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The Project Gutenberg EBook of Il cristianesimo e la religione di domani, by Romolo Murri

This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.net

Title: Il cristianesimo e la religione di domani

Author: Romolo Murri

Release Date: April 30, 2008 [EBook #25265]

Language: Italian

*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL CRISTIANESIMO ***

Produced by the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net

BIBLIOTECA POPOLARE DI PROPAGANDA DEMOCRATICA

N. 2.

ROMOLO MURRI
DEPUTATO AL PARLAMENTO

Il cristianesimo

e la religione di domani

Primo migliaio

ROMA

COMITATO DI AZIONE LAICA
EDITORE

Piazza Trasimeno, 2

INDICE

????????Al lettore Pag. 5
????????Introduzione ?? 11
????????La libert?? religiosa ?? 31
????????Interiorit?? ed immanenza ?? 37
????????La pratica della libert?? ?? 43
????????L'unit?? religiosa ?? 48
????????Le chiese e il loro ufficio ?? 52
????????L'avvenire del cristianesimo ?? 59
????????La chiesa di Roma ?? 65
????????Roma e l'Italia ?? 73

AL LETTORE

Nel giudicare delle religioni e del fatto religioso due atteggiamenti caratteristici ha lo spirito italiano: uno di quelli per i quali la religione ?? la Chiesa cattolica apostolica romana e essere religiosi significa accettare???attraverso a molteplici e inevitabili adattamenti individuali???quella religione, come una societ?? esteriore storica ecclesiastica papale; l'altro di quelli che, persuasi della molta menzogna che quella religione racchiude, o giunti con molta spensierata disinvoltura a conclusioni materialistiche e scettiche, scrollano le spalle e si disinteressano insieme della Chiesa romana e di ogni religiosit?? e religione.

Nessuno di questi due atteggiamenti ?? sincero; poich?? l'uno e l'altro egualmente vengono da ripugnanza allo sforzo di esame, di discernimento, di giudizio religioso: sono, anzi, questa stessa ripugnanza tradotta in pratica di vita.

Nessuno di essi, egualmente, pu?? ispirar fiducia per l'avvenire; perch??, essendo insinceri, essi sono insieme immorali; ed hanno per effetto una crescente diminuzione dei valori delle energie delle attivit?? morali; un impoverimento di vita, se vita ?? innanzi tutto attivit?? spirituale, crescente consapevolezza e dominio di s?? e delle cose.

_L'uno e l'altro, anche, segnano un arresto nella rinascita della coscienza italiana. Poich?? le generazioni rivoluzionarie del secolo scorso furono profondamente ed intensamente religiose. I cattolici, da Parini a Manzoni a Rosmini a Gioberti a Tommaseo a Mamiani, avevano incominciato a rifarsi un loro cattolicismo liberale o romantico, in contrasto, sotto molti aspetti, con quello della Chiesa di Roma; e frutto immediato e felice di questo cattolicismo fu la lotta contro di quella per l'abolizione dei suoi privilegi medioevali e per la soppressione del potere temporale. Gli altri???e basti nominarne uno: Mazzini???per lo stesso loro idealismo intenso ardente operoso, per l'ampiezza della loro visione, che mirava a tutto un rinnovamento umano, per l'agitare che fecero elementi e motivi e tradizioni religiose (attinte dal classicismo e dal Medio Evo) cercarono egualmente di spronare ed elevare gli animi ad una religiosit?? e religione nuove._

Questa doppia corrente si ?? interrotta dopo il 1870, od ha avuto solo manifestazioni parziali e fugaci. E non avemmo nemmeno, salvo poche e fiacche eccezioni, ricerche di filosofia della religione e di storia e critica delle religioni, cos?? fiorenti in quest'ultimo periodo in Francia in Germania in Inghilterra.

Le pagine che seguono, saggio limitato e modesto, vogliono essere una reazione a questa stasi dello spirito religioso italiano. Non hanno uno scopo dottrinale, ma pratico: vogliono, innanzi tutto, esser l'esempio di un atteggiamento, dinanzi ai problemi e ai fatti religiosi, diverso da quei due che ho indicato.

Esso si riassume in questo criterio fondamentale: le religioni sono la storia della religiosit?? umana la quale ?? perenne come lo stesso spirito umano e, come lo stesso spirito umano, in un lavoro assiduo di creazione (solo dove ?? creazione ?? vita; e dove ?? stabilit?? ?? morte), fa e disf?? e rif?? la sua storia il suo linguaggio le sue istituzioni.

Quindi noi dobbiamo giudicare la nostra storia religiosa, e in particolare la religione cattolica degli italiani, con questo senso di superiorit?? dello spirito che riconosce l'opera sua, ma insieme non vuol essere vincolato ed incarcerato da essa.

Accettando il cattolicismo come esso ci ?? presentato dal papa, e dai suoi ministri, noi ci rendiamo schiavi di ci?? che noi stessi???o i nostri avi per noi???abbiamo fatto, sacrifichiamo la nostra attivit?? presente alle forme storiche istituzionali della nostra attivit?? passata, ci lasciamo, come alcuno disse, governare e dominare dai morti. Disprezzandolo e trascurandolo, noi disprezziamo e trascuriamo noi stessi in quanto siamo, assai pi?? che non ci sia noto, come popolo e quindi anche come individui, fattura di questa societ?? e tradizione religiosa. Nell'un caso e nell'altro ci estraniamo da noi stessi, rigettiamo nella penombra dell'abitudine e dell'inconscio una parte, e la pi?? preziosa, di noi.

Collocarci dinanzi ai fatti ed alle dottrine religiose senza devozione cieca e senza odio, esaminarle serenamente per vedere ci?? che in esse ?? vivo e ci?? che ?? morto, ci?? che pu?? essere energia o strumento o linguaggio di vita in noi e separarlo da ci?? che, essendoci rimasto addossato e attaccato, costituisce quasi una parte morta di noi, questo ?? il nostro dovere.

_Molti non possono giungere a questa serenit?? di considerazione e di giudizio perch?? interessi estranei li spingono a prender posizione senza aver cura dei valori veramente religiosi, e un poco alla volta, soffocandoli. E la Chiesa di Roma ha posto ogni sua arte nel moltiplicare questi interessi di carattere non religioso che avvincono a s?? tanta gente e fare i vincoli sempre pi?? saldi: esempio tipico quello che giustamente fu detto il patto della vergogna._

Altri temono l'ignoto, i venti e le tempeste delle vie della ricerca affannosa, e comprimendo in s?? il dubbio, e cercando di persuadersi che in far ci?? sono uomini virtuosi e pii, preferiscono riparare sotto la vecchia casa, umili e malvisti, vagheggiando una suocera pi?? benevola e qualche ritocco all'edifizio.

Altri, maestri di idealismo, si contentano dei concetti puri e delle astratte soluzioni definitive, anche se ci?? li allontani dagli operosi contrasti della vita ed isterilisca in parte l'efficacia spirituale del loro idealismo.

Altri, infine, preferiscono non occuparsi in alcun modo di religione, abbandonandosi, per ottenere questo risultato, ad una superficiale e fatua concezione della vita che fu tanto in voga in questi ultimi tempi; ed ?? fra tutte la soluzione peggiore e pi?? rovinosa, perch?? la pi?? infesta ad ogni forma di attivit?? e ad ogni inquietudine religiose.

Queste pagine sono, come il lettore vedr??, qualche cosa di diverso. Esse muovono dal concetto e dalla rivendicazione della libert?? spirituale; libert?? che ?? attivit?? in moto e ricerca delle leggi interiori e immanenti di questa attivit?? ed opposizione di essa alle leggi esteriori e tiranniche che si pretende imporle dal di fuori; libert?? che non si regola, nel cercare e vagliare e rifiutare e accettare, secondo od?? e amori e antipatie preconcette, ma sceglie e prende quello che le giova; e intende a rimuovere dalla scelta preoccupazioni e interessi i quali, non essendo di carattere religioso, possono solo condurre all'errore e all'ipocrisia.

Pochi sono che accoglieranno con favore queste pagine; ma ?? appunto questo dover lottare contro i molti che ce le fa ritenere opportune e ci fa sperare che qualche anima pensosa ed inquieta???di queste sole giova il consenso???incontreranno per via.

Introduzione.

Una breve introduzione ?? necessaria per il pi?? facile intendimento delle pagine che seguono: nelle quali si parla di religione, di coscienza, di libert??, supponendo noto al lettore il senso che a queste ed altre parole affini va attribuito, dopo i pi?? recenti chiarimenti dell'idealismo filosofico.

Ma l'introduzione dovrebbe essere un trattato; e il trattato, nei brevi confini di questi volumetti, ?? impossibile. Debbo dunque contentarmi di esporre, in forma quasi assiomatica, talune delle conclusioni metodologiche pi?? ovvie le quali, per ogni studioso delle cose dello spirito, dovrebbero essere oramai acquisite e sicure.

1. La parola religione ha due significati molto diversi.

In un significato, essa dice lo stesso spirito umano in quanto, antecedentemente ad ogni concreta determinazione storica del fatto religioso, ?? in esso l'esigenza, originaria ed irreducibile, di pensare ed agire religiosamente, cercando di esprimere in s?? una conoscenza sintetica della vita, dell'essere e dell'universo, e di coordinare a questa sintesi la sua attivit??. Le religioni storiche procedono da questa fonte e non l'esauriscono mai. Esse possono esser considerate, sotto questo aspetto, come i torrenti di lava di un vulcano vivo. La forza ignea che accende e fonde la materia ?? nell'interno ed erutta di quando in quando la lava, la quale poi si raffredda e solidifica, scorrendo sul declivio.

Coloro i quali non sanno parlare di religione, senza riferirsi, implicitamente almeno, a qualche religione storica, confondono lo spirito e la coscienza umana con un momento ed un fatto storico, contingente e relativo, concretato in dottrine ed in riti, nel quale lo spirito, bench?? pi?? lentamente che non faccia la lava del vulcano, stagna, si raffredda, si solidifica e muore; confondono l'idea con quello che forse ?? gi?? divenuto il cadavere di una idea.

E il maggiore errore ?? di quelli i quali, osservando la diversit?? e la complessit?? dei fatti religiosi, cercano di ridurli scientificamente all'unit??, ricorrendo alle prime e pi?? elementari e rudimentali manifestazioni dello spirito religioso, p. es. al tabou. Come farebbe, ad es., chi per cercare la definizione dell'arte ricorresse alle prime arcaiche figurazioni artistiche.

2. Quindi, per giudicare della religiosit?? o meno di un individuo, conviene non arrestarsi alle forme concrete, storiche, di religione, nelle quali questo si ?? trovato a crescere ed a vivere, ma esaminare il grado di sviluppo del suo spirito; vedere cio?? se egli ?? giunto a quella maturit?? di consapevolezza nella quale solo nasce il bisogno di collocarsi spiritualmente nell'insieme degli esseri e dell'universo; al vigore di volont?? per il quale si giunge a volere, non solo s?? stesso come individuo e i propri fini immediati, ma quei beni che all'individuo sembrano degni di esser raggiunti per s?? stessi, per il loro oggettivo valore, e quindi anche, se ?? necessario, con sacrificio di s??. La forma concreta che assume questa estensione dell'individuo in una zona di attivit?? e di fini vasti e superpersonali ?? la sua religione.

Prendete ad es. lo scienziato naturalista il quale si ?? persuaso del determinismo universale e della superiorit?? dei fini che la natura raggiunge con la sua esuberanza di manifestazioni fisiche, chimiche e organiche; questo scienziato, secondando in s?? lo sviluppo della vita fisica e il raggiungimento dei pi?? egoistici piaceri individuali con il disprezzo di ogni norma morale, agisce ??religiosamente??, in quanto cerca di realizzare in s??, con consapevole sforzo, quelli che crede essere i fini universali e supremi delle cose; in quanto coordina la sua vita alla vita della materia e dell'istinto ??divino??. ??, ad es., la religione della laus vitae di Gabriele D'Annunzio.

