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a2 --- Installazione di una distribuzione Red Hat o di una sua derivata

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Capitolo 15.   Installazione di una distribuzione Red Hat o di una sua derivata

Questo capitolo descrive, in modo semplificato, la procedura di installazione della distribuzione GNU/Linux Red Hat, degli anni 1990, che risulta simile anche a quella di altre distribuzioni che nello stesso periodo la hanno imitata.

In generale si fa riferimento a un elaboratore che dispone di un lettore CD-ROM di tipo ATAPI (IDE), che viene usato proprio per l'installazione da CD.

15.1   Organizzazione

Con le distribuzioni derivate direttamente da Red Hat si devono preparare uno o due dischetti per avviare il sistema la prima volta quando si vuole installare GNU/Linux nel disco fisso. I dischetti si preparano a partire dai file-immagine.

Il file-immagine da cui si parte è boot.img, collocato normalmente nella directory images/. Quando si installa a partire da una copia della distribuzione su CD-ROM e si dispone di un lettore ATAPI (IDE), basta solo questo dischetto.

Il programma di installazione delle distribuzioni derivate direttamente dalla Red Hat utilizza una sorta di interfaccia grafica basata su una matrice di caratteri. In questo senso, il programma mostra informazioni e richieste utilizzando degli elementi tipici degli ambienti grafici, che devono essere gestiti dall'utente attraverso la tastiera. Nello stesso tempo, sono disponibili diverse console virtuali, organizzate in modo da facilitare il compito di chi installa questa distribuzione.

Con questo programma, appare generalmente un cursore, o una zona evidenziata, che rappresenta un'opzione attiva o semplicemente la posizione corrente a cui possono fare riferimento i comandi della tastiera. Si possono utilizzare i comandi seguenti per la navigazione e la selezione:

  • i tasti freccia spostano il cursore nella direzione della freccia;

  • il tasto [Tab] e la combinazione [Alt Tab] permettono di passare da un elemento all'altro (rispettivamente in avanti e indietro);

  • per selezionare un pulsante grafico occorre posizionare il cursore sul tasto stesso e quindi premere la [barra spaziatrice], oppure [Invio];

  • per selezionare una voce da una lista, occorre posizionare il cursore sulla voce desiderata e successivamente si deve premere [Invio];

  • per selezionare o deselezionare una casella di selezione (check box), si deve posizionare il cursore sulla casella desiderata e premere la [barra spaziatrice].

In quasi tutti i punti della procedura di installazione è possibile rinunciare a una o più scelte fatte, ritornando sui propri passi. Questa facoltà è abbinata generalmente alla selezione dei pulsanti grafici <Cancel> o <Previous>.

L'installazione avviene utilizzando automaticamente la prima console virtuale e se tutto procede normalmente non c'è alcun bisogno di utilizzare le altre. Tuttavia, quando succedono imprevisti, specialmente quando si vuole eseguire un'installazione che va al di fuori dei canoni tradizionali, le informazioni su ciò che avviene possono essere di grande aiuto. La tabella elenca l'uso che viene fatto delle console virtuali da parte del sistema di installazione della distribuzione Red Hat.

Tabella 15.1. Console virtuali utilizzate dal sistema di installazione.

Console Combinazione tasti Descrizione
1 [Alt F1] Interazione con il programma grafico di installazione.
2 [Alt F2] Una shell di emergenza.
3 [Alt F3] Messaggi diagnostici del programma di installazione.
4 [Alt F4] Messaggi diagnostici di sistema.
5 [Alt F5] Altri tipi di messaggi diagnostici.

È il caso di sottolineare che la seconda console virtuale, quella che mette a disposizione una shell di emergenza, potrebbe non essere disponibile immediatamente.

Il kernel utilizzato nei dischetti di avvio per l'installazione della distribuzione è di tipo modulare. Di conseguenza, si possono incontrare difficoltà quando si dispone di hardware non comune. In questi casi, durante la fase di installazione, occorre indicare le caratteristiche di questo hardware, se il sistema non è già in grado di riconoscerlo. In pratica, si utilizzano una serie di moduli per il kernel che vengono attivati solo quando si presenta la necessità. L'attivazione dei moduli può creare qualche problema di fronte a dispositivi che non vengono riconosciuti automaticamente. In tal caso occorre dare qualche indicazione attraverso dei parametri.

La primissima fase dell'installazione è quella più delicata: serve a raggiungere i file della distribuzione da installare. Solo quando si supera questo passaggio è disponibile la shell nella seconda console virtuale.

