Audiobooks by Valerio Di Stefano: Single Download - Complete Download [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Alphabetical Download  [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Download Instructions

Audiobooks by Valerio Di Stefano: Single Download - Complete Download [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Alphabetical Download  [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Download Instructions

CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
SITEMAP
Make a donation: IBAN: IT36M0708677020000000008016 - BIC/SWIFT:  ICRAITRRU60 - VALERIO DI STEFANO or
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions
Ricordi del 1870-71, di Edmondo De Amicis

Questo sito usa dei cookie per migliorare la vostra esperienza di navigazione. Continuando la navigazione accettate l'uso dei cookie (Altre informazioni)

Donazioni

Home Page  - Autori - Audioletture a cura di Valerio Di Stefano - Concordanze - DVD-ROM
 Aree linguistiche: Italiano - English - French - Deutsch - Spanish - Portuguese
 Miscellanea: Appunti di informatica libera - Punch, or the London Charivari - Holy Bible
Linux Guides - GNUtemberg  - Liber Liber - Wikipedia for Schools - Bibliothèque Lisieux - OldSoftware

 








The Project Gutenberg EBook of Ricordi del 1870-71, by Edmondo De Amicis







This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with



almost no restrictions whatsoever.  You may copy it, give it away or



re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included



with this eBook or online at www.gutenberg.org











Title: Ricordi del 1870-71







Author: Edmondo De Amicis







Release Date: April 15, 2013 [EBook #42541]







Language: Italian







Character set encoding: UTF-8







*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RICORDI DEL 1870-71 ***



















Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara



Magni and the Online Distributed Proofreading Team at



http://www.pgdp.net (This file was produced from images



generously made available by The Internet Archive)



























Copertina

RICORDI DEL 1870-71

DI

EDMONDO DE AMICIS.

Sesta edizione.

Volume unico.

FIRENZE,
G. BARB??RA, EDITORE.
???
1882.


Quest???opera ?? stata depositata al Ministero d???Agricoltura, Industria e Commercio per godere i diritti accordati dalla legge sulla propriet?? letteraria.

G. Barb??ra.

2 gennaio 1872.


[v]

AI GIOVANI ITALIANI.

Quando mi venne proposto di raccogliere in un volume i seguenti scritti, esitai, parendomi che i soggetti fossero troppo disparati, e che il libro sarebbe riuscito una miscellanea. Ma cedetti poi al cortese desiderio dell???Editore, considerando che questi medesimi scritti hanno veramente qualcosa di comune tra loro; si riferiscono, cio??, per la maggior parte, ad avvenimenti seguiti in Italia negli ultimi due anni: ??? dall???inaugurazione degli Ossari di San Martino e Solferino, all???apertura della Galleria delle Alpi, dall???entrata del nostro esercito in Roma, al trasferimento della sede del Governo; ??? avvenimenti de??? quali pu?? riescir gradito ed utile, specialmente ai giovani, conoscere quei particolari che ce ne ravvicinano l???immagine e ce ne ravvivano il sentimento; e che sogliono nondimeno andar perduti, perch?? la storia non li pu?? raccogliere, e la stampa periodica non li pu?? serbare. Io pensai che questo libro potesse [vi] far l???ufficio d??? un testimonio oculare di quei fatti, a cui si domandasse: ??? Che cos???hai veduto? che cos???hai sentito? che cos???hai pensato??????

Agli scritti risguardanti quegli avvenimenti, n???aggiunsi altri, i quali, senza alterare l???indole del libro, mi pare che gli accrescano variet?? ed efficacia; scritti a cui diedero occasione fatti occorsi a me, o uditi narrare in questi due anni; di modo che tutto ci?? che ?? contenuto nel libro, ??? dove se ne tolga la Battaglia di Solferino e San Martino, posta quasi come necessaria premessa alla descrizione della festa degli Ossari, ??? tutto ?? stato veramente pensato, sentito o veduto nel tratto di tempo accennato dal titolo. Trattandosi di fatti recentissimi, non ho creduto di dover disporre gli scritti per ordine cronologico, e mi attenni invece a quello che mi parve pi?? atto ad agevolarne la lettura.

?? un libro in cui si parla di patria, di guerra, di studi, e se ne parla con ardore e fede giovanile; per?? lo dedico ai giovani, colla speranza che lo leggeranno non senza giovamento; in varia forma, esso non dice al lettore che una cosa: ??? Ama il tuo paese e lavora.


RICORDI DEL 1870 E 1871.


[1]

UN ADDIO A FIRENZE.

[Firenze, 27 giugno 1871.]

La ragazza. Io non t???avevo cercato, e tu sei entrato in casa mia con un piglio da padrone, trovando a ridire sopra ogni cosa e affettando dispregio per tutto quello che ho di pi?? caro. Pedante uggioso, che non sei altro! Nella tua citt?? non c????? un quadro e una statua fatta dai tuoi; le case son tutte d???un colore; tu poi, parlando, non pronunzi una lettera doppia a pagartela uno scudo; e credi d???aver fatto tutto tu a questo mondo! E dici che io sono indietro d???un secolo! Sei un tanghero.

Il ragazzo. E tu una fiaccona vanagloriosa, che ti gonfi dei meriti dei tuoi vecchi. Nella tua citt?? non c????? modo di mangiare due uova assodate a dovere (storico), non c????? marciapiedi, non c????? il negozio Perotti e Nigra; tu poi, parlando, ti mangi i c, e dici straporto invece di trasporto; e vanti le aure miti del tuo paese, mentre ci tira un vento che sbatte la gente ne??? muri.

Ragazza. Io son bella e colta.

Ragazzo. Io son forte e onesto.

Ragazza. Nientemeno!

Ragazzo. Sicuro!

Popolo. Si acciuffano, separateli, si possono far del male; badate che la morde nel collo.

Un tale (dopo averli separati). Niente paura, sono due impostori bricconi. Non l???ha mica morsa, l???ha baciata. (Risa generali.)

(Da una commedia recente, intitolata: Doveva finir cos??.)

Un Piemontese che deve andare a Roma tra poco, sent?? il bisogno, qualche giorno fa, di mandar un saluto alla citt?? di Firenze, e pens?? di mandarglielo dalla cima della collina di Fiesole.

[2] Una di queste sere, poco prima del tramonto, prese la via di porta a Pinti, solo soletto, come un pellegrino, e tir?? innanzi a capo basso, almanaccando. La strada era deserta. Egli, che vi era passato molte volte nei giorni di festa, quando vanno e vengono tante famigliuole di operai, e brigatelle di giovani, e coppie d???innamorati, e villeggianti, e carrozze, quella sera, non vedendo anima viva, si sentiva prender dalla malinconia. Andava su a passo lento, si fermava dinanzi ai cancelli chiusi delle ville, dinanzi alle chiesuole, ai tabernacoli, ai muri scarabocchiati col carbone; girava tratto tratto uno sguardo sulla campagna dai punti pi?? alti; per tutto era quiete e silenzio. Incontr?? qualche povero, inciamp?? in una vecchia addormentata sullo scalino di una porta, arriv?? a San Domenico, e su, per la strada pi?? corta.

Per tutta la salita non si volt?? mai a guardar Firenze. Non voleva sciuparsi l???effetto del colpo d???occhio pi?? bello da godersi lass??, dinanzi al convento.????? Poich?? ?? l???ultima volta che la vedo, ??? pensava, ??? la voglio veder bene, tutt???a un tratto, come al cader di un velo. E faceva tra s?? quei ragionamenti fanciulleschi che si fanno in tali occasioni, quasi per darsi un???illusione di sorpresa: Cosa si vede di lass??? Che citt?? c????? nel piano? Dove sono? Dove vado?

Arrivato in cima, accanto al muricciolo, prese fiato, e poi si volt?? tutto a un tratto verso Firenze.

Lo spettacolo quel giorno era pi?? stupendo che mai. Il cielo lucido e quieto di una pace allegra; una striscia di nuvole color d???arancio all???orizzonte; il resto puro; le cime delle colline lontane pareva che fendessero l???azzurro; una freschezza primaverile spirava nell???aria. Sotto, tutto quel saliscendi di poggi e di vallette, simile a un solo immenso prato depresso qua e l??, lievemente, come dal premere d???una mano carezzevole, mossa da una fantasia capricciosa; tutto un verde leggiero, variato sui punti eminenti dal [3] verde cupo dei cipressi, disposti a file e a corone; interrotto da prati fioriti; listato di strade, di viali, di sentieri bianchi, che s???incrociano, si inerpicano sulle cime, precipitano dal lato opposto, e spariscono e riappariscono in distanza; casette, gruppi di case, ville su tutti i rialzi, nette, spiccate, che par che i colli le buttino innanzi per porgerle; oltre la citt?? un vastissimo piano, coperto d???una nebbia leggiera, traverso alla quale biancheggiano le case lontane, come vele sul mare; e su tutta questa sterminata corona di colli, di villaggi, di ville, di giardini, ogni cosa che par che guardi a Firenze, e voglia scendere e precipitarle nel seno; l???ossatura d???una citt?? immensa che non si pu?? traveder compiuta senza un senso di spavento; uno spettacolo pieno di bellezza che fa pensare, e di maest?? che sorride.

??? Mah! ??? esclam?? il giovane con un sospiro, sedendosi sul muricciuolo colle spalle volte a Firenze, per raccoglier meglio i suoi pensieri; ?? pure una dura legge che, quando s???abbandona una citt??, oltre al dispiacere di separarsi dagli amici e di rompere molte abitudini che erano diventate care, uno si debba accorgere che vi sono ancora da sciogliere altri legami; dei legami che lo tengono attaccato ai muri delle case, ai piedestalli delle statue e agli alberi dei viali.... Cinque anni! Mi par d???essere arrivato a Firenze ieri. Era una brutta giornata, nevicava, non c???era anima viva per le strade. Mi parve una citt?? malinconica. Uscito appena dalla stazione, infilai via dei Panzani; diedi un???occhiata, passando, a via Tornabuoni: con quelle case di colore scuro mi fece l???effetto d???una strada tetra; andai oltre, vidi il Duomo, mi affacciai a via dei Servi: mi parve un corridoio di convento; tirai innanzi fino a via San Sebastiano: peggio. Mi sentivo soffocare in quelle stradette, mi pareva che vi mancasse l???aria e la luce; m???uggivano tutte quelle casuccie, addossate le une all???altre, strette come persone che si pigino, con quelle [4] porticine che paion buche; una casa alta come una torre, una bassa come una capanna, una grossa, una mingherlina, una avanti, una indietro, tutte di sghimbescio, come buttate l?? a caso..... Piovve per molti giorni. Io stavo in via Pietra Piana, verso la porta, e passavo dell???ore alla finestra, guardando nella strada, solo e pensieroso. Ad ogni sbatter di porta, la casa tremava tutta come se volesse cadere. ??? Ci restassi sotto! ??? dicevo ??? tanto ho da crepare di malinconia....

Poi venne il bel tempo, e col bel tempo l???umore allegro.

Passarono tre o quattro mesi.

Un bel giorno osservai che per andare da casa all???ufficio ero passato ogni mattina per la stessa via; mi meravigliai di non aver pensato a prenderne un???altra, me ne domandai la ragione. ??? Forse, dissi tra me, ?? l???effetto di quella tal casa che vedo di scorcio sulla cantonata, appena son fuori della porta. Sar?? fors???anco la chiesa che c????? di rimpetto. O son le finestre del palazzo accanto a casa mia, che guardo sempre. O i bassorilievi del palazzo pi?? piccolo ch????? vicino alla chiesa. O sono tutte queste cose insieme. ??? Poi, fermandomi in mezzo a una piazza, mi venne fatto di domandarmi che cosa fosse che mi tratteneva, in quel certo punto e in quel certo modo, coll???aria e col sentimento di chi sta in casa sua; perch?? mi pigliasse la voglia di appoggiare le spalle al muro e di finire il mio sigaro in pace; come non mi potessi trattenere dal chiamar gli amici che passavano, e attaccar discorso, e far crocchio, e sciupare in chiacchiere una mezz???ora. Cercai di spiegare a me stesso il perch?? avessi contratto l???abitudine di rallentare il passo a quella tal svoltata, di guardare intorno su quel tal crocicchio, di andar oltre col viso in aria.....

Una mattina mi accorsi con sorpresa di avere nel capo, distinte una ad una, le immagini d???una cinquantina di case di strade diverse, delle quali avrei [5] saputo dire, senza rischio di sbagliare, il colore della facciata, la forma delle finestre, il disegno degli ornati. Guardai meglio quelle case, ripassandoci davanti; e pi?? le guardavo, pi?? mi pareva che avessero tutte un???aria propria, che so io? un significato, un qualcosa che mi faceva pensare. L???una sentivo che l???avrei scelta di preferenza per invitarvi degli amici a cena, e menarvi una vita allegra: mi pareva che sorridesse. In un???altra ci sarei stato pi?? volentieri a studiare, solo, raccolto, con una gran biblioteca: aveva un aspetto grave. In una terza pensavo che non ci si potesse vivere che facendo all???amore: tanto aveva le forme snelle e la tinta gentile. Gli architetti di quelle case bisognava che fossero giovani simpatici; dovevano aver voluto dir tutti qualche cosa con quei disegni; s???erano fatti tutti capire. Man mano che passavo per quelle vie, mi si affollavano alla memoria versi, scene di romanzo, episodi storici, ariette d???opera. E alzando gli occhi ai palazzi, alle torri, ai campanili, agli archi grandiosi, mi cominciava a parere strano che, in luogo d???ispirare quell???ammirazione subitanea e profonda, mista quasi ad un senso di terrore, che sogliono ispirare i monumenti giganteschi, costringessero invece, quando si voleva esprimere con parole l???effetto delle loro bellezze, a servirsi degli aggettivi stessi che s???usano per designare un bel fanciullo, un bel fiore, un bel ninnolo, come: ??? Gentile, carino. Guardando quelle torri, quei palazzi, sorprendevo spesso in me medesimo uno stranissimo desiderio, come di fare scorrere la mano su quei contorni, di palpare quei rilievi; e con questo desiderio, una specie di sollecitudine gelosa per quelle moli enormi di pietra, come se temessi che la menoma forza le potesse offendere e sciupare; e con questa sollecitudine, un bisogno vivo e continuo di correrle e di ricorrerle con quello sguardo d???amante che avvolge, e striscia, e lambe, e si stanca sulle forme care.

??? Ma queste linee si muovono, ??? esclamavo tra [6] me ??? v????? qualche cosa che si stacca e va su; c????? della vita in quelle forme! ??? Cominciai a capire certi amori ardenti per le glorie artistiche del proprio paese, e mi compiacqui nel sorprendere sul viso degli stranieri, che si fermavano sulla piazza, la prima espressione della meraviglia e del diletto. Presi l???uso di passare e di fermarmi tutti i giorni, a quell???ora, in quei luoghi. Mi accorsi che ogni giorno quella contemplazione di pochi istanti mi metteva in un corso d???idee alte e belle; sentii poi che la facolt?? di quella maniera di diletto si rafforzava e s???estendeva ad altre forme dell???arte; che quel gusto del semplice e del grande s???insinuava anche un po??? nel sentimento e nel giudizio mio riguardo a cose che coll???arte non avevan che vedere, a fatti, a persone, a costumi; mi parve d???essere riuscito, per effetto di quel culto gentile, a domare certi moti impetuosi e quasi selvaggi dell???animo mio, a dare alla mia indole un che di pi?? liscio e di pi?? morbido, a migliorarmi in qualche cosa. Per questo presi ad amare quelle linee, quelle forme, quei colori; e non mi pareva pi?? pazzo il Pieruccio dell???Assedio di Firenze che, povero e abbandonato, trova ancora un palpito di gioia segreta, sollevando gli occhi pieni di lacrime ai monumenti della sua cara citt?? natale....

Questo segu?? a me ed a molti. Ma per chi sia venuto qui nel fiore della giovinezza, con quell???irresistibile bisogno di aprire il proprio cuore e di gridare: ??? Guardate! ??? che ci assale appunto negli anni in cui si comincia a esser uomini e si ?? tuttavia un po??? fanciulli; ??? per chi sia venuto qui coll???intima coscienza di esser atto a qualcosa, senza saper che, n?? come, n?? quando; con un presentimento confuso, con un desiderio inquieto, con quella forza dentro che s???agita, e tenta e non rinviene l???uscita; per chi, essendo venuto qui in quello stato, abbia sentito, al lume di questo cielo e all???ombra di questi monumenti, squarciarsi come un [7] velo che gli avvolgeva l???ingegno, tutte le facolt?? ravvivarsi con impeto e ordinarsi con armonia, e dal tumulto, prima infecondo, della mente e del cuore, prorompere per la prima volta, rozzi, ma ardenti e liberi, gli affetti, i pensieri, le immagini; ??? per chi sopratutto abbia raccolto qui, con lungo amore, le forme e le parole in cui potesse significare ed espandere l???animo suo, affratellandosi col popolo per sorprendergliele sulle labbra, ricominciando qui, per cos?? dire, un???altra infanzia, rinnuovando quasi la sua natura, aspirando continuamente, avidamente, quest???aura vergine della vita italiana, per farsene sangue, e informarsene il cuore e il cervello, superbo oggi d???esservi riuscito, disperato domani di non riuscirvi, ma sempre risoluto, ostinato e appassionato; per costui non ci sar?? n?? parola n?? omaggio che basti a significare l???affetto e la gratitudine che deve sentire per Firenze, sua ispiratrice e maestra.

Quando, a tarda notte, nel silenzio della sua cameretta, dopo un lungo lavoro condotto con furia febbrile egli sentiva il bisogno di smorzare il fuoco che gli ardeva le fibre, Firenze gli diceva: ??? Vieni! ??? e gli offriva la splendida pace delle sue notti serene, l???Arno colorato di fuoco e il bel colle di San Miniato illuminato dalla luna; e in quello spettacolo gentile e solenne, l???anima sua si quetava. E quando, dopo aver lungamente faticato e sudato invano per dar forma e vita a un concetto riposto o a un???immagine bella che gli appariva in barlume alla mente, egli buttava la penna sconfortato e si slanciava fuori di casa, Firenze, offrendogli allo sguardo i miracoli dell???arte affollati nella sua piazza famosa, gli diceva: ??? Ecco la bellezza! ??? ed egli in quella bellezza confortava e appagava l???animo, pensando ch???ella era italiana, e il suo orgoglio umiliato d???artista moriva senza dolore nell???orgoglio legittimo e santo di cittadino. E quando egli in certi momenti di sfiducia desolata e di abbattimento mortale piangeva la sua provata impotenza [8] e le sue speranze deluse, Firenze gli diceva: ??? Migliaia di giovani, e quanto migliori di te! io vidi, fra le mie mura, lasciar cadere la mano disperata sopra un foglio bagnato di lagrime o sopra un marmo spezzato; dolori che straziano il cuore, e gettano anzi tempo nella tomba, io conobbi e nascosi; ed erano anime grandi. E tu, miserabile, che pretendi, e chi accusi? ??? E allora egli si ravvedeva e taceva, e da quella confusione salutare traeva nuova forza e nuovo coraggio per combattere, perseverare e soffrire.

A questo punto, preso da un???ispirazione diversa, il nostro amico si volt?? improvvisamente alla campagna ed esclam?? in atto drammatico, non senza un leggiero accento di tristezza: ??? Addio, dunque, bel colle di Settignano! addio Pratolino! addio Sesto! addio vallette verdi, chiesuole solitarie e casuccie quete, che ci avete fatto dire tante volte: ??? Beata la pace! ??? Stanchi d???una baldoria carnevalesca, annoiati degli altri e di noi, tristi, umiliati, noi ci siamo levati molte volte innanzi l???alba, e slanciati con desiderio smanioso alla campagna, come l???assetato alla fonte; e correndo di colle in colle, di valle in valle, e bevendo a lunghi sorsi deliziosi l???aura pregna di vita, abbiamo sentito sparire tristezze e rimorsi, e rinascere, coll???appetito vigoroso e la gaiezza campagnuola, la forza e l???ardor del lavoro! Addio contadini cortesi, vecchierelle allegre e ragazzotte col damo negli occhi, che sedeste tante volte a tavola con noi, come vecchi amici; buona gente cordiale, che spalancavate gli occhi meravigliati, vedendoci cavar di tasca il portafoglio per notare le ingenue grazie del vostro celeste linguaggio; e addio voi pure bambinelli scalzi, di cui ci chinavamo a raccogliere le parole come le note d???un canto sommesso, addio a tutti! Nessuno di noi vi ricorder?? senza rimpiangervi! Dalle sponde del Tevere, rivolando col pensiero alle sponde del Po, ci soffermeremo sempre in riva all???Arno, per mandarvi un saluto, sempre!....

[9] Qui l???amico si ferm??, si turb??, e stette qualche minuto immobile, col capo basso, occupato da un pensiero tristo. Poi alz?? la fronte corrugando le ciglia, coll???aspetto di chi afferra il filo di una reminiscenza lontana, e riprese a bassa voce:

??? ... Piazza Castello pareva un mare di teste; c???era mezzo il popolo di Torino. Migliaia di voci cantavano l???inno di Goffredo Mameli. L???entusiasmo toccava il furore. Centomila visi erano rivolti alle finestre dove stavano i deputati della Toscana. La gente gridava loro cose, l?? sotto, che faceano venir freddo; tendeva le braccia come s???essi avessero a gettarsi gi??, e li volesse prendere. Si voleva vederli, e vederli ancora, e poi tornare a vederli. ??? Fuori! ??? si gridava con accento di preghiera; ??? vada qualcuno a pregare che si mostrino ancora una volta! Pregateli che ci parlino! Li vogliamo conoscer bene! ??? I loro nomi correvano di bocca in bocca; alcuni erano di famiglie antiche ed illustri, imparati gi?? nelle storie, o intesi nelle scuole, nomi solenni, che si pronunziavano con riverenza; altri non saputi mai, ma pur cari per quel suono, per quell???impronta paesana, che li faceva riconoscere alla prima. Si cercavano nella folla i pochi Toscani ch???eran venuti coi deputati, si correva intorno a loro con una curiosit?? infantile, si voleva sentire il loro accento decantato, si ripetevano le loro parole, si scambiavano i lei e i chiel con una dimestichezza che pareva antica.

Il nome di Fiorenssa, come si diceva, questo nome al quale il popolo, bench?? l???avesse s?? poco famigliare, era pure sempre usato ad unire l???immagine di qualcosa di gentile e di augusto, si ripeteva allora con amore; Firenze, gi?? creduta tanto lontana, pareva che si fosse avvicinata ad un tratto, che fosse l??, ai confini, colle sue belle cupole e le sue belle torri; Dante! Michelangiolo! Machiavelli! e gli altri grandi nomi rivenivano alla mente e sulle labbra, anche dei popolani, con un senso nuovo, quasi come nomi di gente viva, di cui que??? deputati [10] ci avessero portato un saluto o un ricordo. Firenze! Si travedevano colla mente, a questo nome, delle legioni di scultori, di pittori e d???architetti, che ci gridavano: ??? Viva! ??? da lontano, agitando scalpelli, tavolozze e corone. Oh come si conoscevano tutti senz???averli mai veduti! E come si sentiva la solennit?? di quell???istante, la fusione di quei due popoli e di quelle due storie! Era il Piemonte, il vecchio soldato, abbronzato dal sole e coperto di cicatrici, che deponeva un bacio sulla fronte bianca e splendida della madre delle arti; della quale dieci anni prima, a Curtatone, aveva potuto stringere appena, e di sfuggita, la mano insanguinata. Erano due grida sublimi, uno partito da Santa Croce e l???altro da Superga, che si mescevano in un solo: ??? Ecco il giorno! Oh non c???erano freddezze allora! non ci erano rancori!

??? Freddezze? ??? riprese di l?? a poco, quasi meravigliato d???essersi lasciato sfuggire quella parola; ??? rancori? Ma che! ??? continu?? scrollando il capo e sorridendo, ??? ma chi lo crede? chi ne parla pi??? chi se ne ricorda ancora? Le famiglie piemontesi, forse, che si vedono, per le case e per le vie, mostrarsi le une alle altre i loro bimbi di cinque anni, che parlano il pi?? puro e argentino toscano che si sia inteso mai, ridendone come d???una cara sorpresa e parlandone con una compiacenza non scevra d???alterezza? O le loro donne di servizio che quando c????? confusione in mercato dicono che ??non ci si raccapezzano??? O i rivenditori di giornali della stessa provincia, che rifanno il verso ai nuovi venuti, perch?? non gridano ancora coll???accento paesano? Sogni! interrogateli. ??? ??Signore! ??? vi risponderanno: ella ritorna molto addietro; qui son nati i nostri figliuoli e i nostri fratelli pi?? piccoli; in questa lingua e in questo accento ci chiamarono la prima volta e ci dissero le prime parole; qui ci abbiamo amici, fidanzati, parenti; in Santa Croce c????? il nostro Alfieri; che domande la ci fa? Questa ?? Italia, signore! La citt?? dove siam nati ci ?? sacra; ma anche Firenze ?? cara, e l???amiamo.??

[11] Questo diranno; e vi soggiungeranno anco molti, che non partono col cuore lieto, che prevedono dei giorni e dell???ore in cui si ricorderanno di Firenze con una tenerezza piena di malinconia e di desiderio; perch?? qui si son stretti dei cuori, molti, e con nodi tenaci, come segue sovente fra chi s????? tenuto il broncio un bel pezzo. Rancori? non ?? vero, ?? una calunnia per tutti: per chi parte e per chi resta; lo so di certo, io, lo vedo ogni giorno, lo sento ogni momento. Come? chi ?? che brontola laggi??? chi ?? che alza le spalle? avanti, se c????? ancora qualcuno da questa parte o dall???altra; spingiamoli in mezzo, a vedere se osano dirselo in viso; e che le donne e i ragazzi, che amano, perdonano e dimenticano, li costringano a levar le mani di tasca, e a tenderle di qua e di l??, e gridino: ??? Stringete! ??? Animo, gi?? il cappello, ancora una volta, davanti a Santa Croce; un ultimo sguardo alla cupola, e un saluto intorno alle colline, e addio, e via, col cuore riconoscente e sereno. Per Dio! chi ha ancora un po??? d???amaro nell???anima, non ?? un galantuomo....

Ed ora do il mio ultimo saluto a Firenze anch???io.

Cos?? dicendo, s???alz??, si volt?? verso la citt??, e mise una voce di sorpresa. S???era fatto buio senza ch???egli se ne accorgesse, e tutta la valle era popolata di lumi. Prov?? quell???impressione stessa che si prova talvolta, girando per la campagna di notte, quando si guarda gi??, senza pensarci, dall???orlo d???un???altura, e si vede la china, di cima in fondo, sorvolata da una moltitudine immensa di lucciole, che la fan parere tutta accesa. Cos?? tutti quei lumi, a socchiudere appena gli occhi, si confondevano in un solo strato luminoso, che rendeva l???immagine d???un gran lago di fuoco. Dalle lunghissime file dei fanali della cinta, simili a ghirlande tese intorno alla citt??, altre file di lumi si stendevano dentro e fuori, diritte, curve, incrociate; altre interrotte qua e l??, altre continue come un raggio di luce, altre nascoste quasi affatto dagli alberi, dietro a cui [12] si vedeva uno splendore diffuso, come d???incendio; altre vicine, che parevano a pochi passi; altre lontane, visibili appena, or s?? or no; e nel piano e sui colli, per tutto fiammelle, e gruppi di punti luminosi, e tremoli bagliori; un bellissimo cielo stellato, pareva, riflesso da una vasta acqua cheta.

??? Ah! ??? esclam?? il nostro amico dopo qualche istante di mutua contemplazione agitando una mano verso Firenze; ??? ....seduttrice!

Poi mise un sospiro e mormor??:

??? Addio, Firenze!

E scese ch???era buio fitto.

[13]

UNA DISTRIBUZIONE DI PREMI.

[Firenze, 15 giugno 1871.]

La mattina del 15 giugno 1871, nel chiostro grande di Santa Maria Novella, si fece la distribuzione solenne dei premi agli alunni delle scuole comunali.

Al vedere le carrozze e le persone che si affollavano nella piazza e in via della Scala verso le undici, nessuno, non sapendolo, avrebbe immaginato che un s?? grande e frettoloso concorso fosse attirato da uno spettacolo, del quale erano attori principali dei fanciulli.

Ma vi sono molte cose da fanciulli che fanno palpitare il cuore degli uomini. E bastava il primo sguardo gettato intorno, entrando nel cortile del chiostro, per capire che la distribuzione dei premi sarebbe stata una di codeste cose.

Il cortile, vasto quant???una piazza, cinto intorno intorno di portici, dominato da un???ampia loggia da un lato, coperto tutto da una gran tenda, pareva insieme una sala e un giardino. Gli archi de??? portici, le colonne, le finestre erano fregiate di tende, di bandiere, di corone, di fronde d???alloro, di mazzi di fiori. Nel mezzo dell???un dei lati pi?? brevi sorgeva un padiglione circondato di piante; a destra i banchi degli alunni da premiarsi; a sinistra i posti dei parenti loro; pi?? gi??, verso il mezzo del cortile, due palchi; l???uno per la banda musicale, l???altro per le sonatrici d???arpa destinate [14] ad accompagnare il canto delle bambine; il restante spazio, coperto di lunghe panche, poste in modo che tutti rimanessero volti verso il padiglione dove il sindaco doveva chiamare gli alunni e dare i premi. Trenta antenne tenevan su la gran tenda che copriva il cortile, e dalla tenda e dalle antenne spenzolavano stendardi, orifiamme e ghirlande. Ogni cosa disposta e accomodata con una grazia semplice, propria dello spettacolo e degli attori; colori vivi e fragranze, piacere dei bambini; un luogo allegro e gentile.

Gi?? prima d???entrare, s???ebbe uno spettacolo che predispose l???animo a quello pi?? grandioso che si doveva veder poi. In via della Scala e per la strada che gira attorno alla stazione della strada ferrata, chi si fosse affacciato ai cancelli dei vari giardini attigui al chiostro, avrebbe visto qua e l??, all???ombra degli alberi, folti e compatti, drappelli di bambine e di bambini immobili e silenziosi come battaglioni serrati in atto di aspettare il combattimento. Alle dieci e mezzo cominciarono a disporsi in due file, e a muovere dalle varie parti verso il cortile. Tutto era stato concertato a dovere, tutto riusc?? appuntino.

Il bello fu vederli entrare. Dalle tre o quattro porte per cui comparvero, pareva come si fossero rotte le dighe di un torrente. Cominciarono a sfilare e non finivano pi??. Scuole elementari, scuole tecniche, licei, ginnasii, istituti privati; dopo due lunghe file di giovanetti impetuosi, spuntavano e venivano oltre adagio adagio, tenendosi per mano, e guardando attorno con certi visetti meravigliati, e mandando fuori un lungo oh, centinaia di creaturine che pareva stentassero a reggersi in piedi, e che bisognava tener pel braccio nell???atto che scendevano lo scalino del portico. Dopo questi, altri pi?? grandi; dopo i grandi, le ragazze; dopo le ragazze, di nuovo quei cosini piccini, e via cos??. Poveri e signori, giacchettine eleganti e panni rappezzati, stivaletti lucidi e scarpuccie di vitello si [15] succedevano, si accalcavano; qualche volta si trovavano ristrette in cos?? piccolo spazio tutte codeste variet??, che con un abbraccio si sarebbe levato su un fascio di figli di marchesi, di bottegai e di braccianti, intrecciati come una manata di ciliegie. Ma in tutti, anche nei pi?? poveri, appariva la traccia della mano materna; panni spelati dalla spazzola, nodi di cravattine fatti con garbo, capelli irsuti domati da un pettine pertinace.

Alle undici si cominci?? ad abbracciare collo sguardo l???assieme dello spettacolo.

Era un colpo d???occhio incantevole. In mezzo tutti i ragazzi, ??? migliaia, ??? stretti, pigiati che pareva si toccassero colle teste, una gran folla di color oscuro. E tutt???intorno una corona sterminata di bimbe, vestite di chiaro, cos?? che appariva netto il distacco fra loro e i fanciulli, fino ai punti pi?? lontani, come fra un giro di pensieri e un giro di rose in un mazzo. Si vedevano, da un lato all???altro del cortile, in fondo in fondo, tutti quei vestitini bianchi, azzurri, gialli, rossi, e su quella striscia variopinta, un gran sventol??o di nastri, di veli, di ventagli, un gran movimento di manine e di braccini, luccich??o di vezzi, e tremol??o di capigliature ricciute: pareva una siepe tutta fiorita quando il vento la scote. Il profumo sparso nell???aria pareva che venisse da loro, non dai fiori. E ci volle un pezzo prima che fossero tutte al posto. Fu un lungo tramest??o, un saltellare di panca in panca, un va e vieni di maestre, un rimproverare a bassa voce, un obbedire ridendo e nascondendosi il viso. E intorno al palco della musica un grande affaccendarsi per disporre le cantatrici, un chiamare e uno spingere di qua e di l??. ??? Qua i contralti! ??? Avanti i contralti! ??? Di qua i soprani! ??? Di l?? gli a solo! ??? E tutte rispondere e farsi strada a fatica, ansanti, coi visi accesi, cinguettando come uno stormo di uccelli. Quanta vita e quanta gioia!

Non parlo del pubblico; nel cortile, sotto il portico, [16] sulla loggia, per tutto c???era gente. Sotto il padiglione un gruppo di personaggi illustri, che nessuno, davanti a quello stupendo spettacolo di bambini, aveva tempo di guardare. I premiandi, seduti a sinistra del padiglione, si conoscevano dal viso; dal viso pure i parenti, ch???erano dal lato opposto. E fra gli uni e gli altri era un cercarsi cogli occhi, un accennarsi, un sorridere, e ad ogni ordine od atto del sindaco, o di chi altri, che annunziasse l???avvicinarsi dell???ora fissata, uno scambio pi?? vivo di sguardi, come per farsi coraggio a vicenda, e dirsi l???un l???altro: ??? Ci siamo! ??? Beati istanti, davvero; e commovente la vista di quei parenti, gente d???ogni ceto, ricchi e poveri, affratellati in un sentimento di letizia comune.

Uno scoppio fragoroso d???applausi annunzi?? che la funzione stava per cominciare: erano migliaia di bambini che salutavano il sindaco, mentre passava a veder se ogni cosa era in pronto.

La banda della guardia nazionale suon?? una sinfonia.

Finita la sinfonia, tutti tacquero, e il sindaco Peruzzi, salito sul palco del padiglione, pronunci?? ad alta voce il seguente

DISCORSO.

??Nel contemplare, o signori, lo spettacolo di questo vasto recinto, ove attorno a migliaia di giovanetti stanno migliaia di cittadini, niuno vi ha che non senta come sia veramente popolare questa festa dell???adolescenza e della fanciullezza. N?? ci?? far?? meraviglia a chi voglia considerare come in tutti i tempi sieno state popolari le feste meglio rispondenti ai bisogni, agli affetti, ai desiderii dei popoli. I popoli, pei quali era condizione di esistenza vincere gli altri in forza ed in destrezza, traevano affollati e festanti ad incoronare i vincitori nelle lotte e nei giuochi dell???ippodromo e del circo.

[17] ??Oggi invece che i popoli tanto pi?? valgono quanto pi?? sanno, oggi che le sorti della patria sono affidate ad istituzioni feconde soltanto se adoperate con saggezza e virt??, oggi che per provvedere alle necessit?? dell???avvenire ?? mestieri svolgere con intelligente operosit?? gli elementi di ricchezza del paese, oggi le nostre speranze stanno tutte nella generazione che si avanza incalzante sui nostri passi, perloch?? universale ?? il desiderio, universale il proposito che essa sia apparecchiata a fecondare i germi sparsi arditamente da pochi della impreparata generazione cui noi apparteniamo.

??Per questo sono qui convenuti magistrati e cittadini a dimostrare agli insegnanti in qual pregio si abbiano le benefiche loro fatiche, ai discepoli quanto sia rispetto ad essi la pubblica aspettazione; per questo non lamentano i contribuenti le maggiori spese del Comune per migliorare le scuole ed accrescerle; per questo mai ci fa difetto l???aiuto largo, volenteroso, efficace di signore e di cittadini, sia per vigilar le scuole, sia per presiedere agli esami ed ai concorsi, sia per istudiar provvedimenti e riforme; per questo cresce rapidamente il numero degli alunni, i quali nelle scuole elementari sono in quest???anno 2212 pi?? che nel precedente; n?? bastano le scuole ad accogliere quanti vorrebbero esservi ammessi, sebbene alle 138 classi che si avevano nello scorso anno ne sieno state aggiunte 25, e da 180 sia salito a 211 il numero degli insegnanti. E se malgrado il numero maggiore degli scolari ?? minore in quest???anno il numero dei premi, non ne traggano argomento di sconforto n?? i maestri n?? i discepoli; serva anzi ad essi d???incitamento questo che ?? segno ed effetto della importanza sempre maggiore attribuita al buono e rigido governo della pubblica istruzione.

??Nell???ordinamento della quale molto ancora rimane da riformare e da fare per isfuggire il pericolo di ricoprir talvolta sol con orpello la nudit?? dell???ignoranza, [18] e perch?? in un col numero degli scolari cresca quello degli studiosi intenti ad arricchire di sana coltura la mente ed il cuore, a temperare fortemente il carattere, ad acquistare la consuetudine dello studio e del lavoro.

??Nel dare oggi questi premi fatti pi?? pregievoli dalla severa parsimonia adoperata nel conferirli, io m???indirizzo con pari effusione a tutti voi, o egregi e benemeriti insegnanti, o cari giovanetti: agli insegnanti con sentiti ringraziamenti, ai premiati perch?? non si lascino addormentare dalla lode, agli altri perch?? non sieno vinti dallo scoramento e dall???invidia; perch?? incitamento alla virt?? e allo studio sia a tutti il premio, agli uni per la soddisfazione di averlo conseguito, agli altri per il dolore di non averlo, per la brama di meritarlo nell???avvenire.

??Le sorti avventurose della nostra patria condurranno parecchi di voi nell???alma citt?? cui Firenze fu in ogni tempo figliuola amorosa e devota; e nel darvi con dolore un amorevole addio, mi ?? di conforto sperare che innanzi alla maestosa grandezza dei monumenti dei nostri maggiori, accesi viepi?? d???amore alla patria, alla virt??, alla scienza, andrete progredendo negli studi in queste scuole iniziati, e serberete della citt??, dei maestri, dei condiscepoli quella ricordanza affettuosa e perenne, della quale per loro io vi prometto cordiale il ricambio.

??E voi che qui rimanete abbiate ben in mente che mai ebbe Firenze maggior bisogno di cittadini savi ed operosi: contemplate l???antica e la nuova grandezza di questa citt??, che per farsi degna di ospitare l???Italia ed il suo Re, ruppe arditamente le sue mura, si distese fuori della vecchia cerchia di Arnolfo, provvide a necessit?? morali e materiali lungamente insoddisfatte, ed insieme alla reputazione ed al benessere dei suoi cittadini ne crebbe grandemente i doveri. Questi doveri voi li adempirete fin d???ora, o giovanetti, se vi saprete [19] render capaci di accrescer pi?? tardi, colla virt?? e col lavoro della mente e delle braccia, le fonti della privata e della pubblica prosperit??.??


Terminato il discorso, che fu accolto con vivi applausi, furon distribuiti i premi agli alunni dell???istituto Ximeniano, del liceo dell???istituto fiorentino, dei ginnasi e delle scuole tecniche. Gli alunni furon chiamati uno per uno al cospetto del sindaco, che porgeva loro la medaglia, accompagnandola con qualche parola di lode. Venivano innanzi con passi tremanti, alcuni col volto un po??? pallido, altri suffusi di rossore, ma tutti cogli occhi scintillanti e colle labbra convulse; si capiva che quei cuori dovevano fare un gran battere, che avevano bisogno di trovarsi soli, con pochi, a casa, e l?? sciogliere il freno alla gioia soffocata. Quanti sudori, quanti piccoli sacrifizi di sollazzi fanciulleschi, quante veglie faticose ritornavano alla mente loro in quel punto, e come care a ricordarsi, e con che profonda esultanza benedette! Su certi visi splendeva l???orgoglio della vittoria; sotto certe sopracciglia aggrottate, lampeggiavano degli occhi superbi: ??? erano figure nobili e belle.

Dopo questa prima distribuzione di premi, dovevano cantare le alunne.

Si fece un silenzio generale.

Le voci furono sulle prime sommesse ed incerte; ci si sentiva la trepidazione; ma a poco a poco si spiegarono in un alto canto sonoro, tremolo, derivato dall???anima. Pareva una preghiera alla quale lass?? non si dovesse poter resistere, qualunque cosa chiedesse. In quei versi era invocata l???Italia; veniva naturale il desiderio di sorprendere sulle labbra di quelle bambine questo nome, di cogliere, mentre lo proferivano, l???espressione del loro viso e il lume dei loro occhi. Sar?? stata illusione, si sar?? preso per cosa reale un desiderio nostro vivissimo.... ma ci pareva [20] di veder balenare un pensiero sulle fronti bianche di quelle future madri di operai, di soldati, di pensatori, d???artisti. O certo ?? almeno che quel nome, pronunziato da loro, ci suonava pi?? caro all???orecchio; da quelle bocche innocenti pareva che uscisse purificato e benedetto, pareva che proferendolo, facessero del bene all???Italia; veniva fatto di gridare: ??? Ditelo ancora.

Dopo il canto, furono distribuiti i premi agli alunni delle scuole serali e alle alunne delle scuole delle adulte.

Qui venne la volta del canto dei fanciulli.

Si fece un silenzio improvviso; pareva d???essere in teatro, in uno istante di raccoglimento profondo.

Si sent?? la musica.

Tutt???a un tratto, mille voci assieme echeggiarono nel vasto recinto. Era un inno all???Italia, allo studio, alla virt??; una musica semplice e ispirata. Un coro d???artisti non avrebbe toccato il cuore pi?? addentro. Non si pu?? dire quello ch???era di gentile, di fresco, di vivo la piena delle voci sprigionate con rozzo e virgineo vigore da quei petti infantili. Cresceva man mano l???accordo e la forza del canto, cresceva l???ardore dei fanciulli, eccitati dall???eco della propria voce; pareva infine che ciascuno ci mettesse qualcosa di suo, che sfogasse un affetto proprio, che volesse dire non so che ai suoi compagni o alla gente; si sentivano mille suoni in quel canto; pareva a istanti una preghiera, un canto patrio, un inno di guerra, era fiero e soave ad un tempo; e poi tutti quei visi rivolti al cielo, tutti quegli occhi radianti, quei mille petti che parevano animati da un soffio solo..... commoveva. Che lunghe e pazienti cure di maestri erano a un punto significate e ricompensate in quel canto! Eppure pareva tanto spontaneo! Tutti questi sensi e pensieri si confondevano nell???anima degli spettatori in un palpito d???ammirazione affettuosa.

[21] Si distribuirono poi i premi agli alunni delle scuole elementari maschili, e allora vennero innanzi i bambini, e fu la scena pi?? commovente e pi?? bella. ??? Ma come! ??? si diceva all???apparire dei pi?? piccoli; ??? quella creatura l?? ha ottenuto il premio? Ma se pare che incominci ora a camminare! Ora gli danno il diploma; sar?? buona a tenerlo in mano? Badate che non caschi, povero angelo.

A questo segu?? la Preghiera del Mos??, cantata dalle ragazze e dai ragazzi insieme, con un accordo e uno slancio mirabile. Subito dopo, la distribuzione dei premi alle alunne delle scuole elementari femminili, e da ultimo la musica.

Cos?? ebbe fine lo spettacolo.

Cominciando dal sindaco fino all???ultimo maestro delle scuole elementari, ci sarebbe, in diverso grado, da lodar tutti, anche i ragazzi che hanno legato i mazzi di fiori, e le donne del popolo che hanno pettinato i bimbi, poich?? tutti hanno giovato, per la parte loro, alla splendida e solenne riuscita della funzione; altri lo far??; io ho gi?? detto anche troppo, e non aggiunger?? che poche parole.

Codesto spettacolo insegna ed ispira. Dinanzi ad esso, ciascuno di quei mille figliuoli d???operai ha potuto dire a s?? medesimo: ??? S??, ??? io piccino, io povero, io che campo di pan nero e vo vestito di cenci, io sconosciuto al mondo, e oggetto di compassione per i pochi che mi conoscono, io se voglio, se studio, se fatico, posso costringere un giorno diecimila persone, tutta questa gente, il fiore dei cittadini della mia citt??, a star zitti, come fanno adesso, per sentire il mio nome, a sporgere il capo per vedermi, a mormorare: ??? Eccolo l??; ??? a dire ai loro fanciulli vestiti di velluto: ??? Fate come lui. ??? Posso far andare in quel banco mio padre e mia madre, a guardarmi, quando il sindaco mi chiama, e io vado innanzi solo, e tutti fissano gli occhi in loro, e vorrebbero provare la loro contentezza [22] e gl???invidiano, anche i signori. Posso anche farli piangere di consolazione, qui, in presenza di tutti, mentre suona la musica e la gente batte le mani. Posso farlo, se voglio. E lo voglio fare. Lo fecero, il tale e il tale che sono poveri come me, e non hanno pi?? testa di me. Son capace a star levato la notte, io. Non ho lume? Ma io mi far?? dare i mozziconi di candela dal vicino. Non ho posto in casa? Ma io studier?? magari sul pianerottolo. Mi verr?? sonno? E io mi grider?? da me stesso: ??? Su!

Chi sa, al suono di quella banda e di quegli applausi, in quei cervellini esaltati, che germi di nobili ambizioni si svolgono, quanti bei propositi di sacrifizio e di lavoro si formano, quali speranze, quali visioni lontane di gloria e di felicit?? balenano! Forse anche quello spettacolo ?? cagione ed alimento di dolori segreti. Molti fanciulli avranno faticato e sperato, e furono delusi; la medaglia fregi?? il petto d???un altro; essi lo vedono l??, fra gli altri, orgoglioso e felice; forse, tornati a casa, si lasceranno vincere dallo sconforto, si gitteranno nelle braccia dei genitori, si metteranno a piangere. Non importa, sono dolori salutari e fecondi. Molti anni dopo, quando saranno uomini, travagliati da triste passioni, afflitti da molti disinganni, forse nel momento in cui l???amor del lavoro, il senso del bene, il proposito antico d???una vita tranquilla ed onesta, ogni cosa sar?? sul punto di staccarglisi dall???anima e andar perduto per sempre, forse in quel momento sar?? per loro un richiamo amoroso e potente, il ricordarsi d???aver pianto calde lagrime per una medaglia di scuola. ?? un insegnamento, questo spettacolo, ?? una ispirazione pei fanciulli, pei parenti, per tutti.

Infelice colui che, nell???udir quei canti, non s????? sentito qualcosa nell???anima aprirsi e dilatarsi oltre il giro dei pensieri e dei sentimenti consueti, come un largo spazio sereno che rompa all???improvviso un cielo velato; colui che in quel coro di voci non credette di [23] risentire in confuso il suono d???una voce severa che gli diceva un giorno: ??? Studia! ??? E un???altra pi?? sommessa e affettuosa, quasi eco della prima, che soggiungeva: ??? Sii buono; ??? colui che non ha sentito in quelle voci quasi un???ammonizione, un consiglio, un eccitamento al lavoro; colui che non ha sentito il desiderio di procurarsi, lavorando, almeno un istante della gioia ineffabile che splendeva negli occhi di que??? premiati; colui che non ha fermato il proposito di procurare ai suoi parenti, vecchi e lontani, un raggio della consolazione altiera e serena che brillava sul volto di quelli che aveva dinanzi; colui che non s????? rammaricato di non avergliela data, quella consolazione, quando era fanciullo, di non aver mai pensato a dargliela, di aver forse deriso chi vegliava e sudava a quello scopo; colui che non sentendosi mosso con un misto di smania fanciullesca e di risoluzione virile, a ricominciare, a riparare, a riguadagnare il tempo perduto, non ha provato un sentimento di gratitudine per cotesti bambini, i quali, senza saperlo, ci rimproverano e ci insegnano tante cose; colui infine, che disperando di poter risuscitare le loro speranze e riaccendersi del loro ardore, non li ha almeno amati e invidiati.

Ma il pensiero non s???arresta a quella folla di bambini che abbiamo visti ed intesi; la fantasia si spinge molto al di l?? del recinto ove furono raccolti; intravede molte migliaia di teste bionde, altre moltitudini, compatte, l???une dietro le altre, man mano pi?? confuse, fino a perdersi lontano in un diffuso color d???oro e di rosa; ed anco da quell???ultime lontananze ci giungono all???orecchio musiche e canti. ?? tutta la generazione italiana che sorge, che si affaccia alla vita salutando la patria con un grande inno al lavoro. Essa porta con s?? una et?? migliore; noi non la vedremo; che monta? Benedette queste legioni di bambini che ce la promettono, che ce l???annunziano, che ci avvertono che [24] il tempo ?? rapido e che siamo incalzati sul cammino della vita, che ci ammoniscono affinch?? ci affrettiamo a pagare a Dio, all???umanit?? e alla patria il nostro debito di lavoro e di buone opere.

Benedetto questo grandioso concerto di voci infantili; ?? il grido che infiamma noi, ??? fiacchi soldati, ??? alla battaglia; ne abbiamo bisogno; esso ci fa sollecitare il passo e levare la fronte al cielo.

[25]

LA BATTAGLIA DI SOLFERINO E SAN MARTINO[1]

??Per l???Italia si pugna; vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.??

A. Manzoni.

V???era da una parte un possente esercito, famoso per guerre lunghe e ostinate, per tenace saldezza di disciplina, per gagliarda virt?? di soldati; percosso gi?? quattro volte dall???avversa fortuna, ma pieno ancora di quella orgogliosa baldanza che viene da una consuetudine antica di prepotenza e d???impero; inanimito dalla presenza d???un giovine monarca, fierissimamente risoluto a una riscossa solenne; espertissimo dei luoghi, in luoghi formidabili posto, appoggiato ad altri pi?? formidabili.

Dall???altra parte, l???esercito che porta scritto sulle bandiere: Marengo, Austerlitz, Jena, Friedland; l???esercito dalle memorie meravigliose; i vecchi reggimenti esercitati sulle sabbie africane, ardenti ancora del trionfo di Magenta, belli, impetuosi, audaci, superbi. E accanto a loro un piccolo esercito, condotto da un Re valoroso ed amato, bollente dell???ira accumulata da dieci anni, da dieci anni preparato, con cura infaticabile e geloso affetto, a quel giorno. E dietro a questi due eserciti l???eco ancor viva dell???immenso grido di [26] libert?? mandato al cielo da Milano redenta, e fresco il profumo dei suoi fiori, e calde le sue lacrime di gratitudine. E dinanzi, al di l?? dei nemici, al di l?? dei baluardi, al di l?? ancora delle terre, lontana, solitaria, circonfusa di mistero gentile e melanconico, un???altra citt?? grande e sventurata, bella d???una bellezza famigliare all???anima, fin dai primi anni, nelle fantasie dei poeti e dei pittori, sognata da fanciulli, sospirata da giovanetti, amata poi col palpito pi?? delicato e soave dell???amor di patria, e compianta sempre con un sentimento singolare di piet??, come di sorella offesa: Venezia!


Quel vasto tratto di terreno ch????? chiuso tra il Po, il Chiese, il lago di Garda e il Mincio, sembra formato dalla natura a difendere il passo di questo fiume contro un esercito che venga d???occidente. Una rete intricata e fitta di alture ne abbraccia tutta la parte di settentrione, una vasta e nuda pianura tutta la parte di mezzod??. Passando di l?? un esercito assalitore va a dar di capo in siti fortissimi, di espugnazione presso che disperata; passando di qui, va a riuscire dinanzi alle paludi del basso Mincio e alla fortezza di Mantova. La rete delle alture ?? tutta compresa in un grande quadrilatero, largo otto e lungo dodici miglia, che tocca cogli angoli Peschiera, Volta Mantovana, Castiglione, Lonato, ed ?? corso per mezzo da un fiumicello, il Redone, che nasce fra colline del lato occidentale e va a gettarsi nel Mincio. La prima catena delle alture costeggia, da Lonato a Peschiera, il lago di Garda; le altre si stendono quasi parallele alla prima, mano a mano pi?? alte e pi?? ripide, fino all???ultima, che scende in linea retta da Lonato a Castiglione, e piega poi ad un tratto verso Volta Mantovana. I due punti culminanti di questa catena, ch????? la pi?? elevata e la pi?? scoscesa, sono, verso settentrione, Solferino; verso mezzogiorno, Cavriana; tra l???uno e l???altro, [27] simile a cortina di due enormi bastioni, San Cassiano. Qui ?? tutto un nodo di colli aspri e difficili, gli uni sorgenti sugli altri, stretti, addentellati, dirupati qua e l??, sparsi di case e di torri, ad assalirsi malagevolissimi, formidabili alla difesa. Arduo su tutti, il colle di Solferino, sormontato dalla torre famosa, la Spia d???Italia; fiancheggiato da due colli minori, rotti del pari e scoscesi, l???uno nominato dai cipressi che ne copron la vetta, l???altro dalla chiesa, a cui sta presso il cimitero del villaggio; il villaggio ?? a mezzogiorno-levante del colle cui d?? il nome.

La catena delle alture che si stende dietro a codesta, ch????? l???estrema, corre lungo la sponda destra del Redone, da ponente a levante; svolta, a poca distanza da Solferino (e qui s???innalza il colle di Madonna della Scoperta), a settentrione-levante verso Pozzolengo, e forma cos??, per chi assalga le alture dal piano, un secondo baluardo interno, che ha i suoi due punti pi?? forti a Pozzolengo e a Madonna della Scoperta. Questi due punti formano con Solferino e Cavriana un quadrilatero fortissimo, a cui fanno capo tutte le strade che conducono al Mincio, tranne quella che costeggia il lago di Garda da Lonato a Peschiera, e l???altra che attraversa il piano alla volta di Mantova.

Le alture, da Pozzolengo, proseguono fino a San Martino. L???altopiano che prende questo nome da una chiesa che v????? su, sorge a sinistra della strada Lugana, la quale va da Pozzolengo fino alla riva del lago, vicino a Rivoltella, e a mezzogiorno della strada ferrata che corre da Lonato a Peschiera. Le pendici dell???altopiano, a settentrione e a ponente, sono ripide, scabre, sinuose, sparse di case che ne rendono facile e terribile la difesa, situate, come sono, a guisa di ridotti, che si guardano e si proteggono. Il sito ?? formidabile tra la casa Colombara, a dritta della strada Lugana, e la casa Corb?? di sotto, a sinistra; pi?? formidabile tra la chiesa di San Martino, il punto chiamato [28] il Roccolo, e la casa Contracania, che sono come tre bastioni, congiunti da ripide balze, protetti da folti cipressi.

La pianura ?? attraversata dalla grande strada di Brescia che varca il Chiese a Montechiari, tocca Castiglione, passa davanti a Medole, da cui la pianura prendo il nome, e procede per Guidizzolo fino a Goito.

Tale il campo di battaglia.


Gli Austriaci, divisi in due eserciti, il I?? composto del 3??, 9?? e 11?? corpo, comandato dal Wimpffen, il II?? composto del 1??, 5??, 7?? e 8?? corpo, comandato dallo Schlick, si stendono in linea di battaglia per Pozzolengo, Solferino e Guidizzolo.

Il II?? esercito, steso sulla destra, ha l???8?? corpo, comandato dal Benedek, a Pozzolengo; il 5??, comandato dallo Stadion, a Solferino; il 1??, comandato dal Clam-Gallas, in seconda linea, a San Cassiano e a Cavriana; il 7??, comandato dallo Zobel, dietro al 1??.

Il I?? esercito, steso sulla sinistra, ha il 3?? corpo, comandato dallo Schwarzenberg; e il 9??, comandato dallo Schaffgotsche, intorno a Guidizzolo; e l???11??, comandato dal De Veigl, in seconda linea, a Cerlungo e a Castel Grimaldo.

Il quartiere generale dell???imperatore Francesco Giuseppe ?? a Cavriana.

Gli alleati si distendono in linea di battaglia per Lonato, Castiglione e Carpenedolo.

L???esercito francese, steso alla destra, ha il 3?? corpo d???esercito, comandato dal Canrobert, a Mezzane; il 4??, comandato dal Niel, a Carpenedolo; il 2??, comandato dal Mac-Mahon, a Castiglione; il 1??, comandato dal Baraguay-d???Hilliers, a Esenta; il corpo della guardia imperiale a Montechiari.

L???esercito italiano, posto all???estrema sinistra, ha la 1?? divisione, comandata dal Durando, e la 2??, comandata dal Fanti, sulle alture di Lonato; la 3??, comandata [29] dal Mollard, a Desenzano e Rivoltella; la 5??, comandata dal Cucchiari, al di l?? di Lonato.

Il quartiere generale dell???imperatore Napoleone ?? a Montechiari.

Di qui cento ventiquattro mila fanti, undici mila cavalli e cinquecento venti cannoni; di l?? seicento ottant???otto cannoni, cento quarantasei mila fanti, e ventimila cavalli.[2]

Gli Austriaci, che ripassarono il Mincio la sera del ventitre, hanno designato di lasciare il ventiquattro la linea di Pozzolengo, Solferino e Guidizzolo, per andare a occupare la linea di Lonato, Castiglione e Carpenedolo.

Gli alleati hanno designato di lasciare nello stesso giorno la linea di Carpenedolo, Castiglione e Lonato, per andar a occupare quella di Guidizzolo, Solferino e Pozzolengo.

I due eserciti s???incontreranno.

Ma l???esercito austriaco deve partire alle nove; gli alleati alle due; il vantaggio dell???iniziamento della battaglia ?? per loro.

Napoleone ha gi?? dato gli ordini pel movimento.

