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Le distribuzioni GNU/Linux realizzate in modo da essere autoavviabili e indipendenti dal disco fisso sono molte. In questo capitolo se ne citano alcune.
Quando si tratta di sistemi GNU/Linux funzionanti direttamente da CD-ROM o da DVD-ROM, di solito questi vengono diffusi attraverso un file contenente l'immagine del file system, che utilizzandolo per la registrazione di un CD-ROM, o di un DVD-ROM, genera normalmente un disco autoavviabile. Tuttavia, spesso sono presenti anche immagini di dischetti di avvio, da usare nel caso non risulti possibile l'avvio dal CD/DVD stesso.
La riproduzione di un CD o di un DVD del genere richiede normalmente un disco vergine di ottima qualità, in grado di contenere tutta la durata prevista (nel caso di CD-ROM è bene utilizzare dischi che consentono almeno la registrazione di 80 minuti). Nello stesso modo, l'utilizzo del disco che si ottiene richiede poi un lettore di buona qualità, abbastanza veloce e in grado di leggere anche dischi con capacità abbastanza elevate.
Naturalmente, qualunque sia il tipo si supporto per il quale è stato preparato il sistema GNU/Linux in questione, è necessario verificare la configurazione del firmware (il BIOS), in modo da far precedere l'avvio da questo tipo di supporto piuttosto che dal disco fisso.
Demolinux, (1) dato il nome, si presenta come un sistema GNU/Linux «dimostrativo» da usare su un elaboratore di architettura i386. Viene distribuito come immagine di un file system ISO 9660, ovvero quello dei CD-ROM. In pratica, si tratta di un solo file di grandi dimensioni con cui poi si deve riprodurre il CD di partenza. Il punto di origine della distribuzione di questo lavoro è <http://www.demolinux.org/DOWNLOAD/>, che naturalmente è riprodotto anche altrove.
Il CD-ROM che si ottiene dal file-immagine che viene distribuito è autoavviabile; tuttavia, se si vuole avere maggiore successo in questa presentazione, conviene preparare un dischetto di avvio.
Il CD di Demolinux contiene il file .demolinux/images/boot.img
, corrispondente a sua volta a un'immagine di un dischetto di avvio. Questo file va trasferito in un dischetto; se per questo si dispone già di un sistema GNU/Linux, è sufficiente un comando simile a quello seguente, in cui si fa riferimento alla prima unità a dischetti:
#
cp file_immagine_dischetto /dev/fd0
[Invio]
Naturalmente, al posto di file_immagine_dischetto si deve indicare il file da usare (boot.img
, come già descritto).
Se invece si dispone solo di un sistema Dos (va bene anche una finestra Dos all'interno di MS-Windows), si deve usare il programma RAWRITE.EXE che nel CD si trova nella directory dosutils/
. In pratica, supponendo che il CD sia riconosciuto in un sistema Dos come la lettera D:
, si potrebbe procedere come segue:
C:\>
D:\DOSUTILS\RAWRITE -f file_immagine_dischetto -d A:
[Invio]
Con un sistema Dos/MS-Windows può diventare complicato raggiungere la directory .demolinux/images/
, a causa del punto iniziale; tuttavia, può darsi che il file boot.img
sia stato copiato anche altrove, per esempio proprio in dosutils/
. In tal caso, il comando completo diventa:
C:\>
D:\DOSUTILS\RAWRITE -f D:\DOSUTILS\BOOT.IMG -d A:
[Invio]
Se si decide di avviare Demolinux attraverso il dischetto, conviene attendere a inserire il CD-ROM, per evitare che il firmware prenda decisioni autonome, nel caso dovesse scoprire che il CD sarebbe avviabile. Dopo l'avvio del dischetto (che può anche essere abbastanza lento), lo schermo si presenta più o meno come si vede nella figura 18.1.
Figura 18.1. Avvio di Demolinux.
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Per avviare, basta selezionare una delle voci disponibili, come descritto sullo schermo. Come si può intuire, si tratta di decidere quale definizione tentare. In condizioni normali dovrebbe andare bene quella a 1 024×768 punti, ma per sicurezza si può anche decidere di usare risoluzioni inferiori. Sempre per maggior sicurezza si può evitare di utilizzare le voci che fanno riferimento esplicito allo standard VESA; per esempio si potrebbe avviare digitando la voce 1024:
1024
[Invio]
Inizia così l'avvio di un kernel, assieme a un piccolo programma di configurazione, quindi viene cercato e innestato il CD-ROM (che a questo punto deve essere stato inserito nel lettore), infine vengono richieste alcune informazioni, a cominciare dalla nazionalità e dalla tastiera a disposizione.
Dopo l'indicazione delle informazioni indispensabili, inizia l'avvio del sistema operativo; in particolare vengono scandite automaticamente le componenti hardware. Se viene individuata una scheda di rete, vengono richieste le informazioni necessarie alla sua configurazione (indirizzo IP, maschera di rete, router predefinito e servente DNS). Purtroppo, non si può essere certi che tutto sia sempre individuato correttamente.