15.2   Prima fase dell'installazione

Come si è già accennato all'inizio del capitolo, si vuole mostrare come procede l'installazione nella situazione più semplice che si possa presentare: un elaboratore i386 con disco fisso ATA (IDE) e un lettore CD-ROM ATAPI. Vengono escluse volutamente le possibilità di avviare l'installazione a partire dal sistema operativo Dos o attraverso l'avvio del CD-ROM stesso (per quanto queste siano comunque possibili); inoltre non viene affrontato il problema delle interfacce PCMCIA.

Figura 15.2. L'avvio dell'installazione.

                                    Welcome!
             
o To install or upgrade a system, press the <ENTER> key.
  
o To enable the expert mode, type expert <ENTER>. Press <F3> for
  more information about expert mode.

o This disk can no longer be used as a rescue disk. Press <F4> for
  information on the new rescue disk.
  
o Use the function key listed below for help with all topics.

[F1-Main] [F2-General] [F3-Expert] [F4-Rescue] [F5-Kickstart] [F6-Kernel]
boot:

Si inizia avviando il sistema con il dischetto di avvio (quello ottenuto dal file images/boot.img). Sono disponibili diverse possibilità per l'installazione e si possono leggere alcuni file di guida premendo i tasti [F1], [F2], ecc. In situazioni normali basta premere [Invio] per iniziare.

15.2.1   Linguaggio

La prima richiesta che viene fatta è di decidere il linguaggio utilizzato dal programma di installazione. Non ha niente a che vedere con il risultato finale dell'installazione. Benché la traduzione in italiano sia ragionevolmente buona, qui si mostra l'installazione in inglese.

Si seleziona il linguaggio spostando il cursore sull'elenco, attraverso l'uso dei tasti freccia. Una volta evidenziato il nome del linguaggio desiderato, basta confermare premendo la [barra spaziatrice] o [Invio].

Figura 15.3. La scelta del linguaggio durante l'installazione.

.--------| Choose a Language |---------.
|                                      |
| What language should be used during  |
| the installation process?            |
|                                      |
|        English                       |
|        Czech                         |
|        Danish                        |
|        Finnish                       |
|        French                        |
|        German                        |
|        Italian                       |
|        Norwegian                     |
|                                      |
|               .----.                 |
|               | Ok |                 |
|               `----'                 |
|                                      |
`--------------------------------------'

15.2.2   Mappa della tastiera

È importante disporre di una tastiera configurata correttamente già in fase di installazione. Per questo, viene richiesta subito la sua selezione. Si possono usare i tasti freccia per spostare il cursore lungo l'elenco di tastiere; così facendo si può indicare quella italiana (it). Una volta evidenziata, basta premere [Invio], corrispondente alla selezione del pulsante grafico <Ok>.

Figura 15.4. La scelta della mappa della tastiera.

redhat-setup-keyboard

La selezione della tastiera fa in modo che, da quel momento in poi, la tastiera risulti configurata secondo la mappa scelta, mantenendo questa impostazione anche nell'installazione finale del sistema GNU/Linux.

15.2.3   Scelta dell'origine della distribuzione

Come è stato spiegato, si vuole mostrare l'installazione a partire da una copia su CD-ROM, a cui si accede attraverso un lettore ATAPI. In queste condizioni, il programma di installazione non ha bisogno d'altro, altrimenti, se si tratta di un'unità con scheda proprietaria, o SCSI, occorre dare al programma delle indicazioni aggiuntive, in modo che possa caricare opportunamente il modulo del kernel che risulta necessario.

Figura 15.5. La scelta della fonte dell'installazione. L'elenco dipende dal tipo di dischetto di avvio utilizzato.

.----| Installation Method |----.
|                               |
| What type of media contains   |
| the packages to be installed? |
|                               |
|          Local CDROM          |
|          Hard drive           |
|                               |
|     .----.        .------.    |
|     | Ok |        | Back |    |
|     `----'        `------'    |
|                               |
`-------------------------------'

Per selezionare un'installazione da CD-ROM locale, basta che la voce corrispondente, {Local CDROM}, sia evidenziata prima di premere [Invio].

15.2.4   Installazione o aggiornamento

Una volta definita l'origine dell'installazione, ammesso che sia andato tutto bene, è il momento di specificare cosa si vuole fare: aggiornare una vecchia versione o installare da zero. Quindi, se si dispone di unità SCSI, è il momento di dichiararlo (se il programma di installazione non è già in grado di riconoscerle da solo).

