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The Project Gutenberg EBook of Piccoli eroi, by Cordelia

This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.net

Title: Piccoli eroi Libro per i ragazzi

Author: Cordelia

Release Date: September 4, 2007 [EBook #22503]

Language: Italian

*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK PICCOLI EROI ***

Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by Biblioteca Nazionale Braidense - Milano)

[Copertina]

CORDELIA

PICCOLI EROI LIBRO PER I RAGAZZI

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO

????ROMA
????Corso, N.^o 383

????TRIESTE
????presso G. SCHUBART.

????BOLOGNA
????Angolo Via Farini.

NAPOLI, Piazza Sette Settembre, 26 (Largo Spirito Santo).

LIPSIA, BERLINO, VIENNA, presso F. A. BROCKHAUS.

PARIGI, presso J. Boyveau. 22. rue de la Banque.

[Occhiello]

PICCOLI EROI.

[Verso]

DELLA MEDESIMA AUTRICE:

????Il regno della donna. Sesta edizione L. 2 ???
????Dopo le Nozze. Terza edizione 3 ???
????Prime battaglie. Terza edizione 2 ???
????Vita intima. Sesta edizione 1 ???
????Racconti di Natale. Seconda edizione 3 50
????Casa altrui. Quarta edizione 1 ???
????Catene. Seconda edizione 3 50
????Per la gloria. Seconda edizione 3 50
????Forza irresistibile. Seconda edizione 3 50
????Il mio delitto. Seconda edizione 3 50
????Mondo piccino. Con 15 incis. Quarta edizione 2 ???
????Mentre nevica. Con 12 incisioni. Quarta edizione 2 ???
????Nel regno delle Fate. Illustrazioni di Edoardo
????Dalbono. Terza edizione 7 50
????Il Castello di Barbanera. Seconda edizione 4 ???
?????????? Edizione economica 2 ???
????I nipoti di Barbabianca. Illustrato da E. Matania.
????Seconda edizione 4 ???
????Racconti di Natale. Edizione illustrata da Dalbono,
????Macchiati e Colantoni. Seconda edizione 4 ???
????Casa altrui, racconti illustrati da E. Matania e
????da Vespasiano Bignami. Seconda edizione 3 ???
????Alla ventura. Con 90 inc. di G. Amato. Sec. ed. 4 ???

[Frontespizio]

CORDELIA

PICCOLI EROI
LIBRO PER I RAGAZZI

MILANO

FRATELLI TREVES, EDITORI

1892.

[Verso]

PROPRIET?? LETTERARIA

Riservati tutti i diritti.

Tip. Fratelli Treves.

Questo libro ?? la semplice storia di alcuni fanciulli che passano i mesi d'autunno in campagna assieme alla sorella maggiore, la quale insegna loro la scienza della vita, e coglie l'occasione degli avvenimenti che succedono tutti i giorni, per dar loro saggi consigli ed utili ammaestramenti.

Le allegre scampagnate, le visite agli stabilimenti industriali, i divertimenti all'aria aperta, vengono alternati colla lettura di racconti, nei quali si narra la storia di eroismi ignorati, di sacrifiz?? sconosciuti.

Questo libro ?? dedicato ai ragazzi dai nove ai quattordici anni. Spero anch'io, per servirmi delle espressioni di un illustre e caro maestro, che esso possa interessare i giovani lettori e far loro un po' di bene.

PICCOLI EROI

LA FAMIGLIA MORANDI.

Appena il signor Morandi pot?? riaversi dal colpo provato per la morte della moglie, sent?? una stretta al cuore pensando al suo impiego, che lo teneva fuori di casa tutto il giorno, e ai suoi sei figliuoli ancora giovanetti, dei quali bisognava occuparsi.

???Come posso fare????disse con accento straziante, tenendosi la fronte colle mani in atto disperato.???Non so pi?? dove dare del capo!

Maria, una bella fanciulla di diciassette anni, colla faccia di madonnina e gli occhi espressivi, gli si avvicin?? e mettendogli le braccia intorno al collo disse:

???Babbo, tu pensa al tuo ufficio; ai ragazzi penser?? io.

Il signor Morandi la guard?? in faccia per accertarsi se dicesse da vero, ed esclam??:

???Che cosa puoi far tu che sei quasi una bimba? Se almeno tutti i ragazzi fossero d'indole docile come Vittorio e Giannina, ma gli altri tre???. Oh la sarebbe una cosa superiore alle tue forze!

???Senti, babbo,???riprese Maria.???Lo so, di mamme non ce n'?? che una, ed ?? impossibile poterla supplire, ma quello che potrebbe fare un'altra persona, ti prometto di farlo io; ch?? infine i miei fratelli li conosco da tanto tempo e gli voglio bene.

????? vero, sei una donnina, ma tanto giovane che non puoi sapere quello che ci vuole a condurre una casa come la nostra.

???Mi far?? vecchia, sono cos?? seria che tutti mi danno molti anni di pi??; vedrai, babbo, che resterai contento.

???Non pensi che dovrai sacrificare la tua giovent?? in un ufficio ingrato?

???Faccio qualunque sacrifizio piuttosto che veder un'altra persona far le veci della mamma, mi ci metto con tutta la buona volont?? e ti prometto di fare il possibile affinch?? tu possa stare tranquillo.

???E sia!???disse il signor Morandi dando un sospirone di sollievo e alzandosi per nascondere la sua commozione; poi prese fra le mani la testolina bruna della figlia e la baci?? dicendole:

???Dio t'aiuti e faccia s?? che non t'abbia mai a pentire dell'incarico che ti sei preso!???Poi chiam?? gli altri figliuoli e disse loro accennando a Maria:???Questa sar?? la vostra mammina, mi raccomando, siate buoni e non la fate troppo inquietare.

Ecco come Maria si trov?? a diciassette anni al governo della casa, coll'obbligo di dover pensare a cinque figliuoli irrequieti.

Non era ancora uscito suo padre, che Maria ebbe timore d'aver presunto troppo delle sue forze; dei suoi fratelli, Carlo, il maggiore, era insubordinato, Elisa piena di pretensioni, come se fosse una principessa, Vittorio studioso ma disordinato, Mario vivace ed irrequieto e la sola Giannina docile e buona; e mentre si sentiva disposta a dar loro dei consigli e ad aiutarli negli studii, come avea sempre fatto, le dava pensiero il fare da massaia. Quell'ufficio non era il suo ideale, non sapeva nemmeno da che parte incominciare, specialmente con una famiglia tanto numerosa, colle poche rendite di cui poteva disporre e in una citt?? dispendiosa come Milano.

Il padre era impiegato alla ferrovia, aveva un discreto impiego, ma per mantenere tutta la famiglia con un certo decoro bisognava fare miracoli di economia, come avea sempre fatto la signora Morandi.

Da principio Maria continu?? collo stesso sistema della mamma, e si arrovellava il cervello a far conti per venirne a capo coi quattrini che le dava il babbo.

Il suo sogno era di poter a furia di abilit?? e di economia far godere alla famiglia una vita agiata, ed il suo scopo, veder bene avviati i ragazzi.

Essa avea fatto in cuor suo intera rinuncia dei suoi desiderii e delle sue aspirazioni, per consacrarsi interamente al benessere della famiglia.

La mattina s'alzava prima di tutti, e dopo aver dato ai fratelli una bella ciotola di latte, li mandava a scuola mettendo nel loro paniere qualche cosa per la merenda, affinch?? potessero aspettare tranquillamente l'ora del pranzo.

Eppure per quel po' di merenda bisognava vedere come la facevano stizzire!

Elisa era spesso imbronciata di dover portare soltanto pane e burro o un po' di cacio, mentre molte compagne avevano nel paniere prosciutto, arrosto, biscotto ed altre leccornie; a Carlo non bastava mai nulla, avrebbe voluto una porzione da lupo. Mario invece, nella sua sbadataggine, era capace di dimenticare a casa la merenda; meno male che Vittorio era sempre contento e Giannina divideva spesso il suo companatico colle compagne che portavano alla scuola pane solo.

Spesso a Maria venivano le lagrime agli occhi per la sua impotenza a tener tranquilli i ragazzi, per l'impossibilit?? di vederli contenti; per?? al babbo non diceva nulla per non tormentarlo, egli avea gi?? abbastanza pensieri pel capo; ed essa tenea tutto dentro di s??, ma qualche volta non ne poteva pi?? e si sentiva affranta e scoraggiata.

Godeva un po' di tranquillit?? sol quando i fratellini erano alla scuola; allora si sedeva a rattoppare i loro vestiti, a rammendare la biancheria, faceva calcoli colla sua testolina per vedere di fare delle economie, sempre preoccupata del loro benessere.

Uno dei pensieri che rallegrava le sue ore di solitudine era di poter condurre in campagna i fratelli a passar le vacanze. Era una sorpresa che preparava loro fra pochi giorni, un sogno che stava sul punto di realizzare.

Parecchi anni prima, un vecchio zio avea lasciato loro in eredit?? un casolare di campagna presso il villaggio di M???.

Era modestissimo e composto in tutto di sette stanze con davanti un pezzo di terra circondato da un muricciuolo. Non vi avevano mai abitato, perch?? colla mamma, spesso ammalata, quella casa mancava di comodit?? ed era tanto lontana dal villaggio, che prima di poter aver medico e medicine c'era tempo di morire.

Il signor Morandi non avea potuto trovare n?? da venderla n?? d'affittarla, e la teneva come una cosa inutile, finch?? fossero venuti tempi migliori da poterla riattare, oppure da trovare un compratore.

Maria sapeva di quella casetta, e dandole pensiero avere in citt??, nel tempo delle vacanze, quei cinque diavoletti, volle andare a vedere se c'era la possibilit?? di poterla abitare, e parl?? di questo suo disegno al babbo.

???Chiss?? quante spese bisogner?? fare per abitarla!???egli rispose.???Credo che sia un sogno.

Maria fece una corsa fuori di citt?? un giorno che i ragazzi erano a scuola, e trov?? che la casetta era abitabile: semplice, con pochi mobili, di forme antiquate, non eleganti, ma non vi mancava nulla di quello che era strettamente necessario; la sola spesa sarebbe stata di dare una mano di bianco alla cucina. Appena ritornata, disse al padre:

???Il letto dello zio, che ?? il migliore, va bene per te, gli altri, se non sono molto soffici, non importa, noi siamo giovani e non abbiamo bisogno di tante ricercatezze.

E il padre acconsent??, contento di farsi dare i suoi giorni di permesso durante l'autunno, per fare un po' di campagna.

Maria, nei momenti di calma, pensava a quei due mesi d'autunno, come ad una festa.

I ragazzi, stando all'aria aperta in libert??, avrebbero acquistata tanta salute; intanto essa avrebbe anche fatto delle economie. In quel pezzo di terra davanti alla casa dove lo zio coltivava i suoi fiori, essa s'era contentata di conservare qualche rosaio presso la porta d'ingresso, ma avea fatto piantare, nel resto del campo, cavoli, fagiuoli, piselli, patate, pomidoro, prezzemolo, insalatina e tutta la verdura che sarebbe bisognata per la casa, e quella verdura s'era offerto a coltivargliela un vicino; cos?? non avea spese: poi al villaggio tutto era pi?? a buon mercato che in citt??; insomma essa era felice di questo suo disegno. Era soltanto preoccupata degli studii dei suoi fratelli, perch??, se dovevano ripetere gli esami, allora addio campagna! avrebbe forse dovuto rinunciarvi, e a quel pensiero si sentiva stringere il cuore.

GLI ESAMI.

Era una giornata calda nel cuor dell'estate. Elisa e Giannina che frequentavano le scuole elementari, e Carlo che andava al ginnasio, dovevano far l'esame appunto in quel giorno, e Maria, ansiosa di saperne l'esito, andava ogni tanto alla finestra per vederli spuntare di lontano.

Vennero prima le bambine contente, avevano risposto bene ed erano certo passate. Carlo invece entr?? di cattivo umore, e tutto furioso gett?? il cappello da una parte e i libri dall'altra. Maria si sent?? dare un colpo al cuore, e cap?? subito che cosa significasse quella furia.

???Gli esami non sono andati bene????chiese con un sospiro.

???Il professore ?? un asino,???disse Carlo irritato.

???Sarai tu un asino, che non avrai saputo rispondere; almeno lo confessassi, e non fossi tanto presuntuoso. Dunque non sei passato? Me l'aspettavo.

???Mi domand?? certe cose difficili; poi i compagni mi facevano ridere, mi sono confuso, ecco.

???Mi dispiace,???disse Maria con amarezza,???cos?? tutti per colpa tua dovranno rinunciare alla campagna.

???Non dir questo, Maria, posso studiare anche l??, anzi studier?? meglio in mezzo alla quiete campestre.

???Gli ?? che forse non avrai pi?? bisogno di studiare. Sai che cosa ha detto il babbo? Se non passi ti metter?? ad un mestiere, almeno ti guadagnerai il pane.

???Siete matti,???disse Carlo,???io far l'operaio? Mai pi??. Lo sai, io voglio diventare un personaggio celebre, un eroe.

Le sorelline si misero a ridere.

Maria gli disse che principiava molto bene; del resto sarebbe meglio diventare un buon operaio, che un cattivo dottore.

???Non lo dire al babbo che l'esame ?? andato male.???disse Carlo,???studier?? e ti prometto di non ripetere l'anno; non lo dire al babbo, ti prego.

???Non lo dir??, ma lo verr?? a sapere, lo domander?? ai professori.

???Spero che non avr?? tempo.

???Per?? in villa ci andiamo, non ?? vero, Maria? chiese colla sua ???grazietta Giannina, la bimba pi?? piccola.

???In villa????disse Maria.???Non ?? una villa la nostra, ma una povera casetta di campagna.

???Se Elisa raccont?? ad Angiolina Merli che avevamo una bella villa, con un bel giardino!???

???Sempre le tue solite fanfaronate,???disse Maria rivolgendosi con accento severo ad Elisa.???Possibile che non ti corregga mai di questo vizio?

???Tutte raccontano che vanno in villa e parlano di viali ombrosi, di giardini fioriti, e l'ho raccontato anch'io, per non essere da meno dello altre.

???Lo sai che non voglio che tu dica quello che non ?? vero.

???L'Angiolina non pu?? mica vedere.

????? forse la figlia della cucitrice? ?? una buona ragazza.

???S??,???disse Giannina,????? la pi?? attenta di tutta la scuola, e quando Elisa raccontava della villa avea le lagrime agli occhi pensando che i suoi genitori erano tanto poveri e non potevano andare nemmeno a respirare un po' d'aria buona; essa diceva: ??Invece di una villa mi contenterei di andare in una capanna, pur di essere all'aria aperta e vedere un po' di verde.??

???Ebbene, la inviteremo a venire con noi,???disse Maria,????? una brava ragazza, conosco sua madre e si fa un'opera buona, cos?? anche vedr?? la differenza che passa fra la villa fantastica che le ha descritta Elisa e la casa modesta dove andiamo ad abitare.

Elisa s'era fatta tutta rossa e diceva:

???Maria, ti prego, non farlo, lo racconter?? alle compagne e rideranno di me.

???Sar?? il tuo castigo, cos?? imparerai a non esagerare le cose e a non farti credere pi?? di quello che sei.

???Piuttosto invita l'Evelina,???disse Elisa.

???Ti pare? Essa ?? abituata a viver pi?? riccamente di noi, ci dovremmo mettere in impegno e far delle spese, e poi non si troverebbe bene; invece per Angiolina non cambiamo nulla delle nostre abitudini e si trover?? bene come una regina. Evelina sarebbe un disturbo inutile perch?? non ho nessuna intenzione di fare degli inviti; riguardo ad Angiolina si fa una buona azione. Cos?? uno di questi giorni andremo dalla signora Merli per invitarla.

???Chiss?? se sua madre la lascer?? venire!???disse Elisa.???Sarei proprio contenta che non le desse il permesso.

In questa speranza si calm??, ma era sempre preoccupata dal dubbio che Angiolina accettasse, e quel pensiero le turb?? la gioia d'aver terminati gli esami.

MARIO E VITTORIO.

Vittorio faceva la seconda e Mario la prima classe delle scuole tecniche. Erano tutt'e due intelligenti, ma Vittorio tranquillo, studioso, diligente, e Mario invece irrequieto, non avea voglia di studiare e non stava mai attento. Avea dovuto perdere un anno per la sua condotta, e perch?? in scuola si burlava non solo dei compagni, ma dei professori.

Maria era impaziente d'aver notizie dei suoi fratelli, e ad una cert'ora s'avvi?? colle ragazze alla scuola, ma quando entr?? nell'atrio, s'accorse che gli esami non erano ancora terminati. Vi trov?? molti babbi e molte mamme, anch'essi impazienti di aver notizie dei loro figli, e alcuni ragazzi che uscivano a due a due, a gruppi, chiacchierando assieme e gesticolando, alcuni saltando dalla gioia, altri, incerti, fermati ad attendere che uscissero i professori, nella speranza di saper qualche cosa sull'esito dei loro esami.

Quelli che vedevano da lungi i genitori si univano a loro e quasi tutti erano contenti d'aver terminato le scuole per quell'anno, e della prospettiva di due o tre mesi di vacanza.

Finalmente usc?? Vittorio e s'avvicin?? alle sorelle colla faccia contenta, sicuro dell'esame che avea fatto.

????? andato bene????disse Maria.

???Il professore m'ha domandato una cosa facile e m'ha detto: bravo!
Come sono contento!???S'alz?? in punta dei piedi e diede un bacio a
Maria.

Mario usc?? correndo e saltando, si mise a giocare alla palla coi libri, e fermatosi davanti alla turba dei suoi fratelli disse:

???Non mi chiedete nulla?

???Dalla tua allegria si direbbe che ?? andato bene.

???Credo di s??, io non sapevo molto di quello che m'hanno domandato, sono andato avanti diritto senza interrompermi, e pare siano rimasti contenti.

Intanto Maria vide uscire il professore di Mario che conosceva bene, per avergli raccomandato spesso il fratello, gli si avvicin?? e gli chiese notizie dell'esame.

???Pu?? dire d'esserne uscito per miracolo, e se non lo salvavo io???.

???Ne fece qualcuna delle sue????chiese Maria.

???Guardi!???rispose il professore, e lev?? di tasca un pezzo di carta che mostr?? a Maria, dicendo:???Questo ?? il professore che assisteva all'esame, se l'avesse veduto, pensi che classificazione gli avrebbe data!

Era una buffa caricatura che faceva ridere anche non avendone voglia.

Mario rideva e diceva:

???Era troppo bello con quel naso a punta e con quella barbetta; non ho saputo resistere alla tentazione di disegnarlo.

???Pensi,???soggiunse il professore,???che egli m'ha chiesto che cosa facesse colla matita il signorino. Io m'avvicinai, vidi di che si trattava e prendendogli la carta risposi: ?? uno sgorbio, e dissi a Mario che quella non era l'ora di disegnare; l'ho salvato per miracolo.

???Grazie,???disse Maria al professore, poi rivoltasi a Mario lo rimprover??.

Non poteva perderlo quel brutto vizio di mettere tutti in caricatura?

E Mario rideva e diceva:

???Era troppo bello; era troppo bello.

E il professore salutando Maria, le susurr?? a bassa voce:

???Che cosa vuole! ?? un capo ameno che mi diverte, non sono capace d'essere severo con quel ragazzo, per?? ha troppa smania di burlarsi di tutti, o finir?? coll'aver qualche dispiacere.

Ma Mario non sentiva nulla e tutto felice di aver terminato per quell'anno la scuola, diceva ai suoi libri: Miei cari amici, ora vi vado a mettere al sicuro, e finch?? durano le vacanze non turber?? il vostro riposo. E andava avanti correndo, urtando la gente come se fosse il padrone della citt??.

LA CUCITRICE DI BIANCHERIA.

Anna Merli abita, per spender poco, un piccolo quartiere al terzo piano d'una gran casa un po' fuori del centro. Ha una bella cucina chiara e spaziosa, una camera grande dove dorme col marito, e nello stesso tempo sta tutto il giorno a lavorare. Vicino c'?? un camerino, o a dir meglio un bugigattolo, dove dorme Angiolina. Il marito ?? operaio meccanico, essa cucitrice di biancheria, e fra tutt'e due guadagnano appena tanto da poter vivere colla figliuola.

Un giorno Angiolina, mentre la mamma faceva andare il pedale della macchina da cucire, stava mettendo in assetto la cucina e lavando le stoviglie che avevano servito pel pranzo, quando sent?? bussare all'uscio e fu tutta sorpresa di trovarsi in faccia alla Maria e all'Elisa Morandi.

???Mamma,???disse,???c'?? qui l'Elisa Morandi colla signorina Maria.

La Merli sospese il lavoro e andando incontro a Maria e ad Elisa esclam?? un po' confusa:

???Che bella sorpresa!

Fece sedere Maria davanti alla macchina, mentre Angiolina conduceva
Elisa dal lato opposto della camera.

Maria disse subito lo scopo della sua visita: desiderava che la signora Merli le facesse il favore di lasciar andare l'Angiolina in campagna con loro.

???Quanto sono buoni,???esclam?? la cucitrice,???di pensare alla mia figliuola! Poverina, ?? cos?? palliduccia e ne avrebbe tanto bisogno di un po' di campagna; ma non sar?? troppo incomodo per loro? e poi noi siamo povera gente, e temo che mia figlia faccia cattiva figura coi suoi vestiti modesti.

???Non si dia pensiero di questo,???disse Maria,???abbiamo non poco da fare a tirare innanzi anche noi colla massima economia e non nuotiamo nel lusso, ma gi?? che nostro zio ci ha lasciato una casetta in campagna, e c'?? un letto di pi??, ho pensato d'invitar l'Angiolina che ?? una brava ragazza, ed ?? stata delle prime della scuola; cos?? sar?? una compagnia e un buon esempio per le mie sorelle.

???Oh per questo, della mia Angiolina non posso lagnarmi; se avesse veduto come mi ha assistito poco tempo fa quando fui ammalata, e non per questo trascurava la scuola, e poi???.???qui si avvicin?? per dire qualche cosa all'orecchio di Maria e non farsi sentire da Angiolina che si era avvicinata a loro.

???Povera Angiolina,???esclam?? Maria,???sono proprio contenta di poterle procurare un po' di distrazione.

Intanto la signora Merli chiam?? a s?? la figlia, e le disse dandole un bacio:

???Sai, figliuola mia, la ragione per cui la signorina Maria si ?? incomodata a venir fin quass??? ?? stato per invitarti ad andare in campagna con loro.

???Io in campagna! lo dici per celia,???rispose la fanciulla facendosi rossa.

???Proprio sul serio,???disse Maria,???so che sei amica dell'Elisa, e ho pensato che avr?? piacere di averti insieme almeno per quindici giorni.

????? vero????chiese Angiolina rivolta ad Elisa che se ne stava in un angolo tutta confusa.???Non lo merito, sai; vedi, quando mi raccontavi della tua bella villa credevo che tu lo facessi per farmi dispetto, perch?? ero povera e non potevo andare anch'io in campagna, e ho pensato male di te, sono stata ingiusta, perdonami.

???Anch'io mi sono ingannata,???disse Elisa,???non ?? una villa la nostra, ma una casa, lo ha detto Maria, poi vedrai, ma non aspettarti grandi cose,???e diede un sospirone, contenta d'aver rimediato alle esagerazioni dei giorni passati.

???Sar?? sempre troppo per me; mi basta un po' di aria libera e vedere degli alberi verdi. Che gioia, che felicit??!???e si mise a saltare e a battere le mani.

Ad un tratto si fece seria e disse:

???Ma e tu mamma resterai sola! non ho cuore di lasciarti.

???Ora sto bene, e sono contenta che tu vada a divertirti; non pensare a me, la sera ho il babbo e di giorno ho la mia macchina che mi tiene compagnia; piuttosto ringrazia queste signore che hanno voluto farti questa sorpresa.

Angiolina si avvicin?? a Maria e,???Grazie! le disse volendo baciarle le mani, ma essa la baci?? in volto, poi volle che la signora Merli riprendesse il lavoro interrotto, anzi la preg?? che le mostrasse come poteva lavorare cos?? speditamente e tanto bene.

???Ci vuole un po' d'abitudine e d'attenzione,???disse, e le mostr?? come si dovea infilar l'ago in modo che il filo avesse una tensione uguale, e dove si dovea mettere il lavoro e come bisognasse sempre condurlo colle mani, affinch?? l'impuntura venisse diritta.

???Appena avr?? fatta qualche economia, voglio prendermi anch'io una macchinetta da cucire,???disse Maria,????? un gran risparmio di tempo.

???Pu?? comperare una macchinetta a mano; costa meno, e per una famiglia basta,???disse la Merli;???ma se mi vuol far proprio un piacere quando ha qualche lavoro lungo venga da me, io metto la macchina a sua disposizione. Me lo promette, non ?? vero? magari le fossi utile a qualche cosa! Sarei felice di mostrarle la mia riconoscenza; ?? proprio un'opera buona quella che fa per la mia figliuola.

???Sono ben contenta,???disse Maria congedandosi.???Dunque siamo intese; dopodomani alla stazione,???e usc?? tutta lieta d'aver avuta quella buona idea.

Elisa si sentiva felice d'aver cancellata l'impressione del suo racconto esagerato, e diceva:

???Per gente che vive in due camerette, la nostra casa far?? l'effetto di una villa; io per?? sarei stata pi?? contenta d'avere l'Evelina.

???E non ti fece piacere la gioia di quella povera gente!???disse Maria.???Sei proprio senza cuore. D?? retta a me; se avessi invitato Evelina, o avrebbe rifiutato, essa che ha tante ville, migliori della nostra catapecchia, o avrebbe accettato con mal garbo e credendo di farci un onore, si sarebbe trovata male, e per giunta ci avrebbe sprezzati e criticati, mentre invece possiamo esser contenti d'aver fatto una buona azione e d'aver reso un servizio a persone che lo meritano e ci serberanno un po' di gratitudine.

IN CAMPAGNA.

Il treno rallentava, ed i ragazzi volevano slanciarsi fuori, impazienti di correre per l'aperta campagna.

???Adagio,???disse Maria,???volete rompervi una gamba prima di arrivare; finch?? non siamo ben fermi, vi proibisco di muovervi.

???Io sono lesto,???esclam?? Mario.

???Non ho paura,???disse Carlo.

???Tutto va bene; ma scendere quando una carrozza ?? in moto ?? una grave imprudenza; tanti altri pi?? agili di voi e pi?? coraggiosi si sono rovinati per tutta la vita; si tratta d'un minuto e non c'?? proprio bisogno d'essere impazienti.

Intanto il treno s'era fermato e gi?? discesero lesti come tanti scoiattoli, impazienti di correre.

Maria volle invece radunare prima tutto il bagaglio e consegnarlo ad un facchino, raccomandandogli di portarlo a casa sua subito, poi s'avvi?? assieme ai ragazzi, tutti contenti di trovarsi all'aria aperta, in mezzo ai prati verdi, lontani dalla scuola e dalla citt??.

Maria aveva un bel da fare a dirigere quella schiera irrequieta. Alla donna di servizio disse di fermarsi al villaggio per far le provviste pi?? necessarie: legna, carbone, candele, pane, vino, carne, uova e burro; le raccomand?? di far presto; intanto sarebbe andata avanti coi ragazzi ad aprire la casa.

Vittorio le domandava notizie di tutti i villini che vedevano, Carlo saltava sui muricciuoli e nei fossi lungo la via, Elisa osservava le ville pi?? belle, e Angiolina e Giannina ammiravano tutto, ed erano allegre e contente di trovarsi in campagna.

La loro casa, poco lontana dalla stazione, era una casetta con un balcone grande, coperto da un pergolato di vite, che circondava tutto il muro del cortile; era molto semplice, quadrata, bianca, colle persiane verdi, e d'aspetto ridente. Davanti c'era qualche vaso di fiori e dai lati la verdura che Maria avea fatto piantare e che essa fu piacevolmente sorpresa di trovare molto cresciuta.

???Come sono contenta!???disse.???Guardate quei fagioli che s'arrampicano lungo il muro, e quella insalatina fresca; voi ragazzi, quando avrete riposto nei cassettoni la vostra roba, coglierete un po' di quell'insalata per pranzo.

Ma n?? Carlo n?? Mario non se la sentivano di lavorare, volevano correre e divertirsi; invece Angiolina si mise subito all'opera con una prontezza che fece meravigliare Maria.

Essa l'aiut?? a disfare i bauli e le casse, a scopare le camere e spolverare le mobiglie con un'abilit?? da vera massaia.

Giannina voleva imitarla, ma non ci riusciva, invece di radunare la polvere in un mucchio per poi raccoglierla nella cassetta delle spazzature, la sparpagliava per la stanza e dovette rinunciarvi.

???Sei ancora troppo piccina.???disse Maria,???dovrebbe piuttosto farlo l'Elisa.

Ma Elisa invece perdeva il tempo ad osservare le stampe attaccate alle pareti del salotto, rappresentanti la leggenda del Figliuol prodigo, ed i mobili, che guardava con aria sprezzante, trovandoli vecchi e di cattivo gusto.

Al pianterreno non c'erano che tre stanze, la cucina, il salotto grande, spazioso, con tre finestre, ammobigliato con una tavola rotonda nel mezzo e intorno un canap?? coperto di damasco di lana verde, due poltrone uguali, e delle sedie di paglia; addossata ad una parete una credenza a tre piani per mettervi i tondi all'ora del pranzo, dovendo quel salotto servire da sala da pranzo, da studio e da ricevere; accanto poi c'era uno stanzino per la donna di servizio. Il piano superiore era composto di quattro camere da letto grandi e ammobigliate colla massima semplicit??: nella prima dovea dormire il signor Morandi e Vittorio, nella seconda Mario e Carlo, nella terza Maria e Giannina, nella quarta Elisa e Angiolina.

Quando ritorn?? la donna colla provvista, Maria volle che s'occupasse unicamente della cucina; le premeva troppo che le casseruole e le pentole fossero pulite bene e le tavole lavate colla potassa; diede un'occhiata agli arnesi di rame per assicurarsi che fossero stagnati, perch?? diceva sempre: Non c'?? bisogno di fare dei manicaretti, ma quello che si mangia deve essere sano e pulito.

Poi and?? al piano superiore e si fece aiutare dall'Elisa che si prest?? di malavoglia a rifare i letti, mentre gli altri mettevano i loro vestiti nei cassettoni; ma i ragazzi facevano un'insalata di tutto, e l'Angiolina aveva un bel da fare per mettere un po' d'ordine in quei cassetti. Essa diceva:

???Fate cos??; le camice da una parte, le mutande dall'altra, e nel mezzo le cose minute, i fazzoletti, le calze, le cravatte; vedete, ci sta tutto in un cassetto, nell'altro potete mettere i vestiti.

???Ma non c'?? l'attaccapanni????disse Carlo.

???S??, ma ?? meglio lasciarlo libero, vedrete che in poco tempo sar?? carico anch'esso.

Fece mettere i libri nel cassetto del tavolino che ognuno aveva nella propria camera; cos??, col suo aiuto, la casa fu presto in ordine, anzi, ebbero tempo di pensare anche agli adornamenti.

In un armadio trovarono dei vecchi tappeti: uno fu disteso in salotto davanti al canap??, con un altro copersero la tavola; poi corsero nel cortile, spiccarono un ramo di rose fiorite, vi aggiunsero un geranio, qualche ramo d'erba odorosa, formarono un mazzo di fiori che misero in mezzo alla tavola, ed il salotto prese un aspetto pi?? gaio ed elegante.

Quando tutto fu in ordine, Maria per contentare i ragazzi li condusse a fare un giro nel villaggio prima del pranzo; passando, and?? a salutare il curato che era stato tanto amico di suo zio, e li accolse sorridendo.

Era un buon vecchietto che parlava volentieri del tempo passato, e raccontava le storie del quarant'otto, avendo preso parte in quella rivoluzione, e dimenticando il presente in quei ricordi.

Maria, stimando utile per i ragazzi la conversazione di quel buon vecchio, lo invit?? a casa sua, e gli chiese intanto notizie degli altri villeggianti.

Egli raccont?? che la bella villa sulla collina apparteneva ad una famiglia di ricchi industriali, che portavano molto vantaggio al paese perch?? avevano una grandiosa fabbrica laggi?? nella valle, che dava lavoro ad un gran numero di operai, e poi perch?? spendevano molto, e il signor Guerini, proprietario della villa e della fabbrica, non dimenticava n?? i poveri n?? la chiesa, anzi avea regalato a sue spese un nuovo organo.

???E quel casino rosso laggi?? in fondo al viale????chiese Maria.

????? il casino del professore Damiati, una persona molto istruita che viene qui a villeggiare da qualche anno.

???L'ho inteso nominare, ?? professore al ginnasio, non ?? vero????riprese la fanciulla;???mi piacerebbe tanto conoscerlo perch?? vorrei pregarlo di dare delle lezioni a Carlo che deve ripetere un esame.

???Glielo far?? conoscere,???disse don Vincenzo,???anzi, se andiamo verso la posta, lo incontriamo di sicuro.

???Ebbene, tanto meglio, se non le incomoda siamo pronti.

E s'avviarono tutti insieme parlando della stagione, della campagna e dello zio, che don Vincenzo nominava sempre con vero rincrescimento.

???Crede,???diceva,???che dopo la sua morte mi pare quasi di non viver pi?? nemmeno io? Ci siamo conosciuti giovani, alle barricate di porta Vittoria nelle Cinque Giornate; sono momenti dei quali non ci si dimentica, e poi siamo stati sempre amici, tanto ch'egli ?? venuto ad abitar qui per me, e ci si divertiva a stare assieme la sera ricordando il tempo passato; le ore trascorrevano in un lampo; penso sempre a quelle belle serate.

???Venga ora che ci siamo noi a raccontarci di quel tempo, sar?? tanto utile anche per i ragazzi.

???Ecco il professore,???disse don Vincenzo accennando ad un giovane che veniva verso di loro, assorto nella lettura del giornale che era arrivato in quel momento, e seguito da un bel cane.

???Signor Damiati? signor Damiati????chiam?? il curato.???Deve aver trovato delle notizie molto interessanti in quel giornale, che non alza nemmeno gli occhi per salutarmi.

???Davo una scorsa alle novit?? del giorno, ma di questa stagione anche la politica tace,???disse Damiati alzando gli occhi e salutando.

???C'?? qui la signorina Morandi che desidera conoscerla,???soggiunse don
Vincenzo.

Il professore salut?? Maria e fece una carezza a Mario che gli era vicino, mentre gli altri ragazzi avevano fatto circolo intorno al cane.

???Ho inteso parlare di lei,???disse Maria,???e speravo proprio incontrarla, anche perch?? desidererei un favore.

???Dica pure, se posso esserle utile???.

E un po' timidamente, quasi tremante, gli disse come era imbarazzata per Carlo, temendo che da solo non potesse studiare, e lo pregava che gli volesse dare qualche lezione, qualche suggerimento???.

Il professore disse che proprio quando era in campagna avea deciso di riposare e di non obbligarsi a dar lezioni, ma essendo tanto vicini avrebbe fatto un'eccezione, sarebbe stato felice di andar a passare qualche ora nella loro compagnia, e cos?? quasi conversando avrebbe potuto aiutare Carlo nei suoi studii.

???Mi far?? un vero regalo,???disse Maria,???scusi, sa, se sono stata un po' ardita di chiederle un favore cos?? subito, senza conoscerla, sono tanto umiliata di non potere aiutar io mio fratello, perch?? di latino non so proprio nulla.

Il professore promise di andar presto a vederli, poi si salutarono tutti, e Maria torn?? a casa coi ragazzi, contenta del modo con cui avea occupato quel primo giorno; anche i ragazzi eran felici della bella passeggiata e soltanto Carlo pareva imbronciato all'idea di dover rimettersi a studiare.

L'IDEALE DI CARLO.

La famiglia Morandi era raccolta nel salotto intorno alla tavola rischiarata da una lampada appesa al soffitto. Il signor Morandi leggeva il giornale, Vittorio guardava un libro illustrato, Maria accomodava della biancheria insieme all'Angiolina che aveva chiesto di aiutarla, mentre Giannina pregava Elisa, che non ne avea voglia, di farle dei vestiti per la bambola.

???Andiamo,???disse Maria,???falle questo piacere.

???M'annoio,???disse Elisa.

???Ti annoierai di pi?? a non far nulla,???soggiunse, poi rivolgendosi a
Carlo disse:???Tu spero ti metterai a studiare il tuo latino.

???Che noia! sempre questo eterno latino!???rispose il ragazzo facendo spallucce;???io gi??, sai, non m'importa di diventare uno scienziato, voglio essere un uomo d'azione, un gran generale, un eroe: Alessandro, Giulio Cesare, Napoleone; ecco i miei ideali, al diavolo i libri, lasciatemi fare il soldato,???esclam?? Carlo cogli occhi lucenti e il viso in fiamme, tutto eccitato da quella giornata passata all'aria aperta.