Nella fase di avvio viene scandito anche il disco fisso, allo scopo di individuare le partizioni contenute. Se si tratta di partizioni accessibili, queste vengono innestate automaticamente; inoltre, se si trova una partizione di scambio per la memoria virtuale (swap), questa viene utilizzata.
Alla conclusione, vengono attivate alcune console virtuali e il sistema grafico, con una maschera attraverso la quale, oltre a specificare l'utente e la parola d'ordine, si può scegliere il tipo di gestore di finestre, o un tipo di sessione particolare. Gli utenti a disposizione sono due: demo e root; entrambi senza bisogno di parola d'ordine. Le figure 18.2 e 18.3 mostrano due situazioni diverse, con una grafica a bassa risoluzione, di come può apparire la scrivania di Demolinux.
Figura 18.2. Demolinux con KDE.
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Figura 18.3. Demolinux con Gnome.
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L'utilizzo del sistema è abbastanza intuitivo; anche l'accesso al dischetto è «logico» per chi non conosce un sistema Unix. In particolare, si fa riferimento normalmente a dischetti con un file system di tipo Dos-FAT.
Le partizioni del disco fisso o dei dischi fissi locali, se individuate, si trovano innestate a partire da una directory un po' particolare, che potrebbe corrispondere a /.plume/mnt/hd*
. Per scoprirlo esattamente basta usare il comando mount in una finestra di terminale, o in una console virtuale disponibile.
Anche se si tratta di un sistema avviato da un CD-ROM, in sola lettura, è bene concludere il funzionamento in modo corretto, per evitare di interferire con le partizioni che dovessero essere state innestate. Per farlo è sufficiente concludere il lavoro con la sessione grafica, quindi, una volta tornati alla maschera iniziale, basta selezionare il pulsante di arresto (<Shutdown
>).
In alternativa, per chi non ha paura, basta selezionare una console virtuale, accedere come utente root e usare il classico comando:
#
shutdown -h now
[Invio]
Dynebolic (2) è un sistema GNU/Linux autoavviabile relativamente piccolo, semplice e ottimizzato al massimo per risparmiare risorse e spazio nel disco. Il sito di riferimento per questo lavoro è <http://dynebolic.org>.
Dynebolic, una volta riprodotto il CD a partire dall'immagine con cui viene distribuito, si avvia senza bisogno di fornire indicazioni e da solo riconosce l'hardware disponibile. Al termine della procedura di avvio del sistema, si ottengono alcune console già aperte e una scrivania grafica molto semplice. Tutte le sessioni di lavoro sono in funzione con i privilegi dell'utente root, senza alcuna forma di autenticazione.
Per configurare la disposizione dei tasti sulla tastiera si può usare il comando consueto:
#
loadkeys it
[Invio]
Per accedere alla rete si utilizzano due script alternativi, netconfig o modemconfig: il primo riguarda la configurazione delle interfacce di rete, mentre il secondo consente di accedere alla rete attraverso un modem. Questi script sono interattivi, pertanto si usano senza argomenti nella riga di comando.
Su Dynebolic non c'è molto altro da aggiungere, soprattutto perché si tratta di un sistema GNU/Linux mirato per l'uso della rete, attraverso un navigatore grafico comune, dove molti programmi di un sistema standard sono mancanti, anche quando si tratta di programmi di servizio molto semplici.
Knoppix (3) è un sistema GNU/Linux su CD-ROM autoavviabile, abbastanza completo (<http://www.knoppix.org/>). È disponibile anche l'immagine di un dischetto nel caso non si possa avviare il CD-ROM direttamente: si tratta del file /KNOPPIX/boot.img
contenuto nel CD-ROM stesso.
All'avvio è possibile passare una serie di parametri per configurare inizialmente il suo funzionamento; di solito si interviene così per definire subito il tipo di tastiera che si intende utilizzare:
boot:
knoppix lang=it
[Invio]
Al termine della procedura di avvio del sistema, si ottengono alcune console già aperte e una scrivania grafica controllata da KDE. Le console sono aperte in qualità di utente root, mentre la grafica funziona come utente knoppix. L'utente root non ha una parola d'ordine, pertanto non è possibile accedere in qualità di amministratori, se non dalle console attivate in modo automatico.
Figura 18.4. KDE avviato automaticamente da CD Knoppix.
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La configurazione della rete può essere fatta a mano, attraverso i comandi consueti.