Figura 15.6. Si può installare il sistema GNU/Linux da zero oppure si può scegliere di aggiornare una versione precedente della stessa distribuzione.

redhat-setup-upgrade

È però da sottolineare che non ci si possono attendere aggiornamenti intelligenti che siano in grado di recuperare e riadattare la configurazione precedente. Di sicuro, i vecchi file di configurazione vengono salvati rinominandoli, in modo che terminino con l'estensione .rpmorig, ma questo significa che poi si deve provvedere a adeguare i nuovi file di configurazione alle vecchie esigenze.

Bisogna tenere in considerazione la possibilità che l'aggiornamento fallisca. Se si intende procedere veramente a un aggiornamento, è praticamente indispensabile fare prima delle copie di sicurezza di tutto il sistema.

15.2.5   Classi di installazione

In aiuto agli utenti inesperti e a quelli che non hanno tempo, potrebbe essere disponibile la selezione tra diversi tipi di installazione. La distribuzione Red Hat distingue in particolare tra: Workstation, Server e Custom. Come si può intuire, la classe Custom permette di definire in modo dettagliato come si vuole installare il sistema GNU/Linux. Nelle prossime sezioni viene mostrato proprio il procedimento più dettagliato per l'installazione; tuttavia, è importante tenere da conto anche le altre possibilità che possono facilitare molto il lavoro.

  • Workstation

    Scegliendo questa classe, vengono cancellate tutte le partizioni Linux che il programma di installazione è in grado di trovare nei dischi installati, utilizzando tutto lo spazio che non è occupato da altre partizioni. È il programma di installazione a decidere come organizzare le partizioni.

  • Server

    Scegliendo questa classe, vengono cancellate tutte le partizioni dei dischi esistenti. Come nel caso della classe Workstation, è il programma di installazione a decidere come organizzare le partizioni. In questo caso, tuttavia, si tende a scomporre lo spazio disponibile in un numero maggiore di partizioni, per motivi di efficienza.

Figura 15.7. La scelta della «classe» di installazione.

.-----| Installation Class |-----.
|                                |
| What type of machine are you   |
| installing? For maximum        |
| flexibility, choose "Custom".  |
|                                |
|          Workstation           |
|          Server                |
|          Custom                |
|                                |
|    .----.        .------.      |
|    | Ok |        | Back |      |
|    `----'        `------'      |
|                                |
`--------------------------------'

15.2.6   Definizione del file system e della memoria virtuale

La definizione del file system per l'installazione che si sta facendo è una fase un po' delicata, in quanto può tradursi in un intreccio di partizioni connesse in diversi punti di innesto. In questi esempi si mostra l'installazione più semplice per il principiante: quella che utilizza una sola partizione, anche se non si tratta della soluzione ottima per tutte le situazioni.

Figura 15.8. Il programma di installazione chiede all'utente di scegliere lo strumento preferito per la modifica delle partizioni.

redhat-setup-diskdruid

Per prima cosa, il programma di installazione permette di scegliere tra due programmi differenti per la modifica delle partizioni: Disk Druid e fdisk. Se si ha la pazienza di leggere almeno una volta come funziona fdisk, questo programma è alla fine il più semplice da usare. Dopo averlo selezionato come programma preferito per questa installazione, viene richiesto di indicare su quale disco intervenire (il disco intero; non solo una partizione particolare).

Figura 15.9. Il programma di installazione chiede all'utente di scegliere il disco su cui viene poi installato il sistema GNU/Linux.

redhat-setup-fdisk

La figura 15.9 mostra il caso in cui ci sia a disposizione un solo disco fisso ATA. I pulsanti grafici indicati in basso rappresentano il tipo di azione da compiere: <Done> indica che il lavoro di modifica delle partizioni è terminato su tutti i dischi in cui si voleva intervenire; <Edit> attiva invece fdisk per il disco fisso che risulta evidenziato nell'elenco.

Per proseguire, si deve quindi selezionare il pulsante grafico <Edit>, portandovi sopra il cursore attraverso la pressione di [Tab] (tante volte quanto necessario) e premendo la [barra spaziatrice], o [Invio], alla fine. Quello che si ottiene è quindi l'avvio di fdisk.

Il programma di installazione crea i file di dispositivo in modo dinamico, utilizzando la directory temporanea. Per questo motivo, fdisk mostra dei nomi di dispositivo insoliti: /tmp/hda1, /tmp/hda2,...

Nella figura 15.10 si fa riferimento a un disco suddiviso in tre partizioni primarie, nello stesso modo mostrato in quell'esempio di utilizzo di fdisk: hda1 è dedicata al Dos; hda2 viene usata per la memoria virtuale; hda3 è l'unica partizione dedicata al file system per GNU/Linux.

