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Ugo Foscolo Glossario dantesco - Mirrored by classicistranieri.com

Ugo Foscolo

INDICE

Glossario dantesco

Dei vocaboli, nomi, avvenimenti storici e allusioni

riferiti con dichiarazioni a versi del testo.

Edizione di riferimento

La Commedia di Dante illustrata da Ugo Foscolo, Pietro Rolandi, 20 Berner’s street. Londra, 1845. Tomo quarto. (L’originale trovasi, presso il Sig. Murray.)

 

Per compiacere anzi all’altrui disegno che al mio, ho adottato gl’indici della Cominiana, affinchè non foss’altro giovino di Vocabolario Dantesco a’ forastieri che studiano la Lingua Italiana. Dovendo io non arrogarmi di farla da correttore delle altrui fatiche, e insieme provvedere che l’ordine e le dichiarazioni degli indici rispondano a questa edizione, ho preservato puntualmente ogni parola del Volpi; bensì ho disposto l’ordine alfabetico in guisa che i tre indici stiano tutti in un solo. Così al lettore, senza ch’ei sia rimandato a ogni poco dall’uno all’altro indice, le voci in maiuscolo indicheranno nella pagina stessa i nomi, gli avvenimenti e allusioni di Storia; e le voci in corsivo i vocaboli e significati di lingua. Le opinioni d’altri o mie, le quali tendono a diradare in parte gli errori imputabili meno al Volpi che a’tempi suoi stanno soggiunte fra due asterischi.

A

Ab antico. Anticamente, lunghissimi tempi avanti. Inf. XV, 62.

Abate di san Zeno. Io fui abate in san Zeno a Verona. Purg. XVIII, 118. V. Alberto.

Abati o degli abati, famiglia nobile Fiorentina. Inf. XXXII, 106. vedi Bocca, accennata, secondo alcuni spositori, per quei che son disfatti per lor superbia. Par. XVI, 109.

Abbaglia. Di fuor dorate son, sì ch’egli abbaglia; cioè abbagliano. Inf. XXIII, 64. Il verbo singolare invece del plurale; quando non fosse una ellissi, che si dovesse supplir così: quella doratura, quel color d’oro abbaglia.

Abbagliato (l’), sanese, uomo goloso che consu

mò il suo in crapule. Inf. XXIX, 132.

Abbajare, per dimostrar gridando. Inf. VII, 43.

Abbandonare, per lasciare una impresa difficile: Par. XVIII, 9.

Abbandonarsi a che che sia, per darsi in preda. Purg. XVII, 136.

Abbandonarsi di che che sia, ritirarsi, diffidarsi. Inf. II, 34.

Abbandonarsi in mare, per cacciarsi nel più profondo di esso. Par. XXXI, 75.

Abbarbaglio, abbagliamento. Par. XXVI, 20.

Abbarbicarsi, radicarsi, appigliarsi. Inf. XXV. 58.

Abbellare, piacere. Par. XXVI, 132. Di questa voce vedi il Varchi nell’Ercolano, pag. 63. e il dottissimo abate Antonmaria Salvini, a carte 103. della seconda centuria de’suoi discorsi accademici.

Abbellire, per divenir bello. Par. XXXII, 107.

Abbicarsi, ammucchiarsi. Inf. IX, 78.

Abbo, per ho; in rima. Inf. XXXII, 5. Fuor di rima, Inf. XV, 86.

Abborrare, e aborrare, errare, smarrirsi, deviare dal dritto sentiero, discorso. Inf. XXV, 144. XXXI, 24.

Abborrire, per paventare. Par. XXVI, 73.

Abbuiarsi, divenir notte. Purg. XVII, 62. e per oscurarsi semplicemente. Par. IX, 71.

Abele, patriarca, figliuolo d’Abramo, accetto a Dio per la sua innocenza, ucciso da Caino suo fratello per invidia. Vedi la sacra Genesi. Inf. IV, 56.

Abibo, castello sull’Ellesponto, dalla parte dell’Asia; uno de’due Dardanelli, patria di Leandro, giovane amoroso, celebre nelle antiche favole. Purg. XXVIII, 74.

Abituati col primajo stuolo, cioè vestiti alla stessa foggia, e del color medesimo, che i primi. Purg. XXIX, 147. Così Par. XXXI, 60. Vestito con le genti gloriose.

Abraam, patriarca, personaggio notissimo nelle sacre scritture. Inf. IV, 58.

A brano, a brano, a pezzo a pezzo. Inf. XIII, 128.

Absalone, figliuolo del re Davidde, giovane bellissimo, ma ribelle al padre, la cui morte è notissima per le sacre scritture. Inf. XXVIII, 157.

Acam, soldato ebreo, il quale dopo la espugnazione di Gerico, contra il comandamento di Giosuè, lasciatosi vincere all’avarizia, furò una parte della preda la quale Iddio non voleva che fosse tocca, e nascosela sotterra nel suo padiglione; il che inteso, Giosuè il fece lapidare. Purg. XX, 109.

Accaffare, toglier per forza. Inf. XXI, 54.

Accapricciarsi, sbigottirsi. Inf. XXII, 31.

Accarnare, lo’ ntendimento, ben penetrare l’intenzione di chi che sia. Purg. XIV, 22.

Accasciarsi, aggravarsi delle membra, divenir pigro. Inf. XXIV, bl.

Accattare, per acquistare. Inf. XI, 81.

Accedere, accostarsi voce latina. Purg. XXX, 74.

Acceffare, prender col ceffo; e dicesi delle bestie. Inf. XXIII, 18.

Accendere. Ch’un’anima sovr’altra in noi s’accenda, cioè nasca, e cominci a vivere. Purg. IV, 6.

Accidente, termine de’Loici; e significa ciò che vien retto dalla sostanza, e per sé stesso non può stare. Par. XXXIII, 88.

Accismare, fendere, tagliare in due parti. Inf. XXVIII, .57.

Accline, piegate, ed inchinate. Par. I, 109. Qui è metafora.

Accoccarla, far qualche beffa, o dispiacere a chi che sia. Inf. XXI, 102.

Accogliere, per condurre, o cogliere. Inf. XXX, 146.

Accogliersi a chi che sia, per raccogliersi, ristringersi. Par. XXIl , 99. Per accostarsi bene. Inf. XXIX, 100.

Accoglitore, raccoglitore. Inf. IV, 139.

Accòlo, per accoglilo, accogli lui. Purg. XIV, 6. Così il Burchiello nel 3. Sonetto della 2. parte disse Tòlo per toglilo. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 176.

Accompagne, per accompagni, in rima. Purg. VI, 114.

Accorare, e accuorare, cagionar doglia eccessiva, e di cuore. Inf. XIII, 84; e per incoraggire, dare animo. Par. VIII, 73.

Accorgimento, giudizio, astuzia, acutezza d’ingegno. Inf. XXVII, 76, Par. lV, 70.

Accorso (d’), Francesco. Inf. XV, 110. V. Francesco.

Accorto, per pratico, esperto. Purg. IX, 88.

Accosciarsi. Inf. XVIII, 132. V. raccosciarsi.

Accostarsi con che che sia, cioè a che che sia. Par. XXIX, 95.

Accrescere, per aggiungere. Par. VIII, 47.

Acerbo, per colui che non possedè ancora la grazia confirmante. Par. XIX, 48. Per oscuro, e difficile da intendersi. Par. XXX, 79.

Acerbo a conversione, cioè duro al convertirsi, ritroso. Par. XI, 103.

A che, a quale indizio. Inf. V, 119.

A che, da cui. Purg. XV, 25.

Acheronte, uno de’fiumi dello inferno; così chiamato con greco nome, dalla privazione d’ogni allegrezza. Inf. III, 78. XIV, 116. Purg. II, 105. E perciò ben disse Dante, trista riviera d’Acheronte.

Achille, figliuolo di Peleo, e di Teti dea marina, uomo sopra tutti i Greci che andarono a Troja , fortissimo. Egli è l’Eroe d’Omero nella Iliade. Inf. V, 65. Dice Dante: Che con amore al fine combattèo. Io intendo che si ridusse finalmente a combattere, e ad ajutare i suoi nazionali oppressi da’Trojani, mosso dall’amore ch’ei portava al suo compagno Patroclo, che gli era stato ucciso da Ettore.

Achille, nudrito da Chirone centauro. Inf. XII, 71.

Achille, ama e poi abbandona Deidamia, figliuola di Licomede di Sciro. V. Deidamia. Inf. XXVI, 62.

Achille,  La lancia d’Achille, eh’egli aveva ricevuta in eredità da Peleo suo padre, era di tal virtù, che la sua ruggine applicata in forma d’empiastro alle ferite con essa fatte, le risanava; come appunto avvenne a Telefo figliuolo d’Ercole; del quale vedi le favole. Inf. XXXI, 5.

Achille, tolto dalla madre Teti a Chirone centauro suo precettore, e trasportato, mentr’egli dormiva, nell’Isola di Sciro, dove dimorò alquanto tempo in casa del Re Licomede, vestito da donzella, sino che fu scoperto per astuzia d’Ulisse, e condotto alla guerra di Troja. Purg. IX, 34.

Achille, azioni di questo Eroe, materia d’un poema di Stazio, intitolato Achilleide, lasciato dall’autore imperfetto. Purg. XXI, 92.

Achitofele, fu colui che mise discordia tra Absalone, e il Re Davidde suo padre; come si ha nella scrittura sacra. Inf. XXVIII, 137.

A ciancia, a beffe. Par. V. 64.

A ciò, s’accorse, di ciò. Inf. XXIII, 114.

Acone, piviere [1] sul Fiorentino. Par. XVI, 65.

Acqua, per lagrime. Purg. XXX , 98. Così Properzio, nobil poeta latino, nella 4a elegia del 3 libro:

Siccine eam incomptis vidisti fiere capillis?

Illius ex oculis multa cadebat aqua?

Il medesimo chiamò pure il sudore con questo nome, nella Elegia 18. del libro 2, giusta la numerazione dello Scaligero

Quae si forte aliquid vultu milii dura negarat,

Frigida de tota fronte cadebat aqua.

Acque, V. Rugiada.

Acquacheta , così chiamasi il fiume Montone, avanti che dall’Apennino scenda alla pianura. Inf. XVI, 97.

Acquasparta , villa nel contado di Todi. Par. XII , 124. V. 3Iatteo.

Acquattarsi, chinarsi bene, per non esser veduto. Inf. XXI, 559.

Acque, per lagrime. Purg. XV, 94. Exitus aquarum deduxerunt oculi mei, dicesi nel Salmo 118. vers. 136.

Acque, per creature, o massa informe dell’universo. Par. XXIX, 21. Spiritus domini ferebatur super aquas, leggesi nel primo capo del Genesi.

Acquistar carco, per aggravar la coscienza. Inf. XXVII, 156.

Acquistar su al monte, avanzarsi nella salita del monte Purg. IV, 38.

Aera, per isdegnosa, crucciata; in rima. Purg. IX, 136.

Acri, città nobile della Soria, altrimenti detta Tolemaide tolta a’ Cristiani da’ Saracini, e data al Soldano. Inf. XXVII, 89.

Acro, acre, pungente; in rima. Purg. XXXI, 3.

Acume, per fervore, e stimolo di desiderio. Par. I, 84.

Acume primiero, per la prima grazia comunicata da Dio all’uomo. Par. XXXII, 75.

Acuto per intenso. Purg. XXIV, 110.

Acuto al cammino, cioè molto voglioso di viaggiare. Inf. XXVI, 121.

Adagiarsi, per stare a bada, trattenersi, operar lentamente, e con freddezza. Inf. III, 111.

Adagiarsi dentro, per appagar pienamente la curiosità di sapere. Purg. XXV, 28.

Ad alto, in alto, nel luogo di sopra. In XVII, 90.

Adamante, diamante. Par. II, 33.

Adamo, primo padre del genere umano. Inf. III, 115. IV, 55. Purg. XI, 44. XXIX, 86. XXXII, 37. Par. XIII, 111. accennato. Par. XXXII, 122, 136. circoscritto. Par. XIII, 57. ebbe da Dio la scienza infusa, ivi. terra di cui fu composto, fu fatta degna di tutta l’animal perfezione. Par. XIII, 82. quel d’Adamo, chiama il poeta nostro la carne, Purg. IX, 10.

Adamo ed Eva detti dal Poeta radice umana. Purg. XXVIII, 142.

Adamo detto anima prima Purg. XXXIII, 62. Par. XXVI, 83. Anima primaja. Par. XXVI, 100. quell’uom che non nacque, perchè uscì immediatamente dalle mani di Dio. Par. VII, 26. pomo , che maturo solo prodotto fu; cioè uomo che fuor dell’uso d’ogni altro, fu creato da Dio in età matura. A cui ciascuna sposa è figlia e nuro; perchè essendo egli padre comune degli uomini, e delle donne, viene la donna per sé medesima ad esser figliuola d’Adamo, e per ragion del marito, nuora. Par. XXVI, 91. e seg.

Adamo. Maestro Adamo, Bresciano , il quale richiesto da’conti di Romena, luogo vicino a’ colli del Casentino, falsificò la lega del Batista, cioè del fiorin d’oro, che ha da una banda san Giovanni Battista, e dall’altra il giglio; per la qual cosa fu preso, e abbruciato. Inf. XXX. 61.

Ad asta, in asta, in gonfalone. Par. XVI, 1S5.

Addare, accorgersi, avvedersi. Nè ci addemmo. Purg. XXI, 12; quando non sia sincope in vece di avvedemmo.

Addentare, per afferrare, come si fa co’denti. Inf. XXI S2.

Additàlo, cioè l’additai. Purg. XXIII, 131.

Addolciare, addolcire, e far contento. Inf. 6, 84.

Additarsi, raddoppiarsi. Par. VII, 6.

Adergersi, drizzarsi, sollevarsi. Purg. XIX, 118.

Adescare, allettare, quasi con esca. Inf. XIII, 53.

Ad esso, per intorno ad esso. Purg. II, 22.

Ad etade, in età. Purg. XII, 104.

Adhaesit pavimento anima mea. Detto del salmo 118, Vers. 20. L’anima mia s’attaccò al pavimento. Purg. XIX, 73.

Adice, o Adige, fiume celebre d’Italia. Nasce nell’Alpi del Tirolo, e bagnando le città di Trento e di Verona, viene a scaricarsi nell’Adriatico. Inf. XII, 8. Purg. XVI, 115, confine della Marca Trivigiana. Par. IX 44.

Adimare, abbassare. Par. XXVII , 77.

Adimari, famiglia nobile Fiorentina, accennata dal Poeta, secondo gli spositori. Par. XVI, 115.

Adimarsi, scendere ad imo, abbasso. Purg. XIX, 100.

Ad imo, fino al fondo. Inf. XXIX, 39. Par. I, 138. XXIX, 34. XXX, 109.

Ad imo ad imo, bene abbasso, nel profondo, Purg. I, 100.

Adivenire, avvenire. Par. IV, 100. VIII, 130.

Adocchiare, guardar fiso, attentamente. Inf. XV, 22. XVIII, 123. XXIX, 138. Purg. IV, 109. Par. XXV, 118. XXVIII, 15. Per vedere semplicemente. Purg. XXI, 30.

Adombrare, per coprire, o far tetto. Purg. XXXI, 144.

Adonare, abbassare, deprimere, fiaccare. Inf. VI, 34. Adonarsi Purg. XI, 19.

Adontare, chiamarsi offeso, pigliar onta, sdegnarsi, crucciarsi. Inf. VI, 72, Purg. XVII, 121.

Adoperare, per operare. Inf. XXIV, 25.

Adoprare, per operare, produrre l’effetto suo. Purg. XXVIII, 131.

Adorare, per pregar Dio. Purg. V, 71. Par. XVIII, 125.

Adorezzare, essere ombra o rezzo. Purg. I, 123.

Adornamento, ornamento. Purg. XII, 51.

Adorno, per adornato. Par. I, 163.

Adovrare, adoprare. Purg. XVII, 102.

Adriano lito, cioè dell’Adriatico; ov’è posta Ravenna. Par. XXI, 122.

Adriano V, sommo pontefice, detto prima M. Ottobuono de’ Fiaschi, Genovesi, conti di Lavagno; visse nel Papato un mese, e giorni nove. Purg. XIX, 99. e seg.

Adriatico mare, riceve briga dal vento Euro. Par. VIII, 68.

Adro, atro, nero, in rima. Purg. XXX, 54.

Aduggiare, adombrare con denso vapore. Inf. XV, 2. E per togliere i raggi del sole, a guisa delle piante fronzute. Purg. XX, 44. Ma qui è metafora.

Adulterare, per corrompere, sporcare. Inf. XIX, 4.

Adultèro, cioè adulterio; in rima. Così chiama Dante il Pontificato di Bonifazio VIII. ottenuto con arti non buone. Par. IX, 142.

Ad una, cioè ad una voce. Purg. IV, 17. XXI, 35.

Ad una, per insieme. Purg. IX, 63. Par. XII, 35.

Adunar pensiero, cioè pensare. Inf. VII, 52.

Advocem tanti senis. Alla voce d’un vecchio sì riguardevole. Purg. XXX, 17.

Aer, aere, in genere femminino. In XXXI, 37.

Aere amaro, per nebbia pungente. Purg. XVI, 13.

A fede, con fede. Par. XI. 114.

Affaticare, per agitare. Lat. fatigare. In XXVI, 87.

Affatturare. Nuocere a chi che sia con malie. Inf. XI, 58.

Affermare. L’affermare che fa credere altrui; cioè il giuramento. Purg. XXVI, 105.

Affetto. Aver affetto a conoscere; esser curioso di sapere, tolto da Virgilio, che disse nel II. dell’Eneida, V. 10.

Sed, si tantus amor casus cognoscere nostros,

etc. Inf. V, 125.

Affetto, addiettivo; per pieno d’affezione. Par. XXXII, 1.

Affige, con una sola g; per la rima. Par. XXXIII, 133.

Affiggere, per pugnere. Purg. XXV, 106.

affiggersi, per trattenersi, fermarsi, collocarsi. Purg. XI, 135. XIII, 33. XXV, 4. XXXIII, 106.

affiggersi per affissarsi, applicar forte. Par. XXXIII, 133.

Affigurare, discernere la figura. Inf. XXIV, 70.

Affinare, per purgare. Purg. XXVI, 148. Affinarsi, per divenir più perfetto. Par. XX, 137.

Affisso, fermato. Purg. XVII, 77.

Affollare; l’affollar del casso, chiama Dante il batter frequente del cuore, e del polmone; le quali viscere stanno nel casso cioè nel busto, che da ’medici s’appella torace. Purg. XXIV, 72.

Affranger la possa, debilitare. Purg. XXVII, 74.

Affranto, infievolito. Purg. XXX, 56.

Affricano, fu detto Scipione il maggiore. Purg. XXIX, 117. V. Scipione.

Affrontarsi con chi che sia, per abboccarsi. Par. XXV, 40.

Affuocare, infocare. Inf. VIII, 74. Par. XXVIII, 17.

A fidanza, colla fiducia. Purg. XIII, 16.

Aforismo; sentenza, massima. E detto assolutamente s’intende di quelli d’Ippocrate, principe de’medici. Par. XI, 4.

A fronte a fronte, l’uno rimpetto all’altro. Inf. XXV, 100.

A frusto a frusto, a pezzo a pezzo. Par. VI, 141.

Agabito, Agapito I. sommo pontefice, converte dall’eresia Eutichiana Giustiniano Imperadore. Par. VI, 16.

Agamennone, chiamato dal Poeta nostro lo gran duca de’ Greci, che andarono all’assedio di Troja, come da Omero è detto Re dei Re. Costui per ottenere vento propizio all’armata sua navale, che era trattenuta nel porto d’Aulide, acconsentì che sua figliuola Ifigenia fosse sacrificata alla dea Diana, che era contra di lui sdegnata. Ma la dea mossa a compassione della innocente giovane, la fe’ rapire, e portare nella regione Taurica; e in sua vece suppose una cerva per lo sacrifizio. Par. V, 69.

Agatone. Poeta Greco antico, d’una favola del quale, intitolata l’Anto, il fiore, fa menzione Aristotile nella sua poetica. Purg. XXII, 107.

Agevolare, per ajutare. Purg. IX, 57.

Agevolemente, agevolmente. Purg. XII, 93.

Agevolezza, per attrattiva, e maniera dolce. Purg. XXXI, 28.

Aggirata, nome verbale. Giro, circuito. Inf. VIII, 79.

Aggiungèno, aggiungevano. Inf. XXXIV. 40,

Aggiungersi, per unirsi, congiungersi. Inf. XXXII, 129.

Aggiustar male il conio, per falsificar la moneta. Par. XIX, 141.

Aggiustarsi, a chi che sia, per sedergli allato. Par. XXXII, 121.

Aggrappare, afferrare, abbracciare strettamente. Inf. XVI, 134.

Aggrapparsi, attaccarsi bene colle mani. Inf. XXIV, 29. XXXIV, 80.

Aggratare, piacere, dilettare. Inf. XI, 93.

Aggrato, per grato, gradito. Par. XXIII, 6.

Aggrava, invece di aggravano. Inf. VI, 86. Così ancora fra’ Greci gli Attici dicevano τα παιδίατἐχει in vece di τρέχϖτι.

Agguagliare, che il numero nostro coll’eterno proposito s’agguagli; cioè che il numero de’ Beati s’adempia, secondo i decreti di Dio. Par. XXV, 126.

Aggueffare, congiungere. Inf. XXIII, 16.

A Giudice, cioè, al Giudice. Purg. VIII, 109.

A giuoco, da scherzo. Inf. XXIX, 112,

A giuoco, sentirsi a giuoco, cioè, accomodato, in punto. Inf. XVII, 102.

Aglauro, figliuola d’Eritteo re d’Atene. Costei portando estrema invidia alla sorella Erse amata da Mercurio, e opponendosi con ogni sua possa a ’piaceri di quel dio, fu da lui convertita in sasso. Purg. XIV, 139. V. Ovidio nel II. delle Trasformazioni.

Agno, agnello. Par. IV, 4. IX, 131, X, 94. Lat. Agnus.

Agnus Dei. Agnello di Dio. Purg. XVI. 19.

Ago, per aculeo, o pungolo di vespa. Purg. XXXII, 133.

Ago. L’ago si volge alla stella; cioè alla tramontana, nel bossolo marinaresco, per cagione della calamita. Par. XII, 29.

Agobbio, Gubbio, città dello stato della Chiesa, nel ducato d’Urbino. Purg. XI, 80.

Agognare, desiderare ardentemente. Inf. XXVI, 9. XXX, 158, Purg. XIII, 65. Qui piuttosto chiedere.

Agosta alma, cioè augusta, imperiale. Par. XX, 136.

Agostino, (S.) dottore esimio di S. Chiesa, fu di Cartagine, e vescovo d’Ippona in Affrica. Par. X, 120. XXXII, 30.

Agostino, frate minore, uno de’ primi compagni di S. Francesco. Par. XII, 150.

Agosto, l’ottavo mese dell’anno, così nominato dall’imperadore Augusto. Purg. V, 39.

A grato, a grado, in piacere. Par. XXI, 22.

A gran divizia, in gran copia Inf. XXII, 109.

Agricola, agricoltore. Par. XII, 71. È voce latina.

Agro, per acerbo e fiero. Inf. XXIV, 147. Per difficile ad intendersi. Purg. XXV, 24.

Agrume, nome generico d’alcuni erbaggi di sapor forte ed acuto, come cipolle, agli, porri, e simili. Par. XVII, 117.

Aguato, insidia. Inf. XXVI. 159.

Aguglia, per aquila. Purg. X, 80. XXXII, 125. XXXIII, 38. Par. XX, 52.

Aguglia di Cristo, chiama Dante S. Giovanni Evangelista, perchè intese più che gli altri de’ divini misterj. Par. XXVI, 153.

Aguglione. V. Baldo.

Agugnare, bramare con troppa avidità, come sogliono i cani affamati. Inf. VI, 28.

A guida, cioè, per guida. Purg. VII, 42.

Agurarsi, augurarsi. Gli stolti sogliono agurarsi, quando nel percuoter de’ ciocchi arsi, surgono innumerabili faville; perchè allora dicono: io vorrei avere tanti be’ fiorin d’oro, quante sono queste faville; e altre inezie simili. Par. XVIII, 102.

Agusto, così scrivevano gli antichi Toscani in vece d’Augusto. Questi fu il secondo Imperadore di Roma, sotto cui nacque Gesù Cristo. Inf. I, 71.

Aguto, acuto. Inf. XXVII, 59, e 132. XXXIII, 35.

Aguzzar le ciglia , atto di chi ristrigne la pupilla dell’occhio per vedere più esattamente. Inf. XV, 20. Aguzzar l’occhio. Inf. XXIX, 134.

Aguzzo occhio, per cupido, avido. Par. XVI, 57.

A inganno, ingannevolmente. Inf. XIX, 56.

Ajuola, per lo globo terrestre, Par. XXVII , 86.

Aiuola, che ci fa tanto feroci; cioè la terra, che da noi posseduta in qualche picciola sua parte, ci fa insolenti, e superbi; la quale se si potesse vedere dal cielo stellato, parrebbe un’ajuola, o picciola aja. Par. XXII, 151. Ma qui è necessario leggere l’annotazione degli Accademici della Crusca.

Ajutare, ajutami da lei, cioè contra di lei. Inf. I, 89; m’ajuti mettere, senza la particella a. Purg. XXIX, 41.

Ajutar l’arsura, cioè accrescerla. Purg. XXVI, 81. Forse dalla voce Francese adjonter, o ajouter.

Ajutoro, ajuto. Lat. adjutorium. Par. XXIX, 69.

Aizzare, irritare, stimolare; e si dice propriamente de’ cani, quando si eccitano a mordere altrui. Inf. XXVII, 21.

Al, per dal. Purg. XX, 126.

Ala, fece crescer l’ale al voler mio. Par. XV, 72.

Alagia de’ Conti Fieschi di Genova, nipote di Papa Adriano IV. Maritata, come alcuni scrivono, al marchese Marcello Malespini, Purg. XIX, 142.

Alagna, Anagni, città della Campagna di Roma. Purg. XX, 86. Par. XXX, 148.

Alagna. Quel d’Alagna Par. XXX, 148. cioè, Bonifazio VIII.

Alardo, gentiluomo Francese, capitano del re Carlo d’Angiò, vince Curradino nipote del re Manfredi. Inf. XXVIII, 18.

Alba lunga, città del Lazio, ove i discendenti d’Enea regnarono per 300 e più anni, fino a’ tempi di Romolo. Par. VI, 37.

Alber, voce accorciata da albero. Inf. VII, 14. Purg. XXII, 131, 159, e altrove.

Alberichi, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 89.

Alberigo de’ Manfredi, signore di Faenza, Frate Godente, il quale essendo in litigio con gli altri Frati del suo ordine, finse di volersi comporre, e rappacificare con loro, e invitolli ad un lautissimo convito; e dato il segno a’ suoi sgherri, che quando comandasse che si portassero le frutte, uccidessero tutti i convitati, venne a fine de’ suoi perversi disegni. Inf. XXXIII, 118.

Albero da Siena, figliuolo del vescovo di quella città, giovane di grossa pasta. Inf. XXIX, 109. V. Griffolino.

Albero, che vive della cima, chiama Dante il Paradiso, perchè viene avvivato dall’Essere sovrano, ch’è Dio; al contrario degli altri alberi, che traggono il sugo vitale, e il nutrimento dalla radice. Par. XVIII, 29.

Alberti (degli) Alessandro e Napoleone. Inf. XXXII, 50. e segg. V. Alessandro.

Alberto, Abate in S. Zeno a Verona, uomo di santi costumi, a’ tempi di Federigo Barbarossa Imperadore. Purg. XVIII, 118.

Alberto degli Alberti, signore della valle di Falterona in Toscana, padre d’Alessandro, e di Napoleone. Inf. XXXII, 157. V. Alessandro e Napoleone.

Alberto della Scala, signor di Verona. Costui fece Abate di S. Zeno in quella città un suo figliuolo naturale, difettoso di corpo, e d’animo. Accennato. Purg. XVIII, 121.

Alberto Duca d’Austria, figliuolo primogenito di Ridolfo Imperadore; e dopo Adolfo, anch’egli assunto alla imperial dignità, Purg. VI, 97. Uccide il Re di Praga, cioè di Boemia, ed occupa quel Regno. Par. XIX, 115.

Alberto Magno, di Cologna città di Germania. Frate dell’ordine de’ Predicatori, uomo dottissimo in tutte le scienze; scrittore di molti volumi, e maestro di S. Tommaso d’Aquino. Par. X, 98.

Albia. Albi, fiume grossissimo di Boemia. Purg. VII, 99.

Alboino della Scala, accennato. Par. XVII, 71. V. Bartolommeo della Scala.

Albóre, candore che apparisce in cielo sul far del giorno. Purg. XVI, 142.

Albóre, per candore semplicemente. Par. XIV, 108.

Albóri. Purg. XXIV, 140.

Alchìmia, arte di trasmutare, e di falsare i metalli. Inf. XXIX, 119, e 137.

Alcide ama Jole. Par. IX, 101.

Al dasezzo, ultimamente. VII, Inf. 150.

Aldobrandesco, Guiglielmo. Purg. XI, 59. V. Guiglielmo.

Aldobrandi (Tegghiajo) Fiorentino, della nobil Famiglia degli Adimari, uomo per li suoi consigli molto eccellente. Inf. XVI, 41.

Ale in numero singolare, per ala. Purg. XXIX, 110.

Aleppe, lo stesso che Aleph, prima lettera dell’Alfabeto degli Ebrei. Qui significa dolore, e confusione. In VII, 1.

Alessandria della Paglia, città dello stato di Milano. Purg. VII, 135.

Alessandro Conte di Romena. Inf. XXX, 77. v. Maestro Adamo.

Alessandro, e Napoleone degli Alberti, figliuoli d’un Alberto, signore della valle di Falterona in Toscana; i quali dopo la morte del padre tiranneggiarono i paesi circonvicini; e finalmente venuti in discordia tra di loro, l’uno uccise l’altro, Inf. XXXII, 55. e segg.

Alessandro Fereo, tiranno di Tessaglia, molto crudele, come bene spiega il Vellutello contra il Landino, ed altri commentatori, i quali malamente intesero Alessandro Magno. Inf. XII, 107.

Alessandro magno, figliuolo di Filippo re di Macedonia, e di Olimpiade sua moglie. Personaggio nelle storie notissmo, Inf. XIV. 51.

Aletto, una delle tre Furie infernali. Inf. IX, 47.

Alfa, ed Omega, così chiamasi Dio nell’Apocalisse di S. Giovanni; cioè principio e fine di tutte le cose: come di quelle due lettere l’una comincia l’alfabeto de’ Greci, l’altra il termina. Par. XXVI, 17.

Alfonso, Re di Spagna, a’ tempi di Dante, uomo effeminato. Par. XIX, 125. Comechè tutti gli espositori moderni qui citino il Volpi, e gli Edd. Fiorentini pare che raffermino la sua opinione allegando gli antichissimi fra’conienti, la chiosa a ogni modo si mostra confusa. Alfonso III regnò agli Spagnuoli che il nominavano il Benefico innanzi la visione di Dante e morì nel 1290; ed è per avventura Lo giovinetto veduto nel Purg. VII, 116. « Che non rimase (intendo « lungamente ») Re perchè in fatti dopo sei o sette anni di regno finì di vivere.» Di ciò il poeta si duole; non però dice « che non ereditò di Pietro d’Aragona suo padre altro che il valore. » Successegli Giacomo secondo, malveduto da Dante e dopo quattro anni l’Aragona e la Castiglia furono rette da esso e da Ferdinando IV, sino al 1512; e quindi Alfonso detto l’undecimo al quale di certo il poeta nel XIX del Paradiso e i suoi primi espositori intendevano di alludere: Quel canto è profetico, e parla de’ principi regnanti dopo la visione, e mentre Dante scrivevalo o ritoccavalo verso gli ultimi anni della sua vita; poiché ei ricorda come Filippo il Bello era morto di un colpo di cotenna nel 1514 cacciando un cinghiale. (Par. XIX, 120.)

Alfonso, terzo figliuolo di D. Pietro di Navarra, Re d’Aragona, il quale non ereditò di suo padre altro che il valore. Accennato. Purg. VII, 116.

Alfonso, zio di D. Federigo Re di Sicilia. Costui fu coronato Re di Majorica e Minorica; ma con brutte operazioni macchiò la corona. Accennato. Par. XIX, 137.

Ali discepolo e seguace di Maometto, ma in alcune cose discordante da lui; sicché venne a formare una nuova setta, seguita insin’oggi dalla gente soggetta al sofi, cioè al Re di Persia. Inf. XXVIII, 32.

Alichino, nome di Demonio. Inf. XXI, 118. XXII, 112.

Alighieri, famiglia nobile in Ferrara. Una donna di questa casa fu maritata a M. Cacciaguida cavalier Fiorentino, antenato del nostro Poeta; de’ quali due consorti nacque Alighieri, da cui Dante ricevette il suo cognome. Accennasi ciò. Par. XV, 138.

Alighieri, figliuolo di Cacciaguida, e bisavo del nostro Poeta, punito per la sua superbia nel primo girone del Purgatorio. Accennato. Par. XV, 91.

Alito, per spiramento. Par. XXIII, 114.

Alla, nome d’una misura d’Inghilterra, che è due braccia alla Fiorentina. Inf. XXXI, 113.

Alla fiata, qualche volta. Par. XIV, 20.

Alla pelle dipinta, cioè, dalla pelle dipinta. Inf. VI, 108.

Alleggiare, alleggerire, render leggiero. Inf. XXII, 22. Purg. XII, 14.

Alleluja, voce Ebraica, che significa lodar Dio, ed allegrezza. Inf. XII, 88.

allentare per allentarsi. Purg. XXXI, 21. Detto della fiamma che a poco a poco perde il vigore. Par. XXXI, 129. V. Avvivarsi.

Allentarsi, s’allenta la ripa; cioè, si rende più facile a salire. Purg. XII, 106.

Allettare, per dare albergo. Inf. II, 122. IX, 93.

Alleviare, alleggerire. Purg. XXX, 15. Alleviarsi, per partorire. Par. XVI, 36.

Allotta, allora. Inf. V, 53. XXXI, 112. XXXIV, 7. Purg. III, 86. XX, 103, XXVII, 85.

Allumare, illuminare. Purg. XXI, 96. XXIV, 151. Par. XV, 76. XX,1. XXVIII, 5.

Alluminare, illuminare. Purg. XXII, 66.

Alluminare, per miniare; e in questo significato è voce Francese. Purg. XI, 81.

Allungarsi, per discostarsi. Purg. XIII, 32. Par. VII, 32.

Almeone, figliuolo d’Anfiarao, e d’Erifile. Costui fu uccisor della madre. Purg. XII, 50. Par. IV, 103. V. Erifile.

Almi. Inf. XXXI, 67. V. Rafel.

Almo, per santo, e divino. Par XXIV, 138.

Alpe, per montagna altissima. Inf. XIV, 30.

Alpe. Purg. XVII, 1. XXXIII, 111.

Alpi, d’onde nasce il Po. Par. VI, 51.

Al su, all’in su. Purg. XIX, 95,

Altaforte, Rocca d’Inghilterra, tenuta e difesa da Bertramo dal Bornio; dove fu assediato il principe Giovanni dal Re Arrigo d’Inghilterra, suo padre. Inf. XXIX, 29. Colui che già tenne Altaforte. Inf. XXIX, 29. V. Bertramo dal Bornio.

Alterazione, per mutazione accidentale di qualche cosa. Purg. XXI, 45. È termine de’ Filosofi.

Alto, per nobile. Par. XVI, 86. Alto universo; per li cieli. Par. XXVIII, 71.

Alto terrà le fronti, cioè altamente. Inf. VI, 70.

Alto ingegno. Inf. II, 7. Intendi Virgilio, e vedi la postilla a quel luogo.

Altro. Che altro è da voi all’idolatre? cioè qual altra differenza? Inf. XIX, 113.

Altura, altezza. Purg. IX, 69. XVIII, 28.

A lui fu vista, cioè da lui. Inf. XIX, 108.

Alverna, monte asprissitno fra il Tevere e l’Arno, dove S. Francesco ricevette le sacre stimmate del Salvator nostro. Par. XI, 106.

Alto della fiamma, cioè, seno, mezzo. Purg. XXVII, 27. V, cuor della luce.

Aman, gran capitano dell’esercito d’Assuero Re di Persia. Costui odiando a morte Mardocheo, zio della Regina Ester perchè non era da lui, come da tutti gli altri adorato, persuase il Re a far morire tutti gli Ebrei che negoziavano nel suo reame, come gente inutile; e che niente lo stimava; e di più a far crocifiggere Mardocheo. La Regina Ester mossa a compassione e dello zio, e della sua nazione, tanto supplicò il Re suo marito, che il fece mutar proposito, e ritrattar la sentenza. Così Mardocheo fu innalzato ad onori sublimi, e il superbo Aman fu crocifisso a quella trave medesima ch’egli avea fatta innalzare per crocifiggervi Mardocheo. Accennato, Purg. XVII, 26.

A mancina, a man sinistra. Purg. IV, 101.

A man manca, a man sinistra. Inf. XXIII, 68.

A mano stanca, a mano sinistra. Inf. XIX, 41.

Amanza, per donna amata. Par. IV, 118.

Amara veduta, cioè infelice , e cagione di male estremo. Inf. XXVIII, 93.

Amata, moglie di Latino Re degli Aborigeni, popoli d’Italia antichissimi, la quale per tema grande ch’Enea avesse ucciso Turno, a cui sua figliuola Lavinia era stata promessa in isposa, disperata s’impiccò. Accennata, Purg. XVII, 33.

Ambage in che la gente folle già s’invescava, chiama Dante gli oracoli della Gentilità, proferiti con parole oscure, e dubbiose. Par. XVII, 31.

Ambascia, difficoltà di respirare cagionata da stanchezza. Inf. XXIV, 52. Per affanno estremo. Inf. XXXIII, 96. Purg. XVI, 59. Par. XXVI, 155.

Ambodue, amendue. Inf. XXIX, 92.

Amboduo, amendue, Par. XXIX, 1 .

Ambrosia, per erba, o composizione di soavissimo odore. Purg. XXIV 150.

Amech. Inf. XXXI, 67. V. Rafel.

Amendui, amendue, in rima. Inf. I, 69.

Amenduo, ambedue. Inf. XVII, 14.

Amica, divenne amica al padre fuor del dritto amore, cioè, divenne concubina del padre suo. Inf. XXX, 39.

Amiclate povero pescatore, il quale, come riferisce Lucano nel V della Farsaglia, tragittò colla sua barca di Durazzo in Italia Giulio Cesare, che desiderava di trasportare nell’Epiro il restante delle sue genti. Par. XI, 68.

Amidei, famiglia nobile Fiorentina, da cui nacquero le discordie e le ruine della città, per essere stata una di questa famiglia ripudiata da Buondelmonte de’ Buondelmonti. Accennata, Par. XVI, 136.

Ammaliare, offendere con malie. E figuratamente, guastare, corrompere. Par. XXX, 139. V. anche il Varchi nell’Ercolano, a carte 190.

Ammannare, apparecchiare. Purg. XXIII, 107. XXIX, 49.

Ammantare, per cuoprire. Par. VIII, 138. Per vestire semplicemente. Par. XXI, 66.

Ammantarsi di riso, per vestirsi di chiarissima luce. Par. XX, 13.

Ammassicciarsi, ammassarsi, stivarsi. Purg. IX, 100.

Amme, per ammen, in rima. Par. XIV, 62.

Ammen, Amen: voce Ebraica, colla quale chiudonsi dalla Chiesa Cattolica tutte le orazioni che a Dio si fanno. E vuol dire: così sia; e qualche volta: in verità. Un Ammen non saria potuto dirsi: per dimostrare somma velocità. Inf. XVI, 88.

Ammenda, correzione del fallo. Inf. XIII, 153. Purg. XX, 65, 67, 69. Fare ammenda, correggersi, e soddisfare per le sue colpe, Inf. XXVII, 68.

Ammentarsi, ricordarsi, tenere a memoria. Purg. XIV, 56, XXV, 22.

Ammiccare, accennar con gli occhi. Purg. XXI, 109. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 86.

Ammiraglio, capitano d’armata navale. Purg. XIII, 154.

Ammiraglio, per ispecchio; dal mirarvisi dentro; come i Francesi dicono le miroir. Purg. XXVII, 105.

Ammogliarsi , per congiungersi carnalmente, detto di bestie. Inf. I, 100; ma qui è allegoria.

Ammortare, ammorzare, spegnere. Inf. XIV, 90.

Ammorzarsi, detto della volontà. Par. IV, 76.

Ammusarsi, scontrarsi muso con muso. Purg. XXVI, 35.

Ammutare, perder la favella, divenir muto. Purg. XXVI, 68.

Amomo, arbuscello Orientale, che produce droga preziosa. Inf. XXIV, 110.

Amore. Amor che drittamente spira, chiama Dante la vera verità. Par. XV, 2.

Amor che muove ’l sole, e l’altre stelle; cioè, il sommo Iddio. Par. XXXIII, 145.

‒ Amore, per la concordia, che, secondo alcuni filosofi, molte volte fu cagione che il mondo ritornasse nel primiero caos. Inf. XII, 42. V. sentir Amore.

‒ Amore, per lo Spirito Santo. Par. XIII, 57.

Per l’Arcangelo Gabriello. Par. XXXII, 94.

Per anima beata. Par. XXIV, 82.

Amore Angelico, per Angelo. Par. XXIII, 103.

Amor d’animo, per l’appetito. Purg. XVII, 93.

‒ Amor del bene scemo del suo dover, cioè l’accidia. Purg. XVII, 85.

Amore e natura, per amor naturale. Purg. XVIII, 26.

Amor, che nella mente mi ragiona. Questo è il principio d’una delle tre canzoni di Dante, sposte da lui medesimo nel suo Convivio. Purg. Il, 112.

Amore, ferisce Venere sua madre. Purg. XXVIII, 66.

Amori, per anime elette, accese di carità. Par. XIX , 20.

Per cori d’Angeli. Par. XXVIII, 103.

Per creature, Angeli principalmente. Par. XXIX , 46.

‒ Amor nuovi, chiama forse Dante le creature, ovvero l’atto medesimo del creare. Par. XXIX, 18.

Amoroso. S’ancise amorosa; cioè, s’ammazzò per amore. Inf. V, 61. Così Virgilio parlando della Dea Venere apparsa ad Enea suo figliuolo, nel I. libro, al verso 318. Namque humeris de more habilem suspenderat arcum Venatrix. E Tibullo nella 1. Elegia del I. libro: Ipse seram teneras maturo tempore vites Rusticus.

A muta a muta, a vicenda. Inf. XIV, 55.

Anacreonte, nato in Teo città dell’antica Ionia, Poeta lirico leggiadrissimo. Purg. XXII, 106.

Anagni o Alagna. Città della Campagna di Roma. Purg. XX, 86.

Anania, uno de’discepoli del Signore, il quale rendette la perduta vista a S. Paolo. Par. XXVI, 12.

Anassagora Clazomenio, Filosofo dogmatico antichissimo, ed eccellente. Inf. IV, 137.

Anastagi, famiglia nobilissima di Ravenna. Purg. XIV, 107.

Anastagio Papa, che visse a’ tempi di Teodorico Re d’Italia, pervertito da Fotino eretico, secondo Dante; il che è falsissimo. Vedi gli scrittori delle vite de’ Pontefici. Inf. XI, 8. V. Fotino.

Anca, l’osso che è tra il fianco , e la coscia. Inf. XIX, 43. XXI, 35. XXIII, 72. XXIV, 9. XXXIV, 77.

Ancella chiarissima del sole, l’Aurora, o l’Alba. Par. XXX, 7.

Ancella sesta del dì, l’ora sesta. Fingono i Poeti, che l’ore siano ancelle del sole. Purg. XII, 81. Ovidio nel II. delle trasformazioni, al verso 118. Jungere equos Titan velocibus imperat horis. E già le quattro ancelle eran del sole Rimase addietro. Purg. XXII, 118.

Anche, colla negativa; per quello che i Latini dicono nondum. Purg. XXX, 56.

Anche, in luogo, d’altri. Inf. XXI, 39.

Anchise Trojano, figliuolo di Capi, che della Dea Venere generò Enea, soggetto notissimo per lo poema di Virgilio. Inf. I, 74. Purg. XVIII, 137. Morì, e fu seppellito in Sicilia. Par. XIX, 132. L’ombra di lui accoglie con tenerezza il figliuolo ne’ campi Elisi. Par. XV, 25. vedi Virgilio nel 6. dell’Eneide.

Ancidere, uccidere. Inf. V, 61. Purg. XIV, 153. XV, 107. È voce poetica.

Anciso, ucciso. Par. XVII, 32.

Anco, ancora; per quello che i Latini dicono etiamnum, Inf. XVII, 67. E colla negativa, per nondum. Purg. X, 28.

Ancòi, oggi; ma è voce Lombarda. Purg. XIII , 32. XX , 70. XXXIII, 96.

Ancóra, per, così tosto. Purg. XXIII, 82.

Ancor sie, ancorché sii. Inf. VIII, 39.

Ancude, incudine. Par. XXIV, 102.

Andare, per avanzarsi. Par. XXIX, 132.

Andare alla radice del vero. Par. XIV , 12.

Andar a ruota, per fare il ballo tondo. Par. XIV, 20.

Andar disopra, per avanzare, vincer d’eccellenza. Par. XXXI , 36.

Andar in filo; cioè, in riga. Purg. XXIV, 66.

Andar l’uno al primo , e l’altro al poi; detto di due cerchi di persone, che girino l’uno al contrario dell’altro. Par. XIII, 18.

Andar per pace; cioè, per aver pace. Purg. XXIV, 141.

Andi, per vadi. Inf. IV, 33. Oggi è disusato.

Anelo, anelante, ansante. Par. XXII, 5,

Anfesibena, serpente di due teste. Inf. XXIV, 87.

Anfione, figliuolo di Giove e d’Antiope, musico eccellentissimo, il quale, secondo le favole, colla forza della sua cetra fece discendere i sassi dal monte Citerone, e formar con essi le mura di Tebe. Inf. XXXII, 11.

Angeli, ultimo coro degli spiriti celesti della terza gerarchia. Par. XXVIII, 126. Il Poeta qui dice Angelici ludi.

Angeli neri, chiama Dante i Demonj. Inf. XXIII, 131.

Angeli ribelli, precipitati all’Inferno. Par. XXIX, 50.

Angelo, o Agnelo Brunelleschi, Fiorentino, inteso da Dante. Inf. XXV, 68., come vogliono gli antichi spositori.

Angiolello da Cagnano, onoratissimo gentiluomo di Fano, fatto annegare alla Cattolica da Malatestino di Rimini, insieme con Guido del Cassero. Inf. XXVIII, 77.

Angelica farfalla, chiama Dante l’anima dell’uomo, perchè a guisa del verme da seta, esce della prigione del corpo, e quasi mettendo le penne, sen vola a presentarsi al divin tribunale. Purg. X, 125.

Angelo d’inferno, per demonio. Purg. V, 104.

Anguinaia, parte del corpo tra la coscia, e il ventre. Inf. XXX. 50.

Anima, la prima; intendi Adamo Pg. XXXIII, 62. Par. XXVI, 83

la ria; Giuda Scariotlo Inf. XIX, 96*

la santa che il mondo fa manifesto. Par. X, 125. Intendi Boezio e V. a questo nome.

Animali che natura ha più cari, cioè, gli uomini. Purg. XXIX, 139.

Animal perfezione, cioè, propria dell’anima. Par. XIII, 83.

Animo, per volontà. Purg. XVII, 95.

Animo non sciolto, cioè, occupato, e fisso a contemplare qualche cosa. Purg. XII, 75.

Anna, madre di Maria Vergine. Par. XXXII, 133.

Anna, suocero di Caifas Pontefice de’ Giudei, accennato, Inf. XXIII, 121.

Annegare, per annegarsi. Inf. XIX, 20. Purg. VI, 15.

Annegato correndo in caccia. Purg. XX, 79. V. Carlo II. re di Puglia.

Annerarsi, divenir nero, oscurarsi. Purg. VIII, 49, XXVII. 65.

Anni, di nostra salute 1106, circonscritti per 553 rivoluzioni della stella di Marte, che compie il suo giro in due anni. Par. XVI, 57.

Annibale, capitano de’ Cartaginesi, grandissino nemico de’ Romani, vinto da Scipione. Inf. XXXI, 117. Par. VI, 50

Annottare, per imbrunirsi la notte. Inf. XXXIV, 5.

Annottarsi, venir notte. Purg. XX, 101.

Annual giuoco, chiama Dante il palio, che si corre in Firenze ogni anno il giorno di S. Giovanni. Par. XVI, 42.

Annunziatrice. Purg. XXIV, 145.

Annunzio, per invito. Purg. XII, 94.

Ansare, respirare con fatica. Inf. XXXIV, 85.

Anselmo (S.), fu Normando, e Arcivescovo di Conturbia. Scrisse molti trattati di Teologia. Par. XII, 157.

Anselmuccio, figliuolo del Conte Ugolino della Gherardesca, morto di fame insieme col Padre. Inf. XXXIII , 50. V. Ugolino.

Antandro, città marittima della Frigia minore, donde Enea fece vela per venire in Italia. Par. VI, 67.

Antecessore (di Bonifazio VIII.) Inf. XXVII, 105. V. Celestino V.

Antelucani splendori; quel chiarore che si fa in cielo, poco prima che nasca il sole. Antelucani è voce latina. ‒ L’albóre, l’alba. Purg. XXVII, 109.

Antenora, prigione d’inferno, dove sono puniti i traditori delle loro patrie; detta da Antenore Trojano, il quale, secondo alcuni storici, se la intendeva co’ Greci. Inf. XXXII, 88.

Antenori, chiama Dante i Padovani, la città de’ quali fu fondata da Antenore. Purg. V, 75.

Anteo, gigante di Libia, nato di Nettuno e della Terra, alto 40. cubiti. Costui lottando con Ercole ogni volta che in terra cadeva, riprendeva nuove forze, e risorgeva più vigoroso. La qual cosa osservando Ercole, alzandolo di terra, e stringendoselo al petto, il soffocò. Inf. XXXI, 100, e segg.

Anteriore, per quello che sta dinanzi. Inf. XXV, 53.

Antico. L’antico che Lavina tolse. Par. VI, 5. V. Enea.

Antigone, figliuola di Edipo Re di Tebe. Costei fessi guida del cieco suo padre, cacciato in esiglio da Creonte; per la qual cosa dal tiranno fu fatta morire. Ma, come scrive Sofocle in una sua tragedia di questo nome, fu seppellita viva per aver dato sepoltura al corpo di Polinice suo fratello, contra il regio divieto. Purg. XXII, 110.

Antioco Re di Siria e di Gerusalemme, accennato da Dante. Inf. XIX, 87

Antonio (S.), padre antichissimo de’ monaci, uomo di sublime, e maravigliosa virtù. Suoi Frati de’ tempi di Dante, biasimati. Par. XXIX, 124.

Anzi, per innanzi, avanti. Inf. VIII, 35. XV, 9. Purg. XVI, 43. 27, 93. Par. XIV, 66. XXIV, 6. XXV , 41, 57. XXIX, 39.

Anzi, davanti; detto di luogo. Purg. XXXI, 30.

Anzi, piuttosto. Purg. IX, 128.

Anziani, nome di magistrato in alcune città. Inf. XXI, 38.

Anziani, nome del supremo magistrato di Lucca. In XXI , 38.

Anziani di santa Zita. Inf. XXI, 58. cioè i magistrati di Lucca. V. S. Zita.

A paro a paro, del pari. Purg. XXIV, 93.

A peggio, a stato peggiore. Purg. X, 110.

Apennino, monte famosissimo, che si stende co’ suoi gioghi da ponente in Levante, dividendo l’Italia tutta in due parti, l’una settentrionale verso il mare Adriatico, l’altra meridionale verso il Tirreno. Inf. XVI, 96. XX, 65. Purg. V, 96. XIV, 92. Chiamato dal Poeta nostro, dosso d’Italia. Purg. XXX, 86. circoscritto. Inf. XXVII, 29. Purg. XIV, 31, e segg.Par. XXI, 106, e segg.

‒ Intorno all’Apennino del C. XX, 65, vedi alla voce penino.

Aperta, per apertura. Purg. IV, 19.

Aperto, per apertura. Purg. XIX, 36.

Aperto, per noto, manifesto, spiegato. Purg. XXII, 154. Par.V 52.

A piede, a piè, in forza di superlativo. Inf. XVII, 134.

A piedi de’ suoi comandamenti era devoto; cioè riverente e inclinato, come stanno i servi a’ piedi del padron loro. Purg. XXXII, 106.

Apocalisse, libro profetico oscurissimo della divina Scrittura, dettato da S. Giovanni Vangelista. Questo è nome Greco, che rivelazione significa. Accennato, Inf. XIX, 108. Purg. XXIX, 132.

Apolline, cioè il sole, detto dal Poeta, occhio del cielo. Purg. XX, 132.

Apollo, figliuolo di Giove, e di Latona, Dio della Poesia, e della medicina. Par. I, 15. II, 8.

A posta, fissamente. Inf. XXIX, 19. Purg. VI, 58.

A posta, di chi che sia ; a requisizione, a riguardo d’alcuno. Inf. X, 75.

Apostoli, detti dal Poeta messaggi dell’eterno regno. Purg. XXII , 78.

Appajarsi, per congiungersi. Par. XXIX, 138.

Apparare, imparare. Purg. XIII, 93.

Apparere, apparire, esser noto. Purg. XVIII, 34. Per far bella mostra di sè. Par. XXIX, 94.

Apparìo, apparì, apparve. Purg. II, 22. e molte simili terminazioni.

Apparìnno, apparvero. Par. XIV, 121.

Apparsione, Purg. XXXI, 78.

Appastarsi, attaccarsi a guisa di pasta. Inf. XVIII, 107.

Appellare, nominare. Inf. XXXIII, 90. È voce Latina in sua origine, ma da gran tempo fatta nostra.

Appetibile, per l’oggetto che si appetisce, Purg. XVIII, 57.

Appiattarsi, nascondersi. Inf. XIII, 127.

Appiccarsi, per attaccarsi insieme. Inf. XXV, 61. Detto del seme, che s’appiglia al terreno, e germoglia. Inf. XXIX, 129.

Appigliarsi, per attaccarsi. Inf. XXV, 151. E abbracciollo ove il minor s’appiglia; cioè, sotto le braccia, in segno di riverenza, come solevano gl’inferiori colle persone di grado. Purg. VII, 13. Così spiegano i Comentatori.

Apporre altrui falsamente qualche delitto. Inf. XXIV, 159.

Apporre cibo, metter cibo sopra cibo. Par. XVI, 69.

Apportare, per riferire, ragguagliare. Inf. X, 104.

Apprendere, per incontrare, o prender semplicemente. Purg. XIV, 133.

Apprensiva. Facoltà dell’animo, che apprende gli oggetti. Purg. XVIII, 22.

Appresentare, per rappresentare. Par. VII, 107.

Appresentarsi, per comparire, nascere; detto del sole. Par. X, 33.

Appreso. Non sono apprese; cioè, non hanno appreso, imparato. Inf. XVIII, 60. Gli spositori spiegano, apparecchiate.

Appressare, accostare. Inf. XXVIII, 128. Per appressarsi. Par. XXIV, 117.

Appresso, per dopo. Inf. III, 113. IX, 115. XXIII, 145. XXIX, 13. Par. I, 100; e altrove.

Appróbo, coll’accento acuto sulla seconda, in rima; approvo. Par. XXVI, 136.

Approcciare, per accostarsi. Inf. XXIII, 48.

Approcciarsi, appressarsi, avvicinarsi. Inf. XII, 46. Purg. XX, 9.

Approdare, per appressarsi. Purg. XIII, 67.

Approdare, per essere a prò, piacere. Inf. XXI, 78.

Appropinquarsi, avvicinarsi. Par. XXXIII, 47.

Appropriare a parte, far divenir privata una cosa di ragion pubblica. Par. VI, 101.

Appulcrare, abbellire, dare ornamento. Inf. VII, 60.

Appuntarsi, per tendere a che che sia, come ad ultimo fine. Par. XXVI, 7.

Per fermarsi. Purg. XV, 49. Par. VI, 28.

Per arrivare coll’estrema punta. Par IX, 118. V. Venere.

Per terminarsi. Par. XXIX, 12.

Per pontare. Par. XXI, 83.

Appunto, per appuntino, esattamente. Par. XIII, 73. Per, in quel punto medesimo. Par. XII, 25.

Appuzzare, apportar puzzo. Inf. XVII, 3.

Aprio, in rima; aperse. Par. 1 , 87.

Aprir la piaga. Par. XXXII , 6.

Aprir troppo l’ali a spendere, scialacquare. Purg. XXII, 43.

Aprirsi, per diffondersi, comunicarsi. Par. XXIX, 18.

Aprissi, per aprisse; in rima. Purg. IX, 110.

A pruova, a gara. Inf. VIII, 114.

A pruovo, parola Lombarda, e vale appresso. Inf. XII, 93.

A quando a quando; quando in qua, quando in là. Purg. XXV, 126.

Aquario, l’undecimo segno dello Zodiaco. Finsero i poeti che costui fosse Ganimede, coppiere di Giove. Inf. XXIV, 2.

Aquila, insegna de’ Romani. Par. VI, 1.

Aquila, che scende giù nell’arca. Qui si adombra la donazione fatta dall’Imperador Costantino alla Santa Chiesa Romana. Purg. XXXII, 125. ‒ Di ciò e su le Tradizioni False, V. Foscolo, La Commedia, Vol. III.

Aquilone, vento che spira dal settentrione, detto altrimenti Borea, e Tramontana. Prendesi ancora pel settentrione medesimo. Purg. IV, 60. XXXII, 99.

Arábi, coll’accento acuto sulla seconda sillaba, in grazia della rima. Per Arábi par che intenda il Poeta i Numidi, ed altre genti barbare dell’Affrica, che passarono in Italia con Annibale, contra i Romani. Par. VI, 49.

Aragne, donzella di Lidia, eccellentissima tessitrice, e ricamatrice; la quale montata in superbia, gareggiò con Pallade in quell’arte, ma vinta dalla Dea, fu da lei uccisa, e convertita in ragno. Inf. XVII, 18. Purg. XII, 43. V. Ovidio nel sesto delle Trasformazioni.

Aragona, provincia del Regno di Spagna. Purg. III, 116.

Aragonese, nazione egregia. Par. XIX, 137. V. Jacopo re d’Aragona.

Arando a randa, rasente rasente; cioè, appresso in maniera, che più non si poteva, Inf. XIV, 12.

Arbia, fiume di Toscana tra Firenze, e Siena; presso il quale furono sconfitti i Guelfi da’Ghibellini, a’tempi di M. Farinata. Inf. X, 86.

Arbucello, piccolo albero. Purg. XXVII, 134.

Arca, del Signore Iraslatata dal re Davidde di città in città. Par. XX , 39.

Arca del Testamento. Di essa vedi i libri delle Divine Scritture. Purg. X , 56.

Arca (Dell’), famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 92.

Arcanamente, quando fu Giove arcanamente giusto; Cioè, nella segretezza, e nel misterio del suo consiglio. Purg. XXIX, 121.

Arcangeli, secondo coro d’Angeli della terza gerarchia. Par. XXVIII. 125.

Arche ricchissime, chiama Dante gli Apostoli. Par. XXIII, 131.

Archiano. Fiume che nasce in quella costa d’Apennino ch’è sovra l’eremo di Camaldoli, e scende in Casentino, e mette in Arno tra Poppi e Bibiena. Purg. V, 93, 123.

Archimandrita, per fondatore d’ordine religioso. Par. XI, 99: è voce Greca.

Arcioni, per sella da cavalcare. Purg. VI, 99. Qui è metafora.

Arco, La ruota Che fe’ l’orbita sua con minor arco; cioè la ruota destra, sopra la quale il carro si voltava. Purg. XXXII, 29.

Arco, già discendendo l’arco de’miei anni, cioè, cominciando io ad invecchiare. Purg. XIII, 114.

Arco, metaforicamente, per opinione, e sentenza di filosofo: In alcun vero suo arco percuote. Par. IV. 60.

‒ Per la divina provvidenza, che drizza tutte le cose a’ loro fini. Par. VIII. 103.

‒ Per amore. Par. XXVI, 24.

Arco dell’ardente affetto. Par XV, 43.

Arco dell’esilio. Par. XVII, 55.

Ardente, per desideroso. Par. XXXI, 142.

Ardere, per desiderare ardentemente. Inf. II, 84. Par. XXVIl, 90. XXXIII, 28. Così Virgilio nel 1. dell’Eneida, verso 580. Rumpere nubem ardebant.

Ardere. Ardeva un riso dentro agli occhi. Par, XV, 54.

Ardori, per anime beate. Par. XXII, 54.

Ardinghi, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 93.

Aretini, popolo d’Arezzo, illustre città di Toscana. Inf. XXII, S. Chiamati da Dante botoli, cioè cani piccioli e vili. Purg. XIV, 46.

Aretino (l’). Fu costui messer Benincasa d’Arezzo, dottissimo giurisconsulto, il quale essendo vicario del Podestà di Siena, condannò a morte Turino da Turrita, castello nel Sanese, fratello di Ghino di Tacco, e Tacco suo zio, perchè insieme con Ghino avevano tolto un castello alla republica Sanese, chiamato Radicofani, ed in Maremma esercitavano latrocinio. Dopo di ciò messer Benincasa andò giudice del tribuno di Roma, nel pontificato di Bonifacio. Il che intendendo Ghino, andò a Roma, e con grande audacia entrò in casa e nella sala, dove messer Benincasa a banco sedea, e quivi in presenza di molti l’uccise, e se ne venne a salvamento colla testa che gli aveva tagliata. Purg. VI, 13.

A retro, addietro. Par. 11, 93.

Aretusa, ninfa amata da Alfeo , fiume d’Arcadia, la quale per fuggire gli abbracciamenti di lui, tanto pregò gli dei, che fu convertita in fonte. Inf. XXV, 97. V. Ovidio nel 5. delle Trasformazioni.

Arezzo, città nobile di Toscana. Inf. XXIX, 109.

Argenti Filippo, cavalier Fiorentino, della nobil famiglia de’ Cavicciuli che sono un de’ rami degli Adimari; uomo ricchissimo, di grande statura, e di maravigliose forze; ma iracondo fuor di misura. Inf. VIII, 61, V. il Boccaccio nella 8. Novella della 9. Giornata.

Argia figliuola d’Adrasto re degli Argivi, moglie di Polinice. Purg. XXII, 110.

Argo, nave, prima di tutte solca il mare. Sua ombra viene ammirata da Nettuno. Par. XXXIII, 96.

Argomentare, per discorrere e deliberare in consiglio pubblico. Purg. VI, 129.

Argomentarsi, per ingegnarsi, procacciare. Inf. XXII, 21.

Per deliberarsi. Par. XXV. 118.

Per prepararsi. Purg. XXV, 15.

Argomento, per figurazione, o dimostrazione, come spiega il Vellutello. Inf. XIX, 110.

Per discorso. Inf. XXXI, 55.

Per ajuto, mezzo. Purg. II, 31.

Per medicina, rimedio. Purg. XXX, 136.

Per segno, indizio. Par. IV, 68. XVII, 135.

Per ingegno. Par. XV, 79.

Argonauti , circonscritti. Par. II , XVI.  Accennati. Par. XXXIII, 96.

Argo, Pastore che aveva nel capo cent’occhi, secondo le favole. Fu scelto da Giunone gelosa per custodire Io trasformata in vacca; ma addormentato da Mercurio col suono, e col racconto di vane favole, tra le quali fu quella di Siringa, fa dal medesimo ucciso. Purg. XXIX, 95. XXXII, 65. V. Siringa.

Argolica gente , cioè Greca, così detta dalla provincia Argolide nel Peloponneso, dove era Argos città nobilissima, Inf. XXVIII, 84.

Arguta faccia, pronta, vivace, e con occhi penetranti. Purg. XXIX, 145.

Arianna, figliuola di Minos, re di Creta, e di Pasife sua moglie. Costei innamorata di Teseo Principe d’Atene, ammaestrollo, come dovesse uccidere il Minotauro, e diedegli un filo per uscire del Laberinto. Accennata. Inf. XII, 20.

‒ Rapita, e poi abbandonata da Teseo nell’Isola di Nasso; dove trovata da Bacco, fu da lui sposata; e finalmente una sua ghirlanda fu trasformata dopo la morte di essa in un segno celeste di otto stelle, unite in forma di corona. Par. XIII, 14.

Ariete, segno celeste, il primo dello Zodiaco. Accennato. Purg. XXXII, 53. Chiamato stella migliore. Par. I, 40.

Ariete notturno dispoglia; cioè quando tal segno sorge di notte, il mondo si spoglia delle sue bellezze; il che accade in autunno, quando il sole è in Libra. Par. XXVIII, 117.

Aristotile, Stagirita, maestro del grande Alessandro, e di color che sanno, come dice Dante; principe della setta Peripatetica, e tra’filosofi il più famoso. Inf. IV, 131. Purg. III, 43. Tra gli altri suoi libri scrive quelli che trattano di Politica, ossia della buona amministrazione delle città, e degli stati. Par. VIII, 120. Accennato. Par. XXVI, 38.

A ritroso, a rovescio. Par. XVI, 153.

Aru. Città famosa della Gallia Narbonese. Inf. IX, 112.

Armarsi, per prepararsi a sostenere una disputa. Par. XXIV, 46.

Armarsi di provvidenza. Par. XVII, 109.

Armarsi di vivanda, provvedersi di vettovaglia. Inf. XXVIII, 55.

Armonizzare, rendere armonia. Purg. XXXI, 144.

Arnaldo Daniello, Poeta e Romanziere Provenzale eccellentissimo. Purg. XXVI, 113. segg, e 142.

Arnia, alveare, cassetta in cui le pecchie fabbricano il mele. Inf. XVI, 3.

Arno, fiume nobilissimo di Toscana, che bagna Fiorenza, e Pisa, e mette nel mar Tirreno. Inf. XIII, 146. XXIII, 95. XXX, 65. XXXIII, 83. Purg. V, 126. Par. XI, 106.

Circonscritto. Purg. XIV, 17, e segg.

Chiamato da Dante fiume reale. Purg. XV, 122.

Fossa maladetta e sventurata. Purg. XIV, 51.

Posto per Fiorenza. Inf. XV, 113.

Aronta, o Aronte, famoso indovino della Toscana, a’ tempi antichi. Costui abitò ne’monti di Luni sopra Carrara nel Genovesato. Inf. XX, 46. V. Lucano nel 1. libro della Farsaglia, al verso 586, e seguenti.

Arpie, uccelli favolosi , con viso e collo di donzella, figliuole di Taumante, e d’Elettra. Erano tre, e si chiamavano Aello, Ocipete, e Celeno. Predicevano i destini, ed erano rapacissime; anzi i Poeti le dissero Arpie dal verbo Greco ἀρπἀζειν, che significa rapire. Inf. XIII, 10, 101. V. Strofade.

Arra, caparra, parte del pagamento che si dà innanzi per sicurtà del contratto stabilito. Purg. XXVIII, 93. E figuratamente, dimostrazione d’accidenti futuri. Inf. XV, 94.

‒ Per annunzio di doversi armare. Par. XIX, 145.

Arredo, suppellettile. Inf. XXIV, 138.

Arretrarsi, tirarsi indietro. Par. XXXII, 145.

Arridere, per mostrarsi benigno. Par. XXXIII, 126. è voce Latina.

Arridere un cenno, cioè accennar sorridendo. Par. XV, 71.

Arrigo, magnifico cavalier Fiorentino, della nobile famiglia de’ Fisanti, come alcuni vogliono. Inf. VI, 80.

Arrigo Manardi Faentino, cortese, e valoroso signore. Purg. XIV, 97.

Arrigo Re d’Inghilterra, detto il Semplice, per la candidezza de’ suoi costumi. Purg. VII, 131.

Arrigo V. Imperadore, figliuolo di Federigo Barbarossa, chiamato dal Poeta secondo vento di Soave; cioè seconda procella, seconda tempesta della famiglia di Soave; perchè egli e suo Padre furono superbi, e amanti della guerra. *Vanto (gloria) la vera lezione, onde la chiosa intorno alla tempesta ci sta per nulla. Par. III, 119.

Arrigo VI. Imperadore, accennato forse dal Poeta. Purg. XXXIII, 43. Par. XXVII, 63.

Ingannato da Papa Clemente V. Par. XVII, 32. V. Clemente.

Medita di comporre le cose d’Italia. Par. XXX, 137.

Arrigucci, famiglia nobile fiorentina. Par. XVI, 108.

Arrio eretico infame, il quale teneva, il figliuolo di Dio non essere consustanziale al Padre, ma minor di esso. Par. XIII, 127.

Arrivare, per accostare alla riva. Inf. XVII, 8.

Arrivare, È buono che a lui arrivi di lei parlare; cioè, farai bene a cominciare a parlargli di essa. Par. XXIV, 45.

Arroncigliare, pigliare col ronciglio. Inf. XXII, 35. V. Ronciglio.

Arrossare, arrossire. Par. XXVII, 54.

Arrostarsi; volgersi in qua e in là, schermendosi colle braccia, e coll’altre membra. Inf. XV, 39.

Arsiccio, riarso dal sole, o dal fuoco. Inf. XIV, 74.

Arte prima, chiama Dante la Grammatica, perchè suole impararsi avanti dell’altre. Par. XII, 138.

Artezza, strettezza, angustia di sito. Purg. XXV, 9.

Articolare. L’articolar del cerebro; cioè la struttura de’suoi organi. Purg. XXV, 69.

Artigli, per le mani d’un furioso. Inf. XXX, 9.

Artigliare, prendere coll’artiglio. Inf. XXII, 140.

Artimone, la maggior vela ch’abbia la nave. Inf. XXV, 15.

Artista, artefice, artigiano. Par. XIII, 77. XVI, 51. XXX, 33.

Per cantore eccellente. Par. XVIII, 51.

Arto, angusto, stretto, malagevole. Inf. XIX, 42. Purg. XXVII, 132. Par. XXVIII, 33, 64. Lat. arctus.

Artù Re della gran Bretagna, soggetto notissimo negli antichi romanzi. Inf. XXXII, 62. V. Modite.

Arzanà, de’ Viniziani. Per Arsenale. * Leggi: Arsanal. Luogo celebre in Venezia, dove si fabbrica ogni genere di navigli, e ogni strumento da guerra. Inf. XXI, 7.

Ascella, parte concava del corpo, dove si congiunge il braccio

colla spalla. Inf. XVII, 13. XXV, 111.

Ascesi, città dell’Umbria. Vedi Assisi.

Asciano, castello nel Sanese. Inf. XXIX, 131.

Asciolto, per distrigato, spedito. Par. XXVII, 76.

Asdente, calzolajo Parmigiano, famoso indovino a’tempi di Federigo II. Imperadore. Inf. XX, 118.

A senno di chi che sia, a suo piacere. Inf. XXI, 134.

A servo, porre a servo; cioè acconciare per servitore. Inf. XXII, 49.

A sommo ’l petto. Purg. III, 111.

Asopo fiume di Beozia, provincia della Grecia, presso il quale si celebravano i sacrificj, o misterj di Bacco. Purg. XVIII, 91.

Asperges me, m’aspergerai, mi spruzzerai. Principio d’un versetto del Salmo Miserere. Purg. XXXI , 98.

Aspettare, T’aspetta a Beatrice; cioè aspetta d’esser pervenuto a Beatrice. Purg. XVIII, 48. Aspettarsi a chi che sia. Par. XVII, 88.

Aspetto, nome. L’uno e l’altro aspetto della Fede cioè, il creder de’ santi che furono avanti la venuta di Cristo, e di quelli che furono dopo. Par. XXXII, 38.

Aspetto secondo, cioè dopo quello di Dio. Par XVIII, 18.

Aspetto benigno. Colui che ha sì benigno aspetto. Purg. VII , 104. V. Guglielmo re di Navarra.

Assannare, per afferrare. Purg. XIV, 69.

Per afferrare co’denti. Inf. XXX, 29.

Figuratamente per costrignere, rinserrare. Inf. XVIII, 99.

Assassino. Il tormento degli assassini anticamente era l’esser propaginati, cioè, fitti col capo in terra. Inf. XIX, 30.

Assedere, sedere appresso. Inf. XV, 35. Lat. assidere.

Assemprare, sembrare, somigliare. Inf. XXIV, 4.

Assennare, avvertire, aggiugner senno. Inf. XX, 97.

Assetare, figuratamente, per eccitar desiderio, invaghire. Purg. XXXI, 129. Par. I. 33. III, 72.

Per indurre gran brama di signoreggiare. Par. XIX, 121.

Assetar di dolce disiar. Par. XV, 65.

Assettare, per ordinare, disporre. Par. I, 121.

Assettarsi, comporsi, aggiustarsi. Inf. XVII, 22, 91.

Assidere, per assediare. Inf. XIV, 69,

Assieparsi, per farsi siepe, e impedire il prospetto. Inf. XXX, 123.

Assirj, popoli dell’Assiria, provincia dell’Asia; presso i quali fu anticamente il primo imperio del mondo. Purg. XII, 59.

Assisi, o Ascesi, città dell’Umbria, patria di S. Francesco, fondatore dell’ordine de’ frati Minori, posta alla radice d’un alto monte. Par. XI, 53.

Assolto, per finito, terminato. Par. XXV, 25.

‒ Per sciolto, scevro, spirto assolto; cioè anima separata. Par. XXXII, 44.

Assommare, ridurre a buon termine. Purg. XXI, 112. Par. XXXI, 94.

Assonnare, per addormentarsi. Purg. XXXII , 64. Par. VII, 15.

‒ Per addormentare. Il tempo fugge, che t’assonna; cioè il tempo del tuo lungo sogno, o visione è quasi finito. Par. XXXII, 139. Questo luogo non è stato inteso dagli spositori.

Assonnare, l’assonnare, per l’atto stesso dell’addormentarsi. Purg. XXXII, 69.

Assottigliarsi, per aguzzar l’ingegno. Par. XIX , 82. XXVIII, 63.

Assuero, monarca della Persia. Purg. XVII, 28. V. Aman.

Assumere, per accogliere, ricevere in sé. Par. XXI, 102.

Assumere libero ufficio di Dottore; cominciar di buona voglia ad insegnare. Par. XXXII, 2.

Astallarsi, fermarsi e soggiornare in un luogo. Purg. VI, 39.

Asticciuola, picciola asta, freccia. Quello che i Latini dicono jaculum, hastile. Inf. XII, 60.

Astio, odio segreto, malignità d’animo. Purg. VI, 20.

Astori celestiali, chiama Dante gli Angeli. Purg. VIII, 104.

Atamante, genero di Cadmo, il quale per l’odio che Giunone portava alla razza de’ Tebani, stimolato da Tesifone, divenne furioso in guisa, che veggendo sua moglie venire verso di lui con due suoi figliuolini in braccio, chiamati l’uno Learco, l’altro Melicerta, credendo che fosse una lionessa con due lioncini, preso Learco, lo infranse ad un sasso; e la madre fuggendo coll’altro, si gittò nel mare; e per pietà degli Dei celesti, furono convertiti in Dei marini, l’una detta Leucotea, e l’altro Palemone. Inf. XXX, 4.

A tanto, intanto. Inf. IX, 48.

Atare, aitare, ajutare. Purg. XI, 34. atar lavare, ajutare a lavare, ivi.

A te mi scalda, cioè verso di te. Purg. XXI, 134.

A tempo, al suo tempo. Par. VIII, 60.

Atene, città principalissima dell’antica Grecia, metropoli dell’Attica, patria di Teseo, e madre di tutte le scienze, per le molte sette di filosofi che quivi fiorirono. Inf. XII, 17. Purg. VI, 139, Par. XVII, 46. Fingono i Poeti che nascesse contesa fra Nettuno, e Minerva, chi di lor due dovesse dar il nome a quella città, e che s’accordassero insieme, colui doverla denominare, che all’improvviso producesse cosa di maggiore utilità. Percosse Nettuno la terra col tridenle, e ne fece uscire un cavallo; la percosse parimente Minerva coll’asta, e ne trasse un ulivo. Giudicarono gli Dei, l’ulivo, come segno di pace, esser migliore del cavallo, che è segno di guerra; e perciò la vittoria fu di Minerva; che in lingua Greca si chiama Atenea, o Atena. Ciò viene accennato. Purg. XV, 98.

Atleta, per combattitore. Par. XII, 56.

Atropos, una delle tre Parche, le quali, secondo le favole, filano le vite degli uomini. Si chiamano Cloto, Lachesis, e Atropos. La prima tien la conocchia, la seconda il naspo, e la terza la forbice, colla quale taglia il filo. Inf. XXXIII, 126.

Attaccarsi in vedere, guardare attentissimamente, Inf. XXVIII, 28.

Atteggiato, dipinto o scolpito con atti, e gesti, che esprimano al vivo gli affetti, Purg. X, 78. Atteggiata di paure e doglie, chiama il Poliziano Europa, nelle Stanze.

Attemparsi, invecchiare. Inf. XXVI, 12.

Attendere, per isperare. Inf. XXVI, 67. Per indugiare. Inf. XXVIII, 99.

Attendere in su; guardar in alto. Par. XXVII, 77.

Attendersi, per attendere, o aspettare. Inf. XVI, 13. Per guardare attentamente. Par. XIII, 29. XV, 31.

Attenersi, per soffermarsi, fermarsi alquanto. Inf. XVIII, 75.

Attentarsi, arrischiarsi, osare. Purg. XXV, 11. XXXIII, 23.

‒ Attentarsi del dimandare; esser oso di chiedere. Par. XXII, 26.

Attergarsi al ventre a chi che sia; opporre il dosso al ventre. Inf. XX, 46.

Atterrare, per chinare a terra. Purg. III, 81.

Atterrarsi, per giacere, prostrarsi. Purg. VII , 135. IX, 129.

Per scendere abbasso. Par. XXIll, 42.

Atteso, per attento , inteso, intento. Inf. XIII, 109. XXVI, 46. Purg. XII, 76. Par. I, 77.

Attila, Re degli Unni, tiranno crudelissimo, detto flagello di Dio, il quale calando in Italia con potentissimo esercito l’anno di nostra salute 442, assediò e distrusse la gran città d’Aquileja, saccheggiò molte città di Lombardia; e mentre deliberava se dovesse andarsene a Roma, fu persuaso da S. Leone Papa che gli si fece incontra, a tornare in Ungheria, dove avendo menata moglie, morì soffocato per sangue in troppa copia uscitogli dalle narici. Inf. XII, 131. Fu opinione di Dante, che costui smantellasse Fiorenza; benché molti storici il neghino. Inf. XIII, 149.

Attingere con gli occhi, per discernere. Inf. XVIII, 129. È voce latina.

Attinghe per attinghi; in rima. Inf. XVIII, 129.

Atto, per cielo, che agisce, ed imprime la sua virtù nelle cose inferiori. Par. XIII, 62. Per effetto. Par. XX, 7.

Atto, che concepe, cioè l’intendere, il concepire. Par. XXIX, 139.

Atto di più forti obbietti, chiama Dante il vedere che facciamo d’alcune cose, che molto feriscono la vista nostra. Par. XXX, 48.

Atto puro, chiama Dante le Intelligenze che agiscono nelle cose inferiori, senza patire. Par. XXIX, 33.

Attoscare, attossicare, e render misero. Inf. VI , 84.

Attuffare, immergere. Inf. XVIII, 113.

Attujare, offuscare, e mettere il cervello a partito. Purgatorio XXXIII , 48. Voce disusata.

Attutarsi, quietarsi, scemarsi. Purg. XXVI, 72. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 96.

Audienza, per l’udire. Par. XI. 134.

Audivi, voce Latina, udii. Inf. XXVI, 78.

Avacciare, affrettare. Purg. IV, 116. VI, 27.

Avaccio, tosto, in fretta. Inf. X, 116. XXXIII, 106. Par. XVI, 70.

A valle, al basso, nella valle. Inf. XII, 46. XX, 30.

Avante, per fuori di misura. Purg. XI , 64.

Avanzare, per preferire, distinguere sopra gli altri. Inf. IV, 78.

– Innalzare a grado maggiore. Inferno XIX, 71. Portare innanzi. Inf. XXV, 12.

Avanzare a chi che sia, cioè prevenirlo. Inf. XXII, 128.

Avanzo, guadagno. Purg. XXXI., 28.

Avarizia, descritta sotto figura d’una donna. Purg. XIX, 9.

Ave’, aveva. Purg. III, 118.

Ave, voce Latina; Dio ti salvi. Principio della salutazione Angelica. Purg. X, 40.

Ave, Maria, Dio ti salvi, Maria. Par. III, 121. XVI, 34.

Ave, Maria, gratia plena. Dio ti salvi. Maria , piena di grazia. Par. XXXII , 93.

Avei, per avevi. Inf. XXX, 110.

Avello, sepolcro. Inf. IX, 118. XI, 7.

Avèm, abbiamo. Par. III , 72*

Avèn, aveano. Inf. XXXIV , 49.

Avèno, aveano. Inf. IX, 39.

Aventino, uno de’ sette colli di Roma. Inf. XXV, 26.

Avere, per essere. Quivi non avea pianto. Inf. IV, 26.

‒ Non avea case. Par. XV, 106., e in luoghi altri assai. Così il Petrarca nella Canzone XXXI. Nell’isole famose di Fortuna Due fonti ha.

Avere acquisto di bene a sè. Acquistar bene a sè. Par. XXIX, 13.

Aver elezion vera; esser pervenuto ad età, in cui si possa meritare, eleggendo il bene, e rifiutando il male. Par. XXXI 1 , 45.

Avere a vicino; cioè vicino. Inf. XXV, 30.

aver grazie; ringraziare. Inf. XVIII, 134.

Avere il desiro a giustizia, cioè desiderarla. Purg. XXII , 5.

Avere il viso a che che sia; guardare, attendere. Par. XXXII, 27. Ma qui figuratamente. Avere in dispregio, per ricusare. Inf. XXIII, 93.

‒  Avere in grado, gradire. Inf. XV, 86.

‒  Aver manco, per esser privo. Purg. X, 30. Aver per meno; cioè stimar pochissimo. Par. XXII, 137.

Averrois, Averroè, Arabo, gran comentatore d’Aristotile, ma empio nelle sue opinioni. Inf. IV, 144.

Averso, rivolto in altra parte. Par. XXXIII, 78.

Augello. Qual diverrebbe Giove, s’egli e Marte Fossero augelli, e cambiassersi penne; se il pianeta di Giove risplendente d’un bel candore, s’infocasse e divenisse vermiglio, come il pianeta di Marte, cambiando con lui colore. Paradiso. XXVII, 14.

Augusta, per la Beata Vergine. Par. XXXII, 119.

Augusto, per Federigo II, Imperadore. Inf. XIII, 68.

Augusto, successore di Giulio Cesare nell’Imperio Romano. Purg. XXI ,117. Sue grandi azioni toccate. Par. VI , 73, e segg.

Avicenna , Arabo, medico eccellente. Inf. IV, 145. Fiorì circa gli anni di nostra salute 1040.

A vicino. Avere a vicino. Inf. XXV , 30.

A vizio, cioè al vizio. Inf. V, 55.

Aula, per sala imperiale. Par. XXV, 42; è voce Latina.

Aulide, città della Beozia, con porto, dove convennero i Greci a deliberare se dovevano muover guerra a’Trojani. Inf. XX, 111.

A volere, cioè ad una medesima, e comune volontà. Par. XII, 25.

A voto, vanamente, indarno. Inf. XXXI , 79. Purg. XXIV, 28. Par. III , 28.

Aura, per aria. Inf. 4, 28. Purg. XIV, 142.

Aurora , Dea foriera del sole. Purg. II, 8. Chiamata dal Poeta concubina di Titone antico. Purg. IX, 1. V. Titone.

Ausarsi, avvezzarsi. Inf. XI, 11. Purg. XIX, 23. Par. XVII, 11.

Auso, oso, ardito. Nulla voluntade è di più ausa, sottintendi, desiderare. Par. XXXII, 63.

Ausonia; così fu detta Italia anticamente, da Ausone figliuolo d’Ulisse e di Calipso. Par. VI, 81.

Austerrich, Austria, nobilissima provincia della Germania. Inf. XXXII, 28.

Austro, vento meridionale, accennato. Purg. XXX, 89. XXXII, 99, detto, della terra d’Iarba , perchè spira dall’Affrica, in una provincia della quale, detta Numidia, regnò anticamente il Re Iarba. Purg. XXXI , 72.

Autor verace, chiama Dante Iddio. Par. XXVI, 40.

Avvallare, piegare, inchinare, abbassare. Purg. XIII, 63. XXVIII, 57. Per scendere in valle. Purg. VIII, 43.

Avvallarsi, piegarsi, torcersi abbasso. Purg. VI , 37. Per scendere in valle. Inf. XXXIV, 45.

Avvalorarsi, acquistar valore. Par. XXXIII, 112.

Avvantaggiarsi, per essere privilegiato. Par. VII, 76.

Avvantaggio, per eccesso, col quale una cosa sopravanza l’altra. Par. XXVI, 31.

Avvegnaché, benché. Purg. III, 1. XII, 8. XIII, 109. Par. XVI, 131. XVII, 25. XX, 60. 79.

Avverare, affermar per vero. Purg. XVIII, 35. Per dar colore di verità. Purg. XXII, 31.

Avversaro, per avversario in rima. Purg. VIII, 95. XI, 20.

Avverso, opposto. Inf. IX. 67. Par. XXVII, 28.

Avverso, per contra; in forza d’avverbio. Par. II, 65.

Avvinghiare, cignere intorno. Inf. V, 6. XXXIV, 70.

Avvisare, per riguardar bene, considerare, discernere, osservare. Inf. XVI, 25. Purg. X, 71. Par. XXIII, 90. Per riconoscere. Purg. XIX, 84.

Avviso, per parere, sentimento. Purg. XIII, 41. XXIX, 80. Par. VII, 19.

Avviso. m’era arriso, io mi pensava, stimava. Inf. XXVI, 50.

Mi fu avviso, stimai. Inf. XXVII, 107.

Avviticchiare, cignere intorno, come le viti fanno gli olmi. Inf. XXV, 60.

Avvivare il cielo di sereno, cioè illuminarlo. Par. XIII, 5.

Avvivarsi, per prender vita. Par. XXIII, 115.

‒ Detto di fiamma, che acquisti maggior vigore. Par. XXXI, 128. V. Allentare.

Avvocato de’ templi Cristiani. Par. X, 119. V. Paolo Orosio.

Azzo degli Ubaldini. Purg. XIV, 105. V. Ugolino, Ubaldini.

Azzolino, Ezzelino di Romano, Vicario Imperiale nella Marca Trivigiana, e tiranno crudelissimo de’ Padovani. Inf. XII, 110. Accennato. Par. IX, 29.

Azzone Terzo da Este, marchese di Ferrara, il quale fece uccidere da’ suoi sgherri M. Jacopo del Cassero, cittadino di Fano, suo nemico. Purg. V, 77.

Azzurro in una borsa gialla. Vedi Gianfigliacci. Inf. XVII , 59.

B

Babbo, padre; ma è voce de’ piccioli fanciulli, e ancor balbettanti. Inf. XXXII, 9.

B e ice, cioè Bice, nome accorciato da Beatrice. Par. VII, 14. Vedi Beatrice.

Babillonia. Chiama il Poeta esilio di Babillonia il mondo; come all’opposto il Paradiso chiamasi la celeste Gerusalemme. Alludesi alla famosa trasmigrazione del popolo Ebreo, di Gerusalemme in Babilonia, città metropoli della Caldea. Par. XXIII, 135.

Baccanti, cioè sacerdotesse di Bacco, le quali con grandissime strida, e furore, celebravano i sacrificj di quel nume. Accennate. Purg. XVIII, 92.

Baccelliere, grado nelle scuole de’ Frati, inferiore a quel del maestro. Par. XXIV, 46.

Bacchiglione , fiume che passa presso Vicenza. Par. IX, 47. Per essa città il pose Dante. Inf. XV, 115.

Bacco, figliuolo di Giove e di Semele, uno degli Dei vincitore delle Indie, e inventore dell’uso del vino, secondo le favole. Inf. XX, 59. Purg. XVIII, 93. Cantar Bacco, cioè un inno in lode di quel Dio, che appresso gli antichi solea cominciare: Io Bacche. Par. XIII, 25.

Baco, per Bacco, in rima. Inf. XX, 19. Vedi il Varchi nell’Ercolano a carte 190; e il Salvini, nella seconda parte de’ discorsi Accademici, a carte 505, e 506.

Badare, per attendere, considerare. Purg. IV, 75.

Badìa, monistero. Par, XXII, 76.

Bagnacavallo , castello tra Imola e Ravenna, i Conti del quale, a’ tempi di Dante, erano già estinti. Purg. XIV, 115.

Bagnoregio, luogo della Marca d’Ancona, patria di S. Bonaventura. Par. XII, 128.

Bajulo seguente. Par. VI, 73 V. Augusto successore di Giulio Cesare.

Balascio, sorta di pietra preziosa. Par. IX, 69.

Balbutire, parlar balbo, come fanno i bambini. Par. XXVII, 130, 133. È voce latina.

Baldezza, coraggio, baldanza. Par. XVI, 17. XXXII, 109.

Baldo, baldanzoso, franco. Par. XV, 67.

Baldo d’Aguglione, gran barattiere in Firenze a’ tempi di Dante. Par. XVI, 36.

Balenare. Mi mise in forse di balenare; cioè, mi fece dubitare temere che balenasse. Purg. XXIX, 18.

Balestrare, per avventare, gettare, scagliare, latino jaculari. Inf. XIII, 98. Purg. XXV, 112.

Balestro, balestra, arco. Inf. XXXI, 83. Purg. XXXI, 16.

Balìa, arbitrio, custodia, governo, podestà. Inf. XIX, 92. Purg. I, 66.

Balzo, rupe, luogo allo e scosceso. Inf. XI, 115.

Balzo d’Oriente, chiama Dante la parte orientale dell’Orizzonte, ond’esce l’aurora, e il sole. Purg. IX, 2.

Banco, per ordine di sedie. Par. XXXI, 16. Per sedia sulla quale si studia. Par. X, 22.

Bando, denunziamento fatto a chiara voce. Purg. XXX , 13. Par. XXVI, 45.

‒ Per encomio, preconio. Par. XXX, 34.

Baratta, contrasto, zuffa, o per lo luogo dove si puniscono i barattieri. Inf. XXI, 63.

Barattare, per far mercato d’ufficj e di cariche; o vender la giustizia. Par. XVI, 57.

Baratteria, per traffico d’ufficj, e di cariche. Inf. XXII, 53.

Barattiere, truffatore, mariuolo. Inf. XXf, 40. XXII, 87.

Baratto, baratteria, mariuolerìa, inganno sottile. In, XI, 60.

Barba, per zio. Par, XIX, 137.

Barba (zio) di Don Federigo Re di Sicilia. Par. XIX, 137. costui fu don alfonso, Re dell’Isola di Majolica.

Barba. Alza la barba; invece di dire alza il viso. Per far vergognare un adulto de’ suoi errori, più convenienti a fanciullo, che ad uomo fatto. Purg. XXXI, 68.

Barbagia, per chiasso, bordello. Purg. XXIII, 94, 96.

Barbagia, luogo montuoso in Sardegna, dove gli uomini e le donne vanno quasi ignudi. Purg. XXIII, 94.

Barbare donne, Purg. XXIII, 103.

Barbari, settentrionali. Par. XXXI, 31.

Barbariccia, nome di Demonio. Inf. XXI, 120. XXII, 29. 59, 145.

Barbarossa. V. Federigo Barbarossa.

Barca, figuratamente; per regno o stato. Par. VIII, 80.

Bari, città di Puglia. Par. VIII, 62.

Barone, per illustre personaggio; con tal nome chiama il Poeta S. Pietro. Par. XXIV, 115.

Barone per cui si visita Galizia, chiama Dante l’Apostolo S. Jacopo Maggiore, il cui sacrato corpo riposa in Compostella, città di Galizia. Par. XXV, 17.

‒ Il gran barone , ecc. V. Ugo conte di Lucimborgo, nell’Indice delle storie.

‒ Barone per cui si visita Galizia. Par. XXV, 17. V. S. Jacopo il Maggiore.

Bartolommeo della scala. Par. XVII, 71. V. Della Scala.

Barucci, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 104.

Basilica, per beata corte, e reggia del Paradiso. Par. XXV, 30.

Basso, per chi parla o canta con voce bassa. Purg. XXV, 129.

Basso. Mettere in basso, cioè abbassare. Purg. XVII, 117.

Bastardo, per tralignante. Purg. XIV, 99.

Basterna, spezie di carro. Purg. XXX, 16.

Bastare. Basti l’effetto. Sottintendi, senza voler cercar la cagione. Par. XXXII, 66.

Batista, S. Giovanni, Precursor di Gesù Cristo. Visse nel deserto con sobrietà maravigliosa; pascendosi di locuste, e di mele silvestre, e bevendo acqua avanti d’uscir fra le genti a predicar la penitenza. Fu canonizzato dalla bocca del Redentore, come il maggiore tra tutti i nati di donne. Purg. XXII, 152. Fu fatto decapitare da Erode, a persuasione di Erodiade, che indusse la figliuola, dopo avere con un ballo meritata la grazia del Sovrano, a dimandargli in premio la testa del santo.

‒ Per lui s’intende il fiorin d’oro, che si batteva in Fiorenza coll’immagine sua. Par. XVIII, 134.

‒ Intorno a due anni sta nell’Inferno, cioè nel Limbo aspettando la venuta del Signore. Par. XXXII , 33.

‒ Tolto da’ Fiorentini per Protettore, subito che abbracciarono la fede cristiana. Inf. XIII, 143. Par. XVI, 47.

‒ L’ovil di S. Giovanni, per la città di Fiorenza, che vive sotto la protezione di questo santo. Par. XVI, 25. V. S. Giovanni Batista.

Batista. La lega del Batista, cioè il fiorin d’oro coll’impronta di S. Giovanni Batista, moneta Fiorentina. Inf. XXX, 74.

Batisteo, luogo dove si battezza. Par. XV, 134.

Batisteo di Firenze nel tempio di S. Giovanni. Par. XV, 134.

Batteo, battè. Purg. XII, 98.

Battersi a palme, cioè colle mani aperte, in segno di gran corruccio, e dolore. Inf. IX, 50.

Battesmo, battesimo. Inf. IV, 35. Purg. XXII , 89. Par. XX, 27, e in altri luoghi.

Battifolle (da). Vedi Federigo Novello.

Beati con sitio, cioè, come spiegano gli spositori, Beati qui esuriunt, et sitiunt justitiam, beati coloro che hanno fame e sete della giustizia. Detto di Cristo nel Vangelo di S. Matteo, al capo 5. verso 6. Purg. XXII, 5.

Beati misericordes; beati i misericordiosi; Detto di nostro Signore in S. Matteo al capo. V. verso. 7. Purg. XV, 38.

Beati mundo corde: beati i mondi di cuore; Detto del Signore in S. Matteo al capo. V. verso. 8. Purg. XXVII, 8.

Beati pacifici, detto del Signore in S. Matteo al capo V. verso 3. Purg. XII, 110.

Beati qui lugent; beati coloro che piangono; detto di Cristo in in S. Matteo, al capo 5. verso 5. Purg. XIX, 50.

Beati quorum tecta sunt peccata; beati coloro i peccati dei quali sono coperti; cioè, colla veste della penitenza, e della carità. Questo è il primo versetto del salmo 31. che è il secondo de’ sette penitenziali. Purg. XXIX, 3.

Beatitudo; per numero d’anime beate; come dicesi nobiltà, per numero di nobili; e gioventù, per numero di giovani. Par. XVIII, 112.

Beatrice Marchesotta da Esti, moglie di Nino de’ Visconti da Pisa; e dopo la morte di lui, rimaritata a Galeazzo de’ Visconti di Milano. S’accenna. Purg. VIII, 73.

 ‒ Beatrice, moglie di don Federigo Re di Sicilia. Purg. VII, 128.

Beatrice, nobilissima gentildonna di Fiorenza, figliuola di Folco Portinari, detta corrottamente Bice, di cui Dante fu innamorato.

‒ Intesa in questo Poema per la Teologia.

‒ Prendesi ancora per la Grazia perficiente. Inf. II, 70. Purg. VI, 46. XV, 76. XVIII, 48, 73. XXIII, 128. XXVII, 36, 55. XXXI, 80, 108., e in altri luoghi assai, particolarmente nel Paradiso.

– Accennata, Inf. X, 131. XII, 88. XV, 90. Purg. I, 83. XXVII, 136.

‒ Discesa di cielo, riprende il nostro Poeta del suo scorretto vivere. Purg. XXX, 73.

‒ Fassi più risplendente del sole. Par. X, 37.

Beccheria (di). Quel di Beccheria fu Pavese, ed Abate di Vallombrosa, al quale fu tagliata la testa, per essersi scoperto certo trattato che fece contro a’ Guelfi in favore de’ Ghibellini in Fiorenza, dove il Papa l’aveva mandato Legato. Inf. XXXII, 119.

Becchetto, per fascia di cappuccio. Par. XXIX, 118.

Bècco, pronunziato coll’è aperta. ‒ Dar di becco in che che sia, mangiarselo. Purg. XXIII, 30.

‒ Becco dell’Aquila imperiale che parla nel pianeta di Giove.

Colui che più al becco mi s’accosta. Par. XX, 44. V. Trajano.

Beda, Sacerdote Inglese, detto il Venerabile. Scrisse molte cose. Par. X, 131.

Belacqua, nome di persona negligente, trovata da Dante nel Purgatorio. Purg. IV, 125.

Bel fior; nome del bel fior ch’io sempre invoco, cioè, il nome di Maria. Par. XXIII, 88.

Bella (della) Iano, cavalier Fiorentino, quando rinunziò a’ grandi, e si fece di popolo, variò l’arme lasciatagli dal Conte Ugo di Lucimborgo, cignendola d’un fregio d’oro. Par. XVI, 132. [Iano della Bella]

Bella. Quella ch’é tanto bella. Par. XXXII, 5. V. Eva.

Bellincion Berti, ricchissimo cavalier Fiorentino, della nobil Famiglia de’ Ravignani, ma di somma moderazione. Purg. XV, 112. XVI, 99.

Belletta, posatura che fa l’acqua torbida; poltiglia, fango. Inf. VII, 124.

Bellisar, Bellisario, capitano valorosissimo dell’Imperadore Giustiniano. Costui riportò de’ Goti molte vittorie, e gli costrinse a partir d’Italia. Par. VI, 25.

Bello (del) Geri. Inf. XXIX, 27. V. Geri.

Bello, per caro. Inf. XIX, 37.

Bello. Bella vita, chiamano i dannati quella che vissero qui nel mondo, in paragone della infelicissima che menano giù negli abissi; tanto più, che dimorando eternamente nella volontà di far male, bramano sempre, ma senza frutto, di poter soddisfare i loro disordinati appetiti, come su nel mondo facevano. Inf. XV, 57.

Bello. È bello, per istà bene. Inf. IV, 104. Purg. XXV, 43.

Fia bello, cioè sarà buona e lodevoi cosa. Par. XVII, 68.

Belo, padre, o progenitore di Didone. Par. IX, 97.

Bel paese là dove il sì suona, cioè, l’Italia; dove per affermare si dice sì, a differenza d’altre nazioni. Inf. XXXIII, 79. * Dante allude alla lingua del sì come allora chiamavasi l’Italiana; e ch’ei nel trattato su l’Eloquenza Volgare contrappone alla lingua dell’oc (la provenzale) e alla lingua dell’oil (la francese).

Bel Pianeta, lo bel pianeta che ad amor conforta. Purg. I, 19. cioè la stella di Venere.

Bel salutare; per quelle parole di cortesia, che si usano ne’ saluti. Purg. VIII, 55.

Belzebù, nome di Demonio principale. Inf. XXXIV, 127.

Benaco, altrimenti Lago di Garda, posto tra Verona, e Brescia. Inf. XX, 63, 74, 77.

Ben creato, per beato, eletto da Dio all’eterna gloria. Par. III, 37.

Bene ascolta, chi la nota; cioè allora è utile l’udire una sentenza morale, quando si manda alla memoria per valersene in pratica. Inf. XV, 99.

Bene, per benefizio. Purg. X, 89.

Per anima beata. Par. XIII, 48.

Bene. Iddio fece l’uomo a bene; cioè atto a bene operare; ovvero, perchè arrivasse al possedimento del sommo bene. Purg. XXVIII, 92.

Bene, che sé in sé misura, chiamasi da Dante Iddio, ch’essendo infinito, può solamente da sé stesso essere misurato. Par. XIX, 51.

Bene; lo ben, che nella quinta luce è chiuso. Par. XIII, 48. V. Salomone.

Benedetto (S.), della nobilissima famiglia degli Anicj Romani, gran Padre de’monaci in Occidente. Convertì molte genti in Terra di Lavoro dal culto degli idoli alla Cristiana religione. Morì nel monistero di monte Cassino. Par. XXII, 40. XXXII, 35. V. Cassino.

Benedetto ( S. ). Badia ricchissima di S. Benedetto, situata dove il fiume Montone scende al basso con grande strepito. Inf. XVI, 100.

Benedictus qui venit; benedetto chi viene. Parole delle turbe di Gerusalemme, che festeggiavano la venuta del Signore in quella Città. Purg. XXX, 19.

Bene nato, felice, avventuroso. Par. V, 115.

Benevento, città del Principato Ulteriore nel regno di Napoli. Purg. III, 128.

Ben finito; per colui che muore in grazia di Dio. Purg. III, 73.

* Ben Guidata, La ben guidata sopra Rubaconte; Firenze per ironia. Purg. XII, 102.

* Rubaconte è uno de’ suoi ponti su l’Arno stato così nominato dal podestà che allora reggeva la città.

Beninanza, benignità, bontà. Par. VII, 143. XX, 99. voce disusata.

Benincasa d’Arezzo, vedi l’Aretino.

Ben punito, cioè giustamente castigato. Inf. XIX, 97.

Ben richiesto al vero e al trastullo; cioè l’onesto, e il dilettevole.

Benvoglienza, benevolenza. Purg. XXII, 16.

Bergamasco; di Bergamo, città montuosa di Lombardia. Inf. XXI, 71.

Berlinghieri (Ramondo) Conte di Provenza. Par. VI, 134. V. Romeo.

Bernardin di Fosco, Faentino, uomo valoroso, benché di picciola nazione. Purg. XIV, 101.

Bernardo (S.), Borgognone, Abate dell’ordine Cisterciense, d’altissima contemplazione, divotissimo della Beata Vergine, e scrittore di molti dotti, e santi volumi. Par. XXXI, 102, segg. e 139. XXXII, 1. XXXIII, 49.

Bernardo, uno de’primi Frati, e compagni di S. Francesco. Par. XI, 79.

Bernardone (Pietro), Padre di S. Francesco d’Assisi. Par. XI, 89.

Berta. Donna Berta; per qualunque donnicciuola ignorante. Par. XIII, 139.

Berti (Bellincione) V. Bellincion Berti. Par. XV, 112. XVI, 99.

Bertramo dal Bornio, fu Inglese, e dato per ajo dal Re Arrigo d’Inghilterra a Giovanni suo figliuolo, che l’accompagnasse alla Corte di Francia. Ma essendo quel giovane un grande scialacquatore, né potendo supplire alle sregolate sue spese una porzione del regno assegnatagli dal padre, fu consigliato da Bertramo a muovergli guerra, nella quale il predetto Giovanni rimase morto. Inf. XXVIII, 134. * La chiosa tutta erra.[2] *

Berza, parte della gamba dal ginocchio al piede. Levar le berze, affrettarsi a correre. Inf. XVIII, 37. Alcuni per berze intendono vesciche o bolle, che levansi nella pelle a forza di battiture. Lat. vibices, pustulae.

Berzaglio, scopo verso cui si tirano le frecce. Par. XXVI, 24. qui è metafora.

Bestemmia di fatto, chiama Dante il sacrilegio, il violare cosa a Dio sacrata. Purg. XXXIII, 59.

Bestia, per uomo bestiale. Inf. XXIV, 126. Par. XIX, 47.

Bevero, castoro, animal noto, da cui si cava il muschio; e vive in acqua ed in terra; perciò da’ Greci chiamato ἁμϕιβιον ζῶον. Era detto dagli antichi Latini castor, fiber; e da questa seconda voce corrotta, pare che sia derivata la voce bevero. Inf. XVII, 22.

Bianche bende, usavano di portare le donne vedove a’tempi di Dante. Purg. VIII, 74.

Bianchi. Fazione in Toscana a’ tempi di Dante. Inf. XXIV, 150.

Bianco. I primi bianchi; cioè il primo candore. Purg. II, 26.

Bianco vestita, in veste bianca. Purg. XII, 89.

Bica, monticello di terra; e figuratamente mucchio di qualsivoglia cosa. Inf. XXIX, 66.

Biece, per bieche, in rima. Inf. XXV, 51. Par. VI, 136.

Bieci, per coloro che fanno voto temerariamente. Par. V. 65.

Bieco, per malvagio, pravo. Inf. XXV, 31.

Biforme, di due forme, o nature. Purg. XXXII, 96.

Biga, per carro di due ruote. Par. XII, 106. Presso gli antichi Latini biga, e bigæ significava carro, o carretta tirata da due cavalli: siccome quadriga, e quadrigæ significava carro o carretta tirata da quattro cavalli accoppiati in filo.

Bigio, colore simile al cinerizio. Inf. VII, 104. Far bigio, per oscurare, discolorare. Purg. XXVI, 108.

Bigoncia, vaso di legno senza coverchio, ad uso principalmente di forneggiar l’uva premuta al tempo della vendemmia. Par. IX, 55.

Billi, famiglia nobile fiorentina, accennata per l’arme sua, che è una colonna di vajo in campo rosso. Par. XVI, 103.

Binato animale, chiama Dante il grifone, per lo quale intende Gesù Cristo, il quale nacque due volte; una eternamente dal seno del Padre, l’altra nel tempo, dalla Beata Vergine. Purg. XXXII, 47.

Bindo, nome usato in Fiorenza, a’ tempi del nostro Poeta. Paradiso. XXIX, 103.

Bisava al Cantor, colei Che fu bisava al Cantor, che per doglia Del fallo disse, Miserere mei. Par. XXXII , 10.  vedi Ruth.

Biscazzare, giocare il suo avere. Inf. XI, 44.

Bisenzio, fiume di Toscana, il quale nasce nella valle di Falterona, e scorre tra Prato e Fiorenza, e mette nell’Arno. Inf. XXXII, 56.

Bismantova, montagna altissima del territorio di Reggio in Lombardia. Purg. IV, 26.

Bisogna, faccenda, affare, cosa. Inf. XXIII, 140. Per ciò che fa di mestieri, bisogno. Purg. XIII, 62. XXXIII, 29.

Bizzarro, stizzoso, forte iracondo. Inf. VIII, 62.

Blandimento, lusinga, carezza. Par. XVI, 30.

Blando, per dilicato, lusinghevole. Par. XXII, 85.

Per piacevole, affabile. Par. XII, 24. Lat. blandus.

Bobolce, per bifolche, seminatrici. Par. XXIII, 132.

Bocca, degli Abati, Fiorentino, traditore de’ suoi Fazionarj. Inf. XXXII, 106.

Boemmia, provincia di Germania, adjacente al fiume Albi, o Albia. Accennata. Purg. VII, 98. Par. XIX, 125. V. Buemme.

Boezio Severino, gran senatore di Roma, e uomo di prodigiosa dottrina. Scrisse molti volumi; ma i più famosi sono i cinque libri de Consolatione philosophiæ, composti da lui in prigione, dov’era stato cacciato dal Re Teodorico, il quale poi lo fece morire. Il suo corpo giace in Pavia nella chiesa detta in Coelo aureo, dov’è un altare eretto a Boezio, come a santo. Accennato. Par. X, 125. V. Cieldauro.

