– Sì – disse la contessa Nughelli – io amo il pettegolezzo…. quello degli altri; è divertente ed istruttivo. Niente rivela il carattere di una persona quanto il sentirla parlare con graziosa malizia, con sorridente perfidia, di fatti che, in apparenza, non la riguardano punto, non la interessano minimamente, e che intanto….
Il pettegolezzo – la interruppe Salzani – è cosa tutta femminile.
– Che fa molto comodo agli uomini – replicò la contessa. – Dovete convenirne. Ci sono però quelli che io chiamo Uomini-Donna e sono peggiori delle femminucce. Almeno nel nostro pettegolezzo – vedete? mi ci metto anch’io – c’è un garbo, una gentilezza che ne attenua ordinariamente il lato cattivo. Credo che non vi dispiaccia di esserne vittima.
– Non me ne lagno. Il pettegolezzo, specie quando diventa maldicenza, mette una bella aureola attorno al capo delle persone che investe. Io ho tale fama di cattivo soggetto….
– Degna dei vostri meriti….
– No; tale da farmi rimpiangere che io sia molto, moltissimo inferiore alla reputazione non so in che modo raggiunta. Vi sono donne che si domandano: – Sarà poi davvero un gran cattivo soggetto? – E vogliono accertarsene. Stia pur sicura, contessa; per queste donne, il più gran cattivo soggetto riesce sempre una delusione.
– È stato così…. pure? Nessuno lo sospetta.
– Per sospettare occorre almeno un qualche indizio.
– E quel povero Santucci intanto….
– Direi che è un imbecille se non lo conoscessi a fondo. Ma forse è vero che l’amore, in certi organismi, arriva ad offuscare l’intelligenza.
– Secondo me, Santucci ha fatto bene a non credervi.
– Perchè, contessa?
– Appunto perchè ha capito che più un gentiluomo si sforza di smentire quel che potrebbe lèdere l’onore di una donna, e più conferma la realtà che pretende di negare.
– Sicchè anche voi….
– Certamente, anch’io. Non vi giudico, non vi biasimo, nè vi approvo. Capisco che in certe azioni di una donna possono esservi ragioni da quasi pienamente scusarla. Siamo tanto fragili, tanto credule, tanto mal difese! E penso: – Poichè è così, vuol dire che non poteva essere altrimenti. – Sono un po’ fatalista. Ed ora, dopo questo preludio, dovreste compensarmi, confessandovi qui a quattr’occhi.
– Ma anche davanti a tutti i begli occhi che stanno intenti ascoltando le stupidaggini di Ballori. Egli rivende, a metà prezzo, lo spirito degli altri.
– Cominciate a parlare, e vedrete che le signore e le signorine diserteranno da Ballori!
– Santucci, laggiù, vorrebbe far credere….
– Che sta per consolarsi con la Porano? Scommetto ch’ella gli parla dei suoi dolori artritici.
– Se è vero che l’amore guarisce tutti i mali!…
– Non divagate. Ormai, caro Salzani, è il segreto di Pulcinella.
– Racconterò, ma senza nomi, proprio come nella confessione.
– I nomi li metteremo noi… Accostatevi pure, cara Maurigi, anche voi, baronessa, e anche tu, Càrola. Niente di segreto. Salzani sta per raccontarmi una interessantissima storia o storiella. Val la pena di star ad ascoltare.
– Storia o storiella… personale?
– Un po’ storia, un po’ storiella, baronessa, e un po’ anche fiaba; perchè – è inevitabile -nella vita, lo straordinario, il fantastico, messo alla porta, torna per la finestra. Si tratta di due, maschio e femina, come ce ne sono tanti. Se non che, a sentir lui, la giovinezza, a venticinque anni, gli aveva dato tutto quel che poteva, ed egli non osava di desiderar altro per non trovarsi faccia a faccia con un disinganno. Lei era una di quelle anime che io chiamo mezze addormentate, e non sono felici nè infelici, ma sembra vivano in tranquilla attesa di qualcosa probabilmente vicina ad arrivare, e che probabilmente non arriverà mai. Ed ecco, un giorno, questi due esseri si incontrano. Dove? Mettiamo in una deliziosa villa, o, se più vi piace, in un Grande albergo: il posto è indifferente. L’importante è che rimangono soli, quasi smarriti in un viale pieno di ombra o nella serra dell’albergo, appartati da tutti. Dopo alcuni momenti di silenzio, il dialogo comincia.
