Solidarietà incondizionata a Luciano Canfora

La biblioteca classicistranieri.com esprime solidarietà incondizionata all’insigne filologo e finissimo intellettuale Luciano Canfora per la pretestuosa e temeraria querela ricevuta da un’Alta Carica Istituzionale.

Luciano Canfora

LucianoCanforasovversivoconcettomarchesidesiderio

Posted in Uncategorized | Tagged , , , , | Comments Off on Solidarietà incondizionata a Luciano Canfora

Maurice Ravel – Bolero – MP3

Il “Bolero” di Ravel

Ravel – Bolero – LL

su: https://liberliber.classicistranieri.com/_autori/ravel/bolero/mp3/

Posted in Ravel | Tagged , , , , | Comments Off on Maurice Ravel – Bolero – MP3

Pietro Mascagni – Mamma, quel vino è generoso – Cavalleria rusticana

Pietro Mascagni – Mamma, quel vino è generoso – Cavalleria rusticana

Mascagni, cavalleria, cavallerialibr, intermezzo, vino, allcavalleria, mamma, rusticana, crnovella

Posted in Mascagni | Tagged , , , , , , , , | Comments Off on Pietro Mascagni – Mamma, quel vino è generoso – Cavalleria rusticana

Giovanni Verga – Cavalleria Rusticana – Audiolibro – MP3 – Lettura di Valerio Di Stefano

Il poveraccio tentava di fare ancora il bravo, ma la voce gli si era fatta rocca; ed egli andava dietro alla ragazza dondolandosi colla nappa del berretto che gli ballava di qua e di là sulle spalle. A lei, in coscienza, rincresceva di vederlo così col viso lungo, però non aveva cuore di lusingarlo con belle parole.

 

cavalleria.mp3 17.140.041 04/01/2024 14:25
cavalleria.mp3.rar 16.878.112 05/01/2024 10:51

Mascagni, cavalleria, cavallerialibr, intermezzo, vino, allcavalleria, mamma, rusticana, crnovella

Posted in Verga | Tagged , , , , , , , , | Comments Off on Giovanni Verga – Cavalleria Rusticana – Audiolibro – MP3 – Lettura di Valerio Di Stefano

Giovanni Verga – Cavalleria rusticana – Novella

Turiddu Macca, il figlio della gnà Nunzia, come tornò da fare il soldato, ogni domenica si pavoneggiava in piazza coll’uniforme da bersagliere e il berretto rosso, che sembrava quella della buona ventura, quando mette su banco colla gabbia dei canarini. Le ragazze se lo rubavano cogli occhi, mentre andavano a messa col naso dentro la mantellina, e i monelli gli ronzavano attorno come le mosche. Egli aveva portato anche una pipa col re a cavallo che pareva vivo, e accendeva gli zolfanelli sul dietro dei calzoni, levando la gamba, come se desse una pedata. Ma con tutto ciò Lola di massaro Angelo non si era fatta vedere nè alla messa, nè sul ballatoio, chè si era fatta sposa con uno di Licodia, il quale faceva il carrettiere e aveva quattro muli di Sortino in stalla. Dapprima Turiddu come lo seppe, santo diavolone! voleva trargli fuori le budella della pancia, voleva trargli, a quel di Licodia! però non ne fece nulla, e si sfogò coll’andare a cantare tutte le canzoni di sdegno che sapeva sotto la finestra della bella.

— Che non ha nulla da fare Turiddu della gnà Nunzia, dicevano i vicini, che passa la notte a cantare come una passera solitaria?

Finalmente s’imbattè in Lola che tornava dal viaggio alla Madonna del Pericolo, e al vederlo, non si fece nè bianca nè rossa quasi non fosse stato fatto suo.

— Beato chi vi vede! le disse.

— Oh, compare Turiddu, me l’avevano detto che siete tornato al primo del mese.

— A me mi hanno detto delle altre cose

ancora! rispose lui. Che è vero che vi maritate con compare Alfio, il carrettiere?

Se c’è la volontà di Dio! rispose Lola tirandosi sul mento le due cocche del fazzoletto.

La volontà di Dio la fate col tira e molla come vi torna conto! E la volontà di Dio fu che dovevo tornare da tanto lontano per trovare ste belle notizie, gnà Lola!

Il poveraccio tentava di fare ancora il bravo, ma la voce gli si era fatta rocca; ed egli andava dietro alla ragazza dondolandosi colla nappa del berretto che gli ballava di qua e di là sulle spalle. A lei, in coscienza, rincresceva di vederlo così col viso lungo, però non aveva cuore di lusingarlo con belle parole.