L???esercito italiano si recher?? a Pozzolengo, verso la catena interna delle alture.

L???esercito francese verso la catena esterna e sul piano; il Baraguay-d???Hilliers a Solferino, il Mac-Mahon a Cavriana, il Niel e il Canrobert per Medole, a Guidizzolo.

Il quartiere generale dell???Imperatore e la guardia imperiale si trasferiranno a Castiglione.


Son vicine le tre. Gli eserciti alleati sono in movimento da un estremo all???altro della linea. Il cielo ?? bello d???un azzurro diafano e netto, che si sfuma all???orizzonte [30] in una tinta rosata e vaporosa. Un alto silenzio regna ancora in tutto il vasto teatro della battaglia.

Si senton le prime fucilate.

Il 2?? corpo, che move verso Cavriana, ha incontrato gli Austriaci presso Casa Morino, a cinque chilometri da Castiglione; i bersaglieri dell???avanguardia hanno cominciato il fuoco.

Il 4?? corpo francese, che move verso Medole, ha incontrato i primi drappelli della cavalleria austriaca. Gli squadroni dell???avanguardia francese li hanno assaliti e ricacciati nel villaggio. Il villaggio ?? difeso dalla fanteria e dall???artiglieria; il Niel ordina alla divisione Luzy d???impadronirsene; la divisione Luzy si ordina in colonne d???assalto e s???avanza.

Il 1?? corpo, che move verso Solferino, ha incontrato anch???esso il nemico. Il Baraguay-d???Hilliers ha ordinato alla divisione Ladmirault di assalirlo nella Valle Padercini. La divisione Forey lo ha gi?? cacciato da Monterosso e dal villaggio Fontane.

Il 3?? corpo, partito da Mezzane, ha varcato il Chiese e s???avanza verso Medole per la via di Acquafredda e di Castel Goffredo.

Le due divisioni di cavalleria comandate dal Partouneaux e dal Desvaux s???avanzano lentamente, per la vecchia strada di Mantova, tra il 4?? corpo e il 2??, alla volta di Guidizzolo.

La terza divisione del 1?? corpo, comandata dal Bazaine, si mette in marcia sulle tracce della prima.


Le fucilate risuonano fitte dalla parte dell???esercito italiano.

La divisione Durando ha mandato verso Pozzolengo una colonna esploratrice, composta di tre battaglioni bersaglieri, un battaglione granatieri, una sezione d???artiglieria e uno squadrone di cavalleggieri d???Alessandria. La colonna, penetrata nella valle dei [31] Quadri, ha scoperto gli Austriaci sull???altura di Madonna della Scoperta, e ha incominciato il fuoco.

Un???altra colonna esploratrice della divisione Cucchiari, composta dell???8?? bersaglieri, di un battaglione dell???11?? fanteria, di uno squadrone di cavalleggieri di Saluzzo e di due cannoni, condotta dal luogotenente colonnello Cadorna, s???avanza per la strada ferrata, volta a destra per la strada Lugana e procede verso Pozzolengo.

La divisione Mollard, che esplora il terreno fra la strada ferrata e il lago di Garda, ha mandato innanzi quattro colonne esploratrici, due della brigata Pinerolo, due della brigata Cuneo. La prima di esse, accompagnata dal generale Mollard, segue il luogotenente colonnello Cadorna sino al punto dove la strada Lugana taglia la strada ferrata, e di l?? s???avanza verso Pozzolengo per Corb?? di sotto.

Tutte queste colonne vanno successivamente a dare negli avamposti nemici che si stendono da Pozzolengo a Madonna della Scoperta.


I due eserciti austriaci si dispongono rapidamente alla difesa.


Son vicine le sette. L???avanguardia del maresciallo Canrobert arriva in vista di Castel Goffredo, cinto di vecchie mura, tenuto dalla cavalleria austriaca. Il generale Renault lo assale con tre colonne: l???una a sinistra, l???altra di fronte, la terza per la via di Mantova. In pochi minuti la porta ?? rovesciata a colpi di scure, il villaggio invaso, il nemico fugato. Tuona il cannone a sinistra: ?? la divisione Luzy che assalta Medole. Il Canrobert ordina alla divisione Renault di accorrere subito a quella volta; egli stesso sollecita la marcia di tutto il corpo d???armata.

Due colonne della divisione Luzy, protette dalle artiglierie, prendon Medole ai lati; il Luzy stesso, dato [32] il segnale dell???assalto a tutta la linea, investe il villaggio di fronte. Gli Austriaci resistono sulle prime; incalzati dalle baionette, piegano; Medole ?? preso, con due cannoni e mille prigionieri.

Il 9?? corpo austriaco si dispone a difesa intorno a Guidizzolo, occupa Rebecco e Casanova. Il grosso del corpo s???avanza per impedire il piano di Medole al generale Niel.

In questo mezzo il maresciallo Mac-Mahon, dalla sommit?? del Monte Medolano vede poderose colonne austriache scendere nella pianura, e le alture tra Cavriana e Solferino incoronarsi di cannoni e di baionette; sente il cannone di Baraguay-d???Hilliers; comprende ch???egli si trova a pericoloso cimento di fronte a tante forze; lo vorrebbe soccorrere, non pu??: si scosterebbe troppo dal 4?? corpo, e il nemico potrebbe cacciarsi in mezzo: spiega una divisione in ordine di battaglia, manda a dir al Niel che intende avvicinarsi al 1?? corpo, egli si avanzi a sinistra e chiuda l???intervallo. Risponde il Niel non potere, bisognargli prender Medole prima, intender di piegare a sinistra poi, quando avr?? la destra coperta dal Canrobert, il Mac-Mahon potr?? allora aiutare il 1?? corpo; pel momento no. Intanto, nel piano, fra il 2?? ed il 4?? corpo, s???avanza una lunga colonna irta di lance e luccicante di sciabole; usseri, lancieri, cacciatori d???Africa, otto reggimenti di cavalleria, le due divisioni Partouneaux e Desvaux, che vengono ad occupare la linea di battaglia tra il Niel e il Mac-Mahon.

Il generale Forey ha ributtato gli Austriaci da Grole su monte Fenile. Da monte Fenile si abbracciano collo sguardo tutte le alture del campo di battaglia: bisogna impadronirsene. Gli Austriaci, numerosi e saldi, stanno alla difesa. Tutto l???84?? reggimento, col colonnello alla testa, li assale. ??? Viva l???Imperatore! ??? Il Forey ?? gi?? sulla sommit?? di monte Fenile. Il Ladmirault libera la sua strada di alcuni piccoli corpi [33] staccati, il Bazaine s???avanza per la via di Fontane e di Grole.


Le colonne esploratrici dell???esercito italiano sono alle mani col nemico a Pozzolengo e a Madonna della Scoperta. L???avanguardia della divisione Durando, respinta di fronte da Madonna della Scoperta, minacciata di fianco da una forte colonna, si ritira verso Fenile Vecchio, sul grosso del Corpo. Il generale Durando, misurato le forze degli Austriaci dall???alto del monte Tiracollo, manda a ordinare alla brigata Savoia che accorra immediatamente a Venzago.

Il luogotenente colonnello Cadorna, comandante la colonna esploratrice della 5?? divisione, arriva a San Martino senza incontrare il nemico; va oltre, supera l???altipiano: nessuno. Piglia per Pozzolengo, s???avvicina alla casa Ponticello, alto: i bersaglieri hanno scoperto le prime sentinelle austriache. Subito: un battaglione a sinistra, l???artiglieria sulla strada, la cavalleria in mezzo: fuoco! Gli Austriaci danno indietro. Rinforzati poco dopo, ritornano. Il Cadorna chiede soccorso alla 1?? colonna esploratrice della 3?? divisione, accompagnata dal generale Mollard, ferma a San Martino. Accorrono due compagnie di bersaglieri a sostenere il suo fianco sinistro minacciato. Non bastano: l???Austriaco ingrossa e procede. Il Cadorna si ritira. Il Mollard s???avanza con tutte le sue forze. Il Cucchiari, avvertito in tempo dal Cadorna, viene avanti anch???egli sollecitamente. Il nemico ?? gi?? alla Contracania.

La divisione Fanti attende l???ordine d???avanzarsi in vicinanza di San Paolo di Lonato.


Il sole splende in tutta la maest?? dei suoi raggi. Il movimento della battaglia si propaga con rapidit?? maravigliosa. Dall???una parte e dall???altra lunghissime colonne, segu??te da colonne pi?? lontane, s???avanzano; si allargano, come fiumi straripanti, nei piani; si serrano, [34] come folte macchie, sui colli; serpeggiano di catena in catena. Selve di baionette scintillano qua e l?? tra gli alberi e le m??ssi, e balenano grandi lampi improvvisi, segu??ti da uno scoppio fragoroso, o lunghe e interrotte striscie di fuoco accompagnate da uno strepito precipitoso di colpi. Splendide e serrate schiere di cavalieri corrono di trotto sonante le strade. Agili batterie si slanciano su per le chine, si schierano, fulminano, e le vette dei monti scompaiono nei nuvoli bianchi, e tremano di rimbombi sonori le valli. E pei monti e per le valli si comincia a sparger sangue e a morire.


Sono le otto. Il corpo del maresciallo Niel procede verso Guidizzolo, inseguendo gli Austriaci. Una brigata della divisione Luzy arriva a Rebecco. Rebecco ?? difeso da quattro reggimenti del 9?? corpo. Luzy lo assale. Qui comincia un???asprissima lotta; le artiglierie traggono dai due lati furiosamente; le case sono prese, perdute e riassalite con pertinacia accanita e fiera uccisione. Ma l???Austriaco, pi?? forte, sta saldo; il Luzy chiede soccorso: sopraggiunge a passo concitato il 63?? reggimento della divisione Vinoy; si ritorna all???assalto; la brigata Benedek, che occupava Rebecco, ?? cacciata. Ma un???altra sottentra, e il combattimento si riaccende pi?? vivo. Intanto la divisione Vinoy sbocca nel piano di Medole e gli Austriaci si avanzano con poderose forze d???artiglieria per contrastarle la strada. Il Vinoy spiega rapidamente le sue batterie per battere le nemiche, e s???attacca un combattimento vivissimo. Altri cannoni vengono in aiuto del Vinoy dalla riserva del 4?? corpo, e fulminano dall???ala sinistra. Un secondo rinforzo d???artiglieria sopraggiunge ed entra in linea. L???artiglieria nemica cede, gli Austriaci si ripiegano su Casanova, il Vinoy gl???incalza. Arriva il generale De Failly colla 3?? divisione del 4?? corpo, e si spinge nell???intervallo fra il Vinoy e il Luzy. Gli assalti si rinnovano con pi?? impetuoso furore.

[35] Son le nove e mezzo. Il maresciallo Canrobert ?? arrivato a Medole. L???Imperatore gli fa annunziare che un corpo di 20,000 uomini ?? uscito da Mantova; si guardi sulla sua destra, e sostenga ad un tempo la destra del 4?? corpo. Il Canrobert manda immediatamente una brigata della divisione Renault sulla via di Ceresa, e provvede alla sua sicurezza dalla parte di Mantova.

Intanto, tra il 2?? e il 4?? corpo, le batterie delle divisioni Partouneaux e Desvaux hanno cominciato a molestare gli Austriaci. Uno squadrone del 5?? usseri e uno del 3?? cacciatori d???Africa hanno assalito e disperso parecchi drappelli di cavalleria e di fanteria nemica, prendendo molti prigionieri. A misura che la sinistra del corpo del Niel acquista terreno, le due divisioni di cavalleria s???avanzano.

L???Austriaco ingrossa minacciosamente dinanzi al 2?? corpo. Il maresciallo Mac-Mahon lascia la strada di Mantova, va a porsi davanti a casa Marino, e di l?? ordina a battaglia le divisioni La Motterouge e Decaen. Le colonne austriache, seguite da una divisione di cavalleria, scendono e si schierano nel piano di fronte a lui, spingendo innanzi un grosso numero di pezzi d???artiglieria. Il Mac-Mahon, dal canto suo, spiega in un batter d???occhio quattro batterie, e il fuoco prorompe d???ambe le parti furioso. Ma per poco: due cassoni degli Austriaci saltano in aria; la loro artiglieria, sopraffatta e malconcia, retrocede; un reggimento usseri, che tenta tre volte di girare attorno all???ala sinistra francese, viene tre volte vigorosamente respinto dalle scariche della brigata Gaudin de Villaine, e rigettato sui quadrati austriaci con molto disordine e perdita grande d???uomini e di cavalli. Una palla di cannone ha portato via un braccio al generale Auger.

La guardia imperiale muove a gran passi verso Castiglione.

Napoleone, partito da Montechiari, giunge a Castiglione, sale sul castello e osserva il campo di battaglia.

[36] ??? Non crediamo ancora che gli Austriaci abbiano osato di ripassare il Mincio, ??? dicono gli ufficiali generali che gli stanno intorno.

??? L???hanno passato, ?? una battaglia generale, ??? risponde Napoleone. Scende, monta a cavallo, vola dal Mac-Mahon, gli d?? gli ordini, e volge a sinistra di galoppo verso il Baraguay-d???Hilliers.

Alla destra del 1?? corpo, la brigata Dieu, protetta dalle artiglierie di Monte Fenile, s????? spinta di cresta in cresta fino a Solferino; gli Austriaci si fanno di momento in momento pi?? fitti e pi?? accaniti; la brigata Dieu, miseramente diradando, continua ad andar oltre; il Dieu cade mortalmente ferito.

Alla sinistra, il Ladmirault ha posto in batteria quattro cannoni che fanno terribile strazio delle schiere nemiche. Le brigate F. Douay e N??grier si lanciano assieme all???assalto. Gli Austriaci danno di volta; ma, dividendosi, scoprono nuovi battaglioni, terribilmente compatti, che rovesciano sugli assalitori una tempesta di palle. Il Ladmirault, ferito alla spalla, fasciato in furia, si svincola da??? suoi aiutanti di campo che lo vogliono rattenere, e ritorna a comandare la divisione, a piedi, appoggiandosi al cavallo. Il combattimento ingrossa e inasprisce. Gli Austriaci conoscono quel terreno a palmo a palmo, e a palmo a palmo lo contendono. Il momento ?? gravissimo. Il Ladmirault ordina che si slancino all???assalto le ultime riserve della divisione; in quel punto un???altra palla gli passa la coscia. ??? Non ?? nulla, ??? egli grida agli ufficiali che gli accorrono intorno, e con supremo sforzo continua a reggersi in piedi, col braccio stretto al collo del cavallo, pallido e sanguinoso. A un tratto vacilla, ?? sorretto; fa chiamare il generale N??grier, gli affida la divisione; lo trasportano fuori del campo; egli si volge a guardare ancora una volta i suoi bravi soldati che combattono e muoiono per la libert?? d???Italia e per l???onore della Francia.

[37] ??? Avanti il 1?? reggimento zuavi! ??? ?? l???ordine che manda il Baraguay-d???Hilliers alla divisione Bazaine che s???avanza in quel punto da Grole. L???ordine ?? eseguito: eccoli! Era un pezzo che fremevano costoro che vanno alla morte come a un convito! Il reggimento s???avanza a passo concitato, rumoreggiando sordamente come piena impetuosa che travaglia le dighe; su quei volti balena la vittoria; in quei larghi petti di ferro si prepara il grido annunziatore di morte; i fucili, agitati dalle mani convulse, si urtano e le baionette risuonano con orrendo fragore. ??? All???assalto! ??? La piena sprigionata prorompe, un grido selvaggio si leva e si prolunga come ripercosso dall???eco su per l???erta contesa, l???erta si copre di cadaveri, gli zuavi son sulle alture. L???artiglieria, in quel frattempo, trattasi a gran pena sui punti eminenti, versa una grandine di ferro sui battaglioni austriaci e sfracella le case della gola di Solferino. Una brigata del 5?? corpo, decimata, si ritira dal campo. Due altre brigate del corpo stesso si ritraggono sulle alture circostanti al villaggio, e occupano fortemente la torre, il cimitero e il Monte dei Cipressi, rinvigorite d???un poderoso soccorso di genti fresche. Codesti siti sono formidabili, le salite son rotte e scoscese, su tutti i punti battono le artiglierie, i difensori traggono di dietro ai muri con un furore d???inferno.... ??? Si rovescino quei muri a colpi di cannone! ??? grida il Baraguay-d???Hilliers. Una batteria s???arrampica sur un???altura a trecento passi dal cimitero e lo bersaglia rabbiosamente con fittissimi colpi; le mura, squarciate, rovinano come per crollo di terremoto. In quel mentre le artiglierie del Forey, sostenute da due batterie della riserva, soffocano la voce dei cannoni austriaci sull???altura dei Cipressi.

Sulla sinistra le sorti non inclinano a favore d???Italia. Il generale Durando, giunto a Venzago, riceve l???ordine dall???Imperatore di congiungersi al 1?? corpo. Egli manda subito un soccorso al 1?? reggimento granatieri [38] e al 3?? battaglione bersaglieri che combattono a Madonna della Scoperta. Le truppe, rafforzate, vanno all???assalto; la 10?? batteria le sostiene, i cavalleggieri d???Alessandria caricano; gli Austriaci piegano. Piegano, ma rincalzano, come sempre, pi?? vigorosi. Due battaglioni del 1?? granatieri mandati verso la casa Piopa a cercare un punto dove assalire il nemico, sono assaliti e respinti. Gli Austriaci si avanzano sino a Casa Soieta; l?? appostano una batteria e tempestano il 2?? granatieri, che s???avanza direttamente contro Madonna della Scoperta.

Sull???estrema sinistra, poi che furon respinte sino alla strada ferrata le colonne esploratrici della 3?? e della 5?? divisione, il generale Mollard si risolve ad attaccare il Benedek col grosso delle sue forze. Arriva per la strada ferrata il generale Arnaldi colla brigata Cuneo e mezza la 6?? batteria; raggiunge la Casanova, volge a destra, attraversa i campi, s???arresta, si dispone: il 7?? a destra, in prima linea, col colonnello Berretta; l???8?? a sinistra, in seconda, col colonnello Gibbone; quello per la Colombara e la Contracania, questo per il Roccolo e la chiesa di San Martino. S???avanza un drappello di cavalleggieri di Monferrato, un altro di cavalleggieri di Saluzzo, un terzo, un quarto. Squilla il segnale dell???assalto; i reggimenti, saldi e impetuosi, muovono; la cavalleria si slancia di carriera; il nemico tentenna, gli assalitori incalzano rapidissimi, sorprendono tre cannoni, son signori delle alture. ??? Ci siamo! ??? grida con trasporto di gioia il generale Arnaldi, e cade. Il generale Mollard, trepidando, accorre: ??? Che hai? Sei ferito? ??? Arnaldi, gravemente colpito al ginocchio, fa uno sforzo per levarsi, non gli riesce, e due lacrime gli scendono gi?? per le gote. ??? Coraggio! ??? gli dice con piet?? affettuosa l???amico. ??? Non piango per me, egli risponde; per te piango, ch?? non ti potr?? venir compagno nei pericoli, e una tremenda giornata si prepara: non vedi? ??? E accenna dalla parte di Pozzolengo, e [39] Mollard guarda, e vede sterminate schiere di nemici ondeggiare e luccicare confusamente sulle alture lontane. ??? Addio, Arnaldi! ??? e l???Arnaldi ?? portato via, e il colonnello Berretta assume il comando della Brigata Cuneo. Gli Austriaci intanto, respinti non rotti, si ristringono, risalgono, riprendono con impeto audace le alture. I battaglioni italiani ritornano all???assalto, l???uno dopo l???altro, infuriando; due volte, seminata di cadaveri la china, guadagnano l???alto piano; due volte ne son risospinti. Di pi?? irato coraggio infiammati, fanno impeto ancora, e prevalgono al fine, e cacciano il nemico dall???alto, e l???inseguono.

Ma per poco. Di l?? dove il bravo Arnaldi accennava, l???Austriaco, grosso e risoluto, s???avanza, allargandosi, e minaccia sui due lati: a sinistra, l???artiglieria; a destra, la via ferrata. Gl???Italiani gagliardissimamente resistono: il 3?? battaglione del 7?? di linea e un battaglione bersaglieri della 5?? divisione, difendono, con molto sangue, i cannoni; il maggior Solaro, colpito dei primi, muore; cade ferito il maggior Borda, cade il maggior Longoni, cadono a dieci a dieci i soldati; ma invano. Il nemico, troppo pi?? forte, procede; gl???Italiani indietreggiano lentamente, disputando il sito passo a passo, tenaci; il colonnello Berretta, con tranquillo consiglio, governa la ritirata, conforta la resistenza, frena la foga ardimentosa dell???assalitore, anima, riordina, ripara; a un tratto precipita di sella; lo guardano, ha una palla nel cuore. Resistere pi?? oltre sarebbe spreco di sangue. Il Mollard ordina la ritirata su tutta la linea; gl???Italiani cedono il campo, protetti da due batterie d???artiglieria mandate innanzi dal generale Cucchiari, che le segue colla sua divisione. Soverchiati, non sciolti, n?? scemi d???animo; laceri e sanguinosi, ma coi sembianti tuttavia splendidi d???ira e di valore, i soldati del Mollard passano al di l?? della strada ferrata a riprendere lena. Coraggio! Il nemico non rimarr?? lungo tempo su quelle alture. Ecco: giunge [40] la brigata Casale, giunge la brigata Aqui, giungono il 5?? e l???8?? battaglione bersaglieri, la 5?? divisione, il generale Cucchiari.

La divisione Fanti ?? sempre a San Paolo di Lonato.


Sono le dieci e mezzo. Napoleone, di sull???alture occupate dal 1?? corpo, medita il campo di battaglia, e risolve. La vittoria ?? al centro, bisogna sfondare il centro per far piegare le ali, bisogna cacciar gli Austriaci dal colle di Solferino. La brigata Alton, non ancora provata, all???assalto.

La brigata Alton, ordinata in colonne d???assalto, s???avanza; quattro pezzi d???artiglieria l???accompagnano; il generale Forey la conduce. Si va ad assalire la torre, si va a morire; ma su quella vetta sta la vittoria: l???Imperatore ?? l??, e vede, e con lui la Francia e il mondo.

La brigata Alton si slancia sulla destra della torre, risoluta e serrata; gli ufficiali si volgono ai soldati: ??? Coraggio! ??? I soldati si cacciano sotto a capo basso, salgono, sono gi?? su un buon tratto, ordinati ancora, e salgono.... All???improvviso una tempesta orribile di mitraglia, di palle da cannone e di fucilate, da sinistra, da destra, di fronte, si rovescia sugli assalitori, squarcia le prime file delle colonne, sparge la salita di morti, di membra lacerate e di sangue. Tutta la brigata, alla vista di quell???eccidio miserabile, si rimescola e vacilla, e leva al cielo uno spaventevole grido.

??? Avanti la guardia imperiale!

La guardia imperiale s???avanza; era l?? presso; gi?? aveva ricevuto l???ordine di venire in aiuto del corpo del Baraguay-d???Hilliers. Napoleone manda ora a dire al maresciallo Saint-Jean-d???Ang??ly che spinga innanzi la divisione Camou. La voce si sparge pel campo: la guardia imperiale s???avanza; il fiore del sangue francese; l???ultima schiera, che viene a vincere o a morire; la schiera sacra dei momenti supremi, incoronata degli [41] allori di cento battaglie, circonfusa di maest?? e di terrore, splendida dell???ultimo raggio del sole di Waterloo, formidabile, venerata, solenne; la guardia imperiale s???avanza.

La divisione Camou si divide: la brigata Picard verso le alture di sinistra; la brigata Maneque, in aiuto del Forey, contro gli Austriaci che scendono da Casa del Monte. Il Maneque ha diviso le sue forze in quattro colonne di battaglione. Ors??! Le brigate Hoditz e Reznitchek aspettano; zaini a terra, baionette in canna, e avanti. Fanteria e artiglieria austriaca infuriano dall???alto; i quattro battaglioni della guardia, lasciandosi dietro quattro larghe strisce di caduti, salgono, saldi e chiusi, e quanto pi?? fulminati, pi?? fieri. Eccoli al punto, gi?? le baionette, all???assalto: ??? Viva l???Imperatore! Viva la Francia! ??? Gli Austriaci piegano; sulle alture di Forco e di Pellegrino sfolgorano le baionette della brigata Maneque.

In quel punto il battaglione cacciatori della guardia gira attorno al villaggio di Solferino, lo assale, vi penetra, e caccia il nemico pigliandogli una bandiera, otto cannoni e cento prigionieri.

Intanto il generale Forey, soccorso da due battaglioni di volteggiatori della guardia, mandati dal generale Maneque, ritorna vigorosamente all???offesa. Accortosi che il nemico perde terreno, manda la 1?? brigata ad assalire l???altura dei Cipressi. Arriva di galoppo il generale Le B??uf con due batterie d???artiglieria della guardia, copre d???un nembo di palle il villaggio, e sostiene gli assalti delle due brigate Forey. La prima conquista allora il monte dei Cipressi, la seconda il colle della torre, e finalmente, aprendosi una strada di sangue, la torre.

Il generale Bazaine, rovinati i muri del cimitero, ha lanciato all???assalto tutta la divisione, cacciato il nemico e strappato la bandiera al reggimento principe Wasa.

[42] Quattordici cannoni e millecinquecento prigionieri son caduti in potere del 1?? corpo e della guardia imperiale. Su tutte le alture di Solferino sventola la bandiera della Francia.


Mentre tutto ci?? accade al centro, il maresciallo Mac-Mahon, rassicurato dalla parte del 4?? corpo, piega verso Solferino e si congiunge alla guardia imperiale. In quella una splendida e formidabile colonna di cavalleria s???avanza rapidamente nel piano alla destra del 2?? corpo: sono i ventiquattro squadroni della guardia, condotti dal generale Morris, che vengono a chiudere l???intervallo tra il 2?? corpo e la divisione Desvaux.


Sull???estrema destra, nuove forze austriache si succedono senza posa di fronte al generale Niel. Cacciata una brigata, un???altra ?? l?? pronta, e sottentra. Dopo il 3?? e il 9?? corpo spuntano le colonne dell???11??. Il generale Vinoy, spazzato dinanzi il terreno a furia di mitraglia, attacc?? Casanova, la prese, la fortific??, ne fece un punto d???appoggio validissimo alla sua linea di battaglia. Sulla destra del 4?? corpo, il generale Luzy, sostenuto dalle due brigate della divisione Renault mandate dal Canrobert, dopo molti incontri durissimi, ora prevalendo, ora soggiacendo, riusc?? a mantenersi fermo a Rebecco. Tra il Luzy e il Vinoy, la brigata O??? Farrel della divisione Failly s????? insignorita della casa Baita, e la difende contro gl???impetuosi ritorni degli Austriaci. Il generale Niel, rimasto senza riserva, chiede al maresciallo Canrobert che mandi a sostenere il suo centro, vigorosamente e ostinatamente assalito. Il maresciallo Canrobert, stimando che bastino poche forze a proteggerlo dalla parte di Mantova, ordina al generale Trochu di condurre la sua 1?? brigata sul campo di battaglia agli ordini del generale Niel. Il Trochu [43] si mette immediatamente alla testa della brigata Bataille, fa deporre gli zaini, attraversa Medole, gi?? popolato di feriti e di carri, e piglia di corsa la strada di Guidizzolo.


Intanto, sulla sinistra della linea, non prevale ancora la fortuna d???Italia. L???artiglieria austriaca, da casa Soieta, travaglia la 1?? divisione. Invano il generale Durando mette innanzi nuovi cannoni, invano spinge all???assalto, un dopo l???altro, i quattro battaglioni del 2?? granatieri; le colonne nemiche s???avanzano. A mezzogiorno, il generale Durando, ridotto in pericolosissima condizione, tenta ancora di arrestare il nemico con un assalto del 4?? battaglione bersaglieri e un battaglione del 2?? fanteria. I due battaglioni, assalendo arditissimi, lo arrestano in fatti di fronte; ma una lunga colonna si avanza in quel mentre, con rapido giro, sulla destra, e minacciandoli di fianco li costringe a ritirarsi. Allora il generale Forgeot, comandante l???artiglieria del 1?? corpo francese, volta rapidamente contro gli Austriaci un forte numero di cannoni, e li ricaccia indietro, con un fuoco violento, sconvolti.

All???estrema sinistra, il generale Cucchiari, arrivato l?? dove la strada Lugana taglia la strada ferrata, subito dopo la ritirata del Mollard, dispone senza indugio all???assalto la brigata Casale: l???11??, condotto dal colonnello Leotardi, in prima linea per il Roccolo e San Martino; il 12?? dietro. La brigata si muove; ma il nemico, che occup?? le case Armia, Selvetta e Monata, la previene, minacciandola sulla destra. Il generale Mollard, di l?? dove si trova, vede il pericolo, e manda a ordinare al comandante il 2?? battaglione del 12?? che pieghi subito a destra e respinga il nemico dai nuovi siti donde minaccia. Il comandante del battaglione, che ebbe un ordine diverso dal proprio generale, esita ad obbedire e prosegue. Il Mollard, [44] sdegnato, lo raggiunge di carriera, e gli rinnova il comando con quel suo piglio terribile. Allora il maggiore obbedisce, e volge il suo battaglione a destra; il 3?? e il 4?? lo seguono; il 1?? rimane a sinistra dell???11?? reggimento. Il colonnello Leotardi d?? il grido dell???assalto: l???11?? si slancia sul Roccolo e sulla chiesa di San Martino; i tre battaglioni del 12??, insieme al 10?? battaglione bersaglieri, si gettano sulle case dell???estrema destra. Gli Austriaci ricevono gli uni e gli altri con iscariche replicate di moschetteria e di mitraglia che aprono larghi e mortali vuoti nelle colonne d???assalto: il maggior Poma ?? ucciso; il colonnello Avenati, il maggior Manca, il maggior Zinco feriti; ma le file si stringono, il sangue degli ufficiali infiamma di pi?? irata audacia i soldati, e la brigata Casale, vinta la pertinace difesa, guadagna le alture, invade le case di destra, penetra nella Contracania e conquista tre pezzi d???artiglieria.

Mentre codesto assalto si compie e il nemico subitamente rincalza, la brigata Aqui che vien dietro col 1?? battaglione bersaglieri, si dispone anch???essa all???assalto. I due battaglioni di destra del 17?? reggimento, ordinati a sinistra della strada Lugana sotto il comando del colonnello Ferrero, si slanciano, con due compagnie del 5?? bersaglieri, contro la chiesa di San Martino e la Contracania, ricadute entrambe in poter del nemico. Gli altri due battaglioni del 17??, coi rimanenti bersaglieri del 5??, si gettano a sinistra fino alla casa Corb?? di Sotto. Tra una e l???altra di queste due colonne prosegue a combattere vigoroso l???11?? reggimento. Il primo battaglione del 12?? combatte arditamente all???estrema sinistra, presso le case Ceresa e Vestone, isolato. Tutti codesti assalti soverchiano il nemico, San Martino ed il Roccolo per la quinta volta son presi, gli assalitori s???avanzano sull???altopiano, la vittoria sorride alle armi di Italia.

Al tocco, la brigata Pinerolo della 3?? divisione, [45] chiamata in aiuto dal generale Cucchiari, s???avanza contro la Contracania in ordine d???assalto; il 13?? a destra, il 14?? a sinistra. Gi?? l???artiglieria dal centro ha preso a battere il nemico, gi?? le prime colonne si sono impadronite di varie case, quando sull???altura della Contracania si vede il fuoco della 5?? divisione rallentare, retrocedere, sparire. L???Austriaco, veduto la debolezza della sinistra italiana, aveva condotto in quel punto il nerbo delle sue artiglierie, e fulminato di mitraglia, alla distanza di duecento passi, il 1?? battaglione del 12?? e l???ala sinistra del 17??, tra Corb?? di Sotto e Vestone. Quel 1?? battaglione avea resistito, poi piegato, poi resistito ancora, e da ultimo ceduto il terreno, trascinando nella sua ritirata i due ultimi battaglioni del 17??, bersagliati a sinistra e di fronte; il movimento in addietro s???era propagato di corpo in corpo, dalla sinistra alla destra; il generale Cucchiari, slanciandosi qua e l?? di carriera, aveva tentato invano di arrestarlo; invano aveva spinto innanzi la 9?? batteria: gli Austriaci avean radunati sulle alture trenta cannoni e impedivano ogni efficace ritorno all???offesa. Impotente, solo, a ritentare l???assalto, il 18?? reggimento si restringe a proteggere la ritirata. Il Cucchiari tenta di arrestare i soldati alla strada ferrata: non riesce; tenta di arrestarli a mezza strada per Rivoltella, e non gli vien fatto neppure: li arresta e li riordina finalmente presso quella citt??.

A quello spettacolo, il generale Mollard, stordito, angosciato, fremente, non sa che risolvere. Attaccher?? il nemico? La brigata Cuneo ?? decimata, spossata, rifinita dalla sete e dal digiuno; e la brigata Pinerolo, scarsa di fronte alle forze poderose degli Austriaci, verserebbe invano il suo sangue. Si ritirer?? anch???egli? Il nemico si rovescier?? allora sulla sinistra francese. Il Mollard ha deciso: rimarr?? fermo ai piedi delle alture, in aspetto minaccioso; terr?? in rispetto il nemico, p??sto ancora e sanguinoso delle zuffe ostinate della [46] mattina; aspetter?? colle armi in pugno il momento propizio a ritentar la fortuna.

La divisione Fanti, rimasta fino alle 11 a San Paolo di Lonato, s????? mossa alla volta di Solferino, per ordine di Napoleone, a fine d???appoggiare l???assalto del 1?? corpo.


?? un???ora e mezzo. Napoleone ordina che si prosegua a dar dentro nel mezzo della fronte nemica. La brigata Maneque della guardia ributta gli Austriaci dalle alture della Casa del Monte. La divisione Bazaine, riordinata in furia, si getta alle spalle del 5?? corpo, che si ritira verso Pozzolengo. La divisione Forey va oltre, in forma di sostegno, dietro la guardia imperiale. La divisione Ladmirault, decimata e sfinita, si riposa nel villaggio di Solferino.

In questo mezzo il maresciallo Mac-Mahon, congiunto alla guardia, si volge contro San Cassiano. Due batterie della guardia preparano l???assalto cannoneggiando con fierissima foga il villaggio. Il Mac-Mahon d?? il segnale: una colonna di bersaglieri algerini si getta impetuosamente sulla sinistra, il 15?? fanteria sulla destra, segue una zuffa breve, ma fiera, e San Cassiano viene in poter dei Francesi. Al di l?? di San Cassiano s???innalza il monte Fontana, erto e difficile, fatto a modo d???una scalinata d???alture, e tenuto da quattro reggimenti austriaci, preparati a forte difesa. Sul primo rialzo del monte sorge una specie di ridotto, da cui vien gi?? una pioggia di palle. Il Mac-Mahon comanda l???assalto: ?? cosa di pochi istanti: l???eco del grido ??? Viva l???Imperatore! ??? non ?? spento ancora, e gi?? sul ridotto, coronato dall???artiglieria della guardia, sventola il vessillo degli Algerini.

Il Mac-Mahon s???arresta per dar tempo alla guardia imperiale di giungere sulla sua linea.

All???improvviso, gli Austriaci, come incitati da sovrumana forza alle spalle, levando altissime grida, [47] si precipitano con irresistibile impeto sui bersaglieri algerini, e li cacciano indietro. Gli Algerini, rafforzati da due battaglioni di fanteria, assaltano alla lor volta gli Austriaci; ma incontrato un gagliardo rincalzo, son costretti per la seconda volta a piegare. Che ?? questo?

Gli Austriaci combattevano sotto gli occhi del loro giovane imperatore.

Allora il Mac-Mahon prepara all???assalto tutto il corpo d???esercito. Il momento ?? decisivo: gli Austriaci fanno l???ultimo sforzo sul centro, ed ?? sforzo disperato; i due Imperatori, presenti e vicini, si sentono senza vedersi, nel raddoppiato furore delle parti; l?? sta per sonare la sentenza della grande giornata. Il segnale ?? dato, i Francesi si scagliano su pel monte; feroce l???assalto, feroce la resistenza; le artiglierie infuriano con orribile fracasso; il sangue corre; muore il colonnello Douay, muore il colonnello Laure, cadono l???un sull???altro i soldati; ma omai volger?? alla fine questo orrendo macello: gli Austriaci, incalzati dalla furia delle baionette, dilaniati dalle batterie della guardia, indietreggiano: la fortuna di Francia prevale.

In quel mentre l???11?? reggimento degli usseri austriaci, respinto da uno squadrone di cacciatori della guardia, bersagliato dall???11?? battaglione cacciatori, fulminato di fianco da due batterie, si riduce, miserando avanzo, tra i suoi.

Gli Austriaci si ritirano nel villaggio di Cavriana, ridotto dall???artiglieria francese in un mucchio di rovine.


Tutto ci?? accadendo al centro, un s?? spaventoso fragore rimbomba alla destra del 4?? corpo, che pare ne tremi il cielo e la terra. Sono quarantadue cannoni francesi diretti dal generale Soleille, che traggono di concerto sul 3?? e sul 9?? corpo nemico, alternativamente ributtati e rincalzanti. Arde la battaglia, con mutabile risultamento [48] intorno a Casanova e Rebecco. Una brigata di cavalleria della divisione Partouneaux vola in soccorso del generale Vinoy. Arriva da Medole il generale Trochu colla brigata Bataille, la dispone in colonna d???assalto, investe e ricaccia gli Austriaci fino alle prime case di Guidizzolo. Ricevuto l?? dalle scariche improvvise di schiere profonde e compatte, si ripiega su Baita. Giunge in quel punto col nerbo del 3?? corpo il maresciallo Canrobert, fatto sicuro, per l???ora tarda, d???ogni sorpresa da Mantova. A quest???annuncio il generale Niel tenta un ultimo colpo: lancia le truppe della divisione Trochu fra Casanova e la Baita, con una batteria d???artiglieria.

In quel tempo, l???imperatore Francesco Giuseppe, visto squarciata nel centro la sua linea di battaglia, per frenare il corso alla fortuna che precipita, tenta un estremo sforzo a sinistra, contro i corpi del Niel e del Canrobert, mandando tutto intero il suo I?? esercito all???assalto. Le riserve del 3??, del 9?? e dell???11?? s???avanzano per sostenere le loro malconce divisioni. Un sanguinosissimo combattimento comincia. Il principe Windisch-Graetz si lancia avanti tra i primi, alla testa d???un reggimento della brigata Greschke; si getta con impeto verso Casanova, respinge i bersaglieri francesi che ne contrastano le vicinanze; le colonne lo seguono mirabilmente ardite e ordinate; ma ecco, una palla gli colpisce il cavallo, due altre feriscono lui e lo rovesciano di sella, le file si disordinano, il 1?? reggimento dei lancieri francesi, condotto dal generale Labareyre, si avventa alla carica, e sgombra il terreno intorno a Casanova; le fanterie ripigliano animo e si caccian sotto; gli Austriaci voltan le spalle, e la bandiera del loro 35?? reggimento cade nelle mani del 76?? francese. ?? questo uno dei pi?? duri incontri della giornata, e a pi?? largo prezzo di sangue pagati: quattro colonnelli, il Lacroix, il Capin, il Maleville, il Jourjon son rimasti cadaveri sul campo.

[49] Mentre qui ferveva pi?? viva la battaglia, tre grandiose cariche di cavalleria si succedevano sulla sinistra del 4?? corpo. Il generale Desvaux, viste da lontano alcune colonne austriache dirette verso Guidizzolo, lanciava prima ad assalirle tutto il 5?? reggimento usseri e il 1?? cacciatori di Africa della brigata Planhol, poi due volte il 3?? cacciatori d???Africa della brigata Forton. Il terreno folto d???alberi e intersecato da fossi, avendo ritardata la prima carica, le colonne austriache avevano avuto tempo per formare i quadrati; onde ai reggimenti successivamente sopraggiunti non era riuscito di scompigliarle. Ma avevano loro impedito di andare a ingrossare l???assalto di Casanova, e agevolato cos?? la vittoria del 4?? corpo francese.


Sono le quattro. La battaglia, sull???ala destra francese, volge al suo fine.

Il generale Trochu, colla brigata Bataille, mandato dal generale Niel verso Guidizzolo subito dopo l???arrivo sul campo del maresciallo Canrobert, incontra gli Austriaci sulle tre strade che sboccano dal villaggio; li assalta alla baionetta, li ricaccia di fronte fino a un miglio dalle prime case, li respinge dalla parte di Baita, s???impossessa di due cannoni, e prende un grosso numero di prigionieri. Il colonnello Broutta ?? mortalmente ferito di mitraglia.

Cos?? termina la battaglia sull???ala destra.

Al centro, l???Austriaco ?? stato cacciato dalla guardia imperiale, d???altura in altura, fino a Cavriana, e nel villaggio stesso di Cavriana, dov????? il quartiere generale dell???Imperatore nemico, penetrarono i volteggiatori della guardia e i bersaglieri algerini. Il Decaen e il La Motterouge hanno respinto gli Austriaci da tutte le case della pianura.

L???imperatore Francesco Giuseppe d?? l???ordine della ritirata a tutta la linea.

[50] In quel tempo dalla parte di Madonna della Scoperta il 2?? reggimento granatieri, sopraffatto dalle crescenti forze degli Austriaci, s???era ridotto disordinatamente fuori di tiro, per riannodarsi e ritornare sul campo. Tutta la brigata Savoia era entrata in linea e si manteneva salda sui siti occupati, respingendo aspramente gli assalti dei nemici.


Alle due, nel campo dell???estrema sinistra, dura ancora l???incertezza di prima. La 3?? divisione ?? come abbandonata in una solitudine trista. I soldati, stracchi e muti, interrogano coll???occhio ansioso gli ufficiali, cupi anch???essi, che si sentono ancora sonar nel cuore gli ultimi lamenti dei compagni caduti. Il generale Mollard, torbido e accorato, erra pel campo, alla ventura, chiuso nei suoi pensieri. Che sar?? segu??to? Che fa la 5?? divisione? E le altre? E i Francesi? Vincono? Perdono? Nessun aiuto, nessun ordine, nessun avviso; la battaglia tace; dall???una e dall???altra parte si posa sulle armi; e un vasto campo di cadaveri si stende frammezzo, tristamente deserto, e tacito d???un silenzio terribile, che par che attenda e invochi e accusi il sangue profuso invano, e le vite spente senza gloria. Guai se in quella dolorosa aspettazione, dinanzi a quel funesto spettacolo, nell???animo dei soldati sottentra al furore l???orrore, lo sgomento della rotta al desiderio impaziente della riscossa, e intiepidito l???ardore delle vene, la stremezza dei corpi prevale! Ogni momento ?? un pericolo. ??? Ritirarsi? ??? si domanda Mollard; qualcuno glielo consiglia. ??? Oh no! Mai! ??? Il suo sangue di soldato si rimescola. ??? Dopo tre vittorie francesi, e forse mentre si calcan sul capo gli allori della quarta! Dopo il trionfo di Milano, che non ?? ancora stato legittimato da un trionfo sul campo! Dopo aver perduto su quei colli il fiore dei nostri vecchi reggimenti! Dopo che fu sparso il sangue di Arnaldi e spezzato [51] il cuore di Berretta! E Goito, dunque? E Pastrengo? E Santa Lucia? E Novara? Son nomi morti codesti, o non son altro che nomi? Ritirarsi, no! Gli Italiani per provare il loro diritto di vivere hanno da mostrare al mondo che sanno morire. ??? Sarebbe la prima volta, esclama il Mollard con quel suo accento vibrato che ogni parola sembra un colpo di spada, la prima volta che mi dovrei ritirare! Questo mi fa andare in bestia! ??? E scopertosi il capo, stropiccia il berretto colle mani convulse.

All???improvviso, da una parte del campo si sente una voce concitata: ??? Il generale Mollard! ??? ?? un uffiziale d???ordinanza del Re, arrivato di grande carriera, con una notizia sul volto. Il Mollard accorre. ??? Generale! ??? quegli esclama; ??? Sua Maest?? le fa sapere che i Francesi vincono a Solferino, e ch???egli vuole che i suoi soldati vincano qui. La 5?? divisione ?? richiamata al campo. La brigata Aosta, un battaglione di bersaglieri e una batteria d???artiglieria hanno ricevuto l???ordine di venirsi a porre ai suoi comandi.

Un lampo di gioia pass?? sul volto di Mollard.

??? Signori! ??? egli esclama volgendosi verso gli ufficiali del suo seguito con piglio risoluto; ??? il Re vuole che si conquistino le alture, e si conquisteranno.

E poi all???ufficiale d???ordinanza: ??? Vada a dire al Re che i suoi ordini saranno eseguiti.

L???uffiziale parte di carriera.

La notizia si ?? propagata pel campo colla rapidit?? del pensiero, e il campo ha mutato aspetto: gli ufficiali si cercano, si abbracciano e si salutano da lungi; i soldati rialzano il guardo radiante alle bandiere; in ogni parte ?? un sonar di fiere parole, un agitarsi impaziente, un dare e un ricevere frettoloso di comandi, un partire e un accorrere precipitoso di cavalieri, un rimescol??o, un ribollimento; fame, sete, arsura, stanchezza, tutto ?? svanito; i soldati si risentono freschi e gagliardi, come la mattina, all???uscir dei campi; [52] un???altra aurora, pi?? splendida, sorge; tutti gli sguardi si volgono alle alture; il nemico ?? grosso, le artiglierie fitte, i siti fortissimi; ma bisogna prenderli, e si prenderanno, ?? ordine del Re.

Sono le quattro. Un???altra lieta voce corre pel campo. Arriva il generale Cerale colla brigata Aosta, la brava brigata di Goito e di Santa Lucia, il 1?? battaglione bersaglieri, la 15?? batteria. Vengono, come a una festa, baldanzosi e ridenti. ??? Viva la brigata Aosta! ??? si grida nel campo. I reggimenti sfilano, ufficiali e soldati si salutano, le due illustri bandiere, lacere e superbe, passano sventolando in mezzo alle schiere riverenti.

Il generale Mollard dispone l???ordine dell???assalto: la brigata Aosta a sinistra, la brigata Pinerolo a destra si slancieranno, convergendo, tra la Contracania e San Martino; il 7?? reggimento della brigata Cuneo terr?? dietro alla brigata Aosta; l???8??, fermo, guarder?? il campo dal lato di Peschiera.

Il cielo, fino allora limpidissimo, si rannuvola improvvisamente.

Un battaglione del 14??, una compagnia di bersaglieri e due pezzi d???artiglieria si recheranno nascostamente a San Donnino, e al primo colpo di cannone partito dal grosso della divisione, s???avanzeranno a minacciare il nemico sulla sua sinistra. La 4?? batteria sosterr?? la brigata Pinerolo sulla destra, la 5?? sulla sinistra, la 6?? alla stazione di Pozzolengo, la 15?? a destra della 6??, i cavalleggieri di Monferrato all???estrema destra.

Le nuvole dense e nerissime coprono tutta la faccia del cielo, e il tuono rumoreggia.

Le truppe si moveranno tutte insieme, ordinate e silenziose; non un colpo di cannone, non un colpo di fucile prima che sian giunte al punto d???assalire alla baionetta. Sar?? dato il segnale. Allora tutte le artiglierie, di concerto, fulmineranno, suoneranno tutte le [53] bande, batteranno la carica tutti i tamburi, e sopra il fracasso dei tamburi, delle bande, dei cannoni, tuoner?? d???ogni parte un grido formidabile: Viva il Re! e dieci mila baionette si scaglieranno sul nemico, e Dio sia coll???Italia. La 5?? divisione non pu?? tardare a giungere; sono le cinque, tutto ?? disposto, gi?? gli zaini, e avanti.

Le colonne partono per recarsi sul luogo di dove si slancieranno all???assalto.

In quel momento il tuono scoppia con immenso fragore: un temporale spaventevole, misto di grassa grandine e di pioggia dirotta, prorompe; si leva un furiosissimo vento; fitti e vividi lampi balenano, e in pochi minuti il vasto campo di battaglia ?? tutto rigagnoli e fango.

Le colonne si fermano.

Appena il temporale ha rimesso un po??? della sua prima furia, ecco arrivare il generale Cucchiari, per la strada ferrata, colla brigata Casale, e il colonnello Cadorna per la strada di Desenzano, colla brigata Acqui. Tutta la 5?? divisione ?? sul campo. Il Mollard corre a concertarsi con Cucchiari. La 5?? divisione romper?? la destra del nemico, e oltrepassandola, gli minaccer?? la via di ritirata. La brigata Casale, il 18?? fanteria, l???8?? bersaglieri, due batterie e uno squadrone di Saluzzo anderanno all???assalto. Il 17??, il 5?? bersaglieri, una batteria restano sulla strada ferrata a guardar la parte di Peschiera. Ora ?? tutto a segno, avanti, all???ultima prova.

Tutta la linea si muove.

La brigata Pinerolo s???avanza verso la Contracania. Il 14?? ?? in prima linea, col colonnello Balegno alla testa; il 13?? lo segue; la 4?? e la 5?? batteria lo proteggono. Tuona il primo colpo di cannone; il Balegno manda il grido dell???assalto; il reggimento gli fa eco e si slancia impetuoso, spaventevole, bello; ma, Dio! s????? slanciato troppo presto, le scariche dei battaglioni austriaci e [54] delle artiglierie lo straziano, prima ch???ei sia arrivato lass?? sar?? dimezzato; il 13??, impedito dal terreno, ?? rimasto addietro, lo ha perduto di vista, non lo pu?? pi?? sostenere; il colonnello Balegno ?? ferito a morte, il reggimento inferocito continua a salire, gli Austriaci raddoppiano il fuoco, le file diradano miseramente, non si pu?? pi?? proseguire, no, non si faccia spreco di vite, indietro, valorosi! Il reggimento d?? indietro, riscende ai piedi delle alture, si arresta alla casa Armia, si riordina: quanto scemato! Il Balegno muore. ??? ??Pazienza, ??? egli dice ??? muoio, ma l???ho condotto io al fuoco il mio 14??!??

Avanti il 13??, alla riscossa. Lo comanda il bravo colonnello Caminati. ??? Soldati! ??? egli grida colla sua voce poderosa: ??? ricordatevi di mantenere la promessa che mi avete fatta! ??? Viva il Re! Viva il Re! ??? risponde clamorosamente il 13??, e si slancia in furia; fulminato, affretta la corsa; ?? alla Colombara, l???assalta, la circonda di cadaveri, guadagna il terreno a palmo a palmo a colpi di baionetta. Il Caminati cade. ??? Avanti, figliuoli! Difendete la bandiera! ??? e muore. Cresce, alla vista di quel sangue, l???animo e l???impeto dei soldati; la Colombara ?? presa. Ma una colonna austriaca s???avanza concitatamente sulla destra; il nemico, ingrossato, rincalza di fronte; il 13?? si difende per mezz???ora, accanito; stretto da ogni parte, indietreggia, cede i siti conquistati, ridiscende fino a casa Fenile. E due reggimenti respinti, scellerata fortuna!

Le artiglierie tuonano intanto su tutta la linea. La brigata Aosta, seguita dal 7?? reggimento, respinge il nemico presso casa Raimondi, e s???avanza coi bersaglieri a sinistra; il 5?? reggimento lo scaccia da Casanova, da Armia, da Monata; il 6?? conquista le case Chiodina di sopra e Chiodina di sotto. Ma qui comincia ad avversarci la sorte. Il 6?? assalta la Contracania; gli Austriaci, forti di numero e di sito, lo ributtano e lo incalzano; tutta la brigata Aosta, involta nel movimento, [55] ripiega fino alla Monata e alle case vicine; assalita sulla sinistra, si difende, perdendo terreno. Muore il maggiore Bosio del 6?? reggimento, il general Cerale ?? ferito, ferito il colonnello Vialardi; ferito il colonnello Plochi??, ferito il maggiore Polastri, ferito il maggiore Botteri, e cento altri valorosi.

La 5?? divisione combatte con varia fortuna contro San Martino, e dai due lati della strada di Pozzolengo; si impadronisce delle case Chiodine e della casa Plandro; il generale Cucchiari, il generale Pettinengo, il generale Gozzani, ardenti di coraggio e d???entusiasmo, preparano i soldati ad assalir le Casette e le alture della Chiesa; ma il nemico ?? grosso e tenace, e l???assalto, pur troppo, qui come altrove, con molto valore e molto spargimento di sangue tentato, riuscir?? vano.

E anche la colonna di diversione mandata a San Donnino ?? stata respinta dalle forze soverchianti della sinistra austriaca, e ha dovuto desistere dalle offese.

Dunque da ogni parte s???ha la fortuna nemica; dunque ?? fatale che il numero prevalga alla virt??, alla giustizia, all???amor di patria; che non si possa strappare dalla nostra bandiera il velo nero di Novara; che questo giorno solenne, da tanti anni sospirato, preparato, pregioito, invece di rifarci delle antiche sventure, ce ne aggravi sul capo una di pi??; che l???ira, da s?? lungo tempo e cos?? amaramente compressa in fondo al cuore, ci resti soffocata e ci consumi; che sia delusa la speranza d???Italia, la fiducia della Francia, l???aspettazione dell???Europa; che si debba arrossire in faccia a coloro che son venuti a spargere il loro sangue per noi, e mordere la polvere mentr???essi cantano vittoria?

Sono le sette.

Un???estrema prova. Un assalto generale su tutta la fronte; otto reggimenti in linea; tutta la brigata Aosta, tutta la brigata Casale, tutta la brigata Aqui, il 7??, il 14??, tre battaglioni bersaglieri, venti cannoni [56] tra la Perentonella e la Monata, tutta l???artiglieria della 5?? divisione in batteria.

Avanti!

Oh per l???amore d???Italia, in nome della libert?? e della giustizia, in nome dei nostri morti, in nome di tutto quello che s????? patito e di tutto quello che s????? amato, vincete! L???ultimo raggio del sole vi saluti vittoriosi in vetta a quei colli; non tramonti con esso la gloria della nostra bandiera; quest????? l???istante supremo: coraggio, fratelli, e voi, madri d???Italia, pregate.

Tutta la linea si muove; le artiglierie prorompono tutte assieme in una scarica formidabile che echeggia come scoppio di cento folgori fino ai confini del campo; le batterie della 5?? divisione infuriano di fronte, i venti cannoni della Monata di fianco; i tamburi battono la carica, squillano le trombe dei bersaglieri, i generali e i colonnelli agitano le sciabole alla testa delle colonne, sventolano le vecchie bandiere dei reggimenti, diecimila baionette si spianano, diecimila altissime grida s???innalzano, lo spazio interposto scompare. Il nemico si turba, indietreggia, volta le spalle, ?? fugato.

Un altro fragoroso grido s???innalza da tutte le alture: ??? Viva il Re!

Subito, colla rapidit?? del lampo, trenta pezzi d???artiglierie sull???altopiano a fulminare l???opposto pend??o che gli Austriaci tentano di risalire, i battaglioni si stendono e li tempestano d???un gagliardo fuoco di fila, i cavalleggieri di Monferrato li flagellano di fronte e di fianco, un ultimo fuoco di mitraglia, ?? finito.

Dopo quattordici ore!

La vittoria era stata agevolata dal general Fanti. La 2?? divisione, ch???era la sua, partita da San Paolo di Lonato alla volta di Solferino, aveva ricevuto l???ordine dal Re di mandare la brigata Piemonte a Madonna della Scoperta e la brigata Aosta al generale Mollard. Quando la brigata Piemonte arrivava al [57] campo del generale Durando, gli Austriaci, per ordine dell???Imperatore, si ritiravano. Allora il Re affidava codesta brigata e la 1?? divisione al generale La Marmora, ordinandogli di correre in soccorso dell???estrema sinistra. Arrivati col??, il generale Durando colla 1?? divisione, cacciava il nemico da monte Maino; il general Fanti colla brigata Piemonte lo respingeva fino a Pozzolengo, e collocata una batteria sul monte San Giovanni tempestava di granate le spalle degli Austriaci combattenti a San Martino.

?? scesa la notte; l???esercito austriaco si affolla disordinatamente sopra i ponti del Mincio, e ripassa.

L???imperatore dei Francesi pianta il suo quartiere generale a Cavriana e va a riposare nella stessa casa e nella stessa stanza dove riposava la notte innanzi l???imperatore degli Austriaci.

Il vastissimo campo di battaglia tace. I villaggi e le case risonanti poc???anzi di urli feroci e di colpi, risonano ora di voci lamentevoli e fioche, di parole di dolore, di preghiera, di conforto, di pace. Da casa Marino a Cavriana, da Medole a San Martino, cinque mila cadaveri e ventitre mila feriti sono sparsi; le colline e le valli miseramente insanguinate, i campi devastati e pesti, diroccate le case, e per tutto armi disperse, cannoni atterrati, e cavalli giacenti, e tracce funeste di desolazione e di morte.

I due eserciti riposano.

Qua e l?? scintillano i primi fuochi del bivacco, illuminando all???intorno generali e soldati, vinti e vincitori, stesi per terra, chi ferito e chi dormente, gli uni accanto agli altri, alla rinfusa, come eguali ed amici.

Ed erano eguali, s??, generali e soldati, nella fortissima virt?? dei sacrificii, nella generosa devozione ai loro Principi e nel divino amore della patria; amici s??, vincitori e vinti, nella sublime religion del valore, d???ambo le parti, in quel giorno memorabile, splendidamente glorificata col sangue.

[58] Sono trascorsi dieci anni, o caduti dei tre eserciti; e come quel giorno giacevano confusi i vostri cadaveri sul campo, oggi riposano le vostre ossa in una tomba comune, sulla quale sventolano le bandiere dei tre popoli a significare che siete tutti egualmente amati, venerati e pianti.

[59]

L???INAUGURAZIONE DEGLI OSSARI
di San Martino e Solferino.