Bogliente, bollente, che bolle. Purg. XXVII, 49.

Bollor vermiglio, per sangue bollente. Inf. XII, 101.

Bologna, città nobilissima di Lombardia. Inf. XXIII, 142. Purg. XIV, 100.

Bolognese. Purg. XI, 83.

Bolognesi. Inf. XXIII, 103.

Bolsena. oggi Castello, anticamente città della Toscana. Quivi presso è un lago, di figura quasi rotonda, che gira circa XXII miglia, e che produce ottime anguille. Chiamasi il Lago di Bolsena. Purg. XXIV, 24.

Bonatti (Guido), famoso astrologo a’ tempi del Conte Guido di Montefeltro, a cui fu carissimo. Inf. XX, 118.

Bonaventura (S.), da Bagnoregio, luogo della Marca d’Ancona; Dottore di Santa Chiesa; prima Frate di S. Francesco, poi Generale dell’ordine, e Cardinale per la sua gran dottrina e virtù. Paradiso. XII, 127.

Bonifazio Ottavo, sommo Pontefice, chiamato prima Benedetto d’Anagni, uomo di grand’animo, e cupido di signoreggiare. Costui con sue arti persuase Celestino V, suo antecessore a rinunziare al Papato; e ottenuto il suo desiderio, e avendo usurpata la sede di S. Pietro, il fece incarcerare nella Rocca di Sulmone, dove Celestino poco dopo morì in gran concetto di santità. Inf. IX, 53.

‒ Biasimato. Inf. XXVII, 70, 85, e segg. Par. IX, 132, e segg. XII, 90. XXVII, 22. XXX, 148.

‒ Imprigionato in Alagna da Sciarra Colonnese per ordine di Filippo Bello Re di Francia. Purg. XX, 87.

‒ Inteso per la meretrice; per essere, come scrivono alcuni Storici, pervenuto al Papato con arti non buone: benché altri neghino ciò, e lo giustifichino. Purg. XXXII, 149. XXXIII, 44.

‒ Trattasi con esso lui da’ Francesi di far passar l’Alpi a Carlo Senzaterra, perchè fingendo egli di riformar la città di Fiorenza, ne cacciasse la parte Bianca, della quale era il nostro Poeta. S’accenna. Par. XVII, 49, e segg.

Bonifazio, Arcivescovo di Ravenna, figliuolo d’Ubaldino della Pila; signore splendido. Purg. XXIV, 29.

Bonifazio da Signa, gran barattiere in Firenze a’ tempi di Dante. Par. XVI, 56.

Bontà, per sufficienza, valore. Par. XXV, 66.

Bordello, postribolo, luogo dove stanno le meretrici. Così chiama Dante l’Italia, a’ suoi tempi estremamente corrotta. V. l’Ercolano del Varchi, a carte 293.

Bordone. Recavasi il bordone cinto di palma da’pellegrini ch’erano stati a’ luoghi santi di Palestina, per dinotare che venivano da quelle contrade. Purg. 33, 78.

‒ Bordone. Tener bordone, sostener la musica con quella voce che si chiama tenore. Purg. XXVIII, 18.

Borea, vento che spira da settentrione. Par. XXVIII, 81.

Borgo, uno de’sesti di Firenze Par. XVI, 134.

Borni, quelle pietre che sogliono avanzar fuori d’alcun muro che si lascia imperfetto. Inf. XXVI, 14.

Bornio (dal) Bertramo. Inf. XXVIII, 134. V. Bertramo.

Borsa. Pregio della borsa, chiama Dante la liberalità, e la magnificenza. Purg. VIII, 129. V. Spada.

Borsa, Per luogo concavo. Inf. XIX, 72.

Borsiere (Guglielmo) valoroso e gentil cavaliero, pratichissimo delle Corti, bel parlatore, e faceto. Inf. XVI, 70. V. il Boccacio nella Novella 8. della I. Giornata.

Bostichi, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 93.

Botoli, cioè piccioli cani, chiama Dante gli Aretini Purg. XIV. 46.

Botolo, spezie di can piccolo, e vile. Purg. XIV, 46. qui è metafora.

Bozzacchione, per susina vizza, e vana. Par. XXVII. 126.

Bozzo, per vituperato. Ma bozzo è propriamente colui, a cui la moglie fa fallo. Par. XIX, 138.

Brabante, provincia di Fiandra nobilissima.

Donna di Brabante chiama il Poeta la moglie di Filippo il Bello Re di Francia, ch’era della casa de’ signori di Brabante. Purg. VI, 23.

Braco, e brago, pantano. Purg. V, 82. Inf. VIII, 50.

Brama; Duo brame di fieri lupi ; cioè due lupi fieri, e bramosi. Par. IV, 4.

Branca, propriamente zampa dinanzi coll’unghie; o piede d’uccello di rapina. Inf. XVII, 13; ma figuratamente, aver tra branche, cioè in sua balia, disse Dante. Inf. VII. 69.

Branca d’Oria. Genovese, il quale uccise a tradimento Michel Zanche suo suocero per torgli il Giudicato di Logodoro in Sardigna. Inf. XXXIII, 107, 140.

Branche verdi. Inf. XXVII, 45, V. Ordelaffi.

Brancolare, andare al tasto. Inf. XXXIII. 75.

Branda, bellissima fontana nella piazza di Siena. Inf. XXX, 78; dell’etimologia di questa fonte vedi, a carte 125. Del Tomo 2. de’ Discorsi accademici del celebre Sig. Abate Anton Maria Salvini.

Brandizio, Brindisi, città marittina in terra d’Otranto dove morì Virgilio. Purg. III, 27.

Brenno, capitan generale de’ Galli Senoni, il quale mentr’era per impadronirsi del Campidoglio di Roma, fu rispinto e scacciato da Furio Cammillo. È notissima la storia. Par. VI, 44.

Brenta, fiume che nasce nell’Alpi che dividono l’Italia dalla Germania. Passa per Padova, e si scarica nell’Adriatico. Inf. XV, 5. Par. IX, 27.

Brescia, città nobile di Lombardia, capo de’ Cenomani. Inf. XX, 68.

Bresciano, di Brescia. Inf. XX, 71.

Brettinoro, cittadella montuosa di Romagna, posta sopra Forlì. Purg. XIV, 112. V. Guido del Duca.

Breve, in forza d’avverbio, per brevemente, in poche parole. Inf. III, 45.

Briareo, uno de’ Giganti fulminati da Giove per avergli mossa guerra, il quale fingono i poeti che avesse cento braccia, e cento mani. Inf. XXXI, 98. Purg. XII, 28.

Briga, per noja, fastidio. Inf. V, 49

Brigata (il), uno de’ figliuoli del Conte Ugolino della Gerardesca. Inf. XXXIII, 89. V. Ugolino.

Brisso, filosofo antichissimo, di cui fa menzione Aristotile nel 1. Libro Posteriorum Analyticorum, al capo 9, dove si rapporta e si biasima la sua maniera di provare la quadratura. Par. XIII, 125. I Comentatori del nostro Poeta passano costui sotto silenzio.

Broccia (Piero dalla), V. Pier dalla Broccia.

Broda, per acqua imbrattata di fango. Inf. VIII, 53.

Brogliare, sollevarsi, e commoversi. Par. XXVI, 97.

Brollo, spogliato, scorticato. Inf. XVI, 30.

Brolo, per ghirlanda. Purg. XXIX, 148.

Bronco, tronco, sterpo grosso. Inf. XIII, 26.

Broggia, nobilissima città di Fiandra. Inf. XV, 4. Purg. XX, 46.

Brullo, scorzato, ignudo. Inf. XXXIV , 60. Purg. XIV, 91. V. Brollo.

Bruna bruna, molto adombrata. Purg. XXVIII, 51.

Brunelleschi (Angelo), Fiorentino, inteso da Dante, come vogliono gli antichi spositori. Inf. XXV, 68.

Brunetto latini, fiorentino, uomo di gran scienza , maestro di Dante. Scrisse un libro in lingua volgar Fiorentina chiamato Tesoretto; e un altro in lingua Francese, intitolato, Tesoro. Inf. XV. 30. XXXII, 101.

Brutto. Atto bruno, cioè dispettoso, e dimostrante noja e sdegno. Purg. XXIV, 27.

Bruto E Cassio, disfatti in Tessaglia da’ Triumviri. Par. VI, 74.

Bruto (Marco) che cacciò di Roma il Re Tarquinio Superbo, e diede alla patria la libertà. Inf. IV, 127.

Bruto (Marco) uccisore di Giulio Cesare che adottato lo avea per figliuolo. Inf. XXXIV. 65.

Brutto, per lordo di fango. Inf. VIII, 35.

‒ Per disonesto Par. XXII, 84.

Buca sepolcrale, sepolcro. Purg. XXI, 9.

Buccia, superficie, scorza, pelle. Inf. XIX, 29.

Buccia strema, pelle arida, che tocca l’ossa. Purg. XXIII, 25.

Bucolici carmi!, cioè versi pastorali, e trattanti di cose, che a’ bifolchi s’appartengono. Purg. XXII, 57.

Buemme, Boemia, provincia di Germania. Par. XIX, 125.

Buemme. Quel di Buemme. Par. XIX, 125. V. Ladislao.

Bufèra, aria gravemeute commossa, o sia turbine con pioggia, e neve. Inf. V, 31.

Buffa, per baja, vanità. Inf. VII, 61. Per ischerno. Inf. XXII, 133.

Buggea, città dell’Affrica, posta dirimpetto a Genova. Par. IX, 92.

Bugiare, dir bugie. Purg. XVIII, 109.

Bugio, bucato, forato. Par. XX, 27.

Bujamonti (Giovanni), cavalier fiorentino, grandissimo usurajo a’ tempi di Dante, accennato per li tre becchi, arme di sua famiglia. Detto il cavalier sovrano per ironia.

Bujo, oscuro tenebroso. Inf. III, 130.

Buj segni, per macchie del corpo lunare. Par. II, 49.

Bulicame, propriamente acqua bollente che scaturisce dalla terra. Inf. XII, 117, 128. Ma qui sangue bollente; e Inf. XIV, 79. Qui s’intendono i bagni caldi del pian di Viterbo.

Bulicame, acqua bollente che scaturisce in Viterbo, la quale dopo alquanto spazio arriva nel luogo delle meretrici, e quivi già tiepida divenuta, è distribuita fra loro, serve agli usi domestici. Inf. XIV, 79.

Bulla, bolla, rigonfiamento d’acqua. Purg. XVII, 31.

Buonagiunta degli Orbisani, Lucchese, buon dicitore in rima a’suoi tempi. Purg. XXIV, 19. XX. Uno degli antichi rimatori. Purg. XXIV, 35, 56.

Buonconte di Montefeltro , figliuolo del Conte Guido, il quale nella sconfitta che ebbero a Certomondo nel Casentino gli Aretini, fu, combattendo, ucciso. Purg. V, 88.

Buondelmonte de’ Buondelmonti, ripudia la sua sposa di casa Amidei. Par. XVI, 140. V. Amidei.

Buondelmonti, famiglia fiorentina nobile, e potente. Par. XVI, 66.

Buono, per vero. Par. IX, 63.

Buono; è buono, cioè sta bene. Inf. XII, 27. XV, 103. Purg. VII, 45, 12, 5, 14. XIII, 93. e in altri luoghi.

Buonturo, Lucchese della nobil famiglia de’ Dati, come alcuni vogliono; grandissimo barattiere, benché Dante il nieghi, per ironia. Inf. XXI, 41.

Buoso da Duera, Cremonese, il quale nel tempo che Guido di Monforte passava coll’esercito di Carlo in Puglia contra Manfredi, fu mandato da’ suoi cittadini, e da altri Lombardi Ghibellini, sotto Parma per vietare il passo a’ Francesi; ed avrebbel fatto, quando non fosse stato corrotto da gran quantità di danari che Guido gli diede; onde poi il popolo di Cremona spense tutto il lignaggio del traditore. Inf. XXXII, 116.

Buoso. Dicono costui essere stato in Firenze della nobil famiglia degli Abati. È posto da Dante tra’ ladri. Inf. XXV, 140.

Buoso Donati, Fiorentino , uomo ricchissimo. Inf. XXX, 44. V. Gianni Schicchi.

Burchio, barca da remo coperta. Inf. XVII, 19.

Burella, per luogo oscuro dove non si veda lume di sole. Inf. XXXIV, 98.

Burlare, per bujare, che in lingua Aretina vuol dire gettare. Inf. VII, 30. Così Cristoforo Landino; ma gli Accademici della Crusca nel vocabolario, spiegano, dispregiare; che quanto al concetto viene ad essere il medesimo; perchè lo scialacquatore mentre getta il suo avere, mostra di non farne conto.

Burraio, luogo scosceso, e profondo. Inf. XII, 10. XVI, 114.

Burro, butiro. Inf. XVII, 63.

C

Ca, per casa, voce Lombarda. Inf. XV, 54. V. l’abate Anton Maria Salvini nella parte de’ suoi eruditissimi Discorsi accademici, a carte 504.

Caccia, d’Asciano, giovane Sanese molto ricco, il quale, consumò il suo patrimonio in golosità. Inf. XXIX, 131.

Cacciaguida, dell’antica famiglia Romana de Frangipani (al dir del Salvini nel discorso 84. della 1. centuria) padre di Alighieri bisavolo di Dante. Par. XV, 28. e segg. XVIII, 2. XXV, 50.

‒ Loda i costumi antichi de’ Fiorentini, e biasima i moderni. Par. XV , 97. e segg.

‒ Muore in battaglia contra i Turchi. Par. XV, 145.

Caccianimico, (Venedico) Colognese, il quale indusse Ghisola sua sorella a far la voglia del marchese Obizzo da Este signor di Ferrara. Inf. XVIII, 50.

Cacciare, per dar fretta. Inf. IV, 146.

Caco, figliuolo di Vulcano, d’aspetto molto deforme, e grandissimo ladrone, il quale abitando in una grotta del monte Aventino rubò i buoi ad Ercole, ch’egli avea condotti in Ispagna; ma conosciuto il furto, fu da lui ucciso a colpi di clava. Inf. XXV, 25. Vedi Livio nel I. libro. Virgilio nell’8. dell’Eneida; Properzio nella 10. Elegia del 4. libro; e Ovidio nel 1. de’ Fasti.

Cacume, sommità, cima. Purg. IV, 26. Par. XVII, 113. XX, 21. è voce Latina.

Cadere, detto di fiume che si scarica in mare. Purg. XXVII, 3.

Cadmo, figliuolo d’Agenore Re di Tiro, il quale cercando Europa sua sorella, da Giove rapita, dopo un lungo girare fermossi nella Beozia, e vi fabbricò la città di Tebe.

‒ Finalmente fu trasformato in serpente. Inf. XXV, 97. Vedi Ovidio nel 3. delle Trasformazioni.

Caduci, per caduchi; in rima. Par. XX, 12.

Caduto a Tebe, quel che cadde a Tebe giù de’ muri. III. XXV, 15. V. Capaneo.

Caggia, cada. Inf. VI, 67. Par. VII, 78.

Cagnano, fiume di Trevigi. Par. IX, 49.

Cagiano (Angiolello da). Inf. XXVIII, 77. V. Angiolello.

Cagnazzo, nome di Demonio. Inf. XXI, 119. XXII, 106.

Cagnazzo, per brutto e deforme. Inf. XXXII, 70.

Caifas, Pontefice de’Giudei, che li consigliò a far morire nostro Signore, perchè tutto il popolo non perisse. Inf. XXIII, 115.

Caina, una delle quattro profondissime prigioni, che finge Dante esser nel pozzo d’abisso; nella quale sono puniti i traditori de’lor parenti. Inf. V, 107. XXXII, 58.

Caino, primogenito d’Adamo, il quale per invidia uccise il suo fratello Abele. Accennato. Purg. XIV, 132.

Caino e le spine, cioè una cert’ombra che osservasi nella Luna, la quale gli uomini del volgo dicevano, ch’era Caino, che portava sulle spalle una forcata di spine. Inf. XX, 126. Par. II, 51.

Calaurese, di Calauria, o Calabria. Par. XII, 140.

Calboli (Rinieri da). V. Rinier, e Fulcieri.

Calcabrina, nome di Demonio. Inf. XXI, 118. XXII, 133.

Calcagne, calcagni. Purg. XII, 21. XIX, 61.

Calcanta, Calcante, nobile indovino nell’esercito de’ Greci contra Troja, il quale persuase Agamennone a sacrificare Ifigenia sua figliuola, per impetrar buon vento ad uscire del porto d’Aulide. Inf. XX, 110.

Calendi, o Calende. Il primo giorno di ciascun mese; e si prendono per li mesi medesimi Purg. XVI, 27.

Calere, curarsi, aver premura. Purg. XXV, 123. XXXII, 5.

Calfucci, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 105.

Calfucci e loro ceppo. Lo ceppo di che nacquero i Calfucci. Par. XVI , 106. questi furono i Donati, famiglia nobilissima Fiorentina.

Caligare, per mandar nebbia, e fumo, come fa la Cicilia per lo monte Etna. Par. VIII, 67.

Calisto I. Sommo Pontefice; morì martire. Par. XXVII, 44.

Calla, calle, via stretta. Purg. IV, 22. IX, 123.

Callaja, passo, valico, apertura. Purg. XXV, 7.

Callaroga, Callabora, città della Castiglia vecchia in Ispagna, nella quale nacque S. Domenico. Par. XII, 52.

Calliopèa, Calliope, una delle nove muse, presidente all’Eroico poema. Purg. I, 9.

Callisto, Ninfa, compagna di Diana. Purg. XXV, 131. V. Elice.

Calme, mi cale. Purg. VIII, 12.

Calo, per abbassamento, depressione, ruina. Par. XV, 111.

Calore, per oggetto amato. Par. XXXI, 140.

Camicione (Alberto) de’ Pazzi di Valdarno, il quale uccise a tradimento M. Ubertino suo parente. Inf. XXXII, 68.

Cammilla , donzella guerriera , che armossi a difesa di Turno contra Enea. Vedi Virgilio lib. 7 e 11. dell’Eneida. Inf. 1 , 107, TV, 124.

Camminata, per sala dove si passeggia. Inf. XXXIV, 97.

Cammine. Per cammini, verbo, in rima. Par. VIII, 106.

Cammino (da) , famiglia nobile , e potente di Trivigi. Purg. XVI, 124. V. Gherardo.

Cammino (Ricciardo da) Par. IX, 80. V. Ricciardo.

Camo, freno. Purg. XIV, 143. è voce Latina.

Campagnatico, luogo del contado di Siena. Purg. XI, 66.

Campaldino, è nome d’un piano in Casentino appiè del monte di Poppi. Purg. V, 92.

Campare, per fuggire, salvarsi dal pericolo, scampare. Inf. 1,95. II, 68. XVI, 82.

Campare, per salvare. Inf. XXII, 21.

Campi, castello presso a Prato in Toscana. Par. XVI, 50.

Campo, per piazza. Purg. XI, 134.

Canavese, contea nel Piemonte. Purg. VII, 136.

Cancellare. Scrivere solo per cancellare; detto di chi scriva censure contra persone ricche, le quali poi debbano spender molto per farle annullare. Par. XVIII, 130.

Cancellieri, famiglia nobilissima di Pistoja. Accennata. Inf. XXXII, 65. V. Focaccia.

Cancro, uno de’segni dello Zodiaco, opposto al Capricorno. Par. XXV, 101.

Cancro, uno de’segni dello Zodiaco. Se ’l Cancro avesse un tal cristallo, Il verno avrebbe un mese d’un sol dì. Cioè: se nella costellazione del Cancro fosse una stella di quello splendore, ch’era l’anima di S. Giovanni Evangelista, come finge d’averla veduta il nostro Poeta, tutto quel mese che il sole sta in Capricorno, sarebbe un giorno solo, cioè non verrebbe mai notte. Perchè quando il sole è in capricorno, la notte sempre leva il cancro: e così il giorno farebbe lume il sole, e la notte quella stella lucidissima. Par. XXV, 101. Ma questi luoghi di Dante, che abbisognano di sì lunga spiegazione, pare che non debbano imitarsi.

Candelabro, candelliere. Purg. XXIX, 50.

Candela, candela. Par. XI, 15. XXX, 54.

Candente, per rilucente. Par. XIV, 77.

Candori, per anime beate. Par. XXIII, 124.

Cangiare, per rimunerare, ricompensare. Inf. XXII, 138.

Cangiar carte nel suo volume, cioè mutar faccia, variare aspetto. Par. II, 78. Cangiar l'acqua, per intorbidarla col sangue sparso. Par. IX, 47.

Can grande della Scala, signor di Verona, uomo di gran valore, e d’incredibile magnificenza. Giovanetto d’anni diciotto ne comincia a dimostrare i segni. Par. XVII, 76.

Cani, per genti malnate, canaglia. VIII, 42.

Caniculari , giorni di state, quando sorge in cielo la costellazione detta da’ Latini Canicula, e dai Greci προχύων. Inf. XXV, 80.

Caninamente, a foggia di cane. Inf. VI, 14.

Cansare, scansare, dar luogo. Inf. XII, 99.

Cansarsi, per ischermirsi. Purg. XV, 144.

Cantica; numero determinato di canti, o Libri di Poema. Purg. XXXIII, 140.

Cantilena, canzone. Par. XXXII, 97.

Canto, per banda, lato, parte. Inf. XXVI, 138. Par. III, 57.

Cantor dello spirito santo. Par. XX , 38.

Cantor, che per doglia Del fallo disse: miserere mei. Par. XXXII, 11.

Cantor sommo del sommo Duce. Par. XXV, 72. Ne’suddetti tre modi circoscrivesi dal Poeta il Re Davidde.

Cantore dello spirito santo; cioè Davide. Par. XX, 38.

Canzone, chiama Dante ciascuna delle tre Cantiche del suo Poema, che in più canti si dividono. Inf. XX, 3.

Caorsa, città di Provenza, a’ tempi di Dante piena d’usurai. Inf. XI, 50.

Caorsini, cittadini di Caorsa città di Provenza. Par. XXVII, 58. V. Giovanni XXII.

Caos. Materia indigesta, e confusa, la quale alcuni Filosofi credettero che Dio ordinasse, e distinguesse , per cavarne il cielo e la Terra. Inf. XII, 43.

Capaneo, uno de’ sette Regi che assediarono la città di Tebe in Beozia, per rimettervi dentro Polinice, cacciatone da Eteocle suo fratello. Costui per le bestemmie ch’ei proferiva contra Giove, fu da lui ucciso col fulmine. Inf. XIV, 63. XXV, 15.

Cape, capisce, acquista. Purg. XVIII, 60.

Capere, per essere contenuto. Par. III, 76. XVII, 5.

Capestro, fune, corda. XXVII, 92. XI, 87. XII, 132.

Capo ha cosa fatta; detto di Mosca degli liberti, passato in proverbio per dinotare che dopo il fatto ogni cosa s’aggiusta, e ad ogni disordine si trova rimedio. Inf. XXVIII, 107.

Capocchio Sanese. Alchimista, e falsator di metalli, a’ tempi di Dante. Inf. XXIX, 136. XXX, 28.

Caponsacchi, famiglia nobile Fiorentina, discesi da Caponsacchi da Fiesole. Par. XVI, 121.

Cappa di monaco. Par. XI, 132.

Cappelletti, famiglia potente in Verona. Purg. VI, 106. V. Montecchi.

Cappello Cardinalizio. Par, XXI, 125.

Cappello, per corona di lauro dovuta a’ Poeti. Par. XXV, 9.

Cappello del falcone. Par. XIX, 34.

Cappia; mi cappia nelle tue parole; cioè, io intenda per le tue parole. Purg. XXI, 81 .

Capra del cielo, cioè il Capricorno, uno de’ segni dello Zodiaco. Par. XXVII, 69.

Capraja. isoletta del mar Tirreno, vicina alla foce d’Arno. Inf. XXXIII, 82.

Capricorno, uno de’ segni dello Zodiaco, distante tre segni dall’Ariete; al quale arrivato il sole, ritorna verso il circolo Equinoziale, e le notti finiscono di crescere, e i giorni di scemare. Purg. II, 57. Par. XXVII, 69.

Caprona, castello del Contado di Pisa, assediato da’ Lucchesi a’ tempi di Dante; il quale fu reso loro con questa condizione, che i fanti del presidio ne uscissero salve le persone, e lo avere. Inf. XXI, 95.

Carato, la ventiquattresima parte dell’oncia; e dicesi propriamente dell’oro. Inf. XXX, 90.

Carcare, caricare. Inf. XXI, 35. Purg. XVIII, 84.

Carcare, per portare il carico. Inf. XXI, 35.

Carcato, caricato. Inf. XXX, 6.

Carco, peso, carico. Inf. XII, 30. Carco di vergogna; cioè ingombramento. Par. XVIII , 66. Acquistar carco; per aggravar la coscienza. Inf. XXVII, 136.

Carcossi il figliuol di Dio della nostra salma, quando prese carne umana. Par. XXXII, 114.

Cardinale. Il Cardinale. Inf. X, 120. V. degli Ubaldini (Ottaviano) * E così senz’altro nome era chiamato a’ suoi tempi fattosi famoso com’uomo di parte, e ghibellino deliberato contro la Chiesa, e aperto impugnatore della credenza dell’immortalità dell’anima*.

Caribo, sorta di ballo. Purg. XXXI, 132.

Cariddi, famosa voragine nel Faro di Messina, incontro a Scilla. Inf. VII, 22.

Carisenda, torre famosa in Bologna, che pende molto, fabbricata dall’antica famiglia de’Carisendi, presso l’altra detta degli Asinelli. Inf. XXXI, 136.

Carizia, carestia. Par. V, 111 .

Carlino de’ Pazzi, Fiorentino. Costui occupò Castel di Piano in Valdarno, e diedelo a’ Bianchi, ch’erano di sua fazione. Onde i Fiorentini ch’erano a Pistoja furono costretti a lasciar quella impresa, e andare al riacquisto d’esso castello, il quale dopo 28. giorni riebbero, avendo corrotto con danari il detto Carlino. Inf. XXXII, 69.

Carlo Magno, Imperadore e Re di Francia, grandissimo difensore della Chiesa Romana. Inf. XXXI, 17. Par. XVIII, 43. Vince Desiderio Longobardo Re d’Italia, e soccorre la Chiesa. Par. VI, 96.

Carlo Primo, di Valois , Re di Puglia , uomo valoroso, fratello di Lodovico il santo, Re di Francia. Costui fu ben guarnito di naso. Accennato. Purg. VII, 113, 124.

Carlo secondo, Re di Puglia, figliuolo di Carlo Primo, uomo scellerato. Purg. XI, 137. Accennato, Purg. VII , 127.

Fa uccider Curradino, figliuolo di Federigo II. Imperadore, e (secondo Dante) avvelenare S. Tommaso d’Aquino. Purg. XX, 67. ‒ V. Curradino e Tommaso.

‒ Travaglia la Sicilia. Par. XX, 63. Spogliato del reame di Sicilia da Papa Nicola III. Per aver egli negato di dare una sua figliuola in moglie ad un nipote di esso Pontefice. Inf. XIX, 109.

– Preso in battaglia navale da Ruggieri dell’Oria, Ammiraglio del Re Pietro d’Aragona, e condotto prigione a Messina, dove vide uccidere più di dugento suoi nobili. A lui, e ad alcuni altri pochi fu salvata la vita per clemenza della regina Costanza.

– Uscito poi di prigione, maritò sua figliuola ad Azzo Terzo, marchese di Ferrara per gran somma d’oro. Purg. XX, 79. Detto anche Novello. Di fazion Guelfa. Par. VI , 106.

– Fu anche Re di Gerusalemme. Zoppo, sciancato, e di picciolo valore. Par. XIX, 127.

Carlo Martello, secondogenito di Carlo Zoppo, Re di Puglia. Fu costui principe virtuoso, e grande amico del Poeta nostro. Fu signore di Puglia, di Sicilia, e di Provenza, ma essendo poi coronato Re d’Ungheria, Roberto suo fratello, Principe di Durazzo, occupò tutti i suddetti stati. Visse poco tempo. Par. VIII, 49, e segg. Par. IX, 1.

Carlo Roberto, figliuolo di Carlo Martello. Fu Re d’Ungheria dopo il padre. VIII, 72.

Carlo Senzaterra, Conte di Provenza, e Re di Puglia. Purg. V, 69. Fratello di Filippo il Bello Re di Francia, il quale pregato da’ Neri cacciati di Firenze, ve li rimesse. Accennato. Inf. VI, 69. Mandato da Bonifazio Papa a Firenze, sotto colore di voler ridurre a stato pacifico quella città, la mette in maggiore scompiglio, e la spoglia di danaro. Apparecchia poi grande armata contra la Sicilia e ne torna con ignominiosa pace. Purg. XX, 71, e segg.

Carmi, versi. Lat. Carmina. Par. XVII, 111.

Caro, per carestia. Purg. XXII, 141.

Caro, per pieno di carità. Purg. XIV, 127. Per prezioso. Purg. IX, 124. XXIV, 91.

Caròle, per balli, e gente che danzi. Par. XXIV, 16. XXV, 99.

Caron, Caronte, il nocchiero della palude infernale, che tragitta l’anime de’ morti, secondo le favole de’ Poeti. Inf. III, 94, 128.

Carpare, andar carpone, cioè colle mani in terra. Purg. IV, 50.

Carpire, per pigliar colla rete. Par. IX, 51.

Carpigna (Guido di). V. Guido.

Carpone, avverbio cioè colle mani in terra, a guisa di quadrupede. Inf. XXV, 141. XXIX, 68.

Carrarese, abitante di Carrara, luogo del Genovesato appiè de’ monti, dove si cava il marmo bianchissimo. Inf. XX, 48.

Carreggiare, per guidare il carro, o passar col carro. Purg. IV, 72.

Carro si chiama fra le Costellazioni un gruppo di sette stelle, disposte in forma di carro; quattro delle quali formano le ruote, e tre il timone, altrimenti detto Orsa maggiore. Questo segno girasi vicino al polo Artico a noi sempre apparente, e per avere il suo giro assai corto non tramonta mai. Inf. XI, 114. Purg. I, 30. Par. XIII, 7.

Carta, per frate d’ordine religioso; stando sulla metafora del volume. Par. XII, 122.

Carta. La regola mia Rimasa è giù per danno delle carte. Cioè, non è d’alcuna utilità, e ad altro non serve che a consumar la carta, dove si scrive. Par. XXII, 75.

Casa. La casa di che nacque il vostro fleto (pianto). Par. XVI, 136. V. Amidei.

Casa di nostra donna; cioè, Chiesa di Maria Vergine. Par. XXI, 122.

Casale, terra di Piemonte, donde fu Frate Ubertino, ministro Generale dell’Ordine de’ Minori; il quale allargò troppo la regola. Par. XII, 124.

Casalodi. Fu un castello nel contado di Brescia, i cui conti s’impadronirono di Mantova; ma ne furono poi cacciati con fraude da Pinamonte Buonacossi. Inf. XX, 95.

Case, per casa. Inf. XIII, 151.

Casella, Fiorentino, musico eccellente a’ tempi di Dante, uomo di facile natura, e di lieti costumi, come dice il Landino. Purg. II, 91.

Casentino, tratto di paese contenuto fra il torrente Duccaria, ed il fiume Arno, infino a’ confini del territorio d’Arezzo, come scrive Fra Leandro Alberti nell’Etruria Mediterranea. Inf. XXX, 65. Purg. V, 94. Suoi abitatori chiamati porci. Purg. XIV, 43.

Cassero (Guido del). Inf. XXVIII, 77. V. Guido.

Cassero (Jacopo del). Purg. V, 73. V. Jacopo.

Cassino, monte, e castello in Terra di Lavoro. In cima di tal monte fu anticamente un tempio d’Apolline molto frequentato da’ Gentili, il quale fu distrutto dal Patriarca S. Benedetto, che vi fabbricò invece una chiesa dedicata a S. Martino, e un monistero di solitarj. Par. XXII, 37.

Cassio, uccisore di Cesare. Inf. XXXIV, 67.

Cassio, e Bruto disfatti in Tessaglia dai Triumviri. Par. VI, 74.

Casso, sostantivo, e significa busto, torace, parte concava del corpo, circondata dalle costole. Inf. XII, 122. XX, 12. XXV, 74. Purg. XXIV, 72.

Casso, addiettivo, e significa annientato, annullato, estinto, spento, cancellato. Inf. XXV, 76. XXVI, 130. XXX, 15. Par. IV, 89.

Castello S. Angelo in Roma. Inf. XVIII, 32.

Castello (da), famiglia nobile Reggiana. Purg. XVI, 125.

Castiglia, Provincia di Spagna, i cui Re portavano per insegna un Leone, alle volte sotto un Castello, alle volte sopra. Par. XII, 53.

Castore e Polluce, figliuoli di Giove, e di Leda, posti fra’dodici segni dello Zodiaco, e chiamati con altro nome Gemini, perchè nacquero ad un parto. Purg. IV, 61.

Castrocaro, Conti di Castrocaro, biasimati. Purg. XIV, 116.

Casual punto, per minima cosa che succeda a caso. Par. XXXII, 53.

Catalano de’ Malavolti, gentiluomo Bolognese, e Fra Godente, di fazion Guelfa, eletto da’ fiorentini al tempo che fu vinto il Re Manfredi di Puglia dal re Carlo d’Angiò, per Podestà di Firenze, insieme con Loderingo di Liandolo, pur Bolognese, e dell’istessa religione, ma di fazion Ghibellina. Costoro, preso il governo della città, accordatisi insieme, cacciarono i Ghibellini di Fiorenza, e fecero gettare a terra le case degli Uberti, capi di quel partito. Inf. XXIII, 104,114.

Catalogna, provincia di Spagna, i cui popoli erano dati alla spilorceria. Par. VIII, 77.

Catellini, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 88.

Catenella, sorta d’ornamento donnesco. Par. XV, 100.

Catone il minore, uomo tra’ Romani d’incorrotti, e severi costumi; detto Uticense, perchè odiando la servitù, per non venire in mano di Cesare vincitore, s’uccise da sé stesso in Utica città dell’Affrica, dove comandava l’armi e sosteneva il partito della Repubblica. Inf. XIV. 15. Purg. I. 31. e segg. Accennato. Purg. II, 120.

Catria, un certo gibbo, o rialto del monte Apennino, sotto il quale è un eremo, dove dimorò S. Pier Damiano. Par. XXI, 19.

Catto, preso. Purg. XX, 87. Lat. captus.

Cattolica (la), terra sul lido del mare tra Rimini, e Fano. Inf. XXVIII, 80.

Caia, per grotta. Inf. XXIX, 18

Cavalcante de’ Cavalcanti, Cavalier Fiorentino, padre di Guido. Costui fu eccellentissimo filosofo, e vien posto da Dante tra coloro che non credettero. Inf. X, 60.

Calvalcante (M. Francesco), Fiorentino, posto da Dante fra’ ladri. Inf. XXV, 151.

Cavalcanti. Vedi Gianni Schicchi. Inf. XXX, 32, 44.

Cavalcanti (Guido) Cavalier Fiorentino, figliuolo di Cavalcante. Fu filosofo e poeta Inf. X, 63. Purg. XI, 99.

Cavalcare , metaforicamente per istimolare, spronare. Purg. XVIII, 96.

Cavalier sovrano, Che recherà la tasca co’ tre becchi. Inf. XVII, 72. V. Bujamonti.

Cavallo , che fé la porta, Onde uscì de’ Romani il gentil seme. Inf. XXVI, 60. Il cavallo Trojano, fabbricato da Epeo, e introdotto con inganno da’ Greci nella città di Troja, gettando a terra una porta di essa, onde uscì poi Enea, che venne in Italia, e fu l’origine de’ famosi Romani: vedi Virgilio nel 2. dell’Eneide. Di questo cavallo parlando Properzio nella prima Elegia del quarto libro, così canta :

Vertite equum. Danai: male vincitis; Ilia tellus

Vivet; et huic cineri Jupiter arma dabit.

Cecilio Stazio, Poeta Latino antichissimo, scrittore di Commedie. Pur. XXII, 98.

Cecina, fiume che mette in mare non lontano da Vada, dove termina la maremma di Pisa. Inf. XIII, 9. Altri leggono Cecilia, la quale è una Terra del Patrimonio di S. Pietro, oggi detta Civita vecchia, e dagli antichi Centumcellae; e questa lezione viene approvata dal Landini.

Ceffo, muso. Inf. XVII, 50.

Celestino V. Sommo Pontefice, chiamato prima Pietro Morone; uomo di santa vita, il quale per darsi alla contemplazione rinunziò al Papato. Accennato, come alcuni vogliono, e oggimai non v’ha dubbio. Inf. III, 159; ma certamente. Inf. XVII, 105.

Cencro, sorta di serpente, molto velenoso. Inf. XXIV, 87. I testi di Dante, anche quello degli Accademici della Crusca, in questo luogo sono corrotti, e leggono centri in vece di cencri.

Cennamella, sorta di strumento musico, che si suona colla bocca. Inf. XXII. 10.

Centauri. Mostri composti di due nature, umana, e cavallina, generati da Issione, e da una nuvola, composta in figura della Dea Giunone, sopra i quali molto favoleggiarono gli antichi Poeti. V. Ovidio nel 12. delle Trasform. Inf. XII, 56. XXV, 17. Invitati da Piritoo marito di Ippodamia, alle sue nozze, lasciandosi trasportare dall’ubbriachezza, vollero rapirgli la sposa; ma da lui, e da Teseo furono sbaragliati ed uccisi, Purg. XXIV, 121.

Centesim’anno, chiama il Poeta il M.CCC. dalla natività del Signore. Par. IX, 40.

Centesma, o centesima, chiama Dante quel poco più di lunghezza, che era a’ suoi tempi nell’anno comune sopra il vero solare; la quale maggior lunghezza, secondo alcuni, in cento anni importava un giorno. Par. XXVII, 143.

Centesmo, per centinajo d’anni. Purg. XXII, 93.

‒ Per la centesima parte. Par. XXIV, 108.

Cento milia, Inf. XXVI, 112.

Ceperano, luogo di Puglia, dove il Re Manfredi abbandonato da’ suoi, fu vinto dal Re Carlo d’Angiò. Inf. XXVIII, 16.

Cephas , cioè capo: così fu detto S. Pietro, per essere il capo degli Apostoli. Così spiegano Cristoforo Landino, e Alessandro Vellutello; ma questa loro spiegazione è falsa: leggesi nel capo 1. dell’Evangelio di S. Giovanni, al verso 45: tu sarai chiamato Cephas, che s’interpreta Pietro. Par. XXI, 127.

Cera, per materia. Par. XIII, 67, 75.

Cera mondana , chiama Dante la terra, o tutta la regione sottolunare, rispetto a’ raggi del sole; stando sulla metafora del suggellare. Par. I, 42.

Cera mortale, per li corpi elementari. Par. VIII, 128.

Cerasta, spezie di serpente cornuto, molto velenoso. Inf. IX, 41.

Cerbaja (da). V. Cont’Orso.

Cerbero, can di tre teste, crinito di serpenti; il quale finsero gli antichi Poeti essere custode della porta dello Inferno. Inf. VI, 13, 22. IX, 98.

Cercare, per esaminare con istudio. Lat. scrutari,vestigare, Inf. I, 84.

Cerchi, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 65.

Cerchia, cerchio, circolo, o serraglio rotondo. Inf. XVIII, 3, 72, XXIII, 134. XXXI, 40. Purg. XXII, 33. Par. XV, 97.

Cerchiare, andare attorno, girare, circondare. Purg. II, 4, XIV, 1. XIX, 69. XXXII, 38. Par. XXI, 26.

Cerchio che più ama, e che più sape; cioè il coro de’ Serafini, che sono i più vicini a Dio. Par. XXVIII, 72.

Cerchio di Merigge; cioè il Meridiano, uno de’maggiori della sfera; che qua e là, come gli aspetti, fassi; cioè che si cangia, e varia, secondo le diverse abitazioni degli uomini sopra la terra, che riguardano il corso del sole; e secondo i diversi orizzonti. Purg. XXXIII, 104.

Cerebro, cervello. Inf. XXVIII, 140. Purg. XXV, 69.

Cerere, Dea delle biade, perde Proserpina sua figliuola. Purg. XXVIII, 51.

Cerna, per separazione, divisione. Par. XXXII, 30.

Cernere; discernere, vedere. Inf. VIII, 71. Par. XXI, 76. XXVI, 35.

Cernere, per iscerre, distinguere, separare. Par. III, 75. XXXII, 34; qui nondimeno potrebbesi anche intendere, discernere, vedere.

Cero, cereo, torcia grande, e figuratamente uomo di grandissimo ingegno, e dottrina. Par. X, 115.

Cerro, sorta d’albero. Purg. XXXI, 71.

Certaldo, castello di Valdelsa presso Firenze, patria del Boccaccio. Par. XVI, 50.

Certificato, per certo. Par. IX, 18.

Cervia, picciola città di Romagna, vicina a Ravenna. Inf. XXVII, 42.

Cervice, parte deretana del capo , confinante col collo. Purg. XI, 53

Cesare, per ogni Imperadore. Par. I, 29.

Cesare (Giulio). Purg. XVIII, 101. XXVI, 77. V. Giulio Cesare.

       ‒ Confortato da Curio a passare il Rubicone. Inf. XXVIII, 98.

Cesare, per lo Imperadore. Inf. XIII , 65. Purg. VI , 92 , 114. Par. VI, 10.

‒ Per li Prelati nemici di Cesare, intende il Poeta le due fazioni Guelfa, e Ghibellina. Par. XVI, 59.

Cesena, città di Romagna. Accennata. Inf. XXVII, 52.

Cessare, per ischivare. Inf. XVII, 33. Par. XXV, 133.

‒ Per uscir di mente. Par. XXXIII, 61.

Cessare stallo, per dipartirsi, mutare stanza. Inf. XXXIII, 102,

Cesso, stare in cesso, cioè, cessare. Inf. XXII, 100.

Cesto, pianta di frutice, o d’erba; ma più propriamente quella pianta, che sopra una radice produce molti germogli. In, XIII, 142.

Che, per, dove, nella quale. Inf. I, 3.

‒ Per, quando. Inf. XXXII, 123.

‒ Per di che, delle quali. Par. I, 27.

Che. Questa particella qualche volta non si esprime. E per dolor non par lagrima spanda. Inf. XVIII, 84., e in altri luoghi.

Che che, qualsivoglia cosa che. Par. XXV, 5.

Ched, che, quando segue vocale. Inf. VII, 84. XXXI, 138. XXXII , 113. Purg. I, 17; ma ciò non s’osserva sempre.

Cheggia, per cerchi; verbo. Purg. XVI, 83.

Cheggio, chiedo. Inf. XV, 120. Par. VIII, 117.

Chelidro, sorta di serpente acquatico. Inf. XXIV, 86.

Ch’el sostenne; cioè, ch’egli sostenne. Par. XXVI, 59.

Cherco, cherico, uomo di chiesa. Inf. VII, 38, 46. XV, 106. XVIII, 117.

Chercuto, che ha la cheirica. In, VII, 39.

Cherúbi, coll’accento acuto sulla penultima. Par. XXVIII, 99.

Cherubica luce, cioè de’ Cherubini, ordine d’Angeli superiori, ne’quali riluce la divina sapienza. Par. XI, 39.

Cherubini neri, chiama Dante i Demonj. Inf. XXVII, 113.

Chi, invece di, persona che. Inf. I, 63.

Chi il vide quassù. S. Paolo Apostolo, che fu rapito sino al terzo cielo. Par XXVIII, 137.

Chiana, fiume che lentamente corre tra Perugia, e Montepulciano. Par. XIII, 23.

Chiarentana, parte dell’Alpi, che dividono Italia da Lamagna, dove nasce il fiume Brenta. Inf. XV, 9.

Chiara (S.) d’Assisi, fondatrice di monache sotto la regola di S. Francesco. Accennata. Par. III, 98.

Chiarire, per cavar di dubbio. IX, 2. ‒ Per rilucere, Par. IX, 15.

Chiarità, chiarezza. Par. XXI, 90.

Chiarmontesi, famiglia nobile Fiorentina. V. Tosinghi.

Chiasi, fiume che corre vicino alla città d’Assisi, accennato. Par. XI, 43.

Chiassi, o Classe, nome di luogo distrutto vicino a Ravenna, presso il quale ha una pineta, o selva di pini su’ lidi dell’Adriatico. Purg. XXVIII, 20.

Chiavare, per serrar con chiave. Inf. XXXIII, 46.

‒ Per inchiodare. Purg. VIII. 137. Par. XIX, 105.

Chiave bianca, e gialla. Le due chiavi del sommo Pontefice, l’una d’argento, e l’altra d’oro, simbolo della sua suprema podestà, e giurisdizione ecclesiastica: quella d’argento significa la dottrina o scienza, e quella d’oro l’autorità. Purg. IX, 114. Par. V, 57.

Chiave di senso. L’ajuto de’ sensi a conoscer le cose. Par. II, 54.

Chiaveri, terra della riviera di Genova. Purg. XIX, 100.

Chiavi del cuore. Colui che tenne ambo le chiavi Del chor di Federigo. Inf. XIII, 58. V. Pier dalle Vigne.

Chiavo, per chiodo. Par. XXXII, 129.

Chiere, chiede. Par. III, 93.

Chiesa di Roma. Purg. XVI, 127.

Chiesa che vaca. Coloro che sempre che la vostra chiesa vaca, si fanno grassi ec. V. Visdomini, Tosinghi, e Cortigiani. Par. XVI, 112. *Allude a famiglie che amministravano le entrate dell’Arcivescovado di Firenze mentre eh’era vacante, e n’arricchivano.*

Chinare. Questo mondo china già l’ombra quasi al letto piano, Ciò succede poco prima che levi il sole; perchè allora l’ombra, che surge la sera, e di mezza notte è altissima, viene a chinarsi, e quasi ad appianarsi affatto. Par. XXX, 2.

Chinato d’una torre; per quella parte verso dove pende essa torre. Inf. XXXI, 137.

Chioccia; rauco, e che imita il suon della voce della chioccia. Inf. VII, 2. XXXII, 1.

Chioma, per li rami d’un albero spogliati di frondi. Purg. XXXII, 40.

Chioma della rocca; il lino, o la lana che si fila. Par. XV, 124.

Chiome del fiore, cioè foglie. Τἁ πέτχλα. Par. XXXII, 18.

Chiosa, spiegazione. Purg. XX, 99. Par. XVII, 94.

Chiosare, spiegare col mezzo di chiosa, o di comento. Inf. XV, 89. Purg. XI, 41.

Chiostra, per vallone, o bolgia dell’Inferno. Inf. XXIX, 40. Purg. VII , 21. Così il Petrarca nel sonetto 159. Per questa di bei colli ombrosa chiostra ‒ *derivato dal latino claustrum, e dicevasi per lo più de’ prati assiepati ove pasceano le mandre e che in italiano diconsi chiuse.*

Chirone, uno de’ famosi Centauri, il quale insegnò i costumi al grande Achille, mentre egli era fanciullo. Non fu fratello degli altri Centauri, ma figliuolo di Saturno, che in forma di cavallo si congiunse con Fillira. Inf. XII, 65, 71, 77, 97. Purg. IX. 37.

Chiudere, per chiudersi. Par. XII, 27.

Chiuder le mani a chi che sia; per pregarlo a man giunte. Par. XXXIII, 39.

Chiudere. Si chiuse la mente; cioè, si smarrì, lasciò di esercitare le sue funzioni. Inf. VI, 1.

Chiusa chiusa; benissimo serrata; in forza di superlativo. Par. V, 138. Così: bruna bruna, quatto quatto; ed altre maniere simili.

Chiusi, città tra Siena e Perugia, che a’ tempi di Dante andava dichinando. Par. XVI, 75.

Chiuso, per occulto. Inf. XXV, 147. Purg. XXII, 90. Per oscuro, coperto. Purg. XII, 87. Par. XI, 73.

Chiuso ad altro intendere; cioè, occupato in maniera , che altro non possa intendere. Purg. XXXII, 93.

Ciacco, porco, in lingua Fiorentina. Inf. VI, 52.

Ciacco, famoso mangione Fiorentino a’ tempi di Dante, ma morto prima di lui. Ciacco in lingua Toscana significa porco. Inf. VI, 52, 58.

Cianfa. Secondo che alcuni scrivono, fu della famiglia de’ Donati di Firenze; ed è posto da Dante fra’ ladri. Inf. XXV, 43.

Cianghella, Donna Fiorentina della nobil famiglia di quelli della Tosa, maritata in Imola a Lito degli Alidosi; donna molto lasciva e superba; la quale rimasa vedova menò una vita sommamente dissoluta. Par. XV, 128.

Ciapetta. (Ugo). Purg. XX, 43, 49, e segg. V. Ugo.

Cibare, per pascersi. Inf. I, 103. Altri spiegano pascere; ma pare a noi malamente; perchè dicendosi : Qnesti non ciberà terra, nè peltro ; questi, non può essere che caso retto nel numero singolare.

Cibi di liquor d’ulivi; sottintendi, conditi. Par. XXI, 113.

Cicilia, o Sicilia, una delle quattro grandi Isole del mare Mediterraneo, vicina all’Italia, anzi distaccata da essa, come alcuni vogliono, per un gran tremuoto. Fu detta Trinacria anticamente, dai tre promontori, Peloro, Pachino, e Lilibeo. Inf. XII, 108.Purg. III, 116. Circonscritta. Par. VIII, 67. V. Trinacria.

Ciciliano bue. * Leggi Siciliano *. Intende il toro di bronzo fabbricato da Perillo ingegnere Ateniese a Falari tiranno della Sicilia, il quale essendo crudelissimo, cercava nuove maniere di tormentare i condannati. In tale ordigno per una finestra aperta in uno de’ fianchi, doveasi mettere il reo, e poi accendersi fuoco all’intorno, cosicché il misero arrostendosi, e gridando forte, facea parere che il toro mugghiasse. Falari per vedere se la cosa riusciva, comandò che l’artefice fosse il primo a farne la prova; e così lo sciagurato pagò il fio della sua spietata invenzione. Inf. XXVII, 7.

Ciclopi, tre ministri di Vulcano, che l’ajutano a fabbricare i fulmini, secondo le favole. I loro nomi sono Bronte, Sterope, e Piracmone. Accennati. Inf. XIV, 55.

Cicognino, figliuol piccolo della cicogna. Lat. ciconiae pullus. Purg. XXV, 10.

Cieco fiume, cioè occulto, che passa per luoghi bui. Purg. I, 40.

Cieldauro. Così chiamasi un monistero in Pavia dove dicesi esser sepolto il corpo di Severino Boezio. Par. X, 128.

Cielo primo, chiama Dante l’Empireo. Purg. XXX, 1.

Cielo ch’è pura luce; lo stesso. Par. XXX, 39.

Cielo della pace divina; ‒ lo stesso. Par. II, 112.

sempre quieto. Par. I, 122.

Ciel velocissimo, chiama Dante il primo Mobile, secondo il sistema di Tolomeo, allora comunemente ricevuto. Par. XXVII, 99.

Cielo stellato. Par. II, 111.

Cielo, chiama Dante l’anima, ch’è sostanza spirituale. Purg. XXI, 44.

Ciglio; dicesi, la stella di Venere vagheggiare il sole da ciglio, quando ella comparisce in cielo la mattina, innanzi di esso. Par. VIII, 12.

Cigner, per cerchio. Par. XXVIII, 23.

Cigolare; quello stridere, e soffiare che fa il tizzon verde, quando è posto sul fuoco. Inf. XIII, 42.

‒ Per lo stridere delle bilance. Inf. XXXIII, 102.

Ci ha; in rima con oncia. Inf. XXX, 87.

Cilestro, colore proprio del cielo, che è un azzurro alquanto men carico. Purg. XXVI, 6.

Cima, per fraschetta, ramuscello. Inf. XIII, 44.

Cima, per dignità, splendore. Purg. XIX, 102.

Cima dell’albero del Paradiso, è lo stesso Dio. Par. XVIII, 29.

Cima del mondo, sono le sostanze incorporee, o vogliamo dire Intelligenze. Par. XXIX, 32.

Cimabue, eccellente pittore, e ristoratore di quell’arte, che per molti secoli era stata perduta. Fu superalo da Giotto. Purg. XI.94.

Cimiterio di S. Pietro, chiama Dante la città di Roma, ove il grande Apostolo fu seppellito. Par. XXVII, 25.

Cincinnato. Par. XV. 129. V. Quintio.

Cinghiare, cignere, fasciare, comprendere. Inf. V, 2.

Cinghio; per balzo di montagna. Purg. IV, 51.

‒ Per cerchio, o luogo in giro. Inf. XVIII . 7 Purg. XIII , 37. XXII, 103.

‒ Per riva intorno, che serra. Inf. XXIV, 73.

Cinquecento e diece e cinque. Intende il Poeta per questi numeri (il primo de’quali vien segnato appresso i Romani colla lettera D, il secondo colla lettera X, e il terzo colla lettera V,) intende, dico, la parola DVX , che significa capitano, condottiere d’esercito; forse Arrigo VI. Imperadore. Purg. XXXIII, 43. *Non Arrigo ma Cane della Scala allora creato capitano della lega de’ Ghibellini*.

Cinto di Delia, quel cerchietto di colori diversi, che apparisce intorno alla Luna, quando l’aria è turbata. Purg. XXIX, 78.

Cintura, Che fosse a veder più, che la persona; cioè, che più tirasse a sé l’occhio de’ riguardanti per la sua preziosità, che non faceva la donna intorno a cui era. Par. XV, 101. Imitato forse da quel d’Ovidio, al verso 343. de’ suoi rimedi d’Amore:

Auferimus cultu: gemmis auroque teguntur

Omnia. Pars minima est ipsa puella sui.

Ciocca di capelli. Inf. XXXII , 104. V. Ciuffetto.

Ciocco, ceppo da ardere. Par. XVIII, 100.

Cionco, mozzo, tronco. Inf. IX, 18.

Cione de’ Tarlati, potentissimo cittadino d’Arezzo, il quale perseguitando i Bostoli, altra famiglia potente, fu trasportato dal cavallo in Arno, e quivi annegò. Accennato. Purg. VI, 15.

Ciotto, per zoppo. Par. XIX, 127. Il Ciotto di Gerusalemme. V.

Carlo II. Re di Puglia e di Gerusalemme.

Cipri, grand’Isola nel Mediterraneo, la più orientale di tutte l’altre, non molto lontana dall’Egitto, una volta sacra alla Dea Venere. Inf. XXVIII, 82. Re di quell’Isola, a’ tempi di Dante, bestialissimo. Par. XIX, 147.

Ciprigna, per la Dea Venere che si adorava anticamente nell’Isola di Cipro. Par. VIII, 2.

Circa, per intorno. Par. XII, 20. XXII, 144.

Circe, figliuola del Sole, maga eccellentissima, che con sue bevande incantate tramutava gli uomini in bestie. Costei innamorata d’Ulisse, il tenne più d’un anno presso di sé. Inf. XXVI, 91. Purg. XIV, 42.

Circondar la misura a che che sia; per misurare. Par. XXVIII, 73.

Circonferenza, (di spiriti beati che girano in cerchio). Quel che segue in la circonferenza. Par. XX, 49. V. Ezechia.

Circonfulse, risplendette attorno. Par. XXX, 49.

Circulare, andare intorno. Par. XIII, 21.

Circular natura; per la sostanza de’ corpi celesti. Par. VIII, 127.

Circulata melodia, canto di chi si gira intorno. Par. XXIII, 109.

Circulazione, giro, cerchio. Par. XXXIII, 127.

Circuncinto, circondato. Par. XXVIII, 23.

Ciriatto, nome di Demonio. In XXI, 122, XXII, 55.

Ciro, Re di Persia, preso in battaglia, e fatto decapitare da Tamiri Regina degli Sciti. Purg. XII, 56. V. Tamiri.

Cirra, città marittima della Focide appiè del monte Parnaso; dove i cittadini di Delfo fabbricavano le lor navi. Prendesi da’ Poeti per oracolo d’Apollo, Par. I, 36.

Cirro negletto, per capello rabbuffato, e mal pettinato. Par. VI, 46. Dalla voce Latina cirrus.

Cisterna, per luogo profondissimo. Inf. XXXIII, 133.

Citarista, sonator di cetra. Par, XX, 142.

Citerea, vien detta da’ Poeti la Dea Venere, perchè singolarmente si venerava in Citera, Isola poco discosta dal Peloponneso, la quale oggi si chiama Cerigo. Dante così nomina la stella mattutina. Purg. XXVII, 95.

Citerna, cisterna, fonte, pozzo. Purg. XXXI, 141.

Città del Battista, Io fui della Città che nel Battista, ec. Inf. XIII. 143. V. Fiorentino.

Città di Lamone, Inf. XXVII, 49. Faenza.

Città, che nel Battista Cangiò il primo padrone. Inf. XIII, 143. V. Fiorenza, Marte, Battista. *Anticamente Marte avea il patrocinio di Firenze a cui ne’ tempi Cristiani fu poscia assunto san Giovanni Battista*.

Città di Santerno, Inf. XXVII, 49. V. Imola.

Cive, per cittadino; in rima. Purg. XXXII, 101. Par. VIII. 116. Lat. ciris.

Ciré, per animale politico che vive in cittadinanza, come fanno gli uomini. Par. VIII, 116.

Ciuffetto, Ciocca di capegli, ch’è sopra la fronte. Inf. XXVIII, 33.

Civi, cittadini, far civi, per salvar gli uomini, e farli cittadini del regno eterno. Par. XXIV, 43.

Civili, chiama il Poeta nostro, alla foggia de’ Latini, Atene e Sparla; cioè governate con ottime leggi, e nemiche della prepotenza e della tirannide. Purg. VI, 140.

Classe, per armata navale. Lat. classis. Purg. XXVII, 147. Qui figuratamente.

Claustro, chiostro, serraglio, steccato. Purg. XXXII, 97. Lat. claustrum.

Clemente IV, Sommo Pontefice. Purg. III, 125.

Clemente V, sommo Pontefice, nativo di Guascogna, il quale col favore di Filippo Bello Re di Francia fu assunto alla dignità Pontificia. Accennato. Inf. XIX, 83.

‒ Mosso dagli inviti del suddetto Re trasferisce la sede Apostolica di Roma in Avignone Città di Francia. Ciò accennasi. Purg. XXXII, 158.

‒ Inganna Arrigo VI. Imperadore, il quale essendo per opera di esso Pontefice pervenuto all’Imperio, contra la volontà di Filippo Bello Re di Francia, che desiderava che fosse eletto Carlo di Valois suo fratello; e volendo esso Arrigo passare in Italia, dubitando Clemente, e temendo di esso Arrigo, per impedirlo coronò Ruberto figliuolo di Carlo II. Re di Puglia, e di Sicilia; e Carlo Umberto, figliuolo di Carlo Martello (inimicissimo d’Arrigo) Re d’Ungheria. Par. XVII, 82.

‒ Accennato. Par. XXVII, 55. XXX, 142.

Clemenza, figliuola del Re Carlo Martello, moglie di Lodovico X. Re di Francia. Par. IX, 1.

Cleopatras, Cleopatra, Regina, d’Egitto, donna lussuriosissima, amica di Marco Antonio Triumviro de’ Romani, che per non essere condotta in trionfo da Ottaviano Augusto da cui era stato vinto il suo drudo in battaglia navale, attaccossi gli aspidi alle braccia, e si sottrasse al pericolo. Inf. V, 63. Par. VI, 76.

Cleto, successore di Lino nel Pontificato. Morì martire. Par. XXVII, 41.

Clima. Spazio di terra e di cielo contenuto da due circoli paralleli, tanto lontani fra di loro, che il maggior dì dell’uno avanzi quel dell’altro d’una mezz’ora. Questi climi sono molti. Clima primo, di qua dall’Equatore, verso il tropico del Cancro. Par. XXVII, 81.

Climene, madre di Fetonte, alla quale esso venne per sapere se veramente ella lo avea partorito del seme d’Apollo; avendogli detto Epafo, figliuolo di Giove, e della Ninfa Io, che ciò era falso, e che sua madre gliele dava ad intendere. Par. XVII, 1.

Clio, una delle nove muse. Purg. XXII, 58.

Clivo, per riva di fiume, posta a pendio. Par. XXX, 109. Lat. clivus.

Cloto, quella delle tre Parche filatrici delle vite umane, che mette il lino sopra la conocchia. Purg. XXI, 27.

Co, per capo, termine; ma è parola Lombarda. Inf. XX, 76, XXI, 64. Purg. III, 128. Par. III, 96.

Coagulare; quagliare, rapprendere, nella maniera che del latte si fa il formaggio. Purg. XXV, 50.

Coartare, per troppo ristrignere. Par. XII, 126. Lat. coarctare.

Cocca, tacca della freccia, nella quale entra la corda dell’arco. Inf. XII, 77. XVII, 136. Par. VIII, 105.

Cocco, grana, colla quale si tingono i panni in vermiglio. Purg. VII, 73.

Cocito, uno de’ fiumi infernali. Inf. XIV, 119. XXXI, 123. XXXIV, 52.

Cocolla, abito di monaco. Par. XXII, 77.

Cogliere, per unire ed accordare. Par. XII, 6.

Cogliere suo viaggio, cioè ritrovare il dritto cammino. Inf. XXVII, 17.

Cognazione (nome gentilizio) Quel da cui si dice una cognazione Par. XV, 91. V. Alighieri.

Cola, per cole, riverisce. Inf. XII, 120. ma è chiosa sbagliata. V. postilla al verso.

Colchi , populi della Colchide, antica provincia dell’Asia Minore, sopra il Ponto Eussino, dove regnò il Re Eta, che fu spogliato da Giasone del vello dell’oro. Inf. VIII, 87.

Colco, città della Colchide, dove regnò anticamente il Re Eta, e donde gli Argonauti riportarono il vello dell’oro. Par. II, 16.

Colei, per quella; riferito alla rena, o sabbia. Inf. XIV, 14.

Colle. Quel colle, sotto il qual tu nascesti. Par. VI, 55, vedi Fiesole.

Colle. Un colle, Là onde scese già una facella, ec. Par. IX, 28. cioè il castello di Romano, posto sopra un colle, patria d’Ezzelino tiranno. V. Azzolino.

Colle, città piccola, situata sopra d’una collina, presso Volterra. Purg. XIII, 115.

Collegi duo; per le due grandissime schiere, una degli eletti, l’altra de’ reprobi, nel giorno finale. Par. XIX, 110.

Collegio, per popolo che si governi a Repubblica. Par. VI, 45.

Colletto, raccolto. Purg. XVIII, 51. Lat. collectus.

Collo. Drizzare il collo a che che sia. Alzare gli occhi verso qualche cosa, e cominciare a contemplarla. Par. II, 10.

Collo, per colle in rima. Par. IV, 132.

Collo della cetra, cioè manico, dove si congegnano i bischeri, legnetti, a’quali s’attaccano le corde. In quella parte dello stromento viene a darsi forma al suono colle dita del sonatore. Par. XX, 22.

Collòca, coll’accento acuto sulla seconda sillaba, in grazia della rima. Par. XXVIII, 21.

Colmo, per meridiano, cioè punto dove il sole arriva nel mezzo giorno.

Colonia. Volpi. Cologna, Colonia Agrippina, nobilissima città d’Alemagna sul fiume Reno. Par. X, 98. Ivi le cappe de’ Monaci si fanno larghissime. Inf. XXIII, 63.

Colonna del Vajo. Arme de’ Billi, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 103. V. Vajo.

Colonnesi, nobilissima famiglia Romana; accennasi. Inf. XXVII, 86. V. Laterano.

Colorato in rosso. Inf. X, 86. Così il Petrarca nella Canzone 5. È tinto in rosso il mar di Salamina.

Colorato, colorito, infiammato. Purg. XXXIII, 9.

Colore, Che fa l’uom di perdon talvolta degno. Intendi l’onesto rossore, la vergogna. Purg. V. 20.

Colore; per fiore colorito. Purg. XXVIII, 68. Così Properzio nella 2. Elegia del 1. Libro. Aspice quos summittit humus formosa colores.

Coloro, Che questo tempo chiameranno antico; cioè i posteri. Par. XVII. 119.

Colpa, per accusa, o sinistra opinione che si abbia di chi che sia. Par. XVII, 52.

Colpa di quella; cioè, per colpa di quella. Purg. XXXII, 32.

Colpo, per piaga. Purg. XXII, 3,

Colto, coll’o stretto; per culto, sacrifizio; in rima. Par. V, 72. Fuor di rima. Par. XXII, 45.

Colubro, coll’accento acuto sulla seconda sillaba, in grazia della rima; per serpente, aspido. Par. VI, 77. Lat. coluber.

Colui che mai non vide cosa nuova, cioè Iddio; il quale fin da’ secoli eterni ebbe in mente l’esemplare di tutte le cose. Purg. X, 94.

Com’, percome, benché sèguiti consonante. In grazia del verso. Inf. XXVI, 12. Purg. XI, 92. XXXII, 129. Par. XXII, 143. Così il Petrarca nel Sonetto 229. Com’perde agevolmente in un mattino.

Combusto, abbruciato. Inf. I, 75. Purg. XXIX, 119. Lat. combustus.

Come, per quando, in quella che. Purg. XV, 82. Par. XXVI, 142. XXX, 7.

‒ Per, secondo che. Par. XXXII. 141.

‒ Per tosto che. Par. XII, 58. XV, 74.

Come. Il come, per la questione. Purg. XXV, 36. Il come, e il quando del dire e del tacer. Par. XXI, 46. Cioè la maniera, e il tempo del parlare, e del silenzio.

Come che; per ovunque. Inf. VI, 5, 6.

Come pria; per subito che. Lat. simul ac. Par. IX, 17.

Commedia; per lo poema di Dante, coll’accento sulla penultima sillaba. Inf. XVI, 128. XXI, 2. Vedi l’Ercolano del Varchi, a carte 275. Perchè Dante chiami così questo suo poema, vedi sotto, alla voce Tragedia.

Commendare, per consegnare, raccomandare. Par. VI, 25.

Commensurare, paragonare una cosa coll’altra, bilanciare. Par. VI, 118.

Commettere. Mani commesse; cioè, dita d’ambe le mani intrecciate insieme. Purg. XXVII, 16.

Commissa, per commessa, in rima. Purg. VI, 21. è voce Latina.

Commoto, commosso. Par. XXXII, 69. Lat. commotus.

Como, per come; in rima. Inf. XXIV, 112. Purg. XXIII, 36.

Compage, per densità. Par. XIII, 6. Lat. compages.

Compagna, per compagnia. Inf. XXVI, 101. Purg. III, 4. XXIII, 127.

Compartire vice, e ufficio; distribuire i ministerj. Par. XXVII, 16.

Compatire ad alcuno. Purg. XXX, 95.

Compenso, per modo, maniera,mezzo. Inf. XI, 13. metter compenso, per satollare, soddisfare. Par. IX, 19.

Compiacemmi; mi compiacqui; in rima. Par. XV, 88.

Compiangersi, per aver pietà. Inf. II, 94.

Compianto, sustantivo; pianto di molti insieme, condoglienza. Inf. V, 35.

Compier, coll’acuto sull’ultima; compire. Purg. XX, 38; e per si compirono. Inf. XXI, 114.

Compiesi, per compiessi, o si compiè; in rima. Pur. XX, 141. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 206.

Compilare, per ordinare. Purg. XXI, 27.

Compìo, compì. Inf. XXIII, 34.

Comportare, per concedere. Par. XXV, 63.

‒ Per sofferire, sostenere. Par. XXXII, 100.

Compugnere il cuor di paura. Inf. I, 18.

Con amore, cioè, per forza d’amore. Par. XXXIII, 86.

Conca, per valle. Inf. IX, 16.

Concedere, per confessare. Par. XXX, 22.

Concepe, concepisce, in rima. Par. II, 37. XXIX, 139. fuor di rima. Purg. XXVIII, 113.

Conceperà, concepirà. Par. XXXIII, 75.

Concetto, per imagine. Par. III, 60.

Concetto diviso, chiama Dante il pensiero dell’uomo, che va, e torna, e s’interrompe. Par. XXIX, 81.

Concetto mortale, intendimento umano. Par. XXXIII, 68.

Concilio, per compagnia di molti. Par. XXVI, 120.

Concilio antico e nuovo; i santi del vecchio, e del nuovo Testamento. Par. XXIII, 138.

Concipio, immagino, concepisco. Par. XXVII, 63. È voce latina.

Concolore, d’un medesimo colore. Par. XII, 11 , Latino concolor.

Concorde, per concordi, in rima. Par. XV, 9.

Concreato, insieme creato. Par. XXIX, 31. Concreata sete; per desiderio innato. Par. II, 19.

Concubina di Titone antico cioè, L’Aurora, Purg. IX. 1. * Il P. Di Costanzo nelle Annot. al Codice Cassinense, ed altri la intendono per « L’Aurora detta Lunare »

Condolenti; io mi condoleva. Purg. XXI, 6.

Condizionare, per abilitare, render atto. Par. XIV, 48.

Con esso i due: co’due. Purg. XXIV , 98. Con esso il dolce mischio; col dolce mischio. Par. XXV, 131.

Con esso i piè; co’ piedi. Purg. IV, 27.

‒ Con esso un colpo; con un colpo. Inf. XXXII, 62.

Confesso, per chi ha fatto la confessione de’suoi peccali. Inf. XXVIl, 83.

‒ Per, confessato. Par. XVII, 30.

Confidar del cammino; cioè di non fallare la strada. Purg. XIV, 129.

Confitto; per crocifisso. Inf. XXIII , 115.

Confitto sopra una croce (in pena della sua ipocrisia) Quel confitto, che tu miri. Inf. XXIII, 115. v. Caifas.

Conflato; per mescolato insieme, o ridotto a formare una sola cosa. Par. XXXIII, 89. Lat. Conflatus.

Conformato; per conforme. Par. II, 154.

Confortar la memoria di chi che sia; cioè ristorare la buona fama, che alcuno abbia perduta non per sua colpa. Inf. XIII , 77. vedi Riconfortare.

Conforti, per consigli, esortazioni. Inf. XXVIII, 135.

Congaudete; cioè godete d’accordo. Purg. XXI, 78.

Congiugnersi a qualche luogo, per avvicinarvisi bene. Inf. XXXI, 23.

Congiurare, per iscongiurare. Inf. IX. 23.

Congratulando a lor pasture; cioè, rallegrandosi insieme de’ lor pascoli. XVIII, 73

Coniare, batter moneta. Inf. XXX, 111.

Conio; per quel ferro nel quale è intagliata la figura che ha da imprimersi nella moneta Inf. XXX, 115. Par. XIX, 141. XXIV, 87, XXIX, 126.

Conio. Femmine da conio; cioè disoneste, da corrompere con pecunia. Inf. XVIII, 66. V. sopra Conio.

Conio. Conti di Conio, tralignanti. Purg. XIV, 126.

Con meco. Inf. XXXIII, 39. Il Petrarca parimente nel Sonetto 28: Che amor non venga sempre Ragionando con meco, ed io con lui.

Conquiso, ridotto a mal termine, quasi estinto. Purg. XXIII, 45.

Consegue, vicenda; cioè, patisce mutazione di stato. Inf. VII, 90.

Consentire a sé stesso; per credere a sé stesso. Inf. XXV, 48.

Conserto, per intrecciato, inserito. Par. XIX, 3.

Conservo, compagno nel servire. Purg. XIX, 134.

Consiglio, per consigliere. Purg XIII, 75. Per volontà. Par. XIX, 96. XX, 41.

Consiglio, che il mondo governa, la divina previdenza. Par. XXI, 71.

Consiglio. Il primo consiglio che diè Cristo: fu quello della povertà. Par. XII, 75.

Consistoro, per adunanza di soggetti nobili. Par. XVI, 114.

‒ Per lo collegio degli Angeli. Par. XXIX, 67.

Consonare, per accordarsi. Purg. XXII, 80.

Consorte, per compagno, e condannato alla medesima pena. Inf. XIX, 31. Per congiunto. Inf. XII, 84.

Consorte , per consorti, in genere femminino; in rima. Par. XXI, 78.

Consorti, per discendenti da uno stesso ceppo. Purg. XI, 68.

Consorto, per compagno, consorte, partecipe dello stesso bene. Là v’è mestier di consorto, o divieto. Parla de’ beni di fortuna, ne’ quali o bisogna aver compagno, e così possederne meno; o è necessario che molti ne restino affatto senza, e così ne patiscano divieto. A tal proposilo così divinamente Boezio nella Prosa 5. del 2 Libro de consolatione Philosophiae: « O igitur angustas, inopesque divitias, quas nec habere totas pluribus licet, at ad quemlibet sine ceterorum paupertate non veniunt! » Purg. XIV, 87. XV, 45. Par. I, 69.

Consperso, sparso. Purg. V , 20.

Consumare, perfinire, compire. Inf. II, 41.

Consunsi, consumai. Par. XXXIII, 84.

Consunto, per consumato. Inf. XI, 66. Par. XXVI, 6.

‒ Per morto, ucciso. Inf. XXXIV, 114. Lat. Consumptus.

Consuonare, per accordarsi. Par. XIX, 88.

Contare, per riputare. Purg. XX, 78.

Contastare, contrastare.

Con teco. Vedi. Con meco.

Contegno, per condizione, qualità. Inf. XXII, 17.

Contendere, per attendere, por mente. Purg. XXIII, 49.

Contentato, contento. Purg. XXIV, 63.

Contente a breve festa, cioè di breve festa. Purg. XXVI, 33. V. Contento alla pelle.

Contento, per contenuto. Inf. II, 77. Par. II, III.

Contento, per lieto. Inf. XIX, 122. Altri spiegano, attento.

Contento alla pelle; cioè della pelle. Par. XV, 116.

Contezza, notizia. Purg. XX, 29. XXIV, 36.

Conti, per li Santi del Cielo. Par. XXV, 42.

Contigiato, ornato di contigia. Contigie erano calze, solate col cuojo, stampate intorno al piè; ma prendevasi questa voce per ogni maniera di leggiadro ornamento. Par. XV, 101.

Conti Guidi, già signori di Montemurlo. Purg. XIV, 116.

Continenza, per misura. Par. XXXIII, 117.

Continga, avvenga. Par. XXV, 1. Lat. contingat.

Contingente, per cosa che non sia necessariamente, ma che possa essere, e non essere. Par. XIII, 99. XVII, 16.

Contingenza, per cosa che duri picciol tempo. Par. XIII, 63, 64. Per le cose contingenti, cioè che non esistono per necessità. Par. XVII, 37.

Continuare al primo detto; cioè aggiugnere altre parole alle già dette. Inf. X, 76.

Conto, cognito, certo, chiaro, illustre, manifesto, noto. Inf. III, 76. X, 39. XXI, 62. XXXIII, 31. Purg. II, 57. XIII, 105. XV, 12. Par. XXV, 10.

Cont’Orso, figliuolo del Conte Napoleone di Cerbaja, ucciso dal Conte Alberto da Mangona suo zio. Purg. VI, 19.

Contra ’l corso del sol; verso l’Oriente. Par. VI, 2.

Contra ’l Sole; verso l’Oriente. Par. IX, 85.

Contraddir con alcuno; cioè ad alcuno. Par. IV, 99.

Contraddizione; per due proposizioni contraddittorie, una delle quali bisogna per necessità che sia vera, l’altra falsa. Par. VI, 21.

Contrappasso, la pena del taglione, cioè quando il castigo è in tutto simile al delitto. Oculum pro oculo, dentem pro dente, animam pro anima, leggesi nella Divina Scrittura. Inf. XXVIII, 142.

Contraria cura. Mostrava l’altro la contraria cura. Con una spada. Intendi S. Paolo Apostolo, che avanti la sua conversione perseguitò la Chiesa di Dio. Purg. XXIX, 140.

Contraro, contrario, in rima. Purg. XVIII, 15.

Contrarre, per unire a sé. Par. VII, 45.

Contro a grato, di mala voglia, contra il proprio piacere. Par. IV, 101.

Contumacia. Morire in contumacia di Santa Chiesa , cioè scomunicato. Purg. III, 136.

Convegno, per condizione, patto. Inf. XXXII, 135.

Convegnono, convengono. Par. V, 43.

Convegnon essere; è necessario che siano. Par. II. 70.

Convenenza, convenienza. Par. XXVIII, 76. Per patto. Par. V, 45.

Convenette, convenne, in rima. Inf. XXV, 42.

Convenien, convenivano. Inf. XXXI, 69.

Convenire, per adunarsi. Inf. III, 123.

Convenirsi, per affarsi, esser conforme. Inf. IV, 91. XXXIV, 30.

‒ Per congiugnersi. Purg. V,121.

‒ Per accorciarsi, condiscendere, dar piena fede. Par. XXIX, 123. XXXIII, 137.

Contento, adunanza, congregazione. Purg. XXI, 62. Par. XXX, 129, Lat. conventus.

Convento primo di Cristo, cioè gli apostoli. Par. XXIX, 109.

Conversi, per abitatori d’una chiostra, o bolgia. *Allude a’conversi de’ Frati*, per aver detto chiostra. Inf. XXIX, 41.

Convertire, per digerire. Inf. XXX, 53.

Convien esser diverse; cioè che siano diverse. Par. VIII, 123.

Convolto, imbrattato, sporcato. Inf. XXI, 46. Così spiegano gli Accademici della Crusca nel vocabolario.

Coperchiare, coprire. Inf. XXllI, 156. Purg. XIV, 3.

Coperchio piloso, per li capelli. Inf. VII, 46.

Coppa, per la parte di dietro del capo. Inf. XXV, 22. Lat. occiput.

‒ Dicesi la Stella di Venere vagheggiare il Sole da coppa, quando la sera si vede rilucere quand’egli è tramontato. Par. VIII, 12.

Coppo, per concavo del ciglio. Inf. XXXIII, 99.

Coprir le guance, per metter la barba. Par. XXVII, 129. Virgilio disse in questo senso nell’ottavo dell’Eneida, al verso 160. Tu mihi prima genas vestibat flore juventas. E Lucrezio prima di lui aveva scritto, al verso 886. del quinto libro della Natura delle cose: Tum demum pueris æro florente juventas Occipit, et molli vestit lanugine malas.

Coram me, voci latine; alla presenza mia. Par. XXV, 28.

Coram patre, voci latine; al cospetto del Padre. Par. XI. 62.

Corata, polmone. Inf. XXVIII, 26.

Corcare, coricare. Era il sole nel corcare; cioè nel tramontare. Par. XVII, 9.

Corcarsi, coricarsi, mettersi a giacere. Inf. XVII, 30.

Cordigliero; cioè Frate zoccolante di S. Francesco; i quali Frati vanno cinti a traverso con una corda. Inf. XXVII, 67. I Francesi chiamano Cordeliers tutti i Religiosi Francescani.

Corneto, castello del Patrimonio di S. Pietro. Inf. XII, 137, XIII, 9.

Corni della croce; cioè punte de’suoi lati. Par. XVIII, 133.

Cornice, per girone di montagna. Purg. XVII, 131. Par. XV, 93.

Corniglia, Cornelia, figliuola di Scipione Affricano il maggiore, e madre de’due Gracchi uccisi per le sedizioni; donna prudentissima ed eloquente. Inf. IV, 128. Par. XV, 129.

Corno, per polo. Par. XIII, 10.

‒ Per punta, o lato di che che sia. Par. XIV, 109.

‒ Come la Puglia è detta dal Poeta nostro, corno d’Ausonia. Par. VIII, 61. V. Corni della Croce.

Coro, vento che spira tra Ponente e Settentrione; chiamato anche Ponente maestro, Inf. XI, 114.

Corollario, conclusione, che da’ Filosofi, e da’ Matematici si ricava, oltre le principali. Purg. XXVIII, 136. Par. VIII, 138.

Corona, per ghirlanda, ornamento femminile Par. XV, 100.

Corpo maggiore , chiama Dante il primo Mobile, che è il Cielo più vasto di tutti gli altri. Par. XXX, 39.

Corporai, corporali. Par. XXVIII, 64.

Corravàm, correvamo. Inf. VIII, 31.

Corredarsi, fornirsi, adornarsi. Par. VI, 112

Correggere, per reggere, governare. In, V, 60.

Corrente dell’acqua; acqua che corre velocemente. Par. XVII, 42.

Correre il drappo verde; cioè correre il palio, per ottenere il drappo verde, proposto in premio a chi vince. Inf. XV, 122.

Correre in guerra di chi che sia; incontrar l’inimicizia di qualcuno. Par. XI, 59.

Corridore, per chi fa correrie. Inf. XXII, 4.

Corruccio, cruccio, sdegno, stizza. Uomo di corrucci, cioè sdegnoso, collerico. Inf. XXIV, 129.

Corruscare, lampeggiare, folgorare. Purg. XXI, 50. Per risplendere. Par. V, 126. XX. 84. è voce latina.

Corrusco, splendido. Purg. XXXIII, 103. Par. XVII, 122. Lat. corruscus.

Corsi, popoli dell’Isola di Corsica, adjacente all’Italia, nel mar di sotto. Purg. XVIII, 81.

Corso Donati, capo della parte Nera in Firenze, il quale avendo cacciato i Bianchi di quella città, col favore di Carlo Senzaterra, divenne potentissimo, e insolente oltre modo. Costui avendo preso per moglie una figliuola d’Ugoccione della Faggiuola signor di Pisa, fu fatto citare, e condannato dal popolo. Sicché corsa la gente con furia alle sue case, e facendo empito in quelle, egli dopo essersi per buono spazio di tempo animosamente difeso, finalmente abbandonato da tutti, si mise a fuggire a cavallo; ma di esso cadendo, e avendo un piede intrigato nella staffa, fu da quello strascinato per terra, e poi da’suoi persecutori sopraggiunto, e morto. S’accenna tuttociò. Purg. XXIV, 82.

Corte, per foro, luogo dove si rende ragione. Par. VII, 51.

Cortigiani. Famiglia nobile Fiorentina, consorti de’ Tosinghi, e Visdomini. Par. XVI, 112. V. Visdomini.

Corto, per inefficace. Purg. XXX, 130.

Corto a che che sia; cioè, non sufficiente a giugnervi. Par. XXXIII, 106, 121.

Corto, per brevemente; in forza d’avverbio. Purg. XI, 41.

‒ Per poco; in forza pure d’avverbio. Par. XI, 53.

Coscia del carro; cioè, sponda. Purg. XXX, 100.

Coscienza fusca di vergogna. Par. XVII, 124.

Cosenza, città principale della Calabria citra. Il Cardinal di Cosenza fu Legato di Papa Clemente IV. nell’esercito di Carlo di Valois, quando fu rotto, ed ucciso il Re Manfredi. Egli dopo la vittoria fece dissotterrare il corpo di detto Re, come scomunicato. Purg. III, 124.

Così, o così; in questa, o in quell’altra guisa. Par. XXVI, 131.

Così come, in vece di tosto che. Par. IV, 85.

Cosperso, sparso. Par. XXVII, 30.

Costa, per salita, o banda. Inf. XII, 62. XIII, 115. Costa del monte. Purg. II, 131. Par. XI, 45. Coste della nave. Inf. XXI, 12.

Costantino Magno. Imperadore, guarito della lebbra, convertito alla fede Cristiana, e battezzato da S. Silvestro sommo Pontefice. Questi, come comunemente si crede, donò la città di Roma, e molto paese all’intorno a’ Pontefici Romani, trasportando la sede Imperiale in Costantinopoli. Inf. XIX, 115. XXVII, 94. Purg. XXXII, 125. Par. VI, 1. XX, 55. V. Costantino.

Costantinopoli, posta nello stremo d’Europa.

Costellato, congiunto in costellazione. Par. XIV, 100.

Costinci, di costà. Inf. XII, 63. Purg. IX, 85.

Costo, per fatica. Purg. XXIII, 9.

Costrutto, per una parte del ragionamento. Purg. XXVIII. 147. per utilità, pro. Par. XXIII, 24.

Costrutto, per fabbricato insieme. Par. XXIX, 31.

Costui, e colui. Detto di persone indefinite. Purg. IV, 73, 74.

Costui, dimostrativo di cielo. Par. XXVIII, 70.

Costuma, per costume. Inf. XXIX, 127.

Costume, per maniera gentile, ed umana. Inf. XXXIII, 152.

‒ Per qualità. Par. XXXIII, 88.

‒ Per vita buona. Par. XXXII, 73.

Costura, cucitura, che fa costola. Purg. XIII, 83.

Cotai, cotali. Par. XXIV, 26.

Cotal, per così. Purg. XXXII, 128.

Cotale, per in tal guisa, similmente. Inf. XII, 25. qui ha forza d’avverbio.

Cotanto, per tanto perfetto, ed eccellente. Par. XXXI, 6.

Cotenna, la pelle del porco, e figuratamente, per lo porco cinghiale. Par. XIX, 120. Quei che morrà di colpo di cotenna. Par. XIX, 120. V. Filippo Bello Re di Francia.

Cotesti, accusativo mascolino, del numero del meno. Lat. iste. Purg. XI, 55.

Coto, quoto, pensiero, dal Latino, cogito. Inf. XXXI, 77. Par. III, 26. Voce disusata.

Coverchiare, coprire. Inf. XXXIV, 114. Purg. II, 2.

Coverta, per coperta, o cosa che cuopre. Par. XXVI, 101.

Coverto, coperto. Par. XXVI, 97. XXIX, 2. XXX, 143.

Cozzo, urto, incontro impetuoso. Inf. VII, 55, dar di cozzo, cozzare, urlare. Inf. IX, 97. Purg. XVI, 11.

Crasso, ricchissimo Romano, ma insieme avarissimo. Trovandosi costui nella spedizione contra i Parti, popoli sagacissimi, fu da essi ingannato col fingere di fuggirsi, e col lasciarsi alle spalle molta preda; intorno alla quale essendo egli insieme coll’esercito occupato, tornarono i nemici a far testa, e il ruppero; ond’egli per non capitar vivo in lor mano, si fece uccidere da’suoi. Riconosciuto il cadavere da’nemici, gli spiccarono il capo dal busto, e lo immersero in un vaso d’oro squagliato dicendo: Aurum sitisti, aurum bibe. Purg. XX, 116.

Crastino, del giorno di dimani, è voce Latina; far crastino nell’odierno, per impetrare  a forza d’orazioni, che la morte si differisca, e dove oggi dovea succedere, avvenga dimani. Par. XX, 54.

Creato Nobile. Colui che fu nobil creato Più d’altra creatura cioè Lucifero, principe degli Angeli ribelli. Purg. XII, 25.

Creatura ch’ebbe il bel sembiante. Lucifero. Inf. XXXIV, 18.

Creature alte, chiama il Poeta nostro le Intelligenze celesti, ovvero l’anime degli eletti; o pure gl’ingegni più sottili, e più illuminati, Par. I, 106.

Creature prime, le Intelligenze celesti. Inf. VII, 25.

Crebro, frequente. Par. XIX, 69. Lat. creber.

Credesse, per credessi; in rima. Inf. XIII, 95.

Crescere, per accrescere. Inf. IX, 96.

Crese, per credette; in rima. Purg. XXXII, 32.

Creti, l’infamia di Greti. Inf. XII, 12. V. Minotauro.

– Creti, o Creta, una delle quattro grandi Isole del Mediterraneo, posta tra l’Arcipelago a Tramontana, e le spiagge dell’Africa a Mezzogiorno. Ebbe una volta cento città. Inf. XII, 12, XIV, 95.

Creusa, prima moglie d’Enea. Par. IX, 98.

Criare, creare. Purg. XVI, 80. Par. III, 87. Così qualche volta il Petrarca.

Cricch, il suono del ghiaccio e del vetro, quando si spezza. Inf. XXXII, 30.

Crine, stare a’ crini, stare appresso di chi che sia, per afferrarlo opportunamente ne’ capelli. Inf. XXVII, 117.

Crisostomo, vedi S. Gio. Crisostomo.

Cristallo, per anima beata risplendentissima: Par. XXV, 101.  – per pianeta. Par. XXI, 25.

Cristiani. Inf. XXVII. 88.

Cristo. Purg. XX, 87, XXIII, 74. XXVI , 129. XXXII, 102. Apparisce dopo la sua passione a due discepoli che andavano in Emmaus, castello poco distante da Gerusalemme, come racconta l’Evangelista S. Luca al capo 24. Purg. XXI, 3. Punì in sé stesso il morso che diede Adamo al pomo. Purg. XXXIII, 63. vedi Gesù Cristo.

Croazia, provincia confinante colla Schiavonia, e colla Dalmazia. Par. XXXI, 103.

Croce, per qualsivoglia tormento. Inf. XVI, 43. XXXIII, 87.

Croce, Porre a croce, per far morire di fame. Inf. XXXIII, 87. porre in croce, per isvillaneggiare, bestemmiare.

Crocifisso. Un crocifisso dispettoso, e fiero Purg. XVII, 26. V. Aman.

Crojo, duro; simile al cuojo bagnato, e poi rasciutto. Inf. XXX, 102.

Crollonne; crollò; in rima, Purg. XXXII, 27.

Crosciare, mandar giù d’alto con violenza, come si fa delle sferzate. Inf. XXIV, 120.

Crotona, picciola città della Calabria ultra. Par. VIII, 62.

Crucciarsi, sdegnarsi. Inf. III, 94.

Crucciato, sommamente sdegnato. Inf. XXX, 1.

Crucifisso, crocifisso. Purg. VI, 119.

Crudo, per severo. Inf. XX, 82.

Crudo al dovere, per ingiusto. Par. IX, 48.

Crudo sasso. Il crudo sasso, intra Tevere ed Arno. Par. XI, 106. Intende l’aspro monte dell’Alvernia dove S. Francesco il serafico ricevè le stimmate di Gesù Cristo.

Cruna, picciol foro dell’ago. Inf. XV, 21 , per via stretta, a somiglianza della cruna dell’ago. Purg. X, 16.

Cruna, dare ad alcuno per la cruna del suo disio, vale farsi incontra al suo desiderio. Purg. XXI, 57. V. anche il Varchi nell’Ercolano, a carte 87.

Cubarsi, per giacersi nella sepoltura. Par. VI, 68. Lat. cubare.

Cuculia, per cocolla, veste. Par. IX, 78.

Cui distava, cioè, dal quale. Par. XXVIII, 38.

Cunizza, sorella d’Azzolino da Romano, tiranno di Padova, donna inclinata forte a’piaceri amorosi. Par. IX, 31.

Cunta, dimoranza. Lat. cunctatio. Purg. XXXI, 4.

Cuoja vecchie, e nuove, per le Divine Scritture, sì dell’antico Testamento, come del nuovo, solite scriversi un tempo nelle carte pergamene, che son cuoja, cioè, pelli d’animali.  Par.  XXlV, 93.

Cuor della luce, cioè, centro di essa. Par. XII, 28.

Cuore, per coraggio, valore. Inf. XVIII, 86.

Cuore fesso in grembo a Dio. Colui fesse in grembo a Dio Lo cor che in su Tamigi ancor si cola. Inf. XII, 119. V. Guido da Monforte.

Cupa fame, cioè, profonda, insaziabile. Purg. XX, 12.

Cupe, per desidera. Lat. cupit. Par. XIII, 1.

Cupido, figliuolo di Venere, Dio dell’amore. Par. VIII, 7.

Cura, per ardente carità, o atto di essa. Par. XIII, 30.

Cura, per curiosità, e gran desiderio di sapere. Par. XXVIII, 40. e in altri luoghi.

Cura, avere in cura cioè, curare, prezzare. Purg. XIII, 87.

Curare, per purgare, nettare. Par. XVII , 20.

Curiazii, tre fratelli Albani. V. Orazii.  Par. VI, 39.

Curio, o Curione, dicitore Romano eloquenlissimo, ma sedizioso, il quale sbandito dalla patria, si fece incontro a Cesare presso Rimini, che ritornava dalle Gallie, e confortollo a passare il Rubicone senza deporre il comando dell’armi, disubbidendo agli ordini del Senato. Inf. XXVIII, 102. Dante il chiama, colui dalla veduta amara. Inf. XXVIII, 93, perchè egli vide Rimini a suo gran costo.

Curradino, figliuolo di Federigo II.  Imperadore, rotto in battaglia, fatto prigione, e fatto morire in Napoli da Carlo di Valois. Purg. XX, 68.

Currado I. Imperadore, guerreggia contra i Turchi. Par. XV, 139.

Currado da Palazzo, gentiluomo di Brescia, molto virtuoso. Purg. XVI, 124.

Currado Malaspina , uomo nobilissimo, e virtuoso. Purg. VIII, 65, 109, 118. Discendente d’altro Currado più antico. Purg. VIII, 119.

Curro, legno ritondo, e non molto lungo, il qual si mette sotto pietre, o altre cose gravi, per farle muovere agevolmente; e per metafora, il curro dello sguardo, cioè, l’andare, il procedere della vista. Inf. XVII, 61.

Curule, curuli, si chiamavano presso gli antichi Romani le sedie de’ primi magistrati. Par. XVI, 108.

Custodi, per custodisci. Par. XXVI, 88. È voce latina.

Cuticagna, collottola, parte di dietro del capo, vicina al collo. Inf. XXXII, 97.

D

Lettera formata nel pianeta di Giove dagli Spiriti Beati. Par. XVIII, 78.

Da che, per dopo che, poiché. Inf. IV, 97. Purg. XIV, 116, per giacché. Inf. II, 83. XIll, 79. Purg. I, 55.

Da ciel piovuti, dal cielo. Inf. VIII, 83.

Da due anni, cioè, intorno a due anni. Par. XXXII, 33.

Da ciò non erano le proprie penne, cioè, alte a ciò; buone, sufficienti. Par. XXXIII, 139.

Da essa, degno di essa. Inf. V, 10. Così il Petrarca nel Sonetto 293. Dio, per adornarne il Cielo, La si ritolse: e cosa era da lui.

Da imo, dal fondo. Inf. XVIII, 16.

Da indi, poscia. Par. III, 68. XX, 125.

Dalla lungi, da lontano. Inf. XXXI, 23.

Dalle reni, dalla parte delle reni. Inf. XX, 13.

Dalli fior, da’ fiori. Purg. VII, 76.

Dalmi, mel dà. Par. XXIV, 134.

Dal principio del mattino. Lat. primo mane, summo mane. Inf. 1,57.

Dama, daino animale. Par. IV, 6. Qui con una sola m , per la rima.

Da mane, da mattina. Lat. mane. Par. XXVII, 29.

Da mattina, Lat. mane. Par. XXXI, 118.

Da me non venni, cioè, di mio capriccio. Purg. I, 52.

Damiata, città d’Egitto. Inf. XIV, 104.

Daniello uno de’ quattro profeti maggiori. Fu menato in servitù da Nabuccodonosorre, dopo l’espugnazione di Gerusalemme, e quivi nobilmente allevato insieme con altri paggi del Re. Ma egli disprezzando i cibi della mensa regale, digiunava, per acquistar sapienza. Purg. XXII, 146. Spiega un sogno a Nabuccodonosorre, e placa lo sdegno di lui. Par. IV, 13, V. Nabuccodonosorre. Ci manifesta il numero degli Angeli essere immenso. Par. XXIX, 134.

Daniello (Arnaldo) Purg. XXVI, 115, e segg. e 142. V. Arnaldo.

Dannaggio, danno. Inf. XXX, 136.

Dà noi, dacci, dà a noi. Purg. VII, 38.

Danoja, o Danubio anticamente Istro fiume grossissimo della Germania il quale nato nella Selva Nera, dopo avere scorso tratto lunghissimo di paese, per sei bocche si scarica nel Mar Nero, dagli antichi detto Ponto Eussino (Eleusino) Inf. XXXII, 26.

Dante accenna la nobile e antichissima sua origine sotto le parole di dolce fico. Inf. XV, 66. Vedi il Salvini nel Discorso 84. della prima Centuria.

– Scacciato di Firenze in esilio. Par. XXV. 4.

– Ricoverato in casa del Marchese Marcello Malaspina, mentr’era fuoruscito della sua patria.

– S’accenna. Purg, VIII, 132. e segg. Dante accenna se medesimo. Purg. XI, 99.

– Chiamato per nome da Beatrice discesa di Cielo. Purg. XXX, 55.

– Suoi antichissimi progenitori discendenti da’ Romani, taciuti per modestia. Par. XVI, 45.

– Nasce sotto il segno di Gemini. Par. XXII, 115.

– Cacciaguida gli predice il tenore della sua futura vita. Par. XVII, 46. e segg.

Danubio, gran fiume d’Europa. Par. VIII, 63. V. Danoja.

Da ogni parte ad esso, cioè da ogni lato intorno ad esso. Purg. 11, 22.

Da onde, donde. Par. VI, 70.

Dape, per cibi. Par. XXIII, 43. Lat. dapes.

Da prima, nel principio. Inf. I, 40. Par. III, 129.

Dare, per concedere. Par. XXIV, 58, per esser dato. Par. I, 15.

per volgere. Purg. III, 14. XXXII, 108.

Dar delle calcagne, per ispronare , stimolare. Purg. XII, 21.

Dar di cozzo, cozzare. Inf. IX, 97. Purg. XVI, 11.

Dar di piglio in che che sia, rapire, metter le mani violentemente, Inf. XII, 105.

Dare il dosso, voltar le spalle. Inf. XXXI, 7. Lat. dare terga.

Dare il punto, termine proprio degli Astrologhi, quando dimostrano l’ora propizia da far qualche cosa. Inf. XX, 110.

Dar guerra, muover guerra. Par. XXV, 6.

Dar le reni, volger le spalle. Par. IV, 141.

Dar materia a dubitare, cioè, di dubitare. Purg. XXII, 29.

Dar paura, impaurire.  Inf. I, 44.

Darsi mal vanto, appena vantarsi. Inf. XXXI, 44.

Darsi nel petto, percuotersi il petto. Purg. IX, 111.

Dar volta a chi che sia, per venir verso di lui. Purg. V, 51.

Da sera, Lat. vesperi. Inf. XV, 18. Par. XXVII, 29. V. da mattina, da mane.

Dassezzo, piaga dassezzo; cioè, ultima in ordine. Purg. XXV, 139.

al Dassezzo, ultimamente. Inf. VII, 130.

Da tal parte, per in tal modo. Inf. XVIII, 97.

Dattero, frutto della palma.

Dattero per figo, Maniera proverbiale, simile a quell’altra più trita, pan per focaccia, e significa esser gastigato secondo i suoi meriti; patir la pena del taglione. Inf. XXXIII, 121.

Da tutte parti, da tutte le parti. Inf. XII, 40. Purg. II, 55.

Davante, per davanti, avverbio di luogo; in rima. Inf. VI, 39. Par. V, 90. per innanzi, prima; avverbio di tempo; pure in rima. Par. IX, 66. XXXII, 91. XXXIII, 111.

Davanti, avanti; avverbio di tempo. Par. XXIX, 145.

Davide, Re d’Israelle, successor di Saule; personaggio notissimo nelle sante scritture. Inf. IV, 58. XXVIII, 138. Par. XXV, 72.

– Balla dinanzi all’Arca di Dio. Purg. X, 65. – Traslata la stessa di città in città.

– Chiamato dal Poeta il cantor dello Spirito Santo. Par. XX, 38.

– Piagne il suo peccato. Par. XXXII, 11.

Dea, per dia; verbo. Inf. XXXIII, 126. Purg. XXI, 13.

Dèano, diano. Inf. XXX. 96.

Debbia, debba. Inf. XXIV, 151.

Debile immagine, cioè, tenue, poco espressa. Par. III, 14.

Debilemente, debolmente. Purg. XVII, 6.

Decenne, di diece anni. Purg. XXXII, 2. Lat. decennis.

Decj. Questi furono tre Cittadini Romani, padre, figliuolo , e nipote, di schiatta plebea, ma d’animo generoso, i quali per ottener vittoria all’armi della Repubblica, consacrarono le proprie persone agli dei infernali, cacciandosi nel mezzo de’nemici dov’era maggiore il pericolo, e così rimanendo uccisi; il padre nella guerra Gallica, il figliuolo nella guerra Etrusca, e il nipote in quella che fece il Re Pirro contra i Romani per difendere i cittadini di Taranto. Par. VI, 47.

Deciso, per rimosso, allontanato. Purg. XVII, 111.

– Per tolto, separato, partito. Par. IV, 53.

Declivo, che scende, o declina. Par. XX, 61.

Decretali, V. nell’Indice delle Storie.

Decretali, nome d’alcuni libri di Legge Canonica, ne’ quali si contengono Rescritti, e Decreti di Sommi Pontefici; i quali libri la maggior parte compilati furono da Papa Gregorio Nono. Par. IX, 134.

Decreto, per determinato, prefisso. Par. I, 124. XV, 69.

Decurio, decurione, caporale di dieci uomini. Inf. XXII, 74, è voce Latina.

Dedalo, ateniese, grande ingegnero, il quale per liberarsi dalla tirannia di Minos Re di Creta, che il tenea rinchiuso nel Laberinto da lui stesso fabbricato, scampò dalla prigione, volando per l’aria, insieme con Icaro suo figliuolo. Inf. XXIX, 116. V. Icaro.

Dedurre, per passar di cosa in cosa. Par. XXX, 35.

Dedursi, per disporsi, ridursi. Purg. XIV, 77.

Dedutto, per proveniente, procedente, disceso. Par. XX, 58.

Dedutto, cera dedutta, cioè, menata, e fatta molle. Par. XIII , 73. Qui è metafora.

Dee, per Intelligenze celesti. Par. XXVIII, 121.

Defunto, per tolto via affatto, perduto. Par. XXVI, 9.

Defunto Mondo, chiama Dante l’Inferno.  Par. XVII, 21.

Deggio, debbo. Inf. XV, 118. XXVII, 100.

Degli, sanza costringer degli Angeli neri, cioè, alcuno degli Angeli neri. Inf. XXIII, 131.

Degli caldi rai. Par. II, 106, de’caldi

degli quali. Inf. XIX, 19. de’quali

degli versi. de’versi Inf. IX, 63.

Degnare, per giudicar degno, dicevole. Purg. XXX, 74.

Degno, per conveniente, giusto. Purg. XI, 5. Par. XII, 54.

– Degno a ciò, degno di ciò. Inf. I, 122. II, 35.

Dei, per Angeli, Intelligenze. Inf. VII, 87.

Deianira, figliuola d’Enea Re di Etolia, moglie d’Ercole; che per farsi amar dal marito, gli mandò a donare innocentemente una camicia avvelenata, come le avea insegnato Nesso centauro , desideroso di vendicarsi. La qual camicia essendosi Ercole posta indosso, diede in furore. Inf. XII, 68. V. Nesso.

Deidamia, figliuola di Licomede Re di Sciro, giovane bellissima , con cui ebbe che fare Achille, mentre in figura di donzella dimorava in quella corte. Fu poi abbandonata dall’amante, quando per astuzia d’Ulisse egli fu riconosciuto, e menato all’assedio di Troja. Inf. XXVI, 62. Purg. XXII, 114.

Deifile, figliuola d’Arasto Re degli Argivi, moglie di Tideo, uno de’sette Capitani che assediarono Tebe. Purg. XXII, 110.

Deiforme regno, la Beatitudine di vita eterna, di cui Dio è forma. Par. 11,20.

Del ver si sogna, cioè, si sogna il vero. Inf. XXVI, 7.

Delia, diceasi dagli antichi Diana, per esser nata in Delo. Purg. XXIX, 78. Qui per la Luna.

Del Duca famiglia nobile, partita di Brettinoro. Purg. XIV, 112.

Delfica deità. Apollo, che dava gli oracoli in Delfo, città della Focide, situata appiè del monte Parnaso. Par. I, 32.

Delinquere, peccare. Purg. XXXIII, 45. È voce Latina.

Deliro, delirante, che vaneggia. Par. I, 102.

Della paura, cioè, per la paura. Inf. XXIII, 20. Così dello spavento, per lo spavento. Inf. III, 131, e molte altre maniere simili.

Del suo lume, conduce del suo lume, cioè, il suo lume. Purg. IV , 63.

Delo Isola del mare Egeo, oggi chiamato Arcipelago, ove dicono le favole Latona aver partorito Apolline , e Diana, cioè il Sole, e la Luna. Quest’Isola prima che ciò seguisse, andava errando per lo mare, e tremava ; ma Apollo, per esservi nato, la rese ferma, ed immobile , come l’altre. Purg. XX, 130.

Delubro, per tempio. Par. VI , 81. Lat. delubrum.

Democrito. Abderita, figliuolo d’acutissimo ingegno, che seguitando la dottrina di Leucippo , insegnò essere il mondo composto di certi corpicciuoli indivisibili a caso uniti insieme. Dicono che costui s’accecasse, per potere attendere senza distrazione alla contemplazione della natura. Inf. IV, 136.

Demofoonte, figliuolo di Teseo, abbandona Filli Regina di Tracia, sua innamorata. Par. IX, 101.

Demonio. V. Minardo Pagani.

Den, debbono. Inf. XXXIII, 7. Purg. XIII, 21.

Denno, debbono. Inf. XVI, 118.

Dente, metter li denti in chi che sia. Inf. XIII, 127. Porre li denti a che che sia. Inf. XXXII, 128.

D’entro alle leggi, cioè, fuor del corpo delle leggi civili. Par. VI, 12.

Dentro da esso, Par. XXII, 111, dentro dal: del. Par. II, 112.

– dentro dalla rete, Purg. XXVI, 24. dentro dal monte. Inf. XIV, 103.

– dentro dal tempio, Purg. XII , 53, dentro da me. Inf. XXVI, 97.

– dentro da quell’arche. Inf. IX, 125, dentro da sè. Purg. XVII, 23. Par. II, 119. XXXIII, 130.

Deo, Dio; in rima. Purg. XVI , 108.

Deono, debbono. Inf. XIX, 3.

Dependere, dipendere. Par. XXVIII, 42.

Derelitto, abbandonato, tralasciato. Par. IX, 134. XII, 113.

Derivarsi, per ispandersi, e scorrere. Par. XXX, 87.

Deserto, per abbandonato. Inf. XXVI, 102. Par. XV, 120.

Desirare, desiderare. Purg. XV, 104. XVII, 128.

Destra del Cielo, per mano di Dio. Par. XV, 6.

Destro abito, cioè, virtuoso. Purg. XXX, 116.

Determinato numero si cela, cioè, non apparisce termine di numero, perchè i soggetti sono innumerabili Par. XXIX, 135.

Detruso, cacciato abbasso. Par. XXX, 146. Lat. detrusus.

Deturpare, bruttare, macchiare. Par. XV, 147.

Deus, venerunt gentes, Dio, vennero le genti. Principio del Salmo 78, dove il Profeta predice gli strapazzi che dovea ricevere la Chiesa, e ’l Tempio del Signore da’ suoi nemici. Purg. XXXIII, 1.

Dia, per divina. Par, XXIII , 107. XXVI, 10.

– Dia luce, per vivissima, e risplendentissima. Par. XIV, 36.

Diana, sorella d’Apollo, dea della verginità presa per la Luna, e detta dal Poeta, occhio del cielo. Purg. XX, 132. Scaccia dal coro delle Ninfe sue compagne, e tramuta in orsa Callisto violata da Giove. V. Elice.

Diana nome di riviera favolosa, che i Sanesi credevano passasse  sotterra per la loro città , e fecero far molti scavamenti per trovarla. Purg. XIII, 153.

Dianzi, avanti, poco prima. Purg. IX, 52. XXI, 35.

Dibarbare, svellere dalle radici. Purg. XXXI, 70.

Di botto, in un attimo. Inf. XXII, 130.

Di butto, di botto, d’improvviso, tosto; in rima. Inf. XXIV, 105, Purg. XVII, 40.

Dicén, dicevano. Purg. XVIII, 173.