— Sentite, compare Turiddu, gli disse alfine, lasciatemi raggiungere le mie compagne. Che direbbero in paese se mi vedessero con voi?…

— È giusto, rispose Turiddu; ora che sposate compare Alfio, che ci ha quattro muli in stalla, non bisogna farla chiacchierare la gente. Mia

madre invece, poveretta, la dovette vendere la nostra mula baia, e quel pezzetto di vigna sullo stradone, nel tempo ch’ero soldato. Passò quel tempo che Berta filava, e voi non ci pensate più al tempo in cui ci parlavamo dalla finestra sul cortile, e mi regalaste quel fazzoletto, prima d’andarmene, che Dio sa quante lacrime ci ho pianto dentro nell’andar via lontano tanto che si perdeva persino il nome del nostro paese. Ora addio, gnà Lola, facemu cuntu ca chioppi e scampau, e la nostra amicizia finiu.

La gnà Lola si maritò col carrettiere; e la domenica si metteva sul ballatoio, colle mani sul ventre per far vedere tutti i grossi anelli d’oro che le aveva regalati suo marito. Turiddu seguitava a passare e ripassare per la stradicciuola, colla pipa in bocca e le mani in tasca, in aria d’indifferenza, e occhieggiando le ragazze; ma dentro ci si rodeva che il marito di Lola avesse tutto quell’oro, e che ella fingesse di non accorgersi di lui quando passava. — Voglio fargliela proprio sotto gli occhi a quella cagnaccia! borbottava.

Di faccia a compare Alfio ci stava massaro Cola, il vignaiuolo, il quale era ricco come un maiale, dicevano, e aveva una figliuola in casa. Turiddu tanto disse e tanto fece che entrò camparo da massaro Cola, e cominciò a bazzicare per la casa e a dire le paroline dolci alla ragazza.

— Perchè non andate a dirle alla gnà Lola ste belle cose? rispondeva Santa.

La gnà Lola è una signorona! La gnà Lola ha sposato un re di corona, ora!

Io non me li merito i re di corona.

— Voi ne valete cento delle Lole, e conosco uno che non guarderebbe la gnà Lola, nè il suo santo, quando ci siete voi, chè la gnà Lola, non è degna di portarvi le scarpe, non è degna.

La volpe quando all’uva non potè arrivare….

— Disse: come sei bella, racinedda mia!

— Ohè! quelle mani, compare Turiddu.

— Avete paura che vi mangi?

— Paura non ho nè di voi, nè del vostro Dio.

— Eh! vostra madre era di Licodia, lo sappiamo! Avete il sangue rissoso! Uh! che vi mangerei cogli occhi.

— Mangiatemi pure cogli occhi, che briciole non ne faremo; ma intanto tiratemi su quel fascio.

— Per voi tirerei su tutta la casa, tirerei!

Ella, per non farsi rossa, gli tirò un ceppo che aveva sottomano, e non lo colse per miracolo.

— Spicciamoci, che le chiacchiere non ne affastellano sarmenti.

Se fossi ricco, vorrei cercarmi una moglie come voi, gnà Santa.

Io non sposerò un re di corona come la gnà Lola, ma la mia dote ce l’ho anch’io, quando il Signore mi manderà qualcheduno.

Lo sappiamo che siete ricca, lo sappiamo!

Se lo sapete allora spicciatevi, chè il babbo

sta per venire, e non vorrei farmi trovare nel cortile.

Il babbo cominciava a torcere il muso, ma la ragazza fingeva di non accorgersi, poichè la nappa del berretto del bersagliere gli aveva fatto il solletico dentro il cuore, e le ballava sempre dinanzi gli occhi. Come il babbo mise Turiddu fuori dell’uscio, la figliuola gli aprì la finestra, e stava a chiacchierare con lui tutta la sera, che tutto il vicinato non parlava d’altro.

— Per te impazzisco, diceva Turiddu, e perdo il sonno e l’appetito.

— Chiacchiere.

— Vorrei essere il figlio di Vittorio Emanuele per sposarti!

— Chiacchiere.

— Per la Madonna che ti mangerei come il pane!

— Chiacchiere!

— Ah! sull’onor mio!

— Ah! mamma mia!

 

Lola che ascoltava ogni sera, nascosta dietro il vaso di basilico, e si faceva pallida e rossa, un giorno chiamò Turiddu.