[Pozzolengo, 24 giugno 1870, sera.]

Nello spazio di trenta giorni gl???Italiani hanno celebrato l???anniversario di due memorabili battaglie nazionali: ??? il 29 maggio, Curtatone e Montanara; ??? il 24 giugno, San Martino e Solferino; ??? e le hanno celebrate nella forma pi?? nobile e pi?? solenne: ??? onorando la memoria dei morti.

Scrivo da Pozzolengo, come scrissi da Mantova, coll???anima ancora tutta piena della religiosa maest?? della cerimonia; ma quanto diversamente commosso! Alla mestizia non divisibile dal cuore in un giorno di commemorazione di morti, si univa s??, a Mantova, un sentimento di orgoglio, pensando che i vinti Italiani erano usciti da quella battaglia non meno gloriosi che gli Austriaci vincitori. Ma era pur tristo il pensare che quel valore e quel sangue non eran bastati a risparmiare all???Italia altri dieci anni di servit??, di carceri, di patiboli, di proscrizioni; che quello stesso terreno bagnato dal sangue dei nostri soldati era rimasto in poter dei nemici, senza un segno che serbasse la memoria dei caduti e ne raccomandasse il compianto; che dopo quella sventura, pi?? d???una volta la bandiera italiana aveva ancora dovuto coprirsi d???un velo di lutto, e l???esercito seminar vanamente di cadaveri altri [60] campi. Ma oggi il ricordo dei morti ?? uno con quello d???una grande vittoria; da questi colli ove scrivo, l???Italia gett?? al mondo il suo grido pi?? possente di libert??; qui ella cre?? una di quelle parole ??? San Martino, ??? che rimangono nel cuore dei popoli e degli eserciti, ispiratrici di coraggio ne??? pericoli e di conforto nelle sventure, fino alle generazioni pi?? tarde; qui per la prima volta il nemico sent?? veramente nella ostinazione disperata degli assalti che con quei quaranta battaglioni saliva su pei colli contesi l???Italia, e il suo Re.

E vi si aggiunge il particolare significato dato alla cerimonia dalla presenza sul campo di battaglia dei rappresentanti dei tre popoli che pochi anni sono vi hanno combattuto una delle pi?? grosse e pi?? sanguinose battaglie moderne. ?? l???unanimit?? delle nazioni nel culto dell???amor di patria, nella venerazione del valore e nella piet?? della sventura; sono i popoli stessi che si stringono la mano sui sepolcri dei loro figli, per dirsi che la guerra non ha lasciato traccia d???odii o di rancori; che, cessata la cagione del dissidio, all???ira sottentra l???affetto e nel nemico sorge l???amico; che gli orgogli nazionali si fondono e scompaiono in un sentimento umanitario sovrano che stringe popoli, monarchi ed eserciti nell???amplesso fecondo della pace, sotto la grande bandiera della civilt??.


Questa mattina ??? ventiquattro giugno milleottocentosettanta ??? il cielo era sereno e splendido come dodici anni or sono, quando risonava delle grida dei primi assalti e del rimbombo delle prime cannonate.

Arrivarono alla stazione di Pozzolengo, verso le otto, i due treni della strada ferrata ch???eran partiti la notte da Milano e da Venezia. Scesero dal primo il principe Umberto e il principe di Carignano, dal secondo i rappresentanti della Camera e del Senato. V???era il ministro della guerra e il ministro d???agricoltura e commercio, i prefetti di Mantova, di Brescia, [61] di Verona, di Padova di Vicenza; i sindaci di quasi tutte le citt?? del Veneto e della Lombardia; molti generali dell???esercito e della guardia nazionale, ufficiali di tutte le armi, pubblicisti italiani e stranieri, e una folla d???altra gente, invitata alla festa dal Comitato della Societ?? di Solferino e San Martino.

La Francia era rappresentata dal cavaliere de la Haye, luogotenente colonnello di stato maggiore dell???esercito francese, accompagnato dal visconte di Larochefoucault e dal visconte du Ponseau. L???Austria era rappresentata dal cavaliere Alessio de Pollak, luogotenente colonnello di stato maggiore dell???esercito austriaco.

Gran gente era affollata intorno alla stazione. Appena i Principi comparvero, s???udirono vivissimi applausi, con suoni di bande e colpi di cannone. Dopo i Principi, la folla cerc?? subito con gran desiderio i due ufficiali stranieri. L???ufficiale austriaco vestiva una divisa completamente verde, con un cappello a due punte come quello dei nostri generali, e un pennacchio come gli uffiziali dei nostri bersaglieri. ?? un uomo alto, sottile, di lineamenti delicati, di aspetto simpatico, di modi cortesi. L???ufficiale francese, una robusta e fiera figura di soldato. Fin dai primi momenti la gente spieg?? una particolare simpatia per l???ufficiale austriaco, ed era ben naturale. Egli rappresentava l???esercito che in quella giornata era stato battuto; fra tutti i convenuti alla festa egli era il solo cui la vista di que??? luoghi, la presenza di quella gente, i discorsi, la cerimonia, ogni cosa, insomma, richiamava dei ricordi non lieti. Bisognava dunque farglieli dimenticare, questi ricordi; rendergli quella festa cara com???era a noi; destargli nel cuore un sentimento di compiacenza e di gratitudine tanto vivo, a forza di dimostrazioni di simpatia e di affetto, che ogni altra men grata commozione ne fosse sopraffatta e soffocata. Cos?? si fece, e in ci?? la gente di?? [62] prova d???una delicatezza squisita, a cui l???ufficiale, dal canto suo, corrispose nobilissimamente.

I due Principi si trattennero qualche minuto sotto uno splendido padiglione vicino alla strada ferrata, poi salirono in carrozza, e seguiti dai soci, dagl???invitati, dal popolo, si avviarono verso il colle di San Martino, alla villa Tracagni, dov???era stata preparata la colazione per tutti. Quel breve tratto di strada fu un continuo spettacolo. I campi formicolavano di gente accorsa dai vicini villaggi; le ville, le chiese, le casuccie pi?? meschine erano ornate di arazzi, di fiori, di quadri; e qua e l??, sul piano e pei colli, tra ???l verde degli alberi e delle siepi, biancheggiavano tende e padiglioni: tutta la campagna era parata a festa. E ispirava sentimenti e pensieri da non potersi esprimere, quella pompa di colori allegri, quella gente gaia, quello strepito, quella musica, l?? dove pochi anni prima, in quello stesso giorno, era corso tanto sangue! A un tratto, a una svoltata, mi si offerse per la prima volta allo sguardo il colle di San Martino, colla sua chiesuola e coi suoi cipressi, bello e terribile, come l???avevo visto tante volte dipinto e sentito descrivere. Mi balz?? il cuore. Codesti luoghi famosi par che abbiano il sentimento di quello che sono. Io guardai quel colle, come si guarda una persona, in atto riverente e affettuoso; e mille ricordi mi si affollarono, e riprovai il tremito che mi aveva preso la prima volta che l???intesi nominare, con quelle divine parole: ??? Hanno vinto!

I Principi e tutto il seguito entrarono nella villa Tracagni dov???era preparata la colazione. Questa villa ?? una delle case che furono pi?? accanitamente disputate fra Italiani ed Austriaci nella battaglia di San Martino. Quasi rovinata allora, rifabbricata ed abbellita poi, offre oggi un aspetto gradevolissimo; ma nelle pareti delle allegre stanzine, fra le pitture e gli ornati, spunta ancora qualche palla da cannone, che ricorda il passato, e fa un eloquente contrasto con quanto v???ha intorno di grazioso e di ameno.

[63] Finita la colazione, i Principi si mossero verso la chiesa di San Martino, per il famoso viale di cipressi, in mezzo a due ali di soldati di fanteria, di guardie nazionali e di popolo.

La chiesa di San Martino ?? piccola, e a vederla di fuori non si distinguerebbe dalle altre chiesuole sparse per la campagna, se non per la facciata, sulla quale si vedono tre bellissimi mosaici: uno che rappresenta la Risurrezione del Redentore, ed ?? quel del centro; l???altro, quello di sinistra, un angelo colla spada in mano; il terzo pure un angelo con una corona d???alloro. L???interno della chiesa ha un aspetto particolare, che colpisce: le pareti nude, l???altare semplice, e sormontato da una grande croce nera che spicca sopra un???amplissima tenda bianca. La tenda scende dalla volta al pavimento, e copre tutto il presbiterio, in modo che, entrando, non si vede nulla che tiri in special modo l???attenzione. Per?? quell???aspetto modesto e severo prepara l???animo a ci?? che si vede poi.

Entrarono i Principi e il seguito, e s???avvicinarono silenziosamente all???altare. Anche la folla di fuori, compresa della solennit?? della funzione, taceva; tutti gli animi stavano in grande aspettazione.

A un tratto, la tenda bianca disparve, e si videro in fondo alla chiesa, d???un sol colpo d???occhio, due mila teschi umani ordinati in lunghissime file, l???una sovra l???altra, dal pavimento alla volta, cos?? che il muro n???era interamente coperto; le occhiaie tutte volte verso la porta. Nello stesso tempo tuon?? il cannone, e suon?? la musica.

Io non credo che si dia al mondo uno spettacolo pi?? solenne e pi?? tremendo di questo. Io non so dire quello che si prov?? in quel momento: ??? una scossa, un senso di freddo, un tumulto istantaneo nella mente e nel cuore; orrore, meraviglia, piet??. Da ultimo una piet?? affettuosa, mista a un sentimento di gratitudine e di venerazione cos?? profondo e cos?? forte, che metteva [64] il bisogno di piegar le ginocchia e pregare. Tutte quelle occhiaie immobili par che ci guardino; in quei nudi teschi par che ci debba essere ancora un alito di vita; pare che qualcosa si debba muovere su quella sacra parete. Son l??, Italiani e Tedeschi, confusi; forse il teschio dell???uccisore poco discosto da quello dell???ucciso, gente di paesi lontani, ignoti gli uni agli altri; e chi sa che affetti erano accumulati sovra ognuno di quei capi, e che terribili dolori ?? costato ognuno! Un padre, una madre, un fratello, che sappiano d???avere il figliuolo o il fratello l??, che cosa debbon sentire e pensare guardando que??? teschi, senza saper qual ?? quello che piangono! Debbono pur fare qualche congettura! ?? tristo; ma ora almeno le famiglie sanno che le ossa dei loro cari non sono pi?? disseminate per la campagna, sanno che c????? un luogo dove possono andar a pregare, e sentirsi pi?? vicini ad essi; possono dire almeno: ??? Dove i nostri morti sono sepolti, andarono a inginocchiarsi tre popoli; l?? si preg?? per essi anche da coloro che li uccisero; molte generazioni andranno a piangerli e ad onorarli insieme ai mille che morirono con loro.

Si celebrarono brevi esequie per l???anime dei morti, dopo di che il vicario di Verona venne innanzi, e dai gradini dell???altare lesse un discorso pieno di nobili sensi e di alti pensieri di religione e di patria. Parl?? dopo di lui il rettore del collegio di Desenzano, interrotto tratto tratto dagli applausi degli uditori e dal fragore di ripetute scariche del battaglione di fanteria e delle guardie nazionali schierate lungo il viale dei cipressi. Lesse ultimo un discorso il ministro della guerra. Disse dei sacrifici fatti dall???Italia per redimersi dalla schiavit?? e costituirsi in grande e forte Stato, del generoso aiuto della Francia, della stirpe dei nostri Re, e termin?? apostrofando gli Austriaci morti in battaglia. ??? Nemici d???un giorno ??? esclam?? ??? valorosi nemici!... Il vostro sagrificio fu glorioso per il [65] vostro paese. Se la vittoria non pot?? esser vostra, la mano di odio e lo spirito dei tempi nuovi erano contro di voi; ma non rimpiangete la battaglia perduta, perch?? l???odio di razze fu spento nei cuori; rallegratevi, perch?? oggi i vostri compagni stringono la mano a noi, uniti tutti nella via comune della civilt?? e della giustizia.

Il principe Umberto pose di sua mano accanto all???altare una delle due bandiere portate in dono dalla guardia nazionale di Milano; quindi si mosse per fare il giro del presbiterio, accompagnato da tutto il suo seguito. Allora si pot?? osservare i teschi da vicino. Molti sono forati dalle palle o rotti dalle scheggie della mitraglia. Sopra alcuni v????? la palla fermata con un filo di ferro nel punto dove colp??; su altri pochissimi c????? scritto il nome del morto o l???indicazione del grado. Qualche teschio ?? quasi completamente sfracellato. Il principe Umberto si ferm?? ad osservarne alcuni. Nessuno della comitiva parlava. Poi scesero tutti lentamente in un piccolo sotterraneo che s???apre sotto il presbiterio dove sono ammonticchiate le ossa degli scheletri. Compiuto questo secondo giro, i Principi uscirono dalla chiesa, e dietro a loro tutti gli altri. La folla proruppe in applausi, e il cannone riprese a tuonare.

Si risal?? in carrozza e si mosse alla volta di Solferino. Si pass?? per la strada grande che attraversa con un lungo giro tutto il campo di battaglia, in modo che vedemmo i luoghi dove seguirono gl???incontri pi?? sanguinosi: Pozzolengo, Madonna della Scoperta, il Cimitero. Anche lungo questa strada tutte le case erano imbandierate, e frotte di contadini e di gente venuta dai villaggi parte precedevano e parte seguivano la fila delle carrozze. A destra e a sinistra v???era una sequela sterminata di baracche, di tende, di osterie come s???usano nelle feste campestri; e per tutto gente vestita a festa, bandiere, musiche, grida.

Che stupenda campagna! che colline deliziose! Io non mi potevo saziare di guardarle. Qui ??? dicevamo ??? ?? [66] passata la tale divisione, l?? il tal corpo d???armata, pi?? in l?? il tal reggimento di cavalleria; ai piedi di quella collina mor?? un generale; sulla cima di quell???altra furono appostate due batterie; a ogni svoltata della strada, a ogni rialzo del terreno, ci si destava un ricordo terribile e glorioso. E sempre domandavamo a noi stessi se s???era combattuto proprio l??, e quasi non l???avremmo voluto credere, tanto ci pareva strano che si fosse potuto sparger sangue e morire su quei bei campi verdi, in un luogo cos?? allegro, in mezzo a quella serena bellezza di cielo e di terra.

S???arriv?? ai piedi del colle di Solferino. Si vide la torre che s???alza sopra la vetta, e tra i merli le tre bandiere, austriaca, francese e italiana; il colle dei Cipressi, erto e scosceso, sulla destra: e pensare che vi si arrampicarono gli zuavi sotto una pioggia di palle tedesche! Ci debbono essere caduti a mucchi, poveri soldati! A sinistra il monte della Chiesa, con la cappella mortuaria sulla cima; dinanzi, sulla spianata, padiglioni, archi, antenne; e dal colle della torre al villaggio di Solferino, dal villaggio alla chiesa, dalla chiesa alla torre, un via vai di gente infinito.

Entrammo nel villaggio: pareva che ci si fosse versato tutto il popolo d???una citt??. ?? un piccolo villaggio di aspetto meschino, colle vie anguste e le case rozze e nere; eppure aveva un aspetto ridente. I muri erano coperti d???epigrafi, d???immagini, di ghirlande; e qua e l??, intorno alle finestre e alle porte, si vedevano le palle da cannone, dove rade, dove fitte, e accanto un breve spazio imbiancato, con su iscrizioni e date; nei cortili, negli orti, per tutto ov???era una traccia dei guasti della battaglia, l???avevan messa in vista; e la gente interrogava e i contadini spiegavano. Da ogni parte arrivavano al villaggio carrozze, brigate di giovani e di donne, signori a cavallo, guardie nazionali, fanciulli.

Verso il tocco cominci?? la cerimonia funebre nella chiesuola di Solferino.

[67] Questa chiesa era prima del cinquantanove un oratorio dedicato a San Pietro. Mezzo rovinata dai cannoni francesi, venne poi ristaurata, e se ne fece il Grande Ossario. ?? poco pi?? ampia di quella di San Martino, ma pi?? alta, e con due cappelle laterali, che le danno un???apparenza pi?? grandiosa. La facciata ?? pur coperta di mosaici; e intorno a questa chiesa, come intorno all???altre, si stanno facendo dei giardini. Sul dinanzi, la china del colle fu appianata, e un larghissimo viale scende fino al villaggio.

In mezzo a due ali di soldati e di popolo, i Principi e il seguito salirono alla chiesa ed entrarono. Celebraronsi anche l?? brevi esequie pei morti francesi ed austriaci, e poi parlarono monsignor Martini, vicario capitolare di Mantova, il senatore Torelli, e il luogotenente colonnello dell???esercito francese, cavaliere De la Haye. Questi, in nome dell???imperatore Napoleone present?? al Torelli le insegne di grande ufficiale della Legion d???onore.

Il principe Umberto pose accanto all???altare la seconda bandiera della guardia nazionale di Milano, e poi si fece tutto il giro del presbiterio, che ?? anch???esso da cima in fondo coperto di teschi: seimila e settecento scheletri furono radunati in quell???Ossario. Nel sotterraneo v???hanno parecchie nicchie il cui sfondo ?? rivestito d???altri teschi, e sul dinanzi di ciascuna s???innalza una gran croce fatta di ossa di gambe e di braccia, abilissimamente disposte, e congiunte con sottilissimi fili di ferro. La croce della nicchia di mezzo ?? interamente composta di costole. Tutte codeste ossa sono pulite e lucide e ordinate in perfetta simmetria; e punto ribrezzo od altro senso spiacevole ne deriva a chi guarda, tanto vi ?? visibile e parlante l???impronta della piet?? gentile che le raccolse e le compose.

Si entr?? poi in una stanza dove son deposti i varii oggetti ritrovati nel disseppellire i morti: medaglioni, anelli, immagini, lettere. Fra l???altre cose v????? un orologio, [68] che pare appartenesse a un soldato francese, e che tocco da una palla o fermato da qualche goccia di sangue, segna ancora le quattro e trentacinque minuti, l???ora dell???ultimo assalto degli Austriaci a Guidizzolo. V????? una lettera d???una madre che manda dieci lire a suo figlio, pregandolo di aver cura della salute e di non far parola di quel dono a suo padre, che non ne sa nulla e potrebbe trovarci a ridire. Un???altra lettera ?? d???una giovinetta che ringrazia un soldato dell???offerta ch???ei le fece della sua mano, e gli ricorda i cari giorni passati insieme prima della partenza sua per la guerra. Una terza lettera ?? d???un padre che esorta il figliuolo a compiere coraggiosamente il suo dovere di soldato. Quasi tutti si lesse que??? fogli, e furono i momenti di maggior commozione; non pochi piansero.

Terminata la visita dell???Ossario, si usc??, e ci si trattenne alcuni minuti sotto un ampio padiglione, dove furon lette parecchie poesie. Poi si sal?? sul colle di Solferino.

Arrivati sulla cima, la pi?? parte si corse a vedere la torre e ci si sal?? su. Il colpo d???occhio che di l?? si gode ?? veramente degno della fama che lo dice uno dei pi?? meravigliosi del mondo. Si vede una gran parte della pianura lombarda, il lago di Garda, le cupole di Mantova, il torrione di Cremona; e sotto, ai piedi del colle, il villaggio, il cimitero, le case sparse, tutto il campo di battaglia, palmo per palmo, come una piazza d???armi. Che cielo poi, e che aria! Da un lato della piazza vicino alla torre, sotto un ampio portico, erano preparate le mense per oltre duecento persone. Dinanzi al portico, si stendeva un grande padiglione sostenuto da antenne fasciate d???alloro e di fiori. La facciata della casa a cui il padiglione appoggiavasi, splendeva, percossa dal sole, e lampeggiava come una parete d???acciaio; cinquemila daghe e cinquemila baionette v???erano raccolte e disposte in trofei, con busti e ritratti del Re e dei Principi, e arazzi e bandiere; una profusione [69] armonica di colori e di splendori che colpiva e rapiva.

Alle tre i Principi entrarono sotto il padiglione, la folla si accalc?? intorno allo steccato, e le bande della guardia nazionale di Milano e del 12?? reggimento di fanteria cominciarono a suonare alternativamente le marce pi?? popolari dei tre eserciti. Furon poi recate a migliaia di esemplari poesie, discorsi, epigrafi, racconti di episodii della battaglia, d???autori d???ogni provincia d???Italia; i duecento convitati si divisero in molti gruppi e cominci?? e si protrasse fino alle cinque una conversazione animatissima.

Per?? mancava qualcuno in quella bella adunanza! Molti lo pensarono e lo dissero. Chi avesse invitato a quella festa almeno un ufficiale e un soldato per ciascuno dei vecchi reggimenti che furono alla battaglia di San Martino! Chi avesse invitato dieci o venti delle tante famiglie che perdettero su quei colli qualcuno dei loro cari; famiglie di povera gente, coi ragazzi e coi vecchi, che vedessero gli onori che si rendevano ai loro morti, e parlassero al Principe, e sedessero a tavola in mezzo ai generali; quei poveri vecchi che han dato alla patria qualcosa pi?? che il proprio sangue, le proprie creature, il sostegno e la consolazione dei loro ultimi anni! E si fosse fatto venire anche un drappello di soldati francesi, una decina, cinque, uno, uno zuavo, che avremmo fatto a strapparcelo; e soldati tedeschi, un croato, da potergli stringere fraternamente la mano e fargli capire che siamo amici, che vogliamo restar amici sempre, e quelle tante altre cose che ci sarebbero venute sulle labbra in que??? momenti; quanto sarebbe riuscita pi?? bella, pi?? commovente, pi?? solenne la festa!

Poco prima di sedere a mensa, il prefetto di Mantova lesse l???atto d???inaugurazione degli Ossari, che il principe Umberto firm?? e dopo lui tutti gli altri.

Alle cinque, tutti presero posto alle mense, le quali [70] erano disposte a raggi, colla tavola dei Principi nel mezzo, in modo che nessuno volgesse loro le spalle. Dinanzi ai Principi v???era una decina di vassoi pieni di palle di cannone staccate dalla torre di Solferino, frammiste a mazzi di fiori. I Comitati s???eran seduti senz???ordine, generali, senatori, sindaci, giornalisti, come veniva veniva, onde riesc?? pi?? svariata e pi?? gaia la conversazione che s???appicc?? subito, in ogni parte della sala, e continu?? vivissima per tutto il tempo del desinare.

Verso la fine, corse una voce per tutta la sala: ??? Silenzio, silenzio, ??? e tutti tacquero.

Il presidente del Senato s???alz?? il primo e propose un brindisi al primo soldato dell???indipendenza italiana.

Il vice-presidente della Camera bevve al principe Umberto e al principe di Carignano.

Il senatore Torelli all???imperatore dei Francesi.

Il ministro della guerra all???imperatore d???Austria.

Il principe Umberto alla gloria e alla prosperit?? dei tre eserciti.

Il luogotenente colonnello Pollak si alz??, accompagnato da un movimento generale di attenzione, e dopo aver ringraziato in nome dell???Imperatore e dell???esercito austriaco i Principi italiani intervenuti alla festa, il comitato, le societ??, e tutti coloro che avevano espresso sentimenti di simpatia per la sua patria, disse con voce lenta, chiara e commossa: ??? Un brindisi alla bella, alla valorosa, alla prode armata italiana.

Un grido solo, da tutte le parti della sala, accolse queste parole; un grido uscito spontaneamente dal cuore di tutti, e con tant???impeto, con tanta forza, che ognuno se ne sent?? rimescolare il sangue, e gli applausi si protrassero, fitti e fragorosi, per parecchi minuti, accompagnati da nuove altissime grida. L???ufficiale austriaco sedette col viso mutato.

Alle cinque e un quarto, il principe Umberto s???alz??, e tutti i commensali lo seguirono sotto il padiglione dove si prese il caff??; pochi minuti dopo si usc?? per [71] salire in carrozza. In quel punto segu?? un caso bellissimo. Mentre il Principe usciva, la banda della guardia nazionale di Milano suonava la marcia reale. Appena egli fu fuori, la banda cominci?? a suonare la marcia imperiale austriaca. Il luogotenente colonnello Pollak si volt?? in tronco verso il capo musica e facendogli cenno colla mano, disse vivamente: ??? No, no; marcia reale. ??? E fu cos?? spontaneo coll???atto e cos?? ingenuo e fatto con tanto garbo, che tutti proruppero in applausi: ufficiali, deputati, senatori, popolo, quanti poterono si strinsero intorno a quel bravo colonnello, gridando, agitando le mani, facendogli ogni sorta di dimostrazioni festevoli e affettuose. Egli, cos?? circondato e acclamato, non sapeva n?? chi ringraziare n?? dove volgersi; andava oltre mezzo portato dalla folla, commosso, interdetto, come trasognato.

A poco a poco tutti salirono in carrozza e si diressero, parte verso Peschiera e Pozzolengo, parte verso Lonato.


Cos?? termin?? il giorno 24 giugno 1870; giorno quindi innanzi doppiamente caro all???Italia, perch?? le ricorda una delle pi?? gloriose vittorie dei suoi figli, e una delle pi?? nobili feste celebrate in onore dei caduti per essa.

Possano i tre popoli che si strinsero oggi la mano su questi colli, a tutti e tre cari e solenni, aver sempre dinanzi agli occhi della mente, e fitta nel profondo del cuore, l???immagine di quelle tre bandiere sventolanti insieme sulla torre di Solferino; e possa quella immagine destare nell???anima di tutti, come fece oggi nella nostra, un altissimo desiderio di pace, di fratellanza e d???amore.

[72]

ALLA FRANCIA.

Agosto, 1871.

Rileggendo le pagine che seguono, un anno dopo d???averle scritte, provai un senso d???amarezza e sorrisi quasi di piet??. Ma poich?? non volevo buttare in un canto uno scritto che mi ricorda una delle pi?? profonde commozioni della vita, e d???altra parte temevo che a rileggerlo tal quale altri ci avrebbe sorriso su, come io stesso, e per la stessa cagione; cos?? avevo gi?? preso la penna per mitigare la vivezza di certe espressioni, smorzare l???ardore di certi sentimenti, mutare e togliere qua e l?? immagini e giudizi a cui gli avvenimenti han tolto colore e valore. Ma subito mi vergognai del mio proposito, perch?? m???accorsi che derivava da un sentimento poco degno: io volevo velare, nascondere in parte l???affetto che m???avevano ispirato quelle pagine, solo perch?? le previsioni, le speranze, i voti significati in esse, erano falliti; io cedevo a un moto di falso amor proprio. E dissi: ??? no; quali mi uscirono dal cuore queste parole, tali rimangano, poich?? dell???affetto che esprimono non ho n?? a dolermi n?? a vergognare. ??? Pensai dunque di ripubblicare le pagine seguenti senza alterarle in nulla da quello che erano uscendo alla luce la prima volta; pensai di lasciar loro quell???impronta di passione, smodata forse, ma generosa e libera, che le fece riuscir accette e credere sentite [73] ai pochi che le lessero. D???altra parte, in quel ribollimento generale degli animi, non era facile, in ispecie a un giovane, di serbare la giusta misura; onde sar?? scusato.

Mi prese poi un dubbio: che potesse venir giorno in cui queste pagine discordassero dolorosamente da un sentimento vivo, giusto e comune degl???Italiani, e mio. E di nuovo deliberai di correggere; ma mi vergognai di me stesso anche questa volta, pensando che l???aver espresso un sentimento di gratitudine e desiderato propizia la fortuna a un amico che ci abbia fatto un benefizio, ?? e rimane un atto nobilissimo sempre, anche quando codest???amico si volga contro di voi; e che, quanto pi?? la sua nemicizia ?? ingiusta, tanto pi?? il ricordo d???aver compiuto quell???atto ci ?? grato, perch?? possiamo dire al nostro nemico: Tu ci offendi ed hai torto; noi ti abbiamo amato e onorato.

Infine, secondo il mio modo di sentire, con queste pagine ho pagato un debito.

Chi non crede che questo debito s???abbia mai avuto, le ometta; chi crede il contrario, non prover??, leggendole, altro rincrescimento che quello d???aver avuto un interprete forse troppo ardente e certo non abbastanza felice.

[74]

***

Firenze, 13 agosto 1870.

La rotta d???un esercito ?? una delle forme pi?? desolanti in che si possa presentare la sventura agli occhi umani. Un governo cade, uno stato si spezza, una societ?? si dissolve, interessi fortissimi s???urtano, precipitano grandi fortune, migliaia di famiglie sono gettate nella miseria e nel lutto; ma di tutto questo nulla si vede, tuttoci?? che ne circonda conserva il suo aspetto consueto, il pensiero indovina i dolori dietro le pareti domestiche e le lacrime sparse in segreto; ma l???immagine viva di tutto codesto sconcerto non s???ha; non s???ha uno di quegli spettacoli, che presentando in un punto tutte le forme e tutti gli effetti della sventura, soverchiano l???anima e amareggiano per molti anni la vita.

Un esercito rotto presenta codesto spettacolo. Si sono spezzati cento mila cuori, e voi vi vedete passare dinanzi cento mila visi pallidi che vi dicono l???un dopo l???altro: ??? Ho il cuore spezzato. ??? Il dolore di ciascuno s???accresce del dolore di tutti, e tutt???insieme ?? un dolore che schiaccia. In tutte quelle anime ?? caduto, col cadere delle sorti, un edifizio splendido di speranze e di sogni di vita gloriosa e lieta, donde ciascuno traeva lena e coraggio. Le gioie del ritorno, cento volte al giorno volte e rivolte e pregioite nel pensiero, son diventate ora un pensiero insopportabile; mille arditi disegni, fantasticati nei giorni della baldanza, falliti; legami d???affetto, forse, che si dovranno spezzare; promesse che non si potranno pi?? mantenere. In ognuno di quei cuori v????? la tristezza presentita delle infinite occasioni, in cui, stando in mezzo alla gente e sentendo [75] dire di quel rovescio, si dovr?? chinare la testa, invece di levarla altiera, come quando s???era partiti. Molte parole ed atti di onesta alterezza, che c???erano da molto tempo famigliari, e che la gente ci consentiva nella fiducia della vittoria, ora non saranno pi?? consentiti. La stessa considerazione pubblica in quante delle sue frequenti e sfuggevoli espressioni si far?? sentire scemata! Tutto in noi, insensibilmente, si muter??, fino all???atteggiamento e allo sguardo.

Ed anco la coscienza ne punge. Cessato il pericolo, ne pare che si avrebbe dovuto morire prima che cedere. Ritorna alla memoria il proponimento che s???era fatto quando il pericolo era ancora lontano, che piuttosto di piegare ci saremmo fatti uccidere; l???avevamo risoluto, lo avevamo detto cento volte a noi stessi, eravamo sicuri che quel proponimento lo avremmo mantenuto, ed era appunto questa risoluzione e questa sicurezza che ci rendeva orgogliosi e ci innalzava agli occhi nostri. Ora qualche cosa da rimproverarci l???avremo sempre; dal fondo della nostra coscienza si elever?? sempre una voce sommessa per dirci che potevamo far qualcosa di pi??, e sar?? una trafittura perpetua. Ed anche guardandoci intorno, il cuore ci si stringe. Su nessun volto dei nostri compagni avevamo mai visto la paura, n?? immaginavamo che vi potesse apparire; ora la vedemmo. A ciascuno di noi, per l???addietro, pareva che da lui solo la vittoria pendesse; aver la forza di fare il proprio dovere era la cosa sola a cui ciascuno pensasse; di s?? stessi si dubitava, non d???altri; ora anche d???altri. Tutto ?? mutato: mille argomenti di forza svanirono, mille argomenti di timore sorvennero. E sono passate poche ore! Pure fra la prima e l???ultima si ?? fatto un vuoto di dieci anni; ci sentiamo invecchiati; ci domandiamo se ?? stato un cattivo sogno; tra i nostri occhi e tutto quel che ne circonda si stende ancora un velo; in mezzo al silenzio mortale dei soldati che camminano con noi, tra quell???unico e sordo rumore di passi che rende [76] quel silenzio pi?? tristo, un???eco confusa del fragore della battaglia ci rumoreggia ancora all???orecchio come voce lontana e sommessa, che ci rimbrotti e ci accusi. Passano e s???avvicendano nella fantasia stanca, facce orrende di nemici intravvisti dappresso tra il fumo, e visi di compagni trasfigurati dalla morte, e chiaro e distinto il punto dove giacevano, e tutto quello che avevano intorno: quel sasso, quella traccia di sangue, quella pianta, quell???arma abbandonata...... Poi l???occhio ed il pensiero cadono sul soldato che ci viene accanto, su quello che lo precede, su quello che lo segue, pi?? in l??, intorno, vicino, lontano, su tutta la colonna che s???avanza silenziosa e quasi furtiva, come fiume raccolto e rapido; tutti stanchi, discinti, senza armi, a capo scoperto; a tutti manca qualcosa, e nessuno ci bada, ed il giorno prima era un delitto. La campagna ?? seminata di armi, di cappelli, di tracolle, di pennacchi; si passa e si calpesta; ?? desolante; tutte quelle robe sparse sono i rottami della disciplina, dell???ordine, della forza. Quanto tempo e quanta fatica prima che ogni cosa sia ricomposta!

Un giorno, un???ora infortunata sperper?? il frutto del lavoro di tanti anni, di tante cure, di tanti sacrifici; l???esercito, l???orgoglio e l???amore della patria, su cui si accumulavano tante speranze e tante trepidazioni, ?? rotto e umiliato; i nostri amici e i nostri figli, che ieri ci sfilavano dinanzi splendidi e superbi, guardateli, li hanno vinti, non cantano pi??, non parlano, chinano a terra quelle care e altiere fronti giovanili che noi baciammo quando partirono, pensano e soffrono, e non vorrebbero pi?? tornare fra noi; oh no! tornate; siete sempre nostri; noi vi stringeremo al cuore collo stesso affetto di prima; sollevate la fronte, la vittoria non ?? sempre dei valorosi, coraggio, guardateci no, non vogliono, fanno cenno di no, continuano a camminare in silenzio, piangono. Oh ?? duro, ?? desolante, ?? uno spettacolo che strazia l???anima.

[77]

***

Per me ?? un tristo argomento di pensiero il maresciallo Mac-Mahon. La Fortuna ha veramente infami giuochi, come dice il Prati. Io m???immagino il ritorno del duca di Magenta a Parigi dopo la guerra del 1870, e lo confronto in cuor mio col ritorno ch???egli vi fece undici anni or sono dopo la guerra d???Italia. Tutto il corpo di spedizione sfil?? sotto gli occhi dell???Imperatore; tutta Parigi era affollata, per la lunghezza di tre o quattro miglia, dalle due parti della strada dove i soldati dovevano passare; i corpi d???armata entrarono nella citt?? ordinati e disposti, reggimento per reggimento, battaglione per battaglione, nello stesso modo che in guerra; ogni maresciallo precedeva il suo corpo. L???entusiasmo toccava il delirio; non si applaudiva, si mandavano grida di gioia inarticolate, come i ragazzi; si piangeva. Pass?? il Baraguay-d???Hilliers, col suo braccio monco, canuto e venerabile, e fu salutato con uno scoppio di evviva fragorosi. Pass?? il Canrobert, giovane, bello, colla sua lunga chioma ondeggiante, con quella sua aria di generale della repubblica, popolare e simpatico, e fu accolto anch???egli con vivissima espansione di entusiasmo. Pass?? il Niel, passarono parecchi altri generali di divisione e di brigata illustri e valorosi, e su questi, come sugli altri, fu versata una pioggia di fiori e di saluti. Ma quando comparve il maresciallo Mac-Mahon, l???antico soldato di Crimea, il valoroso espugnatore di Monte Fontana, l???ardito vincitore di Magenta, il caro e terribile Mac-Mahon, lodato e benedetto per tanto tempo da lontano, da tanto tempo aspettato e invocato, il pi?? glorioso figliuolo della Francia, come lo chiamavano, il braccio destro dell???Imperatore, l???idolo dei soldati, il primo campione dell???esercito d???Italia, allora da quell???immensa folla agitata proruppe un grido di gioia sovrumana; gli si strinsero intorno al cavallo, lo fermarono, [78] lo afferrarono pei grandi stivali, pel fodero della sciabola, per la tunica, e lo tennero l?? fermo per guardarlo negli occhi, per gridargli ch???era un valoroso, per dirgli che lo amavano, per fargli intendere coi gesti ch???egli era l???orgoglio della Francia; e intanto venivan gi?? dalle finestre mazzetti di fiori, ghirlande, corone d???alloro, tanto che n???era coperto lui e il cavallo e la strada; le signore sventolavano i fazzoletti dalle finestre; la folla, ondeggiando e spingendosi innanzi, raddoppiava le grida e gli applausi. ??? Largo! gridavano i lontani, vogliamo vederlo anche noi! tutti abbiamo diritto di vederlo! ??? Ma i vicini non volevano cedere; sbalzati indietro, si attaccavano al cavallo. ??? ?? il cavallo di Magenta! ??? dicevano, e lo accarezzavano, e lo baciavano, e gli accomodavano i fiori nella criniera..... Mac-Mahon pianse.

Ed ora? Ora lacereranno il suo nome, diranno che ha tradito la Francia, che ha condotto i suoi soldati al macello, che ?? un dissennato o un inetto, che lo si doveva prevedere, che si fece male a dargli il comando d???un corpo d???armata, che bisognava aver capito da un pezzo che egli non era altro che un caporale ardimentoso, ma che cervello e dottrina di generale non l???aveva avuta mai; che altre teste vogliono essere i capitani d???eserciti in questi tempi, e che ?? un???indegnit?? che gli si lasci ancora la spada, e che lo si dovrebbe porre sotto consiglio di guerra per dare una giusta soddisfazione alla Francia; e fors???anco.... fin dove possa giungere ne abbiamo avuto un esempio in Italia.

Codesti sono veramente grandi e terribili dolori che soverchiano l???anima e spezzano i cuori di tempra pi?? dura. E sar?? poi tutto suo l???errore? chi lo pu?? sapere? chi lo sapr??? Una svista d???un istante, una notizia falsa, un assegnamento fallito, uno slancio sconsiderato di coraggio, un???illusione sfuggevole, un punto, un nulla pu?? essere stato la cagione per cui s???attacc?? la battaglia, e ne segu?? il rovescio. E questo basta [79] per precipitare la fortuna d???un uomo; basta per strappargli dal capo incanutito nelle armi la corona di alloro e buttargliela ai piedi; basta per togliergli la fiducia dell???esercito, a cui consacr?? il suo sangue, i pi?? begli anni della sua giovinezza, ogni sua pi?? bella speranza; basta a contristargli per sempre la vita, che egli sperava di chiudere in una quiete serena, bella di mille splendidi ricordi, cinto d???affetti, coronato di gloria.

?? una sentenza che spaventa.

Noi siamo pi?? calmi e pi?? giusti; in noi l???ira cittadina tace, e il dolore, a cui l???ingiustizia delle precipitate condanne si perdona, ?? men vivo; sia per?? generosa e prudente la nostra parola. Per noi Italiani, il nome del Mac-Mahon ?? nome d???amico: nome di antico fratello d???armi, nome che ci ricorda i pi?? bei giorni e i pi?? cari entusiasmi della nostra rivoluzione; nome che ispira affetto e chiede gratitudine; non lo dimentichiamo. Si pu??, in Italia, portar diverso giudizio del governo napoleonico, e nutrir quindi per esso un sentimento diverso; ma pei generali, pei soldati, per tutti coloro che hanno combattuto per noi, accanto a noi, sulla nostra terra, non ?? possibile che un sentimento solo; e l???averlo ?? dovere, e l???esprimerlo ?? atto gentile. Per noi il Mac-Mahon era venerabile e caro quanto il pi?? vecchio e il pi?? prode dei nostri soldati; paghiamogli dunque oggi il debito di gratitudine che a lui ci lega, paghiamoglielo rispettandolo e difendendolo dalle ire ignobili e dalle persecuzioni crudeli. Chi ha mente e cuore per comprendere le grandi sventure e per misurare i grandi dolori mander?? da lungi un saluto riverente e affettuoso al vinto di W??rth, dicendogli dal pi?? profondo dell???anima: ??? Maresciallo! gl???Italiani non sono ingrati; per noi, voi siete sempre il vincitore di Magenta. Noi non dimenticheremo mai che la corona del Re d???Italia brilla del riverbero della vostra spada.

[80]

***

14 agosto.

Il dire ora che l???esercito francese ha tutto cattivo: generali, stato maggiore, armi, tattica, disciplina, non basta, perch?? codeste son cose che si possono mutare, e le muter?? l???esperienza; bisogna dare un giudizio di natura irrevocabile, che costituisca durevolmente nell???opinione volgare l???inferiorit?? della Francia.

E questo giudizio v????? chi l???ha trovato e lo esprime: ??? ??Il coraggio del soldato francese non basta pi?? oramai a vincere le battaglie; ?? una natura di coraggio che poteva far buona prova ai tempi dei fucili a pietra focaia, non pi?? ora coll???armi a tiro rapido, per le quali ci vuol calma, pi?? che altro, ed occhio. Il coraggio francese, impetuoso e tumultuario, nelle battaglie d???oggi non ?? altro che una cagione di disordine; riduce il combattere ad una continua rincorsa, che indugia il successo, prostra le forze, duplica le perdite, e d?? poca noia al nemico, o meglio non gli d?? altro che noia. I Prussiani hanno il vero coraggio saldo e longanime che ora ci vuole; il coraggio pensato, avveduto, immobile, che veglia ed aspetta e si scatena a tempo opportuno.??

Molti la pensano in buona fede cos??; una corsa precipitosa, un urlo e un colpo di baionetta, ecco la vantata furia francese. Qualcuno arriva persino a soggiungere: ??? Non ?? serio.

Oh vedete! Bisogna convenire che c????? della grande seriet?? in Europa, perch?? a porre il dito a occhi chiusi sulla carta geografica, nove volte su dieci si va a toccare un popolo che ?? in fama d???aver un coraggio poco su poco gi?? della maniera di quel dei Prussiani; e una o due volte appena, ci avviene di trovare un popolo famoso per quella specie di coraggio di corsa onde va lodata la Francia. Il soldato inglese ?? un soldato tenace, il russo tenace, l???austriaco tenace, il prussiano tenace, lo svizzero [81] tenace, il danese tenace, cento altri tenaci; e di corridori, d???incauti, di pazzi si conta appena il francese, l???americano, e forse qualche altro di cui ci sarebbe a discutere. C????? quasi da sospettare che quel coraggio l?? sia pi?? comodo, a vedere ch????? tanto pi?? comune.

Ma si pigli pure l???argomento da un altro lato. Si scomponga nei suoi elementi codesto coraggio dell???avvenire: si trover?? ch???essi sono, per esempio, la costanza, la fermezza, la fiducia profonda e salda nella forza propria, quella virt?? indomata e selvaggia che vuole, e s???ostina, e s???infiamma nell???avversit??, e si ritempra in s?? stessa e risorge dalle cadute pi?? fiera.

Ebbene, se la costanza si rivela in trent???anni di guerre gigantesche vinte a furia di lunghe marce forzate e a prezzo di fatiche e di stenti inauditi e incredibili; se la fermezza c????? campo di mostrarla sulle balze nevose e dirupate dei pi?? alti monti della terra, e a traverso i deserti, le lande, le paludi, a lontananze sterminate dalla patria, circondati di nemici, senza rifugio, senza soccorso, senza pane; se la fiducia nella forza propria ci ?? modo di spiegarla provocando l???Europa, gettandosi in mezzo a cinque eserciti nemici, riannodandosi, sgominati e dispersi, al suono d???un grande nome e all???annunzio d???un grande disegno; se la virt?? selvaggia che vuole e s???ostina c????? maniera di provarla rinnuovando dieci volte gli assalti disperati, morendo a mille a mille nelle marce disastrose senza alzare una protesta e senza proferire un lamento, e raggruppandosi e serrandosi in una piccola schiera, nei momenti supremi della sconfitta, per atterrire il nemico della sua vittoria e mostrare al mondo come si muore; se a tutte queste cose si pu?? dare il nome di costanza, di fermezza, di fiducia, di virt??, pi?? che d???impeto cieco e di foga istantanea, si giudichi se al soldato francese manca il coraggio dell???avvenire.

E poi, impeto! corsa! Ma, Dio mio! mentre si fa [82] impeto e si corre, i nemici fanno i fuochi di fila e scaricano i cannoni; la mitraglia squarcia le colonne assalitrici e sparge il terreno di membra spezzate e di sangue; e bisogna non badarci, bisogna serrar le file e procedere, bisogna passar sui cadaveri e fissar gli occhi sui crani spaccati senza lasciarsi prendere dal terrore e dalla disperazione; bisogna aver la forza di sentire col cuor fermo le grida orrende degli amici e dei compagni che giacciono mutilati e sformati, e guardare in viso la morte e saper morire; e che a dar questa virt?? sovrumana bastino l???immagine della patria, i colori della bandiera e il grido del colonnello. Questa ?? la furia dell???assalto francese, la furia che prese il Monte dei Cipressi, la chiesa di San Nicola, la torre di Solferino, le alture scoscese e formidabili di Pellegrino e di Folco; impeto! corsa! ?? un impeto che copre le chine di cadaveri, ?? una corsa di sangue che rimanda a casa i reggimenti decimati, e popola gli ospedali di braccia tronche e di gambe recise.

Il soldato francese ha anch???egli la sua ostinazione, l???ostinazione bella e spaventevole dell???ira; domandate agli Austriaci s???egli sa farsi trafiggere sui cannoni e intorno alle bandiere.

***

Era da prevedersi: la fama dei generali non basta pi?? oramai a saziare la malignit?? di chi sospirava l???umiliazione della Francia; si dubita dei soldati. Oh! ?? un dubbio infame. I campi di W??rth e le alture di Wissemburgo sono seminate di cadaveri prussiani. Le colonne del principe reale e del principe Federico s???avanzano per una campagna allagata di sangue. I dispacci che annunziano la vittoria a Berlino hanno tutti una parola di dolore sulla tremenda grandezza dell???eccidio ch???esse costarono ad ambe le parti. E non si potrebbe, senza infinita vilt??, dubitare del valore francese da noi, che li vedemmo morire al nostro fianco [83] a migliaia, col nome d???Italia sulle labbra, noi che ieri soltanto impallidimmo di meraviglia e di terrore dinanzi a un monte di teschi francesi sull???altura della chiesa di Solferino.

Non volete che lo si ricordi? Vi pesa la gratitudine?

Noi dobbiamo amare e venerare l???esercito francese fuori d???ogni ragione politica, d???ogni interesse nazionale, d???ogni legame di gratitudine. L???esercito francese ha una gloria sua e una vita sua, che pass?? incontaminata e splendida a traverso i regni, le rivoluzioni e le repubbliche, in nome di cui combatt?? da ottant???anni. Il soldato francese fu prima di tutto e sopra tutto il soldato della rivoluzione e della libert??. Mutata la bandiera, non gli si ?? mutato il sangue; e il suo coraggio s???accende ancora alla fiamma antica. Sotto il bigio cappotto batte tuttavia il cuore che batteva sotto la giacchetta del giovinetto dalle lunghe chiome, che volava ai confini della Francia scalzo, lacero e superbo. Nel nuovo soldato arde ancora lo spirito che reggeva la lena di quel giovanetto quando trascinava i cannoni su pei dirupi delle Alpi. Le file dei nuovi soldati tien salda ancora quella forza che stringeva i quadrati insuperabili sulle sabbie d???Egitto. Nel petto del nuovo coscritto ?? viva ancora quella virt?? tenace e magnanima che l???animava, estenuato e scarno, nella solitudine dei deserti di neve, in quella follia sublime della campagna di Russia. Noi amiamo codeste memorie, che l???esercito francese ci rappresenta, per il fecondo tumulto di affetti e di pensieri che ci suscitarono nell???anima; le amiamo come tutto quello che ?? grande e solenne per isventura e per gloria; amiamo codesto soldato perch?? fu valoroso, indomabile, sventurato, devoto; lo amiamo in s??, per s??, fuori del suo popolo e del suo sovrano; amiamo quel grande berretto velloso, quell???antica tunica a coda, quelle grandi ghette, quelle due tracolle incrociate delle guardie [84] imperiali, quei colori, quei segni, quei ricordi, quelle bandiere coi nomi di Friedland e d???Austerlitz, l???aura venerabile che muove da quelle file; amiamo quest???esercito, in fine perch?? anche noi, come quel giovanetto dei Miserabili, leggendo a sera tarda le pagine immortali della sua grande epopea, abbiamo sentito nella solitudine della nostra cameretta il passo misurato e pesante dei battaglioni della guardia, il grido lontano dei reggimenti, l???eco dei cento cannoni radunati e schierati sotto l???occhio fulmineo del grande capitano, e a poco a poco il cuore ci si gonfi??, l???occhio ci si emp?? di lacrime, il sangue ci arse, e spalancate con furia convulsa le finestre abbiam lanciato un grido d???entusiasmo nel silenzio della notte: ??? Viva l???Imperatore!

***

??? Da che parte tieni tu?

??? Dalla Prussia.

??? Perch???

??? Perch?? mi urta i nervi la blague dei Francesi.

S??, ritorniamo su quest???argomento; cos?? ??: tutto si perdona, anche a un nemico, fuorch?? il menomo segno ch???egli ci dia di credersi qualcosa da pi?? di noi. Ne siamo magari convinti, ce lo diciamo cento volte al giorno a noi stessi, daremmo gli occhi della fronte per poterci credere in diritto di alzar la testa e di camminare impettiti come lui; forse, in luogo suo, faremmo peggio, e lo diciamo noi stessi; ma non tolleriamo ch???egli mostri d???accorgersene e ci faccia capire che lo sa. In fondo, ?? un sentimento comune, ma meschino; basso poi e spregevole, quando si faccia cagione e alimento unico di avversione e d???inimicizia, reprimendo in noi tutti quei moti e combattendo tutte quelle tendenze che ci porterebbero pi?? ragionevolmente alla simpatia e all???affetto.

E poi, si noti, i Francesi hanno della blague non perch?? sono uomini come tutti gli altri che fecero [85] qualcosa da cui sia lecito trarre in qualche modo codesto diritto; ma perch?? sono Francesi. Che la blague sia fondata o no su qualche cosa di vero e di sodo non si cerca; quel che preme si ?? che la modestia sia rispettata; noi siamo i paladini della modestia. Ma badiamo di non ingannarci. Badino i pi?? furenti a non iscambiare il legittimo e fiero orgoglio nazionale a cui la blague d???ogni straniero riesce molesta ingiuriosa, col dispett??no e la stizzuccia che desta nelle anime piccole una superiorit?? incontrastata. Sentimenti molto diversi che vestono non di rado una forma.

La blague ?? il belletto della forza e della gloria, sempre e per tutto.

Io vorrei mettere l???Italia in luogo della Francia e che ogni Francese pigliasse un Italiano e gli dicesse, come a loro si dice, se non colle parole, col fatto: ??Tu sei un uomo di spirito: io faccio tesoro di tutti i tuoi bons mots, e quando voglio dire un???arguzia la rubo a te o calco la mia sul disegno della tua. Le pi?? belle commedie sono le tue, i pi?? bei romanzi sono i tuoi, le vetrine dei miei librai sono tutte piene dei tuoi libri; io sono vestito da capo a piedi dei panni che mi fai tu, e mia moglie e mia figlia si vestono come piace a te; tu se??? il legislatore del buon gusto, della moda, d???ogni cosa; quando la tua citt?? capitale starnuta, come dice Vittor Hugo, la mia le fa eco; quando d?? in una risata, la mia, per entrarle in grazia, fa le viste di crepar dalle risa; i miei ministri fanno tutto quel che ti frulla pel capo; i tuoi soldati sono i primi soldati del mondo; tutte le tue cose sono belle e grandi: noi ti rubiamo tutto: lo stile, le insegne delle botteghe, i giornali, l???accento, la lingua, i balli, i proverbi, i giuochi e le lorettes.??

Vorrei vedere la faccia di un Italiano a cui si tenesse questo discorso.

Ma noi Italiani, prima del 1866, non credevamo [86] forse l???Italia il prototipo della civilt??, l???avanguardia d???un???et?? nuova, il faro del mondo civilito ed incivilito? Non si usciva forse dai ginnasi e dai licei col profondo convincimento che in fatto di lettere, di scienza, d???arti, di armi, di coraggio, di ogni cosa ci lasciassimo addietro l???Europa? Ognuno di noi non era sinceramente persuaso e sicuro che ogni singolo Italiano dovesse infilzare con ogni colpo di baionetta una mezza dozzina di Croati? Gli Austriaci? Li abbiamo sconfitti a Goito. I Francesi? Li abbiamo battuti a Roma. I Russi? Li abbiamo vinti in Crimea. Gli Svizzeri? Li abbiamo sgominati a Castelfidardo. Il mondo intero? L???abbiamo dominato da Roma; Cesare e Bruto sono i nostri padri; in noi scorre il sangue dei vincitori del mondo; il nostro kepp?? ?? l???elmo di Scipio, e chi sa che un giorno non si ritorni a dettar legge da un capo all???altro del mondo!

E adesso non abbiamo ancora una folla di professorucoli di letteratura italiana che non sanno fare un discorso per distribuzione di premi senza levar l???Italia ai sette cieli e dir corna della Francia e del mondo?

***

Il soldato francese sente e comprende le cause nobili e giuste. Chi non ricorda il linguaggio ardito, affettuoso e gentile che ci parlavano nel cinquantanove, tutti, dal vecchio sergente della guardia all???imberbe coscritto del reggimento di fanteria? L???Italia! la libert??! Oh non c???era mica bisogno di spiegarglielo il perch?? li avevano mandati a combattere con noi, non c???era nemmeno bisogno ch???essi ci dicessero che lo sapevano: bastava guardarli negli occhi. Venivano come ad un convegno di antichi amici, e ci ringraziavano d???averli chiamati. Entrando in Torino sotto una pioggia di fiori, fra due ali di popolo che stendeva le braccia per strapparli dalle file e serrarseli nel petto, in mezzo a due schiere di carrozze piene di signori che li [87] chiamavano colle grida e coi cenni per portarseli a casa a desinare: ??? On ne commence pas bien, dicevano con accento tra tenero ed allegro, on nous fait pleurer. ??? Appena usciti dalle loro caserme, domandavano ai popolani dove fossero le nostre: ??? I bersaglieri! Vogliamo vedere i bersaglieri! ??? E corsero incontro ai nostri soldati che gi?? volavano verso di loro, e si abbracciarono. Essi sapevano poche parole d???italiano, ma si facevano intendere. Italie, Italie era il loro intercalare, il riempitivo dei loro discorsi, la loro parola d???ordine, e la dicevano colla voce commossa posandosi una mano sul petto, come si pronuncia il nome di una madre cara e sventurata. La sera essi passeggiavano a braccetto cogli operai, vecchi, donne e figliuoli insieme. Gli zuavi portavano i bambini; le manine bianche de ces petits Pi??montais si appoggiavano sulle spalle atletiche di quei superbi soldati; e quando gli uni e gli altri si accomiatavano, vedevansi quelle tenere braccia infantili strette intorno a quei colli robusti e bruni, come ghirlande di fiori intorno a colonne di granito.

Noi gli abbiamo visti partire, gli abbiamo accompagnati alla stazione, abbiamo sentito battere il loro cuore sul nostro prima che andassero a presentarlo alle palle tedesche, abbiamo udito il loro ultimo grido affettuoso di ??Viva l???Italia,?? prima che andassero a gridare al nemico quello formidabile di ??Viva la Francia;?? e quando la loro voce non giungeva pi?? fino a noi, vedevamo ancora agitarsi fuori delle finestre del convoglio le loro calotte rosse, le loro azzurre sciarpe, quei poveri fazzoletti turchini, che tanti di loro adoperarono poi invano per arrestare il sangue impetuoso nelle orrende ferite della mitraglia. Belli, prodi e generosi soldati!

***

.... E oggi, come allora, noi v???auguriamo la vittoria. La lotta sar?? terribile. Vi sorrida o no la fortuna, [88] essa coster?? molto sangue e molte lacrime alla Francia; di molte madri strazier?? il cuore e accorcier?? la vita; il lutto sar?? lungo ed amaro, e la traccia delle sventure e dei dolori incancellabile. Ma, n?? questo pensiero scemer?? l???animo vostro, n?? la immane forza nemica. Voi non difendete n?? la dinastia, n?? l???impero: difendete la Francia, la vostra bella ed amata Francia, le sue memorie, il suo genio, il suo nome, il suo onore, e in nome di questi affetti voi sapete morire.

Or bene; quando vi slancerete per l???ultima volta, decimati e scomposti, contro il nemico, passando sui cannoni e sui carri atterrati, per una via coperta di cadaveri e di sangue; gi?? abbandonati da molti dei vostri generali, morti o mal vivi, al riflesso dei villaggi incendiati, in mezzo agli ultimi e pi?? miserabili orrori della battaglia; se in quel momento supremo non bastasse pi?? a spingervi innanzi il nome della patria, il canto della Marsigliese, la vostra lacera bandiera, i grandiosi fantasimi delle Piramidi, delle Alpi, della Vistola, di Marengo, della Beresina; se in quel momento, sentendovi mancare la lena, bastasse a farvi fare l???ultimo sforzo un lieve impulso di pi??, e se questo impulso ve lo sentiste nell???anima pensando che v????? un popolo che in quel punto vi manda un saluto d???affetto e di gratitudine dal pi?? profondo dell???anima, e vi grida: ??? vincete! ??? e palpita per voi come se pugnassero al vostro fianco i suoi figli, ebbene, Francesi, la vostra terra ?? grande e generosa, voi avete sparso molto sangue per noi, voi siete nostri fratelli, voi avrete quel saluto e quel grido.

***

15 agosto.

