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Corno (strumento musicale) - Wikipedia

Corno (strumento musicale)

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Nota disambigua - Se stai cercando altri significati di Corno, vedi Corno.

Il corno (lingue antiche: sanscr. crn-gam corno, gr. kèras, lat. cornu, fr. cor e crone; sp. trompa, ted. horn; anche chiamato corno francese) è uno strumento musicale a fiato facente parte degli aerofoni e della sottofamiglia degli ottoni con canneggio conico. Il corno moderno ha tre cilindri, un canneggio circolare che inizia da un lato con con un bocchino a imbuto e termina con un ampio padiglione a campana. Il suono viene prodotto grazie alla vibrazione delle labbra contro l'imboccatura, così come avviene nella tromba. Il timbro è soffice e profondo. Rispetto agli altri ottoni presenti nell'orchestra, l'estensione del corno può raggiungere quasi le 4 ottave e mezza. In orchestra viene utilizzato come strumento armonico e solistico, grazie al suo particolare timbro che "lega" molto bene gli altri suoni e può anche emergere facilmente; molti compositori dei periodi barocco, classico e romantico hanno dato importanti ruoli a questo strumento dal suono evocativo sia in campo sinfonico cameristico che in quello operistico.

Indice

[modifica] Estensione

estensione del corno doppio
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estensione del corno doppio

L'estensione del corno doppio (vedi oltre) in SIb-FA va dal SIb0 al FA4 ma al grave si può spingere fino al FA0; l'estensione acuta può variare leggermente da esecutore ad esecutore.

[modifica] Storia

Corno da caccia - Wilhelm Haas, Nurember, 1694 - Parigi, Musée de la Musique
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Corno da caccia - Wilhelm Haas, Nurember, 1694 - Parigi, Musée de la Musique

Gli antichi corni erano molto più semplici degli odierni. Essi consistevano in tubi metallici ripiegati diverse volte e terminanti con una larga apertura finale, detta "campana". In seguito apparvero i corni da caccia, strumenti che venivano suonati a cavallo. Il cornista teneva lo strumento afferrandolo nella porzione di tubo vicina all'imboccatura, con il resto del corno attorno al braccio, in modo che fosse sufficiente una sola mano per suonarlo e l'altra potesse guidare il cavallo. Lo strumento non poteva emettere tutti i suoni: gli unici possibili erano quelli corrispondenti ai suoni armonici che il tubo emetteva variando la pressione dell'aria e la tensione del labbro.


Corno naturale ad altezza variabile; in basso si vedono sei differenti canneggi che modificano l'altezza - Joseph Raoux, Parigi, fine del XVIII secolo - Parigi, Musée de la Musique
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Corno naturale ad altezza variabile; in basso si vedono sei differenti canneggi che modificano l'altezza - Joseph Raoux, Parigi, fine del XVIII secolo - Parigi, Musée de la Musique

Più tardi, i corni attirarono l'interesse dei compositori e furono usati per evocare atmosfere campestri ed immagini di caccia. Anche al tempo di Wolfgang Amadeus Mozart, tuttavia, il suonatore di corno (ormai parte integrante dell'orchestra) si serviva di uno strumento diverso dall'attuale. Si trattava ancora di un corno naturale (si serviva solo dei suoni armonici), tanto che era costretto a possederne più d'uno, dotati anche di ritorte, cioè di porzioni di tubo che potevano essere aggiunte per variare la lunghezza del canneggio e, di conseguenza, sia il suono base che tutta la serie degli armonici. Mentre la mano sinistra teneva la parte iniziale dello strumento, vicino al bocchino, la mano destra del cornista aveva già assunto la posizione attuale, infilata nella campana dello strumento; attraverso l'azione della mano nella campana, potevano essere ottenuti altri suoni, calanti o crescenti, dei quali i compositori si servirono largamente malgrado l'evidente differenza timbrica con i suoni naturali. Con l'aggiunta di questi altri suoni a quelli naturali, il corno divenne finalmente uno strumento melodico e molti grandi compositori cominciarono a scrivere concerti a lui dedicati. I concerti per corno di Mozart, ad esempio, furono scritti per questo tipo di corno che, abbiamo detto, oggigiorno viene definito corno naturale.


Corno "Omnitonique" - Jacques Charles Labbaye, Parigi, circa 1820 - Parigi, Musée de la Musique
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Corno "Omnitonique" - Jacques Charles Labbaye, Parigi, circa 1820 - Parigi, Musée de la Musique

Intorno al 1815, il corno assunse una nuova forma: furono aggiunti i pistoni, meccanismi che aprivano e chiudevano porzioni di tubo facenti le veci delle vecchie ritorte, rendendole quindi sorpassate. Il sistema non godette di immediata fortuna e diffusione, al punto che Charles-Joseph Sax (il padre di Adolphe), brevettò un "cor omnitonique" automatizzando il sistema delle ritorte attraverso un cursore (ed ignorando i pistoni) ancora nel 1824.

Corno marca "Besson" - Lidl BE702
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Corno marca "Besson" - Lidl BE702

Il corno scelto per l'applicazione dei pistoni fu il corno in FA e ancor oggi i corni sono 'tagliati' in questa tonalità. L'aggiunta dei tre pistoni, oggigiorno spesso sostituiti da cilindri, e l'ormai diffusissimo uso di accoppiare la strumento in FA ad uno in SIb (corno doppio), ha reso lo strumento completo nella sua estensione, senza i 'vuoti' presenti nel corno naturale.

[modifica] Tipi di corno

Corno doppio
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Corno doppio

In seguito all'uso massiccio che si cominciò a fare del corno in ambito orchestrale nonché solistico, si sentì l'esigenza di potenziare la zona acuta dello strumento in FA (lunghezza del tubo 3,94 m). La soluzione, come già accennato, consistette nell'accoppiare al canneggio in FA un ulteriore canneggio in SIb acuto (2,95 m). Il primo prototipo di questo strumento risale al 1897 ad opera del costruttore tedesco Fritz Kruspe.

Il corno doppio combina i due strumenti in un unico corpo. Attraverso un quarto cilindro azionato dal pollice, il cornista può agevolmente passare dai suoni gravi e pieni del corno in FA a quelli acuti e squillanti del corno in SIb.

Col passar del tempo vengono inoltre sempre più in uso corni in fa-sib-fa acuto (tripli) o semplicemente in fa acuto (discant horn) che facilitano l'emissione nel registro più alto e rendono più agevole l'esecuzione di repertori o brani particolari.

Queste opportunità colmano quelle regioni dello strumento che non erano ancora state raggiunte dall'adozione dei cilindri, rendendo il corno uno strumento completo. Oggigiorno si potrebbe quindi ragionevolmente rivedere la notazione: infatti il corno attuale adotta ancora la scrittura del corno naturale in FA, il che costringe i compositori a trasportare tutti i suoni una quinta giusta sopra ai suoni reali e gli strumentisti a leggere nella chiave di mezzosoprano, aggiungendo mentalmente sempre un bemolle in armatura. Il corno, ormai affrancato dall'incombenza del cambio strumento, si può considerare, al livello di scrittura, uno strumento in DO.


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