— E così, compare Turiddu, gli amici vecchi non si salutano più?

— Ma! sospirò il giovinotto, beato chi può salutarvi!

Se avete intenzione di salutarmi, lo sapete dove sto di casa! rispose Lola.

Turiddu tornò a salutarla così spesso che Santa se ne avvide, e gli battè la finestra sul muso. I vicini se lo mostravano con un sorriso, o con un moto del capo, quando passava il bersagliere. Il marito di Lola era in giro per le fiere con le sue mule.

— Domenica voglio andare a confessarmi, chè stanotte ho sognato dell’uva nera, disse Lola.

— Lascia stare! lascia stare! supplicava Turiddu.

No, ora che s’avvicina la Pasqua, mio marito lo vorrebbe sapere il perchè non sono andata a confessarmi.

 

— Ah! mormorava Santa di massaro Cola, aspettando ginocchioni il suo turno dinanzi al confessionario dove Lola stava facendo il bucato dei suoi peccati. Sull’anima mia non voglio mandarti a Roma per la penitenza!

Compare Alfio tornò colle sue mule, carico di soldoni, e portò in regalo alla moglie una bella veste nuova per le feste.

— Avete ragione di portarle dei regali, gli disse la vicina Santa, perchè mentre voi siete via vostra moglie vi adorna la casa!

Compare Alfio era di quei carrettieri che portano il berretto sull’orecchio, e a sentir parlare in tal modo di sua moglie cambiò di colore come se l’avessero accoltellato. — Santo diavolone! esclamò, se non avete visto bene, non vi lascierò gli occhi per piangere! a voi e a tutto il vostro parentado!

— Non son usa a piangere! rispose Santa; non ho pianto nemmeno quando ho visto con questi occhi Turiddu della gnà Nunzia entrare di notte in casa di vostra moglie.

 

Va bene, rispose compare Alfio, grazie tante.

Turiddu, adesso che era tornato il gatto, non bazzicava più di giorno per la stradicciuola, e smaltiva l’uggia all’osteria, cogli amici; e la vigilia di Pasqua avevano sul desco un piatto di salsiccia. Come entrò compare Alfio, soltanto dal modo in cui gli piantò gli occhi addosso, Turiddu comprese che era venuto per quell’affare e posò la forchetta sul piatto.

— Avete comandi da darmi, compare Alfio? gli disse.

— Nessuna preghiera, compare Turiddu, era un pezzo che non vi vedevo, e voleva parlarvi di quella cosa che sapete voi.

Turiddu da prima gli aveva presentato un bicchiere, ma compare Alfio lo scansò colla mano. Allora Turiddu si alzò e gli disse:

Son qui, compar Alfio.

Il carrettiere gli buttò le braccia al collo.

Se domattina volete venire nei fichidindia

della Canziria potremo parlare di quell’affare, compare.

— Aspettatemi sullo stradone allo spuntar del sole, e ci andremo insieme.

Con queste parole si scambiarono il bacio della sfida. Turiddu strinse fra i denti l’orecchio del carrettiere, e così gli fece promessa solenne di non mancare.

Gli amici avevano lasciato la salsiccia zitti zitti, e accompagnarono Turiddu sino a casa. La gnà Nunzia, poveretta, l’aspettava sin tardi ogni sera.

— Mamma, le disse Turiddu, vi rammentate quando sono andato soldato, che credevate non avessi a tornar più? Datemi un bel bacio come allora, perchè domattina andrò lontano.

Prima di giorno si prese il suo coltello a molla, che aveva nascosto sotto il fieno, quando era andato coscritto, e si mise in cammino pei fichidindia della Canziria.

— Oh! Gesummaria! dove andate con quella

furia? piagnucolava Lola sgomenta, mentre suo marito stava per uscire.

— Vado qui vicino, rispose compar Alfio, ma per te sarebbe meglio che io non tornassi più.

Lola, in camicia, pregava ai piedi del letto, premendosi sulle labbra il rosario che le aveva portato fra Bernardino dai Luoghi Santi, e recitava tutte le avemarie che potevano capirvi.

— Compare Alfio, cominciò Turiddu dopo che ebbe fatto un pezzo di strada accanto al suo compagno, il quale stava zitto, e col berretto sugli occhi. Come è vero Iddio so che ho torto e mi lascierei ammazzare. Ma prima di venir qui ho visto la mia vecchia che si era alzata per vedermi partire, col pretesto di governare il pollaio, quasi il cuore le parlasse, e quant’è vero Iddio vi ammazzerò come un cane per non far piangere la mia vecchierella.

