ASIA/INDONESIA – Cattolici al voto nel segno della “Gaudium et spes”

Giacarta – E’ il documento conciliare “Gaudium et spes” il riferimento ineludibile per i cattolici indonesiani che domani, 14 febbraio, sono chiamati alle urne insieme con tutta la popolazione indonesiana per la scelta del presidente e di 20 mila rappresentanti locali a vari livelli. Lo ha spiegato il segretario esecutivo della Commissione per i laici nella Conferenza episcopale cattolica indonesiana , padre Yohanes Kurnianto Jeharut, ricordando la chiamata a impegnarsi in politica, propria dei laici cattolici, perché essi, ha detto “con un coinvolgimento diretto, possono contribuire al bene comune”. Per le elezioni del 2024 , il sacerdote ricorda la dichiarazione finale della assemblea dei Vescovi cattolici indonesiani tenutasi nell’autunno scorso ) in cui si invitavano i cittadini a coinvolgersi responsabilmente e a monitorare il processo elettorale affinché si svolgesse in modo trasparente. Il messaggio dei Vescovi invitava a “votare secondo coscienza”, sempre considerando l’etica pubblica sostenendo la “Pancasila” , la Costituzione del 1945, rispettando il principio “unità nella diversità”.
La Commissione per i laici si è attivamente coinvolta nella preparazione delle elezioni attraverso percorsi di “educazione politica” nelle 37 diocesi indonesiane, incoraggiando i fedeli a essere “elettori attivi”, operando un “discernimento”, che è “un’abitudine spirituale insegnata da secoli”, utile “anche quando si prendono decisioni pubbliche, il cui impatto influenzerà il destino di molte persone” ha spiegato p. Jeharut.
Va notato che nella campagna elettorale i candidati alle elezioni presidenziali si sono astenuti dall’usare narrazioni religiose o etniche per raccogliere voti: un approccio molto diverso da quanto verificatosi nel 2019, quando molti leader nazionali avevano fatto ricorso a “discorsi identitari”, facendo leva anche sull’elemento religioso per aumentare il consenso. Secondo gli osservatori, temi e approcci di “politica identitaria” sono meno diffusi anche a causa dell’assenza di gruppi estremisti dalla vita pubblica, come avvenuto per il “Fronte dei difensori dell’Islam”, movimento sciolto dal governo nel 2020. Gruppi e associazioni della società civile auspicano che questo approccio si prolunghi anche se il voto giungerà al secondo turno. Infatti se nessuno dei candidati otterrà la maggioranza assoluta al primo turno, le elezioni presidenziali andranno al ballottaggio tra i due candidati che hanno ricevuto il maggiore consenso.
Le Chiese cristiane indonesiane, delle diverse confessioni, hanno lanciato un messaggio invocando sempre “un linguaggio di amore e accettazione”, ha detto il Segretario generale del Consiglio mondiale delle chiese , Rev. Jerry Pillay, in visita in Indonesia per dare un messaggio di pace e convivenza “da parte delle nostre 352 Chiese, presenti in 120 paesi del mondo, con quasi 600 milioni di credenti”. “Il Consiglio delle Chiese lavora per la giustizia e la pace, non solo tra i cristiani ma anche con persone di altre fedi”, ha rimarcato, esortando a un dialogo sempre collaborativo con i fedeli musulmani, che in Indonesia sono la maggioranza della popolazione.
I cristiani in Indonesia sono circa il 7%della popolazione complessiva. Tra costoro i cattolici sono circa 8 milioni.