E questa religione ha i suoi precedenti storici in molte superstizioni brutali delle religioni antiche; nei cui riti si cercava di esprimere, con grossolana confusione, l'adorazione della vita fisica e della natura; p. es., nella prostituzione sacra e nei culti dionisiaci.

3. Nella storia e nelle societ?? nostre, molti gradi e stadii di sviluppo religioso si sopravvivono e coesistono. Anche qui l'ontogenesi ripete la filogenesi, con innumerevoli complicazioni ed anacronismi. Per es., nei costumi religiosi del popolo italiano non ?? difficile trovare ancora tracce e sopravvivenze di tutte le religioni che da due millenn?? esso ?? venuto accogliendo ed elaborando; dalle primitive superstizioni totemistiche e animistiche al naturalismo ed al politeismo di molti riti pagani; specie quando le une o le altre vennero assunte sotto il patrocinio della religione dominante e superficialmente segnate da questa del sigillo di una pi?? alta religiosit??.

Una riduzione analitica del cattolicismo alla molteplicit?? degli elementi religiosi, sovente assai pi?? antichi, dei quali esso si ?? servito per comporre l'attuale religione o superstizione popolare ?? oggi assai facile; e la volgarizzazione delle sue conclusioni pi?? certe sarebbe uno strumento efficacissimo di educazione religiosa. Lo Stato italiano ha reso alla Chiesa romana un immenso servigio, abolendo nelle universit??, e quindi sopprimendo di fatto, lo studio scientifico delle religioni in Italia.

Evidentemente, questa religione popolare ??, in tal caso, una religione inferiore; corrisponde a stadi di cultura gi?? superati. Superati, s'intende, da coloro i quali appartengono spiritualmente alla loro et??; non dal contadino analfabeta, ad es., il quale non ha avuto e non pu?? avere, isolato nel suo fondo e nella sua casupola, contatti con la cultura del tempo, e che quindi seguiter?? a comporre il suo mondo interiore di imagini e di previsioni grossolane, presso a poco cos?? come, millenn?? innanzi, se lo composero i suoi antecessori.

Le religioni costituite, se sono riuscite a trarre il loro vantaggio da questa ignoranza e ad aggiogarla al loro carro, sono per necessit?? conservatrici ed affaticano i propri teologi nel cercare delle spiegazioni accomodanti; come quel decreto della Curia romana il quale permetteva e sanciva l'uso di pezzettini di carta, con su formule e invocazioni religiose, da ingoiare per ottenerne, in certi casi, effetti fisici miracolosi.

Ma lo spirito religioso ?? necessariamente ed essenzialmente innovatore e, contro tali costumi, rivoluzionario; poich?? esso abdicherebbe a suoi fini pi?? essenziali se non cercasse di profittare, per le sue sintesi superiori e per il dominio della vita da parte degli interessi ideali, di tutti i progressi dello spirito e della cultura.

Questo spirito religioso ha tuttavia una preoccupazione; quella di giudicare delle dottrine e dei riti dal loro valore di vita non solo in astratto ma, particolarmente, negli individui nei quali essi operano; e quindi di rispettare, per la sincerit?? e l'efficacia morale che essi possono avere, quelle dottrine e quei riti, in certune categorie di individui, in quanto non gli riesca di sostituirli con norme pi?? ricche di vita e di efficacia morale. In questi casi si ?? dinanzi a un doppio dovere: di educare con bont?? coloro i quali sono nella ignoranza superstiziosa e di combattere apertamente e risolutamente coloro i quali profittano della loro ignoranza.

4. Se la religione, nelle sue caratteristiche essenziali, ?? lo sforzo che la coscienza umana fa per vivere consapevolmente la sua vita, non come sua, ma come vita, realizzando i beni di questa, in quanto ?? vita della coscienza, cio?? dello spirito, consapevolezza del proprio essere e dei fini di questa attivit?? immanente e tutta presente che ?? in continuo fluire e creare ed emergere e riversarsi esteriormente, noi dovremo concludere che la religione ?? il culmine della personalit?? umana e il culmine della storia.

Quello che negli individui ha appunto questo carattere e significato pi?? alto, e veramente quasi divino, di rivelare e di praticare la pressione degli interessi ideali nella vita, il tentativo di raccogliere nell'unit?? interiore le diverse tendenze ed atteggiamenti pratici dello spirito, di costruire le sintesi unificatrici e di mettere la propria vita ed il mondo esteriore che ?? il mondo di ciascuno di noi in armonia con esse, l'intendere l'arco della propria vita ad un fine pi?? alto, questo ?? in essi e per essi la loro religione.

Si comprende quindi come si possa parlare anche di una religione della patria o della bellezza o della cultura o dell'umanit??; poich?? patria, bellezza, cultura, umanit??, cos?? come giustizia, bont??, libert?? umana, cio?? il culto della umanit?? vittoriosa e dominatrice in ciascun individuo umano, sono parole con le quali si indica, sotto l'uno o l'altro aspetto, l'esigenza che negli spiriti singoli e nelle coscienze ?? posta da questo pi?? alto e ricco e profondo significato della vita umana che ?? come la presenza, in ciascuno di noi, dello spirito, nella universalit?? ed assolutezza sua.

E questi vari ideali, ciascuno dei quali separatamente ?? monco ed imperfetto, ed approfondendo ciascuno dei quali noi scuopriamo, in complicazioni e rapporti sempre pi?? intimi via via che il nostro pensiero si aguzza, anche gli altri, noi diciamo, con termine generico, Dio; il quale esprime la necessit?? che noi abbiamo di concepire questa pi?? ricca ed occulta vita dello spirito come il massimo della universalit?? ed insieme il massimo della concretezza e della personalit??; perch?? l'universalit?? astratta, quella che il pensiero razionale e scientifico pu?? darci, ?? la forma e la categoria, il vuoto, mentre la vita ?? concretezza ed attualit?? e personalit??.

Quindi l'ideale religioso, Dio, ?? posto non dalla ragione ma dalla fede; ?? posto con lo stesso atto di vita e di volont?? con il quale noi vogliamo quella pi?? ricca vita che ci trascende e della quale, insieme, non sentiremmo il bisogno ed il desiderio, se essa non fosse gi?? in noi, se non fosse noi stessi, in vocazione ed in germe.

E poich?? non si tratta per noi, in quanto religiosi, di sapere e di volere ci?? che ?? e ci si manifesta nel nesso esteriore ed oggettivato delle causalit?? e delle successioni e nella concretezza del suo essere, percettibile e misurabile da noi, ma di sapere e di volere quella ulteriore sintesi e realt?? ed armonia e ricchezza di vita che non ??, ora, ed in tanto pu?? essere???per noi???in quanto ci ?? dato di intravederla e di volerla e di farla, cos?? una religione la quale si identifichi con la scienza o con la stessa filosofia ?? una contraddizione in termini; poich?? l'una e l'altra sono di ci?? che ??, della vita vissuta, della realt?? che ?? divenuta queste realt?? concrete, delle cose fatte e morte.

La filosofia ha anche per oggetto lo spirito e si sforza di rimuovere l'illusione dell'intellettualismo astratto e di colpire la vita nell'atto della sua unit?? e continuit??; ma essa lo fa con un atto di riflessione, e cercando quasi di sdoppiare lo spirito, di cogliere s??, dal di fuori, nell'atto del suo fare e di decomporre questo fare negli elementi che lo costituiscono, di definirlo.

La fede ?? invece l'occhio interiore che ci ?? dato per discernere nell'attualit?? della vita la sostanza e le direzioni della sua feconda creazione; essa ?? quello che non ??, n?? come forma di realt?? definita, n?? come volont?? giunta a realizzarsi e possedere il suo mondo; ed ?? insieme l'affanno della creazione, la creatura-creatore che ??ingemiscit et parturit usque adhuc??.

Ed essa ?? indefinibile e inafferrabile e intraducibile, perch?? ?????dicevo???l'atto vivente dello spirito, gravido di vita, nativit?? continuata e rinnovantesi.

Ed ora, o mai pi??, il lettore intender?? perch?? la religione vera ??, per ed in ciascun individuo, il massimo della personalit??, il suo santuario interiore, il suo Dio incomunicabile, il fiore alto e puro della sua vita, se questa ?? nobile e pura, capace di generare un Dio, e non solo dei mostricciattoli morituri. E intender?? come ?? sciocco parlare di religioni solo come di assemblee di teologi e volumi di dottrine e corpi di riti e di simboli; poich?? tutto questo o ?? il cadavere della religione od ?? il materiale del quale le coscienze religiose si servono per creare la loro fede. Ma quanti ancora confondono il neonato con gli strumenti della levatrice!

5. Altra conclusione, la quale, anche essa, ci interessa molto.

Come negli individui la religione ?? il culmine della personalit??, il fiore della vita ricca e pura, cos?? nei popoli e nella loro storia la religione va cercata in ci?? che essi sanno compiere, come unit?? spirituale, per l'avvento dei grandi ideali umani, per il trionfo della cultura, della giustizia e della bont??. E i sacerdoti veri dei popoli sono i loro condottieri in queste opere eroiche, in questi momenti solenni delle creazioni sociali nelle quali vien raggiunto e si compie un qualche concreto ideale di giustizia e di solidariet?? umana.

Ci?? apparirebbe agli uomini assai pi?? facilmente se le vecchie religioni storiche non avessero tutto l'interesse di far della religione una cosa professionale e di fissare della norme di vita e un tipo di bont?? dal quale chi si allontana ?? giudicato perverso; e se quindi gli uomini, concentrando tutto il loro interesse sui progressi, nelle coscienze singole e nelle istituzioni, dei beni e delle energie ideali dalle quali dipende per tanta parte l'arricchimento della vita e della personalit?? umana, potessero intelligentemente e serenamente giudicare di ci?? che a tali fini con pi?? efficacia conduce.

Cos?? nel secolo scorso, ad esempio, se gli italiani avessero equamente saggiato i benefici spirituali della vecchia religione cattolica e per contro quelli che al paese dovevano venire dai moti spirituali dai quali procede l'Italia moderna, cos?? profondamente diversa da quella che la Chiesa romana avrebbe voluto perpetuare, essi avrebbero giudicato che assai maggiore religiosit?? vera e vivente era nell'anima ignea e negli scritti e nell'opera di Giuseppe Mazzini che non in quella gelida e diffidente di Gregorio XVI e dei suoi preti ortodossi.

E, giudicando in tal modo, si vedrebbe che la societ?? contemporanea, se pur sembra irreligiosa perch?? non esterna nelle vecchie forme il suo ossequio ad una divinit?? e non ha fiducia nelle vecchie dottrine, ?? invece pervasa e percorsa da intime correnti di religiosit?? sincera e fattiva, le quali si manifestano in tante forme di lotta contro il male???l'alcoolismo, la tubercolosi, la miseria, l'abbandono o la poca cura dell'infanzia, ecc.???e di propaganda per iniziative benefiche, cos?? varie e numerose che il solo esemplificare sarebbe lungo.

L'et?? nostra e la coscienza contemporanea ha dunque la sua religione cos?? come le altre et?? hanno avuto la loro; e se essa offre caratteristiche assai diverse da quelle delle religioni passate: la poca cura delle formule dottrinali, la ripugnanza ai riti tradizionali, lo sforzo verso la libert?? e la personalit??, il culto della vita quale essa si offre alla nostra esperienza presente, senza affannose indagini su l'al di l??, il senso della interiorit?? del divino, la praticit?? di intenti e di opere, tutto ci?? a chi non abbia la mente ingombra di pregiudizii religiosi apparisce come un progresso e non come uno smarrirsi dello spirito religioso.

6. Ancora una osservazione. L'attenuarsi del vincolo, gi?? cos?? stretto, fra la fede interiore e la religione esteriore, con la sua gerarchia e le sue dottrine e i suoi riti, ha gettato in una crisi gravissima le vecchie religioni e in particolar modo il cattolicismo.