Lui. Com’è che non mi sono accorto finora che siete supremamente bella e adorabile?
Lei. Significa che ci vuole un gran sforzo di buona volontà per arrivarvi.
Lui. Ci sono eventi che si maturano nell’oscurità, tacitamente.
Lei. Quali eventi?
– Scusate, Salzani – lo interruppe la contessa – o voi avete poca fantasia, o volete velar troppo, anzi nascondere la realtà. Tra un uomo e una donna che, come pare, si trovino insieme la prima volta, non si fanno stupidi discorsi come questi che ci riferite.
– Avete ragione – rispose Salzani. – Ma io non volevo tirar le cose per le lunghe. Poi, è difficile riferire le precise parole. C’è, inoltre, l’impaccio di narrare in terza persona quel che andrebbe narrato in persona prima. Dovrei dire: ci conoscevamo da un pezzo….
– Si tratta dunque di voi? -fece la signora Maurigi. – Allora la cosa diventa molto più interessante. Un uomo come voi non deve avere esitanze. Sappiate che noi immaginavamo peggio, peggio assai di quel che raccontavate.
– Infatti non ci faccio una bella figura. Uno che si sente ripetere parecchie volte al giorno: – Siete un uomo di spirito – finisce balordamente col convincersi di esser tale. Ma altro è il credersi, altro è l’essere. E così il preteso uomo di spirito commette incredibili balordaggini. Per dire la verità, questa è l’unica di cui mi rimorda la coscienza. Non sono mai stato invidioso delle buone fortune altrui. Il mondo è così vasto che c’è posto per tutti. Ma non è raro il caso che lo stesso posto faccia, nello stesso tempo, gola a due. Allora….
– C’è il fortunato e c’è l’altro.
– Precisamente. Ora, nel mio caso, la stranezza consiste in questo: che il fortunato non c’era affatto, quantunque tutti, ed io con gli altri, credessimo alla sua esistenza; e che l’altro, cioè…. io mi rodevo di gelosia e non avevo un’ora di pace. Voi non potete immaginare che sfoggio d’immaginazione faccia l’Accidente in simili occasioni. La gente dovrebbe essere cieca e stupida per non prestar fede alle apparenze e per non ricamarvi attorno bellissime frange. Quell’uomo e quella signora non avevano nessun’idea di quel che avveniva intorno a loro; erano lontani mille miglia dal sospettare che ogni loro insignificante parola, ogni gesto, ogni sorriso innocentissimi venivano comentati, discussi, interpretati a capriccio di ognuno, quando presentavano qualcosa di equivoco, di oscuro, di sottinteso, ed erano invece le cose più semplici di questo mondo. E l’affare diventava complicato, perchè il preteso fortunato non aveva nessuna ammirazione per la persona, e pel carattere della vedova – si trattava di una giovine vedova – che gli veniva attribuita come amante. Era forse brutta? No, anzi aveva qualcosa di fine, di piacente, di delicato…. Occhi azzurri, magnificamente azzurri, quali se ne vedono di rado…
– Nessuno può dirlo meglio di lei, se è vero….
– Come, se è vero? È verissimo: erano il suo maggiore incanto per me. Se vi dicessi che ho avuto fin la debolezza di scriver dei versi per quell’azzurro…
– Non lo crederemmo – disse la baronessa. – Certe sciocchezze un uomo di spirito le fa…. ma non le confessa.
– Un innamorato non è più un uomo di spirito. Ero prostrato, avvilito. Ho commesso viltà delle quali non mi sarei mai creduto capace. Un giorno son arrivato fin a rubare in portineria una lettera a lei diretta, credendo di poter carpire qualche segreto, qualche indizio, un appuntamento, lo sfogo epistolare dell’amante felice… Era una sollecitazione della modista per aver pagato un conticino.
– Vi siete lasciato sfuggire la bella occasione di rimandarglielo misteriosamente saldato… Spesso dipende da certe piccole….
– Contessa! Mi sarebbe parso di offenderla…
– Ma avreste avuto l’occasione….
– Ne avevo avute tante! Me le ero lasciate sfuggire.
– Permettiamogli di continuare – disse timidamente Càrola.