Quando fdisk termina di funzionare, riappare la richiesta vista in precedenza. Se il lavoro di modifica delle partizioni non è finito, si può selezionare nuovamente il pulsante grafico <Edit>, oppure si può indicare un disco differente e ancora selezionare il pulsante grafico <Edit> per modificare le partizioni al suo interno. Quando tutto è terminato, si seleziona il pulsante grafico <Done> e si procede con la definizione dei punti di innesto del file system.

Dopo la preparazione delle partizioni viene richiesta l'indicazione dei vari punti di innesto, dove per prima cosa occorre specificare quale sia la partizione principale, che viene innestata nella directory radice. Seguendo gli esempi mostrati sopra non c'è scelta; ci sono a disposizione solo tre partizioni: una Dos-FAT, una per la memoria virtuale e una per GNU/Linux.

Figura 15.10. Il programma di installazione chiede di specificare come utilizzare le varie partizioni, in particolare quella principale.

.-------------------------| Current Disk Partitions |--------------------------.
|   Mount Point           Device     Requested   Actual         Type           |
|   /dos                  hda1           41M       41M      DOS 16-bit >=32M   |
|                         hda2           33M       33M      Linux swap         |
|   /                     hda3          441M      441M      Linux native       |
|                                                                              |
|                                                                              |
|                                                                              |
|                                                                              |
|                                                                              |
| Drive Summaries                                                              |
|   Drive      Geom [C/H/S]     Total     Used    Free                         |
|    hda      [  1024/16/63]     528M     528M      0M     [############]      ]
|                                                                              |
|                                                                              |
|                                                                              |
|     .-----.      .------.      .--------.      .----.      .------.          |
|     | Add |      | Edit |      | Delete |      | Ok |      | Back |          |
|     `-----'      `------'      `--------'      `----'      `------'          |
|                                                                              |
`------------------------------------------------------------------------------'
    F1-Add   F2-Add NFS   F3-Edit   F4-Delete   F5-Reset   F12-Ok

L'esempio mostrato nella figura rappresenta le partizioni con i punti di innesto già determinati. Per farlo in pratica, si utilizza il pulsante grafico <Edit> per definire quanto riguarda la partizione evidenziata con la barra di scorrimento. Si osservi che /dev/hda3 è la partizione principale, che si vuole usare per il file system principale, mentre /dev/hda1 è la partizione contenente il sistema operativo Dos, che, quando si avvia GNU/Linux, risulta poi innestata a partire dalla directory /dos/. Al termine, per proseguire, si deve selezionare il pulsante grafico <Ok>.

Dopo la definizione dei punti di innesto viene proposta la selezione delle partizioni di scambio, cioè quelle da dedicare alla memoria virtuale. Il programma di installazione mostra quelle esistenti e permette di attivarne l'utilizzo attraverso una casella di selezione che vi appare a fianco, come si può vedere nella figura.

Figura 15.11. Le partizioni di scambio prima dell'inizializzazione.

redhat-setup-partizione-swap

Attivando una casella di selezione apposita, è possibile richiedere esplicitamente il controllo delle partizioni durante l'inizializzazione, in modo da verificare che non esistano settori difettosi.

L'inizializzazione e il controllo eventuale di queste partizioni viene fatto subito, in modo da poter attivare la memoria virtuale prima di procedere con le operazioni successive. Anche le indicazioni date in questa fase servono per costruire il file /etc/fstab finale.

L'indicazione delle partizioni normali da inizializzare viene data subito dopo quelle destinate alla memoria virtuale. Anche in questo caso è possibile richiedere un controllo della partizione durante l'inizializzazione, come si vede nella figura.

Figura 15.12. Le partizioni da inizializzare.

redhat-setup-partizione-formattare

L'inizializzazione di queste partizioni (in tal caso una sola) non avviene subito; si attende che vengano selezionati i pacchetti da installare, successivamente, a cose fatte, viene avviata l'inizializzazione e l'installazione dei pacchetti, lasciando libero l'utente di occuparsi d'altro.

15.2.7   Selezione dei pacchetti di applicazioni e avvio della loro installazione

Le distribuzioni GNU/Linux derivate direttamente della Red Hat permettono di selezionare i pacchetti in modo piuttosto semplificato, per gruppi di pacchetti, o in modo dettagliato. Per poter ottenere un'installazione minima si possono deselezionare tutti i gruppi di pacchetti: in tal modo viene installato solo ciò che è indispensabile. In alternativa si può anche eseguire un'installazione totale, se si ritiene di disporre di spazio a sufficienza nel disco.(1)

La gestione dei pacchetti dopo l'installazione è abbastanza agevole, quindi, le prime volte non è il caso di crearsi troppi problemi sulla scelta dei pacchetti da installare. Se si vuole eseguire l'installazione completa, si può selezionare l'ultima voce: {Everything}. Se si conosce già bene il sistema GNU/Linux e anche gli applicativi che con esso si possono utilizzare, si può selezionare la voce {Select individual packages}, in modo da rifinire le richieste di massima definite in questa prima fase.