Roma, soprattutto, sentendo venir meno il sostegno di tutto il suo colossale edificio esteriore, si affanna a dare a questo la maggior consistenza possibile, perch?? esso possa reggersi, corpo senz'anima, quasi per l'istesso suo peso??. Di qui le varie riforme di Pio X: la condanna del modernismo, la codificazione del diritto, le riforme liturgiche, la rigida difesa della tradizione ortodossa; tentativi disperati di puntellare un edificio sotto il quale viene mancando il terreno.

?? Un esempio tipico della prevalenza presa nel cattolicismo romano da elementi che non hanno nulla di religioso e che manifestano il carattere intimamente reazionario di esso ?? il neo-cattolicismo dell'Action fran??aise o quello estetizzante, meritamente assai poco noto, de' giovani del S. Giorgio. Molti atei e scettici, remoti quanto ?? possibile essere dal cristianesimo e sin da ogni scrupolo morale, affettano per il cattolicismo romano una simpatia veramente rivelatrice. E questo non ha ritegno di vantarsi e di giovarsi di tali simpatie. Forse lo fa per mostrare che, dopo tutto, anche esso ?? larghissimo di libert?????

Ma chi giudica del valore dei segni e dei riti religiosi da ci?? che essi contengono di religiosit?? viva e palpitante, quegli ?? condotto ad una grande serenit?? di giudizio e ad un rispetto sincero che va diritto alle coscienze e da esse discende alle forme esteriori con le quali queste manifestano, con maggiore o minore chiarezza ed efficacia, le loro fedi.

E lo sforzo di questo osservatore, se egli si trasformi in uomo di azione, sar??, non gi?? quello di difendere tenacemente ed imporre delle forme fisse, ortodosse, di religiosit??, quali che si sieno, ma, al contrario, di cercar di diminuire quanto ?? possibile ogni differenza artificiosa ed ipocrita fra la interna religiosit?? e la religione esteriore; di ravvivare e liberare ed alimentar quelle, anche se l'effetto inevitabile sar?? una reazione immediata contro le vecchie formule che tenevano servo ed avvinto lo spirito.

Questo modo di regolarsi, quando esso fosse riconosciuto buono e praticato da molti, avrebbe certo risultati preziosi nella nostra vita spirituale di individui e di popolo; poich?? ci permetterebbe di liberar noi stessi e via via il popolo italiano dai pregiudizi e dalle passioni che esso porta nel giudizio di materie religiose; di scindere la causa della religione popolare, vestita di forme cattoliche, da quella della teologia e della gerarchia romane; di vedere nel clericalismo, non la difesa della religione, ma l'ultimo sforzo d'una gerarchia che dal progresso dello spirito religioso si vede minacciata e dannata; di elevare e nobilitare ai nostri occhi le varie forme di attivit?? educatrice e benefica nelle quali si dispiega la religiosit?? dello spirito contemporaneo; di permettere a ciascuna coscienza ed all'insieme di esse un pi?? libero e sincero e coerente atteggiamento dinanzi a s?? stesse e ai doveri e ai misteri e ai fini supremi della vita.

7. Quali sieno stati gli effetti della confusione fra religione esteriore chiesastica e religiosit?? negli ultimi tempi ?? noto. Quattro secoli di storia di questa confusione hanno fatto la grande menzogna, della quale soffre, nei paesi latini, la civilt?? contemporanea: hanno messo, dall'una parte, la religione con la reazione, dall'altra, la democrazia con la rivolta. Fatali, storicamente, l'uno e l'altro accoppiamento, ma fonte oggi, di equivoci, di confusioni, di danni innumerevoli. Perch?? l'alleanza della religione storica dei popoli latini, del cattolicismo, con la reazione ha profondamente falsato il concetto della religione e delle energie spirituali che essa alimenta; come, d'altra parte, la pertinace ideologia di rivolta impedisce alla democrazia di vedere chiaramente i suoi compiti positivi, la lenta paziente faticosa costruzione della societ?? nuova; costruzione che deve cominciare dalle coscienze ed educare queste e modificarle profondamente, prima di tradursi in fatti in leggi in istituzioni sociali.

Dissociare queste due tenaci e false associazioni di idee e di cose deve essere oggi l'ufficio di quanti amano sinceramente la democrazia. Dall'una parte, cio??, bisogna distaccare la religione dalla reazione, abbandonando a questa tutte le forme e le formule di quella, oramai morte e vuote di contenuto, portando alla democrazia l'anima viva di una religiosit?? che ?? fervore di fedi di entusiasmi di sacrificio per il bene.

Dall'altra parte, alla democrazia stessa bisogna fare intendere che se essa deve riserbare alla violenza un posto nelle eventuali ore decisive della storia, nelle quali un mondo nuovo non pu?? nascere senza una lacerazione del vecchio, oggi, conquistate le libert?? politiche, aperte dinanzi al proletariato innumerevoli vie di azione positiva, l'ideologia rivoluzionaria non fa che turbare gli spiriti ed offuscarli, nascondendo ad essi i compiti positivi della riforma.

Il modernismo religioso lotta per la democrazia, analizzando e risolvendo le religioni storiche, dividendo le cose morte dallo spirito vivo del quale quella ha bisogno di alimentarsi. La rivolta lotta per la reazione, perch?? nella irrequietezza torbida delle fermentazioni proletarie delle grandi citt?? e negli impazienti e nei demagoghi attenua od annulla il senso delle responsabilit?? e dei doveri morali, crea ed alimenta la sciocca illusione che quello che deve esser fatto con molto amore e con molta pazienza, con il contributo assiduo e volonteroso di tutti, dipenda da un colpo di forza. Ed essa permette alla reazione di avvalersi e di profittare del timore suscitato nelle classi medie dai tumulti irrequieti e dalle minacce insistenti dei demagoghi.

Ma coloro i quali, ribellandosi alla tradizione di secoli di lotta, riescono a superare le antitesi ed a vedere nella democrazia un'anima religiosa, nelle impazienze della rivolta un'anima reazionaria, sono ancora molto pochi.

Essi muovono da questo concetto, cos?? semplice e fondamentale, che come l'et?? antica, il medio evo, in ci?? che lo costituisce, era l'assoggettamento dell'uomo ad istituzioni ecclesiastiche e civili concepite come dominatrici per un diritto superiore e divino, l'et?? moderna consiste invece nella affermazione della sovranit?? dell'uomo, dello spirito umano sui costumi sulle leggi sulle istituzioni sociali. Questo sforzo continuo di effettiva sovranit??, di rinnovazione sociale, di dominio dello spirito sulla storia ha due lati, due momenti, due aspetti che non possono essere divisi; dei quali l'uno interiore, l'altro esteriore.

Primo momento. L'individuo, il singolo, diviene uomo, cio?? umanit??, cittadino, coscienza libera, signore delle sue fedi e delle norme della sua condotta, capace di effettiva sovranit??, non in nome di un capriccio individuale, ma in nome delle esigenze ideali di giustizia e di bene che egli porta con s??. Ed egli pone e nutre cos?? in s?? stesso una esigenza, una sete, una energia di giustizia di riforma di rinnovazione la quale potr?? poi essere impiegata nelle lotte e conquiste civili.

Secondo momento: questa sete di giustizia pi?? alta, di fraternit?? pi?? largamente ed efficacemente umana, che si ?? venuta facendo nella esperienza della vita sociale, entra in conflitto con gli ostacoli che la realt?? concreta oppone alla sua realizzazione, educa e prepara ed organizza le forze le quali possano assicurare la vittoria dell'ideale democratico. Queste forze lottano e si addestrano nelle libert?? politiche, nelle iniziative pratiche, nelle riforme positive.

Il primo momento ?? quello della democrazia come interiorit??, come sogno e fede e entusiasmo, della democrazia???religione; il secondo momento ?? quello dei compimenti esteriori, delle lotte sociali e politiche.

Questo concetto della religiosit?? e della religione ?? il messaggio che il modernismo ha per molti contemporanei; il messaggio che modestamente ma tenacemente noi ripeteremo, nelle vie e nelle piazze, a chi ascolta e a chi non ascolta, a voce alta e ferma, sinch?? esso non sia inteso.

LA LIBERT?? E L'UNIT?? RELIGIOSE

La libert?? religiosa.

L'unit?? religiosa nella libert?? ?? il motto di questi congressi, opposto all'altro: l'unit?? religiosa sotto la mia autorit??, nel quale si compendiano la dottrina e la pratica della Chiesa di Roma.

E il nostro congresso realizza gi?? largamente l'unit?? nella libert??; poich?? gli aderenti ad esso:

o sono credenti secondo la regola di fede di alcuna delle confessioni religiose protestanti, qui fraternamente adunate;

o sono uomini che, cristiani non iscritti a chiese, riconoscono e apprezzano nel Cristo e nel cristianesimo, considerato nelle sue direzioni e credenze fondamentali e nei valori di vita religiosa che esso ha esaltato, una interpretazione dell'esistenza umana e del mistero delle cose la quale, se non pu?? essere definita per essi in formule e riti precisi, ?? ricca pur sempre di un significato e di un contenuto vitali ed esige l'adesione dello spirito;

o, se anche sieno giunti a conclusioni le quali non permettono di vedere in ogni fatto religioso e religione positiva e in ogni rivelazione e dottrina altro che momenti storici definiti dello spirito religioso che si svolge, superando, con l'impeto di una interiore attivit?? creatrice che mai non resta, ogni sua precedente posizione e definita concretezza, veggono pur sempre nel cristianesimo storico una grande pedagogia religiosa della civilt?? europea, la quale, per i servigi che pu?? ancora rendere, sotto molti aspetti ed a molti spiriti, merita di essere considerata con animo scevro da ogni passione polemica, e condotta, per altri sviluppi ed applicazioni forse secolari, sino all'esaurimento ed annullamento di s?? nella piena maturit?? dell'alunno, che ?? lo scopo di ogni buona pedagogia.

Nell'uno o nell'altro di questi modi, il fatto cristiano ci unisce tutti, come punto di partenza e come via, quali che siano le mete pi?? o meno lontane alle quali tendiamo; e ci permette di essere insieme fraternamente e di discutere e di intenderci intorno al modo di aver fra noi rapporti sempre pi?? intimi, di aiutarci nella comune opera intenta a detergere la coscienza religiosa europea dagli odii teologici che ancora la intorbidano e le annebbiano la vista e ad ottenere dai valori cristiani, messi in armonia con la cultura e le aspirazioni del nostro tempo, il massimo risultato possibile.

Egli ?? che tutti qui abbiamo imparato, eredi di una esperienza storica maturatasi in lotte secolari gloriose, od ammaestrati dalla nostra stessa esperienza personale, l'importanza ed il pregio della libert?? religiosa, e questa anteponiamo, in qualche modo, allo stesso giudizio che ciascuno di noi si fa della legittimit?? o della credibilit?? delle speciali dottrine religiose alle quali aderiamo come singoli. Poich?? nessuna fede ci sembra degna di esser vissuta e per la quale si lavori o si faccia sacrificio di s??, che non sia capace di vivere e di crescere nella libert??, non educhi anzi alla libert?? lo spirito di chi la riceve; e, per converso, ogni fede alla quale l'animo aderisca con intima persuasione e che sia, non parola o gesto vuoto di vivente significato, ma traduzione in simbolo e in rito di quei valori spirituali e morali che la coscienza praticamente realizza, termometro della temperatura spirituale, saliente con questa, ci sembra degna del massimo rispetto e considerazione, come frutto dello spirito, che spira dove vuole.

Noi siamo dunque qui adunati, non per talune fedi contro altre???non siamo un concilio???e non per cercare il minimo comune denominatore di un certo numero di fedi, opera impossibile e vana, essendo ogni concreta fede vivente tutta s?? stessa, ma per asserire e propugnare, contro ogni forma di ipocrisia religiosa e contro ogni pretesa di fissit?? storica e dommatica intangibile di una determinata fede, e di autorit?? ecclesiastica imponente o misurante dall'esterno le fedi, la sincerit?? religiosa; sincerit?? che ?? libert??, poich?? ?? riconoscimento dell'esigenza, imprescrittibile in ciascun individuo, di giungere ad una fede consapevole la quale sia diretta e perspicua espressione del suo vero animo religioso e si alimenti di tutta la sua vita interiore.