???S??,???disse Maria ironicamente,???dopo bisogner?? improvvisare una guerra per mettere il tuo eroismo alla prova. Ora, mio caro, il mondo ?? cambiato, e al giorno d'oggi la parola eroe ha un significato molto diverso da quello che aveva una volta; eroe si pu?? esserlo in tutti i luoghi, in tutte le professioni, alla scuola, all'officina, fra le pareti domestiche, purch?? uno dimentichi s?? stesso, rinunci al proprio piacere, alla propria volont??, per un alto ideale, per il bene del suo paese, della propria famiglia e dei suoi simili, e forse ?? un eroe tanto pi?? grande, perch?? il suo eroismo ?? ignorato e non vi ?? spinto dall'idea della gloria che ?? sprone a grandi sagrifizi. Se vorrete, vi legger?? quando sarete stati ubbidienti, alcune storie vere, ch'io ho raccolto, di eroismi ignorati, nella speranza che possano esservi utili; sar?? un modo di occupare queste serate d'autunno.

???Brava!???disse Vittorio.???Che gioia! I tuoi racconti mi piacciono tanto.

???Vediamo questi eroi!???disse Carlo,???anzi, dovresti cominciare subito.

???Per questa sera,???rispose Maria,???contentati di studiare; il mio manoscritto ?? in fondo al baule.

????? tanto noioso questo latino! Ora poi che sono in vacanza???.

???Ebbene lascia stare,???disse il signor Morandi interrompendo la sua lettura,???ti prometto che se non passi l'esame ti mando a fare il ciabattino.

I fanciulli diedero in una risata, mentre Mario continuava colla matita a scarabocchiare sulla carta.

???Ecco il tuo ritratto,???disse a Carlo quando ebbe terminato.

Le ragazze ansiose s'avvicinarono a Mario e si misero a ridere con tutta la forza dei loro polmoni, alla vista d'una figura che avea un po' il profilo di Carlo, seduta al bischetto con un paio di scarpe in mano tirando lo spago; con sotto la scritta: l'eroe dello spago.

Carlo, indispettito, diede uno schiaffo a Mario che si ribell??, e incominciarono a picchiarsi e a prendersi per i capelli.

Maria li divise e rivoltasi a Carlo disse tranquillamente:

???Un eroe che batte un ragazzo pi?? giovane di lui! Che vergogna!

Carlo rimase mortificato da quelle parole, ma tenne tutta la sera il broncio al fratello, il quale andava dicendo che, volere o non volere, avrebbe illustrato tutti gli avvenimenti e i tipi che gli sarebbero passati davanti durante le vacanze e i racconti che si sarebbero fatti intorno a lui. Se suo fratello voleva essere un eroe, egli aspirava alla gloria d'un grande artista e voleva esercitarsi a cogliere il vero che gli cadeva sott'occhi.

I RACCONTI DI MARIA.

I ragazzi non si dimenticarono la promessa di Maria e non la lasciarono in pace finch?? non cerc?? il manoscritto. La sera dopo quando furono tutti radunati intorno alla tavola la supplicarono impazienti di incominciarne la lettura.

Aveva appena lette le prime parole, che entr?? don Vincenzo assieme al professore Damiati.

???Continui pure,???dissero.

Maria voleva sospendere la lettura dicendo che erano storielle scritte per i ragazzi e non potevano interessare persone come loro.

Ma non ci fu verso, vollero che continuasse, altrimenti minacciavano di andarsene.

???Sono tutta confusa,???disse Maria,???di avere un simile uditorio, non so pi?? dove sia rimasta,???soggiunse riprendendo il manoscritto.

???Incominci dal principio,???disse il professore,???vogliamo sentir tutto, e mentre Mario stava temperando la matita per illustrare il racconto, come diceva lui, tutti gli altri fecero silenzio per ascoltare la lettura di Maria.

Essa incominci?? colla voce un po' tremante, ma chiara e armoniosa, a leggere il suo racconto.

LA FIGLIA DEL CANTONIERE.

Pierina era la figlia, del guardiano della casa cantoniera numero 6, posta presso ad un modesto villaggio, sulla via del Gottardo.

Fra i primi ricordi dell'infanzia, al primo risvegliarsi della sua intelligenza intorpidita, essa rammentava che parecchie volte al giorno, suo padre usciva con qualche cosa arrotolata oppure con un lanternino in mano, e pochi momenti dopo, si sentiva uno strepito, che pareva il terremoto e faceva scuotere fino dalle fondamenta la piccola casa, poi il rumore si affievoliva, finch?? si dileguava in lontananza. Non sapeva che cosa fosse, ma quando usciva il padre, essa stava attenta, aspettando il solito rumore.

Una sera che il babbo era assente, ed essa un po' irrequieta, la mamma accese il lanternino, la prese fra le braccia e usc?? sulla strada.

L'impressione che prov?? quella volta non la dimentic?? pi??.

Vide lontano una massa scura, grande, gigantesca, con due occhi rossi infocati, che sbuffava e mandava lampi di fuoco, come un mostro fantastico, e quella massa nera veniva precipitosamente verso di loro come se volesse ingoiarle, stritolarle. Nascose la testa sulla spalla della mamma, chiuse gli occhi e si mise a gridare.

La mamma non si mosse: stette ferma al suo posto finch?? il mostro fu passato e si sent?? il rumore diminuire in lontananza e ad un certo punto cessare.

Pierina continuava a piangere e a tremare.

???Bisogner?? bene che ti abitui al passaggio del treno, mia piccola paurosa,???le disse la madre riconducendola in casa.

E infatti s'abitu?? in breve a quel rumore, anzi quando cominci?? a camminare e sentiva lo strepito della macchina, voleva correr fuori a veder il vapore, e avrebbe voluto toccarlo, e colle manine tese faceva festa al luccicore dell'ottone intorno alla locomotiva, seguiva cogli occhi la colonna di fumo, ed esclamava guardando in alto: bello! bello! In poco tempo, quell'oggetto che l'aveva tanto sgomentata era divenuto il suo divertimento, anzi, quando lo sentiva in distanza, correva sulla strada ferrata in mezzo alle rotaie, ballando e saltando dalla gioia.

????E allora la sua mamma, tutta agitata, usciva a prenderla fra le
????braccia e le dava tante busse da farla strillare.

???????Non devi andar sulla strada quando viene il treno, hai capito????le
????diceva.

Ma Pierina non capiva nulla, soltanto sapeva che quando andava sulla strada per far festa al vapore, prendeva le busse che le facevano male, e un po' alla volta perdette l'abitudine d'andarci, e si content?? di salutare il treno dalla finestra o dalla corte, davanti alla casa.

Fattasi pi?? grandicella, incominci?? a frequentare la scuola del villaggio, e tutte le mattine quando vi si recava, sentiva nelle orecchie la voce della mamma che le diceva:

???????Ricordati, prendi il sentiero della montagna, non passare lungo le
????rotaie.

???????Oh mamma, non sono pi?? una bimba,???rispondeva,???e non c'?? pericolo
????che vada sotto al treno.

???In ogni modo sono pi?? tranquilla se prendi l'altra strada; qualche volta ritornando colle amiche, chiacchierando, non si sa mai, una disgrazia ?? presto venuta, e noi siamo tanto abituati al rumore del treno che ci pu?? venir addosso senza che ce ne accorgiamo.

Ormai Pierina era una cantoniera perfetta, e spesso quando i suoi genitori erano occupati, andava lei stessa, all'ora che passava il treno, a fare i segnali.

Il padre l'aveva istruita bene, perch?? potesse far le sue veci e lo aiutasse, tanto pi?? che la mamma doveva occuparsi d'un altro bimbo ancora in fasce e non poteva muoversi di casa. Il cantoniere prima che passassero i treni, percorreva la strada affidata alla sua custodia, poi dava un'occhiata ad un ponte sospeso sopra un precipizio, per vedere se non ci fosse alcun guasto, specialmente dopo qualche temporale, e quando aveva veduto che tutto era in ordine si metteva al suo posto, e tenendo in mano la bandieruola verde indicava al treno che poteva proseguire; se la via era ingombra prendeva invece la bandiera rossa e lo faceva arrestare.

Pierina lo aveva accompagnato spesso, era stata attenta e aveva subito imparato ogni cosa, tanto che tutta felice di poter rendersi utile, diceva spesso al babbo:

???Se hai da fare, va pure, penser?? io al passaggio dei treni.

???E posso fidarmi????le diceva,???non dimenticherai l'orario?

???Non c'?? pericolo, poi la mamma me lo rammenterebbe.

Pierina era tanto attenta e diligente che di lei potevano proprio fidarsi, anzi essa era al suo posto sempre dieci minuti prima del passaggio del treno col segnale in mano, colla sua faccia sorridente e i riccioli biondi agitati dal vento e indorati dal sole.

I conduttori e i macchinisti dei treni che percorrevano quella via, conoscevano gi?? la Pierina, e quando s'avvicinavano alla casa cantoniera numero 6, pensavano che forse avrebbero veduto la biondina che faceva loro l'effetto d'una bella apparizione. Qualche volta la salutavano con un cenno, ma essa era sempre l?? ferma e seria, tutta compresa del suo ufficio.

????E vi fu un periodo di tempo che vedevano sempre la biondina e di
????giorno e di sera, l?? in vista col segnale in mano, e si potea dire che
????la guardia della strada era unicamente affidata a lei.

Ci?? avvenne perch?? suo padre, una notte avendo dovuto aspettare il treno in ritardo, mentre nevicava, s'era presa una polmonite, e avea dovuto starsene a letto, mentre la mamma dovea stare ad assisterlo.

Il male avea fatto progressi, e il medico diceva che non c'era pi?? speranza.

La Pierina non sorrideva pi??, avea il cuore grosso e le lagrime agli occhi, ma non dimenticava l'ora del passaggio dei treni, sapeva che i suoi genitori non avevano pi?? testa, e doveva pensarci lei.

Ed anche il giorno che il babbo mor??, e la sua mamma piangeva, essa non dimentic?? d'andare alle ore consuete al suo posto.

Il babbo glielo avea detto tante volte in quei giorni che era ammalato, di non dimenticare l'orario; ed ora ch'egli non era pi?? l??, essa stava ancor pi?? attenta.

Passarono alcuni giorni, e la sua mamma piangeva sempre.

???Perch?? piangi????le diceva Pierina,???ormai non c'?? rimedio, se ti ammali, che cosa facciamo io e Luigino?

???Penso,???le rispondeva,???che ora che non c'?? pi?? lui, ci manderanno via dalla nostra casetta, e vedi, io voglio bene a questa casa dove sono venuta col mio uomo, dove vi ho veduti nascere.

???Anch'io voglio bene alla mia casetta, ai miei fiori, alle montagne e al vapore che passa,???disse Pierina.???Vedi, non potrei vivere nemmeno senza di lui, ma come abbiamo potuto fare questi giorni che il babbo era ammalato, potremo fare ancora; io sono grande e posso pensare alla strada.

???S??, ma vedrai che ci manderanno via,???e a quel pensiero non poteva darsi pace.

Quando venne un ispettore, mandato dalla direzione della ferrovia, per vedere come fosse composta la famiglia, la povera donna lo supplic?? in ginocchio che le lasciasse la casa cantoniera.

????? un mese che ce ne occupiamo noi, e, vede, non ?? mai accaduto nulla; ?? questione di qualche anno, poi mio figlio crescer??, e allora saremo tre come prima.

???Ma si tratta di una grande responsabilit??,???diceva l'ispettore,???e non possiamo lasciare la guardia a due donne, ed una di queste ancora bambina.

???????La mia Pierina ?? come un uomo, attenta, coraggiosa, intelligente;
????vedr??, vedr?? che saranno contenti di noi, ma ci lasci al nostro posto.

????L'ispettore era commosso dalle lagrime di quella donna, ma non poteva
????decidersi a cedere alle sue preghiere.

???Basta, vedremo,???disse,???io far?? il possibile, ma senza un uomo ?? difficile, quello che posso fare per voi ?? di lasciare per il momento le cose come stanno; tutti gl'impiegati dei treni m'hanno detto bene di voi e della bambina; finger?? di ignorare che vostro figlio ?? un bimbo, e per qualche tempo procureremo di tirare innanzi, ma attente che non succeda nulla, e non dimenticate d'esser sempre al vostro posto.

La povera donna dovette contentarsi di quelle parole, ma viveva sempre con quella paura nel cuore e col pensiero di dover da un giorno all'altro abbandonare la sua casetta ed andare raminga coi figli a guadagnarsi il pane.

Pierina faceva miracoli: fra un treno e l'altro trovava il tempo di andare alla scuola, ma quando il treno dovea passare essa era sempre l??, immobile al suo posto, e si divertiva a seguire collo sguardo quella lunga striscia nera che s'incurvava come una serpe, sul dorso dei monti, entrava nelle viscere della terra, e usciva trionfante, divorando la strada; che le passava innanzi, soffermandosi come per salutarla, per poi riprendere il suo cammino con maggior forza di prima.

Le pareva di veder passare un amico, e diceva che non avrebbe potuto vivere in un luogo dove non avesse veduto passarle davanti cinque o sei volte al giorno il vapore.

Se prima l'avea guardato con paura, poi con ammirazione, dopo che la maestra le ebbe spiegato come la forza che fa muovere tutto quell'ammasso di carri, carrozze, di gente e di roba, non ?? che un po' di vapore, formato dall'acqua in ebollizione, e sapientemente compresso, cercava di studiare il movimento di tutti quei congegni, combinati tanto bene, e come mossi da una volont?? sola, da un potere misterioso.

Un giorno che una macchina s'era fermata davanti alla sua casa, essa pot?? salirvi e vide il focolare come una bolgia infocata, entro la quale continuamente un operaio getta enormi pezzi di carbone che bruciano in poco tempo, e la caldaia, dove bolle l'acqua continuamente, e i motori, e le valvole di sicurezza, e il fumaiuolo donde esce il vapore dopo che in quella complicazione di congegni ha dato l'impulso che muove tutta quell'immensa massa; ma essa avrebbe voluto comprendere il mistero di quei congegni e scoprirne la forza arcana, e ci pensava sopra tutte le volte che lo vedeva passare.

Era una giornata burrascosa sul finir di novembre. Tutto il giorno avea nevicato in montagna, e raffiche di vento scuotevano le cime degli alberi, ruggivano nelle gole dei monti.

Luigino era ammalato, e la mamma non lo poteva lasciare un minuto.

Pierina, come al solito, dava un'occhiata alla strada, ed era al suo posto al passaggio dei treni, senza curarsi dell'infuriar della bufera e della pioggia che cadeva a torrenti.

Tutt'a un tratto verso l'ora del tramonto, mentre stava colla mamma ed il fratellino, che si lagnava nel suo letto, soffrendo pi?? del solito, s'ud?? uno scroscio, un rombo terribile che fece tremare la casa come se crollasse.

???Mio Dio! che cosa succede? ?? la fine del mondo????disse la donna.

???Vado a vedere,???disse Pierina.

???Con questo tempo? aspetta almeno che sia cessato, prenderai un malanno.

???Bisogna vedere, non sai che deve passare il treno delle cinque?

????? il diretto, non rallenta.

???Ma se fosse accaduta qualche disgrazia?

???Alle due ?? passato il treno, e tutto era in ordine,???disse la madre.

???Ma questo rumore? vado per stare tranquilla, non ho paura, sai, ci sono avvezza.

Si coperse bene con un mantello impermeabile, e usc??.

Torn?? dopo cinque minuti tutta agitata, accese in fretta la lanterna rossa che attacc?? ad un bastone. Prese il corno che stava quasi sempre inoperoso attaccato al muro e se lo mise a tracolla.

???Che fai????-le disse la madre.

????? venuta una frana, ?? caduto il ponte, che orrore!

???Che cosa intendi di fare?

???Bisogna fermare il treno.

???Sei pazza?

???Lascia fare a me, non t'inquietare, vedi, preparo i segnali.

???Se non li vedono con questo tempo, con questa nebbia?

???Suoner?? il corno.

???Se non lo sentono?

???Speriamo che possano vedere o sentire. Vado, mamma, ?? l'ora.

Incappucciata nel suo mantello nero con un lampione rosso in una mano e la bandiera nell'altra, usc??, mentre il vento era pi?? impetuoso che mai, e una pioggia gelata tagliava la faccia.

Pierina non si sgomenta per il tempo, il solo pensiero che la preoccupa ?? che quelli del treno vedano oppure odano i segnali. Il dubbio che le fa battere il cuore, ?? che con quel tempo non stiano in vedetta, tanto pi?? essendo il treno diretto che non rallenta quasi mai. Sente il fischio in distanza della vaporiera, il suo cuore batte pi?? forte, l'idea che quel lungo treno possa sfracellarsi nel precipizio le mette i brividi, ?? gi?? in vista, ed essa soffia nel corno con quanto fiato ha in corpo, comincia disperatamente ad agitare la lanterna e la bandiera, ma il treno non rallenta, Pierina grida, si smania, suona pi?? forte, ma il rumore delle carrozze e del vento rende indistinto il suono del corno, e il vapore s'avanza, sempre imperterrito, ed ?? gi?? a pochi passi dalla fanciulla.

Essa non pensa pi?? al proprio pericolo, s'avvicina, ?? quasi davanti alla macchina, sta per toccarla, soffia nel corno con tutta la forza dei suoi polmoni, non vede pi?? nulla, le par di sentire come un gran frastuono nelle orecchie, e cade esausta per terra.

Si trov?? sollevata dalla madre, la quale non potendo resistere dall'inquietudine, era uscita quando aveva sentito avvicinarsi il treno, e vedendo il pericolo a cui s'era esposta la figlia, sfogava la sua nervosit?? battendola come quando era bambina.

???????Un bel spavento m'hai fatto prendere,???diceva,???non vedi che ?? stato
????un miracolo se non sei stata stritolata; che imprudenza!

????Pierina nel vedere il treno fermo, immobile come una gran massa
????inerte, rideva e piangeva nello stesso tempo.

Non era dunque caduto nel precipizio! O quale miracolo! essa che avea creduto d'esser precipitata anche lei, era invece caduta affranta dalla fatica: le parea di sognare trovandosi ancora viva.

Ma intanto, mentre i conduttori chiedevano e volevano vedere la causa di quella brusca fermata, i forestieri strepitavano e si lagnavano d'essere stati disturbati e fermati cos?? tutt'a un tratto, l?? in mezzo alla strada, con quel tempo, e furibondi, aprivano gli sportelli e scendevano per saperne la ragione.

???Eccola la ragione,???disse il macchinista, conducendo tutti quei curiosi al ponte,???possiamo ringraziare il Signore se non siamo tutti sfracellati laggi??.

???Ma come ve ne siete accorto?

????? stata questa bambina,???disse andando a prendere per un braccio Pierina,???e possiamo ringraziar lei prima di tutti, essa ci ha salvati,???e raccont?? come proprio all'ultimo momento vedendo quell'ombra nera avvicinarsi alla macchina, e come un oggetto rosso agitarsi davanti ai suoi occhi, non avea pensato che a stringere i freni e a fermarsi; era stata una gran scossa, egli era caduto quasi gi?? dalla macchina, anche tutti i viaggiatori avevano dovuto rimaner tramortiti dal colpo, ma erano vivi e lo dovevano alla biondina.

Mentre il capo conduttore dava ordini affinch?? alcuni uomini andassero al villaggio a cercare mezzi di trasporto, per il trasbordo dei viaggiatori e della roba, e telegrafava alle stazioni vicine che la strada era ingombra, e che mandassero dei soccorsi, i viaggiatori curiosi vollero scendere per vedere il luogo del disastro.

C'erano uomini e donne di tutte le et?? e di tutte le condizioni, alcuni ben vestiti e imbacuccati in ricche pellicce, altri con scialletti di lana avvolti intorno al capo, e ruvidi mantelli intorno alla persona.

Molte signore al vedere quella voragine, dove avrebbero potuto esser precipitate, svenivano; altri scherzavano dicendo:???Sarebbe stato un bel salto!???ma tutti ammiravano il coraggio della fanciulla che li aveva salvati.

La sua mamma invece continuava a sgridarla e a dirle:

???????Un filo soltanto mancava che andassi sotto alla macchina; che cosa
????avrei fatto senza di te? Perch?? sei stata cos?? imprudente?

???????Ho pensato a tutta quella gente che sarebbe morta, a tante mamme, a
????tante bambine che avrebbero pianto, a me non ho pensato,???rispose.

????Una signorina inglese era in ammirazione davanti a Pierina, e tutta
????sorpresa che sua mamma la sgridasse.

???Come ?? brutale quella donna!???disse scambiando alcune parole in inglese colla signora che l'accompagnava, poi rivoltasi alla Pierina soggiunse:

???Vuoi venire con me? sono ricca, ti terr?? come una sorella, ho una bella casa; starai tanto bene, nessuno ti sgrider??, vuoi venire?

Alla donna chiese:

???Me la lasciate? vi dar?? in cambio dei denari.

La donna non capiva e la guardava in faccia come trasognata; ma Pierina aveva capito bene, e gettando le braccia al collo della sua mamma, esclam??:

???Resto colla mia mamma, nella mia casetta, sono tanto contenta!

Un signore, ad imitazione della signorina inglese, volea fare qualche cosa per la fanciulla che li aveva salvati quasi miracolosamente, e disse:

???Piuttosto, per mostrare la nostra gratitudine, facciamo una sottoscrizione per questa povera gente,???e incominci?? a dare l'esempio levando fuori del borsellino cento lire e tutti gli altri concorsero secondo le loro forze.

Ma Pierina non voleva accettare.

???Non ho fatto che quello che dovevo,???disse,???siamo qui apposta per guardare la strada; ma se volete proprio esserci utili, dovete dire alla Direzione della ferrovia che abbiamo fatto il nostro dovere, che nemmeno un uomo poteva fare di pi??; raccomandate loro che ci lascino la nostra casa cantoniera, il nostro cantuccio dove viviamo tanto felici.

???Lasciate fare a me,???disse il signore ch'era un ingegnere addetto alla direzione della ferrovia.???Lo faremo certo, e dopo un fatto simile credo non vi manderanno via, ma in ogni modo accettate questo denaro, vi servir?? a pagarvi la casa nel caso non volessero lasciarvi la guardia d'un posto tanto pericoloso, e la Direzione della ferrovia, vi assicuro, ne fabbricher?? un'altra vicino al ponte.

Intanto erano venuti i muli e i carri per caricare la roba, e passare al di l?? del precipizio, sul sentiero della montagna.

Molti viaggiatori lasciarono un ricordo alla Pierina, e l'abbracciarono, ed essa, quando tutto fu ritornato tranquillo, disse alla mamma che ancora non poteva rimettersi dallo spavento passato:

???Sono contenta; almeno non ci porteranno pi?? via la nostra casa.

???????Quanto sei buona!???le disse la madre,???ed io che t'ho sgridata, ma,
????sai, non ho pensato che al tuo pericolo; avevo perduta la testa.

???????Non ti crucciare, mamma, lo so che mi vuoi bene, e pensare che
????quella signora voleva che andassi con lei! Doveva esser pazza.

Tutti quei ragazzi avevano seguito attentamente il racconto senza fiatare.

???Bello, bello,???esclamarono,???peccato che sia finito! ma ce ne racconterai un altro, ?? vero????disse Giannina.

???Un'altra sera, ora sono stanca.

???Brava!???esclam?? don Vincenzo.

????? bello davvero,???disse il professore.

????? una storia vera,???disse Maria,???non ho fatto che trascriverla.

???E aggiungervi un po' della vostra grazia e del vostro sentimento,???soggiunse il Damiati.

????? bellissima la sua idea, e spero non mancher?? di avvertirmi quando ne legger?? qualche altro.

???Si figuri, ne sono tutta orgogliosa, e non mi sarei mai aspettata che queste storie per i ragazzi, potessero interessare un professore come lei; ma ella ?? tanto buono!

Poi per cambiar discorso guard?? quello che stava scarabocchiando Mario in silenzio.

????? proprio incorreggibile,???disse mostrando al professore i disegni del fratello.

Era una carta che rappresentava un treno dal quale scendevano dei tipi veramente buffi d'inglesi impalati, di forestieri camuffati con mantelli ridicoli; c'erano teste che guardavano fuori dai finestrini coi capelli irti e le facce spaventate, oppure con dei berretti dalle fogge pi?? strane. Davanti a tutti poi, una bimba, con una cappa nera, con una bacchetta in mano, in atto di fermare il treno.

Il professore osserv?? quei scarabocchi e disse:

???Non c'?? male, ha dell'attitudine a cogliere il lato ridicolo delle cose, e una certa facilit?? di disegnarle.

Poi rivoltosi a Mario, soggiunse:

???Per?? oltre che cercare di perfezionarti nell'arte del disegno, devi tenerti in mente una cosa: che se ?? bello qualche volta far spuntare il sorriso sulle labbra, e far risaltare anche il lato umoristico di un fatto o d'una persona, ci sono certi fatti, certe virt?? che non si possono mettere in ridicolo, senza mostrare poco criterio o poco cuore. Non bisogna lasciarsi trascinare dalla smania di faro lo spiritoso a qualunque costo; vedi, per esempio, in questo tuo disegno tutti possono ridere al vedere quelle facce spaventate, quelle persone vestite in modo bizzarro, perch?? sono persone immaginarie, e possono anche esser ridicole; ma hai avuto un bel camuffare la povera Pierina con quella cappa nera, hai potuto ben farla piccina, tutti quelli che ne conoscono la storia, rispetteranno quella veste, come si rispetta il cappotto del soldato crivellato di palle sul campo di battaglia, e pi?? l'hai fatta piccina, pi?? grande appare il suo eroismo. Impara dunque a distinguere quello che pu?? essere colto impunemente, o anche con vantaggio, da quello che deve esser sacro ad una persona di cuore.

???Come parla bene, professore!???disse Maria.???Vede, tutte queste cose le ho pensate tante volte, ma non sapevo dirle come le ha dette lei: se mi volesse aiutare ad educare questi ragazzi!

???Volentieri,???rispose,???sono a sua disposizione per quello che posso.

Intanto era venuta a don Vincenzo la voglia di fare anche lui la sua predica, e disse che appunto l'arma di satirizzare, adoperata bene, pu?? recare dei vantaggi, e cit?? il Giusti, che colle sue poesie satiriche, gettando il ridicolo sopra i principotti che opprimevano da tiranni l'Italia, diede loro il colpo di grazia, tanto che col suo spirito fu uno dei principali autori dell'indipendenza del nostro paese.

Damiati, al vedere che don Vincenzo incominciava il suo discorso favorito, e non avrebbe terminato tanto presto, s'alz?? dicendo:

????? tardi, un'altra sera io far?? la lezione a Carlo, e don Vincenzo vi potr?? raccontare tutte le sue avventure del quarant'otto; se domani intanto i ragazzi vogliono venire a fare una passeggiata con me sulla collina, potr?? continuar loro la mia predica, se non si annoiano.

Essi accettarono con gioia, e Maria ringrazi?? con un sorriso il professore che la sollevava un po' dal pensiero di quei ragazzi vivaci.

Mario stava ancora disegnando.

Il professore gli disse salutandolo:

???Ti raccomando, se fai la mia caricatura, non farmi troppo brutto; per?? te lo permetto, ma certe cose, no.

Quando fu uscito assieme a don Vincenzo i ragazzi si misero a ridere forte.

Il professore doveva essere un mago, aveva proprio indovinato: Mario faceva il ritratto del Damiati in piedi su un pulpito, in atto di predicare.

UNA PASSEGGIATA.

Il professore Damiati, la mattina dopo, mentre un bel sole di autunno indorava la cima delle colline e le goccie di rugiada tremolavano sull'erba dei prati, chiam??, passando da casa Morandi, i ragazzi per condurli a passeggiare sulla collina. Voleva indurre a seguirli anche Maria colle fanciulle, ma ella si scus?? dicendo di dover accudire ad alcune faccende domestiche e promise di andare ad incontrarli pi?? tardi, verso l'ora del tramonto.

Il professore aveva intenzione di condurre i ragazzi ad un Santuario che si vedeva biancheggiare sulla cima d'una collina in mezzo alle piante verdi, dove un tempo c'era un chiostro. Di lass?? si godeva una bella vista e nei mesi d'autunno era il pellegrinaggio favorito delle comitive di villeggianti; vi andavano a far colazione, per passare tutta la giornata all'ombra delle piante e visitare nel medesimo tempo il Santuario.

Si avviarono, allegri, col paniere pieno di viveri in mano, e Vittorio si offerse di portare anche quello del professore. Mario aveva, oltre al paniere, l'album, che portava sempre con s?? per disegnare gli avvenimenti della giornata.

Damiati cerc?? di star vicino a Carlo e incominci?? subito ad interrogarlo dei suoi studii e volle sapere perch?? non cercasse di essere pi?? attento alla scuola e di contentare la sorella.

Gli rispose quello che diceva sempre:

???Non sono nato per studiare, voglio fare il soldato.

???E credi che i soldati non abbiano bisogno di studiare? Naturalmente tu non ti contenteresti di esser soldato semplice.

???Il mio sogno ?? di diventar generale, vorrei fare come Garibaldi.

???Probabilmente se tu avessi il coraggio e l'abilit?? di Garibaldi, ti mancherebbe l'occasione per metterli alla prova e per farli conoscere. Non capisci che ora i tempi sono cambiati, e colle armi perfezionate anche le battaglie si vincono al tavolino e la guerra ?? diventata una scienza? Poi le guerre di conquista non sono pi?? conformi alla nostra civilt??, e l'Italia libera e indipendente non ha pi?? gran bisogno che i suoi figli le consacrino il loro coraggio e il loro sangue, bens?? le occorrono ingegni educati a forti studii, che la facciano ricca e potente.

???Se non potr?? fare il soldato, diventer?? marinaio,???disse Carlo.

???E avresti poi la forza di sopportare una vita dura e piena di pericoli? Non sai quanti ragazzi attratti dalla poesia del mare, dopo aver provato quella vita di privazioni e di paure, vi hanno rinuncialo spossati e spoetizzati. Prima di esporsi alle grandi fatiche, bisogna aver coraggio di affrontare le piccole, prima di essere grandi, bisogna esser piccoli eroi, come dice bene tua sorella; perci??, se vuoi darmi retta, incomincerai a vincere la tua pigrizia ed a metterti a studiare sul serio; quando avrai superate le difficolt?? che ti si presentano, quando avrai fatto degli sforzi per fare non quello che ti piace, ma quello che ?? tuo dovere, sarai gi?? incamminato a diventare qualche cosa e forse anche un eroe se te ne capita l'occasione; ma d?? ascolto a me, principia col riportare qualche piccola vittoria sopra te stesso, le altre verranno da s??.

Lo lasci?? poi andare dicendo che non voleva annoiare tutta la compagnia a furia di prediche e incominci?? ad ammirare il paesaggio, a cogliere dei fiori lungo il sentiero della collina, e fu una gara fra quei ragazzi per arrampicarsi sui declivi onde scoprire i ciclamini che si vedevano spuntare in mezzo al verde. Quel sentiero girava intorno al monte, incurvandosi e salendo sempre, mentre da un lato c'era la valle profonda che in certi punti faceva l'effetto d'un baratro.

Il professore raccomand?? ai ragazzi di tenersi dalla parte del monte, perch?? dall'altra, c'era pericolo di cadere nel vuoto. Proseguivano il loro cammino, arrampicandosi e cogliendo fiori, quando tutt'a un tratto, ad una svolta della strada, videro avanzarsi verso di loro una mandria di buoi, che occupava tutto il sentiero e sbarrava la via. I ragazzi si fermarono esitanti.

???Avanti, Carlo???disse il professore,???tu che vuoi fare il soldato dovresti essere il pi?? coraggioso, passa per il primo in mezzo a quei buoi.

???Non c'?? posto???disse tutto tremante il ragazzo.

???Avvicinati! coraggio!

Carlo s'arrampic?? sul monte per evitare quegli animali, ma lo fece cos?? in fretta e con tanta paura che un vitello ch'era sul pendio lo rincorse, ed egli gridando, tutto pauroso, rifece i suoi passi e si nascose dietro il professore.

Tutti si misero a ridere e il professore disse a Vittorio:

???Prova tu, vediamo se hai pi?? coraggio.

Vittorio si fece innanzi ubbidiente e pass?? in mezzo a quelle bestie come se nulla fosse, seguito dagli altri, che dopo il suo esempio non vollero esser da meno di lui.

???Vedete,???disse Damiati,???che non c'?? da temere, quelle sono le bestie pi?? docili che ci siano, basta non spaventarle. Osservate, le conduce un ragazzo.

Infatti il mandriano era un ragazzo di forse quindici anni.

???Io non ho mai capito come bestie cos?? grosse,???disse Mario,???si lascino condurre da un ragazzo cos?? piccolo; io al loro posto scapperei.

???S??, ma ai loro occhioni, come si suol dire, un ragazzo ?? un gigante, e poi non conoscono la forza che possiedono e non si ribellano che quando sono infuriati???disse il professore;???vi assicuro che le bestie sono buone, basta non molestarle.

???S??, ma i leoni?

???Se hanno fame s'ingegnano come possono e se incontrano per istrada una buona preda l'ammazzano; io invece conosco dei ragazzi che tormentano, inutilmente, delle povere bestioline che non fanno nulla di male. Chi ?? pi?? crudele?

Mario aperse la mano tutto confuso e lasci?? fuggire una farfalla che ci teneva chiusa.

???L'avevo presa per copiarla,???disse;???del resto sono bestie stupide che non sentono nulla.

???Speriamo sia cos??, in ogni modo questi animali hanno la vita di un giorno e non bisogna esagerare nemmeno nella compassione; anche gli scienziati li tormentano, ma con uno scopo utile, solo non mi piace che si faccia per crudelt??.

Intanto s'avvicinarono alla meta. In mezzo alle piante secolari si vedeva sorgere una chiesetta circondata da cappelle, poi, accanto, una casa e un cortile con un gran porticato che pareva un convento.

???Ci sono i frati????chiese Vittorio.

???No,???rispose Damiati,???c'?? soltanto un custode che si fa chiamare col nome di eremita, ed ?? infatti un eremita dei nostri tempi.

???Che gioia!???disse Mario;???sono proprio contento di far conoscenza con un eremita.

????? un uomo come gli altri.

???Come! io che me lo figuravo con una tonaca e una barba lunga; allora non c'?? nessuna novit??.

???Un vero eremita dovrebbe essere quasi un selvaggio, una persona che vive soltanto colla natura e mangia solo i frutti della terra; ora ?? cambiato anche questo, ci sono degli uomini che vivono solitari, ma a patto di scendere ogni tanto al villaggio quando sono stanchi della solitudine, e forse stanno soli perch?? sono d'un carattere cos?? bisbetico che non vanno d'accordo col loro simili,???disse Damiati;???ma ecco l'eremita.

Infatti un uomo veniva incontro a loro e chiedeva se volessero vedere la chiesa.

I ragazzi lo guardavano con curiosit?? e gli chiesero se non s'annoiasse di star sempre lass?? solo. Egli disse che non aveva bisogno di nessuno; gli domandarono la sua et?? e la ragione per cui si fosse ritirato in quella solitudine, ma non volle dir nulla, e visto ch'essi avevano levato le provviste dai loro involti, s'offerse di portare dei sedili e dei piatti perch?? potessero mangiare comodamente all'ombra delle piante.

Prima di tutto si misero a mangiare, perch?? l'aria fresca della mattina aveva aguzzato il loro appetito, e divoravano la carne, le uova sode e le altre provviste che avevano recato, come se fossero bestie affamate.

???Bisogna lasciar qualche cosa per l'eremita,???disse Mario.

???Ma io ho fame,???rispose Carlo.

???Non ci pensate,???disse Damiati,???al caso gli lasceremo qualche moneta;???poi fece loro ammirare il bellissimo paesaggio che si vedeva da quel posto: di faccia una fila di colline verdeggianti intersecato da strade che formavano delle righe bianche, poi gi?? una valle sparsa di paeselli con un torrente che scendendo dallo montagne l'attraversava e sul quale stavano in certi punti sospesi dei ponticelli pittoreschi.

???Bello!???diceva Mario,???come mi piacerebbe dipingere questo quadro, ma quando sar?? pi?? grande lo far??. Senta, professore, dica al babbo ed a Maria che mi facciano studiare la pittura.

???Se avrai una vera inclinazione, lo faranno certo, ma intanto devi cercare da te stesso di esercitare l'occhio a cogliere il vero; prova a ritrarre quel paesaggio e ne vedrai la difficolt??. Si fa presto a dire voglio essere un artista, o voglio essere un eroe, come dice tuo fratello, anzi a questo mondo tutti vorrebbero essere qualche gran cosa, tutti hanno grandi aspirazioni, ma pochissimi riescono ad uscire dalla mediocrit??. Sentite, ragazzi, ora siete giovani e dovete pensare a faticare e a lavorare molto, e forse dopo potrete avere il premio che sperate.

Mario s'era posto a disegnare colla matita in mano e l'album aperto, ma dopo due o tre tentativi inutili per copiare il paesaggio si content?? di fare la caricatura di Carlo che fuggiva inseguito da un vitello perdendo lungo la via il paniere della colazione, e disse:

????? inutile, io non sar?? altro che un pittore caricaturista.

