siamo giovani ancora, e forse potremo avere il coraggio di non riguardare mai pi?? indietro, verso la nostra vita che fin??. Non ti sembra che davanti a noi ci sia tanta luce ancora, da permetterci di continuare la strada?

Una limpidit?? s'accese, come un raggio di sole negli occhi di Andrea.

??? S??, anima... ??? disse con ebbrezza, ??? lo credo, lo credo!

??? Solamente chi avesse paura, ??? ella riprese, ??? non potrebbe far questo. N?? io n?? te sappiamo aver paura.

Ella brillava, in queste parole, di una luce orgogliosa; veramente gli assomigliava: era nitida, inflessibile come lui.

??? Ric??rdati, ??? ella disse: ??? la distanza ?? quella che meglio seppellisce il passato. Potremo andare assai lontano, e, se ti piace, rimanervi per sempre. Tu non sei fra quegli uomini che davvero possono rinunziare alla vita; fra poco avrai nuovamente bisogno d'esser forte com'eri, buono ed operoso com'eri. Quando mi dicesti che abbandonavi l'Universit??, la Clinica, i tuoi libri, nulla feci per impedirtelo, ma pensai: ??? ??Tutto questo ricomincer?? in una vita nuova, ed io stessa gli dir??: ??Andiamo.??

Un colore di vita brill?? su la fronte dell'uomo che non poteva essere un vinto.

??? Come sei buona! come sei buona! ??? esclam?? con ardore. ??? S??, Novella, hai ragione: voglio vivere ancora! Ho bisogno ancora d'essere, come hai detto, buono e forte.

Si serr?? nel palmo la fronte accesa, gonfi?? il petto in un largo respiro e soggiunse:

??? Poich??, vedi, anche nell'uccidere fui tale. Se avessi avuta l'anima di un piccolo uomo, avrei potuto sottrarmi alla responsabilit?? del mio delitto, volgere la schiena mentre lo compivo. Ma non volli. Ora che mi sono accusato apertamente, senza diminuire in alcun modo la mia colpa, posso dirti ancora una cosa, che tu non sai. Ed ?? questa: ??? Giorgio mi ha domandato volontariamente di morire, mi ha supplicato, con parole indimenticabili, perch?? lo facessi morire.

Ella dette un'esclamazione di maraviglia e si lev?? trepidante, con gli occhi pieni di luce.

??? No, attendi!... ??? egli l'interruppe. ??? Gi?? era tardi. Lo avevo gi?? condannato a spegnersi, avevo gi?? cominciato ad impadronirmi della sua vita. Ma una sera, ??? quella sera, ti ricordi? che tu fuggisti nell'udirlo venire. ??? Giorgio entr?? nella mia camera e mi disse: ??? ??Novella era qui.?? Nel sangue gli camminava gi?? il veleno, era esausto; mi parl?? come forse nessun uomo ha mai parlato ad un altro. Mi disse: ??? ??Poich?? vi amate e siete due creature vive, io, che sono un morto, debbo scomparire. Ai??tami! Tu, che sei stato il mio fratello ed il mio nemico nel mondo, ai??tami! Non ho la forza di colpirmi da me stesso: tu solo puoi avere per me questo grande coraggio. Ai??tami, Andrea, dammi un veleno!??

Ecco quello che avvenne. Te lo racconter??, se vuoi, parola per parola; me ne ricordo con lucidit??, come se fosse accaduto ieri. Vedi, ?? ancora pi?? barbaro che se l'avessi ucciso in un momento solo, mettendogli una mano alla gola. Poich??, sebbene fosse un morto e io sapessi che la natura lo aveva ormai condannato senza scampo, tuttavia sarebbe certo vissuto fino a veder nascere il nostro bimbo, o vedere te, travolta da un atto di disperazione... Era questo, mi capisci, era questo che io non volevo!

Egli si ferm?? concitato. Bianchissima, l'amante lo ascoltava, seduta sull'orlo del letto, un poco protesa verso di lui, con le mani aggrappate alle coltri, i polsi, le braccia, le spalle che parevano irrigidirsi.

??? Allora? ??? ella fece ansante, quasi non tollerasse quella pausa.

??? Egli ti amava e mi amava, Novella, ed aveva compreso quello che un uomo non comprende mai: l'inutilit?? del proprio amore. In lui tutte le passioni erano giunte al parossismo: la gelosia, l'amore, l'odio, la vilt??, la bont??. Voleva chiudere gli occhi per non vedere oltre il nostro peccato. Mi ha detto: ??? ??Non posso pi?? soffrire! abbi compassione di me! fa ch'io muoia...??