A differenza di altri sistemi su CD-ROM, Knoppix, quando si dà il comando di arresto del sistema operativo, estrae il CD dal lettore.
nanoLinux (4) è un altro sistema GNU/Linux autoavviabile ed eventualmente installabile, orientato in particolare alla didattica. Sono previsti diversi livelli, «II», «III» e «IV», a cui corrispondono più o meno applicativi installati. Il punto di riferimento comune è nanoLinux III, che corrisponde a un'edizione adatta a un CD-ROM da 700 Mibyte; nanoLinux II è previsto per funzionare in un mini CD-ROM da 200 Mibyte, mentre nanoLinux IV si riferisce a una versione per DVD-ROM.
nanoLinux non ha nulla di eccezionale; al contrario cerca di essere il più simile a una distribuzione GNU/Linux installata normalmente, ma senza raffinatezze grafiche. nanoLinux III contiene anche XFree86 assieme ad alcuni applicativi grafici, ma l'avvio di X deve essere richiesto espressamente (attraverso lo script startx), manca un gestore di sessione e il gestore di finestre è molto semplice.
nanoLinux è un lavoro che si affianca a quello di Appunti di informatica libera, pertanto ne include anche una copia consultabile e inoltre viene distribuito attraverso gli stessi canali di questa opera.
La distribuzione GNU/Linux Debian dispone di BootCD, (5) un pacchetto applicativo che ha lo scopo di preparare automaticamente un CD-ROM autoavviabile del file system attuale. Tuttavia, dal momento che la realizzazione di un CD-ROM autoavviabile non è mai un'operazione semplice, anche se tutto viene preparato in modo automatico, non sempre si riesce a ottenere un CD realmente funzionante. A ogni modo, BootCD è comunque un buon punto di partenza per chi vuole cimentarsi in questo tipo di esperienza.
Prima di poter realizzare il proprio CD-ROM autoavviabile, probabilmente è necessario disinstallare tutto ciò che non serve, dal momento che lo spazio a disposizione nel CD-ROM, anche se si usa un file system compresso, è sempre poco; inoltre occorre procedere alla configurazione di BootCD modificando il file /etc/bootcd/bootcdwrite.conf
.
Il file di configurazione /etc/bootcd/bootcdwrite.conf
è un file di testo contenente direttive che sono in pratica l'assegnamento di variabili di ambiente, dove le righe bianche e quelle che iniziano con il simbolo # sono semplicemente ignorate. Il file che viene fornito contiene una descrizione abbastanza esauriente del significato delle varie variabili che vengono inizializzate. Vengono mostrati e descritti alcuni estratti.
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La variabile SRCDISK identifica la directory principale del file system che si vuole trasferire nel CD-ROM. Di solito è la stessa directory principale del sistema in uso.
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La variabile KERNEL identifica il percorso in cui si trova il file contenente il kernel; come si vede dall'esempio, conviene fare riferimento alla variabile SRCDISK definita in precedenza.
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Il CD-ROM autoavviabile che si va a creare utilizza due dischi RAM della dimensione indicata dalla variabile RAMDISK_SIZE; in questo caso verrebbero impegnati un totale di 65 636 Kibyte. Durante la fase di preparazione del CD-ROM, BootCD fa una verifica della configurazione e dell'impiego prevedibile di memoria, avvisando se sembra troppo poca.
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BootCD è in grado di realizzare un CD-ROM tradizionale, oppure un DVD-ROM. Per questo è necessario specificare cosa si vuole nella variabile TYP; in questo caso è stato specificato un CD tradizionale.
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BootCD guida alla realizzazione del CD-ROM fino all'incisione del CD. Pertanto, è necessario specificare le coordinate SCSI per raggiungere il masterizzatore nella variabile CDSCSI.
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La variabile CDSPEED consente di indicare una velocità massima di scrittura.
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Come si vede dalla spiegazione, la variabile CDDEV permette di indicare un elenco di file di dispositivo da usare per avviare il CD-ROM che si va a realizzare. Normalmente, quella che si vede nell'esempio è la configurazione più appropriata.
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Se il sistema da cui si vuole ottenere un CD-ROM utilizza il sistema Devfs, che consiste nella creazione dinamica dei file di dispositivo a partire da una directory /dev/
vuota, è necessario assegnare la stringa yes alla variabile DEVFS.
Per avviare la creazione del CD-ROM, si usa il comando bootcdwrite, senza argomenti, avviato con i privilegi dell'utente root:
#
bootcdwrite
[Invio]
In condizioni normali il programma descrive lo stato del procedimento, chiedendo conferma all'utente in presenza di situazioni che potrebbero creare dei problemi.
Klaus Knopper, Knoppix
Carlo Perassi, knopILS
Andrea Centomo e altri, eduKnoppix
Dynebolic
Demolinux
Appunti di informatica libera 2006.01.01 --- Copyright © 2000-2006 Daniele Giacomini -- <daniele (ad) swlibero·org>, <daniele·giacomini (ad) poste·it>
1) Demolinux GNU-GPL; i singoli applicativi sono sottoposti eventualmente alle loro condizioni specifiche
2) Dynebolic GNU-GPL; i singoli applicativi sono sottoposti eventualmente alle loro condizioni specifiche
3) Knoppix GNU-GPL; i singoli applicativi sono sottoposti eventualmente alle loro condizioni specifiche
4) nanoLinux GNU-GPL; i singoli applicativi sono sottoposti eventualmente alle loro condizioni specifiche
Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome sistemi_gnu_linux_autoavviabili_comuni.htm
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