Figura 15.13. Selezione di massima dei pacchetti da installare.

redhat-setup-pacchetti-selezione

Se durante la scelta dei gruppi di pacchetti è stato richiesto di indicare in modo dettagliato quali pacchetti installare, appare un menù dei gruppi di pacchetti, da cui si può ottenere un elenco dettagliato dove selezionare o deselezionare quanto desiderato. Inizialmente, appare un elenco dove vengono proposte le categorie dei pacchetti che possono essere installati (si tratta di una classificazione differente e già più dettagliata di quanto visto nella fase precedente).

Figura 15.14. Selezione dei pacchetti in base alla categoria.

.-------------------------| Select Group |--------------------------.
|                                                                   |
| Choose a group to examine            Installed system size: 278M  |
| Press F1 for a package description                                |
|                                                                   |
|         + [o] Amusements/Games                    4.2M  #         |
|         + [o] Amusements/Graphics                 4.1M  X         |
|         + [*] Amusements/Multimedia               0.2M  X         |
|         + [o] Applications/Archiving              0.8M  X         |
|         + [o] Applications/Communications         0.6M  X         |
|         + [ ] Applications/Databases                    X         |
|         + [o] Applications/Editors                0.5M  X         |
|         + [ ] Applications/Emulators                    X         |
|                                                                   |
|             .------.                         .------.             |
|             | Done |                         | Back |             |
|             `------'                         `------'             |
|                                                                   |
`-------------------------------------------------------------------'

Utilizzando i tasti [+] e [-] è possibile selezionare o deselezionare la categoria evidenziata dalla barra del cursore. In tal caso si può osservare un asterisco (*) o uno spazio all'interno della casellina di selezione che vi appare a sinistra. Precisamente, l'asterisco rappresenta la selezione di tutti i pacchetti di quella categoria, mentre la casellina vuota indica che non è stato selezionato alcun pacchetto del gruppo relativo. Inoltre, su alcune categorie appare già la lettera «o» che indica la selezione di alcuni dei suoi pacchetti (in base alla selezione dei gruppi fatta in precedenza).

È possibile accedere all'elenco dei pacchetti di una categoria premendo la [barra spaziatrice]. A questo punto, i tasti [+] e [-], oppure anche la [barra spaziatrice], servono per includere o escludere un pacchetto preciso.

Figura 15.15. Selezione dei pacchetti di una categoria.

.-------------------------| Select Group |--------------------------.
|                                                                   |
| Choose a group to examine            Installed system size: 278M  |
| Press F1 for a package description                                |
|                                                                   |
|         + [o] Amusements/Games                    4.2M  #         |
|         + [o] Amusements/Graphics                 4.1M  X         |
|         + [*] Amusements/Multimedia               0.2M  X         |
|         - [o] Applications/Archiving              0.2M  X         |
|             [ ] dump                                    X         |
|             [ ] lha                                     X         |
|             [*] sharutils                         0.2M  X         |
|             [ ] unarj                                   X         |
|                                                                   |
|             .------.                         .------.             |
|             | Done |                         | Back |             |
|             `------'                         `------'             |
|                                                                   |
`-------------------------------------------------------------------'

In conclusione, in questa fase si può rifinire quanto indicato già, in linea di massima, attraverso la selezione dei gruppi di pacchetti. Naturalmente, così facendo si rischia di non soddisfare tutte le dipendenze che ci possono essere tra i pacchetti. Se ciò accade, il programma di installazione avvisa e richiede se si vogliono installare anche i pacchetti necessari a soddisfare le dipendenze.

Dopo la selezione dei pacchetti da installare, si passa alla fase dell'installazione di questi nel file system organizzato secondo quanto visto in precedenza. Prima però, vengono inizializzate le partizioni che sono state definite. L'installazione dei pacchetti è un processo automatico che non richiede interventi, a parte quando si verificano errori di qualche tipo.

15.3   Configurazione conclusiva

Al termine dell'installazione dei pacchetti inizia la fase della configurazione conclusiva, di ciò che non sia già stato definito durante l'installazione. Quasi tutto viene configurato attraverso programmi che poi sono disponibili anche nel sistema GNU/Linux che si ottiene, in modo da poter modificare le impostazioni agevolmente.