???Chi sa che cosa diverrai!???disse Damiati.????? troppo presto per saperlo, intanto pensa a studiare.

Visitarono la chiesa e poi scesero saltellanti dalla collina, contenti della loro passeggiata. Ai piedi del monte trovarono Maria, Elisa, Angiolina e Giannina e tutti assieme s'avviarono verso casa narrandosi gl'incidenti della giornata.

Ad un certo punto videro un gruppo di ragazze guardare attentamente per terra; Elisa, che era molto curiosa, si avvicin?? a quel gruppo composto della signorina Guerini, l'istitutrice, e di una loro amica, ma appena si accost??, le altre se n'andarono senza salutarla, ed essa si trov?? davanti ad una biscia morta che faceva ribrezzo. Corse subito a raggiungere la sorella, dicendo tutta imbronciata:

???Hai visto la signorina Guerini? che superbia!

???Perch??? S'?? fermata un momento, ma non metteva conto che si fermasse di pi?? per quella bella vista.

????? stato per non salutarci; domanda anche a Carlo come questa mattina sono passati davanti a noi in carrozza senza nemmeno degnarsi di guardarci.

???Non vi conoscono e non si saranno accorti di voi, che non siete poi dei personaggi illustri.

???Ma Alberto ?? stato alla scuola elementare con me????disse Carlo.

???Non se ne ricorder??; ma perch?? volete occuparvi degli altri?
Pensiamo a godere piuttosto della nostra passeggiata.

Ma Elisa che sperava di far amicizia colla signorina Guerini era imbronciata, Giannina ed Angiola correvano avanti per fermarsi a coglier fiori e Mario raccontava a Vittorio che voleva fare la caricatura di Alberto Guerini quando passa tutto superbo sul suo velocipede, senza degnarsi di guardare i miseri mortali che camminano lungo la via.

???Vedi,???diceva,???voglio disegnarlo in tre tempi: prima nell'atto che passa superbo lungo la strada, poi quando scende impetuosamente da un declivio, e finalmente nel punto che cade in un fosso colle gambe all'aria e il cappello un miglio distante.

Maria parlava invece col professore Damiati domandandogli consigli sul modo d'educare i ragazzi, sempre preoccupata dal pensiero dei cinque figliuoli, e quando la salut?? sull'uscio di casa essa gli raccomand?? di venire spesso la sera a trovarli insieme a don Vincenzo.

???La loro conversazione sar?? tanto utile ai miei figliuoli,???disse
Maria;???mi raccomando, non mi abbandonino.

SERATE IN FAMIGLIA.

A don Vincenzo pareva di ringiovanire quando andava a passar la sera in casa Morandi. Perci?? vi andava spesso e volentieri, accompagnato dal professore, che ammirava la dolcezza e l'abnegazione di Maria la quale si dedicava cos?? giovane al benessere della famiglia e all'educazione dei suoi fratelli. Egli era tutto felice di esserle utile e s'era fitto in capo di far amare lo studio a Carlo; lo trovava un po' pigro e svogliato, ma sperava, aiutandolo nelle difficolt??, stuzzicando il suo amor proprio, di riuscire a renderlo pi?? docile ed a fare che dedicasse qualche ora della giornata allo studio.

Gli parlava pi?? da amico che da professore, ed il ragazzo si rassegnava a studiare con lui, in grazia delle storielle piacevoli e degli aneddoti curiosi che gli raccontava e delle passeggiate che sapeva organizzare per divertirlo quando rimaneva contento dei suoi c??mpiti.

Per?? la sua idea fissa erano i fatti eroici, i lunghi viaggi, la vita avventurosa, e diceva sempre:

???Io studio per non vedervi imbronciati, ma se capita l'occasione, scappo e mi faccio soldato, marinaro o esploratore.

Quando don Vincenzo parlava del quarant'otto, Carlo pregava Damiati di sospendere la lezione e s'avvicinava con tanto d'orecchi alla tavola, dove le ragazze lavoravano, e il prete ricominciava per la centesima volta i suoi racconti, ma sempre animandosi, gesticolando in modo che pareva avessero la virt?? di levargli una ventina d'anni dalle spalle.

??Ora si muore, si vegeta,???egli diceva,???quelli erano tempi in cui si viveva, ogni giorno c'era qualche novit??, qualche avvenimento che ci faceva battere il cuore, e s'era tutti uniti in un solo pensiero come se attraverso tutte le nostre teste passasse una medesima corrente elettrica.

??Io, in quel tempo, ero a Milano al seminario a studiare, ma anche l?? dentro, fra quelle quattro mura, in mezzo ai nostri studi, penetravano le idee che correvano per la citt??, si sapeva tutto quello che accadeva, eppure non vi saprei dire in che modo quelle notizie giungessero fino a noi.

??Voi, nati in questi tempi, non sapete che cosa voglia dire non esser padroni in casa propria, essere tenuti schiavi, spiati e magari posti in prigione e condannati per una parola sfuggita involontariamente, per un'occhiata mal interpretata; pensate che un mio fratello il quale aveva dato senza accorgersi uno spintone ad un ufficiale austriaco, fu posto agli arresti e manc?? poco che fosse fucilato.

??Ve la immaginate voi la nostra vita agitata? Eppure era cos?? bella, si congiurava nascostamente, s'era pieni di speranze nell'avvenire, e ci si consolava delle continue sofferenze nel vederci tutti uniti nelle nostre aspirazioni e nei nostri desiderii.

??Noi si studiava, ma la nostra mente faceva mille progetti per concorrere a liberare il nostro paese, ognuno di noi sognava d'essere un eroe e di riuscire in qualche impresa ardita da far tremare quelli che ci opprimevano; fra una lezione di latino e di teologia si scrivevano dei versi nei quali s'invocava l'angelo sterminatore che sperdesse i nostri nemici. Quando poi si seppe che Pio IX, il nostro pontefice, favoriva la libert??, allora furono inni al Santo Padre, preghiere che ci aiutasse, e lo adoravamo in ginocchio come si adorano i Santi e la Madonna. Vi assicuro che vivevamo in un'agitazione febbrile, ognuno di noi era una specie di bomba pronta a scoppiare alla prima scintilla, e quando si seppe che fuori c'era la rivoluzione, che si facevano le barricate, allora nessuno seppe star tranquillo, si fece anche noi la nostra piccola rivoluzione interna, e si volle prendere parte agli avvenimenti.

??Mi par ancora ieri, e s?? che ne sono passati dei begli anni; quando ci si mise a fabbricare le barricate, si pareva matti, si entrava nelle case a prendere lo mobiglie che potevano servirci, si spogliavano gli appartamenti, si smantellavano le fabbriche per adoperare i materiali onde sbarrare le vie, ci si cambiava in facchini, manovali, e poi si finiva col diventare non soldati, ma leoni per difendere le barricate che avevamo innalzate con tanta fatica, e l??, dietro a quei ripari, fabbricati dalle nostro mani, vi dico io che ne ho vedute di scene commoventi, vi assicuro che se vivessi cent'anni, il ricordo di quei tempi basterebbe per riempirmi la mente e tenermi compagnia.

??In quei giorni tutta la popolazione era nelle strade, le donne scappavano in casa qualche ora per prepararci da mangiare, e poi venivano a recarcelo colle loro mani.

??Mi pare di vedere ancora una bella giovane di venti anni venir tutti i giorni con un canestro pieno di viveri, che distribuiva indistintamente a poveri e ricchi, amici e sconosciuti, a tutti quelli che erano l?? instancabili, oppure accasciati dalle ferite e dalla fatica a combattere; ci appariva come una fata benefica, quando un giorno, mentre faceva la distribuzione dei viveri, scoppi?? una bomba accanto a lei e rimase ferita orribilmente: fu un urlo d'indignazione in tutti noi e ci si mise a combattere con maggiore energia per vendicarla.

??Mi ricordo d'un bambino che s'arrampicava come uno scoiattolo sulle barricate, e munito dei sassi che avea tolti dal selciato della via li lanciava con forza sopra quelli che osavano avvicinarsi; di tratto in tratto veniva la madre a strapparlo da quel posto pericoloso.

?????Sei matto,???gli diceva,???ad esporti cos???

??Ma egli ritornava sempre al suo posto elevato; e quando una palla gli trapass?? un braccio, egli disse:

?????Non ?? nulla, fasciatemelo presto che ritorni al mio posto, per fortuna ho ancora un braccio buono.

??Non ci fu verso, volle ritornare ma cadde svenuto, e dovettero trascinarlo via per forza.??

???Come mi sarebbe piaciuto vivere in quel tempo!???disse
Carlo;???allora, s??, avrei potuto diventare un eroe.

???Eravamo tutti eroi,???soggiunse don Vincenzo,???per?? non si poteva fare altrimenti, non era permesso di tremare n?? di aver paura. Mi ricordo un signore che trov?? il figlio nascosto dietro una porta, e trascinandolo fuori per un braccio gli disse:???Almeno muoviti e fa il galoppino da una barricata all'altra, e se vengo a sapere che non hai fatto il tuo dovere, non ti riconosco pi?? per figlio.

Quando don Vincenzo s'infervorava in quei discorsi, anche il signor
Morandi, di consueto silenzioso, si animava e parlava di quei tempi
quando anch'egli si era trovato in mezzo alla rivoluzione e bloccato a
Venezia.

Come avea sofferto in quel tempo! Anzi, quelle sofferenze gli avevano lasciato un'ombra di tristezza che non si sarebbe cancellata mai pi??.

???Pensi, don Vincenzo,???disse una volta,???a Milano la rivoluzione ?? durata cinque giorni, ed ?? quasi stata una festa, ma io che mi son trovato a Venezia, ed ho sofferto la fame per un anno!??? E ai figli disse: Se sapeste che cosa voglia dire soffrire la fame, come sareste contenti della vita che fate, come godreste la vostra agiatezza e la vostra tranquillit??!

???E perch?? non ci racconti nulla, babbo????chiesero i ragazzi.

???Quel tempo mi ricorda cose troppo tristi,???rispose il signor Morandi;???mio fratello ?? morto a Marghera, mia madre mor?? di dolore, non posso evocare quei giorni senza che mi si spezzi il cuore; la libert?? mi ?? costata troppo cara.

???Come saranno stati belli i primi tempi di libert??, dopo tante lotte e tanti sagrifizi!???disse Maria.

?????Si dovette attendere ancora dieci anni, ma quei primi giorni furono deliziosi,???disse don Vincenzo,???fu una gioia da non poter comprendere se non si ?? provata. Si pareva pazzi, per le vie ci si abbracciava tutti, amici e sconosciuti, si saltava dalla contentezza, si parlava dalle finestre, poveri, ricchi, tutti amici, tutti uniti, come si fosse una sola famiglia; quando entrarono i nostri soldati fu una frenesia: una pioggia di fiori li coperse, un grido d'entusiasmo usc?? da tutto le bocche, tutti volevano vederli da vicino, i ragazzi andavano in mezzo alla truppa, fra le zampe dei cavalli, si voleva ammirarli, abbracciarli, i nostri fratelli, i nostri soldati che avevamo tanto desiderato. Quando poi entrarono i bersaglieri correndo, seguendo il ritmo della loro allegra fanfara, lesti, colle penne dei cappelli agitate dal vento che correndo per le vie come se volassero, parevano un gaio stormo d'uccelli che venisse a portarci la primavera, la pace, l'allegria, allora l'entusiasmo fu al punto culminante. So che tutti ridevamo, piangevamo, eravamo pazzi; in quel delirio di gioia avevo la febbre; so che dovetti andarmene a casa affranto, non potei dormire, tanto ero agitato, e se chiudevo gli occhi mi vedevo una danza di bandiere a tre colori, di soldati e di cappelli da bersagliere.

??E la gioia maggiore fu di vedere il nostro re Vittorio Emanuele entrare a Milano col suo aspetto marziale, la sua faccia aperta e buona. Sono stati momenti quelli che non si dimenticano, e vedete, io non invidio la vostra giovent?? baldanzosa, piena di speranza nell'avvenire, perch?? sono contento d'esser vissuto in quei giorni in cui eravamo tutti fratelli, e come si era stati compagni nelle lotte e nelle privazioni si ritornava ad esserlo nella gioia comune.

??Per?? passato quel tempo d'entusiasmo la vita m'apparve monotona. Pio IX non era pi?? quello di prima, dovevano avergli cambiata la testa; noi, preti, in citt??, non avevamo pi?? tante simpatie, e il mondo mi parve cos?? brutto che volli venire in campagna, dove lo spettacolo della natura ?? sempre grandioso ed attraente.

??Qui ho trovato delle gioie tranquille e non mi pento della mia risoluzione, ho degli amici che mi vogliono bene, ho i miei fiori, gli uccelli che ritornano ogni anno a fare i nidi sotto al mio stesso tetto. Quando poi avevo vostro zio che era stato un mio compagno del quarant'otto e non si stancava mai di ricordare quel tempo, io non desideravo nulla di pi??, e proprio bisogna dire che il Signore mi vuol bene; dopo che m'ha dato il dispiacere di togliermi quel buon amico, ecco che siete venuti voi ed io posso ritornare in questa casa, che mi ricorda tante cose, e vi vedr?? ritornare tutti gli anni come gli uccelli dei miei nidi; crescere, poi magari prendere il volo, finch?? un giorno o l'altro lo prender?? io il volo. Intanto, l'avervi conosciuto sar?? una consolazione dei miei ultimi anni, e poi sono certo che rester?? qualcuno a ricordare il vecchio curato, non ?? vero?

???Ora deve star qui tanti anni con noi, non dobbiamo pensare a malinconie,???dissero in coro i ragazzi.

???Anzi,???soggiunse il Damiati che avea terminato di ripassare il compito di Carlo,???la signorina Maria dovrebbe raccontarci le avventure d'un altro piccolo eroe.

???Questa sera, no,???disse Maria,???una bella figura farebbero i miei eroi dopo i discorsi del quarant'otto! Se volete v'invito per domani sera.

???Bene, bene, domani sera ?? impegnata,???disse il professore.

E si contentarono di far ancora un po' di chiacchiere finch?? Mario terminava una vignetta dove pretendeva d'aver rappresentato la rivoluzione del quarant'otto con bombe, barricate e una tal confusione nella quale non si poteva raccapezzare nulla, tanto che anche il futuro artista dovette concludere che i quadri storici non erano il suo forte.

IL PROCACCIA.

Angiolina era andata a prendere il manoscritto e l'avea posto davanti a Maria, mentre tutti gli altri stavano intorno alla tavola attenti ad ascoltarla.

???Quest'oggi???disse Maria????? una storia molto semplice, e forse dopo i fatti eroici di ieri sera non riuscir?? ad interessarvi; procurer?? di esser breve.???E preso il manoscritto incominci??:

Siamo in un tugurio sopra una montagna; intorno, delle praterie, verdi l'estate, e l'inverno coperte di neve, delle cime aguzze di monti con boschi di abeti neri e di tratto in tratto qualche capanna, qualche casolare, in mezzo a quella solitudine

In una camera povera, affumicata e quasi spoglia, se ne sta rannicchiata accanto al fuoco una donna dall'aspetto macilento e tremante dal freddo.

Un ragazzo entra portando un fascio di legna.

???Ecco, mamma, della legna per riscaldarci.

???Se bastasse!???disse la Maddalena con un sospiro,???ma bisogna mangiare,

???Abbiamo ancora della farina,???rispose il ragazzo che si chiamava Antonio,???poi Francesco m'ha lasciato i suoi quattrini prima di partire.

La donna diede in un sospiro pi?? forte sentendo nominare l'altro figliuolo e disse:

???Se almeno me lo avessero lasciato, non si correrebbe il pericolo di morire di fame, oppure se mi sentissi bene, qualche cosa potrei fare, ma invece me lo mandano soldato ora che avevo pi?? bisogno di lui.

???Ci sono io,???disse Antonio.

???Che cosa vuoi fare tu che sei ancora bambino?

???????Ho dodici anni e sono forte, cercher?? del lavoro e l'ho promesso
????anche a Francesco.

???????A proposito, che cosa ti ha detto prima di partire????chiese la
????donna.

???????Nulla! che cercassi del lavoro, anzi scendo al villaggio per vedere
????se trovo da fare qualche cosa.

Cos?? dicendo usc??, e mentre scendeva la montagna erta e sdrucciolevole per la neve caduta, andava pensando a quello che gli avea detto appunto Francesco prima di partire pel reggimento.

Egli era vissuto fino a quel giorno senza crucci, andando alla scuola, e i giorni di vacanza giocando cogli amici. Avea spesso fatto qualche piccolo servizio al fratello o alla mamma, e all'ora consueta trovava in casa un boccone da mangiare, che, per quanto fosse semplice, gli facea l'effetto di un cibo squisito, ed era vissuto tranquillo e felice come un uccellino.

Ma quella mattina, dopo il discorso fattogli dal fratello, si sentiva trasformato, i suoi pensieri non erano pi?? tanto allegri e gli pareva d'esser gi?? un uomo col peso d'una grande responsabilit??.

???Senti,???gli avea detto Francesco,???se non mi chiamavano soldato, non t'avrei parlato di nulla, e non avrei turbato con delle inquietudini la tua et?? spensierata, ma parto, e devo dirti tutto quello che mi pesa sul cuore da tanto tempo. Tu ora cos?? piccino devi aver molto giudizio e fare il capo di famiglia.

???E la mamma????avea detto Antonio.

???Povera mamma! Non sai che ?? molto ammalata? il dottore dice che ha mal di cuore e non deve aver pensieri n?? inquietudini, ha bisogno di mangiar bene e di non faticare; insomma, bisognerebbe essere ricchi, oppure ch'io potessi pensare per tutti, invece ora a lei devi pensarci tu, finch?? sono via; ti raccomando, sai, bada che quella povera donna non soffra, fa tutto il possibile, magari chiedi l'elemosina, ma procura che non le manchi un po' di pane; io, sta tranquillo, cercher?? di mandarti qualche soldo, ma che cosa pu?? fare un povero soldato!

Antonio pensava a questo discorso e a Francesco che nel farglielo avea le lagrime agli occhi, e rammentava come l'avea preso fra le braccia stringendolo stretto contro la sua faccia, quando gli promise di lavorare e guadagnare il pane per s?? e per la mamma ammalata.

Ma ora in quella strada deserta, intirizzito dal freddo, vedeva che era pi?? difficile di quello che avesse immaginato.

Se fosse la buona stagione, pensava, potrei offrirmi a qualche mandriano per pascolare le bestie, ma siamo d'inverno???. Vedremo, gi?? al villaggio pu?? darsi che trovi qualche occupazione.

Egli nella sua mente vagheggiava i tempi delle fate, quando bastava esser buoni e ubbidienti, per veder subito qualche fata accorrere ad aiutarci; egli sarebbe stato tale per meritare la protezione di una buona fata, e si guardava intorno se ci fosse qualche animaluccio da salvare, qualcuno da soccorrere, come se fossero ancora quei bei tempi; ma non c'era anima viva, e soltanto udiva il rumore del vento che usciva dalle gole dei monti e scuoteva le cime degli abeti.

Quando vide le prime case del villaggio il suo cuore si aperse alla speranza; in quelle case abitava della gente, e forse qualcuno si sarebbe mosso a piet?? di lui.

????Camminando adagio per quelle vie deserte, vide aprirsi una porta ed
????una donna uscire con un paiuolo in mano, per ripulirlo.

????Si avvicin?? a lei e si fece coraggio di chiederle se avesse qualche
????occupazione da dargli.

???????Posso far di tutto,???disse,???ripulire e lavare la casa, aver cura
????delle bestie, far delle commissioni.

???????Sei matto,???disse la donna;???coi tempi che corrono, non c'??
????abbastanza da lavorare nemmeno per noi.

Egli prosegu?? il suo cammino con un sospiro.

????Vicino alla chiesa, vide un uomo piuttosto ben vestito che veniva
????incontro a lui.

????Egli si fece avanti, e pensando alla mamma ammalata, a quello che gli
????aveva detto il fratello, stese la mano per chiedere l'elemosina.

???????Non ti vergogni????gli disse quell'uomo,???alla tua et?? chiedere
????l'elemosina! va a lavorare, piccolo vagabondo.

Non chiedeva di meglio che procurarsi del lavoro, avrebbe voluto dirglielo, ma sent?? come un gruppo alla gola che gli tolse il respiro e corse via senza dir nulla, vergognandosi.

Cominciava ad essere scoraggiato e pensava se non fosse meglio per quel giorno ritornare a casa, quando ud?? il rumore della diligenza che arrivava, e non si mosse, nella speranza che quelli che venivano di lontano fossero pi?? pietosi.

La diligenza si ferm?? davanti all'osteria della Posta, ed egli corse subito per togliere ai viaggiatori le sacche, gl'involti che avevano in mano, e per aiutare a scaricare i bauli. Ma l'oste che al rumore della diligenza era uscito, diede uno scappellotto ad Antonio dicendogli:

???Levati dai piedi, non abbiamo bisogno del tuo aiuto.

Il povero ragazzo non pot?? pi?? resistere e diede in uno scoppio di pianto.

La figlia dell'oste, uscita anch'essa all'arrivo dei viaggiatori, ebbe compassione di quel ragazzo e si avvicin?? domandandogli che cosa avesse.

???Volevo guadagnarmi qualche soldo aiutando a scaricare i bauli; ho tanto bisogno di trovar lavoro, colla mamma ammalata e mio fratello soldato, ma sono troppo disgraziato, dovr?? tornare a casa a mani vuote.

La fanciulla fu commossa dalle parole di quel ragazzo che le pareva sincero, e pens?? di aiutarlo.

???Vieni,???disse,???ti dar?? un po' di brodo per riscaldarti.

???Per me non importa, ma ?? per la mia mamma che voglio guadagnare qualche cosa.

???Povero ragazzo!???pens?? la fanciulla. Poi si rivolse a lui dicendogli:???Posso fidarmi di te? sei forte per portare un pacco sulla montagna nella cascina chiamata Colombara?

???Se sono forte! Lo credo io! Mi dia questo pacco.

???Ma potrai farlo? Non lo lascerai cadere lungo la via?

???No, stia sicura; glie lo giuro!???disse mettendosi la manina sul petto.

???Bada che ?? pesante.

???Sono forte.

???Ecco,???disse la ragazza consegnandogli un involto alquanto voluminoso;???vedi, ?? inutile, ?? pi?? grande di te.

???Non abbia timore,???disse Antonio. Prese un pezzo di legno che trov?? in terra, si fece dare una corda e vi attacc?? il pacco solidamente e se lo mise dietro le spalle.???Mi pare una piuma,???soggiunse,???domani ritorner?? a vedere se ha altri pacchi da consegnarmi.

???Bada di portarlo direttamente alla Colombara, ti daranno venticinque centesimi per la tua fatica; buon viaggio, procura di non sdrucciolare.

???A rivederci domani,???disse Antonio tutto contento e saltellando sulla strada fangosa, come se andasse ad una festa.

Il pacco era pesante, la salita faticosa, ma egli non sentiva nulla, nella sua felicit?? di poter fare qualche cosa ed essere utile alla mamma; pensava ch'egli aveva trovato una buona fata, e ormai l'ostessa l'avrebbe protetto. Aveva una faccia cos?? buona quella ragazza che si teneva sicuro che non l'abbandonerebbe pi??, e saliva saliva la montagna con quei pensieri allegri, non sentendo n?? il freddo, n?? il disagio del cammino; eppure ci voleva circa un'ora per giungere a destinazione, e quando la montagna si faceva pi?? erta egli sentiva il pacco farsi pi?? pesante, ma era pieno di coraggio e andava avanti finch?? giunse alla cascina, tutto sudato.

????Gli venne incontro una ragazza e gli chiese se avesse una lettera per
????lei.

???????Non m'hanno consegnato che questo pacco, ma domani ritorno in paese
????e domander?? se vi sono lettere per voi,???disse Antonio.

???Ricordati,???le disse la fanciulla,???per ogni lettera che mi porterai ti dar?? un soldo, prendi intanto.???-E gli diede i cinque soldi per il pacco ed un bicchiere di vino per giunta.

????Antonio discese la montagna canterellando, egli aveva un progetto con
????cui sperava di mantenere la sua mamma, e gli pareva gi?? d'esser ricco.

????Giunse a casa allegro portando una bottiglia di latte e un po' di
????pane, comperato lungo la via.

Trov?? la mamma inquieta della sua lunga assenza.

???Bisogner?? bene che tu mi lasci andare se vuoi che guadagni da vivere; non sono pi?? un bimbo io, e non c'?? pericolo che mi perda.

Essa si mostr?? contenta del figliuolo, ma pensava sempre al suo Francesco che era lontano, e tutte le volte che Antonio ritornava dal villaggio, gli chiedeva ansiosa se avesse ricevuto lettera dal fratello.

In pochi giorni Antonio era diventato il corriere della montagna. Aveva tanto pregato Rosa, la figlia dell'oste (ch'egli si ostinava a riguardare come la sua buona fata), che affidasse a lui tutti i pacchi e la corrispondenza della montagna, che malgrado la sua giovinezza glielo aveva accordato. Sempre per?? gli diceva:

???Bada che non sia troppa fatica e troppa responsabilit?? per un ragazzo come te; se perdessi una lettera, guai! non ti darei pi?? nulla e dovresti pagare la multa.

Ma Antonio la rassicurava, e la supplicava di lasciare a lui quell'incarico, affinch?? potesse guadagnare qualche soldo, per poter comperare il pane alla sua mamma.

E cos??, ogni mattina, scendeva al villaggio, ed era tutto felice quando la diligenza portava tanti pacchi e tante lettere per gli abitanti della montagna, e bisognava vedere come si caricava, tanto che qualche volta la sua personcina scompariva sotto quella massa di roba; ma pi?? ne aveva, pi?? era contento, e girava la montagna per delle ore, finch?? avesse tutto consegnato all'indirizzo preciso.

Il ragazzo era ormai un amico per gli abitanti di quei casolari, che gli venivano incontro col sorriso sulle labbra, in attesa di notizie dei parenti lontani.

La ragazza che abitava alla Colombara stava ad attenderlo sempre sull'uscio, nella speranza che le portasse qualche lettera del suo promesso sposo, ch'era soldato; essa lo faceva sempre entrare a riscaldarsi, e non mancava mai di dargli un bicchiere di vino o una ciotola di latte; gli faceva anche delle confidenze e gli raccontava quello che Enrico le scriveva, quando egli le portava una lettera.

E Antonio le parlava di Francesco che era soldato anche lui, e le raccontava che aveva voluto andare a Massaua in un paese lontano lontano, dove si moriva dal caldo, ma per guadagnare di pi??; e ci?? gli dava pensiero perch?? le lettere tardavano a venire, e per non vedere inquieta la mamma dovea dirle che aveva avuto notizie, anche se non ne sapeva nulla.

???Dille che Enrico mi scrive che sta bene,???gli diceva la ragazza,???-sono soldati tutti e due, ed ?? naturale che essendo dell'istesso paese, si possano conoscere.

????E cos?? Antonio diceva sempre alla mamma che Francesco stava bene;
????l'avea saputo alla Colombara.

????C'erano giorni che in paese non arrivava nulla e Antonio dovea
????tornarsene a casa tutto avvilito d'aver perduta la sua giornata.

????Ci fu un periodo di tempo che nevicava forte, e andar per quelle
????montagne era difficile e pericoloso.

La Rosa lo consigliava di aspettare che il tempo si facesse migliore; ma egli non le dava retta, e quando c'era qualche cosa da portare, voleva andare lo stesso, a costo di arrivare a casa sfinito e assiderato.

Dalle notizie che raccoglieva da quelli che avevano i parenti lontani, avea saputo che in Africa c'era stato un combattimento con morti e feriti, ed egli era in pensiero pel fratello che da tanto tempo non mandava notizie; anche la mamma era inquieta e per calmarla le diceva che Francesco faceva sapere col mezzo d'Enrico che stava bene e li salutava.

Per?? quella vita cominciava ad esser troppo faticosa per lui, e quel dover tenere tutto chiuso in s?? stesso, gli opprimeva il cuore, s'aggiunse che la malattia della mamma s'aggrav?? ed egli andava al villaggio coll'inquietudine di trovarla peggiorata, ritornando a casa la sera.

Un giorno ebbe come una scossa quando trov?? una lettera del sindaco che avea delle comunicazioni da fare alla sua mamma. Non disse nulla e and?? tutto solo a sentire la ragione di quella chiamata.

Quando il sindaco gli disse che l'aveva fatto chiamare per dirgli che suo fratello era morto a Dogali combattendo contro Ras Alula, egli non volea credere e stette l?? ad aspettare che gli dicesse d'aver fatto per celia, ma il sindaco gli conferm?? la tremenda notizia.

???Consolati,???gli disse,????? morto da eroe, e certo gli daranno la medaglia.

Ma che cosa gl'importava e la medaglia e che fosse morto da eroe, se non sarebbe ritornato, e non l'avrebbe pi?? riveduto! E alla mamma come avrebbe potuto dare quella terribile notizia? No, non era possibile, piuttosto che dirglielo non sarebbe ritornato a casa.

Infatti non disse nulla, ma gli pesava di dover continuare ad ingannarla; and?? a consigliarsi colla sua amica alla Colombara, ed anch'essa lo esort?? a non dir nulla alla mamma; era inutile affliggerla, poich?? non aveva che pochi giorni di vita.

Essa compiangeva il povero Antonio; ma quel giorno era contenta perch?? le aveva portata una lettera nella quale Enrico le scriveva che sarebbe presto venuto in congedo.

Essa regal?? al suo amico tante cose da portare a casa; delle frutta, della farina e delle uova.

???Prendi,???disse,???almeno che la tua mamma abbia da sostentarsi.

????Ma egli non pensava che al suo fratello morto e al segreto che dovea
????tenere in petto.

????Quando entr?? in casa volle mostrarsi contento, ma aveva le lagrime
????agli occhi.

???Perch?? hai quella faccia????gli disse la mamma.

???Sono stanco, ecco.

???E di Francesco non sai nulla?

???Sta bene, me lo dissero alla Colombara.

???Pure dovrebbe scrivere, io sono inquieta,???replic?? la povera donna.

Antonio non parl?? pi?? in tutta la giornata, e da quel momento avrebbe voluto star tutto il giorno fuori perch?? la mamma non gli chiedesse di Francesco. E stava fuori infatti il maggior tempo possibile, e in casa non parlava mai; si era fatto chiuso e muto come una tomba.

Anche la sua mamma era di cattivo umore, si lagnava sempre dei suoi mali, borbottava perch?? egli non le raccontava pi?? nulla e Francesco non scriveva.

Ed egli continuava la sua vita faticosa, sempre in giro sulla montagna, carico di pacchi e di lettere, che portavano ora la gioia ora la tristezza nei tugurii di quei montanari.

Un giorno, di ritorno dalle sue escursioni, trov?? la mamma che si dibatteva in preda a violente convulsioni fra spasimi atroci; egli corse a chiamare il medico che tent?? di calmarla, ma essa era uscita, avea saputo che suo figlio era morto ed era ritornata a casa in quello stato.

Quando incominci?? a rinvenire se la prese con Antonio che non le aveva detto nulla, e continu?? a rimproverarlo dicendogli che non aveva cuore perch?? le avea tenuto nascosto un fatto simile, e l'avea ingannata sulla sorte del suo figlio prediletto.

Antonio, tutto confuso, non sapeva che cosa dire; ma la sua vita diventava pi?? triste e pi?? insopportabile e il suo lavoro pi?? ingrato.

Egli si sentiva la voglia di andarsene solo, lontano, per non sentir pi?? quei rimproveri che sapeva di non meritare; ma poi pensava che senza di lui la sua mamma sarebbe morta di fame e rimaneva.

Pochi ragazzi avrebbero avuto tanta pazienza di sopportare i rimproveri e le ire di quella donna, divenuta quasi pazza dal dolore; ma egli si rammentava le raccomandazioni di Francesco e continuava a lavorare per lei, a curarla quand'era ammalata ed a sopportare pazientemente le sue sfuriate.

E quando un giorno la trov?? morta nel suo letto e non lo sgrid?? pi??, egli si sent?? un groppo alla gola e pianse d'esser rimasto solo al mondo.

????Egli continu?? a girare quei monti, ma triste, senza parlar mai, con
????un'idea fissa nel capo: di andar soldato in Africa e di uccidere Ras
????Alula per vendicare il fratello.

Questa storia aveva interessato molto Carlo, il quale diceva che, sebbene non avesse da vendicare nessuno, sarebbe andato anche lui assieme ad Antonio in Africa, tanto per andare alla guerra.

E Mario alla vignetta che rappresentava Antonio che saliva la montagna sepolto sotto una quantit?? di pacchi e d'involti, ne aggiunse un'altra, che rappresentava Carlo, il quale, appena incontrato un africano, fuggiva a gambe levate come se avesse veduto il diavolo.

LA FIERA.

La mattina, mentre Maria colle sorelle ed Angiolina attendevano alle faccende domestiche, i ragazzi solevano fare una passeggiata fino al villaggio.

Un giorno ritornarono tutti animati, allegri, raccontando che nei giorni seguenti ci doveva essere la fiera del villaggio: avevano letti gli avvisi che promettevano feste, fuochi e luminarie: poi in piazza incominciavano gi?? a piantar banchi, baracche, per mostrare fenomeni viventi, un teatro di burattini, una giostra e tante altre cose; doveva proprio essere una vera baldoria, ed essi erano contenti pensando di approfittare di tutti quei divertimenti.

Maria disse chiaro e tondo che non li avrebbe lasciati andare a divertirsi se prima non avessero dedicato qualche ora allo studio, perch?? ci doveva esser tempo per tutto e che non pensassero di starsene in piazza tutto il giorno.

Carlo ed Elisa non volevano intendere quelle ragioni, e replicarono che durante la fiera volevano far festa, come tutti quelli del villaggio, e facevano progetti di divertirsi, d'assistere a quegli spettacoli, e gi??, prima del tempo, cominciavano a distogliere la mente dallo studio. Maria con quei due ragazzi pigri ed insubordinati si sentiva scoraggiata e avvilita nella sua impotenza di renderli ubbidienti.

Guai se gli altri non l'avessero compensata delle sue fatiche colla loro dolcezza di carattere e colla loro ubbidienza! Specialmente Giannina la rendeva contenta cercando d'imitare l'Angiolina, la quale era una perfetta massaia e una ragazza ben educata e piena di cuore.

Maria era sempre pi?? contenta d'aver invitata l'Angiolina, perch?? colla sua operosit?? dava il buon esempio alle altre. Essa la mattina si alzava prima di tutti, e dopo aver dato aria alla camera ed essersi lavata e pettinata, rifaceva il suo letto ed anche quello di Elisa, la quale non finiva mai di star allo specchio a ravviarsi i capelli, e non le parea vero d'avere un'amica che facesse anche la sua parte di lavoro.

???Come sei buona!???le diceva,???ma che non sappia Maria che sei tu quella che metti in ordine la camera, altrimenti mi sgrida.

???Mi piace tanto, mi fa tanto bene questo moto, diceva l'Angiola; e intanto andava di qua e di l?? a spolverare i mobili, e quando aveva finito scendeva per dare una mano a Maria e alla donna di servizio.

Poi si mettevano tutte a lavorare, e quel giorno appunto dovevano terminare di orlare delle lenzuola, e ci si misero tutte e tre con molta assiduit?? per restare libere pei giorni di fiera. Angiolina rimpiangeva la macchina da cucire della sua mamma, ma la Maria diceva che aveva piacere che le sorelle s'avvezzassero a cucire a mano; esercitavano cos?? la pazienza, stavano tranquille e potevano chiacchierare.

???Le macchine,???disse,???vanno bene quando c'?? fretta, ma forse sono una delle ragioni per cui le donne al giorno d'oggi sono tanto nervose, non dico per te, Angiolina che sei un'eccezione; ma mi pare pi?? sano raccogliersi intorno al tavolino e stare assieme a discorrere. Guardate come sta bene Giannina, orlando il suo fazzoletto.???Infatti quella bimba lavorava con una grazia che faceva venir voglia di baciarla.

Mario si annoiava quando le ragazze lavoravano, e andava a tirar loro le trecce e non le lasciava un momento in pace.

???Bada che domani non ti conduco alla fiera,???disse Maria,???se non stai tranquillo.

???M'annoio,???disse Mario.

???Fa qualche cosa.

???La vostra caricatura, allora.

???Quello che vuoi, basta che ci lasci quiete.

Ma mentre le ragazze facevano andar l'ago sulla tela colla massima rapidit??, i ragazzi erano distratti e continuavano a parlare dei divertimenti che avrebbero goduto il giorno appresso.

Mario tutt'a un tratto nel temperare la matita si tagli?? un dito, e and?? da Maria pallido per lo spavento.

???Non ?? nulla,???disse la fanciulla, e leg?? con un fazzoletto il dito tagliato. And?? poi a prendere nell'armadio la cassetta della farmacia, ne tolse cotone e pezzuole fenicate, e con queste, leg?? stretto il dito del fratello raccomandandogli di star tranquillo e di star pi?? attento un'altra volta.

