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Vincenzo Monti, di Ernesto Masi

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The Project Gutenberg EBook of Vincenzo Monti (1754-1828), by Ernesto Masi







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Title: Vincenzo Monti (1754-1828)



       La vita italiana durante la Rivoluzione francese e l'Impero







Author: Ernesto Masi







Release Date: July 10, 2013 [EBook #43180]







Language: Italian







Character set encoding: UTF-8







*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK VINCENZO MONTI (1754-1828) ***



















Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara



Magni and the Online Distributed Proofreading Team at



http://www.pgdp.net (This file was produced from images



generously made available by The Internet Archive)



























LA

VITA ITALIANA

DURANTE LA

Rivoluzione francese e l'Impero


Conferenze tenute a Firenze nel 1896

DA

Cesare Lombroso, Angelo Mosso, Anton Giulio Barrili, Vittorio Fiorini, Guido Pompilj, Francesco Nitti, E. Melchior de Vog????, Ferdinando Martini, Ernesto Masi, Giuseppe Chiarini, Giovanni Pascoli, Adolfo Venturi, Enrico Panzacchi.

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1897.


PROPRIET?? LETTERARIA


Riservati tutti i diritti.

Tip. Fratelli Treves.


[365]

VINCENZO MONTI
(1754-1828)


CONFERENZA

DI

Ernesto Masi.

[367]

Per discorrere di Vincenzo Monti mi par necessario prendere le mosse da alcuni fatti e da alcune considerazioni di ordine generale.

La letteratura italiana, non dir?? moderna (perch?? a costruir questa stiamo affaticandoci ancora, sempre un po' a tastoni, come in tutto il resto) ma dir??, la letteratura italiana contemporanea procede dal Parini e dall'Alfieri.

Sono due novatori il Parini e l'Alfieri? E chi lo sarebbe, se non lo sono essi, che si crearono di nuovo l'inspirazione, la materia, lo stile, persino il pubblico, a cui rivolgersi?

Ma l'uno e l'altro sono altres?? essenzialmente classici, e generatori di quel neoclassicismo nazionale, in cui consiste tutta la letteratura nostra, che vien dietro a loro e sino al Manzoni. Questa considerazione ne richiama un'altra, che rientra nella prima, slargandola, ed ?? che in tutta [368] la letteratura italiana contemporanea v'ha due fatti di suprema importanza, da una parte il Manzoni (non dico il romanticismo del Manzoni, ma il Manzoni), dall'altra la tradizione classica, che permane, rammodernandosi bens??, ma sempre costante, e non come reminiscenza di scuola, d'accademia o di biblioteca, ma come forma viva, vivissima, e va dal Parini e dall'Alfieri al Monti, al Leopardi, al Giordani, al Botta, al Colletta, al Niccolini e sino al Carducci.

O io m'inganno, o questa ?? la nota fondamentale della nostra letteratura dal 1750 a tutt'oggi, nota caratteristica e tutta sua. Nelle letterature straniere contemporanee, dopo breve contrasto, tutto ?? assorbito dalla corrente nuova, romantica o moderna, ed ora realista, positivista, simbolista, estetica o decadente, che vogliate chiamarla, sicch?? non trovate un poeta o un prosatore di gran levatura, che non le si abbandoni intieramente. In Italia invece ogni regione ha il suo cenacolo letterario od artistico, pi?? o meno sensibile via via alle esigenze dei tempi, che mutano, e che pi?? o meno consente ad esse o, come spesso accade, se ne infatua e le esagera, ma la tradizione classica resiste e mai cede il campo del tutto. ?? un bene, ?? un male? Il problema si pu?? porre, ma non credo si possa ancora risolvere. Questo in quanto alla storia letteraria.

[369] Quanto alle relazioni di essa colla storia civile e politica, l'austera moralit?? del Parini riformista mira a rinnovare l'individuo in Italia; la passionata idealit?? dell'Alfieri rivoluzionario mira a rinnovare il cittadino; l'una e l'altra coll'individuo e col cittadino rinnovati a rifare un popolo e ridargli una coscienza nazionale.

Ridargli? Ma l'avea esso mai avuta? ?? dubbio, signore, se una vera coscienza nazionale sia mai esistita in Italia, prima che incominci colla Rivoluzione francese quella che chiamasi storia contemporanea. ?? dubbio, se a crearla sarebbe bastato il cosmopolitismo vago della letteratura filosofica francese del secolo XVIII, che pure avea varcato le Alpi prima di Napoleone Bonaparte e si sovrapponeva, come ha acutamente notato Augusto Franchetti, al concetto medievale e dantesco della monarchia, per cui l'Italia non poteva disgiungersi dall'Impero, e quindi al moto intellettuale del Rinascimento, che avea esso pure un carattere d'universalit?? e cronologicamente poi era connesso con la fine dell'indipendenza italiana.

Certo ?? che in Italia i primi segni del farsi o rifarsi una coscienza nazionale si hanno subito tra quel tumulto, tra quelle angoscie, tra quelle incertezze dell'invasione francese, guidata dal Bonaparte nel 1796.

[370] Lazzaro Papi, il futuro storico e giudice severo della Rivoluzione francese, chiude un suo sonetto cos??:

Tu che dell'avvenir nel grembo oscuro

Spinger sai l'occhio dell'acuta mente

E ci?? che ?? dubbio altrui, vedi sicuro,

Dimmi: quel che dall'Alpi ora discende

D'armi e d'armati inondator torrente,

Ceppi a noi reca, o libert?? ci rende?

Non avevano invece dubbi di sorta quei cittadini, che, quattro mesi appena dopo l'invasione ed invocando i ricordi della Lega Lombarda contro Barbarossa, fondavano gi?? in Reggio d'Emilia la Federazione Cispadana, da cui come dai parlamenti della Cisalpina e dalla Costituente di Lione esce per la prima volta dopo tanti secoli uno stato di nome italiano, il quale, se non altro, a traverso le vicende seguenti della Repubblica e del Regno, rinnova lo spirito militare e civile del popolo, ed ?? la prima mossa della nostra rivoluzione.

Ma se Lazzaro Papi sta in forse, se i cittadini della Cispadana, della Cisalpina e dei Comizi di Lione (quel medio ceto, rialzato dalla moralit?? del Parini e dall'idealit?? dell'Alfieri) si abbandonano all'impulso ricevuto con cieca fede, molti altri invece, gli stessi Parini ed Alfieri, danno indietro; le plebi di Lugo, d'Arezzo, di Siena, [371] di Roma, di Verona, di Napoli, di Calabria, del Piemonte, risentono invece, come dice il Carducci, un vero ???accesso medievale di ire guelfe e ghibelline contro i nemici della Chiesa e dell'Impero???; e chi esprime da cima a fondo tutti questi contrasti, e strappi e trapassi dolorosi, eppure fecondi, e le prime speranze, le prime avversioni, i pentimenti subitanei, le confidenze illimitate, poi i ciechi entusiasmi della gloria militare, la fede estrema nell'uomo che la rappresenta, e finalmente le disperazioni, i terrori, le vilt??, che tengono dietro all'immane ruina di tanta grandezza, chi esprime, dico, da cima a fondo tutto ci?? nei versi pi?? splendidi, che si fossero sentiti da secoli, ?? Vincenzo Monti.