ASIA/INDONESIA – I cattolici al voto ispirandosi alla “Gaudium et spes”

Giacarta – E’ il documento conciliare “Gaudium et spes” il riferimento ineludibile per i cattolici indonesiani che domani, 14 febbraio, sono chiamati alle urne insieme con tutta la popolazione indonesiana per la scelta del presidente e di 20 mila rappresentanti locali a vari livelli. Lo ha spiegato il segretario esecutivo della Commissione per i laici nella Conferenza episcopale cattolica indonesiana , padre Yohanes Kurnianto Jeharut, ricordando la chiamata a impegnarsi in politica, propria dei laici cattolici, perché essi, ha detto “con un coinvolgimento diretto, possono contribuire al bene comune”. Per le elezioni del 2024 , il sacerdote ricorda la dichiarazione finale della assemblea dei Vescovi cattolici indonesiani tenutasi nell’autunno scorso ) in cui si invitavano i cittadini a coinvolgersi responsabilmente e a monitorare il processo elettorale affinché si svolgesse in modo trasparente. Il messaggio dei Vescovi invitava a “votare secondo coscienza”, sempre considerando l’etica pubblica sostenendo la “Pancasila” , la Costituzione del 1945, rispettando il principio “unità nella diversità”.
La Commissione per i laici si è attivamente coinvolta nella preparazione delle elezioni attraverso percorsi di “educazione politica” nelle 37 diocesi indonesiane, incoraggiando i fedeli a essere “elettori attivi”, operando un “discernimento”, che è “un’abitudine spirituale insegnata da secoli”, utile “anche quando si prendono decisioni pubbliche, il cui impatto influenzerà il destino di molte persone” ha spiegato p. Jeharut.
Va notato che nella campagna elettorale i candidati alle elezioni presidenziali si sono astenuti dall’usare narrazioni religiose o etniche per raccogliere voti: un approccio molto diverso da quanto verificatosi nel 2019, quando molti leader nazionali avevano fatto ricorso a “discorsi identitari”, facendo leva anche sull’elemento religioso per aumentare il consenso. Secondo gli osservatori, temi e approcci di “politica identitaria” sono meno diffusi anche a causa dell’assenza di gruppi estremisti dalla vita pubblica, come avvenuto per il “Fronte dei difensori dell’Islam”, movimento sciolto dal governo nel 2020. Gruppi e associazioni della società civile auspicano che questo approccio si prolunghi anche se il voto giungerà al secondo turno. Infatti se nessuno dei candidati otterrà la maggioranza assoluta al primo turno, le elezioni presidenziali andranno al ballottaggio tra i due candidati che hanno ricevuto il maggiore consenso.
Le Chiese cristiane indonesiane, delle diverse confessioni, hanno lanciato un messaggio invocando sempre “un linguaggio di amore e accettazione”, ha detto il Segretario generale del Consiglio mondiale delle chiese , Rev. Jerry Pillay, in visita in Indonesia per dare un messaggio di pace e convivenza “da parte delle nostre 352 Chiese, presenti in 120 paesi del mondo, con quasi 600 milioni di credenti”. “Il Consiglio delle Chiese lavora per la giustizia e la pace, non solo tra i cristiani ma anche con persone di altre fedi”, ha rimarcato, esortando a un dialogo sempre collaborativo con i fedeli musulmani, che in Indonesia sono la maggioranza della popolazione.
I cristiani in Indonesia sono circa il 7%della popolazione complessiva. Tra costoro i cattolici sono circa 8 milioni.

VATICANO – “Gesù è il sole, noi siamo la luna”. Il Cardinale Tagle celebra il Capodanno lunare con la comunità degli studenti cattolici cinesi a Roma