E, cos?? facendo, noi abbiamo fiducia di raccogliere ed in qualche modo precisare le tendenze spirituali e religiose della nostra epoca. Poich?? la gloria e il tormento di essa, da quando sorse l'et?? moderna, fu appunto la liberazione della coscienza e dello spirito umano dal peso opprimente di vecchi istituti sociali, la costituzione della personalit?? umana sulla base dell'autonomia, e la sovranit?? dell'uomo, fatto cos?? padrone di s??, sulla sua storia.

La prima rivendicazione dell'uomo moderno ?? quella della divinit??, strappata al sacerdozio che ne aveva fatto monopolio, restituita all'intima coscienza umana. La prima libert?? proclamata, quella dalla quale ogni altra doveva poi logicamente discendere, fu la libert?? religiosa; bench?? poi questa, prima ad illuminare i vertici della coscienza filosofica, rimanga ultima da conquistare per le moltitudini, che debbono innanzi giungere con cammino faticoso a una sufficiente padronanza di s?? e somma di cultura.

Dalla fine del sec. XV, ogni riforma religiosa ?? un passo verso la libert??, ogni grande moto d'idee affina o prepara, talora inconsapevolmente, questa consapevolezza dello spirito dell'uomo, signore di s?? e della sua storia. Signore non perch?? non porti con s?? la sua legge di bene, alla quale obbedire ?? regnare, ma perch?? non ha e non riconosce padroni fuori di s??; o, meglio, non si fa servo delle sue illusioni, le quali solo possono effettivamente sancire il dominio su lui di un altro; ad esempio, del papa, al quale fosse riconosciuta un'autorit?? che, all'infuori del tramite della coscienza, gli venisse direttamente e miracolosamente da Dio.

La nostra libert?? adunque, quella che noi siamo fieri di aver rivendicato e difendiamo e vogliamo, per noi e per il prossimo nostro, far sempre pi?? larga e sicura, non ?? orgoglio di anima che si ribelli alla divinit??, non filosofia audace che proclami vuoti i cieli e l'uomo creatore non solo degli d??i, ma di Dio; ?? libert?? che si afferma storicamente, nel seno delle istituzioni trasmesseci dagli avi, per piegarle al dominio di una crescente consapevolezza, per liberarle da ci?? che di esse muore, mutando la cultura ed il senso dei valori spirituali, per investirle insomma della presenza viva di uno spirito che, affaticato da una divinit?? interiore, continuamente crea la sua storia, vive la sua nuova vita.

In questa continuit?? di vita che ?? creazione e perenne novit??, noi accettiamo il passato???le tradizioni, le dottrine, i riti, le chiese???non come norme immutabili e limiti, ma nella misura in cui esso ?? continuit?? vera, acquisizione e patrimonio nostro; accettiamo il presente, i dati di fatto offerti al nostro spirito come materia del suo lavoro, ma lo accettiamo appunto come somma di dati, di condizioni poste, di materia da elaborare, non come misura ed argine; obbediamo alla divinit??, quale essa ci si offre, al lume della nostra esperienza religiosa, come a legge dello spirito, come a necessit?? della libert??.

Interiorit?? e immanenza.

Ma un passo sul terreno filosofico conviene pur fare, almeno per rimuovere equivoci, facili e frequenti in materia.

Nell'affermata immanenza della divinit??, nello spossessamento del sacerdozio che pretendeva frapporsi, arbitro e sovrano, fra essa e Dio, noi abbiamo veduto modificarsi profondamente un rapporto; non quello che lega la coscienza al suo Dio, ma l'altro che lega la coscienza alle sue creazioni sociali e storiche. Abbiamo detto: tutto, nella storia, ?? opera dell'uomo; in ogni atto o momento o istituto di questa si rivela l'uomo, cos?? come egli ??, frutto e fattura di una complessa tradizione, coscienza che si dibatte nella lotta con l'errore e col male, per ascendere al bene e alla verit??.

Dal regno della storia???al pari, del resto, che dal regno della natura???Dio non ?? quindi escluso, in forza della posizione della libert?? spirituale o del determinismo fisico; pu?? essere ?? pur sempre presente, ma in un altro piano. La parola, il comando, l'opera di lui giungono a noi attraverso alla storia, tradotti cio?? in parola, in precetto, in opera di uomini, fatti gi?? storia, e quindi concretezza e relativit?? e miscela; e a noi rimangono pur sempre la necessit?? e il dovere d'interpretare, di discernere, di prendere quello che sentiamo esser vita per noi, di assumere e trasfondere in questa nostra vita gli elementi che ne sono capaci, rimuovendo e sacrificando il resto.

E la norma di questa assimilazione e nutrizione spirituale non pu?? essere che in noi, nella luce interiore che si fa nel nostro spirito, se esso segue ??sua via??.

Vi sono bens?? delle parole, degli atti di tale pi?? alto e divino eroe ed assertore della coscienza religiosa che ci appariscono come traslucida rivelazione dell'assoluto religioso: molte pagine del Vangelo, la morte di Cristo. Ma sono parole, atti e momenti singoli immensamente remoti dalla complessit?? di una dottrina e di un sistema religioso, di una liturgia, di una Chiesa; poich?? appena quel lucido rivo incomincia la sua via, incomincia anche necessariamente ad ingrossare del contributo di innumerevoli coscienze.

Ma questa autonomia spirituale di ciascuna coscienza, si chiede, non rende impossibile ogni religione positiva, se religione positiva ?? consenso di pi?? persone nell'adorazione di un Dio? E la coscienza religiosa, che adora il suo Dio, non tende necessariamente a superarsi e contraddirsi, per il fatto che essa, riconoscendo nel suo Dio il vero Dio, non pu?? per ci?? stesso ammettere o tollerare altre forme di adorazione di Dio, altri d??i? ??In quanto e nel momento in cui io adoro il mio Dio, non posso ritenere questo Dio come esistente soltanto dinanzi a me, senza, per ci?? stesso, annullarlo come Dio, e quindi anche in quanto mio. O ?? Dio per me e per gli altri, o non ?? Dio neppure per me????.

?? F. CARABELLESE, in Rivista di filosofia, anno V, pag. 281.

A parte il fatto che una tale difficolt?? deve essere risolta in qualunque sistema religioso, poich?? anche in un noviziato di gesuiti il Dio di un novizio non ?? Dio dell'altro che per approssimazione e artificiosamente, tanto che il Dio del superiore dei novizi vuol essere obbedito ciecamente e senza discussione, e quindi il Dio degli inferiori non ?? che un odioso gendarme??? di se stesso, la difficolt?? nasce dal non aver compreso di qual natura sia e quale possa apparire alle coscienze il Dio della immanenza, nel senso non trascendentale ma psicologico e storico da noi indicato.

Il Dio che io adoro, il mio Dio, ?? una mia creazione e costruzione; e io lo adoro. Egli ?? mio, e quindi talmente mio che non pu?? esser di altri, perch?? ?? specchio e fattura e personificazione della mia coscienza; e tuttavia mi unisco ad altri nell'adorarlo.

Mai forse si trovarono insieme, come in questo congresso, uomini di fedi diversissime???o forse solo al congresso delle religioni a Chicago???; e pure queste nostre riunioni sono una tacita adorazione di un unico Dio.

La verit?? ?? che non nell'oggetto o nel fatto o nel verbo della mia creazione sta la religione mia, ma nell'atto stesso della creazione; non in quanto va a Dio, ma in quanto viene da Dio ed ?? uno sforzo con il quale questo Dio da cui viene si trasfonde nel mio essere e lo nobilita e lo spinge innanzi, a superarsi, ad ascendere, a divenire pi?? efficace ed intensa creazione.

Quindi il mio Dio non in tanto ?? Dio in quanto viene, uno e identico, adorato da molti, ma in quanto uno s'incarna ed esprime e traduce in molti, ineffabile e incommunicabile secondo quel che egli ??, vivente e vero e concreto in ci?? che noi siamo ed andiamo divenendo secondo lui, in cui viviamo, ci muoviamo e siamo; uno e vero nella stessa molteplicit?? delle imagini.

Aver creduto di poter passare dalla interiorit?? alla esteriorit?? spirituale fissando un Dio oggetto, persona esteriore e tipo, ?? l'errore, in proporzioni pi?? o meno gravi, di tutte le religioni storiche del passato, ed insieme la fonte di tutte le discordie teologiche e religiose; aver veramente e definitivamente ricondotto la religiosit?? nella interiorit?? ?? la grande conquista spirituale della coscienza moderna.

In essa i diritti dell'individuo sono salvi, appunto perch?? ?? preclusa ogni via alla sopraffazione di un altro individuo nel nome della divinit??; ma insieme sussiste il vincolo religioso, fra individui, nello spazio e nel tempo, come vedremo.

Quale sia poi la natura metafisica di questo Dio, quale il suo essere ed i rapporti del suo col nostro, quali il carattere, i limiti, le leggi della nostra personalit?? spirituale in rapporto ad una personalit?? divina trascendente, od in ordine ad uno spirito davvero immanente del quale noi non siamo che momenti e frammenti, sono questioni troppo difficili e vaste, che non ci ?? necessario qui esaminare.

Ma quello che in ordine a tali argomenti si pu?? oramai dire, nella speranza di essere intesi da molti, ?? l'incitamento a una grande modestia. Oramai non pu?? non apparirci puerile chiunque esponendo la sua filosofia non mostri il senso vigile della relativit?? del proprio sistema e delle conclusioni tratte con dialettica faticosa, nella quale molti oscuri elementi extradialettici s'insinuano, dai propr?? princip??.

Affatichiamoci a far la luce intorno ad alcune concezioni fondamentali, a chiarire le esigenze di quello che, in molti pensanti, ?? pur sempre il pensiero. E, d'altra parte, affatichiamoci a porre in luce le esigenze e i postulati della nostra vita morale, seguendoli poi fiduciosamente. Sono due traduzioni faticose; l'una, traduzione della realt?? fatta, compiuta, presente, che c'?? data, e del nostro spirito, colpito, non nel suo pi?? intimo essere, ma nell'atto dell'indagarla, in scienza; l'altra, traduzione della realt?? stessa intima, profonda, creatrice, che ?? in noi, di noi come attitudine e possibilit?? di essere, di un essere in noi che ?? divenire, e dell'immenso mistero che questo divenire accoglie nel grembo, in fede.

Non riusciremo certamente con ci?? a fondere in armonia le varie correnti e scuole d'idealismo e di spiritualismo che dominano ai nostri giorni: per esempio, Croce, Bergson, Royce, tre gradi dall'astratto verso il concreto essere spirituale; ma procederemo pi?? cauti, insieme, e pi?? fiduciosi.

La pratica della libert??.

In forza adunque di questa libert?? spirituale che c'?? cara e per la quale abbiamo lungamente lottato e sentiamo di dover continuare a lottare, noi non ci sentiamo isolati, non ci costituiamo come grezze individualit??, in lotta con ogni altra, non ci disinteressiamo n?? della tradizione religiosa, n?? della Chiesa, n?? del prossimo nostro. Come nella vita civile, anche per la nostra vita spirituale noi abbiamo bisogno di alimento e sentiamo di dover procurarcelo insieme, raccoglierlo da ogni parte. Il buon grano, in qualunque continente prodotto, ci nutrir??, poich?? una ?? la legge di conservazione e di sviluppo delle nostre anime.