– Dove eravamo rimasti? Ah si parlava della giovane vedova. Aveva la spigliatezza di tutte le sue pari… La vedovanza conferisce… uno stato d’animo tra il sentimentale e… l’opposto. Non so se avete notato che le vedove hanno lo scilinguagnolo molto sciolto. Vogliono forse prendersi la rivincita di certi silenzi imposti alla signorina, prima, alla maritata, poi. La cosa non riusciva a tutti gradevole; ma io mi compiacevo immensamente di quel chiaccherio a getto continuo, quasi le parole, la voce, i gesti mi permettessero di essere in qualche modo in intimo contatto con lei. Non si tradiva mai, però! Non lasciava mai trasparire che nel suo piccolo cuore ci fosse qualcosa oltre quel che pareva le aleggiasse su le labbra, le sorridesse nelle pupille.
E lui, invece, in certe occasioni, sembrava di una sfrontataggine incredibile. Non si avvedeva dunque che tutti gli sguardi erano fissati su loro due? Non si avvedeva dei maliziosi ammicchi delle persone che sottolineavano certi atti o di lei o di lui? La gente se lo domandava, e aveva ragione di maravigliarsi. Sfido! Il preteso fortunato sarebbe scoppiato in una grande risata se qualcuna gli avesse detto…. Infine era una cosa che non poteva fargli disonore. Parecchi e parecchi avrebbero voluto trovarsi nella supposta posizione di lui… Ma non era vero; non gli era mai passato per la mente, anche perchè le vedove gli mettevano paura assai più delle ragazze… E quando un indiscreto gliel’accennò, il…. – stava per scapparmene – il nome di bocca – cascò dalle nuvole; e saputo che io ce l’avevo con lui perchè sospettavo che egli mi avesse quasi fatto il dispetto di… non indovinare le mie intenzioni – giacchè si trattava proprio di questo – venne generosamente da me… Un altro si sarebbe compiaciuto di tale atto. Ma io, in quel momento, credetti ch’egli avesse voluto venir a godere del suo trionfo. Li avevo visti, poco prima, lei e lui, nella sala della Filarmonica, seduti accanto, nelle prime file delle poltrone. Si trattava di due aspettatissime novità; dirigeva la esecuzione l’illustre Maestro autore di esse…. Nel pubblico, un’attenzione straordinaria. E quei due… uno scandalo! Si erano parlati all’orecchio e – si vedeva – non per comunicarsi le impressioni musicali, dal momento in cui erano scoppiate le prime note, fino all’attenuato finale che era parso un amoroso sospiro del violoncello rimasto solo a gemere nel vasto silenzio della sala. Io non li avevo perduti di occhio un solo istante…. E proprio quel giorno, dopo quell’indecente spettacolo – ero convinto di questo! – egli veniva a dirmi: – Ma è dunque vero che tu ti figuri….? Ma nemmeno per sogno! Le vedove non sono il mio forte. Vogliono essere sposate: – non hanno paura di ricominciare… – Non lo lasciai finire. Gli risposi: – Chi ti ha chiesto spiegazioni? Io non mi mescolo dei fatti altrui e non permetto, che gli altri si mescolino dei miei. –
Appunto perchè non avevano niente da nascondere, essi si comportavano nei ritrovi, nelle feste, in teatro da gente che non può essere neppure sospettata. E intanto quel che lei, contessa, ha chiamato il Segreto di Pulcinella faceva la sua strada, si arricchiva di sempre nuovi particolari; ognuno si credeva in obbligo di modificare, di svolgere quello che era diventato il dominio di tutti. Se si potesse riandarne la gran tela, lei baronessa, lei contessa, lei signora Maurigi, lei signorina Càrola – non neghino! – potrebbero riconoscere i punti dove si sono genialmente divertite a lavorare, senza malignità, senza cattive intenzioni, perchè nel segreto di Pulcinella il meno che ci entri è lui, povero Pulcinella! –
A poco a poco si era fatto un gran circolo di signore e di signorine attorno a Salzani, che parlando, di mano in mano aveva alzato la voce richiamando l’attenzione anche dei giovani che ammiravano in lui il gentiluomo modello.
Era arrivata con un po’ di ritardo, contro il suo solito, la giovine vedova Miolani che soltanto da pochi mesi aveva smesso il lutto. E le stava così bene! Glielo ripetevano tutti.