??? E allora?...

??? Allora, dopo avergli quasi confessato: ??? Ma, bada ch'io non posso pi?? arrogarmi questo inesorabile coraggio... ??? dopo aver avuta la tentazione di salvarlo ancora, di lasciare che l'uccidesse la morte, ho compreso mentalmente ch'egli aveva ragione, che lui ed io avevamo ragione, che la sua pace era fuori dal mondo... e gli ho preparata l'ultima dose di veleno.

Ecco, lo rivedo. Si avvicin?? lentamente; senza paura, ma lentamente. ???? questo il veleno??? ??? balbett??. E sopra vi pose un dito, come per toccare la morte.

Parlava automaticamente, con un riso a fior di labbro; guardava quasi affascinato la siringa lucente, colma di un liquido senza colore, innocuo, limpido come l'acqua. Poi snud?? il braccio sinistro, rimboccando la manica piano piano; torse un poco il viso, la bocca gli si fece obliqua, e prese la siringa fra due dita. ??? ??Come si fa?...?? ??? domandava ridendo.

??Cos??!?? ??? Gli strappai la siringa di mano, e mentre tenevo strettamente il suo polso, con l'ago pronto a pungere su la sua pelle rabbrividita: ??? ??Io ??? gli dissi, ??? io debbo finire di ucciderti, non tu!?? ??? E per punirmi, per non volgere la schiena, l'ho avvelenato, io, forte, in un colpo, con la mia propria mano!

Ella strinse gli occhi; le sue dita contorsero la coltre; il suo busto barcoll?? indietro; ma si contenne ancora e soggiunse:

??? Dopo?...

??? Dopo l'ho dovuto sollevare, portare nella sua camera, svestirlo, piegare gli abiti, comporlo naturalmente nel letto; poi sono venuto a chiamarti, l??, nella tua stanza...

Ella rimase immobile, con gli occhi fissi, e rivide forse nella chiara camera funeraria il raggio lunare che vestiva il cadavere dal piede alla fronte, poltrendo su l'ampiezza del letto come un fascio di bianca elettricit??.

??? B??ciami! B??ciami! ??? d'improvviso ella grid??, scuotendosi tutta, come se volesse ubbriacare di volutt?? la coscienza terribile. ??? B??ciami forte!...

Egli si chin?? su quel grido, e furiosamente la possedette.

.????.????.????.????.????.????.

??Fai la ninna, fai la nanna,
fantolino della mamma...
.????.????.????.????.????della mamma...??

Era l'alba; l'alba vaporosa, tenue, come un velo di caligine bianca. Il bambinello, forse per fame, s'era messo a vagire.

??? Senti?... ??? mormor?? Novella; ??? ora piange...

??? Fra poco si riaddormenter??. Mi ami?

Un bacio ed ascoltarono.

Ma la vocina passava il silenzio, lunga, insistente dannosa. La mamma era inquieta; per la prima volta s'accorgeva d'amarlo, sentiva quella voce risuonare nell'eco della sua propria carne.

Improvvisamente una profonda volont?? materna le fece dire: ??? Andiamo a vederlo.

??? S???... vuoi?...

E furono le stesse parole, quasi la stessa voce della notte quand'erano andati a vedere il morto.

Si levarono; egli la ravvolse nella vestaglia, si mise addosso qualche abito in fretta, e, presala per mano, aperse l'uscio verso il corridoio.

??? Fa piano, ??? le diceva come allora, ??? che nessuno si desti.

Addossati l'uno all'altra, scivolando lungo la parete, giunsero fin sul pianerottolo, dove gi?? l'albore pertugiava con qualche striscia di pallido fumo. Cauti salirono le scale.

Si udiva il vagito del bimbo tra la cantilena della nutrice affievolire, affievolire... Batterono all'uscio, chiamando la donna per nome affinch?? non s'impaurisse:

??? Lena, Lena...

Ed entrarono. Un lumino a olio bruciava tra il letto e la cuna spargendo per la camera un chiarore da presepio; ma la balia erasi levata e camminava in camicia, coi piedi scalzi, ninnando il pargolo su le sue braccia dai gomiti rotondi, e sempre cantilenava con una pazienza infinita:

??Fai la ninna, fai la nanna...??