Roma – La Chiesa non brilla di luce propria. Può donare al mondo solo la luce di Cristo, riflettendola sul suo corpo opaco, come fa la luna con la luce del sole. E’ questa l’immagine-emblema, ripresa dai Padri della Chiesa, con cui il Cardinale Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha riproposto quale è la sorgente e la natura propria dell’opera missionaria affidata da Cristo alla sua Chiesa.
L’occasione propizia per richiamare quello che i Padri della Chiesa definivano il “Mysterium Lunae” è stato il Capodanno lunare, celebrato nei Paesi e tra i popoli dove si computa il tempo sulla base del calendario della luna.
Sabato 10 febbraio, giorno del “Capodanno lunare”, il Cardinale Tagle ha celebrato la liturgia eucaristica nel corso della giornata di festa organizzata presso il Pontificio Collegio San Paolo dalla Comunità degli studenti cattolici cinesi di Roma.
La messa celebrata dal Cardinale ha rappresentato il momento culminante della giornata, conclusasi con un pranzo conviviale. Alla festa hanno preso parte decine di sacerdoti, suore, seminaristi e diaconi cinesi che studiano nelle Università romane, insieme – tra gli altri – all’Arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, Segretario del Dicastero per l’Evangelizzazione, e a don Samuele Sangalli, Sotto-Segretario dello stesso Dicastero missionario.

La luna – ha ricordato il Cardinale nella parte conclusiva della sua omelia, facendo riferimento al “Capodanno lunare” – ha «un posto speciale» nelle riflessioni dei primi Padri della Chiesa. Ed è qualcosa che ha a che fare «con la missione della Chiesa, con la nostra missione».
Alcuni Padri – ha ricordato il Cardinale – descrivevano la missione della Chiesa come un “ministero lunare”, parlando del “Mysterium Lunae”. «Il sole, la luce» ha spiegato il Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione «è Gesù Cristo, e la Chiesa, come la luna, deve dipendere dalla luce che viene da Gesù».
Separata da Gesù – ha proseguito il Cardinale Tagle – la luna non ha luce propria. E comunque la luna non tiene per sé la luce che riceve dal sole, ma la rifrange verso la terra, la «condivide» con la terra. «La mia speranza» ha confidato il Cardinale concludendo l’omelia «è che ogni anno, in occasione del Capodanno lunare, noi cristiani possiamo rinnovare li nostro “ministero lunare”: volgerci verso Gesù, ricevere la luce di Gesù, e condividere la luce di Cristo, non la nostra luce, con il mondo. Gesù è “lumen Gentium”, luce delle genti. Noi siamo la luna».

AFRICA/SENEGAL – Ancora scontri per il rinvio del voto. Il Consiglio dei laici cattolici: “Rischi di destabilizzazione”

Dakar – Tre morti e oltre 250 arresti. È questo il bilancio degli scontri avvenuti lo scorso fine settimane in Senegal contro il rinvio delle elezioni presidenziali in Senegal, deciso il 3 febbraio dal Presidente Macky Sall . Le votazioni dovevano tenersi il 25 febbraio ma dopo l’annuncio del loro rinvio a data da destinarsi da parte del Presidente, l’Assemblea Nazionale ha deciso di posticiparle al 15 dicembre.
Nella capitale Dakar le forze di sicurezza i hanno lanciato gas lacrimogeni e usato granate assordanti contro i manifestanti nella capitale.
Mentre a Dakar sembra essere tornata la calma gli scontri sono proseguiti a Ziguinchor, capitale della Casamance, contrapponendo decine di giovani, alle forze di sicurezza, che hanno formato posti di blocco e lanciato pietre.
Oltre ai partiti d’opposizione, anche diverse organizzazioni della società civile hanno espresso il loro rifiuto per la posticipazione del voto. Tra queste c’è il Consiglio Nazionale del Laicato del Senegal che in una dichiarazione esprime “con amarezza e rammarico, tutto il suo dissenso per questa decisione le cui conseguenze possono condurre il Senegal verso un domani incerto”.
“Questa decisione inedita- prosegue il CNL- in contraddizione con la tradizione democratica leggendaria del Senegal comporta rischi reali d’instabilità e costituisce per la nostra organizzazione una forte preoccupazione”.
“Fedele ai suoi valori di pace e fraternità e nell’interesse superiore della Nazione, il CNL invita il Presidente della Repubblica come tutte la parti politiche al rispetto scrupoloso del calendario elettorale. Le CNL esorta lo Stato e tutte le parti coinvolte nel processo elettorale, in particolare i partiti politici, a lavorare per la pace e la stabilità del Senegal trovando il primo possibile le soluzioni necessarie per organizzare un’elezione trasparente, inclusiva, pacifica e democratica”.