L'Angiolina le chiese perch?? adoperasse quelle pezzuole che puzzavano, invece di un semplice pezzo di tela. Allora Maria spieg?? come ?? sempre pi?? prudente di fasciare una ferita con roba disinfettata.

???Vedi,???disse,???noi siamo circondati da microbi, cio?? da animali invisibili che se penetrano nell'organismo ci possono avvelenare il sangue e farci molto male. Quando la pelle ?? tagliata, ?? come se ci fosse una porta aperta per lasciarli entrare; sicch?? ?? sempre meglio adoperare sostanze che riescono loro nocive.

Angiolina stava ad ascoltarla a bocca aperta; poi dopo aver pensato un momento, disse:

???Ma quella volta che la mamma si fer?? la mano colla macchina da cucire, se io l'avessi fasciata come il dito di Mario, non le sarebbe venuta la risipola?

???Probabilmente no,???rispose Maria,???perch?? quello ?? un male che viene spesso da infezione del sangue.

???Pensare che s'io avessi saputo queste cose la mamma non avrebbe sofferto tanto! Ma m'insegner??, non ?? vero, tutto quello che sa di medicina????disse rivolgendosi a Maria.

???Volentieri. Prenderai degli appunti, come ho fatto io stessa, e come desidero che facciano anche le mie sorelle; nella vita non si sa mai quello che pu?? accadere, ed ?? una grande soddisfazione prevenire i mali che possono venire ad una persona di famiglia e saperli curar bene.

???Ma dimmi, una volta non c'erano questi microbi????chiese Giannina.

???C'erano,???rispose Maria,???ma nessuno lo sapeva, perch?? non si potevano vedere; fu l'invenzione dei microscopii potenti, che fece scoprire tutto un mondo invisibile, e fu l'ingegno di grandi scienziati che a furia di studii e d'esperienze riusc?? qualche volta a trovar il modo di combattere questi nemici. Un tempo quando uno era ferito gravemente, gli si faceva un'operazione chirurgica, e la morte era molto probabile: ora invece coi nuovi sistemi questo pericolo ?? molto diminuito.

Angiolina stava attenta a quei discorsi come se si trattasse di un racconto fantastico.

???Come ?? bella la scienza e quanto mi piacerebbe studiarla! Ma mi dica, se non si hanno alla mano dei disinfettanti, come si fa?

???Si pu?? sempre lavar la ferita coll'acqua bollita, perch?? ad un certo grado di calore tutti i microbi muoiono e l'acqua bollita ?? gi?? disinfettata.

Mario, che era pauroso e sentiva dolore nella ferita, era tutto pallido e temeva di aver qualche microbo; la sorella lo rassicur??, ma volle cambiare discorso, promettendo ad Angioina di darle una lezione di medicina domestica in seguito, tranquillamente, dopo finito il chiasso della fiera.

_LETTERA DI ANGIOLA ALLA SIGNORA MERLI.

Cara mamma.

Come sei stata buona a lasciarmi venire in campagna colla signora Morandi! Quanto mi diverto! E quante cose avr?? da raccontarti al mio ritorno.

Da tre giorni siamo in piena baldoria, c'?? la fiera in paese e ci siamo dati tutti alla pazza gioia.

Per?? oggi la signorina Maria volle che si rimanesse in casa a raccogliere le nostre idee, e per non restare oziosi ci disse di scrivere le nostre impressioni sulla fiera del paese.

?? una specie di gara, per vedere chi di noi scrive meglio, e questa sera il professar Damiati giudicher??, e classificher?? i nostri componimenti.

Io approfitto subito di questa giornata di tranquillit??, e sono felice di aver tempo di scriverti; ma Carlo quando seppe che oggi si stava a casa, ha fatto il muso, l'Elisa and?? di malavoglia a prendere i suoi quaderni, e sento Mario, nella stanza vicina, irrequieto, che s'alza ogni momento per correre alla finestra ad ogni pi?? piccolo rumore che vien dalla strada.

???Ma mi accorgo che anche la mia signora figlia si perde in divagazioni inutili,???mi par di sentirti dire.

Hai ragione, mammina mia, ed ecco che torno all'argomento.

T'assicuro che la vita di questi giorni pare un sogno. Il nostro villaggio non ?? pi?? riconoscibile.

Nella piazza quasi sempre spopolata e tranquilla, tanto che quando passavamo per andare alla messa o alla posta, non s'incontrava che qualche donna colle secchie la quale andava ad attingere l'acqua alla fontana, o qualche contadino colla gerla sulle spalle, c'?? un frastuono indiavolato, intorno alla chiesa sono collocati dei banchi colle tende bianche, e sui banchi una quantit?? di oggetti variopinti e luccicanti, che si vendono per quarantanove centesimi, e una folla di contadine vestite da festa, alcune venute dalle montagne, nei loro costumi tradizionali, colle camicette bianche ricamate, i corpetti di velluto, la vita corta, e le vesti di panno con bordure rosse, che guardano cogli occhi meravigliati, tutta quella roba, incerte su quello che devono comperare; poi banchi pieni di dolci e frutta, e in terra mucchi di stoffe variopinte, poi delle altre distese sui muri, e i venditori che gridano da assordare, e una folla che non lascia passare se non a forza di spintoni.

La parte pi?? interessante dello spettacolo ?? sul prato dietro la chiesa, dove c'?? una giostra che ?? il gran divertimento dei ragazzi, poi il teatro delle scimmie, che mi ha tanto divertito, ed ?? molto buffo. Pensa, delle scimmie vestite da gran dame, coi cappellini piumati, e i vestiti guarniti di gale, che fanno delle scene buffe e graziose.

Ce n'?? una che mi piace tanto; si mette il cappellino davanti allo specchio, come si potrebbe far noi, si guarda con compiacenza, poi quando un'altra scimmia vestita da cameriera, le dice che la carrozza ?? pronta, sale in carrozza,???una carrozzella colle ruote dorate, e tirata da due cani bardati con molta eleganza,???si sdraia, sui cuscini con grande sussiego, tenendo colla mano l'occhialino, e di tanto in tanto facendosi vento con un gran ventaglio.

Il cocchiere e lo staffiere sono due scimmie vestite di azzurro, coi cappelli a cilindro, coi galloni d'oro, e anch'esse stanno sedute a cassetta, cos?? impettite e serie come la loro padrona.

Quando la carrozza ha fatta due o tre giri sul palcoscenico, la signora scende, e si fa portare da mangiare; pare che le vivande non siano di suo aggradimento, perch?? va sulle furie, e getta il piatto in faccia al cameriere, e irritata sbattendo il ventaglio, salta in carrozza, e via senza salutare nessuno. Se sapessi quanto ci ha fatto ridere! ti assicuro che non ne potevo pi??.

Fuori, sul prato, abbiamo assistito ad un altro spettacolo. Una compagnia di saltimbanchi avea steso un tappeto, tirata una corda, e facevano salti ed esercizii ginnastici.

C'era una bimba, tanto carina, che l'avrei mangiata coi baci. Avea una bella faccia bianca, coi capelli biondi come l'oro, e degli occhi dolci e buoni, tanto che mi pareva, una piccola fata; essa mi faceva compassione cos?? vestita, succinta con un piccolo gonnellino a pagliuzze d'argento. Ballava sulla corda con molta grazia, e tutti andavano pazzi per lei; per?? anch'essa si diverte, ed ?? tutta felice quando le battono le mani.

La chiamano polentina, e il pubblico non ?? mai sazio di vederla, tanto che quando ha terminato i suoi giochi, si sente gridare da tutte le parti:

???Ancora, ancora, Polentina,???e lei, quantunque stanca, e rossa infocata, riprende i suoi esercizii allegra e sorridente.

Bench?? essa sembri contenta della sua sorte, io la compiango; e quando ho veduto la sua casa, ho pensato quanto io sia felice d'avere una mamma come te, che pensa a farmi star bene, e degli amici come i Morandi che mi fanno tanto divertire.

Se vedessi la casa di Polentina!

?? un carro coperto di tela, dove dorme assieme al suo babbo, che suona la gran cassa; alla sua mamma, che dice la buona ventura, vestita da zingara, e ad uno scimmiotto.

In quel carro dormono, fanno da mangiare, e si portano da un paese all'altro, dove vanno a ripetere sempre i medesimi giuochi.

Povera gente! Eppure non si mostrano malcontenti della loro sorte.

Mi sono anche molto divertita a vedere la cuccagna, ch'era una cosa nuova per me.

Tu, sai gi?? di che cosa si tratta: ?? un albero alto alto, liscio, dove in cima sono attaccate tante buone e belle cose, che i contadini devono conquistare, arrampicandosi lass??, a furia di braccia e di ginocchi, ci?? che riesce abbastanza difficile, perch?? quell'antenna ?? tutta insaponata e sdrucciolevole.

Se avessi veduto quanti ragazzi tentavano quella salita, e poi non erano ancora a mezza strada che scendevano gi?? sdruccioloni, fra le risate e i motteggi di tutta la popolazione.

Finalmente, dopo molti tentativi inutili, uno riusc?? ad arrivare in cima, poi un altro, poi un altro ancora. Bisognava sentire che applausi e che grida da tutte le parti!

????????Come erano contenti quei ragazzi, che scendevano carichi dei trofei
????????della vittoria.

????????Erano polli, salsicciotti, sciarpe colorate, e anche dei borsellini
????????con qualche moneta.

Don Vincenzo, ch'era vicino a noi, e che se la godeva come un bambino, diceva che in questo gioco c'?? la sua moralit??: prima ?? un esercizio ginnastico, poi mostra che non si giunge alla meta senza fatica.

Pi?? tardi, ci dovevano essere i fuochi d'artifizio; i ragazzi volevano aspettarli, ma la signorina Maria non volle, perch?? dice che di notte, in mezzo alla folla, sono pericolosi; una volta essa vide un fanciullo sfigurato, per esser stato colto da un razzo in mezzo alla faccia; dunque non metteva conto per un piccolo divertimento, esporsi ad un pericolo anche lontano, ed ho trovato che aveva ragione.

Se sapessi che buona ragazza, ?? la signorina Maria! Ho imparato da lei tante cose, in questi pochi giorni, pi?? che se fossi andata a scuola; essa sa tutto: sa curare gli ammalati, fasciare le ferite, fa dei buoni dolci, e poi ha scritto dei racconti, che ci legge qualche volta, ed ?? per me una vera festa il sentirli.

Se una buona fata mi domandasse di esprimere un desiderio, ti assicuro che non chiederei, come farebbe l'Elisa, gli equipaggi e i vestiti eleganti della signorina Guerini, n?? di essere un famoso pittore, come vorrebbe Mario, o un eroe come Carlo; ma le chiederei di farmi rassomigliare a Maria.

Spero che quando saranno ritornati in citt??, mi lascerai andar spesso in casa Morandi; sar?? il mio pi?? grande divertimento, ed io studier??, e sar?? buona per meritarmelo.

Addio, mammina, abbraccia il babbo, e sta sicura che per quanto io mi trovi qui assai bene, pure sono impaziente di abbracciarti._

La tua ANGIOLINA.

????????P.S. _Prima di spedirti la lettera ti racconto l'esito della nostra
????????gara.

????????Alla presenza del professore Damiati si diede lettura dei nostri
????????scritti.

????????Quello di Vittorio, e quello della tua figlia furono giudicati i
????????migliori.

Carlo ed Elisa erano troppo distratti per poter far bene.

Mario mostr?? un foglio di disegni che fecero rider tutti.

????????Rappresentavano il teatro delle scimmie, e le scimmie eravamo noi:
????????Elisa che voleva imitare la signorina Guerini, Carlo il ragazzo
????????Guerini, io la Maria, la Giannina volea imitar me; insomma tutti
????????scimmie, e sopra scrisse: Impressioni della fiera.

????????Veramente nel programma non c'era un c??mpito di disegno, ma si rise e
????????glielo hanno passato per buono.

Mi sono dimenticata nella mia descrizione di parlarti di un ciarlatano che ci fece molto divertire, e siccome Vittorio lo descrisse nel suo componimento, cos?? te lo mando perch?? tu ti possa formare un'idea esatta del modo con cui abbiamo passato questi giorni. Addio, e un bel bacio._

RICORDI DELLA FIERA (dal taccuino di Vittorio)

IL CIARLATANO.

Dove sono? Chi fu il mago che ha trasformato il mio villaggio? Forse siamo di carnevale? Che frastuono! Che baraonda! Ma ?? pur bella qualche volta un po' di confusione!

Ed io godo in questi giorni di fiera appunto perch?? durano poco.

Mio Dio, che strepito!

???Signorine, vengano a comperare! novantanove centesimi al pezzo, guardino che bella roba.

???Della tela bellissima, dei fazzoletti, tutto a buon mercato; avanti avanti, signori!

???Il teatro delle scimmie, le sette meraviglie del mondo! il cosmorama pittorico! entrino, signori, che resteranno sorpresi!???E simili grida da tutte le parti, tanto che mia sorella ha tutte le ragioni di dire che ha la testa grossa come un pallone.

???Taratat?? taratat??, che cos'?? questo rumore che viene laggi?? dalla strada maestra? Si vede un nuvolo di polvere, s'ode uno scalpit??o di cavalli, tutti tacciono per un momento e si domandano:

???Che cosa sar???

Le trombe squillano pi?? forte, la massa nera s'avvicina, e gi?? si distinguono quattro cavalli bianchi attaccati ad un cocchio alto e maestoso.

Vengono a gran carriera, son gi?? vicini alla piazza.

???Largo largo, indietro, eh op, eh op.

La folla si restringe, si pigia, e il cocchio passa a mala pena in mezzo a quel mare di teste e s'arresta nel centro della piazza.

Un uomo di mezza et??, colla barba brizzolata, d'aspetto abbastanza simpatico, sale sul seggio davanti, il quale ?? tutto ricoperto di velluto rosso, e si rivolge a tutta quella folla, intenta ad ascoltarlo.

Parla bene, con voce sonora, dice di chiamarsi Rocco Lavarione, d'aver studiato all'universit??, viaggiato mezzo mondo e conclude che possiede una polvere miracolosa che guarisce tutti i mali, ed invita quella gente a farsi avanti per comprarsela.

Il professore Damiati dice che ?? uno dei soliti ciarlatani; per?? io non mi sarei mai figurato un ciarlatano dall'aspetto cos?? rispettabile.

??Venite venite,???intanto egli continua dall'alto del suo cocchio,???io non sono un ciarlatano, quello che dico ?? la pura verit??, comperate la mia polvere, se non avr?? la virt?? ch'io vi prometto me la renderete, ed io vi restituir?? il vostro danaro; posso parlar meglio di cos??? vedete che non arrischiate nulla.??

Tutta quella popolazione, rimasta incerta fino a quel momento, incomincia a scuotersi; gi?? una donna si avvicina, sale sul cocchio e domanda la polvere, che le viene subito data per una lira; un'altra segue il suo esempio; un giovanotto dice di avere un dolore sulla faccia, e Rocco Lavarione gli fa una fregagione colla sua polvere, e poi gli chiede:

???E il dolore non lo sentite pi???

Il ragazzo dice di no e se ne va tutto contento.

Incomincia il pigia pigia della gente intorno alla carrozza; tutti stendono le mani per chiedere la polvere miracolosa.

Rocco Lavarione e il suo domestico non hanno braccia bastanti per appagar tutti; le lire piovono nel vassoio, s'accumulano in un momento. E tutta quella gente se ne va contenta col pacchetto di polvere in mano, sorridente come se portasse a casa un tesoro.

Vicino a noi c'?? un gruppo di villeggianti che vorrebbero persuadere quei contadini che ?? un inganno, ma essi non credono e continuano ad affollarsi intorno al cocchio di Rocco Lavarione.

Se si mette in dubbio l'efficacia di quella polvere essi ci guardano con occhi feroci; e infatti perch?? togliere loro la fede e la speranza?

L'idea di possedere un farmaco che guarir?? i loro mali, non ?? gi?? una felicit???

Il professore presso di noi dice che il popolo ?? come un fanciullo che vuole il meraviglioso.

Al medico del villaggio, che si presenta come qualunque altra persona e che pure ha studiato, non credono, ed invece hanno fede in quell'uomo che parla come un oracolo, dall'alto della sua carrozza.

Io vorrei comperare un pacchetto di polvere per sapere di che cosa ?? composta, ma mia sorella non vuole; lo fa invece un mio vicino, il quale dal vestito si capisce che non ?? un contadino.

Al vedere quel signore ben vestito che s'avanza verso Rocco Lavarione, si fanno arditi anche i pi?? timidi; e coloro che se ne stavano incerti, tutti s'avanzano a far ressa intorno al cocchio; i danari piovono, i pacchetti sfumano e Rocco Lavarione sorride contento, e quando vede diradarsi la folla, mette il danaro in un sacco di pelle, fa sferzare i cavalli, e via di corsa, aprendosi un varco in mezzo alla gente che lo segue cogli occhi, mentre egli si dilegua in lontananza, come una visione fantastica. I venditori ricominciano ad offrire la loro merce; si sente la gran cassa richiamare gli spettatori nel teatro delle scimmie, e noi restiamo a discutere se sia permesso approfittare della credulit?? della gente per intascare danaro come fa Rocco Lavarione.

Taluno dice che non si dovrebbe permettere; altri invece gli danno ragione di far cos??, finch?? vi sono gonzi che si lasciano pigliare. Uno racconta la storia di quell'uomo, e narra che una volta era un povero diavolo che aveva anche studiato per far il dottore, ma non era riuscito a conseguire la laurea, avea cercato un impiego inutilmente e stava quasi per morire di fame, quando gli venne l'idea della sua polvere, che se non ha la virt?? che egli le attribuisce, ?? composta di erbe aromatiche polverizzate e non ?? nociva.

???Infine ha diritto di vivere anche lui,???soggiunge,???e se la gente si lascia ingannare, suo danno.

In tutta la giornata non si fece che pensare a quello spettacolo, ed io me ne tornai dalla fiera con una grande compassione per tutta quella gente credula, cos?? felice dell'acquisto fatto, e per Rocco Lavarione, che era un ciarlatano per quanto sostenesse di non esserlo, e in quello stesso momento mi pareva di vederlo felice intorno ad una tavola ben guernita, mangiando il suo pranzo, tutto allegro del danaro guadagnato, e mi domandavo se la sua baldoria durer?? molto tempo; ma mi persuadevo che durer?? fintanto che al mondo vi saranno dei gonzi, cio?? ancora per un bel numero d'anni.

TOM E FRIDA.

Quella sera, dopo che i ragazzi ebbero terminato di leggere i loro componimenti, vollero che Maria leggesse uno dei suoi racconti. Non era giusto che essa non prendesse parte alla gara dei suoi fratelli.

???Gi?? che lo volete, ne legger?? uno volentieri, ed anche d'un argomento che ha qualche analogia coi divertimenti di questi giorni, ma il mio, sar?? fuori di concorso.

???In quanto a questo, le decretiamo subito il primo premio, e credo che nessuno se ne lagner??,???disse il professore Damiati.

???Benissimo!???esclamarono gli altri applaudendo,???ed ora sentiamo questo racconto.

???Ed io rinuncio ad illustrarlo,???disse Mario,???mi sono stancato troppo colla mia composizione.

Maria aveva gi?? cercato nella sua cartella il racconto che avea promesso di leggere ed incominci??.

Tom e Frida erano fratello e sorella, e non sapevano in qual modo si fossero trovati a far parte del circo equestre diretto dai signori Harris, n?? perch?? li chiamassero con quei nomi esotici, essi che erano nati sotto il bel cielo d'Italia.

Tom era maggiore di Frida di quattro anni, e aveva soltanto un vago ricordo della sua infanzia.

Si rammentava, come in sogno, un bel paese illuminato dal sole, dove stava tutto il giorno all'aria aperta, in mezzo al profumo dei fiori, allegro e felice; poi una notte mentre dormiva nel medesimo lettuccio con Frida, si ricordava d'aver sentito tremare la casa, poi un rombo, un grido, e avea visto il palco della camera abbassarsi in modo che poteva toccarlo colle sue manine, e tanti sassi, tanta polvere, da rimanere accecati, poi pi?? nulla.

Qualche tempo dopo si era trovato nel circo del signor Harris, assieme ai cani sapienti, alle scimmie ammaestrate ed ai cavalli addestrati all'alta scuola.

Aveva sentito parlare d'esser stato salvato colla sorella quasi per miracolo al tempo del terremoto di Casamicciola, perch?? la trave della sua stanza avea formato come un arco sopra il letto, impedendo alle macerie di schiacciarlo assieme alla sorella.

Essendo rimasti soli al mondo, la signora Harris era stata cos?? buona da accoglierli nel suo circo, per educarli all'alta scuola come i suoi cavalli.

Infatti ogni giorno c'erano parecchie ore di lezione. Tom doveva imparare varii esercizii ginnastici, e di equilibrio: poi, fare i salti mortali e montare i cavalli pi?? indomiti.

Egli avrebbe preferito fare qualche altra cosa; ma era agile e forte, e si prestava abbastanza volentieri a quegli esercizii, che imparava colla massima facilit??; invece Frida, gracile e delicata, si rifiutava spesso di ubbidire alla signora Harris, e allora erano colpi di frusta che scendevano sulle sue spalle delicate, perch?? la padrona voleva adoperare il medesimo sistema colle persone, e coi suoi cavalli.

Tom fremeva quando facevano piangere la sua sorellina, e una volta che le fece scudo colla propria persona s'ebbe una scudisciata cos?? forte, da dover rinunciare alla volont?? di difenderla.

Essi vivevano uniti, tenendosi abbracciati, o giocando assieme, e quasi estranei a tutto quel mondo di bestie e d'uomini peggiori delle bestie, che viveva intorno a loro. Ogni volta che venivano chiamati per gli esercizii, Frida piangeva, e nascondendo la sua testina sulle spalle del fratello diceva:???Non voglio.???

Egli proponeva di far doppio lavoro, anzi di fare le parti di Frida, purch?? la lasciassero in pace; ma la signora Harris diceva che nessuno della compagnia doveva mangiare il pane a tradimento, e se Frida non era buona di lavorare da s?? sola, doveva rassegnarsi a fare gli esercizii assieme cogli altri.

La bimba pesava poco, ed era molto utile nelle piramidi umane dove il suo posto doveva esser sempre su in cima; tremava come una foglia dalla paura, quando la signora Harris faceva gli esercizii sul cavallo e la tenea ritta in piedi sulle spalle mentre il cavallo galoppava colla massima celerit??.

Mandava allora dei piccoli gridi; credeva di morire, e l'Harris le dava dei pizzicotti nelle gambe per farla tacere.

Soltanto quando faceva qualche esercizio assieme al fratello non si ribellava; egli la prendeva delicatamente, si sdraiava in terra e poi colle gambe in aria, i piedini di lei appoggiati sui suoi, girava intorno come una ruota, e quand'era stanca apriva le braccia, ed essa spiccava un salto e cadeva in grembo a lui con tanta grazia che tutti applaudivano.

???Quando sono con te mi sento sicura,???diceva Frida;???ma quando sono presa da quelle manacce, mi vien freddo e mi par di morire.

Tom, nella speranza di render i suoi padroni pi?? buoni colla sorella, imparava sempre nuovi giuochi: era riuscito a salire e scendere sopra un piano inclinato, con una gran palla sotto i piedi, a fare il doppio salto mortale sul cavallo in moto, a correre col velocipede sopra un filo di ferro, mostrando una destrezza ed un coraggio straordinarii in un fanciullo di dodici anni; ma queste cose, invece di giovare, recavano danno a Frida, perch?? i coniugi Harris, avidi solo di guadagno, diventavano pi?? esigenti colla fanciulla, che volevano seguisse l'esempio del fratello. Ogni giorno le insegnavano qualche nuovo gioco, ed essa piangeva sempre, che era proprio una compassione.

Si pu?? dire che gli Harris, i loro quattro figliuoli e Tom e Frida, unitamente a quattro cani, due scimmie e quattro cavalli, formassero il nucleo della compagnia stabile; poi si scritturavano ogni tanto, per qualche sera, degli artisti avventizii, che erano ora qualche fenomeno vivente, ora dei ginnasti famosi, oppure degli animali sapienti.

Una volta si trovavano in una citt?? di provincia dell'Italia settentrionale, quando si unirono a loro due ginnasti, che facevano delle cose meravigliose, restando appesi solo coi piedi a due trapezii collocati in alto sotto alla v??lta del teatro. Erano giuochi da mettere i brividi, pensando al pericolo di una caduta che poteva riuscire pericolosissima, bench?? sotto ci fosse una rete per ammortire il colpo.

????Quando questi ginnasti, i quali erano marito e moglie, videro Frida,
????dissero:

???????Quanto ?? leggera! Pare una palla, che bei giuochi si potrebbero fare
????con questa bimba!???

???????Prendetela,???dissero gli Harris,???e fatela lavorare, con noi non fa
????quasi nulla.

Essi furono contenti, e un giorno la condussero su, in alto, dove c'erano i trapezii; la bimba piangeva, ma la fecero tacere a furia di busse.???Avanti, marmotta,???le dicevano quando essa non voleva salire le scale malsicure, che univano la rete ai trapezii.

Una volta in alto, la donna prese in braccio la bimba e si lasci?? cadere colla testa in gi?? tenendosi coi piedi attaccata al trapezio; il marito dall'altro trapezio nella stessa posizione, aspettava colle braccia aperte, e a quell'altezza incominciarono a gettarsi la bambina come se fosse una palla; essa strillava, ma non le davano retta. Tom era in teatro cogli occhi in alto per non perder nulla di quella scena, e fremeva di sentirsi impotente a liberare la sorella da quel supplizio.

???Va benissimo,???esclamarono gli acrobati,???questa sera faremo il giuoco che sar?? di un bellissimo effetto, e tu bada di non piangere,???dissero a Frida,???se apri bocca, guai a te!

Tom pregava che la lasciassero in pace, ma nessuno gli badava, e la sera Frida fu costretta a prender parte ai giochi della coppia volante.

Il teatro era pieno di spettatori, le signore tremavano per la povera piccina, quando la videro lass?? sotto la v??lta del teatro gettata come una palla; ma era un'emozione mai provata, un gioco nuovo e applaudivano calorosamente, tanto che dovettero ripetere il gioco, e la coppia degli acrobati era trionfante.

Ogni sera, quand'era il momento della rappresentazione, Frida usciva tremante e Tom stava ad osservare tutti i suoi movimenti, non staccando gli occhi da lei, e quando la vedeva scendere, le correva incontro, la prendeva fra le braccia e la portava via.

???????Basta,???diceva la bimba piangendo e tutta ansante,???non voglio pi??,
????mi fa troppo male.

???????Anche a me fa male???diceva Tom???vederti lass??; potessi andar io in
????tua vece, come sarei contento!

???????No, no, non dirlo, vengono le vertigini, par di vedere una buca
????profonda colla bocca aperta per ingoiarci; ?? terribile.

Una sera tutti erano al solito posto, i due ginnasti salirono le scale di corda trascinandosi dietro Frida che aveva gli occhi pieni di lagrime; aveva detto di non sentirsi bene, di avere un forte mal di capo, ma l'esercizio era annunciato nel programma e bisognava eseguirlo.

????I due coniugi incominciarono le loro evoluzioni, mentre la bimba
????riposava, seduta sopra un trapezio, tenendo in mano una corda.

???????Andiamo, a noi,???disse la donna, aprendo le braccia per pigliare
????Frida.

Essa si lasci?? andare, come corpo inerte, e incominciarono il solito gioco, mandandosela da una mano all'altra come una palla, ad un certo punto essa ebbe una specie di vertigine, perdette i sentimenti, sgusci?? di mano alla donna e and?? a cadere a capo fitto nella rete.

Un gemito part?? dal petto della bimba, un altro dagli spettatori, e un grido da Tom, il quale tutto tremante s'arrampic?? sulle corde che scendevano dall'alto, e lesto come un gatto and?? nella rete, prese fra le braccia Frida e la port?? gi??.

Essa sentendosi nelle braccia del suo amico aperse gli occhi.

???Ti sei fatta male????disse Tom.

???Sono tutta stordita,???rispose la fanciulla.

Appena fu scesa, il signor Harris le si avvicin?? e volle che camminasse.

???Non posso,???disse Frida.

???Un momento solo, devi uscire e mostrare che sei viva;???cos?? dicendo la strapp?? dalle mani di Tom e la spinse in mezzo al circo, dove la piccina fu salutata da un applauso.

Tom li raggiunse con un salto, riprese la sorella fra le braccia, e la condusse via mandando ad Harris un'occhiata feroce.

???Non voglio pi?? fare quell'esercizio,???disse Frida.

???Non temere, appena potrai reggere alla fatica, andremo via, lontano da qui; io far?? di tutto piuttosto che sopportare questo supplizio.

???S??, andiamo presto,???disse la bimba.

???Ancora non sei forte abbastanza.

???Con te posso andare fino alla fine del mondo, non ho paura.

Una notte mentre tutti dormivano, Tom e Frida zitti, zitti, uscirono, prima dagli alloggi della compagnia, e poi dalle porte della citt??, si misero a correre per potersi trovare il giorno dopo molto lontani dai loro aguzzini. Per?? ad un certo punto Frida rallent?? il passo.

???Sei stanca????disse Tom.

???Non ?? nulla, andiamo avanti.

????Ma venne il momento che la bimba non si sent?? pi?? la forza di
????proseguire.

????Tom la prese in braccio, e cos?? fece ancora qualche chilometro, tanto
????per mettere maggior distanza fra s?? e gli Harris.

????L'aria della notte e la lunga strada aveva aguzzato il loro appetito e
????non avevano un soldo in tasca per comprarsi del pane.

Fu quello il primo momento in cui Tom si trov?? seriamente impensierito, nel dubbio di aver salvato la sorella da un pericolo, per poi farla morire di fame.

Cominciava appena ad albeggiare, e le strade erano deserte.

???Entriamo qui,???disse Tom trovando una cascina aperta, di quelle che si trovano in mezzo ai boschi e servono ai boscaiuoli per riporvi gli arnesi del lavoro,???quando sar?? giorno andremo laggi?? dove si vedono quelle case, e domanderemo del pane.

Sdraiati sulla paglia si addormentarono, e si svegliarono quando il sole era gi?? alto sull'orizzonte. Tom incominci?? a temere d'essere inseguito dagli Harris, e si mise a correre con Frida attraverso il bosco finch?? giunse al villaggio nel pomeriggio.

Avevano fame; ma Tom non ebbe coraggio di chiedere l'elemosina e pens?? di guadagnarsi qualche soldo facendo qualcuno dei suoi giochi.

Egli s'era portato in un sacco i suoi arnesi, e l??, in mezzo alla piazza sulla nuda terra incominci?? a far salti, capriole, gioc?? con delle palle e dei piatti, tanto per divertire quella gente, mentre si sentiva stanco e affranto dalla fatica. Guadagn?? qualche soldo che valse a fargli proseguire la via e continu?? cos?? per parecchi giorni, conducendo la sua sorellina, soffermandosi quand'era stanca, facendo i suoi giochi quando aveva fame, e temendo sempre d'essere scoperto ed inseguito dagli Harris.

Un giorno lesse nei giornali che gli Harris offrivano un premio a chi scoprisse il luogo dove dovevano esser nascosti due ginnasti della compagnia, che erano fuggiti rubando degli attrezzi di propriet?? dei signori Harris.

Tom si sent?? i brividi al leggere quelle parole, e come gli facessero una colpa d'aver portato con s?? gli attrezzi ch'egli adoperava sempre, e che avea pagati cento volte col suo lavoro; e lo colse tanta paura d'essere preso, che da quel momento pens?? di andare lontano, lontano, dove non sentisse mai pi?? parlare degli Harris, che gli avevano fatto tanto male.

Incominci?? a camminare giorno e notte senza fermarsi; quando Frida era stanca la prendeva in braccio e continuava il suo cammino guardandosi indietro nel timore d'essere inseguito. Se incontrava qualche carro per via, supplicava che gli permettessero di salirvi per fare un tratto di strada assieme alla sorella; diceva che doveva andar lontano lontano, e che la bimba era stanca e ammalata.

Essa era pallida, gracile, ma non parlava mai, contenta di appoggiarsi solamente sopra suo fratello, e di non far pi?? quegli esercizii che le incutevano tanta paura.

Un giorno arrivarono in una bella citt?? in riva al mare, dove c'erano tanti bastimenti pronti per la partenza.

Il primo pensiero di Tom fu d'imbarcarsi sopra uno di quei bastimenti e andare in un paese lontano, dove gli Harris non l'avrebbero potuto raggiungere.

Ma non aveva danari; poi, sopra un bastimento non avrebbero accolto tanto facilmente due piccoli vagabondi, come qualche volta s'erano sentiti chiamare andando per i villaggi, e infatti coi loro vestiti sbrindellati, colla faccia pallida, ne avevano tutta l'apparenza.

Tom, deciso d'imbarcarsi ad ogni costo, pens?? ad uno stratagemma.

Sull'imbrunire, mentre una folla d'emigranti caricava la propria roba sopra il bastimento, s'offerse di aiutare a trasportare i bagagli.

Era forte, alzava dei pesi enormi per la sua corporatura; venne accettato. Cos?? incominci?? ad andare avanti e indietro in mezzo a quel via vai di gente e di facchini, finch?? s'accorse che s'erano abituati a vederlo e non badavano pi?? a lui.

Allora prese per mano Frida, e la condusse sul bastimento, e scesero gi?? per una scala erta e stretta finch?? entrarono in un bugigattolo nascosto, buio, dove non c'era pericolo che nessuno li potesse scoprire.

???Ed ora, zitti,???disse Tom,???non dobbiamo muoverci finch?? il bastimento non ?? in moto.

Frida aveva paura in quel bugigattolo che pareva una tomba e stava vicina al fratello, facendosi piccina e rannicchiandosi come un uccello spaurito.

Stettero cos?? delle ore, che parvero interminabili, quando udirono prima un gran movimento, poi un rumore, e finalmente si sentirono trasportare lontani con delle scosse che li facevan traballare nel loro antro.

???Usciamo,???disse Frida,???ho paura.

????Ma Tom non osava uscire; all'idea che il suo stratagemma venisse
????scoperto gli batteva il cuore dalla trepidazione.

????E intanto il bastimento andava, andava a tutto vapore; dovevano esser
????lontani dal porto; ma Tom non osava uscire.

Tutto ad un tratto videro un'ombra nera, entrare nel loro bugigattolo: era un marinaio venuto a prendere del carbone; il quale quando vide muovere qualche cosa, accese un lanternino e???Che cosa fate qui, piccoli vagabondi????chiese vedendo i due fanciulli che tremavano come una foglia.

???????Piet??,???disse Tom,???non abbiamo fatto nulla di male, ho voluto
????fuggire i miei padroni, che mi maltrattavano.

???????Intanto uscite di qui,???disse il marinaio,???e sentiremo che cosa ne
????penser?? il capitano.

Quando i ragazzi furono alla presenza del capitano, Tom raccont?? la sua storia, e dichiar?? che avrebbe fatto qualunque servizio, anche il pi?? umile, per guadagnare il vitto per s?? e per Frida.

???Vedr??, sar?? contento di me,???disse il ragazzo coll'accento della sincerit??.

Il capitano si lasci?? commovere da quelle parole e disse:

???Basta, vedremo; se vi condurrete bene, vi perdoner?? la vostra scappatella, altrimenti appena arriviamo in America, vi far?? mettere in prigione.

Ma Tom era buono, ubbidiente e servizievole; tutto il giorno in piedi, non si stancava di correre, e rendersi utile. Egli s'arrampicava come uno scoiattolo sugli alberi del bastimento, scendeva le scale colla massima rapidit??, e stava ritto in piedi, anche quando il mare era agitato, e i pi?? esperti marinai traballavano e perdevano l'equilibrio; non era un ginnasta per nulla.

Il capitano si affezion?? a quel fanciullo cos?? docile e laborioso, e gli propose di restar con lui e di fare il marinaio.

Il mare era sempre stato il sogno di Tom, e a quella proposta egli si sent?? battere il cuore dalla gioia, tanto che si sarebbe sentito una voglia prepotente di abbracciare il capitano.

???Essere marinaio!???pensava,???viaggiare, vedere paesi nuovi, fare un mestiere nobile, vestire una divisa onorata, invece della maglia del saltimbanco, servire il proprio paese, invece di avvilirsi a fare il giocoliere e divertire una folla che l'avrebbe sprezzato; questa era la felicit??, la riabilitazione, ed esclam??:???Ma dice davvero?

???S??, s??, davvero.

???E Frida potr?? stare con me?

???Questo no, non ?? possibile.

????Tom stette un poco a pensare, diede un'occhiata alla sorella che gli
????era vicina, e lo guardava in aria supplichevole, e rispose:

???????Grazie, capitano, la sua proposta mi fa tanto piacere, ma non posso
????accettarla.

???E perch???

