Addis Abeba – Sono 14 le persone tuttora trattenute in custodia dalla polizia etiope, tra religiosi Salesiani, coadiutori, laici, impiegati. Ai sette Salesiani, più una donna impiegata, sono stati rilasciati dalla polizia nella giornata di sabato 13 novembre, e questa mattina sono comparsi davanti a un tribunale e, secondo fonti locali di Fides, dovrebbero essere rimessi in libertà su cauzione.
Nei giorni scorsi, tra i numerosi fermati dagli agenti, anche l’80enne coadiutore Salesiano italiano Cesare Bullo è stato fermato e poi rilasciato, mentre Alberto Livoni, operatore umanitario del VIS , è stato fermato per otto giorni e poi rimesso in libertà.
“Siamo felici di apprendere della liberazione di alcuni nostri fratelli missionari” – commenta all ‘Agenzia Fides il Vescovo di Hosanna, Seyoum Fransua, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Etiopia. “Questa notizia è una prima gioia per tutti noi”, afferma, auspicando un rapido rilascio per tutti coloro che sono ancora in custodia delle autorità.
Secondo fonti di Fides, il governo sta promuovendo un controllo delle realtà di cooperazione internazionale – anche legate alla Chiesa cattolica, come sono le varie attività della Famiglia Salesiana, – per assicurarsi che non promuovano attività politica e che non diano appoggio a gruppi ribelli.
Intanto, in un quadro sociale molto difficile, le opere Salesiane continuano a sostenere i giovani e le loro famiglie, mentre le condizioni si aggravano a causa del conflitto armato che dura da un anno nella regione del Tigray tra l’Esercito etiope e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray. Gli aiuti promossi dalle opere sociali Salesiane raggiungono 8.000 famiglie, prestando particolare attenzione alle mamme e ai bambini malnutriti.
La malnutrizione acuta aumenta ogni giorno. Quasi la metà delle donne in gravidanza e in allattamento soffre di malnutrizione acuta e non dispone di assistenza sanitaria a causa del numero di ospedali distrutti. Secondo l’Onu, la carestia generata dalla guerra potrebbe uccidere 100.000 bambini nei prossimi mesi, quando tre persone su quattro non avranno accesso al cibo.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari riferisce che 400.000 persone sono stremate e sono sul punto di morire di fame. Ai 7 milioni di persone hanno bisogno di aiuto per sopravvivere nelle regioni di Tigray, Amhara e Afar. Si stima che il conflitto abbia causato due milioni di sfollati interni e più di 100.000 rifugiati fuggiti in Sudan.
In una situazione di grave emergenza, missionari salesiani, laici, volontari, continuano a fornire istruzione, aiuti umanitari e sostegno ai giovani e alle loro famiglie, anche grazie ad aiuti da tutto il mondo. La Procura Missionaria Salesiana di Madrid ha rilanciato l’appello per “L’Emergenza Etiopia”, riportando l’appello di un religioso che così dice: “Genti di ogni condizione sociale bussano alla nostre porte. Ricchi e poveri di chiedono cibo per sopravvivere”. “I missionari Salesiani – si riferisce – hanno trascorso più di tre mesi isolati nelle loro opere a Mekelle, Adigrat, Shire e Adwa, ma non hanno smesso di aiutare la popolazione con quel poco che avevano”. “Il bisogno di cibo aumenta ogni giorno e ogni aiuto che arriva salverà la vita a molte malnutrite. Siamo grati per la solidarietà ricevuta da donatori tutto il mondo. Cerchiamo di ridare speranza ai più sperati”, affermano i religiosi in Etiopia.
L’Etiopia è uno dei paesi più poveri del mondo con oe il 38% della sua popolazione che vive in povertà e il 75% della popolazione non ha accesso all’istruzione.
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bookmark_borderAFRICA/ETIOPIA – Rilasciati alcuni Salesiani, altri ancora in custodia; aiuti umanitari per l’Emergenza Etiopia
Addis Abeba – Sono 14 le persone tuttora trattenute in custodia dalla polizia etiope, tra religiosi Salesiani, coadiutori, laici, impiegati. Altri sette Salesiani, più una donna impiegata, sono stati rilasciati dalla polizia nella giornata di sabato 13 novembre, e questa mattina sono comparsi davanti a un tribunale e, secondo fonti locali di Fides, dovrebbero essere rimessi in libertà su cauzione.