Sotto l'aspetto di tale espressione potente, immediata, soggettiva e oggettiva ad un tempo dei fatti contemporanei, non saprei dire che cosa importi di pi??, se la sua vita o la sua poesia, ond'??, che, comunque si giudichi il carattere del Monti, m'?? sempre sembrata sommamente bagg??a quella critica, che lo ha dipinto come non altro che un vacuo e felice accozzatore di frasi sonore ed ha voluto a forza applicare a lui il famoso

Sdegno il verso che suona e che non crea

di Ugo Foscolo (detto a proposito delle statue del Canova e non gi?? della poesia del Monti), [372] falsa e sciocchissima applicazione, la quale, se fatta al Monti, significa una confusione completa d'ogni criterio d'arte e di storia e un rinunziar di proposito a intender nulla della nostra storia letteraria.

Ma critica e politica hanno sempre in Italia proceduto a un dipresso cos??. V'ha i beniamini della fortuna, ai quali si perdona tutto e pei quali la gente arguta e disinvolta ha sempre in pronto una qualche spiegazione, e v'ha le vittime, alle quali non si perdona nulla, neppur l'ingegno, se l'hanno, e per le quali nessuno si d?? briga neppur di cercare una spiegazione, che non sia un obbrobrio di pi??, e di tali vittime ?? il Monti.

Voi vedete quindi la difficolt?? grande, che s'incontra a parlar di lui, senza inciampare nell'apologia o nella diatriba, come hanno fatto del resto quasi tutti quelli, che poco o molto hanno scritto del Monti fino al Carducci, il quale, dando all'Italia la pi?? compiuta e meglio ordinata edizione delle sue poesie, la richiam??, se non altro, circa trent'anni sono, all'ammirazione del poeta, ???i cui versi, dice il Carducci, corsero il bello italo regno, abbaglianti d'empito e di splendore, come gli squadroni di cavalleria del re Murat??? e promettendo un ampio studio sul Monti, che poi purtroppo non ha fatto, soggiungeva queste memorande parole: ???Nella storia letteraria del [373] gran secolo, che corse per l'Italia dal 1750 al 1850, quando sar?? scritta con serenit?? oggettiva e senza preoccupazioni di parte, Vincenzo Monti riprender?? il luogo che gli spetta, come a principe dell'arte d'un'intiera e ingegnosissima generazione, come a prosecutore ed allargatore dell'antica tradizione italiana, come a ravvivatore del sentimento classico nella sua migliore espressione.???

Difficile dir meglio e pi?? vero di cos??. Ma come soggetto di conferenza il Monti ci si presenta di necessit?? non quale ??, e dev'essere, come soggetto di studio esclusivamente letterario. Sotto quest'ultimo aspetto la sua massima importanza deriva dallo svolgimento del neoclassicismo del Parini e dell'Alfieri, ch'egli perfeziona, varia, adatta con inarrivabile potenza e facilit?? ed ammoderna sempre pi?? col realismo storico e colle intonazioni preromantiche, che gi?? si sentono in lui e fanno gi?? presentire altri trapassi ed altre novit?? future e imminenti dell'arte. Ma come soggetto di conferenza, dico, l'uomo, la vita, le relazioni della sua poesia col suo tempo sembrano avere importanza o attrazione anche maggiore, se chi ne parla sapesse e potesse dir tutto di quei diversi e opposti ambienti e momenti letterari, morali, civili e politici, a traverso i quali tocc?? al Monti di passare, seguendo gli impulsi [374] della sua indole nativa, violenta come ogni indole debole, e debole come ogni indole violenta, con scatti improvvisi e cascaggini non meno improvvise ancor esse, con alternative continue di abnegazione e di egoismo, di audacie e di paure, di collere e di intenerimenti, di generosit?? e di bassezze, per le quali ora domina le circostanze, ora ?? dominato da esse, ed a vicenda ora le circostanze del tempo ci spiegano la sua vita, ora la sua vita ?? documento, che meglio d'ogni altro spiega e caratterizza le circostanze del suo tempo.

Che bel tema di psicologia storica, e come opportuno anche oggi!

Ma vorrebb'essere nelle mani del Sainte-Beuve, del Taine o di Carlo Hillebrand! In quella vece non l'hanno trattato in pieno (il grand'emporio Montiano di Leone Vicchi sta da s?? e poi si ferma al 1799) non l'hanno trattato in pieno, che il Cant?? e Achille Monti, un pronipote del poeta: il primo con tutta quella salmeria di pregiudizi e di rancori romantici, ultracattolici e politici, che si strascinava sempre dietro, e con cui rimestava la farragine di notizie grandi e piccine, che avea sempre a sua disposizione su ogni argomento, il secondo con s?? sviscerata idolatria di quella sua gloria gentilizia, che quantunque fosse (me ne ricordo per [375] averlo conosciuto a Roma) la pi?? mite, buona e serena natura di vecchio classicista e liberale alla Romana, che si potesse immaginare, una volta messo su questo terreno, montava su tutte le furie; sul Cant?? e su ogni avversario o tiepido ammiratore del Monti menava gi?? botte da orbi, e di Vincenzo Monti difendeva tutto, assolveva tutto, persino quello, di cui il poeta stesso s'era con tanta fretta e sovrabbondanza di contrizione accusato da s??.

Voi lo vedete, signore; non s'era cos?? sulla strada d'uno studio psicologico condotto con serenit?? oggettiva e con buon metodo d'osservazione e di critica; n?? ora ho di certo alcuna pretensione di percorrerla io quella strada sul fragile veicolo, sul traballante velocipede d'una conferenza. Mi contenterei di non esserne fuori del tutto.

Leggendo le poesie del Monti si pu?? temere di non veder giusto sotto l'impero d'una specie di seduzione estetica e perci?? appunto vi dico: ???oltre alle sue poesie, leggete il suo epistolario.??? Se c'?? uomo, di cui l'epistolario privato dica di pi?? ed a cui l'epistolario privato nuoccia di pi??, quest'uomo ?? il Monti di certo. Ma se c'?? uomo altres??, verso il quale, pi?? lo si conosce da vicino, e pi?? si senta il dovere di non giudicarlo da pochi tratti e staccati, bens?? nell'insieme e [376] bilanciando il bene ed il male con quella mesta carit?? e misericordia, a cui danno pure qualche diritto il genio, il lavoro, la sfortuna, la gloria, questo ?? pure il Monti di certo.