??? Che c'??? ??? disse con arroganza, quasi considerasse come due intrusi quei due signori. E tranquilla si ferm?? nel mezzo della camera, gravando il corpo discinto sui calcagni piatti.

??? Nulla, ??? essi risposero con una certa confusione. ??? Siamo venuti a vedere perch?? piange il bimbo.

??? Voleva il latte. Ora dorme: gu??rdino.

Bench?? sorpresa, non mostrava alcun pudore; traverso la camicia ruvida si delineavan controluce le sue forme tozze; dalla sua persona raggiava un certo splendore di robustezza e di maternit??.

Ogni tanto lo stoppino scricchiolava nell'olio, poi la fiammella mandava intorno un guizzo tremolante, lasciava scappare in su qualche piccola vampa, simile a fiocchi di seta nera.

??? D??mmelo in braccio, ??? disse paurosamente la madre.

Siccome le imposte non erano chiuse, dietro i vetri stava per nascere un po' di luce azzurra.

La nutrice affid?? il pargolo malvolentieri alle braccia di Novella, ed anzi teneva le mani sotto i suoi gomiti, quasi per paura che lo lasciasse cadere. La madre lo baci?? senza toccarlo, poi disse all'amante: ??? Guarda!

Egli chin?? sovra il suo bimbo dormente la persona tragica, ed infatti sent?? una sensazione del proprio sangue trascorrere in quella fragile vena.

Era ci?? che di pi?? bello aveva creato l'uomo: s?? stesso; era finalmente la ragione magnifica della vita, la guisa di non morire.

Con gli occhi pieni di luce guard?? il bimbo addormentato su le braccia della donna che amava; un'ondata barbara di felicit?? gli travolse l'anima, e come se avesse guardato per la prima volta nella verit??, nella bellezza del mondo, l'uomo che cercava il Dio nella materia comprese di averlo infine trovato.

Ora, dal c??lice della notte, l'alba nasceva come un bianco profumo; nuda usciva dalle braccia d'un amante morto, nuda immergeva la sua bellezza in un colore d'aria e d'infinito. L'alba diceva come il Gran Nomade: ??? Ieri e domani. Era il momento in cui, dalle case degli uomini, si vedeva il Tempo camminare.

Allora, quasi volesse offrirlo ad un battesimo di luce, la madre sollev?? il suo bimbo in quella trasparenza che gli somigliava, poi disse all'amante con un sorriso:

??? B??cialo: ?? nostro!

Ed insieme, attenti, sorridenti, lo deposero nella cuna.

Ma d'un tratto, per l'alta casa, malvagiamente, come se scaturisse nel silenzio dalla sonora muraglia, scoppi?? la Canzone Disperata sul violino singhiozzante dello scemo.

La Canzone diceva:

??Io sono il funerale d'un pover'uomo, che ?? morto di malincon??a;

??non c'?? nessuno che dica un pater n?? un requiem per l'anima mia.

??Non c'?? nessuno che mi tessa una ghirlanda con le sue mani...

??Ahim??!... la campana del Tempo non dice che: ??? Ieri e domani.??

??Allor domando al mio scheletro: ??? Sai dirmi dove si va?

??Lo scheletro ride e risponde: ??? Lontano, lontano, chiss??...

??Io sono un viandante senza lena, che torno da un regno di morti portando il mio scheletro su la schiena;

??coi piedi mi batte i ginocchi, mi stringe il collo con le mani...

??Cammina!... ??? mi dice ridendo; ??? la vita comincia domani.

??Io sono il funerale d'un pover'uomo, che ?? morto di nevrasten??a;

??non c'?? nessuno che mi pianga; neanche l'anima mia...

??Allor domando al mio scheletro: ??? Sai dirmi dove si va?

??Risponde: ??? Nel regno dei vivi, che ha nome l'Inutilit??.

??Se corri, ??? mi dice, ??? si arriva stasera o domani mattina...

??Mi dice: ??? Tu amavi una morta... cammina, cammina, cammina!...

??Sei stato a una festa da ballo, ??? mi dice, ??? con lei che ballava.

??leggera, frusciante, leggera, ??? vestita, pareva, di biondo...

??Perch?? ??? se non vuoi che ti picchi ??? mi hai fatto ballare nel mondo?

??Io sono il funerale d'un pover'uomo, che ?? morto di misantrop??a...

??Sei stato in un letto odoroso ??? con lei che giaceva supina,

??tremante, sperduta, tremante, ??? nel solco del letto profondo...