???Non posso abbandonare la mia sorellina.

???E che cosa farai quando sarai arrivato?

???Mi far?? scritturare in qualche circo equestre, e ritorner?? alla vita del saltimbanco: ?? il mio destino.

S?? dicendo prese fra le braccia Frida, e scapp?? via; aveva un nodo alla gola, temeva di pentirsi, di lasciarsi tentare ad accettare fa proposta del capitano, e non voleva, no, non voleva abbandonare la sua Frida.

La bimba, ormai sicura che Tom non l'avrebbe lasciata, gli cingeva il collo colle sue piccole braccia; batteva le mani dalla contentezza ed era felice. Essa per?? non poteva comprendere la lotta che avea dovuto sopportare il di lui nobile cuore; n?? il grande sacrificio che avea fatto per lei.

LE RICETTE DI MARIA.

La fiera era terminata, ma i ragazzi continuavano ad essere distratti, irrequieti e non avevano voglia di rimettersi a studiare.

Carlo voleva andare a vedere in piazza se ci fosse ancora un po' di gente e Mario desiderava salutare polentina e le scimmie prima che partissero; Maria disse che non poteva accompagnarli perch?? avea promesso d'andare colle ragazze a visitare una donna ammalata e poi avevano da occuparsi in casa; soli non li avrebbe lasciati, perch?? in paese c'era ancora troppa confusione.

Pi?? tardi videro passare il professore Damiati e Carlo si fece coraggio per chiedergli d'accompagnarli fino al villaggio.

???Volentieri,???disse il professore,???se vostra sorella lo permette.

Visto che andavano col professore, Maria non aveva pi?? nulla a ridire, e i tre ragazzi tutti contenti, presero il cappello e s'avviarono assieme al Damiati.

Elisa rimase imbronciata, perch?? anch'essa avrebbe desiderato andar a divertirsi; ma Maria volle che le fanciulle restassero in casa ad occuparsi; erano state a zonzo abbastanza nei giorni passati.

Infatti avevano da cucire della biancheria; da aggiustare i loro vestiti e da fare tante altre piccole cose trascurate durante la fiera.

Prima di tutto uscirono per andare a vedere una povera donna, una vicina di casa, che si era scottata gravemente un braccio. Quella stessa mattina aveva chiamato Maria, la quale con delle compresse inzuppate d'acqua fredda e con qualche goccia d'etere versata sulla ferita era riuscita a calmarne gli spasimi; ora andava a farle la fasciatura e portava con s?? tutto l'occorrente. Essa desiderava che le sue sorelle assistessero a simili medicazioni, affinch?? imparassero a fare altrettanto se si fosse presentata l'occasione.

Elisa aveva ribrezzo di tutte le piaghe, Giannina diventava pallida e quasi si sentiva mancare, ma dovevano avvezzarcisi per contentare Maria: la quale diceva sempre:

???Voi siete di quelle che in un caso di disgrazia, invece di recare aiuto, scappereste un miglio lontano, e intanto il povero ammalato potrebbe morire, per mancanza di soccorso.

Angiolina invece, si metteva di buona voglia ad imparare; e quando furono dalla donna si fece forza ed aiut?? Maria a fasciarle il braccio.

La poveretta diceva di sentirsi un po' pi?? sollevata, ma lungo il braccio aveva una piaga con tutt'attorno una striscia rossa infiammata. Maria la medic?? con tutta delicatezza, lavando la piaga con acqua tiepida, poi mettendovi delle filacce inzuppate d'acqua fenicata e fasciando il braccio in modo che la fasciatura non si muovesse e nello stesso tempo non fosse tanto stretta da impedire la circolazione del sangue; poi leg?? un fazzoletto dietro al collo della donna in modo che le scendesse sul petto e le fece mettere dentro il braccio.

???Vi raccomando di non muoverlo,???disse Maria salutandola, ed usc?? dicendo:???Giacch?? Elisa si mostra tanto delicata, la prima volta che ci sar?? da fasciare un ammalato, dovr?? occuparsene lei.

Quando furono a casa incominciarono a parlare di mali e rimedii.

Angiolina voleva notarsi i consigli di Maria; essa aveva sempre il rimorso della risipola venuta alla sua mamma, perch?? non aveva saputo curarla bene.

???Pensare che s'io avessi saputo tante cose come lei,???diceva a Maria,???la mamma non avrebbe sofferto tanto! Non so perch?? a scuola non insegnino una scienza che ?? cos?? utile.

Maria la confortava, dicendole che trattandosi d'un male grave ?? sempre meglio chiamare il medico, ma aggiungeva che ?? certo una soddisfazione il saper assistere una persona cara ed esserle utile, almeno se il dottore tarda a venire; anzi, giacch?? in quella mattina non avevano distrazioni, avrebbe dato qualche norma in proposito.

Angiolina prese la penna per scrivere; sapendo che in fatto di medicina bisogna essere esatti, temeva che la memoria non le servisse.

???Gli accidenti che possono succedere pi?? spesso in una famiglia,???disse Maria,???sono il tagliarsi con un coltello, con un vetro, con delle forbici; se il taglio ?? semplice, baster?? lavarlo coll'acqua fredda, unire gli orli della ferita e legarla con un pezzo di tela; se la ferita ?? pi?? profonda bisogna comprimere un po' pi?? forte; se poi il sangue che esce in gran copia, di color roseo, mostra che ?? stata tagliata un'arteria, allora la cosa ?? pi?? grave, bisogner?? fortemente comprimere la ferita colle dita: se le bende o una moneta avvolta in un pezzo di tela non bastano, legare stretta l'arteria sopra la ferita e non stancarsi di far tutti questi sforzi per arrestare il sangue, finch?? venga il medico.

???E quando ci si abbrucia????chiese Angiolina.

???Avete veduto come ho fatto a quella donna. Baster?? una fasciatura con qualche cosa di fresco, come un pezzo di tela bagnato d'acqua o della neve o del ghiaccio; quando il dolore ?? un po' calmato, converr?? fasciare la ferita con pezze inzuppate nell'acqua fresca, aggiuntavi qualche goccia di acido fenico.

Una persona che si espone ad un freddo intenso pu?? aver le membra gelate in modo da perderle, perch?? si sospende la circolazione del sangue e la carne s'incancrenisce; in questi casi non bisogna assolutamente esporre la parte offesa al fuoco, perch?? ne sarebbe certa la perdita, bisogna invece, far ritornare la circolazione e il calore lentamente con fregagioni fatte prima colla neve e col ghiaccio, senza mai stancarsi; poi con pezzuole di lana, e cos?? a poco a poco riscaldare il membro intirizzito.

???E se ci punge un insetto????chiese Angiolina.

???Se ti punge un insetto, ci?? che avviene spesso in campagna, sono utili le fregagioni fatte con acqua ed aceto o acqua fenicata, o meglio ancora coll'ammoniaca: rimedio che bisognerebbe aver sempre pronto, perch?? salva anche dal veleno della vipera; per?? se avete la disgrazia d'essere morsi da uno di questi animali venefici, bisogna legare subito la parte sopra la ferita, bruciarla coll'ammoniaca, e prenderne anche per bocca, mista coll'acqua.

???Come ha fatto ad imparare tutte queste cose????chiese Angiolina.

???Sono vecchia,???disse Maria,???poi ho sempre avuto il desiderio d'imparare quello che pu?? esser utile, e credete pure che recar sollievo ad un ammalato, salvare una persona cara, ?? una grande felicit??.

Angiolina voleva altre ricette e altri insegnamenti, ma Maria disse che prima ancora di portar soccorso ai mali bisogna procurar d'evitarli, e ci?? si pu?? fare facilmente con un po' d'attenzione.

???In casa vi sono sempre dei veleni,???soggiunse,???che servono per varii usi domestici; bisogna tenerli lontani dalle cose che si mangiano, poi non devono essere a mano e si deve scrivere sulle boccette veleno con tanto di lettere; poi ci sono le cose facilmente infiammabili, come il petrolio, la benzina, l'alcool, ecc. e bisogner?? tenerle lontane dal fuoco, e se per caso con tali materie avviene un principio d'incendio, bisogna esser pronti a soffocarlo con cenere, con coperte, e mai gettarvi un liquido che potrebbe mutare un semplice accidente in una grave disgrazia. Anche nell'adoperare le cose taglienti bisogna aver riguardo; trattandosi poi di armi, ?? una grave imprudenza tenerle cariche in casa, e specialmente i ragazzi non dovrebbero mai toccarle.

Quelle fanciulle stavano tutte ad ascoltar con tanto d'orecchi; Giannina diceva che voleva imparare tutte quelle cose che sapeva la sorella. Elisa invece confessava che non sarebbe mai stata buona da nulla, e soltanto alla vista del sangue cadeva in svenimento.

Ma Maria sosteneva che con un po' di buona volont?? ci si avvezza a tutto, che anch'essa una volta scappava al vedere una ferita, ma che avea voluto vincere quella ripugnanza e si era poi trovata tanto contenta.

Angiolina and?? a prendere una bambola e volle che Maria le insegnasse a fasciarla e a curarla come se fosse ferita, ma la bambola era di legno e non poteva servire, sicch?? Giannina si prest?? a lasciarsi fasciar lei un dito e poi un braccio.

Maria mostr?? come si doveva fare, poi si prov?? Angiolina, poi Elisa; ma n?? una n?? l'altra riuscirono a fare una fasciatura cos?? forte come quella di Maria. Poi essa volle che imparassero a preparare un impiastro; prese dalla sua farmacia un po' di farina di semi di lino, e insegn?? a versarci sopra l'acqua bollente e fare come una poltiglia, poi a stenderla sopra una stoffa leggera e cucirla tutto intorno in modo che non uscisse; questa cosa divert?? molto quelle bambine; come se fosse un gioco, vi si misero di buona voglia. Pareva proprio che ci trovassero gusto, e visto che Giannina si stancava di far la parte di ammalata, ricominciarono colla bambola, che da quel giorno fu considerata come un'inferma, ebbe la testa fasciata, le braccia coperte d'impiastri, e venne messa a letto dove di tratto in tratto riceveva le visite delle sue infermiere.

EROISMO DI VITTORIO.

Le bambine stavano ancora sedute lavorando accanto a Maria, la quale aveva un bel da fare a rispondere alle interrogazioni di Angiolina, che non si stancava mai d'imparare cose nuove, quando s'udirono delle voci, poi dei passi e finalmente entrarono nella stanza tre ragazzi che parevano indiavolati e il professore che volea salutare Maria.

I ragazzi si misero a parlare tutti in coro e raccontare dei saltimbanchi che avevano veduto partire, di Polentina che avevano salutata, e poi di un cane, di Vittorio, dei signori Guerini; una confusione di discorsi che assordavano quelle povere ragazze, le quali non riuscivano a capir nulla e si turavano le orecchie.

???Zitti, zitti,???disse il professore Damiati,???ora parler?? io; intanto presento alla signorina Maria un altro piccolo eroe, che potr?? figurare con onore nella sua collezione.

???Come! Vittorio? fa per celia????disse Maria.

???Quella marmottina!???soggiunse Elisa ridendo.

Vittorio sentendo che si parlava di lui, era andato tutto confuso a rincantucciarsi e per far qualche cosa avea preso un libro in mano.

????? proprio cos??,???soggiunse Damiati,???e Carlo e Mario sono testimoni della sua prodezza. Io per?? voglio raccontare il fatto come ?? avvenuto, perch?? so che sar?? utile a queste bambine, e poi il coraggio di Vittorio merita di essere conosciuto.

Dunque andavamo verso il villaggio dove c'era sempre molto chiasso, sebbene un po' meno che nei giorni passati.

I venditori ambulanti raccoglievano le mercanzie e le mettevano nelle casse. I saltimbanchi spogliavano le baracche, e caricavano i carri di roba, mentre le scimmie facevano le capriole e Polentina salutava tutti, mangiando dolci, che le venivano regalati da qualche ammiratore.

Noi ragionavamo; e facevamo le nostre osservazioni. Abbiamo anche noi salutato Polentina e regalato un pomo ad una scimmia che ci avea stesa la mano e i ragazzi si divertivano in mezzo a quella confusione, tanto che non avrebbero voluto pi?? ritornare a casa; c'erano anche i Guerini coll'istitutrice, e Mario voleva restare finch?? restavano loro; non so veramente per qual ragione, perch?? essi non si voltavano mai dalla nostra parte; ma forse per studiare il naso dell'istitutrice inglese. Finalmente quando essi si mossero, anche noi, dietro di loro, ci siamo posti in cammino. Bisogna sapere che io ero con Mario, e davanti camminavano Vittorio e Carlo, i quali si trovavano pi?? vicini alla comitiva dei Guerini.

Tutto ad un tratto, non so precisamente come sia avvenuto, perch?? io ero intento a dare delle spiegazioni a Mario, si vede sbucare un cane brutto, brutto, si slancia dietro ai Guerini che non potevano vederlo e nello stesso tempo sento Vittorio gridare:

???Un cane idrofobo, scappate, correte!

Quelli non badano e continuano la loro strada, non sospettando di aver il cane proprio alle calcagna colla bocca aperta, la lingua fuori, tanto che poco manc?? che afferrasse la gamba di Alberto. Quand'ecco Vittorio in un lampo prende un sasso e lo scaglia con tutta la sua forza sulla testa del cane, il quale, quantunque mezzo tramortito dal colpo, si volge furente contro Vittorio, mentre i Guerini infuriati non sapendo nulla del cane, gridavano voltandosi verso di noi:???Chi ?? quel villano che getta sassi?

A questo punto m'accorsi di tutto quello che accadeva e vidi il pericolo di Vittorio, che con un coraggio qual non mi sarei mai aspettato aveva preso un altro sasso per scagliarlo contro al cane inferocito. Non so se sia stato precisamente il sasso di Vittorio o un colpo di bastone ch'io gli assestai sul capo: ma il fatto ??, che il cane cadde morto, e noi potemmo pensare al pericolo corso e nello stesso tempo al coraggio e alla rapidit?? colla quale Vittorio aveva operato.

Ma io non ho potuto trattenermi dal dire in inglese all'istitutrice di casa Guerini additando il nostro eroe:???Potete ringraziare Vittorio Morandi se non siete stati morsicati da un cane idrofobo.

???Come idrofobo????disse la signorina.

???Sicuro, proprio cos??, guardate, e le facevo osservare la lingua nera e la bava che usciva dalla bocca del cane steso morto per terra.

I ragazzi tremavano e non potevano parlare per l'emozione.

???Non toccatelo,???dissi,???e andiamo a casa, perch?? abbiamo bisogno di rimetterci dallo spavento provato. I Guerini se n'andarono salutandoci appena; eppure forse Vittorio ha salvato loro la vita.

???Ma era proprio idrofobo????disse Maria tutta commossa pensando al pericolo al quale erano sfuggiti i suoi fratelli.

???S??, s??, idrofobo!???disse Vittorio.???me ne sono accorto subito, aveva una faccia brutta, la testa bassa, la lingua fuori, la bocca spalancata, la coda strasciconi, era brutto brutto, proprio come mi ha spiegato il professore che sono i cani idrofobi.

???E perch?? non sei scappato????disse Elisa.

???Ho visto che andava verso i Guerini, e mi son fatto coraggio.

???E se ti mordeva????disse Maria.

???Non m'hai insegnato tu che bisogna fare quello che si deve, senza pensare a ci?? che pu?? accadere?

???Meritava proprio che tu esponessi la vita per quegli antipatici
Guerini!???disse Elisa.

???L'idrofobia ?? una cosa cos?? terribile!???soggiunse Maria, tutta pallida all'idea del pericolo cui s'era esposto il fratello; poi lo fece venire vicino, gli prese la testa fra le mani e gli diede un bacio dicendogli:

???Va, sono proprio contenta di te; non avrei immaginato tanto coraggio con un'apparenza cos?? tranquilla.

???E Carlo che cosa faceva,???disse Elisa,???egli che vuol essere un eroe?

???Carlo aveva la testa bassa e non fiatava.

Vi fu un momento di silenzio, nessuno voleva parlare.

???Ma dunque che cosa faceva????chiese Maria, rivolgendosi a Mario.

????? scappato,???disse Mario,???come ha fatto ora; infatti, mentre tenevano quel discorso, Carlo tutto confuso era sgattaiolato fuori di casa.

LA FAMIGLIA GUERINI.

Carlo, tutto avvilito d'essersi scoperto pauroso la prima volta appunto che s'era presentata l'occasione di mostrare un po' di coraggio, pens?? di mettersi a studiare sul serio, anche per sfuggire alle beffe dei fratelli che non lasciavano di tormentarlo.

???Ecco il nostro eroe!???diceva Elisa.

???Guarda che bella figura facevi!???diceva Mario mostrandogli una caricatura dove scappava a gambe levate, mentre Vittorio combatteva con un cane.

???Lasciatemi in pace, voglio studiare,???rispondeva Carlo;???del resto io non sono cos?? sciocco da esporre la mia vita per chi non mi saluta nemmeno quando m'incontra. Egli avea detto al professore che volea studiare, e mostrargli che se non avea coraggio di affrontare i cani idrofobi, avea quello di superare le difficolt?? della grammatica.

Damiati era contento di poter frequentare la casa Morandi, perch?? si trovava bene in quell'atmosfera serena e quieta, ed era tutto pieno d'ammirazione per Maria, che sotto apparenze modeste avea molto ingegno e non comune istruzione, non che rara pazienza nel sopportare tutte le impertinenze dei fratelli, cui correggeva senza perdere la calma e non lagnandosi mai della sorte che le era toccata, di perdere i pi?? begli anni della giovinezza nel fare da mamma.

Egli era pronto a renderle servigio, e contento di aver ridestato un po' d'amore allo studio nella mente di Carlo, ci metteva tutto l'impegno a renderglielo facile e piacevole.

Stava appunto correggendo i lavori del suo allievo, mentre Maria lavorava accanto alla finestra assieme alle sorelle e ad Angelina che le continuava a chiedere ricette domestiche, Mario scarabocchiava, e Vittorio leggeva un libro di viaggi, quando tutt'a un tratto quel silenzio fu interrotto da un rumore di ruote, e una carrozza si ferm?? appunto davanti alla loro casa.

???I signori Guerini,???disse Elisa guardando dalla finestra;???mio Dio, che disordine che c'?? qui!???soggiunse guardandosi intorno.

???Non ?? nulla,???disse Maria,????? il disordine che c'?? sempre in una stanza dove si studia e lavora; io non mi confondo per cos?? poco, sei tu che hai fatto tutto questo disordine tagliando i vestiti per la bambola.

Ma Angelina aveva gi?? radunati i ritagli di stoffa che erano in terra e li aveva portati in cucina nella cassetta della spazzatura, appunto mentre la signora Guerini entrava accompagnata dai suoi figli.

Tutti si alzarono, e vi fu nel salotto un momento di silenzio vedendo entrare nella stanza modesta quella bella signora vestita colla massima eleganza. Ma essa fece cenno che nessuno si scomodasse, e rivoltasi a Maria, disse che avea saputo il pericolo corso dal suo Alberto e avea voluto condurlo in persona a ringraziare il suo salvatore.

Cos?? dicendo essa dava intorno un'occhiata come per cercare a chi dovesse rivolgersi.

Maria chiam?? Vittorio, il quale si fece innanzi tutto confuso; la signora Guerini lo accarezz??, lo present?? al figlio, dicendogli:

???Spero che sarete amici, e il mio Alberto non si dimenticher?? mai che l'hai salvato da un gran pericolo.

???Io non ho fatto nulla che meriti tutti questi elogi, ?? stata una combinazione, ho veduto una brutta bestia e l'ho uccisa.

???Sei altrettanto modesto quanto coraggioso!???disse la signora che si era seduta, e indirizzato il discorso a Maria le fece molti complimenti dell'aver educato cos?? bene quei ragazzi.

???Creda che non ci ho alcun merito,???disse Maria,???quando hanno una natura buona, riescono bene.

La signora parl?? ad uno ad uno a tutti i ragazzi e chiese i loro nomi, poi present?? la sua figlia Elvira, che poteva avere l'et?? di Elisa, ma se ne stava silenziosa accanto alla mamma e non osava parlare.

????? molto timida,???disse la signora Guerini,???ma spero che far?? amicizia colle bambine, come gi?? vedo Alberto che fa coi ragazzi???.

Infatti Alberto parlava con Carlo che avea interrotta la lezione e con Vittorio, poi osservava gli scarabocchi di Mario e si smascellava dalle risa vedendosi rappresentato sul punto di esser morso da un cane, scappando da una parte mentre Carlo scappava dall'altra.

Il professore s'era unito al crocchio dove c'era la signora Guerini, la quale diceva a Maria che avea appunto udito far i suoi elogi dal professore e da don Vincenzo, e invitava tutti ad una festa campestre, che dovea dare nel suo giardino il giorno dopo.

Maria disse che dopo la morte della mamma faceva una vita molto a s?? e tent?? di rifiutare, ma la signora Guerini ci mise un po' di insistenza; era una cosa alla buona, proprio campestre, senza etichetta, e aggiunse che avrebbe avuto un immenso dispiacere se non fossero andati tutti a rallegrare la sua casa; si fece promettere da Maria che non sarebbero mancati, poi la preg?? di leggere ai suoi figli uno di quei bei racconti che divertivano tanto don Vincenzo e che erano cos?? istruttivi.

???Sono racconti da ragazzi,???disse Maria tutta confusa.

???Ed ?? per questo che ho piacere che i miei figli li sentano, e la pregher?? d'invitarci tutte le volte che ne far?? la lettura.

???Sono tutti troppo buoni,???mormor?? Maria.

???Sono cos?? belli quei racconti!???entr?? a dire Angiolina,???anzi bisogna che ora ne legga uno ogni giorno, perch?? voglio sentirli tutti prima di andare a casa.

???Andiamo, ce ne legga uno,???disse la signora Guerini.

???S??,???soggiunse Angiolina,???almeno il pi?? breve.

???Ebbene, gi?? che lo volete, non mette conto che mi faccia pregare; lo dico volentieri, tanto pi?? che l'eroina ?? una persona di mia conoscenza.

UNA PICCOLA FATA.

Era una famigliuola modesta e felice perch?? si contentava di poco. Il babbo era operaio meccanico e guadagnava venticinque lire la settimana, la mamma era cucitrice di bianco, e lavorava per vivere con un po' d'agiatezza, e possibilmente far qualche risparmio.

Avevano una figlia che era la loro consolazione e il costante pensiero di tutti e due.

Volevano procurarle quel benessere che avevano invano sognato per loro, e lavoravano con maggior lena e con pi?? coraggio pensando alla cara bambina.

Vivevano a questo modo da parecchi anni; la figlia frequentava la scuola, studiava con amore, ed era fra le prime della sua classe, tanto che i genitori formavano i pi?? bei sogni per quella bimba d'ingegno.

Volevano che potesse studiare e diventar da pi?? di loro, non c'era sacrificio a cui si sarebbero rifiutati per lei, ed essa era tanto buona che meritava tutto il bene che le volevano.

In casa non mancava nulla; il marito consegnava alla moglie tutta la sua settimana e non spendeva un soldo all'osteria; dicendo che se la sera si sentiva voglia di bere un bicchiere di vino, preferiva di berlo in casa, nella sua cameretta tepida e ben illuminata, avendo accanto la moglie e la figlia, che lo rallegrava col raccontargli i fatti e gli avvenimenti della scuola, e colle sue allegre risate.

Qualche volta prendeva la figlia sulle ginocchia, e le raccontava delle storielle, mentre la mamma faceva andare la sua macchina da cucire per terminare un lavoro urgente.

A lei non veniva mai meno il lavoro, essa era precisa, onesta, i principali negozianti la conoscevano, le davano quantit?? di commissioni, tanto che il lavoro si ammucchiava nella sua stanza, ed essa era lieta pensando al benessere che cos?? poteva procurare alla famiglia.

Ma un giorno l'allegria scomparve da quella casa.

Lavorando in fretta, facendo correre allegramente il pedale della sua macchina, l'ago, senza che si accorgesse, le trapass?? una mano, tanto che dal dolore fu sul punto di cadere svenuta.

Era sola in casa, e trov?? appena la forza di mettere la mano dentro l'acqua fresca, poi sentendo quietare il dolore fasci?? la ferita, e fece uno sforzo per mostrarsi sorridente quando rientrarono il marito e la figlia.

???Che hai, mamma????chiese la piccina vedendole la mano fasciata.

???Non ?? nulla, mi sono punta, ma passer??.

Per?? quel giorno non ebbe voglia di mangiare, e il giorno dopo non pot?? servirsi della mano che si era tutta gonfiata.

Essa non disse nulla al marito per non affliggerlo; ma la accorava il non poter continuare a lavorare; appunto in quei giorni aveva promesso di terminare dei lavori urgenti che dovevano servire per il corredo d'una sposa.

???Perch?? non mangi????le diceva la bambina.

???Non mi sento troppo bene, ?? questa mano che mi duole, ma guarir??.

???Va dal dottore,???le disse il marito.

????? inutile, noi non abbiamo tempo d'essere ammalati; questa sera mi metter?? un impiastro.

Ma la notte, invece, il male s'aggrav??, e le venne la febbre, tanto che la mattina il marito prima d'andare all'officina and?? a chiamare il medico.

La bambina, sentendo che la mamma era ammalata, e che doveva venire il medico, non volle andare alla scuola, e preg?? una compagna che venisse a dirle la lezione che avevano fatta, cos?? avrebbe potuto studiare restando in casa.

Quando venne il dottore trov?? che il male era grave, c'era gi?? un principio di risipola, poi la febbre era abbastanza alta.

Raccomandando alla donna il massimo riposo, ordin?? una medicina da prendere ogni due ore, e disse che forse avrebbe dovuto fare un piccolo taglio alla mano, ma in ogni modo per parecchi giorni non c'era da pensare ad alzarsi.

La fanciulla si sentiva venire le lagrime agli occhi, vedendo la sua mamma ammalata pi?? di quello che avrebbe immaginato; ma si fece coraggio e le disse:

???Tu stattene quieta, alla casa penser?? io.

???S??, ma il mio lavoro che il negoziante aspetta e che gli premeva tanto???. Chiss?? che cosa penser?? di me!

???Passer?? io, e gli dir?? che sei ammalata,???disse la fanciulla.

???Non dirgli nulla, forse domani star?? meglio, e se potr?? lavorare cercher?? di far presto.

Ma il giorno dopo stava peggio, aveva la febbre e vaneggiava.

Padre e figlia s'erano messi d'accordo di star alzati la notte, prima uno, poi l'altro per assistere l'inferma.

La fanciulla, quantunque piccina, pareva una infermiera provetta, scriveva tutte le prescrizioni del dottore per non dimenticar nulla, e le eseguiva a puntino, poi colle sue mani preparava dei brodi succolenti per l'ammalata, e il mangiare per il babbo, a s?? pensava poco, non n'aveva tempo, spesso si contentava d'un po' di latte e un po' di pane.

Ma la malattia si prolungava, e la mamma era sempre preoccupata del suo lavoro.

Una sera, mentre l'ammalata riposava, la fanciulla prov?? ad avviare la macchina e a far andar avanti il lavoro che stava ammucchiato in una cesta.

Vide che le riusciva bene e continu?? ad andare innanzi, approfittando dei momenti nei quali la mamma dormiva, perch?? quando era desta doveva stare ad assisterla.

La povera donna si crucciava sempre, e diceva al dottore:

???????Mi faccia guarir presto, ho bisogno di alzarmi, di lavorare; esser
????ammalati e non guadagnar niente per giunta ?? una gran pena.

???????Stia tranquilla che guarir?? presto, specialmente se star?? un po'
????quieta.

Alla figliuola diceva invece:

???Come faremo ad andare avanti se non posso lavorare?

???Mamma, bada a guarire, non pensare a nulla.

Il lavoro andava sempre avanti, e la fanciulla vedendo che le riusciva bene, lavorava, lavorava tutte le notti; si sentiva stanca, le sue palpebre si facevano gravi pel sonno, ma essa lo combatteva facendo un giro per la stanza e dandosi dei pizzicotti, e il lavoro procedeva sempre, finch?? un giorno, lo port?? tutta contenta al negoziante senza dir nulla alla mamma, e torn?? a casa con un gruzzolo di danaro che capitava a proposito, perch?? colla malattia avevano quasi consumato tutti i risparmi.

Quando la fanciulla era stanca da non potersi pi?? reggere in piedi incominci?? la convalescenza per la mamma: era tempo.

Il dottore prediceva che fra pochi giorni l'inferma avrebbe potuto alzarsi, e intanto la fanciulla poteva dormire di pi?? mentre la mamma non aveva pi?? febbre, la ferita s'andava rimarginando e non c'era bisogno di vegliare la notte.

Il primo pensiero della povera donna quando si sent?? meglio, fu di chiedere il suo lavoro.

????? stato consegnato al mercante.

???E chi lo ha terminato?

???Io non so, sar?? stata una fata.

La donna guard?? in faccia la figlia, poi si ricord?? d'averla veduta come in un sogno, nelle sue notti febbrili, tutta intenta a far andare la macchina da cucire e alla sua mente apparve la verit??.

???Figlia mia,???disse abbracciandola,???sei stata proprio tu; ma come hai fatto a far questo miracolo????poi la guard?? bene in faccia, e soggiunse:???Povera bimba, si vede; sei tanto pallida, e hai sotto agli occhi quei due cerchi neri; e pensare che non m'ero accorta di nulla! Come si diventa egoisti quando si ?? ammalati! Ma ora dovrai andar fuori all'aria aperta e divertirti, sar?? io che ti curer??.

???Vedrai, mamma, che il saperti guarita mi render?? per la gioia il colore alla faccia; non temere, sto bene e sono tanto contenta.

????? la storia di Angiola,???salt?? su Giannina.

Angiolina era tutta confusa, e disse:????? un tradimento, ma la storia non ?? terminata.

???Raccontaci il seguito,???disse Giannina.

???Ecco,???soggiunse Angela:

??Quella bambina, non meritava d'essere collocata fra le eroine, perch?? ognuno al suo posto avrebbe fatto lo stesso; si trattava della sua mamma! ma ?? stata pi?? fortunata di tante altre. Un giorno ?? capitata a casa sua una buona fata, la quale l'ha condotta in campagna, in mezzo agli alberi verdi, agli uccelli che la mattina la rallegrano coi loro canti, e nella compagnia di tanti bei bambini, con tanti divertimenti; davvero che quella fanciulla domanda sempre a s?? stessa, perch?? ?? stata tanto fortunata.??

Tutti le fecero festa, la signora Guerini la addit?? come esempio ai suoi figli, poi salutando Maria, disse:

???Sono proprio felice d'esser venuta in mezzo a fanciulli cos?? buoni, vi assicuro che nell'uscire dalla vostra casa ci si sente migliori; vi supplico, non mancate domani alla nostra festa; abbiamo bisogno di buone fate come siete voi, a rivederci; anche voi, professore, ricordatevi.

Maria li accompagn?? alla carrozza e stette coi fratelli sulla porta finch?? li vide allontanarsi sulla strada maestra.

LA FESTA CAMPESTRE.

???Andremo, ?? vero, Maria????disse Elisa, appena fu uscita la signora
Guerini.

???Non so,???rispose Maria,???devo pensarci, perch?? se mi fa piacere essere in buona relazione coi nostri vicini, non ho mai pensato di entrare nella loro intimit??; c'?? fra noi troppa distanza; essi sono ricchi, e ci potrebbero trascinare a delle spese che per noi sarebbero una rovina, e forse ci renderebbero malcontenti della nostra vita modesta, che ora ci piace tanto.

???Andiamo, andiamo, ho tanta voglia di vedere la villa; dicono che ?? cos?? bella,???disse Elisa.

???E a me Alberto mi ha promesso di farmi andare in velocipede,???soggiunse Carlo.

???Voi, proprio non lo meritereste; se mi risolver?? a condurvi sar?? per compensare Vittorio d'essere stato coraggioso.

???Andiamo,???supplicava Mario,???cos?? potr?? fare qualche caricatura!

Maria non seppe resistere a quelle preghiere e promise di accompagnarli.

Allora Elisa incominci?? a pensare ad aggiustare il suo vestito, quello che metteva i giorni di festa, ed era tutto sciupato; voleva andare in paese a comperare dei nastri per adornarlo, ma Maria si oppose. Non voleva spendere un centesimo per quella festa, e tanto meno per fronzoli inutili; bisognava contentarsi di andar vestiti semplicemente e non mettersi in capo di essere ammirati: soltanto voleva dare un'occhiata ai vestiti chiari per vedere che non ci fossero macchie o strappi, e durante il giorno ebbe un bel da fare a ripulirli e stirarli, e dar loro qualche punto. Angiolina le era di grande aiuto e pensava alle sue amiche senza pensare a s?? stessa.

Essa diceva che avrebbe fatta una figura meschina col suo vestito di lanetta bigia ed anzi si era proposta di stare a casa; ma quando cap?? che Maria non gliel'avrebbe permesso, si rassegn??, dicendo che si sarebbe nascosta in un canto perch?? nessuno badasse a lei.

Per tutta la giornata quei ragazzi non fecero che parlare della festa; erano allegri, felici, gridavano e saltavano come pazzi.

Maria stava sopra pensiero; dopo la fiera, la festa in casa Guerini: erano troppi divertimenti, troppe distrazioni, e chi ne andava di mezzo era lo studio, e temeva che Carlo non potesse passare gli esami; ma egli la rassicurava. Avrebbe studiato con pi?? lena dopo essersi divertito.

Il giorno dopo all'ora stabilita s'avviarono verso villa Guerini.

Maria era vestita semplicemente di lana, con un cappellino di paglia che le copriva la fronte; le sorelle avevano aggiustato e ripulito i loro vestiti chiari e in mezzo alla campagna facevano una bella figura.

Quando giunsero davanti al gran cancello della villa, si fermarono un po' timide, non avevano coraggio d'andare avanti.

Anche Maria, che non era avvezza a frequentare la societ??, si sentiva confusa e impacciata, ma si fece coraggio ed entr?? seguita dalla sua compagnia. Attraversarono un viale ombreggiato ed un giardino tutto formato da gruppi di conifere, di piante esotiche e di macchie fiorite.

???Come ?? bello!???dicevano i ragazzi in ammirazione;???pare un giardino incantato.

E pareva incantato davvero: ad ogni tratto s'apriva un viale, poi si trovavano quasi rinchiusi in un boschetto misterioso, poi veniva un po' di rado dove entrava esultante un raggio di sole, e alberi, e fiori, e sedili coperti di musco; ma per un bel tratto non trovarono anima viva; ad un certo punto soltanto incontrarono due cani danesi, che fecero subito amicizia con Mario e Giannina, e finalmente dopo aver passato un viale pi?? largo si trovarono davanti alla bellissima villa tutta circondata di piante fiorite e illuminate dal sole, rallegrata da immensi zampilli d'acqua, che a quella luce parevano spruzzi di diamanti, e davanti videro un bel prato verde dove era preparata una quantit?? di giochi, e si trovavano aggruppate varie persone, belle signore eleganti, e vispi bambini che correvano e si trastullavano, ridendo e riempiendo quel giardino di vita e d'allegria.

I signori Guerini fecero molte feste ai Morandi, e la signora present?? al marito, Vittorio che aveva salvato Alberto, Angiolina quella brava figliuola ch'era stata tanto utile alla sua mamma, e Maria che amava gi?? come una vecchia amica, della quale don Vincenzo e il professore Damiati avevano sempre parlato con molta stima. Il signor Guerini era un uomo cortese, ma d'aspetto severo, e a quei fanciulli dava soggezione tanto che gli stavano innanzi cogli occhi bassi senza parlare.

Egli, per fargli animo, disse loro di raggiungere il crocchio dove si trovavano Alberto ed Elvira cogli altri invitati, e mentre si disperdevano correndo sul prato, rimase a chiacchierare con Maria. Parlarono dei bimbi e del modo di educarli: egli si mostrava impensierito, perch?? ai suoi figli piacevano troppo i divertimenti e poco lo studio, e mostr?? il desiderio che frequentassero casa Morandi, dove sapeva che i ragazzi erano studiosi e passavano le giornate occupandosi.

Maria parl?? dei suoi fratelli, poi ammir?? il giardino, la villa, e si mostr?? riconoscente d'esser stata invitata ad una festa cos?? bella, come non ne avea mai veduto l'uguale.

Infatti la festa riusciva bellissima, arrivavano da lontano degli equipaggi che conducevano signore eleganti, e bimbi belli, e ben vestiti.

Sul prato verde e pieno di gente, gli attrezzi della ginnastica e l'altalena erano presi d'assalto; poi si giocava alla palla, al volano, ai cerchi; in mezzo ad un boschetto ombroso c'era un casotto di burattini, che al momento in cui s'incominci?? la rappresentazione raccolse intorno a s?? tutta quella schiera di bimbi.

Carlo fece una corsa in giardino sul velocipede di Alberto, Vittorio si fece prestare una macchinetta fotografica e volle tentare di cogliere qualche gruppo. Furono serviti dei rinfreschi, dei pasticcini, che formarono la delizia di tutti quei bimbi, e il divertimento termin?? con un ballo campestre in mezzo al prato.