Apologisti e detrattori con lui hanno torto del pari. Le sue mancanze di carattere dispiacciono e sono antipatiche. Tanto pi?? dispiacciono, quanto pi?? s'ama la concordanza d'una forte virt?? con l'ingegno grande e la sapienza. Ma ?? innegabile altres?? quella fondamentale bont?? dell'animo del Monti, su cui il Giordani, da psicologo acuto, anzich?? da r??tore, ha poggiato tutta la difesa che ha fatta di lui, quella fondamentale bont??, che pur congiunta a impressionabilit?? quasi morbose, a maggior vivezza che profondit?? di sentimento, alla mobilit?? della fantasia, alla muliebrit?? dell'indole ???tanto pi?? notabile in corpo quasi d'atleta e nella poetica baldanza dell'ingegno??? fu, direbbe il Taine, la facult?? ma??tresse del suo spirito, e lo preserv?? sempre, in mezzo a tutti i suoi errori, dal divenire un briccone, come lo furono invece quasi tutti i suoi pi?? accaniti avversari, i quali tuttavia in tante particolarit?? non d'ingegno, ma di carattere, somigliano a lui.

Per uno studio, come il nostro, bisognerebbe dunque tener sempre riuniti, potendo, sullo stesso piano del quadro, l'uomo, il tempo, il poeta, pi?? [377] importanti assai, tutti insieme, della pura tecnica letteraria dell'arte sua, pi?? importanti assai dei colpi d'ala e dei voli della sua lirica, della continua eleganza della sua frase poetica, della profusione della sua vena, di quella sua potenza di dir tutto con una precisione e insieme con una facilit?? e un'armonia insuperabili, di quegli scoppi e di quei crescendo quasi di sinfonia rossiniana, che si incontrano ne' suoi versi, e infine di quella sua mirabile e organica struttura d'artista sovrano, che, pur alterando forse qua e l?? la semplicit?? divinamente classica di Omero, ha permesso a un poeta, che sta fra l'Arcadia del secolo XVIII ed il romanticismo del secolo XIX, ha permesso a lui, che poco o nulla sapeva di greco, d'essere l'interprete pi?? felice di quel patriarca della poesia umana.

La Roma del 1778, in cui a ventiquattr'anni si rotol?? per cercar fortuna Vincenzo Monti dalle native paludi delle Alfonsine presso Fusignano e dalle erbose solitudini di Ferrara, era ancora quella che videro il Mengs, il Winckelmann, il G??the, ???i tre giganti dell'estetica tedesca, applicata alla pittura, all'antiquaria e alla poesia.???

Regnava Papa Braschi (Pio VI), un nobiluccio di provincia, a cui gli ordini d'elezione, sempre democratici, della Chiesa avevano dischiusa la via del trono, forse appunto perch?? fra i vari candidati possibili era il pi?? oscuro. Poco versato [378] in lettere umane e divine, era un dilettante di belle arti e ahim??! anche di politica e di finanze. Ahim??, dico, sapendo noi quel che costa tal sorta di dilettanti! ??? Non era bigotto. ??? L'avventuriere Gorani sparla de' suoi costumi, ma lo calunnia di certo. Era unicamente vano e fastoso; vano della sua bellezza e della sua eleganza, fastoso nell'aggiunger l'aquila di Casa d'Austria e i gigli di Francia al suo stemma, nel metter mano a grandi opere pubbliche e nell'arricchire e illustrar la sua casa, rappresentata in Roma dal nipote Luigi Braschi Onesti, un bestione, a cui di?? in moglie una graziosissima ragazza romana, con un par d'occhi neri, cerchiati e fulminei, un corpo di Venere canoviana, Costanza Falconieri, e di tutti e due fece i maggiori e pi?? splendidi personaggi della corte e del regno.

Cos??, e proteggendo un po' di lettere e d'arti, Pio VI potea figurarsi di rinnovare Pericle, Augusto e Leon X, e lasciarselo dire dai suoi poeti, i giornalisti d'allora; ma gi?? i tempi mutavano; novit?? minacciose di scoperte scientifiche e di dottrine filosofiche solcavano l'aria; il laicato, in persona dei principi riformisti, batteva gi?? in breccia le vecchie pretensioni di supremazia civile della Chiesa Cattolica; i giurisdizionalisti precorrevano gi?? i rivoluzionari di pochi anni [379] dopo, e dovette accorgersene lo stesso Pio VI, quando per calmare le furie novatrici dell'Imperatore Giuseppe II pellegrin?? a Vienna nel 1782, senz'altro risultamento notevole che di far morire di raffreddore il vecchio Metastasio, affacciatosi a una finestra per vederlo passare, e peggio ancora, quando dopo il 1789 incominciarono le prime agitazioni della Rivoluzione Francese.

Che cos'era il Monti in questi primi anni del suo soggiorno in Roma? Nelle apparenze un bel giovine, con titolo d'abate (gli abati erano i lions di Roma) con molto ingegno e pochissimi quattrini, un Pastor Arcade, che avea sempre in pronto un sonetto per ogni lietezza o sventura, specie dei pezzi grossi, e dopo le illustri nozze Braschi-Falconieri, da lui celebrate con un canto di stupenda fattura, la Bellezza dell'Universo, rimeritato coll'impiego di segretario del Duca Luigi Braschi, il magnifico nipote del Papa.

Vi figurate, signore, quello che avranno pensato i buoni villici delle Alfonsine e i solitari condiscepoli di Ferrara d'un cos?? promettente esordio di fortuna? E quando poi lo avranno saputo Bussolante del Papa e Segretario degli Avvocati Concistoriali? Per lo meno si saranno aspettati di vederlo da un'ora all'altra Cardinale!

E certo, dato l'ambiente della Roma d'allora e colla forza d'ingegno di Vincenzo Monti, aver [380] voce in Arcadia, aver un piede in corte, un altro nelle anticamere di Casa Braschi, sarebbe come nella Roma d'adesso aver.... Ma non divaghiamo!... Le apparenze erano belle; la sostanza poco o niente, e l'aspettata fortuna pel Monti non venne mai.

Due cose l'attraversarono sempre, ora ed in avvenire, l'invidia degli emuli, che non gli diede mai tregua e contro la quale egli non ebbe mai n?? la dignit?? della noncuranza e del disprezzo, n?? la giusta misura della risposta; e l'indipendente superiorit??, l'indocilit?? critica, starei per dire, della sua mente, che non gli consent?? mai l'intiera sommissione, l'intiera dedizione di s?? e la rinuncia incondizionata ad ogni discussione e ad ogni ribellione, quali bisognano agli uomini, che non hanno altra regola di vita che la propria fortuna.

Sta in ci?? il bene ed il male del Monti, e colla subitaneit?? delle sue impressioni, de' suoi entusiasmi, de' suoi sdegni, delle sue audacie inconsiderate e de' suoi sgomenti quasi puerili, sta in ci?? per gran parte il segreto delle sue mutazioni e dell'apparente leggerezza delle sue convinzioni, donde s'?? formata per lui la leggenda dell'abate, del cittadino e del cavaliere, quasi a significare le sue calcolate e successive voltate di casacca, da clericale in Roma a repubblicano [381] nella Cisalpina e a cortigiano di Napoleone e poi della Ristaurazione.