Dicere, dire. Inf. X, 20. XVI, 17. XXVIII. 2, 102. XXXII, 6, 19. Purg. VIII, 103. X, 60. XXV, 14. XXVIII, 88. XXX, 46. Par. V, 67. II, 24. XIV, 62. XXVI, 23. XXVIII, 62. XXIX, 83. XXX, 127. XXXII, 150. XXXIII, 123. È voce Latina.

Dicerolti, tel dirò. Inf. III, 45. Vedi l’Ercolano del Varchi, a carte 211.

Dicessi, per dicesse; in rima. Inf. IV, 64.

Diche, per dichi; in rima. Inf. XXV, 6. Par. XXV, 86.

Di che, per de’ quali. Inf. XVIII, 24.

Di che, in luogo di perchè. Purg. XXIX, 76.

Dichiarare, per discoprire. Purg. VIII, 151.

Dichiareranli, tel dichiareranno. Purg. XXIV, 48. V. anche l’Ercolano del Varchi, a carte 208.

Dichinare, scendere abbasso. Inf. XXVIII, 75. Purg. I, 113. VII, 43.

Dichinarsi, lo stesso che dechinare. Inf. XXXII, 56.

Dici, di’, dal verbo dicere, o dire. Inf. II, 13. Purg. VII, 62. Par. VII, 55.

Di ciò, per in ciò. Inf. IV, 93.

Di colpo, tostamente, immantinente. Inf. XXII, 124.

Di contra, dirimpettto. Inf. XXII, 34. Purg. X, 67. XIV, 132. Par. XXXIl, 31.

Di contro, è lo stesso, che di contra. Par. XXXII, 133.

Di costa, allato, al fianco. Purg. XXXIl, 152.

Di die in die, di giorno in giorno. Par. XVI, 8.

Didone, o Dido detta anche Elisa, figliuola di Belo Re di Tiro, moglie di Sicheo Sacerdote d’Ercole; che fuggendo l’insidie di Pigmalione suo fratello, da cui l’era stato ucciso il marito, per ispogliarlo de’ suoi tesori, se ne fuggì dalla patria, e venne sulle spiaggie dell’Affrica, dove fondò Cartagine. Finge Virgilio che costei s’innamorasse d’Enea, e che da lui abbandonata, per gran dolore si uccidesse. Inf. V, 61 , 85. Lo stesso Virgilio nel primo dell’Eneide finge che Cupido sedesse in grembo a Didone, presa la figura d’Ascanio, per innamorarla d’Enea. Par. VIII, 9.

Die, dì, giorno ; in rima. Purg. XXX, 103. Par. XVI, 8.

Die primo, chiama Bante il principio del Mondo. Par. VII, 112.

Die, per di’, dici; in rima. Purg. XXV, 36.

Diece, dieci. Purg. XXIX, 81: diece vien misurato da mezzo, e da quinto, perchè il cinque è la metà del dieci; e cinque volte due fanno dieci. Par. XXVII, 117.

Diemi, mi diedi; in rima. Purg. XXX, 51. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 206.

Dienne, per ne diede, mi diede ; in rima. Inf. IX, 13.

Dienno, diedero. Inf. XVIII, 90. XXI, 136.

Dierno, diedero; in rima. Inf. XXX, 94.

Dieta, per sobrietà, digiuno. Purg. XXIV, 18.

Difendere, per contendere, togliere, allontanare. Inf. XV, 27. Così Orazio nell’Oda XVII. del 1. Libro: defendit æstatem capellis, per mantenere. Par. XXVII, 62.

Difensione, per custodia, guardia. Inf. VIII, 123. per difesa, schermo, riparo. Inf. VII, 81.

Difesa, per vendetta. Par. XXVII, 57.

Difettivo, difettuoso. Par. XI, 2. XXXIII, 105.

Diffalta, difetto, colpa, peccato. Purg. XXVIII, 94 , 95. Par. IX, 52.

Differentemente, questa è parola divisa in due parti, l’una in fine d’un verso, l’altra in principio del seguente. Par. XXIV, 16.

Diffuso di letizia, pieno di gioja, che trasparisca di fuori. Par. XXXI, 61.

Dificio, edificio , macchina , ordigno. Inf. XXXIV, 7. Purg. XXXII, 142. Qui per carro.

Di fuori,il di fuori. Purg. XXVII, 88.

Di forza, con veemenza, e calore. Inf. XIV, 59.

Di furi, cioè, di fuori; in rima. Purg. XIX, 81.

Di galoppo, per velocemente. Inf. XXII, 114.

Digesto, per ordinato, distinto. Par. XXV, 94.

Digesto a divozione, per compunto, ridotto alla pietà. Par. X, 55.

Digiuno, sustantivo, per dubbio, curiosità di sapere. Par. XIX, 33.

– Digiuno, solvere il digiuno, per appagare la voglia. Par. XV, 49. V. il Petrarca nel Sonetto 197.

Digiuno, addiettivo, per esente. Par. XVI, 135.

Digiuno d’esser contento, cioè, lontano assai dall’esser pago. Purg. XV, 58;

digiuno di vedere, cioè, che non ha veduto. Inf. XXVIII, 87.

Non son digiuno di veder costui, cioè, il vidi altra volta.  Inf. XVIII, 42.

Digiuno di sua materia, cioè, raro, ch’è contrario al denso ; provenendo la rarità di un corpo da scarsezza di materia. Par. II, 75.

Dignitoso, che ha dignità, e riputazione. Purg. III, 8.

Digradare, scendere di grado in grado. Inf. VI, 114. Par. XXXII, 14,

per andarsi strignendo quasi in figura conica. Purg. XXII, 133. Fistula, cui semper decrescit arundinis ordo; disse Tibullo nella 5. Elegia del 2. Libro, parlando della sampogna, composta di sette canne di lunghezza diseguale, come si veggono le canne de’ moderni Organi: ciò potrebbesi dire, digradare.

Digresso, colui ch’è uscito alquanto fuor di cammino; che ha fatto digressione. Par. XXIX, 127. Lat. digressus.

Digrignare i denti, mostrare i denti fremendo, come fa il cane. Inf. XXI, 131, 134. XXII, 91.

Dilaccare, per guastare, stracciare. Inf. XXVIII. 30.

Dilacerare, fare in pezzi. Inf. XIII, 128. È voce Latina.

Di là da nostra usanza, oltre a nostro uso. Par. XIII, 22.

Di là da quello ch’egli è parvente, cioè, diverso da quello ch’ei pare. Par. XIX, 57.

Di largo, largamente. Par. XXXIII, 92.

Dilatar la fidanza, accrescere il coraggio. Par. XXII, 55.

Dilectasti, o, delectasti me Domine, in factura tua. Signore, tu m’hai dilettato nella tua fattura. Parole del Salmo 91, al verso 5. Purg. XXVIII, 80.

Dilettanza, diletto. Purg. IV, 1. Par. XVIII, 58.

Dilettar malo, diletto peccaminoso. Par. VII, 84.

Dilettoso, dilettevole. Inf. I, 77.

Dilibrarsi, uscire di bilico, tracollare. Par, XXIX, 6.

Di lieve, agevolmente, facilmente. Purg. VIII, 76.

Diligite justitiam, qui judicatis terram. Amate la giustizia, voi che giudicate la terra. Con queste parole comincia il Libro della Sapienza, che s’annovera tra quelli delle Divine Scritture: e queste parole finge Dante, che fossero formate nel pianeta di Giove dall’ordinanza dell’anime beate. Par. XVIII, 91, 93.

Dilmi, dimmelo. Purg. XVI, 44.

Di lungi, Lat. procul. Inf. IV, 70.

Dimagrarsi, per isminuirsi. Inf. XXIV, 143.

Dimandai d’un lume, cioè, che lume fosse. Par. XXVI, 80.

Dimandar per Dio, mendicare, chieder la limosina per amor di Dio. Par. XXII, 83.

Disiando, nome, per dimanda, richiesta, preghiera. Inf. II, 97. X, 126. XV, 79. XIX, 78. Purg. VI, 69.

– Per cosa dimandata. Purg. IV, 18.

Dimane, per lo principio del giorno. Inf. XXXIII, 37.

Dimen, meno. Inf. XV, 100.

Dimensione, per corpo; il quale ha lunghezza, larghezza, e profondità; colle quali tre misure occupa uno spazio, in cui non può stare insieme naturalmente un altro corpo. Par. II, 38.

Dimesso, per condonato, rilasciato. Par. V, 59.

Dimettere, per concedere. Inf. XXIX, 13. Per rimettere, perdonare. Par. VII, 92, 117.

Di mezzo ’l ciel, dal mezzo del Cielo. Purg. II, 57.

Dimon, per demonii. Inf. XIV, 44. XVIII, 35.

Dimoni, per demonii. Inf. XXII. 13.

Dimonio, demonio. Inf. III, 109. XXX, 117. XXXIII, 131.

Dimoro, nome, per dimora. Inf. XXII, 78.

Dimostrato, cioè, conosciuto per via d’argomento dimostrativo, che produce scienza, non già opinione. Par. II, VI.

Dinanzi, per prima, avanti, Inf. IV, 62. X, 98. Par. XXVI, 79.

Dinanzi al Cristianesmo. Inf. IV, 37. e in altri luoghi.

– Per poco avanti. Par. XI, 25.

Dinanzi. Non mi si partia dinanzi al volto, non cessava di starmi davanti. Inf. I, 34.

Dindi, parola colla quale i fanciulli chiamano i danari. Purg. XI, 105.

Diogenes, Diogene Cinico, da Sinopc, Filosofo amatore della povertà, e del disagio, e rigoroso riprensore degli altrui difetti. Inf. IV, 137. *La chiosa è sbagliata. Dante intende un Diogene più antico fondatore d’un sistema sulla creazione dell’universo.

Diomede figliuolo di Tideo uomo di gran valore, e compagno d’Ulisse in ogni pericolo al tempo dell’assedio di Troja. Inf. XXVI , 56.

Dione madre della dea Venere, secondo le favole; il qual nome poi fu dato alla stessa Venere. Par. VIII, 7.

– Per Venere pianeta. Par. XXII, 144.

S. Dionisio Areopagita, che scrisse dottissimamente delle Angeliche Gerarchie; benché alcuni Critici moderni ciò neghino, riferendo quel libro ad altro autore. Par. X, 115. XXVIII, 130. Vedi Guiglielmo Cave, nella sua Storia Letteraria degli scrittori Ecclesiastici, agli anni di Cristo 362.

Dionisio, tiranno di Siracusa in Sicilia , notissimo nelle storie Greche. Inf. XII, 107.

Dioscoride Anazarbeo detto da Dante il buono accoglitor del quale, cioè della qualità de’ semplici, di cui scrisse molti libri che ancora si leggono. Inf. IV, 140.

Di parte, per fazionario, partigiano. Par. IX, 39.

Dipartire, per rompere. Purg. IX, 75.

– Per separare. Par. VI, 105.

Dipartirsi da chi che sia, per essergli dissomigliante. Par. VIII. 130.

Dipelare, levare il pelo. Inf. XXV, 120.

Dipelato, pelato, privo di pelo. Inf. XVI, 35.

Di piano, liberamente. Inf. XXII, 85.

Dipigner le luci, per affacciarsi agli occhi, e figurarvi dentro la propria immagine. Par. XXIII, 91. V. Idolo.

Dipignere, volto dipinto di riso. Par. XXIX, 7.

Dipignersi di maraviglia. Purg. II, 82.

Dipinta gente, chiama Dante gl’Ipocriti, la bontà de’ quali tutta consiste nell’apparenza. Inf. XXIIl, 58.

Dipinto di primavera, cioè, smaltato d’erbe, e di fiori. Par. XXX, 63.

Di poco, da poco tempo in qua. Inf. IX, 25.

Diporre, deporre. Inf. XIX, 44. Purg. XVIII, 84.

Di presso, d’appresso. Inf. XII, 65.

Di prima, prima. Purg. XV, 11.

Di qua entro, fuor di qua. Lat. hinc. Inf. XXXII, 113.

Di que’, per di quello. Inf. XXXII, 114.

Di quel modo, in quel modo. Inf. XXX, 26.

Diramarsi, per diffondersi , stendersi da più parti. Par. X , 13.

Di ramo in ramo, figuratamente; cioè, di punto in punto, d’articolo in articolo. Par. XXIV, 115.

Diretano, che sta di dietro. Inf. XXV, 55.

Diretato, per tralignante, che non eredita la virtù de’suoi antenati. Lat. degener. Purg. XIV, 108.

Diretro, dietro. Inf. XIV, 140. Purg. IV, 29. Par. I, 35.

Diretro, il diretro, cioè, la parte deretana del corpo; il dosso. Purg. XIX, 97.

Diretto, per dritto, bene incamminato. Par. XXVII, 147.

Dirietro. per dietro. Inf. XIII, 124. XXIII, 77. XXV, 115. Purg. VI, 5. Par. IX, 6. XI, 47. XII, 117. XXI, 16, 132.

Per indietro. Inf. XX, 39.

Di rimbalzo, non dirittamente, ma quasi di riflesso, traslato da coloro che giuocano al pallone. Inf. XXIX, 99.

Dirimere, dividere, distinguere. Par. XXXII, 18. È voce Latina.

Di rintoppo, Oppostamente, allo ’ncontro. Inf. XXII, 112.

Dirivare, derivare. Inf. VII, 102.

Dirizzàmi, mi dirizzai. Purg. XV, 43.

Dir la sete, per manifestarla. Par. XVII, 12.

Dirocciarsi, diffondersi, cadendo di monte in valle: e dicesi dell’acque. Inf. XIV, 115.

Dirompere, frangere, romper con violenza. Inf. XXXIV, 55.

Dirubare, rubare, spogliare. Purg. XXXIII, 57.

Disagguaglianza, disparità. Par. XV, 83.

Disagiare, apportare incomodo. Purg. XIX, 140.

Disagio, per penuria, mancamento. Inf. XXXIV, 99.

Disanimato, senz’anima. Purg. XV, 135.

Disascondere, per manifestare. Par. XXV, 66.

Disbramare, adempier le brame. Purg. XXXII, 2.

Disbrigare levar la briga, l’impedimento. Inf. XXXIII, 116.

Discarcare, per deporre dalle spalle. Inf. XVII, 135.

Discarcarsi il carco di vergogna, lasciare di vergognarsi. Par. XVIII, 66.

Discarnarsi, dimagrarsi. Inf. XXX, 66.

Disceda, per si parta; in rima. Purg. XX, 15. È voce Latina.

Discente, discepolo, scolare, che impara. Inf. XI , 105. Par. XXV, 64. Lat. discens.

Discernere, per giudicare. Inf. I, 112.

Discettare, per disgregare, disunire. Par. XXX, 46.

Dischiavarsi, per iscoccare, detto d’uno strale. Par. II, 24.

Dischiomare, svellere i capelli, levar le chiome. Inf. XXXII, 100.

Dischiudere, per disciogliere. Purg. XXXI, 9.

– Per aprire, svelare. Par. XXIV, 100.

– Per escludere, dichiarare incapace. Par. VII, 102.

Dischiuso, per averlo, esposto, manifesto. Purg. XXXIII, 132. Par. XIV, 138.

– Per colui ch’è arrivato in luogo aperto. Purg. XIX, 70.

Discindere, per distaccare, svellere, come frutta d’alberi. Purg. XXXII, 43. È voce Latina.

Disciplina, per correzione. Purg. XXIII, 105. Così qualche volta l’Ariosto.

Discolorare, levare il colore. Purg. XI, 116.

Disconfortarsi, perdere il coraggio, avvilirsi. Inf. VIII, 94.

Disconvenevole, per mal atto, inabile. Inf. XXIV, 66.

Discoprire, per inventare. Inf. XXIX, 128.

Discordanti liti, o lidi, cioè, abitati da gente di religione diversa. Par. IX, 85.

Discordarsi, per esser distante. Purg. XXXIII, 89.

Discosceso, dirupato. Inf. XII, 8. XVI, 103.

Discoverse, discoperse. Par. XXVIII, 138.

Discoverto, discoperto. Par. XXVII, 85.

Discrezione, per luogo separato da un altro. Par. XXXII, 41.

Discrivere, descrivere. Purg. XXIX, 97.

Disdire, per negare. Purg. III, 109.

Diserto, sustantivo, deserto , solitudine, luogo disabitato. Inf. I, 64. Purg. XXII, 152. Par. XXXII, 32.

Diserto, addiettivo, deserto, abbandonato, solitario. Inf. 1, 29. Purg. I, 130. VI, 105.

Diserto, per ispogliato. Purg. XVI, 58.

Disfamare, levar la fame, satollare. Purg. XV, 76.

Disfatti per la loro superbia. Quei che son disfatti. Purg. XVI, 109. V. degli Abati.

Disfatto, per abbandonato d’ogni soccorso, e guida. Inf. VIII, 100.

Disfavillare, sfavillare, fiammeggiare. Par. XXVIII, 89.

– Per ardere di vergogna. Par. XXVII, 54.

– Per uscire con isplendore. Purg. XV, 99.

Disfiorare il giglio, guastare la sua bellezza. Purg. VII, 105. Qui metaforicamente, per macchiare la gloria della corona di Francia, l’armi della quale sono i gigli.

Disfrancare, privar di libertà, far di libero servo. Par. VII, 79. Il Vocabolario della Crusca spiega: levar la franchezza, la forza, infievolire.

Disfrenata saetta, sciolta dalla corda dell’arco, scagliata per l’aria. Purg. XXXII, 35.

Disgiunto, disunito, separato, rotto. Purg. IX, 51.

Disgravare, per alleggerire. Par. XVIII,6.

Disgravarsi, alleggerirsi, sgombrarsi. Inf. XXX, 144.

Disgrevare, per isgravare, alleggerire. Purg. XI, 37.

Distante, disioso, desideroso. Par. V, 86.

Disianza, disio, desiderio. Par. XXII, 65. XXIII, 39. XXXIII, 15.

Disigillasi la neve al Sole, cioè, si strugge. Par. XXXIII, 64.

Disioso a più letizie, cioè, di più letizie. Purg. XXIX, 33.

Disirare, desiderare. Purg. VII, 26. Par. IV, 72. VII, 144. XXX, 132.

Disire, desiderio. Purg. XVIII, 51. Per oggetto desiderato. Par. I, 7.

Disiri, nel numero del più, da disire, o disiro. Purg. XXXI, 2.

Disiro, desiderio. Purg. XXII, 5. Par. VIII, 30. XXXI, 65. XXXIII, 143.

Aver fermo il distro a chi che sia, cioè, desiderar lui solo ardentemente. Par. XVIII, 133.

Disiro nostro, per Gesù Cristo. Par. XXIII, 105.

Dislagarsi, stendersi, o dilatarsi a guisa di lago, o di fiume che innondi. Purg. III, 15.

Dislegare, per dispiegare. XXV, 31.

Dislegare ogni nube di mortalità, cioè, sgombrare ogn’ignoranza cagionata all’anima dal corpo. Par. XXXIII, 31.

Dislegarsi da colpa, giustificarsi, discolparsi, far sua scusa. Purg. XXXIII, 120.

Dismagare, disviare, trar dal dritto sentiero: Purg. III, 11. XIX, 20; ma questa voce nel primo luogo da altri viene spiegata altrimenti.

Dismagliare, rompere, e disunir le maglie; scrostare, levar la crosta. Inf. XXIX, 85.

Dismalare, liberare dal male, guarire. Purg. XIII, 3.

Dismenture, dimenticare. Purg. XXI, 135. Voce disusata.

Dismisura, per superfluità, lusso smoderato, scialacquo, eccesso. Inf. XVI, 74. Purg. XXII, 35.

Disnebbiare, sgombrar dalla nebbia. Purg. XXVIII, 81.

Disnodare, per rivelare. Purg. XIV, 56.

Disnodarsi dal corpo, uscire di esso, morendo. Par. XXXI , 90.

Disonnarsi, svegliarsi. Par. XXVI, 70.

Di sopra, il disopra la parte superiore, come soffitto. Par. XXXI, 19.

Dispaiare, disunire, disgiugnere. Inf. VII, 45. Per iscompagnare  due che vadano a pajo. Purg. XXV, 9.

– Per levar la proporzione, e la forma. Inf. XXX, 52.

Dispari, per dissimile. Purg. XXIX, 135.

Dispari ad ogni altra, cioè, smisurata, eccessiva. Purg. XIII, 120.

Disparìo, disparve. Purg. XV, 93.

Disparito, dileguato. Inf. XXII, 136.

Disparmente, disegualmente. Purg. XI, 28.

Dispensa, per luogo da occupare, - stanza, o parte. Purg. XXVII , 72.

Per distribuzione, digestione. Par. V, 39.

Dispensar la vendetta, per appareccchiarla. Par. XVII, 54. Così spiega il Landino.

Dispensar o due o tre per sei, rendere una picciola parte di tutto il mal tolto. Par. XII, 91.

Dispetto, addiettivo, per disprezzato, mal accetto, o dispettoso. Inf. IX, 91. Par. XI, 67, 90.

Dispiccare, spiccare, trarre, cavare. Purg. XV, 66.

Dispiegare, per rivelare. Par. XXXIII, 33.

Dispiegarsi, per diffondersi. Purg. XXXIII, 116.

Dispitto, sustantivo, dispetto; in rima. Inf. X, 36.

Dispogliare, per levare le frondi agli alberi, come fa l’Autunno. Par. XXVIII, 117.

– Per iscancellar dalla mente qualche impressione. Inf. XVI, 54.

Disposare, sposare. Purg. V, 136. Par. XI, 33.

Disposto, per assegnato. Purg. XX, 100.

Disposto agli occhi, agevole, comodo a vedersi. Purg. X, 54.

Dispregio, avere in dispregio, per isdegnare. Inf. XXIII, 93.

Disserrare la porta del piacere, cioè, accettare di buon grado. Par. XI, 60.

Disserrarsi, per isprigionarsi, sciogliersi. Par. XXIII, 40.

Dissi lui, cioè, a lui. Inf. VII, 67.

Dissimíle, coll’accento acuto sulla penultima sillaba. Par. VII, 80.

Distanti alla tua patria, cioè, dalla tua patria. Par. XXI, 107.

Distender l’arco, per allentarlo, contrario di tendere. Purg. XVI, 48.

Distesa lingua, per favellare aperto, copioso, e piano. Par. XI, 23.

Disteso lago, cioè, largo, spazioso. Par. I, 81.

Distillare, lo dolce distilla nel cuore. Par. XXXIII , 62. Cosí Lucrezio nel 4. Libro, al verso 1052. Hinc illae primum Veneris dulcedinis in cor Stillavit gutta.

Distorto, torto, contrario di diritto. Purg. IX, 133. XIX, 8.

Distretta, nome sustantivo verbale, stretta, necessità. Purg. IV , 99.

Distrettamente, per attentissimamente. Par. VII, 96.

Distretto, addiettivo, per oppresso, augustiato. Purg. VI, 104.

Distributo, distribuito. Purg. XV, 61. Par. II, 69.

Distrutto, per dannato. Inf. IX, 79.

Di su, il di su, cioè, la parte superiore del corpo. Inf. XIX, 46.

Di subito subitamente. Purg. VIII, 63. Par. I, 61. XXXI, 64.

Disunarsi, disunirsi. Par. XIII, 56.

Disvellere, distaccar con violenza. Inf. XIII, 95.

Disvestito, spogliato, sgombro. Par. I, 94.

Disviare, per uscir del dritto sentiero. Par. VI, 116.

Disviluppare dal Mondo, per uccidere. Par. XV, 146.

Disviticchiare, per isviluppare, o distinguer bene con l’occhio. Purg. X, 118.

Disvolere, lasciar di volere ciò che s’è voluto. Inf. II, 57.

Di tanto, tanto. Inf. IV, 41. XXX. 82.

– Per intanto. Inf. IV, 99.

Dite. Città infernale, detta così da Plutone suo re, che anche Dite, cioè ricco, fu chiamato da’ poeti. Inf. VIII, 68.

Per lo ’nferno. Inf. XI, Q5. XII, 39. Per lucifero. Inf. XXXIII, 20.

Dito. Se li tuoi diti non sono a tal nodo sufficienti, cioè, se il tuo raziocinio non è valevole a sciorre tal difficoltà. Par. XXVIII, 58.

Dittare, per narrare. Purg. XIV, 12.

Dittatore, per colui che detta. Purg. XXIV, 59.

Diurno, addiettivo. Del dì, appartenente al dì. Purg. XIX, 1. Lat. diurnus; dalla qual voce è derivata poi la parola giorno.

Divallarsi, scendere in valle. Inf. XVI, 98.

Divellere, per dipartire. Par. XXVII, 98. È voce Latina.

Divellersi, per dipartirsi. Inf. XXXIV, 100.

Divenire, per arrivare, riuscire a qualche luogo. Inf. XIV, 76. XVIII, 68. Purg. III, 46. Par. XIII, 62.

Di ver ponente, dalle parti occidentali. Inf. XIX, 83.

Diverse alle prime, cioè, dalle prime. Inf. IX, 12.

Diversi d’ogni costume, cioè, lontani da ogni virtù, e umanità. Inf. XXXIII, 151.

Diverso, per istrano, deforme, mostruoso. Di nuova foggia. Inf. VI, 13. XXII, 10.

Diverso, non diverso al color della pietra, cioè, simile, non differente. Purg. XIII, 48.

Dividersi, per discordar d’opinione. Par. XXVIII, 133.

Divimarsi, per dislegarsi, sciogliersi. Par. XXIX, 36.

Divino, per velocissimo, rapidissimo. Par. XXVIII, 51.

Divisare, per descrivere esattamente. Purg. XXIX, 82.

Divizia, per abbondanza, copia. Par. XXXI. 136. A gran divizia. In gran copia. In XXII, 109.

Divo, per divino. Par. XXIV, 23.

Doagio, città della Fiandra. Purg. XX, 46.

Doccia, canale. In XIV, 117. XXIIl, 46.

Doga, per istriscia di legno, delle quali si compone lo stajo, o altra misura. Purg. XII, 105.

Dogare, fasciare, a somiglianza di doga, o lista. In XXXI, 75.

Doglienza, dolore, male. In VI, 108.

Dolce, per dolcezza. Par. XXXIII, 63.

Dolcino, fra Dolcino, solenne impostore al tempo di Clemente V. Costui essendo bel dicitore, diede ad intendere a’ Novaresi, sé essere Apostolo mandato da Dio. Riprendeva i Prelati con molta libertà. Predicava la vera carità consistere in aver tutte le cose comuni, infino alle donne. Finalmente assediato da’ Novaresi sulle montagne, dove s’era ritirato con gran sèguito d’uomini, e di femmine, a menar vita infame, e dissolutissima, e per gran copia di neve caduta, non avendo più che mangiare, costretto a rendersi, fu arso vivo insieme con una sua donna. Inf. XXVIII, 55.

Dolorare, avere, e sentir dolore. In XXVII, 131.

Dolve, per dolse; in rima. Inf. II, 51.

Dolzore, dolcezza. Par. XXX, 42.

Dome, per domi, affliggi, purghi; in rima. Purg. XIII, 103.

S. Domenico, spagnuolo, della nobilissima famiglia Gusmana, fondatore dell’ordine de’ Frati Predicatori. Par. X, 95. Collega di S. Francesco a mantener la barca di Pietro. Par. XI, 39. Vita di esso sposta al Poeta da S. Bonaventura. Par. XII, 55. e segg. Nominato dal possessivo, di cui era tutto; cioè detto in latino Dominicus, a Domino, del signore. Par. XII, 69.

Domenicani, de’ tempi di Dante, ripresi. Par. II, 121. e segg.

Dominazioni, primo coro d’Angeli della seconda gerarchia. Par. XXVIII, 122.

Domine, labia mea aperies. Signore, aprirai le mie labbra. Detto del Salmo 50, al verso 17. Purg. XXIII,11.

Domiziano, imperadore, figliuolo secondogenito di Vespasiano; Principe crudele, e scellerato. Costui perseguitò i Cristiani. Purg. XXII, 83.

Donati, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 119. V. Ubertino.

Donati (Buoso). Inf. XXX, 44. V. Buoso.

Donati (Corso). Purg. XXIV, 82. e segg. V. Corso.

Donato, grammatico antico dottissimo, maestro di S. Girolamo. Scrisse costui un libro delle alte parti dell’orazione, e comentò le favole di Terenzio. Benché alcuni dicano, l’Autore di tali comenti essere stato un altro dal primo. Par. XII, 137.

Donna, per signora, padrona. Purg. XIX, 51. Donna di Provincie, chiama Dante l’antica Italia. Purg. VI, 78.

Donna amata da S. Francesco d’Assisi, intesa per la Povertà. Par. XI, 58.

Donna, ch’avea tre occhi in testa, intesa dal Poeta per la Prudenza, che considera le cose passate, presenti, e future. Purg. XXIX, 133.

Donna, che dà per altri l’assenso, chiama Dante la comare, che tiene a battesimo. Par. XII, 64,

Donna del Cielo, per la Beata Vergine. Par. XXIII, 106.

Donna della torma, chiama il Poeta una bellissima cavalla; quasi signora dell’armento. Inf. XXX, 43.

Donna. La donna che qui regge, (in inferno) Inf. X, 80. Intende Proserpina.

Donna. Una donna in su l’entrar. Purg. XV, 18. Intendi Maria vergine, ch’avea perduto il suo figliuolo.

Donna. Una donna che il saprà. Beatrice. Inf. XV, 9.

Donna più su Par. III, 98. Santa Chiara.

Una donna santa, e presta. Purg. XIX, 26. Intendi la filosofia morale.

La donna del Brabante. Purg. VI, 23. La moglie di Filippo il Bello re de Francia.

Una donna soletta. Purg. XXVIII, 40. V. Matelda.

La donna della torma, la più bella fra le cavalle della razza. Inf. XXX, 43. Colei (la donna) che siede sovra l’acque, cioè Babilonia, veduta da S. Giovanni nella sua Apocalissi. In XIX, 108. Babilonia v’è stata posta in via d’espediente forse a non irritare la chiesa romana, che qui, e ne’ versi seguenti e altrove, è figurata in simbolo di Prostituta. V. Discorso sul Testo.

Donna di virtù, cioè, virtuosa. Inf. II, 76. Preso forse dalla Divina Scrittura, che parlando di Ruth, al capo 3, verso 11. del suo Libro, così dice: Scit enim omnis populus, qui habitat intra portas urbis mece, te mulierem esse virtutis.

Donna è gentil nel ciel, intende il Poeta la grazia preveniente. Inf. II, 94.

Donneare, per fare all’amore, figuratamente. Par. XXIV, 118. XXVII, 88. Nel primo luogo il Vocabolario della Crusca spiega, signoreggiare; non sappiamo quanto bene.

Donne che avete intelletto d’amore. Questo è il principio d’una Canzone amorosa del nostro Poeta. Purg. XXIV, 51.

Donnescamente, in signoril modo. Purg. XXXIII, 135.

Donne tre, significanti la Fede, la Speranza, e la Carità, vedute da Dante nel Paradiso terrestre. Par. XX, 127.

Donno, per signore. Inf. XXII, 83. XXXIII, 28.

Donno, titolo di persona. Il Latino barbaro dice Domnus. Inf. XXII, 88.

Doppiare, raddoppiare. Par. XXVIII, 93.

Doppiero, torcia di cera. Par. XXVIII, 4.

Doppj petti, chiama Dante quelli de’ Centauri, che sono mezzo uomini, e mezzo cavalli. Purg. XXIV, 123.

Dosso della mano, la parte di sopra di essa mano, opposta alla palma, Purg. III, 102.

Dosso d’Italia, chiama Dante il monte Apennino. Purg. XXX, 86.

Dotar di salute mutua, per obbligarsi a salvar l’un l’altro scambievolmente. Par. XII, 63.

Dotta, sustantivo. Cioè, paura. Forse dal Latino dubitatio. Inf. XXXI, 110.

Dotto, per accorto, cauto. Purg. XXII, 69.

Dottore, per maestro, guida. Inf. V, 70. XVI, 13, 48. Purg. XVIII, 2. XXIV, 143. Par. XXV, 64. XXXII, 2.

Dove, per luogo. Par. III, 88. XII, 30. XXII, 117. XXVII, 109.

Dovrien, dovrebbero. Par. II, 55.

Draco, per drago, o serpente con gambe; in rima. Inf. XXV, 23.

Draghignazzo, nome di Demonio. Inf. XXI, 121, XXII, 73.

Drago, figura di Maometto, e del suo Scisma. Purg. XXXII, 131.

Dritto di salita, dritta salita. Purg. X, 30.

Dritto, addiettivo, per giusto, retto. Purg. XIX, 132.

Dritto, chiama Dante quel punto dove lo Zodiaco s’incrocicchia coll’Equatore. Par. X, 19.

Dritto, s’è dritto, cioè, s’è rizzato in piè. Inf. X, 32.

Drittura, per giustizia. Par. XX, 121.

Drizzàmi, mi drizzai. Purg. III, 35.

Drudo, questa voce per lo più significa amatore disonesto, vago, damo. Inf. XVIII, 134. Purg. XXXII, 135.

Drudo amoroso della Fede Cristiana, cioè, grande amatore di essa, chiamasi dal Poeta nostro San Domenico. Par. XII, 55. Sopra la voce drudo è da vedersi il dottissimo Salvini, a carte 184. della 2. Centuria de’ suoi Discorsi Accademici.

Du’, per dove. Par. X, 96. XI, 139. XII, 123. XV, 31.

Du’angeli, due Angeli. Purg. VIII, 26.

Dubbiar, per dubitare. Inf. XI, 93. Purg. III, 72. XVIII, 42. Par. XI, 22. XIV, 99. XX, 79. XXIX, 64. XXXII, 49. Per trovarsi confuso. Par. XXVI, 1.

Dubbiare, per temere. Inf. IV, 18. Purg. XX, 133. Così Virgilio nel 2. della Georgica, al verso 433. Et dubitant homines serere, atque impendere curam?

Dubbiosi desiri, per amore non ben conosciuto. Inf. V, 120.

Dubi, per dubbiosi; in rima. Par. XXVIII, 97.

Duca (del) Guido. V. Guido.

Duca, per guida, duce. Inf. II, 140. XVI, 62. Par. XXXII, 131, e in altri luoghi.

Duca (Del) famiglia nobile, partita di Brettinoro. Purg. XIV, 112.

Duca, per fondatore d’ordine religioso. Par. XII, 52. Qui dee intendersi il Patriarca San Domenico.

Duca d’Atene, Teseo (vedi a quel nome), Inf.. XII, 17.

– Quel Duca, sotto cui visse di manna la gente ingrata. Par. XXXII, 131. V. Mosè.

– Il Gran Duca de’ Greci. Par. V , 69. Agamennone, ove vedi.

Duce, per guida, scorta. Purg. XIII, 21. XVIII, 18.

– Per capitano. Par. XXX, 37.

Duce sotto cui giacque ogni malizia, chiama Dante Saturno, sotto il cui regno fiorirono gli anni dell’oro. Par. XXI, 26.

Duce del Mondo, sotto cui giacque ogni malizia morta; chiamasi dal Poeta, Saturno. Par. XXI, 26. In allusione al secolo d’innocenza nel regno di quel Dio.

Ducere, per tirare, assottigliare, come si fa il ferro, la cera, la pasta. Par. XIII, 67, è voce Latina, così Tibullo nella 3. Elegia del 1. Libro: nec enses Immiti sævus duxerat arte faber.

Duera. Inf. XXXII, 116. V. Buoso da Duera.

D’un modo, egualmente. Par. IV, 2, 8.

D’un peso, di peso eguale. Par. XV, 75.

Durazzo, città di Macedonia, con porto; dove Giulio Cesare fu assediato dalle genti di Pompejo. Par. VI, 65.

Duro, per difficile, o spiacevole. Inf. I, 4. III, 12.

E

Et Congiunzione, per altresì, anche. Inf. XXX, 126. Per così, relativo di come. Inf. XXV, 50. Purg. VIII, 94. Per tanto, relativo di quanto. Purg. IV, 90.

E’, per egli. Inf. III, 90. XXV, 40. Purg. XVI, 136; – e in altri luoghi;

– per eglino. Inf. X, 49; e in altri luoghi.

Ebree donne in Paradiso. Par. XXXII, 17.

Ebbre parole, cioè, stolte, convenienti ad ubbriaco. Inf. XXVlI , 99.

Ebbrezza, ubbriachezza. Par. XXVII, 5. Qui figuratamente.

Ebrei. Purg. IV, 82. Par. V, 49. Accennati, e biasimati. Par. XXXII, 132. Passano il mar rosso a piedi asciutti. Due soli di secento mila di loro arrivano alla terra di promissione; cioè Caleb, e Giosuè. Purg. XVIII, 134.

– Compagni di Gedeone contra i Madianiti, furono pochissimi. Purg. XXIV, 124. V. Gedeone.

Ebro, fiume di là da Genova ai confini della Provenza. Par. IX, 89.

Eccelso, sustantivo, per altezza. Par. XXIX, 142.

Ecclissare nell’obblio, uscire affatto della memoria di chi che sia. Par. X, 60.

Eco, bellissima giovanetta, che amando Narciso fanciullo altrettanto bello, ma superbo fuor di misura, e non essendo da lui corrisposta, consumossi in maniera, che non restò di lei altro che la voce, la quale risponde ancora alle grida altrui da’ sassi, e dalle spelonche: s’accenna Par. XII, 14. Chiamasi vaga dal Poeta, perchè fu innamorata, o perchè va errando ne’ luoghi deserti.

Egloga, quarta di Virgilio accennata. Purg. XXII, 70.

Ecuba, moglie di Priamo Re di Troja; la quale dopo l’uccision del marito fatta da Pirro , e la ruina della patria, condotta da’ Greci in cattività, approdando a’ lidi di Tracia, e trovando sulla spiaggia il cadavero di Polidoro, suo figliuolo, ucciso da Polinestore Re di quel paese, per ispogliarlo del suo tesoro; al quale Priamo l’avea mandato da custodire, perchè, se Troja fosse caduta, avanzasse qualche rampollo della stirpe reale; per lo dolore, e per la rabbia fu convertita in una cagna. Inf. XXX, 16.

Ee, verbo, per è; in rima. Inf. XXIV, 90. Purg. XXXII, 10. Par.XXVlII, 133. Fuor di rima. Inf. XXX, 79.

Effige, effigie, figura, immagine. Par. XXXI, 77. XXXIII, 131.

Effigiato, figurato, scolpito. Purg. X, 67.

Egidio, uno de’primi Frati, e compagni di S. Francesco. Par. XI, 83.

Egina, isoletta poco lontana dal Peloponneso , o Morea; dove a’ tempi d’Eaco suo Re, per una fierissima pestilenza morirono tutti gli uomini, e gli animali. Ora il Re molto addolorato, e desideroso di ristorare le perdute sue genti, vedendo un giorno un grandissimo numero di formiche andarsene su e giù per un’antichissima quercia, pregò istantemente Giove suo padre a volergli concedere tanti cittadini, quante erano quelle formiche; e ne fu esaudito; perchè Giove tramutò tutti quegli animalicci in uomini. Vedi Ovidio nel 7. delle Trasform. Inf. XXIX, ’59.

Egitto, famosa provincia dell’Affrica, bagnata dal fiume Nilo, dove regnarono anticamente i Faraoni, e i Tolomei. Purg. II, 46. Figuratamente, per questo basso Mondo. Par. XXV, 55.

Egli, particella riempitiva. Inf. XXIII, 64. Purg. XXVIII, 37, e in altri luoghi.

Egli, per eglino. Par. VII, 136. XXIII, 125. XXXI, 18.

Egualità prima, cioè. Iddio; in cui tutto è perfettamente eguale. Par. XV, 74.

Ei, per a lui, gli. Inf. X, 113. Purg. XII, 83.

Ei, per eglino. Inf. IV, 34. XI, 104. XVI, 19; ma qui altri testi leggono hei, voce Latina, che significa oimè. Purg. XXVII, 86.

Ei, per loro; in quarto caso plurale. Inf. V, 78. XVIII, 18.

El, per egli, esso. Inf. XXVII, 12. Purg. II, 51. XVII, 117. Par. II, 91. XXVIII, 8. XXX, 146.

ELENA, figliuola di Giove, trasformato in cigno, e di Leda Spartana, moglie di Tindaro. Fu donna di bellezza singolarissima, ed essendo sposata a Menelao Re di Sparta, mentre egli era assente, fu rapita da Paride Trojano suo ospite, e condotta a Troja; per la qual cagione, dopo dieci anni d’ostinata guerra fu quella Metropoli arsa, e smantellata da’ Greci. Vedi Coluto de Raptu Helenae: Omero nella Iliade, e tutti i Poeti. Inf. V, 64.

Eletta, sustantivo, elezione, scelta, partito da prendersi. Purg. XIII, 12, quel che i Latini dicono optio.

Eletto, per iscelto, principale. Inf. XIV, 109. Par. IX, 139.

Elettori, sette del sommo Pontefice, cioè tre Cardinali Vescovi, e quattro Preti, intesi per le sette teste, che finge il Poeta d’aver veduto spuntare sopra il carro della Chiesa. Così il Daniello. Ma il Velutello, e il Landino intendono i sette peccati mortali. Purg. XXXII, 143.

Elettra, figliuola d’Agammennone Re di Micene, e di Clitennestra; che non potendosi dar pace della morte del padre suo, ucciso miseramente dall’impudica moglie, e dall’adultero Egisto, tanto operò con Oreste suo fratello, che ne vide la vendetta nella uccisione d’ambedue i colpevoli. Dal suo nome intitolò Sofocle una sua Tragedia, che ancora si legge. Inf. IV, 121.

* La chiosa è sbagliata : Dante intende d’Elettra che partorì Dardano a Giove, e n’uscì poi la schiatta Trojana che per la venuta di Enea in Italia, e di Iulo suo figlio fondò l’Impero Romano nella famiglia Julia, Vedi postille al verso, e l’Eneide, lib. VIII, 334-337.

Eli, nome d’Iddio appresso gli Ebrei. Par. XXVI, 136.

Eli, parola Ebraica, significante Dio mio. Purg. XXIII, 74.

Elia, Profeta santissimo, e di gran severità, molto noto per le Sacre Scritture; il quale fu rapito da un carro di fuoco. Inf. XXVI, 35. Assiste alla Trasfigurazione del Signore. Purg. XXXIl, 80.

Elice, dicesi l’Orsa maggiore; costellazione settentrionale, nella quale fingono i Poeti essere stata cangiata Calisto, figliuola di Licaone Re d’Arcadia, Ninfa seguace di Diana; la quale essendo stata violata da Giove in forma di quella dea, fu da lei convertita in orsa; ma per compassione di Giove, trasportata in Cielo. Vedi Ovidio nel 2. delle Metamorfosi. Purg. XXV, 131. Par. XXXI, 32.

rota col suo figlio, cioè coll’Orsa minore: detta anche Cinosura in cui fu tramutato  Arcade, figliuolo della Ninfa Calisto. Par. XXXI, 35.

Elicona, monte della Beozia, sacro alle Muse. Purg. XXIX, 40.

Eliodoro. Costui fu mandato da Seleuco Re di Siria in Gerusalemme per torre i tesori del Tempio; ma appena posto il piede sulla soglia di quello, gli comparve un uomo armato sopra un gran cavallo, il quale co’ calci lo percoleva; onde umiliato davanti a Dio, se ne ritornò addietro colle mani vuote. Purg. XX, 112. Vedi il 2. libro de’ Maccabei, al capo 3.

Elios, in Ebraico linguaggio significa eccelso; ed è uno de’ nomi d’Iddio. Par. XIV, 96.

Elisabetta, donna santissima, moglie di Zaccaria, e madre di S. Giovanni Batista, visitata, da Maria Vergine. Accennasi ciò. Purg. XVIII, 100.

Eliseo, Profeta, che vedendosi dileggiato da certi fanciulli, fece uscire delle montagne, così spirandolo Iddio, una truppa d’orsi, che fecero in pezzi i dileggiatori. Accennato. Inf. XXVI, 54.

Eliseo, fratello di Cacciaguida, antenato di Dante. Par. XV, 156.

Elisio, luogo deliziosissimo, ove, secondo le favole, andavano ad abitare dopo la morte le anime di coloro ch’erano vissuti virtuosamente. Par. XV, 27.

Elitropia, sorta di pietra, che, secondo alcuni, portata addosso, ha virtù di render l’uomo invisibile. Inf. XXIV, 95.

Ella, per lei. Par. VIII, 13. XXIII, 96. XXIV, 95.

Ellesponto, stretto di mare tra l’Asia, e l’Europa. Purg. XXVIII, 71. V. Xerse.

Elli, per egli. Purg. XIX, 86. Par. XXV, 62.

Elli, per eglino. Par. XII, 35.

Elli, per loro; in rima. Inf. III, 42. Purg. XXVII, 138. Par. XII, 133, e in altri luoghi.

Ello, per egli, esso. Inf. XVIII , 88. Par. XVIII, 23. XXXI , 45.

Ello, per lui, in sesto caso. Inf. XXIX, 23. XXXII, 124. XXXIV, 51. Purg. XXIX, 118. Par. IV, 11. DANTE. 4, 15.

Elsa, e pome della spada dorato, insegna de’cavalieri. Par. XVI, 102.

Elsa, Fiume di Valdarno di sotto, che tra Empoli e Fucecchio mette nell’Arno; il qual fiume si dice far divenir pietra ciò che tocca. Purg. XXX, 67.

Ema. Fiume che si convien passare da coloro che da Montebuono vengono a Firenze. Par. XVI, 143.

Emergere, per uscire. Par. XXIV, 121. È voce Latina.

Emisperio, quella mezza parte di cielo, che si vede dagli abitatori della terra, o la metà del cielo abbracciante la terra, terminata dall’orizzonte. Inf. IV, 69. XXXIV, 5, 112. Par. I, 43. XX, 2.

Emisperio dell’aere. Par. XXIII, 80.

Emispero, Emisperio. Purg. IV, 71.

Emmaus, castello poco distante da Gerusalemme. A due discepoli, che colà se n’andavano, apparisce Cristo risuscitato. Purg. XXI, 8.

Emme, o M, Una delle lettere dell’alfabeto. Purg. XXIII, 33. Par. XVIII, 113. Ne’ numeri Romani significa mille. Par. XIX, 129.

Emmi, mi è. Par. XXV, 86.

Empedocles, Empedocle. Filosofo d’Agrigento città di Sicilia; il quale compose un bellissimo Poema della Natura delle Cose; in che fu poi da Lucrezio, Poeta Latino, imitato. Costui per farsi stimare un Dio, gittossi nella voragine del Mongibello. Inf. IV, 138.

Empiezza, empietà, scelleraggine atroce. Purg. XVII, 19.

En, per sono, terza persona plurale. Purg. XVI, 121. Par. XV, 77.

Enea, figliuolo d’Anchise Trojano, notissimo nelle storie, e nelle favole. Inf. II, 32. IV, 122. XXVI, 93. Purg. XVIII , 137.

– Detto dal Poeta, l’Antico che Latina tolse; cioè che sposò Lavinia figliuola di Latino Re d’Italia, togliendola a Turno, a cui era stata promessa prima. Par. VI, 3.

– Visita il padre morto ne’ campi Elisi. Par. XV, 27.

Eneida, di Virgilio lodata. Purg. 21, 95. e segg.

Enne, ci è, è a noi. Par. XX, 136.

Enno, per sono, terza persona plurale; in rima. Par. XIII, 97.

Entomata, vermicelli, insetti. Purg. X, 128. dal Greco τὰ ἒντομα. Dante ha posposto l’articolo, che dovea premettersi.

Entràmi, m’entrai. Par. X, 41.

Entrare innanzi, precedere. Purg. XXIV, 100.

Entre, per entri; in rima. Purg. XIX, 56. Par. XXIII, 108. e simili mutazioni molte.

Eolo. Re de’ venti, secondo le favole. Purg. XXVIII, 31.

Epa, pancia. Inf. XXV, 82. XXX, 102, 119.

Epiciclo, vien chiamato dagli Astròloghi seguaci del Sistema di Tolomeo quel picciol cerchio, o picciola sfera, che, secondo essi, descrivono i pianeti col moto del corpo loro, movendolo, e girandolo per la circonferenza d’esso. Par. VIII, 3. Sopra questa parola sono da vedersi i Comentatori.

Epicuro, figliuolo di Neocle, nato in Atene, Filosofo celebre che seguitando i principi di Democrito, e di Leucippo, e molte cose aggiungendo del suo, disse, il Mondo esser fatto a caso, e l’Anime morire insieme co’ corpi. Ripose costui il sommo bene nel piacere, non già disonesto, e carnale, ma dell’animo. Inf. X, 14.

E più e più. Lat. magis atque magis. Par. XXXIII, 53. Così il Petrarca nella Canzone 9.

La stanca vecchierella peregrina

Raddoppia i passi, e più e più s’affretta .

Equatore, V. Mezzo cerchio. Purg. IV, 80.

Equinoziale orto del Sole circoscritto. Par. I, 38. Nel principio dell’Ariete, e della Libra, che sono i due segni Equinoziali, quattro cerchi della sfera, intersecandosi fra di loro, vengono a formare tre croci. Il Coluro degli Equinozi viene a tagliar l’Equatore, e forma una croce. Il Zodiaco taglia lo stesso Equatore, e ne forma un’altra. L’Orizzonte abbraccia il Zodiaco, e forma la terza, e questo vuol dire il Poeta.

Equivocare, per pigliare abbaglio. Par. XXIX, 75.

Era, fiume che nasce nel monte Vogeso, e mette nel Rodano. In latino Arar. Par. VI, 59.

Eraclito, d’Efeso, filosofo antichissimo, i cui scritti intorno alla Natura delle cose erano ripieni d’oscurità. Inf. IV, 138.

Eràni, eravamo. Inf. XXXIII, 43.

Eramo, eravamo. Purg. XXXII, 35.

Erba, chiama Dante la messe spirituale che raccoglie un Predicatore. Par. XI, 105.

Ercole, figliuolo di Giove, e d’Alcmena, gran domatore de’ mostri, e uccisor de’ Tiranni il quale per la grandezza delle cose operate, fu ricevuto nel numero degli Dei. De’ costui fatti parlano quasi tutti i Poeti. Inf. XXV, 32.

– Vince Anteo. Inf. XXXI, 132. vedi Anteo.

d’Ercole (colonne), che Dante chiama riguardi sono i due monti Abila, e Calpe, l’uno in Affrica, l’altro in Ispagna, da lui prefissi come termini a’ viaggiatori. Inf. XXVI, 108.

Ereda, erede, in rima. Inf. XXXI, 116. Par. XI, 112.

Eresia, intesa dal nostro Poeta per la volpe. Purg. XXXII, 119.

Eresiarche, in rima, per eresiarchi, cioè, seminatori di eresie, principi degli Eretici. Inf. IX, 127.

Eretto, alzato. Inf. XXXII, 43. Lat. erectus, per erto, scosceso. Purg. XV, 36.

Erifile, moglie d’Anfiarao celebre indovino. Costei per avidità d’un ricco giojello offertole da Argia moglie di Polinice, manifestò il marito, che s’era appiattato per non andare con gli altri capitani alla guerra di Tebe. Per la qual cosa fu uccisa da Almeone suo figliuolo. Accennata. Purg. XII. 30.

Erine, le tre furie Infernali. Lat. Erinnyes. Fingono i Poeti che sieno sorelle, figliuole dell’Èrebo, e della Nolte, di spaventevole aspetto, crinite di serpenti, ec. Inf. IX, 45.

Erisitone. Fu costui di Tessaglia, grandissimo sprezzatore degli Dei; e avendo tagliata un’antica quercia consacrata a Cerere, fu da lei punito con una fame sì arrabbiata, che non potendola saziare, dopo aver consumata ogni sua sostanza, sé medesimo divorando, miseramente perì. Purg. XXIII, 26. Vedi Ovidio nell’ottavo delle Trasform.

Eritone. Maga di Tessaglia, che ad istanza di Sesto Pompejo, trasse co’ suoi incantesimi un’anima dall’Inferno, per intendere qual fine fossero per avere le guerre civili tra Cesare, e Pompejo il Grande, suo padre. Vedi Lucano nel 6. della Farsaglia. Inf. IX, 23.

Ermafrodito, chiama Dante il peccato contro natura, dove il maschio viene ad effemminarsi. Purg. XXVI, 82. D’Ermafrodito, bellissimo giovane, figliuolo di Mercurio, e di Venere, leggi Ovidio nel 4. delle Trasform.

Ermafrodito, propriamente è colui che ha l’uno e l’altro sesso. Dante chiama Ermafrodito il peccato contra natura, dove il maschio viene in certo modo a cangiarsi in femmina, ovvero intende le disordinate maniere d’usare l’atto Venereo naturale. Purg. XXVI, 82.

Ermo, sustantivo, eremo, solitudine. Purg. V, 96. Par. XXI, 110.

Ermo, per l’Eremo di Camaldoli. Purg. V, 96.

Ero, donzella bellissima, amata da Leandro. Purg. XXVIII, 73. Vedi Leandro.

Erro, nome, errore. Inf. XXXIV, 102.

Error contrario a quel ch’accese amor tra l’uomo e il fonte. Par. III, 18. V. Narciso.

Errore, per quistione difficile, da cui si prenda occasione d’errare. Inf. X, 114.

Errore, io ch’avea d’error la testa cinta; cioè, che non comprendeva bene le cagioni di quel ch’io udiva. Inf. III, 31.

Erta, sustantivo, luogo per lo quale s’ascende. Inf. I, 31.

Esaltare, per montare in superbia, o aver compiacenza. Inf. IV, 120.

Esaminar del cammino, cioè, considerar seco medesimo il cammino. Purg. III, 56.

Esaù, gemello del Patriarca Giacobbe; nell’utero materno contende con lui. Par. XXXII, 68. Era di capel rosso. S’accenna, Par. XXXII, 70. Fu uomo scellerato, e figura de’reprobi. Par. VIII, 130. Inteso forse per colui, che fece per viltate, il gran rifiuto. Inf. III, 60. Avendo venduta la sua primogenitura al fratello Giacobbe per una scodella di lenticchie. Leggi il fatto nel cap. 25. del Genesi.

Esausto, per ismorzato, svanito. Par. XIV, 91.

Escusare, scusare. Par. XIV, 136. Lat. excusare.

Esemplare, per mondo intelligible, di cui è come una copia il sensibile. Par. XXVIII, 56.

Esemplo, esempio, somiglianza addotta per pruova. Par. I, 71.

Esemplo, per pittura originale, che vien ricopiata. Purg. XXXII, 67. Per mondo sensibile, il quale è copia del mondo esemplare, cioè intelligibile. Par. XXVIII, 55.

Esercito, per folla di popolo, gran turba. Inf. XVIII. 28. Purg. VIII, 22.

Esordio, esordj, cominciamenti. Purg. XVI, 19.

Esordire, principiare. Par. XXIX, 30. Lat. exordiri.

Esperto, per provato, ingegnato. Purg. I, 132.

Espresso, per espressamente, a chiare note. Purg. VI, 30.

Esse, voce Latina, l’essere. Par. III, 79.

Essere, nome, per vita, durata. Par. IV, 33.

Essere giocondo, per lo stato de’ Beati. Par. XXXI, 112.

Essere, verbo sustantivo. E che altro è da voi all’idolatre? cioè, quale altra cosa distingue voi dagl’idolatri? Inf. XIX, 113.

Essere a grato, piacere, essere accetto. Par. XXV, 86.

Essere buono a chi che sia, per giovare, essere di profitto. Purg. XIII, 93. e forse in altri luoghi.

Essere con alcuno, per accordarsi, e sentire con lui nell’opinione medesima. Purg. XXIX, l05.

Essere in cura, cioè, curioso, sollecito. Par. XXVIII, 40.

Essere in disio a chi che sia, cioè, desiderarsi da chi che sia. Par. V, 113.

Essere in forse, per temer molto, e diffidare di sé stesso. Par. XII, 41.

Essere in piacere, per esser caro. Par. XXV, 60.

Essere per sè, in significato di starsi neutrale; cioè, quando contendono due tra di loro, non appigliarsi né all’uno, né all’altro partito. Inf. III, 39.

Essere per guida, servire di scorta. Par. XI, 36.

Essere, non è molt’anni, non sono ancora molti anni passati. Inf. XIX, 19.

Essere, per darsi, trovarsi. Purg. XVII, 115, 118, 121.

Esser nulla, per morire. Purg. XVII, 36.

Estatico, visione estatica, cioè, estasi, elevazione di mente. Purg. XV, 86.

Este, per est, Latino; in rima. Par. XXIV, 141.

Ester, moglie d’Assuero Re di Persia, Ebrea di nazione, nipote di Mardocheo; donna bellissima, e santissima. Purg. XVII, 29. V. Aman.

Esti, Este, castello antichissimo del Padovano, donde presero il cognome i Marchesi e Duchi di Ferrara, oggi Duchi di Modena e Reggio Purg. V, 77.

Da Esti, V. Azzone Terzo.

Da Esti, Obizzo. V. Obizzo. Inf. XII, 117.

Esti. Quel da Esti il fe’far che m’avea in ira. Purg. V, 77. Il Marchese d’Este che fece trucidare su le rive della Brenta da’ suoi manigoldi a tradimento Jacopo del Cassero l’Ombra del quale qui parla, e a cui s’hanno da riferire i versi precedenti e consecutivi.

Esto, questo. Inf. 1 , 93. II, 92. VI, 103. IX, 93. XIII, 29, 73. XIV, 132. Purg. XVIII, 68. XXVIII, 133, 141. e in altri luoghi.

Estrema ghirlanda, cioè, quella di fuori, che un’altra ne contenga dentro di sé. Par. XII, 21.

Esurire, voce Latina, che significa appetire con fame grande. Purg. XXIV, 184.

Etati grosse, chiama Dante i secoli barbari, ne’quali sogliono perdersi le belle arti. Purg. XI, 93. V. Grosso.

Eteocle e Polinice, nati dal nefando congiungimento d’Edipo Re di Tebe con Giocasta sua madre; chiamati dal Poeta nostro doppia tristizia di Giocasta, perchè vissero sempre discordi, e finalmente s’uccisero l’un l’altro, combattendo a corpo a corpo. Purg. XXII, 36. V. Stazio nell’undecimo della Tebaide.

Eteocle, dovendo regnare in Tebe insieme col suo fratello Polinice, impaziente d’aver compagno nella signoria, il cacciò in esilio. Ma tornando poi lo scacciato coll’ajuto d’altri sei Re, per esser rimesso sul trono; dopo un lungo assedio della città, vennero i due fratelli alle mani, e si uccisero a colpi vicendevoli. Furono poscia i corpi loro messi ad ardere sopra una stessa catasta; ma la fiamma si divise in due, ributtando indietro il corpo di Polinice; segno che ritenevano anche dopo la morte la primiera discordia. Inf. XXVI, 54.

Etera, etere, cielo. Par. XXII, 132. Lat. aether.

Ètere, cielo. Par. XXVII , 70. Lat. aether; ed è parola di Greca origine.

Eternale, eterno. Inf. XIV, 37. Par. V, 116.

Elernalmente, eternamente, in eterno. Inf. XXIX, 90. Purg. III, 42. Par. X, 2. XIII, 60. XIV, 15. XV, 12.

Eterno piacere, per la divina volontà. Par. XX, 77.

Eterno duro, cioè, eternamente. Inf. III, 8.

Etica, scienza morale, o sia de’ costumi, in Greco ἠτιχή. XI, 80.

Etico, che ha la febbre etica, cioè, abituale. In, XXX, 56.

Etiope, d’Etiopia, coll’accento acuto sulla penultima sillaba; in rima. Par. XIX, 109.

Etiopi, accennati. Inf. XXXIV, 44.

Etiopia provincia meridionale dell’Affrica, ferace di serpenti, dove gli uomini hanno il colore di carboni spenti. Inf. XXIV, 89.

Etiopo, coll’acento acuto sulla penultima sillaba in rima. Abitatore dell’Etiopia. Purg. XXVI, 21 .

Etna, o Mongibello, monte di Sicilia, che getta fiamme, posto tra due promontorj Pachino, e Peloro. Par. VIII, 67.

Etsi, voce Latina, significante benchè. Par. III, 89.

Ettore, figliuolo di Priamo Re di Troja, che avendo per nove anni difesa con sommo valore la patria, finalmente fu ucciso dal grande Achille, e strascinato da lui tre volte attorno le mura di Troja. Suo sepolcro visitato da Giulio Cesare. Inf. IV , 122. Par. VI, 68.

Eva, moglie d’Adamo, prima madre di tutti gli uomini Purg. VIII, 99. XXIV, 116.

– Ripresa dal Poeta, Purg. XXIX, 24.

– Detta madre antica. Purg. XXX, 52.

– Accennata Purg. XXXII, 32.

– Circonscritta. Par. XIII, 38. XXXII, 6.

– Mangia il pomo vietato. Ivi figliuoli d’Eva chiama Dante gli uomini. Purg. XII, 71.

Euclide, Filosofo Platonico, e Geometra insigne. Inf. IV, 142.

Eufrates, gran fiume dell’Asia, che nasce ne’ monti dell’Armenia, e, unito al Tigri, si scarica nel seno Persico. Purg. XXXIII. 112.

E via, col riso altiero, sottintendi, andate. Purg, XII. 70.

Eumenio e Toante, figliuoli d’Isifile Purg. XXVI , 95. V. Isifile,

Eunoè, fiume finto dal Poeta nostro nel terrestre Paradiso, al quale attribuisce virtù di mettere in memoria tutto il bene operato. È vocabolo di Greca derivazione, e può significar buona mente. Purg. XXVIII, 131. XXX, 127.

Eurialo, giovane bellissimo Trojano. Vedi Virgilio nel 9. dell’Eneide. Inf. I, 108.

Euripide, Ateniese, Poeta tragico eccellentissimo. Purg. XXII, 106.

Euripilo, nobile indovino nell’esercito de’ Greci contra Troja. Inf. XX, 112.

Euro, vento Orientale. Par. VIII, 69.

Europa, la più nobile e colta delle quattro parti del mondo. Purg. VIII, 123. Par, XVI, 5. XII, 48.

Europa figliuola d’Agenore Re de’ Fenici, rapita da Giove convertito in toro. Par. XXVII, 84.

Ezechia, Re di Giuda, e Profeta. Costui veggendosi infermo a morte, pregò Iddio che gli volesse prolungare la vita per poter piangere i suoi commessi errori; onde gli fu prolungata ancora quindici anni; come si legge in Isaia al capo 38. Par. XX, 51, e segg.

Ezechiello, uno de’ quattro Profeti che Maggiori si chiamano, pieno di visioni misteriosissime. Purg, XX, 100.

F

Fabbrizio, Consolo e Capitano de’ Romani contra i Sanniti, e contra il Re Pirro. Costui fu di sommo valore, e nimicissimo dell’avarizia, cosicché elesse di vivere poveramente, e ricusò la pecunia offertagli dal detto Re per corromperlo. Purg. XX, 25.

Fabj Romani. Di questa famiglia furono molti uomini segnalatissimi e in pace, e in guerra, ma uno dei più famosi fu Q. Fabio Massimo, il quale colla sua destrezza, e prudenza raddrizzò la Repubblica già cadente per le continue vittorie d’Annibale. Par. VI, 47.

Fabbro del parlar materno, cioè, compositore in lingua del suo paese. Purg. XXVI, 117.

Faccia, per facciata, o pagina di scrittura, Purg. III, 126.

Faccia. Quella faccia di là da lui, ec. Purg. XXIV, 20. V. Martino IV.

Face, per faci, facelle; in rima. Par. XXVII, 10.

Face, verbo, per fa; in rima. Inf. I, 56. X, 9. XXI, III. Par. III, 87; fuor di rima. Inf. XXV, 132. Purg. VII, 68. Par. IV, 77.

Facci, per facevi. Par. XIX, 69.

Facella formata in cerchio, intesa per l’Angelo Gabriello. Par. XXIII, 94.

Facén, facevano. Purg. XVI, 108. XXIII, 9. Par. XIV 100.

Facéno, facevano. Inf. XII, 102. e simili altre mutazioni.

Facénsi, facevansi. Par. XVIII, 77.

Faci, per fai; in rima. Inf. X, 16. XIV, 135.

Faenza, città nobile di Romagna. Inf. XXXII , 123. Purg. XIV 101. Accennata. Inf. XXVII, 49. V. Tribadello, Arrigo Manardi, Pagani, Fantolini.

Falari, tiranno di Sicilia, accennato. Inf. XXVII, 7.

Falcare suo passo, torcersi, girando, a guisa di falce. Purg. XVIII. 94.

Falconiere, chi ha cura di falconi, o chi li tiene in pugno a caccia. Inf. XVII, 129.

Falda, materia pieghevole, dilatata in figura piana. Falda di fuoco. Inf. XIV, 29.

Fallanza, fallo. Par. XXVII, 32.

Fallare, per mancare. Purg. XIII, 61.

Fallarsi, per fallare, peccare. Par. VI, 102.

Fallire, per mancare. Purg. XXXI, 32.

Fallire. Non puoi fallire a glorioso porto, cioè, converrà che tu giunga a glorioso porto. Inf. XV, 56.

Fallo, per diserto, Par. XXIX, 23.

Falsare, corrompere la sincerità di che che sia. Inf. XXIX, 137.

Falsare, falsava nel parere, cioè, faceva apparire, faceva vedere falsamente. Purg. XXIX, 44.

Falsatore, falsario, che corrompe la sincerità di alcuna cosa. Inf. XXIX, 57.

Falseggiar la moneta, batter moneta falsa. Par. XIX, 119.

Falsificare, per dimostrar falso. Par. II, 84.

Falterona, montagna altissima, parte dell’Apennino, dove nasce l’Arno, Fiume di Toscana Purg. XIV, 17.

Falterona, valle di Toscana ove nasce il fiume detto Bisenzio. Inf. XXXII, 36.

Famagosta, città principale dell’Isola di Cipri. Par. XIX, 146.

Famiglia filosofica, per istuolo e setta di Filosofi, che abbiano abbracciato le dottrine d’alcun grande autore. Così M. Tullio nel 2. libro de Divinatione: Magnus locus, philosophiceque proprius, a Platone, Aristotele, Theophrasto, totaque Peripateticorum familia tractatus uberrime. E perciò il Petrarca nel 3. Capitolo del Trionfo della Fama chiama Zenone Cittico, il padre degli Stoici,

Famiglia, per compagnia. Inf. XXX, 88. Per popolo, cittadinanza. Par. XVI, 11.

Famiglia del Cielo, per gli Angeli. Purg. XV, 29.

Famiglia, esser famiglia, cioè, uno de’ famigliari. Inf. XXII, 52.

Famiglia che è gita via. Poiché gita sen’è la tua famiglia. Purg. XIV, 113. V. Guido del Duca.

Famigliare d’Ippocrate L’un si mostrava alcun di famigliari Di quel sommo Ippocràte. Purg. XXIX, 137. Intende S. Luca, come scrittore degli atti degli Apostoli, il quale era medico di professione.

Fanciulla – Una fanciulla piangendo forte. Purg. XVII , 34. Intendi Lavinia poi divenuta moglie d’Enea.

Fane, per fa- in rima. Par. XXVII, 33.

Fano, città marittima del Ducato d’Urbino. Inf. XXVIII, 76. Purg. V, 71.

Fante, per bambino, o embrione nell’utero. Purg. XXV, 61.

Fantino, bambino di latte. Par. XXX, 82.

Fantolino, bambino, picciolo fanciullo. Purg. XXIV, 108. Par. XXIII, 121. XXX, 140.

Fantolini, gentiluomini di Faenza già estinti. Purg. XIV, 121.

Far calle, per camminare. Inf. XX, 39.

Far caso nella mente, cadere in mente, venire a mente. Par. XIV, 4.

Far certificato, cioè, certo, sicuro. Par. IX, 16.

Far colorato, per colorare. Inf. X, 86.

Far contra, per nuocere. Par. VI, 130.

Far credenza, per assicurare. Purg. XXVII, 30.

Far dire a chi che sia, cioè, dar cagione di dire. Inf. XVII, 129.

Far dono di che che sia. Inf. VI, 78.

Fare, per nuocere. Par. XXXI, 77. Per operare, agire; contrario di patire. Par. II, 123. XIV, 134.

Faréa, sorta di serpente. Inf. XXIV, 87.

Fare accorto, avvisare. Purg. IX, 151.

Fare assalto, per assalire. Par. IX, 30.

Fare. Che l’anima col corpo morta fanno, cioè, tengono, che morto il corpo sia morta l’anima ancora. Inf. X, 15. L’Ariosto nello stesso significato, al Canto 20. Stanza 42.

Non concedo però, che qui Medea

Ogni femmina sia, come tu fai.

cioè, come tu stimi, o pensi.

Fare impresso, imprimere. Par. XIX, 43.

Fare insegna, per accennare. Purg. III, 102

Fare, per descrivere, rappresentare. Inf. I, 135.

Farfalla angelica. V. Angelica farfalla. Purg. X, 125.

Farfarello, nome di Demonio. Inf. XXI, 123. XXII, 94.

Farieno, farebbero. Purg. XII, 66.

Farinata degli Uberti, cavalier Fiorentino, e Capitano valorosissimo della fazion Gibellina, il quale presso Monte Aperti sconfisse i Guelfi; e volendo quelli di sua l’azione, dopo la vittoria smantellar Fiorenza, perchè i Guelfi più non vi s’annidassero, egli di maniera s’oppose, che non se ne fece altro. È annoverato da Dante fra coloro che poco credettero. Inf.. VI, 79. X, 31.

Farinata, figliuolo di Messer Marzucco degli Scorigiani da Pisa. Costui fu ucciso da’suoi nemici. Purg. VI, 17. V. Marzucco.

Farisei, sorta di religiosi tra’ Giudei, uomini di finissima ipocrisia, spesso nominati nell’Evangelio. Inf. XXIII, 116.

Farisei nuovi, chiama Dante i prelati viziosi de’ tempi suoi. Inf. XXVII, 85.

Far la barba indietro, cioè, tirarla, o volgerla indietro. Inf. XII, 78.

Far letizia di sè, per ispanderla fuori di sé, non potendola tutta contenere. Par. XVI, 20.

Far male, per nuocere. In II, 89. Purg. XXIX, 112.

Far motto, parlare. Inf. XIX, 48. XXXIII, 48. XXXIV, 66. Purg. II, 25. IX, 78. XIII, 141. E in altri luoghi.

Far nulla, per non impedire in verun modo. Par. XXXI, 77.

Far più chiarezza, per disvelare più chiaramente. Par. XXV, 33.

Far principio, principiare. Par. XV, 90.

Far privato, per privare. In XVIIl, 86.

Far pruova a chi che sia. Per assicurarlo. Par. IX, 20.

Far punto, per terminare. Par. XXXII, 140.

Far ragione, far conto, stimare, immaginarsi. Inf. XXX, 143. Par. XXVI, 8.

Far scemo volere, per appagare la curiosità, far scemo il desiderio. Purg. XXVI, 91.

Farsaglia, luogo celebre di Tessaglia, dove Giulio Cesare diede la gran rotta all’esercito di Pompeo. Par. VI, 65.

Far sembiante, per accennare, significar colla faccia. Par. IX, 64.

Farsi bello, detto di falcone, che si rizza, e pavoneggia. Par. XIX, 36.

Farsi nel vero, cioè, accordarsi colla medesima verità. Par. XIII, 51.

Farsi verso di chi che sia. Appressarsi ad alcuno. Purg. XV, 142.

Far soggiorno, per dimorare in un luogo. Par. XXI, 39.

Far sue invenzioni, per trovar nuove cose, o maniere. Par. XXIX, 94.

Fascia, per corpo mortale. Purg. XVI, 37.

Fasciati dalla grotta, cioè, rinchiusi intorno da essa grotta. Purg. XXVII, 87.

Fata, nel numero del più. Per fati, o destini. Inf. IX, 97. È voce Latina.

Fato di Dio, cioè, decreto, provvidenza, ordinazione divina. Purg. XXX, 112.

Fatti, per successi, effetti. Purg. XXXIII, 49.

Fatto presso, cioè, avvicinato. Purg. XXIX, 46.

Fattore lieto, cioè, Iddio felicissimo; e sommo bene. Purg. XVI, 89.

Fatturo, per colui che ha a fare qualche cosa. Lat. facturus. Par. VI, 83.

Fausto, prospero, felice. Par. XIV, 93. Lat. faustus.

Favella della mente è una in tutti, cioè, i pensamenti, i concetti dell’animo si formano in tutti nella stessa maniera, benché i parlari, che gli esprimono al di fuori, siano differenti, secondo le diverse nazioni. Par. XIV, 89.

Favelle. Fu imperadrice di molte favelle, parla di Semiramide, che signoreggiò molte nazioni, le quali parlavano varie lingue; ovvero fu regina di Babilonia, dove prima furono confusi i linguaggi. Inf. V, 54.

Favilla, tolta figuratamente, per segnale. Purg. XXIII, 46.

Favilla di gloria, per una minima descrizione di essa. Par. XXXIII, 71.

Favillo, splendore. Par. XX, 14.

Favoleggiare di che che sia. Raccontar favole, o storie miste con favole. Par. II, 31. XV, 125.

Favorare, favorire. Par, IX, 124.

Fazione, per aria di viso, o fattezze. Inf. XVIII, 49.

, per fede. Purg. VII, 8.

Fe’, verbo. Fei, feci. Purg. XI, 72. XXIV, 35. Par. IX, 96. Per fece. Inf. IV, 60. E in altri luoghi.

Febbre superba, per ardente desiderio di signoreggiare. In XXVIl, 97.

Fede, posare e fermar fede, cioè, credere fermamente. Par. XVII, 140.

Federigo I. Imperadore, detto Barbarossa, nemico della Chiesa, prende Milano, lo disfà e gli fa seminar sopra il sale. Dante il chiama buono forse per ironia. Purg. XVIII, 119.

Federigo II. Imperadore figliuolo d’Arrigo V. e nipote di Federigo Barbarossa. Inf. XIII, 59.

– Fierissimo persecutor della Chiesa, e perciò posto da Dante fra gli Eretici. Inf. X, 121.

– Usò di far tormentare i colpevoli di lesa maestà in questa guisa. Gli facea vestire d’una pesante cappa di piombo, poscia messili in un gran vaso al fuoco, lasciava che il corpo insieme col piombo si distruggesse. In XXIII, 66.

– Vinto in battaglia da’ Parmigiani, mentr’egli assediava la lor città. Purg. XVI, 117.

–Detto dal Poeta terzo vento di Soave. Purg. III, 120. V. Arrigo, e Soave.

Federigo novello, figliuolo del conte Guido da Battifolle. Costui fu ucciso da uno de’ Bostoli detto Fornajuolo. Purg, VI, 17.

Federigo, secondo figliuolo di Pietro d’Aragona, successor di suo padre nel regno di Sicilia, ma tralignante, quanto al valore. Purg. VII, 119. Uomo avaro, e vile. Par. XIX, 130. Travaglia il suo stato con angarie. Par. XX, 65. V. Alfonso, zio ec. e Jacopo Re d’Aragona.

Federigo Tignoso, da Rimini. Purg. XIV, 106.

Fedo, brutto, laido. Lat. faedus. Inf. XII, 40.

Fedra, moglie di Teseo, e matrigna d’Ippolito, calunnia il figliastro presso il marito. Par. XVII, 47. V. Ippolito.

Fee, per fece; in rima. Purg. XXXII, 12. Par. XXXII, 19.

Feggere, fiedere, ferire. Inf. XV, 39. XVIII, 75. Qui, stare incontro a dirittura.

Fei, feci. Purg. I, 87. VIII, 52.

Fele, per miseria. Inf. XVI, 61.

Felice Gusman, padre di S. Domenico. Par. XII, 79.

Felicitare, render felice. Par. XIII, 30.

Felle, fele; in rima. Quistione che più ha di felle, cioè, di veleno, di falsità. Par. IV, 27.

Fello, per malvagio, di mal animo, crudele, aspro, severo. Inf. XI, 88. XXI, 72. XXVIII, 81.

– per ritroso. Inf. XVII. 132, per restio. Purg. VI, 94.

Feltro, o Feltre, città piccola della Marca Trevigiana, il cui Vescovo Alessandro, a’ tempi di Dante, diede nelle mani del governator di Ferrara alcuni Ferraresi rifuggiti a Feltre, i quali facevano allora guerra col Papa; onde furono fatti tutti crudelmente morire. Par. IX, 52.

Feltro. E sua nazion sarà tra Feltro, e Feltro. Intende il Poeta di circonscriver la città di Verona, posta tra Feltro o Feltre, città della Marca Trevigiana, e Monte Feltro, città della Marca d’Ancona. Inf. I, 105.

Femmi, per mi feci. Purg. XXXI, 89, per mi fece. Par. XV, 90.

Fene, per fece; in rima. Inf. XVIII, 87.

Fenice, uccello famosissimo nelle favole, il quale dicono trovarsi nell’Arabia Felice, ed essere unico al Mondo. Dopo 500 anni di vita, abbrucia sé stesso a’ raggi del sole sovra una catasta di preziose droghe, e dalle sue ceneri rinasce. Inf. XXIV, 107.

Fenicia, provincia dell’Asia, accennata. Par. XXVII, 83.

Fenno, fecero. Inf. IV, 100. VIII, 9. XVI, 21. Purg. VI, 139. XIX, 90. XXII, 25. XXVII, 137. Par. XIII, 99. XV, 75.

Fensi, per facevansi, o si fecero; in rima. Purg. X , 63. Par. VII, 148.

Feo, per fece; in rima. Inf. IV, 144. Purg. XVI, 106. XVII, 32. Par. XII, 85.

Fé privati, cioè, privò. Inf. XVIII, 87.

Ferci, ci fecero. Inf. VII, 42.

Férmalvi, coll’accento acuto sulla prima sillaba. Fermavalo. Par. V, 41.

Fermar fede, creder fermamente. Par. XVII, 140.

Fermi, per mi fecero. Par. IX, 16.

Fermo, nome, avere per fermo, credere con costanza, Inf. XXIX, 63.

Fermo, per vigoroso. Inf. V, 83. Lat. firmus.

Fero, per fecero; in rima. Par. IV, 80.

Feroce, per insolente, bizzarro, superbo. Par. XXII, 151.

Feroce pruno, per ispido, selvaggio, orrido. Par. XIII, 134.

Feron, fecero. Purg. XXVI, 14.

Ferrara, nobil città d’Italia, intesa da Dante per Val di Pado. Par. XV, 137.

Ferrarese sangue. Par. IX, 56. V. Feltro.

Ferrato, guarnito di ferro. Inf. XXIX, 44.

Ferrigno, che ha, o tien del ferro. Inf. XVIII, 2.

Fersa, per ferza, e calor gagliardo del Sole; in rima. Inf. XXV, 79.

Fertilemente, fertilmente. Par. XXI, 119.

Ferute, per ferite. Inf. I, 108. XI, 54.

Feruto, ferito. Inf. XXI, 87. XXIV, 150. XXV, 105.

Fervere, per tramandar calor grande, cuocere. Purg. XXVII, 79. È voce Latina.

Ferza, sferza, flagello. Inf. XVIII, 35. Purg. XIII, 39. Par. XVIII, 42.

Fesse, tagliò, divise. Dal verbo fendere. Inf. XII, 119.

Fesse, per facesse. Par. V, 20. XXIII, 45.

Fessi, per facessi. Inf. XXXIII, 59.

Fesso, sustantivo. Per fessura, apertura. Purg. IX, 75.

Festa, per allegrezza, giubbilo, o spettacolo allegro. Purg. XXX, 65. Par. XX, 84.

Festa paterna, accoglienza da padre. Par. XV, 84.

Festante, giubbilante. Par. XXXI, 131.

Festinare, per affrettarsi. Purg. XXXIII , 90. È voce Latina.

Festinato a vera vita, pargoletto, che avanti di poter meritare, muore, e si salva. Par. XXXII, 58.

Festino, addiettivo. Per celere, impetuoso. Par. VIII, 25.

– Per pronto, presto. Par. III, 61. Lat. Festinus.

Festuca, fuscellino di legno, o di paglia; picciolo stecco. Inf. XXXIV, 12. È voce Latina.

Feto, per embrione nell’utero. Lat. foetus. Purg. XXV, 68.

Feton, Fetonte figliuolo del Sole, e di Climene, il quale mosso da giovanil vaghezza di guidare il cocchio di suo padre, e dopo molte istanze ottenutolo per un sol giorno, non sapendolo ben reggere, e uscendo fuor di cammino, fu da Giove fulminato, e precipitato nel Po. Inf. XVII, 107. Purg. IV, 72. XXIX, 119. Par. XXXI, 125. Accennato. Par. XVII, 3.

Fi’, figliuolo, figlio. Par. XI, 89. Il dottissimo Monsignor Giusto Fontanini, a carte 271 del suo Aminta difeso, afferma che questa voce non è Toscana accorciata, ma piuttosto intera Friulana. Ma qualche autore Fiorentino contraddice a questa opinione. V. Ploja.

Fiaccare, per ispezzare. Purg. VII, 75.

– Per ruinare, andare abbasso con impeto. Inf. VII, 14.

Fiala, sorta di vaso di vetro, corpacciuto, e con collo stretto; guastada, caraffa. Lat. phiala. Negare il vin della sua fiala a chi che sia, è, metaforicaniente, non voler appagare la curiosità d’alcuno. Par. X, 88.

Fialte. Uno de’ Giganti che mossero guerra agli Dei. Inf. XXXI, 94.

Fiamma coronata, per la Beata Vergine. Par. XXIII, 119.

Fiammare, fiammeggiare. Par. XXIV, 12.

Fiammeggiare, risplendere a guisa di fiamma. Par. V, 1. X, 104. XXI, 69, 88.

Fiammeggiarsi luce con luce, cioè, risplendere una luce a gara, e a vista dell’altra. Par. XII, 23.

Fiammella, fiammetta. Par. XXI, 136.

Fiamme sempiterne, per anime beate. Par. XIV, 66.

Fiammetta, picciola fiamma. Par. XX, 148.

Fiamminghi, popoli della Fiandra, nobilissima provincia d’Europa. Inf. XV, 4.

Fiata, volta. Inf. XXX, 3. lunga fiata,

per buono spazio di tempo. Purg. XXVI, 101. XXIX, 30. XXX, 27.

Fica, dicesi quell’atto che colle mani si fa in dispregio altrui, messo il dito grosso tra l’indice e ’l medio. Inf. XXV, 2. – V. anche il Varchi nell’Ercolano, a carte 100.

Ficcar lo viso per che che sia, guatarvi ben entro. Par. XXXIII, 83.

Fidare, per assicurare. Par. III, 27. Per esporre con fidanza. Inf. II, 12.

Fie, per fia, sarà; in rima. Par. VII, 114.

Fiedere, per dividere. Par. XXXII, 40.

Fiedere, per ferire, percuotere, combattere. Purg. IX, 27. Per nuocere semplicemente. Purg. XXVIII, 90.

Fiedere, fiede ad una valle, cioè, va a riuscire, sbocca. Inf. X, 135.

Fien, verbo, per saranno. Inf. III, 76. Par. XIX, 134.

Fiéno, verbo, per saranno. Purg. XIII , 133. XXV, 36. Par. IX, 60.

Fier, verbo, lo stesso che fien, saranno. Purg. VII, 48. Se però il testo è sano.

Fier, verbo, per ferisce. Inf. IX, 69.

Fiere, verbo, per ferisce. Inf. X, 69. XI, 37.

Fieschi nobilissimi Genovesi, Conti di Lavagne. Purg. XIX, 101. V. Adriano IV.

Fiesolane bestie. Intende i Fiorentini, avendo riguardo all’origine loro, che fu da Fiesole. Inf. XV, 73.

Fiesole antica città di Toscana, situata sopra un colle poco lontano da Firenze, abitata un tempo da’soldati di Silla ivi mandati in nuova Colonia, i quali avendo in odio l’asprezza del sito, scesero al piano, e fabbricarono Firenze. Inf. XV, 62. Par. XV, 126. XVI, 122. –Arsa, e distrutta da’ Romani a tempi di Catilina. Par. XVI, 90,

Fieti, ti sarà, ti fia. Purg. XV, 32. XVIII, 17. V. l’ErcoIano del Varchi, a carte 209.

Fievole, di poca lena. Inf. XXIV, 64.

Figghine, castello in Valdarno di sopra, presso Firenze. Par. XVI . 50.

Figlia del Sole, chiama Dante l’umana spezie perch’egli ajuta a generarla. Par. XXVII, 137.

Figlia. – La Figlia di Belo. Par. IX, 97. V. Bidone.

– La Figliuola di Minoi. Par. XIII, 14. V. Arianna.

Figli della terra, sono i Giganti, secondo le favole. Inf. XXXI, 121.

Figliuoi, figliuoli. Inf. XXXIII, 48, 87.

Figliuol di grazia, per diletto da Dio. Par. XXXI, 112.

Figliuole, in caso vocativo, posto in vece di figliuolo; in rima, dal Latino filiolce. Purg. XXIII, 4.

Figliastro, figliuolo della moglie, ma d’altro marito; o del marito, ma d’altra moglie. Lat. privignus. Inf. XII, 112. Vogliono alcuni che Dante prenda qui questa voce in significato di cattivo figliuolo.

Figo, fico; in rima. Inf. XXXIII, 121. È voce Lombarda.

Figurare, per discerner bene. Inf. XVIII, 43. Per descrivere. Par. XXIII, 61.

Filare dì e notte. Lei che dì e notte fila. Purg. XXI, 25. V. Lachesis.

Filio, figliuolo. Par. XXIII, 136. Lat. filius.

Filippeschi, e Monaldi , due famiglie di contraria fazione in Orvieto, a’ tempi di Dante. Purg. VI, 107.

Filippi, Re di Francia, molti. Purg. XX, 50.

Filippi, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 89.

Filippo il Bello, Re di Francia accennato. Inf. XIX. 85. V. Clemente V . chiamato dal Poeta per li suoi laidi costumi, mal di Francia. Purg. XII, 109. Rotto da’ Fiamminghi a Coltrai. – S’accenna questa rotta. Purg. XX, 46.

– Col mezzo di Sciarra Colonnese, fa prigione in Alagna o Anagni, Bonifacio VIII. Sommo Pontefice.

– Distribuisce ancora a suo piacere i beneficj Ecclesiastici del suo Regno. Purg. XX, 86, inteso per lo Gigante.

– Costui diede molto danaro a Papa Bonifacio VIII, mentre furono amici. Purg. XXXII,

– 152. XXXIII, 45.

– In una spedizione contra’ Fiamminghi ingannò i suoi soldali, col falseggiar la moneta nelle paghe. Morì ferito da un cinghiale, mentre cacciava. Par. XIX, 120.

Filippo Re di Francia cognominato Nasello, vinto in battaglia da Ruggieri, ammiraglio di Don Piero d’Aragona. Purg. VII, 103.

Filli, Regina di Tracia, abbandonata da Demofoonte suo vago, figliuolo di Teseo. Dante la chiama Rodopea, perchè nella Tracia è il monte Rodope altissimo. Par. XIX, 100.

Filo che fa la zona, chiama Dante quel cerchio che si vede intorno al disco lunare ne’ tempi umidi e nuvolosi; il quale viene a formarsi per la riflessione de’raggi. Par. X, 69.

Filo, mettere nel buon filo, rassettare, ordinare, ridurre a stato migliore. Par. XXIV, 63.

Filosofare, indagare le cagioni delle cose, come fanno i Filosofi. Par. XXIX, 86.

Filosofica famiglia. Inf. IV, 32. V. Famiglia.

Fine di tutti i disii, cioè, la visione d’Iddio. Par. XXXIII, 46.

Finestra, per esito, uscita. Inf. XIII, 102.

Finito, per morto. Purg. III, 73.

Fio, val feudo, pagare il fio, cioè, le pene, in quella guisa che i feudatarj pagano tributo al Signore del feudo, in segno di vassallaggio. Inf. XXVII, 135.

Fioccare di vapor gelati, mandar giuso la neve dal cielo. Par. XXVII. 67.

Fioccare di vapor trionfanti, detto dell’etere, nel quale finge il Poeta d’aver veduti gli spiriti beati a migliaja volare in alto, come la neve d’inverno fiocca a basso. Par. XXVII, 71.

Fioco, per chi ha la voce così tenue, che appena si può udire. Inf. I, 62. XXXIV, 22. Par. XI, 133. XXXIII, 121.

Fioco lume, detto figuratamente, per barlume, o lume debole. Inf. III, 75.

Fioco, far fioco, per oscurare, ed affogare il suono di che che sia con uno strepito maggiore. Inf. XXXI, 113.

Fiordaliso, giglio, dal Francese fleur de lis. Purg. XXIX, 81.

– Per li gigli d’oro, insogna del regno di Francia. Purg. XX, 86.

Fiore, detto per similitudine. Par. XXXI, 10. V. Rosa.

Fiore, per giardino, figuratamente. Par. XXXII , 126.

– Per la Beata Vergine. Par. XXIII, 88.

– Per lo convento de’ Beati. Par. XXXIII, 9.

– Per lo giglio; impronta del fiorino battuto da’ Fiorentini. Par. IX, 130.

Fiore, chiome del fiore, cioè, foglie, τὰ πὲταλα. Par. XXXII, 18.

Fiore, avverbio, per punto, niente, qualche picciola cosa. Inf. XXV, 144. Purg. III, 135, fior d’ingegno, punto d’ingegno. Inf. XXXIV, 26. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 98.

Fiorentina rabbia. Purg. XI, 113.

Fiorentine donne biasimate. Purg. XXIII, 101.

Fiorentini. Inf. XXVII, 70. discesi da Fiesole.

Biasimati. Inf. XV, 61. e segg. XVI, 73. Vedi il Discorso 84. della I. Centuria del Salvini.

Fiorentini, e quelli del Valdarno di sotto, chiamati lupi per la ingordigia, ed avarizia loro. Purg. XIV, 50.

Fiorentini Ghibellini disfatti a Monteaperti. Purg. XI, 113.

Fiorentino. Inf. VIII, 61. XXXIII, 11. Par. XVI, 61.

Fiorentino, che s’impiccò poco avanti i tempi di Dante, incerto chi fosse; perchè molti a que’ tempi diedero in simil pazzia. Inf. XIII, 143.

Fiorenza, bellissima città d’Italia, Metropoli della Toscana, sopra il fiume Arno; madre d’uomini valorosi, e d’ingegni sublimi. Inf. X, 92. XVI, 75. XXXII, 120.

– Accennata. Inf. XIII, 143.

– Chiamata da Dante la gran villa, cioè città. Inf. XXIII, 93.

– Biasimata. Purg. VI, 127. XXIV, 79. Par. IX, 127. XXXI, 39.

– Detta per ironia la ben guidata. Purg. XII , 102.

– Impoverita da Carlo Senzaterra. Purg. XX, 75.

– È vicina al colle, dove un tempo era Fiesole. Par. VI, 53.

– Governo e costumi antichi de’ suoi cittadini lodati, come quei de’ tempi del Poeta, biasimati. Par. XV, 97. e segg.

– Chiamata da Dante l’ovil di S. Giovanni. Par. XVI, 25.

– L’ultimo suo sesto o parte nella quale nacque Cacciaguida antenato di Dante. Par. XVI, 40. Molto soggetta alle vicende. Par. XVI, 84.

Mercato vecchio, contrada di essa. Par. XVI, 134.

Giglio, insegna di quella Repubblica, era prima bianco in campo rosso; ma predominando poi la fazion Guelfa, fu dipinto rosso in campo bianco, come oggi si vede. Par. XVI, 146, 149.

– Chiamata bello ovile. Par. XXV, 5.

Fioretti del melo, che del suo pomo gli Angeli fa ghiotti. Purg. XXXII , 73. Intendi la trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo, che fu come un saggio della sua gloria, nella maniera che i fiori sono un saggio, e una promissione del frutto.

Fiori perpetui dell’eterna letizia, chiama Dante l’anime de’ Beati. Par. XIX, 22.

Fiorin d’oro, inteso per S. Giovanni Batista; impronta del fiorino, battuto da’ Fiorentini. Par. XVIII, 134.

Fiorire, per render florido. Par. XVI, 111. Qui è metafora.

Fiotto, gonfiamento di mare, ondeggiamento, marea. Lat. fluctus. Inf. XV, 5.

Firenze, lo stesso che Fiorenza. Inf. XXIV, 144. XXVI, 1. Par. XXIX, 103. Chiamata trista selva. Purg. XIV, 64.

Fisamente, con attenzione. Purg. XIII, 13,

Fisica, scienza della Natura. In Greco ϕυσιχή da ϕύσις; che natura vuol dire. Inf. XI, 101.

Fisice pruove, cioè, fisiche, tratte dalla scienza naturale. Par. XXIV, 134.

Fiso, intento, attento. Purg. XI, 77. XXXII, 9. V. Un troppo fiso.

Fiso guardare. Par. XXIII, 9.

Fittizio corpo, aereo, apparente, vano. Purg. XXVI, 12.

Fitto, cioè, trafitto. Purg. XII, 28.

Fiumana, fiume grosso, allagazione di molte acque. Purg. XIX, 101.

Fiumana bella. Purg. XIX, 10. V. Siestri e Chiaveri.

Fiumana. La fiumana, ove ’l mar non ha vanto. Intende qui Dante l’impeto delle umane concupiscenze, che agitano, e mettono in tempesta il cuore di quelli che si danno loro in preda; e vincono lo stesso mare, di strepito, e di furore. Inf. II, 108. Così spiegano i Comentatori. Si potrebbe anche intendere la forza del cattivo costume, e de’ malvagi esempli, che da Sant’Agostino vien detta Flumen moris humani.

Fiumana, detta per similitudine. Par. XXX, 64.

Fiume della mente, par che chiami Dante le voglie che nascono in essa, come spiega il Vellutello. Purg. XIII. 90.

Fiume reale, chiama Dante l’Arno, rispetto ad altri fiumicelli minori, che in esso si scaricano. Purg. XI, 98.

Fiumicel. Un fiumicel che nasce in Falterona. Purg. XIV, 17. Intendi Arno.

Flegetonta, e Flegetonte, fiume d’Inferno, che ha l’onde di fuoco, inteso da Dante per la Riviera del Sangue. Inf. XIV, 116. CXXXI, 134.

Flegias, figliuolo di Marte, Re de’ Lapiti, popoli della Tessaglia, il quale per aver abbruciato il Tempio d’Apolline in Delfo, fu da quel Dio ucciso colle saette, e precipitato allo Inferno. Vedi Virgilio nel 6. dell’Eneida; e quivi gli spositori. Finge Dante, che costui sia il nocchiero che guida le anime alla Città di Dite. Inf. VIII, 19.24.

Flegra, Valle di Tessaglia, dove i Giganti restarono fulminati da Giove, per aver fatto guerra al Cielo. Inf. XIV, 58.

Fleto, pianto, Lat. fletus. Par. XVI, 136. XXVII, 45.

Flettere, piegare. Lat. flectere. Par. XXVI, 85.

Focaccia, Pistoiese, della nobil famiglia de’ Cancellieri, il quale mozzò la mano ad un suo cugino, ed uccise un suo zio; donde poi nacquero in Pistoja le fazioni de’ Guelfi e Ghibellini, dividendosi la famiglia in due partiti, detti Cancellieri Neri, e Cancellieri Bianchi. Inf. XXXII , 63.

Focara, monte altissimo presso la Cattolica, terra posta tra Rimini, e Fano; dal quale si levano venti impetuosi. Inf. XXVIII, 89.

Foce, per entrata. Purg. XII, 112.

– Per istretto di mare. Inf. XXVI, 107.

– Per la parte donde nasce il Sole. Par. I, 37.

– Per un de’ cerchi dell’Inferno. Inf. XIII, 96.

– Per uscita. Inf. XXIII, 129.

Foci , bocche de’ fiumi, che mettono in mare. Par. XXII , 153.

Foco maggiore, per la Beata Vergine; la cui perfetta carità superò quella di tutti gli altri Santi. Par. XXIII, 90.

Foga, impeto, furia. Purg. V, 18. XXXI, 18. Per corso velocissimo. Par. XII, 50.

Foga ardita del montare, salita ripida, e malagevole. Purg. XII, 103.

Foggia, modo, guisa. Inf. XI, 75.

Folco di Marsiglia, valente dicitore in rima a’ tempi di Dante, e molto dedito alle cose d’amore. Costui nacque in Genova, ma dimorò lungo tempo a Marsiglia dove servì la moglie del Signore di quella Città, e dopo la morte di lei si rese monaco, e di monaco fu fatto Vescovo di Marsiglia. Par. IV, 67. LXXXII, 94, e segg.

Folgore, in genere femminino, per fulmine. Inf. XIV, 53.

Folgoreggiare, per istrisciar cadendo, a guisa di fulmine. Purg. XII, 27.

Folle strada, cioè, follemente intrapresa. Inf. VIII, 91.

Folletto, propriamente è nome degli spiriti mali, che vanno per l’aria: ma Dante il prende per anima dannata. Inf. XXX, 32.

Folo uno de’ famosi Centauri, che guerreggiarono contro ai Lapiti, popoli di Tessaglia, quando fu rapita da Eurito Centauro nel convito nuziale Ippodamia, da altri detta Iscomache, sposa di Piritoo. Inf. XII, 72. V. Ovidio nel 12. delle Trasform.

Fondere, spandere. Purg. XX, 7.

– Per iscialacquare. Inf. XI, 44. Lat. fundere.

Fondo, per folto, profondo. Inf. XX, 129. Per luogo basso. Par. XXX, 6.

Fontana eterna, chiamasi dal Poeta nostro, Iddio. Par. XXXI, 93.

Fontana vivace di speranza. Par. XXXIII, 12. Così chiama Dante la Beata Vergine.

Fora, nome, nel numero del più, per fori, buchi, o piaghe. Purg. XXI, 83.

Fora, verbo, per sarebbe. Inf. XXXII, 92. Purg. IX, 116; mi fora, mi sarei. Purg. XXVI, 25.

Foracchiato, pieno di fori. Inf. XIX, 42.

Forare il Mondo, vermo reo, che ’l Mondo fora, chiama Dante Lucifero, ch’egli finge esser piantato nel centro della terra, con mezza la persona nel nostro Emisperio, e mezza nell’altro Emisperio opposto. Inf. XXXIV, 108.

Forar l’aere grossa, e scura, cioè, tagliar la nebbia col moto della persona. Inf. XXXI, 37.

Forbire, nettare, purgare, pulire. Inf. XV, 69.

Forcata, per quella parte del corpo dove termina il busto, e comincian le cosce. Inf. XIV, 108.

Forcatella, picciola forcata; che è quanto si può prendere con una forca. Purg. IV, 20.

Force, per forbici. Par. XVI, 9.

Forcuto, diviso in due, a guisa di forca. Inf. XXV, 134.

Forese. Uomo dedito alla crapula, fratello di Francesco d’Accorso eccellente Giurisconsulto, e di Piccarda. Purg. XXIII, 48, 76. XXIV, 74. V. Francesco, e Piccarda.

Forlì, città ragguardevole della Romagna patria d’uomini illustri, detta dagli antichi Forum Livii. Inf. XVI, 99. Purg. XXIV, 32. Questa città essendo assediata da M. Giovanni de Apia gentiluomo Franzese, per ordine di Papa Martino IV, fu difesa valorosamente dal Conte Guido di Montefeltro, che allora n’era Capitano; il quale fingendo di renderla a’ nemici, e di partirsene colle sue genti, dopo d’averli assicurati, con un bellissimo stratagemma militare, ritornato subitamente gli mise tuti a fil di spada. Ciò successe l’anno del Signore 1282. Inf. XXVII, 43.

Forma d’ossa, e di polpe, l’anima umana, ch’è forma del corpo. Inf. XXVII, 73.

Forma, per anima. Purg. IX, 59.

Forma universale, per Idea generale. Par. XXXIII, 91.

Formare, per istruire, ammaestrare; secondo il Landino. Purg. X, 125; ma questa spiegazione pare alquanto forzata.

Formativa virtù, che forma, che dà figura. Purg. XXV, 89.

Formato del suo ordine, nato nel suo grado. Così il Landino. Par. III, 54,

Formazione, per la virtù formativa, che ammettevano le scuole antiche. Purg. X. 129.

Fornito. Il fornito sempre con danno l’attender sofferse, cioè, non bisogna frapporre indugio all’esecuzione delle cose già preparate. Inf. XXVIII, 98. Tolto da quel di Lucano nel primo Libro della Farsaglia, al verso 281. Semper nocuit differre paratis.

Foro divino, cioè, giurisdizione ecclesiastica. Par. XXX, 142.

Foro, l’uno e l’altro foro, cioè, la giurisdizione secolare, e l’ecclesiastica. Par. X, 104.

Foro, verbo, per furono; in rima. Inf. III, 39. XXII, 76. Purg. XII, 36. Par. XXIII, 131. XXVIII, 96.

Forse, per intorno, in circa. Par. XXX, 1.

Forsennato, uscito del senno. Inf. XXX, 20.

Forte, per aspro, difficile, malagevole, arduo; quello che i Greci dicono χαλεπός. Inf. I, 5. Par. XXII, 123. Per difficile da intendersi, o da spiegarsi; oscuro, intrigato. Purg. XXIX, 42. XXXIII, 49. Par. VI, 102. VII, 49. IX, 36. XVI, 77. XXI, 76. XXV, 61.

Forte obbietta, per molto sensibile. Par. XXX, 48.

Forte, avverbio, per gravemente. Par. XXXVI, 18.

Fortuna. Sua descrizione. Inf. VII , verso 68. e segg. Cicerone, riferendo le opinioni degli antichi Filosofi intorno alla natura delle cose, nelle sue Quistioni Accademiche a M. Varrone, scrive che coloro insegnavano, non esser altro la Fortuna, che Dio medesimo. Eamdem (vim) Fortunam appellant, quod efficiat multa improvisa haec, nec opinata nobis, propter obscuritatem, ignorationemque caussarum. Ma Dante la fa creatura, e una delle Intelligenze celesti.

Fortuna, per tempesta di mare. Purg. XXXII, 116.

Fortuna Maggiore. V. nell’Indice de’ Nomi proprj.

Fortuna Maggiore, chiamano i Geomanti una figura di stelle, che si compone del fin dell’Acquario, e del principio de’ Pesci, e nasce un’ora innanzi l’apparir del Sole. Purg. XIX, 4.

Di Fosco (Bernardino). Purg. XIV, 101. V. Bernardino.

Fossa, per l’Inferno. Inf. XIV, 136. XVII, 66. Per una delle bolgie dell’Inferno. Inf. XXIII, 56.

Fossato, fosso, canale. Inf. VII, 102. Purg. V, 119.

Fosse, verbo, per fosse stata. Inf. XXVII, 70. Per fossi; in rima. Purg. XVII , 46. XXX, 42. Per fossero. Inf. VIII, 78. XXIX, 39.

Fossi, verbo, per fosse. Purg. XXIV, 136.

Fotino, cherico di Tessaglia, eretico, il quale insieme con Acacio, teneva che lo Spirito Santo non procedesse dal Padre, e che ’l Padre fosse maggior del Figliuolo. Costui sedusse Anastagio Sommo Pontefice a tener lo stesso, se deesi credere a Dante. Inf. XI, 9; il che però è falsissimo.

Fra ’l sonno, cioè, sognando. Inf. XXXIII, 38.

Francesca, figliuola di Guido da Polenta Signor di Ravenna, che visse a’ tempi di Dante, femina bellissima, e molto gentile, maritata dal padre a Lanciotto, valoroso, ma deforme della persona; la quale innamoratasi di Paolo suo cognato, cavaliere di tratto molto avvenente, ebbe con lui disonesta pratica, sino che trovata in sul fatto dal marito, fu da lui con un sol colpo uccisa insieme col drudo. Inf. V, 116.

Francesca gente, cioè Franzese, biasimata di vanità. Inf. XXIX, 123.

Franceschi, Francesi. Inf. XXXII, 115. Messi a fil di spada in Forlì dal Conte Guido di Montefeltro. Inf. XXVII, 44. Per loro angarie ed insolenze tagliati tutti a pezzi in Palermo, e Messina città di Sicilia, a un sonar di vespro: ciò successe a’ tempi di Carlo I. Re di Puglia. Par. VIII, 75.

Francescamente, in lingua, o alla maniera Franzese. Purg. XVI, 126.

Francesco d’Accorso. Fiorentino, Giurisconsulto a’suoi tempi eccellentissimo, il quale scrisse la chiosa alle leggi civili. Inf. XV, 110.

S. Francesco, d’Assisi, Fondator dell’ordine de’ Frati Minori. Inf. XXVII, 112. Par. XXII, 90. XXXII, 35. Sua vita descritta al Poeta da S. Tomaso d’Aquino. Par. XI, 50. e segg.

– Detto da Dante il potere di Dio. Par. XIII, 33.

Francescani, de’ tempi di Dante ripresi. Par. XII , 112. e segg.

Francia, nobilissimo Regno d’Europa. Inf. XIX, 87. Par. VII, 109. XX, 71.

– Suoi Re biasimati. Purg. XX, 43. segg. e 51.

– I Fiorentini a’ tempi del Poeta givano colà per trafficarvi. Par. XV.

Francia, Mal di Francia; chiama Dante Filippo il Bello, Signor di quel Regno. Purg. VII, 109.

Francheggiare, incoraggire, assicurare. Inf. XXVIII, 116.

Franco, ardito, coraggioso. Inf. II, 132. Per libero. Inf. XXVII, 54.

Franco Bolognese, miniatore eccellentissimo che superò in quell’arte Oderisi d’Agobbio. Par. XI, 83.

Franger la rattezza, detto d’un monte; laddove comincia ad esser men erto. Par. XI, 49.

Frangersi, per intenerirsi. Inf. XXIX, 22.

Franzesi, vedi Franceschi.

Frasca, ramo d’albero con foglie. Inf. XIII, 114. Purg. XXIV, 118. Par. XXIII, 7.

Frasca vedova, per arbore sterile, e senza foglie. Purg. XXXII, 50.

Fraschetta, ramuscello fronzuto. Inf. XIII, 29.

Frate Mio frate ec. Par. VIII, 76. V. Roberto Re di Puglia.

Frate, per fratello. Par. VII, 58. XXIV, 62.

Fratei, fratelli. Inf. XXXII, 21.

Fratello. Il tuo fratello ec. Par. XXV, 94. Intende S. Giovanni fratello di S. Jacopo il Maggiore, e allude alla sua Apocalissi.

Fratello di don Federigo Re di Sicilia. Par. XIX, 137. Intendi Don Alfonso Re di Aragona.

Frati, per compagni, amici, fratelli. Inf. XXVI, 112.

Fratto, franto, rotto. Purg. XVII, 42. Par. XXIII, 79.

Fredda parte, per lo Settentrione. Purg. XXIX, 101.

Freddura, freddo. Inf. XXXI, 123. XXXII, 53. XXXIII, 101.

Fregare i piedi per qualche luogo, cioè, camminarvi. Inf. XVI, 33.

Fregiar di lume, per illuminare. Purg. I, 38.

Fresco, per venuto di nuovo, sopraggiunto di fresco. Inf. XIV , 42. Purg. II, 130.

Fretta, andare a fretta, cioè, in fretta. Purg. VI, 49.

– il Cielo che ha maggior fretta, cioè , il primo Mobile, che girasi tutto in ore 24. da levante in ponente, e seco rapisce i Cieli inferiori, secondo il Sistema di Tolomeo. Par. I, 123.

Frisoni, uomini di Frisia, provincia d’Europa, che sono di grande statura. Inf. XXXI. 64.

Froda, nome, per frode. Inf. XVIf, 7. XX, 117. XXII, 82. Purg. XIV, 53.

Frodare, per involgere, oscurare. Inf. XX, 99.

Frodolente, ingannevole. Inf. XXV, 29. XXVII, 116.

Frodolento, fraudolento. Inf. XI, 27.

Fronda grande, per bosco. Inf. XXIX, 130.

Fronda, per discendente, uno de’ posteri; stando sulla metafora dell’albero, o del ceppo. Par. XV, 88,

Fronde di Minerva, chiama Dante l’ulivo, arbore sacro a quella Dea. Purg. XXX, 68.