Molti dicono: ??? Che i Francesi abbiano avuto la peggio da principio non mi dispiace; io gliel???avevo augurato; era bene che quello smodato orgoglio fosse [89] un pochino fiaccato; ora basta cos??, sono soddisfatto, vincano pure, grido anch???io: Viva la Francia.?????

Si lasci correre quel che c????? di stravagante e di pericoloso in codesto far le parti della vittoria come d???una torta sfogliata. Non ?? possibile gridar veramente col cuore: Viva la Francia! adesso, dopo aver desiderato ch???ella fosse condotta a questi estremi e corresse pericolo di una disfatta intera e irreparabile. Ma sia pur benedetto l???augurio, bench?? tardo, e s???avveri.

Ora io domando a coloro che persistono nel primo desiderio, non per altra ragione che di quell???orgoglio odiatissimo, se non credono proprio che possa bastare a contentarli quello che accadde finora. La Francia provoc?? e fu vinta; volle invadere e fu invasa; gridava: A Berlino, e ora si stringe intorno alle fortificazioni di Parigi; confidava nell???onnipotenza del suo esercito, e ora chiama alle armi tutti i cittadini; credeva che i suoi nemici si dissipassero al suo soffio, e gi?? parlava il linguaggio della vittoria, e ora dice ai suoi figli: Bisogna prepararsi a morire per salvare l???onore. E questo mutamento segu?? in pochi giorni, in poche ore, pu?? dirsi, e duramente, amaramente, a traverso d???una splendida illusione che le fece sentire intorno alla fronte l???alloro e le strapp?? un grido di trionfo, per ricacciarla subito nell???abbattimento e nel dolore, coronata di spine, muta ed intenta al crescente fragore dei nemici che credeva gi?? sgominati e lontani.

Quando un popolo ha provato di questi disinganni e di queste angoscie, se proprio non gli si augurava altro che una lezione di modestia, se non lo si odia di odio cieco e selvaggio, si deve dire: Basta!

Temono forse costoro che una grande vittoria a Metz risusciti l???orgoglio mal domato dalle piccole sconfitte di Wissemburgo e di W??rth?

Ah! quando dalla parte che vince vi era il terribile dilemma: ??? essere o non essere; ??? quando dietro [90] a quella parte v???era la grande citt??, il centro della vita d???un popolo, l???ultimo baluardo della sua libert??, l???ultimo ricetto della sua bandiera; quando tra le file della parte che vince, frammisti ai giovani soldati che amano la guerra e la gloria, vi sono i cittadini coi capelli grigi, gli operai, i genitori, che amano la vita pei figliuoli e la pace per il lavoro; quando si pensa alle ineffabili angosce che dester?? l???incertezza, alla sterminata ecatombe che coster?? la vittoria, al vuoto spaventevole che far?? trista la pace, allo strascico interminabile che codesta guerra gigantesca lascier?? di miserie, di malattie lunghe e penose, di legami d???affetto spezzati, di sogni di felicit?? svaniti, di orfani, di vedove, di vecchi parenti rimasti soli, di famiglie perpetuamente contristate dalla vista d???una cara persona mutilata e deforme; quando si pensa a questo non si teme che quell???orgoglio provocatore risorga, o se pur si teme, egli ci appare cos?? povera cosa, in confronto del flagello con che fu punito, che in verit?? non ci si pu?? fermare il pensiero.

***

.... Come quei quadri svariati, ove si vedono alla rinfusa paesaggi allegri e rupi nevose illuminate dalla luna, salotti signorili e campi di battaglia, donne, fanciulli e fiori, e in un cantuccio un uomo che dorme e sogna; cos?? io veggo ora Parigi a traverso le novelle, i romanzi, le commedie, i quadri, le poesie, i giornali, che ce ne resero famigliari gli aspetti, i costumi, i tipi, le consuetudini pi?? minute della vita di strada e di casa. Mi veggo vivo dinanzi agli occhi quello spettacolo grandioso; sento il rimescolamento suscitato in quell???aura tepida e molle di una vita di sfarzo e di piaceri, dall???improvvisa corrente infocata che porta dal campo di battaglia l???odore della polvere e lo strepito delle armi. A tratti a tratti l???elegante aspetto della splendida citt?? imperiale si altera e si perde, o [91] lascia apparire di sotto il profilo risentito e fiero della repubblica antica. Veggo un tratto di teatro tutto fitto di lumi; tendo l???orecchio se mi arrivasse un verso gentile del Musset o un motto arguto dell???autore di Dalila, e scoppiano le note terribili della Marsigliese. M???affaccio alla finestra per godere il brulich??o denso ed allegro di una grande strada di Parigi, e veggo una moltitudine compatta ed impetuosa che si allontana levando fiere grida di guerra e di morte. Sento una voce infantile e sonora, mi volto, mi veggo scintillare dinanzi due grandi occhi neri, mi ricordo del ritratto di Hugo, riconosco il caro e terribile gamin delle barricate, gli vado incontro; egli mi grida: ??? Armi! ??? e scompare. Guardo in un salottino lucente di seta e di specchi, una bella figura alta e flessibile, coi capelli sciolti, in atteggiamento stanco e voluttuoso; riconosco l???eroina dei romanzi, la protagonista dei proverbi, il primo fantasma acceso nei miei sogni giovanili dal Dumas e dal Sue; la chiamo, si volta, ?? mutata, ?? pallida, piange; il suo amante ?? alla guerra. Mi sento urtato per la via, mi volto, ?? l???impresario, il negoziante, il fattore, l???uomo panciuto del Kock, che schiaccia la gente nelle diligenze e arriva sempre a casa quando sua moglie ha finito; ?? lui, e me lo vedo vestito da guardia mobile, fiero e impettito, e mi grida colla sua grossa voce nasale: ??? Alla guerra! ??? Corro di caff?? in caff??, cerco il mio tipo di giovanotto da romanzo, bello, elegante, ricco, generoso, innamorato, benedetto di tutti i doni di Dio, e lo incontro vestito da tiratore algerino, colla testa rasa, con due grosse scarpe, col viso gi?? abbrunato dai primi soli del campo di Marte colle mani incallite dal fucile.... Parigi! bella e cara Parigi! ha pur detto bene quel grande che a viver lontani da te si sente sempre un po??? di vuoto nel cuore, ci pare sempre che qualche cosa ci manchi, si prova sempre qualche cosa che rassomiglia da lontano alla tristezza dell???esilio.

[92]

***

16 agosto.

..........

Se le guerre non fossero per molti altri effetti deplorevoli, questo per s?? solo basterebbe a farle ritenere una sventura: la sconfinata presunzione che si rivela nei giudizi e nella forma del linguaggio di tutti coloro che ne discorrono. ?? una cosa che non ha riscontro in nessun???altra occasione di avvenimento pubblico che sollevi delle discussioni; ?? la postergazione generale della modestia e del pudore; ?? un acciecamento completo. Si direbbe che l???aura della guerra entrandoci dentro ci tolga la facolt?? di sentire rettamente di noi, e ingigantisca nella mente di ciascuno il concetto di tutte le doti e le facolt?? naturali e acquisibili dell???anima sua. Improvvisamente, per virt?? della guerra, si desta e si sviluppa nell???anima del bottegaio, dello scolare, del fattorino, dell???impiegato, di tutte le persone pi?? aliene per istudi e per istituto di vita dalle cose militari, un amor proprio strategico, un amor proprio tattico, un amor proprio geografico, un amor proprio politico, un amor proprio storico, diecimila non mai provati amor propri, ombrosi, infiammabili, intolleranti, quali appena potrebbero essere scusati dalla coscienza d???un genio trascendentale e d???una dottrina meravigliosa.

La discussione non soffre confini; la parola ?? concitata e franca; il giudizio pronto, reciso e sicuro; tutte le parole, tutte le forme dubitative sbandite. Provatevi a dire: ??? Adagio, riflettiamo, aspettiamo, potremmo non avere inteso bene, ci potrebbe mancare ancora qualche elemento di giudizio, si potrebbe dare ancora qualche accidente che ci costringesse a modificare il nostro parere; si tratta di giudicare degli uomini che invecchiarono in codesti studi: quanto pi?? si va innanzi negli anni e nell???esperienza vedete che [93] pi?? si indugiano i giudizi e se ne tempera la forma; tanto pi?? dobbiamo indugiare e temperar noi; in queste cose l???inesattezza ?? ingiustizia, la precipitazione ?? colpa, la passione volgarit??..... Vi ridono sul viso, si meravigliano di voi, vi dicono che gli fate piet??, che la cosa ?? evidente, che loro l???avevano preveduta, che non poteva seguire altrimenti, che basta un poco di buon senso ad intenderlo.

??? Ma dite almeno che vi pare, che credete che sia cos??, che potreste ingannarvi.... ??? No, no, no, impossibile; l???ultimo monello di borgo San Frediano ?? fermamente e sinceramente convinto che s???egli fosse stato il Mac-Mahon avrebbe trovato modo di evitar la battaglia; che se avesse comandato la divisione del Douay non l???avrebbe sacrificata a quel modo; che se si trovasse lui sul campo di battaglia condurrebbe meglio il servizio degli avamposti francesi; che il Bazaine fa una bestialit?? ritirandosi; che Napoleone ?? una testa di legno; che la Francia ?? degenerata; che la razza latina ha bisogno del lume della sua mente e dello impulso della sua mano per rifarsi a nuovi destini....

***

.... La maggior parte di coloro che parteggiano per la Prussia, interrogateli della cagione; vi diranno che ?? l???antipatia per la Francia. Ebbene; non invidiamo loro il sentimento di soddisfazione che dai trionfi prussiani ricavarono e forse ricaveranno; non sar?? mai un sentimento che li appaghi, un sentimento di contentezza vera e nobile, in cui il loro cuore si quieti. La soddisfazione d???un trionfo che non deriva dall???affetto che si nutra per la parte che l???ottiene, non ?? pi?? la soddisfazione del trionfo, ma quella della sconfitta, ed ha per?? sempre qualcosa di torbido e di amaro, perch?? non ?? tutta generosa, n?? tutta legittima. ?? una reazione, di cui l???anima non si compiace quanto d???un sentimento spontaneo e schietto, a suscitare il quale la [94] vittoria per s?? sola ed in s?? sola basta, e la sconfitta non entra se non come fatto indispensabile o conseguenza necessaria. Quindi ?? che chi prova quella soddisfazione, non pu?? far s?? nell???esprimerla che l???espressione non ne tradisca l???origine e non abbia qualche volta delle forme dure. Siccome quel piacere non gli basta, fruga nella sconfitta a cercarvi nuovo alimento; le vuole assegnare delle cagioni che tornino a disdoro della parte che la tocc??; vuol distruggere o attenuare quelle che la spiegherebbero nel modo meno umiliante; della superiorit?? del numero del vincitore tocca di volo; del valore dei soldati vinti tace; teme che alla parte avversa sia rimasto anche un po??? di baldanza e di fiducia, e gliene vuol negare il diritto; deve infine esercitare ed esprimere un sentimento non degno, n?? a lui medesimo grato; un sentimento che non esprimeremmo mai noi, quando la fortuna sorridesse alla Francia, perch?? il nostro desiderio non mira all???umiliazione d???un nemico odiato, ma alla gloria d???un amico antico ed amato, e in questa si circoscrive e si appaga....

***

..........

.... Per noi la Francia ?? un affetto di fonte antica, per molte e nuove cagioni cresciuto, radicato, gagliardo; e per?? ci sar?? sempre un conforto, n?? lo muter?? la fortuna. Quest???affetto, dove la Francia soggiaccia, ci coster?? assai pi?? amarezza che non ne costerebbe la sua vittoria a chi oggi la vorrebbe veder nella polvere; ma perci?? ci sar?? pi?? caro, come tutti gli affetti che il sacrifizio accompagna e a cui la costanza ?? natura. Eravamo gelosi dell???integrit?? della Francia come di terra nostra, e ci abbiamo veduto entrar lo straniero. Ci sentivamo compresi della gloria delle sue armi, e l???abbiamo vista oscurarsi. Amavamo i suoi valorosi soldati, e li abbiamo visti disperdere. Veneravamo i suoi [95] vecchi generali, e li abbiamo sentiti vilipendere. Ci toccher?? forse assistere all???ecatombe di codesto immortale esercito, forse veder Parigi stretta dai nemici ad una difesa disperata, forse rinnovare tra le sue mura le prepotenze e gli oltraggi dell???invasione straniera. Per noi che amiamo la Francia saranno dolori veri e profondi; e li dovremo divorare in silenzio, tra i sorrisi di coloro che affrettano oggi col desiderio tutte codeste sciagure.

Ma l???affetto che nutrivamo per la Francia gloriosa, possente e temuta, per il suo esercito prediletto dalla vittoria, per il suo popolo ardente d???entusiasmo e di fede, quell???affetto lo conserveremo vivo sempre ed immutabile per la Francia caduta, per la Francia sventurata, ferita nel cuore e coll???alloro di regina dei popoli inaridito sulla fronte sanguinosa; lo conserveremo per i suoi soldati sparsi nelle citt?? e nelle campagne, intorno ai focolari domestici, a destare col racconto dei dolori patiti le lacrime materne e la piet?? dei congiunti; lo conserveremo per il popolo francese scorato, oppresso, diradato dalle prime battaglie e dalle ultime resistenze della disperazione. Allora s?? che il sentimento della gratitudine ci si far?? profondo nel cuore, e diventer?? un culto. Allora ci stringeremo con pi?? caldo entusiasmo a quella Francia che non cade mai, alla Francia che palpita nelle pagine dei suoi grandi scrittori e dei suoi grandi poeti, ed in loro onoreremo il suo nome e risaluteremo la sua gloria. E baster?? a confortarci la coscienza di avere amato e onorato quel grande popolo, amatolo vincitore, onoratolo vinto, senza ipocrisia, senza interesse, col cuore di fratelli, sempre.

[96]

RICORDI DI ROMA.

L???ENTRATA DELL???ESERCITO IN ROMA.

Lettere.

I.

Roma, 21 settembre 1870.

Le cose che ho da dire sono tante e tali che mi sar?? impossibile scriverle con ordine e chiaramente. ?? gi?? gran cosa aver la voglia di scrivere, mentre per le vie di Roma risuonano ancora le grida del primo entusiasmo e della prima gioia. Tutto quello che ho veduto ieri mi sembra ancora un sogno; sono ancora stanco della commozione; non sono ancora ben certo di essere veramente qui, di aver visto quello che vidi, di aver sentito quello che sentii.

Vi dir?? subito che l???accoglienza fatta da Roma all???esercito italiano ?? stata degna di Roma; degna della capitale d???Italia; degna di una grande citt?? sovranamente patriottica. Tutto ha superato non solo l???aspettazione, ma l???immaginazione. Bisogna aver veduto per credere. Dubiterete della mia sincerit??, lo prevedo; n?? debbo spender parole per prevenirvi, perch?? ?? troppo naturale; capisco che non posso aspirare ad esser creduto. Eppure sento che non vi dar?? che una pallida immagine della realt??! Son cose che non si possono scrivere.

[97] Ieri mattina alle quattro fummo svegliati a Monterotondo, io e i miei compagni, dal lontano rimbombo del cannone. Partimmo subito. Appena fummo in vista della citt??, a cinque o sei miglia, argomentammo dai nuvoli del fumo che le operazioni militari erano state dirette su varii punti. Cos?? era infatti. Il 4?? corpo d???esercito operava contro la parte di cinta compresa tra porta San Lorenzo e porta Salara; la divisione Angioletti contro porta San Giovanni; la divisione Bixio contro porta San Pancrazio. Il generale Maz?? de la Roche, colla 12?? divisione del 4?? corpo, doveva impadronirsi di porta Pia.

A misura che ci avviciniamo (a piedi, s???intende) vediamo tutte le terrazze delle ville piene di gente che guarda. Presso la villa Casalini incontriamo i sei battaglioni bersaglieri della riserva che stanno aspettando l???ordine di avanzarsi contro porta Pia. Nessun corpo di fanteria aveva ancora assalito. L???artiglieria stava ancora bersagliando le porte e le mura per aprire le breccie. Non ricordo bene che ora fosse quando ci fu annunziato che una larga breccia era stata aperta vicino a porta Pia, e che i cannoni dei pontificii appostati a quella porta erano stati smontati. Si parlava di qualcuno dei nostri artiglieri ferito. Ne interrogammo parecchi che tornavano dai siti avanzati, e tutti ci dissero che i pontificii davano saggio d???una meravigliosa imperizia nel tiro, che i varchi gi?? erano aperti, che l???assalto della fanteria era imminente. Salimmo sulla terrazza d???una villa e vedemmo distintamente le mura sfracellate e la porta Pia malconcia. Tutti i poderi vicini alle mura brulicavano di soldati. In mezzo agli alberi dei giardini si vedevano lunghe colonne di artiglieria. Ufficiali di stato maggiore e staffette correvano di carriera in tutte le direzioni.

?? impossibile ch???io vi dia notizie particolari di quello che fecero le altre divisioni. Vi dir?? della divisione Maz?? de la Roche, che ?? quella ch???io seguii.

[98] La strada che conduce a porta Pia ?? fiancheggiata ai due lati dal muro di cinta dei poderi. Ci avanzammo verso la porta. La strada ?? dritta e la porta si vedeva benissimo a una grande lontananza; si vedevano i materassi legati al muro dai pontificii, e gi?? per met?? arsi dai nostri fuochi; si vedevano le colonne della porta, le statue, i sacchi di terra ammonticchiati sulla barricata costrutta dinanzi; tutto si vedeva distintamente. Il fuoco dei cannoni pontificii, da quella parte, era gi?? cessato, ma i soldati si preparavano a difendersi dai muri. A 300 o 400 metri dalla barricata due grossi pezzi della nostra artiglieria traevano contro la porta e il muro. Il contegno di quegli artiglieri era ammirabile. Non si pu?? dire con che tranquilla disinvoltura facessero le loro manovre, a cos?? breve distanza dal nemico. Gli ufficiali erano tutti presenti. Il generale Maz??, col suo stato maggiore, stava dietro i due cannoni. Ad ogni colpo si vedeva un pezzo del muro della porta staccarsi e rovinare. Alcune granate, lanciate, parve, da un???altra porta, passarono non molto al disopra dello stato maggiore. Gli zuavi tiravano fittissimo dalle mura del Castro Pretorio, e uno dei nostri reggimenti ne pativa qualche danno.

Quando la porta Pia fu affatto libera, e la breccia vicina aperta sino a terra, due colonne di fanteria furono lanciate all???assalto. Non vi posso dar particolari. Ho visto passare il 40?? a passo di carica. L???ho visto, presso alla porta, gettarsi a terra per aspettare il momento opportuno ad entrare. Ho sentito un fuoco di moschetteria assai vivo; poi un lungo grido Savoia! poi uno strepito confuso; poi una voce lontana che gridava: Sono entrati! ??? Allora giunsero a passi concitati i sei battaglioni bersaglieri della riserva; giunsero altre batterie di artiglieria; s???avanzarono altri reggimenti; vennero oltre, in mezzo alle colonne, le lettighe pei feriti. Corsi cogli altri verso la porta. I soldati erano tutti accalcati intorno alla barricata; non si sentiva [99] pi?? rumore di colpi; lo colonne a mano a mano entravano. Da una parte della strada si prestavano i primi soccorsi a due ufficiali di fanteria feriti; gli altri erano stati portati via. Ci fu detto che era morto valorosamente sulla breccia il maggiore dei bersaglieri Pagliari, comandante il 35??. Vedemmo parecchi ufficiali dei bersaglieri colle mani fasciate. Sapemmo che il generale Angelino s???era slanciato innanzi dei primi colla sciabola nel pugno come un soldato. Da tutte le parti accorrevano emigrati gridando. Tutti si arrestavano un istante, a guardare il sangue sparso qua e l??, per la strada: sospiravano, e via.

La porta Pia era tutta sfracellata, la sola immagine enorme della Madonna che le sorge dietro era rimasta intatta, le statue a destra e a sinistra non avevano pi?? testa, il suolo intorno era sparso di mucchi di terra, di materassi fumanti, di berretti di zuavi, d???armi, di travi, di sassi.

Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri reggimenti.

In quel momento usc?? da porta Pia tutto il corpo diplomatico in grande uniforme, e mosse verso il quartier generale.

Entrammo in citt??. Le prime strade erano gi?? piene di soldati. ?? impossibile esprimere la commozione che provammo in quel momento; vedevamo tutto in confuso, come dietro una nebbia. Alcune case arse la mattina fumavano, parecchi zuavi prigionieri passavano in mezzo alle file dei nostri, il popolo romano ci correva incontro. Salutammo, passando, il colonnello dei bersaglieri Pinelli; il popolo gli si serr?? intorno gridando. A misura che procediamo nuove carrozze, con entro ministri ed altri personaggi di Stato, sopraggiungono. Il popolo ingrossa. Giungiamo in piazza di Termini; ?? piena di zuavi e di soldati indigeni che aspettano l???ordine di ritirarsi. Giungiamo in piazza del Quirinale. Arrivano di corsa i nostri reggimenti, [100] i bersaglieri, la cavalleria. Le case si coprono di bandiere. Il popolo si getta fra i soldati gridando e plaudendo. Passano drappelli di cittadini colle armi tolte agli zuavi. Giungono i prigionieri pontificii. I sei battaglioni bersaglieri della riserva, preceduti dalla folla, si dirigono rapidamente, al suono della fanfara, in piazza Colonna. Da tutte le finestre sporgono bandiere, s???agitano fazzoletti banchi, s???odono grida ed applausi. Il popolo accompagna col canto la musica delle fanfare. Sui terrazzini si vedono gli stemmi di Casa Savoia. Si entra in piazza Colonna: un grido di meraviglia s???alza dalle file. La moltitudine si versa nella piazza da tutte le parti, centinaia di bandiere sventolano, l???entusiasmo ?? al colmo. Non v????? parola umana che valga ad esprimerlo. I soldati sono commossi fino a piangerne. Non vedo altro, non reggo alla piena di tanta gioia, mi spingo fuori della folla, incontro operai, donne del popolo, vecchi, ragazzi: tutti hanno la coccarda tricolore, tutti accorrono gridando: ??? I nostri soldati! ??? I nostri fratelli!

?? commovente; ?? l???affetto compresso da tanti anni che prorompe tutto in un punto ora; ?? il grido della libert?? di Roma che si sprigiona da centomila petti; ?? il primo giorno d???una nuova vita; ?? sublime.

E altre grida da lontano: ??? I nostri fratelli!

***

Il Campidoglio ?? ancora occupato dagli squadriglieri e dagli zuavi.

Una folla di popolo accorsa per invaderlo ?? stata ricevuta a fucilate. Parecchi feriti furono ricoverati nelle case; fra gli altri un giovanetto che marci?? quindici giorni coi soldati. Il popolo ?? furente. Si corre a chiamare i bersaglieri. Due battaglioni arrivano sulla piazza, ai piedi della scala. I pontificii, al primo vederli, cessano di tirare; ma restano in atto di resistere.

[101] Una specie di barricata di materassi ?? stata costrutta a traverso il Campidoglio. L???assalirla di viva forza potrebbe costar molte vittime; s???indugia, forse gli zuavi s???arrenderanno, si dice che hanno paura dell???ira popolare. Tutte le strade che circondano il Campidoglio sono piene di gente armata che sventola bandiere tricolori e canta inni patriottici. Intanto ai bersaglieri che attendono sulla piazza vengono recati in gran copia vini, liquori, sigari, biscotti. La moltitudine va crescendo, cresce lo strepito. Qualcuno, forse un parlamentario, ?? salito sul Campidoglio. Parecchi ufficiali lo seguono. La folla, dal basso, guarda con grande ansiet??. Ad un tratto cadono i materassi della barricata e appaiono le uniformi dei nostri ufficiali che agitano la sciabola e chiamano il popolo gridando: ??? Il Campidoglio ?? libero. ??? La moltitudine getta un altissimo grido e si slancia con grande impeto su per la scala gigantesca; passa fra le due enormi statue di Castore e Polluce; circonda il cavallo di Marc???Aurelio; invade i corpi di guardia degli zuavi e rovescia, spezza e disperde tutto quanto vi trova di soldatesco. In pochi minuti tutto il Campidoglio ?? imbandierato. Il cavallo dell???imperatore romano ?? carico di popolani; l???imperatore tiene fra le mani una bandiera tricolore. Un reggimento di fanteria occupa la piazza. ?? accolto con grida di entusiasmo. La banda suona la marcia reale, migliaia di voci l???accompagnano. All???improvviso tutte le faccie si alzano verso la torre. Il popolo e i soldati ne hanno sfondata la porta, son saliti sulla cima, hanno imbandierato il parapetto. Un pompiere sale per mezzo d???una scala sulle spalle della statua e lega una bandiera alla croce. Un fragoroso applauso e lunghissime grida risuonano nella piazza. La grande campana del Campidoglio fa sentire i suoi solenni rintocchi. Da tutte le parti di Roma il popolo accorre entusiasticamente. Gli ufficiali che si trovano sul Campidoglio sono circondati e salutati con incredibile affetto. Si grida: ??? Viva [102] Vittorio Emanuele in Campidoglio! ??? Le donne si mettono le coccarde tricolori sul seno. Da tutte le finestre dei vicini palazzi si agitano le mani e si sventolano i fazzoletti. Molti piangono. Il movimento della folla ?? vertiginoso; il rumore delle grida copre il suono della grande campana.

I conventi vicini, dove si crede che siansi rifugiati gli zuavi e gli squadriglieri, sono circondati dai bersaglieri e dalla fanteria.

***

Si ritorna in fretta verso il Corso. Tutte le strade sono percorse da grandi turbe di popolo con bandiere tricolori. I soldati pontificii che s???avventurano imprudentemente a passare per la citt?? a due, a tre o soli, sono circondati, disarmati e inseguiti. Giungiamo in piazza Colonna. In mezzo alla piazza vi sono circa 300 zuavi disarmati, seduti sugli zaini, col capo basso, abbattuti e tristi. Intorno stanno schierati tre battaglioni bersaglieri. Il colonnello Pinelli e molti ufficiali guardano dalla loggia dello stupendo palazzo che chiude il lato destro della piazza. Popolani, signori, signore, donne del popolo, vecchi, bambini, tutti fregiati di coccarde tricolori, si stringono intorno ai soldati, li pigliano per la mano, li abbracciano, li festeggiano.

Nel Corso non possono pi?? passare le carrozze. I caff?? di piazza Colonna sono tutti stipati di gente; ad ogni tavolino si vedono signore, cittadini e bersaglieri alla rinfusa. Una parte dei bersaglieri accompagna via gli zuavi in mezzo ai fischi del popolo; tutti gli altri sono lasciati in libert??. Allora il popolo si precipita in mezzo alle loro file. Ogni cittadino ne vuole uno, se lo piglia a braccetto e lo conduce a desinare. Molti si lamentano che non ce n????? abbastanza, famiglie intere li circondano, se li disputano, li tirano di qua e di l??, avvicendando clamorosamente le preghiere e le istanze. I soldati prendono [103] in collo i bambini vestiti da guardie nazionali. Le signore domandano in regalo le penne.

Numerosissime frotte di cittadini continuano a passare l???una dopo l???altra pel Corso con grandi bandiere; alcuni drappelli ne hanno quattro, sei, dieci; alcune bandiere sono alte pi?? del primo piano delle case e vengono portate da due o tre persone. Tutta codesta gente trae con s?? soldati di fanteria e bersaglieri. Le canzoni popolari dei nostri reggimenti sono gi?? diventate comuni: tutti cantano. Passano carrozze piene di cittadini che agitano in alto il cappello; i soldati rispondono alzando il kepp??; le braccia si tendono dall???una parte e dall???altra, e le mani si stringono. Passano signore vestite dei tre colori della bandiera nazionale. Tutti gli ufficiali che passano in carrozza, a piedi, a gruppi, soli, sono salutati con alte grida. Si festeggiano i medici, i soldati del treno, gli ufficiali dell???intendenza. Passano i generali e tutte le teste si scoprono ??? Viva gli ufficiali italiani! ??? ?? il grido che risuona da un capo all???altro del Corso. In piazza San Carlo un drappello di carabinieri reali ?? ricevuto con indicibile festa. Da tutte le strade laterali al Corso continuamente affluisce popolo. Non v????? pi?? gruppo di cittadini che non abbia con s?? un soldato. Li osservano da capo a piedi, gli tolgono di mano le armi, gli parlano tenendogli le mani sulle spalle, stringendogli le braccia, guardandoli negli occhi cogli occhi scintillanti di gioia. ??? Viva i nostri liberatori! ??? si grida. Davanti al caff?? di Roma alcuni signorini gettano le braccia al collo di due robusti artiglieri e li coprono di baci disperati. A quella vista tutti gli altri intorno fanno lo stesso; cercano correndo altri soldati, li abbracciano, li soffocano a furia di baci. ??? Viva il nostro esercito nazionale! ??? gridano cento e cento voci insieme. ??? Viva i soldati italiani! ??? Viva il nostro re! ??? Viva la libert??! ??? E i soldati rispondono: ??? Viva Roma! Viva la capitale d???Italia! ??? In molti, specialmente nei giovani, l???entusiasmo sembra delirio; non [104] hanno pi?? voce per gridare, si agitano, pestano i piedi, accennano le bandiere e gli stemmi reali e fanno atto di benedire, di ringraziare, di stringersi qualche cosa sul cuore.

Io, ve lo giuro, non ho mai visto uno spettacolo simile; ?? impossibile immaginare nulla di pi?? solenne e di pi?? meraviglioso. Queste grandi piazze, queste fontane enormi, questi giganteschi monumenti, queste rovine, queste memorie, questo terreno, questo nome di Roma, i bersaglieri, le bandiere tricolori, i prigionieri, il popolo, le grida, le musiche, quella secolare maest??, questa nuova gioia, questo ravvicinamento che ci fa la memoria di tempi, di casi, di trionfi antichissimi e nuovi, tutto quest???insieme ?? qualche cosa che affascina, che percuote qui, in mezzo alla fronte, e pare che faccia vacillare la ragione; si direbbe che ?? un sogno; non si pu?? quasi credere agli occhi; ?? una felicit?? che soverchia le forze del cuore. Roma! si esclama. ??? Siamo a Roma? Quando ci siam venuti? Come? Che ?? accaduto? ??? Il ricordo di quello che ?? accaduto ?? gi?? confuso come se fosse d???un tempo remoto. ?? un???emozione che opprime. Ad ogni strada, ad ogni piazza in cui s???entri, l???occhio gira intorno meravigliato, e il sangue d?? un tuffo. Avanti, di meraviglia in meraviglia, di palpito in palpito, a misura che si procede, la fronte si solleva, il cuore si dilata, e sente pi?? gagliardamente la vita. Ecco la piazza del Popolo. Si corre all???obelisco, ci si volta indietro, si vedono davanti le tre grandi strade di Roma, si vede a sinistra il Pincio delizioso, laggi?? in fondo la cima del Campidoglio, tutt???intorno prodigiose bellezze di natura e d???arte, antiche, nuove, auguste, gaie, gigantesche, gentili; la mente sopraffatta si turba, ci prende un tremito, e bisogna sedersi ai piedi dell???obelisco, pigliarsi la testa fra le mani e aspettare che la lena ritorni.

Intanto imbrunisce. Il Corso s????? illuminato come per incanto. Il Corso, illuminato, ha veramente un [105] aspetto fantastico. Candellieri, doppieri, lumi d???ogni forma e d???ogni grandezza risplendono sulle ringhiere dei terrazzini e sui davanzali delle finestre. A percorrere la strada in carrozza non si vede pi?? terra: ?? tutto un mare di teste, a cui la strada non basta, e che straripa nei caff??, nelle piazze, nelle botteghe, negli atrii, nei vicoli. Codesta immensa folla ?? rischiarata da migliaia di fiaccole. Drappelli di signore a due a due passano tenendo in mano dei cerini accesi, che fanno vedere il loro seno coperto di coccarde, di sciarpe, di nastri tricolori. Sulla superficie di codesto mare di gente nuotano, sbattuti di qua e di l??, cappelli di bersaglieri, kepp??, berretti, canne di fucile a centinaia. Le signore gettano gi?? dalle finestre fiori e confetti ai gruppi dei soldati che tendono le mani. Da un capo all???altro della lunghissima strada, a ogni passo si sentono dieci voci che cantano insieme. I soldati non sono pi?? condotti, sono travolti. I cittadini, non pi?? paghi di tenerli a braccetto, camminano tenendogli un braccio intorno al collo. Passano donne con un pennacchio di bersagliere nelle treccie. Famiglie ferme sui marciapiedi arrestano i soldati per mettere nelle loro braccia i bambini. Il grid??o nel Corso ?? oramai giunto a segno che chi ?? stanco dalle fatiche della mattina non vi pu?? pi?? reggere.

Salgo in una carrozza, e chieggo d???essere condotto al Colosseo. Attraverso la stupenda piazza della Colonna Traiana, piena di gente anch???essa e illuminata; passo per parecchie piccole strade; dappertutto lumi. Guardo nei caff??, nelle osterie: dappertutto soldati e popolani insieme, dappertutto grida di viva Roma e viva il nostro esercito, dappertutto canti, amplessi, grida di gioia, bandiere. Eccoci nel Campo Vaccino. ?? notte fitta, e il classico lume di luna sul Colosseo non risplende ancora. Non importa; il cielo ?? stellato, e vedr?? del sublime monumento almeno i contorni. Da tanti anni ardevo di vederlo! Il cuore mi batte a precipizio. [106] Ormai sono in un luogo deserto, non sento pi?? una voce, non un passo; tutto ?? queto ed oscuro. Eccoci, mi dice il cocchiere. Io balzo in piedi, guardo, travedo un???immensa macchia nera sul cielo, e tanto ?? l???impeto e la dolcezza con cui i ricordi e le immagini della memoranda giornata mi assalgono tutti in un punto, che non s???arresta il mio sguardo sui meravigliosi contorni, n?? ivi si pu?? arrestare il pensiero. Sguardo e pensiero si levano pi?? in alto, e dal profondo del cuore, col pi?? ardente palpito che potr?? mai destare in me l???amor di patria, sciolgo un ringraziamento a quella Giustizia nel cui nome l???Italia grid?? al mondo: ??? Voglio la libert?? ??? e giur?? di conseguirla; nel cui nome aspett?? per tanti anni, confid??, sper??, sofferse, sorse, bagn?? del sangue dei suoi figli tutti i suoi monti e tutti i suoi fiumi, cacci?? lo straniero, si compose a nuova vita; nel cui nome ?? entrata oggi in Roma e ha inalberato sulla torre del Campidoglio la sua bandiera gloriosa, benedetta ed amata.

II.

Roma, 26 settembre.

Senz???aver veduto Roma ?? impossibile formarsi una giusta idea dell???effetto che pu?? fare. E di Roma come di Venezia: la prima cosa che si fa, appena entrati, ?? di dimandarsi se si sogna o se si ?? desti. Sembra una citt?? guardata a traverso d???una lente che ne ingigantisca i contorni. Si direbbe che le case, le piazze, le chiese, le fontane, le scale, le colonne, tutti i monumenti di Roma sono stati fatti da una razza d???uomini fisicamente il doppio di noi. Noi ci sentiamo piccoli, passando per queste piazze e per queste vie; ci pare d???esserci rifatti bambini; l???uomo diventa formica, come dice Victor Hugo. Per guardare il sommo degli edifici e delle colonne bisogna torcersi il collo; [107] per vedere il fondo alle piazze ci vuole il cannocchiale; per muoversi, la carrozza; per non perdere la bussola, un volume di cinquecento pagine sotto il braccio; per non lasciarsi soverchiare dalla commozione, almeno un paio di case a Firenze che diano la rendita di cinquantamila lire. ?? una citt?? che stordisce; ecco la vera parola. Non mi ricordo chi sia quell???illustre straniero che, entrando in Roma per porta del Popolo, fu sorpreso e commosso a tal segno dallo spettacolo della piazza, del Pincio, delle tre grandi strade, delle chiese, degli obelischi, di tutte le meraviglie che s???abbracciano da quella porta con uno sguardo solo, che fu costretto ad appoggiarsi sul braccio del suo vicino. Tale ?? veramente l???effetto che fa Roma in quel punto. Il primo bisogno che si sente ?? di aver accanto qualcuno da stringergli il braccio e lasciargli il livido. Se non ci fosse gente intorno, si manderebbe un grido.

***

Io vidi una bellissima scena. I nostri soldati entrarono in Roma per porta Pia e andarono difilato sino a Montecitorio. Fosse caso o disegno, non lo so; ma per far quel cammino passarono dinanzi ai pi?? stupendi monumenti di Roma.

Non mi ricordo il primo entrato che reggimento fosse. Giunge in piazza di Termini, dove c????? una fontana bellissima. Per chi non ha mai visto Roma, le sue fontane, cos?? gigantesche e fantastiche, sono una delle pi?? profonde sorprese. I soldati si voltano, guardano e prorompono in un lungo oh! che si propaga di compagnia in compagnia, di battaglione in battaglione, man mano che giungono nella piazza. Chi rallenta il passo, chi si ferma, chi vorrebbe avvicinarsi. ??? Animo, animo, ??? dicono gli ufficiali, ??? ci sono altre cose pi?? belle da vedere. ??? I Romani ridono al vedere i soldati tanto sorpresi di s?? piccola cosa. ??? Vedrete ben altro, ??? dicono, ??? questo non ?? niente; andate, andate, vedrete [108] ben altro. ??? I soldati vanno innanzi voltandosi indietro ad ogni passo e discorrendo forte tra loro.

Il reggimento giunge in piazza del Quirinale. Lo spettacolo ?? meraviglioso. A destra un palazzo gigantesco; in mezzo alla piazza una fontana due volte pi?? grande, pi?? bella, pi?? stupenda della prima; statue, vasca, getto d???acqua, tutto colossale. Si vede in lontananza la cupola di San Pietro, una gran parte di Roma, monte Mario, il Tevere, la campagna, un panorama grandioso e imponente. I soldati rimangono attoniti, senza profferir parola, senza neanco accorgersi delle grida e degli applausi che li accompagnano; guardano colla bocca aperta e gli occhi spalancati, come se si fossero affacciati a un mondo nuovo; il silenzio dura per qualche momento; il popolo tace anch???esso come per non turbare la dolcezza di quella contemplazione. A un tratto sorge tra le file una voce altissima: ??? Viva Roma! ??? Tutto il reggimento risponde: Viva Roma! ??? Andate, andate, ??? dicono di nuovo i Romani, questo non ?? niente, ben altro vi resta da vedere. ??? Il reggimento continua la sua strada.

Ecco la piazza di Trevi, la fontana di Trevi. Che cos????? questo? Com????? qui quella roccia? Di dove scende quel fiume? Chi ?? quel gigante? I soldati prorompono insieme in un grido di meraviglia e di gioia, tendono le braccia, si affollano, si stringono, par che si vogliano gettare nella fontana. ??? Viva Roma! ??? gridano; ??? Viva l???esercito! ??? rispondono i Romani, e di nuovo: ??? Avanti, vedrete, vedrete. ??? Ma che si pu?? vedere ancora di pi?? bello? La fontana di Trevi ?? veramente prodigiosa, non par vera, pare una cosa sognata, una cosa da giardino fatato, letta nelle Mille e una notte. ??? Ah! non ce la volevano dare Roma? ??? esclama un ufficiale; eh! ora si capisce. ??? Come vi piace la citt??? domandano i Romani, passando e agitando le bandiere. Cosa rispondere? I soldati non rispondono che: ??? Roma! Roma! ??? Il reggimento va oltre.

[109] Ecco la piazza Colonna, la Colonna....

Soldati e popolo cominciarono a girare attorno alla Colonna; sonavan trombe, tamburi, grida; v???eran dei Tedeschi e degl???Inglesi con noi, e in quel momento, commossi anch???essi, ci strinsero la mano dicendo: ??? .... Bel giorno! Bei momenti!

..........

..........

LA CUPOLA DI SAN PIETRO.

Per quanto si sia parlato, scritto e disegnato della basilica di San Pietro, qualcosa da dire resta sempre. E poi, questa volta, sotto la cupola di San Pietro c????? una grande novit??: i bersaglieri, dei quali non ?? fatto cenno, credo, n?? dalle guide, n?? dai libri archeologici, n?? dalle opere artistiche; e spero che la mia penna d???oca, coll???aiuto delle loro penne di cappone, riuscir?? a far qualcosa.

Ecco schietta e netta l???impressione che mi fece San Pietro.

Andai l?? con un mio amico ch???era gi?? stato a Roma. Passando sul ponte Sant???Angelo, incontrammo un ufficiale che ci consigli?? di tornare indietro. Adesso ci troverete una processione di soldati, disse; ne sono piene tutte le scale, pare una caserma, bisogna tornarci pi?? tardi.

Pi?? tardi? Con questa po??? di febbre che ho addosso? Dopo aver veduta quella benedetta cupola per cinque giorni, a otto miglia di lontananza, grande, netta e spiccata, che mi pareva a due passi, e mi faceva soffrire le pene di Tantalo? ?? impossibile; fin che non ci sono sopra, mi par di sentirmela sul petto. Andiamo a vedere questa meraviglia. A San Pietro!

[110] La carrozza era gi?? al di l?? del ponte Sant???Angelo, quando il mio compagno mi consigli?? di chiuder gli occhi e di non aprirli prima che me lo dicesse; li chiusi.

A un tratto la carrozza si ferm?? e l???amico disse: ???Guarda.???

Guardo: siamo in mezzo alla piazza. Ecco le colonne, le fontane, la gradinata, la cupola, ogni cosa come si vede nei quadri: nulla di nuovo e nessuna sorpresa.

???Dunque???? l???amico domanda, ???non ti scuoti? che impressione ti fa? non ti par bello, grande, sublime????

Io sono mortificato, non trovo parola. Questa ?? la famosa basilica? Questa la cupola che si vede di lontano quaranta miglia? Questo il gran colosso di San Pietro?

???Dunque????

???Dunque..... senti, amico, vuoi ch???io ti dica la verit??????

???Quale????

???Mi par piccolo.???

???Cosa????

???Tutto: la piazza, la chiesa, la facciata, la cupola, tutto quello che vedo.???

Il mio amico diede in uno scroscio di risa.

???Sar?? ridicolo; ma ?? vero. Mi par piccolo, mi par piccolo, mi par piccolo. Son disilluso.???

???Guarda quell???uomo.???

???Quale????

???Quello seduto ai piedi d???una delle colonne di mezzo della facciata.???

Guardo l???uomo, misuro coll???occhio tutta l???altezza della colonna, misuro la larghezza, poi l???uomo di nuovo, confronto, riguardo ed esclamo:

????? immenso!???

???Ah! qui ti volevo! Bisogna confrontare, caro mio. [111] Come ti puoi accorgere che qualcosa ?? gigantesco dove tutto ?? gigantesco? A prima giunta, tutti guardano in su, e tutti dicono come te. Scendiamo.???

Si scende di carrozza, si sale la gradinata: non finisce mai. Si guardano le colonne della facciata: ingigantiscono a ogni passo. Giungiamo dinanzi: sono larghe come case. Guardiamo in su: sono alte come campanili. Ci voltiamo indietro: quanta strada s????? fatta! Le fontane, pur ora cos?? grandi, son diventate piccine che non paiono pi?? quelle. Un soldato vicino a noi esprime benissimo questo stesso effetto; guarda la facciata e dice: Gonfia.

Entriamo. Guardo.... ???Amico, questa volta te lo dico sul serio: sono deluso.???

???Aspetta. Vedi quella colomba in bassorilievo, di marmo bianco, qui nell???angolo????

???Vedo.???

???A che altezza ti par che giunga della tua persona????

???Al collo.???

???Vediamo.???

Si va innanzi.... Diavolo, non ci siamo ancora? Pareva a due passi. Eccoci. Oh questa ?? curiosa! Stendo il braccio in alto, mi alzo sulla punta dei piedi, e non ci arrivo.

???Guarda le lettere di quell???iscrizione lass??; come ti paiono alte????

???Quattro palmi.???

???Sono pi?? alte di te. Guarda quelle finte colonne; come ti paiono larghe????

???Un braccio.???

???Tre metri.???

Comincio a capire. In mezzo alla chiesa si vede un gruppo di ragazzi intorno a una cosa alta che sembra una statua. Andiamo innanzi, innanzi, innanzi: oh cospetto! i ragazzi sono soldati d???artiglieria grandi e robusti come Ciclopi; la cosa alta ?? la statua di San Pietro; i soldati le baciano il piede; un pretino poco [112] distante guarda e sorride con un???aria di sorpresa e di compiacenza; par che dica: ??? Sono cristiani queste bestie feroci! meno male!

V????? una lunga fila di soldati in ginocchio intorno all???altar maggiore. Altri, negli angoli lontani, stanno contemplando le statue, e per convincersi che sono di marmo, mettono loro le mani sulle spalle, sulle braccia, sulle ginocchia, come fanno i ciechi per riconoscere. Un gruppo di bersaglieri ?? estatico davanti a San Longino. Parlano tra loro. Mi avvicino e colgo la sentenza finale d???uno di essi, che mi ha l???aria di un monferrino: A j????? nen a dije; a l????? un bel travaj.

Siamo sotto la cupola. Su la testa. Ah! qui l???effetto ?? veramente prodigioso! ?? bello il vedere il mutamento che si fa in tutti i visi appena si voltano in su. Molti, appena guardato, chinano la testa e chiudono gli occhi, come se avessero intraveduto l???abisso. In altri il volto e l???occhio s???illuminano come a una visione di cielo. ?? una meraviglia che ha dell???estasi. ?? il solo punto della chiesa in cui collo sguardo si sollevi al cielo il pensiero. Nelle altre parti ?? magnificenza che seduce e splendore che affascina, non grandezza che ispira; ci si sente il teatro; si pensa pi?? alle fatiche e ai milioni che vi si profusero, che a quegli cui furono dedicati; pi?? ai pittori e agli scultori, che agli angeli e ai santi. L???anima ?? cos?? tenacemente legata alla terra dalle meraviglie dell???arte, che a sprigionarla e levarla in alto occorre assai maggior forza e pi?? difficile lotta, di quel che a farla uscir vittoriosa dalle tentazioni esterne della vita, contro cui la chiesa dovrebbe servir di rifugio.

Si va innanzi, indietro, a destra, a sinistra, e a misura che si procede la testa si fa pesante e la vista s???intorbida. Ad ogni passo cento nuove cose, l???una pi?? straordinaria e mirabile dell???altra: si affacciano confusamente allo sguardo, vicine, fitte, ammontate. L???attenzione a tutte insieme non basta; sopra una sola non [113] pu?? fissarsi, ch?? le altre la tirano; cos?? tremola e si stanca senza nulla abbracciare. Colonne enormi, statue gigantesche, bassorilievi, dipinti, mosaici, ori, ricchezze e bellezze d???ogni forma e d???ogni natura; vi si passa accanto senza neanco guardare; si travedono e si dimenticano le une nelle altre.

Si vede in fondo alla chiesa qualcosa di nero che brulica intorno alla porta; sar?? una compagnia di soldati che entra. Quei colossi di angeli che reggono la pila dell???acqua benedetta sembrano due giocattoli da ragazzi. In vari punti ci sono dei soldati che si chinano a guardare sul pavimento: guardano le indicazioni della lunghezza delle pi?? grandi basiliche del mondo. Quale arriva a met??, quale a due terzi, quale a un terzo: chiesuole. Mamma mia! esclamano i soldati napolitani. Quante moltiplicazioni dovranno fare, tornati ai loro villaggi, per dare un???idea di San Pietro col confronto della chiesa parrocchiale! Alcuni notano sul taccuino le dimensioni. Altri fanno il conto di quanti soldati ci starebbero. ??? Ci stanno tutti i soldati del 4?? corpo d???esercito? ??? S??.... e forse anche tutte le maledizioni che mandarono al servizio delle sussistenze.

Ecco la porta per salire alla cupola. Coraggio e su, che sar?? una sudata memorabile. Si sale per una scala a chiocciola; i gradini sono larghissimi e appena rilevati; si va su a grandi giri, agevolmente, senza avvertir la salita. Il muro ?? coperto di lastre di marmo dov????? segnato il nome di tutti i principi del mondo che salirono alla cupola. C????? l???iscrizione di Ferdinando II di Napoli. Sotto, appoggiate al muro, ci stanno otto daghe da bersagliere. Pi?? su, a ogni passo, cappelli coi pennacchi, kepp??, sciabole di cavalleria, cinturini, giberne. Sopra la testa e sotto i piedi, un fracasso da stordire. Sono squadre intiere di soldati che scendono, salgono, s???incontrano, si salutano, si esprimono l???un l???altro lo stupore e l???allegria. Gi?? si leggono pei muri le loro iscrizioni, ch?? il soldato, per dove passa, lascia sempre [114] traccia di s??. Sotto quella del Borbone che dice: Re del regno delle due Sicilie, sal?? nella cupola ed entr?? nella palla, si legge: Tale dei tali, allora caporale del genio, ha avuto l???onore di salutarla a Gaeta.

Oh, ecco una finestra, guardiamo gi??. Mi corbelli? Siamo gi?? oltre il tetto dei pi?? alti palazzi. Si ripiglia la salita, si cammina altri dieci minuti, ecco una porta: si esce al cielo aperto. Eccoci sul tetto della chiesa: ?? una piazza d???armi. Si vede da una parte un edifizio rotondo, alto quanto una chiesa ordinaria; non ?? altro che una delle cupolette minori che fanno da stato maggiore alla principale. ?? grande e stupenda, ma nessuno la guarda; non s???ha tempo per guardare tutte le minuzie. Si corre al parapetto, si guarda nella piazza, ?? un formicaio. Si guardano le statue che sorgono in fila sul sommo della facciata: che moli! Piedi che non istanno sul tavolino dove scrivete; pieghe dei panni in cui si pu?? nascondere un uomo; dita che paiono clave. V????? una chiave di San Pietro che a prima giunta si piglia per un?????ncora di bastimento. I soldati scorrazzano da tutte le parti, chiamandosi e salutandosi dalla piazza al tetto, dal tetto alla cupola, ed esprimendosi la meraviglia con quel ridere allegro e quelle esclamazioni scherzose: ??? Che bagattella! ??? E chi vuol andare di qua, chi di l??; si tirano, si spingono, si aggruppano, si sparpagliano, correndo, ridendo e chiacchierando, come i ragazzi nel cortile di un collegio, ??? ???Bisogna farsi coraggio,??? dice uno, ???e salire, perch?? se non si va in paradiso questa volta, non ci si va pi??.??? ??? ???Ma questa cupola par piccola,??? ripeto al mio amico. E lui: ???Guarda in cima.??? L???ultimo terrazzino sotto la palla ?? pieno di soldati; o come mai si vedono cos?? piccoli se son cos?? vicini?

Su, alla cupola. Sali e gira e rigira, ecco una porta che d?? sur una galleria; la galleria d?? nell???interno della chiesa; mi affaccio, mi tiro indietro, ho paura che mi pigli la vertigine. ???Guarda la sala del Concilio, [115] laggi?? in quella nave della chiesa,??? mi dice il compagno. Guardo; ???Ma come! l?? dentro stavano tutti quei vescovi? Ma se ?? grande come una scatola da tabacco!??? Cosa sembrano gli uomini? Mi ricordo il detto del Guerrazzi: quello che sono, insetti. Intorno a quell???altarino di mezzo ce n????? uno sciame; sembrano una macchia nera che si muova. Guardo dietro di me, nel muro, e m???accorgo che quelle testine d???angiolo a mosaico ch???io vedeva di gi??, starebbero bene sopra un par di spalle larghe quattro metri.

Si risale. Scale lunghe e diritte di cui si vede appena la sommit??, scale a chiocciola dove per salire bisogna afferrarsi a una fune, scale di legno a zig zag, scale comprese fra due pareti curve dove bisogna camminare rotolandosi sulla parete pi?? bassa; e daccapo scale dritte, e daccapo scale a chiocciola, e avanti, sudando, ansando e soffiando; ecco finalmente un raggio di luce, una porta, eccoci sulla sommit??, ecco tutta Roma: oh che aria viva e leggera!

La prima esclamazione che mi colpisce arrivato l?? ?? d???un artigliere lombardo. ??? Madona! ??? egli esclama giungendo le mani ??? alter ch???el domm de Milan!

Si guarda gi??, sul tetto della chiesa, dove si era poc???anzi: si vede una processione di formiche. La gente che passeggia per la piazza si discerne appena; le due grandi fontane sembrano due pennacchi bianchi agitati; le cupole minori della basilica, campanelle di quelle piccine, che si mettono sulle statuette dei santi. Tutta la citt?? si abbraccia con uno sguardo. Subito danno nell???occhio le mura del Colosseo e delle Terme, nere e gigantesche. Le statue in cima alle colonne, le punte degli obelischi, le curve sponde del Tevere, il Pincio, la villa Borghesi, il Quirinale, San Giovanni Laterano, il Gianicolo, che sembra una collinetta di giardino, tutto si vede distintamente. Il giardino del Vaticano sembra un???aiuola. Il Vaticano un edifizio comune, coi cortiletti; ?? tutto chiuso e deserto. Ecco [116] Monte Mario. Ecco laggi?? la campagna romana, nuda e sinistra; di qui debbono aver veduto il passaggio delle divisioni del Cadorna, compagnia per compagnia, cannone per cannone. Ecco Monterotondo, Tivoli, Frascati, Albano, e pi?? a destra, lontano, quella sottile striscia luminosa, il mare. Roma! Roma! Benedetto nome che non s????? mai stanchi di dirlo; c????? qualche segreto in questo suono; Roma! Pare che sempre ce lo ripeta l???eco nell???orecchio: Roma! Eccola qui tutta....

Un soldato accanto a me guarda anch???egli Roma con aria pensierosa; pare che voglia dire qualche cosa, sorride, alza una mano, la batte sul parapetto: Finalment....

Sentiamo quel che vien dopo.

??? Ghe semm!

Senti come l???ha detto con gusto! E tutti gli altri soldati, sul punto di scendere, agitando una mano: ??? Addio, addio, Roma!

E gi?? per le lunghe scale tortuose echeggia il suono dei passi precipitosi e delle voci allegre.

PRETI E FRATI.

Nelle caserme pontificie si trovarono molte copie d???un inno di guerra, dettato in francese, che par che dovessero cantare gli zuavi andando a combattere. Ha molti punti di somiglianza colla Marsigliese. Ha un ritornello che comincia: Catholiques, debout! Ha una strofa che arieggia quella dell???inno francese: Entendez-vous dans ces campagnes, colla differenza che ai f??roces soldats sono sostituiti les barbares. Ha un verso che dice: Viendront-ils nous PRENDRE (ci dev???essere un verbo pi?? feroce, ma non lo ricordo) nos ??glises, nos [117] pr??tres? E il verso dopo: Non, non, on n???y touchera pas. E altre amenit?? poetiche su quest???andare.

Ma dal verso in cui ?? detto che gli Italiani vanno a Roma per far man bassa sulle chiese e sui preti, si capisce che dovette esser quella la finzione di cui si servirono principalmente i fautori del governo papale per suscitare e tener vivo il fanatismo nei soldati, per ispirare nel popolo l???avversione al governo italiano, e per alimentare la diffidenza in quei molti che, pure essendo cattolici in buona fede, manifestavano o lasciavano trapelare sentimenti e desiderii italiani.

Questo fatto spiegherebbe pure l???astensione d???una parte del popolo dalle dimostrazioni entusiastiche cos?? nella citt?? di Roma che nei villaggi della provincia.

A Monterotondo, discorrendo con un cittadino dei pi?? noti, e in voce di liberale, gli domandammo come fosse contento del nuovo stato di cose:

???Per me sono contentissimo;??? rispose, e lo diceva sinceramente: ???tutto va bene, non si potrebbe desiderare di meglio.??? E poi a bassa voce: ???Hanno rispettato le chiese, hanno lasciato stare i preti; messe, vespri, funzioni, ogni cosa come prima.???

???Oh curiosa! Ma credeva che si venisse qui a guastare il mestiere ai preti, lei????

???Io?... nemmen per sogno.???

Certo che lo credeva, e con lui chi sa quanti, che all???entrare dei nostri soldati si saranno chiusi in casa e fatti dar del codino. Ma ora che si son disingannati e rassicurati, non credo che saranno meno sinceramente Italiani degli altri.

Non ricordo in che villaggio, una donna del popolo ferm?? il primo ufficiale che vide, e gli disse con voce affannosa e supplichevole: ????? una buona persona il nostro curato, glie l???assicuro; ?? un galantuomo; non gli dispiace mica che vengano i soldati del Re; non gli facciano nessun male, lo dica ai soldati, ci faccia questa carit??....???

[118] Quella donna credeva fermamente che il mandato dell???esercito italiano fosse di far la festa ai preti, come diceva don Abbondio. Ora lamentatevi, se vi pare, ch???essa non abbia messo fuori della finestra la bandiera tricolore.

Passava un drappello di seminaristi, per una via di Nepi, poco dopo che v???erano passati i soldati. Un popolano, accennandoli, disse in tuono burlesco: ???Ora.... quelli l??.... ?? finita....??? E mi guardava.

???Perch?? finita???? gli domandai.

???A questi lumi di luna....???

???Ma che lumi di luna! I seminarii e i seminaristi seguiterete ad averli; ce li abbiamo anche noi, e ce li avremo sempre.???

Fece un atto di sorpresa, e poi domand??: ???In Italia? Ce li avete anche voi in Italia????

???Sicuro.???

???E passeggiano per le strade????

???Passeggiano per le strade.???

???E nessuno gli dice nulla????

???E cosa volete che gli dicano????

C???era da perdere la pazienza; mi ripugnava quasi di credere a tanta ignoranza.