In quella vece chi guardi bene e consideri spassionatamente la sua vita e la sua poesia, vedr?? che per disgrazia sua egli ?? in disaccordo con tutte le vicende storiche, a traverso le quali gli ?? toccato passare. Nella Roma di Pio VI, prima di sentirsi rivoluzionario come l'Alfieri, egli s'?? sentito riformista e filosofo, come il Parini, il Verri, il Beccaria, il Filangeri; poi ha idoleggiato, come tutti i giovani del suo tempo, nelle agitazioni sotterranee delle Logge Massoniche i primi e pi?? puri ideali della Rivoluzione Francese, che parvero, ed erano, l'aurora della libert?? sorgente sul vecchio mondo; poi ha inorridito degli eccessi del Terrore e ha dato indietro, e finalmente ha sperato la liberazione d'Italia dalle armi francesi ed ?? passato da Roma papale a Milano repubblicana. Qui, tra le violenze degli invasori e le scapestrerie stupide, ladre ed anarchiche dei neogiacobini italiani, il Monti, per organica dirittura di mente, si trova ad essere un liberale moderato: disgraziatissima disposizione di spirito in certi momenti politici, per la quale non si fa paura a nessuno e non vi vuole n?? Dio n?? il diavolo. Or bene, in chi fissar l'animo e gli occhi fra tutto quel pandemonio? Qual'?? la forza unica, che sembra poter dominare e dar sesto ed [382] ordine a quel caos? Napoleone! Ed il Monti, come il Melzi, come l'Aldini, come tutti i ragionevoli e gli onesti, si volge a lui. Ma Napoleone alla sua volta s'ubbriaca di potenza e di gloria e strascina l'Italia dietro il carro della sua sfrenata ambizione, ed ecco il Monti non disposto a seguirlo. ???Costui fa cose (cos?? scriv'egli al Lampredi) da raffreddare un vulcano. Precipiter?? s?? e noi, quanti siamo a lui devoti. Una sola buona cosa ha fatto, l'organizzazione di questo regno: ma poi come tratta noi Italiani? Si rende nemici tutti i re d'Europa, che alla fine trionferanno. E noi cadremo con lui.??? Che ne dite? Il conte di Cavour, buon'anima, non potrebbe preveder meglio e ragionar pi?? dritto di questo poeta!

E forsech?? fu egli solo, il Monti, nell'immane catastrofe Europea dell'impero napoleonico, fu egli solo, il Monti, a confidare nei benefici della pace e nella moderazione degli alleati liberatori? No, signore! Era un'intiera generazione, che, sentendosi soccombere fra tante speranze deluse e gli strazi di vent'anni di guerre incessanti, acclamava fra le accumulate ruine alla pace ed a chi pareva portarla e con parole ingannatrici la prometteva.

Fu un errore, fu una colpa di tutti, ed al Monti, che canta il Ritorno d'Astrea, certamente preferisco [383] il Foscolo, che va in esilio, ma non dimentichiamo che fra quegli acclamanti era persino Federico Confalonieri, il glorioso martire del '21. Il Confalonieri scont?? la sua illusione giovanile collo Spielberg; il Monti, vecchio e malato, coll'abbandono e la povert??. Non ?? lo stesso, ma ?? pur qualche cosa, e sarebbe anche di pi??, s'egli non se ne fosse lagnato, nella stessa guisa che sarebbe pi?? bello l'esiglio del Foscolo, se avesse pagato i suoi debiti o saputo contrastare colla fame, come Giuseppe Mazzini. Ma io non v'ho detto che il Monti fosse un eroe; v'ho detto che oltre ad essere un gran poeta, era un uomo buono, migliore di certo di tutti i suoi avversari e detrattori, e questa (piaccia o non piaccia a tutti i Cant?? vivi e morti) ?? la verit??.

E poeta grande ?? pur anco per chi ha il senso vero dell'arte e la intende e ne giudica con criteri d'arte e di storia e non colle preferenze del giorno per giorno e dei gusti, che cambiano e rivengono, come le fogge del vestire.

Non lo cercate in quei primi vaneggiamenti d'amori giovanili, sfogati all'italiana in sonetti ed anacreontiche, n?? in quei temi da seminario e da sagrestia, ch'erano d'obbligo nell'Arcadia di Roma, anticamera del Vaticano, n?? in quei profluvi di lodi, di auguri e di pronostici strampalati, ai quali non potea ricusarsi l'abate novellino, [384] andato a Roma per far carriera, il segretario del duca Braschi e il bussolante di Sua Santit??.

Cercatelo bens?? dove un gran soggetto lo inspira, come nella Bellezza dell'Universo, o una convinzione sincera lo esalta, come quando celebra i trionfi della ragione e della scienza nell'ode a Montgolfier, o quando la passione lo trasporta, come nei versi sciolti a Sigismondo Chigi, nei Pensieri d'Amore e nelle Elegie, o quando la straordinariet?? e la grandezza dei fatti contemporanei lo solleva alla concezione dantesca della Bassvilliana. Qui ?? il vero Monti, il Monti fantasista e coloritore insuperabile e pel suo tempo originalissimo, e con quella sua eloquenza, agilit?? e musicalit?? di verso, che prorompe a guisa di torrente e si prova e riesce a dir tutto, con una genialit??, una vaghezza, una variet??, una potenza di forme, che prima di lui non hanno riscontro se non in Dante ed in Ariosto.

E se volete persuadervi di che cosa ?? capace come artista, vedetelo quando si rituffa in piena mitologia, come nella Musugonia e nella Feroniade (che il semi-romantico Zanella nella sua Storia non gli pu?? perdonare) e non solo v'apparir?? tutto il massimo svolgimento, ch'egli seppe dare al neoclassicismo, dominante dal Parini e dall'Alfieri sino al Manzoni, ma assisterete al [385] prodigio d'un arte, continuata e approfondita poi sempre pi?? dal Foscolo e dal Leopardi, d'un arte, dico, che galvanizza cadaveri, e con sentimento moderno rimanifesta la giovinezza immortale del genio greco e romano e lo fa rivivere in pieno tra la fine del secolo XVIII e il principio del secolo presente.

Sotto tale aspetto il Monti fu paragonato giustamente al Canova, ma la Roma di Pio VI, che perdoner?? allo scultore la bellezza pagana delle sue Dee e Semidee e persino la procace nudit?? di Paolina Bonaparte, sorgente in sembianza di Venere molto terrena dal piccolo sof??-empire di Villa Borghese, la Roma di Pio VI, dove si lascia morir di veleno o di crepacuore lo Spedalieri, perch?? ha osata una timida conciliazione fra il dogma e il Contratto Sociale del Rousseau, non perdoner?? al poeta d'avere, ripigliando la tesi degli Enciclopedisti, ricongiunto il suo pensiero a quello del Parini, dell'Alfieri e di tutti i contemporanei riformisti, Lombardi e Napoletani, d'aver intuonato, l??, appi?? della cattedra infallibile di San Pietro, il peana trionfale della ragione e della scienza con quei versi:

Umano ardir, pacifica

Filosofia sicura,

Qual forza mai, qual limite

Il tuo poter misura?