Fronde, nel numero del più. Fronde onde s’infronda tutto l’orto dell’Ortolano eterno, chiama Dante le ragionevoli creature, o l’anime de’ Beati. Par. XXVI, 64.

Fronte, per parte davanti di che che sia. Par. XXXI, 123.

Fronte, tener fronte, per comparire, lasciarsi vedere. Inf. XXVII, 57.

Fronteggiare, essere a fronte, o su’confini. Inf. XX, 71.

Frugare, per pugnere, e gastigare. Inf. XXX, 70.

– Per ispignere, stimolare. Purg. III, 3. XIV, 39. XV, 137. XVIII, 4.

Frui, per fruire, gioire. Par. XIX, 2. Voce Latina.

Frustatore, chi frusta, cioè, percuote con verghe. Inf. XVIII, 23.

Frustra, indarno; voce Latina. Par. IV, 129.

Fruttare, far frutto. Inf. XV, 66.

Frutte, nome, per frutti. Inf. XXXIII, 119.

Frutto, per rendita di monistero. Par. XXII . 80.

Fu’ per fui. Inf. XXXIII, 13. XXXIV, 101, Purg. I, 61. XIII, 55. Par. I, 5. XVIII, 67. XXI, 121.

Fu, gli fu caduto l’orgoglio, gli cadde l’orgoglio. Inf. XXI, 85.

Fuci, per fu; in rima. Purg. XXIX, 66. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 206.

Fuci (Vanni). Inf. XXIV, 125. V. Vanni Fuci.

Fucile, picciolo strumento d’acciajo, col quale si batte la pietra, per trarne il fuoco. Inf. XIV, 59.

Fue, per fu; in rima. Inf. II, 141. XXV, 58. XXVIII, 127. XXXII, 57. Purg. XV, 38. XXII, 111. Par. XI, 38. XXI, 105. Fuor di rima. Inf. XIV, 49.

Fuga, mettere in fuga i sospiri, cioè, sospirare con affanno maggiore. Inf. XXX, 72.

Fuggémi, mi fuggì. Inf. XXXI, 39.

Fuggia, per fugga; in rima. Inf. XV, 6.

Fuggìo, fuggì. Purg. VIII, 107.

Fuggir la misura, cioè, passare i giusti termini, eccedere. Par. XV, 105.

Fujo, per furo, cioè ladro, assassino. Inf. XII, 90. Purg. XXXIII, 44. Per oscuro. Par. IX, 75.

Fui volto, per mi volsi. Inf. I, 36; e simili maniere di dire.

Fulcieri da Calboli, nipote di Rinieri. Costui essendo Podestà di Firenze, e gran difensore della parte Nera, fece prendere molti gentiluomini, e capi di parte Bianca, opponendo loro che avessero trattato co’ Bianchi fuorusciti di rimetterli in patria; il che avendo essi confessato per forza di tormenti, gli fece uccidere: accennato. Purg. XIV, 58.

Fulgore, rilucere. Par. VIII, 64. È voce Latina.

Fulgore, splendore. Par. IX, 70. XIV, 55. XXI, 11. XXIII, 84. XXX, 51. XXXI, 132. XXXII, 144. XXXIII, 141. Lat. fulgor.

Fulgore, per anima beata. Par. X, 64. XVIII, 25. XX, 66.

Fulgurato, risplendente, o gettato a guisa di raggio. Par. XXIII, 83.

Fulvido, fulgido, risplendente. Par. XXX, 62.

Fumare, per tramandar vapore. Purg. XXIV, 153. Qui è metafora.

Fumi, per mi fu; in rima. Par. XIII, 33. Per mi fui, in rima. Purg. XXII, 90. Par, XXVI, 123.

Fummare, per essere ignorante. Par. XXI, 100.

Fumino, per qualsivoglia macchia, o appannamento. Par. XVIII, 120. Qui è metafora.

Fungo marino, coagulazione di schiuma d’acqua marina, che si fa in mare, e muovesi, esente (come alcuni vogliono); ma non ha membra formale. Purg. XXV, 56.

Fuochi pii, Che di sei ale fannosi cuculla. Per li Serafini; secondo la visione del Profeta Isaia. Par. IX, 77.

Fuoco, per anima beata. Par. XX, 34. XXII , 46. XXV, 37. Per lo pianeta di Marte. Par. XVI, 58.

Fu queta la paura, cioè, s’acquetò. Inf. I, 19.

Fuor, per eccetto, salvo. Par. IX, 84.

Fuor d’ogni comprendere, cioè, sopra le forze d’ogn’intelletto. Par. XXIX, 17.

Furare, rubare. Lat. furari. Inf. XXV, 29. Purg. XX, 110.

Furi, avverbio, per fuori; in rima. Purg. XIX, 81.

Furo, ladro. XXI, 45. Lat. fur. Per chiunque invola, e nasconde. Inf., XXVII, 127.

Fusco, fosco; in rima. Par. XVII, 124, Lat. fuscus.

Fusi, per si fu; in rima. Par. III, 108. Vedi anche il Varchi nell’Ercolano, a carte 207.

Fusto, per corporatura. Inf. XVII, 12.

Futa, fuga. Purg. XXXII, 123.

G

Gabbo, pigliare a gabbo, cioè, a giuoco, in ischerzo. Inf. XXXII, 7.

Gabriele, o Gabriello Arcangelo, che portò la nuova a M. Vergine esser lei eletta Madre di Dio. Purg. X, 34. Par. IV, 47. IX, 138. Accennato. Par. XIV, 36. XXIII, 93. XXXII, 94, 112.

Gaddo, figliuolo del Conte Ugolino della Gerardesca. Inf. XXXIII, 68. Vedi Ugolino.

Gade oggi Cadice, isoletta dell’Oceano Occidentale, vicinissima all’Andalusia, provincia di Spagna, Par. XXVII, 82.

Gaeta, città marittima di Terra di Lavoro, fornita d’un ampio porto. Fu fondata da Enea, che le pose il nome della propria nutrice. Inf. XXVI, 92. Par. VIII. 62.

Gaggio, per ricompensa, premio. Par. VI, 118.

Gaja, figliuola di Gherardo da Cammino, gentiluomo Trivigiano, donna di singolar bellezza, e bontà. Purg. XVI , 140.

Gajetta pelle, per macchiata, e di varj colori. Inf. I, 42.

Gajetto, diminutivo di gajo, piacevole, di bello aspetto,

Gajo, allegro, festoso, ilare, pronto, compiacente, volonteroso. Par. XV, 60. XXVI, 102.

Galassia, la Via Lattea; cioè, quel cerchio, biancheggiante, che apparisce in cielo, fatto forse da un gruppo di minutissime stelle. Par. XIV, 99. È voce di Greca origine.

Galeoto, con un t solo; in rima. Inf. VIII, 17.

Galeotto, mezzano degli amori che passarono tra Lancilotto, e Ginevra, persone ne’ Romanzi famose, ed è preso da Dante in significato generale, d’ogni sensale di disonestà, o ruffiano. Inf. V, 137.

Galieno, Galeno da Pergamo, città dell’Asia minore, Medico eccellentissimo. Fiorì ne’ tempi d’Antonino Augusto, e scrisse infinite cose. Inf. IV, 143.

Galigaj, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 101.

Galizia, provincia di Spagna, in una città della quale, detta Compostella, giacciono le ossa di S. Jacopo Apostolo il Maggiore, visitate continuamente da infinito numero di pellegrini. Par. XXV, 18.

Gallare, per galleggiare; e metaforicamente, star di sopra, come fanno i superbi. Purg. X,127. Per uscire a galla. Inf. XXI, 57.

Galle, per ghiande, cibo di porci. Purg. XIV, 43.

Galli, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 105.

Gallo rosso in campo d’oro, insegna del giudicato di Gallura in Sardegna. Purg. VIII, 81.

Gallura, un certo Giudicato, o Giurisdizione nell’Isola di Sardegna. Inf. XXII, 82. Purg. VIII, 81.

Galluzzo, luogo nel contado di Firenze, assai vicino alla città. Par. XVI, 53.

Gange, fiume d’India grossissinio. Purg. II, 5. XXVII, 4. Par. XI, 51.

Ganimede, Figliuolo di Troe Re di Troja, fanciullo bellissimo, rapito da Giove, e trasportato in cielo, perchè servisse a lui di coppiere. Purg. IX, 23.

Garda, città posta nella riva di Benaco, verso Verona; oggi distrutta. Inf. XX, 65.

Gardingo, antica via di Firenze, ove erano le case degli Uberti, smantellate poi dalla fazione de’Guelfi. Inf. XXIII, 108.

Garra, per garrisca, mormori. Par. XIX, 147.

Garrire, per isgridare. Pur che mia coscienza non mi garra, cioè, non mi rimorda. Inf. XV, 92.

Gaude, gode. Par. XIX, 40, Lat. gaudet.

Gaudioso, pieno di gioja, o gaudio. Par. XII, 24. XV, 59. XXXI, 25.

Gaville, terra in Valdarno sopra Firenze; dove fu ucciso M. Francesco Guercio Cavalcante. Inf. XXV, 151.

Gedeone, Giudice, e Capitano del popolo Ebreo. Dovendo egli combattere contra i Madianiti, gli commise Iddio, che di trentaduemila Ebrei che avea seco, licenziasse tutti i timidi, i quali furono ventiduemila. Restato dunque Gedeone con diecimila, gli comandò il Signore di nuovo, che sul mezzo giorno menasse l’esercito al fiume, e tutti coloro che bevessero chinati colla bocca in esso, mandasse via ritenendo quelli solamente che prendessero l’acqua nella concavità delle mani; quali furono in tutto trecento, e con que’pochi solamente, uccise cento ventimila Madianiti. Purg. XXIV, 125.

Gelata, verbale sustantivo, gielo, ghiaccio. Inf. XXXIII, 91.

Gelatina, brodo rappreso, nel quale sia stata cotta carne viscosa, e infusovi poi aceto, o vino. Inf. XXXII, 60; ma qui per similitudine.

Gelboè, monte di Palestina, dove Saule sconfitto da’ Filistei, s’uccise da sé medesimo. Questo monte fu poi maledetto da Davide con quelle parole: Montes Gelboe, neque ros neque pluvia veniat super ros. Purg, XII, 41.

Gelsa, per gelso albero. Purg, XXXIII, 69.

Gelso, albero noto; che altrimenti si dice moro. Purg. XXVII, 39.

Gemelli o Gemini segno del Zodiaco, che segue il Tauro. Par. XXII, 110, 152.

Gemelli. Que’gemelli che nella madre ebber l’ira commota. Par. XXXII, 68. V. Esaù e Jacob.

Gemere, per deplorare. Inf. XXVI, 58. Per gocciolare. Purg. XXV, 44. Per mandar fuori fummo sottile. Inf. XIII, 41.

Gemma, per cosa risplendente. Par. XV, 22.

Gemme, chiama Dante le stelle. Purg. IX, 4; e le anime beate. Par. XVIII, 115.

Gena, guancia. Par. XXXI, 61. È voce Latina.

Generante, che genera. Purg. XXV, 59.

Genesi il primo de’ cinque libri sacri scritti da Mosè, e di tutta la divina scrittura; in cui narra la creazione del mondo, e le azioni degli antichi Patriarchi. Inf. XI, 107.

Genitrice dell’onor di Cicilia. Purg. III, 116. V. Gostanza, nell’Indice delle Storie.

Genova, posta di rimpetto a Buggea, città d’Affrica; presa, e distrutta da’ Saracini, con grande uccisione di quel popolo. Par. IX, 92.

Genovese, cioè i Genovesi, e lo stato loro. Par. IX, 90.

Genovesi. sì biasimati. Inf. XXXIII, 151.

Gente, ch’al Mondo più traligna, chiama Dante i Prelati de’ tempi suoi. Par. XVI, 58.

Gente a cui il mar s’aperse. Purg. XVIII, 134. cioè gli Ebrei quando uscirono con Mosè dall’Egitto.

Gente, quella che l’affanno non sofferse Fino alla fine. Purg. XVIII, 136. Alcuni de’ compagni d’Enea, stanchi del lungo viaggio, non vollero accompagnarlo fino in Italia; ma elessero di rimanere in Sicilia presso il vecchio Aceste. 8. Virgilio nel 5. dell’Eneida.

Gentili, per nobili Signori. Purg. XI, 110.

Gentucca, giovane Lucchese, nobile, bella e costumata; di cui Dante un tempo fu innamorato. Purg. XXIV, 37.

Geomante, che indovina per Geomanzia; cioè, per quella spezie di divinazione, che si fa con certe linee segnate sul terreno. Della quale sono da vedersi gli Spositori del Poeta. Purg. XIX, 4.

Geometra, studioso di Geometria; la quale è una scienza che versa intorno alla quantità continua. Par. XXXIII, 133.

Della Gerardesca, famiglia nobilissima di Pisa, Inf. XXXIII, 13. V. Ugolino.

Gerarchia, per ordine d’Angeli diviso in tre cori. Par. XXVIII, 121.

Gerault de Berneil di Limoges, o di Lemosi, Poeta Provenzale famoso, ma dai poco intendenti preferito ingiustamente ad Arnaldo Daniello. Purg. XXVI, 120.

Gerico, famosa città di Palestina, espugnata; prima, cioè somma, gloria di Giosuè. Par. IX, 124.

Geri del Bello fratello di M. Cione Alighieri, consorte di Dante. Costui fu uomo di cattivi costumi, e scandaloso. Fu morto da uno della famiglia de’ Sacchetti. In XXIX, 27.

Gerione antichissimo Re di Spagna, il quale finsero i Poeti che avesse tre corpi, e fosse ammazzato da Ercole. Dante il pone per la fraude. Inf. XVII, 97, 133. XVIII, 20. Purg. XXVII, 23.

Germogliare, propriamente mandar fuori rampolli, e giovani ramicelli, ma figuratamente. Par. XXVIII, 115.

Gerusalemme, o Jerusalem, città Regia, Metropoli della Giudea, molto nota per le Scritture Sacre, dove morì Gesù Cristo, accennata. Inf. XXXIV, 114.

– Fu creduto il suo sito essere in mezzo del mondo. Purg. II, 3.

– Fame arrabbiata in quella città, mentre che i Romani l’assediavano, s’accenna. Purg. XXIII, 29.

– Per la gloria de’ Beati. Par. XXV, 56. V. Carlo secondo Re di Puglia; il quale come si legge in fine di quel paragrafo, fu anche Re di Gerusalemme. Par. XIX. 127.

Gesta, per grand’impresa. Inf. XXXI, 17.

Gestare, voce Latina; e vale portare, condurre. Par. XXV, 51.

Gettare l’occhio a terra, per abbassarlo. Inf. XVIII, 48.

Gesù, o Giesù Cristo. Par. XI, 72, 102, 107. XII, 71. 73, 75. XIV, 104. XIX, 72, 104, 106. 108. XX, 47. XXIII, 72, 105, 136.  XXV, 15. XXX, 128. XXIX, 98, 111, 31. III, 107, 111, XXII, 41. XXVII, 36, 40.

– L’Uomo che nacque e visse senza pecca. Inf. XXXIV, 115.

– Smarrito dalla madre, e poi ritrovato nel Tempio. Purg. XV, 88. e segg.

– Sua Trasfigurazione accennata. Purg. XXXII, 73.

– Sua passione d’infinito valore, circonscritta. Par. XIII, 40.

Soddisfece poscia, e prima; cioè per li peccati che si commisero avanti la morte sua, e per quelli che si sarebbero dopo commessi. E perciò vien chiamato nelle scritture : Agnus qui occisus est ab origine mundi. Par. XIII, 40.

– Detto da Dante l’agnel di Dio che le peccata tolle. Par. XVII, 33.

– Chiamato Pellicano. Par. XXV, 113. V. Pellicano nell’indice delle parole.

– Sua umanità congiunta colla divinità. Par. XXXIII, 131.

l’esercito di Cristo, cioè la congregazione de’fedeli, la Chiesa. Par. XII, 37.

Gherardo da Cammino, gentiluomo di Trevigi molto virtuoso. Purg. XVI, 124.

Ghermire, pigliar colle branche; ed è proprio degli animali rapaci. In XXI, 36, XXII, 138.

Ghiaccia, nome. Per ghiaccio. In XXXII, 35. XXXIII, 117. XXXIV, 29, 103.

Ghiacciato, agghiacciato. Inf. XXXII, 125.

Ghibellini e Guelfi ripresi. Par. VI, 100. e segg.

Ghibellini, persecutori de’ Pontefici, e da loro perseguitati. Par. XXVII, 48.

Ghino di Tacco, famoso assassino a’ tempi di Papa Bonifacio VIII. che esercitava latrocinio nella maremma di Siena. Purg. VI, 14. V. l’Aretino e leggi il Bocaccio nella giornata 10. Novel. 2.

Ghiotto, per curioso. Purg. VIII, 85.

– Per desideroso. Inf. XVI, 51. ghiotto della vendetta. Purg. XVII, 122.

Ghisola sorella di Venedico Caccianimico, Bolognese, donna bellissima. Inf. XVIII, 55. V. Caccianimico.

Ghiottone, mangione, o bevitore. Inf. XXII, 15.

Giacere, detto d’una riva, o montagna, che penda, e dia comodo a chi vuol calare, o montare. Inf. XIX, 35. Purg. III, 76.

Giacén, giacevano. Inf. VI, 37. XX, 143.

Giacobbe, o Giacob. il Patriarca Jacob, Par. VIII, 131. Vedi Jacob, Israele .

Giampollo, o Ciampollo, Novarese. Costui nacque di gentildonna, ma lasciato dal padre in estrema povertà, fu posto dalla madre per servitor d’un Barone di Tebaldo Re di Navarra; e tanto seppe fare colla destrezza dell’ingegno suo, che venne in grande stato, ma per la troppa cupidigia d’avere, si mise a trafficare gli ufficj, e le cariche. Inf. XXII, 48.

Gianfigliacci, famiglia nobile di Firenze, accennata per lo lione azzurro in campo giallo, arme antica di tal famiglia. Inf. XVII, 59.

Gianni del Soldanieri. Inf. XXXII, 121. V. Del Soldanieri.

Gianni Schicchi, gentiluomo Fiorentino, della famiglia de’Cavalcanti, gran maestro di contraffar ciascheduno. Costui per amore d’un Simon Donati suo carissimo amico postosi in letto, onde il detto Simone aveva tratto il cadavero di M. Buoso Donati, uomo ricchissimo, seppe sì ben contraffare il detto M. Buoso, facendo testamento, che lasciò Simone erede di tutti i beni di esso M. Buoso, che di ragione a’ più stretti parenti appartenevano; ricevendo da Simone in premio di tal inganno una bellissima cavalla. Inf. XXX, 32, 44.

Giano, antichissimo Re d’Italia, adorato poi per Dio da’ Romani, si figurava con due faccie, l’una dinanzi, l’altra di dietro. Il suo tempio s’apriva nel cominciar delle guerre, chiudendosi poi solamente quando erano finite. Augusto Cesare, dopo la rotta di Marco Antonio, il serrò. Par. VI, 81.

Giardin dello ’mpero chiama Dante l’Italia. Purg. VI, 105.

Giardino, per le schiere de’ Beati. Par. XXIII, 71.

– Per lo Paradiso. Par. XXXI, 97. XXXII, 39.

Giasone, o Jasone. Par. II, 18. V. Jasone.

Gibbo, sustantivo. Per un rialto di montagna. Par. XXI, 109.

Giga, per istrumento musicale di corde. Par. XIV, 118.

Giganti, detti furono i figliuoli della Terra, uomini di enorme statura, con piedi di dragoni, i quali nella valle di Flegra in Tessaglia, staccando i monti dalla radice, e ponendoli l’un sovra l’altro, mossero guerra agli dei. Ma Giove a forza di fulmini precipitolli all’inferno. Inf. XXXI, 44. e segg. Purg. XII, 33.

Gigli gialli, o d’oro, insegna del Regno di Francia. Par. VI, 100.

Gigli, per gli Apostoli. Par XXIII; 75.

Giglio, insegna della Repubblica Fiorentina. Par. XVI, 152.

Giglio, o Fiordiligi, insegna de’Re di Francia. Purg. VII, 105.

Ginevra, baciata da Lancilotto, personaggio celebre negli antichi Romanzi. Una sua compagna a quest’atto cominciò a tossire, per mostrar d’essersene accorta. Par. XVI, 15.

Gìo, andò. Inf. XX, 60.

Giocasta moglie di Lajo Re di Tebe, e poi da Edipo suo figliuolo, uccisore del padre suo, il quale per madre non la riconosceva, sposata, ed ingravidata; al quale partorì Eteocle, e Polinice. Purg. XXII, 56.

Giocondo a udire, e a vedere, cioè, dilettevole. Par. XV, 37.

Giocondo della faccia di Dio, cioè, beato per la visione di esso. Par. XXIX, 76.

Gioi, per gioisci; in rima. Par. VIII, 33.

Gioja, (per anima beata in Paradiso), questa luculenta e chiara gioja, ec. Par. IX, 37. V. Folco da Marsiglia.

Gioja, per unione di molte gemme. Par. XV, 86.

Gioja del cielo, per anima beata, che come una gemma, o pietra preziosa, lo adorna. Par. IX, 37.

Giordano, fiume di Palestina, famoso nelle Sacre Carte. Purg. XVIII, 135. Par. XXII, 93.

Giostre grame, cioè, infelici, chiama Dante gli scontri de’ prodighi, e degli avari, descritti da lui nel Canto 7. dell’Inferno. Purg. XXII, 42.

Giosuè, Capitano Generale, e giudice del popolo Ebreo, dopo la morte di Mosè, espugna la città di Gerico. Par. IX, 124. Fa uccidere Acam, per aver furata parte della preda di Gerico, centra il suo divieto. Purg. XX, 111.

Giotto, eccellentissimo pittore a’ tempi di Dante. Costui superò Cimabue. Purg. XI, 95.

Giovacchino, Abate di Calabria, nel monastero detto Florense, uomo di poca dottrina, ma dotato di profetico spirito. Par. XII, 140.

Giovanna, moglie di Buonconte di Montefeltro. Purg. V, 89.

Giovanna, fu detta la madre di S. Domenico il quale nome significa piena di grazia. Par. XII, 80.

Giovanna, figliuola di Nino de’ Visconti di Pisa, e moglie di Riccardo da Cammino Trivigiano. Purg. VIII, 71.

– S. Giovanni Batista. Purg. XXII, 152. Batista sua chiesa antichissima in Firenze. Inf. XIX, 17. dove Dante fu battezzato. Par. XXV, 8. s’accenna.

– S. Giovanni Batista e Vangelista accennati. Par. IV, 29.

– S. Giovanni Apostolo ed Evangelista, figliuolo di Zebedeo e fratello di S. Jacopo il maggiore, assiste alla trasfigurazione del Signore. Purg. XXXII, 76.

– Giace sopra il petto del Signore nell’ultima cena. Gli vien raccomandata la Beata Vergine da Cristo moribondo. Par. XXV, 113. e segg.

– Arriva co’piedi al sepolcro di Cristo risuscitato prima di S. Pietro; S. Pietro colla fede v’arriva prima di lui. Par. XXIV, 126.

– Nel principio del suo vangelo, parla della Divinità altissimamente. Par. XXVI, 43.

– Chiamato Aguglia, cioè Aquila di Cristo; perchè penetrò più che gli altri nell’intelligenza de’ misteri divini. Par. XXVI, 53.

– Non è in Cielo col corpo. Par. XXV, 124.

– Accennato come scrittore delle tre Epistole Canoniche. Purg. XX, 143.

– Scrittore dell’Apocalisse. Inf. XIX, 106. Purg. XXIX, 105, 144. Par. XXXII, 127, Allegato nella suddetta, Par. XXV, 94.

S. Giovanni Crisostomo, cioè Bocca d’oro; così detto per la sua maravigliosa eloquenza. Fu Patriarca di Costantinopoli, e perciò dal Poeta vien chiamato Metropolitano. Par. XII, 136.

Giovanni XXII. sommo Pontefice nativo di Caorsa città di Provenza, accennato. Par. XXVII, 58.

Giovanni, figliuolo d’Arrigo Re d’Inghilterra, ucciso mentre combatteva contro il padre. Dante il chiama Re, perchè godeva l’entrate d’una parte del regno paterno. Inf. XXVIII, 135. V. Bertramo dal Bornio.

Giovare, mi giova di te, cioè, io prendo piacere della tua persona, mi sei grato. Par. VIII, 137.

Giovare, col quarto caso. Purg. XXII, 68. Per dilettare. Inf. XVI, 84.

Giove, figliuolo di Saturno, e di Rea, o Cibele sua moglie. Costui, secondo le favole, fu Re degli dei, dopo d’avere spogliato suo padre del regno. Inf. XIV, 52. XXXI, 45, 92. Purg. XII, 32. Par. IV, 62. A lui viene attribuita l’aquila per ministra, e il fulmine per arme propria. Purg. XXXII , 112.

Fulmina Fetonte. Purg. XXIX, 121.

Giove, pianeta, di temperata natura. Par. XVIII, 68, 95, 115. XXVII, 14.

–  Giovial facella per lo stesso. Par.XVIII, 70.

– Posto tra ’l padre Saturno e ’l figliuolo Marte. Par. XXII, 145.

– Giove sommo vien chiamato dal nostro Poeta il vero Dio de’ Cristiani, ma non dee in ciò essere imitato. Purg. VI, 118.

– Giove gusto, quando fu Giove arcanamente giusto. Purg. XXIX, 121. V. Fetonte.

Giovenale, della città d’Aquino, Poeta Latino famoso, scrittore di satire. Fiorì a’ tempi dell’Imperador Domiziano. Purg. XXII, 14.

Giovinetto. Lo Giovinetto che retro a lui siede. Purg. VII, 116. Questi fu Don Alfonso, figliuolo di Don Piero Re d’Aragona, solo tra’ suoi fratelli erede delle virtù del padre. Giovinetto. Un giovinetto ancider forte. Purg. XV, 107. V. Santo Stefano primo Martire.

Girare, per circondare. Par. XXIII, 103. XXV, 12.

Girarsi per mente, o per occhio, cioè, intendersi, o vedersi. Par. X, 4.

Giri, per anni. Par. XVII, 96.

Girone, giro grande, strada rotonda, e ampia. Inf. XI, 30. XIII, 17. Purg. XII 107. XV, 83. Per cielo. Par. II, 118.

Giro primo, per lo Ciel della Luna, secondo l’antico Sistema di Tolomeo. Purg. I, 15.

Girsi, per morirsi. Purg. XIV, 119.

Gissi, s’andò. Inf. XXVI, 84.

Gittare quel dinanzi a quel dirietro; far contrario cammino al cammino di chi che sia. Par. XII, 117.

Gittatore, chi gitta, o scaglia di lontano. Purg. III, 69.

Giù, cioè, nell’Inferno. Par. IX, 71, Giù, e su. V. Su, e giù.

Giuba Re di Mauritania, favorisce le reliquie dell’esercito di Pompeo, dopo la rotta di Farsaglia; ma vinto in battaglia da Cesare, si uccide di propria mano. Par. VI. 70.

Giubbetto, forche, patibolo, dalla parola Francese Gibet. Inf. XIII, 151.

Giubbileo, l’anno del Giubbileo; cioè di plenaria Indulgenza, che una volta si dovea celebrare in Roma ogni cento anni, ma poi questo spazio si è ridotto a cinquanta, e finalmente a venticinque. Inf. XVIII, 29.

Giuda Maccabeo combatte con Antioco Re di Siria, che avea preso Gerusalemme, e profanato il Tempio di Dio , e vietava a’ Giudei il vivere secondo la legge loro. Al fine, dopo molte battaglie, rimase superiore, liberando il popolo Ebreo da quella tirannide. Par. XVIII, 40.

Giuda Scariotto, uno degli Apostoli, il quale tradì Gesù Cristo Signor nostro. Inf. IX, 27. XIX, 96. XXXI, 143. XXXIV, 62. Purg. XX, 74. XXI, 84.

S. Giuda Taddeo, Apostolo accennato come scrittore d’una Epistola Canonica. Purg. XXIX, 144.

Giuda, cittadino Fiorentino. Par. XVI, 123.

Giudecca, prigione profondissima d’Inferno, ove sono puniti i traditori de’ lor benefattori. Così detta da Giuda Scariotto. Inf. XXXVI, 117.

Giudei, popoli di Palestina, una volta diletti da Dio, poscia reprobati; notissimi a tutti. Inf. XXIII , 123. XXVII, 87. Par. V, 81. VII, 47. XXIX, 102.

Giudicante, che giudica. Par. IX, 62.

Giue, giù; in rima. Inf. XXXII, 53. Purg. VIII, 25. XII, 13.

Giuggiare, giudicare. Purg. XX, 48. È voce messa in disuso.

Giugnémi, mi giugnè, mi giunse. Inf. XXXI, 39.

Giugnere, per far giugnere. Inf. XIX, 44. Così il Petrarca nel Sonetto 138. Giunto m’ha Amor fra belle e crude braccia.

– Per aggiugnere. Par. XVII, 94.

– Per congiugnere. Par. XXXIII, 81.

Givi, andai. Purg. XII, 69.

Giulio Cesare, primo Imperadore di Roma, personaggio nelle storie notissimo. Inf. I, 70. IV, 123. Da giovanetto praticò nella Corte di Nicomede Re di Bitinia; al quale, come raccontano gli storici, fu fama che di sé stesso facesse copia; il che poi gli fu da’ licenziosi soldati rimproverato, quand’egli trionfò delle Gallie; e perciò fu chiamato Regina. Vedi Suetonio nella vita che di lui scrisse, al capo 49. e quivi gli spositori. Purg. XXVI, 77.

– Correndo in Ispagna per soggiogare la città d’Ilerda, oggi Lerida, lascia Bruto con parte dell’esercito ad assediar Marsiglia, nobile città di Provenza. Purg. XVIII, 101.

– Vince molte nazioni. Par. VI, 88.

– Detto dal Poeta, Colui che a tutto ’l mondo fé paura. Par. XI, 69.

– A lui fu dato del voi da’ Romani, prima d’ogn’altro. Par. XVI, 10.

Giungéno, giungevano. Inf. XXXIV, 42.

Giunone, figliuola di Saturno, e di Cibele, sorella e moglie di Giove, nemicissima de’ Tebani, per conto di Semele. Inf. XXX, 1. V. Semele intesa per l’aria. Par. XII, 12.

Giunta, per commessura, o articolo del corpo. Inf. XIX, 26.

Giunto, per unito, congiunto. Inf. XXVIII, 139.

Giuochi, famiglia nobile fiorentina. Par. XVI, 104.

Giuoco, per allegrezza, letizia. Par. XX, 117. XXXII, 103.

Giuseppo, Giuseppe , figliuolo del Patriarca Giacobbe, e di Rachele sua moglie, giovane bellissimo e castissimo, che non volle acconsentire agl’inviti, e alle lusinghe della moglie di Putifare; onde poi da lei falsamente accusato, fu posto in prigione. L’altre sue avventure si leggono nella sacra Genesi. Inf. XXX, 97.

– S. Giuseppe, sposo della Beata Vergine, accennato.

Giuso, per giù; in rima. Inf. IX, 53. XXXIII, 136. Par. XXX, 148.

Fuor di rima. Inf. XIV, 109. XVI, 114, Par. I, 138. X, 116. XXVII, 68. XXXIII, 11.

Giustiniano Imperadore, successor di Giustino nell’Imperio. Costui compilò, e ridusse a metodo le leggi Romane, tagliandone fuori tutto il soverchio, e ritenendo solamente tutto il necessario componendo le Pandette, il Codice, e le istituzioni. Purg. VI, 89.

– Errò un tempo nella fede, e credette non essere in Cristo se non una sola natura, cioè l’umana; del quale errore fu tratto da Agapito sommo Pontefice.

– Per mezzo de’ suoi Capitani, e principalmente di Bellisario, domò la nazione de’ Goti, ed altri popoli barbari. Par. VI, 10.

Giustizia, per dovere. Purg. XVIII, 117. Per cosa dovuta. Par. XV. 144.

Giustizia ultima, il giorno del giudizio finale. Par. XXX, 45.

Glauco. figliuolo di Polibo, pescatore nell’isola Eubea. Costui avendo una volta posati sovra un prato i pesci presi, e veggendoli all’improvviso risaltar in mare, desideroso di saper la cagione di ciò, diedesi a mangiar delle erbe nelle quali erano giaciuti i pesci. Non sì tosto ebbe ciò fatto, che non potendo più vivere in terra, gettossi anch’esso nel mare, e quivi fu cangiato in un Dio marino. Vedi Ovidio nel 13. delle Trasform. Par. I, 69.

Gli, per loro. Par. VI, 114. XXIX, 66. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 175, dove nega potersi ciò dire.

Gli, avverbio di luogo, ivi. Inf. XXIII, 54. Purg. VIII, 69. XIII, 7. Par. XXV, 124. V. Saragli.

Gliele, per glieli. Inf. XXXIII. 149, per glielo. Inf. X, 44. Così sempre il Bocaccio.

Gloria della lingua. L’uno all’altro Guido ha tolto la gloria della lingua. Purg. XI, 97. V. Guido Cavalcanti; e Guido Guinicelli.

Gloria che non si lascia vincere a disio, chiama Dante l’eterna Beatitudine, ottenuta la quale, non resta che più desiderare. Par. XIX, 14.

Gloria in excelsis Deo. Gloria a Dio ne’ luoghi eccelsi, o nelle creature eccelse. Principio dell’Inno degli Angeli, nella nascita di Nostro Signor Gesù Cristo. Purg. XX, 136.

Gloriare, per dar gloria. Par. XXIV, 44.

Gocciolo, nome, picciola goccia. Inf. XXX, 63.

Godenti o Gaudenti, detti anche Frati di S. Maria, ordine di Cavalieri istituito da alcuni gentiluomini di Lombardia, e confermato da Papa Urbano IV per combattere contra gl’infedeli, e mantener ragione, e giustizia. Oggi spenti. Inf. XXIII, 103.

Gola, infino a gola; cioè, infino alla gola. Purg. XXXI, 94.

Gola, atto della gola, chiama Dante la respirazione, a cui serve l’aspera arteria, che sta nella gola. Inf. XXIII, 88.

Gola, per appetito, fame. Par. III, 92.

Gola, aver gola, per desiderare. Par. X, 111.

Gola, per fosso spalancato. Inf. XXIV, 123.

Gola del fosso. Inf. XXVI, 40.

Golfo di Gibilterra, posto tra la Spagna, e l’Affrica, anticamente Fretum Herculeum. Accennato. Inf. XXVI, 107.

Golfo, che ricere da Euro maggior briga, chiama Dante l’Adriatico. Par. VIII, 69.

Golfo di Venezia, o mare Adriatico, viene agitato dal vento Euro. Par. VIII, 68.

Gomita. Frate Gomita. Fu di Sardegna, ed era molto amato da Nino della casa de’ Visconti di Pisa, e Signore in quell’Isola del Giudicato di Gallura. Ora essendo costui in gran favore ed autorità, cominciò a vender le sentenze, e dopo molte trufferie, essendo venuto all’orecchie a Nino, ch’egli per danari avea lasciati andare certi suoi nemici, fu fatto da lui appiccare. Inf. XXII, 81.

Gomorra, una delle cinque città di Palestina, dove s’esercitava il vizio nefando; sopra le quali cadde il fuoco dal cielo. Purg. XXVI, 40.

Gonfiare, per gonfiarsi, invanire. Par. XXIX, 117.

Gonna, veste, per lo più di donna. Par. XXXII, 141. Per membrana dell’occhio. Par. XXVI, 72. Usò la stessa metafora Cicerone nel 2. Libro de Natura Deorum: Natura oculos membranis tenuissimis restivit, et sepsit.

Gora, canale per lo quale si cava l’acqua de’ fiumi: morta gora cioè, acqua stagnante, e pantanosa. Inf. VIII, 31.

Gorgiera, per gola. Inf. XXXII, 120.

Gorgo, per fiumicello, dove l’acqua trovando intoppo, si rigiri, per iscorrer poi liberamente. Inf. XVII, 118.

Gorgogliare, per mormorare in gola parole, che non si distinguano da chi ascolta. Inf. VII, 125.

Gorgona. isoletta del mar Tirreno, vicina alla foce d’Arno. Inf. XXXIII, 82.

Gorgone, la testa di Medusa che trasformava gli uomini in sassi V. Medusa. Inf. IX, 56.

Gostantino, o Costantino Magno Imperadore, fatto Cristiano, e data la pace alla Chiesa, lascia Roma a S. Silvestro Papa, e suoi successori, volgendo l’aquila contra ’l corso del Cielo, cioè trasferendo l’imperio d’Occidente in Oriente, e fermandone la sede in Bisanzio, detto poi dal suo nome Costantinopoli. Par. VI, 1. V. Greco.

Gostanza, figliuola di Manfredi Re di Puglia, e di Cicilia e moglie di D. Piero Re d’Aragona. Purg. III, 143. VII, 129. Detta da Dante genitrice dell’onor di Cicilia e d’Aragona, per essere stata madre di Don Federigo Re di Cicilia, e di D. Jacopo Re d’Aragona, i quali per altro non ebbero alcuna lodevole qualità, fuori che ’l regno, Purg. III, 115.

Gostanza, figliuola di Ruggieri Re di Puglia, e di Sicilia, la quale si fece Monaca in Palermo; poi tratta per forza del monistero, fu data in moglie ad Arrigo V. Imperadore, che fu figliuolo di Federigo Barbarossa; del quale generò Federigo secondo. Purg. III, 115. Par. III, 118. IV, 98.

Gota, per bocca. Purg. XXXIII, 40.

Goffredo Buglione, fu Duca di Lorcua, e Re di Gerusalemme, avendo conquistata quella Santa Città, virilmente combattendo contra de’ Saraceni. Par. XVIII, 47.

Governare, per conciar malamente, fare strazio. Purg. XXIII, 35.

Governo, castello situato dove il Mincio mette in Po. Inf. XX, 78.

Governo, per istrazio scempio. Purg. V, 108.

Gozzo, per gola. Inf. IX, 99.

Gracidare, far la voce della rana. Lat. coaxare, Inf. XXXII, 31.

Grada, per graticola. Par. IV, 83.

Gradire, in forza di nome, per buon genio, volontà. Par. X, 57.

Grado, per riconoscenza gratitudine. Purg. VIII, 67. Par. XXIII, 53.

Graffiacane, nome di Demonio. Inf. XXI, 122. XXII, 54.

Graffio, strumento di ferro auncinato, forse dal Greco γρὰϕιον. Inf. XXI, 50; ma qui pare che debba prendersi per lo graffiare.

Gramare. Inf. XVII, 125, da gramie latino, lagrime pungentissime; e qui suona starsi afflittissimo e tristo.

Gramigna, erba notissima. Figuratamente per ischiatta vile. Purg. XIV, 102.

Gramo, mesto, tapino, infelice. Inf. I, 51. XV, 109. XX, 81. XXX. 59. Purg. XXII, 42. Parole grame, atte a destar compassione. Inf. XXVII, 18.

Gran barone. V. Insegna.

Gran giogo, intendi la sommità dell’Apennino. Purg. V, 116.

Gran Lombardo. Par. XVII, 71. V. Della Scala (Bartolommeo).

Gran preda levata a Dite. Colui che la gran preda levò a Dite. Inf. XII, 38. Intendi Gesù Cristo che scendendo all’Inferno dopo la morte, trasse del Limbo l’anime de’ Santi Padri. * Il nome di Cristo non è mai accennato nella Cantica dell’Inferno se non in via di perifrasi.

Gran rifiuto per viltate. Colui che fece per viltate il gran rifiuto. Inf. III, 59. Alcuni intendono Celestino V. Sommo Pontefice: altri Esaù fratello di Giacobbe. *La prima interpretazione è la vera, ed oggimai pochi la negano.

Grande lume, in vece di gran lume. Par. I, 82.

Gran dì, per lo giorno dell’universale giudizio. Purg. I, 75.

Grando, grandine. Purg. XXI , 46. È voce Lat. V. Beatitudo.

Gran Prete, per lo Sommo Pontefice. Inf. XXVII, 70.

Grasso, per grosso, vaporoso, caliginoso, denso. Inf. IX, 82.

Grato, sustantivo, per piacere, grado, desiderio. Purg. XXVI, 52. Par. IV, 101.

Gratulare, per rallegrarsi. Par. XXIV, 149. XXV, 25. Lat. gratulari.

Gravare, per dar noja. Purg. XVITI, 6.

Gravar le ciglia, per avvilire, privar di coraggio. Par. XI, 88. In questo significato parimente disse Properzio nella 1. Elegia dal 1. Libro, dejicere lumina.

Gravar le penne in giuso, per far cadere a terra cosa che voli. Purg. XXXI, 58; qui è metafora, e significa richiamare un ingegno elevato dalle sublimi contemplazioni a pensieri bassi , e volgari.

Grave, per misero, infelice. Inf. VIII, 69.

– Per difficile. Par. XXIV, 37. Per gravido. Par. XVI, 36.

Grazia, illuminante significata col nome di Lucia. Inf. II, 97.

Grazia, perficiente, significata col nome di Beatrice. Inf. II, 103.

Grazia preveniente. Inf. II, 94.

Graziano, da Chiusi, Monaco di professione, compilatore di quel libro, che i Canonisti chiamano Decreto. Par. X, 104.

Grazioso, per caro, che dà piacere. Purg. VIII, 45. XIII, 91. Par. III, 40.

Grazioso, di tre sillabe. Purg. XIII. 91.

Greci. Inf. XXVI, 75. XXX, 98, 122. Purg. IX, 39. XXII , 88. sotto Troja. Par. V, 66.

Greci famiglia nobile Fiorentina, passata poi a Bologna. Par. XVI, 89.

Grecia, nobilissima provincia d’Europa, verso l’Oriente, madre delle scienze, e delle arti; oggi desolata da’ Turchi. Inf. XX, 108.

Greco si fece Costantino Imperadore trasferendo l’Imperio da Roma a Costantinopoli. Par. XX, 57.

Greco. Quel Greco, che le muse lattar più ch’altro mai. Purg. XXII, 101. V. Omero.

S. Gregorio Magno, Sommo Pontefice, uno de’quattro principali Dottori della Chiesa Latina, uomo santissimo. Scrissero alcuni, che leggendo egli la vita, e le azioni virtuose di Trajano Imperadore, si sentisse mosso a pregar Dio, che il volesse liberar dall’Inferno; e aggiungono che gli fosse rivelato, essere stata esaudita la sua orazione. Ma tutto questo racconto da’più savj vien creduto una favola. Purg. X, 75. Par. XX, 108. e segg. Discorda da S. Dionisio Areopagita, scrivendo intorno all’ordine delle Angeliche gerarchie. Par. XXVIII, 133.

Greppo, sommità di terra, cigliare di fossa. Inf. XXX, 95.

Greve, per grave. Inf. III, 43.

Gridare, per chiamare, chieder con grida. Inf. I, 117. Per pubblicare ad alta voce. Purg. VIII, 125. Par. XXVI, 44.

Gride, verbo per gridi; in rima. Inf. I, 94.

Grifagno, aggiunto di sparviere. Inf. XXII, 139.

Grifagno occhio, lucido, e risplendente, come quello dello sparviere, del grifone. Inf. IV, 123.

Griffolino d’Arezzo. Costui conosciuta la semplicità d’un giovane chiamato Albero, figliuolo del Vescovo di Siena, diedegli ad intendere ch’ei sapeva volare; e avendo promesso al giovane d’insegnargli il segreto, ma non osservando la promessa, fu da quello accusato al Vescovo. Il quale formatogli contra un processo, il fece ardere per Negromante. Diede opera ancora all’Alchimia, e perciò Dante il ripone tra’ falsatori. Inf. XIX, 109. XXX, 51,

Grifo, per muso semplicemente. Inf. XXXI, 126.

Grifone, animale alato, di quattro piedi, Aquila la parte dinanzi, e Lione quella di dietro. Dante sotto la figura di questo animale intende Gesù Cristo, capo della Chiesa, il quale ha una sola persona, ipostasi, e due nature; la divina, intesa per l’Aquila, e l’umana, intesa per lo Lione. Purg. XXIX, 108. XXX, 9. e in altri luoghi.

Grigio, color nero, dentro cui sia mescolato bianco; e dicesi per lo più di pelo, e di penne. Inf. VII, 108.

Gromma, crosta che fa il vino dentro la botte che da’ Lombardi chiamasi grippola. Dov’era la gromma, ora è la muffa. Proverbio, che significa: Dov’era il bene, ora è il male. Par. XII, 114. Il Daniello da Lucca spiega questo luogo in altra maniera.

Grommato, impiastrato, incrostato, da gromma. Inf. XVIII, 106.

Gronda, per l’estrema parte delle palpebre. Par. XXX, 88.

Groppone, groppa, parte del corpo vicina alle natiche. Inf. XXI, 101.

Grosse resistenze, cioè, gagliarde. Par. XII, 102.

Grosso, per istupido, sciocco. Par. I, 88. XIX, 85.

etati grosse, cioè, secoli barbari, ne’quali non si coltivano le bell’arti. Purg. XI, 93. Monsieur Boileau Despreaux, Poeta Franzese di chiarissima fama, usò una simile espressione nel primo Canto della sua Arte Poetica, al verso 117.

Villon sut le premier, dans ces sìècles grossiers,

Débrouiller l’Art confus de nos vieux Romanciers.

Gente grossa, cioè, gl’ignoranti gl’idioti. Inf. XXXIV, 92.

Grotta, per costa del monte. Purg. XIII, 45.

Gru, i gru uccelli. Inf. V, 46. Lor passaggio descritto. Purg. XXIV, 64.

Guadagno misero, per danno. Purg. XXIV, 129. Così il Petrarca nel Cap. 4. del Trionfo d’Amore: È dannoso guadagno, ed util danno.

Guadare, passare il guado, ch’è quel luogo del fiume ove l’acqua è poco profonda. Inf. XII, 94.

Guado, per apertura, passo, transito. Purg. VIII , 69. Par. II, 126, VII, 90.

Guai, alti stridi, e lamenti. Inf. III , 22.

– Tragger guai, guaire lamentarsi ad alta e pietosa voce. Inf. XIII, 22.

Guajo, pugnere a guajo, cioè fino a far mandare altissimi guai, e lamenti. Inf. V, 3.

Gualandi, nobilissima famiglia Pisana. Inf. XXXIII, 32.

Gualdana, truppa di gente armata. Inf. XXII, 5.

Gualdo, terra dell’Umbria, soggetta un tempo a’ Perugini, e da loro aggravata di mille imposizioni. Par. XI, 48.

Gualdrada, figliuola di Bellincion Berti, uomo nobilissimo di Firenze, donna bellissima, e castissima, la quale per la sua virtù fu maritata dall’Imperadore Ottone ad uno de’suoi Baroni chiamato Guidoguerra, e datogli in dote tutto il Casentino, e buona parte della Romagna. Di costei nacquero due figliuoli Guglielmo e Ruggieri: di Ruggieri nacque Guidoguerra. Inf. XVI, 37. V. Guidoguerra.

Gualterotti, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 133.

Guance, per bocca. Par. XXIX, 112.

Guancia bella, per una bella donna, qual fu Eva, madre comune. Par. XIII, 38. Alluse forse l’Ariosto a questa frase di Dante là nel Canto 28. nella Novella della Fiammetta, dove così scrive :

E quante ne vedean di bella guancia,

Trovavan tutte a’ preghi lor cortesi.

Guanto, o Gant, città della Fiandra. Purg. XX, 46.

Guardare, per considerare, avere rispetto. Inf. XXVII, 92.

– Per custodire, serbare. Par. XXVI, 48. De’ tuoi amori a Dio guarda ’l sovrano, cioè tu dei serbare a Dio il massimo de’ tuoi amori, e amarlo sopra tutte le cose.

– Per reggere, governare. Purg. XXVII, 80. Par. XIX, 131.

Guardia, per custodia protezione, assistenza. Par. XXXIII, 37.

Guari, molto. Inf. VIII. 113.

Guaschi, per Guasconi, o popoli di Guascogna provincia di Francia, Par. XVII, 82. XXVII, 58. V. Clemente V.

Guascogna, provincia di Francia occupata dai discendenti d’Ugo Ciapetta. Purg. XX, 66.

Guastatore, chi dà il guasto alle campagne. Inf. XI, 38.

Guasto, addiettivo, per saccheggiato, e deserto. Inf. XIV, 94.

Guatare, guardare, cercar coll’occhio. Inf. I, 24. XXIX, 4. Purg. V, 58. Par. XXIX, 42.

Guatasse, per guatassi; in rima. Purg. VIII, 96.

Guazzo, luogo pieno d’acqua, o di sangue, che molto fondo non abbia. Inf. XII, 139. XXXII, 72.

Guelfi, e Ghibellini, fazioni celebratissime, riprese dal Poeta. Par. VI, 100, e segg.

Guelfi, favoriti da’ Pontefici, e loro fautori. Par. XXVII, 46.

Guercio della mente, cioè, stolto. Inf. VII, 40. Così il Petrarca nel Sonetto 221:

Per fuggir guest’ingegni sordi, e loschi.

Guerra, per angoscia, e travaglio. Inf. II, 4.

Guglielmo Marchese di Monferrato e Canavese, preso in guerra da’ cittadini d’Alessandria della Paglia, suoi sudditi, appresso de’ quali finì la sua vita in prigione. Purg. VII, 134.

Guglielmo, Re di Navarra, suocero di Filippo Bello Re di Francia. Accennato. Purg. VII, 104.

Guidato, per governato. Purg. XII, 102.

Guido Bonatti. Inf. XX, 118. V. Bonatti.

Guido Cavalcanti, Fiorentino, eccellente Filosofo, e Poeta. Costui nella poesia oscurò la fama di Guido Guinicelli. Purg. XI, 97.

Guido Conte di Montefeltro, uomo valoroso in guerra, e d’ingegno sagacissimo, a’ tempi di Dante. Questi veggendosi divenir vecchio, per far penitenza delle sue colpe, fecesi frate Zoccolante di S. Francesco. Richiesto poi da Papa Bonifacio VIII, di consiglio , come dovesse toglier Penestrino a’ Colonnesi, risposegli che doveva molto promettere, e nulla attendere; e perciò vien riposto dal Poeta nell’ottava bolgia dove si puniscono i malvagi consiglieri. Inf. XXVII, 66. e segg.

Guido Conte di Romena. Inf. XXX, 77. V. Maestro Adamo.

Guido Conte, disceso dal ceppo de’ Ravignani. Par. XVI, 98. V. Ravignani.

Guido da Castello, gentiluomo Reggiano, molto virtuoso, detto per sopranome il semplice Lombardo. Purg. XVI, 125.

Guido da Monforte, il quale per vendicar la morte di Simone suo padre, ucciso giustamente da Adovardo figliuolo d’Arrigo III. Re d’Inghilterra, ammazzò Arrigo cugino d’Adovardo, e figliuolo di Riccardo pure Re d’Inghilterra, persona innocente, nella città di Viterbo, in Chiesa, mentre il Sacerdote mostrava al popolo l’Ostia Sacra, l’anno del Signore 1270. Accennato. Inf. XII, 119.

Guido da Prata, Signor liberale, e valoroso. Purg. XIV, 104.

Guido del Cassero, onoratissimo gentiluomo di Fano fatto annegare alla Cattolica da Malatestino di Rimini, insieme con Angioletto da Cagnano. Inf. XXVIII, 77.

Guido DEL Duca, da Brettinoro, uomo invidiosissimo. Purg. XIV. Accennato. Purg. XV, 44.

Guido di Carpiona, da Montefeltro, cortese e valoroso Signore. Purg. XIV, 98.

Guidoguerra, figliuolo di Ruggieri, e nipote della buona Gualdrada, uomo prudentissimo, e valorosissimo in guerra. Inf. XIV, 38. V. Gualdrada.

Guido Guinicelli, Bolognese, Poeta a’ suoi tempi stimato. Purg. XI, 97. XXVI, 92. Lodato. Purg. XVI, 97. e segg.

Guiglielmo Aldobrandesco, Conte di Santa Fiora. Purg. XI, 59. V. Omberto.

Guglielmo, Conte d’Oringa, figliuolo del Conte di Narbona; e valoroso guerriero. Purg. XVIII. 46.

Guiglielmo, Re di Sicilia, figliuolo di Roberto Guiscardo il quale da quell’Isola era pianto morto per la sua pietà, e giustizia. Par. XX, 62.

Guiglielmo, Re di Navarra, suocero di Filippo Bello Re di Francia, accennato. Purg. VII, 104.

Guiscardo (Ruberto o Roberto). Inf. XXVIII, 14. Par. XVIII, 48. V. Ruberto.

Guittone d’Arezzo, Frate Gaudente, uno degli antichi rimatori. Purg. XXIV, 56. Vinto nel poetare da più moderni. Purg. XXVI, 124.

Guizzare, per muoversi semplicemente. Purg. XXV, 26.

Guizzo, per movimento. Inf. XXVII, 17. Purg. XXV, 25.

Guizzo della corda, cioè, crollamento, tremito. Par. XX, 143.

Gurge, per fiume. Par. XXX, 68. Lat. gurges.

Guzzante, piccola villa di Fiandra, lontana cinque leghe da Bruggia. Inf. XV, 4.

H

Ha, per è. Inf. 11,68. VII, 118.

Ha’ per hai. Purg. III, 144. VI, 147.

Haggi, per abbi. Purg. XXXIII, 55. Par. V, 127.

Haggia, per abbia. Purg. VI, 102.

Haja, per abbia; in rima. Inf. XXI, 60. Par. XVII, 140.

Hui, oimè. Purg, XVI, 64.

I

I, Lettera, ne’numeri Romani significa uno. Par. XIX, 128. formata nel pianeta di Giove dagli Spiriti Beati. Par. XVIII, 78.

Iacob Giacob. Patriarca. Par. VIII, 131. Nell’utero materno contrasta con Esaù suo fratello. Par. XXXII, 70. V. la Sacra Genesi: era di capei nero. S’accenna. Par. XXXII, 70. Dormendo vede la scala misteriosa, dove gli Angioli continuamente ascendono, e discendono. Par. XXI, 71.

Iacomo Iacopo, primo figliuolo di D. Piero di Navarra, e fratello di Federico Re di Sicilia; ma tralignante dal padre, quanto al valore, e vituperio della corona per le pessime azioni sue. Purg. VII, 119. Par. XIX, 137.

S. Iacopo Apostolo, il Maggiore, assiste alla trasfigurazione del Signore. Purg. XXXII, 76. Scrittore d’un’Epistola Canonica. Accennato. Purg. XXIX, 143. Par. XXV, 30, 77.

– Figura della speranza, come S. Pietro della fede, e S. Giovanni della Carità. Par. XXV, 32.

– Uno de’ tre Apostoli ammessi da Cristo a’ suoi più segreti misterj. Par. XXV, 33. Interroga della speranza il Poeta nostro. Par. XXV, 46. segg.

– Detto dallo stesso il Barone per cui si visita Galizia; riposando le sacrate sue ossa in Compostella, città di Galizia, provincia di Spagna. Par. XXV, 17.

Iacopo da Lentino, detto il Notajo, uno degli antichi Rimatori Purg. XXIV, 56.

Iacopo del Cassero, cittadino di Fano, il quale avendo contratta inimicizia con Azzone III. da Este, Marchese di Ferrara, fu da lui fatto uccidere in Oriago, villa nel contado di Padova, mentre andava Podestà di Milano. Purg. V, 73.

Iaculo, sorta di serpente velenosissimo. Inf. XXIV, 87. V. Lucano nel 9. Libro della Farsaglia, in più luoghi.

Iarba, Re antichissimo di Numidia, provincia dell’Affrica. Purg. XXXI, 72.

Iasone, Giasone, figliuolo di Esone, e d’Alchimede, il quale andando insieme cogli Argonauti per comando di Pelia suo zio, Re di Tessaglia, in Colchide a ripetere il vello dell’oro, arrivato all’Isola di Leno, fu raccolto e alloggiato benignamente da Isifile Regina di quel paese, colla quale ebbe commercio; ma dopo alquanto tempo, desideroso di recare a fine l’incominciata impresa, abbandonò la giovane. Pervenuto poscia in Coleo, e riuscendo l’affare molto malagevole, fu ajutato dagl’incantesimi di Medea figliuola del Re Eta, innamorata di lui, a superare ogni difficoltà. Ritornato in Tessaglia vincitore, lasciò ingratamente Medea, per Creusa figliuola di Creonte Re di Corinto; per la qual cosa Medea oltre modo sdegnata, mandò alla novella sposa certi doni di tale artificio, che attaccarono fuoco, e ridussero in cenere il palagio reale, e gli abitatori: di più ammazzati due piccioli figliuoli, che avuti avea da Iasone, se ne fuggì per l’aria sopra un cocchio tirato da Serpenti. Vedi le favole, Appollonio Rodio, e Valerio Fiacco nell’Argonautica. Inf. XVIII, 86. Par. II, 18.

Iasone Ebreo, fratello di Onia sommo Sacerdote, uomo ambiziosissimo. Costui patteggiò con Antioco Re di Siria, e di Gerusalemme, di dargli una buona quantità di danari, se gli concedeva il Sommo Sacerdozio, privandone il fratello. Venuto a fine delle sue brame, cominciò a sacrificare nel Tempio non più secondo la legge di Mosè, ma secondo il rito profano de’ Gentili. Finalmente fu spogliato del Sacerdozio da Menelao fratello di Simone, e mandato in esilio. Vedi i libri de’ Maccabei nella Divina Scrittura. Inf. XIX, 85.

Iattanzia, vanagloria. Par. XXV, 62.

Iattura, per danno, eccidio, naufragio. Par. XVI, 96.

Iba, montagna di Creta, dove fu nudrito Giove. Inf. XIV, 98.

Iberio, fiume della Spagna. Purg. XXVII, 3.

Icaro, figliuolo di Dedalo, il quale fuggendo a volo dal Laberinto di Creta insieme col padre e andando troppo in alto, disfattasi la cera che tenea le penne congiunte, per lo troppo calor del Sole, precipitò nel mare; che da lui poscia fu detto Icario. Inf. XVII, 109. Par. VIII, 126. V. Dedalo.

I Due Giusti. Giusti son duo, ma non vi sono intesi. Inf. VI, 73. Questi due erano Dante, e Guido Cavalcanti.

Idea, per forma intelligibile, ed esemplare delle cose. Par. XIII, 53.

Ideale segno, impressione d’una qualche idea particolare. Par. XIII, 69.

Idioma, che pria li padri e le madri trastulla; cioè, quelle parole scilinguate, che si dicono a’ bambini in vezzeggiandoli. Par. XV, 122. Tibullo parimente nella 5. Elegia del 2. Libro:

Nec taedebit avum parvo advigilare nepoti,

Balbaque cum puero dicere verba senem.

Idolo, per immaginetta che si veda nella pupilla dell’occhio. Purg. XXXI, 126. Presso i Greci quella parie dell’occhio, nella quale s’osserva sempre dipinta l’imagine, chiamavasi χορη, per analogia; significando per altro quella voce fanciulla, o vergine. Similmente i Latini la chiamarono pupilla, come a dire parva pupa, fanciulletta; e ciò per la picciolezza delle figure, che ivi s’osservano impresse.

Idra, idro, serpente acquatico. Inf. IX, 40.

Iepte, Iefte Galaadite, Giudice, e Capitano del Popolo Ebreo. Costui andando coll’esercito contra i figliuoli di Amnione, fe’ voto a Dio, se otteneva vittoria de’ suoi nemici , di offerirgli in sagrifizio il primo di sua casa che al suo ritorno gli venisse incontra. A caso gli si fece incontra prima d’ogni altro la propria figliuola col timpano e col coro e perciò convenne che il misero padre la sacrificasse. Per tal voto vien ripreso Iepte da’ Santi Padri, e particolarmente da S. Girolamo. Par. V, 66.

S. Ieronimo, o Girolamo, massimo Dottore della Chiesa Latina, lasciò scritto che gli Angeli fossero creati da Dio molti secoli avanti, che le creature materiali; la quale opinione, come falsa, fu condannata comunemente dagli altri SS. Dottori. Par. XXIX, 37.

Ierusalem, vedi Gerusalemme.

Ifigenia, Sacrificata alla Dea Diana dal padre Agamennone. Par. V, 70. Vedi Agamennone.

Igne, fuoco; in rima. Purg. XXIX, 102. Par. XXVIII, 25. Lat. ignis

Ignito, infiammato. Par. XXV, 26. Lat. ignitus.

Iguale, eguale. Purg. VIII, 108. XV, 20. XXVII, 120. Par. XV, 77. XXXI, 129.

Igualmente, egualmente. Purg. XXIX, 11. Par. IV, 5, 26. XXXII, 39. XXXIII, 120, 144.

Il chi, cioè, la sostanza. Inf. II, 18.

Ilerda, oggi Lerida, fortezza di Spagna, posta su i confini della provincia d’Aragona; soggiogata da Cesare. Purg. XVIII, 101.

Ilion, lo stesso che Troja. Inf. I, 73. Purg. XII, 62. V. Troja.

Illujarsi, entrare, penetrare in lui. Par. IX, 73.

Illuminato, Frate Minore, e uno de’ primi compagni di S. Francesco. Par. XII, 130.

Il quale, cioè, la qualità. Inf. II, 18.

Image, immagine. Purg. XXV, 26. Par. II, 132. XIII , 2. XIX, 2, 21.

Imago dell’imprenta dell’eterno piacere, chiama Dante l’Aquila formata dall’anime beate, ch’ei finge d’aver veduta nel pianeta di Giove. Par. XX, 76.

Imbarcare esperienza, per acquistar perizia. Purg. XXVI, 75. Questo, e molti altri simili modi di dire, sono forzati, e usati dal Poeta nostro per servire alla difficoltà della rima; e perciò pare che non debbano imitarsi.

Imbarche, per imbarchi; in rima, ivi.

Imbestiarsi, divenir bestia, operar da bestia. Purg. XXVI, 87. V. Pasife.

Imbestiato, che ha preso forma di bestia. Purg. XXVI, 87.

Imbiancare il vero, per iscoprirlo, e farlo discerner meglio. Par. VIII, 112.

Imbiancare, per seccarsi, detto d’una vigna. Par. XII, 87.

Imbiancarsi, per biancheggiare. Purg. IX, 2.

Imbiancarsi del lume, per esserne rischiarato. Par. VII, 81.

Imboccare, per apprendere. Inf. VII, 72.

Imbolare, involare, rapire. Inf. XXIX, 103.

Imborgarsi, per empiersi di borghi, e di terre murate. Par. VIII, 61,

Imborsare, mettere in borsa, e figuratamente, accogliere, Inf. XI, 54. V. Imbarcare.

Imbrunare, quando l’uva imbruna, cioè, quando comincia a maturare, e a divenir nera. Purg. IV, 21. Questo imbrunarsi dell’uva, da’ Latini era detto livere. Properzio nella 2. Elegia del 4. Libro :

Prima mihi variat liventibus uva racemis.

Immaginato, per iscolpito. Purg. X, 41, 62.

Immagine, per immaginativa. Purg. XVII, 7, 21. Par. I, 53.

Immaginativa, fantasia, una delle potenze dell’anima, in quanto è congiunta al corpo; dove si formano le immagini raccolte dagli oggetti sensibili. Purg. XVII, 13.

Immago, immagine. Inf. XX, 123. V. Sopra, Image.

Immegliarsi, divenir migliore. Par. XXX, 87.

Immiarsi, penetrare in me. Par. IX, 81. V. Intuarsi.

Immillarsi, moltiplicarsi eccessivamente, crescere a migliaja. Par. XXVIII, 93. V. Scacchi.

Immollare, immergere, inzuppare. Inf. XII, 51.

Imo, basso, inferiore. Lat. imus. ad imo, fino al fondo. Inf. XXIX, 39. Par. I, 138. XXIX, 34. XXX, 109. Da imo, dal fondo. Inf. XVIII, 16.

Imola, città di Romagna, accennata. Inf. XXVII, 49.

Impacciata via, cioè, intrigata, ingombrata. Purg. XXI, 5.

Impaludare, far divenir palude. Inf. XX, 80.

Impaniato, invischiato. Inf. XXII, 149.

Imparadisare, beatificare, mettere in Paradiso. Par. XXVIII, 3.

Impelare, coprir di pelo. Purg. XXIII, 110.

Impennarsi, permetter l’ali, o le penne. Par. X, 74.

Imperare, e reggere. In tutte parti impera, e quivi regge, cioè, in tutte l’altre parti stende il potere del suo dominio, ma quivi propriamente fa sua residenza, e tien sua corte. Inf. I, 127.

Imperchè, lo ’mperchè, cioè, la cagione. Purg. III, 84,

Impietrare, per divenir duro, a guisa di pietra. Inf. XXXIII, 49.

Impigliare, intrigare. Purg. V, 83.

Impigliarsi, arrestarsi in qualche impedimento, intrigarsi. Purg. V. 10.

– Per prendersi briga. Purg. XIV, 117.

Impolarsi, per girarsi intorno a’ poli. Il Cielo Empireo non s’impola; cioè, non si ruota intorno a’ poli, come fanno gli altri cieli interiori, ma sempre sta queto. Par. XXII, 67.

Imponne, con doppia n, in grazia della rima. Purg. XXV. 135.

Imporre, per collocare. Purg. X, 52.

– Impor tele, ordirle. Inf. XVII, 18.

Importuni, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 133.

Imposto, per assegnato, prescritto. Purg. XXIII, 5.

Impregnare, per infonder qualità, e virtù. Purg. XXVIII, 110.

– Per ingombrare, riempiere. Inf. XXXIII, 113.

Imprendere a fare, cioè, accingersi. Purg. XXV, 56.

Imprenta, impronto, figura. Par. VII. 69. XVIII, 114. XX, 76.

Imprentare, imprimere, sigillare, dar figura. Par. VII, 109. X, 29. XXIII. 85. XXVI. 27.

Imprentarsi, imprimersi, ricever forma. Par. IX, 96.

Impresa, che fé Nettuno ammirar l’ombra d’Argo. Par. XXXIII, 95. Intende il Poeta per queste parole la spedizione degli Argonauti in Colco, per l’acquisto del vello dell’oro. È da vedersi sopra questo luogo la nota degli Accademici della Crusca, i quali ottimamente l’hanno inteso, e spiegato. Io aggiugnerò, che pare, dal nostro Poeta essere stato imitato Catullo, il quale nel suo leggiadro Poema sopra le Nozze di Peleo. e di Teti, parlando della medesima impresa degli Argonauti, così scrive, al verso 12.

Quæ simul ac rostro ventosum proscidit æquor,

Tortaque remigio spumis incanuit unda,

Emersere feri candenti e gurgite vultus,

Æquoreæ monstrum Nereides admirantes.

Impresso nascendo. Colui che impresso fue Nascendo, ec. V. Can Grande della Scala. Par. XVII, 76.

Impresso, essere impresso da qualche stella, cioè, partecipare delle sue influenze. Par. XVII, 76.

Impresso di grande affetto, cioè, investito. Par. VIII, 45.

Impria, in prima. Purg. XVII, 9.

Impromettere. promettere. Inf. II, 126.

Improntare, per mettere avanti, effigiando. Purg. XVII , 123.

Imprunare, per chiudere con pruni, o spine. Purg. IV, 19.

Impulse, cioè, spinse. Par. XXV II , 99.

In, per contra, superbo in Dio. Inf. XXV. 14.

In basso, abbasso. Par. XI, 3.

Incappellare, forse detto per incoronare, come spiega il Daniello. Par. XXXII, 72.

In andando, per andando. Purg. V, 49, e altri modi simili.

Incarca/o, aggravato di carica. Inf. XXIII, 147.

Incarco, carico, peso. Inf. XXX, 12. Purg. VI, 173.

Incendj dello Spirito Santo, per anime beate, ardenti di carità. Par. XIX, 100.

Incendio, per anima beata. Par. XXV, 80.

Incenerarsi, risolversi in cenere. Inf. XXV, 11.

Incenso, addiettivo, per acceso, illuminato. Par. XXII, 139.

Inceso, acceso. Inf. XXII. 18. XXVI. 48.

Inceso, piaghe incese dalle fiamme, cioè, fatte a forza di fuoco, come la cottura del cauterio. Inf. XVI, 11.

Inchiedere, per interrogare. Purg. VI, 71.

Inchinare ad alcuno, per salutarlo inchinandosi. Inf. IX, 87.

Inchinare, per inchinarsi, coricarsi. Purg. IX, 11.

Inchiudere, per contenere dentro di sè. Par. XXX, 12.

Incielare, porre in cielo. Par. III. 97.

Incignersi in alcuno, per ingravidarsi d’alcuno. Inf. VIII, 45.

Incinquarsi, per raddoppiarsi cinque volte. Questo centesim’anno ancor s’incinqua, cioè, si multiplica fino a divenire cinquecentesimo. Par. IX, 40.

Inconsumabile ovra, che non può ridursi a compimento. Così chiamasi da Dante la Torre di Babelle, di cui leggasi la Scrittura Sacra nel Libro del Genesi. Par. XXVI, 125.

Incontanente, immantinente. Lat. continuo. Inf. III, 61.

Incontrare, per accadere, intervenire. Inf. IX, 20. XXII, 32. Purg. XXII, 54.

Incontro, particella; per contra. Par. XVII, 3. XXVIII, 1.

In costrutto, in effetto. Par. XII, 67.

Incrocicchiarsi, congiugnersi, o attraversarsi in figura di croce. Inf. XVIII, 101.

Incuorare, per dar animo, far coraggio. Purg. XXX , 60.

– Per mettere in cuore. Purg. XI, 119. Vedi il Varchi nell’Ercolano, a carte 81.

Indegno, per isconvenevole, indecente. Inf. II, 19.

Indi. Indiani, abitatori dell’India. Purg. XXVI, 21. Par. XXIX, 101. Presso costoro gli alberi sono d’una altezza maravigliosa. Purg. XXXII, 41.

India Orientale, provincia vastissima dell’Asia, così detta dal fiume Indo, dal quale cominciando, si estende fino alla China. È divisa in due parti, l’una delle quali si chiama India di qua dal Gange, l’altra di là dal Gange scorrendo per lo suo mezzo quel grandissimo fiume Inf. XIV, 32.

Indiarsi, accostarsi ed unirsi a Dio, e fruirne; o farsi partecipe della sua beatitudine, e divenir simile a lui. Par. IV, 28.

Indico legno. V. Legno Indico. Purg. VII, 74.

Indíge, coll’accento acuto sulla seconda sillaba; in rima, cioè, ha bisogno. Lat. indiget. Par. XXXIII, 135.

In Dio, per contra Dio. Inf. XXV, 14.

In Dio, per nella Sacra Scrittura , rivelata da Dio. Purg. III, 126.

Indistinto, per confusione, mescolanza. Purg. VII, 81.

Indo, Fiume. Tar. XIX, 71. V. India.

Indonnarsi, insignorirsi, impadronirsi. Par. VII, 13.

Indorarsi, accomodarsi in luogo. Par. XXXIII, 138.

Indracarsi, per istizzire, o incrudelire come un drago. Par. XVI, 115.

Indugio, rimosso indugio, senza dimora. Par. XX, 25.

Indulgere, perdonare. Par. IX, 34. Per concedere, donare. Par. XXVll, 97. È voce Latina.

Indurre, per introdurre. Par. XII , 34.

Indurre duolo sopra d’alcuno, per addolorarlo. Par. XIX, 119.

Inebbriare, per empiere di dolcezza. Par. XXVII, 3.

Inebriato dagli odori. Par. XXX, 67.

Inentro, verso al di dentro. Inf. XXXIII, 96.

Infangati , famiglia nobile Fiorentina Par. XVI, 123.

Infante, bambino che non sa parlare. Inf. IV, 30. XXXIII, 107.

Inferna valle, cioè, l’Inferno. Purg. I, 45.

Infernal, per infernali. Inf. IX, 38.

Inferno, per quel luogo dove stavano l’anime de’Santi Padri prima della morte di Cristo. Par. XXXII, 33.

Infiato, enfiato. Inf. XXX, 119.

Infin la palma, cioè, infino alla palma. Par. XXV, 84.

Infin l’ascelle, cioè, infino all’ascelle. Inf. XVII, 13.

Infiorar di luce , per illuminare. Par. XIV, 13.

Infiorarsi, empiersi, o adornarsi di fiori. Par. X, 91.

– Per discender ne’ fiori, e posar su quelli, od esprimerne la sostanza, come fanno le api. Par. XXXI, 7; e figuratamente, per abbellirsi. Par. XXV, 40.

Inforcare, prender colla forca. Inf. XXII, 60. Per serrare quasi con forca. Purg. VIII, 135.

Inforcare gli arcioni, stare a cavallo; chiamandosi forcata, per similitudine, quella parte del corpo dove cominciano le cosce. Purg. VI, 99.

Informante, che informa, che dà forma. Par. VII, 137.

Informar di luce, figuratamente, per dar chiara notizia di che che sia. Par. II,110.

Informarsi, per pigliar forma, o figura. Purg. XVII, 17. XXIII, 24.

Informativa virtù, cioè, facoltà che forma, che dà figura. Purg. XXV, 41.

Inforsare, mettere in forse. Par. XXIV, 87.

Infrondarsi, vestirsi, o adornarsi di fronde. Par. XXVI, 64.

In fuore da questa ripa, cioè, fuori di questa ripa. Purg. III, 138.

Infuturarsi, stendersi nel futuro. Par. XVII, 98.

Ingemmare, adornar di genme. Par. XV, 86. XX, 17.

– Per fregiar di luce, come fanno i pianeti, e le stelle il cielo. Par. XVIII, 117.

Ingesto, addiettivo. Messo, insinuato. Par. II, 81. Lat. ingestus.

Inghilese, Inglese, d’Inghilterra. Par. XII, 122.

Inghilterra Regno nobilissimo e gran porzione dell’Isola della Gran Bretagna. Purg. VII, 131.

Inghirlandare, per attorniare, circondar d’orlo, o di sponda; abbracciare, contenere. Purg. XIII, 81. Par. IX, 84.

Ingigliarsi, per rappresentar quasi un giglio. Par. XVIII, III.

Inginocchione, Lat. flexis genibus, in genua. Inf. X, 54.

Ingiura, per ingiuria; in rima. Par. VII, 43.

In gli, negli. Par. VIII, 26; qui tra gli.

Ingombro, per ingombrato. Purg. XXXI, 142.

Ingozzare, inghiottire. Inf. VII, 129.

Ingradarsi, per innoltrarsi. Par. XXIX, 130.

Ingrassare il porco, per nutrire gente viziosa, e disutile. Par. XXIX, 124.

In grembo a Dio, cioè, nel sacro tempio. Inf. XII, 119.

In grido, cioè, per fama. Par. XVII, 53.

Iniziare, cominciare, dar principio. Purg. XVI, 73. Par. V, 109. VIII, 87. XVIII, 118.

Inizio, principio. Lat. initium. Purg. VII, 39. XXVI, 10.

In la, per nella. Inf. VI, 51. VII, 41 . XII, 47. XIII, 97. XV, 82. Par. XX, 49.

In le, per nelle. Purg. IX, 38. XXII, 5.

Inlearsi, per entrare in lei. Par. XXII, 127.

Inlibrare, tenere in bilancia, sicché la linguella d’essa non esca fuori. Aggiustar bilanciando. Par. XXIX, 4.

In lo, per nello. Purg. XXXI, 121.

Innanellare, per mettere in dito l’anello. Purg. V, 135.

Innanzi dall’ardore, innanzi l’ardore. Inf. XXV, 64.

Innebbriare le luci, per empiere gli occhi di lagrime. In XXIX, 2.

Innocenzo Papa III. Conferma l’ordine de’ frati Minori. Par. XI, 92.

Innovarsi, rinnovarsi. Purg. XXXII, 59.

Ino, moglie d’Atamante. Inf. XXX, 5. V. Atamante.

Inope, povero. Coll’accento acuto sulla seconda sillaba; in rima. Par. XIX, 111. Lat. inops.

In parte, per in disparte. Inf. IV, 129.

In poco, cioè, in poco tempo. Inf. XXV, 107.

In pria, in prima. Inf. XXIV, 143. Purg. XVI, 91.

In quella, in quel mezzo, in quel punto. Inf. VIII, 16, XII, 22. XV, 53.

Insalarsi, detto d’un fiume che sbocca nel mare, dove di dolce diventa salso. Purg. II, 101.

Insano, pazzo, mentecatto. Lat. insanus. Inf. XXX, 4.

Insaporarsi, divenir saporito, acquistar sapore. Par. XXXI, 9.

In se, contra sé. Inf. XXVIII, 136. vedi sopra Inf.

Insegna, per segno, indizio. Purg. XXII, 124.

Insegna. Ciascun che della bella insegna porta del gran Barone. Par. XVI, 127. V. Ugo di Lucinborgo.

Insembre, insieme; in rima. Inf. XXIX, 49.

Insemprarsi, per durar sempre. Par. X, 148,

Insino, del capo insin le piante. Purg. XXXII, 156.

Insollare, per render vano, annientare. Purg. V, 18.

Instanzia, per insistenza e perseveranza nell’argomentare. Par. II, 94.

Insurgere a tanto, per arrivare tant’oltre. Purg. XXVI, 46.

Insusarsi, portarsi in suso, poggiare. Par. XVII, 13. Voce poco leggiadra.

In tanto, cioè, in tanto tempo. Purg. XXXII, 140.

In tanto, cioè, tanto, semplicemente. Par. XXX, 104.

In tanto, in quanto, cioè, in tanto tempo, in quanto. Par. II, 23. XXII, 109. XXVI, 88.

In te, Domine, speravi. In te, Signore, ho sperato. Principio del Salmo 30. Purg. XXX, 85.

Integra, intera; in rima. Inf. VII, 126.

Intelletti che muovono le stelle, cioè, l’Intelligenze, gli Angeli. Par. VIII, 109.

Intelletto, per l’atto dell’intendere. Purg. XVIII, 55.

Intelletto primo, cioè. Iddio. Par. VIII, 111.

Intelletto, uomo d’intelletto, cioè, uomo savio, che giudica dirittamente. Inf. II, 19.

Intelletto, addiettivo, per inteso. Par. XXXIII, 125.

Intelligenza, per angelico spirito, che intendendo muove i cieli. Par. XXVIII, 78.

Intende, per intendi; in rima. Purg. XVII, 125.

Intendente se, che intende sé stesso, Par. XXXIII, 126.

Intendere, per attendere. Purg. XXXII, 93. Par. IX, 136.

Intendimento, per concetto. Purg. XXVIII, 60.

Intento, sustantivo, per attenzione. Purg. XVII, 48. Per intenzione, pensiero, disegno. Purg. III, 13. XIX, 18.

Intento, addiettivo. Per disposto, apparecchiato. Purg. V, 117.

Intenza, per vece, o forza. Par. XXIV, 75, 78.

Intenzione, per movimento dell’animo, o spezie formata in esso. Purg. XVIII, 23.

Interciso, disgiunto, spezzato. Par. XXIX, 79. Per distinto, variato. Par. XXXII, 26.

Interdetto, sustantivo, divieto, proibizione. Purg. XXXIII, 71.

Interdetto, addiettivo, vietato, proibito. Purg. XXIII, 100. XXIX, 154.

Interminelli, Interminelli (Alessio) nobilissimo Cavaliere Lucchese, uomo lusinghiero fuor di modo. Inf. XVIII, 122.

Internarsi, per farsi terno, trino, distinguersi in tre; come spiega ottimamente, a nostro parere, il Vellutello. Par. XXVIII. 120.

Intero, per buono, ed incontaminato. Purg. XVII, 29. Orazio parimente disse nell’Oda 22. del 1. Libro: Integer vitae, scelerisque purus.

Intero, veniva intero il creder mio, cioè, non andava fallito. Inf. XXVII, 69.

Intesa, sustantivo, per intendimento, applicazione. Inf. XXII, 16.

Inteso, per conosciuto, ascoltato, stimato. Inf. VI, 73.

Inteso, per intento, addiettivo. Purg. IX, 21.

Inteso di mirare, intento a mirare. Inf. VII, 109.

Intiepidare, intiepidire, render tiepido, scemare il calore. Purg. XIX, 2.

Intopparsi, per avvenirsi, riscontrarsi. Inf. XXV, 24.

Intoppo, per lo scontrarsi col nemico. Purg. XXIV, 96.

Intorno, intorno dalla ripa, cioè, alla ripa. Inf. XXXI, 32.

Intorno dalle prode, intorno alle prode. Purg. VI, 85.

Intorno da esso, intorno ad esso. Par. XXVIII, 63; e simili altre maniere.

Intra, fra, tra. Par. IX, 26. XII. 62. XXIII, 1. XXX, 62. XXXIII, 11.

Intrambe, amendue. Inf. XIX, 25; è femminino.

Intrambo, amendue. Par. VII, 148; qui è mascolino.

Intrearsi, unirsi in tre. Par. XIII, 57.

Intrigare, avviluppare. Purg. VII, 57.

Introcque, vocabolo messo in disuso, pare formato dal Latino inter hoc, e significa intanto, in questo mentre. Dante il tolse dal primo verso delle Terzine, intitolate Pataffio, di Brunetto Latini, suo maestro. V. la seconda Centuria de’ Discorsi Accademici dell’Abate Salvini, a c. 71. e l’Ercolano del Varchi, a carte 332.

Intronare, assordare, od offender l’udito con grande strepito, come fanno i tuoni. Inf. VI, 32. XVII, 71. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 61.

Intuarsi, entrare, penetrare in te. Par. IX, 81. V. Immiarsi.

Inneggia, nome, in rima, invidia, Purg. VI, 20.

Inreggiare, invidiare, portare invidia. Par. XII, 142.

Inventrarsi, per internarsi, o star chiuso, come in ventre. Par, XXI, 84.

Inter, verso, particella. Purg. IX, 69.

Inverarsi, assomigliarsi al vero. Par. XXVIII, 39.

Inverso di che che sia, cioè, in paragone. Par. XXIV, 96.

Invertere, chinare, curvare. Inf. XXXIV, 15. È voce Latina.

Invescarsi a ragionare, cioè, innoltrarsi, allungarsi. Inf. XIII, 57.

Invescarsi, per invilupparsi, intrigarsi. Par. XVII, 32.

Inviar l’occhio all’eterno lume. Par. XXXIII, 44.

Invidia descritta. Inf. XIII, 64.

Invidiosi veri, cioè, verità che partoriscono invidia, e odio. Par. X, 138, secondo quel di Terenzio nell’Andria: Obsequium amicos, veritas odium parit.

Investa, cioè, in sembiante; come pareva. Purg. XIII, 101 e in molti altri luoghi.

Involuto, involto, avviluppato. Inf. XXIV, 146.

Invoglia, nome, per tela grossa da involgere. Par. XXVI, 99.

Inurbarsi, per venir di campagna in città. Purg. XXVI, 69.

Inzaffirarsi, per ornarsi di zaffiri. Par. XXIIl, 102.

Io, e Mio, sonava nella voce, quando era nel concetto Noi, e Nostro, cioè, la figura dell’Aquila composto nel pianeta di Giove da molti Spiriti Beali, parlando diceva Io, e Mio, quando nel suo concetto intendeva Noi, e Nostro, perchè una sola di quell’anime parlava per tutte. Par. XIX, 11.

Ira, avere in ira, odiare, abborrire. Inf. XI, 74.

Ire retro, seguitare, tener dietro. Par. I, 9. È Latino.

Iri, Iride, figliuola di Taumante, e messaggiera di Giunone, secondo le favole. Costei non è altro che l’Arco baleno. Purg. XXI, 50. Par. XII, 12. XXXIII, 118.

– Accennata. Purg. XXIX, 78.

Irretito, inviluppato, intrigato. Lat. irretitus. Par. I, 96.

Isaac, padre d’Israele, personaggio notissimo nelle sacre scritture. Accennato. Inf. IV, 39.

Isaia, ilprimo de’ quattro Profeti Maggiori, allegato. Par. XXV, 91.

Isara, fiume della Gallia, che mette nel Rodano. Par. VI, 59.

Isbarro, per ostacolo, impedimento, ritegno. Purg. XXXIII, 42.

Isceda, V. Sceda. Par. XXIX, 115.

Isidoro (S.) di Siviglia, città di Spagna. Scrisse le etimologie, e un libro De summo Bono, e altre cose. Par. X, 131.

Isifile, Figliuola di Toante Re di Lenno, la quale mentre le donne di quell’Isola, divenute gelose de’ lor mariti per istigazione della Dea Venere, uccidevano tutti gli uomini crudelmente, sottrasse Toante suo padre al pericolo, fingendo di far certi sagrificj a Bacco, e nascondendolo tra festoni d’edera, e di vite. Raccolse poi Giasone cogli Argonauti nella sua terra; ma fu da lui abbandonata. Inf. XVIII, 92. Vedi Appollonio Rodio, e Valerio Flacco nell’Argonautica, come ancora Ovidio nell’Epistole dell’Eroine.

– Costei essendo stata venduta da’ corsari a Licurgo di Nemea, fu da lui data nutrice ad un suo figliuolo chiamato Ofelte. Ora un giorno ch’ella era andata a diporto fuori della città, accadde che Adrasto con molti de’ suoi, che andavano cercando acqua per bere, la vide, e pregolla che qualche fontana gl’insegnasse; ond’ella lasciato in terra il fanciullo, mostrò loro nella selva una fontana chiamata Langia; ritornata poi al fanciullo, trovò, quello essere stato ucciso da un serpente. Purg. XXII, 112.

– Costei ebbe di Giasone due figliuoli, Toante, ed Eumenio, i quali ella, fuggendo dall’Isola di Lenno, avea mandati al suo padre Toante. Ora avvenne che cercando questi due fratelli la madre, arrivarono a caso, dov’ella si stava piangendo Ofelte uccisole dal serpente. Uditala dunque nel pianto ricordar Lenno e Toante, la riconobbero, e corserla ad abbracciare, facendo la festa grande. Purg. XXVI, 95.

Ismene, figliuola d’Edippo Re di Tebe promessa in isposa a un certo Cirreo, il quale avanti le nozze fu ucciso da Tideo. Purg. XXII, 111.

Ismeno, fiume di Beozia, provincia della Grecia; che scaturiva dal monte Citerone, bagnava la città di Tebe, e andava a perdersi nell’Euripo. Presso di questo fiume celebravansi i misteri di Bacco. Purg. XVIII, 91.

Isola del Fuoco, Quel che guarda l’Isola del fuoco. Par. XIX, 131. V. Federigo Re di Sicilia.

Isopo, Esopo, nativo della Frigia, servo di Xanto Filosofo; bruttissimo d’aspetto, ma d’ingegno maraviglioso; il quale scrisse gli Apologhi morali, o vogliamo dire Favolette, dove introdusse le bestie, e gli alberi a parlare; insegnando con tal piacevole maniera la dottrina de’ costumi. Inf. XXIII, 4.

Ispani, popoli della Spagna; è voce Latina. Par. XXIX, 101.

Isplendore, splendore. Purg. XXXI, 139. Par. XXX, 97.

Isporgere, per istendere. Par. XXII, 71.

Isquatrare, per isquartare, fare in brani. Inf. VI, 18.

Israele, questo fu il secondo nome del Patriarca Giacobbe, impostogli dall’Angelo che lottò con lui. Dal quale poi furono denominate le dodici Tribù. Inf. IV, 59.

Israele, per lo popolo Giudeo, discendente da Israele ossia Giacobbe Patriarca. Purg. II, 46.

– Passa il mare a piedi asciutti, fuggendogli egli dinanzi. Par. XXII, 95.

Issa, vocabolo Romagnuolo, che significa ora, al presente. Inf. XXIII, 7. XXVII, 21. Purg. XXIV, 55.

Isso, stesso; in rima. Par. VII, 92. Lat. ipse.

Ita, per sì, particella affermativa. Inf. XXI, 42. È voce Latina.

Italia, nobilissima, amenissima, fecondissima provincia d’Europa. Inf. IX, 114. XX, 61. Purg. VI, 124. VII, 95. XIII, 96. XX, 67. Par. XXX, 157. Umile. Inf. I, 106.

– Vogliono alcuni che Dante in questo luogo prenda la parte per lo tutto, accennando la Puglia piana, provincia d’Italia. Serva. Purg. VI, 76.

Giardin dello ’mperio. Purg. VI, l05.

Dosso d’Italia, cioè l’Apennino. Purg. XXX, 86.

Tra duo liti d’Italia, cioè tra ’l mare Adriatico, e ’l Tirreno. Par. XXI, 106.

Italica terra, chiamata prava dal Poeta nostro. Par. IX, 26.

Italica erba. Par. XI, 105. V. Erba.

Iterare, replicare. Purg. VII, 2. È voce Latina.

Jube, comanda. Lat. jubet. Par. XII, 12. Per la rima.

Judit. Par. XXXII, 10. V. Oloferne.

Ivi elegge, cioè, a tal luogo, a tal compagnia. Inf. I, 129.

Julia o Giulia, figliuola di Cesare, e moglie di Pompejo, amantissima del marito. Inf. IV, 128.

Juno, Giunone. Messo di Giuno, chiama Dante l’Iride, o l’Arco baleno. Par. XXVIII, 32.

Jura, per gli studj delle leggi. È voce Latina. Par. XI, 4.

L

L, Lettera, formata nel pianeta di Giove dagli Spiriti Beati. Par. XVIII, 78.

La, articolo, aggiunto a nome proprio di femmina. La Ghisola. Inf. XVIII , 56. La Nella. Purg. XXIII, 87. La Pentesilea. Inf. IV, 124. La Pia. Purg. V, 133.

La, per ella. Par. II, 140.

La bella donna. Per la Santa Chiesa. Inf. XIX, 57.

, avverbio, più là, cioè, più in là. Inf. XXXI , 103. XXXII, 122. Purg, V, 78. E in altri luoghi.

Labbia, per viso, faccia, ceffo, aspetto. Inf. VII, 7. XIV, 67. XIX, 122. XXV, 20. Purg. XXIII, 47.

Labi, per discendi, ruini. Par. VI, 51. Lat. laberis.

Labile, e caduco dalla memoria, cioè, che non si può tenere a niente. Par. XX, 12.

Labore, fatica. Purg. XXII, 8. Par. XXIII, 6. È voce Latina.

Lacca, per ripa, riva. Inf. VII, 17. XII, 11. Purg. VII, 72.

Lacedemona. Sparta, nobilissima città del Peloponneso, famosa per le sue leggi, e per la disciplina militare. Purg. VI, 139.

Lacerto. Parte del braccio dal gomito alla mano, prendesi ancora per carne muscolosa. Inf. XXII, 72. Lat. lacertus.

Lachesis una delle tre Parche le quali, secondo le favole, filano le vite umane. Purg. XXV, 79. Accennata. Purg. XI, 25.

Laci, in vece di là; in rima. Purg. XXIV, 105.

Laco, per lago; in rima. Inf. XX, 61. XXV, 27. Purg. V, 84.

Lacuna infima dell’Universo, chiama Dante l’Inferno. Par. XXXIII, 22.

Lacrimabile, lagrimevole. Inf. VI, 76.

Ladislao Re di Boemia, o Buemme, a’ tempi di Dante, uomo lussurioso, e nimico d’ogni valore. Par. XIX, 125.

Ladro alla sagrestia, cioè, della sagrestia. Inf. XXIV, 138.

Lago del cuore, concavità, seno del cuore. Inf. I, 20.

Laggiù, per lo luogo di laggiù. Purg. IX, 54.

Laggiùe, per laggiù; in rima. Par. XXI, 101.

Laggiuso, laggiù. Par. II, 50.

Lagna, nome, afflizione, pena, travaglio. Inf. XXXII, 95.

Lagrimare, per deplorare. Purg. XXIII , 55.

– Per dimandar con lagrime. Purg. XIII, 108.

Lagrimato, per desiderato con lagrime. Purg. X, 35.

Lagrime d’incenso, cioè, gocciole. Inf. XXIV, 110.

Lai, lamenti, voci dolorose, e compassionevoli. Inf. V, 46. Purg. IX, 13.

Lama, per vallone, pianura, campagna. Inf. XX, 79. XXXII, 96. Purg. VII, 90.

Lamagna, provincia principalissima d’Europa che anche Germania si dice. Inf. XX, 62.

La maggior valle in che l’acqua si spanda ec. cioè, il mare Mediterraneo. Par. IX, 82.

Lambertaccio, fabbro in Bologna, ma uomo di sì eccellente virtù, che poco mancò, che non divenisse assoluto signore della patria sua. Purg. XIV, 100.

La mi ha conchiusa, cioè, me l’ha conchiusa, dimostrata. Par. XXIV, 94.

Lamone, Fiume che scorre appresso Faenza. Inf. XXVII, 49.

Lampa, per anima beata risplendentissima. Par. XVII, 5.

Lancia con la qual giostrò Giuda, chiama Dante il tradimento. Purg. XX. 73,

Lanciare, per ferire, passare il cuore, quasi con lancia. Purg. VII, 111.

Lancilloto, innamorato di Ginevra, moglie del Re Marco, persona famosa ne’ Romanzi, ma principalmente nel libro intitolato Tavola Rotonda; ch’era in prezzo a’ tempi di Dante. Inf. V, 128. V. Ginevra.

Lanciotto, marito di Francesca da Polenta, accennato. Inf. V, 107.

Landa, pianura, prateria. Inf. XIV, 8. Purg. XXVII, 98.

Lanfranchi, nobilissima famiglia Pisana. Inf. XXXIII, 32.

Langia, fontana della Selva Nemea, mostrata da Isifile ad Adrasto, e a’ compagni suoi. Purg. XXII, 112. V. Isifile.

Languire, per esser debole, infermo, disordinato. Par. XVI, 3.

Lano, Sanese. Costui avendo consumato tutti i suoi beni, ed essendo nell’esercito de’ Sanesi mandato contra gli Aretini in ajuto de’ Fiorentini, vedendo i suoi disfatti da’ nemici alla pieve del Toppo, contado d’Arezzo, benché potesse colla fuga salvarsi, disperatamente si cacciò tra’ nemici, e volle essere ucciso, piuttosto che vivere in estrema povertà. Inf. XIII, 120.

Lanoso, per coperto di profonda barba. Inf. III, 97.

Lapillo, per gemma, pietra preziosa, e figuratamente, per anima beata. Par. XX, 16. È voce Latina.

Lapo , nome corrotto da Jacopo , frequente in Firenze. Par. XXIX, 103.

Lapo Saltarello, giurisconsulto Fiorentino, molto litigiso, e maledico, e avversario del nostro Poeta. Par. XV, 128.

Larghezza, per larga, e copiosa limosina. Purg. XX, 31. Per liberalità. Par. V, 19.

Largire, concedere, donare. Inf. XIV, 92. Par. XXIII, 86. XXIV, 71.

– Largir di sè, cioè, comunicar sé stesso. Purg. XIII, 69. Lat. largiri.

Largito, per concesso, donato. Purg. XI, 132. Par. XXII, 118.

Largo, sustantivo, per larghezza. Inf. XIX, 15.

Larva, per maschera. Purg. XV, 127. Par. XXX, 91.

Lasca, sorta di pesce. Dante la pone per li Pesci, uno de’ dodici segni dello Zodiaco. Purg. XXXII, 54.

Lasso, per infelice. Inf. XVII, 78.

Lasso, esclamazione di dolore, misero me, infelice me. Inf. XXVIII, 140; e in altri luoghi molti. Il Petrarca n’è pieno.

Latente, celato, nascosto. Par. XXVI, 52. È voce Latina.

Latebra, coll’accento acuto sulla seconda sillaba, per nascondiglio; in rima. Par. XIX, 67. È voce Latina.

Laterano, parte famosa di Roma, quando Laterano alle cose mortali andò di sopra, cioè quando Roma avanzò di splendore, e d’altezza tutti i paesi del mondo. Par. XXXI, 35.

Laterano, la chiesa di S. Giovanni Laterano è una delle principali di Roma, presso la quale erano le case de’Signori Colonnesi, fatte poi disfare da Papa Ronifacio VIII. Inf. XXVII, 86.

Latina terra l’Italia. Inf. XXVII, 27. XXVIII, 71.

Latini (Brunetto). Inf. XV, 32. V. Brunetto.

Latino Re degli Aborigeni, popoli dell’antica Italia, padre di Lavinia, e suocero d’Enea. Inf. IV, 125.

Latino per Italiano. Inf. XXII, 65. XXVII, 33. XXIX, 88, 91. Purg. VII, 16. XI, 58. XIII, 92.

Latino, per ragionamento. Par. XII, 144.

Latino preciso, parlar Latino proprio, e significante, senz’alcuna oscurità, o stranezza. Par. XVII, 33.

Latino, per facile, chiaro, agevole, forse contrario di barbaro, strano. Par. III, 63. Noi Lombardi in questo significato diciamo ladin.

Lato, sustantivo, per parte. Par. XXI, 24. Per luogo, o passo di libro. Par. XXIX, 40.

Lato, addiettivo, largo. Inf. XIII, lo. Lat. latus.

Latona figliuola di Ceo , la quale violata da Giove, partorì ad un corpo Apolline, e Diana. Purg. XX, 131. Figli di Latona, cioè il Sole, e la Luna. Par. XXIX, 1.

Latona. La figlia di Latona. Par. X, 67. la Luna.

Latrare, per dolersi con gridi. Par. VI, 74.

Latria, culto e servitù del vero, e sommo Dio. Par. XXI, 111; ma qui in grazia della rima si porta l’accento acuto sulla prima sillaba. È voce Greca.

Latte dolcissimo delle Muse, figuratamente, per vena poetica, facilità di comporre in versi. Par. XXIII, 57.

Lavagno, fiume della Riviera di Genova, tra Siestri e Chiaveri, da cui furono denominati i Conti di Lavagno di casa Fieschi. Purg. XIX, 101.

Lavinia, o Lavina, figliuola di Latino Re degli Aborigeni, popoli antichissimi d’Italia, e d’Amata sua moglie. Costei fu promessa in isposa a Turno Re de’ Rutuli, ma poi fu accoppiata in matrimonio ad Enea, da cui Turno rimase ucciso. Inf. IV, 126. Purg. XVII, 37. Par. VI, 3.

Laude, nel numero del più; in rima, per lodatori. Par. XIX, 37.

La virtù ch’a ragion discorso ammanna, la potenza intellettiva dell’anima, o l’estimativa. Purg. XXIX, 49. V. Ammannare.

L’avversario d’ogni male. Iddio somma bontà. Inf. II, 16.

La ’vunque, là ovunque. Purg. XXV, 98.

Lazzo, di sapore aspro, e astringente. Inf. XV, 65. Sopra questa voce, e intorno a ciò che con essa volle esprimer Dante, è da vedere il Discorso 84. della 1. Centuria, del dottissimo Abate Antonmaria Salvini.

Leandro, giovine d’Abido, il quale innamorato d’Ero bellissima donzella di Sesto, non potendole in altro modo parlare, di notte passava l’Ellesponto nuotando, recandosi in tal maniera in braccio dell’amata fanciulla. Intorno agli amori di questi due giovani leggesi un elegante poemetto di Museo Poeta Greco, Purg. XXVIII, 73. V. Abido Sesto.

Learco, e Melicerta figliuoli d’Atamante. Inf. XXX, 5, 10. V. Atamante.

Lebbre, per lebbra. Inf. XXVII, 95.

Le bianche, e le vermiglie guance. In questo luogo il secondo le soprabbonda; non dovendosi intender altro, che le guance dell’Aurora prima bianche, e poi vermiglie. Purg. II, 7.

Leda, moglie di Tindaro, della città d’Amicla in Laconia. Costei ingravidata da Giove convertito in Cigno, partorì Castore, e Polluce; Elena, e Clitennestra.

– Nido di Leda chiama Dante il segno di Gemini, che secondo le favole sono Castore, e Polluce nati ad un corpo. Par. XXVII, 98.

Lega, per congiugnimento. Par. II, 139.

Lega, per qualità, e mistura di metallo. Par. XXIV, 84; ma qui figuratamente.

Lega suggellata, per metallo coniato, o moneta. Inf. XXX, 74.

Lega, per numero di miglia. Purg. XV, 121.

Legame, per difficoltà. Par. XXXII, 50.

Legare. E quel di lei a lei lasciò legato, pioè, legò il carro alla pianta con un ramo della stessa pianta. Purg. XXXII, 51.

Legarsi per fede ad alcuno, cioè, promettere in parola d’uomo da bene. Purg. XVI, 52.

Leggere, per dire ad alta voce. Purg. XXVI, 86.

– Per ispiegare pubblicamente qualche scienza, od arte. Par. X, 137.

Leggiavamo, leggevamo. Inf. V, 127.

Leggeramente, leggermente. Inf. XVIII, 78.

Leggero, per facile. Purg. VIII, 21. XVII, 7.

Leggi. L’altro che segue con le leggi ec. Par. XX, 55. V. Gostantino.

Legista, per legislatore. Inf. IV, S7.

Legno, primo legno del carro, cioè, il timone. Purg. XXXII, 24.

Legno diletto d’Apollo, cioè, l’alloro. Par. I, 26.

Legno Indico, forse una sorta di legno straniero, di cui servonsi i tintori per colorire i panni; o deesi intender l’ebano. Purg. VII, 74. I Comentatori malamente intendono l’azzurro oltramarino; perchè questo colore si cava del Lapislazzuli.

Lei, per colei. Purg. XVII, 19. XXI, 25.

Lei, riferito a cosa inanimata. Purg. V, 120.

Lembo, propriamente, estremità della veste. Inf. XV, 24. Purg. XXVII, 30.

– Per concavità di vallone. Purg. VII, 72. Così il Landino.

Lemosì, Limoges, città di Francia, posta nella provincia di Guienna. Purg. XXVI, 120. V. Gerault.

Lemosì. Quel di Lemosì. Purg. XXVI, 120. V. Gerault de Berneil.

Lena, respirazione, respiro. Inf. I, 22. Purg. IV, 116. Lena del polmone. Inf. XXIV, 43.

Lenno, isola dell’Arcipelago, detto anticamente Mare Egeo dove regnò Isifile, Inf. XVIII, 88.

Leoncello. Il Leoncello dal nido bianco, Inf. XXVII. 50, V, Minardo Pagani.

Leno, per fiacco, debole, mite; in rima. Par. XXVIII, 81, Dal Latino lenis.

Lento lento, pian piano, a bell’agio. Inf. XVII, 115. Purg. XXVIIl, 5.

Leone, uno de’ segni dello Zodiaco; domicilio di Marte pianeta. Par. XVI, 37. XXI, 14.

– Leone, per questo animale, viene intesa dal Poeta nostro la superbia, e l’ambizione, o sia il desiderio degli onori. Inf. I, 45.

– Leone, arme del Regno di Castiglia. Par. XII, 54. V. Castiglia.

Leonino, di leone. Inf. XXVII, 75.

Leppo, coll’e stretta, fiamma che s’apprende in materie untuose, onde poi n’esce fetore. Inf. XXX, 99. Lat. nidor.

Lercio, lordo, sporco. Inf. XV, 108.

Lerici, Lerice, piccola città dello stato di Genova posta nella Riviera di Levante. Purg. III, 49.

Leso, offeso. Lat. læsus. Inf. XIII, 47.

Lesso, addiettivo, lessato, bollito. Inf. XXI, 135.

Lete. Purg. XXVI, 108. XXVIIl, 130. XXX, 143. V. Letéo.

Letéo, Lete fiume infernale, la cui acqua bevuta induce dimenticanza d’ogni cosa passata. Vedi le favole. Inf. XIV, 131, 136. Purg. XXXII, 96, 123.

Letane, processioni, o supplicazioni, che si fanno tra’ Cristiani, nelle quali si cantano le Litanie, cioè, le preci. Inf. XX, 9.

Letargo, per obblivione, dimenticanza. Par. XXXIII, 94.

Letizia, per anima beata. Par. IX, 67. Per lume. Par. XXI, 56. XXVI, 135.

Letiziare, aver letizia, gioire, giubilare. Par. III, 54. IX, 70.

Lettere mozze, per abbreviature, cifre. Par. XIX, 134.

Letto, per suolo, fondo. Inf. XIV, 9. Letto delle piante, per suolo che si calpesta. Purg. XII, 15.

Letto piano, per superficie piana. Par. XXX, 3.

Levàmi, levaimi, mi levai. Inf. XXIV, 58. Purg. XXVII, 113.

Levare, per imbarcare. Purg. II, 95.

Levare, per togliere. Par. XXX, 121. V. Porre.

Levarsi, per innalzarsi allontanandosi. Par. XXXIII, 67.

Levarsi, per andare in alto, detto di balzo di montagna. Purg. XXIV, 120.

Levarsi, esurgere, detto d’un colle. Par. IX, 28. In simil guisa il Petrarca nel Sonetto 10. attribuì alla colonna il cammino; cioè l’andare in suso; la qual forma di dire molto bella, e poetica, non ha gran tempo, a torto fu ripresa. Anzi la colonna si dice in lingua Greca χίος; e Varino Camerte nel suo Lessico ne deduce l’origine ἀπὸ τῶ χιων χαὺντένχιεἰς ὒψος; dall’andare, e levarsi in alto, ora questo è il camminare delle colonne.

Leve, per levi; in rima. Purg. XXV, 39.

Levì, Levi, uno dei figliuoli del Patriarca Giacobbe, e capo d’una delle dodici Tribù d’Israele. I discendenti di costui furono, al Sacerdozio, e alla cura del Tempio; e vivevano solamente delle decime che al Signore si offrivano. Purg. XVI, 132.

Levorsi, levaronsi; in rima. Inf. XXVI, 56. XXXIII, 60.

Levre, lepre. Inf. XXIII, 18.

Lezzo, puzzo. Inf. X, 136.

Li, articolo, li parenti, per i parenti. Inf. I, 67; e somigliantemente, in molti altri luoghi.

Li, per loro. Inf. XX, 14.

Li, avverbio, per allora. Purg. XX, 64.

Lia, figliuola di Laban, prima moglie del Patriarca Giacobbe, intesa per l’azione, o sia vita attiva. Purg. XXVII, 101.

Libano, monte della Sorìa, famoso nelle Scritture Sacre. Purg. XXX, 11.

Libello, libro picciolo, libretto. Lat. libellus. Par. XII, 135.

Libente, che opera volentieri. Lat. libens. Par. XXV, 65.

Liberamente, per liberalmente, con liberalità. Par, XXXIII, 18.

Libero è qui da ogni alterazione, cioè, qui non ha luogo l’alterazione. Purg. XXI, 43.

Libia , provincia dell’Affrica, sommamente arenosa, e piena di serpenti. Inf. XXIV, 85.

Libicocco, nome di Demonio. Inf. XXI, 121. XXII, 70.

Libito, ciò che piace. Lat. quod libitum est. Inf. V, 56. Mi facea libito, cioè, mi rendeva caro. Par. XXXI, 42.

Libro, che il preterito rassegna, chiama Dante la memoria. Par. XXIII, 54.

Libra, uno de’ segni del Zodiaco, distante sei segni dall’Ariete. Purg. XXVII , 3. Par. XXIX, 2. Dante l’accenna per le bilancie. Purg. II, 5. A questo segno quand’è arrivato il sole, comincia l’Equinozio d’Autunno; cioè le notti sono eguali a’ giorni.

Liei, per lì, là, in rima. Inf. XIV, 84. Purg. VII, 64.

Licito, lecito. Inf. V, 56. Purg. VI, 118. VII, 41, XXVI, 128. Par. I, 55.

Licurgo di Nemea. Purg. XXVI, 94. V. Isifile.

Lieto, per felice, beato. Par. I, 126.

Lieto d’acque, e di fronde, cioè, vago, ameno per le fonti, e per gli alberi. Inf. XIV, 97.

Lieve, per facile, o men faticoso. Inf. XXVIII, 60. Purg. I, 108. Par. XXIV, 37.

Lievemente, per facilmente, senza noja. Par. XXI. 116.

– Per soavemente. Par. XXVI, 18.

Lievi, levi; dal verbo levo. Par. XXXIII, 67.

Lilla, città e fortezza della Fiandra. Purg. XX, 46.