In una via remota di Roma, poco dopo l???entrata dell???esercito, si vide un vecchietto che all???aria, doveva aver avuto una tal paura delle cannonate da perdere il lume della ragione. Alla paura delle cannonate gli era poi sottentrata la paura delle dimostrazioni. Passavano alcuni giovani cantando e sventolando bandiere. Non avendo pi?? tempo di fuggire, credette di dover far l???Italiano per non essere accoppato. Cominci?? collo sforzarsi a sorridere, e poi, raccolto tutto il suo coraggio, grid?? con una voce da moribondo: ??? Accidenti ai preti!

Le bricconate fatte per vilt?? sono pi?? rivoltanti di quelle fatte di proposito. Uno dei giovani del drappello lesse nel viso al vecchio e gli disse con piglio [119] severo: ???Per essere Italiano non c????? mica bisogno di dir delle insolenze ai preti, sapete!???

Il vecchio rimase attonito.

???Non ce n????? proprio bisogno,??? soggiunse il giovane allontanandosi e continuando a guardarlo. Il povero Italiano fallito non proffer?? pi?? parola. Anche a lui, certo, era stato dato a credere il viendront-ils degli zuavi.

Un oste, all???apparir dei soldati, s???affrettava a nascondere certi palloncini da luminaria su cui era scritto: W. Pio IX. Un ufficiale lo sorprese, e gli disse:

???Lasciate quella roba dove si trova.???

???Ma io....???

???Lasciatela.???

???Ma io non son mica per il Papa; io son per lor signori.???

???Ma per esser per noi, non c????? mica bisogno di rinnegare il Papa!???

???Ma questa roba....???

???Ma questa roba vi potr?? ancora servire, e tra poco, speriamo, perch?? le cose s???aggiusteranno.???

???Lei dice bene.???

???E voi facevate male.???

Del resto, i preti mostrarono di non aver le paure che s???adoperavano a mettere negli altri. Mentre nelle vie dei villaggi la buona gente tremava per la loro vita, essi, dalla finestra, assistevano tranquillamente al passaggio dei reggimenti, e molti non abborrivano dall???onorare d???un cortese saluto gli ufficiali a cavallo.

Un solo frate mostr?? d???aver paura dei soldati, e fu vicino a Civita. Veniva innanzi con un somarello verso un battaglione di bersaglieri, pallido e tremante, e giunto a pochi passi dai primi soldati, si ferm?? e giunse le mani in atto di chieder grazia. ??? Fa nen ???l farseur ??? gli disse un caporale. Gli altri gli domandarono notizie del Santo Padre. Qualcuno gli offr?? del pane. Rassicuratosi, pareva matto dalla contentezza.

[120] E non mancarono i preti che accolsero festevolmente i soldati. A Baccano un prete e un frate stettero a veder sfilare sei battaglioni di bersaglieri sulla porta del convento, sereni e ridenti ch???era un piacere a vederli. Tutti i soldati, passando, dicevano qualche cosa all???uno, all???altro.

???Si va a Roma, reverendo.???

???Dio v???accompagni!???

???Senti! ?? dei nostri!???

Il prete si mise una mano sul cuore.

??? Viva! viva! si grid?? dalle file. E il frate e il prete ringraziarono.

Non ho sentito mai, n?? altri pu?? affermare d???aver mai sentito, un soldato dire una parola sconveniente ad un prete. Scherzi, s??; ma urbanissimi, e condonabili sempre alla gaiezza del soldato. Se l???Unit?? Cattolica osservasse che ?? inurbanit?? il dirigere la parola a chi non si conosce, le si potrebbe rispondere che nessuno obbligava i preti a mettersi alle finestre o a piantarsi sull???uscio della casa parrocchiale quando i reggimenti passavano. Se vi stavano, vuol dire che ci si divertivano; non so se ci sarebbero stati quando fossero passati gli zuavi.

Nei primi due giorni non si videro in Roma n?? preti n?? frati, o almeno pochissimi. Ma non si pu?? dire che stessero nascosti per timore: qual ragione di temere i nostri soldati a Roma pi?? che nella provincia? Stavan chiusi, si capisce, per non aver a prendere parte, neanco come spettatori, alle dimostrazioni del popolo. Tuttavia, ripeto, alcuni se ne videro anche il primo giorno, e passavano in mezzo alle bandiere e alle grida, sicurissimamente, come in casa propria, senza esser nemmeno guardati. E s?? che le vie di Roma, stando a quello che scrisse don Margotti, eran piene di facinorosi, di tigri assetate di sangue e di donne di mala vita, tutta gente, come diceva l???oste milanese della Luna piena, latina di bocca e latina di mano.

[121] La mattina dopo il 20, venendo dal Campo Vaccino sul Campidoglio, la prima cosa che vedo, in cima a una delle grandi scale che danno sulla piazza, ?? un gruppo di bersaglieri e di frati che se la discorrono fraternamente, seduti sugli scalini. I bersaglieri mangiavano; due o tre frati rivolgevano tra le mani una gamella, guardandola di sopra e di sotto; altri tenevano in mano un pane di munizione; altri osservavano con molta curiosit?? i cappelli piumati appesi al muro. Ci fosse stato un fotografo! Parevano amici vecchi. A un bersagliere che scendeva domandai: che cosa dicono i frati? ??? So??? chi?? etaliani de noautri, ??? mi rispose ridendo.

La sera, per le strade, se ne videro molti. Ce n???era di tutti i colori: bianchi, neri, bigi, cacao. Alcuni erano accompagnati da soldati. La gente guardava e rideva. Era infatti una mescolanza cos?? nuova e strana, che pareva di sognare. E il modo con cui andavano assieme! Come fosse la cosa pi?? naturale del mondo, come fossero stati insieme sempre: discorrevano di politica.

Passando in certe strade remote, i soldati vedevano qua e l?? sparire delle tonache e chiudersi degli usci. Da certe finestre spuntavano visi di reverendi rannuvolati, guardavano intorno come per consultare il tempo, e sentite grida o musiche lontane, richiudevano le imposte. Altri uscivano in fretta da una porticina, si arrestavano a un tratto, come le lucertole, a spiare in giro, e poi via rasente il muro a lunghi passi. Per certe strade quiete e deserte pareva di sentire dei fruscii misteriosi, come di notte per gli anditi delle chiese e delle sagrestie.

Qualche prete, attraversando in fretta via del Corso e travedendo qualche nuova uniforme, si fermava in un canto, fuori della folla, per vedere che bestia fosse. Ne vidi due che sbirciavano da lontano due carabinieri in tenuta di parata. Lo guardarono dalla testa ai piedi, dai piedi alla testa, e poi si consultarono [122] l???un l???altro tacitamente, stringendo le labbra coll???aria di dire: ??? Che roba ???

Curiosit?? n???avevano, certo; ma non guardavano mai diritto. Passando accanto ai soldati, lanciavano occhiate di traverso, rasente il cappello, al di sopra della spalla, tra le dita della mano, o facevano scorrere due dita intorno al collo come per allungarsi il collare, tanto per aver agio di voltare la faccia senza parer di guardare.

Lasciamo gli scherzi; debbono aver detto in cuor loro: ??? Qual differenza dai nostri zuavi!

Chi avesse visto in viso quei due cardinali, di cui non ricordo il nome, che passarono in carrozza dinanzi ai bersaglieri, presso Castel Sant???Angelo, poco dopo ch???era stato ordinato alle truppe di render loro gli onori come ai principi del sangue; chi avesse visto il sorriso che fecero quando si videro presentare le armi, lo sguardo benigno e gentile che girarono sui soldati, e l???atto di ringraziamento con cui accompagnarono lo sguardo, e la serena e lieta dignit?? con cui si ricomposero dopo quell???atto; chi li avesse visti avrebbe giurato che un sorriso, uno sguardo e un atto cos??, quei due cardinali non lo avevano mai fatto ai loro bene amati campioni.

E cardinali, e preti, e frati, se v???era fra loro chi credesse a quello che le femminucce di Civita e di Nepi credevano, e quanti Romani cattolici trepidavano per le chiese e pei sacerdoti, debbono essersi tutti solennemente e irrevocabilmente ricreduti. Sentivano dire che i soldati italiani erano barbari, e non li hanno visti torcere un capello a un reverendo; ch???erano empi, e li hanno veduti affollarsi nelle chiese a baciare i piedi dei santi; ch???erano vandali, e li hanno visti pagare ogni cosa a soldi sonanti, e regalare le pagnotte ai frati; ch???erano licenziosi e insolenti, e hanno sentito dire dai popolani: ??? Che rarit?? di soldati son questi che non dicon nulla alle donne! ??? Volere o non [123] volere, un grande edifizio di menzogne ?? caduto, e perdio, si potr?? raccoglierne i ruderi, ma non si rifabbrica pi??.

Quante conversioni politiche hanno fatto i nostri soldati!

Quanto poi ai preti e ai frati, io avrei voluto leggere nel loro cuore la sera del 20 settembre. Se ?? vero che la meravigliosa dimostrazione di Roma, tanto superiore a ogni previsione e a ogni speranza, abbia pi?? che commosso, sopraffatto e sbalordito nella corte pontificia i pi?? fieri e ostinati nemici d???Italia, che non avr?? potuto di pi?? sul cuore dei molti in cui la convinzione era fiacca e la nimicizia determinata solamente dall???interesse? Quelle poche fibre italiane, che il conte di Cavour non voleva credere morte neanche nel cuore del Papa, debbono essersi scosse nel loro cuore la sera del 20 settembre. Le grida e i canti del popolo debbono essere risonati nelle celle silenziose dei monasteri, come un avvertimento, come un consiglio, come un rimprovero. Molti debbono aver invidiato dal pi?? profondo dell???anima quella gioia; debbono aver rimpianto di essersi ridotti in condizione da non poterla godere; alcuni, forse, tendendo l???orecchio alle musiche lontane, debbono aver provato un sentimento di tenerezza mesta ed amara, debbono essersi ricordati di avere una patria, debbono aver sentito che l???amavano; debbono aver profferito in segreto il suo nome, debbono averla invocata, debbono aver domandato con sincere lacrime a Dio che ispirasse nel cuore del Pontefice il bisogno di riconciliarsi con lei, di riconoscerla, di benedirla, di troncare con una parola generosa la guerra insensata che in mezzo a tanta gioia e a tanto affetto li condannava alla solitudine e all???abbandono come rinnegati o stranieri.

[124]

LE TERME DI CARACALLA.

???Andiamo alle terme di Caracalla.???

???Andiamo; si pu?? passare vicino al Circo Massimo.???

???E attraversare il Campo Scellerato.???

???E veder l???arco di Giano.???

???E la Cloaca Massima.???

Niente di meno! Ponete d???essere due amici a far questo dialogo, e ditemi se non c????? da sentirsi gonfiare, e mettersi a parlar latino, anche a rischio di far fremere di sdegno grammaticale il sacro suolo e le venerande rovine.

Per andare alle terme di Caracalla si pass?? accanto a tutti quei monumenti; ma in fretta, e senza molto badarvi, che tanto c???era stato detto e ridetto delle terme, da toglierci pel momento ogni altra curiosit?? e ogni altro pensiero.

??? Vi faranno pi?? impressione del Colosseo, ??? ci aveano detto molti. Noi non lo credevamo possibile, e perch?? il Colosseo ce n???aveva fatta moltissima, e perch?? l???idea prosaica che in fin dei conti le terme erano uno stabilimento di bagni, come si diceva scherzando, ci teneva in freno l???immaginazione.

Per istrada, si celiava confrontando la prima austerit?? dei costumi romani, quand???era proibito al genero di fare il bagno in presenza del suocero, colla licenza degli ultimi tempi, allorch?? si vedevano sporgere dall???acqua alla rinfusa teste di patrizi e di matrone, e i consoli spruzzare i senatori, e l???imperatore tuffarsi nella natatoria in mezzo ai popolani, e le schiave aspettar le padrone nelle celle per ricomporre sui capi stillanti i crines suppositi, e ungere le membra d???unguento.

??? Le terme, signori, ??? dice a un tratto il cocchiere.

[125] Una gran muraglia nera e una gran porta, ?? tutto quello che mi ricordo della parte esterna. Il primo momento in cui ci si trova davanti a qualche cosa di straordinario e di grande non resta mai distinto nella memoria. La porta s???apre, entriamo in una specie di vestibolo, e udiamo una voce che dice: ??? Qui v???erano le celle pei signori romani che non volevano bagnarsi in pubblico. ??? Non si guarda, si va innanzi altri pochi passi, ci siamo.

Guardiamo un pezzo in silenzio.

Siamo in mezzo a un campo cinto da quattro muri altissimi. Nel muro dirimpetto a noi v????? una gran porta per cui si vede un altro campo. In fondo a questo una seconda porta, in dirittura della prima, per cui si vede un altro campo ancora, e via via, fino a un muro lontanissimo che sembra chiudere l???edifizio. Alla nostra sinistra una porta come le prime, e altri campi, e altri muri, e altre porte; e tutto deserto e silenzioso come una citt?? abbandonata. Guardiamo in terra: v????? ancora in un angolo un pezzo di pavimento di mosaico uguale e intatto come fatto ieri. In alcuni punti il terreno si alza, in altri si abbassa. Vicino al muro v????? un tronco di statua. Accanto alla porta alcune nicchie vuote.

??? Qui c???era un grandioso porticato, ??? dice uno. Non ve n????? pi?? traccia, andiamo innanzi. ?? una solitudine che fa quasi paura. Eccoci nel secondo campo. Muri, porte e mucchi di terra come nel primo, e deserto e silenzio. Oh! eccoci nel centro dell???edifizio. Di qui si capisce qualcosa. Vediamo.

Guardo intorno: che triste e grande spettacolo! Mura altissime, nere, scalcinate, solcate da larghe e profonde screpolature, che serpeggiano dalla sommit?? al suolo, lasciando in qualche punto travedere l???esterna campagna. Alte e leggere v??lte, somiglianti a cupole di chiese, rotte a mezzo della loro immensa curva, e terminanti in punte, in lingue, in tronchi d???arco prolungati [126] e sottili, che minacciano rovina. Qua e l?? enormi pilastri monchi, spezzati a mezzo come da un urto violento, o man mano digradanti in grossezza dal basso all???alto, fino a disegnarsi nel cielo smilzi e snelli come obelischi. Porte e finestre sformate, squarciate agli spigoli come dall???uscita forzata di un corpo pi?? grande, e dentellate in giro, e dentro buie come bocche di mostri. Scale coi gradini divelti, spaccati, corrosi, in mille modi scemati e guasti, come da una mano rabbiosa. E via pei muri fori d???ogni forma, e incavature larghe e profonde, di cui non si scerne la fine, e vestigia interrotte della commessura dei piani, e traccie di porte, di nicchie, di pareti, di canali, di vasche. E in terra, in mezzo a codeste rovine gigantesche, larghi pezzi di pavimento, simili a macigni franati, sostenuti da pali, coperti ancora dell???antico mosaico; massi di marmo bianco, rottami di colonne di porfido, pietre di sedili, frammenti di statue, ornati di capitelli, lastre e sassi; ogni cosa alla rinfusa, sossopra, come crollato pur ora. E fra masso e masso, fra rudero e rudero, l???erbe e i fiori silvestri, con cui la terra, ultima trionfatrice, apertosi il varco a traverso pavimenti marmorei, risaluta il cielo e la luce, a lei per tanti secoli e da s?? formidabile strato contesi.

Si guarda e si pensa. ?? tristo, ?? penoso lo sforzo che si fa per ricostrurre nella mente nostra l???intero edifizio. Quegli avanzi non bastano; sono troppo rotti e sformati. Si segue coll???occhio la curva d???un arco, e si dimentica il contorno della colonna; si va oltre nella direzione d???un andito, e il profilo d???un pilastro ci sfugge; ci sfuggono, a misura che si disegnano, le linee, e colle linee le proporzioni, e colle proporzioni l???effetto, che sarebbe immenso, dell???assieme. Quegli avanzi son come le note interrotte d???una musica lontana, che s???indovina e non si gusta. ??? Se ci fosse qualcosa di pi??, ??? si pensa; ??? se per esempio quella parete fosse finita, se qui non ci fosse questo vuoto, se l?? rimanesse ancora [127] quell???atrio, quante cose se ne potrebbe argomentare e capire! che peccato! ??? E pi?? e pi?? volte si ricomincia, con mesto desiderio, questa ricostruzione mentale. Si vedono di sbieco, per una porta, i primi gradini di una scala; chi sa dove mena? Si corre con grande curiosit??, si guarda; che stizza! la scala ?? troncata a met??. Si vede l???imboccatura d???un andito: diavolo, dove riesce? Si corre a vedere: oh delusione! riesce nei campi. Si stanca l???occhio sulle volte e sulle pareti che dovevano essere dipinte, caso mai ci restasse un po??? di colore, qualche linea, una traccia qualsiasi: nulla. Nulla delle vaste gallerie dove si facevano i giuochi, nulla dei portici stupendi che cingevano l???edifizio centrale, nulla delle enormi colonne che sostenevano il piano di mezzo. Ebbene, ci si attacca a quel poco che resta, si combina, si congettura, si fantastica. Le sale dal centro si pu?? supporre che cosa fossero. Qui si capisce che si nuotava, l?? si dovevano vestire, sopra ci dovevano essere le biblioteche, di qui doveva scendere l???acqua. Si seguono attentamente le ondulazioni del terreno, si tien l???occhio fisso nelle nicchie vuote, come se ci fossero ancora le statue, si entra nelle celle dove l???immaginazione ?? pi?? raccolta, e si guarda a lungo in terra e sulle pareti, che cosa? nulla, ma si guarda, n?? ci si pu?? allontanare prima d???aver molto guardato.

E il pensiero s???immerge nel passato.

Animo, rifacciamo queste mura, e su di esse i grandi dipinti fantastici, e lungo le pareti i duemila sedili marmorei, e nelle nicchie i capolavori dello scalpello antico, l???Ercole, la Flora colossale, la Venere Callipigia; e lungo i portici e in giro per le sale le colonne di porfido; e lass??, in alto, le celle dorate e inghirlandate; e laggi??, in fondo, i giardini ombrosi e le fontane dai cento zampilli. E duemila Romani in preda all???ebbrezza dei piaceri. L???aria ?? profumata. Cadono nelle celle le bianche stole delle matrone, e le schiave affannate sciolgono i calzari purpurei e le treccie brillanti [128] di perle. Dall???acque, infuse di balsami, emergono i volti accesi di volutt??. Sull???orlo delle vasche si affollano i servi colle striglie argentee e i vasi degli unguenti. Al rumore delle acque cascanti si mescono le musiche e i canti dei cenacoli; le grida del popolo plaudente ai giuocatori risonano dalle gallerie; e s???odon le voci dei poeti che declamano i versi, e via per gli anditi e per le scale e pei recessi dell???edifizio enorme echeggiano accenti allegri, e trasvolano veli candidi, e passano, salgono, scendono, s???incontrano senatori canuti e dame chiomate, e giovinetti, e ancelle, e schiavi; e si mescono in un voc??o confuso tutte le lingue ed in un diffuso splendore tutte le ricchezze del mondo.

Ed ora muri diroccati, mucchi di sassi, un po??? d???erba selvatica, e silenzio.

Poter rivivere un istante quella vita, o vederla vivere un istante, trasvolando, con un???occhiata, a traverso un velo!

Ora tutto ?? mutato. Invece delle vaste sale cinte di colonne, quei gabbiotti soffocanti degli stabilimenti di bagni, coll???avviso: ??? ?? proibito di fumare. ??? Invece delle grandi piscine, la tinozza dove si sta rattrappiti e immobili, come i feti nei vasi; e invece delle musiche dei cenacoli, il campanello per la biancheria.

Eravamo nell???ultima sala, o campo (ch?? non v????? pi?? tetto) quando il silenzio profondo che regnava intorno fu rotto improvvisamente da una voce: ??? Veni c??.

Guardammo in su: era un soldato di fanteria che dal sommo d???un muro altissimo chiamava i suoi compagni rimasti gi??, e accennava alla bella veduta che gli si offriva all???intorno.

Alcuni soldati vicini a noi raccoglievano le pietruzze dei mosaici. Altri esperimentavano l???eco gridando dei comandi militari. Pi?? in l?? v???era una signora con un ufficiale.

Salimmo anche noi dov???era il soldato. La scala ?? aperta, se ben mi ricordo, in un pilastro. ?? una scala [129] larga e comoda; ma infinita. Giungemmo senza fiato sur un piano, credendo che fosse l???ultimo; ma guardando intorno, ci accorgemmo che non eravamo nemmeno a mezz???altezza. Da ogni parte ci sovrastavano archi e mura, che pareva s???innalzassero a misura che salivamo. Guardammo gi??, e ci meravigliammo d???esser saliti tanto. Da quel punto, abbracciando collo sguardo una gran parte dell???edifizio, potevamo formarci un pi?? adeguato concetto della sua grandezza. Ci trovavamo sopra una lingua di v??lta sottilissima, che pareva stare in aria per miracolo. A guardar gi?? per le fessure girava la testa. Da un lato si vedeva una lunga fila di porte. Ci avanzammo; ma fatti pochi passi, ed accortici che mancava il soffitto, si dovette tornare addietro. Si scopriva di l?? tutta la campagna romana del mezzogiorno; si vedeva il monte Testaccio, i deserti prati del popolo romano, la basilica di San Giovanni Lateranense, e uno sterminato acquedotto.

Si scende, si torna verso l???uscita, di sala in sala, di rovina in rovina, sempre fra mura gigantesche e grandi porte, per cui si vedono altre mura e altre porte lontane. Ad un tratto, voltandoci a sinistra, vediamo un grande portico oscuro, e uno spazio di terreno senz???erba, sparso di marmi. Ci avviciniamo; son pezzi di statue. V???hanno delle teste enormi colla fronte e gli occhi levati in alto, che dovevano sorreggere qualcosa; torsi di guerrieri atletici senza capo; in un canto un mucchio di teste di d??i, di soldati, d???imperatori, di vergini, tutte mutilate, e col viso rivolto verso chi guarda; rottami di colonne che tre uomini non possono abbracciare, e mucchi di figurine e di pezzi d???ornato staccati dai capitelli, e pietre di mosaico sparse. Tutti questi marmi lasciati cos?? in terra e disposti con un certo ordine, danno a quel luogo qualcosa dell???aspetto d???un camposanto; quelle teste paiono crani; al primo vederle si d?? un tremito, come se guardassero. V????? fra le altre cose, una manina [130] di donna colle dita tronche e un po??? di braccio piccino e gentile, abbandonata in terra, mezzo nascosta e lontana da tutti gli altri rottami. ?? singolare: desta quasi un sentimento di piet??.

Uscimmo senza parlare. Tale ?? l???effetto che fanno le terme: la gente entra, guarda, gira, e nessuno parla; si passano accanto e non si badano, tutti pensano; si entra allegri, si esce tristi. Tornando in citt?? ci parve d???entrare in un mondo nuovo. Io pensavo alla strana impressione che m???aveva fatto fra quelle mura il suono di certe parole piemontesi. Ed avevo sempre dinanzi delle figure, antiche, in atteggiamenti allegri ed alteri, e ponendole accanto a quelle rovine, mi sentivo stringere il cuore. E ripetevo quasi macchinalmente tra me: ??? Tutto ?? passato!

UN???ADUNANZA POPOLARE NEL COLOSSEO.

Erano le tre dopo mezzogiorno. Il popolo romano si recava al Campidoglio per eleggere la giunta provvisoria. Tutte le strade che conducono al Campo Vaccino erano percorse da folti drappelli di cittadini con bande musicali e bandiere. Arrivati al Campo, i drappelli si confusero in tre o quattro lunghissime colonne, e mossero insieme verso il Colosseo. Andavano a otto a otto, a dieci a dieci, allineati e stretti come soldati, levando tratto tratto altissime grida e lunghi applausi.

Le gallerie del Colosseo erano gi?? affollate. Centinaia di fazzoletti e di bandiere sventolavano fra gli archi altissimi, e dentro suonava un grid??o continuo e diffuso come muggito di mare in tempesta. Si vedeva una colonna dopo l???altra versarsi nel vasto recinto, e rimpicciolire subitamente come se ne sparisse per incanto [131] una parte. Turbe di popolo che tenevan tutta la strada si vedevano ristringersi e quasi perdersi, come piccoli drappelli, in un cantuccio dell???arena. Continuamente affluiva popolo, e la folla dentro non pareva crescere. Una parte della prima galleria era piena zeppa di gente; ma cos?? lontana, bench?? solo a mezz???altezza del muro, da non riconoscerne i visi a occhio nudo. Dalla galleria in gi??, su tutti i gradini, su tutti i macigni, su tutti i rialzi del terreno v???era popolo: donne, bambini, signori, poveri, tutti vestiti a festa, con nastri tricolori e coccarde. Da una parte dell???arena v???era un palco, e sul palco un pulpito; intorno molte grandi bandiere tenute da cittadini. Sul cielo del pulpito un gruppo di pompieri. Intorno al palco, sul tetto dei tabernacoli e sui macigni della gradinata, una fitta di gente che presentava allo sguardo una vasta e continua superficie di volti e di s?? attaccati ai cappelli. Davanti al pulpito il grosso della folla. Da ogni parte braccia alzate di gente che si accennavano gli uni agli altri il cerchio maestoso dell???anfiteatro; sulle pi?? alte punte dei muri gente e bandiere. Le bande suonavano, le grida si levavano al cielo, un sereno purissimo e una splendida luce di sole faceano pi?? bella e pi?? solenne la festa.

Ecco Mattia Montecchi.

Un fragoroso applauso prorompe dalla folla e un lungo ed altissimo evviva.

Il vecchio patriota romano, accompagnato dagli amici, avvolto e nascosto quasi dalle bandiere, sale sul pulpito a capo scoperto, e preso appena fiato comincia con voce commossa:

??? Popolo romano, rivendicato alla libert?? e restituito per sempre alla comune patria....

S???interrompe un istante, e poi con irresistibile slancio:

??? .... Io ti saluto!

L???ultima sua parola muore in un singhiozzo; egli [132] si copre gli occhi col fazzoletto e ricade sulla seggiola.

La folla manda un grido d???entusiasmo, tendendo le braccia e agitando le bandiere.

??? Silenzio! silenzio!

Il Montecchi rincomincia a parlare, a voce bassa, interrompendosi tratto tratto. La folla, ondeggiando e rimescolandosi, si stringe intorno al pulpito. Le parole dell???oratore non giungono fino a me. Mi faccio innanzi per intendere qualcosa.

??? ..... Il potere temporale del Papa, ??? egli esclama, ??? ?? caduto!

Applausi vivissimi.

??? ?? caduto nella polvere! ??? grida una voce tra la folla, e un braccio convulso si solleva e si agita al disopra delle teste.

??? ?? caduto per sempre! ??? ripete il Montecchi.

??? Nella polvere! ??? ripete in accento imperioso la voce di prima.

??? Silenzio! silenzio!

??? La caduta del potere temporale dei papi, ??? il Montecchi prosegue, ??? ?? uno dei pi?? grandi fatti registrati dalla storia!

Un giovane accanto a me alza una mano e grida con tutta la forza dei suoi polmoni: ??? Dalla storia della civilt??!

Il Montecchi si volta e guarda come per chiedere che cosa fu detto, e soggiunge: ??? Uno dei pi?? grandi fatti registrati dalla storia.

??? Della civilt??! ??? ripete il giovane.

??? Della civilt??, ??? aggiunge il Montecchi in atto di condiscendenza. ??? Ora tocca a noi di mostrarci degni della nostra fortuna. Roma non pu?? restare, nemmeno per pochi giorni, senza governo....

??? Viva l???Italia!

??? ..... I nostri nemici potrebbero trarne argomento a dire che il popolo romano non ?? ancora maturo alla libert??....

[133] ??? Viva la libert??! Abbasso i nemici di Roma! Viva Vittorio Emanuele in Campidoglio!

??? Viva! ma prego.... lasciatemi continuare....

??? Viva Montecchi!

??? Vi ringrazio.... fate un po??? di silenzio.... Bisognava eleggere una Giunta.... Noi avremmo voluto che il popolo facesse l???elezione in modo regolare, colle schede, coi voti.... Ma non v???era pi?? tempo.... abbiamo dunque pensato di rivolgerci direttamente al popolo romano....

??? Bravo! Viva!

??? .... Al popolo romano, e di facilitargli l???opera preparando un elenco di cittadini appartenenti a tutte le classi della societ?? e a tutti i partiti politici....

??? Benissimo!

??? Un momento.... Ora, vedete anche voi che sarebbe impossibile aprire una discussione sopra ciascuno dei nomi, che sono quarantaquattro. Bisogner?? dunque limitarsi ad approvare o disapprovare l???elenco nel suo complesso. Ci sar?? qualche nome che ad alcuni non piacer??; ma capirete che non ?? possibile fare un elenco di quaranta persone che riescano ugualmente accette a tutti. Ad ogni modo qualche nome si potr?? cambiare. Terminata la lettura io dar?? la parola a uno di voi, il quale esponga il suo parere, e dica le ragioni che pu?? aver da dire, in generale, contro le proposte della Commissione che raccolse i nomi. Dopo che quest???uno avr?? parlato, state bene attenti....

??? Viva Vittorio Emanue.... ??? grida all???improvviso una voce acuta.

??? Silenzio! Smetti! non ?? il momento! ??? si mormora da ogni parte.

??? Guardalo l?? quello che non vuole che si dica Viva il Re! ??? grida l???entusiasta importuno ad uno dei suoi interruttori.

??? Ma chi ti dice ch???io non voglio che si gridi viva il Re? Dico che non ?? il momento.

??? Gi??, non ?? il momento adesso che ci ha liberati!

[134] ??? Ma senti che bestia!

??? Ma guarda....

??? Silenzio! ??? grida il Montecchi; ??? accordatemi ancora qualche minuto d???attenzione. Sentite. Dopo che uno di voi avr?? parlato, io metter?? a??? voti l???elenco, nella sua totalit??, s???intende; e allora, ricordatevene bene, chi intender?? di approvarlo lever?? in alto il cappello....

Tre o quattrocento persone si scoprono il capo.

??? No! no per ora! ??? grida il Montecchi; ??? ve lo leverete poi; come volete approvare adesso l???elenco se non v???ho ancora letto i nomi?

Risa generali; caldi diverbi fra coloro che si tolsero il cappello e coloro che risero; bisbiglio prolungato.

Il Montecchi: ??? Vi prego.... un po??? di silenzio.... pochi momenti ancora.... Chi intender?? di approvare l???elenco alzer?? il cappello, chi non vorr?? approvarlo terr?? il cappello in capo. Se ci sar?? qualche nome da cambiare, quello di voi che viene qui a parlare lo dir??, e i nomi saranno cambiati. Ma mi raccomando; lasciate leggere tutti i nomi di seguito senza interrompere. Parlerete dopo. Vedete, ?? l???unica maniera di far presto e bene. Se per leggieri dissensi su questo o quel nome, dovessimo restare un altro giorno ancora senza governo, forniremmo pretesto ai nostri nemici di calunniare il popolo di Roma.

Vivi applausi. ??? Viva la Giunta! Viva Montecchi! Viva Vittorio Emanuele in Campidoglio!

??? Viva!... Ora vi prego per l???ultima volta.... un po??? di silenzio.

Uno di que??? che sono intorno al pulpito alza tanto la bandiera che quasi la d?? negli occhi al Montecchi.

??? Tien gi?? quella bandiera! ??? gli grida il vicino.

??? Ma ?? la bandiera nazionale, sai! ??? risponde l???altro sdegnato.

??? Vedo; ma perch?? ?? la bandiera nazionale devi cavar gli occhi alla gente?

??? Guarda il prete!

[135] ??? A me prete?

??? Silenzio! si grida all???intorno.

??? Legger?? i nomi, ??? ripiglia il Montecchi; ??? state attenti; ma ve ne riprego, non m???interrompete, se no si va troppo per le lunghe; abbiate un po??? di pazienza....

??? Legga! Legga pure!

Un profondo silenzio si fa per tutta la folla.

Il Montecchi legge: ??? Tale dei tali.

Passa senza contrasto; un momentaneo bisbiglio e silenzio.

??? Tale dei tali.

Vivi applausi, il popolo ?? ben disposto, l???affare va bene.

??? Tale dei tali.

Uno scoppio d???urli e di fischi, un agitar di mani, un pestar di piedi, un rimescolamento, un fracasso d???inferno si leva e si prolunga per cinque minuti da ogni parte dell???affollato uditorio. Il Montecchi incrocia le braccia sul petto e sta aspettando in atto rassegnato e dimesso che la tempesta si queti.

Finalmente alza una mano.

??? Silenzio! Silenzio! ??? si grida dalla folla.

??? Signori!.... ??? comincia il Montecchi con un filo di voce; ??? vi prego; le cose sono andate cos?? bene finora, continuiamo come abbiamo cominciato, non discutiamo i nomi, non perdiamo tempo, parler?? uno per tutti, tutti insieme non si conclude nulla, lasciatemi leggere tutto l???elenco, abbiate un po??? di pazienza ancora....

??? Bravo! Bene! Legga! Legga! Non si discute! Silenzio! Legga! Lasciatelo leggere!

Il Montecchi legge: ??? Tale dei tali.

Un altro e pi?? violento scoppio di grida e fischi e pestar di piedi e agitare di mani. E di nuovo il Montecchi incrocia le braccia in atto di rassegnazione.

??? Abbasso! Abbasso! ??? grida la folla.

??? No, viva! viva! ??? alcuni rispondono.

??? Chi viva? Abbasso! Chi sono quei paolotti laggi??? Fuori! ?? passato il tempo! Abbasso! Abbasso!

[136] Il Montecchi: ??? Prego....

??? Abbasso i mercanti di campagna!

Il Montecchi con voce semispenta: ??? Prego, non discutano i nomi....

??? Non si discute! Non si discute! Se dice per di??? che so??? mercanti de campagna!

Scoppio d???applausi.

??? Non discutano, prego....

??? Hanno fatto massacrare ???l popolo romano!

Applausi fragorosissimi.

??? ..... Ma prego....

??? Non li volemo!

??? .... Un po??? di silenzio....

??? Non li volemo!

Cento voci assieme: ??? Parliamo uno alla volta, perdio!

Il fracasso ?? assordante, la folla agitatissima; alcuni apostrofano con calde parole il Montecchi, altri apostrofano la folla dalle gallerie, si sventolano le bandiere, si formano dei capannelli, si batton le mani, si strepita, ?? un casa del diavolo infinito.

A poco a poco ritorna la quiete. Il Montecchi continua a leggere. Il primo nome passa. Il terzo ?? accolto da lunghi applausi. Otto o dieci altri non incontrano opposizione. Qualcheduno solleva un po??? di mormorio.... Sia lodato il cielo, l???elenco ?? finito!

Vivi applausi.

Il Montecchi ricade sulla sua seggiola e si asciuga la fronte.

Allo strepito succede nella folla un vivissimo bisbiglio.

??? Ora chi parla? ??? Chi vuol parlare? ??? Parla tu. ??? Il tale ha detto che parler??. ??? No, parla quell???altro. ??? Parliamo noi. ??? Parlino loro. ??? Zitti! parlano.

A piedi del pulpito, poco al disopra della folla, si alza una testa e si stende una mano.

??? Silenzio! Silenzio!

[137] Si fa un generale silenzio e si ode una voce incerta e sottile:

??? Io piglio la parola in un momento solenne....

Un rumore improvviso da una parte dell???anfiteatro copre la voce dell???oratore.

??? ....Io piglio la parola in un momento solenne....

Un tale accanto al pulpito lo interrompe; l???oratore si volta bruscamente: ??? In nome di chi parla lei? In nome del deputato Checchetelli?

Segue un diverbio, il Montecchi s???intromette, l???oratore ricomincia a parlare.

??? Forte! Forte! ??? grida la folla.

??? Salga su! gridano i membri della Commissione. Venga qui sul pulpito! si far?? sentir meglio!

E tutti insieme pigliano l???oratore per le braccia e lo tirano su. Tutta la persona di lui sovrasta alla folla. ?? un giovane sui venticinque anni, alto, pallido. Ha il capo fasciato. ?? stato ferito dagli zuavi salendo in Campidoglio. La folla prorompe in applausi.

??? Silenzio!

Egli parla.

Sulle prime non si sente; ma la sua voce man mano si innalza e si rafforza, e la parola esce vibrata e distinta.

??? ....Ben fecero gli egregi uomini della Commissione a radunarsi in questo antico ed augusto ricinto. Essi dimostrarono con ci?? che d???ora innanzi gl???interessi del popolo non saranno pi?? abbandonati agl???intrighi delle consorterie, ma discussi e propugnati alla luce del sole, in mezzo al popolo e col popolo!

Scoppio d???applausi.

??? Non si scherza, ??? bisbiglia il popolo. ??? Le canta chiare. ??? Non ha paura di nessuno.

L???oratore prosegue: ??? ....In questo recinto che il tempo corrose, ma non distrusse; fra queste mura annerite dai secoli....

Violente interruzioni: ??? Alla questione!

[138] L???oratore, levando al cielo lo sguardo e la mano: ??? Io veggo gli archi del Colosseo popolarsi di arcani fantasmi....

Nuovo e pi?? violento scoppio di disapprovazione e di protesta. ??? Alla questione! ??? Non volemo prediche! ??? Le prediche so??? finite! ??? Non abbiamo bisogni di lezioni!

L???oratore continua a parlare; ma la sua voce ?? soffocata dallo strepito della moltitudine.

Una voce stentorea si alza al di sopra di tutte le voci, e fa voltare tutte le faccie:

??? La cosa ?? chiara! L???elenco no??? ce piace! Non volemo liberali del momento, non volemo liberali di occasione....

Applausi fragorosi.

??? Volemo gente provata, patrioti schietti, che ce se veda chiaro nella vita loro!

Applausi fragorosi.

E la voce con nuovo e pi?? formidabile sforzo: ??? Non volemo mercanti de campagna!

Terza salva d???applausi.

??? Va??? a parlar tu! ??? Va??? sul pulpito! ??? Fa??? valere le nostre ragioni! ??? Va???! ??? Presto! ??? Su!

Il fortunato oratore, sollecitato e spinto da tutte le parti, chiamato dal Montecchi, eccitato dalle grida della gente lontana, si apre un varco tra la folla e si slancia verso la tribuna. Sbalzato da un suo spintone cinque o sei passi indietro, mi trovo in una corrente che move verso l???uscita, mi ci abbandono, e in pochi minuti, p??sto, sudante e spossato, mi trovo fuori del Colosseo.

Ecco tutto quello ch???io vidi.

Stetti un momento l?? incerto tra il tornar dentro e l???andarmene, e poi presi un partito fra i due; salii sur un rialzo del terreno accanto all???arco di Costantino, e come soleva dirmi il mio amico Arbib, mi misi a fare della poesia inutile, guardando il Colosseo. ??? Le solite grida ??? pensavo ??? la solita confusione, la commedia solita delle radunanze popolari; ma che importa quello che vi si faccia e quello che vi si concluda? Sono [139] grida di libert??, e basta perch?? a sentirle di qui e a sentirle uscire dal Colosseo, mi d??stino nell???anima una gioia nuova, ineffabile, superiore a tutte le gioie che mi sian mai venute finora dall???amor di patria. ??? Viva il Re ??? viva la libert?? ??? viva l???esercito ??? ....nel Colosseo! In questo campo! In mezzo a questi archi!

E giravo l???occhio intorno come per assicurarmi del luogo dov???ero.

??? .... Il Bonghi dice che qui ci sentiremo piccoli. Perch??? Piccolo si sentir?? chi si vorr?? misurare con chi fu grande. Noi qui non veniamo a misurarci; ma ad ispirarci, ad attingere forza e coraggio, a meditare e ad ammirare. Il Colosseo! ??? ho sentito dire; ??? che vi pu?? dire il Colosseo? Vi narrer?? le glorie dei gladiatori e i supplizi dei cristiani? Ed io vi rispondo: ??? S??....

In quel punto usc?? dall???anfiteatro un altissimo evviva e un allegro suono di banda.

??? S??..., ecco che cosa mi dice il Colosseo. Mi dice che dove gli uomini schiavi si sgozzavano per ricreare un tiranno, ora convengono i cittadini a salutare un Re Eletto ed amato; mi dice che dove perirono sotto le scuri o in mezzo alle fiamme gli apostoli della libert?? e dell???eguaglianza, ora convengono gli uomini liberi ed eguali a esercitare i loro diritti e a compiere i loro doveri, coll???anima lieta e serena: e vi par poco codesto? Vi par che si possa dire che il Colosseo ?? muto?

Un altro scoppio di grida misto a suono di trombe mi giunse all???orecchio.

E poi una voce distinta: Viva la libert??!

??? Ah! ??? io esclamai, rivolto al Colosseo, come se mi potesse intendere; ??? Consolati, vecchio gigante; cos?? monco e sfracellato come ti trovi, tu non fosti mai tanto bello n?? tanto grande ai tempi degl???Imperatori!

In quel punto vi batteva su il sole, e tra arco e arco si vedeva dentro un concitato sventol??o di bandiere.

[140]

DELL???ISTRUZIONE DELLE DONNE.

Aneddoto.

Qualche tempo fa, un giornalista arguto e dotto ha pubblicamente dichiarato di preferire le donne che scrivono bacio con due c a quelle che lo scrivono con un c solo; e quelle che prendono Polonia per un nome di donna, a quell???altre che sanno che la Polonia ?? un paese.

Leggendo il forbito articolo con cui quel giornalista s???adoperava a dimostrare la ragionevolezza delle sue preferenze, io mi ricordai d???una scenetta seguita a un mio amico, dalla quale mi parve potersi ricavar qualche lume circa la quistione della Polonia e del bacio. ?? un caso tutto pratico, che forse non giover?? meno d???un ragionamento lungo.

Premetto che quest???amico ha scritto qualche cosa e scrive ancora. Non ?? un???aquila, come suol dirsi; ma una tal quale attitudine alle lettere si dice che l???abbia; quindi anche un po??? di vanit??, la quale, bench?? non sia espressa in parole determinate, resulter??, temo, dal complesso del racconto. I lettori gli perdonino, in considerazione della universalit?? del difetto. Io riferir?? le sue stesse parole.


......... Man mano che scrivevo qualche cosa (egli mi disse), ne mandavo dieci o dodici copie a casa. La mia famiglia ne riteneva due o tre, e regalava le altre ai vicini. Un giorno mia madre mi scrisse, fra le altre cose, [141] che mi facessi animo, che continuassi a lavorare con ardore, poich?? c???erano delle signore impazienti. Queste signore impazienti, che essendo vicine e amiche di mia madre io avrei potuto conoscere alla mia prima scappata a casa, mi stimolarono potentemente. Non ch???io almanaccassi conquiste o cose simili, neanco per sogno; ma mi lusingava l???idea di destare delle simpatie di lontano, di prepararmi un???accoglienza particolarmente gentile, di arrivare l?? aspettato, desiderato, che so io? Di tratto in tratto mi scrivevano da casa: Si legge, si legge, ed io andavo in solluchero.

Finalmente venne l???occasione di tornare per qualche giorno in famiglia.

Non dico il fantasticare continuo ch???io feci durante il viaggio. Avevo sempre davanti agli occhi le lettrici. Mi rappresentavo coll???immaginazione l???arrivo, il primo incontro, le voci di sorpresa, le strette di mano prolungate, gli occhi curiosi fissi nei miei a cercarvi l???espressione degli affetti versati nelle scritture, le domande ingenue intorno a questo o a quel particolare, di questo o quel lavoro, il voler sapere come l???uno fu pensato, quando l???altro fu steso, di dove il terzo fu tratto, e mille altre fanciullaggini, che son passate pel capo a tutti coloro che imbrattarono un po??? di carta; e se qualcuno lo nega, mente.

Potrei giurare che la mia non era una vanagloriaccia volgare. C???era dell???ingenuit??, e oserei anche dire, della gentilezza. Cercavo, e sentivo in me il bisogno, non tanto d???una soddisfazione d???amor proprio che mi servisse di premio, quanto d???un incoraggiamento, d???un saggio di quello che potessero essere le gioie d???uno scrittore onesto, per trarne stimolo a perseverare nello studio delle lettere e nel culto degli affetti gentili, e nella risoluzione di non iscrivere mai altro che cose utili e buone.

Nella citt?? dove aveva scritto, non m???erano punto mancate soddisfazioni della natura di quelle che andavo [142] a cercare nel vicinato di mia madre; ma non so perch??, mi pareva che queste dovessero essere assai pi?? dolci e pi?? efficaci di quelle; principalmente perch?? la mia famiglia ne sarebbe stata testimone, ed io avrei goduto per me e per essa. Insomma, arrivai, e le prime domande che feci in casa furono:

???E le vicine? Chi sono? Dove sono? Cosa fanno? Quando vengono????

???Le vicine,??? mi rispose mia madre, ???sono le signore tali e tali. Le troverai tutte insieme questa sera in casa della signora C., qui sotto, al primo piano, alle otto. T???avverto che non sono giovani.???

???Nemmeno una????

???Nemmeno una.???

Veramente, pensai, sarebbe stato meglio..... Ma che importa, in fondo? La simpatia, l???amicizia, la corrispondenza d???amorosi sensi quale deve correre, in generale, fra chi scrive e chi legge, non ha che fare cogli anni. O piuttosto ci ha che fare pel mio meglio: perch?? i libri e gli scrittori non diventano veri, sodi, indivisibili amici che in et?? riposata, quando le gioie rumorose della vita non sono pi?? per noi, e l???anima si raccoglie in s?? stessa.

???Bada.....??? soggiunse mia madre, ???non ti credere di trovare delle letterate o delle dottoresse. Sono buone signore, ma nulla pi?? che buone. Di letteratura credo che se ne intendano poco.???

Ma che importa anche questo! io dicevo tra me. Meglio: anime ingenue, schiette, non traviate dai libri, senza vernice di rettorica, di affettazione, di sensitivit?? raccattata e falsa: gente che legge col cuore, e che risponde col cuore.

???Nota,??? disse ancora mia madre, ???che una di queste signore s????? tutta turbata quando le dissi che tu dovevi arrivare, perch?? aveva paura che non sapessi parlar altro che italiano.???

Povera signora! io continuai a pensare. Quanto le [143] deve riuscir pi?? grato e pi?? dolce il veder espressi in una lingua a lei mal nota, e che pur desidera di imparare, gli affetti pi?? riposti, i moti pi?? delicati, le immagini pi?? soavi dell???anima sua! Ah! cos?? ??? ella deve esclamare leggendo ??? cos?? si dice! Cos?? dir??! Da ora innanzi lo potr?? esprimere questo sentimento! Questo bisogno del cuore d???ora innanzi lo potr?? significare!

???Ma l???hanno letto tutto, il mio libro, non ?? vero???? domandai.

???Vorrei credere; me l???hanno detto, mi chiedevano sempre notizie di te, mi pregavano continuamente di scriverti che tu facessi, che tu mandassi; avrebbero voluto che tu scrivessi con dieci penne alla volta.???

Ah! io esclamava in cuor mio, sento che scriver?? duecento volumi!

Venne l???ora della visita; erano avvisate, e m???aspettavano. Il marito della signora del primo piano mi venne a prendere. Aspettavo dei complimenti, ma non mi disse che le parole d???uso. Mi fece piet??. A che duro giogo son condannate le donne! dicevo tra me. ?? impossibile che costui comprenda sua moglie. Era in fatti un vecchiotto con una faccia di citrullo da far cascare le braccia.

???Avr?? l???onore??? mi disse scendendo le scale ???di presentarle le mie due ragazze grandi.???

Arrivammo alla porta, egli suon??, io presi un???aria modesta, ed entrammo.

Era una sala grande, mobiliata con una certa eleganza, e illuminata da tre bei lumi ad olio, posti su tre tavolini ai tre angoli pi?? lontani dalla porta. C???era una quindicina di persone divise in tre crocchi. La padrona di casa, in quel momento, era assente. Il padrone mi condusse al gruppo pi?? vicino e mi present?? alle sue due ragazze, bruttine, che mi salutarono con un certo ritegno.

Si contengono, pensai.

???La signora tale,??? soggiunse il padrone indicandomi [144] una signora sulla quarantina, lunga ed asciutta, ????? una grande amica della sua signora madre.???

M???inchinai e sedetti.

La signora mi present?? suo figlio, un giovanetto di sedici anni, che mi strinse la mano con un atto vivace, guardandomi fisso.

???Ci siamo!??? dissi tra me; ora piovono gli allori.

???Dunque,??? cominci?? la signora dopo avermi squadrato da capo a piedi (sorriso, sguardo penetrante, sorpresa, nulla di tutto questo. ??? Si contiene! ??? pensai) ???dunque lei ?? venuto a passare qualche giorno colla mamma, non ?? vero????

???S??, signora.???

???Oh bravo! Ha fatto bene. E... come ci si trova a Firenze????

???Bene... veramente. Non potrei desiderare di meglio.???

???E... sento che si occupa.???

???Un poco.???

???Scrive, scrive.???

Accennai di s??.

???Bravo, fa bene; se ne trover?? contento. Non fa come gli altri giovani che sciupano il tempo nei divertimenti, e poi viene il giorno che se ne pentono. A star a tavolino, invece di bazzicare i cattivi compagni, si guadagna sempre qualcosa, o, alla peggio, non ci si perde nulla, non ?? vero????

???Gran Dio!??? io tra me dissi, ???cos????? questo????

???Abbiamo letto le cose sue, sa????

Io chinai il capo.

???Sicuro. Oh! abbiamo letto, abbiamo letto. Ha fatto dei bei lavori, in verit??. No, no, se lo lasci dire, e poi gi?? l???hanno detto anche degli altri: si vede che c????? la stoffa.???

Segu?? un minuto di silenzio.

???Anche mio figlio, vede, ha disposizione a scrivere.???

Il ragazzo arross??, interruppe sua madre, e mi lanci?? una timida occhiata.

[145] ???S??, s??, ha della disposizione. Quando ?? in vena, vede, si mette a tavolino e tira gi?? delle lettere di otto pagine, tutte d???un fiato, senza fermarsi un momento. Ma bisogna che sia in vena. E scrive anche in buon stile.???

???Mamma!??? interruppe il figlio vergognandosi.

???Oh! ha ingegno anche lui. Peccato che lei non si fermi qui un po??? di pi??, che avrebbero tempo a conoscersi e studiare insieme.... e farsi vedere i lavori.... perch?? tante volte, dicono, col confronto...???

???Ma no, mamma!??? esclam?? il figliuolo impazientito. ???Ma cosa dici? Qui.... il signore.... ?? uno scrittore.???

Io ero annientato.

???Ma ?? quello che dico,??? rispose risentitamente la signora; ???appunto perch?? scrive, ti potrebbe aiutare. Non ti dico mica che tu ne sappia pi?? di lui; ma quattr???occhi, come suol dirsi, vedono meglio di due, e facendo i vostri lavori insieme, mi pare, posso ingannarmi, ma mi pare che riuscirebbero anche meglio. L???emulazione...???

Comparve la padrona di casa: un viso di buona donna. Mi venne incontro porgendomi tutt???e due le mani e sorridendo amichevolmente; mi balen?? un raggio di speranza; mi volsi a lei come al mio salvatore.

???Oh ben arrivato!??? esclam?? con voce carezzevole, ???sono tanto contenta di far la sua conoscenza, sono molto amica di sua madre, ho sentito spesso parlar di lei....???

Ripresi fiato.

???Ho sentito che ?? un cos?? bravo scienziato....???

Dio eterno! ??? io pensai ??? cos???ha capito costei? Addio speranza!

???Venga, venga con me, lo voglio presentare alle mie amiche.???

E presomi per mano, mi condusse in un altr???angolo dov???erano tre signore, sedute in fila, tutt???e tre stecchite, serie, mute, che parevano statue. Due erano giovani, ma poco piacenti.

[146] La padrona di casa me le nomin?? tutt???e tre, e poi, accennando me a loro, disse:

???Il signor tale.???

Fecero tutt???e tre un cenno col capo.

???Giovane molto.... distinto.???

Altro cenno come prima.

???Che ?? tanto bravo a far delle composizioni.???

Segu?? un istante di silenzio, io stavo l?? immobile come pietrificato.

???Compone musica???? domand?? una delle tre signore con aria noncurante.

???No, no,??? riprese la padrona; ???compone (e mi volse uno sguardo interrogatore, stropicciando il pollice e l???indice della mano destra, nell???atto di chi fa scorrere del denaro) compone.... delle prose, non ?? vero????

Accennai di s??. Le signore parvero poco soddisfatte; la padrona scomparve, io sedetti. Una delle tre statue, forse mossa a compassione dell???imbarazzo che mi si doveva leggere in viso, mi rivolse la parola. Era un???amica di mia madre, una delle lettrici.

???Dunque,??? disse dopo aver pensato un po???, ???lei si diletta a scrivere????

???S??, signora.???

????? un bel passatempo.???

Io la guardai.

???E poi,??? continu?? essa, ????? anche uno sfogo.???

???Gi??.???

???Abbiamo tutti dei momenti in cui la piena dei pensieri ci sforza, per cos?? dire, ad espanderci. Si direbbe quasi che ?? un bisogno che ha l???uomo.... lasciando poi da parte che ?? un ottimo esercizio, perch?? s???impara a scrivere con facilit??.???

???Dio!???

???Non c????? niente di meglio che la pratica in materia di scrivere. Ha qualche cosa di stampato????

Mentre io mi voltavo a guardarla esterrefatto, si sent?? in un angolo del salotto una gran risata. Alzai [147] gli occhi e vidi un gruppo di gente che veniva verso di me, ridendo sgangheratamente. Qualcuno doveva aver raccontato qualche aneddoto. La padrona di casa, premendosi una mano sul petto per non scoppiare dal ridere, mi venne accanto; tutti gli altri intorno. ??? Questa merita proprio che lei la descriva in uno dei suoi.... temi. ??? E interrotta tratto tratto dalle risa degli astanti, mi ripet?? l???aneddoto. Il quale, da quanto me ne lasci?? comprendere l???infelicissimo stato in cui mi trovavo, consisteva, a spremerne il sugo, in uno scambio di cappelli seguito la sera innanzi fra due amici di casa, e non riconosciuto che la sera dopo, nello stesso salotto.

???Lei deve farci una novella sopra,??? disse la padrona.

???Una poesia!??? disse un altro.

???No, un???ode!??? esclam?? un terzo.

E l?? tutti a ridere.

???Amplificando,??? mi disse il padrone di casa, con piglio di confidenza, vedendo ch???io non parevo persuaso, ???amplificando, aggiungendo, come sanno far loro, se ne potrebbe fare, non dico mica un poema (e rise), ma una cosettina.... Oh! il signor Lippi!???

Tutti insieme si allontanarono da me per correre intorno a un giovanotto entrato allora, una faccia di scimunito, attillato, lisciato, impomatato, che rispondeva con molto sussiego ai saluti, ai sorrisi e alle dimostrazioni d???allegrezza che gli si facevano intorno. Mi parve di capire che fosse un bravo dilettante di piano.

La padrona lo condusse dinanzi a me, e tutti gli altri dietro.

Me lo nomin??, m???inchinai. Nomin?? me a lui, e soggiunse:

???Ne avr?? sentito parlare.???

Egli, in mezzo al silenzio generale, alz?? gli occhi alla volta corrugando la fronte, stette un po??? pensando, e poi dondol?? gravemente la testa per dire che non mi conosceva.

[148] Tutti mi guardarono, io arrossii.

Dopo pochi minuti quel tale era seduto dinanzi al piano e suonava; altri giuocavano alle carte; altri, nell???angolo opposto, giuocavano a certi giuochi di societ?? di cui non mi ricordo. Da quel momento in poi io vidi ogni cosa come a traverso d???un velo. Lasciato solo in un canto, divoravo in silenzio la mia rabbia, la mia vergogna, la mia umiliazione; avrei voluto essere dieci metri sotto terra; mi sentivo il pi?? infelice degli uomini. Oh i miei poveri sogni! mie speranze! miei libri! notti passate a tavolino, colla fronte ardente e il cuore in sussulto! Pensavo a mia madre e ne sentivo quasi piet??.... Se fosse qui ??? pensavo ??? se mi vedesse! Ma io non pretendeva mica molto, io, ??? dicevo poi tra me coll???accento d???un povero che si lamenta d???un rifiuto, ??? io non domandavo mica d???essere ammirato, festeggiato, lodato; io cercava solamente una parola gentile, uno sguardo che mi dicesse: ??? Ti conosco; ??? un sorriso da cui potessi capire che qui si sa ch???io penso, sento, lavoro. Ma siete dunque dei bruti, voialtri?

Ricordo, cos?? in confuso, che mi fu portato il quaderno d???un bambino perch?? ci facessi le correzioni. Ricordo che mi fu presentato un maestro di prima elementare, che mi domand??: ??? Che studi ha fatto? ??? dopo che la padrona ci aveva lasciati soli dicendomi colla pi?? ingenua bonariet??: ??? Ho trovato una compagnia per lei. ??? Ricordo che mi fu domandato da una signora se in Toscana si parla bene, e ch???io risposi che parlavano molto bene i contadini; alle quali parole diedero tutti in una sonora risata. Ricordo che sul punto d???accommiatarmi, mentre tutti mi stavano guardando con un???aria cos?? tra di curiosit?? e di compassione per la mia musoneria, un bambino mi salut?? gridando: ??? Addio, poeta! ??? saluto che provoc?? un???ultima e sonora risata di tutta la compagnia. E finalmente mentre ero gi?? in fondo alla scala un ultimo: ??? Scriva! [149] Scriva! ??? della padrona, che mi fece l???effetto d???una stoccata nel petto.