ASIA/INDIA – Una nuova App per connettere la comunità dei cattolici, nell’ottica di sinodalità e missione

Bangalore – “Essere in rete, fare rete per camminare insieme, per lavorare insieme, per evangelizzare insieme”: con queste parole p. Cyril Victor Joseph, sacerdote indiano, coordinatore della Commissione per l’apostolato con i mass-media nella Conferenza dei Vescovi di rito latino dell’India descrive le finalità della nuova App “Catholic Connect”, presentata e lanciata ufficialmente oggi a Bangalore, nel corso della 35a assemblea della CCBI. “Catholic Connect” è una piattaforma di App per dispositivo mobile sviluppata dalla Commissione , con l’obiettivo di connettere la comunità cattolica indiana sia in India che nel mondo. L’App fornisce una piattaforma per accedere a risorse spirituali e pastorali, a informazioni e notizie, ma anche a servizi utili relativi alla rete di parrocchie in un dato territorio, o ad ambiti come l’istruzione, la sanità, il lavoro, e perfino all’emergenza.
E’ stato il Comitato Esecutivo del CCBI a decidere, nel 2022, di dotarsi di un’App che costituisse anche un ampio database per mettere in rete e far dialogare con maggiore facilità tutte le realtà e le risorse della comunità cattolica in India. Rimarca p. Cyril Victor: “E’ essenzialmente per noi uno strumento di sinodalità, di partecipazione e comunione. Siamo, soltanto nella Chiesa cattolica di rito latino in India, una realtà di 132 diocesi in 28 stati, con oltre 20 milioni di fedeli, 20mila preti, 65mila suore. L’essere collegati e connessi sarà un vantaggio e un beneficio per tutti. Il progetto aprirà la strada al database nazionale dei fedeli cattolici latini, che potranno essere dotati di un ID univoco”.
L’App, disponibile su entrambe le piattaforme Android e IOS, si propone di coinvolgere le diverse istituzioni, enti e associazioni cattoliche. Darà inoltre visibilità a tutte le Commissioni della CCBI e alle loro varie attività, ai corsi di formazione e a specifici programmi, nell’ottica di una condivisione e partecipazione più ampia possibile. E’ pensata per trasmettere notizie e informazioni rilevanti della Chiesa cattolica indiana dalle 14 diverse regioni ecclesiastiche in cui le diocesi sono suddivise. Il sacerdote aggiunge una annotazione: “Oltre agli strumenti per l’animazione pastorale. per la catechesi, lo studio biblico, la rete di Catholic connect intende dare una speciale attenzione ai migranti, tutte quelle persone che si muovono da un territorio all’altro o da una diocesi all’altra, per motivi di lavoro o perchè sfollati, per disastri climatici o cause naturali”, spiega. Questo approccio intende rafforzare il senso di “comunità” per tutti i battezzati indiani, che potranno sentirsi “a casa” o trovare accoglienza dalle diverse comunità in un dato territorio, proprio come “fratelli e sorelle in Cristo”.
Come rimarca p. Victor, “l’apostolato dei media è un ambito molto importante oggi per la Chiesa indiana. Durante il periodo della pandemia, soprattutto nel 2020, si è sviluppato ancora di più e meglio”, e continua a svilupparsi tramite programmi di formazione che coinvolgono tutti coloro che, nell’ambito della Chiesa, sono dediti o hanno a che fare con la comunicazione. L’apostolato con i media, conclude il sacerdote, rappresenta oggi una via di evangelizzazione che si diffonde e si fa strada soprattutto tra i giovani.

ASIA/GIAPPONE – Il Direttore generale di Soka Gakkai: cattolici e buddisti insieme per chiedere il disarmo nucleare

di Victor Gaetan *

Gesù e Buddha sono stati costruttori di pace e promotori della non violenza”.