Limbo, luogo d’Inferno accennato. Par. XXVI, 118.

Limbo, luogo d’Inferno, ove molti Teologi tengono, che stiano l’anime de’ bambini morti senza battesimo, e quivi patiscano solamente la pena del danno. Dante ripone in questo luogo anche i Gentili ch’esercitarono gli ufficj delle virtù. Inf. IV, 45, Limbo dello ’nferno Purg. XXII, 13.

Limo di fango, Inf. VII, 121, figuratamente, per carne umana, essendo stato formato Adamo del fango. Purg. XVII, 111. Lat. limus.

Linci, avverbio, di quivi. Purg. XV, 37.

Lingua, per palato. Par. XXVII, 131.

Lino, figliuolo d’Apolline, e della Musa Tersicore, Sonatore, e Poeta eccellentissimo, Inf. IV, 141.

Lino, successore di S. Pietro nel Pontificato, morì martire. Par. XXVII, 41.

Liquare, per manifestare, scoprire. Par. XV, 1.

Liquor d’ulivi, olio. Par. XXI, 115.

Lira, per l’Angelo Gabriello cantante. Par. XXIII, 100.

Lista, striscia, linea, riga, o lungo pezzo di che che sia. Inf. XXV, 73. Purg. IV, 42.

Lista radiale, cioè, linea del raggio. Par. XV, 23.

Listare, segnare, e fregiar di lista. Par. XIV, 115.

Litare, sacrificare. Par. XIV, 93. È voce Latina.

Littorano, nato in lido, o spiaggia di mare. Par. IX, 88.

Livio, Padovano, Istorico delle cose Romane famosissimo. Inf. XXVIII. 12.

Lizio di Valbona cortese e valoroso signore. Purg. XIV, 97.

Locato, per situato, collocato. Par. XXVIII, 20. XXXII, 74.

Locusta, cavalletta, spezie d’insetto notissimo. Purg. XXII, 151.

Loda, nome, per lode. Inf. II, 103. Purg. XX, 36. Par. X, 122.XXX, 17.

Loderingo de Liandolo, gentiluomo Bolognese, e frate Godente, di fazion Ghibellina, eletto insieme con Catalano de’ Malavolti, Podestà di Firenze. Inf. XXIII, 104. V. Catalano.

Lodo, nome, per lode; in rima. Inf. III, 36.

Lodoletta, picciola lodola. Par. XX, 73.

Loglio, il loglio si lagnerà, che l’arca gli sia tolta; perchè non sarà riposto ne’ granaj, ma piuttosto abbrucciato. Par. XII, 119.

Logodoro. Un certo Giudicato, e giurisdizione in Sardegna. Inf. XXII, 89.

Logoro, sustantivo, per istrumento fatto di cuojo, e di penne, a modo d’un’ala, con che si richiama il falcone dalla sua caccia, girandolo, e gridando. Inf. XVII, 129. E figuratamente, per lo cielo, colla vista del quale Iddio tira a sé le persone; tolta la metafora dal falconiere. Purg. XIX, 69.

Lombardia, e Marca Trivigiana, nobilissime provincie d’Italia circonscritte. Purg. XVI, 115.

– Lombardia intesa per lo dolce piano, che da Vercello a Marcabò dichina. Inf. XXVIII, 74.

Lombardo, di Lombardia. Inf. I, 68. XXII, 99. Purg. VI, 61. XVI, 46. Il gran Lombardo Par. XVII, 71. V. della Scala.

Il semplice Lombardo, fu detto Guido da Castello, gentiluomo Reggiano. Purg. XVI, 126.

Parlar Lombardo, cioè alla foggia de’ Lombardi. Inf. XXVII, 20.

Loico, Logico, Dialettico, che argomenta bene. In, XVII, 123.

Lome, per lume; in rima. Inf. X, 70.

Longevo, di lunga vita. Lat. longoevus. Par. XVIII, 83.

Longobardi che regnarono in Italia, nemici di S. Chiesa, sconfitti da Carlo Magno. Par. VI, 94.

Lontanare, per allontanare. Purg. XXXIII, 117. Perdurare, stendersi in lungo. Inf. II, 60.

Lontano, avverbio. Inf. X. 101.

Lontra, animal rapace, che vive ne’ laghi, e si ciba di pesci. Inf. XXII, 36.

Lonza, pantera; sorta d’animal salvatico, che ha la pelle di varj colori. Inf. I, 32. XVI, 108.

– Per essa intende il nostro Poeta l’appetito de’piaceri disonesti.

Loquela intera, cioè, favella spedita, com’è quella degli adulti. Par. XXVII, 134.

S. Lorenzo Martire, arrostito sopra una graticola Par. IV, 83.

Loto, fango. Inf. VIII, 21. Lat. lutum.

S. Luca Evangelista, medico di Professione. Purg. XXI , 7. Circonscritto, e accennato come scrittore degli Atti Apostolici. Purg. XXIX, 137.

Lucano, Poeta Spagnuolo, da Cordova. Scrisse in lingua Latina dieci libri della Farsaglia, ovvero della guerra civile tra Cesare e Pompejo. È candido nello stile, e abbonda di sentenze; ma i suoi concetti sono troppo gonfi, e ricercati. Inf. IV, 90. XXV, 94.

Lucca, città nobilissima della Toscana, che a modo di Repubblica, si governa. Inf. XVIII, 122. XXXIII, 30. Purg. XXIV, 20, 35. Accennata da Dante sotto il nome di Santa Zita. Inf. XXI, 38.

Luce, per occhi, vista. Par. XXI, 30.

– Per stella. Par. II , 145.

– Per beato spirito. Par. VI, 128. XX, 146.

Luce. Quella (luce, per costellazione) Che raggia dietro alla celeste lasca. Purg. XXXII, 53. V. Ariete.

Luce alta. L’alta luce, u’sì profondo Saver fu messo. Par. X, 113. V. Salomone.

Luce ed amore, per lo Cielo Empireo, dove la beatitudine consiste in vedere ed amar Dio. Par. XXVII , 112.

Luce viva, per la Divina Sapienza, il Figliuolo di Dio. Par. XIII, 55.

Lucente, chiama Dante il Padre Eterno. Par. XIII, 56.

Lucerna, per luce. Par. VIII, 19.

Lucerna del Mondo, chiama Dante il Sole. Par. I, 58. V. il Salvini, a carte 183. della 2. Centuria de’ suoi Discorsi Accademici.

Lucerna, intesa per la grazia preveniente. Purg. VIII, 112.

Lucerna sacra, per anima beata. Par. XXI, 73.

Lucerne, per occhi. Inf. XXV, 122.

– Per anime beate. Par. XXIII, 28.

Lucia, intesa per la grazia illuminante. Inf. II. 97, 100. Purg. IX, 55. Par. XXXII, 137. Forse in questo luogo s’intende S. Lucia Vergine e Martire gloriosa.

Luci, per occhi. Par. XXII, 126.

Lucifero. Principe una volta degli Angeli ribelli, e ora Demonj. Inf. XXXI, 143, XXXIV, 89, Accennato, Purg. XII, 25, Par. XXVII, 26. XXIX, 56. Colui che pria volse le spalle al suo fattore. Par. IX, 128. Il primo superbo e la somma d’ogni creatura. Par. XIX, 47.

Lucido, per diafano, trasparente. Purg. XV, 69.

Lucore, splendore. Par. XIV, 94.

Luculento, lucido, risplendente. Par. IX, 37. XXII, 28. È voce Latina.

Lucrezia, moglie di Tarquinio figliuolo di Tarquinio superbo Re di Roma, per attestare la sua innocenza, di propria mano s’uccise. Inf. IV, 128. Par. VI, 41.

Ludere, per dar segni di grande allegrezza. Par. XXX, 10. È voce Latina.

Ludo, nome, cioè, giuoco. Lat. ludus. Inf. XXII, 118. Per ballo, danza, coro. Par. XXVIII, 126.

Lui, detto di qualche azione; come del dire. Purg. XXIV, 1.

– Detto del giardino celeste. Par. XXXI, 98.

Lui, per a lui, esser villano lui. Inf. XXXIII, 150. Risposi lui. Inf. 1,81.

Lui, per colui. Par. II, 47.

Luigi Re di Francia, molti. Purg. XX, 50.

Lulla, parte del fondo della botte, che sta di qua, e di là dal mezzule. Inf. XXVIII, 22. V. Mezzùle.

Lumaccia, lumaca. Inf. XXV, 132.

Lume del cero. Il lume di quel cero, che giuso in carne, ec. Par. X, 118. V. S. Dionisio Areopagita.

Lume, per anima beata. Par. XXIII, 110. XXV, 13, e in altri luoghi.

Lume, per scienza. Par. XIII, 44.

Lume altissimo della grazia divina. Par. XXXII, 71.

Lume di gloria, col quale i beati sono resi capaci della visione di Dio. Par. XIV, 47, 48.

Lume di sotto dalla Luna, chiama Dante la faccia di quel pianeta, che riguarda verso la terra, quando il Sole la illumina. Inf. XXVI, 131.

Lume d’un sorriso. Par. XVIII, 19.

Lumi della strada del Sole, i segni dello Zodiaco, per l’Eclittica del quale il Sole cammina. Par, XXVI, 121.

Lumiera, lume, splendore. Inf. IV. 103. Par. V, 130. IX, 112. XI, 16.

Luna, cagione del flusso, e riflusso del mare. Par. XVI, 82.

Luna, per mese, o tempo dell’anno. Par. XXVII, 132.

Più lune, cioè, molte apparizioni della luna in più mesi. Inf. XXXIII, 26.

Lunari, per mesi. Purg. XXII, 36.

Lunga. V. Menare a lunga. Inf. IX, 5.

Lunghesso, accanto, accosto, rasente. Purg. II, 10. XIX, 27.

Lungi al percuotere, cioè, lontano dal percuotere. Par. XII, 49.

Lungo, particella, lo stesso che lunghesso, rasente. Lat. secundum, propter. Inf. XV, 7. Par. XXXII, 130,

Luni antica città della Toscana, ne’ confini della Liguria, posta sul mare, a lato alla foce della Magra, già dichinata ai tempi di Dante, e oggi distrutta. Dal suo nome però il paese d’intorno si chiama Lunigiana. Inf. XX, 47. Par. XVI, 73.

Lupa, per questo animale sommamente ingordo, vuol significare il nostro Poeta l’avarizia. Inf. I. 49; e in altri luoghi.

Lupi, chiama Dante gli abitatori di Valdarno disopra, e parte i Fiorentini. Purg. XIV, 80. –

* Non intendo bene questo parte del Volpi. Lupi i guelfi che amministravano lo stato di Firenze sono chiamati dal poeta nel Par. XXV. 6.

Lupicini, lupi giovinetti. Inf. XXXIII. 29.

Lurco, goloso, bevitore. Lat. Lurco, onis. Inf. XVII, 21.

Lustra, per covile di fiera. Par. IV, 127. Lat. lustrum.

Lustro, sustantivo, per lume, splendore. Purg. XXIX, 16. Par. XIV, 68.

Luttare, per querelarsi piangendo. Purg. XVII, 38. Lat. lugere.

Lutto, per istato degno di compassione. Inf. XIII, 69.

M

Lettera, ne’ numeri Romani significa mille. Par. XIX, 129. formata nel pianeta di Giove dagli Spiriti Beati. Par. XVIII, 94.

Ma’, mali, cattivi. Inf. XXVIII, 135. XXXIII, 16.

Maccabei. Così si chiamano due libri della Divina Scrittura, dove si leggono i fatti d’una valorosa famiglia Ebrea di tal nome. Inf. XIX, 86.

S. Maccario, Eremita antichissimo. Par. XXII, 49; ma di tal nome furono due uomini santissimi.

Ma che, se non, salvo, eccetto , fuor che. Inf. IV, 26. XXI, 20. XXVIII, 66. Purg. XVIII, 53. Par. XXII, 17.

Macigno, sorta di pietra durissima. Inf. XV, 63.

Maciulla, strumento di legno, per dirompere, e nettare il lino. Inf. XXXIV, 56.

Macra, fiume che scendendo dall’Apennino, divide la Toscana dal Genovesato. Par. IX, 89.

Macro, magro; in rima. Inf. XXVII, 93. Par. XXV, 3. Per ispogliato, svaligiato. Purg. IX, 138.

Maculato, fatto a macchie, dipinto a macchie. Inf. 1, 33. XXIX, 75. È voce Latina.

Madian, provincia di Palestina, dove abitava un popolo ferocissimo, nemico degli Ebrei. Purg. XXIV, 126.

Madre, nella madre, cioè, nell’utero materno. Par. XXXII , 69.

Madre comune, per la terra. Purg. XI, 63.

Maestro, di color che sanno. Inf. IV, 131. V. Aristotile.

Maestro Adamo. Inf. XXX, 61. V. Adamo.

Maestro. Il maestro vostro, cioè Aristotile nell’Etica e nella Politica. Par. VIII, 120.

Magagna, menda, vizio, difetto, inf. XXXIII 152, Purg. VI, 110. XV, 46.

Maggio, por maggiore. Inf. VI, 18. XXXI, 81. Par. VI, 120. XIV, 97. XXVI, 29. XXVIII, 77. XXXIII, 55.

Maggiore, per primo. Par. XXXII, 136.

Maginare, immaginare, fingersi colla fantasia. Inf. XXXI, 24.

Magno, grande. Lat. magnus. Inf. IV, 119. Purg. XVIII, 98. XIX, 63. Par. IX, 133.

Magra. Val di Magra; Lunigiana Provincia posta tra la Toscana e il Genovesato. Inf. XXIV, 145.

Mai. V. Rafel. Inf. XXXI. 67.

Maja, figliuola d’Atlante, e madre di Mercurio. Prendesi per lo pianeta di Mercurio. Par. XXII. 144.

Mainardo Machinardo Pagani, Signore d’Imola, e di Faenza; per li suoi malvagi costumi, detto per sopranome Diavolo, o Demonio. Purg. XIV, 118. Portava per impresa un leone azzurro, vermiglio, in campo bianco. Inf. XXVII, 50.

Majo, sorta d’albero alpino, ma preso dal Poeta nostro per qualunque pianta. Purg. XXVIII, 36.

Majolica, isola del Mediterraneo, vicina alle spiagge di Catalogna, provincia di Spagna, anticamente Balearis minor. Inf. XXVIII, 82.

Majorica, e Minorica, rette e vituperate dal Re Alfonso zio di D. Federigo Re di Sicilia. S’accenna. Par. XIX, 138.

Malacoda, nome di Demonio. Inf. XXI, 76, 79.

Maladetti, ne’ nuvoli formati. Purg. XXIV, 121. V. Centauri.

Maladizione, maledizione. Purg. III, 133.

Malaoth, parola Ebraica, che significa regni, o de’ regni. Par. VI, 3.

Malaspina, Marchesi di Lunigiana; famiglia nobilissima lodati. Purg. VIII, 18, 124. e segg.

Malatesta il vecchio, e Malatestino suo figliuolo, Signori di Rimini intesi da Dante sotto il nome di Mastin vecchio, e nuovo da Verucchio. Inf. XXVII, 46.

Malatestino, tiranno di Rimini, a’ tempi di Dante; il quale avea un occhio solo. Accennato. Inf. XXVIII, 85.

Mal creato, per mal nato, infelice, sciagurato. Inf. XXXII, 13.

Male, per malo, cattivo. Purg. XVII, 95.

Male, avverbio, cioè, con danno. Inf. IX, 54. Purg. IV, 72.

Malebolge, chiama Dante l’ottavo cerchio del suo inferno, il quale si divide in dieci valloni, dal Poeta chiamati bolge. Bolgia propriamente è valigia. Inf. XVIII, 1. XXI, 5. XXIV, 37. XXIX, 41.

Malebranche, chiama Dante i Demonj che guardano la quinta bolgia dove si puniscono i barattieri. Inf. XXI, 37. XXII, 100. XXIII, 23. XXXIII. 142.

Malgoverno, cioè, scempio, uccisione. Inf. XXVII, 47.

Malignamente, cioè, con discortesia. Purg. XVII, 60.

Maligno aere, cioè, tempestoso. Inf. V, 86. Maligno campo, cioè, brutto, spaventevole; ovvero sterile. Inf. XVIII, 4.

Maligno terreno, cioè, sterile. Purg. XXX, 118.

Maliscalco, per uomo molto principale, segnalato, e famoso. Purg. XXIV, 99.

Malizia, per qualità nociva dell’aere. Inf. XXIX, 60. Parimente Virgilio nelI’Ecloga VII al verso 57 così cantò: Aret ager, vitio moriens sitit aëris herba.

Mal Mondo, per lo ’nferno. Inf. XIX, 11.

Mal nato, per infelice. Inf. XXX, 48.

Mal per Tolommeo, cioè, con danno di Tolomeo. Par. VI , 69.

Malta, così chiamavasi una torre di Cittadella, castello nel Padovano, in fondo alla quale Azzolino tiranno crudelissimo faceva rinchiudere al bujo i suoi nemici: così il Daniello; ma il Vellutello, e ’l Landino, scrivono, Malta essere un fiume, che mette nel lago di Bolsena , dov’è una torre , nella quale in perpetua carcere teneva il papa quei cherici che avessero commesso peccato irremissibile. Par. IX, 54.

Mal tolletto, mal tolto. Par. V, 33.

Malvagio cammino, cioè, aspro, difficile. Inf. XXXIV, 95.

Malvolere, chiama Dante il Demonio. Purg. V, 112.

Mamma, voce fanciullesca, che significa madre. Inf. XXXII, 9. Purg. XXI, 97. Par. XIV, 64. XXIII, 121.

Mammella, alla destra mammella, cioè, a man ritta. Inf. XVII, 31.

Manardi, (Arrigo). V. Arrigo.

Manchi voti, cioè, non adempiti. Par. IV, 137. V, 14.

Mancia, per iscontro di gente che ci saluti, e ci paghi il buon giorno con timpani, ed altri strumenti musicali. Par. V, 66. Mancia trista, e buona, per incontro cattivo, e fortunato. Inf. XXXI, 6.

Mancino, sinistro. Inf. XXVI, 126. A mancina, cioè a man sinistra. Purg. IV, 101.

Manco, sustantivo, mancanza, rompimento. Par. III, 30.

Manco, addiettivo, per mancante. Inf. XII, 6. Per imperfetto, difettuoso. Par. VIII, 110, 111.

Mandria, per brigata. Purg. III, 86. Così dagli antichi Latini chiamavasi grex un’intera compagnia di Comici.

Mandriano, custode della mandra, pastore. Purg. XXVII, 82.

Manducare, mangiare. Inf. XXXII, 127. È voce Latina.

Mane, mattina. Inf. XXXIV, 105. Par. I, 43. XXIII, 89. È voce Latina.

Mane, da mane, o da man, di mattina. Inf. XXXIV, 118.

Manere, rimanere, durare. Par. XXIX, 145. È voce Latina.

Manfredi, Re di Puglia e di Sicilia, nipote di Costanza, moglie d’ArrigoV. Imperadore. Costui fu nemico grandissimo della Chiesa, e finalmente morì scomunicato. Purg. III, 112.

Manfredi, Signori di Faenza. Inf. XXXIII, 118. V. Alberigo de’ Manfredi (Tribaldello). Inf. XXXII, 122. V. Tribaldello.

Mangiadore (Pietro). V. Pietro.

Manibus o date lilia plenis, orsù via, date gigli a man piene. Purg. XXX, 21. Parole tolte dal 6. Libro dell’Eneida di Virgilio, al verso 884, ma trasportate ad altro proposito.

Manicare, mangiare. Inf. XXXIII, 60.

Manifesto, per manifestato. Purg. XXVI, 26.

Manna verace, per la sapienza celeste. Par. XII, 84.

Mano, per banda, parte. Inf. VII, 32. IX, 110.

Manso, per queto, mansueto. Purg, XXVII, 76. V. la 2. Centuria de’ Discorsi Accademici dell’Ab. Anton-Maria Salvini, a carte 122.

Mantaco, mantice, strumento col quale si soffia nel fuoco. Purg. XV, 51; ma qui prendesi figuratamente per lo polmone, che a guisa di mantice, nella inspirazione si dilata, e si gonfia, e nella respirazione si ristrigne, e appassisce.

Manto, donna indovina, figliuola di Tiresia Tebano. Costei dopo la morte del padre, fuggendo la tirannide di Creonte, lasciò la patria, e dopo aver cercati molti paesi, venne in Italia, dove ingravidata dal fiume Tiberino partorì Ocno; il quale poi fondò la città di Mantova, chiamandola dal nome di sua madre. Inf. XX, 55. Accennata. Purg. XXII, 113.

Mantova, città forte di Lombardia, posta in una palude fatta dal Mincio. Inf. XX, 93. Purg. VI, 72. vedi Manto.

Mantovana villa, cioè altra villa del contado di Mantova. Purg. XVIII, 83.

Mantovani, cittadini di Mantova. Inf. I, 69.

Mantovano. Inf. II, 58. Purg. VI, 74. VII, 86.

Maomettana legge. Par. XV, 143.

Maometto, nativo della Mecca, luogo in Arabia, uomo di vilissima condizione; il quale con solenni imposture, affermando, sé essere un Profeta da Dio mandato, sedusse i popoli Affricani ed Asiatici, e lasciò loro una nuova legge, contenuta nel libro chiamato Alcorano; apportando infiniti danni alla Cristianità. Inf. XXVIII, 31, 62. Figurato dal Drago. Purg. XXXII, 131.

Manto reale di tutti i volumi del Mondo, chiama Dante il primo Mobile, che a guisa di mantello, cuopre tutti gli altri cieli inferiori. Par. XXIII, 112.

Maravigliare, per istupirsi, maravigliarsi. Purg. XXVIII, 79.

Maravigliose grazie, ringraziamenti sopra ogni credere, ingentes, come disse Terenzio nell’Eunuco. Inf. XVIII, 135.

Marca, per paese, provincia, contrada. Purg. XIX, 45. XXVI, 73.

Marcabò, castello sulla foce del Po, non molto lontano da Ravenna. Disfatto dalla famiglia da Polenta. Inf. XXVIII, 75.

Marca d’Ancona, provincia d’Italia, posta tra la Romagna e la Puglia, accennata. Purg. V, 68.

Marca Trivigiana, e Lombardia, provincie d’Italia circonscritte. Purg. XVI, 115. Par. IX, 42. Una parte della prima, dov’è il castello di Romano, circonscritta. Par. IX, 25.

Marcello. Di questo nome furono in Roma molti uomini segnalatissimi; ma in particolare quegli ch’espugnò Siracusa, e l’altro che s’oppose alla tirannide di Giulio Cesare. Purg. VI, 125.

M. Marchese, de’ Rigogliosi di Forlì, cavaliere; grandissimo bevitore. Purg. XXIV, 31.

Marco, nobile Viniziano, dal Poeta nostro chiamato Lombardo, uomo di gran valore, e pratico delle corti, ma facile a montare in collera. Purg. XVI, 46,130.

Mardocheo, padre d’Ester, moglie d’Assuero Re di Persia. Purg. XVII, 29. V. Aman.

Mare, il gran mar dell’essere, cioè, l’ampiezza immensa delle nature create. Par. I, 113.

Mareggiare, ondeggiare. Purg. XXVIII, 74.

Maremma, campagna vicina al mare. Inf. XXV, 19; e accenna spezialmente quella di Pisa in Toscana.

Maremma, tratto di paese tra Pisa e Siena, lungo la marina, d’aria mal sana, in particolare, l’Agosto. Inf. XXIX, 48. Purg. V, 134.

Margherita eterna, chiama Dante il corpo illuminato, e biancheggiante della Luna. Par. II, 34.

Margherita, per lo corpo risplendente del pianeta di Mercurio. Par. VI, 127

Margherita, moglie di D. Iacomo Re d’Aragona. Purg. VII, 128.

Margherite, per anime beate. Par. XXII, 29; poco innanzi avea detto sperule.

Maria Vergine. Purg. III, 39. V, 101. VIII, 37. X, 41, 50. XIII, 50. XX, 19, 97. Par. III, 122. IV, 30. XI, 71. XIII, 84. XIV, 36. XXIII, 88. e segg. 111, 126, 137. XXXII, 29, 95, 107.

– lodata. Par. XXXIII, 1. e segg.

– Accennata. Par. XXXII, 85, 104, 134.

– Maria Vergine, si porta con fretta a visitare S. Elisabetta. Purg. XVIII, 100.

– Suo parto. Par. XVI, 36. Smarrisce il suo figliuolo in Gerusalemme, e poi lo ritrova nel tempio tra’ dottori. XV, 88. e segg.

– Alle nozze di Cana in Galilea, muovesi a compassione degli Sposi, a’ quali mancava il vino. Purg. XXII, 142.

– Alla Croce. Purg. XXXIII, 6.

– Accennasi essere in Cielo coll’anima, e col corpo. Par. XXV, 128.

– Regina del Cielo. Par. XXXI, 100, 116.

– Detta oriafiamma pacifica. Par. XXXI, 127. Vedi la nota degli Accademici sopra questo passo.

– Chiamata l’Augusta. Par. XXXII, 119.

– Richiude, ed unge la piaga aperta, e punta da Eva. Par. XXXII, 4. V. Eva.

– Invocata dalla madre di M. Cacciaguida, antenato del Poeta, quando stava per partorirlo. Par. XXV, 153.

– Maria, donna Ebrea, che in tempo dell’assedio di Gerusalemme, vinta da rabbiosissima fame, si mangiò un suo figliuolino. Purg. XXIII, 50.

– Marito primo della povertà, detto dal Poeta il Salvator Nostro: il secondo poi fu San Francesco d’Assisi. Par. XI, 64.

Marrocco , anticamente Mauritania, provincia litorale e occidentale dell’Affrica. Inf. XXVI, 104. Purg. IV, 159.

Marsia, Satiro di Frigia, eccellente nel sonare la cornamusa; per la qual dote montato in superbia, ebbe ardire di sfidare Apollo a suonare con esso lui; ma vinto da quel Dio, in pena della sua temerità fu dal medesimo scorticato. Vedi Ovidio nei 6. delle Trasformaz. Par. I, 20.

Marsilia, città nobilissima di Provenza in Francia, assediata da Bruto, per comando di Cesare. Purg. XVIII, 102. V. Folco.

Marte, figliuolo di Giunone, resa gravida nell’odorare un fiore.

– Finsero i Poeti che costui fosse il dio delle guerre. Inf. XXIV, 145. XXXI, 51. Purg. XII, 31. Par. IV, 63.

– Figliuolo di Giove, secondo Dante. Par. XXII, 146.

– Creduto padre di Quirino, o Romulo. Par. VIII, 132.

– Protettore di Fiorenza ancora pagana. Accennato. Inf. XIII, 144. Par. XVI, 47.

– Marte, appiè della base ov’era la statua di Marte, in capo al ponte vecchio in Firenze, fu ucciso Buondelmonte de’ Buondelmonti. Par. XVI, 145.

– Marte, uno de’sette pianeti, o delle stelle erranti, posto tra Giove e il Sole. Purg. II, 14, Par. XIV, 101. XXVII, 14. Ha il suo domicilio nel Leone celeste. Par. XVI, 37. Compisce il suo giro nel termine d’anni due. Par. XVI, 37. XVII, 80.

Marra, strumento rustico, da radere il terreno. Inf. XV, 96.

Martellare, percuotere con martello, e figuratamente, tormentare. Inf. XI, 90.

Martino. Ser Martino, per qualcunque omicciattolo idiota. Par. XIII, 139.

Martino IV, Sommo Pontefice, nativo di Tours, o Torso, città di Francia. Dicono ch’egli si dilettasse di cibi molto squisiti, e che mangiasse le anguille fatte morire nella vernaccia. Purg. XXIV, 22.

Martirare, crucciare, tormentare. Inf. XXVI, 55. Purg. XV. 108. XVII, 132.

Marzia, moglie di Catone Uticense. Inf. IV, 128. Purg. I, 79, 85.

Marzocco degli Scornigiani, da Pisa cavaliere, e dottore, il quale per certo accidente occorsogli, fattosi Frate Minore, sopportò con gran fortezza d’animo l’uccisione di Farinata suo figliuolo, e baciò la mano dell’omicida. Purg. VI, 18.

Mascheroni (Sassolo) Fiorentino. Inf. XXXII, 65. V. Sassol.

Maschio naso, cioè, grande, virile, ben formato. Purg. VII, 113. L’uomo guarnito d’un tal naso era detto da’Greci γρυπός.

Masnada, per brigata, compagnia di gente. Inf. XV, 41. Purg. II, 130.

Masso, sasso grandissimo radicato in terra. Purg. III, 70.

Mastino, cane grosso da guardia. Inf. XXI, 44. Per tiranno crudele. Inf. XXVII, 46.

Mastro Adamo. Inf. XXX, 104. Vedi Adamo.

Mastro, maestro. Inf. XXIV, 16.

Matelda contessa, figliuola d’una figliuola dell’Imperador di Costantinopoli, che possedette in Italia molto paese, ed arrichì la Chiesa Romana di quello stato che chiamasi Patrimonio di S. Pietro. Fu donna prudentissima, e di santi costumi. Dante la pone per la vita attiva, ma innocente e sincera. Purg. XXVIII, 40. e segg. XXXI, 92.

Matéra, per materia; in rima. Purg. XVIII, 37. XXII, 29. Fuor di rima. Par. 1, 27.

Matre, per madre; in rima. Inf. XIX, 115.

Matteo d’Acquasparta, scrivendo sopra le sentenze venne a ristringer troppo la Regola di S. Francesco. Par. XII, 124.

S. Mattia Apostolo, successore di Giuda Scariotto nell’Apostolato. Inf. XIX, 94.

Mattia, per mattezza, stoltezza. Inf. XX, 93.

Mattinare, far la mattinata, cioè, cantare e sonare in sul mattino, innanzi le finestre dell’amata, o del vago, e figuratamente, dire, e cantar Mattutino. Par. X, 141.

Maturare, per fiaccare, affievolire, levar l’orgoglio di testa. Inf. XIV, 48.

Maturo, fiore maturo di tutte le sue foglie, per ordine di Beati già pieno, e compiuto. Par. XXXII, 22.

Mazzerare, gittare alcuno in mare in un sacco legato, con una pietra grande: ovvero legate le mani e i piedi, con un gran sasso al collo. Inf. XXVIII, 80.

Medea, figliuola d’Eta Re di Colco, grandissima Maga, la quale innamoratasi di Giasone, venuto a ripetere il vello dell’oro, l’ajutò in maniera co’ suoi incantesimi, ch’egli rimase vincitor dell’impresa. Fuggì poi dalla patria insieme con lui; ma poscia dal medesimo abbandonata per altra donna, fece del torto ricevuto memorabile e crudel vendetta. Inf. XVIII, 96. Di costei si è parlato abbastanza alla voce Iasone.

Me, disser me, cioè, dissermi, dissero a me. Inf. XXIII, 91.

– Me, pronome soprabbondante. Purg. XVI, 143.

– Me’, per meglio, o migliore. Inf. 1, 112. II, 36. XIV, 36. XXXII, 15. Purg. XII, 68. XVI, 125. XXII, 74. Par. XXVI, 79.

Me’, per mi. Purg. XXXI, 43.

Meare, per trascorrere, passare. Par. XV, 55. XXIII, 79. E voce Latina.

Mearsi, per procedere, derivare. Par. XIII, 55.

Medicina, luogo nel territorio di Bologna. Inf. XXVIII, 73.

Mediterraneo mare, chiamato dal Poeta la maggior valle in che l’acqua si spanda, eccetto l’Oceano. Par. IX, 82.

Medusa, figliuola di Forco, dio del mare, giovane di bellissimo aspetto; la quale essendo stata stuprata da Nettuno nel tempio di Pallade, sdegnata la dea, le trasformò i capelli in serpenti, e fece che chiunque la mirasse, in sasso fosse convertito. E simil forza ritenne la sua testa, tagliatale da Perseo. Inf. IX, 52.

Megera, una delle furie infernali. Inf. IX, 46.

Mee, me; in rima. Inf. XXVI, 15.

Melanesi. Milanesi. Purg. VIII. 80.

Melano. Milano, città nobilissima di Lombardia, disfatta, da Federigo Barbarossa Imperadore. Purg. XVIII, 120.

Melchisedech, gran Sacerdote dell’Altissimo a’ tempi di Abramo, è posto dal Poeta per qualunque uomo di Chiesa. Par. VIII, 125.

Meleagro, figliuolo d’Eneo Re di Calidonia, e d’Altea. Dicono le favole che nascendo costui, vide la madre sua porre alle Fate un legno sul fuoco, e udì loro, dire, che tanto il fanciullo vivrebbe, quanto stesse a consumarsi quel legno; per la qual cosa. Altea fece trarre il legno dal fuoco, e smorzatolo, il conservò diligentemente. Cresciuto poi Meleagro, avvenne che per certa ingiuria fatta ad Atalanta sua innamorata da due zii di lui, fratelli d’Altea, (del qual torto è da leggersi Ovidio nell’ottavo delle Trasform.) sdegnato fieramente il giovane, amendue gli uccise, la qual nuova portata ad Altea, la riempì di tant’odio contra il figliuolo, che pose di nuovo il legno fatale sul fuoco, e mentre quello si consumava, struggevasi ancora Meleagro, fino a morirne interamente. Purg. XXV, 22.

Melicerta, e Learco figliuoli d’Atamante. Inf. XXX, 5. V. Atamante.

Melisso, gran Filosofo, nato nell’Isola di Samo. Par. XIII, 135.

Melo, l’arbore che fa le mele. Lat. malus, pomus. Melo, Che del suo pomo gli Angeli fa ghiotti, chiama Dante Gesù Cristo, e la sua gloria. Purg. XXXII, 73.

Meloda, melodia, musica. Par. XXVIII, 119.

Melode, meloda, melodia. Par. XIV, 122. XXIV, 114.

Membre, membri, membra; in rima. Inf. XXIX, 51. Purg. VI, 147. V. il Salvini nella 2. Centuria de’Discorsi Accademici, a carte 208.

Membruto, di buona corporatura, di grossa membra. Inf. XXXIV, 67. Purg. VII, 112.

Membruto. Quel che par si membruto. Purg. VII, 112. V. Pietro Re d’Aragona.

Memorare, ricordare. Purg. XXIII,117. È voce Latina.

Mena, nome, per condizione. Inf. XVII, 39. XXIV, 83.

Menalippo Tebano, uccisore di Tideo. Inf. XXXII, 131.

Menare. Che l’occhio nol potea menare a lunga, cioè, che la vista non gli potea far discernere le cose lontane. Inf. IX, 5. Menai lor arte, cioè, esercitai. Inf. XXVII, 77.

Menare gli occhi, per andar guardando attorno. Par. XXXI, 47.

Meno, avverbio, per non. Par. XVI, 11.

Menrenti, cioè, menerenti. ti meneremo, ti condurremo. Purg. XXXI, 109.

Mènsola, sostegno di trave, o cornice, ch’esce dalla dirittura del piano, ov’è affissa. Purg. X, 131.

Mente, per anima umana. Par. XXXII, 64. Per memoria. Inf. III, 132.

Mente, di che tutte le cose son ripiene; cioè, il Sommo Dio, che tutto riempie colla sua immensità. Par. XIX, 53.

Mente, in che s’inizia il moto de’cieli, e delle stelle, cioè, Iddio, primo motore d’ogni creata natura. Par. XVIII, 118.

Mente torta, cioè, offesa da furore. Inf. XXX, 21.

Menti sante, cioè, gli Angeli, le Intelligenze celesti. Par. XXXII, 89.

Mentire, per ingannare. Inf. XIX, 54.

Mentre che, finché, fino a tanto che. Inf. V, 96. XIII, 18. XVII, 41. XXXIII, 132, Purg. XX, 61. XXIII, 1. XXVII, 63, Par. XXIII, 106. XXV, 122.

Menzionare, far menzione, nominare. Purg. XV, 45.

Meraviglioso, maraviglioso. Inf. XVI, 152.

Mercè, per merito. Par. XXXII, 73.

Mercede, per merito. Inf. IV, 34. Par. XXI, 52. XXVIII, 112.

Mercurio pianeta, e suo cielo. Par. V, 96. e segg.

Meretrice che mai dall’ospizio Di Cesare non torse gli occhi putti. Inf. XIII, 64. Intendi l’invidia. Chaucer che scriveva poco più di mezzo secolo dopo Dante allega questa sentenza. (Prologue to the Legende of Good Women presso Cary) Envie is Lavander to the Court alway,

For she ne parteth neither night ne day

Out of the house of Cesar; thus saith Dani.

Mergere, per affondare, deprimere. Purg. XIX, 120. È voce Latina.

Meridiano cerchio. Uno de’ maggiori circoli della sfera armillare, che la divide in due parti eguali, ed è ugualmente distante dall’Oriente, e dall’Occidente. Al qual circolo quando è arrivato il Sole, fa mezzo giorno a tutti coloro, che hanno uno stesso orizzonte. Ma come sono innumerabili gli orizzonti, cosi parimente i meridiani. Purg. II, 2.

Meridiano è tocco dal Sole, cioè, è mezzo giorno. Purg. IV, 138. V. Meridiano cerchio.

Meridiano. Il mar Mediterraneo tanto sen’va, cioè, tanto si stende, che fa meridiano Là dove l’orizzonte pria far suole. Per intendere questo luogo del Poeta nostro, convien sapere, che quelli che abitano presso lo stretto di Gibilterra, dove comincia il mare Mediterraneo, hanno il loro orizzonte a Gerusalemme, intorno a cinque mila miglia lontano da esso stretto; ch’è quasi una quarta parte di tutta la circonferenza della terra. Chi dunque s’avanzerà dallo stretto di Gibilterra fino alle spiagge di Palestina, dov’è Gerusalemme, fin dove quasi arriva il Mediterraneo, verrà ad avere il meridiano dove prima avea l’orizzonte. Par. IX, 87.

Meridiano, meridiana face, fiaccola risplendente, come il Sole di mezzo giorno. Par. XXXIII, 10. Qui è metafora.

Merigge, meriggio, mezzogiorno. Lat. meridies, cerchio di merigge. V. Meridiano cerchio. Purg. XXV, 2. XXXIII, 104.

Meritare di chi che sia, per beneficare, Lat. mereri, benemereri de aliquo. Inf. XXVI, 80, 81.

Meritoro, per meritorio; in rima. Par. XXIX, 65.

Mero, per lucido, netto, puro, risplendente. Par. XI, 18. XVIII, 55. XXIII, 60. XXX, 59. Acqua mera, cioè, limpida, non mescolata di feccia. Par. IX, 114.

Merrò, menerò, condurrò. Purg. VII, 47.

Mertare, meritare. Purg. XVII, 105. XXI, 90.

Merto, per merito. Par. XXV, 69.

Merto, per castigo. Inf. XXXI, 93.

Mescere ad alcuno, per darli bere. Par. XVII, 12. Alla foggia de’ Latini.

Meschine, per ancelle. Inf. IX, 42.

Meschini, forse schiavi. Inf. XXVII, 115.

Meschita, per torre, o campanile. Inf. VIII, 70.

Messo in Cielo, Angelo mandato dal Cielo. Purg. XXX, 10.

Messo di Dio, cioè, mandato da Dio. Purg. XXXIII, 44.

Messo di Giuno. Par. XXVIII , 32. Vedi Iride.

Mestiere, per bisogno. Inf. XXI, 66, XXIII, 119. XXXI, 110.

Mestier non era partorir Maria, cioè, che partorisse. Purg. III. 39.

Mestieri, mestiere, bisogno, ciò che ha mestieri, ciò ch’è necessario. Inf. II, 68.

Mestiero, mestiere, bisogno, è mestiero, si richiede. Purg. VIII, 114.

Meta, per confini. Purg. XIV, 144.

Metafisice pruove, cioè, tratte dalla Metafisica, scienza nobilissima, che si dice ancora Prima Filosofia. Par. XXIV, 134.

Metello. Tribuno della plebe, che si oppose a Giulio Cesare sulle soglie del Tempio di Giove Capitolino, per difendere dalla rapacità di colui l’Erario pubblico; ma indarno, perchè a viva forza ne fu rispinto. Purg. IX, 138.

Metro, per misura. Purg. XXVII, 51. A questo metro, in questa maniera. Inf. XIX, 89. Per le parole che si cantano. Par. XXVIII, 9.

Metro ontoso, per grido con beffe, e con parole ingiuriose. Inf. VII, 33.

Metropolitano, Vescovo della principal Chiesa d’una Provincia, il quale abbia sotto di sé altri Vescovi suffraganei. Par. XII, 136.

Metter co, o capo, dar principio. Inf. XX, 76.

Metter compenso, per satollare, soddisfare. Par. IX, 19.

Mettere il viso in che che sia, cioè, guardare alcuna cosa. Par. XXXIII, 132.

Mettere in arca, per accumular pecunia. Par. VIII, 84.

Mettere in cura, per sollecitare. Par. XXVI, 21.

Mettere in fuga i sospiri. V. Fuga.

Mettere innanzi, per portar la vivanda in tavola; e figuratamente, proporre alcuna materia, o quistione da studiare. Par. X, 25.

Mettersi, ci mettemmo per un bosco, cioè, c’incamminammo. Inf. XIII, 2. Così il Petrarca nel Cap. 1. Trionfo d’Amore: Vago d’udir novelle, oltra mi misi. Mettersi oltre a fare che che sia, per avanzarsi in qualche cosa, Purg. XXIV, 61.

Mettersi nel canto, e nella nota, porsi a cantare insieme con gli altri. Par, XXV, 109.

Metter voci, gridare. Purg, XIX, 35, Alla maniera de’ Latini. Properzio nella 7. Elegia del 4, Libro: Spirantesque animos, et vocem misit.

Mezza terza, per l’ora mattutina. In, XXXIV, 96.

Mezzo, per aria, acqua, o altro corpo trasparente, interposto tra l’oggetto visibile, e l’occhio. Par. XXXI, 78. Il mezzo per lo molto Gli tolse il trapassar del pù avanti, cioè, la quantità dell'aria interposta tra l’oggetto, e la vista; vale a dire la molta distanza; impedì essa vista, che non potesse più innoltrarsi. Par. XXVII,74.

Mezzo cerchio del moto superno, chiama Dante l’Equatore, o sia il circolo Equinoziale, che è posto in mezzo al Tropico del Cancro, e al Tropico del Capricorno, fuor de’ quali cancelli non esce il Sole, girando per lo Zodiaco, Purg, IV, 79.

Mezzodì, per l’Equinozio; cioè, quella stagione che pareggia il dì colle notti; il che accade due volle l’anno, una in principio di Primavera, l’altra in principio d’Autunno. Inf. XXIV, 3.

Mezzo, coll’e stretto, per bagnato d’acqua, molle, putrido. Inf. VII, 128.

Mezzùle , la parte di mezzo del fondo dinanzi della botte. Inf. XXVIII, 22,

S. Michele Arcangelo, vincitor di Lucifero. Inf. VII, 11. Purg. XIII, 51, Par. IV, 47,

Michele Scotto; famoso Astrologo, e Mago di Federigo II. Imperadore; a cui predisse il luogo e la maniera della morte: di costui si narrò mille prodigi. Inf. XX, 116,

Michel Zanche, Inf. XXXIII, 14. Vedi Zanche.

Micol, figliuola di Saule Re d’Israele, e moglie di Davide; donna superba. Costei disprezzò il marito, in suo cuore, perchè l’avea veduto danzare in abito succinto avanti l’Arca del Signore. Purg. X, 68, 72.

Mida, Re di Frigia, il quale stimolato da immensa avarizia, impetrò da Bacco, che tutto ciò ch’ei toccava, diventasse oro. Ma pentissi poi della sua sciocca dimanda, quando vide, anche il pane, e le vivande in oro cangiarsi. Purg, XX, 106,

Milia, miglia. Par. XXVI, 78.

Milizia, per insegna di casato nobile. Par, XVI, 130.

Milizia, cigner milizia, cioè, armar cavaliere. Par. XV, 140.

Milizia, l’una, e l’altra milizia di Paradiso, cioè, gli Angeli, e l’anime de’ Beati. Par. XXX, 43. XXXI, 2, 4.

Milizia che Pietro seguette. I Santi Martiri della Chiesa primitiva. Par. IX, 141.

Milizia santa, fatta sposa da Cristo nel sangue suo, cioè, la Compagnia de’ Beati, che trionfa in Cielo dopo aver militato quaggiù in terra. Par. XXXI, 2.

Millesmo, per millesimo; in rima. Par. XX, 129.

Millesmo del vero, la millesima parte della verità. Par. XXIII, 88.

Mincio, fiume di Lombardia, ch’esce dal Lago di Garda, e mette in Po. Inf. XX, 77.

Minerva, dea dell’arti, e degl’ingegni, secondo le favole; sempre vergine, nata del capo di Giove, senz’ajuto di donna. Par. II, 8. Fronde di Minerva: l'ulivo sacro a quella dea. Purg. XXX, 68.

Ministrare, eseguire i comandi, esercitar qualche ministero. Purg. XXX, 59.

Ministro maggior della natura, cioè, il Sole, che ha una grandissima parte nella generazion delle cose. Par. X, 28.

Minoi per la rima; lo stesso che Minos. Par. XIII, 14.

Minos figliuolo di Giove, e d’Europa, Re e legislatore de’ Cretensi, uomo d’incontaminata e severa giustizia; il quale finsero i Poeti che fosse giudice all’Inferno insieme con Eaco e Radamanto, Inf. V, 4, 17. XIII, 96. XX, 36. XXVII, 124. XXIX, 120. Purg. I, 77.

Minotauro, mostro composto di due nature, umana e bovina, il quale finsero i Poeti che fosse generato da un toro, col quale si congiunse Pasife, moglie di Minos Re di Creta, donna di lussuria bestiale. Costei rinchiusa in una vacca di legno fabbricata da Dedalo, recò ad effetto il suo nefando proponimento, e fu madre del Minotauro, il quale poi fu nascosto in un laberinto, a tal fine fatto edificare dal Re: e finalmente fu ucciso da Teseo Principe d’Atene. Dante lo chiama infamia di Creti. Inf. XII, 12, 25.

Mira, (La) luogo del Padovano, posto sulla Brenta. Purg. V, 79.

Mirra figliuola di Ciniro Re di Cipri, che innamoratasi del padre, operò sì, che venne a giacersi con lui senza ch’egli la conoscesse. Vedi Ovidio nel X delle Trasformaz. dove altre cose di lei si leggono. Inf. XXX, 38.

M’insegni, per insegnami. Inf. XXVII, 102.

Minugia, budelle, intestini. Inf. XXVIII, 25.

Minuzie de’corpi, que’ minutissimi corpicelli, che si veggono moversi con somma velocità ne’ raggi del Sole. Par. XIV, 114.

Miracolo, per donna di bellezza maravigliosa, qual era Beatrice. Par. XVIII, 63. Così il Petrarca della sua Laura già morta, nel Sonetto 268. L’alto, e novo miracol,  ch’a’dì nostri Apparre al mondo, e star seco non volse, ec.

Mirare, per ammirare, maravigliarsi. Purg. XII , 66. XXV, 108.

Miro, maraviglioso, mirabile. Par. XXIV, 36. XXVIII , 53. XXX, 68. È voce Latina.

Miro, nota mira, cioè, canto mirabile. Par. XIV, 21.

Mirra, lagrima, o gomma d’un albero che nasce in Arabia, molto prezioso. Inf. XXIV, 111.

Mirrare, ugnere con mirra, che impedisce la corruzione. E figuratamente, conservare, e consacrare all’immortalità. Par. VI, 48. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 190. Non mancano Spositori, che spieghino mirro, per miro, in grazia della rima.

Mischio, sustantivo, per mescuglio, mescolanza. Par. XXV, 151. 108.

Miserere, abbi misericordia. Principio del Salmo 50 e prendesi per tutto il Salmo. Purg. V, 24. Così Miserere mei, abbi misericordia di me. Par. XXXII, 12.

Miserere di me, abbi compassione di me. Inf. I, 65. Usarono i Poeti Toscani, e anche i Prosatori qualche volta, di sparger ne’ loro componimenti voci Latine. Il Petrarca nella Canzone alla Beata Vergine: Miserere di un cor contrito, umile, e nel Sonetto 292. Or ab experto vostre frodi intendo. Il Boccaccio pure nella Novella di Martellino: Domine, fallo tristo. V. Sub Julio.

Miso, messo, posto, collocato; in rima. Inf. XXVI, 54. Par. VII, 21.

Misture, per corpi misti, formati dagli elementi. Par. VII, 123.

Misuratamente, con misura, ed ordine. Purg. VIII, 84.

Misurrebbe, misurerebbe. Purg. X, 24.

Mitriare, mettere in capo la mitra vescovile; ma figuratamente, concedere superiorità. Purg. XXVII, 142.

, ora, testé, poco avanti. Lat. modo. Inf. X, 21. XXIII, 7, 28. XXVII, 20, 25, 109. XXXIII, 136. Purg. VIII, 28. XXI, 68. XXIII, 56, 111. Par. IV, 32. VII. 94. XII, 82. XIX, 67. XXI, 15. XXII, 11, 73. XXIII, 55. XXIV, 143. XXX, 70. XXXI, 48.

Mobile primo, Cielo superiore, che movendosi, trae seco, e gira tutte le sfere inferiori d’Oriente in Occidente, fino allo stesso punto, nello spazio d’ore ventiquattro; secondo il Sistema di Tolomeo. Par. XXX, 107.

Modicum, et non videbitis me: et iterum modicum, et vos videbitis me; cioè, passerà un poco di tempo, e non mi vedrete; e passerà un altro poco di tempo, e voi mi vedrete. Parole di Gesù Cristo nel Vangelo di S. Giovanni, al cap. 16. Purg. XXXIII, 10.

Modite figliuolo di Artù Re della gran Bretagna, il quale divenuto ribelle al padre, si pose un giorno in aguato per ammazzarlo; ma il valoroso Re, scoperte l’insidie, passò da banda a banda il figliuolo con la lancia nel petto, sì fattamente, che coloro che guardavano, videro passare il sole per la piaga. Inf. XXXII, 61.

Modo, per condizione, foggia, qualità. Inf. XXVIII, 21. XXXIV, 50.

– Per volontà, cenno, comando. Purg. XXIX, 132.

Modo, tenere alcum modo, cioè, usar di fare che che sia. Inf. III , 34.

Modona. Città di Lombardia, espugnata da Ottaviano Cesare. Par. VI, 75.

Moisè, Capitano e legislatore del popolo Ebreo, personaggio notissimo nelle sacre Carte. Inf. IV, 57. Par. IV, 29. XXVI, 41. Accennato. Par. XXXII, 131.

– Scrive i cinque primi libri della Sacra Scrittura che sono chiamati il Pentateuco. Par., XXIV, 156.

– Assiste alla trasfigurazion del Signore. Purg. XXXII, 80.

Mola, macina da mulino. Par. XXI, 81. È voce Latina.

Mola, per ruota, o corona di persone che danzino. Par. XII, 3.

Molle, per facile, condiscendente. Inf. XIX, 86.

Molta, fiume che passa per Praga, Città capitale di Boemia, e si scarica in Albia. Purg. VII, 99.

Monaldi, e Filippeschi, due famiglie contrarie in Orvieto a’ tempi di Dante. Purg. VI, 107.

Moncherini, estremità delle braccia, tagliate via le mani. Inf. XXVIII, 104.

Monco, senza mano, o con mano storpiata, figuratamente, farsi monco; per isvanire, dileguarsi. Inf. XIII. 30.

Monda, città di Spagna, presso la quale Giulio Cesare vinse Labieno, e i due figliuoli di Pompejo, così imponendo fine alla Guerra civile. S’accenna. Par. VI, 71.

Mondi, chiama Dante i tre regni spirituali da lui descritti. Purg. V, 63.

Mondiglia, feccia, parte inutile che si leva dalle cose le quali si purgano. Inf. XXX, 90.

Mondizia, purità. Purg. XXI, 61.

Mondo amaro senza fine, l’Inferno. Par. XVII, 112.

Mondo defunto, chiama Dante l’Inferno. Par. XVII, 21.

Mondo felice, per lo Cielo, ch’è l’abitazione de’ Beati. Par. XXV, 139.

Mondo pulcro, il Cielo, il Paradiso. Inf. VII, 58. V. Pulcro.

Mondo senza gente, cioè, disabitato. Inf. XXVI, 117.

Mondo, questo mondo, per l’Emisperio nostro. Par. XXX, 2. Per lo Purgatorio. Purg. XXVI, 131.

Moneta, figuratamente, per la Fede. Par. XXIV, 84.

Moneta sanza conio, per Indulgenze false, e senza autorità. Par. XXIX, 126.

Monetiere, chi falsifica la moneta. Inf. XXX, 124.

Monferrato, Ducato d’Italia, posto tra il Milanese, il Piemonte, e ’l Genovese, Purg. VII, 136.

Monimento, per sepolcro. Inf. IX, 131.

Mongibello, Etna, monte altissimo di Sicilia, presso la Città di Catania, donde escono fiamme con sassi, e bitume; sotto il quale finsero i Poeti essere la fucina di Vulcano. Inf. XIV, 56. Par. VIII, 67. V. Etna.

Monistero, monasterio. Purg. XII, 122.

Montagna, nobilissimo cavaliere, capo di parte Ghibellina, crudelmente fatto morire da’ Malatesti Signori di Rimini. Inf. XXVII , 47.

Montaperti, luogo di Toscana, dove i Guelfi in numero di quattro mila furono tagliati a pezzi da’ Ghibellini, per tradimento di M. Bocca degli Abati Fiorentino. Inf. XXXII, 81.

Montar per lo raggio divino, ascendere a contemplar la Divinità. Par. XXXI, 99.

Monte, Che ha le nutrici nostre sempre seco. Purg. XXII, 104. V. Parnaso, Muse.

Monte. L’alpestro monte, ond’è tronco Peloro, Purg. XIV, 32. Intendi l’Apennino.

Monte che si leva più dall’onda, chiama Dante il monte del Purgatorio, ch’egli finge superare tutti gli altri in altezza. Par. XXVI, 139.

Monte del Purgatorio. Par. XV, 93. XVII, 115, 137.

Montecchi, famiglia potente in Verona, che insieme co’ Cappelletti, cacciò di quella città Azzo II. Marchese di Ferrara, che n’era Governatore; benché poi egli vi ritornasse, coll’ajuto de’ Conti di S. Bonifazio. Purg. VI, 106.

Monte di S. Giuliano, detto anche Monte Pisano, posto tra Pisa, e Lucca. Inf. XXXII, 29.

Montefeltro. Vedi Guido di Carpigna.

Montefeltro, famiglia nobilissima, così nominata dal luogo. Purg. V, 88. V. Buonconte.

Montemalo, luogo vicino a Roma, donde si veggiono i superbi edificj posti dentro, e fuori della città. Par. XV, 109.

Montemurlo, castello di Toscana, non lontano da Prato; che fu de’ Conti Guidi. Par. XVI, 64.

Montereggione castello de’ Sanesi, circondato di torri. Inf. XXXI, 41.

Monti intra Urbino. Io fui de’ monti là intra Urbino. Inf. XXVII, 29. V. Guido conte di Montefeltro.

Monti, chiama Dante gli Apostoli. Par. XXV, 38.

Montone dal Vello dell’oro, attaccato in Colco da Frisso nel tempio di Marte, e dopo molto tempo ricuperato da Giasone, e dagli Argonauti. Inf. XVIII, 87. V. Jasone, e le favole.

Montone fiume d’Italia, il quale scendendo dall’Apennino, corre presso le mura di Forlì, e quindi partendo, di là da Ravenna sbocca nell’Adriatico. Accennato. Inf. XVI, 94.

Montone, segno dello Zodiaco. Par. XXIX. V. Ariete.

Mora, nome, per monte di sassi. Purg. III, 129.

Moralità, per dottrina morale. Purg. XVIII, 69.

Mordere, per tormentare abbruciando. Purg. XXVII, 10.

Mordere. Con quanti denti questo amor ti morde, cioè, quanti motivi ha l’amore, che t’infiamma. Par. XXVI, 51.

Morire, muore il lembo (parete, margine), cioè, termina, sparisce, lascia d’esser lembo. Purg. VII, 72.

morisse, per morissi; in rima. Inf. V, 141.

Mormorare, per parlar coperto, o fra’ denti. Purg. XXIV, 47. Per nominar sotto voce. Purg. XXXII, 37.

Moronto fratello di Cacciaguida antenato di Dante. Par. XV, 136.

Morso, sustantivo, per istimolo. Par. XXVI, 55.

Morso dell’unghie, per lo grattare. Inf. XXIX, 79.

Morso Colui che ’l morso in sè punio. Purg. XXXIII, 63. Cioè, Gesù Cristo, che morendo sopra la Croce, soddisfece all’Eterno suo Padre, offeso dal primo uomo col mangiare il pomo vietato. Intendi dunque morso del pomo nel Paradiso Terrestre.

Morta’, per mortali. Purg. XIII, 144.

Mortai, mortali. Par. V. 129. XV, 42.

Mortale, il mortale, sottintendi, corpo. Purg. XXVI, 60.

Morta Poesia, che tratta del regno de’ morti; cioè, dell’Inferno; e perciò tetra, malinconica. Il Petrarca nel Sonetto 16. Tacito io; che le parole morte Farian pianger la gente. Ovvero, abbandonata, tralasciata per lunghissimo tempo; colpa de’ barbari che innondarono l’Italia negli ultimi anni dell’Imperio Romano, e distrussero tutte le belle arti: ma la prima spiegazione ci sembra la vera, Purg. I, 7.

Morta scritta, cioè, lettere di colore oscuro, e funebre. Inf. VIII, 127.

Morti veri, chiama Dante i dannati. Purg. XXIII, 122.

Mosca (II). Inf. VI, 80. Vedi Mosca degli Uberti.

Mosca degli Uberti, o de’ Lamberti, nobilissimo cavalier Fiorentino, il quale diede il consiglio che si dovesse ammazzare Buondelmonte, anch’egli uomo principalissimo di quella città, che avendo promesso di prender per moglie una degli Amidei, non attenendo lor la promessa, sposò invece una de’ Donati. L’uccisione del qual Giovane introdusse in Firenze le pestilenti fazioni de’ Neri, e de’ Bianchi, con danno gravissimo degli Uberti. Inf. XXVIII, 106.

Mossa neve, cioè, neve caduta da Cielo. Purg. XXIX, 127.

Mosson, mossero. Purg. IV, 122.

Mosterrà, mostrerà. Purg. I, 107.

Mosterrolti, tel mostrerò. Inf. XXXII, 101.

Mota, per mossa, participio. Purg. XXIII, 19. È voce Latina.

Moto che più tosto il Mondo cigne, cioè, il primo Mobile velocissimo. Par. XXVIII, 27.

Moto, participio, per mosso. Par. XVIII, 49. XXIV, 132. È voce Latina.

Motore, che muove. Purg. XXV, 69.

Motori beati, le Intelligenze che muovono i cieli. Par. II, 129.

Motto, per detto breve, e faceto. Par. XXIX, 115. Per parole semplicemente. Purg. V, 7. V. Far motto.

Movén, movevano. Inf. XVIII, 17. XXXIV, 51. Par. XIV, 110. E simili terminazioni molte.

Movendo, per movendosi. Par. XIII, 66.

Movieno, movevano. Purg. III. 59. X, 81. XXIX, 59.

Moviensi, per movevansi; in rima. Inf. XII, 29. Par. XVIII, 79.

Movimento umano, per malvagia inclinazione, reo appetito. Par. XXXIII, 37.

Mozzi (Andrea de’). Vescovo di Firenze, uomo macchiato di brutto vizio, il quale fu da Nicola III. Sommo Pontefice, secondo il Landino, ma secondo l’Abate Ughelli, da Bonifazio VIII, fatto passare dal vescovato di Firenze a quello di Vicenza. Accennato. Inf. XV, 112.

Mozzo, per disgiunto, scompagnato. Purg. XVI , 15. Per tolto. Inf. IX, 95.

M’v’avviva, mi v’avviva. Par. IV, 120.

Mucciare, per trafugarsi, fuggirsi. Inf. XXIV, 127.

Muda, è propriamente quel luogo oscuro, dove si rinchiudono gli sparvieri, ed altri uccelli di rapina, perchè mutino le penne; Ma Dante usurpa questa voce in significato di prigione. Inf. XXIII, 22. È simile quel del Petrarca nel Cap. IV, del Trionfo d’Amore:

In così tenebrosa, e stretta gabbia

Rinchiusi fummo ; ove le penne usate

Mutai per tempo, e la mia prima labbia.

Mulo, per bastardo. Inf. XXIV, 125.

Mungere, munger la lena del polmone, per levare il respiro , affannare, fiaccare. Inf. XXIV, 43.

Munger le lagrime, trarre il pianto dagli occhi. Inf. XII, 135.

Mungere per gli occhi, per eccitare a piagnere. Purg. XIII, 57.

Munger via la sembianza, per la dieta, disfigurare a forza di soverchio digiuno. Purg. XXIV, 17.

Muno, dono; in rima. Lat. munus. Par. XIV, 33.

Munto di che che sia, per tolto, estratto. Par. XXI, 87.

Muovere , per muoversi di luogo, dipartirsi, mettersi in cammino. Inf. II, 67. XVIII, 17. Purg. X, 92. XIX, 06. Par. VII, 7.

Muovere il piede nel bene appreso, cioè, avanzarsi più e più nella cognizione del bene. Par. V, 6.

Muovere i piedi colla Chiesa, cioè, sentire come sentono i Cattolici, essere ortodosso. Par. VI, 22.

Muover la penna, per dar materia, e cagione di scrivere, Par. XIX, 116.

Murare, fabbricare. Tempio, che si murò di segni, e di martìri, chiama Dante la Chiesa, che fu stabilita con insigni miracoli, e col sangue sparso de’ Martiri. Par. XVIII, 123.

Muro, per cosa interposta, che separi, ed impedisca il transito. Purg. XXVII, 36. Par. XXXII, 20. Il Petrarca parimente nel Sonetto 43.

Tra la spiga e la man qual muro è messo?

cioè, quale impedimento? quale ostacolo?

Musa Maggiore. Nostra maggior musa. Par. XV, 26. Intendi Virgilio principe de’ Poeti Latini.

Musare, stare oziosamente, a guisa di stupido, o trasognato. Inf. XXVIII, 43. V. però il Varchi nell’Ercolano, a carte 67. dell’edizion Fiorentina.

Muse. Finsero gli antichi Poeti che queste fossero nove sorelle, figliuole di Giove e di Mnemosine, alle quali erano sacri i monti Parnasso, Pindo , Elicona. Erano presidenti alle arti liberali, ma principalmente alla Poesia, e alla Musica. I loro nomi furono: Clio, Calliope, Euterpe, Melpomene, Tersicore, Polinnia, Erato, Talia, Urania, Inf. 7. Purg. I, 8. Par. II, 9. XII, 7. XXIII, 56. Nutrici de’ Poeti. Purg. XXII, 105. Vergini sacrosante. Purg. XXIX, 37. Accennate. Inf. XXXII, 10.

Mutamento, mutazione. Purg. XXVIII, 7.

Mutarsi in sè, per voltarsi; detto di schiera, che marci. Purg. XXXII, 21.

Muto, nome, aspettar le novelle dal muto, cioè, bramare che gli siano spiegato quelle cose, che per la loro sublimità non si possono spiegare, Par. X, 75.

Muto d’ogni luce, cioè, oscurissimo, per quella figura che da’ Greci è chiamata catachresis; cioè, abuso. Inf. V, 27.

Muto, mute potenze, chiama Dante quelle dell’anima vegetativa, e sensitiva, dopo la morte dell’uomo, che allora non si riducono all’atto. Purg. XXV, 82.

Muzio Scevola, nobilissimo Romano, il quale, assediando Porsena Re di Toscana la città di Roma, si portò agli alloggiamenti del nimico per ucciderlo; e quivi arrivato, non conoscendolo, uccise in vece di lui un suo favorito; ma accortosi poi dell’errore, mise ad arder la propria mano nel fuoco preparato per lo sacrifizio. Vedi Tito Livio nel 2. libro delle Storie, Par. IV, 84.

 N

 Nabuccodonosorre, Re degli Assirj, dormendo vide una volta un orribil sogno; del qual sogno non ricordandosi poi la mattina, mandò per tutti li savj di Babilonia, promettendo premj a coloro che glie lo avessero ricordato, e spiegato, e minacciando di morte gli altri che ciò non avessero saputo fare; ma Daniello, fatta orazione, co’ suoi compagni, per ispirazione divina venne a sapere e il sogno, e come si dovesse spiegare, e in tal maniera quietò l’animo del Re, e placò l’ira di esso. Par. IV, 14.

Najáde, coll’accento acuto sulla seconda sillaba, in rima; per Najadi, cioè Ninfe de’ fonti e de’ fiumi. Narrano le favole che essendosi messe tali Dee a predire le cose future, sdegnata Temi, come quella a cui più non si dimandavano i responsi, mandò nel distretto di Tebe un ferocissimo cinghiale, che dava il guasto alle biade, e divorava le gregge, Purg. XXXIII, 49.

Nanna, voce delle balie, quando cullando i bambini, procurano d’addormentargli. Purg. XXIII, 111.

Napoleone, degli Alberti. Inf. XXXII, 55. e segg. V. Alessandro.

Napoli, città principalissima d’Italia posta in terra di Lavoro, e capo di molte provincie: anticamente chiamata Parthenope. In essa fu sepolto Virgilio. Purg. III, 27.

Narcisso, bellissimo giovane, figliuolo del fiume Cefiso, e di Liriope, il quale non volendo corrispondere in amore alle Ninfe che per lui si struggevano, avvenne che guardandosi egli una volta in un limpidissimo fonte, s’innamorò di sé stesso, e dimenticatosi del mangiare, e del bere, se ne morì, e fu convertito nel fiore del suo nome. Inf. XXX, 128. Accennato. Par. III, 18.

Nardo, pianta Indiana odorifera. Inf. XXIV, 111.

Nasetto, per uomo di picciol naso. Purg. VII, 103.

Nasetto. Quel nasetto, che stretto a consiglio, ec. Purg. VII , 107. Intendi Filippo Nasello figliuolo di San Lodovico Re di Francia.

Naso Maschio. Colui dal maschio naso. Purg. VII, 113. V. Carlo I. Re di Puglia.

Nassidio, soldato nell’esercito di Catone in Affrica. Costui, se crediamo a Lucano nel 9. Della Farsaglia, punto da una serpe velenosissima, si gonfiò in maniera, che venne a scoppiare, mandando fuori le interiora. Inf. XXV, 95.

Nastro, per continuazione di raggio, figuratamente. Par. XV, 122.

Nasuto, ben fornito di naso. Purg. VII, 121.

Natan, Profeta, il quale per comandamento di Dio riprese Davide dell’adulterio da lui commesso colla moglie d’Uria. Par. XII, 136.

Nato, per figliuolo, alla maniera de’ Latini. Inf. IV, 59, X, 111. Par. XXII, 142. E per uccellino di nido. Par. XXIII, 2. Nato, per natio. Inf. XXII, 48.

Nato di Navarra. Io fui del regno di Navarra nato. Inf. XXII, 48. V. Giampolo.

Navarra, provincia confinante colla Spagna, e divisa dalla Francia col mezzo de’ monti Pirenei; oggi posseduta da’ Franzasi. Inf. XXII, 48. Par. XIX, 143.

Navarrese, di Navarra. Inf. XXII, 121.

Navicare, navigare. Inf. XXI, 9. Purg. 1, 131.

Nazzarette, città di Galilea, dove seguì l’incarnazione del Verbo Divino. Par. IX, 137.

Ne, particella riempitiva, o enclitica, come dicevano i Greci. Per le rene vane; cioè va, o, ne va. Purg. XXV, 42. E così in altri luoghi. V. Il Varchi nell’Ercolano, a carte 193.

Nebuloso, coverto di nebbia, caliginoso. Lat. nebulosus. Inf. IV, 10.

fiamma non m’assale, Questa doppia negativa maggiormente niega. Così Virgilio nell’Egloga. 5. Nulla neque amnem Gustavit quadrupes, nec graminis attigit herbam. Inf. II, 93.

Necesse, per necessità. Par. XIII, 98, 99. Per necessario. Par. III, 77. È voce Latina.

Necessità fa esser veloce la Fortuna; dipendendo anche gli accidenti che pajono a noi fortuiti, dalla indeclinabile providenza di Dio. Inf. VII, 89. M. Tullio nelle sue Quistioni Accademiche a M. Varrone, scrive che gli antichi Filosofanti chiamavano qualche volta Dio col nome di Necessità: Quam (inni, idest Deum) interdum Necessitatem appellant, quia nihil aliter esse possit, atque ab ea constitutum sit: inter quasi fatalem, et immutabilem continuationem ordinis sempiterni.

Necessitato, per necessario, ingiunto di necessità, cioè, con obbligo indispensabile. Par. V, 49.

Ned, scrivesi in vece di ne, particella negativa, quando seguita Vocale. Purg. IV, 102.

Ne’ Dei, cioè, fra gli Dei. Purg. XV, 98.

Negri, o Neri, fazione di Toscana a’ tempi di Dante. In, XXIV, 143.

Neente, niente. Par. IV, 74.

Negghienza, pigrizia, trascuraggine, oziosità. Purg. IV, 105.

Negligere, trascurare. Purg. VII,92. È voce Latina.

Nego, mettersi al nego, disporsi a negare. Purg. XVII, 60.

Ne la, per nella; in rima. Purg. XVII, 55.

Nella, moglie di M. Forese, Fiorentino, donna molto pia. Purg. XXIII, 87. V. Forese.

Nella Chiesa co’ Santi, e in taverna co’ghiottoni, maniera di proverbio, che dinota, doversi l’uomo savio accomodare a’ luoghi, a’ tempi, e alle circostanze. Inf. XXII, 14.

Nella Madre, cioè, nell’utero materno. Par. XXXII, 68.

Ne lo, per nello; in rima. Par. II, 13.

Nembrotte , Nembrotto , personaggio notissimo per la Sacra Scrittura, uomo di superbi pensieri, il quale cominciò a fabbricare la torre di Babelle, con animo di giungere sino alle stelle; ma Dio confondendo i linguaggi de’ lavoratori, deluse il suo pazzo disegno. Inf. XXXI, 77. Purg. XII, 34. Par. XXVI, 126.

Neque nubent , e non si ammoglieranno. Detto di Gesù Cristo nel Vangelo di S. Matteo al capo XXII. Vers. 30. Per dare ad intendere, che in Paradiso non vi saranno più né mariti, né mogli. Purg. XIX, 137.

Nequizia, malvagità. Par. IV. 69. XV, 142. Per desiderio ingiusto, e discordante dalla divina volontà. Par. VI, 123.

Nerbo, nervo, o vigore. Inf. XXI, 36.

Nerbo del viso, vigore, e forza degli occhi. Inf. IX, 73.

Nerli, famiglia nobile Fiorentina uno de’ suoi consorti, ma senza nome, viene accennato. Par. XV, 115.

Nervi mal protesi, per parte del corpo vergognosa, male usata. Inf. XV, 114. Così Orazio nell’Oda 12. degli Epodi:

Cujus in indomito constantior inguine nervus,

Quam nova collibus arbor inhaeret.

Nescio, per ignorante, che non sa. Lat. nescius. Par. XXVI, 74,

Nesso Centauro, ucciso da Ercole con una freccia, perchè avendosegli offerto di trasportare sulle sue groppe Dejanira, moglie di lui, di là dal fiume Eveno, quando fu giunto all’altra riva, la volle sforzare. Inf. XII, 67, 98. XIII, 1.

Nettuno, dio del mare, figliuolo di Saturno, e di Cibele, Inf. XXVIII, 83. Ammira l’ombra della nave Argo, che prima d’ogni altra solcò il mare. Par. XXXIII, 96.

Nicchiarsi, dolersi, e rammaricarsi con voce sommessa, alla guisa che fanno le donne, quando cominciano a sentire i dolori del parto. Inf. XVIII, 103.

Niccola III. Sommo Pontefice, della famiglia Orsina di Roma, posto da Dante fra’ simoniaci: ma altri tengono che fosse degno Pontefice. Inf. XIX, 31. e segg.

Niccolao Santo, Vescovo di Bari, che sovvenne con tre borse d’oro a tre fanciulle da marito, dotate di somma bellezza, altrettanto povere, e perciò poste in pericolo di vendere l’onestà loro. Purg. XX, 32.

Niccolò Salimbeni, ricchissimo giovane Sanese ma scialacquatore fuor di misura, il quale fu il primo a condire fagiani con garofani, ed altra maniera di spezierie. Inf. XXIX, 127. V. lo Stricca.

Nicosia, città principale dell’Isola di Cipri coll’accento acuto sulla penultima. Par. XIX, 146.

Nidio, nido. Inf. XV, 78.

Nido, per luogo proprio d’anima beata. Par. XVIII, 111.

Nido di Leda, per lo segno de’ Gemini. Par. XXVII,98. V. Leda.

Nido, fare il nido, per alloggiare. Purg. XX, 131.

Nido, Forse è nato Chi l’uno e l’altro caccerà di nido. Purg. XI, 98. Dante accenna sé medesimo e ch’ei forse avanzerà la gloria de ’due poeti italiani suoi predecessori.

Niego, far niego, per negare. Inf. XXVI, 67. Purg. XXV, 33. V. Nego.

Niente, di levarsi era niente, cioè, in vano tentavano di levarsi. Inf. XXII, 143.

Nigri, per negri; in rima. Purg. XXXIII, 110. È voce Latina.

Nilo, fiume grossissimo d’Egitto che nasce nell’Etiopia, e si scarica per sette foci nel Mediterraneo. Inf. XXXIV, 45. Purg. XXIV, 64. Par. VI, 66. Le fonti del Nilo presso gli antichi erano incognite. Qui s’accenna la guerra Alessandrina di Giulio Cesare.

Ninfe, propriamente furon dette le dee presidenti all’acque; che Najadi e Nereidi ancora si chiamarono; le prime abitatrici de’ fiumi, le seconde del mare; ma per figura Catacresi ebbero questo nome altresì le Oreadi, cioè le dee de’ monti; e le Napee, dee delle valli; e finalmente le Driadi, e le Amadriadi, dee delle Selve, e degli Alberi. Purg. XXIX, 4. XXXI, 106.

Ninfe chiama Dante le virtù Teologali e Cardinali. Purg. XXXII, 98.

Ninfe eterne chiama Dante le stelle. Par. XXIII, 26.

Nino, Re degli Assirj , marito di Semiramide. Inf. V, 59. V. Semiramis.

Nino della casa de’ Visconti di Pisa, uomo gentile, e molto robusto di corpo; giudice del giudicato di Gallura in Sardegna. Purg. VIII, 53, 109.

Niobe, figliuola di Tantalo, e moglie d’Anfione Re di Tebe. Costei ebbe di suo marito sette figliuoli maschi, e sette femmine; per la qual cosa oltre misura insuperbita, non voleva che le genti sacrificassero a Latona madre d’Apollo, e di Diana, ma piuttosto a lei. Sdegnati perciò que’ Numi, gli uccisero colle saette i figliuoli, Apollo i maschi, e Diana le femmine; e lei piangente convertirono in sasso. Purg. XII, 37.

Nipote. I’ veggio tuo nipote. Purg. XIV, 58. V. Fulcieri da Calboli.

Niso, giovane Trojano, amico d’Eurialo. Inf. I, 118. Vedi Virgilio nel 9. dell’Eneide.

Nitido, netto, purgato. Lat. nitidus. Par. III, 11.

No’ noi. Purg. V, 52.

Noaresi, Novaresi, popoli di Novara città dello stato di Milano. Inf. XXVIII, 59. V. Dolcino.

Nocera, città dell’Umbria, soggetta a’ Perugini, a’ tempi del Poeta, e da loro molto aggravata. Par. XI, 48.

Nobilità, nobiltà. Par. VII, 78. Lat. nobilitas.

Nobilitate, nobiltate. Inf. II, 9.

Nocchio, nodo. Inf. XIII, 84.

Noce, per quella parte della balestra, dove s’appicca la corda, quando si carica. Par. II, 24.

Nodo, per difficoltà. Purg. XXIV, 55. Par. XXVIII, 58. Per misterio, o visione misteriosa. Purg. XXIX, 134. Per la macchina del mondo. Par. XXXIII, 91.

Noè, Patriarca, che rinchiuso nell’Arca da lui fabbricata, con altri sette della sua famiglia, scampò dall’universale diluvio. Inf. IV, 86. Pose Dio un patto col Patriarca Noè, che quando gli uomini vedessero, apparir nelle nuvole l’Arco baleno, potrebbero, assicurarsi che il diluvio universale non ritornerebbe mai più. Par. XII, 17.

Nojare, annojare, rincrescere, dispiacere, dar molestia, e s’adopra col terzo e col quarto caso. Inf. XXIII, 15. Purg. IX, 87. Par. IX, 35, 98. XIV, 18.

Nol vi dice, non vel dice. Par. XIV, 10. Temendo no ’l mio dir gli fusse grave, cioè, che ’l mio dire grave non gli fosse. Inf. III, 80. XVII, 76.

Noli, terra del Genovese, posta in una valle. Par. IV, 25.

Nomare, nominare. Inf. V, 71. XXV, 42. XXX, 101. Purg. XI, 55. XXI, 91. XXIV, 26. Par. XVIII, 35. XXVIII, 132.

Nomato, nominato. Inf. XXIII, 105. XXX 65. Par. VI, 46. VII, 133.

Nome, Col nome che più dura, e più onora, cioè, col titolo di Poeta. Purg. XXI, 85.

Nome portato prima. Quel che su vi portai prima lo nome di colui, ec. Par. XXII, 40. V. S. Benedetto.

Nominanza, nome, fama. Inf. IV, 76. Purg. XI, 115.

Nominare a dito, cioè, additando. Inf. V, 68.

Non, particella soprabbondante. Inf. XXX, 24.

Non altri il ti giura, cioè, niuno tel giura. Par. XXIV, 105.

Non buono, per cattivo. Inf. XXI, 99. Così Catullo Carm. XI.

Pauca nuntiate meae puellae

Non bona dicta.

Non puote esser senza gustare, cioè, non può non gustare; è forza che gusti. Par. X, 5.

Non credi fu me teco? cioè, me esser, teco? Purg. III, 24.

Non decimas, quae sunt pauperum Dei, non le decime, che sono de’poveri di Dio. Par. XII, 93.

Non guardasti in là, si fu partito, cioè appena guardasti in là, ch’ei si partì. Inf. XXIX, 30.

Non n'usciresti, pria saresti lasso, sottintendi, che. Par. IV, 93.

Non potèm ad essa, sottintendi, arrivare. Purg. XI, 8.

Non saria, che non potesse, cioè, potrebbe. Purg. VII, 51.

Non si est dare primum motum esse; cioè, non dimandò a Dio Salomone, se convegna concedersi, darsi, che ci sia il primo moto, o pure se i movimenti procedano da una serie d’infinite cagioni. Par. XIII, 100.

Non possa, in forza di nome , cioè, difetto di potere, Purg. V, 56.

Normandia, provincia di Francia, occupata da’ discendenti d’Ugo Ciapetta. Purg. XX, 66.

Norveggia, provincia e Reame settentrionale. Suo Re biasimato. Par. XIX, 139.

Nosco, in compagnia nostra, dal Latino nobiscum. Purg. XXII, 106.

Nostra Donna, cioè, Nostra Signora; per la Beata Vergine. Par. XXI, 123.

Nostra labbia, per aspetto, o figura umana. In XXV, 21.

Nostrale, domestico, all’usanza del nostro paese. Inf. XXII, 9.

Nota, per accento, suono, voce, grido. Inf. V, 25. XXXII, 36. Per ricordo scritto. Inf. XX, 104, XXXII, 93.

Notajo. Purg. XXIV, 56. V. Iacopo da Lentino.

Notare, per accennare, significare. Purg. VI, 93, Per cantare secondo le note musicali. Purg. XXX, 92.

Note, per macchie. Purg. XI , 34. Per parole, o rime. Inf. XVI, 127.

Note, verbo, per noti; in rima. Inf. XI. 101. Par. XIII, 103.

Noti di fama, cioè, per fama. Par. XVII, 138.

Notricare, nutrire. Purg. XVI, 78.

Notte ultima, per la fine del Mondo. Par. VII, 112.

Novella, per ragionamento. Inf. XXV, 38.

Novellamente, per a’ giorni nostri o negli ultimi tempi. Purg. XX, 51.

Noverca, madrigna. È voce Latina. Par. XVI, 59. Qui figuratamente, contraria, avversa, come sogliono essere le madrigne ai figliastri.

Novissimo, per ultimo, alla maniera de’ Latini. Purg. XXX, 13.

Novizia, per isposa. Par. XXV, 105.

Nozze, per l’eterna beatitudine. Par. XXX, 135.

Nube, nuvola. Lat. nubes. Par. XII, 10.

Nube di mortalità, cioè, impedimento che il corpo mortale cagiona all’anima immortale. Par. XXXIII, 31.

Nuca, la spinal midolla, ch’è come un processo del cervello, secondo i professori di Notomia. Inf. XXXII, 129.

Nude parole, chiare, facili ad essere intese. Purg. XXXIII, 100.

Nui, per noi; in rima. Inf. IX, 20.

Nulla, per niuna. Inf. V, 44.

Nulla, particella. Nulla sarebbe del tornar mai suso, cioè, non ritorneresti mai di sopra. Inf. IX, 57. Sarebbe nulla d’agguagliare, cioè, non potrebbe in alcuna maniera. Inf. XXVIII, 20.

Nullo, per niuno. Inf. V, 103. VII, 42. XIV, 65. XXXI, 81. XXXIII, 123. Purg. VIII, 55. XXIII, 9. Par. XV, 119. XIX, 89. XXIV, 21. XXX, 59. XXXI, 15, 54. XXXII, 42, 63. Lat. nullus.

Numi, per anime beate. Par. XIII, 31.

Numidia, provincia dell’Affrica, dove anticamente regnò Iarba. Purg. XXXI, 72.

Nuocere in altrui, cioè, ad altrui. Inf. XII, 48.

Nuove cose, chiama Dante le creature, avendo riguardo all’eternità del Creatore. Par. VII, 72. In Daniello, al settimo capo, chiamasi Dio, antiquus dierum.

Nuovo, per disusato, e strano. Inf. XVIII, 22.

– Per giunto di fresco, e perciò inesperto, malpratico. Purg. XXVIII, 76.

– Per ignoto. Par. IX. 22.

– Per insolito, maraviglioso. Par. XXXIII, 136.

Nuovo augelletto, per quello che non ha ancora messe le penne interamente. Purg. XXXI, 61.

Nuovo di compagnia, per chi ha nuovo compagno. Inf. XXIII, 71.

Nuro, per nuora; in rima. Lat. nurus. Par. XXVI, 93.

O

O, Esclamazione di maraviglia. Purg. V, 27.

Obbediendo, obbedendo. Par. VII, 99.

Obbietto, oggetto. Par. XXXIII, 103.

Obbietto comune, chiama Dante il desiderio di sapere, comune a tutti gli uomini. Così spiega il Vellutello. Purg. XXIX, 47.

Obizzo da Esti, marchese di Ferrara, e della Marca d’Ancona, uomo crudele, e rapace, che finalmente fu ucciso da un suo figliuolo. Inf. XII, 117. Gode Ghisola, sorella di Venedico Caccianimico. Inf. XVIII, 56.

Obblico, obbliquo contrario di retto. Par. X, 14. V. Zodiaco.

Occaso, occidente. Purg. XXX, 2.

Oceano, chiamato dal Poeta, quel mar che la terra inghirlanda; perchè in sé contiene le terre, ed è fuori di esse. Par. IX, 84.

Occhi, per vista, togliere gli occhi, per impedire il vedere. Purg. XV, 145.

Occhi del Cielo, chiama Dante Apollo, e Diana; cioè, il Sole, e la Luna. Purg. XX, 132.

Occhi della mente, cioè, l’intelletto. Purg. XXXIII, 126.

Occhi spietati , udendo di Siringa. Purg. XXXII , 65. Fedi Argo.

Occhiaia, cassa dell’occhio, sito dove sta riposto. Purg. XXIII, 31.

Occhio, sovra 'l Sol non fu occhio ch’andasse, cioè, che vedesse mai cosa più risplendente del Sole. Par. X, 48.

Occhio dell’aquila circonscritto. Par. XX, 31.

Occúpa, coll’accento acuto sulla seconda sillaba; in rima. Purg. XX, 8.

Occupare, per vincere. Purg. XIV, 84.

Oderisi d’Agobbio, eccellentissimo miniatore, a’ tempi di Dante. Purg. XI, 79.

Odio proprio, cioè, di sé stesso. Purg. XVII, 108.

Odor di lode, quasi sacrifizio , tolta la metafora dall’incenso, che si abbrucia ne’ sacrifizj. Par. XXX, 126.

Offensa, per colpa, peccato. Par. IV, 108.

Offense, per offese, participio; in rima. Inf. V, 109.

Offensione, offesa, danno, scempio. Inf. VI, 66. XXI, 61. Per peccato. Purg. XVII, 82.

Offenso, offeso. Purg. XXXI, 12. Par. XVII, 52. Lat. offensus.

Offerere, offerire, sacrificare, dar culto a Dio. Par. V, 50. XIII,14.

Offerirsi dinanzi agli occhi, cioè, presentarsi. Inf. I, 62.

Offese di ciò, peccò in ciò. Purg. XXVI, 76.

Offeso sembiante, cioè, cruccioso. Inf. VII, 111.

Oggimai, omai. Inf. XXXIV, 32. Purg. XVI, 127.

O lasso, oimè. Inf. V, 112.

Olezzare, mandar odore. Purg. XXIV, 147.

Olimpo, monte altissimo della Tessaglia, il quale sorpassa le nuvole colla cima; e prendesi da’ Poeti per la parte più eccelsa del Cielo, come fingono essere le stanze degli dei. Purg. XXIV, 15.

Olimpo, per lo Cielo. Purg. XXIV, 15.

Olire, mandar odore. Lat. olere. Purg. XXVIII, 6.

Olivo, per segno di pace. Purg. II, 70.

Oloferne. Capitan generale dell’esercito degli Assirj sotto Betulia, città della Giudea. Costui fu ingannato da Giuditta, bellissima e santissima vedova di quella città, che avendosi per divina inspirazione, messo in cuore di liberare la patria, uscì a visitarlo ne’ padiglioni, e dopo d’averlo invaghito di sé, fingendo di volersi giacere con lui la notte, ritiratasi a fare orazione, quando il sentì posto a letto, e addormentato per lo molto vino ch’egli avea bevuto, colla spada di lui medesimo gli tagliò la testa, e la portò seco in Betulia ; onde poi fu sciolto l’assedio. Vedi la Scrittura Sacra nel libro di Giuditta. Purg. XII, 59.

Oltracotanza, per arroganza insoffribile. Inf. IX, 93.

Oltracotato, per arrogante, di superbia intollerabile. Par. XVI, 115.

Oltraggio, per eccesso, avanzamento fuor di misura. Par. XXXIII, 57.

Oltrarsi, innoltrarsi. Par. XXXII, 146.

Oltre, cioè, da una superficie all’altra opposta. Par. II, 74.

Omberto, uno de’ Conti di Santa Fiora in Maremma di Siena, figliuolo di Guglielmo Aldobrandesco; il quale fu tanto superbo ed arrogante, che non potendolo i Sanesi più tollerare, il fecero ammazzare in Campagnatico, luogo del Contado di Siena. Purg. XI, 58, 67.

Ombra, Un’ombra s’era inginocchion levata. Inf. X, 53. V. Cavalcante de’ Cavalcanti.

Ombra, per anima semplicemente. Purg. XIII, 7.

– Per anima beata. Par. V, 107.

– Per anima dannata, o demonio. Par, IX, 72.

– Per immagine. Par. l, 23.

– Per riparo di tetto, o d’imposte. Par. XIV, 116.

Ombra della carne, per la ignoranza umana, contratta dal primo peccato. Par. XIX, 66.

Ombra della nave Argo ammirata da Nettuno. Par. XXXIII, 96.

Ombra. Romper l’ombra, disse Dante d’uno che ferì un altro sì fattamente, che il Sole passò per l’apertura della ferita, e venne a cancellare l’ombra del corpo. Inf. XXXII, 61.

La prim’ombra che gittano i monti, si è quella della mattina verso la parte occidentale. Purg. XXVIII, 12.

Terra che perde ombra, chiama Dante quella ch’è situata sotto il circolo equinoziale, dove non è ombra, almeno picciolissima; perchè i raggi del Sole sono ad essa terra quasi perpendicolari. Purg. XXX, 89.

Ombrare, per farsi paura di cosa vana, e conviene principalmente a’ cavalli. Inf. II, 48.

Ombrato, adombrato, coperto d’ombra. Purg. XXX, 25.

Ombrifero, che fa ombra. Lat. umbrifer. Par. XXX , 78. Qui è metafora.

O me, oimè. Inf. XXVIII, 123. In rima.

Omè, oimè; fuor di rima. Inf. XXI, 127. XXII, 91. XXV, 68. Purg. XIX, 106.

Omega, l’ultima lettera dell’alfabeto de’ Greci. Par. XXVI , 17. V. Alfa.

Omero. Poeta sovrano, scrittore antichissimo, e famosissimo, che compose i due poemi, l’Iliade, e l’Ulissea. Inf. IV, 88. Lodato. Purg. XXII, 101.

Ómero, coll’accento acuto sulla prima sillaba, spalla. Lat. humerus. Inf. XVII, 42. Purg. XVI, 9.

Omicide, per omicidi. Inf. XI, 37.

OMO, leggesi nel viso degli uomini; perchè le due tempie fanno le due gambe laterali dell’emme, e il naso quella di mezzo, gli occhi poi fanno i due 0. Purg. XXIII , 32. Queste sono di quelle cose che la Poesia abborrisce, non essendo capaci d’alcuno ornamento. V. Orazio nell’Arte Poetica al verso 149.

Omore, per umore. Inf. XXX, 53. Così sempre il Volgarizzator manuscritto di Palladio.

Oncia, per minimo spazio di cammino; cioè quanto è lungo il dito grosso della mano. Inf. XXX, 83.

Onda, per mare. Par. XXVI, 139.

Onde, particella, per di cui. Inf. II, 25. XXXII, 14. Purg. XXI, 3.

– In luogo di per cui, o in cui. Purg. XXV, 1.

– In significato di perchè. Purg. VI, 136. Par. VIII, 55.

Ondeggiar del santo rio, chiama Dante le parole di Beatrice, che aveano sciolte le sue quistioni; chiamando poi fonte essa Beatrice. Par. IV, 115.

Onestato, pien d’onestà. Purg. XXIX. 136.

Onesto parlando, cioè onestamente, gentilmente. Inf. X, 23.

Onorio, Papa III, concede all’Ordine de’ Frati minori di potere amministrare i Sacramenti, e avere la dignità del Sacerdozio. Par. XI, 98.

Onranza, onoranza, onore, riputazione. Inf. XXVI, 6.

Onrata impresa, cioè, onorata, onesta. Inf. II, 47.

Onrato, onorato, degno d’onore. Inf. IV, 76. Purg. VIII, 128.

Onta, per ingiuria. All’onta, cioè, a dispetto. Inf. XXXII, 110.

Ontoso, ingiurioso. Inf. VII, 33.

Operare ogni arte, cioè, adoperare, usare ogni arte. Purg. XXVIII, 15.

Opere, a che Natura Non scaldò ferro mai, né battè ancude; cioè, i miracoli operati dalla Divina Onnipotenza, che oltrepassano le ristrette forze della natura. Par. XXIV, 101.

Opimo, abbondevole, fornito a dovizia, adorno. Lat. opimus. Par. XVIII, 33. XXX, 111.

Oppilazione, per morbo caduco, o altro accidente che nasca da ragunanza d’umori, per li quali vengano ad oppilarsi, e serrarsi le vie degli spiriti. Inf. XXIV, 114.

Opposito, avverso, posto all’incontro. Lat. oppositus. Purg. II, 4.

Oppressura, oppressione. Purg. VI, 109.

Opra, per fabbrica. Par. XXXI, 34.

Ora, nome, per tempo, stagione. Purg. II, 93.

Perder l’ora, cioè, il tempo, l’occasione, l’opportunità. Inf. XIII , 80.

– Fresco smeraldo in l’ora che si fiacca, cioè, allora quando viene spezzato. Purg. VII, 75.

Ora prima, per le sei prime ore del giorno; così ora seconda, per le sei seconde. Par. XXVI, 141.

Orare, per adorare. Inf. XIX, 114.

Oratore, per chi priega. Par. XXXIII, 41.

Orazii, tre fratelli Romani, combattono contro i tre Curiazii fratelli Albani. Par. VI, 39. V. Livio nel 1. Libro.

Orazio. Poeta Lirico, e Satirico, tra’ Latini molto eccellente. Fu da Venosa, e visse a’ tempi d’Augusto. Inf. IV, 89.

Orazione, per semplice dimanda. Par. XIV. 22.

Orbisani, (Buonagiunta). Purg. XXIV, 19, 20. V. Buonagiunta.

Orbita, segno che lascia in terra la ruota del carro. Purg. XXXII, 30. Par. XII. 112. È voce Latina.

Ordelaffi, già signori di Forlì accennati da Dante per lo Leon verde, impresa di quella famiglia. Inf. XXVII, 45.

Ordigno, per artifizio, o cosa fatta con artifizio. Inf. XVIII, 6.

Oreste, figliuolo d’Agamennone  Re di Micene, e di Clitennestra, amicissimo di Pilade. Il Poeta lo pone per esempio di mutua benevolenza. Purg. XIII, 32.

Orezzo, per venticello, auretta. Purg. XXIV, 150.

Orfeo, nativo di Tracia, figliuolo d’Egaro, e della Musa Calliope. Fingono i Poeti che costui usasse tanta maestria nel sonar la cetra, che i più fieri animali e gli alberi stessi concorressero ad udirlo. Inf. IV, 140. V. le favole.

Organare, organizzare, formare gli organi del corpo dell’animale. Purg. XXV, 57, 101.

Organi del Mondo, chiama Dante le creature superiori, ed inferiori, maneggiate dalla Divina Providenza. V. il Salvini, a carte 99. della 2. Centuria de’ suoi Discorsi Accademici. Par. II, 121.

Oria (Branca d’). Genovese. Inf. XXXIII, 140. V. Branca,

Oriaco, luogo del contado di Padova, presso alle Lagune. Purg. V, 80.

Oriafiamnia, fiamma d’oro. Par. XXXI, 127. Sopra questa parola è da vedersi la nota degli Accademici della Crusca.

Oriente, circonscritto. Par. XXXI, 124.

Originare, dedurre l’origine. Inf. XX, 98.

Oriuolo, strumento che misura, l’ore. Lat. horologium. Par. XXIV, 13.

Orizon, in rima, orizzonte. Purg. IV, 70.

Orizzonta, per orizzonte; in rima. Inf. XI, 113. V. Orizzonte.

Orizzonte. Uno de’ maggiori cerchi della sfera armillare, il quale separa l’Emisperio superiore dall’inferiore. Prendesi ancora per quella circonferenza che termina d’ogni parte la nostra vista. Par. XXIX, 3. XXXI, 119.

Orlando, Conte d’Anglante, uno dei più valorosi Paladini di Carlo Magno. Inf. XXXI, 18. Par. XVIII, 43.

Ormanni, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 89.

Orma, per segno impresso nella fantasia. Purg. XVII, 21.

Orme, per piedi. Inf. XXV, 105. Nello stesso significato usarono di dire i Poeti Latini, vestigia. Catullo in quella Elegia dove introduce a parlare la Chioma di Berenice, divenuta una delle celesti costellazioni, così dice:

Sed quamquam me nocte premunt vestigia divoûm

e fu imitato dal Sanazzaro nell’Ecloga 5. dell’Arcadia, dove piange la morte d’Androgeo:

E coi vestigi santi

Calchi le stelle erranti.

orranza, onoranza, onore. Inf. IV, 74.

Orrevole, onorevole, magnifico, splendido, Inf. IV, 72. Purg. XXII, 143.

Orribil, per orribili. Purg. III, 121.

Orsa. Figliuol dell’orsa. Inf. XIX, 70. V. Nicola III. Sommo Pontefice, di casa Orsini.

Orsatti, i nepoti e parenti di Papa Nicola III. V. Orsa.

Orsatto, orsacchio, picciolo orso. Lat. ursae catulus. Inf. XIX, 71.

Orse, maggiore e minore, costellazioni vicinissime al Polo Artico; che a noi, che abitiamo nella Zona Temperata settentrionale, non tramontano mai. Colla veduta di queste drizzavano il corso loro i naviganti prima dell’invenzione del Bossolo. Purg. IV, 65. Par. II, 9.

Orsi. Colui che si vengiò con gli orsi. Inf. XXVI, 34. V. Eliseo.

Orsini, famiglia Romana nobilissima, della quale fu Nicola III. Sommo Pontefice. Accennata. Inf. XIX, 70.

Orso. Vedi Cont’Orso.

Ortica, l’ortica del pentere; cioè, lo stimolo del pentimento. Purg. XXXI, 85.

Orto cattolico, cioè la Santa Chiesa Cattolica. Par. XII, 104.

– Orto dell’Ortolano eterno, per l’Universo. Par. XXVI, 64.

– Orto, per Oriente. Purg. XXX, 2.

– Per nascimento d’uomo. Par. XI, 55.

– Orto. Chiama Dante la città di Siena: Orto dove s’appicca il seme d’ogni vanità. Inf. XXIX, 129.

Ortolano eterno, Iddio; stando sulla metafora dell’orto. Par. XXVI, 65.

Orza, quella corda che si lega nel capo dell’antenna del navilio, da man sinistra.

Da orza, da man sinistra. Purg. XXXII, 117. V. Poggia.

O sanguis meus, o super infusa Gratia Dei! sicut tibi, cui Bis unquam coeli Janua reclusa? cioè : sangue mio, o grazia di Dio sopra infusa! A chi mai fu due volte disserrata la porta del Cielo, siccome a te? Parole di Messer Cacciaguida al nostro Poeta. Par. XV, 28.

Osanna, parola Ebraica, che significa fa salci. Purg. XI, 11. XXIX, 51. Par. VIII, 29. XXVIII, 118. XXXII, 135.

Osanna sanctus Deus Sabaoth, Superillustrans claritate tua, Felices ignes horum malaoth, cioè : Salva, ti prego, o Santo Dio degli eserciti, illustrando di sopra colla tua chiarezza, i felici fuochi; cioè, i beati spiriti, di questi regni. Par. VII, 1.

Osannare, cantare osanna. Par. XXVIII, 94.

Osbergo, usbergo, corazza. Inf. XXVIII, 117.

Oscuro, posto avverbialmente. Esser nomato oscuro, cioè, in maniera dispregevole. Inf. XXX, 101.

Oso, per audace, superbo. Purg. XI, 126. Par. XIV, 130.

Ospizio, per palagio, corte di gran principe. Inf. XIII, 64.

Ossame, gran mucchi d’ossa. Inf. XXVIII , 15.

Ostante, per cosa che osti, e impedisca il vedere. Par. XXXI, 24.

Ostello, albergo, magione. Purg. VI, 76. Par. XV, 132. XXI, 129.

– Per lo corpo umano, albergo dell’anima. Par. VIII, 129.

Ostia Tiberina dove il Tevere entra nel mare; accennata da Dante. Purg. II, 101. Quivi finge il Poeta nostro, che s’imbarchino l’anime che vanno al Purgatorio.

Ostiense Cardinale, Comentatore de’ Decretali, Par. XII, 83.

Otta, nome, ora. Inf. XXI, 112.

Ottachero, Re di Boemia, genero dell’Imperadore Ridolfo, uomo di molto valore. Purg. VII, 100.

Ottaviano Augusto, successore di Giulio Cesare nell’Imperio Romano, personaggio nelle storie notissimo. Purg. VII, 6. V. Augusto.

Ottuso, rintuzzato; opposto d’acuto, per poco ingegnoso. Par. XXIV, 96.

Ottuso, due angoli ottusi, cioè, maggiori dell’angolo retto, non possono stare in un triangolo. Par. XVII, 15.

Ov’è più bello tacer, che dire. Intende il Poeta le membra spettanti alla generazione; che onestamente non si possono nominare col proprio lor nome. Purg. XXV, 44.

Ovidio, Sulmonese, Poeta ingegnosissimo tra’ Latini: i cui scritti, e le cui disavventure sono a tutti note. Inf. IV, 90. XXV, 97.

Ovile. — Bello ovile. Par. XXV, 5. Intendi Firenze, donde il Poeta era stato scacciato.

– E Ovil di San Giovanni. Par. XVI, 25. V. Firenze, Città, Marte, Battista.

Ove s’appunta ogni ubi, e ogni quando; cioè. Iddio, il quale tuttoché sia immenso, ed eterno, è nondimeno il fonte d’ogni luogo, e d’ogni tempo. Par. XXIX, 12.

Ovra, opera, azione. Inf. XIII, 51. XVI, 59. Par. II, 27. VII, 106. Per fabbrica. Par. XXVI, 125. Per mezzo, forza, virtù. Purg. XXX, 109.

Ovrare, operare. Purg. XXV, 55. XXVII, 108.

Oza, punito da Dio con repentina morte, per aver voluto drizzare l’Arca del Testamento, che stava per cadere, mentre sopra un carro si conduceva di Gabaa in Sionne; e ciò, perchè questo non era ufficio che a lui s’appartenesse. Accennato. Purg. X, 57.

P

Pachino, promontorio della Sicilia, riguardante la Grecia. Par. VIII, 68.

Pacificato, per riconciliato. Purg. V, 56.

Pado, Pò. Val di Pado, per Ferrara, Par. XV, 137.

Padova, per li Padovani uccisi presso Vicenza dalle genti degli Scaligeri. Par. IX, 46.

Padovani i cittadini di Padova, nobilissima ed antichissima Città della Marca Trivigiana, fabbricata da Antenore Trojano, madre d’uomini segnalatissimi. Inf. XV, 5.

Padovano. Inf. XVII, 70.

Padre, vien chiamato Apollo dal Poeta nostro, alla loggia de’ Latini. Par. 1, 28.

Padre maggior di famiglia, cioè, Adamo. Par. XXXII, 136. V. Maggiore.

Padre maggiore, Primo Padre, primo Parente, primo patre. Il maggior padre di famiglia. Par. XXXII , 136. cioè Adamo Padre per lo cui Ardito gusto. Par. XXXII, 122. Adamo – primo parente. Inf. II, 54. Adamo – Lo parente di Silvio. Inf. II, 13. Enea V. a questo nomeIl primo ricco patre. Inf. XIX, 17. V. al nome Silvestro

Paese. Il bel paese là dove il sì suona, cioè , l’Italia, dove per affermare, si usa la particella sì, a differenza d’altre nazioni. Inf. XXXIII, 80.

Papa — Padre vetusto di Santa Chiesa. Par. XXXII, 129. intendi S. Pietro apostolo.

Paese sincero, chiama Dante i Cieli. Par. VII, 130.

Paese ch’Adige e Po riga. Purg. XVI, 115. intendi la Marca Trivigiana, la Lombardia, e la Romagna.

Paganesmo, paganesimo, profana religione de’ pagani. Par. XX, 125.

Pagani, gentiluomini di Faenza , de’ quali fu Mainardo Signor d’Imola, e di Faenza, detto per sopranome Diavolo, o Demonio. Purg. XIV, 118.

Pagano (Mainardo) accennato per lo Leoncello azzurro in campo bianco, portato da lui per insegna. Inf. XXII, 58.

Paglia, metaforicamente, per dubbio. Par. XIII, 34.

Pal, palo. Inf. XIX, 47.

Pala, per uno degli strumenti del mulino, così detto dalla forma. Inf. XXIII, 48.

Paladino, chiama Dante S. Domenico; cioè, forte campione della Chiesa Cattolica. Par. XII, 142.

Palafreno, cavallo. Par. XXI, 133.

Palazzo (Da), famiglia nobile Bresciana. Purg. XVI, 124. V. Currado.

Palèo, strumento col quale giuocano i fanciulli, facendolo girare con una sferza. Par. XVIII, 42.

Palermo, città capitale della Sicilia. Par. VIII, 75. V. Franzesi.

Palestina, Terra Santa, o di Promissione. Purg. IX, 125.

Pallade, che anche Minerva si dice. Purg. XII, 31. V. Minerva.

Palladio. Piccola statua di Pallade, la quale gelosamente si custodiva nel castello di Troja, per la sicurezza di quella. Ma Ulisse introdottosi con artifizio, la rubò, e portolla nel campo de’ Greci, i quali poco dopo espugnarono la città. Inf. XXVI, 63.

Pallante, figliuolo d’Evandro, mandato dal padre in ajuto d’Enea contra Turno, e da esso Turno ucciso. V. Virgilio nell’ottavo, e nell’undecimo dell’Eneide. Par. VI, 36.

Le Palle dell’oro, insegna forse di famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 110. I Comentatori passano questo luogo sotto silenzio.

Palma, per segno di vittoria. Par. IX, 121.

Palma. Le palme; cioè, le mani del Salvatore, conficcate alla Croce, ottennero la gran vittoria sopra ’l Demonio, e ’l peccato. Par. IX, 123.

Palude, in genere mascolino. Purg. V, 82. Par. IX. 46.

Pana, o pania, per pegola, pece. In, XXI, 124.

Pandere, manifestare. Par. XV, 63. XXV, 20. È voce Latina.

Pane, per li Sacramenti di Chiesa Santa. Par. XVIII. 129.

Pane degli Angeli, per la contemplazione delle cose divine. Par. II, 11.

Panno, venire a’ panni, per camminare appresso chi che sia. Inf. XV, 40.

S. Paolo Apostolo. Inf. II, 32. Par. XVIII, 131, 136. Circonscritto. Purg. XX, 140. Detto dal Poeta il gran vasello dello spirito santo. Par. XXI , 127. Fratello cioè compagno di S. Pietro. Par. XXIV, 62. Ancor vivente vien rapito al terzo Cielo, cioè all’Empireo, e tornato giù ammaestra S. Dionisio Areopagita intorno alle cose celesti. Par. XXVIII, 138.

Paolo Orosio, il quale scrisse sette libri di Storie contra i Gentili, calunniatori della Cristiana Religione, dedicati da lui a Santo Agostino; e de’ quali servesi questo gran Dottore ne’ suoi libri de Civitate Dei. Par. X, 119. Il Velutello intende Santo Ambrosio; la quale spiegazione pare a noi falsa.

Paolo, cognato di Francesca da Polenta. Inf. V, 101. e segg. V. Francesca.

Pape, voce Latina, significante ammirazione. Inf. VII, 1.

Papiro, per carta. Inf. XXV, 65. Così detta, perchè anticamente si faceva d’una pianta Egiziana del medesimo nome.

Pappo, voce puerile, che significa pane. Purg. XI, 105.

Par, in luogo di pari, verbo. Purg. XXIV, 40.

Parca , per una delle Dee che filano le vite umane, ed assiste a chi nasce, secondo le favole. Par. VIII, 82.

Paralleli archi, cioè, egualmente distanti in ogni lor punto. Par. XII, 11.

Parcere, perdonare, risparmiare. Par. XXIII, 69. È voce Latina.

Parco all’andar su, cioè, pigro. Purg. XI, 45.

Pare, nome; in rima, per pari. Par. XIII, 89.

Parecchio, per pari, simile. Purg. XV, 18. È voce disusata.

Pareggiare, per agguagliare. Par. XXI, 90.

Pareggiare i suoi passi con quelli d’alcun altro. Purg. XVII, 10.

Pareggiarsi, accordarsi, convenirsi, agguagliarsi. Inf. XXIII, 7.

Pareglio, que’ raggi che si veggono intorno, o vicino al Sole; per li quali ci sembra talvolta di veder più Soli : dal Greco παρἠλιος. Sopra questa voce, nel significato che Dante la prende, è da vedere la nota degli Accademici della Crusca. Par. XXVI, 107, 108.