Fu una festa completa, che lasci?? una durevole memoria nei ragazzi Morandi, i quali non avevano mai assistito ad un simile spettacolo, tanto che appena ritornati a casa, Angiolina scrisse subito alla sua mamma la lettera seguente:

Cara mamma,

_Te la puoi imaginare la tua figliuola ad una splendida festa in una villa grandiosa, di quelle che si trovano descritte nei libri delle fate?

Eppure, la tua figlia c'?? proprio andata, in carne ed ossa, colla sua vesticciuola di lana bigia e il suo cappellino di paglia semplice e modesto.

Ma se avessi veduto che allegria! che splendidezza! Fu una vera fantasmagoria! ne ho ancora la testa tutta confusa!

Figurati un bel giardino grande, anzi immenso, con tanti viali, tanti boschetti e tanti fiori; pensa che allontanandosi dalla casa c'era da perdersi come in un labirinto.

????????Fortunatamente che non c'era bisogno d'allontanarsi tanto, perch??
????????tutti i divertimenti erano vicini, raccolti intorno alla villa; un
????????vero incanto.

Della villa non potrei fartene la descrizione, perch?? non vi entrai che un momento solo, ed ho preferito stare in giardino dove c'erano tanti giochi e tante bambine.

Non mi ricordo nemmeno tutto quello che ho fatto; so che ho giocato, ho ballato come una disperata, ho assistito ad una rappresentazione di burattini; figurati che Arlecchino voleva far da maestro agli altri, e intanto diceva una quantit?? di spropositi, che ci facevano smascellar dalle risa.

Ho mangiato una quantit?? di pasticcini deliziosi, e mi sono tanto divertita, che credo in paradiso non ci si possa divertire di pi??.

C'era una lotteria, con regali per tutti, ed io ne ho avuto uno bellissimo, un astuccio con l'occorrente per scrivere; poi Alberto Guerini, il quale ha una macchina fotografica, fece la fotografia di tutti i presenti, a frotte, a gruppi, e mi promise una copia del gruppo, dove c'entro anch'io, per memoria di una giornata cos?? bella.

Ritornando a casa, non si fece che parlare della festa. Elisa era fuori di s??, e invidiava Elvira destinata ad una vita cos?? ricca ed elegante. Carlo avrebbe avuto una gran voglia del velocipede di Alberto, e Vittorio diceva di volersi fabbricare una macchinetta fotografica; il professore gli avea spiegato tanto bene come era fatta, che sperava di riuscirvi.

Anche Mario e Giannina erano allegri, e pensavano di andar spesso in casa Guerini; ma Maria non sembra pensarla cos??, osservando che la vita non ?? una continua festa, che bisogna studiare e lavorare, e che per quest'anno non avrebbe accettato un altro simile invito.

Poi voleva persuadere Elisa che i signori Guerini, con tutte le loro ricchezze, dovevano aver molte brighe; intanto tutto il da fare che si erano presi per divertire quella gente, poi quell'essere sempre in giro, od aver sempre degli ospiti, doveva esser una vita faticosa, che non lasciava tempo all'intimit?? ed al raccoglimento.

A me pare che abbia tutte le ragioni, e che facendo una vita a quel modo, non ci sia nemmeno tempo di volersi bene, e di scambiare le proprie idee colle persone care.

Ti confesso per?? che mi sono divertita molto, appunto perch?? non avevo mai assistito ad una festa simile; ma se ci?? si ripetesse spesso, mi stancherei, e non sarei contenta di passare il tempo a divertirmi senza esser utile a nessuno.

Tu temi che mi rincresca ritornare in citt??! Mamma mia, non dir queste brutte cose! Ho avuto molto piacere di passar quindici giorni in campagna, mi sono tanto divagata; ma rivedere dopo tanto tempo la mia mamma e il mio babbo, e ritornare alla mia casetta, ?? per me la gioia pi?? grande.

Mi spiace pi?? di tutto perdere i bei racconti di Maria; ma essa mi ha promesso di leggerne qualche altro finch?? rimango qui, e poi di mandarmeli tutti, sono racconti che mi piacciono tanto; pare che il mondo sia pi?? buono, dopo averli sentiti.

Addio, mamma mia; addio, babbo, fra tre o quattro giorni sar?? di nuovo con voi, vi racconter?? tutto quello che ho goduto, e che sarebbe troppo lungo scrivere, e vi far?? vivere della mia vita di questi quindici giorni; la vostra_

ANGIOLINA.

DOPO LA FESTA.

Maria era disperata; dopo la festa di casa Guerini i suoi fratelli erano tanto fuori di s?? che non riusciva pi?? a farli studiare; non facevano che parlare del divertimento goduto, delle splendidezze di quella villa. Carlo era infatuato del velocipede, Vittorio della macchina fotografica, e si era proposto di farsene una, sicch?? Maria diceva loro chiaro e tondo che dopo una visita di ringraziamento, non sarebbe ritornata tanto spesso a villa Guerini, ma i ragazzi aspettavano Alberto ed Elvira, che avevano promesso di venire ad ascoltare un racconto di Maria.

Aspettavano anche il professore e don Vincenzo, perch?? ormai i racconti si leggevano di giorno, in un angolo della corte, sotto un pergolato.

Elisa era impaziente che venissero; intanto si guardava nello specchio per vedere se era ben pettinata e quasi si vergognava della sua casa modesta, del suo giardino, il quale non era che una corte con un po' di piante, e diceva:

???Chiss?? che cosa diranno i Guerini, loro che hanno una villa cos?? bella!

???Sciocca,???le diceva Maria,???colle tue idee sarai sempre disgraziata; noi non siamo ricchi e non possiamo competere coi nostri vicini; se non si contentano di venire nella nostra casa modesta, rimangano pure nella loro villa. Tu certo nei loro panni sdegneresti di venire da persone modeste come noi.

Elisa rimase tutta avvilita ed and?? ad abbracciar la sorella dicendole:

???Non andare in collera, hai ragione, sono troppo ambiziosa, e voglio correggermi; ma non vengono mai,???soggiunse guardando fuori dalla finestra.

???Pazienza,???disse Maria,???abbiamo vissuto tanto tempo senza di loro e potremo vivere ancora.

???Eccoli, eccoli,???esclam?? Carlo.

Infatti si sent?? in distanza un rumore di ruote, e poi una carrozza si ferm?? davanti al cancello del cortile.

Scesero i ragazzi Guerini e l'istitutrice. Alberto diede a Vittorio una lente di una sua vecchia macchina fotografica, come gli aveva promesso, perch?? si facesse una macchinetta; e una scatola di lastre preparate, affinch?? potesse divertirsi a fare delle fotografie, e dopo gli avrebbe mostrato il modo di svilupparle.

Elvira, dopo aver salutate le amiche, preg?? Maria che le leggesse una delle sue belle storie; intanto erano venuti anche don Vincenzo e il professor Damiati, e tutti si sedettero sotto il pergolato con tanto di orecchie attente per non perdere una parola del racconto di Maria.

CARMELA.

L'infanzia di Carmela fu triste, la madre le mor?? quando era ancora in fasce, ed essa fu costretta a vegetare sola sola, in una viuzza di Napoli, dove non penetrava raggio di sole, mentre il padre, Giovanni, girava la citt?? vendendo ostriche ed altri frutti di mare.

???Sta tranquilla, e bada di non farti male,???le diceva prima di uscire di casa; poi le lasciava qualche cosa da mangiare, dei gusci di ostriche per giocare, e se ne andava fino alla sera in giro per la citt??.

Carmela non ardiva uscire dalla sua buia stradicciuola, ed era contenta quando qualche bimbo del vicinato si fermava a giocare con lei.

????Cos?? cresceva pallida, come una pianta priva di sole; avea i capelli
????nerissimi, che non pettinava mai, arruffati e tanto in disordine che
????le nascondevano la faccia e gli occhi, belli ed espressivi.

????Si era ormai abituata a quella vita e avrebbe desiderato che
????continuasse per molto tempo, quando avvenne un fatto che port?? il
????disordine in casa, e le fece provare il primo dolore della sua vita.

Un giorno il padre venne a casa ad un'ora insolita conducendo con s?? una bella donna, bianca, rossa e grassa; proprio il ritratto della salute,

???Questa donna ti far?? da mamma, e non starai pi?? sola,???le disse,???bisogna che tu le voglia bene.

Carmela alz?? gli occhi, guard?? la donna e rispose:

???Non avevo bisogno di nessuno; stavo tanto bene sola.

????? un vero mostriciattolo,???disse la donna, dando un'occhiata alla bambina, che s'era rincantucciata e nascosta in mezzo ad un mucchio di cenci.

????? molto buona, e non d?? noia; te la raccomando,???soggiunse Giovanni rivolgendosi alla moglie.

Ma ad Anna non piaceva quella bimba, che la chiamava mamma, e le era d'impiccio; essa aveva sposato Giovanni per godersi un po' di libert??, almeno nei primi anni di matrimonio, e cominci?? ad averla in uggia, fin da quel primo giorno.

Per Carmela che desiderava soltanto star quieta, la pace era finita, perch?? Anna, amante dei propri comodi e del farsi servire, la faceva sgambettare e lavorare tutto il giorno.

???Bisogna bene che s'avvezzi a far qualche cosa, se non vuol mangiare il pane a tradimento,???diceva al marito ed alle vicine. Le comandava di far questo o quello, di attingere l'acqua, o accendere il fuoco per far bollire i maccheroni, di scopare le stanze, e magari di aggiustarle i vestiti; se la bimba non ubbidiva, erano busse che cadevano sulle sue spalle senza piet??, sicch?? a Carmela toccava rassegnarsi e sgobbare come un mulo.

E fu peggio, quando nacque in casa un'altra bimba, e Carmela fu costretta a fare anche da bambinaia, e guai se non toccava la sua sorellina con tutta delicatezza! Se la bimba faceva capricci, la colpa naturalmente era di Carmela, e a lei toccavano i rimproveri e le busse.

Di carattere dolce, non diceva nulla, non si lagnava, si rassegnava alla sua trista sorte e piangeva in silenzio.

Molte volte s'era proposta di raccontare al padre i maltrattamenti della matrigna, poi non ne aveva avuto il coraggio. Del resto non avrebbe servito a nulla, perch?? Giovanni, innamorato della moglie al punto d'esserne schiavo, non vedeva che cogli occhi di lei, e anch'egli preferiva Graziella, colle sue guancie rosee e paffute, colla allegria chiassosa, che dava vita alla casa come un raggio di sole, a Carmela buona, dolce, ma sempre triste, muta e rassegnata.

Mano mano che Graziella cresceva, erano per lei, non solo le carezze e i baci, ma altres?? i vestiti pi?? belli, i bocconi pi?? saporiti; in casa i genitori la tenevano come una regina, e appagavano tutti i suoi desiderii, ed essa era capricciosa, volea sempre uscire, andare a divertirsi, e la mamma che non sapeva negarle nulla, la conduceva al passeggio, in riva al mare, a giocare cogli altri ragazzi, e lasciava Carmela sempre a casa, a far bollire la pentola, come Cenerentola.

Se per caso mostrava desiderio anch'essa di uscire, per vedere qualche cosa di pi?? gaio della stradicciuola, dove vegetava priva d'un raggio di luce, la madre le faceva capire che colla sua faccia gialla era ben meglio che restasse nell'ombra, e gi?? che non poteva brillare alla luce del sole dovea rassegnarsi ad essere utile alla famiglia.

Carmela nel suo isolamento aveva un solo amico: il figlio d'una vicina che abitava nella stessa viuzza, e che da bambino aveva giocato assieme a lei coi gusci d'ostriche. Egli si chiamava Gennaro, e quando sapeva che la signora Anna era uscita, andava dalla Carmela a raccontarle i piccoli avvenimenti della sua scuola, le parlava dei compagni, dei suoi divertimenti, della campagna, del mare e delle rappresentazioni di Pulcinella, alle quali assisteva spesso, ed essa stava l?? intenta ad ascoltarlo, pendeva dalle sue labbra e per quei racconti avrebbe lasciato qualunque divertimento.

Un giorno Gennaro la venne a salutare; avea stabilito di andar a fare il mozzo sopra un bastimento, e dovea andare lontano lontano a girare il mondo, perch?? volea diventare marinaio.

???Che far?? ora senza di te????disse Carmela.

???????M'aspetterai, e quando ritorner??, ti racconter?? tante belle storie
????di paesi che non conosci.

???????Vedrai delle altre bambine, e ti dimenticherai di me, che sono
????brutta.

???????Non ?? vero, i tuoi occhi sono tanto belli e buoni, che non li
????dimenticher?? certamente.

Era la prima volta che Carmela sentiva fare un elogio della sua persona, ed era commossa, avrebbe voluto dire tante cose al suo amico, ma non poteva; un groppo alla gola le toglieva il fiato; per?? lo guard?? coi suoi occhi buoni, con uno sguardo espressivo che voleva dire:???Torna presto.

Dopo quel giorno, rimase ancora pi?? triste; ma quando la matrigna le diceva che era un mostriciattolo, essa pensava alle parole di Gennaro, e si consolava.

Graziella cresceva a vista d'occhio, era bianca, rossa e prosperosa, ma di una bellezza volgare; avea poco cuore, e quando poteva, cercava d'umiliare la sorella in tutti i modi possibili; raccontava i suoi trionfi, i complimenti che le venivano fatti; era continuamente occupata ad adornarsi e ad agghindarsi allo specchio, pensava sempre a vestiti nuovi, tanto che il babbo dovea lavorare dalla mattina alla sera, per appagare i suoi capricci.

???Ma non ti pare che sarebbe tempo che Graziella guadagnasse qualche cosa????diceva Giovanni alla moglie.

???Lascia che si diverta, ?? ancora una bimba,???rispondeva Anna; per??, un giorno si decise di metterla da una sarta, affinch?? imparasse il mestiere; ma ci?? non valse ad altro che a darle un pretesto per stare di pi?? fuori di casa, e per diventare pi?? vanerella.

Carmela s'era rassegnata anch'essa a tenere Graziella come un essere privilegiato, e l'ammirava continuamente; si divertiva anzi ad ornarla come una bambola, ed a vederla farsi pi?? bella, dopo aver indossato la veste nuova che aveva aiutato a cucirle, rubando delle ore al sonno.

Graziella era una piccola egoista, non amava che s?? stessa. Accarezzava Carmela quando aveva bisogno del suo aiuto; la mamma, perch?? la conducesse ai divertimenti; il babbo, quando voleva che le desse quattrini per comperare dei fronzoli; e godeva la vita senza pensieri, passando lunghe ore fuori di casa, assieme alla madre, non curandosi n?? di Giovanni, che lavorava come un cane, n?? di Carmela, che si preoccupava di preparare loro la minestra, e porre in ordine la casa.

Un giorno Anna e Graziella si spaventarono nell'udire che una loro vicina era morta di vaiuolo, e che la malattia regnava nella citt??. Ebbero subito il pensiero di andare lontano; ma Giovanni disse che non avea quattrini da sprecare per capricci. Perci?? dovettero rassegnarsi a rimanere, ma tremavano dalla paura di prendere la malattia, e quando uscivano di casa, cercavano di star in mezzo alla via per non toccare il muro; non parlavano pi?? coi vicini, ed erano infelici di dover vivere con quel pensiero. Un giorno Giovanni venne a casa con una febbre fortissima, e le due donne divennero pallide come morte, quando il dottore afferm?? che si trattava di vaiuolo.

Il primo pensiero di Anna fu di mandare il marito all'ospedale, dicendo che sarebbe stato curato meglio; ma egli disse che voleva morire nel suo letto: in quanto a lei era padronissima di andarsene, se temeva di prendere il male; in quanto a lui qualche santo lo avrebbe aiutato.

???Non ?? per me, ?? per Graziella,???disse Anna,???sarebbe peccato che la sua faccia rimanesse butterata; non posso permettere che rimanga qui a questo pericolo.

???Andate,???disse Carmela,???rester?? io che sono brutta.

Anna non si fece ripetere due volte questa proposta, e rispose:

????? giusto; ?? inutile che stiamo qui tutti; tu sola basti; poi si tratta di tuo padre: ti raccomando di curarlo bene e guarda di non prender quel brutto male; anzi ?? meglio che tu ti faccia vaccinare.

Anna non s'avvicin?? nemmeno al letto per salutare il marito, e assieme a Graziella, che quando aveva inteso parlare di vaiuolo non era pi?? entrata in casa, and?? a Portici, presso una vecchia parente.

Carmela rimase sola accanto al letto dell'ammalato, non dormendo n?? giorno n?? notte per assisterlo, e quando il dottore le diceva:

???Badate, ?? una malattia contagiosa, non vi avvicinate troppo a vostro padre???essa non gli dava retta, e si contentava di lavarsi col sublimato corrosivo o coll'acido fenico, dicendo:

???Faccio queste cose, perch?? voglio star bene e poter assistere mio padre, e che non resti solo; ma per me, non m'importa di nulla.

Per parecchi giorni sopport?? le pi?? crudeli sofferenze; avvilita dall'impotenza di recar sollievo al povero infermo. Vi fu un momento che il padre, in preda ad una febbre ardente, voleva gettarsi dalla finestra, ed essa tem?? di non aver abbastanza forza per trattenerlo. N?? poteva far assegnamento sull'aiuto di alcuno, perch?? tutti fuggivano la loro casa come se fossero appestati, ed essa era alla disperazione; sola, col padre delirante, che voleva alzarsi, che non la riconosceva pi??, e la cacciava via. Fortunatamente quel periodo non dur?? molto, e a furia di cure e di riguardi il male prese una buona piega: ma bisognava vedere com'era sfigurato il povero Giovanni! avea la faccia gonfia, tutta piena di piaghe, e Carmela con una pazienza da santa, vinceva il ribrezzo e la nausea che quella vista le incuteva, per curarlo e diminuirgli lo spasimo.

Furono venti giorni di vero martirio per la povera figliuola; e quello che le dispiaceva di pi??, era vedere che n?? la madre n?? Graziella davano segno di vita, mentre l'ammalato domandava nel delirio continuamente di loro.

Quando Giovanni incominci?? a star meglio, allora conobbe la grande abnegazione della sua figlia, e l'egoismo della moglie e di Graziella, e disse a Carmela:

???Tu sei un angelo. Guai se non eri tu a curarmi! sarei morto come un cane; e dire che a te non badavo nemmeno! Come mi pento d'essere stato cos?? ingiusto! Ma ora, noi due staremo sempre assieme, e le altre resteranno l?? dove sono andate; non le voglio pi?? vedere.

Carmela le difendeva:???Sarebbe stato un peccato che Graziella venisse presa da una malattia cos?? terribile, che pu?? lasciar tracce sul viso,???diceva scusandole.

Ma Giovanni non voleva saperne pi?? n?? della moglie, n?? dell'altra figliuola, e diceva abbracciando Carmela:

???Si sta tanto bene noi due, e non voglio pi?? che tu faccia la vita che facevi una volta; verrai con me a girare la citt??, a respirar un po' d'aria libera: ne hai di bisogno, sei tanto pallida.

Quando la casa tu disinfettata, e Giovanni guarito, ritorn?? Anna, ma egli non la volle vedere.

Anna se la prese con Carmela, dicendo che le aveva guastato il marito, che non le voleva in casa perch?? Graziella era pi?? bella di lei; e mentre s'avventava contro la figliuola per batterla, entr?? Giovanni, che, rivoltosi alla moglie, disse:

???Voi non siete degna di respirare l'aria che respira quest'angelo; voi mi avete abbandonato, essa mi ha assistito e m'ha salvato.???Poi a Carmela, disse:???Andiamo via noi da questa casa, giacch?? loro non vogliono andarsene.???E condusse fuori la figlia, la quale diceva alla matrigna:

???Vado per obbedienza.

Giovanni era forte, robusto e non avea paura del mare; s'un?? ad una compagnia di pescatori, e quando faceva buona pesca, andava a venderla assieme a Carmela, la quale si sentiva rivivere trovandosi tutto il giorno all'aria aperta che le accarezzava la faccia, le penetrava nei polmoni, e la rinvigoriva.

Essa per?? pensava sempre ad Anna e Graziella, che non sapevano lavorare, e sarebbero certo morte di fame; e quando il padre aveva fatto una buona pesca, riempiva in segreto una cesta di pesci, e sull'imbrunire andava nell'antica viuzza accanto alla casa dove era nata, e sulla soglia lasciava la cesta, e poi rifaceva la via in un lampo.

Anna e Graziella quando la prima volta trovarono i pesci presso l'uscio, dissero:

????? la provvidenza che si ricorda di noi.

Esse non erano pi?? riconoscibili tanto soffrivano; non sapevano lavorare, e per conseguenza non avevano di che mangiare.

Graziella era bens?? ritornata a lavorare dalla sarta, ma non guadagnava che pochi centesimi. Anna aveva offerto i suoi servizi a qualche famiglia, ma non essendo buona a nulla, dopo le prime prove veniva licenziata.

???????Tutto colpa di quel mostricciattolo di Carmela, che ha stregato
????Giovanni durante la malattia,???diceva Anna, e si sentiva crescer
????l'odio che aveva sempre avuto per quella fanciulla.

Quando trovavano la cesta di pesce sulla porta, dicevano che certo qualche buona fata pensava a loro, e per far qualche soldo, vendevano il pesce ai vicini.

Graziella sarebbe stata curiosa di sapere chi dovesse ringraziare del pesce, e volea spiare sull'uscio per scoprire qualche cosa; ma Anna non volea saper nulla: diceva che era meglio credere che venisse dal cielo e non aver obbligazioni con alcuno.

Una sera che Carmela avea portato il pesce al posto consueto, e se ne tornava a casa, incontr?? nella viottola buia un bel marinaio che la guard?? negli occhi.

???Gennaro, siete voi?

???????Carmela!???esclam??,???non vi avrei pi?? riconosciuta, vi siete fatta
????bella come una fata.

???????E nemmeno io vi avrei riconosciuto, se il cuore non m'avesse detto
????che eravate voi.

???Ma che cosa fate ora?

???Sto in riva al mare, e faccio la pescatrice.

???Volete che vi accompagni!

???Venite.

Cos?? traversarono la citt?? raccontandosi a vicenda le loro avventure di tutto il tempo in cui erano stati lontani. Ad un certo punto, il marinaio si ferm??, e le chiese guardandola negli occhi:

???Volete che ci sposiamo? io sono stanco di star solo.

???Perch?? no????rispose Carmela,???se ?? contento il babbo!

???Andiamo a chiederglielo,???disse Gennaro.

????E senza por tempo in mezzo, and?? da Giovanni a chiedergli la mano
????della figlia.

????Il giovane era forte e aveva voglia di lavorare, e Giovanni non seppe
????trovar altra risposta che questa:

???Se vi piacete, pensateci voi; io non ho nulla in contrario.

E cos?? combinarono, e Carmela si sentiva contenta come una regina.

Per?? il giorno del matrimonio, disse al padre:

???Perch?? io sia felice devi farmi un bel regalo.

???Tu sai che non sono ricco.

???Ma tu puoi fare quello che chiedo.

???Ebbene; che cosa vuoi?

???Prima, promettimi che lo farai.

???Sentiamo.

???Devi perdonare alla mamma e a Graziella.

???Non me ne parlare.

???Ti prego, babbo, se vedessi come hanno sofferto; non si riconoscono pi??: sii buono, fammi contenta. Dunque, le faccio venire?

???Fa pure, sei tu la padrona.

E Carmela corse, anzi vol?? alla sua vecchia casa, entr?? come un razzo, e disse:

???Mamma? Graziella? venite, venite, il babbo vi perdona.

Graziella la guardava stupefatta, Anna era muta dalla sorpresa.

Finalmente Graziella le gett?? piangendo le braccia al collo, e le disse:

???????Sei stata tu, non ?? vero, a far decidere il padre? Quanto sei buona!
????E fosti anche tu quella che ci portava sempre il pesce, e pensava a
????noi?

????? stato chi ?? stato, e non se ne parli pi??; il babbo vi perdona, ed ?? contento di ritornare con voi; andiamo.???E le trascin?? fuori, fino in fondo alla strada, dove Giovanni e Gennaro l'aspettavano.

???????Ecco, babbo, oggi tutti devono esser felici, abbraccia la mamma e
????Graziella!???Poi present?? il suo sposo.

???????Che bel giovane!???disse Anna.???Si diventa buoni quando si hanno di
????quelle fortune!???soggiunse ironicamente.

???Io la sposo, perch?? Carmela ?? sempre stata buona,???disse Gennaro,???perch?? ho saputo l'assistenza che ha fatto a Giovanni quando fu ammalato, e penso che se mai mi capiter?? una disgrazia simile, non mi lascer?? morir solo come un cane.

???Basta, basta,???disse Carmela,??? non voglio che pensiamo a malinconie, dobbiamo stare allegri.

Graziella disse alla mamma:

????? vero! Carmela merita la sua fortuna; Gennaro ha ragione, ?? sempre stata buona anche quando io era cattiva; ma ora che ho provato che cosa ?? soffrire, ho pi?? compassione per gli infelici.

Carmela la fece star zitta dandole un bel bacio.

Giovanni disse a Gennaro, scotendo il capo:

???Graziella ?? giovane, e se ne far?? ancora qualche cosa: ma l'altra ?? proprio incorreggibile.

Quando Maria ebbe terminato, quell'uditorio stato attento dal principio alla fine incominci?? a far dei commenti, tutti ammirarono la bont?? e l'abnegazione di Carmela, ed erano contenti che l'altra ragazza fosse stata punita. Maria osservava che quantunque nel mondo i buoni non siano sempre premiati e i cattivi puniti, in ogni modo far il proprio dovere ?? una tale soddisfazione che non ha bisogno d'altri compensi. Mario come al solito avea fatto la caricatura di Carmela brutta come un mostriciattolo, con una grande cesta di pesci sulla testa e Graziella davanti allo specchio a farsi bella.

Intanto venne la signora Guerini colla carrozza a prendere i figli, e preg?? Maria di andar spesso alla villa, dove quasi tutti i giorni dopo la cinque vi era un po' di gente e i ragazzi si sarebbero divertiti giocando assieme.

Maria ringrazi??, e disse:???che non avrebbe potuto approfittare spesso dell'invito, temendo che i troppi divertimenti servissero a distrarre i suoi fratelli dagli studii, specialmente Carlo che dovea ripetere l'esame; ma chiese il permesso di condurli invece a vedere la fabbrica, perch?? essi lo desideravano e sarebbe stata una cosa molto istruttiva.

La signora Guerini disse che alla fabbrica potevano andare quando credevano, anzi soggiunse che Alberto ed Elvira sarebbero stati felici di accompagnarli. Cos?? fissarono la gita per la mattina dopo, e Vittorio pensava di mettere intanto in ordine la sua macchinetta fotografica, e far fotografie e poi andare a svilupparle nella camera oscura di Alberto.

VISITA ALLO STABILIMENTO GUERINI.

Nel punto dove la valle si allarga e il torrente scendendo dalle montagne rumoreggia fra i sassi, si vede biancheggiare un vasto fabbricato quadrato, con grandi cortili e degli altissimi fumaiuoli che sembrano toccare il cielo.

I ragazzi Morandi erano passati tante volte davanti a quel fabbricato, s'erano fermati a sentire il rumore delle macchine e il canto degli operai, ma non avevano osato entrare, trattenuti da un cartello sul quale era scritto: Non entrano che le persone addette ai lavori; perci?? quel giorno, tutti contenti, uscirono di casa prima dell'ora stabilita, impazienti di ritrovarsi coi loro amici.

Maria avea pregato il professore Damiati di accompagnarli. Egli cos?? istruito, che sapeva parlare di tutto con chiarezza, avrebbe potuto dare ai ragazzi delle spiegazioni sulle macchine, e la visita allo stabilimento sarebbe stata pi?? utile con una guida come lui.

Vittorio poi, che aveva la passione delle macchine, e diceva che avrebbe voluto fare l'ingegnere meccanico, era lietissimo di quella passeggiata e la considerava come una vera festa.

Passando da villa Guerini chiamarono i loro amici, e trovarono che il signor Guerini in persona voleva accompagnarli e far loro gli onori del suo stabilimento. Egli, strada facendo, incominci?? a raccontare la storia della sua azienda.

Narr?? che suo padre gli aveva lasciato un filatoio, ancora incompiuto, posto nell'ala pi?? vecchia del fabbricato, ed egli a poco a poco s'era innamorato di quel genere di lavoro, era andato in Inghilterra a studiare i nuovi sistemi di filatura, avea ampliato la sua fabbrica, vi avea aggiunto una tintoria, e finalmente la tessitura delle stoffe, che ora occupava la parte principale del fabbricato; egli parlava con amore del suo stabilimento, che avea veduto nascere e crescere sotto ai suoi occhi, ma diceva di essere stanco, e impaziente che suo figlio potesse supplirlo per riposarsi.

Cos?? discorrendo erano giunti davanti al cancello, ed entrarono tutti nel primo cortile passando per la camera del custode; un ampio stanzone dove il signor Guerini, mostr?? intorno al muro, attaccate ad una tabella, delle medaglie con un numero progressivo; ogni operaio ne avea una che dovea consegnare al custode quando entrava e farsela restituire all'uscita per verificare l'ora d'entrata e le ore del lavoro.

Nel primo cortile c'erano mucchi di lana e di cotone in bioccoli, che gli operai caricavano sopra carri a mano e trasportavano sotto ad una tettoia per la pulitura. L?? sotto videro alcuni grandissimi recipienti d'acqua bollente, pi?? in l??, dei forni per asciugare, poi pi?? gi?? delle macchine per scardare il cotone e la lana ripulita, e dappertutto una quantit?? di uomini, donne e ragazzi occupati a trasportare, a ripulire, separare la merce buona dalla cattiva.

Non fecero che traversare quella tettoia, fermandosi poco, perch?? il signor Guerini diceva che quelle operazioni non erano molto importanti; ma fecero una sosta pi?? lunga nella tintoria, dove dentro a grandi caldaie, bollivano materie d'ogni colore e dove degli operai sudanti per il caldo eccessivo, prodotto da quei liquidi in ebollizione, gettavano nelle caldaie matasse di filo greggio che si tingevano nei pi?? vivi colori, poi le mettevano ad asciugare, ma spesso dovevano passare per un'altra tinta, e forse per altre ancora.

???Andiamo avanti, che qui c'?? troppo sudiciume,???diceva Elvira, ma i ragazzi si divertivano nel vedere tutto quelle pozzanghere rosse, verdi, violette, quelle acque di tutti i colori che correvano in appositi canaletti e poi andavano a finire in un fosso, che le conduceva nel torrente.

???Ora capisco,???disse Carlo,???perch?? qualche volta si vede l'acqua tinta di vari colori.

???Badate di non sciupare i vestiti,???disse il signor Guerini.

Uscirono all'aperto e s'avvicinarono a un luogo donde si sentiva il rumore delle macchine, che pareva un mare in burrasca.

???Oh bello!???esclamarono in coro quei ragazzi, quando entrarono in un bel stanzone spazioso, ben illuminato, dove c'era una quantit?? di macchine in moto e si vedeva un bel numero d'operai attenti al lavoro; un vortice di ruote, di pulegge, di cilindri, un luccichio di metalli, tanto che per il primo momento non poterono raccapezzarsi in quella confusione, con quel rumore assordante.

???Questi sono i filatoi,???disse il signor Guerini;???sono quasi tutti uguali l'uno all'altro, e per non far confusione, fermiamoci ad osservarne uno.

Si fermarono davanti ad una bellissima macchina, grande, rotonda, dove dal centro usciva il cotone e la lana a falde, e a mano a mano che passava da alcuni forellini messi in moto da ruote dentate, s'andava assottigliando, in modo che si avvolgeva in fili sottilissimi intorno alle centinaia di rocchetti, che giravano continuamente, come in una danza vertiginosa.

Il signor Guerini fece fermare la macchina, perch?? vedessero bene, e allora il professor Damiati spieg??, come quegli arnesi dove il cotone era disposto a falde quasi in natura, facessero l'ufficio della conocchia che adoperavano le donne antiche per filare, e mostr?? quale progresso si era fatto da quel tempo, in cui s'impiegavano parecchie giornate per filare un solo gomitolo di cotone, ed ora se ne filano centinaia in un'ora.

???Pare una magia,???dicevano quei ragazzi tutti attenti a vedere come in quel continuo ballare di rocchetti e di fili, le cose procedessero con tanta prestezza e precisione, ed espressero il desiderio che si rimettesse in moto la macchina; poi stettero ad osservare meravigliati, estatici, ammirando la velocit?? con cui andava, e la prontezza colla quale gli operai riappiccavano il filo che qualche volta si spezzava durante il lavoro, cambiavano i rocchetti e fermavano la macchina quando accadeva qualche incaglio.

???Pare una gran ragnatela,???disse Mario, che stava ad ammirare a bocca aperta quello spettacolo nuovo per lui.

???Mi pare che ce ne sieno tante di ragnatele!???soggiunse Angiolina,???e dire che non ho mai pensato, che per una gugliata di cotone ci volesse tanto lavoro!

???Ma credi che con quel cotone si possa lavorare????chiese Alberto
Guerini.???Senti,???e le diede un filo, che appena teso, si spezz??.

???Vedete,???disse, mostrando di essere istruito nella materia,???ora venite con me e vi far?? vedere.

E li condusse vicino ad un'altra macchina, la quale serviva di torcitoio, cio?? torceva i fili di due o tre rocchetti avvoltolandoli intorno ad uno solo; e qui Alberto tutto contento di poter far sfoggio della sua scienza, soggiunse:

???In questo modo si fa il cotone pi?? o meno grosso, secondo che si torcono insieme due, tre o quattro fili; e cos?? il cotone che serve per cucire, si pu?? far forte quanto si vuole.

Tutti i ragazzi stavano a bocca aperta, davanti a quelle macchine in moto, a quegli operai attenti al lavoro, che parevano anch'essi far corpo colle loro macchine, ma furono ancora pi?? maravigliati quando andarono nello stanzone della tessitura.

???Oh bello!???disse Giannina fermandosi davanti ad un grande telaio, dove erano tesi in bell'ordine dei lunghissimi fili, e una spola correva avanti e indietro con grande rapidit??, formando, dove passava, una tela fitta e compatta.

???Pare un topolino!???esclam?? Mario.

???Ecco, vedete, questo ?? l'ordito,???disse il professore Damiati,???e il filo che lo attraversa guidato dalla spola ?? la tessitura; badate come quando la spola ?? passata, con un macchinismo quasi automatico, una met?? dei fili s'abbassa e l'altra met?? si alza perch?? i fili che devono essere intrecciati si alternino coi fili trasversali.

???E che cosa sono tutte quelle spole????disse Carlo.

????? per fare un tessuto di colori diversi; ogni colore ha una spola, e l'operaio deve stare attento di cambiarla al momento giusto.

???Come ?? bello!???disse Vittorio,???mi piacerebbe star qui tutto il giorno,???e intanto guardava sotto alle macchine, cercando di scoprire il loro meccanismo, si arrovellava il cervello in mezzo a quell'intrecciarsi di ruote e di cilindri, e diceva che gli pareva impossibile, che tutte quelle macchine cos?? esatte e perfette, fossero fatte dagli uomini.

Mentre erano l?? con tanto d'occhi ad osservare, la tela si tesseva con grande rapidit?? e si avvoltolava intorno ai cilindri; e nel medesimo tempo dalla parte opposta ne usciva altrettanto ordito, e Vittorio continuava a guardare dicendo:

????? meraviglioso, io ci perderei la testa.

Il professore spiegava come l'invenzione di quelle macchine fosse avvenuta a poco a poco, a furia di uomini d'ingegno che vi apportarono sempre nuovi miglioramenti e coll'aiuto delle nuove scoperte nell'industria; narr?? che i primi tessuti erano cose grossolane, poi l'arte del tessere si perfezion?? col telaio inventato da Jaquard, ma anche quello era rozzo, pesante, e la spola doveva esser guidata dalla mano, finch?? a poco a poco si giunse al punto di poter ottenere colla massima facilit?? una immensa quantit?? di lavoro, specialmente dopo che s'incominci?? ad adoperare il vapore come forza motrice.

Maria avrebbe voluto stare tutta la giornata in quel tempio del lavoro, ma temeva di abusare della bont?? del signor Guerini, il quale trascurava in quel momento le sue occupazioni, per servire loro di guida; poi temeva che una visita tanto prolungata, potesse distrarre gli operai; sicch?? dopo aver dato un'occhiata alle stanze meno importanti dove la tela veniva imbiancata e cilindrata, dove ai rocchetti di cotone si appiccicavano dei bigliettini colla marca di fabbrica e si mettevano in scatole per la spedizione; dopo essersi per ultimo soffermata davanti alla macchina a vapore, dalla quale partiva tutto il movimento, usc?? da quel luogo riportandone un'impressione indimenticabile.

LA MACCHINA FOTOGRAFICA.