Nei giorni scorsi, tra i numerosi fermati dagli agenti, anche l’80enne coadiutore Salesiano italiano Cesare Bullo è stato fermato e poi rilasciato, mentre Alberto Livoni, operatore umanitario del VIS , è stato fermato per otto giorni e poi rimesso in libertà.
“Siamo felici di apprendere della liberazione di alcuni nostri fratelli missionari” – commenta all ‘Agenzia Fides il Vescovo di Hosanna, Seyoum Fransua, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Etiopia. “Questa notizia è una prima gioia per tutti noi”, afferma, auspicando un rapido rilascio per tutti coloro che sono ancora in custodia delle autorità.
Secondo fonti di Fides, il governo sta promuovendo un controllo delle realtà di cooperazione internazionale – anche legate alla Chiesa cattolica, come sono le varie attività della Famiglia Salesiana, – per assicurarsi che non promuovano attività politica e che non diano appoggio a gruppi ribelli.
Intanto, in un quadro sociale molto difficile, le opere Salesiane continuano a sostenere i giovani e le loro famiglie, mentre le condizioni si aggravano a causa del conflitto armato che dura da un anno nella regione del Tigray tra l’Esercito etiope e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray. Gli aiuti promossi dalle opere sociali Salesiane raggiungono 8.000 famiglie, prestando particolare attenzione alle mamme e ai bambini malnutriti.
La malnutrizione acuta aumenta ogni giorno. Quasi la metà delle donne in gravidanza e in allattamento soffre di malnutrizione acuta e non dispone di assistenza sanitaria a causa del numero di ospedali distrutti. Secondo l’Onu, la carestia generata dalla guerra potrebbe uccidere 100.000 bambini nei prossimi mesi, quando tre persone su quattro non avranno accesso al cibo.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari riferisce che 400.000 persone sono stremate e sono sul punto di morire di fame. Altri 7 milioni di persone hanno bisogno di aiuto per sopravvivere nelle regioni di Tigray, Amhara e Afar. Si stima che il conflitto abbia causato due milioni di sfollati interni e più di 100.000 rifugiati fuggiti in Sudan.
In una situazione di grave emergenza, missionari salesiani, laici, volontari, continuano a fornire istruzione, aiuti umanitari e sostegno ai giovani e alle loro famiglie, anche grazie ad aiuti da tutto il mondo. La Procura Missionaria Salesiana di Madrid ha rilanciato l’appello per “L’Emergenza Etiopia”, riportando l’appello di un religioso che così dice: “Genti di ogni condizione sociale bussano alla nostre porte. Ricchi e poveri di chiedono cibo per sopravvivere”. “I missionari Salesiani – si riferisce – hanno trascorso più di tre mesi isolati nelle loro opere a Mekelle, Adigrat, Shire e Adwa, ma non hanno smesso di aiutare la popolazione con quel poco che avevano”. “Il bisogno di cibo aumenta ogni giorno e ogni aiuto che arriva salverà la vita a molte malnutrite. Siamo grati per la solidarietà ricevuta da donatori tutto il mondo. Cerchiamo di ridare speranza ai più sperati”, affermano i religiosi in Etiopia.
L’Etiopia è uno dei paesi più poveri del mondo con oltre il 38% della sua popolazione che vive in povertà e il 75% della popolazione non ha accesso all’istruzione.
bookmark_borderAFRICA/ETIOPIA – La missione dei Salesiani, a servizio dei giovani e delle comunità più povere
Addis Abeba – Istruzione, formazione professionale, progetti di sviluppo, assistenza alle popolazioni colpite dalla carestia, sempre secondo lo spirito evangelico della prossimità: è questo l’impegno delle Missioni di Don Bosco in Etiopia e dei cooperanti del VIS , la loro Ong. La presenza dei Salesiani in Etiopia è venuta alla ribalta in questi giorni con l’arresto di una ventina di religiosi locali e di Alberto Livoni, cooperante cinquantenne italiano, rappresentante del VIS. Sono tutti trattenuti in stato di fermo nelle stazioni di polizia. Non sono note le ragioni per cui sono trattenuti in custodia dalle forze dell’ordine, né quali potranno essere le misure che l’autorità giudiziaria potrebbe assumere. Secondo informazioni raccolte da Fides, sono tutti in buone condizioni di salute.