Parémi, pareami. Purg. XX, 148.

Parén, parevano. Inf. XIX, 16. Purg. VII, 84. XII, 67. XIX, 46. XX, 30.

Parente. Lo parente di Silvio. Inf. II, 13. V. Enea e Silvio.

Parente, per genitore, e genitrice. Lat. parens. Inf. I, 68. II 13. IV, 55. Par. XXXII, 78. Così il Petrarca nella Canzone, Italia mia: Non è questa la patria, in ch’io mi fido, Che cuopre l’uno e l’altro mio parente?

Parenti primi, cioè, Adamo, ed Eva, primi autori dell’uman genere. Par. VII, 148.

Parere, verbo, per apparire, darsi a vedere. Inf. XVIII, 117. XXVI, 33. XXVIII, 26. XXIX, 42. XXXIII , 134. Purg. VII, 84. XVI, 144. XXI, 49. XXII, 12. XXIV, 103. Par. V , 25. IX, 135. XIII, 75. XVII, 83. XVIII, 86. XIX, 1. XXI, 33. XXX, 6. e in altri luoghi.

– Per essere illustre. Par. XVII , 142.

Parersi, per apparire, vedersi. Purg. XIII, 7. Par. XXVI, 98. Qui si parrà la tua nobilitate: cioè, qui si darà a conoscere. Inf. 11,9.

Parete, mascolino. Purg. XIX, 49.

Parete, per balzo di montagna. Purg. III, 99.

Parete. Aver parete di non calere, cioè, avere tal non curanza d’altri oggetti, che l’attenzione resti assorta tutta in un solo. Purg. XXXII, 4.

Pargoleggiare, far atti da bambino. Purg. XVI, 87.

Pargoletta, per giovinetta, di cui altri sia innamorato. Purg. XXXI, 59.

Pari di lei, cioè, a paro con lei. Purg. XXIX, 9.

Parigi, o Parisi, città capitale del Regno di Francia, e una delle più illustri del Mondo. Purg. II, 81. XX, 82.

Pari. È incerto, se Dante voglia intendere Paride Trojano, figliuolo di Priamo, e rapitore di Elena, notissimo nelle favole; o pure uno degli erranti cavalieri, famosi ne’ Romanzi, ch’ebbe tal nome. Inf. V, 67.

Parlari, per parole. Par. IX, 63.

Parlasia, risoluzione di nervi, che cagiona storcimento d’alcuna parte del corpo, dal Greco παρáλυσις; Inf. XX, 16.

Parmenide. Filosofo Elcate, uditor di Senofane. Par. XIII, 125.

Parnaso. Monte della Beozia, sacro alle Muse. Purg. XXII, 63. XXVIII, 141. XXXI, 141. Par. I, 16. Accennato. Purg. XXII, 104.

Parlòmi, con una sola m; in grazia della rima Purg. XIV, 76.

Paroffia, per parte, e coadunazione di che che sia. Par. XXVIII, 84. È voce disusata.

Parola integra, cioè, bene espressa, ben formata. Inf. VII, 126.

Parole sciolte, cioè, slegate dal metro; com’è la prosa. Inf. XXVIII, 1.

Parrà, parerà. Inf. II, 9.

Parrieno, parrebbero. Purg. XXVIII, 29.

Parte ove ’l Mondo è più vivo, chiama Dante l’Oriente, donde cominciano i rivolgimenti delle Sfere celesti. Altri intendono la parte Equinoziale. Par. V, 87.

Parte, quella parte che su si rammenta, cioè, l’Ariete, il primo de’ segni dello Zodiaco, col quale il Sole era congiunto quando il nostro Poeta intraprese il suo viaggio per li tre Mondi, Par. X, 31.

Parte, per fazione. Inf. XXVII, 51; farsi parte se stesso, cioè, allontanarsi dalle fazioni, e vivere a sé, e da sé. Par. XVII, 69.

Parte. Quella parte, ove surge ad aprire Zeffiro dolce le novelle fronde. Par. XII, 46. intendi la Spagna, provincia Occidentale, donde spira Zeffiro, uno de’ quattro venti cardinali.

Parteggiare, prender parte, entrare in fazione. Purg. VI, 126.

Partine, per parti; in rima. Purg. IV, 24.

Partìo, partì; in rima. Inf. XXVII, 131.

Partire, per separare, disgiugnere. Par. XXXII, 150. Per distribuire, compartire. Par. II, 116.

Partito, participio, diviso, separato. Inf. XXVIII, 140. Purg. XIX, 112.

Partito, per allontanato. Par. XXVII, 87.

Partito, per diviso in due fazioni. Inf. VI, 61.

Parturìe, partorì; in rima. Purg. XXIII, 12.

Parturire, partorire. Purg. XX, 132.

Pasife, figliuola del Sole, e moglie di Minos Re di Creta, accennata da Dante. Inf. XII, 13. Purg. XXVI, 41, 86. V. Minotauro.

Parve, per apparve. Inf. X, 72.

Parvemi tre giri, sottintendi, di vedere; ovvero: m’apparvero tre giri. Il singolare per lo plurale. Par. XXXIII, 116.

Parvente, per visibile; ch’apparisce. Par. X, 42. XVII, 36. XIX, 57. XXI, 18. XXIV, 65. Il cielo si rifà parvente per molte luci, cioè, il cielo, che di giorno si vede coll’unica luce del Sole, venuta la sera, torna a vedersi col mezzo di molte stelle. Par. XX, 5.

Parvenza, apparenza, veduta. Par. XIV, 54. XXIII, 116. XXIV, 71. XXVIII, 74. XXX, 106. XXXIII, 113.

Parvenze, per le stelle, che appariscono di prima sera. Par. XIV, 71. Similmente i Greci dicono τα ϕαινόμενα.

Parto, picciolo. Lat. parvus. Purg. XV, 129. Par. IV, 138. XIX. 135.

Parvolo, fanciullino, bambino. Purg. VII, 31. Par. XXII, 2. Lat. parvulus.

Paruta, apparenza, sembianza. Purg. XXV, 100. XXVI, 70. XXIX, 143.

Pasciuto di vento, cioè, di cose inutili, e di niuna sostanza. Par. XXIX, 107.

Pasco, pascolo, ma figuratamente, chiesa, o benefizio Ecclesiastico, Par. XXVII, 56.

Passeggiar anzi, per fare all’amore; passando sovente i vagheggini davanti alle case delle innamorate loro. Purg. XXXI, 30.

Passeggiare, colla vista, discorrer coll’occhio d’una in altra cosa. Par. XXXI, 46.

Passeggiati marmi, cioè, sopra i quali si è passeggiato. Inf. XVII, 6.

Passion, di due sillabe. Purg. XXI, 107.

Passo, per colui che ha patito. Lat. passus. Par. XX, 103.

Passuro, chi dee una volta patire. Lat. Passurus. Par. XX, 105.

Pasti, per esempj di virtù, co’ quali si pasce la mente; dicono gli Espositori. Ma noi intendiamo, figuratamente, la dieta prescritta dal medico a chi sia ferito, per guarir della piaga. Purg. XXV, 138.

Pasto, per pasciuto. Lat. pastus. Par. XIX, 93.

Pastor senza legge. Inf. XIX, 83. V. Papa Clemente V.

Pastura, pascolo. Purg. II, 125. XIV, 42. Par. XVIII , 74 XXI, 19.

Pasturale, per pastorale, baston vescovile. Purg. XVI, 110.

Pasturare, figuratamente, per tener cura d’anime. Purg. XXIV, 30.

Pasture da pigliar occhi; cioè, cose belle, che traggono a sé gli occhi, come l’esca gli uccelli. Par. XXVII, 91.

Pate, per patisce. Par. IV, 73. XX, 31, 94.

Paternostro, fare ad alcuno un dir di paternostro, cioè, recitarlo in suffragio dell’anima di quel tale. Purg. XXVI, 130.

Patìo, patì, sofferse, sostenne; in rima. Par. II , 38. XX, 81.

Patre, per padre; in rima. Inf. XIX, 117.

Patricida, per chiunque ammazza persona a sé congiunta di sangue. Purg. XX, 104.

Patricj dell’imperio giustissimo, chiama Dante i santi, e i Beati. Par. XXXII, 116.

Patteggiato, di cui si è tenuto patto, si è convenuto. Inf. XXI. 95.

Paura a tutto il mondo. Colui che a tutto il mondo fe’paura. Par. II, 69. V. Giulio Cesare.

Pauroso, per terribile, e spaventoso. Inf. II, 86. Così tra’ Latini Orazio nell’Oda 5. de’suoi Epodi Formidolosae dum latent silvis ferae, cioè, le bestie salvatiche, che mettono altrui paura.

Pausare, posare, tranquillarsi. Par. XXXII, 61.

Pavento, nome, spavento, gran timore. Inf. XXIII, 22.

Pazzi, famiglia nobile Fiorentina. Inf. XII, 137. XXXII, 68. V. Camicione, Carlino, Rinier.

Peana. Inno in Lode d’Apolline, il quale cominciava: Io Paean. Par. XIII, 25.

Pecca, colpa, peccato. Inf. XXXII, 137. XXXIV, 115. Purg. XXII, 47.

Peccata, peccati. Inf. V, 9. Purg. XVI, 18. Par. XVII, 35. XXII, 108. È voce Latina; dicesi però in Italiano a quella foggia , che si dice, carra, sacca, fusa, ginocchia, membra, ed altre simili voci; per carri, sacchi, fusi, ginocchi, membri, ec.

Peccatrice, per femmina di mondo, meretrice. Inf. XIV, 80.

Peculio, per mandra, gregge, bestiame. Purg. XXVII, 83. Par. II, 124.

Pedagogo, per guida, conduttore. Lat. paedagogus. Purg. XII, 3.

Pedes meos, i miei piedi, nel quarto caso. Così termina il versetto IX, del Salmo 30. che principia: In te, Domine, speravi. Purg. XXX , 84.

Pegasea Diva, cioè, la principale tra le muse, dive Pegasee, dal cavallo Pegaso, da esse educato, il quale nel partirsi aperse loro il fonte Aganippe, con un calcio, per dimostrarsi grato.

Pelago, per larghezza d’acque. Purg. XIV, 52. Lat. pelagus.

Peleo, figliuolo d’Eaco, e padre d’Achille, uomo celebratissimo nelle favole. Inf. XXXI, 5. V. Achille.

Pelle scoverta, cioè, liscia, senza pelo: di essa vestivansi anticamente gli uomini savj, e d’animo moderato. Par. XV, 116.

Pellegrina dalla carne, sciolta dalle passioni corporee. Purg. IX, 16.

Pellicano, uccello in Egitto, che dà vita col proprio sangue a’ figliuoli morti, secondo alcuni. Con questo nome chiama Dante il Redentor nostro. Par. XXV, 113.

Pellicano. Colui che giacque sopra ’l petto del nostro Pellicano. Par. XXV, 112. intendi S. Giovanni Vangelista.

Pelo, per cosa ruvida, che offenda gli occhi. Purg. XVI, 6.

Pelo, figuratamente, per età. Par. IX, 99.

Peloro, uno de’tre Promontorj della Sicilia, staccato ne’tempi antichissimi dall’Italia; come vogliono le storie. Purg. XIV, 32. Par. VIII, 68.

Peltro, per ogni metallo; e conseguentemente per la pecunia. Questi non ciberà terra né peltro. Ma sapienza. Inf. I. 103. Cioè, questi non appagherà il suo appetito col possedere molto paese, e gran tesoro; ma colla sapienza, ec. Il Petrarca parimente congiunse queste due cose nel Trionfo della Divinità: Che vi fa ir superbi, oro, e terreno, e fra’ Latini Orazio nell’Arte Poetica, al verso 421. Dives agris, dives positis in foenore nummis. Alla stessa guisa che Dante disse peltro per danaro, dicevano i Latini aes; e i Greci ἀργυριον, imitati oggidì da’ Franzesi, che in questo significato dicono argent.

Pendice, rupe; fianco di monte, o sponda. Inf. XIV, 82. Purg. XXIII, 132.

Penea fronda chiama Dante l’alloro, in cui, secondo le favole, fu trasformata Dafne bellissima giovanetta, figliuola di Peneo fiume di Tessaglia. Par. I, 33.

Penelope, figliuola d’Icaro, e moglie d’Ulisse, donna bellissima e castissima insieme, la quale aspettò il marito che andava ramingo pel mondo, vent’anni continui; benché fosse da molti dimandata in isposa. La sua lunga tela, colla quale ingannò gl’innamorati, è celebre nelle favole. Inf. XXVI, 96.

Penestrino, oggi Palestrina, anticamente Praeneste, castello de’ Colonnesi nella Campagna di Roma. Inf. XXVII, 102.

Penétra, coll’accento acuto sulla seconda sillaba, in grazia della rima. Par. XX. 24. Così penètri. Par. XXXII, 143.

Penétri; in rima. Par. XXXII, 143. V. Penétra.

Penino. Inf. XX, 65. L’alpe Penea, non l’Apennino, come il Volpi a quest’ultima voce ha letto nel testo inteso in quest’Indice.

Penitenza, per supplicio, gastigo del fallo. Inf. XI, 87.

Penne maschili, per membra, dice il Vocabolario della Crusca. Inf. XX , 45. Volle forse Dante esprimere la ruvidezza del pelo, e della barba; più propria dell’uomo, che della donna. V. Piume.

Penne innocenti, detto figuratamente, per l’ali della innocenza, colle quali si vola al Cielo. Par. XXXII, 81. Altri spiegano altrimenti.

Penne, figuratamente, per intelletto. Par. XXXIII, 139.

Pennecchio, quella quantità di lino, o di lana, che si mette in sulla conocchia, per filarla. Par. XV, 117.

Pennelleggiare, lavorar col pennello, dipignere, miniare. Purg. XI, 85.

Pennuto, per uccello già cresciuto, e che abbia messe tutte le penne. Purg. XXXI, 62.

Pennuto in ali diversamente, per diseguale, e d’attività diversa. Par. XV, 81.

Pense, per pensi; in rima. Inf. V, 111.

Pensieri chinati, e scemi, per orgoglio fiaccato, e depresso. Purg. XII, 9.

Pensieri vani, stupidi, e ottusi; chiamati dal nostro Poeta, per enigma, acqua d’Elsa. Purg. XXXIII, 67. V. Elsa.

Pentémi, mi pentei, o pentii. Purg. XXII, 44.

Pentendo, per pentendosi. Purg. V, 55.

Pentére, pentirsi. Inf. XXVII, 119.

Pentére, in forza di nome, il pentirsi, il pentimento. Purg. XVII, 132. XXII, 48. XXXI, 85.

Pentesilea Regina delle Amazzoni, venuta in soccorso de’Trojani contra i Greci; e poi uccisa da Achille. Inf. IV, 124.

Pentuto, pentito. Inf. XXVII, 83. Colpa pentuta, cioè, cancellata colla penitenza. Inf. XIV, 138.

Per  Mantovani per patria, cioè, di patria. Inf. I, 69.

Non vuol che ’n sua città per me si vegna, cioè , che io venga in sua città. Inf. I,126.

Per creatura, cioè, da creatura. Par. XXXIII, 45.

– Pregar per pace, cioè, di pace. Purg. XVI, 17.

Per, per circoncidere, cioè, per mezzo della circoncisione. Par. XXXII, 81.

Per sonare, cioè, perchè suoni. Par. XXXIII, 74.

Per tornare, cioè, perchè torni. Par. XXXIII, 73.

Per trionfare o Cesare o poeta; acciocché trionfi o Cesare, o poeta. Par. XI, 29.

Per anche. Tornare per anche, cioè, per pigliarne altri. Inf. XXI, 39. L’Ariosto parimente in fine del Canto 34.

Portarne via non si vedea mai stanco

Un vecchio, e ritornar sempre per anco.

Per ben dolermi, cioè, perch’io mi son ben doluto. Purg. XXVI, 93.

Pera. (Della), famiglia nobile Fiorentina, ora spenta. Da costoro nomossi Porta Peruzza anticamente in Firenze. Par. XVI, 125.

Perchè, in vece di benché. Inf. XXXII , 100. Purg. VIII, 131. Par. XX, 55, 122. e in altri luoghi molto frequentemente.

Perchè, in vece di per la qual cosa. Lat. quamobrem, quapropter. Inf. II, 41. VII, 63, 82. Purg. XXII, 153. Par. XVI, 21. XVII, 25. XXIX, 99. e in molli altri luoghi.

Perchè, in forza di nome. Lo perchè primo, la prima cagione. Purg. VIII, 69.

Percuotere. quella parte Ove l’un moto all’altro si percuote. cioè, l’Equatore, o circolo Equinoziale, uno de’ maggiori circoli della Sfera armillare, che la divide in due parti eguali, settentrionale, e meridionale; nel quale si fa la maggiore ripercussione di due contrarj moti; di quello del primo Mobile, che nello spazio d’ore ventiquattro volgesi tutto d’Oriente in Occidente; e di quello del Sole , e degli altri pianeti , che di corso lor proprio, in differenti spazj di tempo volgonsi d’Occidente in Oriente. E tutto ciò, secondo il sistema di Tolomeo, comunemente, abbracciato ne’ tempi di Dante. Par. X. 9.

Perde’perdetti. Inf. XIII, 63. XXXI, 17.

Perdere di speranza, per farla perdere altrui. Purg. XIII, 102.

Perdési, coll’accento acuto sulla seconda sillaba; in grazia della rima; cioè, si perdette; ovvero, si perde. Purg. XIX, 122.

Perdesi operare, cioè, guastasi il valore dell’opere. Purg. XIX, 122.

Perdonanza, per indulgenza. Par. XXIX, 120.

Perdonare, per risparmiare, o render esente. Inf. V, 103.

Perdono, per Indulgenza concessa dal Sommo Pontefice a chi visita Chiese. Purg. XIII, 62.

Perduto, per trasformato. Inf. XXV, 72.

Perentro, dentro. Purg. XXII, 140. XXVI, 35. XXVII, 64. XXXI, 22. Par. XXIII, 94.

Perfetto, in vece di perfezionato. Par. VIII, 111. Lat. perfectus.

Pergamo, pulpito, luogo dove si prèdica. Par. XXIX, 105.

Periclo, cioè, pericolo; in rima. Lat. periclum. Periclo del mondo, chiama Dante que’ tempi infelici, ne’ quali si adoravano gli Dei falsi e bugiardi. Par. VIII, 1.

Perillo, ingegnere, accennato da Dante. Inf. XXVII, 7. V. Ciciliano bue.

Per indi, per quel luogo. Inf. IX, 75. Purg. XXXII, 124.

Permutazioni, per vicende. Inf. VII, 88.

Per iscritto parea beato, quasi la sua beatitudine si leggesse scritta nel suo volto. Purg. II, 44.

Perizoma, voce Greca. περἰζωμα. Propriamente, veste che ricuopre le parti vergognose. Inf. XXXI, 61; ma qui per similitudine.

Per lui gissi, cioè, egli andò. Inf. XXVI, 84. V. sopra Per.

Permanere, cioè, rimanere, durare. Par. II , 36. XXVII, 31. È voce Latina.

Per me, cioè, da me. Inf. IV, 79. Per me si stette di là, cioè, io stetti di là. Purg. XXII, 80.

Permutanza, permutazione. Par. V, 58.

Per narrar più volte, ancora ch’io le narrassi più volte. Inf. XXVIII, 3.

Pernottare, consumar la notte. Lat. pernoctare. Purg. XXVII, 83.

Però, in luogo di per questa cagione. Inf. XIX, 68. Purg. VI, 24. e in altri luoghi.

Perocché, in vece di perchè, acciocché. Par. XI, 31.

Perpetualemente, perpetuamente. Par. XXVIII, 118.

Per poco, cioè, da poco tempo in qua. Inf. XVI, 71. Per facilmente, di leggieri. Purg. XXV, 120.

Per poco è, poco manca. Inf. XXX, 132.

Per punta. V. Punta. Purg. XXXI, 2.

Perse il figlio. Quello Che volando per l’aere, il figlio perse. Par. VIII, 125. V. Dedalo.

Perse, verbo, cioè, perdette; in rima. Par. III, 125. VIII, 126.

Perseguette, perseguitò; in rima. Purg. XXII, 83.

Perseguir suo regno, cioè, continuare il suo dominio, e l’esercizio di sua giurisdizione. Inf. VII, 86.

Persevra, persevera, continua; in rima. Par. XVI, 11.

Persi. Persiani , cioè della Persia, nobilissima regione orientale di là dall’Arabia. Par. XIX, 112.

Persio, nativo di Volterra, città della Toscana, scrittore oscurissimo di Satire Latine. Purg. XXII, 100.

Perso, nome, è un colore misto di purpureo, e di nero; ma vince il nero. Inf. V, 89. VII, 103. Purg. IX, 97. Par. III, 12.

Persona, per corpo. Inf. VI, 36. Purg. II, 110. III, 118.

Per taglio. V. Taglio. Purg. XXXI, 2.

Pertrattare, disputare. Lat. pertractare. Inf. XI, 80.

Pertrattato nodo, cioè, misterio di cui si è ragionato. Purg. XXIX, 134.

Pertugiare, foracchiare, aprire. Inf. XXVIII, 23.

Pertugio, buco, picciola apertura. Inf. XXIV, 93. XXXIV, 138. Purg. XVIII, 111.

Pertugio della sampogna, buco, dove colle dita del sonatore viene a darsi forma al suono. Par. XX, 23.

Perugia, città nobile dello stato della Chiesa, fu presa ne’ tempi antichi da Ottaviano Cesarea forza di fame. Par. VI, 75. Poco lontana da un alto monte. Par. XI, 46.

Per verba, con parole. Sono voci Latine. Par. I. 70.

Perverso, pessimo. Inf. V, 93. Per trasfigurato. Inf. XXV, 77.

Pesare, per dolere. Inf. XIII, 51, e altrove.

Pescar per lo vero, cioè, usar diligenza per trovare la verità. Par. XIII, 123.

Pescatore (il) Purg. XXII, 63. V. S. Pietro Apostolo.

Peschiera , castello molto forte della diocesi di Verona, posto in fine del Lago di Garda. Inf. XX, 70.

Pesci, l’ultima costellazione segno del Zodiaco che è il circolo formato dalla strada de’ pianeti. Inf. XI. 113. Purg. I, 21, XXXII, 54.

Pesol, o pesolo, avverbio; che significa penzolone, pendente. Inf. XXVIII, 122.

Petraja, massa di pietre. Purg. XIII, 9.

Pettina, pietra. Purg. IX, 98.

Petrone, pietra grande. Purg. IV, 101.

Pettignano (Piero) V. Pier Pettignano.

Petto onde la costa Si trasse, ec. Par. XIII, 37. Vedi Adamo.

Pe’ verdi paschi, per li verdi paschi. Inf. XX, 75.

(La)  Pia. Gentil donna Sanese, moglie di M. Nello della Pietra, la quale, come fu creduto, trovata dal marito in adulterio, fu da lui condotta in Maremma, e quivi uccisa. Purg. V, 135.

Piacente, che piace, ch’è in grazia. Par. XXXI, 90.

Piacere, verbo, per soddisfare. Par. IX, 14.

Piage, piaghe; in rima. Purg. XXV, 50.

Piaggia, per lido, o riva. Inf. III, 92. Purg. II, 50. e in altri luoghi.

Piaggiare, per istar di mezzo, non pigliar partito, non risolversi, operar lentamente, tolta la metafora da’ nocchieri, che per paura delle tempeste, vanno costeggiando, e non s’arrischiano d’avanzarsi nell’alto mare. Inf. VI, 69. In questo significato disse Properzio nella 2. Elegia del 3. Libro;

Alter remus aquas, alter tibi radat arenas;

Tutus eris.

Pianeta, stella errante. Lo bel pianeta, ch’ad amar conforta, cioè, la stella di Venere, che dicesi inchinare gli animi a’ piaceri amorosi. Purg. I, 19.

Piangere, per dar qualsivoglia segno di dolore. In XIX, 45.

Piano, per mansueto, ed affabile. Inf. II, 56.

Pianta, per piede, o zampa d’animale, pianta del Lione celeste. Par. XVI, 39.

Pianta, per antenato, progenitore. Par. XVII, 13.

Pianta, per ischiatta, famiglia. Purg. XX, 43.

Piante, per anime de’ fedeli già beate. Par. XII, 96.

Piato, litigio. Inf. XXX, 147.

Piatto, addiettivo, appiattato, nascosto. Inf. XIX, 75.

Piccarda, sorella di Francesco d’Accorso, e di M. Forese; bella e buona giovane, la quale fecesi monaca, ma fu tratta per forza di monistero, e maritata. Purg. XXIV, 10. Par. III, 49. IV, 97, 112.

Picchiare, battere, percuotere. Inf. XVIII, 105. Per tormentare. Purg. X, 120.

Picciol corso, cioè, breve. Inf. XXXIII, 54.

Piceno, Campo Piceno, luogo vicino a Pistoja, dove a tempi di Dante fu sconfitta la fazione de’ Bianchi. Inf. XXIV, 148.

Piche, furon chiamate note sorelle, figliuole di Pierio di Pella, città d’Egitto, le quali non meno arroganti, che di varie scienze ed arti dotate, ebbero ardire di provocar le Muse a cantare con esso loro; dalle quali vinte, in pena della superbia, furono trasformate in piche, o gazze, che vogliamo dire. Purg. I, 11. Vedi Ovidio nel quinto delle Trasform.

Piedi dell’anima sono gli affetti. Purg. XVIII, 44.

Piedi di Cristo passuri, e passi. Per passione di Cristo creduta innanzi che seguisse, e dopo che fu seguita. Par. XX, 105.

Pieghe, delle vesti s’esprimono da’pittori con colori oscuri. Par. XXIV, 28.

Pien, per pieni. Inf. XXXIII, 152.

Pieno, per pago. Inf. XV, 79. Par. IX, 109.

Pieno, età piena, cioè, matura, perfetta. Inf. XV, 31.

– Piena volontate, cioè, libera. Par. XXIX, 63.

Portar piene le voglie, per saziare il suo desiderio. Par. IX, 109.

Pier, l’Apostolo S. Piero. Purg. IX, 127.

Piero il Maggiore, lo stesso, per esser capo degli Apostoli. Inf. II, 24.

Pier dalla Broccia, fu segretario e consigliere di Filippo Bello Re di Francia. Costui, perchè molto potea presso il Re, fu per invidia de’ Baroni fatto cadere in disgrazia della Regina, la quale falsamente l’accusò al marito, come avesse voluto corrompere la sua castità. Laonde il Re, troppo credulo, il fece uccidere. Purg. VI, 22.

S. Pier Damiano, prima Canonico in S. Maria di Ravenna, poi Eremita nella solitudine di Catria; fondatore de’ Monaci della Colomba, e ultimamente fatto Cardinale. Par. XXI, 121. XXII, 88.

Pier delle Vigne, Capuano, uomo di vilissima condizione, ma per la sua eloquenza, e per la cognizion ch’egli avea delle leggi, divenuto cancelliere di Federigo II Imperadore, a cui sopra tutti gli altri di sua corte fu un tempo carissimo. Accusato poi falsamente da’ maligni e invidiosi cortigiani d’infedeltà, e d’aver rivelati i segreti alla sua fede commessi, fu da Federigo troppo credulo, privato della dignità, e fatto accecare; la qual calamità non potendo egli ben soffrire, s’uccise da sé stesso, urtando di tutta forza col capo nel muro d’una Chiesa. Leggonsi ancora le sue epistole. Inf. XIII, 58.

Pier di Medicina, luogo del contado di Bologna, seminator di discordie tra i cittadini di quella città, e poi tra il Conte Guido da Polenta, e Malatestino da Rimini. Inf. XXVIII, 73.

Piero di Navarra, Re d’Aragona, uomo di corpo robustissimo; accennato. Purg. VII, 112, 125. V. Iacomo Federigo, Alfonso.

Pier Pittinagno, Fiorentino, uomo di santi costumi. Purg. XIII, 128.

Pier Traversaro, Signor di Ravenna, uomo di valore. Purg. XIV, 98.

Piéta, coll’accento acuto sull’e, angoscia strettezza di cuore. Inf. I, 21. II, 106. VII, 97. XVIII, 22. Per pietà, compassione. Inf. XXVI, 94.

Pietola, villa del Mantovano, ne’ tempi antichi chiamata Andes; ove nacque Virgilio. Purg. XVII, 83.

Pietra scema. Par. XVI, 145. V. Marte.

Pietra scema, per base da cui sia tolta via la statua. Par. XVI, 145.

Pietrapana, monte altissimo di Toscana, poco distante dalla città di Lucca, in quella parte del suo contado che Graffagnana si chiama. Inf. XXXII, 29.

S. Pietro Apostolo. Inf. XIX, 91. 94. Purg. XIII, 51. XIX, 99. Par. IX, 141. XVIII, 131. XXI, 127. XXIII, 139. XXIV, 34. XXV, 12. XXXII, 133. Accennato. Par. XXXII, 124.

– Inteso da Dante per lo Pescatore. Purg. XXII, 63. Par. XVIII, 136.

– Assiste alla Trasfigurazion del Signore. Purg. XXXII, 76.

– Cammina su per lo mare, senza affondarsi. Par. XXIV, 39.

– Arriva coll’affetto al Sepolcro di Cristo risuscitato, prima di S. Giovanni. Par. XXIV, 126.

– Chiamato dal Poeta, primipilo, cioè caposquadra della Cattolica Chiesa. Par. XXIV, 59.

– Chiamato primizia de’vicarj di Cristo. Par. XXV, 14.

– Scrittore di due epistole Canoniche. Accennato. Purg. XXIX, 143.

Barca di Pietro, cioè la Chiesa Cattolica. Par. XI, 119.

– Introdotto a riprendere i cattivi pastori. Par. XXII, 22. e segg.

Vicario di Pietro, chiama Dante, l’Angelo, da cui finge essere custodita la Porta del Purgatorio. Purg. XXI, 54.

La porta di S. Pietro, cioè del Paradiso. Inf. I, 134.

S. Pietro, Chiesa di S. Pietro in Roma. Inf. XVIII, 32. La pina di S. Pietro, cioè la cupola della suddetta Chiesa. Inf. XXXI, 59.

– S. Pietro. Porta S. Pietro in Firenze. Par. XVI, 94.

Pietro Bernardone, uomo plebeo, padre di S. Francesco d’Assisi. Par. XI, 89.

Pietro. Quel Pietro fu, ec. Par. X, 107. V. P. Lombardo.

Pietro Ispano, scrisse dodici libri in Dialettica. Par. XII, 133.

Pietro Lombardo, chiamato il Maestro delle sentenze. Costui scrisse quattro libri di Teologia, molto famosi, che furono poi comentati da moltissimi dottori Scolastici, e letti in parecchie Università. Par. X, 107.

Pietro Mangiadore, fu Lombardo, e scrisse la Storia Scolastica. Par. XII, 133.

Piggiore, peggiore. Inf. IX, 15.

Pigliar poco del cammino, andar molto lentamente. Purg. XI, 109. V. Prendere.

Piglio, dar di piglio, pigliar con prestezza, rapire. Inf. XII, 105. Purg. I, 49.

Piglio, per un certo modo di guardare. Inf. XXII, 75. XXIV, 20. Purg. 111,64.

Pigmalione, figliuolo di Belo Re di Tiro, e fratello di Didone Regina, il quale uccise a tradimento Sicheo Sacerdote d’Ercole, marito di sua sorella, per toglierli i suoi tesori; ma indarno perché Didone con quelli se ne fuggì in Affrica, dove fondò la Città di Cartagine. Purg. XX, 104.

(La) Pila, luogo nel contado di Firenze. Purg. XXIV, 29. V. Ubaldino.

Pilato nuovo, chiama Dante Filippo Bello Re di Francia. Purg. XX, 91. V. Filippo, Bonifazio.

Piloso, peloso. Inf. VII, 47. XVII, 13. XX, 54. Lat. pilosus.

Piluccare, detto figuratamente, per consumare a poco a poco. Purg. XXIV, 39.

Pina, per cupola di tempio, fatta a similitudine del frutto del pino. Inf. XXXI, 59.

Pinamonte Buonacossi, tiranno di Mantova, dopo averne cacciati con astuzia i Conti di Casalodi, che n’erano Signori. Inf. XX, 96.

Pineta, selva di pini. Purg. XXVIII, 20. Lat. pinetum.

Pingere, per ispignere. Inf. VIII, 13. XXIV, 128. XXVII, 106. Purg. IX, 130. XII, 6. XXIV, 3. Par. IV, 132. Pinger l’occhio a che che sia, innoltrarsi colla vista a discernere che che sia. Par. XX, 120. Così pingere il viso. Inf. XVIII, 127.

Pingersi oltre, cioè, spingersi. Purg. II , 84.

Pinghe, per spinghi; in rim. Inf. XVIII, 127.

Pingue, per pingui; in rima. Par. XXIII, 57.

Pinto, per dipinto. Purg. XXVIII, 42. Par XXXIII, 131.

Pinto, per spinto. Par. I, 132.

Pintore, pittore, dipintore. Purg. XXXII, 67.

Pintura, pittura, dipintura. Purg. XI, 94. Par. XXVII, 93.

Pio I. Sommo Pontefice, morì martire. Par. XXVII, 44.

Pioggia, figuratamente, per dottrina. Par. XXV, 78. Per malvagi appetiti, che guastano i buoni propositi. Par. XXVII, 125.

Piombare, per sovrastare a perpendicolo, a piombo. Inf. XIX, 9.

Piombo, figuratamente, per maturità di consiglio. Par. XIII, 112.

Piorno aere, pieno di nuvoli acquosi. Purg. XXV, 91.

Piota, pianta del piede. Inf. XIX, 120.

Piova, nome, pioggia. Inf. VI, 7. XIV, 132. Purg. XXX, 113.

Piovén, piovevano. Inf. XIV, 29.

Piovere nella fantasia, cader nella immaginazione. Purg. XVII, 25.

Piovvi, prima persona singolare del tempo passato dell’indicativo del verbo piovere. Inf. XXIV, 122. XXX, 95. In questi luoghi significa, caddi d’alto, precipitai nell’abisso.

Pira, quella catasta di legna, dove anticamente si ponevano ad abbruciare i cadaveri. Lat. rogus, pyra. Inf. XXVI, 53.

Piramo, e Tisbe. Purg. XXVII, 37. Fu un giovinetto di Babilonia, secondo le favole; il quale innamorato di Tisbe fanciulla bellissima, sua vicina, e da lei corrisposto in amore, per poterla godere, la persuase ad uscire tacitamente della sua casa, e a portarsi in certo luogo solilario, sotto una pianta di gelso, o luoru, dov’egli l’avrebbe attesa. Venne la fanciulla prima dell’amante; ma impaurita per la vista d’una lionessa, che tutta lorda di sangue di buoi scannati, se n’andava alla fonte, fuggissi dentro una grotta, lasciando ivi per la fretta un suo velo, che trovato dalla fiera, fu da essa lacerato, ed insanguinato. Poco dopo giungendo Piramo al pattuito luogo, e riconoscendo il velo dell’amata fanciulla, pensò che fosse stata divorata, e sopraffatto da un estremo dolore, colla propria spada si passò il petto. Tisbe intanto, già deposto il timore, ritorna dalla grotta, e vedendo l’amante languir moribondo per la ferita, dopo molti pianti e lamenti, collo stesso ferro di Piramo disperata si uccide. Scrivono i Poeti, che innanzi questo avvenimento, il gelso produceva i frutti bianchi, ma che spruzzati del sangue degl’infelici divennero tosto di color vermiglio nereggiante, come sono al dì d’oggi. Vedi Ovidio nel 4. Libro delle Metamorfosi.

Pirenei monti, fasciano la Navarra. Par. XIX, 144.

Pirati, corsari. Lat. piratae. In, XXVIII, 84.

Pirro, Re degli Epiroti, perpetuo nemico de’ Romani, avidissimo d’Imperio; personaggio notissimo nelle storie; di costui dee intendersi Dante. Inf. XII, 135. Par. VI, 44. non di Pirro figliuolo d’Achille.

Pisa, nobilissima città di Toscana, bagnata dal fiume Arno. Purg. VI, 17. Biasimata. In XXXIII, 79.

Pisani, cittadini di Pisa. Inf. XXXIII, 30. Intesi per le volpi piene di froda. Purg. XIV, 53.

Pisistrato. Tiranno d’Atene, uomo di temperati costumi, il quale si portò benignamente collo stupratore di sua figliuola. Purg. XV, 101.

Pispigliare, bisbigliare, favellare con voce molto sommessa. Purg. V, 12, XI, 111.

Pistoja, città nobilissima della Toscana. Inf. XXIV, 126, 143. Biasimata. Inf. XXV, 10.

Pístola, coll’accento acuto sulla prima sillaba, lettera. Lat. epistola. Par. XXV, 77.

Più, cioè, per più tempo. Inf. VIII, 21.

Più di mille milia, di là da mille miglia. Par. XXVI, 78.

Piùe, più; in rima. Purg. XXII, 107. Par. VI, 14. VIII, 46. XIII, 88. XV, 92. XXV, 115. Per maggiormente. Par. XXVII, 39.

Più e più. Lat. magis atque magis. Purg. XXIX, 19.

Più oltre, che le fronde, cioè, i fiori altresì, e i frutti. Par. VIII, 57. Ma qui è metafora.

Piume, per li peli della barba. Purg. I, 42. V. Penne.

Più pruova, maggior pruova. Inf. XXVIII, 114.

Più sommo. Inf. XV, 102. È notabile in questo luogo il comparativo aggiunto al superlativo, che gli dà maggior forza.

Più tosto , cioè con maggior prontezza, più tostamente. Lat. celerius. Purg. XIII. 6. XXXIII, 19.

Piviere, contenuto della giurisdizion della Pieve, la quale è una chiesa parrocchiale, che ha sotto di sé priorie, e rettorìe. Par. XVI, 65.

Plaga, per clima, o regione. Par. XXXI, 31. È voce Latina.

– Per sito di cielo. Plaga, sotto la quale il Sol mostra men fretta, cioè, la regione meridiana, dove pare che il Sole proceda più lentamente, benché ciò non sia vero. Par. XXIII, 11.

Plage; in rima, regioni, o siti del cielo. Par. XIII, 4.

Plato, cioè Platone. Purg. III, 43.

Platone, Ateniese detto il divino. Filosofo sapientissimo. Principe della setta degli Accademici, e Maestro d’Aristotile. Inf. IV, 134. Insegnò, che l’anime degli uomini uscite de’corpi loro tornassero alle stelle, ond’erano prima discese. Par. IV, 24.

Plaustro, carro. Lat. plaustrum. Purg. XXXII, 95.

Plauto, nativo di Sarsina città dell’Umbria scrittore elegantissimo di Commedie Latine. Purg. XXII, 98.

Plenilunio, tempo in che la Luna è piena. Par. XXIII, 25.

Plenitudine, per moltitudine, folla di gente. Par. XXXI, 20.

Ploja; in rima, pioggia; e per similitudine, grazia, dono. Par. XIV, 27. Par. XXIV, 91.

Voce antica, dicono gli Accademici della Crusca nel loro Vocabolario; ma secondo il parere dell’eruditissimo Monsignor Giusto Fontanini, a carte 271 del suo Aminta difeso, è voce Friulana; e ne rende ivi la ragione. V. Sopra Fi’.

Plorare, piagnere. Par. XX, 62. È voce Latina.

Pluto, dio delle ricchezze. Inf. VI, 115. VII, 2. Altri credono lui essere il medesimo che Plutone Re dell’Inferno, figliuolo di Saturno, e d’Opi, fratello di Giove, e di Nettuno.

Po, Re de’ fiumi d’Italia, scende dall’Alpi, e ricevendo, nel discorrere, dentro ’l suo seno molti fiumi più piccoli, viene a scaricarsi nell’Adriatico. Inf. V, 98. XX, 78. Purg. XIV, 92. XVI, 115. Par. VI, 51.

Po’che, poiché. Inf. V, 93.

Poco, per abbietto, misero, vile, e tapino. Par. XIX, 133.

– Per picciolo. Inf. XXVIII, 6. Par. I, 34. XXVIII, 19.

Poco, È tanto, che non basta a dicer poco, cioè; perchè bisognerebbe dirlo pochissimo. Par. XXXIII, 123.

Poco ne’ fianchi, cioè, stretto. Inf. XX, 115. Così forse Terenzio nell’Eunuco, alla Scena 3. dell’Atto 2.

Haud similis virgo est virginum nostrarum,

quas matres student

Demissis humeris esse, vincto pectore, ut gracilae sient.

Poco Sole, per picciola parte del giorno , che rimanga. Purg. VII, 85.

Podere, per potere, forze. Inf. VII , 5. XVII, 118. Purg. XX, 126. Par. I, 131. XXI, 11. XXVII, 123. XXXI, 83.

Podestà, per potestà, potere, forza, valore.

Podésta - Coll’accento acuto sulla seconda sillaba; in rima. Inf. VI, 96.

Podestati, terzo coro d’angeli della seconda gerarchia. Par. XXVIII, 123.

Poeta altissimo. Inf. IV, 79. Intendi Virgilio.

Poetare, fare il poeta. Inf. XXV, 99. Par. XXX, 32.

Poetaro l’età dell’oro, cioè, finsero, e favoleggiarono ne’lor poemi l’età dell’oro. Purg. XXVIII, 139.

Poggia, nome. Quella corda che si lega all’un de’capi dell’antenna, da man destra.

Da poggia, da man destra. Purg. XXXII, 117.

Poggiare, andare in suso, innalzarsi. Par. VI, 115.

Poggiato, per appoggiato. Inf. XX, 25. Purg. XXVII, 81.

Pogna, per ponga; in rima. Purg. XIII, 64. Par. VIII, 81.

Pognam che, ponghiamo che, supposto che. Purg. XVIII, 70.

Poi, per poiché, posciachè. Purg. X, 1, 128. XIV, 130. XV, 34. Par. II, 56. III, 27.

Pola. Antichissima città di Schiavonia, presso i confini dell’Istria. Inf. IX, 113,

Pola, sorta d’uccello, altrimenti detto mulacchia, cornacchia, Par. XXI, 35.

Poleggio, passaggio, cammino. Par. XXIII, 67.

Polenta, (da) famiglia nobilissima, che signoreggiava in Ravenna a’ tempi di Dante. Portava per impresa l’Aquila mezzo bianca in campo azzurro, e mezzo rossa in campo d’oro. Inf. XXVII, 41.

Policreto, Policleto, Sicionio, discepolo d’Agelade, scultore antico eccellentissimo. Purg. X, 32.

Polidoro, figliuolo di Priamo Re di Troja, e d’Ecuba, ucciso a tradimento da Polinnestore Re di Tracia. Inf. XXX, 18. Purg. XX, 115. V. Ecuba e Polinnestore.

Polinice, fratello di Eteocle. Purg. XXII, 56. Accennalo. Inf. XXVI, 54.

Polinnestore, Re di Tracia. A costui, come a carissimo amico, Priamo Re di Troja, essendo assediata da’Greci quella città, mandò un suo figliuolo detto Polidoro, con buona parte de’ suoi tesori; acciocché se la città fosse espugnata, e ucciso il Re coll’altra sua prole, non s’estinguesse affatto la stirpe reale. Ma il traditore, intesa la caduta di Troja, e la morte di Priamo, fece morire il giovane, e convertì in uso proprio tutto il tesoro. Purg. XX, 115. V. Virgilio nel 3. dell’Eneide.

Polinnia,una delle muse, così detta dalla moltitudine degl’Inni. Par. XXIII, 36.

Polissena, figliuola di Priamo Re di Troja, e d’Ecuba sua moglie, sacrificata da Pirro al sepolcro d’Achille suo padre; per far vendetta di lui, ch’era stato ucciso a tradimento da Paride nel tempio d’Apollo, sotto colore di dargliela in isposa. Inf. XXX, 17.

Poltro, per pigro. Purg. XXIV, 135.

Polluce. Vedi Castore.

Polo, per S. Paolo. Par. XVIII, 136.

Polo Antartico, opposto all’Artico, Purg. I, 23.

Polo Artico, o Settentrionale. Purg. 1, 29.

Polve, per corpo mortale, che dee risolversi in polvere. Par. II, 133.

Polveroso, asperso di polvere. Inf. IX, 71.

Pome, per pomo. Purg. XXVII, 45. Figuratamente, per bene , e felicità somma. Purg. XXVII, 115.

Pome della spada, cioè, pomo. Par. XVI, 102.

Pomi, per frutti di consolazione. Inf. XVI, 61.

Pomo, che maturo solo prodotto fu. V. Adamo. Par. XXVI , 91.

Pompejana tuba, per l’esercito di Pompejo. Par. VI, 72.

Pompeo, il Grande, ancor giovanetto, soggioga diversi popoli all’Imperio Romano. Par. VI, 53.

Ponavàm, ponevamo. Inf. VI, 35.

Ponderoso, grave, pesante. Par. XXIII, 64.

Pondo, peso. Lat. pondus. Par. XXV, 38. XXVII, 64.

Poner mano all’arte. Par. XII, 138.

Pontare, spingere, e aggravare in maniera, che tutto lo sforzo, o aggravamento si riduca in un punto. Inf. XXXII, 3. Par. IV, 26.

Ponte di Castel S. Angelo, in Roma. Inf. XVIII, 29.

Ponti, luogo della Francia, occupato da’ Re Franzesi discendenti da Ugo Ciapetta.

Poppa, per mammella. Per forza di poppa; cioè , spignendo col petto. Inf. VII , 27; in su la destra poppa; cioè , a man ritta. Inf. XII, 97. V. Mammella.

Porci, chiama Dante gli abitatori del Casentino, infino ad Arezzo. Purg. XIV, 43.

Porco, il porco, e la caccia. Cioè, il porco, o il cinghiale cacciato. Inf. XIII, 113. Simil figura di parlare usò Virgilio nel 2. della Georgica, al verso 192. Pateris libamus et auro. Cioè, pateris aureis.

Por cura, osservare, attendere. Purg. X, 135.

Porger della pace, e dell’ardore. Cioè, comunicar pace, ed ardore. Par. XXXI, 17.

Porgere, per mandare, gettare. Par. XXIX, 99.

Porgere gli occhi a che che sia. Cioè , guardar qualche cosa. Purg. XIII, 13.

Porgere gli occhi nel viso a qualcuno. Cioè, guardarlo bene in faccia. Inf. XVII, 52.

Porgere il passo a chi che sia, per andare verso d’alcuno. Inf. XXXIV, 87.

Porger gravezza, per attristare, o render grave, e meno atto al salire. Inf. I, 52.

Porger parole, per favellare, ragionare. Inf. II, 135. Purg. XXXIII, 52.

Porgersi, per farsi incontra. Par. XV, 25.

Poría, potrebbe. Inf. XXVIII, 1. Purg. VII, 58. XVII, 63. Par. I, 71. IV, 95.

Por mente, attendere, osservare. Par. VIII, 142. XXIV, 7, 14.

Pone, per dar vantaggio. Par. XXX, t21. V. Levare.

Porre, pone il mondo a caso. Cioè, insegna che il Mondo sia fatto a caso; il suppone fatto a caso. Inf. IV, 136. In questo significato adoperano bene spesso i Filosofi Greci il loro verbo τίθεμι, che corrisponde al nostro porre. Basti, per molti che si potrebbero addurre, Porfirio nella sua Introduzione alle Categorie d’Aristotile, al Cap. II, testo 30: [...] Ciò ch’è poi di mezzo tra gli estremi (cioè, tra il genere generalissimo, e la spezie spezialissima) chiamano spezie, e generi subalterni: e pongono che ciascun di loro sia genere, e spezie, ma relativamente ad altra e ad altra cosa.

Porre a croce; in croce. V. Croce.

Porre ad asta, a ritroso, cioè, voltar sossopra l’insegne de’nemici vinti in battaglia. Par. XVI, 153.

Porre a servo. V. A servo.

Porre gl’ingegni a ben fare, darsi all’opere virtuose, dalle quali tragga giovamento la repubblica. Inf. VI, 81.

Porre in tregue, per riposare, o affievolire. Purg. XVII, 75.

Porre tutto il suo amore a drittura, cioè, innamorarsi dell’operar giustamente. Par. XX, 121.

Portare, per avere alcuna proprietà. Inf. XXIV, 39.

Portare, per importare. Purg. IV, 127.

Per produrre. Purg. I, 102. XXXIII, 111.

Per annunziare. Par. XIX, 8.

Per esser cagione. Par. XXVIII, 24.

Portar dell’insegna, cioè, portar l’insegna. Par. XVI, 127.

Portare esperienza, per informarsi. Inf. XVII, 38.

Portar fede, per esser fedele. Inf. XIII, 62.

Portar passione a che che sia. Cioè dolersi di che che sia. Inf. XX, 30.

– Portar scienza, per sapere. Inf. XXXIII, 123,

Portar vergogna, cioè, vergognarsi. Purg. XXXI, 43.

Portarno, portarono. Par. XI, 108; in rima.

Portato, sustantivo, per parto. Purg. XX, 24,

Porterane, ne porterai. Par. XVII, 91.

Portiere, portinajo, usciere. Purg. IX, 78.

Porto, per termine a cui tende ogni cosa. Par. I, 112.

Porto, participio da porgo. Inf. XVII, 88. Par. XXVI , 66.

Per disteso. Lat. porrectus. Inf. XXV, 117. Così spiega il Landino.

Portogallo, provincia di Spagna. Suo Re biasimato. Par. XIX, 139.

Posa, nome, quiete. Inf. III, 54. Purg. VI, 150.

Posar fede, creder fermamente. Par. XVII, 139.

Posasse, per posassi; in rima. Purg. II, 85.

Possa, per potenza, facoltà, forza. Purg. XVII, 75. XXV, 87. Par. XXXIII, 142.

Posse, per possi; in rima. Par. XIII, 94.

Posseditore, chi possiede. Purg. XV, 62.

Possendo, potendo. Purg. XI, 90.

Possessivo. Nomare del possessivo. V. S. Domenico. Possessivo nome si è quello che dinota possessione, come a patre paternus, a domino dominicus. Par. XII, 69.

Possibile a salir persona, cioè, da esser salito da persona. Purg. XI, 51.

Possibile intelletto. Di esso è da vedere Aristotile nel 3. Libro dell’Anima. Insegnano i Filosofi, che tale intelletto stiasi da sé medesimo, e non si vaglia nell’operare, d’alcun organo corporale. Purg. XXV, 65.

Posta, luogo dove si posa, o aguato. Inf. XXII, 148. Per quel sito ove si mettono i cacciatori, aspettando le fiere al varco. Inf. XIII, 113. Per occasione. Inf. XXXIV, 71. Per orma, vestigio, pedata. Inf. XXIII, 148. Per sito, luogo. Inf. XXXIII, 111. Purg. VIII, 108. XXIX, 70.

Posta. Parlare a sua posta, cioè, felicemente esprimere i concetti dell’animo. Inf. XVI, 81. A questo proposito Orazio nell’Epistola 4. del 1 . Libro:

Quid voveat dulci nutricula majus alumno,

Quam sapere, et fari possit quae sentiat?

Postilla, per immagine della cosa specchiata. Par. III, 13.

Postremo, ultimo. Lat. postremus. Parg. XVI, 147.

Potavàm, potevamo. Inf. XXIV, 33.

Potei, per potevi. Inf. XV, 112.

Potém, possiamo. Purg. XI, 8. XVIII, 116.

Potemo, possiamo. Inf. IX, 33.

Potén, per potevano. Inf. IV, 117. Purg. XV, 140.

Potenze, per gli elementi, e per le cose di essi composte. Par. XIII, 61.

Potenzia con atto, è stretta ne’ corpi celesti, i quali sono potenza rispetto alle Intelligenze, che li muovono, e sono atto rispetto alla parte elementare, nella quale influiscono. Par. XXIX, 35.

Potenzia pura , chiama Dante la parte elementare del Mondo, che ubbidisce alle influenze celesti. Par. XXIX, 34.

Potenziato, che ha virtù potenziale. Par. VII, 140. V. sopra Potenzia, e Potenze.

Potéo, potè. Purg. XXII, 22. Par. XIX, 43.

Potere arme, cioè, poterle portare, esser atto a portarle. Par. XVI, 47.

Poterebbe, potrebbe. Inf. VII, 66.

Potési, potevasi. Purg. XIX, 110.

Poverella. La poverella. Par. X, 108. Intendi la vedova dell’Evangelio, che offerse due minuti (danari) nel Tempio, e fu lodata da Nostro Signor Gesù Cristo.

Povero cielo, per annuvolato, e privo de’ suoi ornamenti, che sono le stelle in tempo di notte. Purg. XVI, 2.

Povertà, intesa per la donna amata da S. Francesco d’Assisi, Par, XI, 58, 113,

Pozza, piscina, o luogo pieno d’acqua stagnante. Inf. VII, 127.

Prandere, per mangiare a pranzo. È voce Latina. Par. XXV, 24. Qui figuratamente.

Praga , città metropoli di Boemia, occupata dall’Imperadore Alberto d’Austria. Par. XIX, 117.

Pranso, per satollo, pasciuto. Lat. pransus. Purg. XXVII, 78.

Prata, luogo tra Ravenna, e Faenza. Purg. XIV, 104. V. Guido da Prata.

Prato, città vicina a Fiorenza. Inf. XXVI, 9.

Pratomagno, monte tra Val d’Arno, e il Casentino. Purg. V, 116.

Pravo, iniquo, malvagio. Lat. pravus. Inf. III, 84. XVI, 9. Par. IX, 25.

Prece, per preci, preghiere; in rima. Purg. XX, 100.

Precinto, sustantivo. Cerchio che serra. Inf. XXIV, 34.

Precinto, addiettivo. Compreso, contenuto. Par. XXVII, 113. Potrebbe però spiegarsi anche in forza di sustantivo.

Preciso, per tolto, vietato. Par. XXX, 30.

Preciso latino. V. Latino. Par. XXVII, 35.

Preclaro, per chiarissimo, risplendentissimo. Lat. praeclarus. Par. IX, 68. XI, 115.

Preco, nome, prego, preghiera; in rima. Inf. XXVIII, 90. Par. XX, 53.

Preco, verbo, prego; in rima. Inf. XV, 34.

Preconio, per Evangelio. Par. XXVI, 44.

Predella, per quella parte della briglia, dove si tien la mano, quando si cavalca. Purg. VI, 96.

Predestinazione occultissima. Par. XX, 130.

Predicante, per predicatore. Purg. XXII, 80. Par. XXIX, 96. Oggi questa parola predicante, significa i ministri degli Eretici.

Predone, ladrone. Lat. praedo. Inf. XI, 38.

Prefazio, per saggio di qualche cosa. Par. XXX, 78.

Prefetto nel foro divino, per lo Sommo Pontefice. Par. XXX, 142.

Pregno, per abbondante d’acque. Purg. XIV, 31.

– Per pieno. Purg. XVIII, 42. Detto figuratamente. Purg. XXII, 76.

Pregno aere, per nuvoloso, piovoso. Par. X, 68.

Pregno di gran virtù. Par. XXII, 112.

Prelibare, gustare, assaggiare. Par. XXIV, 4. E figuratamente, trattar con brevità, in compendio. Par. X, 23. Lat. praelibare.

Premere a chi che sia, per istrignersi a lui. Purg. V, 43.

Premere, per ispremere. Purg. XXV, 48.

Prendemo, prendiamo. Par. XX, 102.

Prendere, per comprendere. Par. XXX, 119.

A cui mal prenda. È maniera d’imprecazione. Inf. XXVII, 70.

Prender del nome, pigliare il nome. Par. XVI, 99.

Prender grazia, per esserne fatto degno. Par. XXII, 59.

Prender il cerchiare, per incominciare una strada in giro. Purg. XIX, 69.

Prender immagine, per imprimere alcuna cosa nella fantasia. Purg. IX, 143.

Prender il monte, cioè, cominciare a salirlo. Purg. 1, 108.

Prender la scala. Purg. XXV, 8.

– Prender l’acqua, per mettersi in mare. Par. II, 7.

Prender la campagna. Cioè, avanzarsi per essa camminando. Purg. XXVIII , 5.

Prender più della ripa. Inf. VII, 17.

Prendere. Gran duol mi prese al cor. Inf. IV, 45.

Prendersi, per appigliarsi, aggrapparsi. Inf. XXXIV, 107.

Prescriba, prescriva, determini, prefinisca. Par. XXIV, 6. in rima.

Prescritto, per terminato. Par. XXV, 57.

Presente, per regalo, dono. Par. VII. 24.

Pressa, nome, per calca, urgenza. Purg. VI, 8.

Pressa (Della) famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 100.

Presso del mattino, avvicinandosi il mattino. Purg. II, 13.

Presso di qui, vicino a questo luogo. Inf. XXXI, 101.

Prestare, per concedere, donare. Lat. praestare. Purg. XIII, 108.

Presti, per presta, imperativo. Par. I, 22.

Presto, per pronto, apparecchiato. Purg. XVIII, 19. XXVIII , 83. Par. VIII , 32. XXIV, 50. XXIX, 60.

Presto del venire, pronto al venire. Inf. II, 117.

Presunsi, presumetti; in rima. Par. XXXIII, 82.

Presunzione, per ostinazione, contumacia. Purg. III, 140.

Previso, preveduto. Lat. praevisus. Par. XVII, 27.

Prezza, per prezzo.

Far prezza, cioè, prezzare, fare stima, far conto. Purg. XXIV, 34.

Priamo. Vedi Troja, ucciso. Inf. XXX, 15.

Primajo, primo. Inf. V, 1. VII, 41. Purg. IX, 94. XIII, 5. XIV, 66. Par. II, 108. XVIII, 91. XXVI, 100. Per primiero, pristino. Inf. XXV, 76.

Prima luce, cioè, Iddio. Par. XXIX, 136. Così prima virtù. Par. XXVI, 84.

Primavera, per li fiori che nascono in tale stagione. Purg. XXVIII, 51.

Primavera sempiterna, il Paradiso. Par. XXVIII, 116.

Prima volta. Purg. XXVIII, 104. V. Volta prima.

Primi, i miei primi, cioè, i miei progenitori, i miei maggiori. Inf. X, 47.

Primipilo, appresso gli antichi Romani si chiamava il Condottiere di 400. soldati nella prima squadra, ed era capo di legione. Con questo nome chiamasi dal nostro Poeta S. Pietro Apostolo capo della Chiesa. Par. XXIV, 59.

Primizia de’ Vicarj di Cristo, cioè, S. Pietro. Par. XXV, 14.

Primizia, per antenato, o radice della schiatta. Par. XVI, 22.

Primo, quel ch’è primo, cioè, Iddio. Par. XV, 56.

Primo amore. *Così altrove nomina Dio. Qui nei versi: Colui che mi dimostra il primo amore Di tutte le sustunzie sempiterne. Par. XXVI, 38. intendi Aristotile*.

Primo aspetto, per faccia, o superficie del corpo. Par. XXVII, 137. Qui figuratamente.

Primo giro, per lo Cielo Empireo. Par. IV, 34. Per lo cielo della Luna; la quale vien chiamata da Marco Tullio nel Sogno di Scipione, ultima coelo, citima terris. Purg. I, 15.

Primo Mobile accennato. Par. XIII , 24. Circonscritto. Par. II, 113. XXVIII, 70.

Primo mondo, cioè, pristino, rispetto a’ morti. Inf. XXIX, 104.

Primo superbo. Par. XIX, 46. V. Lucifero.

Primo umore, cioè, Iddio, lo Spirito Santo. Inf. III, 6. Par. VI, 11. XXXII, 142.

Primo vero, per li principj delle scienze, che non abbisognano d’esser dimostrati, ma sono per sé noti. Par. II, 45.

Principati, o Principi celesti, primo coro d’Angeli della terza gerarchia i quali, secondo Dante, muovono il cielo di Venere. Par. VIII, 34. XXVIII, 125.

Prince, principe. Purg. X, 74.

Principe de’ novi Farisei. Inf. XXVII, 85. V. Bonifazio VIII.

Principio, per cognizione, da cui un’altra dipenda. Par.XXXIII, 135.

Principio alla via, cioè, della via. Inf. II, 30.

Principio del cervello, chiama forse Dante la midolla spinale, ch’è della stessa sostanza col medesimo, ed è quasi un suo processo, quando non si volesse intendere il cuore. Inf. XXVIII, 141.

Prisciano. Gramatico eccellentissimo, fu di Cesarea di Cappadocia, e scrisse molti libri della sua professione, i quali ancora si leggono. Vogliono alcuni spositori, che Dante il prendesse per ogni Gramatico. Inf. XV, 109.

Privare, per togliere. Purg. XXXIII, 125.

Privato, sustantivo, cesso, agiamento, luogo dove suol deporsi il soverchio peso del ventre. Inf. XVI, 114.

Privilegiare, conceder privilegio. Purg. VIII, 130.

Probitate, bontà. Lat. probitas. Purg. VII, 122.

Probo, buono. Lat. probus. Par. XXII, 138.

Procedere, per camminar lentamente. Inf. XX, 103. XXIII, 81.

Processo, per esito d’affare. Par. XVII, 67.

Per maniera di procedere. Par. VII, 113.

Per seguitamento di parlare. Par. V, 18.

Proda, lido, orlo, riva. Inf. IV, 7. VIII, 55. XII, 101. XVII, 5. XXII, 80. XXIV, 97. XXXI, 42. Purg. VI, 85. Par. XIX, 61. Per prora di nave. Inf. XXI, 13.

Prode, sustantivo, per prò, utilità, giovamento. Purg. XV, 42. Par. VII, 26. Far prode, per giovare. XXI, 75.

Producerebbe, produrrebbe. Par. VIII, 107.

Produtto, prodotto. Par. XXIX, 33.

Profferére, profferire. Par. III, 6.

Profferire, per far vedere, disvelare, scuoprire, manifestare. Inf. XXIX, 132. Par. XXVIII, 136.

Profferta, per manifestato con parole. Par. XXVI, 103.

Proffilare, per ornare l’estremità di che che sia. Purg. XXI, 23. Così l’antico Comentatore.

Profonda canzone, cioè, di concetti altissimi. Purg. XXXII, 90.

Profonde cose, altissime, sublimi, e vincenti la capacità dell’intender nostro. Par. XXIV, 70.

Profondo, per centro. Par. IX, 23.

Profondo, per altissimo. Par. XXX, 4.

Profondo, avverbio, mirar profondo, cioè, veder bene addentro. Purg. XXXI, 111.

Progne, moglie di Tereo Re di Tracia, che per vendicar la sorella Filomena da lui violata, diede a mangiare al marito il suo figliuolo Iti e fu poi convertita in rondine: altri dicono in rosignuolo. Accennata. Purg. XVII, 19. V. Ovidio nel 6. delle Trasform.

Promere, per manifestare. È voce Latina. Par. XX, 93.

Promessione, promissione. Par. XXIX, 123.

Promettere, promessa tanto s’avea, cioè s’era offerta al mio piacere con tanta cortesia. Par. VIII, 43.

Promissione, promessa. Purg. XXX, 132.

Promotore, che promuove. Lat. promotor. Par. I, 116.

Prontare, importunare. Purg. XIII, 20.

Prope, presso. È voce Latina. Purg. XIX, 107.

Propinquo, vicino. Inf. XVII, 35. Purg. XXXIII, 41. Par. IX, 38. È voce Latina.

Propinquissimo, vicinissimo. Par. XXXII, 119.

Proposizione antica, e novella, cioè, l’antico, e ’l nuovo Testamento. Par. XXIV, 98.

Proposta, per proponimento. Inf. II, 38.

Proposto, per proposito, proponimento. Inf. II, 138.

Proposto, per preposito, caposquadra, capitano. Inf. XXII, 94, 123.

Proprio, fatto per proprio, acciocché fosse proprio. Par. I, 57.

Proserpina, figliuola di Giove, e di Cerere, rapita per isposa da Plutone, mentre coglieva fiori ne’prati d’Enna in Sicilia. Inf. IX, 44. dove si dice: La Regina dell’eterno pianto. Purg. XXVIII, 50. È la stessa che la Luna. Inf. X, 80. Di essa leggonsi questi due versi:

Terret, lustrat, agit, Proserpina, Luna, Diana,

Ima, superna, feras, sceptro, fulgore, sagitta.

Prossimano, prossimo, congiunto. Inf. XXXIII, 146.

Protendersi, per allungar le membra, scontorcendosi. Purg. XXVII, 16. Per allungarsi semplicemente, farsi avanti. Purg. XIX, 65.

Protervo, per altiero. Purg. XXX, 70.

Proteso, per disteso, in significato osceno, quello che i Latini dicono arrectus. Inf. XV, 114.

Prova, far prova, per allignare. Purg. XXX, 117.

Provedenza, provvidenza. Par. VIII, 99. XVII , 109. XXVII , 16.

Provenza, o Proenza, provincia marittima della Francia, di cui fu Conte Carlo I. Re di Puglia. Purg. VII, 126. Posta a sinistra del Regno di Francia, riguardando verso Occidente. Par. VIII, 58.

Provenzale dote, cioè la Provenza aggiunta al Regno di Francia da Luigi il Santo, e da Carlo suo fratello, discendenti da Ugo Ciapetta, i quali ebbero per mogli due figliuole di Berlinghieri di Tolosa, Signor di Provenza. Purg. XX, 61.

Provenzali, uomini di Provenza. Par. VI, 130.

Provenzan Salvani, prima cittadino, e poi Tiranno di Siena; il quale sulla piazza di quella città, fattosi recare un tappeto, si mise a scongiurare i suoi cittadini che l’ajutassero a trar di prigione un suo carissimo amico, il quale Carlo II. Re di Puglia avea fatto incarcerare, e minacciava ancora di far decapitare, se non eran tosto trovati, e pagati per lui diecimila fiorini d’oro. La qual somma trovata, per diligenza di Provenzano, l’amico ricuperò la libertà. Purg. XI, 121, 134. e segg.

Provveder divino, divina provvidenza. Par. VIII, 135.

Provvedere del suo risponder chiaro, cioè, dar chiara ed evidente risposta. Par. XXVIII, 85.

Pruno, virgulto pieno di spine. Inf. XIII, 33. Par. XIII, 134. XXIV, 111. Ma qui figuratamente.

Prova. Far mala pruova, per male allignare. Par. VIII, 141.

Pubblico segno, per l’Aquila, insegna dell’Imperio Romano. Par. VI, 100.

Puccio Sciancato, ladro famoso a’ tempi di Dante. Inf. XXV, 148.

Puglia, provincia d’Italia, oggi nel Regno di Napoli. Purg. VII, 126. Dante la chiama fortunata, cioè pingue, e feconda. Inf. XXVIII, 9. Signoreggiata a’ tempi del Poeta dal Re Carlo Senzaterra. Signor di Provenza. Accennata. Purg. V, 69. Circonscritta nsieme con altri paesi da Dante. Par. VIII, 61. V. Romani.

Pugliesi, abbandonano il Re Manfredi. Inf. XXVIII, 17.

Pugna, nome, nel numero del più, per pugni. Inf. VI, 26.

Pulcella, zitella, donzella. Purg. XX, 32.

Pulcro, bello. Lat. pulcher. Inf. XII, 58.

Pullulare, per gonfiarsi in bolle; detto dell’acqua. Inf. VII, 119.

Punga, per pugna, o battaglia, o contrasto; in rima. Inf. IX, 7.

Pungelli, stimoli; e figuratamente, cattivi consigli. Inf. XXVIII, 138.

Pungémi, pungevami. Purg. XXI, 4.

Pungere, per travagliare, malmenare. Purg. XVIII, 102.

Punger se stesso, per eccitarsi al cammino. Inf. XXXI, 27.

Punta, per puntura. Inf. XIII, 137.

Punta del desio, per desiderio molto acceso. Par. XXII, 26.

Punta, per punta, cioè, a dirittura, direttamente; ma in senso figurato. Purg. XXXI, 2. V. Taglio.

Punto, per articolo [3], Par. XXIV, 37.

Per momento di tempo. Par. XXXIII, 94.

Per proposizione, o massima. Purg. VI , 40.

Punto a cui tutti li tempi son presenti; cioè, l’Eternità. Par. XVII, 18.

Punto al qual si traggon d’ogni parte i pesi, cioè, il centro della terra, verso cui si portano i corpi. Inf. XXXIV, 110.

Punto che il zenit inlibra, chiama Dante quel momento in cui il Sole e la Luna vengono, a fasciarsi dell’orizzonte, stando l’un d’essi per tramontare, l’altro per levare; e sono egualmente distanti dal zenit, cioè, dal punto verticale, il quale fa allora con essi un triangolo isoscele, cioè, che ha due lati eguali. Par. XXIX, 4.

Punto fisso, per Iddio. Par. XXVIII, 95.

Punto. V. sopra. Dare in punto.

Punto, participio da pungo, punto d’amore, cioè, stimolato. Par. XXVIII, 45.

Puntone della spada, per punta di essa spada. Purg. IX, 113.

Puollo, il può. Par. IV, 128.

Puòne, per può; in rima. Inf. XI, 31.

Pur, e pure, per solamente. Inf. XI, 20, 56. XXXI, 78. Purg. V, 112. VII, 79. X, 46. Par. XVII, 138. XVIII, 21. XXVII, 33. E in altri luoghi molti.

Puretto, puro, schietto; che anche pretto si dice. Par. XXIX, 22.

Pur li; in rima, cioè, tuttavia in quel luogo. Inf. VII, 28.

Pusillo, per umile, abbietto. Lat. Pusilliis. Par. XI, 111.

Putire, spirar mal odore, mandar puzzo. Inf. VI, 12.

Putifare, ministro del Re Faraone. La moglie di costui vien chiamata da Dante, la falsa ch’accusò Giuseppo. Inf. XXX, 97. V. Giuseppo.

Putta, per meretrice, o donna svergognata, e vilissima, che a tutti si vende, e prostituisce. Purg. XI, 114. Qui figuratamente.

Puttaneggiare, per usar modi, e procedere di puttana. Inf. XIX, 108.

Putto, addiettivo, puttanesco. Inf. XIII, 65.

Q

Qua’, per quali. Inf. I, 21. XIX, 58. Par. XVIII, 105.

Quaderno, libro di conti. Purg. XII, 105. E figuratamente, per confine, cancelli. Par. XVII, 37.

Quadra, per quarta parte di cielo. Par. XXVI, 142.

Quadrante, è la quarta parte di quello strumento, che gli Astrologhi chiamano Astrolabio; il quale è fatto a guisa d’un tagliere, la cui circonferenza dividesi in 360. gradi; cosicché il quadrante ne conterrà 90. Purg. IV, 42.

Quadratura del cerchio; cioè, riduzione di esso cerchio in figura quadrata, cosicché l’aja, o superfizie del quadrato sia di grandezza affatto eguale a quella del cerchio; cosa da’Geometri più volte cercata, ma non mai finora trovata, e forse impossibile a trovarsi. Par. XXXIII, 133.

Quadrello, per saetta, freccia, strale. Par. II, 23.

Quaggiuso, quaggiù. Inf. II, 83. Par. XXXI, 30, 114.

Qual, per chi, chiunque, qualunque, o colui che, quegli che, Inf. XII , 74. Purg. XIX , 23. Par. 1 , 6. X, 88. XI, 122. XIV, 25. XXI, 19. XXXIII, 14.

Qualche, chiunque sia che. Inf. VIII, 123. Ver qualunque. Inf. XII, 48. XV, 12. XIX, 46.

Qualche, da qualche parte. Per da qualunque parte. Purg. IV, 69.

Qual che si sia, qualunque e’si sia. Par. XXII, 114.

Qual ch’uom prende , cioè, qualunque l’uomo prenda. Par. XI, 41.

Quale, per come, qualmente, in quella guisa appunto che. Inf. II, 127. XVIII, 10. Purg. XXX, 13. XXXI , 64. Par. XXV , 108.

Quale, per qualità, Inf. II, 18. IV, 139. Par. II, 65. XXIII, 92. XXX, 120.

Quale, per lucente. Par. VIII, 46.

Qual vuol sia, sia qualsivoglia. Purg. XXXII, 69.

Quando, per giacché. Lat. quando, quandoquidem. Purg. XXXI, 67. Par. X, 82. XIII, 34, 35. Per tempo. Par. XXIII, 16. XXIX, 12.

Quando che sia, in alcun tempo, una volta. Lat. olim, aliquando. Inf. I, 120. Purg. XXVI, 54.

Quandunque, ogni volta che. Lat. quotiescumque. Purg. IX, 121 . Par. XXVIII, 15.

Quanto di noi lassù fatto ha ritorno, cioè, quante sono l’anime degli uomini che dopo la morte de’ corpi, sono ritornate in Cielo. Par. XXX, 114.

Quanto, per grande. Par. VIII, 46.

Quanto, per quantità Par. II, 65 , 104. XXIII , 92. Par. XXX, 120.

Quantunque, per quanto, quanto mai. In forza di nome. Ma è indeclinabile. Inf. XXXII, 84. Purg. XII, 6. XV, 71. XXX, 52. Par. VIII, 103. XIII, 43. XXII , 130. XXIV, 79. XXXII , 56, 91. XXXIII, 21.

Quantunque gradi, per quanti gradi. Inf. V, 12.

Quantunque la Chiesa guarda; cioè, tutte le rendite ecclesiastiche, e de’ monisteri, custodite dalla Chiesa. Par. XXII, 82.

Quantunque perdéo l’antica madre; cioè, tutte le delizie del terrestre Paradiso, perdute da Eva. Purg. XXX, 52.

Quare, perchè. È voce Latina. Inf. XXVII, 72

Quarnaro o Carnaro, golfo di Schiavonia, presso il quale sono campagne piene di sepolture. Inf. IX, 113.

Quarta famiglia del Sommo Padre, chiama Dante una porzione de’ beati spiriti, posta da lui nella quarta sfera, anzi nello stesso corpo del Sole. Par. X, 49.

Quatto quatto, più quattamente, e nascostamente, che si può. Inf. XXI, 89.

Quattro animali. Coronato ciascun di verde fronda. Purg. XXIX, 92. Intendi i quattro Vangelisti

E per Quattro in umile paruta. Purg. XXIX, 143. I quattro Apostoli: Jacopo il minore, Pietro, Giovanni, e Giuda Taddeo; come scrittori d’alcune Epistole Canoniche.

Que’, per quegli, nominativo singolare di persona. Inf. VIII, 46. Par. XXXII, 127. E in caso obbliquo. Inf. XXXII, 114.

Quei, per quello, in secondo caso. Inf. XIX, 45. In terzo caso. Purg. III, 120, Par. XVII, 93. In caso accusativo. Inf. II, 104.

Quei, dimostrativo di cosa irragionevole. Par. XIX, 93.

Quei che più n’ha colpa. Purg. XXIV, 82. V. Corso Donati.

Quel (per territorio, e giurisdizione di uno stato). Così: Quel di Carlo. Purg. V, 69. V. Puglia.

Quel che in eterno rimbomba; cioè, l’ultima sentenza di Cristo contra i reprobi, che dirà: Andate, maledetti, nel fuoco eterno. Inf. VI, 99.

Quella parte, donde prima è preso Nostro alimento chiama Dante il bellico, per lo quale il fanciullo nel ventre materno si nutrisce. Inf. XXV, 88.

Quelli, per quegli, in caso retto singolare. Inf. XVIII, 86. XXVIII, 134. Purg. XIII, 104.

Quello, per quegli. Par. VIII, 125.

Quel mar che la terra inghirlanda; cioè, V Oceano. Par. IX, 84.

Quel paese che siede tra Romagna, e quel di Carlo. Purg. V, 68. V. Marca d’Ancona.

Quercia. Dal nascer della quercia al far la ghianda; cioè, dal principio al compimento di qualche impresa. Par. XXII, 87.

Querente, per chi esamina, ed interroga. Lat. quaerens, quaesitor Par. XXIV, 81.

Questi, dimostrativo di bestia. Inf. I, 46.

Questi, dimostrativo di cosa inanimata. Par. I, 118, 117, 119.

Quetàmi, mi quetai. Inf. XXXIII, 64.

Quetare, per appagare, render contento. Par. XXX, 82.

Quetare il passo, per soffermarsi. Purg. V, 48.

Quia. State contenti al quia; cioè, ponete freno alla soverchia curiosità, né vogliate che vi si renda ragione di quelle cose che non potete intendere. Purg. III, 37.

Quici, qui; in rima. Purg. VII, 66. Par. VIII, 121. XII, 130.

Quiditate, essenza, o definizion della cosa. Termine delle scuole di Filosofia, e Teologia. Par. XX, 92. XXIV, 66.

Quinc’entro, qui, in questo luogo. Inf. XXIX, 89. Purg. XIII, 18.

Quintio Cincinnato, Dittatore de’ Romani, uomo di gran virtù, e moderazione, così nominato dalla chioma rabbuffata. Par. VI, 46.

Quirino, altrimenti Romulo, fondatore di Roma, generato di padre incerto; ma per lo suo valore attribuito al dio Marte. Par. VIII, 131.

Quiritta, qui appunto appunto. Purg. IV, 125. XVII, 86.

Quisquilia degli occhi, cioè, cispa, immondizia. È voce Latina. Par. XXVI, 76.

Quistione, per dimanda, interrogazione, Par. VI, 28.

Quive, quivi; in rima. Par. XIV, 27.

Quivi, per qui, in questo luogo. Purg. XXXIII, 57. Peraltro questa voce quivi, più comunemente appresso gli ottimi scrittori, significa ivi, in quel luogo.

Quivi, per in quel punto. Purg. V, 54.

Quoto o coto. Pensiero. Forse dal Latino cogito. Par. III, 26.

 R

Raab, meretrice di Gerico, la quale per aver salvate in sua casa alcune spie di Giosuè, Capitano del popolo eletto, fu da lui preservata ed accolta nel sacco di quella Città; ond’essa poi passò al culto del vero Dio d’Israele. Par. IX, 116.

Rabano, Inglese, fratello del venerabile Beda, uomo dotto. Par. XII, 139.

Rabbuffarsi, per mettersi in iscompiglio, e pigliarsi molti fastidj. Inf. VII, 63.

Rachel , figliuola di Laban, bellissima giovane, moglie del Patriarca Giacobbe; intesa per la contemplazione. Inf. II, 102. IV, 60. Purg. XXVII, 104. Par. XXXII, 8.

Raccapricciare, mettere un tale orrore, sicché s’arriccino i peli. Inf. IV, 78.

Raccendere, accender di nuovo. Purg. VIII, 78. Qui è metafora.

Raccendere la conoscenza, cioè, rinnovarla, suscitarla. Purg. XXIII, 46.

Raccendersi di vista novella, per riprendere, e riacquistar nuovo lume, e vigore agli occhi. Par. XXX, 58.

Raccertarsi, certificarsi, accertarsi di nuovo. Purg. IX, 64.

Racceso, di nuovo acceso. Inf. XXVI, 130.

Raccogli, per raccoglie; in rima. Inf. XVIII, 18.

Raccogliere la parola, per intendere il parlare. Purg. XIV, 72.

Raccolto, per contenuto. Par. V, 60.

Raccolto a chi che sia, per avvicinato. Purg. VIII, 109.

Raccorce, per raccorci, ti raccorci; in rima. Par. XVI, 7.

Raccorciare, abbreviare. Par. XV, 96.

Raccorciar la via, per affrettarsi al cammino. Par. XXXI, 129.

Raccorse, per raccolse; in rima. Par. XII, 45.

Raccosciarsi, ristrignersi nelle cosce, abbassandosi. Inf. XVII, 123.

Raccostarsi, per accostarsi di nuovo. Purg. XXVI, 49. Per accostarsi semplicemente. Inf. XI, 6.

Racquetarsi, tornar queto. Inf. VI, 26.

Rada, nome, rara. Par. IV, 87.

Rade, per radi, verbo; in rima. Inf. XXXIII, 127.

Radere. Le ciglia avea rase d’ogni baldanza, cioè, umili, dimesse. Inf. VIII, 118.

Radiale lista, cioè, del raggio, o piena di raggi. Par. XV, 24.

Radiare, tramandare il raggio. Par. XIX, 89. È voce Latina.

Radice umana, per li primi uomini. Purg. XXVIII, 142.

Rado, in forza d’avverbio. Per rade, o rare volte. Lat. raro. Purg. XIX, 24. XX, 45. E in altri luoghi.

Raffaello Arcangelo guarisce il vecchio Tobia dalla cecità col fele d’un pesce. Par. IV, 48.

Rafel maì amech zabì almi. Parole che nulla significano, poste dal Poeta in bocca di Nembrotto, per dinotare la confusione delle lingue, cagionata per di lui colpa. Inf. XXXI, 67.

Raffinare, per divenir più fino. Purg. VIII, 120.

Raffio, strumento di ferro uncinato. Inf. XXI, 52, 100. XXII, 147.

Raffrettare, affrettar di nuovo. Purg. XXIV, 68.

Raffrontarsi, per incontrare, e farsi a fronte dell’oggetto bramato. Purg. XVII, 51.

Ragazzo per famiglio di stalla. Inf. XXIX, 77. V. il Bocaccio nella Novella del Conte d’Anguersa.

Raggiare, per diffonder raggi, risplendere. Purg. XXV, 89. XXVI, 5. XXVII, 95. XXVIII , 33. XXXI , 122. XXXII, 54. Par. VIII, 53. XIII, 58. XVIII, 17. XXI, 15. XXVIII, 16.

– Per illuminare, illustrare co’ raggi. Par. VII, 17, 74. XXV, 54. E forse in altri luoghi, per infondere a forza di raggi, e di lume. Par. VIII, 3.

– Per uscire con quella velocità che esce il raggio. Par. XXIX, 29. Si raggerà d’intorno cotal vesta; cioè, si tesserà a forza di raggi. Par. XIV, 39.

Raggielare, di nuovo congelare. Inf. XXXIII, 113.

Raggiornare, farsi giorno di nuovo. Purg. XII, 84.

Raggiugnersi, congiugnersi di nuovo. Inf. XVIII, 67.

Ragionare, per argomentare, o concludere. Purg. XVII, 138.

Ragionarsi, per conchiudersi ragionando. Purg. XVII, 138.

Ragione, per conto, o interesse. Purg. XIV, 126.

– Per ragionamento. Purg. XXII, 130.

Far ragione, per immaginarsi. Inf. XXX, 145.

Ragna, per ragno. Purg. XII, 44. Per sorta di rete. Par. IX, 51. Qui figuratamente.

Rajare, per isfavillare, risplendere, illuminare, raggiare. Purg. XVI, 142. Par. XXIX, 136.

Per farsi manifesto. Par. XV, 56.

Rallargare, allargar di nuovo. Purg. III, 13.

– Per allargare, o dilatare semplicemente. Purg. IX, 48.

Rallignarsi, per metter nuove radici, allignare di nuovo. E figuratamente, per divenir di plebeo gentile, a forza di virtuose operazioni. Purg. XIV, 100.

Ramarro, serpentello noto, di color verde, o bigio, o vario, con quattro piedi. Lat. lacertus. Inf. XXV, 79.

Rammarca, rammarica, affligge; in rima. Inf. VIII , 23. Purg. XXXII, 127.

Rammentare, per riconoscere. Par. XVIII, 110.

Rammentarsi, ridursi a memoria. Par. XXXIII, 95.

Ramogna, continuazione del viaggio. Purg. XI, 25. È voce antica, e da non usarsi.

Ramondo Berlinghieri, Conte di Provenza. Par. VI, 134. V. Romeo.

Ràmora, rami. Purg. XXXII, 60.

Rampognare, svillaneggiare, riprendere acerbamente. Inf. XXXII, 87. Purg. XVI, 121.

Rampollare, per germogliare. Purg. V, 16. Ma qui figuratamente.

– Rampollare nella mente, per nascervi, produrvisi. Purg. XXVII, 42.

Rancio colore, quello della melarancia matura, che i Latini dicevano croceus. Purg. II, 9. Cristoforo Landino male spiega questa parola.

– Rancio, per dorato. Inf. XXIII, 100.

Rancura, rancore, dolore, compassione; in rima. Purg. X, 133. È voce Provenzale. V. l’Ercolano del Varchi, a carte 63.

Rancurarsi, dolersi amaramente, attristarsi. Inf. XXVII, 129. È verbo Provenzale. V. Rancura.

Rannicchiare, ristrignere tutto in un gruppo, a guisa di nicchio. Purg. X, 116.

Rape, verbo, rapisce; in rima. Lat. rapit. Par. XXVIII, 70.

Rappaciare, pacificare, acquetare. Inf. XXII, 76.

Rappresentare a quel foco, cioè da quel foco. Par. XVIII, 108.

Rascia, parte della Schiavonia, o Dalmazia. Par. XIX, 140. Il suo Re a’ tempi di Dante falsificò i Ducati Veneziani. Ivi,

Rassegnare il preterito, cioè, conservare, e mettere in ordine le passate cose; il che è ufficio della memoria. Par. XXIII, 84. V. Libro.

Rattenio, rattenimento, cosa che raffrena. Inf. IX, 69.

Rattezza, per ripidezza, e difficile salita di montagna. Par. XI, 50.

Ratto, addiettivo, frettoloso, veloce. Inf. II, 109. Par. XXII, 104.

– Ratto, participio, rapito. Purg. IX, 24. Lat. raptus.

– Ratto, avverbio, subitamente, tostamente. Inf. III, 102. VI, 38. VIII, 102. IX, 37. Purg. XVIII, 103. E in altri luoghi.

Rattrapparsi, per rannicchiarsi, e raccogliersi. Inf. XVI, 136.

Raunare, ragunare, raccogliere. Inf. XIV, 2. XXXII, 74.

Raunarsi, ragunarsi. Purg. X, 18.

Ravenna, nobilissima città di Romagna, tra Ferrara e Rimini, vicina al mare. Inf. XXVII , 40. Par. VI, 61. Descritta. Inf. V, 97. Circonscritta. Par. XVI, 97. V. Bellincion Berti.

Razionabile affetto, cioè, dell’uomo, ch’è animal ragionevole. Par. XXVI, 127.

Realmente, cioè, in maniera, ed atto regale. Purg. XXX, 70.

Reame, per ordine, e stato di Beati. Par. XIX, 28.

Rea, chiamata anche Berecintia, Cibele, Opi, Terra, e la gran Madre; fu figliuola di Celo, e di Vesta. Data in moglie a Saturno, gli partorì Giove, Giunone, Nettuno, e Plutone. E perchè il marito divorava i figliuoli che di lei nascevano, fece nutrir Giove segretamente nel monte Ida; e per sopprimere i vagiti, faceva fare grandi strepiti, e batter cembali. A costei attribuiscono le favole la corona delle torri, e il carro tirato da’ Leoni. Le danno ancora i Sacerdoti castrati, detti Cureti, Galli e Coribanti. Inf. XIV, 100.

Rebecca, moglie del Patriarca Isacco. Par. XXXII, 10.

Recar la cagione a chi che sia, per incolpare. Purg. XVI, 67.

Recare, per portare. Purg. XXXIII, 78.

Recare alla mente, ridurre alla memoria. Inf. VI, 89.

Recarsi a’denti, cioè, mettersi in bocca, per mangiare. Par. IV, 3.

Recarsi a mente alcuna cosa, per ricordarsene. Inf. XVIII, 63.

Recarsi a niente a chi che sia. Purg. VI, 6.

Recarsi a noja, per isdegnarsi. Inf. XXX, 100.

Recepe, riceve; in rima. Lat. recipit. Par. II, 35.

Recettacolo, ricetto; luogo dove si può ricoverare. Par. XIX, 50.

Recetto, ricevuto, ammesso. Lat. receptus. Purg. XVII, 24.

Re da Sermone. Roberto di Napoli che componeva prediche, e scriveva lettere a’suoi alleati con sentenze Fratesche.

Reda, discendente, erede. Purg. VII, 118. XVIII, 135. XXXIII, 37. Par. XII, 66.

Reddire, ritornare. Lat. redire. Par. XVIII, 11.

Reddissi, ritornossi. Par. XI 105.

Reddito, ritorno; in rima. Purg. I, 106.

Redimito, coronato. Par. XI, 97. È voce Latina.

Reflesso; addiettivo, o participio da reflettere. Par. XXXIII, 119, 127.

Reflettere, ritòrcere. Purg. XXV, 114. Lat. reflectere.

Reflettere in alcuno ciò che si pensa; cioè , comunicargli il suo pensiero. Par. IX, 21.

Refulgere, risplendere. Par. IX, 32. È voce Latina.

Regalmente, con animo regio, e signorile. Par. XI, 91.

Rege, Re. Purg. XVI, 95. XIX, 63.

Regge, per porta. Purg. IX, 134.

Regge, verbo, per ritorni, riede; in rima. Inf. X, 82.

Reggia, verbo, per regga; in rima. Inf. XXIV, 30.

Reggimento, per modo, e maniera. Purg. XXXI, 123.

Regina coeli, Regina del Cielo. Principio d’un’Antifona che canta la Chiesa nel tempo Pasquale, in lode di Nostra Donna. Par. XXIII, 128.

Regina. O Regina, Perchè per ira hai voluto esser nulla? Purg. XVII, 35. V. Amata.

Regione, per terreno. Par. VIII, 141.

Regione, che più su tuona, cioè, la più suprema regione dell’aria, ove si possano generare i tuoni. Par. XXXI, 73.

Regno mortale, per l’imperio del mondo ottenuto da’ Romani. Par. VI, 84.

Regno santo, per il Paradiso. Par. I, 10.

– Così regno beato. Par. I, 23. E regno verace. Par. XXX, 98.

Regnum coelorum violenzia pate. Il regno de’ Cieli patisce forza; cioè, s’acquista con forza. Detto di Cristo nel Vangelo di S. Matteo, al capo 11. Verso 12. Par. XX, 94.

Reiterare, far più volte la stessa cosa. Purg. XIII, 30.

Religione della montagna, cioè, monte santo, e pieno di religione. Purg. XXI, 41.

Relinquere, lasciare dopo di sé. Par. IX, 42. È voce Latina.

Remoto, per volto in altra parte. Par. I, 66.

Ren’, reni. Inf. XXV, 57.

Rena, sabbia, arena. Inf. XIV, 13.

Rendéle, le rendetti, le resi. Inf. XIV, 3.

Rendere, per esprimere alcuna cosa in iscrittura. Purg, XXXI, 143.

– Rendere, per attribuire come figliuolo. Par. VIII, 132.

– Rendere in dispetto, cioè, far nojoso, mal gradito. Inf. XVI, 29.

– Rendere intera la promissione, mantener ciò che si promette. Purg. XXX, 132.

Render fertilmente, produrre in abbondanza. Par. XXI, 118.

Render l’aspetto a che che sia, tornare a guardarlo. Purg. XXIX, 58.

Rendersi alla battaglia de’ debili cigli, per metter di nuovo gli occhi a cimento, guardando cosa d’eccessivo splendore, che possa abbagliarli. Par. XXIII, 77.

Render voi, per rendere a voi. Par. IV, 122.

Renduto in panni bigi, cioè, fattosi monaco. Purg. XX, 54.

Reni, dar le retti, per volger le palle. Par. IV, 141.

Reno, gran fiume d’Alemagna. Par. VI, 58.

Reno fiume che corre presso Bologna, dalla parte occidentale, verso Lombardia. Detto il picciolo, a differenza del grande d’Alemagna. Inf. XVIII, 61. Purg. XIV, 92.

Reo, sustantivo, per male, o gastigo. Inf. XXX, 120. XXXI, 102.

Repente, tosto, in un tratto. Inf. XXIV, 149. È voce Latina.

Repere, per penetrare, insinuarsi. Par. II, 39. È voce Latina.

Reperte sono, cioè, si trovano. Par. XXVII, 127.

Repleta, ripiena; in rima. Inf. XVIII, 24. Purg. XXV, 72. È voce Latina.

Replíco, coll’accento acuto sulla seconda sillaba; in grazia della rima. Par. VI, 91.

Replúo, coll’accento acuto sulla penultima; ripiovo, torno a piovere. Par. XXV, 78. Qui figuratamente. È voce Latina.

Requievi di grande ammirazione, cessai dal grande stupore. Par. I, 97. Requievi È voce Latina.

Respirare ad alcuno, per parlargi di nuovo. Par. XXV, 85.

Restare, per cessare. Inf. XXV, 135. Par. XXVIII, 88.

– Per fermarsi, soffermarsi. Inf. X, 24. XXXIV, 19. Purg. XX, 139.

– Per fermarsi maravigliando. Purg. V, 34.

Retaggio, eredità. Purg. VII, 120. XVI, 131.

Reticenza, figura rettorica. Inf. IX, 8.

Retro, dietro. Inf. VII, 29. XI, 55. XVIII, 56. XXIX, 16. XXXIV, 8. Purg. VII, 116. XXVII, 47. È voce Latina.

Retro ire, seguitare, tener dietro. Par. I, 9.

Retrorso, indietro; in rima. Lat. retrorsum. Par. XXII, 94. V. Ritroso.

Retto, per angolo retto, il quale viene a formarsi quando una linea cade a perpendicolo sopra un’altra. Par. XIII, 102.

Reverendo, degno di riverenza, temuto, rispettato. Par. XXI, 102.

Reverente, riverente. Purg. XXVI, 17.

Rezzo, ombra sul muro, o per terra. Inf. XVII, 87. XXXII, 75.

Riacceso, acceso di nuovo. Par. XXXI, 55.

Rialto, contrada di Venezia; e prendesi per la stessa Venezia. Par. IX, 26.

Riarmare, fornir di nuove armi, armar di nuovo. Par. XII, 38.

Riarso, disseccato per troppo calore, adusto. Purg. XXVII, 4.

Riarso d’invidia, disseccato, consunto da quella passione. Purg. XIV, 82. Orazio nell’Epistola 2. del 1. Libro:

Invidus alterius macrescit rebus opimis.

e ’l Sannazzaro nell’Arcadia:

L’invidia, fìgliuol mio, sé stessa macera,

E si dilegua, come agnel per fascino.

Ribadire, ritorcere la punta del chiodo, e ribatterla in verso ’l suo capo, nella materia confitta. Dante figuratamente il disse di una serpe. Inf. XXV, 8.

Ribellante, ribelle. Inf. I, 125.

Ribelli, per discordanti, avversarj. Inf. XXVIII, 136.

Riccardo, fratello di Ugo da S. Vittore, Dottor della Chiesa. Par. X, 131.

Ricepe, riceve; in rima. Lat. recipit. Par. XXIX, 137.

Ricernere, per dichiarar meglio. Par. XI, 22.

Richegge; in rima, per richeggi, soggiuntivo. Purg. I, 93.

Richiamo, per allettamento da far cadere gli uccelli alla rete, o al vischio. Inf. III, 117.

Richiedere. La richiesi di comandare; cioè, le dissi che comandasse. Inf. II, 54.

Richinare, chinar di nuovo. Par. VII, 15.

Richiudere la piaga, per chiuderla semplicemente. Par. XXXII, 4.

Ricidere, tagliare, e figuratamente, per traversare. Inf. VII, 100.

Ricidere il volere, cioè, renderlo vano. Purg. V, 66.

Ricignere, cignere intorno. Purg. I, 94.

Ricirculare, girare intorno. Par. XXXI, 48.

Ricciardo da Cammino, signor di Trevigi, uomo superbo a’ tempi di Dante. Accennato. Par. IX, 50, e alludesi alla sua morte violenta per congiura. V. Discorso sul Testo p. 127.

Ricogliere, raccogliere. Purg. XVIII, 86. Par. XXIII, 21.

– Ricogliere, per osservare attentamente, o intender bene. Par. IV, 88.

Ricogliersi, per ritirarsi. Par. XXII, 97.

Ricolta, messe, raccolta. Par. XII, 118.

Ricolto, participio, raccolto. Inf. III , 69. Purg. II, 102.

– Per accolto. Par. Par. XVIII. 69.

– Per appreso, compreso, bene inteso. Par. IV, 88. X, 81. XXIX, 69.

Ricominciò diletto agli occhi miei; cioè, a dar diletto. Purg. I, 16.

Ricompiere, compier di nuovo. Purg. XVIII, 107. Di questi, e somiglianti verbi composti, V. l’Ercolano del Varchi, a carte 71.

Riconfortare il nome, per rinfrescare, e rinnovare la memoria. Par. XVI, 129.

Ricorcarsi, tornarsi a coricare. Purg. VIII, 133. X, 15.

Ricordare, per ricordarsi. Inf. XVIII, 120. Per sovvenire, tornare in memoria. In, XX, 128. Purg. XVII, 1. XXXIX, 91. Mi si ricorda, mi sovviene. Par. XX, 145.

Ricorderàti, ti ricorderai. Inf. XXVIII , 106.

Ricorrere, per correr di nuovo, o indietro. Inf. VIII , 114. Par. XXVI, 71.

Ricreduto, chiarito, sgannato. Purg. XXIV, 112.

Ricucire la piaga, cioè, risaldarla, rammarginarla. Purg. XXV, 139.

Riddare, menar la ridda, cioè, aggirarsi come coloro che ballano il ballo tondo. Inf. VII, 24.

Ridere, figuratamente. Faceva rider l’oriente. Purg. XI, 20. Il Ciel ne ride, cioè, se n’abbellisce. Par. XXVIII, 83. Vidi ridere una bellezza, cioè, risplendere. Par. XXXI, 134. Il rider dell’erbe. Par. XXX, 77. Ridon le carte, cioè, dilettano colla varietà, e bellezza de’ colori. Purg. XI, 82. Orazio parimente nell’Oda XI. Del quarto Libro: Ridet argento domus.

Ridire, narrare. Par. XXXI, 45.

Ridòle, rende odore. Lat. redolet. Par. XXX, 125.

Ridolfo d’Austria, Imperadore, primo di questo nome. Costui non si prese molto pensiero delle cose d’Italia. Purg. VII, 94.

Ridolfo, figliuolo di Carlo Martello Par. VIII, 72.

Ridolersi, tornare a dolersi. Inf. XXVI, 19.

Riducerlasi, ridursela. Par. XXIII, 51.

Ridure, per ridurre; in rima. Par. XXVII, 89.

Ridui, per riduci; in rima. Par. XXII, 21.

Riede, ritorna. Lat. redit. Inf. XIII, 76. Purg. XV, 138.

Riedi, ritorni. Lat. redis. Inf. XXI, 90. Purg. III, 114.

Rietro, dietro. Inf. XI, 81.

Rifare, far di nuovo. Rifar sano, per restituire la sanità. Par. IV , 48.

– Rifare securo, per restituire il coraggio. Par. XXVI, 89.

Rifarsi parvente, tornare ad apparire. Par. XX, 5.

Rifarsi santo, purgarsi da ogni colpa. Purg. XXIII, 66.

Rife montagne, o Rifee, souo poste sotto il Settentrione, e sono altissime, e piene sempre di neve congelata. Purg. XXVI, 43.

Rifémi, mi rifeci. Purg. XII, 7.

Riféo Trojano, uno de’ compagni d’Enea, amantissimo della giustizia; il quale finge Dante essersi salvato per aver creduto in Cristo venturo. Par. XX, 68, 105, 118.

Rificcare, ficcar di nuovo. Purg. XV, 64.

Rifisso, fisso di nuovo. Par. XXI, 1.

Rifigliare, riprodurre, germogliare. Purg. XIV, 115.

Rifondarno, per rifondarono; in rima. Inf. XIII, 150. V. l’Ercolano del Varchi, a carte 253.

Rifondere, per mandar fuori di sé cosa simile a sé; come o splendore rifonde altro splendore. Par. XII, 9.

Rifondersi, per tornare addietro; detto del raggio. Par. II , 88.

Riformarsi, per ristorarsi, rifarsi, prender nuova forza. Purg. XXXII, 13.

Rifrangere il raggio. V. Rifratta. Par. XIX, 6.

Rifratta, chiamasi la luce, quando si torce dal suo dritto cammino, incontrando diverso mezzo; come allorché passa dall’aria nell’acqua, o dall’acqua nell’aria. Purg. XV, 22.

Rifratto, addiettivo da rifrangere; detto del lume. Par. II , 95.

Rifulgere, risplendere. Lat. refulgere. Par. IX, 62. XXVI, 78. XXVII, 95.

Rigagno, picciol rivo, ruscelletto. Inf. XIV, 121.

Rigirare se in sè; qualità propria dell’anima, cioè, muoversi da sé stessa, riflettere sopra le proprie operazioni. Purg. XXV, 75.

Rigistrare, registrare. Purg. XXX, 63.

Rigiugnere, tornare a giugnere. Purg. X, 15.

Rigogliosi, famiglia nobile di Forlì. Purg. XXIV, 31. V. M. Marchese.

Rigradare, digradare, distinguersi per gradi, Par. XXX, 125.

Riguardarsi di che che sia, guardarsene. Lat. cavere. Par. XX, 36.

Riguardo, per avviso, segno. Inf. XXVI, 108. Per lo riguardare. Par. X, 133.

Riguardo, aver benigno riguardo in alcuno; cioè, riguardarlo con occhi di cortesia. Par. XVII, 75.

Rilegare, per confinare in qualche luogo. Purg. XXI, 18. Lat. relegare.

Rilegato, per confinato. Lat. relegatus. Par. III, 30.

Rilevare, per cavare, e raccoglier la parola dalla tessitura de’ caratteri. Par. XVIII, 85.

Rima, per parola semplicemente; o per componimento poetico, anche in versi Latini. Inf. XIII, 48.

Rimaritare, per riconciliare, ricongiugnere. Purg. XXIII, 81.

Rimaso aringo, cioè impresa difficile, che resta a compirsi. Par. I, 18.

Rimbalzo, il risaltare di qualsivoglia cosa, che ritrovi intoppo. V. Di rimbalzo. Inf. XXIX, 99.

Rimbeccare, per opporsi dirittamente; detto degli estremi viziosi. Purg. XXII, 49.

Rime per canti d’uccelletti. Purg. XXVIII, 18.

Rimembre, rimembri, ricordi; in rima. Purg. VI, 145.

Rimemorare, rammemorarsi, ridursi a memoria. Par. XXIX, 81.

Rime nuove. Colui che fuori Trasse le nuove rime. Purg. XXIV, 49. Qui Dante accenna sé stesso.

Rimini. Città di Romagna, tiranneggiata da Malatesta. Accennata. Inf. XXVIII, 86.

Rimondare, per nettare, pulire, purgare. Purg. XIII, 107.

Rimontare, montar di nuovo. Inf. XIX, 126.

Rimorto, più che morto. Purg. XXIV, 4.

Rimpalmare i legni, o le navi, cioè, rimpeciare, ugner di nuovo colla pegola. Inf. XXI, 8.

Rimproverio, rimprovero, aspra riprensione. Purg. XVI, 135.

Rimunerare, il rimunerare, cioè, il premio. Par. XX, 42.

Rincalzare, per fortificare, stabilire. Purg. IX, 72. Per mettere attorno sostegni; o per far largo a chi passa, tenendo indietro la turba; che Tibullo nella 5. Elegia del 1. Libro, disse efficere viam. Par. XXI, 130.

Rincalzo, per appoggio, e puntello. XXIX, 97.

Rincominciare, cominciar di nuovo. Par. XVI, 12.

Rinfamare, render la fama, Purg. XIII, 150.

Rinfarciare, per riempire. Inf. XXX, 136.

Rinfiammarsi, per accendersi di nuovo. Par. XVI, 39.

Ringavagnare, ripigliare. Inf. XXIV, 12. È voce da non invaghirsene.

Ringhiare, digrignare i denti, mostrando di voler mordere, dicesi propriamente de’ cani; ma si trasferisce anche agli uomini adirati. Inf. V, 4. Lat. ringi; usato da Terenzio, e da Orazio.

Ringhioso, che ringhia. V. Ringhiare. Purg. XIV, 47.

Ringraziare a che che sia, cioè di che che sia. Par. XV, 84.

Rinier da Caleolt, uomo di gran valore. Purg. XIV, 88.

Rinier da Corneto, famoso assassino di strada a’ tempi di Dante, che infestò co’ suoi ladronecci la spiaggia marittima di Roma. Inf. XII, 137.

Rinier pazzo, cioè della famiglia de’ Pazzi, grande assassino di strada a’ tempi di Dante. Inf. XII, 137.

Riccardo, fortissimo combattitore contra gl’infedeli, e parente del Conte Guglielmo d’Oringa. Par. XVIII, 46.

Rinnovellare, per cangiarsi di tratto. Par. XXVI, 128.

Rinselvarsi, per tornar selva di nuovo. Purg. XIV, 66.

Rintoppare, ricucire, rappezzare racconciare. Inf. XII, 15.

Rintoppo, impedimento. Inf. XXXIII, 95.

Rinverdire, per far verde di nuovo. Purg. XVIII, 105.

Rio, per delitto, reità, scelleraggine. Inf. IV, 40. Purg. VII, 7. V. Reo.

Rio, addiettivo, scellerato. Inf. XXII, 64.

Riparar l’uomo a sua vita, restituirlo a sua salute, riscattarlo, redimerlo. Par. VII, 104.

Riparo, per chiusura. Purg. VIII, 97.

Riparo, de’ pianeti, cioè, ritornamento al principio del loro moto; come spiega alcuno de’ Comentatori. Par. XXII, 150.

Ripensare, pensar di nuovo, o ben considerare. Par. VII, 146.

Ripentuto, per ripentito. Purg. XXXI , 66.

Ripetere, per ruminare colla mente. Purg. VI, 3.

Ripieno, è ripieno; cioè, ogni cosa è ripiena. Purg. XIV, 94.

Ripignere, spignere indietro. Inf. I , 60. Per ispigner cosa al luogo dond’ella è tolta. Purg. XX, 69.

Ripinto, rispinto. Par. IV, 85.

Ripugna, riponga; in rima. Purg. XVI, 123.

Riporgere, porger di nuovo. Inf. XXXI, 3.

Riposato vivere, cioè, quieto, tranquillo. Par. XV, 130.

Ripregare, di nuovo pregare. Inf. XXVI, 66.

Ripreme, reprime. Par. XXI, 25.

Riprender via, mettersi di nuovo in cammino. Inf. I, 29.

Riprender virtù, cioè, ripigliar vigore. Par. XIV, 82.

Riprestare, ridonare, di nuovo concedere. Par. XXXIII, 69.

Riprezzo, per lo freddo, e sbigottimento che apporta la febbre. Inf. XVII, 85. XXXII, 71.

Ripriso, per ripigliato; in rima. Purg. IV, 146.

Riprofondare, di nuovo sommergere nel profondo. Par. XXX, 68.

Riprovare, per provare con argomenti nuovi. Par. III, 3.

Risalire, di nuovo salire. Par. I, 50. Scala, u’senza risalir, nessun discende, chiama Dante il Paradiso, dov’egli finge d’essere andato ancor vivo, e dopo d’esserne calato in terra, dovervi ritornare già morto. Par. X, 87.

Rischiarare, per rischiararsi. Par. XIV, 69. XXIII, 18.

Risedere, per fermarsi, essere intento. Inf. XX, 105. Per isgonfiarsi, ricader giuso. Inf. XXI, 21.

Risegare, tagliare, segare, dividere, separare. Purg. XIII, 2.

Risensarsi, ripigliare il senso. Par. XXVI, 4.

Risentirsi, per isvegliarsi, o accorgersi. Par. XXIII, 49.

Risma, per ordine di gente, o setta. Inf. XXVIII , 39.

Riso, per bocca ridente. Inf. V, 133. Per lume. Par. XVII, 36.

Riso. Ardeva un riso dentro agli occhi. Par. XV, 34. Riso affocato, per lume di color di fuoco. Par. XIV, 86. Riso dell’universo, per allegrezza, e gloria grandissima. Par. XXVII, 4. V. Ridere.

Rispiarmare, risparmiare. Purg. XXXI, 115. Rispiarmar le viste, lasciar di guardare, quello che i Latini dissero parcere oculis, ivi.

Rispitto, rispetto, timor filiale; in rima. Purg. XXX, 43. V. il Salvini, a carte 257, della 2. Centuria de’ suoi Discorsi Accademici,

Rispondere, per corrispondere. Inf. XVI, 115. XXX, 54. Par. I, 129. IV, 123.