??Perch??, ??? se non vuoi che ti picchi ??? mi hai fatto tremare nel mondo?

??Io sono un viandante senza meta, che torno da un regno di morti ??? e vado a cercare altri morti, che sono i miei figli lontani...

??Cammina: la vita comincia
domani, domani, domani... ??

Fine

Cominciato a scrivere quattro volte nella vita nomade; compiuto in Milano, la notte di Natale dell'anno millenovecentododici.


DELLO STESSO AUTORE:

L'amore che torna ??? 1908
Ottava edizione ??? dal 101?? al 150?? migliaio???????Romanzo
Colei che non si deve amare ??? 1910
Nona ediz. ??? dal 131?? al 180?? migliaio???????Romanzo
La vita comincia domani ??? 1912
Ottava ediz. ??? dal 106?? al 155?? migliaio???????Romanzo
Il Cavaliere dello Spirito Santo ??? 1914
Quinta ediz. ??? dal 41?? al 70?? migliaio????Storia di una giornata
La donna che invent?? l'amore
Ottava ediz. ??? dal 96?? al 145?? migliaio???????Romanzo
Mimi Bluette fiore del mio giardino ??? 1916
Settima ediz. ??? dall' 111?? al 160?? migliaio???????Romanzo
Il libro del mio sogno errante ??? 1919
Terza ediz. ??? dal 51?? all' 80?? migliaio
Sciogli la treccia, Maria Maddalena ??? 1920
Terza ediz. ??? dal 101?? al 150?? migliaio???????Romanzo
??
Le altre opere sono esaurite o fuori commercio e l'A. ne vieta la ristampa.

Nota degli Editori


*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA VITA COMINCIA DOMANI***

A Word from Project Gutenberg

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1.E.5. Do not copy, display, perform, distribute or redistribute this electronic work, or any part of this electronic work, without prominently displaying the sentence set forth in paragraph 1.E.1 with active links or immediate access to the full terms of the Project Gutenberg??? License.

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1.E.8. You may charge a reasonable fee for copies of or providing access to or distributing Project Gutenberg??? electronic works provided that

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1.F.

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Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg???

Project Gutenberg??? is synonymous with the free distribution of electronic works in formats readable by the widest variety of computers including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from people in all walks of life.

Volunteers and financial support to provide volunteers with the assistance they need, is critical to reaching Project Gutenberg???'s goals and ensuring that the Project Gutenberg??? collection will remain freely available for generations to come. In 2001, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure and permanent future for Project Gutenberg??? and future generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 and the Foundation web page at http://www.pglaf.org .

Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation

The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit 501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at http://www.gutenberg.org/fundraising/pglaf . Contributions to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by U.S. federal laws and your state's laws.

The Foundation's principal office is located at 4557 Melan??Dr. S.??Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered throughout numerous locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation's web site and official page at http://www.pglaf.org

For additional contact information:

Dr.??Gregory B.??Newby
Chief Executive and Director

Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation

Project Gutenberg??? depends upon and cannot survive without wide spread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. Many small donations ($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt status with the IRS.

The Foundation is committed to complying with the laws regulating charities and charitable donations in all 50 states of the United States. Compliance requirements are not uniform and it takes a considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up with these requirements. We do not solicit donations in locations where we have not received written confirmation of compliance. To SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state visit http://www.gutenberg.org/fundraising/donate

While we cannot and do not solicit contributions from states where we have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition against accepting unsolicited donations from donors in such states who approach us with offers to donate.

International donations are gratefully accepted, but we cannot make any statements concerning tax treatment of donations received from outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff.

Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation methods and addresses. Donations are accepted in a number of other ways including checks, online payments and credit card donations. To donate, please visit: http://www.gutenberg.org/fundraising/donate

Section 5. General Information About Project Gutenberg??? electronic works.

Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg??? concept of a library of electronic works that could be freely shared with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project Gutenberg??? eBooks with only a loose network of volunteer support.

Project Gutenberg??? eBooks are often created from several printed editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper edition.

Each eBook is in a subdirectory of the same number as the eBook's eBook number, often in several formats including plain vanilla ASCII, compressed (zipped), HTML and others.

Corrected editions of our eBooks replace the old file and take over the old filename and etext number. The replaced older file is renamed. Versions based on separate sources are treated as new eBooks receiving new filenames and etext numbers.

Most people start at our Web site which has the main PG search facility:

This Web site includes information about Project Gutenberg???, including how to make donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks.

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