Nagasaki – Nella sede delle Nazioni Unite a New York, al terzo piano, una suggestiva statua di Sant’Agnese, con in braccio il suo agnello, si erge come un inquietante promemoria della distruzione nucleare.

La statua della santa conosciuta per aver resistito ai molteplici tentativi di ucciderla è sopravvissuta alla bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti su Nagasaki il 9 agosto 1945. La bomba esplose a 500 metri dalla Cattedrale di Urakami, all’epoca la più grande chiesa cattolica dell’Asia, e incenerì tra le 60mila e le 80mila persone, tra le quali non più di 150 erano soldati. La statua du Sant’Agnese fu trovata sbattuta con la faccia a terra tra le macerie della cattedrale.
Documenti declassificati del Pentagono hanno risolto l’enigma sul perché Nagasaki sia stata presa di mira, nonostante non fosse inclusa nella lista iniziale degli obiettivi: all’ultimo momento, il nome della città fu aggiunto a mano, da una mano sconosciuta, per cancellare la più storica comunità cattolica del Giappone, come rappresaglia per le relazioni diplomatiche allacciate tra Giappone e Santa Sede nel 1942. Gli Stati Uniti non potevano perdonare al Vaticano di aver stabilito relazioni diplomatiche con il suo nemico, Tokyo.

Voci di Hibakusha

Nel Palazzo dell’ONU, proprio davanti alla statua di Sant’Agnese, ho incontrato l’attivista antinucleare Hirotsugu Terasaki, direttore generale del movimento buddista laico Soka Gakkai International , che rappresenta circa 11 milioni di persone in tutto il mondo.
Fondata nel 1930, la Soka Gakkai è il più grande gruppo religioso organizzato del Giappone. Si ispira agli insegnamenti di Nichiren, un maestro buddista giapponese del XIII secolo. Anche le Università Soka di Tokyo e Aliso Viejo, in California, sono associate a questa tradizione di fede. Collaborando regolarmente con la Santa Sede, la Soka Gakkai International ha partecipato anche alla conferenza vaticana del 2017 intitolata “Prospettive per un mondo libero da armi nucleari e per un disarmo integrale”. Papa Francesco ha inviato pubbliche condoglianze quando il terzo influente presidente della Soka Gakkai International, Daisaku Ikeda, è morto lo scorso novembre all’età di 95 anni.

Terasaki si trovava alle Nazioni Unite per partecipare alla seconda riunione degli Stati aderenti al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari , un ambizioso trattato di disarmo – il primo che proibisce ai Paesi di possedere armi nucleari – firmato da 93 Paesi, da ultimo lo Sri Lanka. È entrato in vigore il 22 gennaio 2021.

Terasaki ha spiegato che l’impegno della Soka Gakkai International per il disarmo risale a oltre mezzo secolo fa ed è direttamente collegato alla tragica esperienza dell’olocausto nucleare nel suo Paese. La sezione giovanile della Soka Gakkai in Giappone ha avviato nel 1972 una campagna volta a “proteggere il diritto umano fondamentale alla sopravvivenza”, raccogliendo e rendendo note le testimonianze dei sopravvissuti alla guerra nucleare giapponese, noti come hibakusha . Nei 12 anni successivi, gli studenti hanno raccolto migliaia di testimonianze, che hanno riempito complessivamente 80 volumi.

“Il mio coinvolgimento personale mi ha portato a confrontarmi con i racconti strazianti degli hibakusha”, ha ricordato Terasaki. “Alcuni hanno inizialmente accettato di essere intervistati, ma una volta iniziato il colloquio sono rimasti senza voce, soffocati dal peso della loro angoscia e del loro dolore. Tuttavia, c’era chi condivideva coraggiosamente la propria sofferenza e il proprio trauma. Sono rimasto in uno stato di totale shock nell’assistere alle loro viscerali esternazioni di dolore. Mi hanno scosso nel profondo dell’anima. Queste testimonianze hanno manifestato alla mia coscienza la disumanità della devastazione nucleare”.