E se, nei secoli e per gli uomini che ci precedettero, dinanzi alla sete di libert?? si deline?? il pi?? spesso un c??mpito di opposizione e di distruzione, tanto era forte e vicino il nemico di essa, oggi un pi?? sereno lavoro incomincia: e il desiderio di avvicinamenti proficui, d'intesa, di collaborazione ci spinge gli uni verso gli altri. Ed ?? una prova palpabile della presenza e dell'efficacia di un Dio interiore, il quale regna su di noi, il fatto che noi siamo portati a cercare???mossi gli uni verso gli altri da un'intima simpatia???quali sieno i c??mpiti positivi e ricostruttivi della libert??.

Questa, innanzi tutto, non ci allontana, di per s??, dal cristianesimo, il quale anzi in essa e per essa solo diviene adorazione del Padre in spirito e verit??. Accetta, anzi esige, la revisione critica delle dottrine o dei credo cristiani; poich?? tutto lo sviluppo storico dello spirito umano, in quanto esso ?? aumento di consapevolezza e di dominio delle cose e di s??, riferisce ad una unica fonte di progresso, la divinit?? interiore della quale vi ho detto; e tutto lo spirito e tutta la coscienza vede presente con atto inscindibile in ogni sua diretta e spontanea manifestazione. Non pu?? quindi ammettere che esista un dissidio fra la fede religiosa e il sapere scientifico o lo spirito pratico, il quale si esercita nelle attivit?? giuridiche ed economiche e nel tessere, nella trama degli istituti sociali, la sua storia. Il sapere scientifico ci ha condotti a considerare le religioni storiche come lente complesse formazioni culturali, idee erompenti dallo spirito religioso, in un momento solenne di intuizione precorritrice e di visione profetica, ma che poi si organizzano in Chiese, assumendo e assorbendo dal mondo circostante le forme e le vesti concrete, con forza di assimilazione degradante, sino a che la lettera e il corpo non sopraffanno lo spirito? Ebbene, con tal occhio noi dobbiamo esaminare la storia anche delle nostre confessioni religiose. Lo spirito pratico d?? luogo ad una magnifica fioritura di istituzioni democratiche e ad un affanno assiduo di correzione e rinnovazione di questi istituti? Ebbene, questo principio democratico, che afferma ed attua la sovranit?? dello spirito umano sulla sua storia, deve essere accettato anche dagli istituti religiosi, simili a ogni altro nei loro processi storici, in quanto fatti e forme concrete dello spirito anche essi.

In questo senso la libert?? religiosa ??, di fronte ad ogni Chiesa che voglia chiudersi nelle sue tradizioni e nel suo passato, modernista; poich?? essa ?? l'attualit??, l'atto vivente e fluente della coscienza, l'onnipresenza di questa in ogni manifestazione della sua vita, anteposta alla abitudine ed alla stasi. La vita religiosa, in quanto vita, ?? assimilazione, sintesi, creazione continua.

E per ci?? stesso essa ?? unit?? interiore, armonia. La storia delle Chiese cristiane ?? ricca, sotto questo aspetto, di un insegnamento solenne che non deve andar perduto. In essa noi vediamo sempre, di fronte a pochi spiriti irrequieti ed ardenti, autoritari e severi, per i quali l'autorit?? era spesso uno strumento di dominio, un numero grande di coscienze nelle quali la medesima fede degli apostoli, dei pastori, degli inquisitori, era una mezza sincerit?? e una mezza coscienza, sorretta dall'abitudine, dal timore, dall'ignoranza, accanto alla quale coesistevano motivi di condotta di assai diverso e spesso di opposto valore.

Ed abbiamo anche visto quello che agli occhi della divinit?? deve essere stato il pi?? triste dei tanti tristi spettacoli dei quali ?? piena la storia degli uomini: coscienze costrette a mentire con gli atti esterni una fede che non avevano, sotto pena di vessazioni d'ogni genere, di tormenti e di morte. Nei quali fatti non ?? possibile vedere l'illusione, che troppo sarebbe stata assurda, anche nei teologi medioevali, di chi tenta di imporre una fede a una coscienza come si impone una veste a un corpo legato; ma la persuasione che l'omaggio, anche esteriore e falso, reso da una coscienza all'autorit?? religiosa, valesse pi?? che quella medesima coscienza. L'autorit?? era fatta Dio.

Nella libert?? religiosa, invece, la coscienza, messa in possesso di una fede o direttiva spirituale alla quale corrisponda l'intimo testimonio suo proprio, aspira quella fede con tutti i suoi polmoni, la trasfonde nel suo essere morale, ne fa, come io vi dicevo innanzi, la sua stessa temperatura spirituale.

E tanto ?? lungi la libert?? religiosa dal promuovere la dissociazione e l'anarchia spirituale che solo in essa ?? possibile l'unit??. Poich?? non vi ?? possibile intendere unit?? vera fra pi?? credenti in ciascuno dei quali s'abbia dissidio e discordia interiore; sia perch?? quello che essi contribuiscono all'insieme ?? solo una parte di s??, sia perch?? il consenso al vincolo esterno rispecchia le stesse fallacie che abbiamo riscontrate nel consenso interiore a una fede, sia infine perch?? in ciascuno rimangono elementi non assimilati ed irriducibili, abitudini, egoismi, cupidigie le quali impediscono praticamente l'unit?? vera degli animi, l'amore, nel quale sta tutta la legge e tutta la profezia.

L'unit?? religiosa.

Parr?? tuttavia a taluno che esista contraddizione fra il postulato della libert?? religiosa che ??: sii te stesso, e il postulato dell'unit?? religiosa che ??: siate uno. E, ad ogni modo, giova veder pi?? addentro in questa materia.

Se le due esigenze, quella della libert?? e quella dell'unit??, fossero inconciliabili, noi dovremmo purtuttavia, penso, dare la precedenza alla prima. Poich?? i fini dell'essere e della vita sono concretamente posti nell'individuo e raggiunti da esso, e ogni individuo non pu?? altrimenti raggiungerli che cercando la conservazione, la pienezza, l'armonia del suo proprio essere. Se le Chiese esistono per le coscienze e non queste per quelle, il giudizio della coscienza, come Newman diceva, ?? superiore al papa, ?? definitivo ed inappellabile; e qualora non ci fosse, per ottenere l'unit?? delle coscienze, altro modo che il giudizio supremo ed inappellabile del papa, del capo di una Chiesa, rinunziamo alle Chiese, avvenga quel che vuole.

Ma la contraddizione ?? impossibile, e per un motivo semplicissimo: l'unit?? cercata esiste gi?? nelle coscienze, anteriormente ad ogni nostra ricerca; poich?? ciascun uomo ?? umanit??, ciascuna coscienza ?? spirito, una ?? l'intima natura e la vocazione originaria degli uomini, che nella vita e nella storia si esplica e si attua, innumerevole nelle forme concrete, identica nelle profonde esigenze ed aspirazioni.

Ma, appunto, l'unit?? esiste, allo stesso modo che la coscienza, come farsi, come divenire, come processo perenne. L'innumere frazionamento dello spirito negli spiriti ?? il dato, il fatto bruto, l'individuazione. Ma come in ciascun uomo il farsi, come uomo, ?? il divenire sempre pi?? consapevolezza, coscienza, volont?? autonoma, l'educare da s?? ed in s?? l'umanit?? e lo spirito, cos?? il farsi di molti uomini ?? il farsi dell'uomo, dell'umanit??, dello spirito, dell'uno ed universale, nei molti, ?? il divenire molti uno. E poich?? questo ?? il supremo dovere umano, e per ci?? stesso ?? il dovere religioso, il primo precetto religioso ?? il porre come norma, come esigenza, come dover essere, come fede, questa unit??. Siate uno, perch?? una ?? la vostra divina genitura, ?? quindi il supremo precetto religioso; e la religione che questo precetto ha dato ha raggiunto l'assoluto religioso, sia esso l'assoluto essere che ?? poi divenire in noi, o l'assoluto divenire.

Giungere, dove giunge taluno, sulle tracce di Hegel, a dire all'uomo: sii lo spirito, ?? molto, ma non basta; perch?? ineluttabilmente, in un certo senso, l'uomo ?? questo che gli si chiede di essere; anche quando, negando lo spirito, non si libera dalla immanente dialettica di esso e procura e prepara, nella negazione della negazione, la sintesi.

Dire agli uomini, senza confini di razza o di spazio, siate uno, ?? aggiungere al fatto la norma, designare praticamente lo sforzo che ?? necessario compiere per comprimere, dominare, tagliar via quello che ripugna all'unit??, ?? tracciare la via al divenire spirituale non del singolo, ma dell'uomo fra gli uomini, moralizzare la condotta umana moralizzando insieme tutto quel complesso intricato di rapporti e di interdipendenze sociali, sulla cui trama essa si svolge; ?? assegnare la massima importanza a ci?? che unisce, e che ha virt?? di unire, non in certe situazioni e in vista di certi interessi, ma sempre e dovunque, su ci?? che divide.

Cristo ?? quindi prima di Kant e dopo Hegel, ?? l'inserzione viva, nella storia umana, della suprema esigenza religiosa.

A questo modo noi sappiamo di poter, cercando la libert??, cercare insieme l'unit??. La molteplicit??, concretezza bruta di fatti e di cose date, coincide con la necessit??; la coscienza che, nelle condizioni storiche dalle quali emerge e che le sono assegnate, cerca s?? stessa consciamente e con volont?? retta, cerca insieme l'unit??, l'essere suo vero eterno profondo. La verit?? vi far?? liberi.

Le Chiese e il loro ufficio.

Ed ora s'intende che cosa sono le Chiese; poich?? come, in un primo momento, dal concetto di libert?? deducevamo quello di rispetto alle fedi sincere, cos?? ora possiamo dedurne un altro anche pi?? positivo e fecondo, quello di un voler essere uno che ?? anche un farsi insieme, un cooperare, un cousare e trasmettersi una certa somma di beni spirituali, di riti, di simboli, di norme, di sussidii esteriori di tali attivit?? pratiche; in altre parole, una comunit?? religiosa, una ecclesia.

Ma alcune considerazioni sono qui necessarie per meglio intendere la natura di queste comunit?? religiose.

Innanzi tutto, non dobbiamo dimenticare che quello che in esse ha importanza prevalente e decisiva sono dei fatti di coscienza. Attraverso alle astratte concezioni giuridiche ed alle personificazioni antropomorfiche, noi dobbiamo giungere alla sola vera realt??, e concepire le Chiese come gruppi di coscienze nelle quali la vita spirituale ?? sempre uno sforzo, un tendere verso, un voler divenire, che ha gi?? in questa volont?? buona il suo parziale e progressivo compimento. Nell'unit?? inscindibile di questo atto spirituale, ciascuna coscienza ?? la sua fede, e la sua Chiesa, ?? una incarnazione del divino.

Ma esse coscienze sono poi associate; associate da un'altra serie di fatti spirituali che potremmo dire secondari e riflessi, i quali vengono in rilievo esaminando la formazione storica e la costituzione delle singole Chiese. Essi sono una tradizione comune, dei riti e dei simboli; sono i rapporti pratici di fraternit?? correnti fra i socii, le forme concrete di tutela giuridica che lo Stato accorda all'associazione per il raggiungimento dei suoi fini sociali, le iniziative e le opere alimentate con comune sforzo.

Questo insieme di fatti spirituali, questo vincolo sociale ha, evidentemente, valore e forza solo in quanto esso giova alle singole coscienze; in quanto, accettato da queste come spiritualmente utile e buono, serve ad esse per nutrirsi di una fede, per esprimerla, per suscitare emozioni giovevoli, per permetterle di esercitarsi pi?? facilmente in opere pratiche. Se cessasse questa interiore e personale giustificazione dell'adesione a una Chiesa, se questa non servisse a far pi?? intenso ed efficace lo sforzo degli associati verso una pi?? intima vita spirituale loro, per la quale tutto il resto ha ragione di mezzo, l'adesione stessa non sarebbe pi?? un fatto religioso, ma s?? politico o economico o giuridico, come spesso avviene.

Da ci?? apparisce, di nuovo, come libert?? ed unit?? procedono insieme, nelle Chiese degne di questo nome, e si rinsaldano l'una l'altra.