— Così va bene, rispose compare Alfio, spogliandosi del farsetto, e picchieremo sodo tutt’e due.

 

Entrambi erano bravi tiratori; Turiddu toccò la prima botta, e fu a tempo a prenderla nel braccio; come la rese, la rese buona, e tirò all’anguinaia.

— Ah! compare Turiddu! avete proprio intenzione di ammazzarmi!

, ve l’ho detto; ora che ho visto la mia vecchia nel pollaio, mi pare di averla sempre dinanzi agli occhi.

— Apriteli bene, gli occhi! gli gridò compar Alfio, che sto per rendervi la buona misura.

Come egli stava in guardia tutto raccolto per tenersi la sinistra sulla ferita, che gli doleva, e quasi strisciava per terra col gomito, acchiappò rapidamente una manata di polvere e la gettò negli occhi all’avversario.

— Ah! urlò Turiddu accecato, son morto.

Ei cercava di salvarsi, facendo salti disperati all’indietro; ma compar Alfio lo raggiunse con un’altra botta nello stomaco e una terza alla gola.

— E tre! questa è per la casa che tu m’hai adornato. Ora tua madre lascerà stare le galline.

Turiddu annaspò un pezzo di qua e di là tra i fichidindia e poi cadde come un masso. Il sangue gli gorgogliava spumeggiando nella gola e non potè profferire nemmeno: — Ah, mamma mia!

 

Audiolibro (Lettura di Valerio Di Stefano)

Posted in Verga | Tagged , , , , , | Comments Off on Giovanni Verga – Cavalleria rusticana – Novella

Pietro Mascagni – Cavalleria Rusticana – Opera completa – Bergonzi – Von Karajan – Orchestra del Teatro alla Scala

Pietro Mascagni – Cavalleria Rusticana – Opera completa – Bergonzi – Von Karajan – Orchestra del Teatro alla Scala

Mascagni, cavalleria, cavallerialibr, intermezzo, vino, allcavalleria

Posted in Uncategorized | Tagged , , , , , , , , , , , , , | Comments Off on Pietro Mascagni – Cavalleria Rusticana – Opera completa – Bergonzi – Von Karajan – Orchestra del Teatro alla Scala

Pietro Mascagni – Cavalleria Rusticana – MP3 – Bergonzi – Von Karajan – Orchestra del Teatro alla Scala

Pietro Mascagni – Cavalleria Rusticana – MP3 – Bergonzi – Von Karajan – Orchestra del Teatro alla Scala

Cavalleria Rusticana 1200x0600

mascagni_cavalleria_kh.m3u 4.135 12/01/2021 16:41
mascagni_cavalleria_kh_01_p_etc.mp3 5.091.328 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_02_o_etc.mp3 4.431.872 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_03_s_etc.mp3 7.211.008 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_04_i_etc.mp3 5.515.264 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_05_g_etc.mp3 10.143.744 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_06_s_etc.mp3 3.563.520 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_07_d_etc.mp3 4.915.200 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_08_i_etc.mp3 5.679.104 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_09_b_etc.mp3 1.859.584 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_10_r_etc.mp3 4.950.016 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_11_i_etc.mp3 9.639.936 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_12_v_etc.mp3 12.531.712 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_13_t_etc.mp3 8.189.952 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_14_f_etc.mp3 6.297.600 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_15_a_etc.mp3 12.972.032 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_16_o_etc.mp3 7.036.928 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_17_c_etc.mp3 3.887.104 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_18_i_etc.mp3 6.627.328 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_19_a_etc.mp3 6.053.888 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_20_v_etc.mp3 5.879.808 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_21_a_etc.mp3 10.756.096 12/01/2021 16:40
mascagni_cavalleria_kh_22_m_etc.mp3 11.632.640 12/01/2021 16:40

Intermezzo:

 

Mamma, quel vino è generoso

 

Opera completa

 

Mascagni, cavalleria, cavallerialibr, intermezzo, vino, allcavalleria

Posted in Bergonzi, Mascagni, von Karajan | Tagged , , , , , , , , , , | Comments Off on Pietro Mascagni – Cavalleria Rusticana – MP3 – Bergonzi – Von Karajan – Orchestra del Teatro alla Scala