In particolare, la configurazione della rete potrebbe essere già stata definita all'inizio dell'installazione, quando si utilizza una copia della distribuzione accessibile solo attraverso la rete. Se necessario, si può modificare quanto già impostato.

15.3.1   Mouse

La configurazione del mouse può essere ripetuta anche dopo che il sistema GNU/Linux è stato installato, utilizzando il programma mouseconfig. Viene fatta inizialmente una scansione delle porte su cui potrebbe essere connesso un mouse. Se viene trovato, viene richiesto di confermare la scelta del protocollo (cioè del tipo di mouse).

Figura 15.16. Indicazione del tipo di mouse.

redhat-setup-mouse

La distribuzione Red Hat utilizza questa definizione sia per la gestione del mouse con i programmi che utilizzano lo schermo a matrice di caratteri, sia per la configurazione del sistema grafico X, quando questa viene fatta attraverso gli strumenti della distribuzione stessa. Questa affermazione non è ovvia, perché si tratta di due cose indipendenti.

Con il sistema grafico X è importante avere a disposizione tre tasti del mouse. Se si dispone solo di due, il terzo deve essere emulato in qualche modo. La figura mostra una casella di selezione con l'etichetta {Emulate 3 buttons?}. Selezionando tale casella si ottiene questa emulazione.

Se si sceglie un mouse seriale, viene chiesto successivamente di indicare la porta in cui è connesso. Questa operazione è intuitiva.

15.3.2   Configurazione della rete

A questo punto è possibile configurare la connessione in rete. Se l'installazione è stata fatta utilizzando la rete, questa configurazione è già avvenuta e può essere semplicemente lasciata così com'è. In ogni caso, se l'elaboratore su cui si installa il sistema GNU/Linux è connesso a una rete, è opportuno definire la connessione in questa fase (purché lo si sappia fare). Successivamente è possibile utilizzare solo strumenti grafici che richiedono il sistema grafico X.

15.3.3   Orologio e ora locale

La configurazione dell'ora locale richiede in pratica l'indicazione della capitale, corrispondente alla voce {Europe/Rome}. È opportuno fare in modo che l'orologio interno dell'elaboratore sia posizionato sull'ora di riferimento definita dal tempo universale (in origine si indicava come GMT, o Greenwich mean time). La configurazione dell'ora locale può essere modificata in qualunque momento utilizzando il programma timeconfig.

Figura 15.17. Scelta dell'ora locale in base al fuso orario.

redhat-setup-timezone

15.3.4   Servizi

La configurazione dei servizi da attivare quando si avvia il sistema può essere ripetuta anche dopo che GNU/Linux è stato installato, utilizzando il programma ntsysv. Perché un servizio sia attivato, basta fare in modo che la casella corrispondente sia selezionata; il contrario se si vuole escludere un certo servizio.

Figura 15.18. Selezione dei servizi da attivare automaticamente durante la procedura di inizializzazione del sistema.

redhat-setup-ntsysv

15.3.5   Stampa

La configurazione delle stampanti è un'operazione piuttosto articolata, a seconda che si tratti di stampanti locali o remote. Il programma che viene utilizzato non è più disponibile dopo l'installazione. Al suo posto si deve adoperare un programma analogo che richiede il sistema grafico X, oppure si deve intervenire direttamente sui file di configurazione. Qui viene mostrata solo la configurazione di una stampante locale.

Figura 15.19. Dopo avere specificato che si intende installare una stampante, viene richiesta l'indicazione della coda di stampa: il nome e il percorso.

redhat-setup-lpr-spool

Dopo avere specificato che si intende installare una stampante (qui si tratta di una stampante locale), il programma di configurazione propone il nome di una coda di stampa e la sua collocazione nel file system. L'esempio mostrato nella figura presenta il caso della coda lp, che è tradizionalmente il nome predefinito della coda di stampa principale.

Viene richiesto quindi di indicare la porta parallela a cui è connessa tale stampante. Il programma stesso cerca di individuarla e la propone all'utente. È importante tenere presente che la corrispondenza tra i nomi dei dispositivi e le porte dipende da diversi fattori, quindi il fatto che il programma aiuti a individuare le porte presenti è di grande utilità.

Figura 15.20. L'indicazione della porta parallela a cui è connessa la stampante viene fatta con l'aiuto del programma di configurazione, attraverso la scelta del file di dispositivo corrispondente.