Vittorio era riuscito coll'aiuto d'una lente regalatagli da Alberto, a mettere assieme una macchina fotografica molto semplice, ma colla quale si riprometteva un grande divertimento, pel tempo delle vacanze.

Ecco come avea fatto per combinare la sua macchinetta:???Prima prese una cassettina di legno, che foder?? di stoffa nera, avendo cura che non vi penetrasse nemmeno un filo di luce: poi colloc?? davanti la lente destinata a raccogliere i raggi luminosi e mandarli nell'interno della cassetta, o camera oscura; guard?? se gli oggetti posti davanti alla lente si disegnavano bene e con chiarezza, sopra un vetro smerigliato che pose dietro alla cassetta per fare l'esperimento. La macchinetta era riuscita bene; ed egli poteva benissimo al posto del vetro smerigliato mettere dei vetri preparati col bromuro d'argento, e sensibili alla luce. Studi?? un sistema per cambiar i vetri entro un sacco nero, in modo che non fossero esposti alla luce, e fece un cappello aderente alla lente da mettere e togliere a mano, e intanto studiava una forma pi?? comoda di otturatore.

Egli voleva fare il ritratto di tutta la sua brigata, prima che partisse l'Angiolina; faceva i dispetti a Mario che coi suoi disegni non avrebbe potuto pi?? gareggiare con lui, il quale copiava scene e paesi colla rapidit?? fotografica.

Quando la sua macchina fu pronta, fece posare al sole tutta la famiglia, e si stizziva perch??, vedendo la sua aria importante da provetto fotografo, non potevano star fermi, n?? trattenersi dal ridere. Rifece tre volte il gruppo nella speranza che riuscisse almeno una volta; poi non ebbe pace finch?? non gli venne fatto d'andare alla villa Guerini per sviluppare le sue lastre nella camera oscura d'Alberto, il quale dovea fargli da maestro.

And?? assieme a Carlo, che era ansioso di vedere i risultati della fotografia, e quando furono tutti e tre rinchiusi nella camera buia, Alberto vers?? un liquido in una bacinella e disse:

???Vedete, questo ?? idrochinone, una sostanza che far?? risaltare la imagine sul vetro; si potrebbe anche adoperare l'acido pirogallico, l'ossalato di ferro e tante altre cose; ma io preferisco questo, perch?? mi pare migliore.???Poi coperte le lastre col liquido, gl'insegn?? a scuoterlo fino al punto di veder disegnarsi qualche cosa, infatti sui vetri si andavano figurando delle linee bianche e nere come per virt?? magica.

???Vedete,???disse,???gli oggetti chiari pi?? in luce, vengono neri, e viceversa, le cose scure vengono chiare, perci?? queste si chiamano negative. Ecco ora questo vetro ?? abbastanza nero, mettiamolo in questa bacinella, dove c'?? un po' d'iposolfito di sodio il quale scioglie i sali d'argento ormai inutili; cos??, ora, la negativa ?? completa, possiamo portarla alla luce; per?? prima bisogna lavarla bene nell'acqua pura.

Quando furono alla luce ebbero la dolorosa sorpresa di trovare una negativa colle figure doppie.

???Oh rabbia! si sono mossi,???disse Carlo tutto imbronciato.

???Mi pare che sia la macchina che s'?? mossa;???disse Alberto,???queste per?? sono riuscite meglio; ma sono senza testa,???soggiunse osservando la seconda negativa.

La terza era meglio delle altre, ma le persone avevano la faccia nera e poco distinta, e anche quella non si poteva dire ben riuscita, per?? bisognava lasciarla asciugare prima di stamparla, e poterne vedere l'effetto. Alberto regal?? agli amici qualche pezzetto di carta preparata, affinch?? potessero stampare le fotografie, ed una bottiglietta con un liquido per fissarle sulla carta.

???Quando questa carta ?? esposta alla luce senza negativa viene tutta nera,???disse Alberto???e non si vede nulla;???e spieg?? come le parti che sulla negativa erano chiare venivano scure sulla carta, perch?? la luce vi passava liberamente e l'anneriva, mentre le parti scure rimanevano chiare; ed era tutto contento di poter fare da maestro a quei ragazzi, che per la prima volta avevano nelle mani una macchina fotografica.

Andarono a casa tutti allegri, credendo che una volta stampata la fotografia avrebbero potuto mostrare la loro bravura, ma appena Maria diede loro un'occhiata, disse tutta spaventata:

???Che cosa avete fatto? Non vedete che i vostri vestiti sono macchiati?

Essi si guardarono e risposero confusi:

????? vero???ma non ci si vedeva in quella camera buia, buia; c'era soltanto un lanternino rosso.

???E intanto avete sciupato i vestiti, e cos?? non potrete pi?? venire in nessun posto, e molto meno dai signori Guerini, perch?? non posso comperarvi degli abiti nuovi per i vostri capricci.

???Prova a ripulirli???disse Vittorio.

???Non vedete che gli acidi hanno intaccato il colore? ormai non c'?? rimedio, non si possono ripulire.

Maria era disperata, voleva rompere la macchinetta, perch?? quelli non erano divertimenti per loro, costavano troppo, ed era certa che non erano riusciti e non avevano fatto altro che perdere il tempo e sciupare i vestiti.

I ragazzi si misero a stampare, e rimasero proprio malcontenti di vedere i gruppi cos?? mal riusciti, e che tutti avevano le faccia scure come se fossero africani.

Elisa non voleva essere cos?? brutta, Giannina diceva che pareva una scimmia, e Angiolina diceva d'essere un mostro.

I fotografi erano avviliti, e Vittorio si dichiarava vinto e diceva di voler rinunciare alla fotografia, anche per non dare dispiacere alla sorella. Carlo avrebbe voluto la macchinetta di Vittorio per perfezionarsi; ma Maria la prese e la chiuse in un armadio, mentre Angiolina pensava al modo di mettere un pezzettino di stoffa nuova con un rammendo, dove erano le macchie, tanto per non vedere delle faccie scure l'ultimo giorno che restava in loro compagnia. Invece Mario trionfava; aveva ragione di essere nemico della fotografia! almeno coi suoi scarabocchi non sciupava i vestiti e anzi, gi?? che gli capitava la buona occasione, s'accinse a fare la storia delle gesta fotografiche dei suoi fratelli.

Lavor?? tutta la giornata, e quando mostr?? i suoi lavori, furono accolti da un'ilarit?? generale.

Erano tre quadretti, pieni di spirito; nel primo la posa, coi fotografi che si davano grande importanza e gli altri negli atteggiamenti pi?? grotteschi; il secondo rappresentava la camera oscura, cio?? uno stanzino buio dove misteriosamente i suoi fratelli versavano un liquido sui loro vestiti, invece di versarlo sulle negative; poi finalmente il quadro finale: i fotografi coi vestiti macchiati e con in mano due pezzi di carta che rappresentavano dei personaggi senza testa, o con due teste, i fotografi con tanto di naso, e Maria che si disperava di vederli in quello stato.

Tutti risero, e Angiolina preg?? Mario di regalarle quei disegni.

Maria faceva uno sforzo per star seria, ma avea una gran voglia di ridere, e sgridava Mario di non esser buono che a burlarsi di tutti.

Pi?? tardi quando vennero il professore e Don Vincenzo, essa raccont?? loro le disgrazie dei suoi fratelli, che s'erano sciupati i vestiti; e disse ch'era proprio adirata colla fotografia e con tutte le nuove invenzioni.

Don Vincenzo fece eco alle sue parole; anch'egli trovava che si viveva meglio nei tempi passati senza tante macchine, tanti giornali e tante scoperte. Appunto quella mattina aveva letto in un giornale che un operaio aggiustando un filo della luce elettrica era rimasto fulminato e che era avvenuto uno scontro ferroviario: tutte cose che in altri tempi non sarebbero accadute. Damiati non voleva sentire quei discorsi; egli che era un vero uomo moderno, amava il progresso e ammirava i nuovi ritrovati della scienza: diceva soltanto che bisognava esser preparati a tutte queste novit??. Invece ci comportavamo da bambini, esagerando in tutto; prima eravamo rimasti spauriti dall'invasione di tante macchine, che si credevano opere infernali, dopo s'and?? all'eccesso opposto, e si riguard?? tutto come un giochetto, mettendo spensieratamente le mani fra le macchine, bruciandosi e avvelenandosi coi preparati chimici, esaltandosi il cervello colla lettura dei giornali, impazienti di correre e d'arrivare, dopo che il vapore avea sostituito i cavalli, avidi di notizie dopo che correvano col telegrafo, e tutta una vita agitata e febbrile che venne a turbarci la calma.

???A me, vi confesso,???soggiunse,???piace questo movimento e questo progresso, ma vorrei solo che i nostri figli fossero anche essi pari alle difficolt?? dei nostri tempi; cio??, pi?? avveduti, pi?? prudenti, e conoscessero i pericoli che aumentano da tutte le parti, e avessero l'avvertenza di schivarli. Se quell'operaio avesse saputo il modo con cui si forma l'elettricit??, avrebbe saputo scansarsi prima di lasciarsi uccidere dalla corrente elettrica; se Carlo e Vittorio avessero saputo come erano composti i liquidi che adoperavano per la fotografia, non si sarebbero macchiati i vestiti; forse, causa la loro ignoranza avrebbero anche un giorno o l'altro potuto bere in sbaglio uno di quegli acidi, e avvelenarsi. Ora la smania d'arrivare a tutto, di saper molte cose, fa s?? che si studia superficialmente: la scienza resa popolare, ci famigliarizza anche colle cose pi?? nocive, e si ?? circondati da pericoli prima ancora di conoscerli e di saperli evitare. Una volta invece la scienza era possesso di pochi; si circondava di silenzio e mistero, e naturalmente c'erano meno pericoli; ma le popolazioni erano invece ignoranti e superstiziose.

Consigli?? poi i ragazzi a diffidare delle sostanze che non conoscono, ad esser prudenti e studiare per poter rendersi ragione dei pericoli, e tenerne lontane le persone di famiglia.

PARTENZA DI ANGIOLINA.

Angiolina vedeva volar via con rammarico le belle giornate che passava in campagna assieme ai suoi amici; ma la mamma la sollecitava a ritornare a casa, ed essa s'era decisa di partire assieme al signor Morandi, il quale dovea recarsi in citt??.

Bisognava proprio che pensasse al piacere di rivedere la sua mamma, per non dolersi troppo di abbandonare quella vita che le piaceva tanto.

Aveva ancora un giorno di vacanza, e quella giornata volle impiegarla bene. Essa radun?? tutta la sua roba e chiuse la sua valigetta; poi and?? a salutare tutti gli angoli della casa e del cortile; volle per ultimo uscire per andare alla posta, ed ivi trov?? il curato e il professore, che come al solito, parlavano delle notizie del giorno.

???Domani non sar?? pi?? qui???pens??, e quasi senza volerlo i suoi occhi le si empirono di lagrime.

Quando fu seduta a tavola disse:

????? l'ultimo giorno che pranzo con voi.

???Vuoi restare finch?? stiamo tutti????chiese Maria,???a noi fai piacere.

???Ho la mamma che m'aspetta,???rispose Angiolina.

???Ma ritornerai l'anno venturo???disse Maria.

???Per me sarei tanto contenta, e vivr?? tutto l'anno con questa speranza.

Poi volle a tutti i costi portare con s?? alcuni lavori che Maria dovea fare.

???Li terminer?? io???disse;???cos?? occupandomi dei vostri lavori mi sembrer?? d'esser meno lontana da qui.???Poi soggiunse:???Mi dispiace per tante ragioni andar via, anche perch?? non sentir?? pi?? raccontare le belle storie di Maria.

???Belle o brutte, te ne legger?? in citt??,???disse Maria,???intanto mi si presenter?? forse l'occasione di aggiungerne delle altre.

???Ci vedremo dunque anche in citt???

???Certo.

???Come sono contenta! mi dispiace meno d'andar via.

Poi voleva dire tante cose per esprimere la sua riconoscenza, ma non aveva coraggio.

???Sono una sciocca,???disse a Maria,???non so dir nulla, ma mi hanno fatto tanto bene queste settimane passate all'aria aperta; e poi ho imparato tanto, ?? cos?? brava lei! Come mi piacerebbe poterla imitare!

E Maria le prendeva la testina e le dava tanti baci dicendole:

???Non hai bisogno d'imparar nulla da nessuno, conservati una buona figliuola come sei e come vorrei che fossero le mie sorelle.

???Ecco l'ultima notte che dormo in questa stanza, ecco l'ultima colazione che faccio con voi,???andava dicendo la fanciulla. Ma la colazione non la fece, perch?? non ne aveva voglia: era troppo commossa di lasciare quei luoghi, dove si era trovata tanto bene.

And?? nella sua camera e discese col cappellino e la borsetta in mano.

Tutti vollero accompagnarla alla stazione, e darle qualche ricordo:
Vittorio le regal?? un libro, Giannina le porse un mazzo di fiori,
Mario le regal?? un disegno che rappresentava tutta la famiglia Morandi
in lagrime per la sua partenza.

Essa era turbata e non trovava pi?? parole per ringraziare.

????? troppo, ?? troppo, grazie,???continuava a dire,???quanto siete buoni!

Arrivarono alla stazione cinque minuti prima che partisse il treno.

Dovette subito mettersi al posto, ma stette al finestrino a chiacchierare coi suoi amici; aveva da raccomandar loro tante cose e specialmente di scriverle, di dirle tutto quello che accadeva in quel paese e di tornar presto in citt??, dove essa avrebbe contato i giorni aspettandoli. Le pareva d'aver ancora tanto da dire, ma si ud?? il segnale della partenza.

???Addio, addio,???disse sporgendo la manina fuori dal finestrino; poi fu vista quella manina scuotere un fazzoletto bianco mentre il treno spariva in distanza.

???Addio, addio,???gridarono tutti sventolando i fazzoletti, e stettero l?? fermi finch?? videro un punto nero che correva, correva lontano, finch?? non udirono pi?? il rumore del treno, poi rifecero la strada fatta, ma pi?? tristi, come se mancasse loro qualche cosa e sempre parlando di Angiolina.

???Ecco una ragazza che dovreste prendere per modello,???disse Maria.

????? vero, ?? tanto buona,???disse Giannina,???voglio proprio aiutarti come faceva lei.

Elisa pensava invece, che sarebbe toccato a lei ad aiutare la sorella maggiore; ma ci?? le dava noia perch?? il suo maggior piacere sarebbe stato di far la signora e non pensare che ai divertimenti, come Elvira Guerini.

Essa propose alla compagnia d'andare appunto a trovare i Guerini per consolarsi della partenza di Angiolina; ma Maria replic?? che di distrazioni ne avevano avute anche troppe, e bisognava pensare a lavorare e a studiare, altrimenti Carlo non avrebbe passato l'esame; poi non voleva andar troppo spesso in casa Guerini; perch?? la sua famigliuola modesta al contatto coi Guerini avrebbe certo acquistato delle abitudini e dei bisogni che non avrebbe potuto soddisfare.

???Quelle s?? sono persone felici!???disse sospirando Elisa, e si rassegn?? a tornarsene a casa, ma tenne il broncio per tutto il giorno, tanto che Vittorio si maravigliava che l'Elisa si rattristasse tanto per la partenza di Angiolina.

L'EROE DELLA MONTAGNA.

La mancanza di Angiolina era tanto sentita da tutta la famiglia Morandi, che pareva fosse partita, assieme alla fanciulla, anche una buona dose d'allegria.

Elisa era di cattivo umore, perch?? non aveva pi?? l'aiuto dell'amica, per metterle in assetto la camera, per rammendarle i vestiti, e per tante altre cose, che Angiolina faceva colla massima indifferenza, e a lei davano noia. Giannina cercava di aiutare un po' pi?? Maria, correva ad eseguire le sue commissioni, preparava la tavola, e faceva il possibile per rendersi utile, ma era tanto piccina, che le sue deboli forze non bastavano a far tutto.

Anche i Guerini venivano pi?? di rado, perch?? avevano degli ospiti coi quali dovevano andare tutto il giorno in giro pei dintorni. Per?? veniva un po' pi?? spesso il professore Damiati che si trovava sempre bene in casa Morandi. Per far piacere a Maria, dava lezione a Carlo, ed agli altri ragazzi utili suggerimenti, e spiegava loro tutte le cose che non riuscivano a comprendere.

Egli incoraggiava Maria a leggere i suoi racconti, che erano il divertimento di tutta la brigata, e avevano servito a quietare la vanagloria di Carlo, che prendendo a modello quelli eroi, diceva di contentarsi di eroismi pi?? modesti. Giannina e Mario, i quali si annoiavano senza Angiolina, avevano pregato Maria di leggere l'eroe della montagna, come aveva promesso da tanto tempo; ed essa vedendo che la conversazione languiva, prese il suo manoscritto e incominci?? la lettura.

La famiglia di Nando Verres, viveva in una casupola ai piedi delle Alpi, ed era felice. Nando, forte come una quercia, conosceva tutti i passi difficili delle montagne circostanti, ed era molto ricercato come guida dai viaggiatori, che volevano avventurarsi sulle cime aguzze di quelle alture, sempre coperte di neve.

Nella buona stagione, non restava mai in casa, anzi le persone che lo volevano, dovevano impegnarlo qualche settimana prima per poterlo avere, e non si muoveva se non lo pagavano bene.

????Egli avea bisogno di guadagnar molto, poich?? avea la moglie e una
????nidiata di bimbi da mantenere; il maggiore dei quali, che si chiamava
????Nando come il padre, aveva appena quattordici anni.

Il montanaro era partito con un signore inglese una mattina all'alba, per una gita che dovea durare tre giorni, ma quando fu il terzo giorno, la moglie cominci?? ad essere inquieta non vedendolo ritornare; essa ogni tanto usciva dal suo casolare per contemplare il cielo grigio, e le montagne che erano tutte coperte da una nebbia fitta, e nel vedere quel cattivo tempo, si sentiva stringere il cuore, perch?? temeva qualche sventura.

Nei primi anni di matrimonio, quando il suo uomo era sulla montagna, stava sempre inquieta; poi quando lo vide tutte le volte ritornare con un bel gruzzolo di quattrini, non ci pens?? pi??; ma diceva sempre che non avrebbe voluto che i suoi figliuoli facessero quel mestiere dove c'erano troppi pericoli; per?? il figlio maggiore avea voluto spesso seguire il padre nelle gite alpestri e difficili, innamorato anch'egli delle alte cime, e dell'aria frizzante della montagna che gli dava appetito e gli rinvigoriva i muscoli.

Madama Verres, come la chiamavano nel villaggio, continuava dunque a guardare il cielo e i monti coll'ansia nel cuore.

Nella notte aveva sentito la bufera rumoreggiare nelle gole delle montagne, la pioggia cadere lenta e senza tregua, ed avea un triste presentimento, come non aveva avuto mai.

????Pass?? due giorni in quell'inquietudine, quando si present?? a lei un
????messo venuto dalla citt?? vicina a chiedere notizie del signore inglese
????partito con suo marito, per la montagna.

???C'?? la madre di quel signore nella massima inquietudine;???disse,???si parla di un tempo orribile, di una compagnia che si ?? perduta sulla montagna, e mi ha mandato a vedere se ne sapete qualche cosa.

???Nulla, nulla, muoio anch'io dall'incertezza, dalla paura di qualche disgrazia,???disse la povera donna.

???Bisogner?? far delle ricerche,???disse il montanaro,???la signora inglese promette una ricompensa a chi le porter?? notizie del figlio; ma nessuno si vuol arrischiare a salir la montagna con questo tempo.

???Andr?? io,???disse Nando, il ragazzo di quattordici anni.

???Sei pazzo????gli disse la madre.

???Sono forte, conosco la montagna e la strada che ?? avvezzo a seguire il babbo, e sono certo di trovarne le tracce.

???E se avvenisse qualche disgrazia, che cosa faccio io?

???Ti prometto di ritornare, e di portarti notizie di babbo.

Prese una bisaccia di tela, con alcuni viveri, si mun?? di un bastone ferrato, e di corde, si fece seguire dal suo cane che non lo abbandonava mai, e s'avvi?? sulla montagna senza ascoltare le preghiere della mamma che temeva di perderlo.

Sal?? il sentiero lubrico del monte pieno di speranza, seguendo la via che soleva tenere suo padre. Cammin??, avanti avanti, sempre salendo per ore intere, ora in mezzo alla fitta nebbia, ora sotto ad una pioggia che gli arrivava alle ossa; sempre cercando intorno a s?? le tracce del passaggio del padre; nella notte si ricover?? in un rifugio, e quello fu il primo posto dove trov?? segni del passaggio di persone viventi: in terra vide dei resti di viveri, poi la paglia coll'impronta di due persone, che dovevano aver dormito la notte, ed una di quelle impronte era proprio della lunghezza di suo padre. Dovevano certo esser passati di l?? per salire sulla cima del monte.

All'alba si rimise in cammino, sempre seguito dal cane, osservando tutto ci?? che potesse indicargli il passaggio di qualche persona.

Il sentiero era scomparso sotto ai mucchi di neve caduta; egli col bastone ferrato ruppe quella neve, ma inutilmente; e avanti, avanti sulla montagna che si faceva pi?? erta e pericolosa; si sentiva gelare, e pur dovea continuare il suo cammino. Ad un certo punto vide il cane inquieto, far dei moti strani, e scorse le traccie d'una valanga, che dovea esser caduta di recente.

???Cerca, cerca,???disse al cane.

E il cane obbediente cominci?? a raspare colle zampe, finch?? si ferm?? guardando e dimenando la coda; infatti sent?? sotto la neve qualche cosa di molle, divenne pallido e cominci?? a tremare; non avrebbe potuto continuare il suo lavoro senza l'aiuto del cane, che a furia di zampe cercava di rompere la neve gelata.

Quando si pot?? scoprire qualche cosa, non ci fu pi?? dubbio: erano esseri umani quelli che erano sepolti in mezzo alla neve. Allora Nando si mise con maggior lena a disseppellire quella massa nera che si faceva pi?? distinta, la quale prese forma di un gruppo di braccia e di gambe che non si capiva che cosa fosse; ma quando fu del tutto scoperta, Nando riconobbe il padre raggomitolato assieme all'inglese, che avevano trovato tutt'e due la stessa morte orribile.

Solo, in quella solitudine, con que' due cadaveri davanti agli occhi, si sent?? stringere il cuore, e pens?? alla sua mamma; ma il freddo incalzava, e non c'era tempo da riflettere; lasci?? il cane a guardia dei cadaveri, vide in distanza degli abeti, vi and?? correndo, ne strapp?? dei rami, e fece una specie di slitta, dove adagi?? i due cadaveri, e discese la montagna trascinandoseli dietro con una corda; il sentiero era sdrucciolevole, avea le mani intirizzite, si sentiva mancare; ma era coraggioso e volea resistere fino alla fine.

Era notte quando giunse al villaggio, e non avea coraggio di presentarsi alla mamma.

Ma essa, che stava continuamente alle vedette, gli and?? incontro, e quando vide il corpo del marito steso sui rami d'abete, cadde svenuta nelle braccia del figlio.

La poveretta rimase parecchi giorni quasi inebetita, non potendo persuadersi che il suo uomo fosse morto, e non sapendo come campare tutti quei figliuoli. Quando vennero nuovi forestieri a cercare della guida Nando Verres, si present?? loro il figlio e disse:

???Eccomi.

???Come, vuoi tu andare cos?? giovane, e dopo l'esempio di tuo padre????gli disse la madre.

Egli mostr?? i fratellini e disse:

???????Bisogna che pensi a te e a loro; non temere, mamma, ti prometto che
????non mi esporr?? ai pericoli inutilmente,???e s?? dicendo part?? e in poco
????tempo divenne degno successore di suo padre.

Ma sebbene egli sia ora una delle guide pi?? rinomate delle Alpi, la signora Verres, quando parte, ha sempre le lagrime agli occhi, e trema sempre temendo di non rivederlo pi??.

SCIOPERO ALLO STABILIMENTO GUERINI.

Una mattina quando Carlo e Vittorio ritornarono dall'ufficio postale dove erano stati come al solito a prendere i giornali, raccontarono che tutto il villaggio era sottosopra, perch?? gli operai dello stabilimento Guerini s'erano posti in isciopero, e dissero che nella piazza e per le vie, dappertutto si parlava di questo avvenimento, e c'erano gruppi d'operai, come se fosse festa.

Pi?? tardi quando il professore and?? dai Morandi a dar lezione a Carlo, egli diede maggiori ragguagli.

Gli operai avevano preso il pretesto da una multa, che il direttore aveva inflitta ad uno di loro, per chiedere aumento di paga e diminuzione delle ore di lavoro, e non avendo ottenuto nulla, quella mattina non erano andati alla fabbrica.

Per quel giorno non si parl?? d'altro che di quel fatto; ad ognuno se ne domandava notizie. Mario voleva sapere che cosa significasse questo sciopero, e il professore spiegava, come gli operai per ottenere quello che desideravano, si univano assieme e disertavano dal lavoro per obbligare il proprietario a conceder loro quello che esigevano.

-S??, ma intanto non guadagnano,???disse Mario.

???Non ?? vero,???disse il professore.???Dovete sapere che s'?? formata una societ?? fra gli operai. Ognuno quando lavora, versa nella cassa della societ?? una piccola somma, che poi serve a pagare gli operai che si mettono in sciopero, i quali in questo modo hanno la paga anche senza lavorare.

????? una cosa ingiusta,???disse il ragazzo.

????? un modo come un altro per far la guerra al proprietario; mezzo che in certi casi pu?? essere giusto, e riesce a migliorare la condizione dell'operaio; ma molte volte l'operaio abusa di questa forza, va all'eccesso, ed allora il danno ?? tutto suo.

???Chiss?? come saranno inquieti ed irritati i signori Guerini!???osserv??
Maria.

Pi?? tardi giunsero notizie peggiori; l'agitazione fra gli operai era grande; essi avevano fischiato i signori Guerini, e gettato dei sassi dietro la loro carrozza; si diceva che ci fossero dei feriti. A quelle notizie Maria non pot?? pi?? star ferma e decise di andare alla villa Guerini per sapere qualche cosa di preciso.

???Non ?? prudenza muoversi,???disse Carlo,???gli operai se la possono prendere anche con noi.

???Dove ?? andato il tuo eroismo????chiese Maria,???qui non si tratta di esporsi per capriccio ad un pericolo. ?? una famiglia di persone gentili che ci hanno accolto colla massima cortesia ed ora si trovano in angustie; mi par nostro dovere di andar a sentir le loro notizie e vedere se possiamo giovare in qualche modo ai nostri amici; non abbiamo fatto male a nessuno e non dobbiamo temere.

???Vi ammiro anche questa volta per il vostro coraggio,???disse il professore,???soltanto vi chiedo il permesso di accompagnarvi, anch'io desidero offrire i miei servigi ai signori Guerini.

???Andiamo,???disse Maria.???Carlo ed Elisa, che sono pi?? grandi, possono venire con noi; gli altri restino a casa; ?? inutile dar tanto nell'occhio e andare in frotta, come se si trattasse d'una festa.

???E se vi succedesse qualche cosa?

???E non temete d'essere d'incomodo in questo momento????chiesero i ragazzi.

???Se siamo d'incomodo non ci riceveranno, ecco tutto;???rispose Maria,???noi avremo fatto il nostro dovere. Non c'?? pericolo che ci succeda qualche cosa; in ogni caso entreremo dalla porticina del giardino e nessuno ci vedr??.

Maria si mise il cappello e usc?? assieme ad Elisa, seguita da Carlo e
Damiati.

S'avviarono verso casa Guerini evitando di passare in mezzo al paese; per?? nelle vicinanze della villa incontrarono delle brigate di operai, che ragionavano fra loro e gesticolavano con vivacit??. Proseguirono la strada senza badare a quei crocchi di persone disoccupate, e giunsero alla villa, dove i signori Guerini li ricevettero mostrandosi molto grati della loro premura e dispiaciuti che potessero aver qualche noia per cagion loro.

???Siamo messi all'indice,???disse la signora tutta addolorata,???e quello che mi rincresce di pi?? ?? di vedere l'ingratitudine dei nostri operai, che abbiamo pur trattato sempre bene, come fossero nostri figli.

Poi raccont?? come la mattina avesse voluto accompagnare il marito alla fabbrica, perch?? sarebbe stata inquieta di lasciarvelo andar solo.

???Se vedeste???soggiunse,???che desolazione! Pare un cimitero; tutte quelle macchine l?? immobili, quegli stanzoni freddi, vuoti, quel silenzio???. fa stringere il cuore.

Il signor Guerini era tutto irritato, e andava avanti e indietro per la stanza pensando al danno che gli recava quello sciopero, alle commissioni che non poteva eseguire, e pi?? di tutto a quella gente, alla quale avea dato lavoro, a tutti quei contadini, che gli dovevano l'esistenza e che ora gli si ribellavano.

Ogni tanto veniva qualche messo mandato dal direttore dello stabilimento: una commissione d'operai sarebbe venuta il giorno appresso per dire ci?? che pretendevano.

Seppero che il sindaco aveva telegrafato alle autorit?? della provincia, e nella giornata doveva venir della truppa per tenere a dovere gli operai pi?? turbolenti.

La signora raccont?? una scena commovente.

Cinque operai erano andati al lavoro malgrado le minacce dei compagni, dicendo che non avevano nessuna ragione di abbandonare una famiglia che li aveva sempre beneficati. Gli altri volevano entrare a forza per trascinarli di l??, bastonarli, e forse ucciderli; tanto che essa stessa li avea pregati di sospendere il lavoro; ma quando uscirono dalla fabbrica furono accolti a furia di fischi e d'insulti; era una cosa che faceva proprio pena. Era vero che dei sassi erano stati lanciati dietro alla loro carrozza. Fortunatamente non avevano ferito nessuno, ma erano tutti sgomentati e tremavano ad ogni pi?? piccolo rumore e ad ogni suonata di campanello.

???E come farete questa notte????disse il professore.

???Chiuderemo bene la villa, e star?? alzato qualcuno a far la guardia.

???Se voleste venire da me,???disse il Damiati.

???O da noi???disse Maria.

???Grazie,???ma prima di tutto non si vorrebbe attirar su di voi l'ira del popolo, poi non vogliamo abbandonare la casa; sarebbe una vilt??. Anche i ragazzi devono abituarsi alle lotte e alle difficolt?? della vita; se in questi giorni avrete coraggio di venire a tenerci compagnia, ci farete un regalo; nei momenti difficili quando si ha tanti nemici, fa piacere aver dei buoni amici, e vedere che non ci abbandonano.???

Maria promise di passare alla villa gran parte della giornata coi suoi fratelli, e si offerse per tutto quello che potesse loro esser utile.

Le faceva proprio pena vedere quella famiglia in quel frangente, e chiusa in casa come in una prigione, e quando furono usciti, chiese ad Elisa se avrebbe avuto piacere in quel momento trovarsi nei panni d'Elvira, ch'essa invidiava tanto.

???Sono in prigione, ma ?? una bella prigione, dove io ci starei tutta la vita,???rispose la fanciulla.

???Ti annoieresti,???disse Carlo,???come un uccello si annoia in gabbia, anche se ?? d'oro.

???Ora passano, ?? vero, un brutto momento, ma io mi cambierei subito con loro,???disse Elisa. Per?? quei fatti la fecero riflettere, e cap?? che pi?? si ?? in alto, pi?? ci sono dolori, e che forse sua sorella aveva ragione nel dire che la vita modesta e ignorata ha pure i suoi vantaggi.

Vedendo gli operai abbastanza quieti, fecero un giro nel villaggio, in mezzo ai gruppi di gente dove non si parlava d'altro che dello sciopero; e di operai che ragionavano fra loro sul da farsi.

Bisognava resistere,???dicevano,???era tempo di finirla, erano stanchi di lavorare come bestie da soma, per mantenere il lusso dei ricchi, volevano godere e divertirsi, era venuto anche il loro tempo.

In alcuni gruppi c'erano le donne che volevano dar consigli e dir la loro ragione. Maria ferm?? una donna che conosceva ed era moglie d'un operaio, e le chiese se fosse contenta d'aver il marito ozioso tutto il giorno e se non sarebbe meglio che lo consigliasse a riprendere il lavoro.

???Si soffre oggi per godere domani,???rispose,???vogliamo anche noi vestir bene come loro, e farci servire; siamo stanche di soffrire.

C'erano altre che si mostravano dispiacenti, temevano che i mariti prendessero il vizio di bazzicare all'osteria, ed anzi andavano a levarceli di l??; ma quelli le invitavano a bere insieme, alla riuscita della loro causa; e verso sera la piazza e le vie del villaggio presentavano uno spettacolo poco piacevole. Gli operai uscivano dall'osteria mezzo ubbriachi cantando delle canzonacce, coi cappelli per traverso e le vesti in disordine. Anche qualche donna era un po' brilla, e i ragazzi non avendo pi?? freno, girellavano per le strade e facevano baldoria.

Maria volle subito ritornare a casa e fece osservare ai fratelli la differenza che passa fra l'operaio quando ?? al lavoro, serio, attento, colla faccia composta, che mette allegria a vederlo, da quando ?? ridotto in quello stato dall'ozio e dal vino, come in quel giorno, che dava uno spettacolo da stringere il cuore.

Vi fu sull'imbrunire un momento che pareva ci fosse in paese la rivoluzione: fu quando venne e s'accamp?? vicino al villaggio una compagnia di soldati; allora il furore di quel popolo ubriaco era tale da metter paura: volevano dar fuoco alla fabbrica, uccidere il signor Guerini, e non si quietarono se non dopo l'arresto degli operai pi?? turbolenti.

DON VINCENZO.

Lo sciopero durava da dieci giorni e non accennava a finire. Al chiasso e all'eccitamento dei primi momenti, era succeduto una specie di cupo abbattimento.

In villa Guerini erano stanchi di star chiusi come in prigione, e di non veder una fine a quella condizione di cose, ed essere costretti a vivere sempre nell'ansia dell'incertezza; per fortuna avevano la famiglia Morandi e il professore Damiati che passavano quasi tutta la giornata con loro, e ci?? li confortava, ma il signor Guerini era stanco, scoraggiato, di cattivo umore.

Nel villaggio si vedevano capannelli d'operai che vagabondavano stanchi anch'essi di quella vita oziosa, ma decisi a continuarla, a resistere per vincere. Anche le donne erano stanche di aver sempre tra i piedi i loro mariti oziosi e desideravano che quello stato di cose terminasse; in dieci giorni, non s'era fatto un passo; soltanto tutti erano affranti, e capivano che a quel modo non potevano durare.

Don Vincenzo era il pi?? afflitto di tutti, non riconosceva pi?? il suo villaggio quieto e tranquillo e i suoi parrocchiani un tempo tanto laboriosi. Egli li vedeva tutto il giorno all'osteria, li sentiva alzare la voce e tremava per quelle povere famiglie che sarebbero state vittime innocenti. Egli voleva finirla, e dopo aver avuto una lunga conversazione col signor Guerini, decise di parlare la domenica prossima dal pulpito ai suoi fedeli. Infatti, dopo la messa, egli si rivolse al popolo e cos?? incominci?? il suo sermone.

??Dove sono,???disse,???i miei fedeli parrocchiani che andavano la mattina al lavoro cantando allegri e felici? Dov'?? il mio villaggio tranquillo nel quale non si incontravano che facce liete, e che vedo ora tutto pieno di gente oziosa e vagabonda, di facce scure e minacciose, di persone briache? Io non riconosco pi?? questi bei luoghi dove regnava la pace, dove fervea il lavoro, e mi par d'essere in un altro mondo.

??Io vi parlo come un padre parlerebbe ai suoi figli, penso al vostro bene e a quello delle vostre famiglie; per me ricchi e poveri siete tutti uguali, e vi assicuro che mi sento una stretta al cuore nel vedervi lasciare il lavoro per motivi futili. Vorrei sapere di che cosa vi lagnate. Non volete multe? Fate in modo di non meritarle, state attenti al vostro lavoro, precisi all'ora di entrare all'officina, e persuadetevi che quando si ?? in una popolazione tanto numerosa come la vostra, certe leggi ci vogliono per mantenere la disciplina. Volete diminuite le ore di lavoro? Per quali ragioni? Forse per aver pi?? tempo di stare all'osteria e consumare i vostri risparmi? Lasciate chiedere diminuzione di orario a quelli operai che sono infelici davvero, destinati a lavorare nelle miniere, senz'aria, senza luce, esposti ad ogni istante a mille pericoli. Ma voi, vivete in stanze vaste e spaziose, basta guardarvi in faccia per vedere che siete il ritratto della salute, voi dovete mercanteggiare le ore di lavoro? Vergognatevi; eppure anche questo non basta, ed ecco che chiedete una maggiore mercede, e vi lagnate, e dite che siete voi che mantenete il lusso del proprietario, mentre invece dovreste ringraziarlo ch'egli col porsi a capo d'un'industria abbia trovato il modo di occupare degnamente voi e i vostri figli.