Giacomo Leopardi – Poems – Translated by Frederick Townsend – Audiobook – Librivox

Translated by Frederick Townsend

poems_01_leopardi_64kb.mp3 2.968.064 29/03/2024 09:24
poems_02_leopardi_64kb.mp3 1.319.936 29/03/2024 09:24
poems_03_leopardi_64kb.mp3 3.463.168 29/03/2024 09:24
poems_04_leopardi_64kb.mp3 5.128.192 29/03/2024 09:24
poems_05_leopardi_64kb.mp3 4.138.496 29/03/2024 09:24
poems_06_leopardi_64kb.mp3 2.747.904 29/03/2024 09:24
poems_07_leopardi_64kb.mp3 1.894.400 29/03/2024 09:24
poems_08_leopardi_64kb.mp3 4.204.032 29/03/2024 09:24
poems_09_leopardi_64kb.mp3 2.932.736 29/03/2024 09:24
poems_10_leopardi_64kb.mp3 3.760.640 29/03/2024 09:24
poems_11_leopardi_64kb.mp3 2.610.176 29/03/2024 09:24
poems_12_leopardi_64kb.mp3 2.605.056 29/03/2024 09:24
poems_13_leopardi_64kb.mp3 1.534.976 29/03/2024 09:24
poems_14_leopardi_64kb.mp3 561.152 29/03/2024 09:24
poems_15_leopardi_64kb.mp3 1.333.248 29/03/2024 09:24
poems_16_leopardi_64kb.mp3 545.792 29/03/2024 09:24
poems_17_leopardi_64kb.mp3 3.338.240 29/03/2024 09:24
poems_18_leopardi_64kb.mp3 3.452.416 29/03/2024 09:24
poems_19_leopardi_64kb.mp3 4.286.464 29/03/2024 09:24
poems_20_leopardi_64kb.mp3 1.442.304 29/03/2024 09:24
poems_21_leopardi_64kb.mp3 4.033.024 29/03/2024 09:24
poems_22_leopardi_64kb.mp3 3.045.376 29/03/2024 09:24
poems_23_leopardi_64kb.mp3 1.937.408 29/03/2024 09:24
poems_24_leopardi_64kb.mp3 4.490.752 29/03/2024 09:24
poems_25_leopardi_64kb.mp3 3.095.040 29/03/2024 09:24
poems_26_leopardi_64kb.mp3 1.609.216 29/03/2024 09:24
poems_27_leopardi_64kb.mp3 1.340.416 29/03/2024 09:24
poems_28_leopardi_64kb.mp3 3.392.512 29/03/2024 09:24
poems_29_leopardi_64kb.mp3 2.912.768 29/03/2024 09:24
poems_30_leopardi_64kb.mp3 716.800 29/03/2024 09:24
poems_31_leopardi_64kb.mp3 2.832.384 29/03/2024 09:24
poems_32_leopardi_64kb.mp3 2.442.752 29/03/2024 09:24
poems_33_leopardi_64kb.mp3 1.702.912 29/03/2024 09:24
poems_34_leopardi_64kb.mp3 6.906.368 29/03/2024 09:24
poems_35_leopardi_64kb.mp3 1.818.112 29/03/2024 09:24
poems_36_leopardi_64kb.mp3 6.561.792 29/03/2024 09:24
poems_37_leopardi_64kb.mp3 410.624 29/03/2024 09:24
poems_38_leopardi_64kb.mp3 803.328 29/03/2024 09:24
poems_39_leopardi_64kb.mp3 3.237.888 29/03/2024 09:24

 

The Infinite

 

Love and Death

 

Italian Version read by Mela Boev

 

Librivox, LL, Leopardi, anima, infinito, silvia, Baldelli, poems, cantilibrivox, canti

Canti_(1835)

 

 

Posted in Leopardi, Letteratura italiana, Liber Liber, Librivox | Tagged , , , , , , , , , , , | Comments Off on Giacomo Leopardi – Poems – Translated by Frederick Townsend – Audiobook – Librivox