E da ci?? anche ci ?? permesso di intravedere una pi?? alta unit??, non pi?? tra i singoli in una Chiesa, ma tra le Chiese medesime. Poich?? se ciascuna di queste deve, naturalmente, aver fiducia nella bont?? e nell'efficacia dei suoi simboli e delle sue dottrine, senza la quale fiducia non si avrebbe sincerit?? ed efficacia di proselitismo, una equa considerazione della infinita molteplicit?? e variet?? delle coscienze e delle formazioni storiche e delle condizioni di cultura deve pur avvertire ciascuna di esse della contingenza e relativit?? sua, nei confini della quale l'opera dello spirito non pu?? essere limitata.

E ci?? tanto pi?? facilmente avverr?? quando si tratta di confessioni varie che, come le chiese cristiane di occidente, sono allacciate, nella storia e nella cultura, in un grande processo di formazione comune; o di dottrine metafisiche e morali le quali, a dispetto delle superficiali contraddizioni, di questa cultura cristiana europea sono come il frutto maturo.

Ma non mi si fraintenda. Io non dico che il senso della relativit?? delle singole chiese ed istituti ecclesiastici debba condurre le coscienze ad un relativismo religioso, ad un giudizio di equivalenza delle singole fedi, il quale poi finirebbe con l'essere un amabile scetticismo. Nel bambino che, divenendo grandicello, impara che vi sono molte madri non viene meno per questo l'amore alla sua madre. Alla chiesa nella quale uno si ?? trovato e vive spiritualmente bene, la quale gli ha dato e gli d?? i maestri interiori, i fratelli di affanni e di ricerche, il linguaggio religioso, e che ?? per lui come una patria dell'anima, quegli rimarr?? legato per questi vincoli dei quali ?? tessuta la sua stessa coscienza??. Ma, appunto, il riconoscere che egli ama quella chiesa non perch?? ?? l'unica madre, o la pi?? grande delle madri, ma perch?? ?? sua madre, lo far?? persuaso del dovere di rispettar le altre madri.

?? Le chiese protestanti valgono in questo pi?? della cattolica: perch??, essendo in esse una vita interiore pi?? intensa e maggiore sincerit??, nascono fra anime affini rapporti frequenti e stretti di amicizia religiosa e di vera paternit?? o fraternit?? spirituale. L'esperienza che chi scrive ha fatto, sotto un tale aspetto, della Chiesa cattolica, dell'aridit?? delle coscienze che essa educa, del difetto di ogni sussidio affettuoso ed illuminato alla inquietudine religiosa, la incapacit?? nelle anime, dominate dal terrore, di ogni cordialit?? di rapporti fraterni, ?? davvero terrificante.

In altre parole, quanto pi?? direttamente l'amore e il culto vanno alla vita interna e alle fonti occulte e misteriose che l'alimentano, quanto meno essi si arrestano sulle forme e i simboli, tanto pi?? il credente potr?? unire la sicurezza e la gioia del possesso individuale, nel quale, ma solo nel quale, forme e simboli e contenuto fanno uno, con l'ammirazione rispettosa della molteplicit?? di processi e di forme che la vita stessa religiosa riveste. E se egli fosse anche indotto dai suoi studi a considerare la propria fede come il frutto pi?? maturo dello spirito religioso, sa che non si pu?? forzar le altre piante ad identico frutto; e che giova alimentarle del comune succo della terra, perch?? dieno il loro frutto, ma buono e polposo.

Per usare ancora una imagine, io direi che l'intelligenza teorica religiosa si va facendo luce pi?? chiara ma pi?? fredda, e che l'anima, invece, raccoglie pi?? intimo e pi?? vivo calore d'azione. Educare in noi la volont?? buona, nobilitare nelle nostre vite la vita, andare diritto all'animo degli altri, attraversando tutto quello che in essi ci trattiene o ci respinge, questo ?? il processo che affina i liberi credenti, questa ?? l'unit?? che, per i singoli e per le chiese, erompe dalla libert??, una volta che la libert?? sia sicuramente conquistata.

In questa ampia e nobile libert?? c'?? posto per tutti, solo che s'intenda come le molte vie dello spirito procedono dallo stesso principio, conducono allo stesso assoluto; e si accetti questa comune progenitura, questa solidariet?? degli individui e delle generazioni, insieme con quel patrimonio di beni che la stirpe spirituale, da cui ciascuno di noi discende, ci trasmette; e su questa parte di patrimonio che ?? nostra si riconosca il diritto di tutti e ognuno voglia accrescerlo in s?? e per s??, pensando e volendo che ogni accrescimento, da noi laboriosamente conquistato, divenga anche ricchezza degli altri che sono intorno a noi e con noi vivono.

Se amare ?? volere il bene, amare il prossimo ?? includerlo ed associarlo nella comune ricerca di un identico bene.

Come poteva negli uomini, e sopratutto fra i cristiani, sorgere e radicarsi e diffondersi l'idea di questa vita che si conquista perdendola, di questo arricchimento che ?? abnegazione e donazione di s??, di questa personalit?? che quanto ?? pi?? ricca tanto ?? pi?? rappresentativa, se non perch?? veramente tali dottrine ci rivelano ad un tempo il segreto del nostro essere spirituale e il segreto dell'universo spirito? Esci da te, unisciti con l'altro che ?? anche te; uniti che siate, cercate profondo, stringetevi insieme, guardate alto, lontano, sino a ohe vi riesca di immergervi in questa grande unit?? vivente, che ?? voi, che ?? prima di voi e dopo di voi, nella quale sparisce per voi il prima e il dopo, perch?? essa ?? la vita dello spirito eterno, l'assoluta coscienza.

L'avvenire del cristianesimo.

Taluni han cercato, nella loro opera di studiosi, della quale documenti numerosi sono raccolti negli Atti di questi congressi, di fissar le linee di una specie di evangelio primitivo, originario e fondamentale, che potesse essere come il comune patrimonio di tutte le Chiese cristiane e il vincolo della loro unit??. Ma la ricerca ha pur sempre un carattere teologico; ed ?? inefficace allo scopo pratico verso il quale fu avviata.

Al cristianesimo non possono esser tracciati confini precisi. Esso ?? prima di Cristo, nei profeti; in Cristo ??, come fu dimostrato, inscindibilmente, dottrina morale e visione escatologica; nei seguaci suoi incomincia presto ad essere cristologia. Si fonde in esso la cultura ellenica e crea il domma, la tradizione giuridica e imperiale romana e crea la Chiesa di Roma, riti di varie religioni orientali e creano il culto; superstizioni di popolo trasformano la nuova religione in superstizione.

Gli elementi tradizionali e sociali sono un poco alla volta cos?? saldamente costituiti, cos?? spontaneamente oggettivati che ogni intimo moto di religiosit?? personale, in quanto voglia erompere in proselitismo, ?? eresia e scisma. E ogni Chiesa cristiana ?? oggi eresia e scisma, per rispetto alle altre. Esse si sono moltiplicate contraddicendosi. E la personalit?? religiosa era cos?? poco sicura di s??, cos?? vincolata alla vecchia tradizione, al bisogno di appoggi esteriori, da esser quindi necessariamente portata a tradursi in chiesa, ad affermarsi come domma e come rito, a dominare ed escludere??.

?? Molti si chiedono perch?? in Italia il protestantesimo non abbia alcuna forza di proselitismo, e gli sforzi tentati, spesso con molti mezzi, da talune chiese protestanti non dieno che pochissimi frutti. I motivi sono quelli stessi per i quali il movimento protestante non attecch??, in Italia, quattro secoli addietro: la scarsa interiorit?? religiosa degli italiani, innanzi tutto. Da allora la presenza e l'autorit?? soffocante del cattolicismo della controriforma va maturando un movimento religioso pi?? radicale di ogni forma storica di protestantesimo. Gli italiani non potevano andare dal cattolicismo al cristianesimo; troppo cosa loro era quello. Essi potranno forse tentare il rinnovamento del cattolicismo, conservando, radicalmente rinnovati, i valori essenziali, estetici e sociali, di questo; ma, per giungere a ci??, bisogna che si rifacciano prima una coscienza religiosa capace di essere il sustrato del nuovo organismo. Vi siete mai chiesti a che cosa serviranno le nostre magnifiche cattedrali quando teologia e disciplina della Chiesa romana sieno ricordi del passato?

La pace, quando vi fu, fra le diverse confessioni avvenne praticamente, o in odio a un comune nemico pi?? forte, la Chiesa di Roma, o per volont?? di un comune patrono, lo Stato.

La libert?? religiosa, il costituirsi di una personalit?? autonoma nelle fedi e negli atti suoi religiosi esigono uno sviluppo intellettuale e morale che non a molti, ancora, ?? dato raggiungere. Per i pi??, le chiese sono ancora una pedagogia necessaria. L'opera loro deve essere rispettata, pu?? essere guardata con simpatia, sinch?? si limiti ad offrirsi sussidio spontaneo a chi lo chiede, non si faccia imposizione e non cerchi insidiosamente di legare a s?? le anime con altri vincoli che non sieno quelli spirituali.

Ma conservare una ortodossia propria diviene sempre pi?? difficile a queste Chiese, per due motivi. Primo, perch?? dinanzi alle negazioni radicali, involgenti tutto il cristianesimo e tutte le religioni positive, i particolari di dottrine e di rito hanno sempre minore importanza; secondo, perch??, dinanzi alla critica storica e biblica, i testi ed i documenti dell'ortodossia perdono molto del vecchio prestigio e la tradizione, anche la pi?? vasta ed augusta, rivela la relativit?? sua e la complessit?? spuria di elementi e di vicende dalle quali ?? sorta.

E, mutato, come abbiamo detto, l'atteggiamento della coscienza dinanzi alle dottrine, considerate sempre pi?? come espressioni mutevoli di una verit?? spirituale che bisogna sprigionarne, e dinanzi ai riti, appresi e cercati come strumenti di suggestione e di concentrazione religiosa, non come veicoli di grazia, ne viene di necessit?? che l'elemento dottrinale e liturgico abbia sempre minore importanza e che il vincolo fondato su di essi si allenti.

Ma previsioni intorno alla efficacia ed alla durata loro non ?? possibile fare. Le chiese sono il passato, in quanto esse hanno potere sui seguaci per la forza di una lenta formazione storica che foggi?? le coscienze religiose entro forme e sistemi d'interdipendenza i quali sono come la struttura esteriore delle singole Chiese; l'efficacia pedagogica e la tenacia di conservazione di queste dipendono dalla maggiore o minore rapidit?? degli sviluppi spirituali, dalla maggiore o minore attitudine di singoli e di razze a stare ed a far da s?? in materia religiosa.

Noi possiamo con fondamento supporre che per la maggior parte degli uomini le esigenze religiose continueranno ad essere motivo di socialit?? e di collaborazione in un determinato gruppo di fedeli; e possiamo trovare nel rito e nella disciplina di quella o di questa chiesa cristiana simboli e gesti i quali, ricondotti al loro originario significato o spiritualizzati con un contenuto nuovo, giovino ancora per molti secoli ad esprimere il pensiero od i sentimenti religiosi di una parte dell'umanit??.

E possiamo anche ritenere???le esperienze religiose pi?? vive degli ultimi tempi lo mostrano???che, con il diminuire della forza del vincolo creato dall'ortodossia, aumenti invece l'efficacia di un altro vincolo: la cooperazione nel compimento pratico del bene; specialmente se sulla beneficenza individuale e dispersa prevarranno le forme di educazione, di assistenza sociale e di previdenza che ci sono divenute familiari in questi ultimi tempi ed altre che potranno essere escogitate.

Pu?? darsi che le Chiese si trasformino in gruppi di servizi sociali. Pu?? darsi che le grandi manifestazioni popolari di culto assumano una forma sempre meno ecclesiastica; che il sacerdozio diventi, come in talune Chiese ?? divenuto, libera designazione di fedeli a funzioni di educazione e di assistenza pratica??.