.-----------| Local Printer Device |------------.
|                                               |
| What device is your printer connected to      |
| (note that /dev/lp0 is equivalent to LPT1:)?  |
|                                               |
|         Printer Device: /dev/lp0______        |
|                                               |
|   Auto-detected ports:                        |
|                                               |
|     /dev/lp0: Detected                        |
|     /dev/lp1: Not Detected                    |
|     /dev/lp2: Not Detected                    |
|                                               |
|         .----.              .------.          |
|         | Ok |              | Back |          |
|         `----'              `------'          |
|                                               |
`-----------------------------------------------'

Alla coda di stampa (e non alla porta parallela) si deve poi abbinare un tipo di emulazione di stampa. L'esempio mostra la scelta di una stampante PostScript. In realtà è più probabile che si tratti di un tipo diverso.

Figura 15.21. Scelta dell'emulazione della stampante.

redhat-setup-lpr-emulazione

Successivamente viene richiesto di indicare la risoluzione della stampa, il formato normale della carta utilizzata e infine l'eventuale correzione della scalettatura. Chi non conosce cosa sia la scalettatura farebbe bene a selezionare la casella corrispondente (la voce {stair-stepping}).

Figura 15.22. Impostazione della stampante, in base al tipo di emulazione scelto.

redhat-setup-lpr-impostazioni

Durante il funzionamento con il sistema grafico X, è possibile accedere a caratteri tipografici non latini. In generale dovrebbe essere possibile la stampa di un testo scritto con caratteri non latini, tuttavia, se si tenta di stampare un documento visualizzato attraverso un navigatore, è molto probabile che questo appaia privo di tali caratteri.

15.3.6   Parola d'ordine dell'utente root

Prima che l'installazione sia conclusa, viene chiesto all'utente di definire la parola d'ordine dell'utente root. Ciò rappresenta il minimo della sicurezza, per evitare che il sistema appena installato sia in balia di ogni possibile attacco. Il lavoro di definizione degli utenti può essere fatto dopo l'installazione.

La figura mostra questa richiesta da parte del programma di installazione. Come al solito, a titolo precauzionale, viene richiesto il suo inserimento per due volte.

Figura 15.23. Definizione della parola d'ordine dell'utente root.

redhat-setup-password

15.3.7   Configurazione del sistema di autenticazione

Dopo aver definito la parola d'ordine dell'utente root, viene richiesto di specificare alcuni elementi generali del sistema di autenticazione. Per la precisione si tratta di indicare l'utilizzo o meno del NIS, l'uso delle parole d'ordine oscurate (shadow password), l'utilizzo di parole d'ordine cifrate attraverso la firma MD5.

L'utente inesperto che non ha la necessità di proteggere il proprio sistema in modo particolare, può fare a meno (inizialmente) di queste funzioni. Per quanto riguarda il NIS, è evidente che occorre una rete locale già configurata e provvista di questo servizio.

15.3.8   Avvio

L'ultima cosa fondamentale da definire, prima di concludere definitivamente il procedimento di installazione, è il modo in cui si deve avviare il sistema. In pratica, viene proposto di predisporre un dischetto di avvio di emergenza e di installare il sistema di avvio anche nel disco fisso.

La creazione di un dischetto di avvio di emergenza è molto importante e non dovrebbe essere saltata, specialmente le prime volte. Oltre a ciò, è bene tenere presente che la configurazione che in questa fase si può ottenere per ciò che riguarda il sistema di avvio installato sul disco fisso, è piuttosto limitata, quindi il dischetto di avvio è sempre una buona cosa per cominciare bene.

Quando è il turno di configurare il sistema di avvio da installare nel disco fisso, viene presentata solo la scelta di installare il settore di avvio nell'MBR, cioè il primo settore del disco fisso, oppure nel primo settore della partizione in cui risiede il sistema GNU/Linux. Purtroppo ci sono situazioni in cui queste due possibilità sono troppo poche, per quello che si vuole fare, quindi conviene utilizzare il dischetto di avvio per poter avviare il sistema e quindi impostare il sistema di avvio come si vuole.

Figura 15.24. Specificazione del settore su cui installare il sistema di avvio.

redhat-setup-lilo-boot

Nella situazione più semplice, si lascia che il sistema di avvio modifichi l'MBR, in modo da dare a questo il controllo dell'avvio del sistema GNU/Linux e degli altri eventuali sistemi operativi. Se per qualche motivo ciò non può essere fatto, installandolo nel primo settore della partizione contenente il sistema GNU/Linux occorre poi affidare a un altro programma (un altro sistema di avvio) l'avvio di quel settore.