??? Mai pi??, ??? dicevo tra me un???ora dopo buttandomi a letto ancora tutto pieno di amarezza e di stizza; ??? mai pi?? in mezzo a codesta gente! Semplicit??? Primitivit??? Candore? Ma ?? una ignoranza che opprime, una volgarit?? che schiaccia, un cretinismo che soffoca tutto quello che v????? di pi?? nobile e di pi?? alto nell???intelletto umano! Ma i figliuoli di codeste buone donne, se Dio ne guardi, avranno un lampo d???ingegno, se avranno cuore, se sentiranno il bisogno d???espandersi, d???essere riconosciuti, confortati, ispirati, ma cosa troveranno in casa? Far di queste figure dinanzi alle madri degli altri.... vada; ma dinanzi alla propria, ah! dev???essere duro!

E dopo d???allora, ogni volta che in una casa di gente bennata mi fanno sentir declamar versi e leggere composizioni italiane dalle bambine che vanno a scuola, non mi annoio pi??, come una volta, non mi stizzisco pi??, non mi par pi?? che sia un???ostentazione sciocca e ridicola, perch?? penso che quelle bambine, quando saranno madri di famiglia e terranno conversazione in casa, a nessun giovane che studi e che lavori faranno mai passare una serata d???inferno come quella ch???io passai.....


Cos?? il mio amico. Mi pare, ripeto, che sia un caso pratico abbastanza eloquente. Lascio la conclusione ai lettori e fo punto.... Ah! mi sono scordato di dire, ma credo quasi inutile d???aggiungere, che tutte quelle signore, se non scrivevano bacio con due c, certamente, nell???atto di scrivere, dovevano stare un po??? sopra pensiero; eppure credo che fossero ancora superiori d???un grado alla donna tipo del giornalista in discorso, perch?? Polonia sapevano tutte che non era una creatura come loro.

[150]

IL CAPITANO UGO FOSCOLO.

[Firenze, 24 giugno 1871.]

Tutti, al giungere della salma di Ugo Foscolo, si levano il cappello e abbassano riverentemente la fronte esclamando: ??? Onore al grande poeta.

Io mi pianto qui diritto, alzo la testa, porto la mano aperta alla tesa del cappello ed esclamo con accento soldatesco: ??? Onore al capitano Ugo Foscolo!

Il capitano Foscolo ?? poco conosciuto.

Nei collegi militari, quando un giovanetto d?? segno di esser nato alle lettere e alla poesia, i maestri gli sogliono dire: ??? Bravo, studii, non si perda d???animo, la poesia si pu?? benissimo conciliare colle armi; veda, per esempio, nell???antichit?? Tirteo; in tempi posteriori, Cervantes, Calderon de la Barca, Camoens; in Italia, Dante, che combatt?? a Campaldino, come lei sa; poi, in Grecia, Riga; Ko??rner in Germania; Ugo Foscolo....?????

Alto! signor maestro; alto dinanzi al giacinto greco educato ai soli d???Italia, come disse Francesco Domenico. Per gli altri, vada; ma di Ugo Foscolo, che ?? tanto vicino a noi, si dovrebbe dire qualcosa di pi?? e di meglio che la solita formola: poeta e guerriero, quando lo si cita ai giovani poeti che un giorno saranno ufficiali. Guerriero! Gran cosa! Che un uomo dotato d???ingegno poetico eccellente abbia potuto andare alla guerra, non deve parer cosa singolare e mirabile [151] se non a chi tenga come verit?? ammessa e riconosciuta che dire poeta, spaccone e poltrone, sia come dire bianco, rosso e verde. E questo un professore non lo deve credere. Al contrario, stando alla sentenza del Leopardi, secondo la quale non pu?? immaginare e scrivere cose veramente nobili e grandi se non chi, avendone il modo, le farebbe; un maestro deve sempre mostrare di meravigliarsi che tutti i poeti, e massime i pi?? bellicosi, non siano andati a fare il soldato quando se ne present?? l???occasione.

Quindi, parlando del Foscolo ai giovani militari, si dovrebbe dir loro, non gi??: ??? Vedete, esempio stupendo! Foscolo scrisse versi immortali e si batt?? da valoroso; ??? ma bens??: ??? Vedete, virt?? rara! Foscolo il letterato, Foscolo il poeta, Foscolo colla testa piena di Omero, di Virgilio e di Dante, Foscolo fece il suo servizio d???ufficiale con una sollecitudine da contentare il colonnello pi?? brontolone dell???esercito imperiale; Foscolo tenne la contabilit?? di tre depositi con una diligenza da disgradarne l???ufficiale d???amministrazione pi?? consumato; Foscolo s???occup?? delle camicie, delle scarpe, dei cappotti, della zuppa dei suoi soldati con una cura costante, affettuosa, paterna; ed am?? infatti i suoi soldati come figliuoli, e ne fu amato come padre.

Qui sta il mirabile, qui la virt?? caratteristica di Foscolo soldato, che gli altri poeti non ebbero, o che degli altri, almeno, non possiamo citare. Combattere da valoroso, certo, ?? qualcosa; ma far bene il servizio di quartiere e tenere in regola i registri, per un poeta, ?? molto di pi??; ch??, in fin dei conti, nel combattere c????? poesia, o s????? assuefatti a vedercene, mentre in quelle altre faccende, chi ce la vuole, bisogna che ce la metta tutta di suo. E il Foscolo ce la mise, e per questo, ripeto, pi?? che per altro, fu singolare e mirabile; e per questo vuol essere ricordato e lodato.

Bello ?? vedere il Foscolo, giovanissimo, ma pure colla profonda certezza di esser nato alla gloria e di [152] riuscire un giorno da pi?? che qualcosa, il Foscolo che aveva speso la sua adolescenza negli studi, e trionfato a Venezia col Tieste, e scritto la celebre ode a Buonaparte, e redatto il Monitore Italiano con Pietro Custodi e Melchiorre Gioia, e riempito omai del suo nome mezza Italia; bello ?? vederlo, al primo grido di guerra, dimenticar versi, fama ed amore, e abbandonarsi tutto allo spirito guerriero che gli rugg??a dentro, e fare come semplice soldato le campagne del VII, e combattere a Cento, a Forte Urbano, alla Trebbia, a Novi, in Toscana. Bello il vederlo sui monti di Genova, sotto gli occhi del maresciallo Soult, slanciarsi tra i primi all???assalto del forte dei Due Fratelli, e cader ferito, e meritare le lodi del generale Massena. Bello il vederlo la sera, stanco delle lunghe fazioni del giorno, arringare il popolo genovese, ridotto ormai a cibarsi di gatti e di buccie di limone, e accenderlo di coraggio e di speranza; e potendo stare meno a disagio nello stato maggiore, preferire d???aver comuni cogli altri i digiuni e gli stenti del soldato; e tra questi stenti, in mezzo alle grida delle madri genovesi moribonde di fame, scrivere l???ode a Luigi Pallavicini e la lettera fatidica a Buonaparte. Bello infine vederlo pellegrinare pei campi italiani, facendo, com???egli scrisse, da difensore ufficioso ai soldati colpevoli sottoposti ai Consigli di guerra; e compiere la sua missione topografica nella Valtellina traducendo Omero, e raccogliere documenti per la storia dell???arte militare, e dar opera alla pubblicazione del Montecuccoli, e cercare ogni mezzo di rendersi utile e d???usare il suo ingegno in pro dell???esercito e della patria. Tutto questo ?? bellissimo; ma non vale le poche lettere d???ufficio scritte da Valenciennes al capo di stato maggiore e al generale di divisione.

Scrisse queste lettere come comandante di tre depositi del cos?? detto Esercito dell???Oceano, al campo di Boulogne. Era suo vivissimo desiderio di seguire in Inghilterra il genio di Bonaparte, per vedere coi suoi occhi [153] una spedizione, la quale per i cambiamenti di sistema di guerra e pei progressi della marina, avrebbe fatto epoca negli annali delle guerre. Ma pur troppo il suo desiderio and?? deluso, ed egli non vide combattere altre colonne che quelle del dare e dell???avere, e invece di riportare vittorie si dovettero contentare di riportar totali.

La sua corrispondenza data dal giorno in cui assunse il comando dei tre depositi, il 3 gennaio 1805. Le lettere sue sarebbero quarantotto; di conosciute non ve n????? che dieci o dodici; ma bastano a far capire con che buon volere e che cuore il Foscolo facesse il dover suo. Si vede che il proprio servizio egli lo pigliava sul serio quanto il proprio genio, e che il suo maggior dolore era di non poter compiere questo servizio meglio di quel che facesse, sia perch?? si trovava male in arnese fin dal giorno del suo arrivo al campo, sia perch?? i depositi difettavano di tutto, persino del pi?? necessario alla vita; coloro cui spettava di provvedervi avendo il capo alla guerra pi?? assai che ad ogni altra cosa.

Un gran tormento per lui era l???amministrazione.

I superiori gli raccomandavano continuamente l???economia, e a lui non bastava il cuore di farla con quei poveri soldati gi?? ridotti agli estremi. ??Mi ingegner??; ??? rispondeva al generale ??? e d???ora in poi dar?? solo la met?? paga; ma ?? impossibile, atteso il freddo e il bisogno che il soldato ha della birra, di fargliela aspettar tutta.??

I soldati dei depositi erano travagliati dalla febbre; ma poco male la febbre. ??I rognosi ??? scrivea egli al suo capo di stato maggiore ??? vanno guarendo; ma i nuovi arrivati ne hanno avuto la loro porzione.??

Anche la rogna!

E sempre, in queste sue lettere, l???accento della pi?? sincera e pi?? calda premura: ??Io vi supplico, mio generale, di scrivermi s???io devo continuare a far somministrare [154] il pane da zuppa.?? E un???altra volta: ??Vi supplico di far s?? che i capi dei corpi mi mandino la porzione di massa pel pane da zuppa. Il capo battaglione Begani ?? testimonio delle noie con cui mi punge il fornaio pel suo credito di un mese; e fra otto giorni sar?? forzato a sospendere la zuppa. Che se a questa privazione s???aggiunge anche la privazione della paga, immaginate che diverr?? del povero soldato!??

A dar un???idea dello stato in cui codesti soldati si trovavano, valgano i seguenti periodi, che sono veramente commoventi, e si notino quelle parole sul cappotto, sui depositi, sulle rappezzature, sulle frodi, che son proprio quelle stesse che si senton dire tutti i giorni nei nostri reggimenti: mali sempre veri e lamenti sempre inutili.

??Il buon volere di tutti i soldati ??? scrive al generale ??? e le cure dei sotto-ufficiali hanno sino ad ora riparato con l???industria e con le rappezzature l???imminente nudit??. E posso dire che i tre depositi giunti a Valenciennes logori e indecentissimi potrebbero presentemente ad una rivista sostenere il confronto della tenuta con ogni individuo de??? reggimenti; ove per altro non si guardi pi?? oltre della scorza e si conceda il cappotto copritore di magagne a quegl???infelici che non hanno n?? uniforme, n?? giubba con maniche. Ma tutti questi ripari vanno diventando insufficienti, e le rappezzature consumano una parte della paga del povero soldato. So che i Corpi sogliono riguardare i depositi come un ammasso di pezzenti; ma vera o falsa quest???opinione, io non soffrir?? mai che il soldato sotto i miei ordini abbia a vergognarsi della propria persona; ed invocher?? con tutto il vigore il vostro aiuto per fare osservare quelle leggi che pagano il sudore del soldato e lo proteggono dalla frode.??

Bene e bravo!

S???occupava egli stesso della compra delle camicie pei soldati, e a furia di ricerche, essendo riuscito a [155] trovarne delle buone a tenuissimo prezzo, scriveva al generale per fargli notare che nei corpi si pagano molto di pi?? e che sulla massa dei soldati si ruba.

Per dare un premio ai sott???ufficiali di buona condotta, e perch?? non gli reggeva l???animo di vederli mal vestiti, il povero Foscolo anticipava loro, di sua tasca, un po??? di danaro sui risparmi futuri delle loro masse; faceva man mano accomodare gli oggetti dei soldati coi pochi sussidii che la sua povert?? gli concedeva di prestare; assisteva egli stesso a tutti i contratti perch?? non si defraudasse il soldato; ratificava gli atti pi?? minuti dell???amministrazione; esigeva che gli operai e i mercanti andassero di persona al suo ufficio a prendere le ricevute; e cos?? a forza di pazienza e di cura faceva in modo che le cose camminassero il meno peggio possibile.

??Interponete la vostra autorit??, mio generale ??? egli scriveva ??? perch?? io possa vedere i miei soldati contenti di me come io sono omai divenuto contento di loro. La sala di disciplina ?? vuota; il servizio, regolare; i tre corpi, concordi, e tutti zelanti per il proprio dovere.??

Ma non era sempre cos??. Egli aveva ragione di lamentare, fin d???allora, la poca subordinazione in cui vivono naturalmente gl???individui lontani dalle severit?? dei corpi, ed esigeva che i sott???ufficiali contabili, lontani dai suoi occhi, venissero a presentargli ogni giorno il proprio lavoro. Brontolava anch???egli, fin d???allora, perch?? i sott???ufficiali tendevano a violare l???ordinanza dell???uniforme. Deplorava che il vestito dei soldati fosse fatto, anche allora, a casaccio, e che la cintura dei calzoni, in ispecie, non arrivasse al ventre, e che quei benedetti fondi si logorassero in cos?? poco tempo. E si doleva col generale che gli ufficiali comandanti i drappelli lasciassero per la strada gli infermi e si portassero via i cappotti; ??cosa non so se contro i regolamenti ??? soggiungeva ??? ma certamente [156] contro l???umanit?? e la prudenza;?? anche allora. ??? Gli toglievano i migliori sergenti; scriveva ai corpi, e i corpi non gli davan retta; voleva chiudere i conti e non gli spedivan le carte; ed egli s???indispettiva, povero Foscolo, e si rodeva, e si sfogava col suo generale: ??Sono assai male trattato; lasciatemi almeno il foriere Gilli, unico capace ad aiutarmi nella noiosa, imbrogliata e per me nuova contabilit?? di tre differenti Depositi.??

Oh povero autore dei Sepolcri!

E a questo s???aggiungevano altri guai. Il vivandiere aveva tre figliuole; queste tre figliuole non adornavan l???amor d???un velo candidissimo, punto punto; ne seguivano gelosie tra i sergenti, risse, duelli; e il povero Foscolo era costretto a consegnare i soldati in quartiere, ad arrestare, ad inquisire, a stendere relazioni su relazioni. I sergenti rubavano sui fogli di prestito; un sergente-maggiore gli scappava, un soldato portava via le catene dai carri d???artiglieria, un altro veniva alle mani coi cittadini, e l?? richiami, proteste, scandali. E intanto sopraggiungevano in folla i prigionieri inglesi, e bisognava rafforzare il servizio di guardia, e il numero dei soldati non bastava, e i soldati si lamentavano.

??Ah! mio generale ??? scriveva allora il Foscolo disperato ??? confesso che la forza e la pazienza mi cominciano a mancare.??

L???anima del Foscolo, disse giustamente un critico, era lirica; lirica nelle lettere famigliari, lirica negli articoli di giornale, lirica nelle prefazioni, lirica persino nelle postille di commentatore. ?? vero, e queste sue lettere sono liriche anch???esse, piene di passione, di vigore, di vita.

??Vi raccomando mio fratello ??? scriveva al vice-presidente della Repubblica italiana. ??? Egli ?? colto, coraggioso e bello.?? Curioso quel bello, messo l?? in fondo a una supplica con quella franchezza; chi ce lo mettesse ora!

[157] ??Il solo Bravosi ??? scrive al generale di divisione ??? resta fidecommesso nella stanza della rogna; ed il solo Ragazzi, ladro, esce tutti i giorni dalla sua prigione, fra l???immondizia e lo squallore, esempio quotidiano ai malfattori.?? ?? scolpito.

E poi certi passaggi curiosi. Scrivendo a un sergente-maggiore, dopo un???invettiva violenta, conclude solennemente:

??E il cacciatore Gabbetto ?? creditore vostro di lire 3 per una camicia!??

Altrove una tirata sulle stufe, sulle marmitte, sui vetri rotti.

E di qualunque cosa parlasse, sempre lo stesso impeto, lo stesso fuoco, come se declamasse una poesia o improvvisasse un???orazione.

N?? queste cure impedivano al Foscolo di studiare. Dopo gli esercizi militari, che spesso Napoleone faceva fare per lunghe e lunghe ore anche colla pioggia dirotta, e specie nei giorni di riposo, mentre i soldati coltivavano gli orti intorno alle baracche, e gli ufficiali ballavano, amoreggiavano o giocavano al biliardo, il Foscolo studiava ardentemente la lingua inglese, incominciava la traduzione dello Sterne, scriveva la stupenda Epistola a Vincenzo Monti; e commosso dallo spettacolo di dugentomila uomini accampati sulla sponda dell???Oceano, meditava la seconda edizione del Montecuccoli e volgea in mente i carmi alteri come il brando che dovevano accender la musa di Silvio Pellico; tanto ?? vero, come scrisse il Pecchio, che chi sa rinunciare alla bottiglia, alla pipa e alle carte, abbonda sempre di tempo anche in mezzo alle funzioni della guerra. In una parola, il poeta fortificava in lui, anzich?? snervare il soldato, e gli dava lena a sopportare con animo invitto i disagi, nonostante ch???egli avesse amato prima ed abbia amato poi la vita molle ed agiata. L???am?? poeta, soldato la disprezz??. E certo doveva aver virt?? di tal genere, ??? osserv?? giustamente uno de??? suoi biografi. ??? n?? [158] altre virt?? potevan renderlo cos?? accetto, com???ei fu, ai militari, non punto propensi a concedere la loro ammirazione a chi segue pi?? riposato cammino.

Tale fu la vita militare di Ugo Foscolo.

Da ultimo, per i mutamenti politici e per quelli dell???animo suo, si stanc?? della carriera delle armi, e deliber?? di escirne; ma non l???ottenne senza difficolt?? e senza noie. Aspettava una riforma, non venne; chiese le demissioni, non gliele volevano dare; la divisa militare gli pesava; cosa che segue sovente anche ai d?? nostri a chi la vest?? con troppo ardore e troppe speranze.

??Questa divisa italiana ??? egli scriveva, ??? mi pare s?? umiliata, s?? misera, s?? perigliosa, che io darei un paio di scudi a chiunque la portasse, quando io sono alle volte obbligato a portarla.??

E non la vestiva che per far rispettare la sua carrozza dai gabellieri.

Ma non fu colpa sua; a suo tempo ei l???am??, codesta divisa, e la vest?? con orgoglio, e con orgoglio scrisse a Gioachino Murat quelle memorabili parole:

??Principe, le lettere sono il primo scopo della mia vita; ma io le ho sempre associate alle armi per dar loro il coraggio e l???esperienza, che distingue i grandi scrittori.??

E ricordino queste parole, e le ripetano sempre tutti i letterati militari presenti e futuri.

E ricordino pure, in certi momenti d???uggia e di stizza, quando il giogo della disciplina preme pi?? forte, e il sangue comincia ad accendersi, ricordino che molte volte anche l???autore dei Sepolcri si sent?? dire da qualche maggiore arrabbiato:

??? Signor Foscolo!... le scale son sudicie.... Signor Foscolo!... lei non ha la cravatta d???ordinanza. Signor Foscolo!... si eserciti; lei non maneggia ancor bene lo stile d???ufficio!?????

E Foscolo, focoso, indocile, superbo; Foscolo, che [159] travedeva cogli occhi della mente le generazioni avvenire chinate innanzi alla sua immagine, Foscolo stette a sentire, e mand?? gi?? e tacque; e s???egli tacque, altri pu?? ben rassegnarsi a tacere: lo si pigli ad esempio anche in questo.

Ed oggi che la sua salma ?? restituita all???Italia, e di lui, della sua indole, del suo cuore, della sua vita si parla e si scrive con ardore nuovo e giudizi diversi, non ci sfuggano allo sguardo, tra le foglie della corona d???alloro, i galloni del vecchio berretto di capitano; tra i versi dei Sepolcri raffiguriamoci le cifre e le righe dei registri; poich?? anche quel berretto coperse dei nobili sudori, e fors???anche su quei registri, qualche volta, a tarda notte, in una cameretta solitaria del quartiere di Valenciennes, egli lasci?? cadere la fronte stanca e contristata. Teniamo conto della piet?? gentile ch???ei nutriva pei suoi soldati laceri ed infermi, e dell???ira generosa con cui ne difendeva i diritti e ne proclamava i sacrifizi; mettiamo sulla bilancia anche quelle fatiche, quei disinganni, quei dolori; e in mezzo agl???inni e alle musiche che lo salutano grande cittadino e grande poeta, sorga un grido soldatesco accanto alla tomba, che dica:

Gloria al capitano Ugo Foscolo!

Forse, chi sa? s???egli si potesse destare un istante, quel grido, pi?? che ogni altro, varrebbe a richiamare sulle sue smorte labbra un sorriso e un lampo nei suoi occhi infossati. Forse egli mormorerebbe con voce commossa: ??? Oh!... il mio campo di Boulogne! I miei soldati!?????

[160]

AI COSCRITTI.

Febbraio, 1870.

In queste sere s????? visto passare per la citt?? molti coscritti. Passavano per lo pi?? a notte fatta, quando le vie sono illuminate, e comincia il viavai delle carrozze, e quel vario agitarsi di gente allegra che ?? solito nei giorni di carnovale. Passavano in fretta, due a due, vestiti dei loro panni da paesani, ravvolti nelle coperte da campo, condotti da pochi soldati, voltandosi di qua e di l?? a guardare le porte dei teatri, le botteghe tappezzate di maschere e i banchi dei venditori di fiori, coperti di ghirlande e di mazzi. Della gente, altri dava loro un???occhiata di sfuggita, altri si fermava agli angoli delle vie per vederli sfilare, e qualche cocchiere bestemmiava ch???era costretto a fermare il legno; i fattorini dei caff??, col naso contro le vetrine, accompagnavano collo sguardo il drappello frettoloso fin che spariva.

Una sera fra le altre, trovandomi con un amico mentre passava uno di questi drappelli, gli dissi:

???Osserva in questo momento le faccie della gente che guarda, e dimmi se ne vedi una che abbia una espressione decente. Costui che c????? vicino ride d???una certa foggia di calzoni che aveva un coscritto che gli pass?? dinanzi. Quest???altro ha mormorato a fior di labbra: ??? Gli hanno un freddo da cani! ??? e se n????? andato [161] cacciando il mento sotto il mantello, pi?? contento di sentirsi al caldo dopo aver visto qualcuno che batte i denti. Quell???altro l?? guarda i coscritti colla stessa aria di curiosit?? con cui si guardano i condannati condotti al palco. Questo giovanotto che ti sta accanto ha esclamato: ??? Oh che vita! ??? Quello l?? che hai davanti ha brontolato: ??? Oh poveri disgraziati! ??? E tutti gli altri, guardali bene, chi pi?? chi meno hanno la testa chinata da un lato, e il viso atteggiato a quella egoistica piet?? che si compiace nel confronto dei dolori altrui colla quiete e col benessere proprio; quella piet?? bugiarda e poltrona, che pronuncia la parola trista colla voce allegra, e deplora senza amare; piet?? che oscilla fra la compassione e lo scherno, senza la sincerit?? dell???uno e la sfacciataggine dell???altro; piet?? pi?? oltraggiosa del disprezzo. Perch?? ci??????

???Perch?? tutta questa gente non capisce il soldato,??? mi rispose l???amico; ???perch?? vedendo passare codesto drappello di coscritti, la maggior parte non considerano altro che la privazione del teatro, della passeggiata e della bettola, e non vanno colla mente pi?? in l?? della caserma dove ci si diverte poco e si dorme a disagio. Nessuno di costoro, io credo, scorge nel fatto stesso di questa privazione, nel contrasto di questi giovani che cominciano ora una vita di abnegazione e di stento, con tutta l???altra gente che ne comincia una di allegrezza e di festa, nessuno vi scorge l???idea grande e generosa che v????? significata e posta in atto, e che deve impedire la piet?? suscitando l???ammirazione. Quando nel soldato non si vede pi?? che una persona gravata di molte fatiche e priva di molti divertimenti, quando non lo si capisce pi?? che come individuo, vuol dire che non lo si capisce pi?? affatto.???

Gli domandai se credeva che fossero molti quelli che non lo capivano pi??.

???La maggior parte,??? egli mi rispose. ???Nel nostro paese, siamo oramai pervenuti a quei giorni pronosticati [162] dal Bossuet, in cui gli uomini non hanno pi?? la mente e il cuore ad altra cosa, che agli affari e ai piaceri. Fuori di l?? pare che non s???intenda e non si senta pi?? nulla. La morale, il dovere, l???abnegazione, il sagrificio, i principii pi?? sacri del pari che i sentimenti pi?? nobili, sembra che pel generale degli uomini si siano mutati come nei fantasmi d???un sogno, che brillano a brevi istanti nel pensiero, e dileguano. E non ?? punto da meravigliare quando si pensi che suol accadere dei popoli lo stesso che degli uomini, e specialmente dei giovani. Come un giovane, dopo essersi sciolto (per forza di qualche doloroso disinganno) da una passione violenta contratta con molta speranza di felicit?? e di fortuna, ricade in un abbandono spossato e tristo, e rinnega tutti gli affetti gentili che quella passione gli aveva suscitati nel cuore, e deride tutti gli alti propositi che gli aveva fatto fermare, e si butta allo scettico, e divien freddo e duro; cos?? il nostro paese dopo quella grande espansione d???entusiasmo, di virt?? e di fede che ha fatto quattro anni or sono con esito tanto diverso dalla sua aspettazione, ora ?? caduto nell???apatia, stanco, incredulo e svogliato. In mezzo a questo desolante spettacolo di fracidi vizi e di virt?? frolle, come dice il Giusti, l???esercito ?? quanto gli rimane di meglio; ma la maggior parte, ripeto, non lo comprende pi??. E perch?? per comprenderlo bisogna aver cuore, e quando non s???ha cuore la mente sola non basta ad afferrare il senso di certe cose; perch?? quando dal cuore sono fuggiti certi sentimenti e certe virt??, non si pu?? pi?? capire un???istituzione che appunto da quelle virt?? e da quei sentimenti trae la sua vita e la sua forza; perch?? quando non s???ha pi?? spirito di abnegazione e di sacrificio non si vede pi?? che cosa importi a uno Stato il possedere una grande scuola in cui quello spirito si fortifichi e s???inspiri. Quindi, si considera l???esercito come un???altra qualunque istituzione, di cui, quando non si toccano i frutti d?? per d??, [163] si dice ch????? inutile. Non vi si vede dentro il grande lavoro morale che vi si fa, i caratteri molli che vi si ritemperano, i buoni principii che vi si rassodano, le aspirazioni generose che vi si attingono; tutto questo non d?? nell???occhio, non si tocca, non si sente; chi ?? che va a frugar nell???anima dei quarantamila uomini che ogni anno tornano a casa? Si vedono passar per le strade, uscir di quartiere, girare in piazza d???armi, fare la sentinella, combattere le battaglie finte, finire il servizio, e tornarsene, e tutto ?? l??; l???esercito non ?? altro e non significa altro. Qual meraviglia che il coscritto desti un sentimento di piet?? in chi vede l???esercito sotto quest???aspetto? ?? un uomo che va a sgobbare e a soffrire.???

Questo disse il mio amico. Per?? badate, o lettori: coloro per cui le parole di sacrifizio e di abnegazione non sono che parole, coloro, che a parlargli il linguaggio del cuore sorridono, coloro che tengono la vostra vita per una vita di forzati, in cui non si faccia nulla per impulso spontaneo di virt?? e tutto per timor della pena, badate, costoro quando mostrano di pigliare a petto la vostra causa, mentono. Chi vi compiange invece di ammirarvi e di farvi coraggio, ?? quegli stesso che compiange l???operaio che suda per procacciare il pane ai suoi figliuoli, perch?? in lui come in voi non capisce il sacrifizio, e come non lo capisce, cos?? lo suppone un dolore senza conforti, da cui l???anima naturalmente repugni, come dal pi?? duro supplizio. E come lo suppone senza conforti, cos?? non sa rendersi ragione del come e del perch?? possano esistere nel cuor vostro de??? sentimenti che ve lo facciano parer leggiero, che ve lo facciano compiere lietamente, e considerarlo come un dovere, e ricordarlo, dopo fatto, come una gloria. Costoro sono quegli stessi che si domandano perch?? il soldato Perrier si sia fatto uccidere per salvare la vita al sottotenente Cocatrix; perch?? il sottotenente Gabba abbia amato meglio di pigliarsi una palla nel fianco [164] che rispondere al nemico: ??? Mi arrendo; ??? perch?? Alfredo Cappellini abbia voluto morire quando poteva mettersi in salvo senza venir meno al suo onore. Con che scopo? domandano. Con che scopo!

Ma abbiatelo per fermo: quando non s???ha punta virt?? di sacrifizio, quando non s???ha cuore da amare questa virt?? per s?? stessa, senza scopo e senza perch??; quando si disconoscono questi grandi sentimenti che sono quanto v????? di pi?? eletto e di pi?? rispettabile nell???uomo, allora non c????? pi?? n?? magnanimit??, n?? coraggio, n?? forza, e neanche onest?? vera e soda. L???uomo non ?? pi?? onesto se non quanto e finch?? gli conviene. Non riconoscendo pi?? altro movente e altra norma alle azioni proprie che l???utile e l???interesse diretto del suo benessere, quando questo cessa come consigliere di onest??, l???istinto brutale sottentra e l???ordine morale ?? sconvolto.

Ma voi non siete di costoro; voi siete giovani, voi avete lasciato or ora le vostre famiglie e serbate l???anima piena di fede e di affetto, e intraprendete lietamente questa nuova vita faticosa ed austera a cui foste chiamati.

Per ci?? a voi si pu?? parlare un linguaggio che altri non capirebbe o volgerebbe in riso; a voi si possono porgere i consigli che il cuore detta e che si rivolgono al cuore; voi non torcete il labbro, per Dio, quando si fa appello ai sentimenti pi?? generosi dell???anima umana.

Anzitutto non bisogna nascondervi la verit??. Noi non siamo di coloro che mettono in luce un solo aspetto della vita militare, il migliore. Noi diciamo apertamente ch???essa ?? dura e penosa. Per aver diritto di porgere dei conforti, convien mostrare di conoscere le ragioni per cui si stimano necessarii. E queste ragioni son molte. Il soldato vive lontano da casa, sacrifica la libert??, ed ?? sottomesso a una legge inesorabilmente severa. Un accesso di collera, un offuscarsi momentaneo [165] della ragione pu?? esser causa dell???infelicit?? dell???intera sua vita, lo pu?? perdere per sempre. Bisogna ch???egli rompa bruscamente tutte le abitudini del passato; bisogna che rinunci a molti di que??? piccoli comodi e di quei modesti piaceri d???elezione che ogni altra condizione sociale, per quanto umile, permette. In molte occasioni, bisogna ch???ei ponga a repentaglio la salute e la vita nello stesso modo che altri arrischierebbe al giuoco uno scudo, senza esitazione e senza rammarico. Bisogna che molte volte egli sopporti fatiche tremende, che trascinano l???anima alla disperazione; fatiche a cui egli stesso si meraviglia poi d???aver potuto resistere, come quelle che reputava fermamente superiori alle forze mortali. La fame, la sete che mette il fuoco nelle viscere, deforma il sembiante umano e ottenebra l???intelletto; lo sfinimento che prostra l???uomo a terra come privo di vita; il sole che infiamma il cervello; la caldura che mozza il respiro; la trista solitudine del casotto nelle notti d???inverno, in mezzo al gelo e alla neve; le infermit?? non credute, che non esentano dalla fatica, e la convertono in un tormento e in un pericolo; le lunghe ore d???immobilit?? e di silenzio nelle rassegne; la compagnia obbligata di persone invise o sprezzate o ripugnanti; i sonni brevi e interrotti da subite chiamate e dalla necessit?? improvvisa di fatiche nuove; il cibo qualche volta malsano o scarso o tardo; le mille esigenze della condotta fuori del servizio; le cure minute e tediose della divisa e delle armi; l???isolamento da ogni classe di cittadini in citt?? sconosciute; in qualche luogo e in qualche caso la diffidenza della popolazione, o l???antipatia, o l???ira aperta e l???odio; e mille altre cose.

Ma che perci??? Perch?? la vita del soldato trae con s?? questi mali, dovremmo noi fare come certi suoi mascherati amici, che dopo averglieli enumerati dal primo all???ultimo, ricominciano dall???ultimo per ritornare al primo? Che amicizia ?? questa, di aprir la piaga pel [166] solo gusto di vederci dentro, senza spargervi il balsamo risanatore?

Noi diciamo invece al coscritto: ??? Questi sono i mali che tu avrai da patire, e sono molti e non lievi; ma non disanimarti: intraprendi la tua strada coll???animo armato di coraggio e di costanza, non lasciarti accasciare sui primi passi. Non c????? vita, per quanto dura, che non abbia le sue consolazioni. Di queste te ne verr?? una parte dalla natura stessa della vita che tu farai; vita nuova e varia e piena di accidenti impreveduti e strani; vita in cui ai giorni lenti e tristi s???avvicendano molto spesso i giorni allegri e rapidi. Muterai sovente soggiorno e conoscerai molta parte del tuo paese che ora t????? ignoto poco meno che un paese straniero; e vedrai terre e citt?? per te nuove d???aspetto e di costumi, e ti si aprir?? la mente a nuove idee, e acquisterai in pochi mesi l???esperienza di varii anni, e molte di quelle cognizioni che nessun tempo ti avrebbe fatto acquistare se tu fossi rimasto a casa tua. Altre consolazioni tu potrai ricavare dalla tua coscienza, purch?? tu gliele sappia domandare. Non sorridere; non c????? soldato, per quanto ei comprenda male i suoi doveri, per quanto ei si tenga poco della sua divisa e senta leggermente la dignit?? del suo carattere, non c????? soldato, anche fra i pi?? svogliati e i pi?? scontenti, il quale in fondo al cuore non celi pure un po??? d???alterezza, un orgoglio indistinto, una tal quale compiacenza d???essere soldato; o se non la sente fin ch????? soldato, la sentir?? poi, la sentir?? di sicuro. Non sono rari i soldati che maledicono una volta all???ora l???uniforme che vestono e la vita che menano; ma sono certamente rarissimi quelli che, tornati a casa, non si tengono onorati d???aver vestito quell???uniforme e di aver menata quella vita. Non c????? vecchio soldato il quale non comprenda e non senta che quei cinque anni di vita militare gli hanno lasciato in fondo al cuore qualche cosa di buono e di stimabile; qualche [167] cosa che gli conferisce una superiorit?? incontestata sugli altri; un diritto particolare alla pubblica considerazione. E tu procura di nutrire e di mantenere in te questo sentimento fin da quando ti trovi al servizio. Perch?? di una qualit?? di cui sarai certamente lieto ed altero molto tempo dopo che l???avrai rilasciata, non dovresti essere altero e lieto mentre l???hai? Non ?? giusto n?? utile. Tientene dunque di essere soldato. Se non avrai questo sentimento, le fatiche e le privazioni ti parranno doppiamente penose, perch?? ti mancher?? l???alimento principale che d?? la forza per sostenerle: la soddisfazione di compiere un dovere che onora.

Un altro conforto lo troverai nei tuoi amici. La vita molle, snerva e intisichisce il sentimento dell???amicizia; la vita rigida, lo rafforza e lo dilata. La parola camerata, che propriamente significa amico di caserma, vuol dire assai cose di pi?? che la parola amico, perch?? accenna alla natura speciale dell???affetto che fa nascere tra soldato e soldato la comunanza della vita militare. Camerata vuol dire un compagno che ti vuol bene, perch?? avete mangiato molto tempo insieme la minestra della stessa marmitta; perch?? in marcia avete molte volte dormito l???uno accanto all???altro sui mucchi di pietre della strada; perch?? molte volte vi siete portato il rancio l???uno all???altro quand???eravate di guardia, e molte volte vi deste il cambio di sentinella, e vi aiutaste a stringervi il cinturino, e v???imprestaste la giberna per andare alla parata della guardia, e la pipa per passare il meno noiosamente possibile le ore di uscita nei giorni ch???eravate consegnati. Per tutte queste ragioni il camerata ?? pi?? che un compagno e un amico, ?? un fratello; anzi, pi?? che un fratello, perch?? la comunanza dei pericoli della guerra infonde in questo affetto fraterno un non so che di forte, di solenne e di sacro, che tra fratelli, nella vita ordinaria, manca. E tu vedrai, coscritto, che i tuoi pi?? cari ricordi [168] d???amicizia saranno sempre quelli della caserma; che il viso di cui ricorderai pi?? lungamente la fisonomia sar?? quello del tuo vicino di letto; che i motti, gli scherzi, i consigli, gli atti garbati, i servizii amichevoli, le testimonianze e le prove di affetto e di fedelt?? che porterai per maggior tempo nel cuore saranno quelli dei tuoi compagni di squadra; che fra i servigi di cui conserverai pi?? viva e durevole la gratitudine sar?? quello d???un sorso d???acqua datoti da un camerata in un???ardente giornata di luglio dopo molti chilometri di cammino, una visita ch???egli t???abbia fatto all???ospedale quand???eri malato, o una lira ch???egli ti abbia prestata in una tua occasione di bisogno. Credi, coscritto, a quest???affetto, che ?? quanto di pi?? bello e di pi?? nobile ha la vita del soldato. ?? un affetto che non si dimostra colle carezze e colle tenere parole; ?? un affetto chiuso e ruvido; ma profondo, ma schietto, ma tale che tu ci puoi confidare sempre e con sicurezza intera. Hai tu mai veduto due soldati della stessa compagnia che s???incontrano e si riconoscono dopo molti anni che hanno finito il servizio, quando son tutti e due padri di famiglia, mutati di viso, di panni e di costumi? Se tu gli hai veduti, e se il loro grido di sorpresa, la loro gioia, il subito illuminarsi del loro volto e l???impeto affettuoso con cui si sono gettati l???uno nelle braccia dell???altro non t???ha fatto dire: ??? Io li invidio ??? allora tu hai il petto vuoto come un tamburo. Ma no, tu avrai goduto della loro gioia, e sinceramente ammirato l???intima corrispondenza dei loro cuori, e detto a te stesso: ??? Quando sar?? soldato, sar?? codesto uno dei miei pi?? cari conforti.


Un altro dei tuoi conforti, sar?? la memoria affettuosa della tua famiglia. L???amore della patria e della bandiera non ?? veramente schietto e gagliardo se non quando germoglia dall???affetto della famiglia, che di tutti gli affetti ?? l???origine e l???alimento. L???amor di patria [169] non ?? che l???amore della propria famiglia esteso dalle mura della nostra casa paterna fino ai confini dello Stato di cui siamo cittadini. Lo spirito di abnegazione che ci d?? forza per faticare e soffrire, e coraggio per combattere e affrontare la morte in difesa del paese, non ?? che quello stesso spirito che ci induce a lavorare e a sudare pi?? che non faremmo per noi, quando nostro padre ?? vecchio e inetto al lavoro; non ?? che lo spirito che ci fa vegliare le notti al capezzale di nostra madre colpita dal contagio, quando gli amici e i parenti paurosi l???hanno abbandonata; ?? lo stesso spirito fatto pi?? potente e pi?? ardito. L???amor di patria non ?? che l???amore d???una vasta parentela ignota; quando questo manca, nessun altro affetto attecchisce e mette radici profonde.

Custoditelo dunque, quest???affetto; mantenetelo vivo ed intero come lo sentiste nell???istante in cui vi siete separati dalla vostra famiglia; preservatelo religiosamente dalle offese del tempo, del mal esempio e dei cattivi costumi; preservate quest???affetto, il quale alla sua volta preserver?? voi da molte bassezze, da molte colpe e da molti rimorsi. Non ?? possibile che un figliuolo sinceramente affettuoso e devoto si macchii mai di una codardia. Il pensare che un tal atto imprime il marchio del disonore sulla fronte di chi gli ha dato la vita, e contrista gli ultimi suoi giorni, basta per s?? solo a rattenerlo sulla via del dovere e della virt?? in qual pi?? difficile cimento egli si venga a trovare. Il soldato che contamina il suo nome e tradisce la sua bandiera apre nel cuore dei suoi la pi?? terribile ferita che vi possa aprir mano umana. Al contrario, nessun orgoglio ?? ad un tempo pi?? caro e pi?? legittimo in una famiglia, che quel d???aver dato all???esercito un bravo soldato. E il far s?? che la nostra famiglia vada giustamente altera di noi, e aggiunga all???affetto naturale che ci porta il sentimento della gratitudine, ?? una delle pi?? generose e gentili prove di virt?? che possa [170] dar l???uomo sulla terra. Onorate dunque il vostro nome onorando la divisa di cui la patria vi veste, e date ogni giorno un pensiero affettuoso alla casa paterna; dateglielo in merc?? di tutte le trepidazioni che destano tra quelle pareti i vostri pericoli, di tutti i voti che si fanno l?? per la vostra salute, di tutto quel che si soffre, di tutto quel che si teme, di tutto quel che s???invoca per voi.


Questi sono i doveri che avete verso voi stessi. Ascoltate ora quelli che avete verso i vostri superiori e verso la disciplina.

Non date fede a coloro che, lamentando le gravezze della vita militare, distinguono malignamente voi dai vostri capi, per insinuarvi che coteste gravezze ricadono solamente sui soldati, e che man mano che si salgono i gradini della gerarchia, s???alleggerisce quel pesante fardello di doveri e di sacrifizi che voi portate tutto intero. Non date fede a costoro.

Persuadendovi che i carichi e i compensi sono ingiustamente ripartiti, essi mirano a scoraggirvi, perch?? dallo scoraggiamento nasca il mal volere, e da questo l???indisciplina. Essi vi dicono una menzogna. Ascendendo di grado in grado, i carichi mutano di natura, non scemano; il peso passa dalle spalle sul capo; ma resta, e si rende forse pi?? grave. I vostri capi, quanto pi?? stanno in alto, tanto faticano meno della persona; ma tanto pi?? hanno faticato per l???addietro. Voi siete giovani, essi sono molto innanzi cogli anni. Voi siete legati a codesta vita di sacrifizio per cinque anni; essi fino alla vecchiaia; molti fino alla morte. Voi menate codesta dura vita nel fiore della vostra giovinezza, in cui la salute rigogliosa, il sentimento d???un avvenire lungo e indeterminato, e le illusioni proprie della vostra et?? vi danno animo e vigore a sopportare lietamente le fatiche e le privazioni; in voi, ad ogni levar di sole, si ritempra di nuova forza il coraggio e di nuova letizia [171] la speranza. Ma essi, i vostri capi, menano la vita militare in un???et?? avanzata, in cui l???entusiasmo giovanile, che ogni cosa avviva e abbellisce, essendo svanito in tutto od in parte, le privazioni e le fatiche, bench?? per s?? stesse men gravi delle vostre, riescono nullameno ad un effetto eguale, se non maggiore. Le umiliazioni che toccano a voi, i castighi che a voi s???infliggono hanno l???aspetto di essere pi?? penosi e severi, e materialmente lo sono; ma riescono in fondo meno amari di quelli de??? vostri superiori, in cui l???et?? e il grado stesso raffinano la suscettibilit?? dell???amor proprio e rendono pi?? duro l???orgoglio. Voi siete sotto gli occhi dei vostri superiori; essi sono sotto gli occhi di altri superiori, sotto i vostri e sotto quei del paese. La vostra responsabilit?? ?? ristretta nella cerchia del vostro buon volere, e l???assumete e la smettete in un con lo zaino e col cappotto; i vostri capi l???hanno sempre, l???hanno in momenti terribili, l???hanno tale che alle volte ella schiaccia le anime pi?? grandi e spezza le fibre pi?? vigorose. Voi colpisce qualche volta il castigo immeritato di un superiore violento; essi subiscono non di rado la sentenza ingiusta e la collera cieca d???un popolo e d???un???et??, vittime espiatorie degli errori di molti. No, non ?? ingiusta la ripartizione dei carichi; credetelo, molti dei vostri capi v???invidiano spesso gli esercizi di punizione e la cella; molti vorrebbero talvolta mutare nella faticosa agitazione della vostra umile vita quella loro quiete stanca e pensosa, a cui dan nome di riposo gl???inesperti, e d???ozio i maligni.

Portate adunque rispetto ai vostri superiori, quanto pi?? sono locati in alto; e non solo quel rispetto militare che la disciplina v???impone, allegandone la necessit?? e prefiggendone le forme; ma quell???altro rispetto intimo, cordiale, devoto, che ogni cittadino deve a chi regge un alto ufficio nel suo paese, ed ha per lo pi??, con molti e difficili doveri, pochi e malsicuri compensi. Rispettate i vostri capi anche come cittadini. Ricordatevi [172] che molti di essi sono diventati vecchi nelle file dell???esercito; che molti hanno portato lo zaino e mangiato nella gamella, come voi, per assai pi?? anni che voi non vi mangerete; che molti erano gi?? soldati provetti e alteri di cicatrici antiche quando voi eravate poco pi?? che fanciulli; che molti hanno combattuto per la libert?? italiana o sono andati a cercare una guerra giusta e una bandiera libera in terra straniera, assai prima che voi foste nati. Ma non basta che li rispettiate: essi amano voi, amateli. Sono stolidi o tristi coloro che suppongono che i vostri capi non abbiano per voi altro sentimento che quello d???una indifferenza fredda o d???un???uggia stizzosa che cerca e desidera il fallo per vendicarsi col castigo delle cure e delle noie che loro toccano per cagion vostra. E perch?? non vi dovrebbero voler bene? Perch?? un colonnello coi capelli grigi (a meno che non fosse di natura eccezionalmente cattiva) non dovrebbe tenere in conto di suoi figliuoli voi, giovani di vent???anni, che in confronto suo siete tanti ragazzi, voi che gli ricordate i giorni pi?? belli della sua giovinezza, le pi?? care emozioni della sua vita soldatesca, quei giorni spensierati ed allegri ch???egli rimpiange pur sempre, e che vorrebbe forse rivivere anche a prezzo delle sue spalline e dei suoi quattro galloni? Ma non capite che voialtri comprendete tutto in voi stessi, e significate tutto per lui: il suo passato, la sua famiglia, il suo orgoglio, la sua vita? Gli ?? perch?? non vi viene a stringere la mano uno per uno che voi supponete ch???egli non vi voglia bene? Voi sapete pure che non lo pu?? fare perch?? i pi?? di voi abuserebbero di quella famigliarit??, ed ?? giusta la sentenza che dice: ??? Da??? la mano al soldato ed egli si piglier?? il braccio. ??? Ma andate un po??? da un colonnello a parlargli male dei suoi soldati! Guardateli un po??? bene negli occhi questi comandanti di corpo quando si congedano dai loro reggimenti! Andateli un po??? a cercare quando sono in ritiro [173] e camminano col bastone, e parlate loro della quinta compagnia, della settima, della nona, di quella certa testa vuota di caporale foriere, di quella buona pelle di soldato, di quel tal altro rompicollo di tamburo, e vedrete come si ricordano di tutto e di tutti, anche molti anni dopo; come si riconducono coll???immaginazione a quei tempi, come s???esaltano, come s???inteneriscono!

Questo pei vecchi, che hanno per voi un affetto paterno. Ma avete pure tanti ufficiali giovani, sul fior degli anni come voi, che vi conoscono uno per uno, che vi stanno sempre vicini, che passano, si pu?? dire, la giornata con voi, che sanno i vostri bisogni, che vi prodigano le loro cure, che sono come vostri amici e vostri fratelli maggiori. Abbiate fiducia in loro, ricorrete a loro quando vi occorre un parere o un consiglio, fate veder loro che essi v???ispirano pi?? assai affetto che timore; siate aperti e franchi, e cacciate dall???animo quella diffidenza ombrosa e cocciuta che vi fa vedere in ogni superiore un soprastante malevolo, o un persecutore, un nemico. Nemico! e perch??? Nessuna cosa l???ufficiale ambisce pi?? vivamente che l???affetto e la fiducia dei suoi soldati, e nulla pi?? gli dispiace e l???offende che il veder qualcuno fra loro che lo guarda in cagnesco senza una ragione fondata; ma solamente perch?? vede in lui personificato il rigore e il castigo. Che gusto volete che ci trovi l???ufficiale a farsi malvolere da coloro in mezzo a cui ha da passare met?? della sua vita? Perch?? il suo primo e pi?? vivo desiderio non dovrebbe esser quello di non aver mai da punire, mai da rimproverare, mai da inquietarsi?

Ma il voler bene col cuore non basta; bisogna provarlo coi fatti: ubbidire, e ubbidire colla spontaneit?? e colla sollecitudine che previene il rimprovero senza lasciar travedere il timor del castigo; e non solo fare il proprio dovere, ma mostrare di capirlo, e non solo mostrar di capirlo, ma far vedere che lo si ha per [174] giusto e per necessario. E sopra tutto non abbandonarsi mai a quell???andazzo di trovar tutto male, di censurar tutto, di far un gran che di tutti i piccoli inconvenienti, quasi inevitabili, del servizio, e mormorar contro i superiori, e dire che ogni cosa va per la peggio, e che coloro che comandano non sanno mai quel che si raccapezzino. Questo spirito di censura avventata e leggiera ?? la peste della disciplina; guardatevene, o sarete eternamente scontenti voi e farete eternamente scontenti gli altri. Ricordatevi che quando cent???occhi stanno aperti su quello che fa un solo ?? molto facile trovarvi di che ridire; che il vedere il male ?? cosa assai diversa dal saper fare il bene; che ?? una illusione comune dei molti che stanno in basso quella di credere che, messi loro alla prova riuscirebbero indubitatamente a far meglio dei pochi che stanno in alto; che tutti coloro che comandano oggi, ubbidivano ieri, e che forse ieri criticavano tutti e tutto come oggi facciamo noi, e che non per questo sono riusciti a rinnovare il mondo quando ?? venuto il loro momento; che le cose guardate di sotto in su hanno tutt???altro aspetto che quando si guardano di su in gi??; e tutti gli altri dettami della pi?? volgare esperienza e del pi?? comune buon senso.

Ma tutto questo non basta ancora. Bisogna preparar l???animo a tollerare molte piccole ingiustizie, molti piccoli torti, molti piccoli dispiaceri, per cui non c????? rimedio, e i reclami non servono, e le proteste fanno peggio; cose che sono seguite e seguono sempre dove c????? molta gente che fa vita comune, e c????? grande variet?? di temperamenti e d???umori; in tutti i collegi, in tutti gli istituti, in tutte le classi di cittadini, dappertutto, insomma, dove c????? superiori e inferiori, dove molti comandano e molti ubbidiscono, e per conseguenza c????? chi comanda male e chi non obbedisce bene. E tutti codesti inconvenienti inevitabili non attribuirli ciecamente alla disciplina militare, la quale in fin dei [175] conti non si distingue dalle altre se non in questo: che va soggetta a norme pi?? precise, e dipende meno dal capriccio delle persone, il che ne compensa fino a un certo punto la maggior severit??; ma ritenerli, codesti inconvenienti, come vizi inevitabili di tutte le discipline. Poich?? giova convincersi profondamente di ci??: che disciplina ve n???ha da per tutto; che in tutte le amministrazioni v????? un certo numero d???individui che fanno delle lavate di testa e un certo numero che se le pigliano; individui che impongono delle multe e individui che le pagano; individui che infliggono a torto dei castighi e individui che li subiscono con santa rassegnazione; individui che dicono: ??? Lei ?? un asino, ??? e individui che rispondono: ??? S?? signore; e che quello che si fa e si sopporta in un reggimento per non andare in prigione e per non stare a pane ed acqua, si fa e si sopporta da migliaia e migliaia di impiegati governativi e non governativi per non essere cacciati dall???impiego e per non restare colla famiglia in mezzo a una strada; il che porta al pane ed acqua lo stesso. Dei bocconi amari se ne trangugiano da per tutto, miei cari coscritti, anche nei gabinetti dei ministri e nelle corti dei re, d???onde qualcuno ?? uscito col cuore spezzato e coi capelli grigi innanzi tempo.


Ma neanche tutto questo non basta ancora. Non basta rispettare e amare i superiori, e assoggettarsi docilmente alla disciplina, e adempiere i doveri che ci sono imposti dalle necessit?? del servizio. Pel soldato ?? anche un dovere quello di procurare un vantaggio a s?? stesso imparando a leggere e a scrivere.

E a convincervi che quello d???istruirsi ?? un dovere, e ad ispirarvi il buon volere di compierlo, vi basti questo semplice ragionamento. La maggior parte dei guai d???Italia deriva dell???ignoranza, poich?? l???ignoranza ?? per s?? stessa il massimo dei mali. E sapete perch??? [176] Il perch?? ?? questo: che la maggior parte dei padri di famiglia che non sanno leggere n?? scrivere, d???ordinario non si curano di mandare a scuola i figliuoli perch?? non ne vedono l???utilit??; e i figliuoli crescono ignoranti come loro. Privi della coltura che deriva dallo studio (e qui per istudio s???intende il leggere dei libri buoni), questi fanciulli non ricevono in vita loro altra educazione che quella del padre. Che cosa ne segue? Ne segue che se il padre e la madre sono gente onesta e di buoni costumi e affezionata alla famiglia e sollecita del bene dei figliuoli, questi vengon su per bene e diventano galantuomini; galantuomini ignoranti, ?? vero; ma non importa; l???esser galantuomo ?? gi?? una gran cosa, e pu?? bastare. Ma se il padre e la madre sono cattivi soggetti, disamorati, trascurati, ed esempio di scandalo ai loro figliuoli, questi, nove su dieci, riescono bricconi come i genitori, e forse peggio, perch?? manca in loro l???educazione dell???intelligenza e del cuore che danno i buoni libri; retta e saggia educazione che distruggerebbe o mitigherebbe gli effetti di quell???altra cattiva che hanno ricevuto in casa. Da ci?? deriva che nelle classi ignoranti la malvagit?? dell???animo e la sregolatezza dei costumi si propagano e si conservano di padre in figlio e di famiglia in famiglia assai pi?? che negli altri ordini della societ??, dove i ragazzi trovano nel maestro un secondo padre, che spesse volte cancella in loro la mala impronta avuta dal padre vero, tanto da farli riuscire assai migliori, e talora affatto diversi da quel ch???era parso che sarebbero riusciti da principio. Non ne abbiamo noi una prova in questo, che vi son delle famiglie le quali nel giro di quattro o cinque generazioni hanno fornito dieci o dodici soggetti alle prigioni e alle galere, per misfatti essenzialmente diversi? Non abbiamo noi de??? villaggi, delle borgate intere in cui la popolazione ?? notoriamente trista e facinorosa sopra tutte le altre? Gli ?? perch?? fra codesta gente la malvagit?? si tramanda coll???esempio [177] d???et?? in et??, d???individuo in individuo, senza incontrar mai un impedimento od un freno nell???istruzione che illumina l???intelletto, fortifica la coscienza e ingentilisce i costumi. Imparate dunque a leggere e a scrivere non solamente per uso vostro, ma pel bene dei vostri figliuoli futuri; procurate di tornare a casa con questo vantaggio positivo ricavato dal servizio militare; imparate a scrivere per tenervi in corrispondenza colle vostre famiglie; imparate a leggere per facilitarvi la conoscenza dei vostri doveri di soldato colla lettura dei regolamenti e delle istruzioni, e per procurarvi un passatempo utile e gradito nelle ore di riposo. Il servizio incaglia e ritarda d???assai codesto insegnamento, lo so; le fatiche d???ogni giorno vi concedono poco tempo e vi lasciano poca voglia per la lettura, anche questo ?? vero; ma fate quel che potete: poco sar?? sempre assai meglio di nulla. Il soldato ??? disse uno scrittore francese ??? ?? bello a vedersi principalmente in questi due casi: quando si slancia contro al nemico a baionetta calata, e quando siede ai piedi del suo letto con un sillabario tra le mani.


Ancora un consiglio. Il soldato italiano ??? ha detto poco tempo fa un giornale ??? ?? dovunque amico, dovunque modesto, simpatico, costumato e cortese come non ?? nessun soldato in nessun paese del mondo. Questo ?? vero, ed ?? cos?? generalmente riconosciuto, che lo possiamo affermare anche noi senza adulazione; e lo affermiamo con un sentimento vivissimo d???alterezza, perch?? crediamo che non si possa fare ad un esercito un elogio pi?? onorevole. Or bene: serbate intatta questa nobile fama, voi giovani coscritti; crescetela, rassodatela. Abbiate sempre per fermo che un esercito, quanto ?? pi?? rispettato dai suoi concittadini, tanto ?? pi?? temuto dai suoi nemici. Tenete per sicuro che nessun reggimento ?? amato e stimato se i soldati non si sono fatti individualmente [178] benvolere e stimare colla moderazione e colla dignit?? del contegno. Ricordatevi che appunto in virt?? di questo suo contegno il soldato italiano non ebbe molte volte che da presentarsi in mezzo alla popolazione per sedare un disordine o per quetare un tumulto. Persuadetevi che la popolarit?? che ciascun soldato acquista colle buone maniere in mezzo ai cittadini, risparmia, in molti casi, alle compagnie e ai reggimenti interi la triste necessit?? di usare le armi e di spargere del sangue. Il soldato, come deve coll???esempio inculcare al cittadino l???amore dell???ordine e l???osservanza della legge, deve cos??, rispettando ed amando il popolo di cui ?? figlio e difensore, inspirargli quel rispetto e quell???affetto che il popolo deve a lui per ragion di gratitudine e di natura.

Ecco i vostri doveri.


Ora vedete di diventar presto soldati.