Quella dei Salesiani in Etiopia è una presenza che che dura, ininterrotta, dal 1976, quando i religiosi hanno iniziato a occuparsi dei bambini e dei giovani locali, impegnando tutte le loro risorse umane, culturali, professionali, economiche per il bene della popolazione.
“I Salesiani c’erano durante la carestia che colpì l’Etiopia nel 1983-85 e che causò un milione di morti – spiegano a Fides fonti vicine ai religiosi – e ci sono oggi nella pandemia da Covid-19, nella carestia generata dall’invasione di locuste e nell’emergenza malnutrizione che mette a rischio la vita di migliaia di persone”. Le quattro missioni di Macallè, Adua, Scirè e Adigrat, si occupano di migliaia di bambini e ragazzi provenienti da contesti di miseria e con alle spalle storie di violenze, abusi e disperazione. “Grazie alle donazioni di migliaia di persone – si osserva – migliaia di bambini sono stati accolti nelle Case salesiane di Don Bosco e hanno potuto frequentare gli asili e le scuole primarie salesiane. Molti ragazzi di strada hanno ricevuto una formazione professionale, un futuro in cui credere e un lavoro nella loro terra”.
Nel 1998 i missionari sono stati poi affiancati dal VIS , Organizzazione non governativa nata nel 1986 come espressione del Centro nazionale opere salesiane e che si ispira al messaggio di San Giovanni Bosco e al suo sistema educativo. Il Vis lavora per costruire uno sviluppo sostenibile e durevole per le popolazioni locali.
In Tigray, regione sconvolta da una feroce guerra civile, è stato lanciato il progetto “Wash” che punta a migliorare l’accesso ad acqua potabile, servizi igienico-sanitari di base e le capacità locali di gestione delle risorse idriche e a promuovere la sicurezza alimentare in collaborazione con il partner locale “Dgmda” . L’attività viene svolta anche nella Somali Region, la regione orientale dell’Etiopia abitata da somali.
Seguendo la tradizione salesiana, il VIS è però anche impegnato nel settore della formazione professionale e dell’educazione. All’interno delle scuole tecniche salesiane della regione del Tigray, a Gambella e ad Addis Abeba sono stati attivati corsi in arti grafiche e tipografiche , sartoria, preparazione cibo e catering, lavorazione del legno, meccanica, pelletteria ed edilizia.
“Per promuovere l’inserimento lavorativo – spiegano a Fides i volontari del VIS – abbiamo messo a punto una strategia, che abbiamo adottato in Tigray e ad Addis Abeba, basata sull’organizzazione di corsi brevi in linea con il mercato del lavoro, la promozione dell’autoimpiego e l’inserimento in azienda attraverso il sostegno a partnership tra pubblico e privato”.
Le attività di formazione sono state portate avanti anche all’interno di campi profughi dove, grazie alla collaborazione dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo, i Salesiani hanno cercato di migliorare le condizioni di vita dei rifugiati nelle regioni di Gambella e del Tigray attraverso il rafforzamento delle loro competenze professionali e l’avviamento al lavoro per potenziali migranti e rifugiati eritrei attraverso un approccio innovativo per il Paese, basato sull’organizzazione di corsi in linea con il mercato, la promozione dell’autoimpiego e l’inserimento in azienda attraverso il sostegno a partnership pubblico-privato.