[386] e, celebratene le continue vittorie, d'aver concluso con vaticinio superbo, che sa d'eresia:

Che pi?? ti resta? Infrangere

Anche alla morte il telo

E della vita il n??ttare

Libar con Giove in cielo.

La Roma di Pio VI non perdoner?? al Monti queste audacie, e se poscia se ne impaura egli stesso, se vacilla, se piega ai terrori, che inspira un governo di preti implacabili, alle lusinghe, che la fortuna non gli mantenne mai, ai dolci errori, cui possono trascinare un giovine caldo di cuore, di sensi e di fantasia l'opulenta bellezza e il lampo dello sguardo, tra devoto e profano, delle donne Romane, e pi?? inebbriante d'ogni altro quello, che lanci?? sul poeta Costanza Braschi, ripeter?? che il Monti non ?? un Catone, ma ripeter?? altres?? che non ?? meno gran poeta per questo, e poeta grande appunto, perch?? somiglia al suo tempo, ed il tempo a lui.

Quando, a guisa di onde incalzantisi le une sulle altre, incominciarono a ripercuotersi anche in Italia gli echi della Rivoluzione Francese, gli animi pro o contro s'agitarono profondamente, ed in Roma assai pi?? contro che pro.

S'immagini ora l'ambiente di Roma, allorch?? fu tutta piena d'emigrati francesi, fra i quali le zie del Re, ospitate dal cardinale De Bernis, il [387] destituito ambasciatore di Francia, e mentre a Parigi si bruciava il Papa in effigie per rappresaglia al bruciamento in Roma dei libri massonici del Cagliostro.

L'avversione alle novit?? francesi andava crescendo in Roma ogni giorno. Le pi?? strane novelle correvano e trovavano fede, ora del Re scampato e gi?? rifugiato in Germania, ora degli alleati entrati trionfanti in Parigi, ed il popolo, se vedea allora passare il vecchio De Bernis, gli staccava i cavalli dal carrozzone e lo tirava a braccia, poi si precipitava a prosternarsi appi?? di santi e madonne, che stillavano sangue, stralunavano gli occhi, e versavano lagrime, come persone vive.

Peggio fu, quando si riseppero le sanguinose scene della Rivoluzione, la ghigliottina in permanenza, il Re con la famiglia in carcere, la Repubblica proclamata, i Giacobini prevalenti con la Convenzione, e quando nel novembre del 1792 si vide capitare in Roma Niccola Giuseppe Hugou de Bassville, segretario della Legazione francese di Napoli, quel medesimo, che poi pel poema del Monti rest?? noto al mondo col nome pi?? poetico di Ugo Bassville, e che prima fu spedito quasi di nascosto per tastar terreno, poi s'atteggi?? a diplomatico, e d'intesa con pochi amici e colle Logge Massoniche accese, insieme ad un [388] La Flotte, ufficial di marina pure francese, una briga internazionale per surrogare sul palazzo del Consolato e dell'Accademia di Francia all'antico stemma Borbonico quello della Repubblica.

Il Papa resistette, lo sdegno universale divamp??, e provocato con iattanza francese dal Bassville e dal La Flotte fin?? il 13 gennaio 1793 nell'assassinio, a furor di popolo, del Bassville.

Si disse allora e si ripet?? poi, che il governo ci avesse mano, ma non ?? provato, e le circostanze di fatto, diligentemente vagliate dal Vicchi, sembrano anzi escludere tale complicit??.

Comunque, la reazione popolare giunse a tale, che ad imbrigliarla bisogn?? tutto il vigore e la sollecitudine, che prima adopravansi solo contro i sospettati aderenti della Rivoluzione, fra i quali era certamente anche il Monti, framassone, amico al Bassville, e che avea lasciate in mano di lui carte compromettenti.

Seguirono in Francia la decapitazione del re e della regina, il Terrore, le stragi, la guerra universale, e a tali eccessi anche i pi?? caldi in Italia ristettero e ripugnarono. Cos?? pure accadde al Monti, che oltre a trescare in cospirazioni avea gi?? dovuto a questo tempo cercar di deviare la maldicenza e l'invidia, suscitate dalla sua gloria e dal misterioso romanzo dei suoi [389] amori colla duchessa Braschi, merc?? un matrimonio improvviso con Teresa Pickler, bellissima giovinetta romana, tutta gloriosa d'aver conquistato il cuore dell'acclamato autore dell'Aristodemo e del Galeotto Manfredi e certo ignara di servire da parafulmine alle sue politiche e galanti marachelle. Ma che bel parafulmine era allora Teresa Pickler! Ed il Monti se ne innamor?? per davvero, e forse la duchessa Braschi avr?? detto fra s??: ???troppa grazia!???

Fra tali intimi e segreti contrasti di terrori personali, di passioni colpevoli, di affetti legittimi, di illusioni e disinganni patriottici ?? nata la Bassvilliana, il vero poema storico della controrivoluzione italiana.

Esso ?? troppo noto da doverne a lungo parlare.

Anche oggi (e vi ?? corso sopra pi?? d'un secolo) esso ?? uno dei capolavori pi?? popolari della poesia italiana. Ma vedete destino di persecuzione, signore! Quando alla lunga scem?? d'interesse e venne a noia l'eterna inquisizione sulla versatilit?? politica del Monti, ad un'altra croce fu messo, la ricerca di tutte le sue imitazioni e assimilazioni come poeta, specie dalle letterature straniere. E si comincia dalla Bellezza dell'Universo, di cui il meglio sarebbe levato dal Milton, dai sonetti sulla Morte di Giuda, nei quali il Monti avrebbe accattato dal Klopstock persino [390] l'immagine della Divina Giustizia, che pigli?? pel collo il traditore

E lo piomb?? sdegnosa in Acheronte.

(dimando io, se c'?? bisogno di farsi imprestar questa roba!) e via di questo passo, il Monti non avrebbe mai fatto altro che un cibreo d'imitazioni felici, belle, armoniose, ma composto a un dipresso, come lo speziale, pigliando da tutti i barattoli, compone le ricette del medico.

L'idea madre della stessa Bassvilliana (che non ?? il meglio di certo di quel poema) si vuole tolta dal Klopstock. E ammettiamo pure che la Messiade sia il modello della Bassvilliana. Che cosa significa ci??? La macchina poetica, su cui adattare un soggetto particolare e contemporaneo, qual'?? la morte del Bassville, un soggetto cio??, la piena realt?? del quale ?? presente e a tutti nota, non ha la stessa importanza, che in una vasta creazione epica, com'?? la Messiade, in cui deve rispecchiarsi qualche punto prominente della storia del genere umano, qualche punto vecchissimo di data, con pochi o molti fatti, la verit?? dei quali si perde o svanisce nel vago della tradizione e della leggenda e quindi lascia al poeta ogni libert?? d'immaginare e di ricomporre.