Normalmente, i sistemi di avvio usati per GNU/Linux, permettono di indicare alcuni parametri per il kernel. Può darsi che ci sia la necessità di aggiungere parametri che consentono di accedere a dispositivi particolari, che altrimenti non verrebbero individuati correttamente, o in altre situazioni simili. Pertanto, il programma di installazione offre la possibilità di aggiungere questi parametri (oltre a quelli che il programma di installazione ha già impostato per conto proprio). L'utente medio non dovrebbe preoccuparsi di questa riga, lasciando la maschera come si vede nella figura.

Figura 15.25. Indicazione opzionale dei parametri di avvio per il kernel.

redhat-setup-lilo-parametri

15.3.9   XFree86

Se tra i pacchetti installati c'è anche il sistema grafico X, per la precisione XFree86, viene richiesto all'utente di definire la sua configurazione attraverso il programma Xconfigurator, che può essere utilizzato anche in seguito per modificarla.

Il programma di configurazione esegue una scansione diagnostica alla ricerca dell'adattatore grafico. Se si tratta di una scheda PCI è molto probabile che venga identificata. Se la ricerca fallisce, viene richiesto all'utente di scegliere un tipo di adattatore, o direttamente il servente grafico. Successivamente si passa all'indicazione del tipo di monitor.

Figura 15.26. Scelta del monitor.

redhat-setup-xf86-monitor

È poco probabile che si riesca a trovare il proprio modello tra quelli proposti dall'elenco, per cui è quasi obbligatorio selezionare la voce {Custom}. Si deve quindi indicare la frequenza orizzontale e verticale. È importante che le frequenze selezionate non superino i limiti stabiliti dalla casa costruttrice del monitor.

Figura 15.27. Scelta della frequenza orizzontale.

redhat-setup-xf86-monitor-h

Figura 15.28. Scelta della frequenza verticale.

redhat-setup-xf86-monitor-v

A seconda del tipo di adattatore grafico disponibile potrebbe essere richiesta la selezione del cosiddetto RAMDAC. Se viene richiesto, in caso di dubbio si può rinunciare a specificarne il valore.

Un punto delicato è dato invece dal cosiddetto clockchip. Se non si sa di cosa si tratti, è bene non indicare alcunché, come si vede nella figura.

Figura 15.29. Scelta del clockchip.

redhat-setup-xf86-vcard-clckc

Successivamente deve essere selezionata la quantità di memoria a disposizione dell'adattatore grafico. È importante non indicarne più di quanta realmente presente.

Indicazione della memoria video disponibile.

redhat-setup-xf86-vcard-mem

Infine, si devono indicare le modalità video, cioè la dimensione dello schermo espressa in punti. Per evitare fastidi inutili, sarebbe conveniente indicare una sola risoluzione per tutti i tipi di profondità di colori. La figura mostra in particolare un esempio in cui è stata selezionata solo la risoluzione 800×600, sia per la profondità di colori a 8 bit, sia per la profondità a 16 bit, escludendo quella a 24 bit.

Figura 15.31. Indicazione delle modalità video utilizzabili.

redhat-setup-xf86-video-mode

Al termine, viene provato l'avvio del servente grafico selezionato, utilizzando la configurazione indicata, in modo da permettere una verifica del suo funzionamento. In modalità grafica viene presentata una finestra di dialogo per richiedere la conferma del funzionamento. Se la risposta è affermativa, viene anche chiesto se si intende avviare immediatamente il sistema operativo in modo grafico. A parere di chi scrive, sarebbe meglio evitare questo tipo di soluzione, lasciando che sia l'utente a decidere quando avviare il sistema grafico.

15.4   Conclusione

Dopo la configurazione del sistema di avvio e del sistema grafico, il sistema operativo viene fermato e riavviato. È necessario togliere il dischetto utilizzato per l'installazione per verificare se funziona il sistema di avvio di GNU/Linux.

Mano a mano che gli utenti installano una nuova versione della distribuzione, vengono evidenziati i problemi di questo o quel pacchetto. Per questo, nei CD-ROM, così come negli FTP, si trova la directory updates/ contenente gli aggiornamenti riferiti a una versione particolare della distribuzione Red Hat. Il programma di installazione potrebbe non selezionare automaticamente la versione più aggiornata dei pacchetti, restando questa scelta il compito dell'amministratore. Tuttavia, l'utente inesperto non dovrebbe preoccuparsene.

15.5   Riferimenti

Appunti di informatica libera 2006.01.01 --- Copyright © 2000-2006 Daniele Giacomini -- <daniele (ad) swlibero·org>, <daniele·giacomini (ad) poste·it>


1) Per la precisione, per ottenere un'installazione minima, si devono selezionare tutti i gruppi e, subito dopo, si devono deselezionare nuovamente.


Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome installazione_di_una_distribuzione_red_nbsp_hat_o_di_una_sua.htm

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