Dei 650.000 hibakusha riconosciuti dal governo giapponese, oltre 113.000 sono vivi. Ancora oggi, essi influenzano il movimento per il disarmo contemporaneo, ispirando i suoi leader: “Queste persone costituiscono le fondamenta della costruzione della pace”, sintetizza Terasaki.

Collaborazioni eloquenti

Una partnership fortuita ha contribuito ad amplificare l’impegno antinucleare della Soka Gakkai International nel 2007. L’International Physicians for the Prevention of Nuclear War ha avviato la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari e ha chiesto alla SGI di firmare come primo collaboratore per aiutare a ottenere l’approvazione globale della TPNW. Entrambi erano particolarmente impegnati a muovere le coscienze dei giovani.

Terasaki ricorda: “Per realizzare la nostra visione di un mondo libero dal nucleare, ci siamo sentiti obbligati a creare una vasta rete globale impegnata a educare le persone sulla realtà devastante delle armi nucleari. I nostri impegni sono iniziati con l’organizzazione di gruppi di studio per i diplomatici di tutto il mondo, per aumentare la consapevolezza delle conseguenze dell’esposizione al nucleare” – ancora una volta, mettendo l’impatto umanitario al centro della discussione. Altre due forme di mobilitazione sono state le conferenze regionali contro il nucleare, dall’Asia centrale ai Caraibi, e la pressione diretta sui ministeri degli Esteri.

Nell’arco di appena un decennio, la TPNW è stata adottata dalle Nazioni Unite nel luglio 2017. La Santa Sede è stata uno dei primi firmatari. “È stato davvero un risultato miracoloso”, conferma Terasaki, che attribuisce a molte altre organizzazioni il merito di aver contribuito al successo, compresi Pax, il gruppo cattolico olandese per la pace, e il Consiglio mondiale delle Chiese.

Non sorprende che il TPNW non sia stato firmato dai nove Paesi con capacità nucleare: Russia ; Stati Uniti ; Cina ; Francia ; Regno Unito ; Pakistan ; India ; Israele ; Corea del Nord . Secondo i dati forniti dall’ICAN, non hanno firmato nemmeno cinque Stati che ospitano armi nucleari per conto degli Stati Uniti: Italia , Turchia , Belgio , Germania e Paesi Bassi .

Le armi più disumane

Il messaggio principale degli attivisti del TPNW è che le armi nucleari sono le armi più disumane mai create. Violano il diritto internazionale, causano gravi danni ambientali, minano la sicurezza globale e sottraggono risorse da destinare alle emergenze umanitarie. Le armi nucleari devono essere eliminate, non solo controllate.
Eppure, una storia di copertina della rivista Scientific American, lo scorso dicembre, metteva in guardia sui piani del governo statunitense di aggiornare la propria capacità nucleare con altri 1.500 miliardi di dollari per modernizzare il proprio arsenale nucleare. Attualmente, ci sono circa 12.500 testate nucleari in tutto il mondo, con gli Stati Uniti e la Russia che detengono quasi il 90% delle scorte.

Come ha spiegato Terasaki, “l’attuale piano di espansione delle capacità nucleari deriva da un’incrollabile fiducia nell’utilità della deterrenza nucleare. Tuttavia, dobbiamo chiederci se questa sia una solida strategia politica o se sia un mito creato per perpetuare gli armamenti nucleari”.

L’attuale espansione nucleare – prosegue – non porterà alla pace e alla sicurezza basate sull’equilibrio nucleare globale, ma farà precipitare verso la distruzione globale, verso l’Armageddon”.