“La nostra prima missione – concludono le fonti di Fides – è quella di costruire un futuro su misura per i ragazzi e per le comunità più svantaggiate: un futuro fatto di opportunità e di integrazione con il tessuto sociale, un futuro a portata di mano per chi nella vita ha conosciuto solo povertà e emarginazione. A questa missione spirituale e sociale è proteso tutto il nostro impegno. A questa missione dedichiamo tutte le nostre risorse ed energie”.
bookmark_borderAFRICA/ETIOPIA – Arrestati missionari Salesiani, impegnati per l’istruzione dei bambini: appello per il rilascio
Addis Abeba – In un clima di generale caos e incertezza, desta notevole preoccupazione la notizia, confermata a Fides da fonti locali, dell’incursione compiuta il 5 novembre da forze militari governative in un centro gestito dai Salesiani nella zona di Gottera, Addis Abeba, con il conseguente arresto di 17 tra sacerdoti, fratelli religiosi e impiegati nel Centro, tutti presi senza ragione e deportati in un luogo sconosciuto. Scossi dall’evento, i Salesiani in Etiopia, in un messaggio inviato a Fides, invitano a “pregare per la pace e l’unità del paese”. In una situazione di sofferenza , povertà, paura e assoluta precarietà, tutti i cristiani in Etiopia auspicano che l’appello del Papa, l’intervento dell’Unione Africana e quello dell’inviato americano nel Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, contribuiscano a rasserenare la situazione.
“La notizia dell’arresto di sacerdoti, diaconi e laici etiopi ed eritrei che vivevano nella casa provinciale dei Salesiani – commenta a Fides don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia “Habeisha” – ci lascia sgomenti. Non riusciamo ancora a comprendere quali siano i motivi alla base di un atto così grave: perché arrestare sacerdoti che svolgono la loro missione di educazione, perao in un centro impegnato da sempre a fare del bene, molto frequentato da anni da tantissimi bambini, dove si fa recupero dei bambini di strada? Hanno arrestato il Provinciale, sacerdoti, diaconi, personale della cucina, sappiamo di incursioni e perquisizioni in ae case religiose. Ma è chiaro a tutti che le chiese, le case dei religiosi, non sono centri di politica. Ci auguriamo che tutto si risolva al più presto e che si giunga a una rapidissima liberazione di tutti, e che questa follia non sia di ostacolo alla missione della Chiesa verso i poveri e verso quanti si trovano in difficoltà. Io stesso ho visitato quel Centro e constatato come funzionasse bene, aperto a tutti senza nessuna distinzione di etnia, religione, classe sociale”.
I Salesiani hanno cominciato a lavorare in Etiopia nel 1975. Da allora hanno stabilito una presenza significativa in cinque regioni del Paese. Una di queste è proprio il Tigray, centro di un conflitto che nel giro di solo un anno è diventato la peggiore guerra in atto al mondo, con un numero infinito di profughi e la quasi totalità della popolazione ridotta allo stremo. I Salesiani, nella loro tradizione di radicamento nel campo dell’educazione, gestiscono asili, scuole primarie, scuole superiori e centri di orientamento e formazione professionale. Al momento, la provincia conta 100 membri risiedenti in una quindicina di case sparse in tutto l’immenso Paese africano. Le loro attività si svolgono per mezzo di tre Centri Missionari, 5 parrocchie, 6 scuole tecniche, 13 centri giovanili, 13 scuole primarie e secondarie e 2 centri per bambini di strada.
Inoe, come riporta il sito di informazione “Africa ExPress”, agenti di polizia sono entrati nella cattedrale cristiana ortodossa di Addis Abeba, costringendo sacerdoti e monaci tigrè a interrompere le funzioni religiosi. I religiosi sono poi stati caricati su furgoncini delle forze di sicurezza e condotti in luoghi non identificati.