Giacomo Leopardi – Canti – Audiolibro – Librivox – MP3

La prima edizione dei Canti fu pubblicata a Napoli, curata dall’autore, nel 1835. Superficialmente sarebbe potuta apparire un’ennesima raccolta della tradizione classicista italiana. Nulla di nuovo infatti nel contenuto e nel linguaggio. Il pessimismo e la noia sono temi che dall’Ecclesiaste erano apparsi regolarmente nella letteratura occidentale, da quella classica fino al Werther. Le sferzate poetiche contro la decadenza politica e civile della “patria”, le cui prime attestazioni nella tradizione culturale occidentale risalgono ai profeti veterotestamentari, già in Dante e Petrarca avevano raggiunto vette altissime. Nulla di sostanzialmente nuovo neanche nella lingua poetica, la stessa oramai canonica dal Petrarca in poi: “sembiante” per viso, “luci”, “lumi” o “rai” per occhi,“garzone” per giovane, “beltà”, “augelli”, “alma”, “cor”, ecc. Ma si legga a caso un passo dei Canti, ed ecco che, come nella musica di Mozart, siamo colpiti da un tono nuovo, unico, difficilmente analizzabile. Si provi ad invertire un qualunque sintagma e la magia scompare! Mai titolo fu più pertinente. Ma non è musica fine a sé stessa. Dispiegata sulle “ali del canto”, la voce, così profondamente sincera ed umana di Giacomo Leopardi, grazie all’ineffabilità che nasce dal suo sforzo poetico, continua a toccarci l’animo e il cuore come poche altre, nella poesia italiana. (Riassunto di Sergio Baldelli)

Canti 1512

canti_01_leopardi_64kb.mp3 3.679.232 29/03/2024 09:25
canti_02_leopardi_64kb.mp3 5.702.656 29/03/2024 09:25
canti_03_leopardi_64kb.mp3 5.670.912 29/03/2024 09:25
canti_04_leopardi_64kb.mp3 3.188.224 29/03/2024 09:25
canti_05_leopardi_64kb.mp3 2.030.080 29/03/2024 09:25
canti_06_leopardi_64kb.mp3 3.388.928 29/03/2024 09:25
canti_07_leopardi_64kb.mp3 2.917.376 29/03/2024 09:25
canti_08_leopardi_64kb.mp3 3.846.656 29/03/2024 09:25
canti_09_leopardi_64kb.mp3 2.459.136 29/03/2024 09:25
canti_10_leopardi_64kb.mp3 3.278.336 29/03/2024 09:25
canti_11_leopardi_64kb.mp3 1.875.456 29/03/2024 09:25
canti_12_leopardi_64kb.mp3 745.472 29/03/2024 09:25
canti_13_leopardi_64kb.mp3 1.694.720 29/03/2024 09:25
canti_14_leopardi_64kb.mp3 664.064 29/03/2024 09:25
canti_15_leopardi_64kb.mp3 3.196.928 29/03/2024 09:25
canti_16_leopardi_64kb.mp3 3.178.496 29/03/2024 09:25
canti_17_leopardi_64kb.mp3 5.292.032 29/03/2024 09:25
canti_18_leopardi_64kb.mp3 1.973.248 29/03/2024 09:25
canti_19_leopardi_64kb.mp3 5.444.608 29/03/2024 09:25
canti_20_leopardi_64kb.mp3 3.979.776 29/03/2024 09:25
canti_21_leopardi_64kb.mp3 1.885.696 29/03/2024 09:25
canti_22_leopardi_64kb.mp3 5.850.624 29/03/2024 09:25
canti_23_leopardi_64kb.mp3 3.836.416 29/03/2024 09:25
canti_24_leopardi_64kb.mp3 1.469.440 29/03/2024 09:25
canti_25_leopardi_64kb.mp3 1.515.520 29/03/2024 09:25
canti_26_leopardi_64kb.mp3 4.108.800 29/03/2024 09:25
canti_27_leopardi_64kb.mp3 3.379.712 29/03/2024 09:25
canti_28_leopardi_64kb.mp3 659.968 29/03/2024 09:25
canti_29_leopardi_64kb.mp3 3.704.320 29/03/2024 09:25
canti_30_leopardi_64kb.mp3 3.314.688 29/03/2024 09:25
canti_31_leopardi_64kb.mp3 1.777.152 29/03/2024 09:25
canti_32_leopardi_64kb.mp3 8.934.912 29/03/2024 09:25
canti_33_leopardi_64kb.mp3 2.032.128 29/03/2024 09:25
canti_34_leopardi_64kb.mp3 8.382.464 29/03/2024 09:25
canti_35_leopardi_64kb.mp3 501.760 29/03/2024 09:25
canti_36_leopardi_64kb.mp3 652.288 29/03/2024 09:25
canti_37_leopardi_64kb.mp3 1.117.696 29/03/2024 09:25
canti_38_leopardi_64kb.mp3 782.336 29/03/2024 09:25
canti_39_leopardi_64kb.mp3 2.659.328 29/03/2024 09:25
canti_40_leopardi_64kb.mp3 1.051.648 29/03/2024 09:25
canti_41_leopardi_64kb.mp3 807.424 29/03/2024 09:25