V'ha qui uno stadio di premeditazione e di lunga gestazione organica, che non ha rapporto [391] coll'improvvisazione, coll'estemporaneit?? d'una poesia d'occasione, com'?? in sostanza la Bassvilliana del Monti.

D'altra parte qual ?? il poeta, anche fra i sommi, che nella scelta della sua macchina poetica non abbia attinto da quel fondo comune, che l'arte, la storia, gli ingegni colti e la fantasia popolare vengono tutti insieme accumulando e che in ogni tempo appresta, si direbbe, lo stampo, in cui il poeta getta le bellezze originali del proprio estro e dell'arte propria? A questa legge, bench?? di tanto scemata di forza, di quanta n'ha acquistata nel tempo moderno l'individualit?? dell'ingegno, a questa legge s'?? conformato anche il Monti.

V'ha anche al suo tempo col ravvivato studio di Dante, colla saziet?? degli ideali arcadici, colla voga del preromanticismo fantastico del falso Ossian e sepolcrale del Gray e del Young un materiale poetico molto diffuso e forme molto comuni, nelle quali tutti incappano: il Bertola, Alessandro Verri, il Varano, non meno dell'Alfieri, del Monti e del Foscolo, e da qui procede in parte il meraviglioso anche delle pi?? consuete macchine poetiche del Monti, quella sua quasi continua evocazione spiritica, quella sua folla di ombre, quel suo collocarsi fra cielo e terra, fra la morte e il misterioso al di l??, quando non [392] preferisce inforcare il vecchio Pegas??o e sparire in pieno olimpo mitologico.

Per ora gli toccher?? fra poco di sparire soltanto da Roma. L'enfasi e le invettive della Bassvilliana contro gli eccessi della Rivoluzione francese non bastarono a smorzare i sospetti del Governo Pontificio. Ed ecco il Monti, il poeta di Bassville, che la notte del 3 marzo 1797 fugge nascostamente da Roma nella carrozza d'un aiutante di campo del generale Bonaparte, venutovi apportatore del trattato di Tolentino, e piomba prima a Bologna, indi a Milano in mezzo a tutto il bailamme delle repubbliche improvvisate dai Francesi.

Quando la Bassvilliana fu ideata e composta, essa rispondeva al sentimento pi?? diffuso e comune allora in Italia. Ma gli avvenimenti successivi dal '93 al '97, l'anno in cui il Monti fugg?? da Roma, lasciando interrotta la Bassvilliana, siccome interruppe sempre tutte le sue creazioni maggiori (altro segno grandemente caratteristico e dei tempi e di lui), ma gli avvenimenti successivi, dico, aveano mutata la faccia delle cose; aveano dato tutt'altro corso ai pensieri e alle speranze dei molti, che pur ripugnando agli eccessi, favorivano in cuore i principii della Rivoluzione francese; e il Monti, con quel bel senso di prudenza e di opportunit??, che avea sortito [393] da natura, e il Monti gi??, a precipizio, per questa china, senza pensare un momento, se vi coglier?? allori o legnate, se vi trover?? in fondo un Campidoglio o una Rupe Tarpea. Ma egli nella sua testa dovea a un dipresso ragionare cos??: ???non sono stati ben accolti nella Cispadana e nella Cisalpina tanti altri profughi di Roma? non vi sono il Gianni, il Lattanzi, stati ben pi?? di me servili alla Curia Romana e per di pi?? canaglie di tre cotte e tanto inferiori a me d'ingegno e di gloria? E il Cicognara, che ieri recitava in Arcadia il necrologio di Luigi XVI, non ?? ora Presidente del Comitato di difesa nella Cispadana? e il Salfi, che fino a ieri ha piaggiato i Borboni di Napoli, non ?? ora a Milano il giornalista pi?? temuto e il portavoce del giacobinismo pi?? puro? perch?? dunque dovrebbero pigliarsela solo con me, non reo che d'aver detto in versi magnifici quello, che quasi tutti gli Italiani migliori pensavano e sentivano, allorch?? composi la Bassvilliana????

Ah, signore, era un gran furbo quel buon Monti e val proprio la pena d'esser uomo di genio per conoscere cos?? bene il mondo, gli uomini, la vita, e ragionare a questo modo, dimenticando per di pi?? che quei Gianni, quei Lattanzi erano suoi nemici giurati, da lui in Roma mille volte aizzati, scorbacchiati, flagellati, e che [394] ora non avrebbero mancato di ripagarlo a misura di carbone! Ma non basta. Il Monti ?? anche pi?? imbecille di cos??. Salta il fosso del tutto, anzi va a ruzzoloni al di l?? dell'altra sponda, e in un'ignobile lettera al Salfi sconfessa la Bassvilliana e nelle nuove sue cantiche: il Fanatismo, la Superstizione, il Pericolo e nell'inno per l'anniversario della decapitazione di Luigi XVI, traveste addirittura la nobile Musa della Bassvilliana in scapigliata e discinta tricoteuse de la guillotine; sfoghi sinceri forse, per quanto eccessivi, di sentimenti dovuti celare e comprimere troppo a lungo, ma che ad ogni modo sono la pi?? brutta e dissennata pagina della vita del Monti.

Ne pag?? il fio, non dubitate! E quantunque egli appartenesse in realt?? alla parte pi?? onesta, pi?? saggia, pi?? nobilmente liberale della Cisalpina, e forse anzi appunto per questo, non ebbe mai tregua n?? merc?? e pi?? d'una volta parla in certe sue lettere disperate della tentazione di farsi saltare in aria le cervella.

La Cisalpina, gi?? agonizzante (mentre il Bonaparte era in Egitto) per le violenze, le corruzioni, i ladronecci, le frenesie d'ogni guisa, sprofond?? del tutto sotto la vittoriosa reazione Austro-Russa, ed il Monti esul?? in Francia, fino a che la vittoria di Marengo non gli consent?? d'intuonare [395] lo splendido inno del ritorno e della redenzione sua e dell'Italia:

Bell'Italia, amate sponde,

Pur vi torno a riveder!

Trema in petto e si confonde

L'alma oppressa dal piacer.

Egli ricupera la patria e s?? stesso e nella Mascheroniana vendica sublimemente la patria e s?? stesso. ???Molti, diceva, ne rimarranno scottati, ma ?? giunto il tempo di un'onorata vendetta e perdio me la voglio prendere, per istruzione della mia patria, lacerata da tanti birbanti.??? Sentitelo come descrive il leggiadro vivere della Cisalpina con quella potenza tremenda d'invettiva, per cui la poesia si eleva a storica e umana ad un tempo, ?? specchio cio?? del presente e vaticinio e ammonimento solenne per altri tempi, che con quel presente avessero mai, per caso, qualche rassomiglianza:

Altri stolti, altri vili, altri perversi,

Tiranni molti, cittadini pochi

E i pochi o muti, o insid??ati, o spersi.