Le condizioni dell???esercito impongono che s???affretti straordinariamente la vostra istruzione. Supplite alla strettezza del tempo colla buona volont??. L???educazione dei coscritti suol richiedere un tempo lungo, giacch??, pel solito, storditi e sopraffatti dalla nuova maniera di vita in cui sono gittati, essi non possono, nei primi giorni, prestare alle istruzioni quell???attenzione riposata e raccolta che vi prestano poi. Procurate di vincere questa difficolt?? accomodandovi quanto prima ?? possibile alle nuove abitudini e alle nuove occupazioni che vi sono imposte; non vi limitate a quell???esecuzione automatica dei comandi che ne rende necessaria la ripetizione all???infinito; pensate, osservate, ricordate; sollecitate gl???istruttori colla rapidit?? dei progressi; quando si vuol imparar presto una cosa, l????? gi?? per buona parte imparata; lo zelo alleggerisce tutti i doveri e tronca a mezzo tutte le difficolt??. Chi trascura le prime istruzioni, rester?? eternamente un mezzo coscritto; ci?? che non s???apprende a far bene subito si [179] continua a far male sempre, o s???apprende a far meglio in seguito a prezzo di rimproveri e di punizioni. Studiate coscienziosamente i vostri doveri; presto sarete chiamati a compierli; la scarsit?? della forza generale dell???esercito richiede un servizio pi?? attivo e pi?? oculato in ciascun individuo; mettetevi in caso di corrispondere all???assegnamento che si fa su di voi. Badate sopra tutto al servizio di guardia; qualche volta sul capo d???un soldato pesa una grande responsabilit??; pensateci; proponetevi di non macchiare mai il numero diciotto; conservatelo bianco come il bianco della vostra bandiera.


E codesta bandiera amatela, veneratela; le recenti sfortune non l???hanno oscurata che d???un velo di lutto pei caduti in battaglia; ma non v???hanno impresso una macchia, no, non ve l???hanno impressa, per quanto abbiamo di pi?? sacro nel cuore, per l???onore del sangue italiano. La nostra bandiera ?? splendida e incontaminata come nei pi?? bei giorni della nostra rivoluzione immortale. La vittoria non ha stretto patti con nessun esercito al mondo; tutte le bandiere sono bagnate di lacrime; la mala fortuna ha strappata una foglia a tutti gli allori; a ogni popolo ?? toccato un giorno fatale che gli ripercosse il grido dei trionfi antichi in un grido di dolore; mille eserciti sgominati si risollevarono dalla sventura pi?? formidabili e pi?? fieri.

S??, amatela e veneratela codesta bandiera; essa pure ha avuto i suoi bei giorni di gloria; essa pure sventol?? molte volte, al cader del sole, sulla sommit?? di un???altura lungamente contesa; molte volte essa pure, ritta fra i rottami d???un bastione smantellato, fu salutata vittoriosa dal morente della trincea; molte volte essa pure ha sentito echeggiare in mezzo ai suoi figli le grida d???una gioia superba. Altre bandiere furon pi?? temute; nessuna al certo fu pi?? lungamente invocata n?? benedetta con pi?? caldo e pi?? costante amore.

[180] V???ho detto la verit??, coscritti, credetelo. Se il mio non vi pare l???accento della convinzione e dell???affetto, non lo attribuite a una sincerit?? dubbia o a un cuor tepido; attribuitelo alla mia penna inetta e rest??a, e alla natura stessa di questo povero linguaggio umano a cui sfuggono sempre i moti pi?? riposti e pi?? delicati dell???anima.

[181]

L???ADOLESCENZA.

Quei tre o quattr???anni che passano tra l???infanzia e la giovinezza, son pieni di sconforti e di malinconie come quando si comincia a sentir che s???invecchia. L???anima, smaniosa d???affollarsi alla vita, se la vede chiusa da ogni parte, e si dibatte in una prigionia affannosa. Come il germe, a primavera, tenta la scorza che lo ravvolge, e s???agita impaziente, cos?? in quegli anni, l???uomo si sente chiuso nel ragazzo, e ne freme. Ha bisogno d???aria e di luce, e vorrebbe levarsi a volo, urta le ali nelle pareti domestiche, e le ripiega rintuzzate e dolorose. Vede sotto di s?? un piccolo mondo di bambini, dove si gioca, si ride, si canta, si folleggia, e non vi pu?? pi?? discendere; vede di sopra un altro mondo pi?? vasto, dove si pensa, si lavora, si combatte, si ama, e non vi pu?? ancora salire. Travede gi??, come dietro un velo, la donna, bella, cara e misteriosa, argomento segreto di desiderio e di sogno; e la donna si china a baciare i bambini, si volta a guardare gli uomini, e a lui passa accanto, e nol vede. Egli vorrebbe attirare quello sguardo, parerle bello, piacerle; e non ?? che un bambino allungato, con una grossa testa su due spallucce misere, e un busto cascante su due stecchi di gambe da cui saltan fuori due ginocchioni angolosi. Sente i primi stimoli della vanit??, vorrebbe esser ben vestito, elegante; e gli fanno portare [182] i panni smessi di suo fratello maggiore, e gli taglian le cravatte nei vestiti vecchi di sua sorella, e non si fidano ancora di lasciargli in mano l???orologio. Vorrebbe esser preso per un ometto e contar per qualcosa; se apre la bocca in mezzo alla gente, o dice una freddura, che cade inosservata, o dice uno sproposito, e gli dan sulla voce. Vorrebbe essere garbato e piacevole; e se capita in un salotto non sa come rigirarsi, urta in una seggiola, mette i piedi sullo strascico di una signora, e pesta un callo al padrone di casa. Vorrebbe esprimere quel che gli bolle dentro, aprire il suo cuore, sfogarsi; e scrive dei versi che fanno ridere il maestro, e il babbo glieli strappa di mano, e gli mette sotto il naso un trattato d???aritmetica. Vorrebbe agitarsi, svagarsi, girare, veder cose nuove; e deve tornare a casa alle otto a scartabellare il dizionario latino, in un cantuccio della sua stanza, solo, mentre sente il fruscio dei vestiti delle sue sorelle, che si preparano pel teatro o pel ballo. Sconfortato, umiliato, ora s???insinua in mezzo alla gente per implorare uno sguardo, un sorriso; ora si chiude in s?? stesso, indispettito e selvatico, e come stanco degli uomini e della vita. E allora seguono le lunghe ore di solitudine passate alla finestra, di notte; o in campagna, a guardare tra i fili dell???erba; e la sua fantasia vivida e irrequieta si slancia avidamente nell???avvenire, in un avvenire sconfinato ed arcano, pieno di grandi disegni e di grandi speranze. Allora egli si finge una vita a modo suo; casi mirabili e strani, lotte, pericoli, trionfi, viaggi, aurore di cieli ignoti, e vasti giardini taciti, popolati di fantasime care; e l?? ricordi indistinti di profili verginali, cento volte raccolti e ricomposti e vagheggiati con trepido amore, e convegni solitari, e parole ardenti, e dolcezze che soverchiano le forze dell???anima. Ma poi quella splendida visione lo rattrista o lo stanca, ed egli riabbraccia con impeto la vita; si getta di nuovo in mezzo allo strepito dei sollazzi infantili; se [183] ne sd??, non pago, e si volge appassionato agli studi; irrequieto, li abbandona, e cerca il riposo dello spirito nelle fatiche smodate del corpo; il suo mondo fantastico gli si mesce nella mente al reale, e lo assalgono nelle tenebre subite paure, da molto tempo perdute; terrori religiosi impensatamente ridesti; poi freddezze feroci che gli armano la mano contro gli animali innocenti, e ardimenti insensati che lo spingono sull???orlo dei tetti e sulla cima degli alberi; poi malinconie profonde che gli fanno cercar le braccia della madre, e piangere sul suo seno lacrime calde e pacificatrici.

L???eccessiva timidezza di molti ragazzi di quell???et?? proviene appunto da che essi hanno dentro tutto quel tumulto di pensieri e d???affetti, e voglion tenerlo celato, e treman sempre che altri lo scopra, e li stimi pi?? ragazzi di quel che sono; essi medesimi credono che quello sia un resto di fanciullaggine, e se ne vergognano; mentre ?? invece la prima scintilla della giovinezza che li feconda e li trasforma.

[184]

UN ESEMPIO.

Prima del levar del sole, il vecchio dottore dell???80?? reggimento era gi?? fuori di citt??, e andava per una viottola solitaria verso la villa d???una signora amica sua.

Arrivato a un punto dov???era un vasto campo arido, che pareva una piazza d???armi, si ferm??, e stette guardando qua e l?? colla fronte corrugata, come se la vista di quel luogo gli richiamasse alla mente qualcosa di triste.

La villa era posta sopra un poggetto poco distante da quel campo; e tra il campo e il poggio si stendeva un tratto di terreno senza alberi e senza siepi. Il tempo era torbido: non si sentiva un rumore e non si vedeva nessuno.

Entrato nella villa, il dottore, con sua grande meraviglia, trov?? la signora gi?? alzata. Essa gli venne incontro col viso turbato, dicendo: ???Vi ringrazio, dottore, so perch?? venite, me l???han detto ieri. Che notte ho passata, se sapeste, con quel pensiero fisso! Sentite, se avessi potuto prevedere una cosa simile, di certo non sarei venuta a star qui; ma ?? la prima e l???ultima che mi capita; lascer?? la casa, e intanto, per questa mattina, prendo con me i miei due ragazzi e scappo da una mia amica....... Permettete.???

S???alz?? in fretta, e affacciatasi all???uscio di una camera attigua domand?? a una donna di servizio se i [185] figliuoli erano lesti. ???Si spiccino??? soggiunse, e torn?? a sedere accanto al dottore.

???Ah! dottore,??? riprese a dire sospirando, ???ma che proprio non ci fosse un altro luogo in tutti i dintorni della citt?? da dover venire per l???appunto davanti la mia casa?...???

????? la piazza d???armi,??? rispose il dottore distratto.

???Dio mio! e se per disgrazia non fossi stata avvisata? Tremo a pensarci, vedete. Via, via, lontano di qui, a cinque, a dieci miglia se occorre, purch?? io non veda nulla e non senta nulla. Voi mi terrete compagnia, ?? vero????

Il dottore non rispose; stette qualche istante pensieroso e poi, con aria severa e con accento benevolo, disse: ???Signora, voi avete due figliuoli: tutti e due son destinati alla carriera militare; uno ha quattordici anni, l???altro ne ha sedici; sono nell???et?? in cui, molte volte, un avvenimento, uno spettacolo, un???emozione che a noi pu?? parere senza effetto o d???un effetto cattivo, d?? un nobile e forte stampo al carattere, che dura per tutta la vita; noi siamo tutti fatti di impressioni avute da ragazzi; se volete avere due figliuoli soldati, seguite il mio consiglio, signora: restate.???

La signora, all???udir quel restate, trem??; poi cominci?? a riflettere.

Entrarono i due ragazzi, alti, per l???et?? loro, e robusti, di fisonomia aperta e simpatica; somigliantissimi alla madre. Uno avea la divisa d???un collegio militare. Stavan tutt???e due serii, col capo basso e le sopracciglia aggrottate, come se facessero il broncio. Salutato il dottore, si ritrassero in un canto della stanza senza parlare, in atto di protesta.

???Che c????????? domand?? la madre.

???Noi non si vuole andar via,??? rispose il pi?? piccolo con quella voce tra il pianto e la stizza che fanno i ragazzi scontenti.

La madre guard?? il dottore, volse uno sguardo inquieto [186] alla finestra, e poi domand?? con un sospiro,??? voce bassa: ???Tra un???ora, ?? vero????

???Tra un???ora,??? rispose il medico.

???E..... son due???? disse anche pi?? piano la signora.

???Due.???

???E per cosa????

???Vigliaccheria.???

???Oh sentite!??? esclam?? essa vivamente dopo un istante di riflessione; ???potete dir quel che volete, ma ?? orribile!???

???Oh sentite voi!??? rispose anche pi?? vivamente il dottore: ???io vi posso assicurare che quello che c????? di pi?? orribile in questa tragedia non ?? quello che voi vedrete, ?? quello che ho veduto io!???

Dopo un istante ripigli??:

???Voi, signora, conoscete la mia vita; ho i miei anni e ho avuto le mie disgrazie; ho perso madre, padre, fratelli, da giovane; ho dovuto mandar gi?? dei bocconi amari anco nel corso della mia vita di medico militare; m????? toccato di quei momenti che, a non credere in qualche cosa dopo la morte, c????? da fare uno sproposito. Poi il dolore d???esser preso prigioniero, di leggere sul viso dei nemici che il nostro esercito era stato battuto, e le altre disgrazie che dopo cascarono addosso al paese; furon tutte trafitture di cuore, come vi potete immaginare, terribili. Eppure, vedete, mi paion tutte cose da nulla in confronto di ci?? che ho provato alla vista di quello spettacolo deplorabile, di cui i due sciagurati di stamani non furono che un piccolo episodio: il 3?? battaglione del mio reggimento che si sbandava alle prime fucilate, come un branco di briganti! Son passati parecchi mesi, ho avuto d???allora in poi delle emozioni vive, anche durante la mia prigionia; poi il piacere d???esser liberato, di tornare in patria, di rivedere il mio reggimento, i miei amici; eppure l???impressione avuta quel giorno mi ?? rimasta viva nell???anima come se fosse d???ieri, quello spettacolo l???ho [187] sempre davanti agli occhi, sento quelle voci, vedo quella gente, ci penso, la sogno, e c????? dei momenti che mi si schianta il cuore e che nasconderei il viso dalla vergogna.???

???Oh... poi!??? disse la signora.

???S??! s??!??? l???interruppe il dottore, ???e cos?? fosse pi?? generale questo sentimento, cara mia! Quando la vergogna di molti, appunto perch?? ?? di molti, non ?? pi?? sentita da nessuno, pessimo segno. Per me una delle prime qualit?? d???un esercito, a voi parr?? strano, ma io lo credo sul serio, ?? il pudore. Quando s????? stati vinti, bisogna sentirsi bruciar la fronte e soffrire; chi cerca scuse e conforti, ?? gi?? mezzo battuto per un???altra volta.???

???Capisco; ma come mai quel battaglione s????? portato male e gli altri no? Io credevo che fossero tutti gli stessi i soldati.???

???Che volete???? rispose il dottore, pigliando una mano del ragazzo pi?? piccolo, che tenne poi lungamente fra le sue; ???bisogna dire che quello fosse un battaglione segnato da Dio. Gi?? io n???avevo avuto un cattivo presentimento fino dal principio della battaglia. Quando seppi che appunto quel battaglione l?? era stato scelto, fra tanti altri, a esplorare una collina sulla sinistra del nemico, che vuol dire avventurarsi a un combattimento improvviso, contro forze sconosciute, senza sostegno, e forse a molta distanza dal resto del reggimento, non so perch??, tremai. Lo vidi passando, quel battaglione, mentre aspettava l???ordine di andare innanzi, fermo in un campo, mezzo nascosto fra gli alberi. Guardai bene in faccia quei soldati... non mi piacquero. In lontananza si sentiva un fuoco di fucili fitto; di tratto in tratto qualche palla fischiava pi?? da vicino, e ad ogni fischio quei soldati si guardavano e ridevano; ma.... dopo essersi molto guardati. C???eran dei visi bianchi come un panno lavato che volevano ridere e non mostravano che i denti. Canterellavano, scherzavano, tutte cose forzate. ??? Va [188] male ??? dissi tra me, e tirai di lungo. Ripassai di l?? poco dopo: il battaglione se n???era andato, ma avea lasciato delle brutte traccie: vidi tre o quattro fucili e tre o quattro zaini sparsi fra l???erba; qualche soldato, profittando del granturco alto, se l???era battuta. Guardai un po??? intorno, non vidi nessuno, seguitai la mia strada. Pratico dei luoghi, presi a traverso i campi, salii sopra un???altura, scesi fino a mezza la china opposta e mi trovai di fronte a una collina, sulla quale cominciavano a salire, adagio adagio, i cacciatori del battaglione. La valle era strettissima, in modo ch???io vedevo distintamente ogni cosa dal lato opposto. La china era tutta coperta di granturco, sulla cima c???era un bosco. Pareva che nel bosco non ci fosse nessuno. Dietro i cacciatori saliva il battaglione, gi?? mezzo scompigliato; a poco a poco furon tutti lass?? e sparirono fra gli alberi. La collina e la valle rimasero deserte e silenziose; non si sentiva che l???eco del cannone lontano. Per??, a guardar bene, mi pareva che qua e l?? tra il granturco si movesse qualcosa; tratto tratto travedo un luccich??o, come di canne di fucili; osservato meglio, sospettai che fossero soldati rimasti indietro, che scappavano. Nel punto ch???io mi movevo per andare a vedere, sentii dalla parte del bosco prima il rumore di poche fucilate, poi un rumore pi?? fitto, poi uno strepito vivissimo di colpi. ??? Ci siamo! dissi; si sono incontrati. ??? Ma di l?? a poco mi parve che il rumore, invece d???allontanarsi, come speravo, s???avvicinasse: tesi l???orecchio, si avvicinava davvero; alzai gli occhi, e vidi comparire in cima alla collina alcuni soldati, che correvano, e poi altri e altri ancora, il battaglione intero, affollato e disordinato, senza il maggiore. Il sangue mi diede un tuffo cos?? forte che credetti di mancare; poi mi prese un freddo che m???agghiacci??, e guardai instupidito. Il battaglione scendeva la china di corsa, urlando e sparpagliandosi, buttando via zaini e berretti, che pareva gli si fosse scatenato alle spalle [189] l???inferno. Qualcuno si fermava di tanto in tanto e si voltava indietro a sparare; i pi?? venivan gi?? a precipizio col capo basso e le braccia aperte, inciampando, cadendo, rialzandosi per precipitarsi di nuovo, come forsennati; altri, feriti, barcollavano qua e l??, o si rotolavano per le terre, gettando acute grida. Molti ufficiali e sergenti, ed anco soldati semplici, a quando a quando si fermavano, cercavano di trattenere gli altri, e gridavano: ??? Fermi! Non ?? nulla! Fronte al nemico! Fuoco! Non sono che un battaglione come noi! ??? Inutile; la fuga era irresistibile da tutte le parti. Quelli che avrebbero voluto resistere si picchiavano la fronte, si mordevano le mani, minacciavano, si scambiavano, come si poteva in quella confusione, ordini, consigli, cenni; finch?? riuscirono a riunirsi in un drappello di cinquanta o sessanta. Allora presero la china di traverso, e correndo disperatamente, arrivarono tutti insieme dinanzi a un ponte che cavalcava il rio nella valle, prima che ci arrivasse il grosso dei fuggiaschi. L?? si schierarono a traverso la strada, soldati e ufficiali alla rinfusa, stretti, in atteggiamento di difesa, risoluti a impedire il passaggio. Dopo pochi momenti arriv?? la turba dei soldati, pallidi, senza fiato, col viso travolto, la pi?? parte a capo scoperto, senz???armi. Arrivarono e si videro dinanzi quella schiera, tutta irta di sciabole, baionette, pistole; titubarono un istante, poi, mossi dal terrore che gl???incalzava alle spalle, gridarono tutti insieme: ??? Largo! ??? Fronte al nemico! ??? rispose dall???altra parte una voce risoluta. Piovvero in quel punto, dall???alto della collina, le prime palle nemiche; allora quello sciame di miserabili di scagli?? sul piccolo gruppo dei valorosi; partirono alcuni colpi dalle due parti, caddero dei feriti; ne segu?? un parapiglia senza nome. Gli ufficiali e i soldati fermi, afferravano gli altri per le braccia e pel collo, li scrollavano, li voltavano indietro a forza; quelli si divincolavano; si buttavano in terra, scivolavano a destra, a sinistra, [190] fra le siepi, pei solchi, col ventre a terra. Era una lotta a urtoni, a pugni, a piattonate. Da un lato si sentiva gridare con voce rabbiosa: ??? Largo! ??? Dall???altro un grido terribile: ??? Vigliacchi! ??? Qualche voce supplicava: ??? Salvate l???onore! Coraggio, figliuoli! Siamo ancora in tempo! ??? Fu tutto invano; i fuggiaschi, colla forza del numero e l???impeto della paura, ruppero quella barriera di petti intrepidi e si precipitarono al di l?? del ponte, lasciando solo il piccolo drappello a far fronte al nemico che gi?? era a mezzo della china. Rifiniti dalla corsa, si ricoverarono in una casa poco lontana, dove c???erano gi?? dei feriti; io sopraggiunsi in quel punto. Arrivarono poi i pochi ufficiali e soldati che aveano fatto un???ultima resistenza e lasciati sul terreno parecchi morti; appena arrivati tentarono disporre gli altri a difesa; vano tentativo anche questo: quella gente non aveva pi?? goccia di sangue nelle vene, n?? sentimento di vergogna, n?? aspetto umano. Si sparpagliarono per le scale, s???arrampicarono sui tetti, si rifugiarono nelle cantine, serrando a furia porte e finestre; ci riusc?? a stento a far trasportare in una stanza tre quattro dei feriti pi?? gravi, uno col viso fatto in due dalla sciabola d???un ufficiale, gli altri feriti di palla nella schiena. Stavo prestando loro le prime cure, quando a un tratto scoppi?? un fracasso pi?? forte, uno sbatter pi?? furioso di porte e correr di qua e di l??, urlando a squarciagola. Era una compagnia di nemici, sbucata non si sa di dove, che s???avvicinava di corsa alla fattoria. Si sarebbe potuto resistere; non si sentirono che poche fucilate, i pi?? precipitarono nel cortile per arrendersi. Entrarono infuriando i nemici, i nostri soldati buttarono i fucili in terra, gridando: ??? Prigionieri! Pace! ??? Quelli, non potendo credere a tanta codardia, sospettando un inganno, gli si scagliarono addosso lo stesso, e cominciarono a picchiarli coi calci dei fucili. Alcuni di quei vigliacchi si buttarono in ginocchio; uno, che fu poi riconosciuto, implor?? la [191] piet?? d???un ufficiale nemico, dicendogli: ??? Io sono per voi! ??? E allora gi?? quel berretto! ??? gli rispose l???ufficiale, dandogli un ceffone che gli butt?? il berretto in terra. Altri si presentarono ad altri ufficiali dicendo: ??? Noi non ci siamo battuti. ??? Qualche bell???esempio si vide: due ufficiali si fecero uccidere, uno ferire mortalmente, alcuni soldati opposero una resistenza accanita nell???interno della casa. Finalmente si arresero tutti, e quando i prigionieri ed io fra questi sfilammo dinanzi alla compagnia nemica, il capitano, avvicinatosi ad uno dei nostri ufficiali, gli disse in cattivo italiano, con un accento di compassione che mi suoner?? nell???orecchio finch?? io viva: ??? Signor ufficiale, lasciatevelo dire, voi vi siete battuto bene, e tra i vostri soldati ce n????? dei bravi, ma ci sono anche dei gran poltroni! ??? L???ufficiale divent?? pallido, trem?? per tutta la persona come preso dalla febbre e poi, voltandosi verso un gruppo dei soldati che s???erano portati peggio, url?? con una voce lunga e selvaggia che ci fece compassione ed orrore: ??? Ah!... infami!???

La signora si coperse il viso colle mani.

???S???eran portati da vigliacchi, furono trattati da vigliacchi. I nemici li misero due a due, con una fila di cavalleggieri per parte, e avanti, a traverso i campi, a passo dei cavalli, e chi si lamentava, sciabolate sulla schiena, il cavallo addosso, e improperii. Il drappello entr?? sul far della notte nella citt?? di ***, in che stato, se lo figuri. Ebbene, nelle vie di quella povera citt??, che era pur nostra, in mezzo a quei poveri cittadini che gi?? sapevano come fosse finita la battaglia, e venivano incontro ai prigionieri col cuore straziato e gli occhi rossi di pianto; in quelle vie, questi miserabili commisero l???ultima, la pi?? vergognosa e la pi?? laida delle loro vilt??. Ridotti com???erano, in mano dei vincitori, spossati, laceri, col viso livido dalle percosse, col marchio dell???infamia sopra la fronte, questi svergognati... cantarono!???

[192] La madre e i ragazzi fecero un segno d???orrore.

???Cantarono!??? prosegu?? il dottore; ???forse per la gioia d???essersi liberati dai pericoli avvenire della guerra, forse per far vedere che a loro importava poco d???essere stati battuti, fors???anche per amicarsi i nemici. I nemici sorridevano di disprezzo, i cittadini si voltavano indietro indignati, gli ufficiali prigionieri si coprivano il viso. Un d???essi, non potendo pi?? reggere, si present?? al comandante la scorta e lo preg??, in nome della fratellanza di tutti gli eserciti, che li facesse tacere lui. Tutto, ??? gli disse, ??? noi siamo disposti a sopportare, fuorch?? questo strazio; se non volete liberarcene voi, dateci almeno le nostre sciabole, che si possa sfracellar la testa a qualcuno. ??? Il comandante ordin?? ai suoi soldati che imponessero silenzio; venne gi?? una tempesta di piattonate, e i prigionieri tacquero. Quella sera fummo divisi, ed io non li vidi pi??. Ma a me, agli ufficiali, ai pochi soldati che si batterono, rimasero nella mente le fisonomie e i nomi dei pi?? vigliacchi; ci accordammo per riferire ogni cosa appena tornati al reggimento, e far dare un esempio solenne; si tenne la parola; dieci furono gi?? fucilati; ne restano altri due, che vedrete; noi abbiamo fatto il nostro dovere, non ho avuto mai la coscienza pi?? tranquilla.???

La signora appoggi?? la testa sopra una mano e mormor?? quasi macchinalmente, cogli occhi fissi: ???Ma ?? la morte... dottore!???

???Sempre cos??!??? esclam?? questi balzando in piedi con impeto e cominciando a passeggiare per la stanza; ???siamo sempre gli stessi! Finch?? si tratta di dire: ??? combattere per la patria, avanti, coraggio morire, ??? sta bene; ma quando poi si tratta di restare al proprio posto per morire davvero, allora pare che non ci abbia da essere obbligato se non chi ha il coraggio naturale di starci; per gli altri ?? un affare di temperamento; chi non pu??, pazienza, non siamo tutti eroi. Cos??, fin che si tratta di scagliarsi contro i vigliacchi [193] in prosa e in poesia, gridando all???infamia, alle anime abbiette, alla patria disonorata, con tutte l???altre parole, tutti ci stanno; quando poi ve ne conducono dinanzi uno, allora patria, valore, onore, bandiera son tutte bolle di sapone che si sciolgono, e non resta che il sentimento dell???umanit??. Signora! voi non vedete che un uomo che deve morire, solo, l?? in mezzo a un campo, con una croce in mano e gli occhi rivolti al cielo; e vivaddio! ho viscere d???uomo io pure, e quello spettacolo fa male anche a me. Ma non ?? a codesto moribondo che voi dovete fermarvi col pensiero; voi dovete vedere codest???uomo stesso nascosto in un fosso o dietro una siepe, col viso a terra, tremante, mentre cento passi pi?? innanzi vi sono i suoi compagni che offrono il petto alle palle, e invece di slanciarsi innanzi e di vincere, debbono star fermi e morire, perch?? i vili hanno diradato le file. Dovete immaginarvi codest???uomo quando dice: ??? I miei compagni saranno uccisi, non importa; la mia bandiera sar?? vituperata, non importa; io sono un vigliacco, non importa; mi sputeranno in viso, non importa; ma vivo! ??? dovete immaginarvelo cos??, per sentire che codest???uomo deve sparire dal mondo, che lo fareste sparir voi colle vostre mani, che la sua vita ?? un insulto ai morti. Per carit??, signora! Questa piet?? ?? fatale! Dietro a ogni vigliacco rimasto in piedi, c????? un mucchio di valorosi sacrificati. Credetelo; bisogna essere inesorabili; dobbiamo far capire a questa gente senz???anima e senza cuore, che sopra un campo di battaglia c????? qualcosa di pi?? prezioso a conservare che queste quattr???ossa che ci fanno commettere tante bassezze; bisogna farle capire che quando la patria ha bisogno di sangue, dobbiamo darglielo, e che chi non lo vuol versar sul campo, in mezzo agli altri, lo dovr?? versare solo, in una piazza d???armi, inevitabilmente; bisogna tagliare la parte fradicia, signora! Siamo ancora in tempo; guai se ci trema la mano; a una nuova [194] occasione saremmo schiacciati e svergognati per sempre! Dio non voglia....???

Qui s???interruppe, stette un po??? silenzioso, guard?? l???orologio e soggiunse a bassa voce, con grandissima calma: ???Ditemi piuttosto, signora, che questo non ?? il momento di proferire parole d???ira e di disprezzo; ?? meglio tacere e pensare.???

La signora si sent?? correre un brivido per l???ossa.

I due ragazzi si slanciarono verso la finestra.

???No! Qui subito! Non voglio....??? grid?? con accento imperioso la madre, balzando in piedi.

Il dottore la trattenne e la fece risedere. I ragazzi si fermarono; tutti tacevano; si sentiva in lontananza un rumore confuso.

Il dottore prese i due ragazzi per mano e li condusse alla finestra, e tutti e tre cominciarono a guardare attentamente verso la campagna. Il dottore parlava a voce bassa e accennava qualcosa di fuori; i ragazzi, col braccio teso, accompagnavano i suoi movimenti.

???Eccoli,??? disse sotto voce il pi?? grande.

Si sentiva un brulich??o pi?? distinto.

Il pi?? piccino mormor??, facendosi pallido: ???Non si reggono quasi in piedi! ???

???Dottore!??? esclam?? la madre con accento supplichevole senza ardire di moversi dall???angolo della stanza dove si trovava.

Dopo qualche istante di silenzio e d???immobilit??, i due ragazzi, con un solo movimento improvviso e rapido, si voltarono indietro inorriditi e appoggiarono il viso sulle spalle del dottore.

Avevan fatto sedere i due soldati sull???orlo di un fosso; nel chinarsi, uno di essi era caduto.

???Dottore!??? disse ancora una volta la signora con una voce appena intelligibile.

Il dottore pos?? le mani sul capo dei due ragazzi, e facendoli voltare a forza il viso verso la campagna, [195] li tenne tutte e due cos??, immobili, colla fronte alta, pallidi, dicendo severamente:

???Guardate!???

Per un minuto, in quella stanza, non si sent?? un alito; a un tratto la signora cadde in ginocchio colle mani giunte.

Un momento dopo si sent?? una scarica fragorosa.

La signora mand?? un grido altissimo, si slanci?? sui figliuoli, li strinse al petto con impeto disperato, e coprendoli di baci e di lagrime, proruppe in una voce mista di piet??, d???angoscia, di terrore e d???amore:

???Oh promettete a vostra madre che sarete valorosi.... sempre!???

[196]

L???INAUGURAZIONE DELLA GALLERIA DELLE ALPI.

Lettere.

Torino, 16 settembre 1871.

Torno da un giro per la citt??: che movimento! che vita! Sono parecchi anni che Torino non vede una folla simile e una simile allegrezza. La stazione della strada ferrata ?? circondata da migliaia di persone; via Roma, via di Po, via Doragrossa, i portici, i viali sono un formicolaio. A ogni passo s???incontra un deputato, un senatore, un giornalista. Quanti antichi amici rivede Torino! La concorrenza dei forestieri ?? tale fin d???oggi, che negli alberghi difficilmente si trova posto. Ogni treno che arriva, versa sulla piazza Carlo Felice centinaia di persone. Ed ?? uno solo l???argomento dei discorsi di tanta gente: il traforo delle Alpi. E anche a non volerne parlare, non si pu??; a ogni passo c????? qualcosa che lo rammenta. Le case sono tappezzate di proclami del Sindaco, della Societ?? delle strade ferrate, delle Societ?? operaie. Le vetrine dei librai non hanno che vedute delle Alpi, ritratti degl???ingegneri, disegni di macchine. Si vendono piccole perforatrici, gallerie di cartone, tappeti ricamati che rappresentano il convoglio della strada ferrata sul punto di entrare nell???apertura del monte, paesaggi, carte topografiche, guide. Il popolo ?? animato di vero entusiasmo. Nessuna [197] grande festa nazionale ?? mai stata cos?? ben compresa e sentita nel suo vero senso, e in tutto il suo valore, come questa dell???inaugurazione della galleria. C????? pi?? che dell???allegrezza sui volti, c????? un raggio d???orgoglio italiano!

L???illuminazione sotto i portici ?? splendidissima: migliaia di fiammelle, riflesse da migliaia di cristalli e di specchi, danno a tutto quel tratto che si estende da via Roma al caff?? Londra, l???aspetto d???una sola lunghissima sala parata a festa. In ogni parte ferve il lavoro per le feste di domani.

?? notte avanzata; dalla mia stanza sento ancora il grido lontano dei venditori di giornali: ??? Il traforo delle Alpi! ??? e penso che fra molti secoli, quando dell?????ra nostra non si serber?? pi?? che una pallida memoria, quel grido si ripeter?? ancora con un palpito d???ammirazione riconoscente.

Torino, 17 settembre.

Questa mattina, gl???invitati alla festa d???inaugurazione della galleria, partirono da Torino con tre treni successivi: il primo alle sei, il secondo alle sette, il terzo alle otto. Una folla numerosa assisteva alla partenza.

V???erano fra gli invitati quattro ministri italiani, i presidenti del Senato e della Camera, i sindaci di Torino, di Roma, di Milano, di Venezia, di Bologna, di Firenze, di Napoli, un gran numero di senatori, di deputati, di generali, di pubblicisti; e molte signore splendidamente vestite. Gli uomini erano tutti in abito nero.

Il viaggio parve breve, bench?? ognuno fosse impaziente d???arrivare. Da Torino a Bardonecchia ?? tutto un seguito di vedute stupende, che preparano gradatamente l???animo alla grande emozione del passaggio delle Alpi. Prima le ridenti colline che circondano la [198] pianura torinese, e lontano il Monviso e il Monte Rosa, e le mille cime dei monti minori; poi le ultime colline di Rivoli, e via via fino a Bussoleno, sempre monti altissimi, valli profonde, gole, villaggi, torrenti; e ogni cosa bella di una bellezza severa che sembra quasi una espressione di rispetto alla sovranit?? delle Alpi imminenti. Da Bussoleno, la strada ferrata si volge verso il colle di Fr??jus, nel cui seno ?? scavata la galleria. Da questo punto, per arrivare a Chaumont, si attraversa un lungo tratto di paese svariato e difficile, nel quale la strada percorre gallerie, valica torrenti, passa per trincee profonde aperte nella roccia, s???appoggia a sostegni enormi di pietra: sale, discende, serpeggia. Poco prima d???arrivare a Chaumont s???entra in uno spazio di terreno ubertoso, popolato d???alberi fruttiferi e coperto di grandi vigneti. Dopo Chaumont, da capo monti, meglio, nodi di monti, intricati ed aspri, e nuove gallerie, e nuovi ponti; e a destra e a sinistra oscuri burroni, grandi boschi di pini, rupi scoscese, cascate altissime d???acqua, il forte d???Exilles, il forte di Serre-la-Garde, la stretta di Serre-de-la-Vo??te; e finalmente la valle si allarga e la strada segue le falde della montagna fino alla grande galleria. Si passa dinanzi a Salberstrand e a Oulx, si entra nella valle di Bardonecchia, si valica il torrente, si attraversano ancora due gallerie, si vede il colle di Fr??jus....

Ecco la bocca della galleria.

Appena quella buia apertura si presenta allo sguardo, un senso quasi di terrore stringe il cuore. Si pensa involontariamente all???enorme mole granitica che s???innalza al di sopra, e sembra che, sdegnosa dell???ingiuria fatta alla sua selvaggia maest?? secolare, ci si voglia precipitar sul capo, e stritolar con noi il nostro orgoglio. Ma penetrato appena il convoglio nella vasta galleria, appena gettato lo sguardo sui muri di pietra e sulla volta robusta che sembra curvarsi fieramente per sostener il pondo enorme delle Alpi, appena visti i [199] lumi e sentito che si respira liberamente e si corre con impeto facile e sicuro, il cuore si queta, la mente si espande in una maestosa idea di grandezza e di forza, e l???anima abbraccia tutto, con un palpito di meraviglia e di gratitudine, questo portento eterno del genio e del lavoro.

Quanti pensieri, quanti sensi nuovi e profondi ci assalgono confusamente in quel punto! Dodici anni di lavoro! Noi vi passiamo, finalmente, su questo terreno bagnato di tanti sudori! ?? questo il luogo dove per tanti anni gli uomini insigni che condussero a fine la grande impresa, studiarono, lavorarono, lottarono, ora oppressi da un dubbio doloroso, ora rianimati da una speranza possente, ora felici di una certezza lungamente sospirata! Si sentono in quel cupo strepito precipitoso del treno mille rumori che parlano all???anima: i colpi fitti, fulminei, rabbiosi della perforatrice che divora la roccia, il sibilo confuso delle cento ruote, lo scoppio tonante delle mine, la tempesta delle scheggie sulle pareti, sulle macchine, sugli assiti, il comando dei soprastanti, le grida, le risa degli operai, il suono vario e continuo dell???opera, l???eco di tutta quella vita sotterranea che si agit?? per tanti anni nei vergini recessi del monte senza sorriso di sole, senz???alito d???aria salubre, senza altro spettacolo che s?? stessa e la rupe, solitaria, misteriosa, solenne! E quante vittime nella lotta! E come le loro immagini si presentano alla mente nell???atto di dire: ??? Io pure lavorai e soffersi! Ricordate me pure! ??? Sono operai macilenti e pallidi che hanno speso gli anni pi?? belli della vita nel laborioso cammino attraverso delle Alpi; sono vecchi che hanno perduto la luce degli occhi; sono giovani a cui le macchine e le mine hanno portato via le braccia e spezzata la testa! E in mezzo a questa folla d???invalidi, di mutilati e di morti che par che risollevino il capo per domandarvi la loro parte di affetto e di gloria, si alza la figura bella e venerabile del Sommeiller, a cui [200] splende ancora negli occhi la gioia dell???ultimo colpo lanciato dalla perforatrice nel vuoto, al grido di: ??? Viva la Francia e viva l???Italia!?????

E il treno va e va, e cresce nell???animo nostro, a misura che si procede, la commozione, e la fantasia lavora, lavora. Ora ci pare che non s???abbia pi?? a uscire di l?? sotto; ci pare d???esserci sprofondati nelle viscere della terra e di precipitare verso una m??ta arcana; ora pare che il treno, a un tratto, ritorni furiosamente addietro, come impaurito dall???ignoto verso cui si slanciava; ora si trema di giungere troppo presto all???uscita, e si vorrebbe che quel momento indugiasse ancora, per prolungare il sentimento di meraviglia fantastica che ci agita il cuore e la mente; ora ci piglia come una smania di aria, di luce, un desiderio impaziente dell???azzurro del cielo e del verde della campagna; ora si rimane come attoniti e smemorati, e ci vien fatto quasi di domandare a noi stessi: ??? Ove siamo? ??? Siamo gi?? in Francia? ??? Siamo ancora in Italia? ??? Un tale guarda l???orologio ed esclama: ??? Siamo in Francia! ??? I cuori danno un balzo, gli occhi si cercano, le mani si stringono. ??? Siamo in Francia! ??? si ripete. ?? un senso di gioia inesprimibile; pare che in quel momento le due nazioni si siano strette e baciate, ed abbiano gridato insieme: ??? Abbiamo vinto! ??? Ma che! Gi?? la luce del gas impallidisce! Si sente un soffio d???aria vivida e pura! Le pareti biancheggiano! Il vapore getta un lungo grido di trionfo! Ecco i monti! Il Sole! La Francia!

?? un momento sublime.

Modane ?? subito l?? sotto, e la strada ferrata ci arriva con una gran curva, che si percorre in pochi minuti.

Si discese alla stazione di Modane, dove si aspett?? circa tre quarti d???ora prima di risalire sul convoglio per ritornare in Italia. Erano l??, ad attendere, il ministro francese Le Franc, vari altri personaggi francesi, l???ambasciatore Nigra, i rappresentanti del governo [201] svizzero. Parve ad alcuni che l???accoglienza fatta dai Francesi ai ministri italiani sia stata assai fredda. Ma forse quello che parve freddezza era invece un sentimento di mestizia che non poteva esser dissimulato da cittadini d???una nazione sventurata, in presenza dei rappresentanti di un???altra nazione, in cui la gioia del grande avvenimento non era turbata da alcuna memoria dolorosa.

Si risal?? nel convoglio, e si torn?? a Bardonecchia, dove stavano aspettando gli invitati della seconda e della terza partenza.

Accanto alla strada ferrata, a sinistra dell???apertura della galleria, ?? stato costrutto un monte, alto circa una trentina di metri, di forma rettangolare, sul quale si stende uno spazio piano di trecento metri di lunghezza e settanta di larghezza, poco pi?? poco meno. Questo monte ?? composto interamente colla terra, coi sassi e colle altre materie estratte dal colle di Fr??jus. Sovra il piano era stato innalzato un grandioso padiglione, ornato delle bandiere italiane e francesi, e sotto il padiglione erano state poste le mense: due lunghissime tavole parallele. Alle due pomeridiane tutti i convitati presero posto a propria scelta, ed ebbe principio il pranzo, che si protrasse fin quasi alle cinque, accompagnato da musiche ed evviva del popolo accorso in folla da tutte le terre circonvicine.

I convitati potevano essere un milleduecento.

La postura del monte in cui erano piantate le mense, il pittoresco paese che si stendeva all???intorno, la vista delle Alpi sovrastanti, quei mille convitati, quelle bandiere incrociate, quelle grida del popolo, quelle musiche, infine l???assieme di quello spettacolo era una cosa che meravigliava e esaltava.

S???alz?? pel primo il ministro Visconti-Venosta; disse dei vantaggi che deriveranno ai due popoli dall???apertura delle Alpi, e termin?? con un brindisi alla prosperit?? della Francia.

[202] Parl?? dopo di lui il ministro francese Le Franc. Il suo discorso era atteso da tutti con grande desiderio, e fu ascoltato con profondo silenzio. Disse della grandezza dell???opera, e accenn?? il vario merito di coloro che vi presero parte: Cavour, Paleocapa, Menabrea, Sismonda, Sommeiller, Grandis, Grattoni, M??dail. Ricord?? il re Carlo Alberto con parole affettuose e riverenti. Termin?? esprimendo la sua profonda fede nella stabilit?? della pace e dell???amicizia tra Francia ed Italia. La sua voce era commossa, e il suo viso improntato dell???affetto che versava nel discorso; era il ministro della Francia, accusata di sensi ostili all???Italia, e parlava di fratellanza e di unione.... Uno scoppio di applausi e di grida altissime segu?? le sue parole.

Il ministro De Vincenzi fece un brindisi a tutti coloro che cooperarono alla grande impresa.

Il Ceresole, rappresentante della Svizzera, parl?? del traforo delle Alpi e del taglio dell???Istmo di Suez, le due pi?? gigantesche e gloriose opere moderne della razza latina.

Il ministro Sella, ramment?? il Sommeiller, parl?? della nuova impresa del traforo del Gottardo, e del commercio avvenire tra la Francia e l???Italia.

L???ingegnere Lesseps propin?? all???alleanza politica dei due paesi; e il Ror?? all???incremento della loro prosperit?? commerciale.

L???Amilhau, direttore della Societ?? delle strade ferrate dell???Alta Italia, present?? in nome della Societ??, medaglie d???oro ai governi d???Italia e di Francia, all???ingegnere Grattoni, al Grandis, alla memoria del Sommeiller.

Il Grattoni ringrazi?? tutti gl???Italiani e gli stranieri che prestarono l???opera loro al compimento dell???impresa, e ricord?? con nobili e commoventi parole il suo illustre compagno Sommeiller, sventuratamente rapito ai vivi prima ch???ei vedesse il giorno che doveva compensare le sue fatiche e glorificare il suo nome.

[203] Una parte dei convitati che rimasero a Bardonecchia durante la traversata della galleria ebbe agio di osservare una macchina perforatrice.

Si prova una strana sensazione alla vista di questa macchina tanto celebrata. Prima di averla veduta, s???inclina a immaginarla di mediocre grandezza: vedendola, pare enorme, ed ha veramente un aspetto imponente. Non ne saprei fare una descrizione: ?? una macchina complicata, di cui non si pu?? dare un???idea senza scendere a molte particolarit??. A un cenno, dato dal capo degli operai, vien data l???aria, le ruote si muovono, l???aria sibila, e la sbarra perforante s???immerge da centottanta a duecento volte in un minuto nella viva pietra, con un impeto prodigioso. Ad ogni colpo, l???aria si stende, e dopo aver dato la sua forza viva si rispande all???intorno con un soffio vigoroso. L???apparecchio produce uno strepito assordante; e questo strepito, e la rapidit?? del moto, e la rabbia, direi quasi, dei colpi, tutto il complesso, insomma, dello strumento e dell???azione ha qualche cosa di terribile; d?? una scossa ai nervi ed al sangue, come se in qualche modo si partecipasse noi pure a quell???immane sforzo; il vigore, l???impeto della macchina diventa per un istante nostro; una parte di noi pare che si muova, si divincoli e frema in mezzo ai robusti ordigni del meraviglioso apparato. Gli operai spiano nel volto dei circostanti l???espressione della meraviglia, e guardano la macchina con occhio altero, e vi si appoggiano su con un atto di famigliarit?? rispettosa, come sopra una bella e superba fiera domata; e forse, in quel momento, molti degli uomini illustri che li contemplano, si senton piccini accanto a loro.

Verso le sette si ripart?? per Torino.

Come nell???andare, cos?? nel tornare, si vide a tutte le stazioni della strada ferrata una gran folla che sventolava bandiere e salutava il treno con fragorosi applausi.

[204] Si arriv?? a Torino poco dopo le otto. La stazione era illuminata con fuochi di bengala. Il grande atrio, dalla parte di via Nizza, era tutto fregiato di bandiere e di fiori. Le bande musicali suonavano. Le Societ?? operaie ricevettero gli invitati con altissimi evviva, a cui fece eco una moltitudine immensa accalcata in piazza Carlo Felice. La grande facciata della stazione, presentava l???aspetto d???una parete continua di fuoco, a cui reggeva con fatica lo sguardo. Nel mezzo dell???arco centrale si vedeva un grandissimo quadro rappresentante l???Italia e la Francia, due figure gigantesche che si porgono la mano ai piedi delle Alpi. Il Corso del Re, illuminato a grandi archi successivi dalla piazza della stazione fino al Ponte di Ferro, con un apparato, all???imboccatura tra via Lagrange e via Nizza, rappresentante la facciata del Fr??jus a Bardonecchia, offeriva l???immagine della galleria. Il giardino della piazza era anch???esso rischiarato da infiniti lumicini nascosti fra l???erba, lungo i sentieri, intorno al laghetto, da cui si alzava con altissimo zampillo la fontana. Era illuminata via Roma, piazza San Carlo, piazza Castello. Tutti gli archi dei portici che girano intorno a questa piazza, tutti gli spigoli dei pilastri, tutti i rilievi delle case scintillavano di fiammelle. Via di Po presentava un aspetto meraviglioso. Di due in due pilastri, a destra e a sinistra, si alzava un sottile tubo a gas, terminante in tre rami fiammeggianti, a forma di giglio. Pi?? in alto pendeva una lunghissima fila di stelle luminose dal capo della strada fino a piazza Vittorio Emanuele. La folla era immensa; l???ordine, fino all???ora in cui scrivo, perfetto.

Cos?? si chiuse questa giornata memorabile.

E ho bisogno di ripetere ancora io quelle parole che ho sentito dir tante volte dall???alba di questa mattina a quest???ora: ??? La barriera delle Alpi ?? caduta! ??? E pareva un disegno insensato! Paure di roccie ribelli ad ogni forza umana, timori di segrete scaturigini [205] d???acqua, previsioni di calori eccessivi e di scarsezza di aria, incertezze, dubbi, sconforti, tutto ?? svanito; non ?? pi?? che un ricordo, e un ricordo che par gi?? molto lontano! Le due grandi imprese, il traforo delle Alpi e l???unificazione d???Italia, insieme iniziate e per lo spazio di dieci anni condotte insieme, si sono compiute a pochi giorni di distanza. L???esercito italiano entrava in Roma il 20 settembre del 1870, e il 25 dicembre dell???anno stesso scoppiava l???ultima mina nella galleria del colle di Fr??jus! Quasi nel tempo istesso, l???Italia porgeva una mano alla sua antica madre e l???altra alla sua antica alleata; da un lato ella gridava: ??? Libert??! ??? dall???altro: ??? Pace! ??? E sar?? veramente un tacito patto di pace fra i due popoli questa grandiosa vittoria comune, che oggi s????? celebrata; essi non si scambieranno per la nuova via che parole di fratellanza e utili commerci e disegni di nuove opere gloriose; non si comunicheranno che ci?? che innalza, ingrandisce e purifica!

[206]

CERTE LETTERE.

Qualche anno fa, un giovanotto di vent???anni che scriveva articoli di letteratura amena e n???aveva lode e incoraggiamenti, ricevette una lettera senza nome (mi pare da Bergamo, dov???egli era vissuto parecchi mesi), nella quale, fra gli altri complimenti dello stesso genere, gli si faceva questo, ch???era la chiusa: ??Invece d???imbrattare le colonne del giornale con quelle sciocche tirit??re a cui ella ha posto nome di etc., farebbe meglio a pubblicare qualche pagina di storia, che darebbe anche una miglior idea di noi agli stranieri.??

Non ?? mutata una sillaba. Quel tale serba ancora la lettera, e la serber?? sempre, non per il valore ch???ella possa avere in s?? stessa, ma perch?? gli ricorda una delle pi?? forti impressioni della sua et?? giovanile. Chi la scrisse ??? se mai gli cadranno sott???occhio queste pagine ??? ne rider??; e chi la ricevette ??? se si dovessero un giorno incontrare ??? ne riderebbe con lui; l???uno ?? stato un po??? troppo duro, l???altro un po??? troppo sensitivo, ecco tutto; in fondo fu una scioccheria. Ma l???impressione, ripeto, fu tanto forte, che il povero imbrattatore di colonne non l???ha pi?? dimenticata.

La lettera gli arriv?? una mattina nel punto ch???egli si disponeva a scrivere una delle sue solite tirit??re. L???aperse, la lesse e la butt?? in un canto. A un tratto un suo collega che lavorava allo stesso tavolino gli disse: ??? Ti senti male? ??? Egli si prov?? a sorridere; [207] ma fu un sorriso cos?? sforzato e sfuggevole, che l???amico gli ridomand?? con una certa inquietudine: ??? Hai ricevuto qualche cattiva notizia? ??? Egli era diventato pallido come un moribondo.

Quante volte abbia riletto poi quella malaugurata lettera, se lo dicesse, non lo crederebbe nessuno. A momenti s???accostava alla stufa per bruciarla, e la rimetteva in tasca; poi voleva riderne, e rideva forte infatti, ma il riso non andava gi??, ed egli si rifaceva pi?? serio di prima. Ora diceva: ??? ?? uno stupido, un invidioso, un codardo, ??? e chiamava a raccolta tutte le belle ragioni di Massimo D???Azeglio, per persuadersi che delle lettere anonime non bisogna darsi pensiero. Ora, sconfortato e umiliato, diceva: ??? Ha ragione, sono un imbrattacarte, non riescir?? mai a nulla, non scriver?? mai pi??. ??? E di fatto, per parecchi mesi, dall???aprile del 1867 fino al gennaio dell???anno seguente, il povero scrittorello, sempre coll???amaro in cuore di quella lettera, non iscrisse una riga; non gi?? per dispetto, timore, o pigrizia; ma veramente perch?? s???era convinto che la letteratura non fosse fatto suo. E tanto se n???era convinto, che non di rado, a ricordargli quelle poche coserelle che aveva rabescato altre volte, arrossiva.

Forse non avrebbe scritto mai pi?? (tanto ?? vero che il pi?? lieve accidente pu?? aver effetto alle volte sull???intera vita) se uno scrittore da lui venerato ed amato fin dall???infanzia, uno di quegli uomini, come diceva il Giusti, che per vederli bisogna guardare in su, e ai quali non pare possibile che si sia mai potuto dire o scrivere, da nessuno e per nessuna cagione, una parola dura e irriverente; se quest???uomo, dico, senza volerlo, senza saperlo, ricordando, come suole, casi e persone di molti anni addietro, non l???avesse fortificato per sempre contro le lettere di quella natura, con un esempio meraviglioso della vanit?? e della impudenza umana.

[208] Ma ho da scriverlo quest???esempio?

Sono in dubbio, porche da un lato mi trattiene il timore di peccare d???indelicatezza pubblicando cose dette da quell???uomo in un colloquio privato; tanto pi?? che so che gli spiace, e che dall???indiscrezione di altri ebbe gi?? in parecchie occasioni dei sopraccapi. E dall???altro lato, la certezza di giovare con quell???esempio a qualcuno, specialmente ai giovani che scrivono con grande ardore e si scoraggiano con grande facilit??, mi stimola a propalarlo.... E far?? cos??: non dir?? il nome della persona, per riparare in parte all???indiscrezione.

Il giovane della lettera, dunque, ebbe la fortuna di parlare con quell???uomo uno degli ultimi giorni dell???anno 1867. Non lo vedeva allora per la prima volta; ma entr?? nullameno in casa sua con viva trepidazione, come segue a tutti, vecchi o giovani, illustri od oscuri, che si presentino a lui. Nel momento in cui egli entr??, il grande scrittore s???accostava al camminetto con due pezzi di legna in mano; il giovane salutandolo rispettosamente, glieli tolse di mano e si chin?? per metterli sul fuoco. Ma siccome il metter bene due pezzi di legna sul fuoco, quando ce n????? gi?? un mucchio che minaccia di scomporsi e di spandersi, non ?? un???impresa facile, specialmente per chi sia un po??? confuso dalla presenza d???un uomo illustre, e tanto pi?? se debba far quel lavoro sotto i suoi occhi, cos?? il povero giovane gingill?? un pezzo colle mani, prov?? e riprov??, si scott?? le dita, s???insudici?? di cenere, e fin?? col lasciar cadere i due pezzi di legna a caso, in modo che tutti gli altri si ruppero sotto il colpo, ne usc?? un nuvolo di scintille, la brace si sparpagli?? sul pavimento e il fuoco si spense. Egli si rialz?? col viso rosso come una ciliegia, facendo un atto che voleva dire: ??? Perdoni! ??? e un altro che significava: ??? Sono un tanghero! ??? e Dio sa se in quel punto non si sarebbe andato a rimpiattare per la vergogna! Ma il venerando vecchio fece un sorriso cos?? allegro, cos?? benevolo, in [209] cui si leggeva cos?? chiaramente ch???egli aveva capito la cagione prima di quel sottosopra, ??? la commozione prodotta dalla sua presenza, ??? che il giovane si rincor?? a un tratto, sorrise alla sua volta, e dato di piglio alle molle riaccomod?? ogni cosa in un batter d???occhio. Ma quel sorriso, ripeto, era stato cos?? caro, aveva espresso cos?? ingenuamente l???anima buona e gentile di quell???uomo, aveva rivelato cos?? appieno il suo finissimo acume d???osservatore, che il giovane, d???allora in poi, l???ha sempre avuto dinanzi agli occhi come l???espressione abituale della sua fisonomia; e ogni volta che ci pensa riprova un senso di dolcezza vivissima, e benedice quei due pezzi di legna, quel suo imbarazzo, quel suo rossore, e n????? assai pi?? lieto che se avesse riportato il difficile trionfo d???una grande e repentina fiammata.

O dove divago?

Vengo all???esempio.... Ma prima un???altra cosa. Quante curiosit?? vi assalgono nella stanza di un grande scrittore, specialmente se sapete ch???egli ha un???opera manoscritta in pronto per la stampa, finita, corretta, e che quest???opera ?? l?? sopra un tavolino accanto a voi, un mucchio di fogli, tutti in un carattere nitido e grande, da poterne leggere qualche parola di sfuggita! E quanto pi?? viva ?? la vostra curiosit?? quando sappiate che quest???opera ?? il frutto degli studi e delle meditazioni di trent???anni, che fu cominciata e proseguita in segreto fino a due o tre anni addietro, che forse non sar?? pubblicata che dopo la morte (lontana, Dio voglia) dell???autore, e che tratta una delle pi?? feconde e solenni quistioni della storia moderna! E poi la curiosit?? di vedere sullo scrittoio di quell???uomo quali sono i libri ch???egli legge usualmente, quali, tra questi, i pi?? logori, e le pagine piegate, e le postille sul margine; e di tutti i libricciatoli della giornata quali sono penetrati sin l??; e fra le innumerevoli lettere che gli si scrivono, quali quelle ch???egli ha messo in disparte [210] per la risposta, e di chi! Che folla di curiosit??! Ebbene, a un dato momento, lui usc?? dalla stanza, e il giovane rimase qualche minuto solo! Sulle prime stette immobile, guardava intorno titubante, tremava. Poi si slanci?? al tavolino, e cominci?? a leggere in fretta e in furia il manoscritto, ansando e guardando all???uscio a ogni parola; avrebbe voluto divorarlo in un istante, scolpirselo nella memoria, portarselo via tutto; e leggeva sempre pi?? a precipizio, e le parole e le righe, gli tremolavano e gli si confondevano allo sguardo come i tratti d???un volto riflesso dall???acqua agitata; e la mente non afferrava nulla, e cresceva la smania, e incalzava la paura.... Dio eterno! L???illustre ospite apparve sull???uscio prima che quel disgraziato giovane si allontanasse dal tavolino! Questa volta divent?? pallido e abbass?? il capo senza fiatare. Ma rialzando gli occhi poco dopo con grande ansiet??, ebbe un palpito di gioia infantile: l???ospite illustre sorrideva, ed era daccapo quel sorriso allegro, benevolo, fine, che diceva: ??? Ho capito, ho capito, leggi pure.

Oh benedetta la curiosit??!

Ma l???esempio?