– Prego, Salzani, continui! – ella disse prendendo posto tra la baronessa e la signora Maurigi.
Era raggiante di contentezza; sembrava ringiovanita. Ma nessuno osava di rivolgerle una domanda, prima di sentire la fine della storia o storiella che doveva terminare come una fiaba, secondo era stato annunziato da Salzani.
– Un duello, mi figuro? – disse la contessa.
– Un duello dove io, per poco, non passai da parte a parte l’amante fortunato o che tutti tenevano per tale.
– E non se n’è saputo mai niente?
– Eravamo andati a batterci in Boemia, per riguardo della signora.
– Ah, come siete facili a mentire voi uomini! – esclamò la signora Miolani. – Proprio giorni fa, voi dicevate di essere orgoglioso di non aver mai ceduto alla tentazione di battervi!
– E non mi sono mai battuto! – rispose Salzani. – Mettevo un duello nella mia storia o storiella, perchè mi pareva necessario vivificarla con un po’ di sangue. Doveva essere una non bella variante del segreto di Pulcinella; che ormai, lo sapete tutti, comincia a divenire monotono, dico bene, signora Miolani?… E mi vien la voglia di dire: Signorina! Ormai – non abbia ritegno di confessarlo – lei è stata per un anno e mezzo la mia amante!… Dobbiamo finirla con le menzogne! Per un anno e mezzo io sono stato il fortunato…. Non dica di no; tanto, tutti lo sanno meglio di lei e di me…. che non ne sappiamo nulla, e non ne abbiamo saputo mai nulla! Ora io glielo dichiaro davanti a tutti, sono un po’ seccato… Toujours perdrix! Toujours perdrix! E non ne voglio più sapere di lei; lei, ne sono convintissimo, non vuol più saperne di me. Ha ragione; sono un amante… fatto di chiacchiere della gente… disoccupata… E c’è chi mi crede ai sette cieli! Ah, lei non sa niente che io sono il fortunato…? Ah lei non sa di essere la mia fanatica adorazione?… E rimane là, stupita di queste… inattese rivelazioni!
– Salzani! Salzani! gli gridò la contessa, sentendolo parlare eccitato a quel modo.
– Non c’è rimedio, contessa! Il segreto di Pulcinella non deve più essere un segreto. La bella signora Miolani non può trascinarsi dietro un fantastico amante; io non devo godere del fascino immeritato di una ideale signora, alla quale reco danni morali e materiali, perchè scoraggio gli adoratori e forse qualcuno che vorrebbe essere il secondo marito.
– In quanto a questo! – esclamò allegramente la signora Miolani.
E, per qualche istante, tutti sospettarono che la scenetta a cui avevano assistito fosse stata anticipatamente combinata tra lei e Salzani… e che il secondo marito, da non poter essere scoraggiato, era lui!
– Per provarvi, caro… amante – continuò la giovane vedova, sorridendo: – per provarvi in modo assoluto che… più non voglio saperne di voi, come voi dichiarate di non voler più saperne di me, sono felice di annunziarvi… No! – ella s’interruppe, aggrottando un po’ le ciglia assumendo un’aria severa – lasciamo che il segreto di Pulcinella svaghi gli ozii della buona gente ancora per qualche mese. Voglio godermelo un po’ anch’io, che non ne ho saputo niente finora. È stupido veramente.
– Oh, molto stupido! Sarebbe però interessante studiare come si formino, a poco a poco, certi segreti di Pulcinella che arrivano fin a farsi prendere sul serio da persone intelligentissime. –
Egli guardò in fondo al salotto dove aveva visto Santucci conversante con la signora Porani; ma Santucci era andato via, forse dispiacente anche lui che quel segreto di Pulcinella fosse cessato di esser tale.
– E lo straordinario? – Il fiabesco?… – domandò la signorina Càrola al Salzani.
– Ce lo racconterà tra qualche mese… la fata Miolani in persona – egli rispose inchinandosi verso la giovane vedova.
Poi, rizzando la testa, con lieve espressione di amara ironia, soggiunse quasi declamando:
– Ed ora, signore e signori, al lavoro per un altro… segreto di Pulcinella, nel quale, se mai, vorrei essere un protagonista meno sciocco!