L’infinito

 

La sera del di festa

 

Canti” completi – Mela Boev

 

Librivox, LL, Leopardi, anima, infinito, silvia, Baldelli, poems, cantilibrivox

Posted in Baldelli, Leopardi, Letteratura italiana, Liber Liber, Librivox | Tagged , , , , , , , , , | Comments Off on Giacomo Leopardi – Canti – Audiolibro – Librivox – MP3

Giacomo Leopardi – Canti – 1835 – Starita – Napoli – PDF

Giacomo LeopardiCanti – 1835 – Starita – Napoli – PDF

Canti_(1835)

Leopardi – Canti – SilviaInfinitoanima – starita – pastore

Posted in Leopardi | Tagged , , , , , , | Comments Off on Giacomo Leopardi – Canti – 1835 – Starita – Napoli – PDF

Giacomo Leopardi – Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa lana?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera.

Altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende

Questo vagar mio breve,

Il tuo corso immortale?

Vecchierel bianco, infermo,
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L’ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s’affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch’arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido, immenso,
Ov’ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
È la vita mortale.

Nasce l’uomo a fatica,

Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore

Il prende a consolar dell’esser nato.

Poi che crescendo viene,
L’uno e l’altro il sostiene, e via por sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell’umano stato:
Altro officio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perchè dare al sole,
Perchè reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Sevita è sventura,
Perchè da noi si dura?
Intatta luna, tale
È lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
E forse del mio dir poco ti cale.

Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;

Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi

 

Il perchè delle cose, e vedi il fruito
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l’ardore, e che procacci
Il verno co’ suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand’io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questà
Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell’innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D’ogni celeste, ogni terrena cosa,

Girando senza posa,
Per tornar sempre là donde son mosse;

Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal, conosci il tutto.

Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell’esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors’altri; a me la vita è male.

O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d’affanno
Quasi libera vai;
Ch’ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all’ombra, sovra l’erbe,
Tu se’ queta e contenta;
E gran parte dell’anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l’erbe, all’ombra,
E un fastidio m’ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge

che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,

E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,

O greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perchè giacendo
A bell’agio, ozioso,
S’appaga ogni animale;
Me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale1?

Forse s’avess’io l’ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
È funesto a chi nasce il natale.

Posted in Uncategorized | Tagged , , , , , , , , | Comments Off on Giacomo Leopardi – Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Giacomo Leopardi – Il Risorgimento

Credei ch’al tutto fossero
In me, sul fior degli anni,
Mancati i dolci affanni
Della mia prima età:

I dolci affanni, i teneri
Moti del cor profondo,
Qualunque cosa al mondo
Grato il sentir ci fa.

Quante querele e lacrime
Sparsi nel novo stato,
Quando al mio cor gelato
Prima il dolor mancò!
Mancar gli usati palpiti,
L’amor mi venne meno,

E irrigidito il seno
Di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
Fatta per me la vita;
La terra inaridita,

Chiusa in eterno gel;
Deserto il ; la tacita
Notte più sola e bruna;
Spenta per me la luna,
Spente le stelle in ciel.

Pur di quel pianto origine
Era l’antico affetto;
Nell’intimo del petto
Ancor viveva il cor.
Chiedea l’usate immagini
La stanca fantasia;
E la tristezza mia
Era dolore ancor.

Fra poco in me quell’ultimo
Dolore anco fu spento,
E di più far lamento
Valor non mi restò.
Giacqui; insensato, attonito,
Non dimandai conforto:
Quasi perduto e morto,

Il cor s’abbandonò.

Qual fui! quanto dissimile
Da quel che tanto ardore,
Che beato errore
Nutrii nell’alma un !
La rondinella vigile,
Alle finestre intorno
Cantando al novo giorno,
Il cor non mi ferì:

Non all’autunno pallido
In solitaria villa,
La vespertina squilla,
Il fuggitivo Sol.
Invan brillare il vespero
Vidi per muto calle,
Invan sonò la valle
Del flebile usignol.

E voi, pupille tenere,
Sguardi furtivi, erranti,
Voi de’ gentili amanti

Primo, immortale amor,
Ed alla mano offertami
Candida ignuda mano,
Foste voi pure invano
Al duro mio sopor.