?? Certo si ?? andati troppo oltre nella reazione alle forme positive, esteriori e sociali, di religione, appunto perch?? le si ritenevano pericolose per l'interiorit?? e troppo impresse di dogmatismo; ma, passata la reazione, con il venir meno dell'??estrinsecismo?? clericale che la provoc??, anche le forme rituali e collettive di culto rifioriranno; si intende che molto liberamente. Anticipare previsioni su di esse sarebbe oggi prematuro.

Nelle comunit?? cristiane, libere, che certamente si formeranno, il rito cattolico riveler?? forse una grande plasticit?? e possibilit?? di durata.

In tutti questi vari processi, che ho brevemente indicati, un fatto apparisce costante: la sempre minore importanza di elementi particolaristici e storici; la sempre maggiore importanza di elementi universalistici e pratici.

?? necessario fare infinite riserve nel parlare dei prossimi futuri processi dello spirito e dell'associazione religiosa; ma possiamo prevedere, al confine dei tempi, una religione veramente umana ed universale che sia il culto della vita, e di ci?? che della vita umana esprime le originarie e pi?? profonde aspirazioni e tende al massimo della intensit?? spirituale; della vita divina, della massima somma di valori assoluti realizzantesi nel massimo sforzo di coscienze gelosamente educate a questa tensione e intenzione spirituale; e che, ogni opera della vita diventando cos?? religiosa, per il significato e per il fine, la religione cessi di essere un aspetto ed un ramo speciale delle organizzazioni e delle attivit?? umane, per abbracciarle tutte, spirito che vivifica.

La Chiesa di Roma.

Se quanto sono venuto esponendo ?? esatto, la Chiesa romana, non nel cristianesimo che essa ha comune con le altre confessioni, ma in ci?? che ?? propriamente e caratteristicamente suo, pu?? esser considerata come la negazione radicale della libert??, della vera unit?? religiosa. Per tutto ci?? che la lega, dall'una parte alla tradizione cristiana, dall'altra alla vita della coscienza contemporanea, essa ?? ineluttabilmente affaticata dal medesimo processo di dissoluzione e di ricostituzione che tutte le forme storiche della vita spirituale affatica: e questo la fa ancora, e non ostante tutto, cara a quelli che crebbero in essa e che, rinnegati dal dominatore, si sentono pur sempre fratelli delle vittime sue.

Ma questo intimo moto, che ?? il modernismo, questa divina gravidanza, coloro che quella Chiesa rappresentano e dirigono si affannano a comprimere e a soffocare nel nome di tutta la tradizione: tragica pazzia, come la chiamava, fatto davvero demente, uno dei pi?? fervidi persecutori del modernismo.

La tradizione teologica e disciplinare romana ?? la lenta formazione storica di una grande chiesa di autorit?? e di dominio. Una acuta e serena critica storica, come quella compiuta dal Loisy nel suo volumetto rosso: L'??vangile et l'??glise, vi dir?? che cos?? come fece, nelle condizioni storiche date, il cristianesimo doveva operare e durare, diventando cattolicismo e Chiesa romana. Il riconoscimento di questa verit?? storica non ci vieta di asserire una pi?? alta verit?? spirituale; che, cio??, questo trasformarsi e consolidarsi del cristianesimo in Chiesa era parallelamente un distaccarsi di esso dalla vivacit?? e profondit?? delle ispirazioni primitive, un ricadere di queste nei vincoli temporalistici e farisaici dai quali il Cristo aveva voluto con sforzo eroico distaccarle.

Ogni formula nuova del domma, frutto di lunghi affanni, ?? diminuzione e vincolo all'indagine; ogni rito che si precisa e si fa automatica ripetizione ?? impaccio ai liberi moti dell'anima; ogni incremento dell'autorit?? del clero ?? professionalismo per la via del quale si giunge a un punto in cui la Chiesa ?? divisa nettamente in due: un immenso gregge di seguaci passivi e un piccolo numero di despoti e di ministri; ogni nuova confusione di potere temporale e spirituale crea nuove forme di coercizione delle coscienze e scinde l'atto spirituale dalle forme esterne, obbligatorie e coattive.

Una certa libert?? di vita si conserva nel cattolicismo sinch?? mistici si sottraggono, nel chiuso dei chiostri, al vigile contatto del pontificato, e le lotte di questo col potere regio e imperiale permettono diversit?? di atteggiamenti e di opinioni. Ma quando la coscienza religiosa del nord, pi?? profonda ed attiva, si stacca da Roma e proclama la sua indipendenza, la Chiesa di Roma, nella controriforma, si chiude sempre pi?? nella sua tradizione di autorit?? e di dominio dall'alto, di obbedienza supina e passiva nel basso; e l'ordine dei gesuiti diviene la pi?? chiara e terribile espressione di questo spirito della decadenza??.

?? Questa rigida dottrina di autorit?? assoluta e di obbedienza passiva avrebbe stremato il cattolicismo togliendogli tutti i suoi seguaci, specie fra le classi che hanno una qualche cultura, se non si fosse adottata una doppia misura. Vi sono, in fatti, due cattolicismi: uno, esoterico, fondato sulla obbedienza passiva, e nel quale si entra con una lunga iniziazione nei noviziati o nei seminari; l'altro, essoterico, per il laicato, al quale molto si concede; al quale anzi si chiede solo, in sostanza, di essere strumento in mano del clero per l'azione pubblica di questo.

E negli ultimi tempi la Curia di Roma accentua sempre maggiormente questa tendenza, in contrasto aperto con quelle sopra descritte della libert?? religiosa e dell'unit?? alla quale si giunge per essa. Negli atti del pontificato di Pio X noi troviamo documentate in forma perspicua le posizioni centrali della teologia e della disciplina romana: rigida immutabilit?? del domma, indagine scientifica limitata dall'autorit?? e rivolta a conclusioni predefinite, dovere di obbedienza assoluta di tutti ad un solo, al papa, su su per la gerarchia del clero, anche in materie politiche e sociali; autorit?? piena e perfetta della Chiesa anche sullo Stato e nelle costituzioni civili, inanit?? e perversit?? di tutto quest'intimo affanno della coscienza moderna dovunque essa tenti di tracciarsi vie che non sieno le antiche.

E l'origine di questo sistema, logico e tenace fino all'assurdo, ?? nella dottrina stessa della verit?? e della salute religiosa che la Chiesa propugna; secondo la quale gli uomini sono di per s?? cattivi e schiavi dell'errore e del male, e la salute viene da un Dio esteriore e sovrano il quale affida il magistero e il ministero alla gerarchia cattolica; dalla quale quindi conviene essenzialmente dipendere ed alla quale obbedire perch?? essa, per diritto divino, dispensa i mezzi della salute. Tutto, qui, Dio stesso compreso, passa in seconda linea e si nasconde dietro l'istituto ecclesiastico; aderendo alla Chiesa le coscienze si estraniano da s??, si sdoppiano, sostituiscono all'interiore voce del divino spirito il precetto del confessore e del superiore; la perfetta religione coincide col perfetto automatismo, con la perfetta evirazione.

Di qui la condanna dell'americanismo, pel suo ritorno alle virt?? attive, della critica biblica che vuol essere seriamente e solamente critica, della democrazia cristiana, proclamazione di autonomia politica e sociale, del modernismo in genere, rinnovazione interiore e rinascita dei valori cristiani all'infuori del precetto e della guida dell'autorit??.

Nessuna libert?? possibile, quindi, se non quella che sa uccidersi; nessuna unit?? se non in questa eguale abdicazione di s??, in questo ordine di Varsavia??.

?? Si sar?? osservato, leggendo la cronaca dell'attivit?? politica dei cattolici, che essi parlano sempre di libert??: libert?? del pontefice, libert?? della Chiesa, libert?? della scuola.

E i loro fautori cos?? come i loro avversari sono, novantanove volte su cento, tanto ignoranti in materia che abboccano all'amo; e taluni dei primi si infervorano sinceramente per la libert??, e nell'animo dei secondi nasce un certo scrupolo che li fa timidi.

Non solo: ma se qualcuno domanda davvero libert?? per talune delle molte categorie di vessati ed oppressi dal Vaticano in maniera spesso brutale, ai clericali riesce facile lanciare il grido: dagli al persecutore! ed esser creduti.

Sarebbe quindi dovere di ogni uomo onesto, il quale senta dalle labbra di qualche clericale la parola ??libert????, lanciargli in viso risolutamente un ??ipocrita!??

I clericali considerano invece come il loro peggiore e pi?? pericoloso nemico chi chiede la libert?? anche per essi. La libert?? essi non la possono chiedere che per il papa e per la Chiesa; vale a dire per la dogmatica sistematica, risoluta negazione di ogni libert??.

Ma chi lotta per la libert?? vera lotta anche per la loro libert??.

Se cos?? ?????e voi non avete che a ricordare la storia recente del modernismo ed a consultare gli atti del pontificato di Pio X per persuadervi che cos?? ?????voi vedete come la lotta per la libert?? religiosa deve essere lotta contro questa tradizione e dottrina e sistema, della libert?? religiosa e di quanti la cercano comune avversario.

La teologia, la liturgia, tutti i var?? elementi della coscienza religiosa e dell'istituto ecclesiastico romano debbono essere ammessi, come ogni altra fede, a un giudizio sereno che ne riguardi i titoli e il valore. La storia di Roma deve essere esaminata con occhio imparziale, come un grande e magnifico frutto della cultura umana; la religione stessa cattolica, l?? dove ?? credenza spontanea di masse, ed anche quando ?? credulit?? e superstizione, va trattata con rispetto e con vigile cura, con l'animo di chi vuole non spegnere ma ravvivare la fiammella fumigante.

Un'altra cosa offende noi modernisti e provoca la nostra azione rinnovatrice: il carattere del vincolo che lega molti cattolici alla gerarchia, che la gerarchia vuole oggi ad ogni costo, e con un supremo sforzo, mantenuto e perpetuato. Noi sappiamo a prova quante anime sanguinino sotto questo peso, quale abuso di religione esso consenta per scopi politici, quale terribile ostacolo sollevi contro chi lotta per la giustizia e per la democrazia.

Sia quale si voglia la fede di ogni credente, noi la rispetteremo. Ma sia, in ognuno, non dedizione servile ad una autorit?? esteriore, non menzogna di una fede assente, non calcolo ed insidia politica; sia interiore e cordiale adesione ad una dottrina, sincera espressione di una vita morale, personale riconquista da parte di coscienze che l'inquietudine religiosa mosse alla ricerca, possesso di spiriti educati all'autonomia.

Trasferiamo le Chiese, volenti o riluttanti, sul terreno della libert??; qui esse si provino alla persuasione, alla conquista, al governo delle coscienze; dai frutti le giudicheremo.

?? Dio stesso, il deus absconditus, il Dio immanente, ad una pi?? intima comunione con il quale la coscienza contemporanea, pur fra tante incertezze ed errori, si va elevando, il quale rivendica per s?? le anime, geloso di un sacerdozio che si interpone fra lui e queste, e divenne cos?? grasso ed opaco da empirle d'ombra; e le vuole sue alunne. Egli, siamone sicuri, dir?? dall'intimo a ciascuna anima la stessa parola; egli far?? l'unit??.

Roma e l'Italia

I princip?? e le aspirazioni che io ho brevemente esposto hanno per noi italiani, viventi in Roma o cos?? presso a Roma, una importanza ed un significato pratico, pregni di dolore e di vita, che chi ?? fuori riesce a stento ad immaginare. Le lotte degli ultimi anni l'inseriscono a viva forza nell'animo nostro; e nel drammatico conflitto che ne risulta, avvertito da pochi, volutamente trascurato da una democrazia immemore dei valori religiosi, si esaurisce la vitalit?? spirituale di un popolo, gi?? cos?? fiacca per la lunga servit?? e per la tendenza della razza alla esteriorit?? spensierata e fugace.