Ora ci vengo.... Ancora una parola. Lui ??? l???innominato ??? era uscito dalla stanza per andare a prendere un libro, che, appena tornato, pos?? sul tavolino, sotto gli occhi del giovane, dicendo: ??? Se lo tenga. ??? Era un grosso libro, la pi?? celebrata delle sue opere, ornata di molte incisioni che il giovane non aveva mai viste. Questi cominci?? a guardare le prime pagine, e l???impressione che gli fecero quei disegni, rappresentanti personaggi, luoghi e fatti famigliari e carissimi a lui fin dalle prime letture della fanciullezza, fu cos?? schietta e viva, che ad ogni voltar di pagina, prorompeva in esclamazioni e voci di sorpresa e di contentezza, come al rivedere amici antichi, ridendo, battendo la mano sulla tavola, sobbalzando sulla seggiola, dimenticando affatto che c???era l?? presente quell???uomo. ??? Oh [211] guarda chi vedo! ??? esclamava ??? Cos?? proprio me l???immaginavo! ??? E quest???altro! ??? Ti riconosco! ??? Oh! eccolo qui quel tale! ??? Oh bello! la casa, la chiesa, il sagrato.... ??? A un tratto si ricord?? di lui che era presente, tacque, si vergogn?? di quella vivacit?? smodata, e pensando d???aver fatto la figura d???un ragazzaccio senza garbo n?? grazia, e che forse il viso del suo ospite glielo avrebbe fatto capire con quell???espressione incerta tra la stizza e la piet?? che si assume in simili casi, alz?? gli occhi timidamente.... Un altro sorriso! Un sorriso pi?? amorevole e pi?? caro del primo! Un sorriso che rifletteva tutta la compiacenza segreta del giovane lettore, un sorriso che ringraziava e animava, e diceva: ??? Capisco, capisco, ridi pure.

Ma l???esempio!

Eccomi. Si venne a parlare della smania che hanno certuni di aver lettere dagli uomini di grido, dell???insistenza con cui le domandano, dell???abuso che ne fanno poi quando le ottengono, menandone vanto, non gi?? come di favore ottenuto a furia d???istanze, e accordato per puro debito di cortesia, ma come omaggio particolare e spontaneo reso a loro, senza che essi se l???aspettassero, senza che ci avessero mai neanco pensato. Il giovane diceva appunto d???aver visto una lettera d???un tale al poeta R., colla quale, senza una ragione al mondo, lo pregava per quello che aveva di pi?? caro e di pi?? sacro a scrivergli, a mandargli almeno una carta di visita con qualche riga, una parola, il suo nome, quello che volesse, purch?? scritto da lui. Il poeta tocco da cos?? calda preghiera, gli mand?? una sua carta di visita con un verso qualunque. Due o tre giorni dopo, codesto tale entrava frettolosamente in un caff?? e avvicinandosi a un crocchio di giovanotti dell???et?? sua, studenti e professori, esclamava con grand???enfasi: ??? Io cado dalle nuvole! Sapete che cosa ho ricevuto stamani? ecc. ??? La verit?? fu scoperta in seguito e se ne fece un gran chiasso: quel tale aveva fatto passare [212] il poeta come un suo ammiratore; il poeta lo seppe, and?? in bestia, e non scrisse pi?? un rigo ad anima viva.

Quest???aneddoto fece sorridere il grande scrittore, e gli richiam?? alla memoria parecchi casi somiglianti, seguiti a lui, e ch???egli forse aveva dimenticati da un pezzo.

L???esempio?

Ci si verr?? a poco a poco. ???Una volta,??? egli disse ???ricevetti una lettera d???un tale che mi pregava di esprimergli il mio parere su certi suoi versi. Io non risposi perch??... se si avesse da rispondere sempre, bisognerebbe non aver da far altro, e se si risponde a uno, bisogna rispondere a tutti. Dopo un certo tempo ricevetti un???altra lettera in cui quello stesso signore diceva che non sapeva capire perch?? non rispondessi, e fra le altre frasi scriveva questa: ??? Disprezzo? non crederei. ??? E poi: ??? Mancanza di tempo? nemmeno. E via cos?? una serie di supposizioni, e a ciascuna supposizione la sua buona ragione per provare che non si poteva ammettere. ??? Dunque perch??? ??? La lettera era abbastanza strana per dispensare anche la seconda volta dal rispondere, e non risposi. Ricevetti finalmente una terza lettera di poche righe, in cui mi si ricordava che ??? fra le altre virt?? cristiane ve n????? una che si chiama l???Umilt??.????????

Qui il venerando uomo guard?? il giovane sorridendo, quasi con aria di dimandargli: ??? Le pare? ??? E il giovane, rimasto un istante a bocca aperta, domand?? alla sua volta con un movimento d???indignazione: ???Ma ?? possibile????

???Un???altra lettera,??? prosegu?? il vecchio illustre sorridendo piacevolmente.... ???e questa non aveva nome, ed era molto pi?? dura. Mi pare di ricordarmela testualmente.??? ??? ???Ho letto,??? diceva questo tale, ???tutte le vostre opere, e mi sono molto seccato, perch?? voi lavorate per la bottega, e tutti coloro che lavorano per la bottega, sono portati da quelli della bottega. Io vi [213] auguro una lunga vita, non per il piacere di vedervi vivo, ma perch?? hanno da tornare per voi e pei vostri pari i tempi della ghigliottina, e mi preme che arriviate in tempo a vederli.???

Il giovane diede un balzo sulla seggiola e guard?? lui col viso dipinto di stupore, di dolore e di sdegno.

???E un???altra ancora;??? riprese a dire lo scrittore col suo consueto sorriso e con una voce che si faceva pi?? benevola e pi?? allegra a misura che s???inaspriva il senso del linguaggio ch???ei riferiva; ???una lettera d???un uomo che occupava una carica abbastanza importante (e la disse) mi mand?? un suo manoscritto chiedendo consiglio. Era un lungo manoscritto, e non ebbi il tempo di leggerlo subito. Egli me lo ridomand?? poco tempo dopo con una lettera asciutta, ed io glielo restituii. Allora mi scrisse una terza lettera in questi termini.??? Stette un minuto pensando, e riprese: ???Signore! Se voi non volevate leggere il mio lavoro dovevate scrivermi che non potevate; ma non cavarvela col modo villano di non rispondere. Conosco altri letterati in *** i quali, senz???essere poeti e romanzieri, non sono da meno di voi, e m???hanno risposto. Si dice che voi avete l???uso di non rispondere perch?? vi spiace che altri possegga i vostri autografi. Ebbene, non abbiate timore per questo: io vi assicuro che se mi scriverete, far?? del vostro scritto un siffatto uso che tolga a chiunque lo abbia poi nelle mani, la volont?? di conservarlo. Finisco raccomandandovi due autori di cui avete molto bisogno: Monsignor Della Casa e Melchiorre Gioia.???

Parr?? incredibile, ma ?? vero! Queste lettere furono scritte, con queste parole, a quell???uomo, da persone che coltivavano le lettere, e che forse, nei loro libri e nei loro discorsi, allora e poi, si facevano un merito di lodarlo, di onorarlo, di levarlo a cielo, per carpire almeno quel cencino di gloria che si concede facilmente a chi celebra i grandi che ammiriamo ed amiamo, comunque li celebri, almeno in ricompensa del buon [214] volere! Queste lettere furono scritte a lui, grande, semplice, buono; a lui, il nostro amico pi?? intimo, il nostro maestro pi?? caro, la nostra gloria pi?? pura! A lui, che quando siamo tristi e scorati, andremmo a picchiare alla sua porta come poveri, per pregarlo che ci metta la mano sul capo e ci dica: ??? Figliuoli!

Del resto, per tornare sulla terra, non ?? a dirsi che effetto abbiano fatto sul nostro giovane quelle lettere; come si sia vergognato della sua vanit??, del suo orgoglio, della sua pochezza d???animo, ricordando quella ricevuta da lui, e le conseguenze che gli aveva portate; come abbia pensato e sentito che quando a un uomo pari a quello che gli stava dinanzi, si erano scritte delle lettere di quella fatta, a lui si avrebbe quasi avuto il diritto di scrivergliene delle peggio, e di pretendere che se ne tenesse; come in fine si sia proposto di ricominciare a studiare, a scrivere, a lavorare, a fare quello che poteva, senza badare a lettere con nome o senza nome, da qualunque parte venissero, qualunque cosa dicessero, dal consigliare il Della Casa ad augurare la mannaia, con tutte le sfumature intermedie.

Ah! s???io fossi pittore come vorrei ritrarre il viso di quell???uomo mentre diceva di quelle lettere! Qualche volta corrugava la fronte e socchiudeva gli occhi, come per imitare il cipiglio che dovevano fare gli autori scrivendo; a momenti non si ricordava pi?? della frase, la cercava, e trovatala, sorrideva per la compiacenza di non averla dimenticata dopo tanti anni; di tratto in tratto rinforzava l???accento col gesto, come fanno i ragazzi quando si lamentano, che dicono: ??? E tu mi hai fatto questo, e questo, e questo! ??? con una ingenuit??, con una serenit??, con una bonomia, che se non fosse stata una domanda sciocca e villana gli si sarebbe detto! ??? Mi faccia la grazia di dirmene dell???altre!?????

Il giovane, uscendo da quella casa, come segue a [215] tutti, col cuore un po??? stretto, e in special modo lui, che sapeva di non poterci ritornar prima d???un???altr???anno, ripeteva tra s??: ??? E tu avevi avuto una stoccata al cuore da quella lettera! T???avevano ferito nell???amor proprio! Non credevi possibile che ci fosse un uomo al mondo a cui dovessi parere uno sciocco! Eri deluso, sfiduciato, prostrato! Specchiati l??, e vergognati, pusillo!

Fu una lezione salutare.

E come dicevo, mi pare che non sia inutile neanche per gli altri. Ma per carit??, chi ha indovinato il nome, zitto! ?? il babbo di tutti, ma anche col babbo ci vuol discrezione.

[216]

IL CIRCOLO FILOLOGICO DI TORINO.

Lettera.

Torino, 11 ottobre 1871.

Ho pensato pi?? volte che in Firenze si dovrebbe istituire un Circolo filologico come quello di Torino.

Poche sere fa, passando per via dei Mercanti, fui invitato a visitar le sale del Circolo da un mio amico, che fu tra i primi a promuoverne l???istituzione. Entrai di mala voglia; ma subito mi rallegrai di esser entrato. Quel luogo mi ha fatto un???impressione curiosa. Cos?? alla prima, se non avessi saputo dov???ero, mi sarei trovato imbarazzato a indovinarlo. Non vi si vede, e non vi si sente quel non so che di tutti i luoghi dove si studia, quel raccoglimento, quella tetraggine quasi, che contrasta spiacevolmente alla vivacit?? del curioso che vi entra per la prima volta, come se gli dicesse: ??? O zitto, o fuori. ??? ?? un luogo allegro e signorile, che presenta a volta a volta l???aspetto di una sala da ballo, di una biblioteca, di un ufficio di giornale, di un casino. Vi sono delle stanzine geniali, dipinte a colori vivi e svariati, con quadri, specchi e tende ampie che strascicano; qua e l??, sulle pareti, iscrizioni circondate di rami di alloro; sopra una porta: Primo corso d???inglese; sur un???altra: Secondo corso di tedesco; sur una terza: Primo corso di spagnuolo, e via via; in una sala una bella biblioteca; in un???altra una gran tavola coperta [217] di giornali; in una terza una fila di poltrone, disposte in giro come per sedervi a consiglio; poi un grazioso caff??, un vasto terrazzo, finestre spaziose, aria, fiori, lumi. Oh! qui si deve studiare colla fronte spianata e col sorriso sulle labbra! Sia lodato il cielo... ed il Circolo, che mi riconcilia colle grammatiche e coi vocabolari!

???Veda??? mi diceva il mio amico, congedando due custodi che ci avevano accompagnato fino allora con assai pi?? garbo che gli uscieri dei Ministeri; ???qui, pagando cinque lire al mese, uno studente, un impiegato, un commerciante possono venir a prendere tre lezioni la settimana di francese, di tedesco, d???arabo, d???inglese, di spagnuolo, d???ungherese, di greco moderno, di russo; possono servirsi dei libri della biblioteca; possono venir la sera, d???inverno, a leggere giornali accanto al fuoco, a lavorare, a parlar la lingua che studiano; in una parola, possono passare il tempo con piacere, con utilit?? e con risparmio dal primo all???ultimo giorno del mese, non spendendo pi?? di quel che ci vuole per andar due volte all???opera o dieci volte al caff??.???

Domandai chi fossero i professori.

???I professori??? mi rispose, ???sono i pi?? distinti della citt??; basta dire che vi ?? il M??ller, il Gras, il Segalla, il Giuliani, il De Bender, dodici in tutti. Si sono profferti a gara, rinunciando anche a quel pi?? di guadagno che ricaverebbero dall???insegnare in altri istituti; fanno il loro dovere con amore, intervengono nelle sale di conversazione, si occupano di tutti gli allievi.???

???E chi paga????

???Pagano i soci; sono quasi cinquecento; le poche lire mensili date da ciascuno bastano a far le spese di ogni cosa; gli allievi sono numerosissimi e appartengono a tutte le classi della societ??: negozianti, impiegati, avvocati, ingegneri, medici, ufficiali, preti, studenti; le scuole riboccano di scolari; v????? chi studia due lingue insieme, chi persino tre, tutte sono studiate, [218] anco l???arabo; vi sono delle famiglie intiere che vengono: padre, figliuoli, figliuole.???

???Anche le figliuole????

???Certo: vi ?? una sezione femminile separata; le allieve sono quasi duecento; parecchie sono delle prime famiglie di Torino. Quest???anno, si fece l???inaugurazione solenne; il corso ?? diretto da una signora; i professori sono aiutati da tre signorine incaricate ciascuna dell???insegnamento di una lingua; le lezioni per gli uomini si danno la sera, quelle per le donne lungo la giornata; e le donne studiano con pi?? ardore, con pi?? costanza e pi?? successo degli uomini.???

???E a pagare tanti maestri, e un quartiere cos?? vasto, e una illuminazione cos?? splendida, bastano le cinque lire dei soci????

???Ce n????? d???avanzo; l???entrata supera l???uscita. Oltre a questo, vi sono dei proventi straordinari. Il municipio, quando vide che l???istituzione portava buoni frutti, le accord?? un sussidio; gliene accord?? un altro il Ministero dell???istruzione pubblica; un terzo la Camera d???agricoltura e commercio; s???incassano oltre a ventimila lire l???anno. V????? un consiglio d???amministrazione, un presidente, un vice-presidente, un segretario, un cassiere, un economo, un esattore, un bibliotecario, un censore, un consigliere, e tutti fanno il loro dovere e nessuno ?? pagato.???

???Ma bene!???

???E abbiamo anche le nostre piccole glorie. Il Circolo ebbe una medaglia dal Congresso pedagogico del 1869; ebbe incoraggiamenti e consigli dal Baruffi, dal Peyron, dal Flecchia, dal Vallauri; in una citt?? del Belgio, Verviers, s???istitu?? un Circolo come questo, e il presidente scrisse qui ringraziando dell???esempio che gli si era dato; venne a Torino la deputazione spagnuola per l???offerta della Corona al principe Amedeo, e parecchi dei suoi pi?? cospicui personaggi si recarono a visitare il Circolo, assistettero alla lezione di spagnuolo, [219] conversarono cogli allievi, recitarono versi, promisero e mandarono poi dalla Spagna libri e giornali, e s???adoperarono a far sorgere l?? un???istituzione simile alla nostra. Infine, il Governo pensa al modo d???introdurre nel Circolo l???insegnamento della filologia comparata, perch?? ha veduto che qui si studia e si lavora di proposito, e l???istituzione ?? fondata sopra una base che vale pi?? di tutti i sussidi e di tutti i favori: ??? la buona volont?? e il buon accordo di tutti.???

Domandai chi avesse avuto la prima idea dell???istituzione.

???Un giovanotto di 24 anni??? mi rispose l???amico; ???un semplice applicato alla cancelleria civile del Tribunale di Torino, un certo Luigi Salesse.???

Salesse! ??? io ripetei tra me. ??? Ecco uno di quei nomi che chi ha occasione di scrivere per la stampa deve raccogliere e pubblicare, per debito di cittadino e di scrittore, come farebbe del nome dell???inventore d???una buona macchina o dell???autore d???un buon libro; che certo egli non ha fatto un???opera meno utile, n?? durato una fatica minore. Chi ci s????? provato, in queste cose, lo pu?? dire. Egli si sar?? levato una mattina con quell???idea in capo, venutagli forse in sogno, chi sa? se ne sar?? subito acceso, e senza pensare a difficolt??, senza dubitare della riuscita, si sar?? detto allegramente: all???opera! E lo stesso giorno avr?? cominciato a parlarne cogli amici, a sollecitare, a progettare, a scrivere... Ma ohim??! Qualcheduno lo avr?? deriso, altri avr?? fatto spalluccie, altri non gli avr?? dato che delle buone parole; non sar?? mancato forse chi dietro le spalle l???accusasse di vanit??, di secondi fini, di raggiro; ed egli si sar?? scoraggito e sar?? tornato a casa col cuore pieno di melanconia. Ma la mattina dopo, affacciandosi alla finestra della sua cameretta, e sentendosi soffiare nel viso l???aria vigorosa di Torino, si sar?? riconfortato, avr?? sperato di nuovo, avr?? deciso di ritentare la prova: s???ha tanta forza a 24 anni! E poi [220] bisogna tener alta la bandiera della volont?? piemontese! E allora daccapo a cercare, a proporre, a discutere, a pregare, finch?? sar?? riuscito a raccogliere una dozzina d???amici concordi, e li avr?? radunati in casa sua... Appunto, le prime riunioni furon fatte in una stanzina al quarto piano in via Roma, al lume d???una candela; non ci sar?? stato fuoco, di certo; ma che importa del buio e del freddo a un giovane di 24 anni, che ha una idea luminosa nel capo e una passione ardente nel cuore? Ora, in queste sale, ci sono stufe e lampade e tappeti: questo gli premeva, ci riusc??, non voleva nulla per s??, non ?? nemmeno membro del Consiglio, ha ottenuto il suo scopo, ?? contento.[3]?????

???Sicuramente,??? dissi poi al mio amico, ???io sar?? allievo del Circolo filologico; fa??? conto come se fossi gi?? iscritto, voglio tornar a sedere su quei banchi.??? E apersi la porta di una delle scuole. ???Non so quale affetto melanconico mi ci spinga. Sento come un bisogno di rinfrescarmi l???anima in codesto lavor??o di quaderni, di temi, di appunti, che ho smesso ieri, si pu?? dire, e che mi par gi?? tanto lontano, che mi spavento a pensarci. Deve parere di tornare un po??? addietro a sedersi l??. Ci voglio tornare, e studiare, e fare i miei lavori con impegno e tirarmi gli sguardi compiacenti del maestro. E quando il maestro ripeta qualcosa ch???io abbia gi?? inteso, far delle figure sulle copertine dei libri, stuzzicare il vicino, o pensare che la domenica non c????? scuola e che mi potr?? divertire. E quando [221] finisca la lezione, esser uno dei primi a saltar fuori e a fare strepito gi?? per le scale e a mescolarmi allegramente a quella svariata scolaresca di giovanotti, di uomini maturi, di negozianti, di dottori. Oh mi piace, sento che mi far?? bene, e scommetto che fa bene a tutti. Vi sono due cose che ?? utile guardare di tanto in tanto, e pensarci su, che dicono sempre qualcosa di nuovo e di buono, un bel cielo stellato e una stanza con una cattedra e tre o quattro file di banchi.???

Diedi poi un???occhiata alle iscrizioni, e lessi un proverbio arabo che dice: ??Ciascuna lingua vale un uomo.??

Un detto del Baretti: ??Il progresso cresce gigante l?? dove si ciba di giornali esteri; dove no, resta nano.??

Uno del Napione: ??Le traduzioni producono presso a poco lo stesso effetto che i viaggi per l???ingegno.??

Uno di Carlo Quinto: ??Un hombre que conozca cinco lenguas es igual ?? cinco hombres.??

E avanti, in ogni stanza, in ogni andito, sopra ogni porta c????? una sentenza o un consiglio o un eccitamento allo studio.

Sopra un tavolino, accanto alla porta d???uscita, trovai un regolamento e gli diedi una scorsa. Vi sono delle buonissime cose; i fondatori del Circolo hanno veramente saputo ricavare dall???istituzione tutti i vantaggi che poteva dare. Per esempio, sul finire di ogni corso si apre un esame per chi lo vuole, e a coloro che lo superano vien data una patente di conoscenza pratica della lingua, della quale il municipio e le amministrazioni private tengon conto fra gli altri titoli prodotti per ottenere un impiego. Ogni anno sono ammessi gratuitamente al Circolo dieci giovani sprovveduti di mezzi propri per frequentare le scuole private. V????? un ispettorato per ogni lingua, composto di due soci nominati dal Consiglio, che sopraintendono alla esatta osservanza dei programmi e dei regolamenti. Ogni professore ?? obbligato a stendere una relazione [222] bimestrale intorno all???andamento della sua scuola. Ogni socio pu?? fare qualunque proposta gli paia opportuna, scrivendola sopra un registro che ?? nella sala di lettura, e la direzione ?? tenuta a rispondergli nello spazio di tre giorni. ?? permessa una rivendita di bibite e di gelati accanto alla sala di conversazione per rinfrescare un po??? le labbra novizie alla pronuncia faticosa delle dure frasi tedesche. Ah! lo dimenticavo: ?? proibito severamente a qualunque allievo di passare per la via dei Mercanti e di alzare gli occhi alle finestre mentre sono in iscuola le ragazze.....

Oh peccato! Io non avrei mica la pretensione d???andarmi a cacciare fra le scolare e il professore; io rinuncierei anche a guardare per il buco della serratura i bei visi, e le ricche capigliature, e le file dei piedini che spuntano sotto i banchi; prometterei anche di non aspirare, come dice il Musset, il profumo dei vestiti delle signore, che egli afferma che si sente, e che ?? un profumo misterioso: no. Io confesso il mio debole, volerei alla porta della scuola di spagnuolo, starei coll???orecchio allo spiraglio, vorrei afferrare qualcuna almeno di quelle parole larghe, maestose e sonore, in cui pare che l???anima di chi parla si espanda e si riposi, con una sorta di compiacenza altera; qualcuna di quelle altre gentili e carezzevoli, che ci ricordano tanto le nostre, che ci toccano dentro subito come le nostre, che rispondono quasi a un suono che avevamo gi?? nella mente prima d???intenderle, che ci paiono veramente parole della nostra cara lingua dimenticate, voci nostre ripetute da un???eco che ce le alteri, saluti di gente amica che per lunga dimora in paesi stranieri abbia frammisto ad altri gli accenti di un linguaggio che c???era comune..... bizzarrie. Almeno il verbo querer vorrei sentire, farlo ripetere, l???indicativo presente, prima persona, col te, pi?? piano, cos??.... Ma non si potr??, e pazienza! Ci baster?? il pensare la sera che lungo il giorno, in quelle scuole risonanti delle nostre [223] rozze voci virili, si sono intese delle voci argentine e soavi, e moduleremo il nostro accento sull???onda sonora che ci tremer?? nella mente desiderosa. E lo dicevo che a riveder dei banchi di scuola si ritorna un po??? addietro! Vedete che arcadicherie!

Mi cadde ancora sott???occhio, prima di uscire, un quadro statistico che d?? la divisione degli allievi secondo le lingue. ?? notevole che la inglese, la quale ebbe il numero maggiore di studenti nel primo anno, ne perdette nel secondo e nel terzo una gran parte, che si dedicarono al tedesco: centoquarantotto furono i frequentatori di quest???ultima scuola nell???anno 1871. Il francese ?? sempre al di sotto dell???inglese e del tedesco; quest???anno poi, dopo la guerra (?? facile che ne sia stata questa la cagione) perdette la met?? circa degli inscritti, i quali di 254 che erano nel secondo anno, si ridussero ultimamente a 127. Per lo spagnuolo vi fu sulle prime un vero entusiasmo; la sola sezione femminile diede pi?? di quaranta scolare. La elezione del principe Amedeo a re di Spagna, l???arrivo della deputazione, la visita fatta da quei personaggi al Circolo, furono la cagione della voga in cui venne improvvisamente quella lingua; ed anco un po??? la sua altrettanto diffusa, quanto mal fondata reputazione di facilit??. Ma quel primo entusiasmo sboll?? presto, e lo spagnuolo non conta pi?? che ventidue iscritti. Otto ne ha il portoghese, sei l???arabo, l???ungherese quattro.

?? pure a notarsi la divisione degli allievi secondo le professioni. Per me un fatto che prova la reale utilit?? di questa istituzione ?? che la classe pi?? largamente rappresentata nella scolaresca ?? quella dei negozianti. Si potrebbe dubitare infatti, che una parte degli studenti, degli ufficiali, dei possidenti vadano l?? per ozio per curiosit??; ma non i negozianti, giovani i pi?? che sono occupati l???intero giorno, e sacrificano le poche ore di svago e di riposo che potrebbero goder la sera. Nel secondo anno, oltre al gran numero di [224] negozianti e di studenti, vi furono 67 impiegati, 44 avvocati, 38 militari, 34 ingegneri, 18 procuratori, 15 medici, 2 ecclesiastici, ed altri molti di professioni diverse. L???et?? media degli iscritti ?? dai venti ai trent???anni. Pochissimi quelli che superano i quaranta.

E mi parve con questo di saperne abbastanza per scrivere una lettera intorno al Circolo, ed uscii. Ed uscendo ripetevo tra me quello che ho scritto di sopra: ??? Mi pare che in Firenze si dovrebbe istituire un Circolo filologico come quello di Torino.

Ci ripensai, e mi confermai nell???opinione che nessuna citt?? meglio che Firenze potrebbe dar vita e incremento a un???istituzione di questa fatta; Firenze dove il grande concorso di stranieri d???ogni paese ?? stimolo, occasione e mezzo ad un tempo d???imparar lingue; Firenze che ha da essere di nuovo la citt?? quieta e serena degli studi, e che agli studi appunto dovr?? rivolgere una parte dell???attivit?? nuova che la vita di citt?? capitale le svilupp?? nel seno; Firenze infine, ??? e questo ve lo dico nell???orecchio, ??? dove si pu?? con minor rimorso che altrove consacrarsi allo studio d???una lingua qualunque che non sia l???italiana.

Se poi in un Circolo filologico di Firenze si instituisse l???insegnamento della lingua italiana, io credo che il concorso degli stranieri della classe artistica, industriale e operaia, sarebbe considerevole, (che tre lezioni d???italiano la settimana per cinque lire al mese farebbero comodo a tutti); e il concorso di questi stranieri riuscirebbe di grande agevolamento per gl???Italiani che studiassero le lingue loro. Questo agevolamento in Torino non c?????, o non pu?? esserci che in misura assai scarsa; e se pure si ricava gi?? tanto utile da questa istituzione, che non se ne potrebbe ricavare in Firenze?

Io conobbi cost?? uno studente del liceo, un giovanetto di diciassett???anni, pieno d???ingegno e d???energia, il quale, pure coltivando con grande zelo i suoi studi [225] scolastici, s???era dato alla lingua inglese e alla tedesca con tanto ardore, che passava le notti sulle grammatiche e sui vocabolari come le avrebbe passate al ballo o al teatro. Ma studiar da s?? non gli bastava, e d???altra parte egli era troppo corto a quattrini per dare un venti trenta lire al mese a un maestro. Come fare? A furia di pensarci, trov?? il mezzo di supplire o bene o male alle lezioni, almeno per imparare la pronuncia. La sera, finito appena di desinare, correva nella chiesa dei protestanti, si cacciava nel coro, e mentre i suoi vicini tedeschi o inglesi cantavano le loro preghiere, egli se ne stava l?? tutto raccolto e intento ad afferrare ed imprimersi nella memoria quei suoni, quegli accenti, quelle cadenze; poi cominci?? a cantare anche lui; poi, uscendo, prese a fermarsi accanto a qualche crocchio, a dir qualche parola, ad appiccare un po??? di discorso; insomma tir?? innanzi cos?? per parecchi mesi ed impar?? qualche cosa. ??? Ma ?? lunga! ??? esclamava sovente; ??? ?? lunga e dura! Povero giovane, quanto sarebbe stato felice se un giorno gli avessero detto: ??? Puoi risparmiarti tutti questi sacrifizi, si sta per aprire una scuola cos?? e cos??, avrai modo di studiare quante lingue vuoi, con tutto comodo, e con cinque lire al mese! ??? Io pensai a codesto giovane girando per le sale del Circolo di Torino, e avrei voluto averlo un momento con me, per vedere il suo viso usualmente atteggiato ad una seriet?? e ad una tristezza precoce, rasserenarsi e sorridere, come quando gli vien fatto di cogliere alla prima il senso d???un intricato periodo tedesco. Torna a Firenze ??? io gli avrei detto; ??? e fa??? istituire il Circolo tu stesso; qui l???ha fatto un impiegato di ventiquattr???anni; tu fa??? vedere che ci pu?? riuscire anche uno studente di diciassette. E chi sa che se gli cadranno sott???occhio queste linee non gliene venga l???idea?

[226]

LE ???IMMAGINI BIANCHE.???

A MA E GA E.

Quando ho studiato una gran parte della giornata, mi piace passar la sera in una stanzina modesta, con pochi visini ridenti, intorno a una tavola su cui tra i libri e le carte si veggano panierini da lavoro e telai da ricamo e forbici e refe e mani in moto. E che il lume batta bene su quei visi, per vedere se ?? gente che sente quello che dice.

Io m???immagino che in questo crocchio vi siano due signorine dai quindici ai diciassette anni, sorelle, simpatiche, nelle quali un???educazione prudente e sagace sia riuscita a mantenere il difficile accordo dell???ingegno colla modestia, della coltura colla semplicit??; ragazze in cui sia stato sciolto il problema dell???istruzione della donna sovra il dato: ??N?? idiota, n?? letterata;?? ragazze che faccian dire a chi odia ugualmente i due estremi: ??Cos?? basta e sta bene.??

Sediamoci e sentiamo: il caso ?? raro, e val la pena di badarci.

Si parla di letteratura fin dalle prime parole; non di articoli, di casi, di tempi; ma di libri. E, cosa singolare! ?? difficile ricordarsi del come si sia entrati in questo discorso. Forse perch?? gli autori non si sono afferrati l???un dopo l???altro, levati su di peso e lasciati [227] cadere sulla tavola, dicendo: ??Attenti! Ora si ragiona di costui.?? Ma perch?? il discorso li chiama e li conduce, ed essi son l?? prima che si sia pensato a evocarli, saltan su all???improvviso dietro un???idea gentile; vengono, scompaiono, riappariscono, leggeri e rapidi, senza farsi sentire. Non sono ombre, come nelle conversazioni dei pedanti, lunghe e lente; ma bagliori che tremolano un istante, e via. Non c????? tempo a trattenerli perch?? si lavora e si ride; s???inchinano e si salutano e si congedano; e cos?? tutto procede sollecito e allegro: le parole, il ricamo, il tempo.

???Che cosa facevano, signorine, prima ch???io venissi????

Aspettatevi una risposta diversa perch?? hanno la giornata diversamente divisa.

???Io ho studiato un canto di Dante.???

???Io ho rimendato panni vecchi.???

Accennate loro di volo un passo d???un autore, interrogandole collo sguardo per sapere se ne ricordano. L???una guarder?? l???altra, star?? un po??? pensando, e poi, volgendosi verso di voi, con un???aria umile e una voce sommessa, come di chi confessa un peccato, vi dir??:

??Non lo so.??

E l???altra subito: ??Non lo so.??

All???una o all???altra, nel discorrere, si presenter?? opportuna la citazione del passo d???un libro, d???una sentenza, d???un verso. Non ?? mica facile il farla bene. O ci si mette, senz???addarsene, un po??? di tono di pretensione; o il timore che altri ce lo senta, questo tono, ci fa esitare e confondere; o il buttar l?? le parole alla libera pu?? parere una pretensione pi?? accorta. Ma esse, senza tanti rigiri, vi dicono ingenuamente: ??Aspetti!?? e volgendo gli occhi in su, cercano di ridursi alla mente la frase esatta; l???una guarda l???altra, s???aiutano, sorridono, e la citazione vien fuori, fresca, modesta e cara, come se fosse uscita alla prima.

Voi esprimete il vostro parere sur un libro che hanno letto, e questo parere sar?? uguale al loro. Allora [228] esse acconsentono collo sguardo, col sorriso, coi gesti, con tutta la persona ad ogni vostra parola; si guardano, dicendosi l???una all???altra: ??Ma s??!?? e precorrono coll???espressione del viso il vostro discorso; e se vi manca l???ultima parola d???una frase, ve la dicono, ?? quella; e se v???interrompono con un???osservazione, completano il vostro pensiero; ed esclamano poi ad una voce, con un accento pieno di vigore e di grazia: ??Come ?? vero!?? Ma se di quel libro non avranno lo stesso concetto, non v???aspettate finzioni o silenzi; esse vi diranno con un???aria di rincrescimento sincero: ??Non ci piace;?? e si guarderanno di nuovo nell???atto di dirsi: ??Peccato!??

Ah! le avete toccate nel vivo, avete nominato uno dei loro libri prediletti, un amico della loro infanzia, ora lasciate che s???aprano e si sfoghino. Ecco, da un moto della loro fronte s???indovina che quel nome ha destato una folla di ricordi cari e gentili, e ravvivata tutta la gioia delle prime letture. Non sanno come cominciare, ma ?? impossibile che tacciano. Ebbene, diranno le parole solite: ??Ho provato questo, ho sentito quest???altro, mi pareva, pensavo, l???anima, il cuore, la vita;?? ma ve le diranno in modo che vi parranno nuove, come tutte le parole in cui si versa l???affetto nel suo imperioso prorompere. L???una ricorder?? concitatamente una scena, l???altra, impaziente, coglier?? un???istantanea sospensione della prima, per tagliare il discorso e ricordare la sua; le voci si confonderanno: ???? cos??, non ?? cos??, aspetta, senti;?? tratto tratto usciranno in una esclamazione impetuosa e sonora: ??Bello!?? e dall???accento, dall???occhio, dai gesti, da tutto quello che in una creatura umana si muove ed esprime, trasparir?? la loro anima, bella innocente e buona; finch?? all???improvviso taceranno tutt???e due insieme, e chineranno il viso sul lavoro, per rialzarlo dopo un istante soffuso di rossore, e dirvi con un timido sorriso:

??? Che furia, eh??????

Fatele ancora parlare, interrogatele, forzatele ad [229] esprimere i loro pensieri e i loro sentimenti pi?? famigliari e pi?? occulti. Voi vedrete che in quelle loro menti limpide, ogni libro letto o discorso udito ha lasciato un???impronta netta e spiccata come una mano nella neve. E vi son pur rimasti i modi e le forme pellegrine delle scritture forbite, onde qualche volta, parlando, vestono in gala, senza addarsene, un pensiero comune e dimesso, e ne riesce un contrasto graziosissimo tra la cosa e la parola; senonch?? l???intimo senso, educato alla semplicit?? e all???armonia, ne le avverte subito, e si ripigliano con una sollecitudine e un turbamento pi?? grazioso ancora del contrasto. E ogni titolo di libro richiama alla loro memoria immagini varie e gradite, un???amica del collegio, una gita in campagna; ed hanno per ogni ricordo una parola che lo colora e lo illumina. E vorrebbero dir tutto in fretta, tutt???e due; ma se il bisogno di aprirsi le spinge, il timore di dir troppo le frena; onde, parlando, s???interrogano, s???interrompono a un tratto, ricominciano; e le parole ora si svolgono lente e peritose; ora si affollano e si espandono con libera foga. Da ultimo libere e continue, e allora i visi si fanno pi?? rosei, la voce prorompe pi?? tremola, le mani stropicciano il ricamo; e segue una vicenda rapidissima di aneddoti, di scherzi, di nomi d???autori, di versi, di vezzi, di rossori, di risa; e voi restate l?? come un fanciullo sotto una pioggia di fiori, di dolci e di ninnoli, che vorrebbe afferrarli tutti, e non pu??, e stende e ritira le mani, e poi finisce col giungerle esclamando: ??? Che piacere!

Cos?? veramente hanno da essere congiunti in una donna la coltura e la grazia, il cuore e l???ingegno! Allora la sua immagine vi rester?? nella mente come dovrebbe sempre restarvi, o sia una madre, o un???amante, o un???amica: ella vi rester?? splendida e bianca.

Grande ?? la potenza di queste immagini bianche nella vita dell???uomo!

[230] Io vi pongo innanzi queste due, e vi dico che vi fanno del bene.

Quando voi, che avete il bisogno e l???uso di scrivere, state nella vostra stanza, a tavolino, scrivendo; e tutto ad un tratto, per una cagione ignota, inesplicabile, ma non rara nelle anime giovanili, i libri, l???arte, l???avvenire, ogni cosa impallidisce e s???agghiaccia dinanzi a voi e dentro di voi; e una folla di gente che voi travedevate col desiderio muta ed ansiosa intorno al vostro tavolino, prorompe in una risata sonora; e le pareti della stanza pare che s???accostino e s???abbassino per soffocarvi, e la penna vi scivola di mano, e la testa vi cade sul petto; in quel momento in cui vi sembra di misurare per la prima volta, con un sentimento di mestizia infinita, lo spazio solitario ed oscuro che vi separa dal mondo degli svaghi, degli amori e delle ebbrezze, a cui avete dato un addio, stolti! per gli studi e la gloria; ??? in quel momento, forse, quelle due immagini bianche vi torneranno dinanzi, e vi domanderanno con un sorriso amorevole: ??? E noi? ??? Ah s??! ??? voi esclamerete allora, ripigliando la penna rasserenati e animosi: ??? non foss???altro che per voi, io lavoro!

E quando voi, mettendovi a scrivere colla impressione viva di letture, di persone o di spettacoli che abbiano risvegliata ad un tratto la parte meno degna dell???anima vostra, ripeterete a voi stessi quella frase d???uno scrittore che io conosco: ??? Non voglio imbrattar carta pei bambini o per le femminuccie; ??? e una folla fantastica di cortigiane, di giocatori, di libertini, di adultere vi verranno intorno coi volti accesi e convulsi, e vi diranno: ??? Scrivi per gli uomini; noi siamo la vita: ritrai; ??? e voi, forzando vigliaccamente la vostra natura per non parer semplici e sciocchi, comincierete a ritrarre; ??? allora vi ricompariranno dinanzi quelle due immagini bianche, e accennando la carta che avrete nascosta arrossendo, vi domanderanno con un viso turbato e severo: ??? Che scrivi? ??? Ah no! ??? voi [231] esclamerete allora lacerando lo scritto: ??? Mai! non foss???altro che per rispetto vostro, mai!

E quando, scrivendo con un???ispirazione serena ed onesta, vi tremoler?? alla mente, or s?? or no, un concetto alto e bello, e starete l?? immobili, intenti, coll???arco dell???intelletto teso, per colpirlo nel punto in cui vi balena; e dopo molto sforzo riuscirete a coglierne un raggio, e vi fallir?? il vigore per prolungar la prova, e direte a voi stessi: ??? Basta, forse c????? gi?? un???evidenza ch???io non ci scorgo, forse il lettore afferrer?? il concetto intero alla prima; ??? (artificiose illusioni di artisti sfibrati) allora, forse, vedrete qualcosa agitarsi sul vostro capo, ed alzando gli occhi vi appariranno le due immagini bianche, su, molto in su, sorridenti e serene, le quali vi accenneranno: ??? Qui, bisogna salir fin qui, ancora uno sforzo, fino a noi! ??? E allora voi vi riporrete intorno al vostro concetto, lo afferrerete forse subito, forse lo avrete gi?? afferrato.

Ah, voi, immagini bianche, non credete di poter tanto, voi, innocenti e modeste? E se vi dicessi che v????? qualcuno che, parlando con voi, sente e si rimprovera altamente e amaramente le lacune che ha nel capo; ??? che, uscendo da casa vostra, rinnova ogni giorno il proposito di mettersi a studiar molto, molte cose, ed in furia, per ridursi presto in grado di rispondere a tutte le vostre domande e soddisfare tutte le vostre curiosit??; ??? che la sera tardi, forse mentre a voi, prese dal sonno, sfugge il libro di mano, egli apre i suoi, ne apre uno, lo smette, ne apre un altro, lo chiude, vorrebbe scorrerli tutti insieme, non lo pu??, s???inquieta e si rattrista, dicendo: ??? Dovevo studiar prima, ??? e si conforta: ??? Avr?? tempo a studiar poi, ??? e si rallegra: ??? Mi faranno studiar loro!

Benedette le donne che fanno amare il lavoro!

Voi siete di queste, e avete diritto a un ringraziamento; e pi?? che a un ringraziamento, a un augurio; e io ve lo faccio a mio modo.

[232] Possa esser reso a chi verr?? da voi, ??? e da tutte le immagini bianche come voi, ??? la serenit?? e l???ardore del lavoro e l???amore della vita raccolta e pura, che voi ispirate a tutti coloro che vi si avvicinano e v???ascoltano. Se avrete nella vita delle ore vuote o dolorose, vi possano venir dinanzi tutti quelli che da voi hanno attinto forza, ispirazioni gentili, e pace, e dirvi l???uno: ??? Ho scritto un romanzo, il pi?? nobile personaggio ?? una donna, leggete, siete voi; ??? e un altro: ??? Ho fatto una statua che rappresenta un angelo; venite a vedere; ho colto l???espressione del vostro viso quando dite dei versi che vi fanno piangere; ??? e un terzo: ??? Ho scritto un???opera di matematica, ridete pure, non ?? cosa per voi; ma molte volte, quando mi cadeva la testa dalla stanchezza e dal sonno, mi ricordavo di voi e ripigliavo coraggio; vi porgo il libro per questo. ??? E... sentite ancora, vi dir?? una bizzarria, ma la dico col cuore. Possa venire un giorno in cui ciascuna di voi, madre d???un uomo onesto, operoso ed insigne, stando la sera nella sua stanza a rileggere un libro che gli ricordi il collegio o le sue conversazioni di fanciulla, oda a un tratto nella via un grid??o confuso e un suono di banda; e giunga in quel punto, a passi concitati, un amico che le dica: ??? ?? il popolo che acclama vostro figlio! ??? e questo figlio sia presente, e afferrandovi per un braccio e accennandovi il balcone illuminato dal riflesso di cento fiaccole, le gridi: ??? Madre! il tuo posto ?? l??!

E chi pu?? affermare che non spunter?? un tal giorno per voi? Oh! tremolatemi sempre dinanzi agli occhi, care immagini bianche.

Fine.

NOTE:

1. Stampato in un Album che presentarono i Veneziani al prefetto senatore Torelli.

2. Sono noverate solamente le forze che presero parte alla battaglia.

3. Mentre ristampiamo questo scritto, si d?? opera in Firenze all???istituzione d???un Circolo filologico simile a quello di Torino. L???autore ricevette pure, pochi giorni sono, una lettera da Padova, nella quale gli si annunciava che un giovane studente dell???Universit??, dopo aver letto il suo scritto sul Circolo di Torino, s???era assunto l???impresa di promuovere una uguale istituzione in quella citt??, ed aveva incontrate numerose adesioni. Crediamo dunque che non sia inutile questa ristampa, se pure non dovesse portare altro frutto che quello d???indurre altri giovani a fare un nobile tentativo.

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, cos?? come le grafie alternative (luccich??o/luccich??o, seguite/segu??te e simili), correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.
























End of Project Gutenberg's Ricordi del 1870-71, by Edmondo De Amicis







*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK RICORDI DEL 1870-71 ***







***** This file should be named 42541-h.htm or 42541-h.zip *****



This and all associated files of various formats will be found in:



        http://www.gutenberg.org/4/2/5/4/42541/







Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara



Magni and the Online Distributed Proofreading Team at



http://www.pgdp.net (This file was produced from images



generously made available by The Internet Archive)











Updated editions will replace the previous one--the old editions



will be renamed.







Creating the works from public domain print editions means that no



one owns a United States copyright in these works, so the Foundation



(and you!) can copy and distribute it in the United States without



permission and without paying copyright royalties.  Special rules,



set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to



copying and distributing Project Gutenberg-tm electronic works to



protect the PROJECT GUTENBERG-tm concept and trademark.  Project



Gutenberg is a registered trademark, and may not be used if you



charge for the eBooks, unless you receive specific permission.  If you



do not charge anything for copies of this eBook, complying with the



rules is very easy.  You may use this eBook for nearly any purpose



such as creation of derivative works, reports, performances and



research.  They may be modified and printed and given away--you may do



practically ANYTHING with public domain eBooks.  Redistribution is



subject to the trademark license, especially commercial



redistribution.















*** START: FULL LICENSE ***







THE FULL PROJECT GUTENBERG LICENSE



PLEASE READ THIS BEFORE YOU DISTRIBUTE OR USE THIS WORK







To protect the Project Gutenberg-tm mission of promoting the free



distribution of electronic works, by using or distributing this work



(or any other work associated in any way with the phrase "Project



Gutenberg"), you agree to comply with all the terms of the Full Project



Gutenberg-tm License available with this file or online at



  www.gutenberg.org/license.











Section 1.  General Terms of Use and Redistributing Project Gutenberg-tm



electronic works







1.A.  By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm



electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to



and accept all the terms of this license and intellectual property



(trademark/copyright) agreement.  If you do not agree to abide by all



the terms of this agreement, you must cease using and return or destroy



all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your possession.



If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a Project



Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound by the



terms of this agreement, you may obtain a refund from the person or



entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph 1.E.8.







1.B.  "Project Gutenberg" is a registered trademark.  It may only be



used on or associated in any way with an electronic work by people who



agree to be bound by the terms of this agreement.  There are a few



things that you can do with most Project Gutenberg-tm electronic works



even without complying with the full terms of this agreement.  See



paragraph 1.C below.  There are a lot of things you can do with Project



Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this agreement



and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm electronic



works.  See paragraph 1.E below.







1.C.  The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the Foundation"



or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection of Project



Gutenberg-tm electronic works.  Nearly all the individual works in the



collection are in the public domain in the United States.  If an



individual work is in the public domain in the United States and you are



located in the United States, we do not claim a right to prevent you from



copying, distributing, performing, displaying or creating derivative



works based on the work as long as all references to Project Gutenberg



are removed.  Of course, we hope that you will support the Project



Gutenberg-tm mission of promoting free access to electronic works by



freely sharing Project Gutenberg-tm works in compliance with the terms of



this agreement for keeping the Project Gutenberg-tm name associated with



the work.  You can easily comply with the terms of this agreement by



keeping this work in the same format with its attached full Project



Gutenberg-tm License when you share it without charge with others.







1.D.  The copyright laws of the place where you are located also govern



what you can do with this work.  Copyright laws in most countries are in



a constant state of change.  If you are outside the United States, check



the laws of your country in addition to the terms of this agreement



before downloading, copying, displaying, performing, distributing or



creating derivative works based on this work or any other Project



Gutenberg-tm work.  The Foundation makes no representations concerning



the copyright status of any work in any country outside the United



States.







1.E.  Unless you have removed all references to Project Gutenberg:







1.E.1.  The following sentence, with active links to, or other immediate



access to, the full Project Gutenberg-tm License must appear prominently



whenever any copy of a Project Gutenberg-tm work (any work on which the



phrase "Project Gutenberg" appears, or with which the phrase "Project



Gutenberg" is associated) is accessed, displayed, performed, viewed,



copied or distributed:







This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with



almost no restrictions whatsoever.  You may copy it, give it away or



re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included



with this eBook or online at www.gutenberg.org







1.E.2.  If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is derived



from the public domain (does not contain a notice indicating that it is



posted with permission of the copyright holder), the work can be copied



and distributed to anyone in the United States without paying any fees



or charges.  If you are redistributing or providing access to a work



with the phrase "Project Gutenberg" associated with or appearing on the



work, you must comply either with the requirements of paragraphs 1.E.1



through 1.E.7 or obtain permission for the use of the work and the



Project Gutenberg-tm trademark as set forth in paragraphs 1.E.8 or



1.E.9.







1.E.3.  If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is posted



with the permission of the copyright holder, your use and distribution



must comply with both paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 and any additional



terms imposed by the copyright holder.  Additional terms will be linked



to the Project Gutenberg-tm License for all works posted with the



permission of the copyright holder found at the beginning of this work.







1.E.4.  Do not unlink or detach or remove the full Project Gutenberg-tm



License terms from this work, or any files containing a part of this



work or any other work associated with Project Gutenberg-tm.







1.E.5.  Do not copy, display, perform, distribute or redistribute this



electronic work, or any part of this electronic work, without



prominently displaying the sentence set forth in paragraph 1.E.1 with



active links or immediate access to the full terms of the Project



Gutenberg-tm License.







1.E.6.  You may convert to and distribute this work in any binary,



compressed, marked up, nonproprietary or proprietary form, including any



word processing or hypertext form.  However, if you provide access to or



distribute copies of a Project Gutenberg-tm work in a format other than



"Plain Vanilla ASCII" or other format used in the official version



posted on the official Project Gutenberg-tm web site (www.gutenberg.org),



you must, at no additional cost, fee or expense to the user, provide a



copy, a means of exporting a copy, or a means of obtaining a copy upon



request, of the work in its original "Plain Vanilla ASCII" or other



form.  Any alternate format must include the full Project Gutenberg-tm



License as specified in paragraph 1.E.1.







1.E.7.  Do not charge a fee for access to, viewing, displaying,



performing, copying or distributing any Project Gutenberg-tm works



unless you comply with paragraph 1.E.8 or 1.E.9.







1.E.8.  You may charge a reasonable fee for copies of or providing



access to or distributing Project Gutenberg-tm electronic works provided



that







- You pay a royalty fee of 20% of the gross profits you derive from



     the use of Project Gutenberg-tm works calculated using the method



     you already use to calculate your applicable taxes.  The fee is



     owed to the owner of the Project Gutenberg-tm trademark, but he



     has agreed to donate royalties under this paragraph to the



     Project Gutenberg Literary Archive Foundation.  Royalty payments



     must be paid within 60 days following each date on which you



     prepare (or are legally required to prepare) your periodic tax



     returns.  Royalty payments should be clearly marked as such and



     sent to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation at the



     address specified in Section 4, "Information about donations to



     the Project Gutenberg Literary Archive Foundation."







- You provide a full refund of any money paid by a user who notifies



     you in writing (or by e-mail) within 30 days of receipt that s/he



     does not agree to the terms of the full Project Gutenberg-tm



     License.  You must require such a user to return or



     destroy all copies of the works possessed in a physical medium



     and discontinue all use of and all access to other copies of



     Project Gutenberg-tm works.







- You provide, in accordance with paragraph 1.F.3, a full refund of any



     money paid for a work or a replacement copy, if a defect in the



     electronic work is discovered and reported to you within 90 days



     of receipt of the work.







- You comply with all other terms of this agreement for free



     distribution of Project Gutenberg-tm works.







1.E.9.  If you wish to charge a fee or distribute a Project Gutenberg-tm



electronic work or group of works on different terms than are set



forth in this agreement, you must obtain permission in writing from



both the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and Michael



Hart, the owner of the Project Gutenberg-tm trademark.  Contact the



Foundation as set forth in Section 3 below.







1.F.







1.F.1.  Project Gutenberg volunteers and employees expend considerable



effort to identify, do copyright research on, transcribe and proofread



public domain works in creating the Project Gutenberg-tm



collection.  Despite these efforts, Project Gutenberg-tm electronic



works, and the medium on which they may be stored, may contain



"Defects," such as, but not limited to, incomplete, inaccurate or



corrupt data, transcription errors, a copyright or other intellectual



property infringement, a defective or damaged disk or other medium, a



computer virus, or computer codes that damage or cannot be read by



your equipment.







1.F.2.  LIMITED WARRANTY, DISCLAIMER OF DAMAGES - Except for the "Right



of Replacement or Refund" described in paragraph 1.F.3, the Project



Gutenberg Literary Archive Foundation, the owner of the Project



Gutenberg-tm trademark, and any other party distributing a Project



Gutenberg-tm electronic work under this agreement, disclaim all



liability to you for damages, costs and expenses, including legal



fees.  YOU AGREE THAT YOU HAVE NO REMEDIES FOR NEGLIGENCE, STRICT



LIABILITY, BREACH OF WARRANTY OR BREACH OF CONTRACT EXCEPT THOSE



PROVIDED IN PARAGRAPH 1.F.3.  YOU AGREE THAT THE FOUNDATION, THE



TRADEMARK OWNER, AND ANY DISTRIBUTOR UNDER THIS AGREEMENT WILL NOT BE



LIABLE TO YOU FOR ACTUAL, DIRECT, INDIRECT, CONSEQUENTIAL, PUNITIVE OR



INCIDENTAL DAMAGES EVEN IF YOU GIVE NOTICE OF THE POSSIBILITY OF SUCH



DAMAGE.







1.F.3.  LIMITED RIGHT OF REPLACEMENT OR REFUND - If you discover a



defect in this electronic work within 90 days of receiving it, you can



receive a refund of the money (if any) you paid for it by sending a



written explanation to the person you received the work from.  If you



received the work on a physical medium, you must return the medium with



your written explanation.  The person or entity that provided you with



the defective work may elect to provide a replacement copy in lieu of a



refund.  If you received the work electronically, the person or entity



providing it to you may choose to give you a second opportunity to



receive the work electronically in lieu of a refund.  If the second copy



is also defective, you may demand a refund in writing without further



opportunities to fix the problem.







1.F.4.  Except for the limited right of replacement or refund set forth



in paragraph 1.F.3, this work is provided to you 'AS-IS', WITH NO OTHER



WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT LIMITED TO



WARRANTIES OF MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE.







1.F.5.  Some states do not allow disclaimers of certain implied



warranties or the exclusion or limitation of certain types of damages.



If any disclaimer or limitation set forth in this agreement violates the



law of the state applicable to this agreement, the agreement shall be



interpreted to make the maximum disclaimer or limitation permitted by



the applicable state law.  The invalidity or unenforceability of any



provision of this agreement shall not void the remaining provisions.







1.F.6.  INDEMNITY - You agree to indemnify and hold the Foundation, the



trademark owner, any agent or employee of the Foundation, anyone



providing copies of Project Gutenberg-tm electronic works in accordance



with this agreement, and any volunteers associated with the production,



promotion and distribution of Project Gutenberg-tm electronic works,



harmless from all liability, costs and expenses, including legal fees,



that arise directly or indirectly from any of the following which you do



or cause to occur: (a) distribution of this or any Project Gutenberg-tm



work, (b) alteration, modification, or additions or deletions to any



Project Gutenberg-tm work, and (c) any Defect you cause.











Section  2.  Information about the Mission of Project Gutenberg-tm







Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of



electronic works in formats readable by the widest variety of computers



including obsolete, old, middle-aged and new computers.  It exists



because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from



people in all walks of life.







Volunteers and financial support to provide volunteers with the



assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's



goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will



remain freely available for generations to come.  In 2001, the Project



Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure



and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations.



To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation



and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4



and the Foundation information page at www.gutenberg.org











Section 3.  Information about the Project Gutenberg Literary Archive



Foundation







The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit



501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the



state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal



Revenue Service.  The Foundation's EIN or federal tax identification



number is 64-6221541.  Contributions to the Project Gutenberg



Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent



permitted by U.S. federal laws and your state's laws.







The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S.



Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered



throughout numerous locations.  Its business office is located at 809



North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887.  Email



contact links and up to date contact information can be found at the



Foundation's web site and official page at www.gutenberg.org/contact







For additional contact information:



     Dr. Gregory B. Newby



     Chief Executive and Director



     gbnewby@pglaf.org







Section 4.  Information about Donations to the Project Gutenberg



Literary Archive Foundation







Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide



spread public support and donations to carry out its mission of



increasing the number of public domain and licensed works that can be



freely distributed in machine readable form accessible by the widest



array of equipment including outdated equipment.  Many small donations



($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt



status with the IRS.







The Foundation is committed to complying with the laws regulating



charities and charitable donations in all 50 states of the United



States.  Compliance requirements are not uniform and it takes a



considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up



with these requirements.  We do not solicit donations in locations



where we have not received written confirmation of compliance.  To



SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any



particular state visit www.gutenberg.org/donate







While we cannot and do not solicit contributions from states where we



have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition



against accepting unsolicited donations from donors in such states who



approach us with offers to donate.







International donations are gratefully accepted, but we cannot make



any statements concerning tax treatment of donations received from



outside the United States.  U.S. laws alone swamp our small staff.







Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation



methods and addresses.  Donations are accepted in a number of other



ways including checks, online payments and credit card donations.



To donate, please visit:  www.gutenberg.org/donate











Section 5.  General Information About Project Gutenberg-tm electronic



works.







Professor Michael S. Hart was the originator of the Project Gutenberg-tm



concept of a library of electronic works that could be freely shared



with anyone.  For forty years, he produced and distributed Project



Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.







Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed



editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S.



unless a copyright notice is included.  Thus, we do not necessarily



keep eBooks in compliance with any particular paper edition.







Most people start at our Web site which has the main PG search facility:







     www.gutenberg.org







This Web site includes information about Project Gutenberg-tm,



including how to make donations to the Project Gutenberg Literary



Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to



subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks.















Static Wikipedia 2008 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2007 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2006 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Sub-domains

CDRoms - Magnatune - Librivox - Liber Liber - Encyclopaedia Britannica - Project Gutenberg - Wikipedia 2008 - Wikipedia 2007 - Wikipedia 2006 -

Other Domains

https://www.classicistranieri.it - https://www.ebooksgratis.com - https://www.gutenbergaustralia.com - https://www.englishwikipedia.com - https://www.wikipediazim.com - https://www.wikisourcezim.com - https://www.projectgutenberg.net - https://www.projectgutenberg.es - https://www.radioascolto.com - https://www.debitoformtivo.it - https://www.wikipediaforschools.org - https://www.projectgutenbergzim.com