 

D’ogni dolcezza vedovo,
Tristo; ma non turbato,
Ma placido il mio stato,
Il volto era seren.
Desiderato il termine
Avrei del viver mio;
Ma spento era il desio
Nello spossato sen.

Qual dell’età decrepita
L’avanzo ignudo e vile,
Io conducea l’aprile
Degli anni miei così:
Così quegl’ineffabili
Giorni, o mio cor, traevi,
Che fugaci e brevi
Il cielo a noi sortì.

Chi dalla grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtù nova è questa,
Questa che sento in me?

Moti soavi, immagini,
Palpiti, error beato,
Per sempre a voi negato
Questo mio cor non è?

Siete pur voi quell’unica

Luce de’ giorni miei?
Gli affetti ch’io perdei
Nella novella età?
Se al ciel, s’ai verdi margini,
Ovunque il guardo mira,
Tutto un dolor mi spira,
Tutto un piacer mi dà.

Meco ritorna a vivere
La piaggia, il bosco, il monte;
Parla al mio core il fonte,
Meco favella il mar.
Chi mi ridona il piangere
Dopo cotanto obblio?
E come al guardo mio
Cangiato il mondo appar?

Forse la speme, o povero
Mio cor, ti volse un riso?
Ahi della speme il viso
Io non vedrò mai più.
Proprii mi diede i palpiti,

Natura, e i dolci inganni.
Sopiro in me gli affanni
L’ingenita virtù;

Non l’annullar: non vinsela
Il fato e la sventura;

Non con la vista impura
L’infausta verità.
Dalle mie vaghe immagini
So ben ch’ella discorda:
So che natura è sorda,
Che miserar non sa.

Che non del ben sollecita
Fu, ma dell’esser solo:
Purchè ci serbi al duolo,
Or d’altro a lei non cal.
So che pietà fra gli uomini
Il misero non trova;
Che lui, fuggendo, a prova
Schernisce ogni mortal.

Che ignora il tristo secolo
Gl’ingegni e le virtudi;
Che manca ai degni studi
L’ignuda gloria ancor.
E voi, pupille tremule,
Voi, raggio sovrumano,

So che splendete invano,
Che in voi non brilla amor.

Nessuno ignoto ed intimo
Affetto in voi non brilla:
Non chiude una favilla

Quel bianco petto in se.
Anzi d’altrui le tenere
Cure suol porre in gioco;
E d’un celeste foco
Disprezzo è la mercè.

Pur sento in me rivivere
Gl’inganni aperti e noti;
E de’ suoi proprii moti
Si maraviglia il sen.
Da te, mio cor, quest’ultimo
Spirto, e l’ardor natio,
Ogni conforto mio
Solo da te mi vien.

Mancano, il sento, all’anima
Alta, gentile e pura,
La sorte, la natura,
Il mondo e la beltà.
Ma se tu vivi, o misero,
Se non concedi al fato,
Non chiamerò spietato
Chi lo spirar mi dà.

LeopardiSilvia . infinitocanti

Posted in Leopardi | Tagged , , , | Comments Off on Giacomo Leopardi – Il Risorgimento

Luciano Canfora “Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano” (Laterza)

Luciano Canfora “Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano” (Laterza)

LucianoCanfora – sovversivo – concetto – marchesi – desiderio

Posted in Canfora | Tagged , , , , , , , , | Comments Off on Luciano Canfora “Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano” (Laterza)

Il desiderio di libertà, Lectio magistralis di Luciano Canfora – Taobuk, Taormina Book Festival – 2019

Il Festival è ideato e diretto da Antonella Ferrara.

Registrazione video del dibattito dal titolo “Il desiderio di libertà, Lectio magistralis di Luciano Canfora – Taobuk, Taormina Book Festival 2019″, registrato a Taormina lunedì 24 giugno 2019 alle 20:25.

Dibattito organizzato da Taormina Book Festival.

Sono intervenuti: Caterina Andò (giornalista), Luciano Canfora (professore emerito di Filologia Greca e Latina all’Università di Bari).

da: www.radioradicale.it

LucianoCanforasovversivoconcettomarchesidesiderio

Posted in Canfora | Tagged , , , , , , , , , , , , , | Comments Off on Il desiderio di libertà, Lectio magistralis di Luciano Canfora – Taobuk, Taormina Book Festival – 2019