– Rispondere, per poter esser veduto. Par. XXIX, 102. La faccia mia ben ti risponda: cioè, ti si lasci ben vedere. Inf. XXIX, 135.

– Rispondere per alcuno, difenderlo, farsi suo avvocato. Purg. XXII, 144.

– Risponder lei, cioè, a lei. Purg. XV, 103.

Rispondersi dall’anello al dito. Maniera proverbiale, che dinota cosa fatta con provvidenza, e non a caso. Par. XXXII , 57.

Rispose lui. Purg. I, 52. Risposi lui, cioè, a lui. Inf. 1,81. XIX, 89. E simili maniere.

Rissarsi con alcuno, adirarsi contra d’esso. Inf. XXX , 132.

Ristare, fermarsi. Inf. II. 121. XII, 38, XVI, 19. XX, 86. XXI, 4. Purg. IV, 45. XVIII, 116. XXIII, 18.

Ristarsi, per non partirsi. Purg. XXXIII, 15.

Ristoppare, turar di nuovo le fessure colla stoppa. Inf. XXI, 11.

Risurgere, risorgere. Purg. VII, 121.

Ritendere, per tendere, distendere. Inf. XXV, 57.

Ritorcersi, per tornar addietro. Par. XXIX, 97.

Ritornarci, per ritornarne. Inf. VIII, 96.

Ritorta, fune. Inf. XIX, 27.

Ritrarre, per descrivere, trattare. Inf. II, 6. IV, 145.

Per imprimere nella memoria. Inf. XVI, 60.

Per riportare, riferire. Purg. V, 32.

Ritrosi passi, per le operazioni viziose, colle quali l’uomo si discosta da Dio. Purg. X, 123. V. Retrorso.

Ritroso calle, cammino all’indietro. Lat. iter praeposterum. Inf. XX , 39.

Ritto, dritto in piedi. Inf. XIX, 82.

Riudire, udir di nuovo. Par. VIII, 30.

Riva. Essere a riva; cioè , al suo termine di perfezione. Purg. XV, 54. L’una delle rive; o quella d’Acheronte, dove vanno i dannati, secondo l’antiche favole; o quella d’Ostia Tiberina, donde si partono, secondo il Poeta nostro, l’anime che vanno a purgarsi. Purg. XXV , 86.

Riva interna, chiamasi da Dante la circonferenza concava del primo Mobile. Par. XXIII, 115.

Rivada, cioè, torni ad andare. Inf. XXVIII, 42.

Riva del mare, per lido. Inf. XXX, 18.

Riva, sinistra che si lava di Rodano. Par. VIII, 58. Intendi una parte di Provenza, che un tempo apparteneva al Re di Puglia.

Rivenire, di nuovo venire, ritornare. Par. VII, 82. X, 70.

Riverire, il riverire, cioè, la riverenza. Purg. XIX, 129.

Riverso, il riversare, il ruinare. Inf. XII, 45.

Rivertere, per rivoltare. Inf. XXX, 57.

Riviera, per fiume. Inf. III, 78. Purg. XIV, 26. Par. XXX, 61.

Per rivo. Purg. XXVIII, 47. Per stagno. Inf. XII, 47.

Rivivere, tornare a vivere. Inf. XV, 76.

Rivoche, per rivochi; in rima. Par. XI, 134.

Rivolvere, rivolgere. Inf. XI, 94. Purg. III, 123. Par. III, 28. XXVIII, 7.

Riuscire, in qualche luogo, per arrivarvi. Purg. II, 132.

Roboam, Re d’Israele dopo Salomone suo Padre. Costui fu molto superbo, e di costumi tirannici, e dopo d’aver fatto lapidare un suo uficiale, temendo che a sé non avvenisse il medesimo, se ne fuggì sopra un carro. Purg. XII, 46.

Roberto Guiscardo, fu di Normandia. Vinse la Sicilia, e tolse la Puglia a’ Saraceni. Fu padre di Ruggieri, che tenne Sicilia; e di lui nacque Gostanza, Madre di Federigo II Imperadore. Par. XVIII, 48.

Roberto Re di Francia, figliuolo di Ugo Ciapetta. Purg. XX, 59. *Non nominato ma accennato più d’una volta.*

Roberto Re di Puglia, fratello di Carlo Martello, uomo dedito all’avarizia. Par. VIII, 76.

Robbi, rossi; in rima. Par. XIV, 94.

Rocca, per rupe. Inf. XVII, 134.

Rocchio, pezzo di sasso, di figura quasi cilindrica. Lat. saxum teres. Inf. XX, 25. XXVI, 17.

Roccia, rupe, o ripa scoscesa, balzo di montagna. Inf. VII, 6. XII, 8, 36. XVIII, 16. XXIII, 44. XXXII, 3. Purg. III, 47. XXII, 137. Par. VI, 51.

Rocco, per pasturale d’Arcivescovo, fatto in cima come un rocco di scacchi. Purg. XXIV, 30.

Rodano, grosso fiume della Francia, che misto con Sorga lava la Provenza, e si scarica nel mar Tirreno. Inf. IX, 112. Par. VI, 60. VIII, 59.

Rodopea. Par. IX, 100. V. Filli.

Rodope, (nata in Rodope) Quella Rodopea, che delusa, ec. Par. IX, 100. V. Filli.

Roffia, densità di vapori umidi. Par. XXVIII, 82. Voce disusata.

Roggio, rosso, infuocato. Inf. XI, 73. Purg. III, 16. Par. IV, 87.

Roma. Città capo del Mondo. Inf. 1, 71. II , 20. XIV, 105. XXXI. 59. Purg. VI, 112. XVI, 106, 127. XXI, 89. XXIX, 116. Par. IX, 140.  XV, 126. XVI, 10.

Difesa da Scipione. Par. XXVII , 62.

Ammirata anticamente da’Barbari. Par. XXXI, 34.

Dà il comando dell’armi a Giulio Cesare. Par. VI, 57.

Convertita dal Principe degli Apostoli. Par. XXIV, 63.

Detta Cimiterio di S. Pietro, perchè quivi fu seppellito. Par. XXVII, 25.

Roma. La chiesa Romana intesa da Dante per la bella donna. Inf. XIX, 37. Intesa per il luogo, là dove Cristo tuttodì si merca. Par. XVII, 51. Alludesi alle simonìe.

Roma onde Cristo è Romano, chiama Dante il Paradiso de’ Beati. Purg. XXXII, 102.

Roma quel da Roma, cioè colui che abita in Roma. Purg. XVIII, 80.

Romagna, nobilissima provincia d’Italia. Inf. XXVII, 37. XXXIII, 154. Purg. V, 69. XV, 44. Circonscritta, e biasimata. Purg. XIV, 92.

Romagnuoli, popoli di Romagna Inf. XXVII, 28. Purg. XIV, 99.

Roman Prince, per lo ’mperadore di Roma. Purg. X, 74.

Romane femmine antiche bevevano acqua. Purg. XXII, 143.

Romani. Inf. XVIII , 28. Par. XIX, 102.

– Discesi da’ Trojani. Inf. XXVI, 60.

– Disfatti dall’esercito d’Annibale presso a Canne, castello di Puglia, dove le anella d’oro tratte dalle dita de’nobili uccisi arrivarono ad empiere tre misure e mezzo di quelle che gli antichi Latini chiamavano modius, come scrive T. Livio nel XXII. Libro delle sue storie. Inf. XXVIII, 11.

Romani, che rimasero in Firenze. Inf. XV, 77.

Romani Imperadori , che perseguitarono la Santa Chiesa, intesi dal Poeta per L’aquila. Purg. XXXII, 112.

Romani Regi, sette furono innanzi la Repubblica, i nomi de’quali sono: Romulo, Numa Pompilio, Tulio Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, e Tarquinio superbo. Par.XlX,107.

Romano, castello posto nella Marca Trivigiana, tra la Brenta, e la Piave, circonscritto. Par. IX, 28. Di tal castello uscì la famiglia di Azzolino Tiranno di Padova.

Rombo, il romore, e suono che fanno le api, le vespe, i calabroni, e anche gli uccelli con l’ali. Inf. XVI, 3.

Roména, luogo vicino a’ Colli del Casentino. Inf. XXX, 73.

Romèo, fu un Pellegrino, uomo di picciola nazione che tornando dal viaggio di S. Giacomo di Galizia, capitò in Provenza, ed acconciossi in casa del Conte Berlinghieri; dal quale ebbe il maneggio, e il governo dell’entrate sue; e sì bene, e fedelmente le seppe augumentare, che fu cagione che quattro figliuole del Conte si maritassero a quattro Re; uno di Francia, chiamato Luigi, che fu poi Santo; l’altro Carlo I. d’Angiò Re di Puglia, e fratello d’esso Luigi; il terzo, Arrigo Re d’Inghilterra, il quarto, un fratello del detto, che fu Re de’ Romani. Ma il Conte, ingratissimo, lasciatosi vincere alle istanze de’ suoi Baroni i quali per invidia perseguitarono Romèo, dimandolli conto dell’amministrazione; il quale puntualmente Romèo gli diede, facendogli vedere l’entrate raddoppiate; e non volendo più servire al Conte, partissi povero, e vecchio; e da indi in poi sostentò sua vita mendicando. Par. VI, 128, 135.

Romito in sè, cioè, raccolto in sè stesso. Purg. VI, 72.

Romualdo. (S.), fondatore de’ Monaci Camaldolesi. Par. XXII, 49.

Rompéo, ruppe; in rima. Purg. XVII, 30.

Rompieno, rompevano. In, XIII, 117.

Romulo. Par. VIII. 132. V. Quirino.

Roncare, nettare i campi dall’erbe inutili. Inf. XX, 47.

Ronchione, rocchio grande. V. Rocchio. Inf. XXIV, 28. XXVI, 44.

Ronchioso, aspro, scabroso, quasi pien di rocchi. Inf. XXIV, 62.

Roncigliare, pigliar con ronciglio. Inf. XXI, 75. V. Ronciglio.

Ronciglio, ferro adunco, a guisa d’uncino. Inf. XXI, 71.

Roncisvalle, famosa Badia di Navarra, presso la quale Carlo Magno, per tradimento ordito da Gano da Pontieri, fu rotto dall’esercito di Marsilio Re di Spagna, e tutti i suoi Paladini messi a fil di spada. Inf. XXXI, 17.

Rorare, per innaffiare. Par. XXIV, 8. È voce Latina.

Rosa, per la Beata Vergine. Par. XXIII, 73.

Rosa, chiama Dante il gran circolo de’ Beati, ch’ei finge d’aver veduto in Paradiso. Par. XXX, 117, 124. XXXI, 1.

Rosato, di color come di rosa. Purg. XXX, 23.

Rose, per anime beate. Par. XII, 19.

Rosso Mare, tratto dell’Oceano, vicino alle coste della Persia, e dell’India. Inf. XXIV, 90.

Rosta, per ramuscello con frasche. Inf. XIII, 117.

Rotante, che ruota, che gira. Par. XXXI, 33.

Rotare, aggirare, a guisa di ruota. Inf. XXX, 11.

Rotato, aggirato, a guisa di ruota. Purg. IX, 29.

Roteare, volgersi in giro, o danzare a guisa di ruota. Par. XVIII, 41. XIX, 97. XXI, 39.

Rotella, per picciola ruota, o cerchio. Inf. XVII, 15.

Rotto, sustantivo, per rottura, foro. Inf. XIX, 44. Purg. IX, 74.

Rotto, addiettivo, per dedito, inchinato assai. Inf. V, 55. Per malconcio. Inf. XXII, 132.

Rovente, affuocato, infuocato, o del colore del fuoco, forse dal Latino rubens. Inf. IX, 36. Purg. XXVI, 7.

Rubaconte, nome di ponte in Firenze, che traversa l’Arno, detto così da M. Rubaconte da Mandello cavalier Milanese, podestà di quella città l’anno 1200. Purg. XII, 102.

Rubecchio, rosseggiante. Purg. IV, 64.

Ruberto Guiscardo, fratello di Ricciardo, Duca di Normandia, l’anno del Signore 1070. diede una gran rotta a’ Pugliesi. Inf. XXVIII, 14. V. Roberto.

Rubesto, per feroce. Purg. V, 125.

Per ispaventevole, tremendo. Inf. XXXI, 106.

Rubicante, nome di Demonio. Inf. XXI, 123. XXII, 40.

Rubicone, fiume tra Ravenna, e Rimini, termine anticamente della Gallia Cisalpina, passato da Giulio Cesare senza deporre il comando dell’armi, contra i severi divieti della Repubblica. Par. VI, 62.

Rubinetto, picciolo rubino. Par. XIX, 4.

Rubro lito, cioè, mar rosso, vicino all’Arabia. Par. VI, 79.

Rude, rozzo; in rima. Purg. XXXIII, 102. Lat. rudis.

Ruere, per correre in troppa fretta. Par. XXX, 82. È voce Latina.

Ruggere, per fare strepito in volgendosi. Par. XXVII, 141. Il Vocabolario della Crusca mette questo esempio sotto il verbo ruggire.

Rugghiare, per mormoreggiare. Inf. XXVII, 58.

Ruggieri degli Ubaldini, Arcivescovo di Pisa. Inf. XXXIII, 14. V. Ugolino.

Ruggìo, ruggì. Purg. IX, 136.

Rugiada, per lagrime. Purg. XXX, 54. V. Acqua.

Rui, per cadi; in rima. Inf. XX, 33. V. Ruere.

Ruina, chiama forse Dante quella rottura, la quale ei finge che fosse fatta infino al centro della terra, quando gli Angeli giù dal Cielo precipitarono. Inf. V, 34. Altri spiegano altrimenti.

Ruina che percosse l’Adice nel fianco, chiama Dante una caduta d’una gran parte di Monte Barco, posto tra Trevigi e Trento; la qual caduta fece discostare il fiume Adice buono spazio da’piedi del Monte, dove prima scorreva. Inf. XII, 4.

Ruminare, per bene esaminare. Purg. XVI, 99.

Runciglio. V. Ronciglio. Inf. XXII, 71.

Ruota, per corpo rotondo di pianeta. Par. XXI, 58. Così Tibullo ella 9. Elegia del 1. Libro:

Dum rota Luciferi provocet orta diem.

Per lo giro de’Cieli, i quali continuamente rivolgendosi in se stessi, pare che bramino Dio, e cerchino, a lor modo, di fruirlo, come tutte l’altre creature. Par. I, 76.

Ruota, destra del carro, circonscritta. Purg. XXXII, 29.

Ruota gloriosa, per cerchio d’anime beate. Par. X, 145.

– Ruota, andare a ruota, per menare il ballo tondo. Par. XIV, 20.

– Ruota, la ruota rivolge sé contra ’l taglio, cioè la Divina Giustizia rintuzza la spada della sua vendetta; presa la metafora dalla cote, pietra d’aguzzare, la quale volgendosi contra la schiena del coltello, viene ad aguzzarlo; ma se si volga contra ’l taglio di esso, viene a guastarlo. Purg. XXXI, 42.

Ruote, per le sfere celesti. Par. IV, 58. VI, 126. E così ruote eterne. Par. I, 64. E ruote magne. Purg. XXX, 109.

Rusticucci (Iacopo) onorato, e ricco cavalier Fiorentino, ma sfortunato nella moglie, che fu donna molto ritrosa, e di spiacevoli costumi; sicché non potendo egli vivere con lei si ridusse a viver solo; e venne così a cadere in brutti vizj. Inf. VI, 80. XVI , 44,

Ruth, bisava del Re Davide. Par. XXXII, 11.

S

Sa’, sai. Par. XXII, 7, 8.

Sabaoth, parola Ebraica, che significa eserciti o degli eserciti. Par. VII, 1.

Sabello, Sabellio, Eresiarca il quale confondeva le tre ipostasi nella Santissima Trinità. Par. XIII, 127.

Sabello, soldato nell’esercito di Catone in Affrica. Costui se crediamo a Lucano nel 9. della Farsaglia, fu morso in una gamba da una serpe di sì maligna qualità, che gli consumò il corpo tutto. Inf. XXV, 95.

Sabine, femmine rapite da’ soldati Romani, per comando di Romulo: la storia è notissima. Par. VI, 40.

Sacca, per sacchi. Par. XXII, 78.

Sacco, per ventricolo, dove si concuoce il cibo. Inf. XXVIII, 26.

Sacchetti, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 104.

Sacrate ossa, chiama Dante quelle de’ Regi. Purg. XX, 60.

Sacro poema, chiama Dante questa sua divina Comniedia. Par. XXV, 1. V. Sagrato poema.

Sacro, per esecrabile, fame sacra dell’oro, appetito malvagio delle ricchezze. Purg. XXII, 40.

Sacrosanto segno, per l’Aquila, insegna del Romano Imperio. Par. VI, 32.

Saettare, figuratamente. Inf. XXIX, 43.

Saettare, per iscagliare, gittare di lontano, come si gittano le saette. Saettare il fuoco. Inf. XVI, 16. Il Sole saettava il giorno, cioè, vibrava i suoi raggi, a guisa di strali. Purg. II, 55. Così Lucrezio usa di dire: lucida tela diei.

Safira, donna Gerosolimitana, moglie di Anania, a’ tempi degli Apostoli. Costoro vendettero le loro sostanze, per vivere in comune con gli altri primi Cristiani; ma portando solo una parte del prezzo ricavato a S. Pietro, fingendo che fosse tutto, ed essendo perciò ripresi da lui, caddero subito in terra morti per divino miracolo. Purg. XX, 112.

Saggio, savio. Far saggio, per informare, dar notizia Purg. V. 30,

Saggio, pruova. Lat. specimen. Levare i saggi, per far pruova. Purg. XXVII , 67.

Sagrato poema, per la Commedia di Dante. Par. XXIII, 62.

Saladino, fu questi Soldano di Babilonia; guerreggiò con Guido Re di Gerusalemme, vinselo in battaglia, il fece prigione, e spogliollo del regno. Fu Signor potente, valoroso, e di gran fama. Inf. IV, 129.

Salavàm, salivamo. Purg. IV, 31. X, 7.

Sale, per mare; alla foggia de’ Latini. Par. II, 13.

Salendo, per salendosi. Purg. XIII, 3. Parimente il Petrarca nel Son. 6. Acerbo frutto, che le piaghe altrui. Gustando, affligge più, che non conforta. Gustando, per gustandosi.

Sali, seconda persona singolare del presente dell’indicativo, del verbo salire. Inf. I, 77.

Salimbeni, Niccolò. Inf. XXIX, 127. Vedi Niccolò.

Saline, per salì; in rima. Purg. IV, 22.

Salire di carne a spirito, passare da questa all’altra vita. Purg. XXX, 127.

Saliri, per luoghi erti da sormontarsi; o per le scale. Purg. XIX , 78.

Salissi, salì, si salì. Par. XX, 26.

Salita, nome, per grado di gloria. Par. IV, 39.

Salitore, che sale. Purg. XXV, 9.

Salma, soma, peso. Par. XXXII, 111.

Salmista, cioè il Re Davide, che compose il libro de’ Salmi. Purg. X, 65. V. Davide.

Salmodia, canto di salmi. Purg. XXXIII, 2.

Salomone, figliuolo di Davide, successore del Padre nel Regno d’Israele; ricchissimo, e sapientissimo. Par. X, 112. Chiede a Dio la sapienza per poter ben governare i suoi popoli, e gli vien data in grande abbondanza. Par. XIII, 91. e segg.

– Solve un dubbio a Beatrice. Par. XIV, 35. Accennato. Par. XIII, 48.

Salse (Salsa, per pene o tormento l’intende il Volpi). Inf. XVIII, 51. Ma è nome proprio di luogo chiamato Salse, « Ai tempi di Dante era una Contrada di Bologna lungo la quale si scopavano i malfattori; e questo verso con questa sposizione è tanto più bello, quanto che Bolognese era qual Caccianimico che in Inferno era frustato, avendo per danari indotta la sorella Ghisola a consentire al Marchese Obizzo da Este Signor di Ferrara. » (Presso l’Ed. Romano, nota di Dionigi Strocchi, vol. IV.) Gli Edd. Bolognesi additano il luogo poco lontano dalla loro città; e ne derivano il nome dall’umore salso di che quel suolo è impregnato (Vol. I, pag. 231 ). Primo ad applicare l’antico uso al passo fu Luigi Palcani aureo scrittore, ed animo aureo, e ch’io giovine conobbi in Bologna; e Dionigi Strocchi se n’è poscia accertato. Paolo Costa da Benvenuto che spiegava Dante in Bologna ove serbasi tuttavia un Mss. del suo commento, ha ricopiato: Nota quod quidam locus concavus et cavernosus est supra Bononiam apud Sanctam Mariam in Monte, quem Bononienses vocant Salsas. Huc solebant adduci, et projici corpora desperatorum, et excomunicatorum. Hinc insolevit consuetudo, per quam pueri Bononienses, sibi invicem contumeliantes ob iram, dicant: tace, tuus pater ad Salsas tractus fuit. Gli Edd. Fiorentini a questo luogo attribuiscono le parole medesime per l’appunto a commento italiano del Boccaccio,

Salse, per salì. Par. XI, 72.

Salsi, cioè, sel sa, sasselo. Purg. V, 35. XXXI, 90.

Saltare, per passare sotto silenzio, trasandare alcune cose più difficili, senza descriverle. Par. XXIII, 62. XXIV, 25.

Saltellare, saltare spessamente, e a piccioli salti, sbalzar qua, e là. Inf. XII, 24.

Salterello (Lapo). V. Lapo.

Salto, per selva, foresta, pascolo, luogo deserto. Lat. saltus. Par. I, 126.

Salute, per la gloria de’ Beati. Par. XIV, 84.

Salute, per cosa salutifera. Par. XXX, 53.

Salute ultima, cioè. Iddio. Par. XXII, 124. XXXIII, 37.

Salutevol cenno, cioè, atto di saluto. Inf. IV, 98.

Salvani (Provenzano). Purg. XI, 121. V. Provenzan.

Salvazione, salute. Inf. II, 30.

Salve, Regina, Dio ti salvi. Regina. Principio d’una divota Anlifona, che suol cantarsi dalla Chiesa in lode della Beata Vergine. Purg. VII, 82.

Sammaritana, donna di Sammaria città della Palestina, alla quale Nostro Signore dimandò dell’acqua da bere, e disse, sé avere un’acqua viva, di cui chi bee una sola volta, non ha più sete in eterno; come leggesi nel Vangelo di S. Giovanni al capo quarto. Par. XIII, 48.

Samuello Profeta, di cui sono da leggersi nella Scrittura sacra i libri de’ Re. Par. IV, 29,

Sanatore, che sana. Purg. XXV, 30.

Sanesi, cittadini di Siena. Inf. XXIX, 134. Rotti presso a Colle. Purg. XIII, 118. Tassati di vanità. Inf. XXIX, 122. Purg. XIII, 151.

Sangue, per entrata, o patrimonio. Par. XXVII, 58.

Sangue, e puzza, con cui si placa Lucifero; chiama il Poeta nostro gli omicidj, e l’altre brutte scelleratezze. Par. XXVII, 26.

Sangue, uomo di sangue, cioè, sanguinario omicida, ed è frase tolta dalla Divina Scrittura: viri sanguinum. Inf. XXIV, 129.

Sanguinare, insanguinare, sporcare di sangue. Purg. V, 99.

Sanguinente, sanguinoso. Inf. XIII, 132.

San Leo, terra posta nella sommità di Montefeltro. Purg. IV, 25.

San Miniato. Chiesa di S. Miniato, fuori di Firenze posta sul colle, da quella parte che il ponte Rubaconte traversa l’Arno. Accennata. Purg. XII, 101.

Sannella (della), famiglia nobile Fiorentina. Purg. XVI, 92.

Sanna, dente grande, e prominente di fiero animale. Inf. VI, 23. XXII, 36.

Sannuto, armato di sanne; cioè, di gran denti. Inf. XXI, 122.

Sano popolo, cioè, unito, concorde; perchè le discordie, e le guerre civili sono i morbi delle Repubbliche. Par. XXXI, 39.

Santafiore. I Conti di Santafiore sono in Maremma tra ’l contado di Pisa, e di Siena. Purg. VI, 111. XI, 58, 67.

Sant’Andrea (Iacopo da). Costui fu gentiluomo Padovano di nobilissima famiglia , e molto ricco, ma prodigo oltre misura, e scialacquatore del suo. Inf. XIII, 133.

Santerno, fiume che bagna Imola. Inf. XXVII, 49.

Santo volto, cioè Immagine della faccia di Nostro Signore, in gran venerazione appresso i Lucchesi. Inf. XXI, 48.

Santo, Santo, Santo. Inno degli Angeli, usato dalla Chiesa nel Prefazio della Messa. Par. XXVI, 69.

Sanza, senza. Inf. III, 36. IX, 33, 106. E in altri luoghi.

Sapavàm, sapevamo. Purg. XIV, 127.

Sape, sa; in rima. Purg. XVIII , 56. Par. XXIII , 45. XXVIII, 72.

Sapei, sapevi. Purg. XXX, 75.

Sapemo, sappiamo. Inf. X, 105.

Sapén, sapevano. Par. XIII, 126.

Saper del mondo, cioè , esser pratico de’ negozj. Purg. XVI, 47.

Saper di sale, lo pane altrui sa di sale; maniera proverbiale, che significa, esser aspra e dura cosa l’aver bisogno di mangiar l’altrui pane. Par. XVII, 58.

Sapere, per esser soggetto. Né occaso mai seppe, né orto: cioè, non conobbe mai principio, né fine; essendo eterno. Purg. XXX, 32.

Sapere, per conoscere, semplicemente. Par. XXV, 74. Per potere. Inf. VI, 41. XII, 24.

Sapia, gentildonna Sanese, che bandita dalla sua patria, viveva in Colle. Costei portava una somma invidia a’ prosperi avvenimenti dello Stato Sanese; ed essendo rotti una volta i suoi cittadini non lontano da Colle, n’ebbe sì fatta letizia, che alzando gli occhi al cielo, disse: Fammi ora, Iddio, il peggio che puoi; ch’io viverò, e morirò contenta. Purg. XIII, 109.

Sappiendo, sapendo. Inf. XXXII, 137. Purg. III, 93. XXIII, 36.

Saputo, per savio, accorto. Purg. XVI, 8.

Saracine donne. Purg. XXIII, 103.

Saracini, gente barbara, soggetta al Soldano di Babilonia, che ne’ tempi passati fece mille danni alla Cristianità. Inf. XXVII, 87.

Saragli, per vi sarà. Par. XXV, 124.

Sardanapalo, ultimo Re degli Assirj, uomo di sfrenata libidine. Ed è tolto per ogni uomo di laidi, e vituperosi costumi. Par. XV, 107.

Sardi, popoli di Sardegna. Inf. XXVI, 104. Purg. XVIII, 81.

Sardigna, Isola vicina all’Italia, nel mar Tirreno; d’aria mal sana, in particolare l’Agosto. Inf. XXII, 89. XXIX, 48. Purg. XXIII, 94.

Sara, moglie del Patriarca Abramo. Par. XXXII, 10.

Sarien, sariano, sarebbero, Inf. XX. 102. Purg. III, 48. XV, 128.

Sariensi, si sarebbero. Par. XVI, 65.

Sariesi, si sarìa, si sarebbe. Par. XVI, 64.

Sarte, corde della vela del navilio, legate all’antenna. Inf. XXI, 14. XXVII, 81.

Sassi, per si sa. Purg. XXXI, 39.

Sassol Mascheroni, Fiorentino, uccisore d’un suo zio. Inf. XXXII, 65.

Satapj, Demonio principale, che in lingua Ebrea significa avversario. Inf. VII, 1.

Satiro, per componitore di Satire. Inf. IV, 89.

Saturno, pianeta, settimo in ordine, e il più lontano dalla terra, e, secondo l’opinion degli antichi, freddo, e secco. Purg. XIX, 3. Par. XXI, 13. e segg. Accennato. Par. XXII, 146.

Saturno, Re di Creta, figliuolo di Celo, e Padre di Giove; a cui tolse il figliuolo il Regno. Sotto costui finsero i Poeti che vivessero gli uomini con somma innocenza, e corressero gli anni dell’oro. Inf. XIV, 96. Par. XXI, 26.

Savena, fiume, lontano da Rologna circa due miglia, dalla parte Orientale. Inf. XVIII, 61.

Savere, sapere. Inf. VII, 73, 85. XI, 93. Purg. XXII , 148. Par. V, 111. X, 113. XXI, 19. XXVIII, 106.

Savio, fiume che bagna Cesena. Inf. XXVII, 52.

Savio (fiume). Quella (città) a cui il Savio bagna il fianco. Inf. XXVII, 52. V. Cesena.

Savore, sapore. Savor di forte agrume, figuratamente, per cosa che molto dispiaccia. Par. XVII, 117.

Savoroso, saporito. Purg. XXII, 149.

Saule, Re primo d’Israele, uomo superbo, e disubbidiente a Dio. Costui essendo rotto da’ Filistei sul monte Gelboe, e temendo di capitar vivo in mano de’ nemici, diedesi la morte da sé stesso. Purg. XII, 40.

Saziare, per saziarsi. Purg. XXI, 1.

Sazio, per saziato. Purg. XXXIII , 138, Par. XXVIII, 48. Far sazio del suo nome; cioè, manifestarlo, appagando l’altrui curiosità. Par. XV, 87.

Sbarrar l’occhio, per aprirlo bene, spalancarlo. Inf. VIII, 66.

Sbuffare, respirar con impeto, per cagione di sdegno. Inf. XVIII, 104.

Scabbia, rogna. Lat. scabies. Inf. XXIX, 82.

Scacchi, doppiare degli scacchi. Ha lo scacchiere sessantaquattro quadretti, tra bianchi, e neri; al primo de’quali chi ponesse nome uno, al secondo due, al terzo quattro, al quarto otto, e così andasse raddoppiando sempre fino all’ultimo, verrebbe ad aver fatto un numero innumerabile. Par. XXVIII, 93. V. Immillarsi.

Scagionare, scolpare, scusare. Inf. XXXIX, 69.

Scaglione, grado di scala. Purg. IX, 94. XII, 115.

Scalappiare, uscir del calappio, o sia della rete. Purg. XXI, 77.

Scala ( Alberto della). Vedi Alberto.

Scala (Bartolommeo della) signor di Verona; secondo alcuni altri Alboino; gran benefattore del nostro Poeta in tempo ch’egli era sbandito di Firenze; chiamato da lui il gran Lombardo. Par. XVII, 71. L’insegna de’ signori della Scala fu la scala d’oro in campo rosso, e di sopra l’Aquila nera. Par. XVII, 72.

Scala (della) Cane il grande Signor di Verona. S’accenna. Par. XVII, 76. Vedi Cane.

Scale dell’eterno palazzo, chiama Dante i cieli. Par. XXI, 7.

Scalèe, scale, gradi; in rima. Inf. XXVI, 13. Purg. XII, 104. Par. XXXII 21.

Scaleo, scala. Purg. XV, 36. Par. XXI, 29.

Scalpitare, calpestare. Inf. XIV, 34.

Scaltrire, far divenire altrui sagace , di rozzo e inesperto. Purg. XXVI, 3.

Scana, zanna, o sanna; cioè, dente grande d’animale. Inf. XXXIII, 35.

Scandere, per ascendere, salire. È voce Latina. Par. VIII, 97.

Scanni, per gradi di beatitudine. Par. VI, 125.

Scanno, per sedia, trono. Inf. II, 112. Par. XXX, 131. XXXII , 28, 29.

Scapigliato, chi ha i capelli scomposti, e mal pettinati. Inf. XVIII,130.

Scarco di pietre, sustantivo. Per luogo discosceso, dove molte pietre si sieno scaricate, o ruinate al basso. Inf. XII, 28.

Scardova, spezie di pesce di scaglia larga. Inf. XXIX, 83.

Scarmiglione, nome di Demonio. Inf. XXI, 105.

Scarso, per difettuoso, inefficace. Par. XXXIII, 30. Per ritroso. Purg. XIV, 81.

Sceda, per buffoneria, molto ridicolo. Par. XXIX, 115.

Scemare la mente da se medesma, cioè, togliere, o sminuire l’intendimento. Par. XXX, 27.

Scemo, sustantivo, per scemamento, mancanza. Par. XX, 136.

– Scemo, addiettivo. Lasciare scemo alcuno di sè, abbandonarlo, privarlo della sua compagnia. Purg. XXX, 49.

– Scemo luogo, per vuoto, e scavato. Inf. XVII, 36.

– Scemo, dimagrato assai. Purg. XXIII, 23.

Scempie gote, per prive d’orecchie. Inf. XXV, 126.

Scempio, sustantivo, per tormento crudele, fiera strage. Purg. XII, 55.

– Scempio, addiettivo, per semplice, contrario di doppio. Purg. XVI, 55.

– Per disunito, disgiunto, e dissipato. Purg. XII, 133. Par. XVII, 62.

Scendesse, per scendessi; in rima. Purg. VIII, 46.

Scernere, per discernere. Inf. XV, 87. Per additare, mostrare. Purg. XXVI, 115.

Scerno col dito. Questi ch’io ti scerno col dito. Purg. XXVI, 115. V. Arnaldo Daniello.

Scerpare, rompere, guastare, schiantare. Inf. XIII, 35.

Scesa, calata, precipizio. Inf. XVI, 101.

Scevro, per chi stassi in disparte. Par. XVI, 13.

Schegge imbestiate, chiama Dante il toro di legno fabbricato da Dedalo, per soddisfare alla lussuria di Pasife. Purg. XXVI, 87.

Scheggia, per ischiena di scoglio grossamente tagliato. Inf. XVIII, 71.

– Per tronco di pianta. Inf. XIII, 43.

Scheggiare, levar le schegge, o picciole assicelle da un legno. Par. XI, 137. Ma qui figuratamente.

Scheggio, per un pezzo di scoglio. Inf. XXI, 60, 12.

Scheggione, scheggio grande. Inf. XXI, 89. V. Scheggio.

Schermare, per difendere, schermire. Purg. XV, 26. Per ischifare. Purg. VI, 151.

Schermidore, per colui che parte i combattenti. Inf. XXII, 142.

Schermo, riparo, difesa. Inf. XIII, 134. E in altri luoghi.

Avere schermo a chi che sia, per difenderlo, servirgli di schermo. Inf. XXI, 60.

Schermo, per arma da offendere. Inf. XXI, 81.

Schiacciare, rompere, e infrangere premendo. Inf. XVIII, 81.

Schiantare , sterpare, svellere, distaccare con violenza. Inf. IX, 70. Purg. XX, 4g. XXVIII, 120,

Schiante, per ischianti; in rima. Inf. XIII, 33.

Schianza, crosta, o pelle, che si secca sopra la carne ulcerata. Inf. XXIX, 75.

Schiarare, per manifestare. Par. XXVI, 23.

Schiararsi, per divenir più lucido. Par. XXI, 91.

Schiarato, per molto risplendente. Par. XXV, 106.

Schiavo. Di Schiavonia, provincia d’Europa, che Illirico anticamente fu detta. Venti Schiavi chiama Dante i Settentrionali, che rispetto all’Italia, vengono di Schiavonia. Purg. XXX, 87.

Schiatta oltracotata. Par. XVI, 115. V. Adimari.

Schicchi Gianni. Inf. XXX, 32. Vedi Gianni Schicchi.

Schiro o Sciro. Isola dell’Arcipelago, dove regnò anticamente il Re Licomede. Purg. IX, 37.

Schiudersi, uscire di luogo chiuso, slegarsi. Inf. XXX, 27.

Schiuso, aperto. Purg. XXV, 115.

Scialbo, pallido, biancastro. Purg. XIX, 9.

Sciagurato, infelice. Inf. XXII, 44.

Scias quod ego fui successor Petri. Sappi, ch’io fui successore di Pietro. Purg. XIX. 99. V. Adriano IV. Sommo Pontefice.

Sciaurato, per tapino, abbietto, vile. Inf. III, 61,

Scimia, per imitatore. Inf. XXIX, 139.

Scindere, per separare, svellere. È voce Latina. Purg. XI, 103.

Sciolto, per libero. Par. XXVII, 131.

Sciolto da ballo, uscito di ballo. Par. X, 79.

Sciorinarsi, per uscire all’aria, procurarsi refrigerio. Inf. XXI, 116.

Scipare, lacerare, malmenare, straziare. Inf. VII, 21. XXIV, 84.

Scipio, o Scipione il Maggiore, valorosissimo Capitano Romano detto l’Affricano, perchè ruppe ancor giovanetto, e disfece Annibale gran Capitano de’ Cartaginesi, popoli dell’Affrica. Inf. XXXI, 116. Purg. XXIX, 117. Par. VI, 53. XXVII, 61.

Scirocco, nome di vento meridionale, che anche Austro si chiama. Purg. XXVIII, 21.

Scisma, discordia, e divisione in materia di religione. In Greco σχἰσμα. Inf. XXVIII, 35.

Scisso, disgiunto, diviso, separato, lontano. Purg. VI, 123. Par. XXI, 96. V. Scindere.

Scoccare, per manifestare, palesare. Inf. XXV, 96. Per pronunziarsi. Purg. VI, 130.

Scoccare l’arco del dire, per isfogarsi parlando, o risolversi di parlare. Purg. XXV, 17.

Scoglio, per iscorza, ovvero per ostacolo, ed impedimento. Purg. II, 122.

Scolparsi, per purgar le colpe commesse. Purg. XXIV, 84.

Scommettere, per seminar discordie, e scandali; quasi disunire le cose commesse, cioè congiunte. Inf. XXVII, 136.

Scomuniche, loro abuso ripreso. Par. XVIII, 129.

Sconcia novella, per falsa, inverisimile, corrotta. Inf. XVIII, 57.

Sconcio, per brutto, difforme, vergognoso. Inf. XXIX, 107. Par. IX, 53. Per difficile, aspro. Inf. XIX, 131. Per disadatto, sproporzionato. Inf. XXX, 85.

Sconoscente vita, cioè, ignobile, oscura, Inf. VII, 53.

Scoperchiato, senza coperchio, aperto. Inf. X, 52.

Scoperto, a maniera di sustantivo. Inf. XXXI, 89.

Scoprire, per ispiegare. Purg. XXVIII, 135.

Scorgere, per insegnare, additare. Inf. VIII, 93.

Scornigiani, famiglia nobile di Pisa. V. Marzucco.

Scornato, deluso, svergognato. Inf. XIX, 60.

Scorno. La natura gli averebbe scorno; cioè quegl’intagli farebbero scorno alla natura. Purg. X, 33. - la particella gli in questo luogo significa ivi.

Scorpio, Scorpione, uno de’ dodici segni del Zodiaco. Purg. XXV, 3. Accennato. Purg. XVIII, 79. Circonscritto. Purg. IX, 5.

Scorto, per pronto, spedito, sciolto. Purg. XIX, 12.

Scoscendere, per dirompere, spaccare, o stracciare. Purg, XIV, 135. Par. XXI, 12. Per dirupare. Inf. XXIV, 42.

Scoscio, precipizio, Inf. XVII, 121.

Scostarsi dal fianco, figuratamente, per non imitare l’esempio. Par. XIX, 148.

Scotto, per lo pagamento del desinare, o della cena, che si mangia nelle taverne. Purg. XXX, 144. Ma qui figuratamente; benché non sia voce da servirsene in cose gravi ed illustri.

Scotto (Michele). Inf. XX, 116. Vedi Michele.

Scotto, per lo Re di Scozia, provincia settentrionale della Gran Brettagna. Par. XIX, 122.

Scranna, sedia, cattedra. Sedere a scranna; cioè, pro tribunali, farla da giudice, o da maestro. Par. XIX, 79.

Scriba, per iscrittore. Par. X, 27. È voce Latina.

Scritta, per iscrizione. Inf. VIII, 127. XI, 7.

Scritto, per profezia scritta. Inf. XIX, 54.

Scrittura, per regola di Frati. Par. XII, 125.

Scrofa. Un che d’una Scrofa azzurra. Inf. XVII, 64. (allusione a uno stemma gentilizio). V. Scrovigni.

Scrovigni, famiglia nobile di Padova, accennata da Dante. In XVII, 64. Per la Scrofa azzurra in campo bianco, arme di tal casato.

Scudo, per arme di famiglia, o di regno. Par. XII, 53.

Scudo in che soggiace il Leone, e soggioga. Par. XII, 54. Intendi l’Arme dei Re di Castiglia, provincia delia Spagna.

Scuojare, spogliar del cuojo, levar la pelle, scorticare. Inf. VI, 18. XXII, 41.

Scuriada, sferza di cuojo. Inf. XVIII, 65.

Scuro, oscuro. Par. VI, 85.

Scusare, per ricusare. Purg. XV, 130.

Sdebitarsi, sgravarsi del suo debito. Purg. XIV, 29.

Sdrucire, per aprire, fendere, spaccare. Inf. XXII, 57.

Se, per così. Detto con affetto di desiderio, e di pregare altrui prosperi avvenimenti. In quella guisa che i Poeti Latini adopravano il loro sic. Inf. XVI, 64. Purg. XXVI, 61. e in altri luoghi.

Se, per benché. Par. IV, 78. XIX, 28.

Secca, per terra; che dalla Divina Scrittura chiamasi arida, a differenza dell’acqua. Inf. XXXIV, 113.

Secchezza, per magrezza. Purg. XXIV, 32.

Secoli recenti, cioè, i primi secoli del Mondo, avanti Abramo. Par. XXXII, 76.

Secondamente, nel secondo luogo. Purg. XIII, 2.

Secondar con l’occhio, cioè, accompagnare, o seguire colla vista. Inf. XVI, 117.

Secondare, per seguire, seguitare, succedere; e Dante l’adopera col quarto, e alcuna volta col terzo caso. Purg, XVI , 33. XXIII , 123. XXIX, 91. Par. I, 34. XXV, 64. XXVIII, 111.

Secondare alle percosse, cioè, piegarsi, e cedere soavemente, senza rompersi. Purg. I. 105.

Secondo regno, per lo cielo di Mercurio. Par. V, 93.

Secondo che per ascoltare. Questa è una Elissi; e così supplir si dee : secondo che mi parve di comprendere per ascoltare; cioè, ascoltando. Inf. IV, 25.

Secondo, ora seconda all’ora sesta; cioè, l’ora settima, che immediatamente segue la sesta. Par. XXVI, 141.

Sed, per se, particella, quando seguita vocale. Par. XIX, 78. Così Pietro Bembo nelle Stanze:

Allor vi va per gioja e per diporto

Il Signor, quando può, sed egli è saggio.

Sedavamo, sedevamo. Purg. IX, 12.

Sedere, detto di luogo, città, o provincia; alla foggia de’ Latini; cioè, esser situato. Par. IX, 26.

Sedere in sul sangue, detto dell’anima; la quale, mentre l’uom vive, sta congiunta col sangue, e cogli spiriti prodotti dal sangue. Purg. V, 74.

Sedia Apostolica. Par. XII, 88.

Sedièro, sedettero. Purg. II, 45.

Sedio, nome, seggio. Par. XXXII, 7.

Segare dell’acqua, fender l’acqua. Detto d’una barchetta. Inf. VIII, 29.

Seggendo, sedendo. Inf. XXII, 103.

Segnacolo, per segno, insegna. Par. XXVII, 51.

Segnare, per benedire col segno della Croce, come fanno i Vescovi. Inf. XX, 69.

Segnare nostra favella; cioè, formare i caratteri, per mezzo de’quali vengono a significarsi le voci umane articolate. Par. XVIII, 71.

Segno, per atto, dimostrazione di cortesia. Inf. XVIII, 91.

Segno, per lettera d’alfabeto scritta. Par. XVIII, 80.

Segno, per miracolo. Par. XVIII, 125.

Segno benedetto, per l’Aquila, insegna de’ Romani. Par. XX, 86. Così pure il Poeta la chiama, segno Che fe’i Romani al mondo reverendi. Par. XIX, 101. E Segno del mondo, e de’suoi duci. Par. XX, 8.

Segno de’ mortai, e segno dell’intelletto nostro, chiama il Poeta la picciola forza dell’intelletto umano, ristretto fra mollo angusti confini. Par. XV, 42, 45.

Segno di maggior disio, oggetto, più che altro desiderato. Par. III,126.

Segno venerabile, che fan giunture di quadranti in tondo. La Croce; le due linee della quale, che insieme s’attraversano, se in un cerchio si tirino da un punto della circonferenza per lo centro al punto opposto, dividono esso cerchio in quattro quadranti. Par. XIV, 181.

Sego, per seco, con sé; o con altri della sua natura medesima; in rima. Purg. XVII, 58.

Seguace alla passione, cioè, della passione. Purg. XXI, 106.

Seguentemente, per subito dopo. Purg. XX, 25.

Seguette, per seguì; in rima. Inf. XXV, 40. Par. IX, 141. XXV, 83. Fuori di rima. Par. IX, 24.

Seguio, seguì. Par. III, 124. XXV, 48. XXVI , 99.

Seguire, e seguitare, per accadere. Inf. XXV, 40, 41.

Seguir la storia, per imitare i fatti virtuosi narrati nelle storie. Par. XIX, 18.

Seguîr, per seguirono. Non seguîr la mente; cioè, non rimasero nella memoria. Par. XIV, 81.

Seguitare a chi che sia, cioè, dopo di chi che sia. Purg. V, 132.

Seguiterìa, seguiterebbe. Par. VI, 63.

Seguiterieno, seguiterebbero. Par. II, 72.

Seguito, per accaduto, succeduto. Par. XXIV, 101.

Seguito, per colui che segue. Par. II, 2. Cristoforo Landino spiega diversamente ; ma la sua spiegazione non può sostenersi, perchè contraddice a quello che leggesi poco dopo:

Tornate a riveder li vostri liti.

Selva di spiriti spessi, cioè, folla, moltitudine. Inf. IV, 66.

Selvaggio, per fuoruscito. La parte selvaggia, appresso Dante, è la fazione de’ Bianchi, opposta a quella de’ Neri, che dagli avversarj era stata cacciata fuori di Firenze. Di questi Bianchi era anche lo stesso Dante. Inf. VI, 65.

Selvaggio del loco, cioè, mal pratico; a guisa di forestiere. Purg. II, 52.

Sem, siamo. Inf. III, 16, XIII, 37. Par. III, 82. XXI, 13. XXIX, 127.

Sembiante, per immagine dell’animo. Purg. XXXI, 111.

Sembianza. Far sembianze, per accennare. Par. XXIV, 56.

Sembiare, sembrare, parere, somigliare. Inf. I, 50. Purg. IX, 105. X, 39. Par. XX, 76.

Semblare, parere. Purg. X, 113.

Seme, per la Fede Cristiana. Par. XII, 95.

Seme, per cagione. Inf. XXXIII, 7. Purg. XXI, 94.

Seme del piangere. Origine, e pensiero del piangere; spiegano gli Accademici della Crusca nel Vocabolario: le lagrime; spiega Cristoforo Landino. Purg. XXXI, 46. Dante forse intende il dolore, che di sua natura produce il pianto. Andrea Navagero in que’versi ch’egli tradusse da un frammento di Filemone, Comico Greco: at dolor. Ut ipsa fructus arbor, sic lacrimas habet.

Seme di lor semenza; cioè, gli antichi loro progenitori, ch’erano le cagioni rimote che gli avean fatti nascere. Inf. III, 104.

Semele, figliuola di Cadmo fondatore di Tebe, e d’Armonia sua moglie. Costei fu bellissima giovane e piacque in maniera a Giove, ch’egli scendeva spesso dal Cielo per giacersi con lei. Onde Giunone, ciò risapendo, sommamente sdegnata, la venne a trovare in forma di una vecchia, e consigliolla a pregar l’amante, e ad obbligarlo con giuramento, ch’egli venisse a lei con tutta la sua maestà. Accettò il consiglio la giovane, ed ottenuto quanto avea dimandato, rimase incenerita dalle folgori, colle quali era venuto Giove a trovarla. Ma egli cavando Bacco dal ventre dell’infelice donna di cui essa era gravida, il ripose, e cucì dentro d’una sua coscia, sinché arrivasse il tempo maturo del parto. Inf. XXX, 2. Par. XXI, 6.

Sementa, semenza, seme. Inf. XV, 76. XXIII, 123. Purg. XVII, 104.

Semente, semenza. Purg. XXV, 57. Par. VIII, 140.

Semenza, per figliuolo. Par. XXIII, 120.

Semenze, per cagioni effettive. Par. II, 120.

Semicircoli intercisi di voto, cioè, ordini di seggi, in forma di mezza luna, che qua e là siano vuoti di gente. Par. XXXII , 26.

Semila miglia di lontano Ci ferve l’ora sesta. Poco avanti che ’l Sole salga il nostro orizzonte, fa mezzo giorno a que’ popoli, che sono distanti da noi semila miglia. Par. XXX, 1.

Seminatore, che semina. Inf. XXVIII, 35.

Semiramis, Semiramide, moglie di Nino, Re degli Assirj, a cui nello ’mperio successe, dopo averlo fatto morire. Edificò la città di Babilonia sopra l’Eufrate, vinse in guerra molte nazioni, e fu donna oltre ogni credere lussuriosa. Inf. V. 58.

Semo, siamo. Inf. IV, 41. XVII, 34. Purg. XVII, 83.

Sempiternare, perpetuare, conservare in sempiterno. Par. I, 76.

Sene, vecchio, dal Latino senex. Par. XXXI, 39, 96.

Seneca Morale, fu Spagnuolo, e maestro di Nerone, da lui poscia fatto ammazzare. Inf. IV, 141.

Senese. Purg. XIII, 106.

Senesi, Purg. XI, 65.

Senna, in latino Sequana, fiume di Francia, che passa per Parigi. Par. VI, 59. XIX, 118.

Sennaar, campo in Oriente, dove i primi uomini vollero fabbricare la Torre di Babelle. Purg. XII, 36.

Sennacherib, Re superbissimo degli Assirj, ammazzato da due suoi figliuoli, in un Tempio, mentre faceva orazione agl’Idoli. Purg. XII, 53.

Senno, a lor senno, a lor piacere. Inf. XXI, 134.

Seno, per capacità. Inf. XXVIII, 6. Per cuore, animo. Inf. XVIII, 63. Per sito, e parte di cielo. Par. XXIII, 27.

Sensato, per sensibile, soggetto a’sensi. Par. IV, 41.

Sensibile poco, e molto, oggetto, che poco, o molto ferisca il senso. Purg. XXXII. 14, 15.

Sensibilmente, cioè, co’sensi, col corpo vivo. Inf. II, 15.

Sentenza, per concetto dell’animo. Inf. IX, 15. X, 96.

Per opinione di Filosofo. Par. IV, 24.

Per oracolo, responso. Par. XXXIII, 66.

Sentimmo corcare il Sole; cioè, ci accorgemmo che il Sole si corcava, tramontava. Purg. XXVII, 69.

Sentio, sentì. Inf. XXVIII, 13.

Sentir amore. I' pensai che l’universo Sentisse amor. Inf. XII , 42: cioè , io temetti che il Mondo fosse vicino a sfasciarsi, a ruinare. Credesi comunemente, che in questo luogo Dante accenni la famosa opinione d’Empedocle Siciliano, Filosofo tra gli antichi di somma riputazione; il quale insegnava, che la Contesa, o sia la Discordia, per cui separavansi dal Caos, e distinguevansi tra di loro i quattro elementi, fosse cagione della generazione del mondo: e che per lo contrario, dopo un corso determinato di molti secoli, l’Amore, per cui si confondevano gli elementi, e ritornavano nell’antica massa, cagionasse la corruzione, e la ruina dell’Universo. Voleva di più che questo giro scambievole di generazioni, e di corruzioni durasse eternamente. Ma forse allude il Poeta alla opinione d’Eraclito d’Efeso, anch’egli antichissimo Filosofo, il quale teneva, che il fuoco fosse la materia comune di tutte le cose, e che dopo un certo intervallo di tempo tornasse il Mondo a risolversi in fuoco. Insegnava di più, che la Discordia e la Guerra, cioè, quando le particelle del fuoco si variavano, e si condensavano, lasciando la propria semplicità, veniva a produrre le generazioni: e che all’incontro, la Concordia, e l’Amore, con cui le suddette particelle di nuovo s’assottigliavano, riprendendo la natura primiera, cagionava la distruzione dell’Universo: e ciò molte volte, a vicenda. Leggasi Diogene Laerzio nella vita d’Eraclito, e Plutarco de placitis Philosophorum.

Sentir d’amaro, cioè, avere in sé amarezza, riuscire amaro al gusto. Purg. XXX, 81.

Sentir di che che sia, per averne odore. Lat. redolere. Purg. XXIV, 150.

Sentire, per sapere, aver contezza. Purg. XVI, 138. Per esser di parere. Par. IV, 51.

Sentire dirittamente, aver buona, e retta opinione: essere ortodosso. Par. XXIV, 67.

Sentire, per lo senso. Purg. XXV, 102. Per l’intelletto. Par. XI, 24.

Senza mezzo, cioè, immediatamente. Par. VII, 67. 70, 142.

Senza morte, cioè, vivo ancora. Inf. VIII, 84.

Senza tempo, cioè, eternamente. Inf. III, 29.

Sepulcro, sepolcro. Inf. VII, 86.

Sepulto, per nascosto. Par. VII, 58.

Sequestrare, per disgiugnere, allontanare. Purg. XXV, 114.

Serafico, che partecipa della carità de’ Serafini; aggiunto che vien dato a S. Francesco d’Assisi. Par. XI, 37.

Serafi, per Serafini. Par. XXVIII, 99.

Serafini, ordine supremo di tutta l’Angelica milizia, e più vicino a Dio. Par. IV, 28. VIII, 26. XXI , 92. Vestonsi di sei ale, secondo la visione del Profeta Isaia. Par. IX, 77. Circonscritti. Par. XXVIII, 72.

Serchio, fiume vicino a Lucca. Inf. XXI, 49.

Sere, titolo antico di Prete, o di Notajo. Inf. XXXIII, 137.

Serena, o Sirena. Le Sirene furono tre, secondo i Poeti, figliuole del Fiume Acheloo, e della Ninfa Calliope. L’una di loro ebbe nome Partenope, l’altra Ligia, la terza Leucosia; benché presso diversi Scrittori con altri nomi siano chiamate. Dal capo infino alla coscia aveano sembianza di donzelle, e dalle cosce in giù avean figura di galline, e non già di pesci, come volgarmente si dice, e come le dipingono i pittori secondo il comune errore. Abitarono prima ne’ contorni di Peloro, promontorio della Sicilia, poi nell’isole Cafaree vicine a’ lidi del Mare. L’una di esse cantava eccellentemente, l’altra suonava di flauto, e l’altra di cetera, con dolcezza tale, che allettando i naviganti che di là passavano, gli addormentavano, e fattili cader nel mare gli divoravano. Che le Sirene fossero mezzi uccelli, o galline, e non già pesci, oltre all’autorità delle antiche medaglie, che tali ce le rappresentano, sono testimonj Giulio Igino alla favola CXXV. dove racconta gli errori d’Ulisse; Servio Gramatico sopra il V. dell’Eneide, al V. 864. Eliano nel lib. 17. cap. XXIII. Della Storia degli Animali; Apollonio Rodio nel 4. Dell’Argonautica. V. 892. Ovidio nel V. Delle Trasformazioni, V. 332. Annibal Caro nella lettera 143. del II. Vol. e Giano Broukhusio Olandese ne’ suoi Comentarj sopra il Panegirico di Messala scritto da Tibullo, al V. 69. Il qual Broukhusio tutti i sopraccennati Autori rapporta. Purg.XIX, 19.

Sermo, per parlare, ragionamento; in rima. Lat. sermo. Inf. XIII, 138. Par. XXI, 112.

Sermone, per parlare, ragionamento. Inf. XIII. 21. XV, 115. XXVIII, 5. XXIX, 70. XXXI, 9. XXXII, 68. Purg. XII, 111. XXII, 128. XXIV, 7. Par. XIX, 75. Per fama, racconto. Purg. VIII, 138. Per discorso fatto in pulpito. Uomo da sermone; cioè, alto a farsi religioso. Par. VIII, 147.

Sermone, tener sermone; cioè, parlare. Inf. XXI, 103.

Serotino, per tardo, e vespertino. Purg. XV, 141.

Serpentello, picciolo serpente. Inf. IX, 41.

Serrame, serratura. In VIII, 126. Purg. IX, 108.

Serrare, per nascondere. Purg. VIII, 51. Per congelare, indurare. Inf. XXXI, 123.

Serse, Re della Persia, vien posto dal Poeta per chiunque regni, e combatta. Par. VIII, 124. V. Xerse.

Serto, per corona di persone. Par. X, 102.

Servare, per osservare. Purg. XXVI, 83. Par. V, 68.

Serrare il solco, non uscir del solco. Par. II, 14.

Servato, per osservato. Par. V, 47.

Servo de’ servi. Il Sommo Pontefice, che suol chiamare sé stesso per umiltà, servus servorum Dei. Inf. XV, 112.

Servo de’ Servi. Colui che dal serro de’servi Fu trasmutato d’Arno in Bacchiglione. Inf. XV, 112. V. Mozzi (Andrea de’).

Sesta ora, per lo mezzogiorno; secondo l’usanza degli antichi, da’ quali era diviso il giorno civile in dodici ore. Par. XXX, 2.

Sesta compagnia, per compagnia di sei. Inf. IV, 148.

Sesto, per compasso, o sesta, con cui si forma un circolo. Par. XIX, 40.

Sesto , per una delle parti in che era divisa la Città di Firenze. Par. XVI, 41.

Sesto lume, per lo pianeta di Giove. Par. XX, 17. V. Secondo regno.

Sesto, castello sull’Ellesponto, dalla parte d’Europa, uno de’ due Dardanelli. Purg. XXVIII, 74.

Sesto Tarquinio, figliuolo di Tarquinio superbo ultimo Re de’ Romani, che violò Lucrezia moglie di Collatino, donna castissima. Inf. XII , 133.

Sete, per desiderio ardente. Purg. XXI, I. Par. II , 19.

Sete del martirio. Brama di morir martire. Par. XI, 100.

Setta, per ordine religioso. Par. III, 105.

Setta, città dell’Affrica, verso Occidente. Inf. XXVI, 111.

Sette Regi, che assediarono Tebe, per rimettervi Polinice, furono i seguenti: Adrasto, Polinice, Tideo, Ippomedonte, Anfiarao, Partenopeo, e Capaneo. V. Stazio nella Tebaide. Inf. XIV, 68.

Sette e sette, per quattordici. Purg. XII, 39.

Settentrione del primo Cielo, chiama Dante i sette candelieri d’oro, che precedevano la processione da lui veduta nel terrestre Paradiso; intesi da lui per li sette doni dello Spirito Santo. Perchè siccome vicino al Polo Artico risplendono sette stelle, che formano la figura d’un Plaustro, o Carro, dagli antichi delle septemtriones; così nel Cielo Empireo i sette doni dello Spirito Santo rilucono di una luce maravigliosa. Purg. XXX, 1. V. Cielo primo.

Settentrional sito. Purg. I, 26.

Settimo splendore, per lo pianeta di Saturno. Par. XXI, 13. V. Sesto lume, e Secondo regno.

Setto da materia, cioè, separato, diviso; dal Latino sectus. Purg. XVIII, 49.

Sezzajo, ultimo. Par. XVIII, 93.

Sfavillare, per rilucere, o scoppiar fuori. Inf. XXIII, 99.

Sfinge, mostruoso animale venuto d’Etiopia a Tebe, dove proponeva a’ viandanti un enigma oscuro, e coloro che nol sapevano sciorre, uccideva; ma a chi sciolto l’avesse, prometteva per premio Giocasta, e il Regno di Tebe. Edipo solamente seppe interpretarlo, e perciò sposò Giocasta sua madre, non conoscendola, e fu fatto Re di Tebe. La Sfinge, dolendosi d’essere stata vinta in sottigliezza d’ingegno precipitossi da un’altissima rupe. Purg. XXXIII, 47.

Sfocato, per temperato. Par. XV, 44.

Sfogliare, per dimagrare. Purg. XXIII, 58.

Sfregiarsi, per perdere il fregio. Purg. VIII, 128.

Sgagliardare, torre, o levare la gagliardia. Inf. XXI, 27.

Sgannare, toglier d’inganno, disingannare. Inf. XIX, 21.

Sghembo, torto, obblico. Purg. VII, 70.

Sgombrare, per dipartire, mandar via. Purg. XXIII, 133.

Sgomentare, impaurire. Purg. XIV, 60.

Sguardo, secondo lo sguardo che fece la Fede in Cristo. Cioè, secondo i tempi ne’ quali credette la gente in Cristo; che furono tre. Il primo, avanti ch’egli nascesse; e allora si credeva in Cristo venturo. Il secondo, nello spazio ch’egli visse quaggiù; e allora credevasi in Cristo presente. Il terzo dopo la sua morte; e allora si cominciò a credere in Cristo già venuto. Par. XXXII, 19.

Si, particella soprabbondante, per certa forza di lingua. Inf. IV, 101. IX, 52. E in altri luoghi.

Sì ancor lo veggia, così io possa ancora vederlo. Particella che dinota desiderio. Purg. II, 16.

Sì come, per tosto che. Par. XXIV, 152. XXVI, 67.

Sibilia Siviglia, nobile città nell’ultime parti della Spagna, vicina allo stretto. Inf. XX, 126. XXVI, 110.

Sibilla Cumea dava le risposte a coloro che la consultavano, scritte nelle foglie; le quali poi il più delle volte erano dissipate dal vento. V. Virgilio nel 6. Dell’Eneide. Par. XXXIII, 66.

Sicheo, Sacerdote d’Ercole in Tiro, marito di Didone. Inf. V, 62. Par. IX, 98. V. Didone.

Sicilia, chiamata dal Poeta: L’Isola del fuoco, per lo Monte Etna. Par. XIX, 131.

Siciliano Vespro. V. Franzesi. Par. VIII, 75.

Sicuramente, per francamente, liberamente. Inf. XXI, 90. Par. V 122

Sicurare, assicurare. Par. V, 15.

Sicuro, per intrepido, coraggioso. Inf. XVI, 132. Par. XI, 67.

– Per ardito. Par. XIII, 130.

Sicurtà, per confidenza e famigliarità soverchia. Purg. XXII, 20.

Sidere in sé, riposarsi in sé, starsi in sé. Par. XXXIII, 124. È voce Latina.

Sie, per sii. Inf. XVII, 81. XXXIII, 10. Purg. V, 70. XX, 10, 42. XXV, 32. XXXI, 45. Par. XXIX, 64.

Sie, per , così; in rima. Purg. XXIII, 8.

Siena, città nobilissima di Toscana. Inf. XXIX, 109. Purg. V, 134. XI, 112, 123, 134.

Siestri, terra della Riviera di Genova. Purg. XIX, 100.

Siestri e Chiaveri. Intra Siestri e Chiavari si adima una fiumana bella. Purg. XIX, 100. V. Lavagno.

Sieti reo, cioè, mal ti sia. Inf. XXX, 120.

Sifanti, famiglia nobile fiorentina. Par. XVI, 104.

Si fur girati, si girarono. Par. X, 77.

Sigieri, professore di Logica nello Studio di Parigi, invidiato perchè diceva la verità. Par. X, 136.

Sigillare, per finire, chiudere. Par. XXIII, 110.

Sigillar la mente, per imprimervi dentro qualche cognizione. Par. XXIV, 143.

Sigillarsi, per segnalarsi, distinguersi. Par. IX, 117.

Sigillo, per Bolla Pontificia. Par. XI, 93. Per le Sacre Stimmate di S. Francesco. Par. XI, 107.

Signa (da). V. Bonifazio da Signa.

Significare, per esprimere il suo concetto in iscritto, Purg. XXIV, 54.

Signor dell’altissimo canto Che sovra gli altri come aquila vola. Inf. IV, 92. Omero. Altri credono che qui Dante intenda Virgilio. V. le note di varj presso gli Ed. Padov. Tipog. della Minerva; e taluno legge quei Signor’spiegandolo in plurale e interpreta per il consesso di tutti i poeti veduti allora da Dante nel I.imbo, e perciò nominati da esso la scuola de’ signori dell’altissimo canto. V. Ediz. Udinese 1822. Vol. 1, p. 39. seg. E la postilla alle varianti a quel passo in questa edizione.

Signore. Per suo signore a tempo m’aspettava Par. VIII , 60. V. Carlo Martello.

Signorso, signor suo. Inf. XXIX, 77.

Sì ho, cioè, sì l’ho. Par. XXIV, 86.

Sile, fiume di Trevigi. Par. IX, 49.

Sili, taci. Lat. siles. Par. XXXII, 49.

Sillogizzarre, per dimostrar con sillogismi. Par. X, 138. XXIV, 77.

Silvano, abitatore di selva; contrario di cittadino. Purg. XXXII, 100. Qui forestiero.

Silvestro, silvestre, salvatico. Inf. II, 142. XXI, 84. Purg. XXX, 118.

Silvestro (San) Papa. Par. XX, 57. Guarisce Costantino dalla lebbra. Inf. XXVII, 94. Chiamato da Dante, il primo ricco patre. Inf. XIX, 117. V. Costantino.

Silvestro, uno de’ primi frati e compagni di S. Francesco d’Assisi. Par. XI, 83.

Silvio, figliuolo d’Enea, e di Lavinia; da cui discesero i Re d’Alba, e finalmente Romulo, e Remo. Inf. II, 13.

Simifonti, castello in Toscana, disfatto da’ Fiorentini l’anno 1202. Par. XVI, 62.

Similemente, similmente. Inf. III, 115. VII, 77. XIII, 112. Purg. X, 61. Par. XIII, 77.

Simoenta, fiume che scorreva presso Troja, nato nel monte Ida. Par. VI, 67.

Simoneggiare, usar simonia; cioè, far mercato di cose sacre, imitando Simon Mago. Inf. XIX, 74.

Simonide, nato in Cea isola del mare Egeo, uno de’ nove Lirici Greci famosi. Purg. XXII, 107.

Simonie riprese. Par. XVIII, 122. E segg.

Simon Mago. Costui come leggesi negli Atti Apostolici, offerse danari a S. Pietro, per comprar da lui la potestà di conferire la grazia dello Spirito Santo, e perciò dall’Apostolo fu maledetto. E quindi il patteggiare, e contrattare che si fa delle cose sacre chiamasi Simonìa. Inf. XIX, 1. Par. XXX, 147.

Sincero, per netto, purgato, chiaro. Par. XXXIII, 52.

Sine causa, senza cagione. Par. XXXII, 59. Sono voci Latine.

Singulare, singolare. Purg. VIII, 67.

Sinigaglia, città tra Ancona e Fano, nel lito del mare Adriatico; che a’ tempi di Dante andava dichinando. Par. XVI, 75.

Sinistra cura, chiama Dante quella che hanno i Prelati delle cose temporali. Par. XII, 129.

Sinistrare, per volgersi a sinistra. Inf. XIV, 126. Questa è la lezione degli Accademici; ma pare a noi che non sia da seguitare, essendo la comune più chiara e facile.

Sinone Greco , il quale co’ suoi artifizj ingannevoli persuase i Trojani a ricever dentro le mura della Città il gran Cavallo di legno, in cui stavano nascosti i principi dell’esercito. Inf. XXX, 98. V. Virgilio nel 2. dell’Eneide.

Sin men portò, sino che me ne portò. Inf. XIX, 128.

Sin mi giunse, sino che mi giunse. Inf. XIX, 44.

Sion, monte della Giudea, sopra il quale era posta la rocca di Gerusalemme, e si prende alle volte per la stessa Città. Purg. IV, 68.

Sipa, voce Bolognese, che significa sì. Inf. XVIII, 61.

Siratti, monte de’ Falisci, detto da’ latini Soracte oggi monte di S. Silvestro; nelle grotte del quale abitava S. Silvestro Papa. Inf. XXVII, 95.

Sire, per Signore. Inf. IV, 87. XXIX, 56. Purg. XI, 112. XV, 97, 112. XIX, 125. Par. XIII, 54. XXIX, 28

Sirene. Purg. XXXI, 43. Par. XII, 8. V. Serena.

Siringa. Ninfa bellissima d’Arcadia, amata dal Dio Pan. Fuggendo costei l’amante, e sentendosi sopraggiugnere, invocò gli dii, e fu da loro trasmutata in canna palustre; della quale fabbricò poi Pan la sua sampogna. Purg. XXXII, 65.

Sirocchia, sorella. Purg. IV, 111.

Si sa, per sa. Par. XIX, 39.

Sismondi, nobilissima famiglia Pisana. Inf. XXXIII, 32.

Sisto I. Sommo Pontefice; morì Martire. Par. XVI, 108.

Sitisti, per avesti sete. Purg. XII, 57. È voce Latina.

Sizi, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 108.

Slacciarsi, uscir del laccio, sciogliersi. Inf. XII, 22.

Smagare, per fare smarrire. Par. III, 36.

Smagarsi da che che sia; cioè, rimuoversi. Purg. X, 106. XXVII, 104.

Smagato, smarrito, avvilito. Inf. XXV, 146.

Smalto, per cosa dura, come pietra. Inf. IX, 52.

Smalto verde, per suolo erboso. Inf. IV, 118.

Smalto sommo, piano, o pavimento della sommità. Purg. VIII, 114.

Smarrito, per isbigottito. Inf. XIII, 24. Per privo di buon colore. Purg. XIX, 14.

Smeraldi, per occhi lucentissimi; o piacevoli, e mansueti, che ricreino chi gli guarda, come fa lo smeraldo. Purg. XXXI, 116.

Smozzicato, mozzo, storpiato, guasto, che ha le membra lacere. Inf. XXIX, 6.

Snelletto vasello, cioè, vaselletto snello. Purg. II , 41. In vece di sminuire il sustantivo, si sminuisce l’addiettivo. Così Catullo negli Endecasillabi: Tam gratum mihi, quam ferunt puellae Pernici aureolum fuisse malum. E Cicerone nell’Epistola 7. del 3. Libro ad Q. Fratrem: Hanc scripsi ante lucem ad tychnum ligneolum. E nel Libro 3. De Oratore , al cap. 60. Cum eburneola fistula. E nel 2. De Natura Deorum: aures duros et quasi corneolos habent introitus.

Snello, leggiero, agile, veloce. Inf. XII, 76. E altrove.

, per sono, prima persona del verbo sustantivo. Inf. XXII, 103.

Soave. Casa di Soave; della quale fu Federigo Barbarossa, e suoi discendenti. Par. III, 119.

Sobbarcasi, sottoporsi al carico. Purg. VI, 135.

Sobranzare, per sovrastare, sopravanzare. Par. XXIII, 35.

Socrate, Ateniese, Maestro di Platone, giudicato dall’Oracolo il più sapiente tra gli uomini; che falsamente accusato d’enormi delitti, fu condannato a bere la cicuta. Inf. IV, 134.

Soccorrà, per soccorrerà. Par. XXVII, 63.

Soccorrén, soccorrevano. Inf. XVII, 47.

Sodalizio, compagnia, principalmente di convitati. Lat. sodalitium. Par. XXIV, 1.

Soddisface, soddisfa. Par. IX, 79.

Soddisfammi a’ miei desiri. Inf. X, 6. Simil frase leggesi nello stesso canto, verso 126.

Soddisfàra, per soddisfarìa; in rima. Par. XXI, 93.

Sodo, per aggruppato fortemente. Par. XXVIII, 60.

Sodoma, una delle cinque città infami di Palestina, incenerite dal fuoco celeste; dove senza alcuna vergogna s’esercitava il vizio carnale contra natura. Inf. XI, 50. Purg. XXVI, 40, 79.

Soffera, sostenga, patisca. Par. XXIV, 141.

Sofferte, sofferse; in rima. Par. XVI, 10.

Sofferire, per sostenere, portare addosso. Purg. XIII, 59, 60.

Sofferire odio da alcuno, essere odiato. Purg. XXVIII, 73.

Sofferson, soffersero. Purg. XXXII, 123.

Soffiato, per ispinto dal vento. Purg. XXX, 87.

Soffolcere, per riporre, appoggiare. Lat. suffulcire. Par. XXIII, 130.

Soffolgere. La vista tua si soffolge, cioè, si appoggia, si ficca, s’affissa. Inf. XXIX, 5.

Soffrire dentro a sua meta, cioè, di stare dentro a’ suoi confini. Par. XIX, 123.

Soffrire alla virtù, che vuole freno a suo prode, moderare il suo libero volere, a cui giova l’esser tenuto a freno. Par. VII, 25.

Soffriri, per patimenti. Purg. XIX, 76.

Sofismi, per frodi, ed arti ingannevoli. Par. XI, 4.

Soga, coreggia, o striscia di cuojo, con cui si lega qualche cosa. Inf. XXXI, 73.

Soggiogare, per sovrastare, star di sopra; detto di luogo, o altra cosa, posta rispettivamente in sito più alto. Purg. XII, 101. Par. XII, 54.

Soglia, per soglio, scanno, sedia circolare. Par. XXX, 113. Per grado. Par. III, 82. XVIII, 28.

Sogliare, soglia, limitare. Inf. XIV, 87.

Soglio, per soglia, limitare. Inf. XVIII, 14. Purg. X, 1.

Sognare, per avvolgersi in errore, o anche insegnare falsa dottrina, sapendo quella esser falsa. Par. XXIX, 82.

Sola strada, cioè, solitaria. Purg. XXIV, 130.

Solajo, palco, tavolato. Purg. X, 130.

Soldanieri. Famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 93.

Soldanieri (Gianni del), fu in Firenze di non poca autorità, e di parte Ghibellina; e trattandosi di torre il governo della città a’ Guelfi, egli accostatosi al contrario partito, ingannò, e tradì la sua, e fecesi capo dell’altra. Inf. XXXII, 121.

Soldano. Titolo di gran Principe, che signoreggiava in Babilonia. Inf. V, 60. Ma sono da vedersi gli Spositori sopra questo passo. Inf. XXVII, 90. Alla presenza del Soldano S. Francesco d’Assisi prèdica la fede di Cristo, ma con poco frutto. Par. XI, 101.

Sole (Porta sole), una delle porte di Perugia, che guarda verso il monte. Par. XI, 47.

– Sole, detto dal Poeta, padre d’ogni mortal vita; concorrendo egli col suo calore, alla generazion delle cose. Par. XXII, 116. Circonscritto. Par. XXVII, 138.

– Sole, chiamasi da Dante Iddio. Par. XVIII, 105. XXV, III. Così, Sol che sempre verna; cioè, che fa primavera eterna. Par. XXX, 126. E Sole degli Angeli. Par. X, 53.

– Sole, per anno. Purg. XXI, 101. Per giorno. Inf. XXXIII, 54. V. Soli.

Solecchio, ombrella, parasole. Purg. XV, 14.

Solemo, sogliamo. Purg. XXII, 123.

Solere, in forza di nome, per solita usanza, o maniera. Purg. XXVII, 90. Par. XVIII, 57.

Soli, per anni; venendoci fatto l’anno dal corso del Sole per lo Zodiaco. Inf. VI, 68. Per giorni, tempi. Inf. XXIX, 105.

Solido, sodo. Lat. solidus. Par. II, 32.

Solingo, per solo, unico. Inf. XXIII, 106.

Sollo, contrario di denso, sollo, chiama Dante, un luogo tutto coperto di rena, la quale non si rassoda, ma stassene sollevata. Inf. XVI, 28.

Sollo, per tenero. Purg. XXVII, 40.

Solo, per nudo, spogliato. Purg. XXXII, 60.

Solo, voce sola, per voce di molti che gridino insieme lo stesso. Inf. IV, 92. Così Marziale nel Libro degli Spettacoli, a Tito Vespasiano Cesare:

Vox diversa sonat: populorum est vox tamen una,

Cum verus patria diceris esse pater.

Solone, Legislatore degli Ateniesi, uno de’ sette Savj della Grecia; ed è posto dal Poeta per chiunque giudica, e forma leggi. Par. VIII, 124.

Solve, per solvi; in rima. Inf. II, 49.

Solvere, per sciogliere. Inf. II, 49. X, 95. XIV, 135. Purg. XXIII, 15. XVI, 24. XXV, 80. Par. VII, 22. XXXII, 50. Per iscoprire. Purg. XXXI, 145.

Solvere il digiuno, per appagare la curiosità. Par. XIX, 25.

Soluto, sciolto. Lat. solutus. Inf. X, 114. Par. XV, 52.

Somma d’ogni creatura, per Lucifero, Angelo una volta di somma bellezza, ora Principe degli Angeli ribelli. Par. XIX, 47.

Somma parte della mota, per la sua circonferenza esteriore. Par. XII, 112.

Sommergere il creder nel falso, cioè, lasciarsi ingannare da false opinioni. Par. II, 61.

Sommerse il dubitare, cioè, spense, levò ogni dubbio, e timore. Inf. XXVIII, 97.

Sommerso, per dannato. Inf. XX, 5.

Sommessa, sustantivo, contrario di soprapposta. Inf. XVII , 16. V. Soprapposta.

Sommo cantor del sommo duce. Par. XXV, 72. Cioè il Re Davide progenitore del Messia.

Sommo, per estremità, orlo, riva, sommità. Inf. IV, 68. Purg. VI, 132. E in altri luoghi.

Sommo, per eccellente. Inf. XV, 102.

Sonar con le mascelle, cioè, batterle per lo freddo. Inf. XXXII, 107.

Sonare, per celebrare. Purg. XI, 110. XVI, 59.

Sonare in versi, per esser narrato, o descritto in versi. Par. XXXIII, 74.

Sono et este, congiunto nella Santissima Trinità, perchè delle persone si dice sunt, e dell’essenza si dice est. Par. XXIV, 141.

Sonni maggiori, rotti dalla parola di Gesù Cristo, cioè, morti risuscitati. Purg. XXXII, 78.

Soperchiare, per avanzar di fuori, uscire, soperchiava li piedi, cioè, soperchiavano. Inf. XIX, 22.

Soperchio, per eccesso. Inf. XI, 4.

Soperchio, soverchio, troppo. Inf. VII, 48.

Soprannome, cognome. XV, 138.

Soppresso, per abbassato, umiliato. Purg. XVII , 115. Per calpestato. Inf. XIV, 15.

Soprapporsi al segno de’ mortai, cioè, passare i limiti, a’ quali possono arrivare gli uomini. Par. XV, 42.

Soprapposta, quel risalto che ne’ lavori rilieva dal fondo. Inf. XVII, 16. V. Sommessa.

Soprato, per superato. Par. XXX, 24.

Sorbo, albero noto, che produce i frutti d’acerbo sapore. Inf. XV, 65. Può essere che qui sia detto per sorba, ch’è il frutto di tal albero.

Sorco, per topo, o sorcio; in rima. Inf. XXII, 58.

Sordello Mantovano. Costui fu studioso uomo, e buon Rimatore per que’ tempi. Compose un libro intitolato Tesoro de’ Tesori, ove tratta degli uomini che in alcun tempo furono eccellenti in dottrina, o in consiglio. Purg. VI, 74. e segg. VII, 3, 52, 86. VIII, 38, 43, 62, 94. IX, 58.

Sordo, materia sorda a rispondere; cioè, difettuosa, e che resiste alla perfezione della forma, che vi si deve introdurre. Par. I, 129.

Sorga, fiume di Provenza si mesce col Rodano. Par. VIII , 59.

Sorella, per suora, monaca. Par. III, 46, 113.

Sorella bianca della brina, chiama Dante la neve. Inf. XXIV, 5.

Sormontato, per colui che sormontò. Purg. XIX, 54.

Sorpreso, per dato in iscambio d’altra cosa promessa. Par. V, 59.

Sorpriso; in rima, per sorpreso, occupato. Purg. I, 97.

Sorrise parolette, cioè, dette sorridendo. Par. I, 95.

Sorteggiare, per assortire, eleggere. Par. XXI, 72.

Sortire, per eleggere in sorte. Par. XVIII, 105.

Sortire altrui, per dare in sorte. Inf. XII, 75.

Sortito, per assegnato in sorte. Par. IV, 37. XXII, 120. Per eletto a sorte. Inf. XIX, 95.

Sorvenire, sopravvenire. Purg. XXIII, 80.

Soso, per suso; in rima. Inf. X, 45.

Sospeccione, sospetto. Lat. suspicio. Purg. XIX, 55.

Sospeccioso, sospettoso. Par. XII, 39.

Sospeso, per uomo che non sia né salvo, né dannato alla pena del senso. Inf. II, 52. IV, 45.

Sospetto, per dubbio, quistion difficile. Purg. VI, 45.

Per paura, timore. Inf. IX, 51. XXII, 127. XXIII, 54.

Sospicciare, sospettare. Lat. suspicari. Inf. X, 57. Purg. XII, 129.

Sospignere gli occhi, per incitarli ad occhiate vicendevoli; ovvero alle lagrime. Inf. V, 130.

Sospirare a chi che sia, per dimandar con sospiri. Par. XXII , 121.

Sosta, quiete, posa. Purg. XXIX, 72.

Sostare, fermare, far pausa. Inf. XVI, 8. Purg. XIX, 93.

Sostenere, per aver cuore, animo di far che che sia. Inf. XXX, 42. Per ritenere, raffrenare. Inf. XXVI, 72.

Sottigliarsi, per ismagrirsi. Purg. XXIII, 63.

Sottosopra, co’ piedi all’insù. Inf. XIX, 80.

Sottrarre, per nascondere. Inf. XXVI, 91.

Soverchiare, per ascendere, salire. Purg. III, 99.

– Per superare. Purg. XXVI, 119. Par. XIII, 6. XIV, 53. XXXI, 120.

– Per trapassar l’uguaglianza , dicesi la notte soverchiare, quando passato l’Equinozio d’Autunno, comincia ad esser più lunga del giorno. Purg. II, 6.

Soverchiar la strada, per avanzarsi nel cammino. Purg. XX, 125

Soverchio, che avanza, troppo. Per soverchio, sottintendi, lume. Purg. XVII, 53.

Soverchio. Far soverchio, per venire a galla. Inf. XXI, 51.

Soverchio del salire, cioè, tempo in abbondanza per salire. Purg. XXII, 96.

Sovrano, per colui che sta di sopra. Inf. XXXII, 128. Per eccellente. Inf. XXII, 87.

Sovrano degli amori, cioè, l’amor massimo. Par. XXVI, 48.

Sovranzare, sovrastare, superare. Par. XX, 97. V. Sobranzare.

Sovresso, sovra, sopra. Sovresso ’l nido. Par. XIX, 91. Sovresso l’acqua. Purg. XXXI, 96.

Sovresso ’l mezzo. Inf. XXXIV, 41.

Sovresso noi. Inf. XXIII , 54.

Sovvenire alcuno della sua compagnia, cioè, ajutarlo con farsegli compagno. Purg. I, 54.

Spada, pregio della spada, chiama Dante il valor militare. Purg. VIII, 129. V. Borsa.

Spada, essere come spada alle scritture; cioè, torcere in mala parte i detti della Scrittura Sacra; come si vede il viso torto, se si guarda in una spada forbita. Par. XIII, 128.

Spada. V. Contraria cura.

Spagna, nobilissimo Regno d’Europa verso l’Occidente; anticamente provincia de’ Romani soggiogata da Giulio Cesare. Inf. XXVI , 103. Purg. XVIII, 102. Par. VI, 64. XII, 46. XIX, 125. V. Alfonso.

Spagna quel di Spagna. Par. XIX, 125. Il Re Alfonso uomo di costumi effeminati.

Spaldo, muro di fortezza, o ballatojo, che si faceva anticamente in cima alle mura, o alle torri. Inf. IX, 133.

Spalluccia, peggiorativo di spalla. Inf. XVII, 91.

Spalle d’un colle, i lati vicini alla sommità di quello. Inf. 116.

Spalle volte al suo fattore (Iddio). Intende Lucifero. Colui Che, pria volse le spalle al suo Fattore. Par. IX, 127.

Spanna, lunghezza della mano aperta dal dito mignolo al grosso. Inf. VI. 25. Par. XIX, 81.

Sparto, cioè, sparso. Inf. XX, 88. Purg. XII, 33. XXVIII, 13. XXXI, 51. Par. XXVIII, 31. XXXI, 130. Per disteso. Purg. I, 124.

Spaventare, non vi spaventi di palesarvi a me; in questo significato dicevano gli antichi Latini deterrere. Inf. XXIX, 108.

Spaurato, impaurito. Inf. XXII, 98.

Spaziarsi, per diffondersi, dilatarsi, stendersi. Purg. XXVI, 63. Par. IV, 126. V, 118.

Spazzo, pavimento. Inf. XIV, 13. Purg. XXIII, 70.

Specchi, per li Troni, ordine d’Angeli in Paradiso. Par. IX, 61.

Specchiarsi nel viso, per esser veduto. Par. XVII, 41.

Specchiati sembianti, cioè, immagini di chi si specchia. Par. III, 20.

Specchio, chiama Dante il Sole. Purg. IV, 62. E il pianeta di Saturno. Par. XXI, 18.

Specchio di Narcisso, per l’acqua. Inf. XXX, 128. V. Narcisso.

Spece, spezie; in rima. Par. I, 57. Fuor di Rima. Par. XXXII, 122.

Specifica virtute, particolar proprietà di ciascuna cosa. Purg. XVIII, 51.

Speculo, specchio. Lat. speculum. Par. XXIX, 144. Qui figuratamente, per Angelo.

Speglio, specchio. Inf. XIV, 105. Par. XXX, 85. E figuratamente, Iddio, in cui veggonsi da’ Beati tutte le cose. Par. XV, 62.

– Così, speglio verace. Par. XXVI, 106.

Spelta, sorta di biada. Inf. XIII, 99.

Speme, speranza. Par. XXV, 67. E in altri luoghi.

Spenta ogni veduta, cioè, tolta. Inf. XVII, 113.

Spéndio, spesa, dispendio. Inf. VII, 42.

Spene, speranza; in rima. Purg. XXXI, 27. Par. XXIV, 74.

Spennare, spogliar delle penne. Inf. XVII, 110.

Spera, sfera, globo. Inf. XXXIV, 116. Par. III, 111. IX, 110. Per cielo. Purg. XV, 2. Altri l’intendono per li raggi del Sole.

Spera, che si vela a ’mortai con gli altrui raggi, chiama Dante il pianeta di Mercurio, il quale vien quasi sempre coperto da’ raggi del Sole, non discostandosi da lui più che trenta gradi, che sono lo spazio d’un segno. Par. V, 129.

Spera del Sole, cioè, i raggi di esso. Purg. XVII, 5.

Spera ottava, il cielo delle stelle fisse, giusta il Sistema di Tolomeo. Par. II, 64.

Spera, farsi spera sopra fissi poli, cioè, girarsi attorno ’l suo centro. Par. XXIV, 12.

Spera più tarda, chiama Dante il ciel della Luna; forse perch’è la più distante dal primo Mobile. Par. III, 51.

Sperent in te, sperino in te. Così principia il versetto undecimo del Salmo nono di Davide. Par. XXV, 98.

Spergere, per dispergere. Purg. XXVII, 84.

Spermentare, sperimentare, mettere a cimento. Purg. XI, 20.

Spernere, per discacciare, rimuovere. Par. VII, 64. È voce Latina; ma in questo significato gli ottimi Autori direbbero piuttosto aspernari.

Sperso, disperso. Inf. XXXIII, 153.

Sperto, per pratico. Purg. II , 62. Inf. XXXI, 91. Lat. expertus.

Sperula, picciola spera, o globo. Par. XXII, 23. E figuratamente, anima beata.

Spesa, metaforicamente, per descrizione. Purg. XXIX, 98.

Spesso, per denso. Purg. XXXII, 110. E in altri luoghi.

Spia, per uno che semplicemente riferisca. Purg. XVI, 84.

Spiacente, che spiace. Inf. III, 63. VI, 48.

Spiccarsi, staccarsi, levarsi. Inf. XXX, 36.

Spicciare, per fuggire, o sbalzar via con prestezza. Inf. XXII, 33. Per iscaturire, sgorgare, uscir con impeto; e dicesi propriamente de’ liquori. Inf. XIV, 76. Purg. IX, 102.

Spiegarsi, per isvilupparsi. Inf. XIII, 90.

Spiegarsi d’un dubbio, cioè, svilupparsene. Purg. XVI, 84.

Spigolare, raccoglier le spighe rimase nel campo dopo la messe. Lat. spicas legere. Inf. XXXII, 33.

Spigolo, per l’imposta che serra l’uscio; presa la parte per lo tutto. Purg. IX, 134.

Spingare, per guizzare con le piante de’ piedi. Inf. XIX, 120.

Spirare, per ispirare. Par. VI , 88. Per mandar vento, Purg. XXX, 89. Per parlare. Par. XIX, 25. XXV, 82. Per procedere. Par. II, 129. Per uscire. Par. IV, 18. XXIV, 54, 82.

Spirazione, ispirazione. Purg. XXX, 133.

Spire, per quelle rivoluzioni che fa il Sole, passando da un grado all’altro dello Zodiaco, e non ritornando, nel suo nascere, o nel suo tramontare, allo stesso punto. Par. X, 32, Spira è propriamente quella linea, che benché s’aggiri, pure non ritorna in sé; come, per grazia d’esempio, una fune avvolta, o un serpente. Spire in che il Sole più tosto ogn’ora s’appresenta, chiamansi quelle che descrive quel pianeta dopo l’Equinozio di primavera fino al Solstizio di state. Par. X, 32.

Spiritale, spirituale. Purg. XVIII, 32. XXIII, 105.

Spirital corte, per foro ecclesiastico. Par. XI, 61.

Spirital vita, cioè, lo stato dell’anime separate da’ corpi. Par. XXXIII, 24.

Spiriti visivi, cioè, che servono a mantener la vista. Par. XXVI, 71. XXX, 47.

Spirito, per fiato, sospiro. Purg. XXX, 98.

Spiro, per spirito, favella, voce. Par. X, 130. XIV, 76. XXIV, 32. XXVI, 3. Per lo spirare, e mandar fuori la voce. Par. XXV, 132.

Spiro eterno, per la gloria che Dio spira disugualmente nelle anime de’ Beati secondo i meriti di ciascuno. Par. IV, 36. Per lo Spirito Santo. Par. XI, 98.

Spirto, avere spirto, cioè, spirare. Part. XX, 15.

Splendore, forse per cosa creata; essendo le creature come tanti raggi uscenti dell’infinito e lucidissimo Sole, ch’è Dio. Par. XXIX, 14.V. Subsisto.

Splendori, per Angeli. Par. XXIX, 138.

Spola, stumento da tessitori. Purg. XXXI , 96. Par. III, 96. V. Spuola.

Spoltrarsi, gittar via la pigrizia, o poltroneria. Spoltre per spoltri. Inf. XXIV, 46.

Sponsalizie, per lo battesimo, ove l’anima si sposa alla vera fede. Par. XII, 61.

Sporgersi, per istendersi. Inf. XXXIV, 122.

Sporgersi, per tempo non si sporge. Cioè , si fa in un attimo, senza consumar tempo. Par. X, 39.

Sporre, per dare in luce, partorire. Purg. XX, 24. Per deporre. Inf. XIX, 130.

Sporto, per disteso. Lat. Porrectus, expansus. Purg. VI, 16.

Sposa bella, che Cristo s’acquistò colla lancia, e co’chiovi; cioè, la Chiesa, guadagnata da Cristo colla sua passione. Par. XXXII, 129. Così, Sposa di Cristo semplicemente. Par. XII, 43. XXVII, 40. Allevata del sangue dei primi Pontefici, che furono martirizzati. Ivi. Così pure. Sposa di Dio. Par. X, 140. XI, 32.

Spose di bontate deano essere le cose di Dio; cioè, non debbono darsi i Sacramenti, e gli Ecclesiastici benefizj a chi, per avergli, sborsa danari o prezzo equivalente a’danari; perchè un tale sarebbe adultero, e non già sposo: ma a chi se ne mostra degno colla bontà e colla virtù. Inf. XIX, 3.

Spranga, legno, o ferro, che si conficca a traverso (per esempio) di due tavole, per tenerne insieme unite le commissure. Inf. XXXII, 49.

Sprazzo, per ispruzzo d’acqua sottilissimo. Purg. XXIII, 68.

Spremere, per esprimere con parole. Par. IV, 112.

Spronare, per correre a spron battuto. Par. XVII, 106.

Spuola, strumento di legno, per uso del tessere. Inf. XX, 122. V. Spola.

Squadernare, per volger le carte d’un libro; o dislegarlo, e cavarne i fogli, spargendoli qua, e là. E figuratamente, spargere, distribuire. Par. XXXIII, 87.

Squadrare, per mostrare apertamente. Inf. XXV, 3.

Squama, per pelle ruvida. Purg. XXIII, 39.

Squilla, per picciola campana. Purg. VIII, 8. Squillo, suono. Par. XX, 18.

Stabilito per luogo, cioè, eletto ad esser luogo. Inf. II, 23.

Stadera, strumento da pesare. Lat. Statera. Par. IV, 138. Qui è metafora.

Stagliato, tagliato grossamente, scosceso. Inf. XVII, 134.

Stajo. Quei che arrossan lo stajo. Par. XVI, 105. V. Tosinghi.

Stallo, per dimora, stanza. Inf. XXXIII, 102.

Sta man, e sta mane. Questa mattina. Purg. VIII, 59, 92.

Stampa interna, metaforicamente. Per desiderio che si concepisce nel cuore. Par. XVII, 9.

Stanca mano, per sinistra. Inf. XIX, 41. Questa voce in questo significato, al parere del dottissimo Salvini, a carte 63. della 2. Centuria de’ suoi Discorsi Accademici, non è Toscana, ma d’alcun’altro linguaggio d’Italia.

Stancare, per istancarsi, infievolire. Par. VIII, 114.

Stante in piede, cioè, ritto. Inf. XVIII, 132.

Stante per sé, che sussiste da sé stesso, come la sustanza rispetto agli accidenti. Purg. XVII, 110.

Stanziare, per diliberare, ordinare. Inf. XXV, 10. Per giudicare, riputare. Purg. VI, 54.

Stare, per convenire. Che meglio stesse a te, che a lor la fretta. Inf. XVI, 18.

Stare, per fermarsi. Inf. XXVII , 63. Per gettare il tempo. Par. XI, 104.

Stare a bada, attendere, aspettare. Inf. XXXI, 138.

Starsi, per rimanersi, fermarsi. Inf. XIX , 97. Purg. XVII, 84. Per non far motto. Par. XXI, 47.

Star su l’ali, detto del falcone, che si sostenga in aria volando. Inf. XVII, 127.

Statuto, per decreto. Par. XXI, 95.

Stazio Papinio , illustre Poeta Latino, Tolosano di patria , secondo Dante, ma secondo altri Scrittori, Napolitano. Visse a’ tempi di Domiziano Imperadore, appresso il quale fu in grande stima, ed onore. Abbiamo del suo cinque libri delle Selve, dodici della Tebaide, e due dell’Achilleide. Il suo stile è gonfio, e molto ardito. Finge Dante contro la verità dell’Istoria, che costui, leggendo la quarta Egloga di Virgilio, si sentisse mosso a farsi Cristiano, ed eseguisse questo suo pensiero, benché occultamente per timor de’ Tiranni , che la Chiesa perseguitavano. Purg. XXI, 10. E segg XXII, 64, e segg. XXIV, 119. XXV, 29, 31. XXXII, 29. XXXIII, 134.

Stea, stia; verbo. Inf. XXXIII , 122. Purg. IX, 144. Par. II, 101. XXXI, 45.

S. Stefano. Suo martirio. Purg. XV, 106. E segg.

Stella. La stella. Detto assolutamente, per lo pianeta di Venere, bellissimo, e lucentissimo, il quale fu dagli antichi appellato Fosforo, e Lucìfero, quando la mattina resta nel Cielo dopo le altre stelle; e quando la sera primo comparisce. Espero, e Vespero. Non manca chi per la stella intenda il Sole. Inf. II, 55. All’opinione di costoro pare che dia favore l’ultimo verso della Divina Commedia: L’amor che muove il Sole, e l’altre stelle: dinotando la voce altre, che anche il Sole debba tra le stelle annoverarsi.

Stella prima, per la Luna. Par. II , 30.

Stella sesta temprata, cioè, il pianeta di Giove, che vogliono gli Astrologhi sia di temperata natura. Par. XVIII, 68.

Stelle, chiamate dagli Astronomi, di prima grandezza. Par. XIII, 4.

– Stelle, dette dal Poeta Ninfe eterne. Par. XXIII, 26.

– Stelle, per li Profeti, e Dottori della Chiesa. Par. XXV, 70.

Stelo, per gambo del fiore. Inf. II, 129. Per l’asse, o perno sopra il quale girasi la ruota. Purg. VIII, 87. Per l’asse del Mondo, che fingesi dagli Astronomi passare da un polo all’altro opposto, per lo centro; i quali due poli sono l’estremità immobili di detto asse. Par. XIII, 11.

Stemprare, per consumar di dolore, dar martello. Purg. XXX, 96.

Stendale, stendardo. Purg. XXIX, 79.

Stendersi in destro, cioè, nel destro lato. Par. XV, 19.

Stenebrare, levar le tenebre dinanzi, illuminare. Purg. XXII, 62.

Sternere, voce Latina. Per appianare, dichiarare. Par. XI, 24. XXVI, 37, 40. In questi luoghi è metafora.

Sternilmi, cioè, me lo sterni, mel dichiara. Par. XXVI. 43.

Sterpi eretici, metaforicamente, per dottrina falsa, ed eretica. Par. XII, 100.

Stessi, per istesso, stesso; in rima. Inf. IX, 58. Par. V, 133.

Stien, stiano. Inf. XXII, 100.

Stige, palude infernale, per cui giuravano gli dii. Inf. VII, 106. IX, 81. XIV, 116. V. Le favole.

Stile, per quello strumento acuto di metallo, col quale disegnano i pittori. Purg. XII, 64.

Stilo, per istile, scrittura, penna. Purg. XXIV, 62. Par. XXIV, 61.

Stimare, per considerare. Inf. XXIV, 25.

Stimativa, immaginazione, giudizio. Par. XXVI, 75.

Stingere, per levar via. Purg. I, 96.

Stingnere, per estinguere, spegnere. Inf. XIV, 36. Per cancellare. Par. XXIII, 53.

Stinguersi, per isparire, dileguarsi. Par. XXX, 13.

Stinto, per cancellato. Purg. XIF, 122.

Stipa, per mucchio. Quello che i Latini dicono strues. Inf. XXIV, 82. Per siepe che chiude, e circonda. Inf. XI, 3.

Stipare, stivare, addensare, ammucchiare. Inf. VII, 19. XXXI, 36. È voce Latina.

Stizzo, tizzone. Inf. XIII, 40.

Stizzosamente, con istizza , con rabbia. Inf. VIII, 83.

Stola, per veste. Purg. XXXII , 81. Par. XXX, 129. Per cappa di monaco. Inf. XXIII, 90.

Stole, per corpi beati. Par. XXV, 127.

Storiato, per iscolpito distintamente. Purg. X, 73.

Stormire, far romore. Inf. XIII, 114.

Stormo, adunanza d’uomini per combattere ; e anche lo stesso combattimento. Lat. turma. Inf. XXII, 2. Stormo di cani, disse il Petrarca nella Canzon grande.

Stornei, stornelli uccelli. Inf. V, 40.

Storpio, impedimento, interrompimento , contrarietà, dimora. Purg. XXV, 1.

Strale, per disavventura, colpo di fortuna. Purg. XXXI, 55. Strale d’intenzione. Par. XIII, 105. Strali d’ammirazione; cioè, punture. Par. II, 55.

Stralunare gli occhi, travolgerli in qua, e in là, dopo averli bene aperti. Inf. XXIX, 95.

Stramba, fune fatta d’erba. Inf. XIX, 27.

Strame, fieno, o paglia, per dare in cibo, o per farne letto alle bestie. Lat. Stramen. Inf. XV, 73.

Straniare, per dipartire, disunire, allontanare. Purg. XXXIII, 92.

Stregghia, strumento di ferro dentato, col quale si ripuliscono i cavalli. Inf. XXIX, 76.

Stremi, per ultimi momenti del vivere. Purg. XXII, 48.

Stremo, per estremità, orlo, sponda. Inf. XVII , 32. Purg. IV, 32. XXII, 121.

Stremo, per ultimo tempo del vivere. Purg. XXVI, 93. Così, stremo della vita, cioè, ultimo orlo. Purg. XIII, 124.

Stremo della Luna, estremità del corpo, o disco lunare. Purg. X,14.

Stremo del Mondo, ultima circonferenza dell’Universo; che da Lucrezio in più luoghi del suo Poema vien chiamata moenia mundi. Par. XIX, 41.

Stremo, addiettivo, estremo, ultimo. Inf. XVII, 43. Per lontanissimo. Par. XXXI, 122.

Stremo d’Europa. Par. VI, 5. V. Costantinopoli.

Stricca (lo), giovane Sanese ricchissimo, ma scialacquatore fuor di misura. Furono in Siena a’ tempi di Dante alcuni giovani facoltosi, i quali misero insieme ben dugento mila fiorini d’oro, e si diedero a spendere, e a metter tavola, sicché in meno di venti  mesi li consumarono tutti, e restarono poveri; tra’ quali era questo Stricca, e Niccolò Salimbeni. Inf. XXIX, 125.

Strenna, mancia. Lat. strena. Purg. XXVII, 119.

Stretta, per oppressione, soffocamento. Inf. XXXI, 132.

Stretto di neve, cioè, gran caduta di nevi, che costringa. Inf. XXVIII, 58.

Stretto a consiglio, cioè, ridotto insieme con altri a consigliare. Purg. VII, 103.

Stretto all’Orse, cioè, molto vicino ad esse. Purg. IV, 65. V. Orse. Così: piedi stretti al bosco. Inf. XIV, 75.

Stretto. Tenersi stretto a giudicare; cioè, andar riservato ne’ suoi giudizj, ridursi a dar sentenza con gran difficoltà. Par. XX, 133.

Strignere, per congiugnere. Par. XXIX, 35. Per costrignere, necessitare. Purg. XXIX, 98.

Strigner la mente, cioè, commuover l’animo. Purg. XIV, 126. Maniera de’ Latini. Virgilio nel 9. dell’Eneida, al verso 264.

Atque animum patriae strinxit pietatis imago.

Stringersi a chi che sia, cioè, accostarsi, quanto più si può. Purg. XIV, 140.

Striscia, per serpe che si va strisciando, forse dalla figura che ha di striscia; cioè, di cosa molto più lunga, che larga. Purg. VIII , 100.

Strofade, Strofadi, due Isolette del mare Ionio, dove abitavano le Arpie, confinatevi da Calai, e da Zete, figliuoli di Borea, che le aveano scacciate dalle mense di Fineo, Re di Paflagonia. Inf. XIII, 11. V. Arpìe e Virgilio nel 3. dell’Eneida.

Stroscio, strepito; ed è propriamente quello che fa l’acqua cadendo. Inf. XVII, 119.

Strozza, canna della gola. Lat. jugulum. Inf. VII, 125. XXVIII, 101.

Strupo, stupro; in rima. Inf. VII, 12. Ma qui prendesi per la ribellione degli Angeli cattivi da Dio. Parimente le Divine Scritture sogliono chiamare l’Idolatria del popolo Ebreo, adulterio, e fornicazione.

Stucco, per sazio. Inf. XVIII, 126.

Studiare, per affrettare, sollecitare. Purg. XXVII, 62.

Studiare a’ Decretali, cioè, attendere, applicar l’animo ad essi. Par. IX, 135. V. Decretali.

Studio, per cura. Par. XV, 121.

Studioso, per sagace, o frettoloso, aggiunto di cane. Inf. XXXIII, 31.

Stupire, per rimanere come insensato. Par. XXVI, 89.

Stupore, stupor m’erano le cose non conte, cioè, mi facevano maravigliare. Purg. XV, 12.

Su, cioè, nel mondo di sopra, rispetto all’Inferno. Inf. XXIX, 72.

Su. Ombre che Dio su non degni, cioè, anime Che Dio non faccia degne del Paradiso. Purg. XX, 20.

Sua, per loro. Par. XXVIII, 107.

Suado a carità, che persuade la carità. Suadus è voce Latina. Par. XXXI, 49.

Subitano, subito, improvviso. Purg. III, 1. Subitana morte. Par. VI, 78.

Sub Julio. Sotto l’imperio di Giulio Cesare. Inf. I, 70. V. Miserere.

Sublimare, levare in alto. Par. XXVI, 87.

Subsisto, sussisto; che qui pare che voglia dire, sottogiaccio, come base e fondamento d’ogni creata cosa; parlandosi del Creatore. Par. XXIX, 15. quando questo verbo non si dovesse piuttosto riferire alle creature; le quali sussistono, perchè Dio avendole create, le conserva tuttavia. V. Splendore.

Succedette, successe. Inf. V, 59.

Successione, per quello che dee succedere. Purg. X, 110.

Succhio, per trapano, trivella. Inf. XXVII, 48.

Succiare, per attrarre a sé l’umore, e ’l sugo; diseccare. Inf. XIX, 32. Pare che questa voce provenga dal Latino exsugere.

Sue, per loro. Par. XI, 42. XV, 117.

Sue, per su; in rima. Purg. VIII, 23. XVI, 29.

Su e giù, per queste due particelle intende il Poeta i due poli. Artico, ed Antartico; il primo de’ quali sempre da noi abitatori della Zona temperata Settentrionale si vede, l’altro non mai. Par. X, 21. Conforme a quel di Virgilio nel primo della Georgica, al verso 242.

Hic vertex nobis semper sublimis: at illum

Sub pedibus Styx atra videt, Manesque profundi.

Sufficente, sufficiente. Par. VII, 116.

Sufficiente, per abile, atto. Par. XIII, 96.

Sufolare, fischiare. Inf. XXII, 104. XXV, 137.

Suggellare del suo segno, cioè sigillare serrando. Inf. XI, 49.

Suggelli vivi d’ogni bellezza, chiama Dante gli occhi di Beatrice. Par. XIV, 133.

Suggello, per influenza celeste. Par. XIII, 75.

Per segno evidente, e sicuro testimonio. Inf. XIX, 21.

Suggello, per suolo. Par. II, 107.

Suggello dell’amore, colui che ama. Purg. XVII, 107.

Suggello de’ nostri alimenti , chiama Dante la terra, in cui stanno le biade, le piante, e gli animali, che ci nutriscono. Par. XXIX, 111.

Suggiugare, soggiogare. Purg. XVIII, 101.

Summae Deus clementiae. Dio di somma clemenza. Principio d’un Inno che canta la Chiesa. Purg. XXV, 121.

Summo, per sommo; in rima. VII, 119.

Suo, per loro. Par. XXXI, 50.

Suocero di Caifas. Inf. XXI II, 121. V. Anna.

Suoi, per loro. Par. XIX, 111.

Suolo marino, la superfizie del mare; e spiega appunto l'aequor de’ Latini. Inf. XXVI, 129. Purg. II, 115.

Suonare, per dire, profferire, manifestar con parole. Par. XV, 68. XXVI, m. E in altri luoghi.

Suono, per fama. In XXVII, 78. Per parlare. Inf. XV, 105.

Suora, per sorella. Par. XXIV, 28. Beatrice intesa per la Teologia, è sorella della Cattolica Chiesa. Ivi.

Superba costa, per balzo di montagna, erto sommamente, e discosceso. Purg. IV, 41.

Superbe viste, per occhio finissimo, e penetrantissimo. Par. XXX, 81.

Superbire, insuperbirsi. Purg. XII , 70. Par. XXIX, 56. È voce Latina.

Superbo omero, cioè, spalla spinta all’insù. Inf. XXI, 34.

Superno, superiore, più alto di tutti. Purg. XXVII, 125. E in altri luoghi. Lat. supernus.

Supino, avverbio, supinamente, colla faccia supina. Inf. XIV, 22.