Inique leggi e per crearle rochi

Sulla tribuna i gorgozzuli e in giro

La discordia co' mantici e co' fochi,

E l'orgoglio con lei, l'odio, il deliro,

L'ignoranza, l'error, mentre alla sbarra

Sta del popolo il pianto ed il sospiro.

Tal s'allaccia in senato la zimarra,

Che d'elleboro ha d'uopo e d'esorcismo;

Tal vi tuona, che il callo ha della marra;

[396]

Tal vi trama, che tutto ?? parossismo

Di delfica mania, vate pi?? destro

La calunnia a filar che il sillogismo;

Vile! tal altro del rubar maestro

A Caton si pareggia e monta i rostri

Scappato al remo e al tiberin capestro.

Oh iniqui! E tutti in arroganti inchiostri

Parlar virtude e s?? dir Bruto e Gracco

Genuzi essendo, Saturnini e mostri.

Colmo era insomma de' delitti il sacco;

In pianto il giusto, in gozzoviglia il ladro,

E i Bruti a desco con Ciprigna e Bacco.

. . . . . . . . . . . . . . .

Dal calzato allo scalzo le fortune

Migrar fur viste e libert?? divenne

Merce di ladri e furia di tribune.

V'eran leggi; il gran patto era solenne,

Ma fu calpesto....

V??ta il popol per fame avea la vena;

E il viver suo vedea fuso e distrutto

De' suoi pieni tiranni in una cena.

Squallido, macro il buon soldato e brutto

Di polve, di sudor, di cicatrici,

Chiedea plorando di suo sangue il frutto:

Ma l'inghiottono l'arche voratrici

Di onnipossenti....

. . . . . . . . . . . . . . . .

Sai come s'arrabatta esta gen??a,

Che ambiz??osa, obbliqua entra e pen??tra

E fora e s'apre ai primi onor la via.

Il poeta, signore, ha sfogato il suo nobile sdegno e si calma, perch?? ?? da sperare che questa tregenda d'infamie sia finita. Sia finita? Oh s??! Quando finir?? l'uomo!

[397] E un altro entusiasmo ora trascina il Monti. Ma chi glielo inspira? Napoleone! E chi vuole accusare il Monti pei suoi poemi napoleonici, il Prometeo, il Bardo, la Spada di Federico e la Palingenesi politica, rientri in s?? o si guardi attorno e dica se spesso non ha visto gente pi?? spassionata e di pi?? astuto cervello del Monti scalmanarsi per personaggi centomila volte minori! Fossero pure falsi miraggi gli splendori del vice-regno napoleonico, ma certo ?? che fra quei miraggi la nostra coscienza politica ed un partito nazionale si venivano formando. Si vorr?? forse dire che ci?? non apparisce nei versi del Monti? Lo dir?? chi non gli ha letti, perch?? mai il nome sacro d'Italia suon?? pi?? alto che nei versi e nelle prose di lui e ad ogni occasione, anche quando allo stesso dominatore francese quel nome cominciava a dar ombra. Nella prolusione alle sue lezioni universitarie di Pavia nel 1803 (prolusione, che si direbbe lo schema del futuro libro del Primato di Vincenzo Gioberti) parl?? s?? alto e s?? libero anche contro i Francesi, che la censura non ne permise la stampa, se non mutilata e mutata.

Riunitosi nel 1815 il Congresso di Vienna, che spart?? i popoli come branchi di pecore, il Monti trov?? ancora accenti nobili e degni, ma poco dopo cant?? per l'Imperatore d'Austria il [398] Ritorno d'Astrea, e questa ?? senza dubbio, al pari della lettera al Salfi, una delle sue mancanze di carattere pi?? ripugnanti. Non c'?? scusa che tenga a tale vilt??, ma non mi par giusto, ripeto, in mezzo ad un moto cos?? grande di reazione Europea qual'?? quello del '15, e mentre in Italia il regno napoleonico cadeva senza rimpianti e peggio fra vendette nefande e applausi, non di sola plebaglia prezzolata, agli alleati liberatori, non mi par giusto, dico, imprecar solo al Monti, quasi rappresentasse egli solo tanto stolta rapidit?? d'ingratitudine, d'obbl??o e di nuove speranze.

Ben presto esso e gli altri dovettero ricredersi, e quanto al Monti in particolare, esso nel consacrare, alcuni anni dopo, al marchese Trivulzio uno de' suoi ultimi canti chiudeva cos??:

.... E s'ei dimanda

Come del viver mio si volga il corso,

Di' che ad umil ruscello egli ?? sim??le,

Su le cui rive impetuosa e dura

I fior pi?? cari la tempesta uccise.

Di quel po' che avea raggranellato, durante il regno italico, avea salvato appena qualche briccica. A sentir certuni, si direbbe essersi esso, nei nove anni, che quel regno dur??, tuffato sino alla gola in tutte le volutt?? sardanapaliche, che aveano ammollito e corrotto i proconsoli e i marescialli napoleonici, legittimi precursori di quelli, [399] che nei disastri francesi del 1870 si consolavano dicendo: ???c'est ??gal! nous nous sommes bien amus??s!??? In quella vece che cos'era stato il Monti in realt??? Un segretario senza segreti, un consulente non consultato, un professore senza cattedra, uno storiografo senza storia, un poeta Cesareo con un Cesare troppo affaccendato da badare a' poeti.

Contuttoci??, dopo la Restaurazione, la carriera, anche letteraria, del Monti, si pu?? considerare come finita, perch?? poet?? per piccole occasioni o in difesa della vecchia arte sua, come nell'elegantissimo sermone sulla Mitologia, o s'abbaruff?? coi Cruscanti su quell'eterna questione della lingua, che gli Italiani, come se non avessero niente altro di meglio da fare, rinnovano quasi ad ogni et?? della loro storia. Ma n?? a compire i poemi interrotti potea pensare, n?? a tentarne di nuovi, e tutt'al pi?? si delizi??, coll'incontentabilit?? del vecchio artista, d'andar sempre accarezzando e perfezionando le linee della Feroniade, il solo poema, che trascin?? dalla giovent?? fino ai suoi ultimi anni, senza compir mai neppur questo.

Bisogna dire per?? che la grande nomea del suo ingegno e la popolarit?? della sua gloria poetica non fossero stato punto oscurate presso i contemporanei dalle sue metamorfosi politiche, [400] delle quali menarono tanto scalpore critici e biografi posteriori, se il romanticismo lombardo, che era la forma letteraria del liberalismo nascente e dell'opposizione alla letteratura officiale, gli profferiva di diriger esso il Conciliatore, il famoso giornale-programma dell'arte nuova nel 1818; se due giovani, caldissimi d'amor patrio, come Silvio Pellico ed il Berchet, lo stimolavano ad entrar con essi nella setta dei Carbonari; se il Leopardi ed il Manzoni cercavano la sua approvazione ed il suo appoggio; se finalmente la Polizia Austriaca l'avea in sospetto e facea sorvegliare la sua corrispondenza col conte Giulio Perticari, suo genero, anch'esso in voce d'aderente alle cospirazioni marchigiane e romagnole.