Il discorso morale

Ho chiesto a Terasaki come descrive il ruolo unico svolto dalle organizzazioni ispirate dalla fede come la Soka Gakkai International, nel nuovo movimento emergente per il disarmo, come quello espressosi nel TPNW. Lui ha spiegato che mentre i prossimi passi della TPNW sono in gran parte di ordine diplomatico e incentrati sulle politiche degli Stati, le organizzazioni mosse dalla fede devono continuare a sottolineare l’impatto negativo delle armi nucleari da una prospettiva spirituale e umanitaria.

“Mentre il mondo è alle prese con sfide crescenti, l’influenza del discorso morale diventa sempre più pertinente”, sottolinea Teraski. E questa è una prospettiva fortemente sostenuta dalla Santa Sede.

Allo stesso tempo, l’affiliazione della Soka Gakkai al Partito Komeito , fondato da Daisaku Ikeda nel 1964, le conferisce un’influenza unica sulla percezione delle élite di governo; La Soka Gakkai non è “solo” un’entità buddista laica. Negli anni ’60, Ikeda ha sostenuto la riapertura delle relazioni tra Cina e Giappone. Ha visitato la Cina dieci volte tra il 1974 e il 1997, incontrando i leader Zhou Enlai, Deng Xiaoping e Xi Jinping. Negli anni Settanta, Ikeda si è recato in Unione Sovietica e ha incontrato il premier Aleksey Kosygin, trasmettendo messaggi concilianti tra Pechino e Mosca, all’apice delle tensioni tra Cina e URSS. Dal 1999 il NKP è il junior partner del Partito liberaldemocratico .

La visione di Ikeda converge con quella di Papa Francesco: Il leader giapponese ha osservato: “Alla fine, la pace non sarà realizzata dai politici che firmano trattati. La solidarietà umana si costruisce aprendo i nostri cuori gli uni agli altri. Questo è il potere del dialogo”.

Kazakistan e Bahrein

Terasaki indica due immagini ispiratrici della collaborazione di cui è stato testimone nei suoi viaggi per promuovere la pace, la denuclearizzazione e il dialogo interculturale: nel 2022 ha partecipato al Settimo Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali in Kazakistan come rappresentante buddista e, un mese dopo, è stato in Bahrein per il forum “Oriente e Occidente per la coesistenza umana”.

Questi eventi lo hanno messo a stretto contatto con Papa Francesco, le cui encicliche “risuonano profondamente in me”, dice Terasaki.

“Mi ha particolarmente commosso vedere l’atmosfera di riconciliazione tra capi cattolici e islamici sunniti seduti nella stessa stanza”, osserva. “Questi forum hanno offerto una piattaforma promettente per i responsabili religiosi di tutto il mondo, per impegnarsi in un discorso sincero e significativo, condividendo intuizioni e saggezza sulle pressanti questioni globali che l’umanità deve affrontare”.

Secondo Terasaki, un principio buddista fondamentale che informa la difesa antinucleare della Soka Gakkai International è che la sicurezza individuale e quella della società sono una cosa sola e sono interdipendenti. La tradizione Mahayana seguita dalla Soka Gakkai International sottolinea come un individuo, attraverso la disciplina e l’approfondimento della pratica, operi un cambiamento all’interno che ha un impatto sul mondo esterno.

“La Soka Gakkai International si impegna a salvaguardare la dignità della vita, la felicità di tutti gli individui e la sicurezza collettiva del mondo. L’affidarsi alle armi nucleari contraddice radicalmente questi obiettivi, in quanto mette a rischio la stessa sicurezza a cui puntiamo”.

Come ha dichiarato Papa Francesco a Nagasaki nel 2019, ” La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione”.

*Victor Gaetan è Senior Correspondent del National Catholic Register e si occupa di questioni internazionali. Scrive anche per la rivista Foreign Affairs e ha collaborato con Catholic News Service.. E’ autore del libro God’s Diplomats : Pope Francis, Vatican Diplomacy, and America’s Armageddon , rieditato in brossura nel luglio 2023. Il suo sito web è VictorGaetan.org