C'?? in Italia, come nell'Austria cattolica e nella stessa Spagna, una libert?? religiosa, conquistata attraverso alle rivoluzioni politiche del secolo scorso e sempre duramente contrastata dalla Curia di Roma; ?? la laicit?? negativa dello Stato, la libert?? nei cittadini di non esser credenti n?? religiosi, sino al punto che ?? possibile ad un uomo non esser religioso. E questa libert?? basta oggi allo spirito italiano e ad essa bastano le leggi italiane. Presso di noi la Chiesa romana ha talmente monopolizzato tutto quello che ha attinenza alla vita religiosa, che nel liberarsi da essa si ?? quasi esaurita la fiacca religiosit?? del nostro popolo. E questa non ?? liberazione che a met??, ?? rinunzia, non rivendicazione dei beni spirituali. Non abbiamo spezzato le catene; ci siamo mutilati, per liberarci gittandole via insieme con una parte, la pi?? intima e preziosa, di noi; sicch?? in realt?? la coscienza religiosa italiana ?? ancora schiava della Curia romana; palpita e sanguina e si agita, avulsa, nelle strette della antica servit??.

La religiosit?? che conquista s?? stessa, l'attivit?? libera che si addestra nell'esercizio, la lotta contro ogni cosa che in noi e nel vicino nostro ?? avvertita come diminuzione e oscuramento di questa divina fiamma dello spirito non ?? intimamente sentita, perch?? non siamo abbastanza religiosi. Mazzini non ha fatto pi?? discepoli, dopo il 1870.

Ed oggi tutti i giovani che si affacciano alla vita con gesto e intento di rinnovatori affettano indifferenza per il problema religioso ed ecclesiastico, quando non giungono alla aperta confessione di simpatia per la chiesa di Roma; e i seguaci di questa, vuoti di inquietudine spirituale, si servono sfacciattamente del vincolo religioso e dei mezzi ecclesiastici per la loro conquista terrena, di prevalenza politica e di dominio. E di fronte ad essa stanno l'indifferenza degli scettici e una democrazia preoccupata d'altro e un anticlericalismo che dommatizza a sua volta ed eccita od?? religiosi, perch?? non ?? giunto ancora al concetto della laicit?? che ?? libert?? vera ed intiera.

Per questo i pochi che in Italia hanno il desiderio vivo e pungente della libert?? religiosa rivolgono un appello disperato a tutti i liberi credenti di fuori, per essere aiutati nell'opera loro; perch?? essi sono sul punto di esser travolti dalla ostentata indifferenza ed atonia religiosa dei pi??, che si accord?? assai bene con il clericalismo, maschera e menzogna di religione, ma non tollera una religiosit?? attiva ed ardente.

E questo appello assume una forma concreta: aiutateci a costituire in Roma un centro di vita e di attivit?? che sia come la rappresentanza, nella citt?? dello spirito, di quest'altra Chiesa di liberi, di questa universalit?? cristiana, di questa sovranit?? della coscienza religiosa che il presente congresso magnificamente attesta e proclama; e che dovr?? pure un giorno, non uccidere, ma assorbire in s?? la Chiesa di Roma, liberando coloro che essa oggi aduggia ed opprime.

Aiutateci a far sorgere, dinanzi al Vaticano, grandioso museo del cattolicismo medioevale, dal quale i morti dominano i vivi e diffondono intorno un torbido sogno di dominio, un Vaticano nuovo, idea e non pietra, che sia l'anima della terza Roma, espressione viva di una pi?? alta unit?? delle stirpi umane; unit?? la quale non associi popoli vinti e fiaccati dalla forza, n?? coscienze volontariamente prone dinanzi a una larva di divinit?? esteriore ed autoritaria, ma sia in ciascuna coscienza di uomo il senso della universalit?? della legge di bene che essa porta in s?? stessa e che, a chi la conquista, rivela il segreto del pi?? sicuro dominio di s?? e della storia.

Cos??, allo stesso modo che l'impero romano prepar?? gli elementi che, assorbiti e rifusi nella Chiesa romana, condussero ad una seconda universalit??, quella del cattolicismo medioevale, questo, a sua volta, superato e risolto in una nuova sintesi possente, preparer?? l'universalit?? del precetto cristiano di amore fra gli uomini e fra i popoli, l'unit?? figlia della libert??.

BIBLIOTECA POPOLARE DI PROPAGANDA DEMOCRATICA

N. 2.

ROMOLO MURRI

DEPUTATO AL PARLAMENTO

Il cristianesimo e la religione di domani

Primo migliaio

ROMA

COMITATO DI AZIONE LAICA
EDITORE

Piazza Trasimeno, 2

Prezzo: L. 1

COMITATO DI AZIONE LAICA

Si ?? costituito in Roma fra alcuni volonterosi i quali sperano di veder molti associarsi ad essi, per uno scopo di risveglio morale, di educazione democratica, di liberazione delle coscienze che sono ancora serve dell'ignoranza e del pregiudizio, di propaganda idealistica, un Comitato di azione laica.

Esso intende di raggiungere i suoi scopi con tutte le forme di propaganda diretta che gli saranno possibili: il libro, la rivista, la conferenza, il convegno. Pi??, intende raggiungerli, indirettamente, influendo su tutte le altre iniziative ed istituzioni le quali hanno anche esse uno scopo di propaganda e di educazione popolare: la scuola, il periodico, la biblioteca popolare, l'organizzazione di cultura o professionale o di partito; fornendole di pubblicazioni opportune, stimolandone l'iniziativa, coordinandone gli sforzi, per ci?? che riguarda la lotta per la libert?? religiosa e l'educazione morale.

(Continua nella copertina pag. 3)

Al comitato di azione laica si pu?? appartenere in tre modi:

o come socio promotore, versando una volta tanto lire cento;

o come socio effettivo, versando lire dieci annue;

o come socio aderente, versando una lira annua.

I periodici aderiranno inviando solo una copia della pubblicazione alla sede centrale ed impegnandosi a pubblicare le comunicazioni ufficiali del Comitato.

Le associazioni possono aderire, versando un contributo annuo in ragione di L. 0,50 per socio ed impegnandosi a collaborare collettivamente, nei limiti del loro statuto e delle loro possibilit??, ai fini sociali.

La sede provvisoria del Comitato ?? in Roma, piazza Trasimeno, 2, alla quale chi voglia pu?? rivolgersi, mediante cartolina con risposta pagata, per chiedere copia dello statuto ed altre informazioni.

Sezioni del Comitato possono essere istituite dovunque sieno almeno dieci soci regolarmente inscritti presso il Comitato centrale, e con l'approvazione di questo.

BIBLIOTECA POPOLARE DI PROPAGANDA DEMOCRATICA

Sar?? pubblicato un volumetto di circa 100 pagine ogni due mesi. Ciascun volumetto sar?? messo in vendita a prezzo di L. 1 la copia. Ma forti riduzioni verranno praticate alle Biblioteche popolari o per l'acquisto di pi?? copie.

Abbonamento annuo (6 volumetti)

Lire 4

?? in vendita il primo volumetto:

ROMOLO MURRI

Il partito radicale e il radicalismo italiano

Seguiranno, per il corrente anno 1913, altri due volumetti.

Abbonamento ai primi quattro volumetti

Lire 3

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1.F.

1.F.1. Project Gutenberg volunteers and employees expend considerable effort to identify, do copyright research on, transcribe and proofread public domain works in creating the Project Gutenberg-tm collection. Despite these efforts, Project Gutenberg-tm electronic works, and the medium on which they may be stored, may contain "Defects," such as, but not limited to, incomplete, inaccurate or corrupt data, transcription errors, a copyright or other intellectual property infringement, a defective or damaged disk or other medium, a computer virus, or computer codes that damage or cannot be read by your equipment.

1.F.2. LIMITED WARRANTY, DISCLAIMER OF DAMAGES - Except for the "Right of Replacement or Refund" described in paragraph 1.F.3, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation, the owner of the Project Gutenberg-tm trademark, and any other party distributing a Project Gutenberg-tm electronic work under this agreement, disclaim all liability to you for damages, costs and expenses, including legal fees. YOU AGREE THAT YOU HAVE NO REMEDIES FOR NEGLIGENCE, STRICT LIABILITY, BREACH OF WARRANTY OR BREACH OF CONTRACT EXCEPT THOSE PROVIDED IN PARAGRAPH F3. YOU AGREE THAT THE FOUNDATION, THE TRADEMARK OWNER, AND ANY DISTRIBUTOR UNDER THIS AGREEMENT WILL NOT BE LIABLE TO YOU FOR ACTUAL, DIRECT, INDIRECT, CONSEQUENTIAL, PUNITIVE OR INCIDENTAL DAMAGES EVEN IF YOU GIVE NOTICE OF THE POSSIBILITY OF SUCH DAMAGE.

1.F.3. LIMITED RIGHT OF REPLACEMENT OR REFUND - If you discover a defect in this electronic work within 90 days of receiving it, you can receive a refund of the money (if any) you paid for it by sending a written explanation to the person you received the work from. If you received the work on a physical medium, you must return the medium with your written explanation. The person or entity that provided you with the defective work may elect to provide a replacement copy in lieu of a refund. If you received the work electronically, the person or entity providing it to you may choose to give you a second opportunity to receive the work electronically in lieu of a refund. If the second copy is also defective, you may demand a refund in writing without further opportunities to fix the problem.

1.F.4. Except for the limited right of replacement or refund set forth in paragraph 1.F.3, this work is provided to you 'AS-IS' WITH NO OTHER WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT LIMITED TO WARRANTIES OF MERCHANTIBILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE.

1.F.5. Some states do not allow disclaimers of certain implied warranties or the exclusion or limitation of certain types of damages. If any disclaimer or limitation set forth in this agreement violates the law of the state applicable to this agreement, the agreement shall be interpreted to make the maximum disclaimer or limitation permitted by the applicable state law. The invalidity or unenforceability of any provision of this agreement shall not void the remaining provisions.

1.F.6. INDEMNITY - You agree to indemnify and hold the Foundation, the trademark owner, any agent or employee of the Foundation, anyone providing copies of Project Gutenberg-tm electronic works in accordance with this agreement, and any volunteers associated with the production, promotion and distribution of Project Gutenberg-tm electronic works, harmless from all liability, costs and expenses, including legal fees, that arise directly or indirectly from any of the following which you do or cause to occur: (a) distribution of this or any Project Gutenberg-tm work, (b) alteration, modification, or additions or deletions to any Project Gutenberg-tm work, and (c) any Defect you cause.

Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg-tm

Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of electronic works in formats readable by the widest variety of computers including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from people in all walks of life.

Volunteers and financial support to provide volunteers with the assistance they need, is critical to reaching Project Gutenberg-tm's goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will remain freely available for generations to come. In 2001, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 and the Foundation web page at http://www.pglaf.org.

Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation

The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit 501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at http://pglaf.org/fundraising. Contributions to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by U.S. federal laws and your state's laws.

The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S. Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered throughout numerous locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation's web site and official page at http://pglaf.org

For additional contact information:
??????????Dr. Gregory B. Newby
??????????Chief Executive and Director
??????????gbnewby@pglaf.org

Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation

Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide spread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. Many small donations ($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt status with the IRS.

The Foundation is committed to complying with the laws regulating charities and charitable donations in all 50 states of the United States. Compliance requirements are not uniform and it takes a considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up with these requirements. We do not solicit donations in locations where we have not received written confirmation of compliance. To SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state visit http://pglaf.org

While we cannot and do not solicit contributions from states where we have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition against accepting unsolicited donations from donors in such states who approach us with offers to donate.

International donations are gratefully accepted, but we cannot make any statements concerning tax treatment of donations received from outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff.

Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation methods and addresses. Donations are accepted in a number of other ways including including checks, online payments and credit card donations. To donate, please visit: http://pglaf.org/donate

Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic works.

Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg-tm concept of a library of electronic works that could be freely shared with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.

Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper edition.

Most people start at our Web site which has the main PG search facility:

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