Ma ormai il povero Monti non era pi?? che l'ombra di s?? stesso. Ogni speranza, ogni dolcezza, ogni gloria si concentravano per lui nella moglie e nella figlia Costanza, sposata nel '12 al Perticari, e per le cui nozze i poeti d'Italia incomodarono tutti i vecchi Dei dell'Olimpo.

La moglie per??, Teresa Pickler, bellezza giunonica, e che il Cant?? chiama ironicamente fior di virt??, nelle acerbe polemiche letterarie e politiche, combattute dal Monti, non fu risparmiata, e forse non era senza torti, se ?? vero che non fu del tutto insensibile alle marziali eleganze degli ufficiali francesi; se ?? vero che fu [401] l'eroina della prima redazione dell'Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, e che l'avarizia e l'avidit?? di lei furono cagione di pi?? d'una delle debolezze politiche di Vincenzo Monti.

Comunque (e questo ?? l'importante) esso l'am?? sempre tenerissimamente e la immortal?? in quei versi soavissimi:

.... La stella

Del viver mio s'appressa

Al suo tramonto: ma sperar ti giovi

Che tutto io non morr??: pensa che un nome

Non oscuro io ti lascio, e tal che un giorno

Fra le italiche donne

Ti fia bel vanto il dire: ???io fui l'amore

Del cantor di Bassville,

Del cantor che di care itale note

Vest?? l'ira d'Achille.???

I disseppellitori implacabili di carte vecchie, i quali al primo brano di lettera un po' calda, in cui s'imbattono, d'una donna celebre ad un uomo celebre altrettanto, s'esaltano subito d'aver messa la mano su grandi arcani d'amori proibiti (sono i piccoli carnevali dei topi d'archivio e di biblioteca) fantasticarono, fra gli strappi del Monti alla fedelt?? coniugale, anche di suoi amori colla baronessa di Sta??l, da lui conosciuta in Italia nel 1805; ma per poco che si conosca dell'indole e delle abitudini epistolari della famosa autrice di Corinna, si vedr?? che non trattasi se non di [402] frasi e della passione consueta di quell'illustre donna di trarsi dietro aggiogati al suo carro trionfale tutti i pi?? notevoli uomini del suo tempo e d'aver dato a tutti inspirazioni, consigli, conforti; specie di mecenatismo femmineo, civettuolo ed inconcludente, che di rado poi valica ne' suoi benefici certi confini.

Basti questo aneddoto. Il Monti e la Sta??l si scambiarono un giorno il dono d'un libro. Nel giorno stesso il Monti capita in visita dalla contessa Cicognara e ve lo depone, dicendo che sarebbe tornato a riprenderlo. Di l?? a poco eccoti la Sta??l, che, dicendo lo stesso, vi depone il suo; ma tutti e due quei libri rimasero alla contessa Cicognara, e n?? la Sta??l, n?? il Monti si ricordarono mai pi?? di ridomandarglieli.

Ben pi?? della moglie del Monti ?? notevole figura di donna la sua figlia Costanza, che fu veramente il suo idolo. Era ingegnosa assai e un vero miracolo di bellezza, e con questi pregi eredit?? anche il destino del padre d'essere fatta segno a molti amori di certo, ma anche ad odii feroci, perocch?? alle colpe della mediocrit??, che non d?? ombra, s'usa misericordia, non a splendori d'ingegno e di bellezza, dai quali troppa gente si sente offuscata. Rest?? vedova nel 22 e fu accusata persino d'avere avvelenato il marito. Era una calunnia infame, ma fu creduta, e dovettero [403] scolparnela solennemente i suoi amici e vendicarnela il padre ne' suoi ultimi versi.

Il Monti mor?? nel '28, Costanza nel '40; e di tutte queste vicende del poeta, che ne' suoi versi, nella sua vita e in quella pure della sua famiglia rispecchi?? pi?? caratteristicamente d'ogni altro le vicende del suo tempo, il Niccolini faceva, non volendo, l'epilogo in una lettera al Maffei con queste parole: ???in breve tempo il Monti, la sua moglie, la sua figlia sono spariti: pochi ne parlano, e i pi?? di questi ne dicono male. Oh vanagloria delle umane grandezze!???

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.

Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
























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Section  2.  Information about the Mission of Project Gutenberg-tm







Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of



electronic works in formats readable by the widest variety of computers



including obsolete, old, middle-aged and new computers.  It exists



because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from



people in all walks of life.







Volunteers and financial support to provide volunteers with the



assistance they need, are critical to reaching Project Gutenberg-tm's



goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will



remain freely available for generations to come.  In 2001, the Project



Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure



and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations.



To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation



and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4



and the Foundation web page at http://www.pglaf.org.











Section 3.  Information about the Project Gutenberg Literary Archive



Foundation







The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit



501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the



state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal



Revenue Service.  The Foundation's EIN or federal tax identification



number is 64-6221541.  Its 501(c)(3) letter is posted at



http://pglaf.org/fundraising.  Contributions to the Project Gutenberg



Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent



permitted by U.S. federal laws and your state's laws.







The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S.



Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered



throughout numerous locations.  Its business office is located at



809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email



business@pglaf.org.  Email contact links and up to date contact



information can be found at the Foundation's web site and official



page at http://pglaf.org







For additional contact information:



     Dr. Gregory B. Newby



     Chief Executive and Director



     gbnewby@pglaf.org











Section 4.  Information about Donations to the Project Gutenberg



Literary Archive Foundation







Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide



spread public support and donations to carry out its mission of



increasing the number of public domain and licensed works that can be



freely distributed in machine readable form accessible by the widest



array of equipment including outdated equipment.  Many small donations



($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt



status with the IRS.







The Foundation is committed to complying with the laws regulating



charities and charitable donations in all 50 states of the United



States.  Compliance requirements are not uniform and it takes a



considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up



with these requirements.  We do not solicit donations in locations



where we have not received written confirmation of compliance.  To



SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any



particular state visit http://pglaf.org







While we cannot and do not solicit contributions from states where we



have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition



against accepting unsolicited donations from donors in such states who



approach us with offers to donate.







International donations are gratefully accepted, but we cannot make



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outside the United States.  U.S. laws alone swamp our small staff.







Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation



methods and addresses.  Donations are accepted in a number of other



ways including checks, online payments and credit card donations.



To donate, please visit: http://pglaf.org/donate











Section 5.  General Information About Project Gutenberg-tm electronic



works.







Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg-tm



concept of a library of electronic works that could be freely shared



with anyone.  For thirty years, he produced and distributed Project



Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.











Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed



editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S.



unless a copyright notice is included.  Thus, we do not necessarily



keep eBooks in compliance with any particular paper edition.











Most people start at our Web site which has the main PG search facility:







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including how to make donations to the Project Gutenberg Literary



Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to



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