bookmark_borderAFRICA/ TOGO – Accoglienza, cura e istruzione per i ragazzi di strada: l’impegno dei Salesiani
Kara – “Siamo arrivati a Kara più di 35 anni fa e da subito ci siamo interamente dedicati, nello spirito della carità cristiana, ai giovani abbandonati, i ragazzi di strada, che ogni giorno rischiano di essere maattati, abusati e arrestati per piccoli furti o perché accusati di stregoneria”. Cosi riferisce in un colloquio con l’Agenzia Fides padre Georges Koevi, missionario salesiano, parlando dell’impegno missionario nel paese africano e delle sfide che i figli di Don Bosco quotidianamente affrontano. “Il fenomeno dei ragazzi di strada continua ad essere una realtà in crescita nel Togo – osserva p. Georges – le cause sono da ricercare nelle contraddizioni di un ambiente difficile e privo di strutture che tutelino i minori. A ciò si aggiungono le conseguenze di una povertà diffusa che si aggrava sempre di più: qui nella zona di Kara, si contano ogni anno 200 nuovi casi di bambini e ragazzi, in età compresa tra gli 8 e i 17 anni, che vengono abbandonati dai propri genitori per mancanza di mezzi di sostentamento”. In tal quadro desolante uno spazio di accoglienza, affetto, cura è un’opera missionaria che rende presente il Vangelo di Cristo nella vita dei ragazzi e nell’intera società.
Secondo i dati diffusi delle Nazioni Unite, Il tasso di povertà nel paese raggiunge oe l’80% della popolazione, e i minori sono quasi il 50% di questo segmento: “Un bambino su otto non raggiunge il quinto anno di età – racconta a Fides p. Koevi – e la percentuale di quelli che abbandonano la scuola è molto elevata. A causa della povertà dilagante – continua – migliaia di bambini, per aiutare le loro famiglie, sono costretti a fare lavori di ogni tipo in condizioni di sfruttamento e di pericolo”.
Per far fronte a questa situazione, la famiglia salesiana in Togo è distribuita in sei missioni, in particolare, le attività si svolgono in 36 Centri di accoglienza e sono oe 800 i missionari, gli animatori, i volontari e i laici che operano al fianco della popolazione più svantaggiata. “La comunità San Giovanni Bosco di Kara – spiega p. Georges – gestisce tre case di accoglienza per bambini, ragazzi e ragazze di strada. La nostra azione consiste nel portare avanti le attività di gestione ordinaria, ovvero: acquistare cibo, vestiti e medicine per dare un aiuto concreto a ragazzi e ragazze, oe all’assistenza psicosociale, il pagamento delle tasse e l’acquisto del materiale scolastico per i percorsi di prima alfabetizzazione rivolti ai giovani salvati dalla strada e per i corsi di formazione professionale, come uniformi, attrezzatura per i corsi per muratore, elettricista, falegnameria, sartoria, saldatura e meccanica”. I religiosi, inoe, collaborano con le carceri minorili, finanziando e gestendo progetti di reinserimento di ragazzi che prevedono il ritorno graduale in famiglia o in un Centro di accoglienza, “con l’obiettivo di consentire al minore di acquisire nuovamente autonomia e fiducia in se stesso e negli ai”, sottolinea il missionario.
“C’è ancora molto da fare – afferma p. Georges – è molto importante guardare ai tanti giovani togolesi che sono in formazione, alle timide ma incoraggianti risposte positive della gente del posto, che ha bisogno di essere animata, sollecitata e aiutata. A noi missionari – conclude – è affidato il compito di rispondere, nel nostro stile e secondo il carisma del nostro fondatore, San Giovanni Bosco, alle sfide che questa terra e questa società ci pongono di fronte”.
Link correlati :Guarda la video intervista sul canale Youtube dell’Agenzia Fides
bookmark_borderAMERICA/ARGENTINA – L’impegno dei missionari Salesiani per aiutare le famiglie impoverite dalla pandemia
Buenos Aires – “Come sopravviveranno le famiglie senza lavoro, senza attività economica? Questa era la preoccupazione generale delle persone quando è iniziata la pandemia del Coronavirus. E’ stata la spinta che ci ha motivato ad agire: vivere la prossimità e la compassione come ha fatto Gesù. Dopo un anno e mezzo, il nostro lavoro non solo continua ma sta anche aumentando. Con l’impegno di migliaia di volontari in tutto il paese, questo progetto consentirà l’accesso immediato a cibo e kit educativi in 21 province dell’Argentina, dando sollievo a migliaia di famiglie in questa drammatica situazione”. Cosi riferisce all’Agenzia Fides Ariel Fresia, Salesiano coadiutore e direttore della Procura Missionaria argentina “Por los Jóvenes-Don Bosco” parlando della nuova campagna di solidarietà che i missionari Salesiani hanno promosso a favore delle famiglie colpite dalle conseguenze della pandemia.