Suppa, pane intinto nel vino. Purg. XXXIII, 36. Se Dante in questo luogo alludesse al Sacrifizio della Messa come alcuni vogliono, sarebbe degno di molta riprensione, per l’irriverenza del motto. Alcuni Spositori però interpretano questo luogo in altra maniera, come il Landino, e ’l Vellutello, seguendo Benvenuto da Imola; e dicono, che a’tempi di Dante, era opinione in Firenze, che chi avesse commesso omicidio, e dentro il termine di nove giorni mangiasse sopra la sepoltura dell’ucciso una suppa, non potea dopo per vendetta esser morto: la quale spiegazione noi ancora seguitiamo.

Supplicare a chi che sia. Par. XV, 85. XXVI, 94. XXXIII , 25. È costruzione Latina. Tibullo nella 7. Elegia del 1. Libro:

Arida nec pluvio supplicat herba Jovi.

Supplíco, coll’accento acuto sulla penultima sillaba; in grazia della rima. Par. XXVI, 94.

Surgere, sorgere. Inf. XIII, 97. Purg. XVII , 34. È voce Latina.

Surto, sorto, levato. In XXVI, 43. Purg. VIII, 9. XXI, 9. Par. XVIII, 72.

Suscitare, per risuscitare, chiamar da morte a vita. Par. XX, 110.

Susina, sorta di frutto. Lat. prunum. Par. XXVII. 126.

Suso, su sopra. Inf. IX, 57. XXXII, 138. Par. XXXIII, 50. E in altri luoghi, per poco avanti. Par. XIII, 46.

Sussistenza, per cosa che da sè sussista; sostanza, essenza. Par. XIII, 59. XXXIII, 115.

Sustanze, per creature. Par. XXIX, 33.

Sustanzia, per ipòstasi, o persona. Par. XIII, 27.

Sustanzial forma, dicesi l’anima ragionevole da’ Filosofi. Purg. XVIII, 49.

Sustanzie pie, per gli Angeli. Purg. XXX, 101.

Sutto, sotto; in rima. Inf. XI, 26.

Svergognato, per privo di vergogna. Purg. XXIII, 106.

Svernare. Prima che Gennajo tutto sverni; cioè, prima che il mese di Gennajo non appartenga più all’inverno, ma cada in primavera; per l’errore ch’era nel Calendario a’ tempi di Dante; il quale poi fu corretto per comando di Papa Gregorio XIII. l’anno di nostra salute 1582. Par. XXVII, 142. V. Centesma.

Svernare, per cantare, come fanno gli uccelli passato il verno. Par. XXVIII, 118.

Svestirsi, spogliarsi. Par. XXX, 92.

Sviare, per uscir di strada. Purg. XXIX, 119.

Sviarsi, uscire del dritto cammino. Par. XXVII, 141.

Svolazzare le ali, per dibatterle, ventilarle. Inf. XXXIV, 50.

Svolvere, svolgere, sviluppare. Inf. XI, 96.

T

Tabernicch, monte altissimo di Schiavonia. Inf. XXXII, 28.

Tacente, fu tacente, cioè, si tacque. Par. XX, 9.

Tacere, dove ’l Sol tace, cioè, dove il Sole non porge suo splendore, detto per quella figura che i Greci chiamavano χατάχρησις e i Latini abusio. In simil guisa dicevano gli antichi silentia Lunae agl’interlunj, cioè, a quel tempo che la Luna di notte non si lascia vedere. Inf. I, 60.

Tacere, il vento si tace; cioè, ristà, cessa, lascia di soffiare. Inf. V,96.

Tacette, per tacque. Inf. II, 75. Purg. XXIV, 63. Par. IX, 64.

Tacetti, per tacqui. Inf. XXVII, 98.

Taddeo, medico fiorentino eccellente. Par. XII, 83. Altri vogliono che fosse un valente giurisconsulto.

Tafano, sorta d’insetto fastidioso, simile alla mosca. Inf. XVII, 51.

Taglia, per foggia, assisa, livrea, forma d’abito. Inf. XXIII, 62.

Tagliacozzo, luogo di Puglia, dove Alardo Franzese, capitano del Re Carlo d’Angiò, uomo di gran consiglio, vinse Curradino, nipote del Re Manfredi, senza trarre spada. Inf. XXVIII, 18.

Tagliamento, fiume che separa la Marca Trivigiana da Friuli. Par. IX, 41.

Taglio, per taglia, cioè, indirettamente, obbliquamente; ma in senso figurato. Purg. XXXI, 3. V. Punta.

Taida, personaggio comico di meretrice, presso Terenzio nell’Eunuco. Inf. XVIII, 133.

Talamone, porto de’ Sanesi , col mezzo del quale speravano di farsi grandi, e possenti in mare. Purg. XIII, 152.

Tal signoreggia, ec. Par. IX, 50. V. Ricciardo da Cammino.

Tal è qui meco, ec. Inf. XXVIII, 102. V. Curio.

Tal si partì da cantare alleluja. Inf. XII, 88. V. Beatrice.

Tal, che testé piaggia. Inf. VI, 69. V. Carlo Senzaterra.

Tal che palese e coverto, ec. Par. XXX, 145. Intendi Clemente V.

Tale ha già l’un piè dentro la fossa. Purg. XVIII, 121. V. Alberto della Scala.

Tale, o Talete Milesio, uno de’ sette Savj della Grecia. Inf. IV, 13.

Talpe, per talpa, animal noto; in rima. Purg. XVII, 3.

Tamigi , fiume che scorre per mezzo Londra, Metropoli d’Inghilterra. Inf. XII, 120.

Tamiri, Tomiri, Regina di Scizia , la quale, avendo preso in battaglia Ciro, Re di Persia, da cui le era stato ucciso un figliuolo unico, il fece decapitare, e porre la sua testa in un otre pieno di sangue, dicendo: Saziati di quel sangue, del quale avesti sempre così gran sete. Purg. XII, 56.

Tanai, Tana, fiume Settentrionale, che mette nella palude Meotide, ultimo termine tra l’Asia, e l’Europa; perchè sopra di esso i termini di queste due parti del Mondo sono confusi. Inf. XXXII, 27.

Tane, per le bolge dell’Inferno, descritte dal nostro Poeta. Inf. XXI, 126.

Tange, tocca. Lat. tangit. Inf. II, 91.

Tan m’abbelis, ec. Parole Provenzali miste con Catalane, poste dal Poeta nostro in bocca d’Arnaldo Daniello, Poeta eccellentissimo di Provenza; le quali in lingua nostra suonano così: Tanto mi piace la vostra cortese dimanda, ch’io non posso, né voglio cuoprire a voi il nome mio. Io sono Arnaldo, che piango, e vo cantando in questo rosso guado la passata follia; e veggio dinanzi a me il giorno ch’io spero. Ora vi priego per quel valor che vi guida al sommo della scala, ricordivi a tempo (cioè, opportunamente) del mio dolore. Purg. XXVI, 140. E segg.

Tante, per altrettante. Inf. XXVI, 131.

Tanto ad ogni cosa, cioè, capace di riempiere ogni cosa, secondo la misura di ciascheduna. Par. IX, 9.

Tanto, per solamente. Lat. tantum. Part. II, 67. XXIX, 112.

Tapino, per infelice, tribolato, dal Greco ταπεινός. Inf. XXX, 91.

Tardare, per sembrar tardo. Inf. IX, 9. XXI, 25.

Tardare all’alto fine, cioè, di giugnere all’alto fine. Par. XXII, 34.

Tardato dall’usanza, cioè, più tardi del solito. Par. XXX, 84.

Tardi, avverbio; m’è tardi l’ubbidire, cioè, mi par tardo. Inf. II, 80.

Tarlati, potentissimi Cittadini d’Arezzo. Purg. VI, 15. V. Giove.

Tarpea, per lo Campidoglio; che anche Rupe Tarpea si chiamava, dove nel tempio di Giove Capitolino si custodivano i pubblici tesori. Purg. IX, 137.

Tarquino , Tarquinio Superbo, ultimo Re di Roma, cacciato in esilio da M. Bruto. Inf. IV, 127.

Tartari, popoli ferocissimi dell’Asia, e dell’Europa verso il Settentrione. Inf. XVII, 17.

Tasca, più che sangue rossa, con un’oca bianca. Inf. XVII, 62. V. Ubriachi.

Tastare, per toccare, ma detto figuratamente, per accennare. Purg. XXII, 58. Così nell’Inferno. C. VI, 102. Toccando un poco la vita futura.

Taumante, padre delle dea Iride, secondo le favole. Purg. XXI, 50.

Tauro, segno del Zodiaco, che precede i Gemini. Par. XXII, 111. Purg. XXV, 3.

Tebaide, poema di Stazio che tratta della guerra Tebana. Purg. XXI, 92.

Tebaldo Re di Navarra. Inf. XXII, 52.

Tebani, cittadini di Tebe. Inf. XX, 32. Purg. XVIII, 93. V. Tebe.

Tebano sangue, la razza de’ Tebani perseguitati dalla dea Giunone, Inf. XXX, 2.

Tebe, famosa Metropoli della Beozia, fabbricata da Cadmo, figliuolo d’Agenore Re di Tiro. Inf. XIV, 69. XXV, 15. XXXII, 11. Purg. XXII, 89. V. Sette Regi. Capaneo.

– Chiamata da Dante la Città di Bacco; perchè quel Dio in essa nacque. Inf. XX, 59.

Furie di Tebe, cioè quelle che stimolarono, e fecero impazzire Atamante. Inf. XXX, 22. V. Atamante.

Tebe, Guerra Tebana, materia del poema di Stazio detto Tebaide. Purg. XXI, 92.

Tebe, chiama Dante novella Tebe la città di Pisa, per le molte scelleratezze commesse da’ suoi Cittadini, simili a quelle che raccontano i Poeti dell’antica. Inf. XXXIII, 89.

Tedesche ripe, che fanno sponda al Danubio. Par. VIII, 66.

Tedeschi, popoli della Germania. Inf. XVII, 21.

Tedesco, uomo di Alemagna. Purg. VI, 97.

Te Deum laudamus. Te Dio lodiamo: principio dell’Inno de’ Santi Ambrogio ed Agostino, con cui la Chiesa suol ringraziare Iddio de’suoi benelizj. Purg. IX, 140.

Tegghia, vaso di rame, piano, e di dentro stagnato, dove si cuocono torte, migliacci, e simili cose e il suo coperchio pure, ch’è di terra cotta, collo stesso nome si chiama. Inf. XXIX, 74,

Tegghiajo, Farinata, e ’l Tegghiajo, che fur sì degni. Nel pronunziarsi questo verso, per ridurlo al giusto numero delle undici sillabe, si dee levar la sillaba jo nella voce Tegghiajo. Così usavano di fare qualche volta gli antichi. Basti per tutti il Petrarca nel Cap. IV; del Trionfo d’Amore:

Ecco Cin da Pistoja; Guitton d’Arezzo.

Inf. VI, 79. V. anche Par. XV, 110.

Tegghiajo (il) o Tegghiaio Aldobrandi. Inf. VI, 29. XVI, 41. V. Aldobrandi.

Tela, onde non trasse insino al co la spola; figuratamente, per vita religiosa intrapresa da chi che sia, e poi non condotta a fine, ma abbandonata. Par. III, 95.

Telo celestiale, per fulmine. Purg. XII, 28.

Te lucis ante terminum. Te, prima che termini il giorno, ec. Principio dell’Inno che canta la Chiesa nell’ora di Compieta. Purg. VIII, 13.

Tema, per argomento di poema. Par. XXIII, 64. XXX, 23. Per soggetto di ragionamento. Inf. IV, 146.

Temendo, no ’l mio dir, temendo, che non il mio dire. Inf. III, 80. Così. Temendo, no ’l più star. Inf. XVII, 76.

Temersi, per temere. Par. XXII, 27.

Temetti. Lat. timui. Inf. XXXI, 109.

Temi, dea presidente del giusto, e dell’onesto; la quale dava ancora gli Oracoli; ma oscuri molto, ed inviluppali. V. Ovidio nel I. delle Metamorfosi. Purg. XXXIII, 47.

Tèmo, coll’e larga, per timone. Purg. XXII, 119. XXXII, 49, 140. Par. XIII, 9.

Temo che mal guidò Fetonte, per lo carro del Sole. Par. XXXI , 124. V. Fetonte.

Temperanza, per cosa che tempera, e mitiga l’eccesso d’una qualità. Purg. XXX, 26. Par. V, 135.

Temperar di Giove tra ’l padre, e ’l figlio, cioè. Giove, pianeta temperato, posto tra ’l padre Saturno, di fredda qualità, e tra ’l figliuolo Marte, di calda. Par. XXII, 145.

Temperare il giorno agli occhi; cioè, moderare il lume del Sole in maniera, che possa esser sofferto dalla vista de’ riguardanti. Purg. XVIII, 3.

Tempesta, per impeto, e violenza. Inf. XXI, 67.

Tempia, aver la tempia rossa, per accendersi di vergogna. Par. XVII, 66.

Tempie, forse per occhi, figuratamente. Par. IX, 12.

Tempi gravi quei che vide tutti i tempi gravi. Par. XXXII, 127. V. S. Giovanni Vangelista.

Tempi gravi, cioè, calamitosi. Par. XXXII, 127.

Tempio del suo voto, cioè, dove s’è fatto voto d’andare in pellegrinaggio. Par. XXXI, 44.

Templo, tempio. Lat. templum. Par. XVIII, 122. XXVIII , 53.

Tempo, poco tempo era a volgere, cioè, restava da trapassare. Purg. I, 60.

Tempo della grazia, cominciò questo tempo dopo la pubblicazione dell’Evangelio. Par. XXXII, 82.

Tempo di maritar le fanciulle, troppo affrettato a’ tempi di Dante. Par. XV, 104.

Tempra di penna, cioè, temperatura, taglio; ma qui figuratamente. Inf. XXIV, 6.

Tempra, per nota musicale. Purg. XXX, 94. Par. X, 146. Per consonanza. Par. XIV, 118.

Tempra d’oriuoli, manifattura, concerto di oriuoli. Par. XXIV, 13.

Temprare. Temprava i passi in angelica nota; cioè, accordava i passi col canto degli Angeli. Purg. XXXII, 33.

Tenavamo, tenevamo. Inf. XXI, 3.

Tendere, per istendere, spiegare. Purg. XXIX, 110.

Tenebra, per tenebre. Purg. VII, 56.

Tenébra, coll’accento acuto sulla seconda sillaba; in rima. Par. XIX, 65.

Tenebrato, ottenebrao, oscuro. Purg. XVI, 3.

Tenera nube, cioè, sottile, trasparente. Par. XII, 10.

Tenére, per impedire, vietare. Inf. VII, 6.

Tener del monte, e del macigno, cioè, conservare anche in mezzo alle città, costumi ruvidi, e convenienti a persona discesa da progenitori villani, ed alpestri. Inf. XV, 63.

Tenere gli occhi a che che sia, guardare attentamente. Par. XXX, 133.

Tenere i piedi, per allentare il passo. Inf. XXIII, 77.

Tenere il campo; figuratamente, per essere il primo in qualche arte. Purg. XI, 95.

Tenere il viso a che che sia, per ben conoscerlo: e tenere il dosso a che che sia, per non intenderlo. Par. VIII, 96.

Tener fronte . V. Fronte.

Tener l’aspetto in che che sia, guardar fissamente alcuna cosa. Par. XXV, 109.

Tener lo guado, per non torcere dal dritto sentiero. Par. II, 126. Così dicevano i Latini tenere viam.

Tener sentenza, per significar con parole. Inf. IX, 15.

Tenersi, per reggersi in piedi. Purg, XV, 120.

Tenersi a che che sia, per fidarsi di che che sia. Inf. IX, 59.

Tenersi stretto a giudicare, cioè, andar cauto nel dar giudicio. Par. XX, 133.

Tenne a sinistra, sottintendi, suo cammino. Inf. VIII, 21.

Tentar di costa, urtar leggiermente nel fianco, per avvisare. Inf. XXVII, 32. E tentare semplicemente, nello stesso significato. Inf. XII, 67.

Tentare, per ingegnarsi di sciogliere una difficoltà. Par. XXVIII, 60.

– Per voler esprimere. Par. XXXI, 138.

Tenzonare, contendere, contrastare. Inf. VIII, 111.

Tenzone, per dubbio, o difficoltà di vedere. Purg. X, 117.

Teodìa, voce Greca, che vale canto in lode di Dio, così chiama Dante i Salmi di Davide. Par. XXV, 73.

Tepe, divien tepido, Lat. tepet. Par. XXIX, 141.

Terenzio, Poeta Latino celebratissimo, nativo di Cartagine, città dell’Affrica, ma da fanciullo passato in Roma, ove scrisse Comedie eccellentemente. Purg. XXII, 97.

Terminare il disiro, trarsi la voglia. Par. XXXI, 65.

Termine, per cosa determinata. Par. XXXIII, 3.

Terminonno, per terminano; in rima. Par. XXVIII, 105.

Ternaro, per ordine, e gerarchia d’Angeli, distinta in tre Cori. Par. XXVIII, 105, 115.

Terragno, che s’alza poco da terra; ch’è ’n su la piana terra. Inf. XXIII, 47. Purg. XII, 17.

Terra dea supplica Giove a voler provvedere al mondo che ardeva, quando Fetonte volle reggere il carro del sole suo padre, e uscì poi di cammino. Purg. XXIX, 120.

Terra santa, usurpata da’ Turchi a’ Cristiani. Par. XV, 142.

Terra vera, cioè, piena del suo natural vigore, qual finge il Poeta esser quella del Paradiso terrestre. Purg. XXXII, 94.

Terra prava Italica che siede intra Rialto E le fontane di Brenta e di Piava. Par. IX, 25. Intendi la Marca Trivigiana.

– La Terra che fe’già la lunga pruova , ec. Inf. XXVII, 43. V. Forlì.

– La Terra che il Soldan corregge. Inf. V, 60. Intendi Babilonia.

– La Terra che perde ombra. Purg. XXX, 89. Intende l’Affrica, in alcune parti della quale le ombre son picciolissime per essere a quelle i raggi del sole perpendicolari.

– La Terra che tal è qui meco; ec. Inf. XXVIII, 86. V. Rimini, e V. in quest’indice veduta amara.

– La Terra che il Danubio riga Poiché le terre tedesche abbandona. Var. VIII, 65. V. Ungheria.

– La Terra dove l’acqua nasce, ec. Purg. VII, 98. V. Boemia.

– La Terra ond’io fui. Par. IX, 92. V. Marsiglia.

Terrestro, terrestre; in rima. Purg. XXX, 120.

Terzeruolo, vela minore della nave. Inf. XXI, 15. V. Artimone.

Terzo Cesare. Par. VI, 86. V. Tiberio.

Tesa, cioè, il tendere. Purg. XXXI, 17.

Teseo, figliuolo d’Egeo Re d’Atene, e d’Etra sua moglie. Questi per le molte e grandi prodezze operate, s’annovera tra i molti Ercoli dell’antichità. Discese all’Inferno insieme con Piritoo suo carissimo amico, per rapirne Proserpina. Inf. IX, 54. V. le favole.

Chiamato da Dante il Duca d’Atene. Inf. XII, 17.

Domator de’ Centauri. Purg. XXIV, 123.

Tesifone, una delle Furie infernali. Inf. IX, 48.

Teso in tempra di molte corde, cioè, accordato in consonanza. Par. XIV, 118.

Teschio, cranio, parte superiore della testa. Inf. XXXII, 132.

Tesoro, far tesoro di che che sia nella mente, cioè, depositare nella memoria. Par. I, 11.

Tesoro, libro di ser Brunetto Latini. Inf. XV, 119. V. Brunetto.

Testa, per estremità della lunghezza di qualsivoglia cosa. Inf. XVII, 43. Così, testa del ponte. Inf. XXIV, 79.

Testare, far testamento. Inf. XXX, 45.

Teste, in questo punto, o poco avanti. Inf. VI, 69. Purg. XXIX, 26, 127. XXXII, 11.

Testeso, testè, ora, poco innanzi; in rima. Purg. XXI, 113. Par. XXIX, 7.

Testo. Altro testo. Inf. XV, 89. Intendi la predizione di Farinata al nostro Poeta che si legge nel canto X. dell’Inf. al verso 79 * e il poeta allude a questa e alle altre predizioni seguenti di mano in mano che gli sono esposte le sciagure dell’esilio che gli sovrastava.*

Testo, per lo componimento, che vien chiosato, a differenza della sua chiosa, o comento. Inf. XV, 89; ma qui per pronostico oscuro.

Testo, per vaso in che si piantano fiori; ma figuratamente. Par. XXVII, 118.

Teti, dea del mare, madre d’Achille. Purg. IX, 38. XXII, 113.

Tetragono, voce Greca, che significa, quadrato, quadrangolare, e figuratamente prendesi per uomo costante, essendo la figura quadrata, e cubica molto soda, e stabile. Par. XVII, 24.

Tetro, per oscuro. Par. II, 91.

Tevere, fiume trionfale, che bagna la città di Roma: esce dall’Apennino, e si scarica nel Tirreno. Inf. XXVII, 30. Purg. II, 101. Par. XI, 106.

Thomas d’Aquino. V. Tommaso.

Tiberio, terzo Cesare Romano. Par. VI, 86. Sotto costui fu crocifisso nostro Signor Gesù Cristo.

Tideo, figliuolo d’Eneo Re di Calidonia, e padre di Diomede, il quale con altri sei Principi andò all’assedio di Tebe, per rimettervi Polinice; e quivi dopo molte azioni segnalatissime fu ucciso in battaglia da un certo Menalippo Tebano; ma avendolo anch’egli mortalmente ferito, ed essendo quegli morto prima di lui, fecesi portar la testa, e per gran disdegno si mise a roderla. Inf. XXXII, 130. V. Papinio Stazio in fine dell’ottavo libro della sua Tebaide.

Tien, per tieni. Inf. XIX, 46. Così ’l Petrarca nella Canzone O aspettata in Ciel: Il nobile ingegno, che dal Cielo Per grazia tien dell’immortale Apollo. Parla col Pontefice di quel tempo.

Tienti col corno, attienti al corno, piglia in mano il corno. Inf. XXXI, 71.

Tiepidezza, per accidia, o pigrizia nell’operar bene. Purg. XXII, 92.

Tifo o Tifeo, uno de’ Giganti che mossero guerra agli dei. Inf. XXXI, 124. Fu costui con gli altri fulminato, e sobbissato sotto l’isola di Sicilia, e perciò finsero i Poeti, che il fumo, e le fiamme che escono di Mongibello, fossero prodotte da’sospiri di esso. Par. VIII, 70.

Tigna, ulcere sulla cotenna del capo, ond’esce marcia. Inf. XV, 111.

Tignoso (Federigo), da Rimini. Purg. XIV, 106.

Tigri, gran fiume dell’Asia. Purg. XXXIII, 113. V. Eufrate.

Timbreo, fu detto Apollo da una selva della Troade, dov’era adorato. Purg. XII, 31.

Timeo di Locri, uomo nobilissimo, filosofo prestantissimo, e istorico eloquentissimo. Intitolò Platone col nome di costui uno de’suoi dialoghi, dove tratta dell’università delle cose, e della natura del mondo. Par. IV, 49.

Tintin, voce ch’esprime il suono del campanello. Par. X, 142.

Tintinno, per suono di musicali strumenti. Lat. tinnitus. Par. XIV, 119.

Tinto, per oscuro, caliginoso. Inf. III, 29. Per vermiglio. Inf. XVI, 106. Tinto in peccato, cioè, ingombrato dalle passioni peccaminose. Purg. XXXIII, 74.

Tiralli, cioè Tirollo, contado di I.amagna. Inf. XX, 63.

Tiresia. Tebano, indovino a’uoi tempi molto eccellente. Fingono i Poeti che costui, trovati una volta in un bosco due serpenti, maschio, e femmina, insieme abbracciati, gli battesse con una verga, e ciò fatto subitamente d’uomo in donna si cangiasse: ma dopo sette anni, trovati ancora que’ due serpenti, e battutigli nella medesima maniera, la perduta virilità riacquistasse. Dicono ancora, che per avere in una lite scherzevole, insorta tra Giove e Giunone, data sentenza in favor di Giove, fosse dalla dea sdegnata privato della luce degli occhi. Altri scrivono, che andando egli a caccia sul mezzogiorno, arrivasse ad una fonte, dove Pallade insieme colla ninfa Cariclo madre di Tiresia, si lavava; e vedutala ignuda, rimanesse subitamente accecato; ma gli fosse poi dalla dea questa disgrazia alleggerita col donargli la scienza delle cose avvenire. Inf. XX, 40. Purg. XXII, 113. V. Ovidio nel 3. delle Trasformazioni, e Callimaco nell’Inno ch’egli fa in Lavacra Palladis, stampato in Greco, e con tre traduzioni latine, in fine delle Poesie, e Prose pur latine di Gio. Antonio Volpi.

Tisbe. Purg. XXVII, 57. V. Piramo e Tisbe.

Tito Imperadore, figliuolo di Flavio Vespasiano, distrugge, e smantella da’ fondamenti la città di Gerusalemme. Purg. XXI, 82. Par. VI, 92.

Tito Re, figliuolo di Laomedonte Re di Troja, e fratello di Priamo. Fingono le favole, che costui essendo bellissimo giovane, fosse amato, e preso per marito dall’Aurora, della quale generò Mennone. Gli ottenne la moglie dagli dii l’immortalità, ma non sì, che non divenisse vecchio fastidioso. Finalmente dopo la morte del figliuolo ucciso in battaglia, fu trasmutato in cicala. Purg. IX, 1.

Tizio, uno de’ Giganti che mossero guerra agli dei. Inf. XXXI, 124.

Tizzo, tizzone, pezzo di legno abbruciato da un lato. Purg. XXV, 23.

Toante ed Eumenio, figliuoli d’Isifile. Purg. XXVI, 95. V. Isifile.

Tobia, Vedi. Tobbia, il vecchio guarisce dalla cecità col fele d’un pesce, mostrato al figliuolo di lui dall’Arcangelo Raffaello. Par. IV, 48.

Toccare, per far menzione. Inf. VI, 102. VII, 68. XXV, 94. Per trattare. Par. XXIV, 143.

Toccar la memoria a chi che sia, per ricordarsigli, tornargli a mente. Par. IX, 126.

Toccar lo fondo della sua grazia, e del suo Paradiso; cioè, arrivare all’ultimo segno della sua grazia, ec. Par. XV, 35.

Toccare, non tocca l’uopo di nutrire, cioè, non v’ha bisogno di nutrimento. Pura. XXV, 21.

Toccato, per mentovato, di cui si è detto poco avanti. Par. I, 108.

Togliere. V. sotto. Torre.

Togliersi, per allontanarsi, traggersi indietro. Inf. II, 39.

Tolommea, prigione d’Inferno, ove, secondo il Poeta, sono puniti i traditori di coloro che in essi confidavano. Inf. XXXIII, 124. Detta da Tolommeo Re d’Egitto, traditore di Pompeo Magno, ch’era a lui ricorso dopo la rotta di Farsaglia: da Tolommeo Principe degli Ebrei, che uccise per tradimento il suocero, e due suoi cognati. V. il Landino, e il Vellutello.

Tolommeo (Claudio) Astronomo eccellentissimo. Inf. IV, 142.

Tolommeo, Re d’Egitto, uccisore di Pompeo il Grande, disfatto da Giulio Cesare. V. L’istoria De bello Alexandrino, che leggesi dopo i Comentarj di Cesare. Par. VI, 69.

Tolosano, di Tolosa, città di Francia. Purg. XXI, 89.

Tolle, toglie. Inf. II, 39. XXIII, 57. Par. VI, 57. XVII, 33. Lat. tollit.

Tolletta, per latrocinio. Inf. XI, 36.

Tolletto, per tolto, rapito. Par. V, 33.

Tolto, per rapito a sé. Par. XVIII, 24.

Tomare, per cadere. Inf. XXXII, 102. Per discendere semplicemente. Inf. XVI, 63.

Tomma, per Tommaso. Par. XII, 110.

S. Tommaso Apostolo. Par. XVI, 129.

Tomba, per pozzo, per tutta la cavità dell’Inferno. Inf. XXXIV, 128. Per vallone. Inf. XIX, 7.

Tonar, per tuono. Purg. XIV, 138.

Tondo, per arco del ciglio. Par. XX, 68.

Topazio, sorta di pietra preziosa. Par. XXX, 76. Qui figuratamente, per Angelo.

Topazio vivo, chiama Dante l’anima beata di Cacciaguida. Par. XV, 85.

Toppa, serratura di ferro, per la quale si volge la chiave. Purg. IX, 122.

Toppo (Le giostre del Toppo), cioè la battaglia seguita tra i Sanesi , e gli Aretini alla Pieve del Toppo, contado d’Arezzo, dove i Sanesi furono rotti. Inf. XIII, 121.

Torcere, per crucciare, addolorare. Purg. XXXII, 45. Per far uscire del seminato, disviare. Par. IV, 61 .

Torcere nell’amor suo, per innamorare di sé. Purg. XXXI, 86.

Torma, per armento. Inf. XXX, 43. Per ischiera, brigata. Inf. XVI, 5.

Tor modo, per trovar maniera, compenso. Inf. XVIII, 30.

Tornami, mi tornai. Inf. XVII, 78.

Tornare, per cangiarsi, tramutarsi. Inf. XIII, 69. Per voltare. Inf. XX, 13.

Tornare all’ossa, rientrare nel corpo, risuscitare. Par. XX. 107.

Tornare il viso ad alcuno, cioè, rivolgerlo verso di lui. Purg. XXVIII, 148.

Tornare involta, voltarsi per ritornare addietro. Inf. IX, 2.

Tornare. Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto; cioè, e tosto l’allegrezza nostra si converse in tristezza. Inf. XXVI, 16.

Tornato, per cangiato. Purg. XIV, 99.

Torneamento, giostra che si fa nel festeggiare pubblicamente. Inf. XXII, 6.

Torneare, per muoversi in giro. Par. XIV, 24.

Torpente, per ozioso, scioperato. Lat. Torpens. Par. XXIX, 19.

Torre, verbo. Tanto ch’a pena ’l potea l’occhio torre; cioè, discernere, vedere. Inf. VIII, 6.

Torre e Terza, e Nona da qualche luogo; cioè, aver ivi l’oriuolo, che tali ore dimostra. Par. XV, 98.

Torre l’ultima parola per dire; cioè, profferirla. Par. XII, 2.

Torre via, per distruggere, levar di mezzo. Inf. X. 92.

Torre, per menar moglie. Par. VI, 3. E figuratamente. Inf. XIX, 56.

Torreggiare, per ornare, e circondar di torri. Inf. XXXI, 43.

Torrien, torrebbero. Inf. XIII, 21.

Torquato. Tito Manlio Torquato, nobilissimo Romano, il quale fece prima batter con verghe, e poi decapitare il suo proprio figliuolo, perchè nella guerra de’ Latini, contra il suo comando, molto pericolosamente avea combattuto, benché avesse ottenuta vittoria. Par. VI, 46.

Torso, città di Francia, patria di Martino IV. Sommo Pontefice. Purg. XXIV, 23.

Torto, per vizio. Inf. XIX, 36.

Torto, e diritto amore; cioè, malvagio, e buono. Par. XXVI, 61,62.

Tortura, per torcimento, giro, luogo che torce. Purg. XXV, 109.

Torza, per torca, pieghi; in rima. Par. IV, 78.

Tosa (della), famiglia nobile Fiorentina. V. Cianghella.

Tosca gente. Inf. XXVIII, 108.

Tosca parola. Inf. XXIII, 76.

Toscana, nobilissima provincia d’Italia. Inf. XXIV, 122. Purg. XI, 110. XIII, 149. XIV, 16.

Toscano (il), cioè i Toscani, o la Toscana. Par. IX, 90.

Tosco. Toscano. Inf. X, 22. XXII, 99. XXIII , 91. XXXII , 66. Purg. XI, 58. XIV, 103. Par. XXII, 117.

Tosco parlare, cioè Toscanamente. Purg. XVI, 137.

Tosco di Venere, chiama Dante il piacer disonesto, e carnale. Purg. XXV, 152.

Tosinghi, famiglia nobile Fiorentina, detti dal poeta quei ch’arrossan per lo stajo. Uno di questi essendo stato Proposto sopra le biade del comune, dicesi aver tratto una doga dello stajo, e così ristretta la misura, aver guadagnato molto; la qual cosa saputasi, egli ne fu punito capitamente. Non manca però chi scriva, colui che tal delitto commise essere stato de’ Chiaramontesi. Par. XVI, 105.

Tosinghi, consorti de’ Cortigiani, e Visdomini. Par. XVI, 112. V. Visdomini.

Tossìo, tossì. Par. XVI, 14.

Tostamente, subito. Inf. XXIII, 22.

Tosto, addiettivo, per breve, spedito. Purg. VI, 60. Per frettoloso, impetuoso. Inf. II, 42. XII, 66.

Tota, tutta. Par. VII, 85. Par. XX, 132. È voce Latina.

Traccia, per truppa che vada in fila, e l’un dietro all’altro. Inf. XII, 55. XV, 33, XVIII, 79.

Tracotanza, insolenza, arroganza. Inf. VIII, 124.

Trade, tradisce; in rima. Inf. XI. 66. XXXIII, 129.

Traditor. Quel traditor che vede pur con l’uno. Inf. XXVIII, 85. V. Malatestino.

Traéli, traevali. Purg. XXXII, 6.

Traén, traevano. Purg. VIII, 30.

Trafugare, trasportare di nascosto. Purg. IX, 38.

Tragedia, chiama Dante il poema di Virgilio per esser dettato in istile sublime; a differenza del suo, ch’egli chiama Commedia per modestia; come fosse scritto in istile umile e popolare. Inf. XX, 113. V. Commedia.

Tragedo, per componitor di tragedie. Par. XXX, 24. Tragoedi erano chiamati da’ Greci, e da’ Latini gl’Istrioni che le Tragedie rappresentavano.

Tragetto, tragitto, passaggio. Inf. XIX, 130.

Trajano Imperadore, ottimo , e giustissimo Principe, secondo i Gentili, figliuolo adottivo, e successore di Nerva nell’Imperio. Trionfò de’ Daci, e di molte altre nazioni barbare. Fu Principe molto clemente, ed ebbe dal Senato il soprannome di Ottimo. Di lui, e delle sue virtù, oltre agli Storici Romani, è da vedere il Panegirico di Plinio il giovane. Purg. X, 74, 76. E segg. Par. XX, 45, 112. V. S. Gregorio Magno.

Tralucere, per rilucere. Par. XIII, 69.

Tra l’ultima notte, e il primo die, cioè, dal principio al fine del Mondo. Par. VII, 112.

Tranare, per trainare, strascinare, condurre di luogo in luogo. Par. X, 121.

Trangugiare, inghiottire con grande ingordigia. Inf. XXVIII, 28.

Tranquillarsi, per godere, aver pace; esser beato. Par. IX, 115.

Trapassar del segno, cioè trasgressione, rompimento di legge. Par. XXVI, 117.

Trapasso, per lo trapassare. Par. XIV, 111.

Trapassonne, trapassò; in rima. Purg. XXXII, 23.

Trapelare, per distillare, gocciolare. Purg. XXX, 88.

Trapunto, per isfigurato, stenuato, sparuto. Purg. XXIV, 21.

Trar d’ale; detto dell’occhio, per vedere, o guardar di lontano. Purg. X, 25.

Trar del regno non si possono alcune gioje troppo care; cioè, non si possono descrivere alcuni misterj più segreti della gloria del Paradiso. Tolta la metafora da certe merci più rare, come pitture, statue, ed altri lavori di celebri artefici; le quali per la loro preziosità, non è lecito asportare fuori di paese. Par. X, 72.

Trar fuori, per inventare. I Latini direbbono proferre. Così Tibullo nella 10. Elegia del 1. Libro: Quis fuit, horrendos primus qui protulit enses? Purg. XXIV, 50.

Trar guai, lamentarsi a gran voce. Inf. V, 48. XIII, 22.

Trarre, per accorrere. Purg. II, 71. Par. V, 101.

Trarre, per eccettuare. Trane lo Stricca; cioè , cavane, eccettuane. Inf. XXIX, 125.

Trarre, per ridursi. Purg. XXX, 77. Cosi spiega il Landino.

Trarre di servo a libertate, richiamare di servitù a libertà. Par. XXXI, 85.

Trarre la chioma alla rocca, filare. Par. XV, 124.

Trarre la conocchia, per finir di filare quanto lino si pone sopra la conocchia. Purg. XXI, 25.

Trarre le armi, per iscagliar saette. Purg. XXXI, 117.

Trarresi, trarsi. Purg. II, 76.

Trarreti, trarti. Purg. XXVIII, 46.

Trarsi, per farsi indietro. Purg. VII, 3.

Trarsi di parlare, cioè, astenersi di parlare. Inf. III, 81.

Trascendere, sopravanzare, oltrepassare. Inf. VII, 73. Par. I, 99. XXX, 42.

Trascolorare, mutarsi di colore. Par. XXVII, 19, 21.

Trascorrere, per dare una scorsa, come leggendo, o riandando colla memoria. Par. XXIV, 83.

Trasfigurazione, di Gesù Cristo sul Monte Taborre accennata. Purg. XXXII, 73.

Trasmodarsi, passare il modo, e la misura. Par. XXX, 19.

Trasmutabile, che può trasmutarsi. Par. V, 99.

Trasmutare, per far passare d’uno in altro luogo, trasferire. Inf. XV, 113. Purg. III, 132.

Trasmutare, chi che sia. Per farlo cambiar fortuna. Par. XVII, 89.

Trasmutarsi, per muoversi di luogo. Inf. XXIX, 69

Trasmutarsi ad altra cura, cioè, volgersi. Par. XXI, 21.

Trasparere, trasparire. Par. II, 80.

Trasseci, per trasse di qua. Inf. IV, 55. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 211.

Trassi, cioè, mi trassi, mi ridussi. Purg. XXX, 77.

Trasumanare, passare in certo modo dall’umanità alla divinità. Par. I, 70.

Trasvolare, velocissimamente volare. Par. XXXII, 90.

Tratta, per distanza, spazio. Purg. XV, 20. Per moltitudine, serie, sèguito. Inf. III, 55.

Tratta d’un sospiro, cioè, l’atto del gittarlo, il cavarselo dal petto. Purg. XXXI, 31.

Trattare, per muovere, ed agitare. Purg. II, 35.

Tratti pennelli, cioè, tratti di pennelli. Purg. XXIX, 75. V. Tratto di pittura.

Tratto, per lunghezza. Par. XXXII, 41. Per ispazio, distanza. Purg. XXIX, 44.

Tratto di pittura. Quel segno che si lascia, strisciando il pennello. Purg. XII, 65.

Travaglia, per travaglio, Inf. VII. 20.

Travagliarsi, per alterarsi. Par. XXXIII, 114.

Travasare, per trasmutare. Par. XXI, 126.

Traversara, famiglia nobilissima di Ravenna. Purg. XIV, 107.

Traversaro (Piero). Purg. XIV. 98. V. Piero.

Travi vive, cioè, alberi. Purg. XXX, 85.

Tre a tre pugnar. Par. VI, 39. Gli Orazii, contro a’ Curiazii: V. Orazii.

Tree, tre; in rima. Par. XXVIII, 119.

Tregua, aver tregua dalla voce; cioè, non udirla più. Purg. XIV, 136.

Tregue, per tregua; in rima. Purg. XVII, 75.

Trei, tre; in rima. Inf. XVI. 21.

Tremuoto, e tremoto. Terremoto. Inf. XII, 6. Purg. XXI, 70.

Trentino. di Trento. Inf. XX, 67.

Trento, città posta ne’ confini d’Italia nella Contea del Tirolo, presso il fiume Adige. Inf. XII, 5.

Tresca, propriamente, spezie di ballo antico, e figuratamente, moto frequente, inquieto, ed avviluppato di più persone. Inf. XIV, 40.

Trescare, per ballare, semplicemente. Purg. X, 65.

Trespiano, luogo nel contado di Firenze, assai vicino alla Città. Par. XVI, 54.

Tribaldello de’ Manfredi, Faentino; il quale una notte aperse una porta della Città a M. Giovanni de Apia. Franzese, fatto da Papa Martino Conte di Romagna. Inf. XXXII, 122.

Tribo, per ischiatta, famiglia, dal Latino tribus. Purg, XXXI, 130.

Tricorde arco, che ha tre corde. Par. XXIX, 24.

Triema, trema. Inf. XVII, 87.

Triforme, di tre forme, di tre maniere. Purg. XVII, 124.

Triforme effetto, cioè, triplice. Par. XXIX, 28.

Trina luce in unica stella; cioè, le tre Persone Divine in una sola essenza. Par. XXXI, 28.

Trinacria, fu detta anticamente la Sicilia, da’ tre Promontorj, Peloro, Pachino, e Lilibeo. Par. VIII, 67.

Trinità (SS.) accennata. Par. XIII, 79. Adombrata. XXXIII, 116. E segg.

Trionfar di sua corona. Purg. XXIV, 14. Trionfar di vittoria. Par. XXIII, 137.

Tripartito, diviso in tre parti. Purg. XVII, 138.

Tripudio, per letizia d’anime beate. Par. XII, 22. Per coro d’Angeli. Par. XXVIII, 124.

Tristano, fu nipote del Re Marco di Cornovaglia, e grande amatore della Reina Isotta, moglie di esso Re e per lei fece mille pruove di Cavalleria, come leggesi ne’ Romanzi. Inf. V, 67.

Tristizia, per cagione di tristezza. Purg. XXII, 56. Per malinconia. Inf. XXIX, 58.

Tristizia doppia di Giocasta. Purg. XXII, 56. V. Eteocle e Polinice.

Tritare, per calpestare. Inf. XVI, 40.

Trivia, uno de’ cognomi della dea Diana, intesa per la Luna. Par. XXIII, 26.

Troja, Città Metropoli della Frigia minore, provincia dell’Asia, che anche Troade si chiamava; notissima per le favole de’ Poeti. Inf. I, 74. XXX, 98. Purg. XII, 61. Di Troja uscì prima l’Aquila, insegna de’ Romani, secondo l’opinione del Poeta nostro. Par. VI, 6.

Trojane furie, cioè quelle che stimolarono Ecuba, per la morte di Polidoro. Inf. XXX, 22, V. Ecuba.

Trojani. Inf. XXX, 14. Par. XV, 126. Disfanno in Puglia l’esercito di Turno Re de’ Rutuli. Inf. XXVIII, 10.

Trojani; a’quali convenne partire dalle Isole Strofade cacciatine dall’Arpie. Inf. XIII, 11. V. Virgilio nel 3. dell’Eneida.

Trojani che accompagnavano Enea in Italia. Molti di loro annojati della fatica del viaggio, elessero di restar in Sicilia con Aceste. Purg. XVIII, 156. V. Virgilio nel 5. dell’Eneida.

Troncone, per busto senza capo. Inf. XXVIII, 141.

Troni. Così si chiama il terzo coro degli Angeli della prima Gerarchia. Par. IX, 61. XXVIII, 104.

Trono, per tuono, o folgore. Par. XXI, 12.

Tronto, fiume d’Italia, che divide la Marca d’Ancona dall’Abbruzzo, e si scarica nell’Adriatico. Par. VIII, 63.

Troppa d’arte, cioè, troppa arte, troppo d’arte. Purg. IX, 124.

Trottare, per correr forte. Purg. XXIV, 70.

Trovámi, mi trovai. Purg. XX, 55.

Trullare, mandar fuori del corpo la ventosità. Lat. pedere. Inf. XXVIII, 24.

Tuba, tromba. È voce Latina. Purg. XVII, 15. Par. VI, 72. XII, 8. XXX, 35.

Tue, per tu; in rima. Purg. XVI, 26. XXIX, 85. Par. I, 19.

Tullio Cicerone, uomo eloquenlissimo tra’ Romani, a tutti noto. Inf. IV, 141.

Tumore, per superbia, fasto. Purg. XI, 119.

Tuo’, tuoi. Purg. XII, 124. Par. XI, 21.

Tuono.; cioè, si generano in una regione dell’aria più bassa della cima dell’Apennino. Par. XXI, 107.

Tupino, fiume che corre presso alla città d’Assisi. Par. XI, 43.

Tupino, e l’acqua che discende, ec. Par. XI, 43. Vuol descrivere il Poeta la città d’Assisi patria di S. Francesco il Serafico.

Turba. La turba presente, che Tagliamento e Adice richiude. Par. IX, 43. Cioè il volgo della Marca Trivigiana. Il passo intero richiede che s’intenda Moltitudine armata.

Turbare. Degli Angeli parte Turbò il suggetto de’ vostri alimenti; cioè, gli Angeli ribelli a Dio, seguaci del superbo Lucifero, cadendo dal Cielo, turbarono, cioè, ruppero e penetrarono le viscere della terra, ch’è il suggello, cioè, la base, il fondamento, il luogo dove nascono i nostri alimenti. Par. XXIX, 51. Questa è una maniera d’esprimersi quanto ricercata, ed oscura, altrettanto degna di riprensione, e da non imitarsi.

Turbare, per turbamento. Purg. XXVIII, 97.

Turbe di splendori, cioè, quantità di lumi. Par. XXIII, 82.

Turbia, castello del Genovesato, Purg. III, 49.

Turbo, turbine. È voce Latina. Par. XXII, 99.

Turbo, addiettivo, per oscuro, torbido. Lat. turbidus. Par. 11.148.

Turchi, popoli dell’Asia minore, oggi detta Natòlia. Ma prendonsi generalmente per li Maomettani sudditi del Gran Signore. Inf. XVII, 17. Usurpano la Terra Santa a’ Cristiani. Par. XV, 142.

Turge, si gonfia, cresce, abbonda. Lat. turget. Par. X, 144. XXX, 72.

Turno, Principe de’ Rutuli, popoli dell’antica Italia, ucciso da Enea. V. il poema di Virgilio. Inf. I, 108.

Turpa gente, cioè, turpe, disonesta; in rima. Par. XV, 145,

Tuto, sicuro. Lat. tutus. Purg. XVII, 108.

Tutta gioja, ogni gioja, compiuto piacere. Inf. I, 78.

Tuttaquanta, intera. Par. XIV, 45. E in altri luoghi.

Tutte brame, ogni brama. Inf. I, 49.

Tutte fiammelle, cioè, tutte le fiammelle. Inf. XIV, 90.

Tutte guise, cioè, ogni maniera. Par. V, 99.

Tutte onestadi, ogni onestà. Par. XXXI, 51.

Tuttequante, Par. XXII, 133. XXIII, 28. E in altri luoghi.

Tutt’e cinque, tutti cinque. Purg. IX, 12.

Tutte e sette. Purg. XXXIII, 13.

Tutti e tre. Inf. XVI, 21.

Tutto che, avvegnaché, benché. Inf. VI, 109. XIV, 125. Purg. XXX, 67.

Tutto chin, molto inchinato. Purg. XI, 78.

Tutto dì, per tuttavia. Par. XIV, 57.

Tutto solo, solo affatto. Inf. XVII, 44.

U

U’ che, ovunque. Inf. VII, 120.

U’. Dove. Inf. II, 24. IX, 33. Purg. XXIV, 79. Par. VII, 31. X, 87, 112. XII, 63. XX, 106.

Ubaldino dalla Pila, luogo nel contado di Firenze; persona golosa. Purg. XXIV, 29.

Ubaldini, famiglia nobilissima, e molto potente della Toscana. Purg. XIV, 105. V. Ugolino, Azzo.

Ubaldini (Ottaviano degli), Cardinale. Fu costui uomo di gran governo, e d’animo invitto, ma di costumi tirannici, piuttosto che da uomo di Chiesa. Era chiamato il Cardinale per antonomasia. Vien posto da Dante tra gli Epicurei, come crede la comune degli Spositori. Inf. X, 120.

Ubaldini (Ruggieri degli). Inf. XXXIII, 14. V. Ugolino.

Ubaldo beato, uomo di vita penitente, e solitaria, che fu poi Vescovo d’Agobbio (Gubbio), ed è ora in grandissima venerazione presso que’ popoli. Par. XI, 44.

Ubbidente, ubbidiente. Inf. IV, 57.

Ubbriachi, famiglia nobile Fiorentina, accennata da Dante. Inf. XVII, 62. Per l’oca bianca in campo rosso, arme di tal famiglia.

Uberti, famiglia in Firenze d’antichissima nobiltà, capi della fazion Ghibellina, accennati da Dante. Inf. XXIII, 108. V. Catalano, e Gardingo.

Uberti (Mosca degli). Inf. XXVIII, 106. V. Mosca.

Ubertino. (Frate Ubertino.) Par. XII, 124. V. Casale.

Ubertino Donati, cavalier Fiorentino, il quale avendo presa per moglie una figliuola di M. Bellincione Berti, molto si dolse che il suocero ne desse un’altra ad uno degli Adimari, e così il facesse lor parente. Par. XVI, 120.

Uberto, abbondanza, dovizia. Lat. ubertas. Par. XX. 21. XXIII, 130.

Ubi, per sito, luogo. Par. XXVIII, 95. XXIX, 12.

Uccellatojo, monte lontano da Firenze cinque miglia, donde si veggono i superbi edificj, posti dentro, e fuori di quella. Par. XV, 110.

Uccello di Dio. Par. VI , 4. E uccello santo. Par. XVII , 72. Cioè, l’Aquila, ch’era sacra a Giove, e insegna dell’Imperio Romano.

Uccello di Giove, l’Aquila, ministra di quel Nume, secondo le favole. Dante per essa intende i Cesari di Roma, che perseguitarono la Chiesa. Purg. XXXII, 112.

Uccello divino, chiama Dante un Angelo; a cui si attribuiscono l’ali, per dinotare la prontezza in eseguire i divini comandi. Purg. II, 38.

Uccello, per il Diavolo. Inf. XXXIV, 47. Par. XXIX, 118.

Uccello (per metamorfosi). Lei che mutò forma Nell’uccel che a cantar più si diletta. Purg. XVII, 19. V. Progne.

Udie, per udì ; in rima. Purg. XXIII, 10.

’, per vedi. Purg. V, 4.

Uficio non commesso. Perchè si teme uficio non commesso. Purg. X, 57. V. Oza.

Uficio apostolico, intendi la carica d’Inquisitore contra l’eretica pravità, conferita dalla Santa Sede al glorioso San Domenico. Par. XII, 98.

Ughi , famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 88.

Ugo. Il nome Ugo da Lucimborgo fu Vicario in Toscana per Ottone Imperadore. Fu eccellente nel governare, e molto religioso. Fondò più Badìe. Fecesi amici i Pulci, i Neoli, i Conti Gangalandi, i Giandonati, e quelli della Bella, a’ quali tutti donò l’arme sue, ch’erano liste rosse, e bianche; e altri privilegi. I Pulci solamente ritengono l’arme propria del Conte. Gli altri tutti l’hanno variata. Morì il Conte del mese di Decembre il giorno di S. Tommaso Apostolo; laonde ciascun anno in detto dì i Monaci di Badìa celebrano le sue esequie. Par. XVI, 128.

Ugo Ciapetta, o Capeto, uomo potentissimo in Parigi a’ tempi che s’estinse la seconda razza de’ Re di Francia, discendenti da Carlo Magno, essendosi l’ultimo di detta stirpe renduto Monaco. In quell’occasione Ugo col mezzo de’ Grandi del Regno suoi amici, acquistò la corona per sé, e pei suoi discendenti, la prosapia de’ quali dura tuttavia a’ nostri giorni. Purg. XX, 43, 49. E segg.

Ugo da S. Vittore. Questi fu di Pavia, e Monaco del monistero di S. Vittore, uomo dottissimo nelle sacre lettere, e scrittore di molti libri. Par. XII, 132.

Ugolin d’Azze, della nobilissima, e potentissima famiglia degli Ubaldini. Purg. XIV, 105.

Ugolino de’ Conti della Gerardesca, nobile Pisano, di fazion Guelfa, il quale s’accordò con l’Arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, di fazion Ghibellina, per cacciar Nino Giudice di Gallura, Guelfo, figliuolo d’una figliuola di esso Conte, ch’era divenuto Signor di Pisa; e con tale ajuto, cacciatolo, fecesi padrone della città in luogo suo. Ma l’Arcivescovo mosso da invidia, gli concitò contra il popolo, accusandolo che avesse tradita la patria, restituendo a’ Fiorentini, ed a’ Lucchesi alcune loro castella, possedute da’ Pisani; per la qual cosa il popolo, mosso a furore, corse alle case del Conte, e presolo con quattro suoi figliuoli, il misero in una torre sulla piazza degli Anziani: poi, passati alquanti giorni, diedero ordine che non gli fosse più dato mangiare, e gittarono le chiavi della torre in Arno: e quivi insieme co’ figliuoli il lasciarono miseramente morire di fame. Per la qual cosa fu quella prigione chiamata la torre della fame. Inf. XXXIII, 13. E segg.

Ugolino de’ Fantolini, gentiluomo di Faenza, dotato di molte virtù, ma morto senza successione. Purg XIV, 121.

Ugoccione, picciolo figliuolo del Conte Ugolino della Gerardesca. Inf. XXXIII, 89. V. due paragrafi sopra.

Ultimare, finire, terminare. Purg. XV, 1.

Ultima sera, per la morte. Purg. I, 58.

Ultimo, per compimento, e perfezione dell’opera. Par. XXX, 33.

Ulisse, figliuolo di Laerte, il più astuto de’ Greci che andarono all’assedio di Troja. Di costui fa un lungo Poema Omero. Inf. XXVI, 56. V. Deidamia. Palladio. Invitato dal canto delle Sirene; ma indarno, perchè turandosi gli orecchi colla cera, e fattosi legare all’albero della nave, passò innanzi senza volerle udire. Purg. XIX, 22. V. Serena. Annega in mare, come pare che tenga Dante. Altri però scrivono, che fosse ucciso da Telegono suo figliuolo bastardo, ch’egli avea generato di Circe. Par. XXVII, 83.

Umana colpa, chiama Dante il peccato originale. Purg. VII, 33.

Umilemente, umilmente. Purg. IX, 108.

Uncinare, pigliar coll’uncino. Inf. XXIII, 141.

Ungheria. Regno d’Europa, bagnato dal Danubio; malmenato da’ suoi Re. Par. VIII , 65. XIX, 142. Di essa fu Re Carlo Martello.

Unghia, per unghie, l’unghia smorte. Inf. XVII, 86.

Unghie, aver l’unghie fesse, per ben discernere tra cosa e cosa; ma principalmente tra le cose spirituali, e le temporali. Purg. XVI, 99.

Unghiato, armalo d’unghie. Inf. VI, 17.

Uno. Quell’uno e due e tre, che sempre vive, l’eterna Trinità delle Divine Persone. Par. XIV, 28.

Unquanche, mai, giammai, unqua, s’accompagna sempre col tempo passato. Inf. XXXIII, 140.

Unquanco, lo stesso che unquanche. Purg. IV, 76. Par. 1, 48.

Unque, unqua, mai. Lat. unquam. Purg. III, 105. V, 49. Par. VIII, 29.

UN s’appellava in terra il Sommo Bene, quando Adamo ancora viveva, cioè, si chiamava con voce Ebraica, che significava uno. Altri leggono El. Par. XXVI, 134.

Un troppo fiso, cioè, un troppo fiso mirare è il tuo. Purg. XXXII, 9.

Uomo, in vece d’altri, o ciascuno. Purg. XXIV, 45. E in altri luoghi.

Uomo d’intelletto, cioè, savio, accorto, di senno. Inf. II, 19.

Uomo di sangue, e di corrucci; cioè, sanguinario, omicida, facile a montare in collera. Inf. XXIV, 129.

Uom senza cura, uomo trascurato, spensierato, negligente. Purg. VI, 107.

Uom che nacque, e visse sanza pecca. Gesù Cristo. Inf. XXXIV, 115.

Uom che non nacque. Par. VII, 26. V. Adamo.

Uopo, bisogno, mestieri. Purg. XVII, 59. XVIII, 93,130. XXVI, 19. Par. VIII, 114. Dal Lat. opus est, opus habeo.

Urania, una delle muse, presidente agli studj delle cose celesti. Purg. XXIX, 41.

Urbano I. Sommo Pontefice, morì Martire. Par. XXVII, 44.

Urbino, città della Romagna oggi capo d’una Provincia, detta il Ducato d’Urbino. Inf. XXVII, 29.

Urbisaglia, città nella Marca d’Ancona, non lungi da Macerata; già ita in ruina a’ tempi di Dante. Par. XVI, 73.

Urge, per incalza, stimola, spigne. Lat. urget. Par. X, 142. XXX, 70.

Usare, per praticare. Inf. XXII, 88. E in altri luoghi. Il Boccaccio n’è pieno.

Usata, per usanza. Purg. XXII, 81.

Uscíe, per uscì ; in rima. Inf. XXVII, 78.

Usciere, guardiano dell’uscio, portinajo. Purg. IV, 129.

Uscinci incontro, ci uscirono incontro. Inf. XIV, 45.

Uscio, per le ’mposte che serrano l’uscio. Purg. IX, 130.

Uscio de’ morti, porta dell’Inferno. Purg. XXX, 139. Maniera de’ Latini. Properzio nell’ultima Elegia del 4. Libro :

Desine, Paulle, meum lacrimis urgere sepulcrum.

Panditur ad nullas Janua nigra preces.

e più sotto :

Vota movent superos. Ubi portitor aera recepit,

Obserat umbrosos lurida Porta rogos.

Uscío, per uscì. Inf. II, 105.

Uscire ad atto, per quel congiugnersi che fanno insieme la materia, e la forma a costituir qualche cosa. Par. XXIX, 23.

Uscissi, s’uscì. Par. XX, 28.

Uscita ne’ rami, il germogliare. Purg. VII, 132.

Uso, per avvezzo, usato. Par. III, 106.

Uso del suo ammonire, cioè, avvezzo alle sue ammonizioni. Purg. XII, 85.

Uso, veder con l’uno, cioè, con un sol occhio. Inf. XXVIII, 85.

Usuriere, usurajo; chi presta danari ad usura. Inf. XI, 109.

Usurpatore del luogo vacante, quegli ch’usurpa in terra il luogo. Par. XXVII. 33. V. Bonifazio VIII, e V. Vacare.

Utica, città d’Affrica, dove Catone il Minore di propria mano s’uccise. Purg, I, 74. V. Catone.

V

Vacante, per privo. Inf. XVI, 99.

Vacante. Fortuna di primo vacante, cioè, il primo benefizio di chiesa, che vacherà. Par. XII, 92.

Vacare. Il luogo mio, che vaca Nella presenza del figliuol di Dio. Parole poste dal Poeta in bocca a S. Pietro, colle quali vuol significare, che sedendo nella Sede Apostolica Bonifazio VIII, il quale con male arti era giunto al Papato, in Cielo era riputato Pastore illegittimo; e perciò la Sede dovea stimarsi vacante. Par. XXVII, 23.

Vaga (errante per desiderio d’amore). Quella vaga ch’amor consunse. Par. XII, 14. (La Ninfa Eco innamorata di Narciso.) V. Eco.

Vagabondo da chi che sia, cioè, allontanato, disviato. Par. XI, 128.

Vagheggiare in che che sia, per contemplare che che sia. Par. X, 10.

Vaghezza, per curiosità. Inf. XXIX, 114. Per desiderio. Purg. XVIII, 144.

Vagina delle membra, per la pelle. Par. I, 121.

Vaglio, strumento noto da vagliare, cioè da nettare le biade dalla mondiglia. Ti conviene schiarare a più angusto vaglio; cioè, bisogna che tu ti dichiari a più stretta esamina, più minutamente, più esattamente. Par. XXVI, 22.

Vago, per desideroso. Purg. III, 13. XV, 84. Par. III, 34. XXXI, 33.

Vago. Girsene vago vago, cioè, sviarsi, avvolgersi d’uno errore in un altro. Purg. XXXII, 135.

Vajo, per la pelle della pancia di un animale simile allo scojattolo, col dosso di color bigio, e ’l ventre bianco ; il quale animale parimente chiamasi vajo. La colonna del vajo, cioè, dipinta a pelle di vajo, nell’arme d’una principal famiglia Fiorentina. Par. XVI, 103.

Valbona (Lizio di). Purg. XIV, 97. V. Lizio.

Valcamonica, gran valle nel Bresciano. Inf. XX, 65.

Val di Pado. Par. XV, 137. Intendi Ferrara.

Valco, valico, passo. Purg. XXIV, 97.

Valdarno, luogo in Toscana, accennato. Purg. XIV, 30, 41.

Valdichiana, campagna tra Arezzo, Cortona, Chiusi, e Montepulciano, ove corre la Chiana, fiume; paese d’aria cattiva, massimamente di state. Inf. XXIX, 47.

Valdigrieve, luogo sul Fiorentino, donde vennero i Buondelmonti, che quivi possedevano terre, e castella. Par. XVI, 66.

Valdimagra. Magra è un fiume che divide la Toscana dalla Liguria. Chiamasi oggi quel paese Lunigiana da Luni città antichissima. Ivi sono l’antiche giurisdizioni de’ Marchesi Malaspini. Purg. VIII, 116.

Valere, per significare. Par. XII, 81.

Valer poco, per esser privo di virtù. Purg. XX, 63.

Vallare, per cigner di fossa. Inf. VIII, 77. È voce Latina.

Valle, per mare. Par. IX, 82, 88. Per precipizio, ruina. Par. XVII, 63.

Valle dolorosa, cioè, l’Inferno. Par. XVII, 137. Così, Valle ove mai non si scolpa, perchè i tormenti dell’Inferno non vagliono a purgare l’anime de’ reprobi, nelle quali dura eternamente il peccato. Purg. XXIV, 84.

Vallea, vallata, valle. Inf. XXVI, 29. Purg. VIII, 98.

Valor, ch’ordinò, e provvide, cioè, la divina provvidenza. Par. IX, 105.

Valore primo ed ineffabile, chiama Dante l’Eterno Padre, a cui s’attribuisce l’onnipotenza. Par. X, 3.

Vanare, per vaneggiare. Purg. XVIIL 87.

Vane, per va; in rima. Purg. XXV, 42.

Vaneggiare, per aprirsi, spalancarsi, mostrare un gran vuoto. Inf. XVIII, 5, 73.

Vangelisti quattro, intesi per quattro animali di maravigliosa figura. Purg. XXIX, 92.

Vanire, svanire, vanto, svanì. Par. III, 122.

Vanità dell’ombre de’ morti, cioè, qualità spirituale; per la quale non si possono toccare. Inf. VI. 36. Purg. XXI, 135.

Vanni, ali. Inf. XXVII, 42. È voce propria de’ Poeti.

Vanni Fucci, Pistojese, bastardo di M. Fuccio de’ Lazzeri, e ladro famosissimo a’ tempi suoi, il quale co’ suoi compagni, rubò la ricchissima sacrestia del Duomo di Pistoja. Costui imputando d’un furto solenne da sé commesso, Vanni della Nona, notajo, uomo di ottima fama, tanto fece, ch’egli contra ogni giustizia ne fu impiccato. Inf. XXIV, 125.

Vanni della Nona, notajo in Pisa, impiccato per la gola, benché innocente; accennato. Inf. XXIV, 139. V. Vanni Fucci.

Vano, per vuoto. Inf. XVII, 25. Per isterile. Par. XXI, 119.

Vano. Il vocabol suo diventa vano, cioè, si perde il suo nome. Purg. V, 97.

Render vano l’udire, cioè, lasciar d’udire, essendosi fatto silenzio. Purg. VIII, 7.

Vano corpo, cioè morto, vuoto d’anima. Inf. XX, 87.

Vapore, per ardore di carità eccitato dallo Spirito Santo. Purg. XI, 6.

Per cagione, o materia di guerre. Inf. XXIV, 145.

Vapor trionfanti, per anime beate. Par. XXVII, 71.

Varcare, passare. Inf. XXIII, 135. Purg. VII, 54. Par. II, 3.

Varco folle, cioè, passaggio follemente intrapreso. Par. XXVII, 83.

Varco picciol di tempo, cioè, picciolo spazio. Par. XVIIi, 64.

Variazione, per varietà, differenza. Purg. XXVIII, 36.

Varo, curvo, dal Lat. varus, altri intendono vario, dal Lat. varius. Inf. IX, 115.

Varo, fiume il quale divide la Gallia Cisalpina dalla Transalpina. Par. VI, 58.

Varro, o Varrone, il più dotto de’ Romani. Visse a’ tempi di Cicerone, del quale fu amicissimo. Scrisse infinite cose; ma poche ne sono arrivate fino a’ nostri giorni. Purg. XXII, 98.

Vas, vaso, voce Latina. Lo vas d’elezione. S. Paolo Apostolo. Inf. II, 28. V. Miserere.

Vasello, per navicella, legnetto. Purg. II, 41. Per ricettacolo. Inf. XXII, 82. Figuratamente, per città, patria. Inf. XXVIII, 79.

Vasello. Il gran Vasello dello Spirto Santo; cioè, S. Paolo Apostolo. Par. XXI, 127. V. sopra Vas.

Vasello naturale, per l’utero, o matrice della donna. Purg. XXV, 45.

Vaso, per qualunque ricettacolo, o cosa che altra cosa contenga. Par. I, 14.

Vaso, per l’Arca del Testamento. Purg. X, 64.

Vassallo, per guattero di cuoco. Inf. XXI, 55.

Vaticano , uno de’ sette colli di Roma, dov’è al presente la Chiesa di S. Pietro, e ’l palazzo del Papa. Par. IX, 139.

’Ve, dove, ove; elisa la prima sillaba per quella figura, che i Greci chiamano aphaeresis. Inf. XXVI, 33. XXX, 114. Purg. V, 97.

Vecchio (del), famiglia nobile Fiorentina. Par. XV, 115.

Vedén, per vediamo. Par. VI, 120.

Vedente, che vede. Par. XXV, 120.

Veder, per ben provvedere, esser prudente. Par. XIII, 104.

Vedere. Non vede più dall’uno all’altro stilo; cioè, lo stile de’tempi di Dante avanza tanto lo stile de’ secoli precedenti, che tra l’uno e l’altro ha una distanza da non potersi misurare con l’occhio. Purg. XXIV, 62.

Vedere, in forza di nome, per fantasma. Lat. visum. Inf. II, 48.

Vedestù, vedesti tu. Inf. VIII, 127.

Vedova corona, cioè, regno senza re. Purg. XX, 58.

Vedovo sito settentrionale; per esser privo di quattro lucidissime stelle, che il nostro Poeta finge d’aver vedute intorno al polo Antartico, nell’altro Emisperio. Purg. I, 26.

Vedra’, vedrai. Inf. XXXI, 25.

Vedrami, mi vedrai. Par. I, 25.

Veduta amara, cioè, sfortunata, e cagione di male. Inf. XXVIII, 93.

– Colui dalla veduta amara. Inf. XXVI, 93. V. Curio.

Vedute, per le stelle fisse, che sono come tanti occhi del cielo. Par. II. 115. Catullo negli Endecasillabi:

Aut quam sidera multa, cum tacet nox , Furtivos

hominum vident amores.

Veggia, per botte. Inf. XXVIII, 22.

Vegliare nell’amor sacro. Gli spiriti beati vegliano sempre nell’amore di Dio, perchè sono liberi dal peso della mortalità, per cui s’addormentano qualche volta, e illanguidiscono anche l’anime più perfette, nella vita presente. Par. XV, 64.

Veglio, vecchio, è voce Poetica. Inf. XIV, 103. Purg. I, 31. XXIX, 144.

Veglio solo, addita Catone nel Purg. I, 31 . Ma poscia un Veglio Solo, Purg. XXIX, 144. intende S. Giovanni Evangelista, come scrittore dell’Apocalisse, ultimo fra tutti i libri delle Divine Scritture.

Vegne, per venghi, seconda persona singolare del presente del soggiuntivo; in rima. Inf. XIV, 140.

Vegnon, vengono. Purg. III, 65. VIII, 37. XII, 94.

Vei, per vedi; in rima. Par. XXX, 71.

Veiculo, carro. Lat. vehiculum. Purg. XXXII, 119.

Velare, per cuoprire a forza di molto lume. Purg. I, 21.

Velare, per monacare. Par. III, 99.

Velare il Sole, per far ombra. Purg. XXIII, 114.

Vele, figuratamente, per voglie. Purg. XX, 93.

Veleno dell’argomento, cioè, finezza, e sottigliezza d’entimema, il quale pugne altrui con poche parole, dicendo poco, e accennando molto. Purg. XXXI, 73.

Velle, volere. È voce Latina. Il velle, per la volontà. Par. IV, 25. XXXIII, 143.

Vello, pelo lungo. Inf. XXXIV, 74. Par. VI, 108. Lat. villus.

Vello, per barba, e capelli. Par. XXV, 7.

Velluto, addiettivo, peloso. Inf. XXXIV, 73. Lat. villosus.

Velo. Star sotto velo, per non sapere. Purg. XXIX, 27.

Velo del cuore, chiama Dante l’affezione religiosa di una donna, che maritata contra sua voglia, nudrisca sempre desiderio di esser monaca. Par. III, 117.

Velo di fulgore, per luce che abbagli, e tolga il poter vedere. Par. XXX, 50.

Velo, per vela di nave. Purg. II, 32.

Veltro, can levriere. Inf. XIII, 126. Con questo nome chiama il nostro Poeta M. Can Grande della Scala, Signor di Verona, Principe d’animo generoso, e suo liberalissimo benefattore. Inf. I, 101.

Veltro. Inf. I, 101. Molti Spositori vogliono che il Poeta intenda con questa parola Can Grande della Scala, Signor di Verona, Principe magnanimo, liberale, e grande amatore degli uomini valorosi, alla cui corte Dante sbandito dalla sua patria, per alcun tempo si riparò. Non manca però chi dia a questo passo altra spiegazione stranissima.

Vena, per sangue. Purg. XXIII, 75.

Vendetta eterna, cioè, di Dio eterno, immutabile ne’ suoi decreti. Purg. XXV, 31.

Veneno, veleno. Par. XIX, 66. Lat. venenum.

Venenoso, velenoso. Inf. XVII, 26. Purg. XIV, 95.

Venere, dea delle libidini, e degli amori; nata dalla spuma del mare secondo le favole, Purg. XXV. 132. Ferita dal figliuolo Cupido per inavvertenza, s’innamora d’Adone. Purg. XXVIII, 65.

Venere, pianeta. Purg. 1 , 19. VIII, 2. E segg. Nel cielo di Venere s’appunta l’ombra del nostro mondo; cioè l’ombra del corpo terrestre, fatta in figura conica, viene a toccare colla punta del cono detta sfera di Venere, e non passa più avanti. Par. IX, 118.

Venesse, pervenisse; in rima. Inf. I, 40.

Vengiare, vendicare. Inf. IX, 54. XXVI, 34.

Vengiato, vendicato. Par. VII, 51.

Venien, venivano. Inf. XVI, 7. Purg. III, 92. XIX, 123.

Venire, per divenire. Inf. XX, 59. Par. II, 12. XXXIII, 52.

Venire a vista, darsi a vedere. Par. XVII, 44.

Venire in grado a chi che sia. Acquistare la sua grazia. Par. XV, 141.

Venire meno, per tramontare, nascondersi. Par. XIII, 9. In questo senso i Latini dicevano deficere. E per dileguarsi, sparire. Par. III, 15. E in altri luoghi.

Venir per alcuno, cioè, venire a pigliarlo. Inf. XXVII, 112.

Venirsene con gli occhi, andar correndo col guardo. Par. XXXII, 115.

Veni, Sponsa, de Libano. Vieni, o Sposa, dal Libano. Parole della Cantica di Salomone, al Cap. 4. Vers. 8. Purg. XXX, 11.

Venite a noi parlar, cioè, a parlare a noi. Inf. V, 81.

Venite, benedicti Patris mei. Venite, o benedetti del Padre mio. Parole di Gesù Cristo nel Vangelo di S. Matteo, al Capo 25. Verso 34. colle quali egli chiamerà gli eletti in Paradiso, nel giorno del finale giudizio. Purg. XXVII, 58.

Veniva intero il creder mio; cioè, mi riusciva ciò ch’io credeva. Inf. XXVII, 69.

Ventare, tirar vento, soffiare. Inf. XVII, 117. Purg. XVII, 68.

Ventiduo, ventidue. Inf. XXIX, 9.

Ventilare il fianco, batter l’ali. Par. XXXI, 18.

Vento, forse per gloria mondana. Par. III, 119.

Vento di Soave (per Svevia), altri, e forse meglio, legge: Vanto Secondo, e terzo Vanto di Soave. Par. III, 119, 120. V. Arrigo V. e Federigo II. Imperadori.

Ventraia, sito del ventre. Inf. XXX, 54.

Venusto, bello, gentile. Lat. venustus. Par. XXXII, 126.

Ver, particella: cioè, in paragone, rispetto. Par. XXVII, 95.

Veramente, per quello che i Latini dicono scilicet, nimirum; o in luogo di verumtamen. Par. I, 10. VII, 61. XXXII, 145.

Verbo, parole. Par. I, 70. È voce Latina.

Verbo, parola. Lat. verbum. Inf. XXV, 16. Per ragionamento. Par. XVIII, 1.

Verbo divino. La Sapienza divina, il Figliuol di Dio. Par. XIX, 45.

Vercello, Vercelli, città posta a’confini del Piemonte, dove principia fa Lombardia. Inf. XXVIII, 75.

Vercello e Marcabò. Lo dolce piano Che da Vercello a Marcabò dichina. Inf. XXVIII. 74. V. Lombardia. *Questa allusione, usando la parola geografica può interpretarsi con precisione la valle Lombarda.

Verde, fiume non lontano da Ascoli, città della Marca d’Ancona, il quale va a scaricarsi nel Tronto. Purg. III, 131. Par. VIII , 63.

Verdissimo, verde in sommo. Inf. IX, 40.

Verghetta, picciola verga. Inf. IX, 89.

Vergine sorella, per monaca, suora Par. III, 46.

Vergogna, per le parti vergognose. Inf. XXXII, 34.

Vergognare, per vergognarsi. Purg. XXVI, 81. XXXI, 64.

Veri, per verità. Par. X. 138.

Vermena, sottile, e giovane ramicello di pianta. Inf. XIII, 99.

Vermo, verme; in rima. Inf. VI, 22. XXIX, 61. XXXIV , 108.

Vermo. Verme, serpente. Così chiama Dante il can Cerbero. Inf. VI, 22. Tibullo parimente nella. 3. Elegia del 1. Libro: Tum niger in porta serpentum Cerberus ore stridet.

Vernaccia, spezie di vin bianco squisito. Purg. XXIV, 24.

Vernare, per isvernare, passare il verno. Purg. XXIV, 64. Per patir gran freddo. Inf. XXXIII, 135. Per far primavera. Par. XXX, 126, Manca quest’ultimo significato nel Vocabolario della Crusca.

Vero, per giustizia. Par. XVII, 54.

Vero. Luce che da sé è vera, chiama Dante la divina Essenza, la quale non riceve da verun altro la sua perfezione. Par. XXXIII, 54.

Vero, se ’l vero è vero; cioè, se la Scrittura Sacra non mente. Par. X, 113.

Verona, città nobilissima di Lombardia, edificata da’Galli Senoni, madre in ogni tempo d’Uomini eccellenti. Purg. XVIII, 118. Palio che si corre in essa. Inf. XV, 122.

Veronese. Di Verona. Inf. XX, 68.

Veronica. Il Santo Sudario , dove impressa rimase l’imagine del Redentore; così detto, quasi vera icon. Par. XXXI, 104.

Ver primo, che l’uom crede; sono quegli assiomi semplicissimi, che non abbisognano d’esser dimostrati a forza di discorso, ma sono per sé noti: anzi per mezzo loro si vengono a provare gli altri teoremi più composti. Par. II, 43.

Verricchio, castello nel Territorio di Rimini. Inf. XXVII, 46.

Verso, particella, per in paragone, col secondo, e col quarto caso. Inf. XXXIV, 59. Purg. VI, 142.

Veso, monte, parte dell’Alpi, dove nasce il Po. Inf. XVI, 95.

Vespero, sera. Lat. Vesper. Purg. III, 25. XV, 139.

Veste, figuratamente. Per lo corpo. Purg. I, 75.

Vestige, per vestigi. Par. XXXI, 81.

Vestigge, per vestigio; in rima. Purg. XXXIII, 108.

Vestire, per monacare. Par. III, 99.

Vestir le piume a chi che sia, cioè, mettergliele intorno. Par. XV, 54.

Vestire. Colore che veste vetro; cioè, che trasparisce per vetro. Par. XX , 80.

Vestito colle genti gloriose, cioè, vestito d’un abito della stessa foggia, e colore, con gli altri beati. Par. XXXI, 60. V. Abituati.

Vetta, sommità, cima. Purg. VI, 47.

Vetusto, antico, vecchio, lat. vetustus.. Par. VI, 139. XXII, 124.

Vexilla regis prodeunt inferni. Escono i gonfaloni del re infernale. Inf. XXXIV, 1. Contraffà in questo verso il Poeta l’Inno che canta la Chiesa in lode della Santa Croce.

Via, per modo, e ragione. Purg. III, 35.

Via, particella significante abbominio. Lat. apage, apage te. Inf. XVIII, 65. Via costà. Levati di qua. Inf. VIII, 42.

Via via, tosto tosto. Purg. VIII, 39.

Vicario di Pietro, per l’Angelo, da cui finge Dante aprirsi la porta del Purgatorio. Purg. XXI, 54.

Vice, per vece, scambio. Par. XXVII, 17. Per volta, fiata. Par. XXX, 18.

Vicino a’ monti, de’quali prima uscio. Par. VI, 6, — Allude a’monti presso di Troja, dove Costantino ridusse la sede dell’impero romano e donde era originata con Enea venuto in Italia.

Vicino, per cittadino, o concittadino. Inf. XVII, 68. Purg. XI, 140. Par. XVI, 135. XVII, 97. Così il Petrarca nel Sonetto 71. Dove piange la morte di M. Gino da Pistoja:

Pianga Pistoja, e i cittadin perversi,

Che perdut’hanno sì dolce vicino.

*E pare che derivi da vicus (vico), e ch’indi si chiamassero vicini gli abitatori e i nativi dello stesso borgo; però il significato primitivo di vicino dovrebb’essere concittadino, e conterraneo; e così intendevasi nelle lingue romane, e ne rimase traccia sino a’giorni di Montaigne nativo Guascone e dal quale Clemente V. il Guasco di Dante, è accennato Pape Clément mon voisin.  Essais, lib. I. Cap. XIX.*

Vicino, per quello che la Scrittura Sacra chiama prossimo. Purg. XVII, 115.

Vicino tal, cioè, a tale. Inf. XXXIII, 15.

Vico, per contrada, luogo. Purg. XXII, 99. Par. X, 137. Lat. vicus.

Vico degli strami, Contrada in Parigi. Par. X, 137.

Viddi, per vidi; in rima. Inf. VII, 20.

Vidili, per vidi a lui. Inf. XXXIV, 90.

Vien, per avviene. Inf. VII, 90.

Vien, per vieni. Purg. VI, 117. VII, 21. XVI, 66. V. Tien.

Vienne, cioè, ne vieni, vientene. Purg. XXIII, 5.

Vie più ch’indarno, cioè, indarno affatto. Par. XIII, 121.

Vieto, per invecchiato, disusato. Inf. XIV, 29. Dal Latino vietus, che significa languido, spossato.

Vige, si conserva in vigore. Lat. viget, Par. XXXI, 79.

Vigilare nell’eterno die. Purg. XXX, 103. V. Vegliare nell’amor sacro.

Vigilia de’ sensi, chiama Dante la vita. Inf. XXVI, 114.

Vigliare, per iscegliere, e separare. Purg. XVIII, 66.

Vigna, per la Chiesa. Par. XII, 68. XVIII, 131.

Vignajo, custode della vigna; e figuratamente, il Sommo Pontefice. Par. XII, 87.

Vigne (Piero delle). Inf. XIII, 58. V. Pier delle Vigne.

Villa, per città; alla maniera de’ Franzesi. Inf. I, 109. XXIII, 95. Purg. XV, 97. Par. XX, 39. XXII, 44.

Villa, Del cui nome, ne’ Dei fu tanta lite. Purg. XV, 97. V. Atene. — La gran Villa., Inf. XXIII, 95. V. Firenze.

Vime, per legame; dal Latino vimen. Par. XVIII, 100. XXIX, 36.

Vincastro, verga, bacchetta. Inf. XXIV, 14.

Vincente, che avanza, e vince. Par. X, 61.

Vincenza, città nobile della Marca Trivigiana, posta intra Padova, e Verona. Par. IX, 47.

Vincere, per attrarre a sé. Par. XXVIII , 128. Per abbagliare. Par. XXIX, 9. XXX, 11.

Vinci, nome, per vincoli, legami. Par. XIV, 129.

Vincìa, per vincea; in rima Inf. IV, 69.

Vincislao, figliuolo di Ottachero Re di Boemia, uomo di pessimi costumi. Purg. VII, 101.

Vinegia, Venezia una delle principalissime città d’Italia, sede d’una molto potente, e ben governata Repubblica. Par. XIX, 141.

Viniziani, per la serenissima Repubblica di Venezia. Inf. XXI, 7.

Vinum non habent. Non hanno vino. Parole della Beata Vergine al suo divin Figliuolo, nel convito di Cana di Galilea. V. l’Evangelio di S. Giovanni, al capo 2. Verso 3. Purg. XIII, 29.

Vipera. La Vipera che i Milanesi accampa. Purg. VIII , 80. Intendi l’arme (gentilizia) di casa Visconti, potentissima in Milano a’tempi del nostro Poeta. * Mostra un serpente con un Bambino fra’ denti. V. In quest’indice Nino di Gallura e Beatrice d’Este.

Vipistrello, nottola. Inf. XXXIV, 49.

Virgilio. Poeta eccellentissimo, a tutti noto. Par. XVII, 19. Circonscritto dal luogo ove nacque. Purg. XVIII , 82. Lodato. Purg. VII , 16.

– Morì a Brindisi, e fu sepolto a Napoli. Purg. III , 27.

– Finge Dante, essere egli stato sua guida per lo ’nferno. Inf. I, 79. E in altri luoghi senza numero chiamato da Dante nostra maggior Musa; cioè il Principe de’ Poeti latini. Par. XV, 26.

– A’conforti di Beatrice si muove dal Limbo. Par. XXVI, 118.

Viro, per uomo fatto Lat. vir. Inf. IV, 30. Per illustre personaggio. Par. XXIV, 34. Più che viro; cioè, uomo di straordinario valore. Par. X, 132.

Virtù, le tre sante virtù, cioè, la Fede, la Speranza, e la Carità, proprie de’ Cristiani, e non conosciute da’ Gentili. Purg. VII, 31.

Virtù che vuole, chiama Dante la volontà. Purg. XXI, 103.

Virtù che vuole freno a suo prode, chiama Dante l’appetito, il quale ricerca d’esser frenato, per sua utilità. Par. VII , 26.

Virtualmente, in virtù, e potenza. Purg. XXV, 96. XXX, 116.

Virtudi. Secondo coro d’Angeli della seconda gerarchia. Par. XXVIII, 122.

Virum non cognosco. Io non conosco uomo. Parole della Beata Vergine all’Angelo Gabriello, registrate nel Vangelo di S. Luca, al capo I, verso 34. Purg. XV, 128.

Visaggio, viso, faccia; in rima. Inf. XVI, 25.

Visconti, già Signori di Milano, intesi per la vipera, insegna di tal famiglia. Purg. 8, 80.

Visconti di Pisa. V. Nino.

Visdomini, famiglia nobile fiorentina, consorti de’ Cortigiani, e Tosinghi. I soggetti di queste tre famiglie sono padroni, e fondatori del Vescovato allora, e poi Arcivescovato di Firenze, e però ogni volta che esso vaca, sono economi, e dispensatori, e quivi si ragunano a custodia del luogo, e vi mangiano, e dormono infino a tanto che il nuovo Vescovo entri in possessione. Par. XVI, 112.

Visibile parlare , cioè, scultura, che a forza di atteggiamenti rappresenti al vivo gli affetti delle persone, come se si udissero le parole. Purg. X, 95.

Visibile soverchio, per eccessivo splendore. Purg. XV, 15.

Visione, chiama Dante l’argomento di questo suo Poema. Par. XVII, 128. V. Assonnare.

Viso, per occhi, vedere, vista. Inf. IV, 11. IX, 55, 74. XVI, 123. XX, 10. XXXI, 11. Purg. IX, 84. XV, 26. XVII, 41. Par. III, 129. XVII, 41. XXI, 20, 61. XXII, 69, 123. XXIII, 33. XXVII, 6, 73.

– Per vista, o intendimento. Par. XXXI, 27.

Viso bello. Par. XVIII, 17. E viso, Ov’ogni cosa dipinta si vede. Par. XXIV, 41; cioè, la faccia d’Iddio.

Viso che più trema, cioè, gli occhi più infermi, e deboli. Par. XXX, 25.

Viso spento, occhi abbagliati. Par. XXVI, 1.

Viso, fu viso a me, cioè, parve a me. Lat. visum est mihi. Par. VII, 5.

Vista eterna, per visione beatifica. Par. VIII, 21.

Vista, per faccia, sembiante. Purg. XVIII, 3. Per cosa veduta, prospetto. Inf. I, 45. Par. XXXII, 99. XXXIII, 136. Per finestra. Purg. X, 67. Per stella. Par. XXX, 9.

Vista, in vista si movieno, cioè, pareva che si movessero. Purg. X,81.

Viste, per vista, Purg. XXXI, 15.

Viste, per guardature, occhiate. Purg. XXXI, 115.

Viste superbe. Par. XXX, 81. V. Superbe.

Viste superne, per le stelle da noi vedute. Par. XXIII, 29.

Viste alla prima gente, cioè, vedute dalla prima gente. Purg. I, 24.

Vita lieta, chiamano i dannati quella che vissero al mondo. Inf. XIX, 102. V. Bella vita.

Vita Nuova, per la gioventù, e adolescenza. Purg. XXX, 115. E forse in questo luogo allude il Poeta ad un certo libro da lui composto, intitolato Vita Nuova; che ancor si legge.

Vita serena. V. Vita lieta. Inf. VI, 51. XV, 49.

Vita, per anima beata. Par. IX. 8. XII. 127. XIV, 6. XX. 100. XXI, 55. XXV, 27.

Vita, per azioni. Così Orazio: Integer vitae, scelerisque purus. Par. XIX, 75.

Vitaliano del Dente. Un gentiluomo di Padova, a que’ tempi famoso usurajo. Inf. XVII, 68.

S. Vittore, Monistero in Pavia. Par. XII, 132.

Vittoria, per tal valore, ed eccellenza, che vinca, e trapassi ogn’altra. Par. XXXIII, 75.

Vira foresta, selva sempreverde. Purg. XXVIII, 2.

Viva giustizia, cioè, vera, immutabile. Par. XIX, 69.

Vivagno, orlo, estremità. Inf. XIV, 123. XXIII, 49. Purg. XXIV, 127. Orlo di drappo. Par, IX, 135. E qui prendesi per tutta la veste; come spiegano comunemente gli Spositori, quando non si volesse intendere gli orli delle carte de’ libri, logori, e bisunti dal troppo voltargli.

Viva voce, per chiara, e articolata. Purg. XXXIII, 26.

Vivemo, viviamo. Inf. IV, 42.

Vive travi, alberi. Purg. XXX, 85.

Viver Solo. Colui che volle viver solo, ec. Par. XVIII. V. S. Giovanni Battista. V. Fiorin d’oro.

Vivette, per visse. Purg. XIV, 105.

Vivissimo, per velocissimo, sommamente mobile. Par. XXVII, 100.

Vivo, vista più viva, che meglio, e più esattamente discerne. Inf. XXIX, 54.

Vivo aere, sembra che il nostro Poeta chiami la parte più sublime e pura di esso, la quale trascende i confini dell’atmosfera, cioè della regione ingombrata da’ vapori, e dalle esalazioni. Purg. XXVIII, 107.

Viziare, per offuscare. Par. XVIII, 120.

Viziato, per vizioso. Purg. VII, 110.

Vizzo, dicesi delle cose che hanno perduto la lor sodezza, o durezza. Per facile ad intendersi. Purg. XXV, 27.

Volto Santo. Inf. XXI, 48. V. Santo Volto.

Vocale spirto, per canto, o vena poetica. Purg. XXI, 88.

Voce ferma, dicesi quella del tenore, che sostenta la musica: voce che va, e riede, quella del soprano, o contralto, che sovente si spezza, e vassene come vagando. Par. VIII, 18.

Voce di pianto, cioè, flebile, compassionevole. Inf. XIX, 65.

Voce, per fama. Inf. XXXIII, 85. Purg. XXVI, 121. Per nome. Inf. XVI, 41. Par. XVIII, 32. XXV, 7. Dar mala voce a chi che sia, per dirne male. Inf. VII, 93.

Voi, che intendendo, il terzo Ciel movete. Principio d’una Canzone di Dante. Par. VIII, 37.

Voi. Il voi che prima Roma sofferìe; cioè, l’uso del voi, che fu dato da’ Romani a Giulio Cesare prima d’ogn’altro, quando fu creato Dittatore perpetuo, per essere in lui sola raccolta l’autorità di tutti i magistrali, dandosi per altro del tu ad ogni persona singolare; come facevasi nella medesima città anche a’ tempi di Dante, senza eccezione alcuna. Par. XVI, 10.

Volem, vogliamo. Par. XXXII, 111.

Voler dirittamente, per esser giusto. Par. XVII, 105.

Volere, aver volere, desiderare. Par. XI, 22.

Volere, si vuole, cioè, si dee, si conviene, bisogna. Inf. XVI, 15. Purg. XIII, 18. XXIII, 6. Par. XIV, 81. XVI, 101. XX, 33. E in altri luoghi.

Volgensi, volgevansi. Par. XII, 20.

Volgere, per circondare, fasciare. Inf. XVIII, 3. Per estendersi in giro. Inf. XXIX, 9. XXX, 84.

Volger le poppe, u’ son le prore, per cangiar maniera di governo. Par. XXVII, 146.

Volgersi in su che che sia, per considerare qualche cosa. Purg. XXXI, 80.

Volitare, svolazzare. È voce Latina. Part. XVIII, 77.

Volontier, volentieri. Inf. XXXIII, 127.

Volpe, figura dell’Eresia. Purg. XXXII, 119.

Volpi, chiama Dante i Pisani. Purg. XIV, 53.

Volta, per volgimento, giro. Par. XXVIII, 50.

Volta della chiave, per lo volgimento di essa chiave, che si fa nell’aprire e serrare. Par. V, 56.

Volta prima, chiama Dante il primo Mobile, cielo che in se contiene tutti gli altri cieli, e produce il moto diurno, volgendosi d’Oriente in Occidente in ventiquattr’ore. Purg. XXVIII, 104.

Volto, per vista. Par. XXV, 26.

Volvere, volgere. È voce Latina. Inf. X, 5.

Volume, per cielo che si volge. Par. XXVIII, 14. Anche da’ Poeti Latini fu adoperata la parola volumen per esprimere il giro continuo delle sfere celesti. Basti per tutti Ovidio nel 2. Libro delle Trasformazioni, al verso 70.

Adde, quod assidua rapitur vertigine coelum,

Sideraque alta trahit, celerique volumine torquet.

Volume di Sole, per l’anno. Par. XXVI, 119.

Volume, in cui si lega Ciò, che per l’universo si squaderna; cioè, il Sommo Iddio, in cui stanno eminentemente tutte le perfezioni delle cose create, che in esse qua e là sono sparse. Par. XXXIII, 86. In questo significato prendono alcuni spositori della Scrittura Sacra quelle parole del Salmo 49. al verso 11. Et pulchritudo agri mecum est, poste dal Profeta in bocca allo stesso Dio.

Volume maggiore, U’ non simula mai bianco, nè bruno; cioè, lo stesso Dio immutabile, e i suoi eterni decreti. Par. XV, 50. Allude il Poeta a’libri di cartapecora, ne’quali l’una facciata è candida, l’altra fosca.

Vonno, per vanno; in rima. Par. XXVIII, 103.

Vosco, con voi. Lat. vobiscum. Purg. XI, 60. XIV, 105. XVI, 141. Par. XXII, 115.

Voti manchi, cioè, non adempiti. Par. IV, 137.

Votivo grido, voto fatto ad alta voce. Par. VIII, 5.

Vui, voi; in rima. Inf. V, 95.

Vulcano, Dio del fuoco, secondo le favole. Costui fu figliuolo di Giove, e di Giunone; ma essendo molto deforme, la madre il precipitò dal Cielo nell’Isola di Lenno; e per la caduta rimase zoppo. Costui è il fabbro degli dii: fabbricò insieme co’ Ciclopi le fólgori a Giove per fulminare i Giganti. Ha le sue fucine in Lenno, e nel monte Etna di Sicilia. Prese per moglie la dea Venere, ma trovatala in adulterio con Marte, con una rete di maraviglioso artifizio gli prese amendue, e mostrolli agli altri dii. Inf. XIV, 57.

Vuogli, vogli; da voglio. Par. IV, 30.

Venoli, per vuoi; in rima. Inf. XXIX, 101.

Vuolsi, per si dee, si conviene. Purg. XII, 7. V. Volere.

Vuomi, mi vuoi. Purg. XIV, 78.

 X

Xerse, Serse, potentissimo Re della Persia, il quale per passare in Grecia con settecento mila soldati, fece un ponte sopra l’Ellesponto: ove finalmente per opera di Temistocle, valoroso Capitano Ateniese, fu rotto, e sconfitto : sicché a fatica potè scampare sopra una piccola barchetta. Purg. XXVIII, 71.

Z

Zabi. V. Rafel. Inf. XXXI, 67.

Zaffiro, per la Beata Vergine. Par. XXIII, 101.

Zanca, gamba. Inf. XIX, 45. XXXIV, 79.

Zanche (Michele) fu Siniscalco di Enzo, figliuolo naturale di Federigo II Imperadore, al quale il padre diede il Giudicato di Logodoro in Sardegna. Ma essendo morto Enzo in carcere a Bologna, Michele tanto s’adoperò colla vedova, che la indusse a prenderlo per marito; e così divenne Signore di Logodoro. Inf. XXII, 88. XXXIII, 144.

Zara, sorta di giuoco che si fa con tre dadi. Purg. VI , 1. Vedi gli Spositori, e il Vocabolario della Crusca.

Zavorra, per valle di terreno arenoso, com’era la settima bolgia dell’Inferno. Inf. 25. 142.

Zeba, capra. Inf. XXXII, 15.

Zeffiro, vento che spira dall’Occidente, e conduce la Primavera, detto da’ Latini Favonius. Par. XII, 47.

Zenit, il punto verticale, o perpendicolare sopra il capo di ciascheduno; secondo gli Astrologhi. Par. XXIX, 4.

Zeno, (San) Abbazia, e Chiesa famosa in Verona, dedicata al Santo Vescovo, e Martire Zenone, Protettore di quella Città. Purg. XVIII, 118.

Zenone Cittico, cioè da Cittio, antica città di Cipro, Principe degli Stoici. Inf. IV, 138. Fu un altro Zenone, detto Eleate, dalla patria. Dialettico acutissimo. Dante intende dell’Eleatico, e come di Fondatore d’un’ipotesi sulla natura dell’universo.

S. Zita è molto venerata in Lucca, e fu di quella Città. Inf. XXI, 38.

Zodiaco, chiamato dal Poeta nostro, l’obbliquo cerchio che i pianeti porta, perchè questo circolo, strada del Sole e de’ pianeti, ch’è uno de’maggiori della Sfera, viene a fasciare obbliquamente l’Equatore, e i due Tropici. Par. X, 14. L’obbliquità dello Zodiaco è cagione della temperatura del Mondo. Par. X, 16.

Zona, cintura. È voce Latina. Il Sole e la Luna fanno dell’orizzonte insieme zona, quando, essendo l’uno in Ariete, l’altro in Libra, segni opposti dello Zodiaco, l’uno d’essi tramonta, e l’altro si leva; perchè allora vengono come a fasciarsi dell’orizzonte. Par. XXIX, 5,

Zona intorno alla Luna. V. Filo.

Zucca, per capo. Inf. XVIII, 124.

Zuffa, rissa, combattimento. Inf. VII, 59. XVIII, 108. XXII, 135.

FINE.

Note

________________________

[1] piviere: territorio e relativo abitante di una pieve o di più pievi rette da un unico pievano. Acone si trova in Val di Sieve, compresa tra la parte finale della vallata del fiume Sieve ed il Pratomagno fiorentino (ndr)

[2] Bertran de Born (1140 circa – ante 1215 è stato un militare e occitano e uno dei più importanti del XII secolo.

[3] articolo: argomento, particolare di un concetto più vasto ed articolato.

Indice Biblioteca Progetto Pirandello

© 1996 - Tutti i diritti sono riservati

Biblioteca dei Classici italiani di Giuseppe Bonghi

Ultimo aggiornamento: 07 febbraio 2011

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Ugo Foscolo Glossario dantesco - Mirrored by classicistranieri.com

Ugo Foscolo

INDICE

Glossario dantesco

Dei vocaboli, nomi, avvenimenti storici e allusioni

riferiti con dichiarazioni a versi del testo.

Edizione di riferimento

La Commedia di Dante illustrata da Ugo Foscolo, Pietro Rolandi, 20 Berner’s street. Londra, 1845. Tomo quarto. (L’originale trovasi, presso il Sig. Murray.)

 

Per compiacere anzi all’altrui disegno che al mio, ho adottato gl’indici della Cominiana, affinchè non foss’altro giovino di Vocabolario Dantesco a’ forastieri che studiano la Lingua Italiana. Dovendo io non arrogarmi di farla da correttore delle altrui fatiche, e insieme provvedere che l’ordine e le dichiarazioni degli indici rispondano a questa edizione, ho preservato puntualmente ogni parola del Volpi; bensì ho disposto l’ordine alfabetico in guisa che i tre indici stiano tutti in un solo. Così al lettore, senza ch’ei sia rimandato a ogni poco dall’uno all’altro indice, le voci in maiuscolo indicheranno nella pagina stessa i nomi, gli avvenimenti e allusioni di Storia; e le voci in corsivo i vocaboli e significati di lingua. Le opinioni d’altri o mie, le quali tendono a diradare in parte gli errori imputabili meno al Volpi che a’tempi suoi stanno soggiunte fra due asterischi.

A

Ab antico. Anticamente, lunghissimi tempi avanti. Inf. XV, 62.

Abate di san Zeno. Io fui abate in san Zeno a Verona. Purg. XVIII, 118. V. Alberto.

Abati o degli abati, famiglia nobile Fiorentina. Inf. XXXII, 106. vedi Bocca, accennata, secondo alcuni spositori, per quei che son disfatti per lor superbia. Par. XVI, 109.

Abbaglia. Di fuor dorate son, sì ch’egli abbaglia; cioè abbagliano. Inf. XXIII, 64. Il verbo singolare invece del plurale; quando non fosse una ellissi, che si dovesse supplir così: quella doratura, quel color d’oro abbaglia.

Abbagliato (l’), sanese, uomo goloso che consu

mò il suo in crapule. Inf. XXIX, 132.

Abbajare, per dimostrar gridando. Inf. VII, 43.

Abbandonare, per lasciare una impresa difficile: Par. XVIII, 9.

Abbandonarsi a che che sia, per darsi in preda. Purg. XVII, 136.

Abbandonarsi di che che sia, ritirarsi, diffidarsi. Inf. II, 34.

Abbandonarsi in mare, per cacciarsi nel più profondo di esso. Par. XXXI, 75.

Abbarbaglio, abbagliamento. Par. XXVI, 20.

Abbarbicarsi, radicarsi, appigliarsi. Inf. XXV. 58.

Abbellare, piacere. Par. XXVI, 132. Di questa voce vedi il Varchi nell’Ercolano, pag. 63. e il dottissimo abate Antonmaria Salvini, a carte 103. della seconda centuria de’suoi discorsi accademici.

Abbellire, per divenir bello. Par. XXXII, 107.

Abbicarsi, ammucchiarsi. Inf. IX, 78.

Abbo, per ho; in rima. Inf. XXXII, 5. Fuor di rima, Inf. XV, 86.

Abborrare, e aborrare, errare, smarrirsi, deviare dal dritto sentiero, discorso. Inf. XXV, 144. XXXI, 24.

Abborrire, per paventare. Par. XXVI, 73.

Abbuiarsi, divenir notte. Purg. XVII, 62. e per oscurarsi semplicemente. Par. IX, 71.

Abele, patriarca, figliuolo d’Abramo, accetto a Dio per la sua innocenza, ucciso da Caino suo fratello per invidia. Vedi la sacra Genesi. Inf. IV, 56.

Abibo, castello sull’Ellesponto, dalla parte dell’Asia; uno de’due Dardanelli, patria di Leandro, giovane amoroso, celebre nelle antiche favole. Purg. XXVIII, 74.

Abituati col primajo stuolo, cioè vestiti alla stessa foggia, e del color medesimo, che i primi. Purg. XXIX, 147. Così Par. XXXI, 60. Vestito con le genti gloriose.

Abraam, patriarca, personaggio notissimo nelle sacre scritture. Inf. IV, 58.

A brano, a brano, a pezzo a pezzo. Inf. XIII, 128.

Absalone, figliuolo del re Davidde, giovane bellissimo, ma ribelle al padre, la cui morte è notissima per le sacre scritture. Inf. XXVIII, 157.

Acam, soldato ebreo, il quale dopo la espugnazione di Gerico, contra il comandamento di Giosuè, lasciatosi vincere all’avarizia, furò una parte della preda la quale Iddio non voleva che fosse tocca, e nascosela sotterra nel suo padiglione; il che inteso, Giosuè il fece lapidare. Purg. XX, 109.

Accaffare, toglier per forza. Inf. XXI, 54.

Accapricciarsi, sbigottirsi. Inf. XXII, 31.

Accarnare, lo’ ntendimento, ben penetrare l’intenzione di chi che sia. Purg. XIV, 22.

Accasciarsi, aggravarsi delle membra, divenir pigro. Inf. XXIV, bl.

Accattare, per acquistare. Inf. XI, 81.

Accedere, accostarsi voce latina. Purg. XXX, 74.

Acceffare, prender col ceffo; e dicesi delle bestie. Inf. XXIII, 18.

Accendere. Ch’un’anima sovr’altra in noi s’accenda, cioè nasca, e cominci a vivere. Purg. IV, 6.

Accidente, termine de’Loici; e significa ciò che vien retto dalla sostanza, e per sé stesso non può stare. Par. XXXIII, 88.

Accismare, fendere, tagliare in due parti. Inf. XXVIII, .57.

Accline, piegate, ed inchinate. Par. I, 109. Qui è metafora.

Accoccarla, far qualche beffa, o dispiacere a chi che sia. Inf. XXI, 102.

Accogliere, per condurre, o cogliere. Inf. XXX, 146.

Accogliersi a chi che sia, per raccogliersi, ristringersi. Par. XXIl , 99. Per accostarsi bene. Inf. XXIX, 100.

Accoglitore, raccoglitore. Inf. IV, 139.

Accòlo, per accoglilo, accogli lui. Purg. XIV, 6. Così il Burchiello nel 3. Sonetto della 2. parte disse Tòlo per toglilo. V. il Varchi nell’Ercolano, a carte 176.

Accompagne, per accompagni, in rima. Purg. VI, 114.

Accorare, e accuorare, cagionar doglia eccessiva, e di cuore. Inf. XIII, 84; e per incoraggire, dare animo. Par. VIII, 73.

Accorgimento, giudizio, astuzia, acutezza d’ingegno. Inf. XXVII, 76, Par. lV, 70.

Accorso (d’), Francesco. Inf. XV, 110. V. Francesco.

Accorto, per pratico, esperto. Purg. IX, 88.

Accosciarsi. Inf. XVIII, 132. V. raccosciarsi.

Accostarsi con che che sia, cioè a che che sia. Par. XXIX, 95.

Accrescere, per aggiungere. Par. VIII, 47.

Acerbo, per colui che non possedè ancora la grazia confirmante. Par. XIX, 48. Per oscuro, e difficile da intendersi. Par. XXX, 79.

Acerbo a conversione, cioè duro al convertirsi, ritroso. Par. XI, 103.

A che, a quale indizio. Inf. V, 119.

A che, da cui. Purg. XV, 25.

Acheronte, uno de’fiumi dello inferno; così chiamato con greco nome, dalla privazione d’ogni allegrezza. Inf. III, 78. XIV, 116. Purg. II, 105. E perciò ben disse Dante, trista riviera d’Acheronte.

Achille, figliuolo di Peleo, e di Teti dea marina, uomo sopra tutti i Greci che andarono a Troja , fortissimo. Egli è l’Eroe d’Omero nella Iliade. Inf. V, 65. Dice Dante: Che con amore al fine combattèo. Io intendo che si ridusse finalmente a combattere, e ad ajutare i suoi nazionali oppressi da’Trojani, mosso dall’amore ch’ei portava al suo compagno Patroclo, che gli era stato ucciso da Ettore.

Achille, nudrito da Chirone centauro. Inf. XII, 71.

Achille, ama e poi abbandona Deidamia, figliuola di Licomede di Sciro. V. Deidamia. Inf. XXVI, 62.

Achille,  La lancia d’Achille, eh’egli aveva ricevuta in eredità da Peleo suo padre, era di tal virtù, che la sua ruggine applicata in forma d’empiastro alle ferite con essa fatte, le risanava; come appunto avvenne a Telefo figliuolo d’Ercole; del quale vedi le favole. Inf. XXXI, 5.

Achille, tolto dalla madre Teti a Chirone centauro suo precettore, e trasportato, mentr’egli dormiva, nell’Isola di Sciro, dove dimorò alquanto tempo in casa del Re Licomede, vestito da donzella, sino che fu scoperto per astuzia d’Ulisse, e condotto alla guerra di Troja. Purg. IX, 34.

Achille, azioni di questo Eroe, materia d’un poema di Stazio, intitolato Achilleide, lasciato dall’autore imperfetto. Purg. XXI, 92.

Achitofele, fu colui che mise discordia tra Absalone, e il Re Davidde suo padre; come si ha nella scrittura sacra. Inf. XXVIII, 137.

A ciancia, a beffe. Par. V. 64.

A ciò, s’accorse, di ciò. Inf. XXIII, 114.

Acone, piviere [1] sul Fiorentino. Par. XVI, 65.

Acqua, per lagrime. Purg. XXX , 98. Così Properzio, nobil poeta latino, nella 4a elegia del 3 libro:

Siccine eam incomptis vidisti fiere capillis?

Illius ex oculis multa cadebat aqua?

Il medesimo chiamò pure il sudore con questo nome, nella Elegia 18. del libro 2, giusta la numerazione dello Scaligero

Quae si forte aliquid vultu milii dura negarat,

Frigida de tota fronte cadebat aqua.

Acque, V. Rugiada.

Acquacheta , così chiamasi il fiume Montone, avanti che dall’Apennino scenda alla pianura. Inf. XVI, 97.

Acquasparta , villa nel contado di Todi. Par. XII , 124. V. 3Iatteo.

Acquattarsi, chinarsi bene, per non esser veduto. Inf. XXI, 559.

Acque, per lagrime. Purg. XV, 94. Exitus aquarum deduxerunt oculi mei, dicesi nel Salmo 118. vers. 136.

Acque, per creature, o massa informe dell’universo. Par. XXIX, 21. Spiritus domini ferebatur super aquas, leggesi nel primo capo del Genesi.

Acquistar carco, per aggravar la coscienza. Inf. XXVII, 156.

Acquistar su al monte, avanzarsi nella salita del monte Purg. IV, 38.

Aera, per isdegnosa, crucciata; in rima. Purg. IX, 136.

Acri, città nobile della Soria, altrimenti detta Tolemaide tolta a’ Cristiani da’ Saracini, e data al Soldano. Inf. XXVII, 89.

Acro, acre, pungente; in rima. Purg. XXXI, 3.

Acume, per fervore, e stimolo di desiderio. Par. I, 84.

Acume primiero, per la prima grazia comunicata da Dio all’uomo. Par. XXXII, 75.

Acuto per intenso. Purg. XXIV, 110.

Acuto al cammino, cioè molto voglioso di viaggiare. Inf. XXVI, 121.

Adagiarsi