“Il 60% della nostra popolazione vive in povertà – afferma Fresia – la ricostruzione delle opportunità di lavoro per le famiglie sarà una realtà a lungo termine in Argentina. Il Covid-19 ha causato non solo una crisi sanitaria ma una profonda crisi sociale, economica ed educativa”. In un momento in cui già una parte del mondo sta vivendo la fase “post-pandemia”, l’Argentina è uno dei cinque Paesi che ha sofferto di più il flagello della pandemia in America Latina, arrivando ad oe 5 milioni di casi totali e oe 113mila decessi totali.
Da qui l’appello del Salesiano a sostenere la campagna “L’emergenza continua, diamo da mangiare ed educhiamo”, promossa in coordinamento con le Ispettorie dell’Argentina Nord e Argentina Sud, attraverso la piattaforma “GlobalGiving”. “Il nostro obiettivo – spiega il Direttore – è fornire assistenza alle famiglie in tutto il Paese, continuare a fornire assistenza alimentare a più di 150.000 famiglie e sostenere l’educazione di migliaia di bambini e ragazzi”. La campagna durerà fino al 30 settembre e intende coinvolgere “tutta la realtà salesiana e tutte le persone di buona volontà”.
Link correlati :Guarda la videointervista sul canale Youtube dell’Agenzia Fides
bookmark_borderASIA/MYANMAR – Sei nuovi sacerdoti Salesiani, “dono e speranza per la nazione”
Mandalay – “L’ordinazione di sei nuovi sacerdoti Salesiani è un grade dono e una iniezione di speranza per la nazione. La missione di ognuno di loro e annunciare e vivere il Vangelo ed essere Buon Pastore in questo tempo di crisi”: lo dice all’Agenzia Fides Mons. Marco Tin Win, Arcivescovo di Mandalay, che ha presieduto la solenne Santa Messa dell’ ordinazione tenutasi ieri, 24 giugno a Aniskan, Pyin Oo Lwin, nella regione di Mandalay.
I sei religiosi appena ordinati preti sono di differenti etnie e svolgeranno servizio pastorale in quattro diverse diocesi del Myanmar. L’Arcivescovo Tin Win ha sottolineato il ruolo importante dei sacerdoti nel tempo di crisi e di difficoltà che vive la nazione: “Sono uomini di Dio, generalmente sono rispettati, sono vicini alla gente, danno consolazione e speranza. In questo temo anche le nostre chiese sono oggetto di raid e perquisizioni dell’esercito. I sacerdoti sono coraggiosi ma prudenti. Spesso aiutano i poveri, i vulnerabili e i malati nel nascondimento. Per la loro opera umanitaria di prossimità ai bisognosi possono essere accusati di sostenere i gruppi armati ed essere arrestati”, rileva.
“Sono uomini che mostrano il volto misericordioso del Padre verso ogni uomo e che, con la preghiera e il dono dei Sacramenti, sono l’anello di congiunzione tra la comunità e il Padre celeste. Preghiamo perché il Myanmar abbia sempre sacerdoti, e santi sacerdoti”, conclude. Rivolgendosi ai nuovi presbiteri, il Vescovo ha detto che la vita del sacerdote è “come una corsa in biciletta”, e bisogna essere attenti a tutti gli ostacoli ed essere prudenti, ma continuare a pedalare nel viaggio verso il Regno di Dio”
I sacerdoti vanno ad arricchire la Famiglia Salesiana in Myanmar che, presente nella nazione al 1939, attualmente ha comunità a Mandalay, Myitkyina, Anisakan, Pyin Oo Lwin, Thibaw e Kalay Myo. La vice-provincia di Maria Ausiliatrice conta circa 60 religiosi, 2 Vescovi mentre le suore Salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice sono circa 50 e centinaia sono i cooperatori e volontari laici. I Salesiani rispondono ai bisogni dei bambini, dei giovani e delle loro famiglie in tempo di crisi, impegnandosi soprattutto in opere di istruzione e in attività pastorali.