??Poi credete d'esser voi soli a lavorare e ch'egli poltrisca nell'ozio. Come v'ingannate! quando voi riposate in seno alle vostre famiglie, senza pensieri n?? preoccupazioni, egli invece pensa a tutta la sua azienda, consuma il cervello sui registri, ?? turbato da mille incertezze, affranto dalla fatica e dalla responsabilit?? della fabbrica immensa a cui deve dare l'impulso, non ha un minuto di pace, e voi invece di aiutarlo, gli mettete dei bastoni nelle ruote; quanto siete ingrati! Pensate a quello che era questo paese quando non c'era lo stabilimento Guerini, a quello che eravate voi, condannati a sudare per lavorare una terra sterile, senza un raggio di sole nella vostra vita, senza una speranza per i vostri figli.

??Ora avete il benessere, l'agiatezza, guadagnate abbastanza per vivere e se avete giudizio potete far anche qualche risparmio; alla fabbrica potete occupare i vostri figli; se siete intelligenti, se amate il lavoro, potete riuscire a guadagnare una bella mercede, e la quiete per la vecchiaia; e tutto questo a chi lo dovete? Al signor Guerini. ?? inutile che facciate rumore, ?? proprio cos??. Egli era ricco senza di voi, e v'assicuro che avrebbe potuto vivere benissimo e forse pi?? tranquillo, con quello che possedeva; ma pieno di vita, di coraggio, odiando l'ozio che avvilisce, pens?? di adoperare le sue ricchezze per ampliare la piccola filanda lasciatagli dal padre, e sorse quel vasto stabilimento che per tanti anni fu la vostra provvidenza, che ha dato lavoro a voi e ai vostri figli, e fu la ricchezza di questo paese.

???? vero, ne convengo, anche il signor Guerini ha approfittato del vostro lavoro, ma voi che cosa sareste senza di lui? ?? inutile che vi vogliate sostituire a lui, che gridiate all'ingiustizia; a questo mondo tutti abbiamo assegnata la nostra parte, e tutti abbiamo diritto di vivere, dal pi?? piccolo insetto all'animale pi?? intelligente, ma tutti dobbiamo stare al nostro posto.

??Voi tutti, siete come le ruote che compongono una macchina: ognuna ha la propria parte per piccina che sia, ma se non ?? combinata assieme alle compagne, se non ?? messa al suo posto da un ingegnere intelligente, non ?? che un pezzo di metallo inutile, buono solo da mettere nei ferravecchi.

??Il proprietario ?? l'ingegnere, e mettetevi bene in testa che voi nulla valete senza di lui.

??Io parlo pel vostro bene; lo vedete, che io conduco una vita semplice e modesta come voi.??

???Mangia dei buoni capponi,???s'ud?? una voce gridare fra la folla.

???? vero,???riprese il prete???alle volte mi permetto il lusso di mangiar bene, ma ?? cosa che potete fare voi pure; soltanto preferite bere dei litri di vino di pi??. Ma vi ripeto, non faccio lusso, e se vado nelle case dei signori, ?? quale vostro ambasciatore; narro loro i vostri bisogni, le vostre pene, e a voi porto i soccorsi che essi mi danno; e se foste venuti da me invece di abbandonare il lavoro, forse le cose si sarebbero accomodate e voi non sareste stati tutti questi giorni vagabondi, oziosi, come bestie raminghe senza casa n?? tetto. No, non ?? possibile che questo fatto sia venuto da voi, siete stati certo mal consigliati da qualche scioperato che non avendo voglia di lavorare trascina gli altri nella strada cattiva; e Dio voglia che non ve n'abbiate a pentire.

??Debbo confidarvi una cosa che mi venne all'orecchio? E vi assicuro che ?? proprio la verit??. Sapete che cosa il signor Guerini ha intenzione di fare?

??Se domani non tornate al lavoro, egli, stanco di lottare con voi, di assistere alla vostra ingratitudine, ha deciso di chiudere lo stabilimento, di vendere le macchine, e andare lontano a riposarsi in quiete, e lo far?? di sicuro perch?? ?? disgustato del mondo e di voi.

??Ecco a qual decisione l'avrete trascinato. E voi che cosa farete? Chi ne soffrir?? in questa lotta? Chi avr?? compassione di voi, che pure avrete voluta la vostra rovina?

??Me ne dispiace per le vostre famiglie, che non ne hanno colpa, per i vostri figli innocenti. Ma voi, donne, perch?? non pregate i vostri mariti che ritornino a migliori consigli? Perch?? non li supplicate che questo fatto crudele non avvenga? Pensate che cosa sar?? il nostro villaggio una volta che sar?? chiuso per sempre quel tempio del lavoro; ch'era l'allegria e la gloria del nostro paese! Non vedete? passando davanti allo stabilimento sembra di passare davanti ad un cimitero, tutto ?? mesto e silenzioso; quel luogo dove pochi giorni sono regnava il moto e la vita, quel luogo dal quale i vostri mariti uscivano contenti dopo una giornata di lavoro, a godere l'aria aperta, la casa, i figli; lieti perch?? avevano fatto il loro dovere e guadagnato il pane per s?? e la propria famiglia. Io tremo pensando all'avvenire che vi aspetta; alla miseria, alla fame, a quello che sar?? di voi tutti quando vi mancher?? il lavoro; pensateci finch?? siete in tempo; io v'ho avvertito, ho fatto il mio dovere.??

Finita la predica, un mormor??o s'ud?? echeggiare per la chiesa; pareva il mare in burrasca, tutti si domandavano se fosse vera la notizia che aveva dato don Vincenzo; alcuni alzavano le spalle, dicendo che il curato era d'accordo coi signori e aveva fatto per spaventarli; per??, specialmente le donne, le quali avevano fede nel loro curato che aveva sempre detto la verit??, tremavano che quel fatto si avverasse, e pregavano i mariti che ritornassero al lavoro. Essi si riunirono a gruppi sulla piazza della chiesa parlando vivacemente e discutendo sulla notizia che avevano intesa, incerti su quello che dovessero fare.

Decisero di recarsi in commissione da don Vincenzo per assicurarsi se fosse vero quello che aveva affermato, e dirgli nello stesso tempo le loro ragioni.

Essi erano un po' meno arditi perch?? avevano saputo il rifiuto di alcune societ?? operaie alle quali avevano domandato soccorsi, essendovi altri scioperi, sicch?? se proprio il signor Guerini avesse chiuso lo stabilimento, non avrebbero dopo poco tempo avuto da vivere.

Furono scelti gli operai pi?? stimati e che sapevano parlar meglio per recarsi da don Vincenzo.

Essi, quando furono alla sua presenza, dissero che non pretendevano di mettersi al posto del proprietario, ma volevano la giustizia; lavoravano e avevano diritto di poter viver bene.

Don Vincenzo fece loro capire che il modo di vivere era una cosa relativa; egli sapeva che il Guerini era uno dei proprietari giusti, di quelli che cercano il benessere degli operai, ma non poteva dar retta ai loro capricci; si sa, il danaro pi?? se n'ha, pi?? ve ne sarebbe bisogno, e dovevano contentarsi e non esiger troppo.

Volevano parlare tutti ad un tratto, tanto che don Vincenzo dovette alzare la voce per rimetter un po' d'ordine. Narravano che avevano tutti numerose famiglie da mantenere, e che i viveri crescevano di prezzo ogni giorno. Tutto ad un tratto entr?? un uomo conducendo, anzi quasi trascinando, una ragazza pallida, magra, che metteva compassione.

???Vede se siamo ingiusti????disse rivolto al prete,???mia figlia ?? ammalata e non ho mezzi per farla guarire; noi non domandiamo di aver dei palazzi, delle carrozze, ma almeno abbiamo diritto d'avere il necessario per curare i nostri figli ammalati; non domandiamo per le nostre famiglie che soffrono che una parte di quello che gettano via i ricchi nei divertimenti.

???Ha ragione; bene!???gridarono tutti quegli operai, facendo eco alle parole del loro compagno.

???Adagio,???disse don Vincenzo,???qui si va fuori del seminato; tutti quelli che mi hanno chiesto dei soccorsi, sono stati esauditi, anzi la signora Guerini mi d?? ogni anno una somma da distribuire a questo scopo; perch?? non mi avete detto nulla della vostra figliuola????disse rivolto all'operaio che avea parlato.

???Sono troppo orgoglioso per domandar l'elemosina,???egli rispose.

???E chi pu?? sapere che avete la figlia ammalata? Potete farne una colpa al signor Guerini se lo ignora? Poteva indovinarlo? In che modo? Vedete, avete delle pretese eccessive. Il vostro principale, se avete in casa degli ammalati, son sicuro che far?? qualche cosa a vostro favore, ma non potrebbe farlo per tutti indistintamente, altrimenti dovrebbe poi domandare l'elemosina per s?? e per i figliuoli.

?? gi?? un po' di tempo che io ho consigliato il signor Guerini d'istituire una cassa di soccorso per gli operai ammalati, e che tutte le multe che vengono pagate vadano a beneficio di quella cassa; ora vi faremo aggiungere qualche cosa anche per le vostre famiglie, quando c'?? qualcuno ammalato; va bene? Ecco; baster?? la fede del medico che dichiari vostra figlia ammalata perch?? possiate avere un supplemento alla paga; credete, tutti sono disposti a pensare al vostro bene, purch?? siate ragionevoli; ma ve lo dissi, se continuate a star oziosi, si chiuder?? la fabbrica; e allora piangerete, ma inutilmente.

Terminato questo discorso il prete stette ad aspettare.

Gli operai si consultarono fra loro a bassa voce, poi uno parl?? a nome di tutti:

???Non piace nemmeno a noi stare in ozio, e desideriamo riprendere i lavori; siamo disposti a cedere qualche cosa, se anche il principale far?? qualche concessione; per esempio possiamo rinunciare alla diminuzione d'orario, se ci aumenta almeno il salario.

???Non posso promettervi nulla,???disse don Vincenzo,???parler?? al signor Guerini in proposito; ma se volete un mio consiglio, tornate domani al lavoro, e vi prometto ch'egli far?? il possibile per contentarvi.

???Prima ci conceda quello che ?? giusto, e poi ritorneremo.

???Andate, o altrimenti ve ne pentirete,???disse il prete congedandoli.

???Verremo pi?? tardi a sentire la risposta.

Dopo qualche ora ritornarono da don Vincenzo e seppero che se tornavano al lavoro, il signor Guerini dava un aumento ai migliori operai, e la signora stabiliva della sua cassetta particolare una cassa di soccorso per le famiglie degli operai ammalati; ma se la mattina non entravano allo stabilimento, la fabbrica sarebbe stata chiusa per sempre, perch?? il Guerini era stanco d'essere compensato cos?? male da persone ch'egli aveva beneficate.

Dette queste parole, don Vincenzo licenzi?? gli operai i quali stettero tutto il giorno formando dei crocchi in mezzo alla piazza, incerti su quello che dovessero decidere.

DOPO LA BURRASCA.

I signori Guerini incominciarono a sentirsi pi?? tranquilli. Da quello che aveva detto loro don Vincenzo, dalle persone che venivano dal villaggio e dalle voci che correvano, capivano che lo sciopero era quasi alla fine, che gli operai, venuti a migliori consigli, erano persuasi di riprendere il lavoro.

In quella casa, pareva che dopo molti giorni di pioggia fosse entrato un raggio di sole, tutti erano allegri e contenti; Alberto ed Elvira, stanchi di quella forzata prigionia, parlavano gi?? di passeggiate, di trottate all'aria aperta e volevano riacquistare il tempo perduto.

Come erano annoiati di star rinchiusi nella loro villa! Guai se non avessero avuta la compagnia dei Morandi, che da buoni amici erano venuti tutti i giorni a confortarli ed a tener loro compagnia!

???Che buone persone!???diceva la signora Guerini parlando dei loro vicini???non c'era da divertirsi alla villa in questi giorni, eppure sono sempre venuti. ?? ben vero che gli amici si riconoscono nelle circostanze, e noi dobbiamo esser riconoscenti a quelli che non ci abbandonarono nei momenti difficili.

Anche i ragazzi s'erano affezionati ai Morandi e li aspettavano con impazienza, tanto pi?? che Maria aveva promesso di riprendere la lettura dei suoi racconti, appena fosse succeduta un po' di calma alla trepidazione di quei giorni.

I Morandi s'erano infatti avviati verso la villa, ma Maria volle passar prima dal paese per sentire se le voci che correvano fossero esatte e per avere il piacere di confermarle ai signori Guerini.

Traversarono il villaggio in mezzo ai crocchi d'operai che ragionavano tranquillamente, contenti anch'essi d'aver presa una decisione.

???Per?? se non cede anche il padrone, noi ritorneremo a passeggiare per le vie.

???Se crede di farci ritornare al lavoro promettendo quello che non ha intenzione di mantenere, si sbaglia; l'avr?? a fare con noi!???Si sentiva esclamare di tratto in tratto da quegli operai.

Ma erano voci isolate, come gli ultimi lampi di un temporale che sta per cessare. Le donne li persuadevano ad esser ragionevoli, avevano sofferto abbastanza in quei giorni vedendo i loro mariti erranti per le osterie, ed era tempo che la quiete ritornasse nelle loro case.

Se prima sui muri c'erano scritte delle massime che incitavano il popolo alla ribellione, ora, si leggeva da per tutto queste e simili espressioni:

Operai al lavoro! Il lavoro nobilita. Chi non ha lavorato non gusta il riposo. Chi non lavora s'annoia.

E Maria approfittava di quel risveglio al sentimento del lavoro che era come nell'aria, per dare ai fratelli degli utili suggerimenti.

???Avete veduto coi vostri occhi gli effetti dell'ozio????diceva???ci?? dovrebbe servirvi d'ammaestramento, e mettervi nell'animo la volont?? di lavorare. Presto le vacanze sono terminate, e anche per voi torneranno i giorni del lavoro; procurate di mettervici di buona voglia, se vorrete l'anno venturo godervi i mesi d'autunno contenti e senza pensieri.

???E tu, Elisa, dopo aver veduto che anche nelle case dei ricchi vi sono delle noie e delle preoccupazioni, non dovresti pi?? invidiarli.

Elisa non voleva ancora confessarlo, ma in cuor suo dava ragione alla sorella, e si proponeva d'essere in seguito pi?? modesta e pi?? laboriosa.

Intanto erano giunti a casa Guerini, dove trovarono tutti di buon umore, perch?? avevano saputo che gli operai avevano deciso di riprendere il lavoro.

????? come se mi avessero tolto un peso dal cuore,???diceva il signor Guerini.????? certo che se gli operai non avessero ceduto, ero deciso a chiudere la fabbrica e a ritirarmi dagli affari; ma vi confesso, che per quanto io mi senta stanco di lottar sempre, ed essere compensato coll'ingratitudine di quelli ai quali ho fatto del bene; pure all'idea di lasciare la mia fabbrica che ho veduto sorgere dal nulla, che fu il pensiero costante della mia vita, il mio orgoglio, la mia ambizione, che amo come i miei figli, vi assicuro che sarei morto di dolore.

Egli, dicendo queste parole, avea quasi le lagrime agli occhi; ma diede un sospirone di sollievo, e alzandosi soggiunse:

???Ora ?? finita, non pensiamoci pi??, parliamo d'altro.

Cambiarono discorso, ma per un po' di tempo continuarono a chiacchierare dei fatti del giorno; intanto entr?? don Vincenzo assieme a Damiati, anch'essi a rallegrarsi che tutto stesse per finir bene. Raccontarono d'aver parlato agli operai, e che tutti erano disposti a ritornare l'indomani all'officina.

Quando i ragazzi furono seduti intorno alla tavola, e che la conversazione incominciava a languire, essi pregarono Maria di leggere il racconto promesso, e stettero tutti attenti ad ascoltarla.

???Legger?? un racconto che ha qualche relazione coi fatti di questi giorni,???disse Maria incominciando la sua lettura,???eccolo:

L'EROE DELL'OFFICINA.

Gigi e Pinella, figli d'operai, abitavano fuori di Porta Ticinese nella stessa casa in due stanze vicine. Erano nati nello stesso anno ed era sorta una specie di rivalit?? fra le loro mamme, dacch?? ognuna voleva che il proprio figliuolo fosse pi?? bello e pi?? intelligente dell'altro; tanto che dopo la nascita dei figliuoli si guardavano in cagnesco, e si bisticciavano per cose da nulla.

???Rosa, mi pare che il vostro figlio sia piuttosto palliduccio,???diceva Filomena alla mamma di Pinella,???dovreste dargli l'olio di fegato di merluzzo.

???Gigi ?? pi?? grasso, ma non vedete che ha sempre qualche cosa alla pelle? Ve lo dico io, non ?? un grasso sano, e preferisco il mio mingherlino,???rispondeva Filomena.

Quando poi i ragazzi cominciarono a frequentare la scuola, c'erano sempre nuove questioni.

Pinella studiava, era intelligente, e si faceva onore, e la Filomena moriva di rabbia e picchiava Gigi che invece d'andare a scuola si fermava per strada a giocare coi compagni.

???????Di quel vostro figlio non ne farete mai nulla,???diceva la
????Rosa,???deve avere il cervello come quello d'un pulcino.

???Badate ai fatti vostri, e sarebbe assai meglio che non faceste studiar tanto il vostro figliuolo! Non vedete che ha la faccia gialla come un limone? Per conto mio preferisco un asino vivo a un dottore morto,???rispondeva Filomena.

Anche fra i ragazzi era un continuo bisticciarsi; andavano a scuola e giocavano assieme, parevano buoni amici, ma poi per una cosa da nulla attaccavano lite, ed erano busse d'inferno che fioccavano, tanto che spesso Pinella andava a casa o col naso rotto o con delle contusioni sulla faccia, e la Rosa si metteva a sbraitare che le ammazzavano il figliuolo, e che non era contenta se una volta o l'altra non faceva metter Gigi in prigione.

Quando Pinella ebbe terminato le scuole elementari, Rosa senza dir nulla a Filomena lo fece entrare nella tipografia dove lavorava il padre di Gigi, perch?? imparasse il mestiere.

????Era una tipografia che lavorava molto. Pinella fu destinato
????all'officina delle macchine, e gli diedero l'incarico di star dietro
????la macchina tipografica a ritirare i fogli che uscivano stampati.

Egli era tutto orgoglioso del suo incarico, e quando incontrava Gigi che andava ancora a scuola colla cartella sotto il braccio, si dava delle arie e gli diceva:

???Buon divertimento alla scuola; io vado all'officina.

Gigi si sentiva a quelle parole soffocare dalla bile, e un giorno disse chiaro e tondo ai genitori che non voleva pi?? andare alla scuola dove insegnavano cose inutili e che voleva far l'operaio come Pinella; che infine aveva la sua stessa et?? ed anzi l'altro era pi?? mingherlino.

Il padre voleva che continuasse a studiare, dicendo che meritava quel castigo perch?? non era passato agli esami ed era rimasto pi?? indietro del compagno.

Ma la Filomena dava ragione al figliuolo, diceva al marito che egli era pure diventato un buon operaio senza bisogno di tanti anni di scuola che era tempo che Gigi guadagnasse, e doveva assolutamente trovargli un posto nella tipografia, come l'avea trovato la Rosa per Pinella.

Una volta che le entr?? in capo questa idea, torment?? tanto il marito, che questi per aver un po' di pace, fece accettare Gigi nella stessa tipografia dove egli era impiegato da tanti anni, e dove c'era Pinella, ma essendo occupati tutti i posti principali, nella tipografia tennero Gigi come galoppino.

Egli era incaricato di far le commissioni, di portare le bozze di stampa, spazzare la stamperia e far tanti altri piccoli servizi.

Si rassegn?? a quegli umili uffici piuttosto che di tornare alla scuola, ma il suo sogno era di occupare il posto di Pinella, e dal momento che entr?? in tipografia fece tutto il possibile per metterlo in cattiva vista dei compagni.

Pinella era contento, e non si curava della malevolenza di Gigi; egli era sempre l?? sulla sua macchina, attento a tutti i movimenti, guardandola come un essere soprannaturale, cercando d'indovinare il mistero di quelle ruote e di quei congegni, che funzionavano con tanta precisione, da continuare per delle giornate a dargli stampati, e tutti uguali, i fogli ch'egli le porgeva bianchi.

Quel fatto che pure vedeva ripetersi cento volte all'ora, lo sorprendeva sempre.

????? un mostro???pensava???ecco, io gli d?? della carta bianca da mangiare, ed egli me la rende scritta, e con tante belle cose che poi si spargono per il mondo a seminare il sapere; ?? come una mag??a;???e avrebbe voluto legger tutto quello che stava scritto su quelle pagine, e il suo sogno era di veder smontare una di quelle macchine, e di poter riuscire a combinarla colle sue mani.

Quando il macchinista la faceva fermare per accomodar qualche congegno o per ungerla con un po' d'olio, egli ne osservava tutti i movimenti, si chinava per vederne l'interno, e si arrischiava a domandare qualche spiegazione.

Quando era a casa, pensava sempre alla macchina, ed era felice la mattina di andare al suo posto; ci si divertiva e gli pareva quasi di trastullarsi con un balocco, e le voleva bene come se fosse una sua creatura.

Gigi soffriva nel vederlo lieto e contento sull'alto della macchina, che appena appena si degnava di guardarlo, e quando gli passava vicino gli faceva sempre delle boccacce, oppure cercava di sgualcire i fogli ch'egli teneva ammucchiati accanto a s??, pronti ad essere stampati.

Gigi aveva giurato in cuor suo di rubare il posto all'amico, e sperava di riuscirvi.

Il solo difetto di Pinella era di star qualche momento come incantato a guardare i movimenti della macchina, oppure di fermarsi a leggere qualche brano interessante sui fogli che uscivano stampati.

????E Gigi non mancava di far osservare ai compagni quei momenti di
????distrazione.

???????Guarda come ?? incantato,???diceva al padre accennando Pinella.???Se
????fossi io al suo posto!

E un giorno che Pinella rimase a casa ammalato, egli riusc?? ad impadronirsi di quel posto e decise che non glielo avrebbe mai pi?? lasciato.

Quando Pinella ritorn?? all'officina e trov?? occupato il suo posto, sent?? come un colpo al cuore, e soffocato dall'ira, avrebbe voluto salire sulla macchina e strappare di l?? il suo compagno, ma, di carattere dolce e non sentendosi forza di lottare con uno pi?? forte di lui, si content?? di dire:

????? una cattiva azione.

E da quel giorno non parl?? pi?? a Gigi, e gli tolse il saluto; ma quando passava vicino alla sua macchina, si sentiva venir le lagrime agli occhi.

Eppure, quando non aveva altre faccende, era sempre l?? davanti alla sua macchina e sebbene vedesse Gigi tutto trionfante fargli gli sberleffi, egli restava l?? come affascinato, senza poter staccarsene.

A casa era sempre triste e avvilito, e la sua mamma quando seppe il tradimento di cui egli era stato vittima, giur?? una guerra implacabile ai suoi vicini. Da quel giorno le due donne si fecero tutti i dispetti possibili; non parlarono pi??, si chiusero la porta in faccia, sparlarono l'una dell'altra, si gettarono addosso mucchi d'immondizie, e se non si presero per i capelli, fu perch?? si sfuggivano per non farne qualcuna troppo grossa.

Era la vigilia di Natale, e nella stamperia dove si trovavano Gigi e Pinella, ferveva il lavoro; tutte le macchine erano in moto; si dovea far molto e presto, perch?? c'era una quantit?? di lavori, che dovevano esser terminati prima di sera.

S'era aumentata la pressione al vapore, e le macchine andavano con una celerit?? vorticosa.

Tutti gli operai della tipografia erano allegri e loquaci, parlavano della festa che avrebbero passato in famiglia, il giorno dopo; dei cibi che avrebbero mangiati, dei divertimenti che avrebbero goduti; poi quella rapidit?? di lavoro, quel rumore delle macchine, dava a tutti un eccitamento febbrile, che si diffondeva per lo stabilimento, e gli animava, come se fossero tutti scossi da una corrente elettrica.

Gigi era al suo posto, ma distratto, pensando alle feste, ai dolci, ai giuochi, alle battaglie colle palle di neve cogli amici; si affrettava a mettere i fogli sotto la macchina sembrandogli colla fretta di terminar pi?? presto la sua giornata di lavoro.

Pinella era come al solito intento ad osservare la sua macchina prediletta e Gigi, che pareva esaltato e non sapesse quello che faceva.

E il lavoro continuava sempre, colla rapidit?? e la forza delle ultime ore.

Ad un tratto, Gigi lasci?? cadere un foglio, e si chin?? distratto fin sotto alla macchina per raccoglierlo, frettoloso, non sapendo quello che facesse, ma non fu pi?? visto alzar la testa, e un grido straziante s'ud?? uscire di sotto alla macchina, al quale rispose un grido di tutti i presenti, che avevano capito che un loro compagno s'era impigliato fra le ruote d'una delle macchine.

Pinella non grid??, ma svelto come uno scoiattolo salt?? sulla sua macchina e strinse il freno con tanta forza, che la fece fermare all'istante, poi si chin?? e trasse fuori Gigi, col braccio sanguinante.

Tutto questo fu fatto in un secondo, mentre gli operai spaventati dal grido non s'erano mossi.

???Bravo,???gridarono.

???Evviva Pinella.

Intanto il padre di Gigi che aveva assistito alla scena, s'era avvicinato tutto ansioso al figlio che aveva le carni del braccio un po' strappate, ma era vivo, e si capiva che la ferita non era pericolosa.

???Ringrazia Pinella???gli disse???se non sei tutto stritolato e ridotto una massa senza forma; che cosa hai fatto? Dove avevi la testa per metterti a quel rischio?

????Egli non rispondeva; confuso, avvilito, si lagnava del suo braccio,
????quantunque il medico chiamato in fretta avesse dichiarato che la
????ferita non era pericolosa.

????Passato quel primo momento di confusione, tutti ammirarono la
????prontezza e la bravura di Pinella, e prima di uscir dallo stabilimento
????gli fecero una ovazione, e quasi lo portarono in trionfo.

Egli si scherm??; era timido e tutto quel chiasso gli dava noia; chiese solo di ritornare a riprendere il suo posto preferito accanto alla macchina.

???Ti daremo un posto migliore,???gli disse il capo-macchinista.???Ti prendo sotto la mia protezione, e guai chi oser?? farti del male!

Quando and?? a casa e raccont?? alla mamma il fatto, essa disse:

???????Quella gente proprio non meritava che tu lo salvassi; ti vogliono
????tanto male!

????Pi?? tardi terminata la cena sent?? picchiare timidamente all'uscio,
????entr?? la Filomena conducendo Gigi col braccio al collo.

???????Rosa, permettete,???disse tutta confusa,???voglio dare un bacio al
????vostro figliuolo, sono stata ingiusta, lo riconosco.

???????Fate pure,???rispose la Rosa voltandosi dall'altra parte e sentendosi
????commossa.

???????Hai un bel cuore;???disse Filomena a Pinella, e lo gett?? nelle
????braccia di Gigi dicendo:

???Dovete essere amici, e anche noi, non ?? vero, Rosa? dobbiamo dimenticar il passato, e se non vi rincresce domani che ?? Natale si potrebbe suggellare la pace pranzando assieme.

????Rosa non poteva rispondere, aveva le lagrime agli occhi, e quando pot??
????parlare disse:

???????Io non ho mai avuto nulla con voi, era tutto per amore del mio
????figliuolo.

???E lo merita, ?? proprio un buon figliolo, potete andarne superba. E tu devi chiedergli scusa d'avergli preso il posto???disse rivolta al figlio.

I ragazzi erano confusi di trovarsi ancora amici, ma erano contenti, si guardavano in faccia e sorridevano.

Un applauso salut?? la fine di questo racconto.

Era venuta a proposito la descrizione di un'officina; e quell'aver tutta la settimana pensato e discorso di lavori e di operai l'aveva reso pi?? interessante.

????? proprio bello,???disse il signor Guerini,???e ve ne faccio i miei complimenti.

???Lo lessi, perch?? in questo momento mi parve fosse opportuno;???disse
Maria;???vi ringrazio d'avermi prestata attenzione.

Mario, come al solito, si era sfogato a far disegni uno pi?? buffo dell'altro, che tutti si passarono di mano in mano.

Rappresentavano nientemeno che un ragazzo che usciva dalla macchina tipografica colla faccia stampata, poi Gigi che faceva le boccacce a Pinella, e questi che dava un abbraccio alla macchina, ed altre simili stramberie.

ULTIMI GIORNI.

Maria si sentiva stringere il cuore al pensiero di lasciare quel casolare di campagna dove avea passato due mesi deliziosi e dove s'era trovata tanto bene: ai ragazzi pareva addirittura di andare in prigione ed erano tutti imbronciati all'idea di lasciare quella vita all'aria aperta, allegra e spensierata per riprendere la via della scuola ed essere obbligati a stare delle lunghe ore immersi nello studio.

Maria avea detto che anche le cose migliori devono finire, che quella vita era bella perch?? diversa da quella di tutti i giorni, ma che bisognava decidersi a ritornare in citt??.

Incominci?? ad occuparsi con ardore dei preparativi della partenza, tanto per stordirsi e sentir meno il distacco da quei luoghi piacevoli e da tante persone simpatiche, alle quali avea posto affezione.

Era verso l'ora del tramonto dell'ultima giornata di villeggiatura e un'ombra di tristezza passava sulla fronte serena della fanciulla all'idea delle lotte quotidiane che l'aspettavano in citt?? per far studiare i suoi fratelli e tener disciplinata quella schiera irrequieta.

Quando vennero don Vincenzo e il professor Damiati per passare quelle ultime ore nella sua compagnia, erano dispiacenti anch'essi di dover interrompere la piacevole consuetudine di vedersi tutti i giorni, e di veder partire i loro amici.

La sera era bella e piena di profumi, e stettero fuori per un po' di tempo, girando per il giardino e contemplando la luna che sorgeva sull'orizzonte come un disco infocato.

I ragazzi presero in mezzo a loro don Vincenzo, e gli fecero raccontare un episodio del quarant'otto.

Maria e il professore passeggiavano lentamente rimpiangendo i bei giorni passati, e formando progetti per l'anno venturo, quando si sarebbero ritrovati insieme, in mezzo a quelle colline.

???Verr?? a vederci qualche volta anche in citt??????disse Maria.???Se sapesse il bene che mi ha fatto coi suoi consigli e il suo aiuto!???soggiunse.???Anche Carlo dopo le sue lezioni ?? un altro ragazzo, ha preso amore allo studio, e credo che passer?? l'esame; non so in qual modo esprimerle la mia riconoscenza, per quello che ha fatto per noi.

???Non mi faccia andare in collera,???rispose il professore.???Che cosa dovrei dire io, che dopo averla conosciuta, dopo essere stato ammesso come amico nella sua famiglia, mi sono riconciliato col mondo? Vede, avevo avuto dei dispiaceri, ero disilluso; certe virt?? credevo che non esistessero che nei romanzi, e lei mi ha fatto ricredere; poi sa, che la storia dei suoi piccoli eroi m'ha interessato molto? sa, che ha una grande facilit?? di raccontare e tener desta l'attenzione cogli scritti, e mi sorprende come non abbia mai pensato di pubblicare i suoi racconti, che mi piacerebbero tanto?

???Senta, professore,???disse la fanciulla,????? poco tempo che ci conosciamo, ma mi pare di parlare ad un vecchio amico, e voglio aprirle intero il mio cuore. Quando viveva la mamma, ed io ero una ragazza spensierata, non avendo altre occupazioni che i miei studi e i miei giuochi, avevo fatto anch'io un bel sogno; ed era di poter un giorno mettere sulla carta tutte le fantasie che mi passavano pel cervello, i sentimenti che traboccavano dal mio cuore, e poi di poter spargere quelle fantasie per il mondo, in modo che capitassero nelle mani di altre fanciulle, a portar loro qualche ora di distrazione o d'obblio, e cos??, avere in qualche angolo del mio paese delle amiche sconosciute che mi volessero bene, e che pensassero a me con simpatia, oppure aver la speranza di confortare un dolore, di far vibrare un cuore assopito, e dopo morta, lasciar ancora qualche cosa di me, e forse la parte migliore del mio pensiero.???Ero troppo orgogliosa, e sono stata punita,???soggiunse con un sospiro.???Non ?? stato che un bel sogno.

???Che potrebbe per?? realizzarsi,???disse il professore.

???I sogni rimangono sogni, e forse ?? meglio cos??,???rispose Maria.???Ed ecco la realt??,???soggiunse, accennando ai fratelli, che s'avvicinavano, per rientrare in casa.???Ora,???riprese avviandosi dietro a loro,???tutti i miei sforzi devono mirare soltanto al loro benessere, ogni individuo ?? un mondo da studiare, ogni mente un campo da coltivare, e quando si hanno i figliuoli, dobbiamo dedicarci interamente a loro, n?? ?? possibile che ci sia tempo da pensare ad altro.

???E a s?? non penser?? mai? nemmeno se un giorno un onest'uomo che le piacesse, la supplicasse d'essergli compagna per tutta la vita; se le balenasse la prospettiva d'avere i suoi proprii figli da educare, rifiuterebbe l'amore e la felicit???

???Certo, finch?? i miei fratelli avranno bisogno di me.

???Cio??, finch?? le sue sorelle avranno trovato marito, e i suoi fratelli una occupazione.

???Naturalmente.

???Ma sar?? vecchia allora?

???Pazienza, sar?? contenta d'aver compiuta la mia missione.

???Lei ?? una santa che vorrei adorare in ginocchio,???disse il professore.

Intanto erano tutti rientrati, e quando furono seduti intorno alla tavola, la conversazione si fece generale.

I ragazzi volevano che Maria raccontasse la storia d'un altro piccolo eroe, ma le era impossibile: non ne avea voglia; poi la sua collezione era esaurita.

Allora il professore disse ch'egli sapeva la storia d'un eroe che valeva pi?? di tutti quelli di Maria.

???Ce la racconti,???disse Giannina.

???Andiamo, incominci, ch'io far?? le illustrazioni,???salt?? su Mario.

???La storia del mio eroe, o meglio della mia eroina, si racconta in poche parole,???disse il Damiati.

???Si tratta d'una fanciulla, che godeva la vita spensieratamente come voi, aveva un bel sogno che la riempiva di gioia, dei pensieri che le illuminavano la fantasia e che un giorno spontaneamente rinunci?? alle aspirazioni di gloria, ai sogni di felicit??, ai suoi piaceri, alla sua giovinezza, per dedicarsi interamente a dei fanciulli che non erano suoi, e cos?? condusse una vita di sacrificio e d'abnegazione, sempre serena, sempre sorridente, senza lagnarsi mai, contenta della sua sorte.

Eppure ne aveva delle noie per la sua giovane et??! pensate: un ragazzo non voleva studiare, una ragazza egoista e vanerella, un terzo studioso, ma disordinato, poi una bimba da educare, un birichino da dover frenare, e le tocc?? questa fatica, mentre era ancora nel fior degli anni. Forse col tempo quei ragazzi comprenderanno il suo immenso sacrificio e l'apprezzeranno, e forse invece la ricompenseranno coll'ingratitudine.

???Questo no!???proruppe Vittorio avvicinandosi a Maria, e saltandole al collo per abbracciarla.

???Cattivo professore!???esclam?? Giannina, seguendo l'esempio del fratello.

????? la storia di Maria,???dissero Carlo ed Elisa, raggruppandosi tutti intorno alla sorella.

???Ha ragione, signor professore, ?? una vera eroina.

???Vediamo come la pensa Mario,???disse Damiati, strappandogli la carta che stava scarabocchiando.

???Bravo Mario!???esclam?? mostrando il disegno.????? la prima volta che ha fatto qualche cosa di buono.

Non era una delle solite caricature, ma il disegno rappresentava Maria colla sua faccia dolce da madonnina, ed un'aureola intorno al capo come una santa, e ai suoi piedi i suoi fratelli in atto di adorarla, promettendo d'esser buoni per far contenta la loro mammina.

???Bravo!???gridarono tutti in coro.

???Benissimo,???disse don Vincenzo,???Mario diventer?? un buon artista, perch?? ha del cuore,???e rivoltosi a Maria, soggiunse:???Se poi con una sorella come voi, non facessero tutti il loro dovere, sarebbero davvero ingrati.

Maria era confusa, non trovava parole per rispondere, e sentiva una dolcezza che le veniva dal cuore, e le faceva venir le lagrime agli occhi; teneva la testa bassa, baciando Mario e Giannina per non far vedere la propria commozione, e balbettava:

????? un tradimento, ?? un vero tradimento.

Ma quando pi?? tardi salut?? il professore e don Vincenzo, si sent?? prendere da una malinconia dolce e tranquilla, e le pareva che il suo c??mpito fosse pi?? facile, dopo che aveva avuto l'approvazione dei suoi amici, e quella prova di affetto dai fratelli, e si sentiva d'essere pi?? agguerrita nel rientrare in citt?? a ricominciare la vita di tutti i giorni; e salutandoli disse loro con un sorriso:

???Non compiangetemi, sono tanto felice!

FINE.

INDICE.

????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Pag.
????La famiglia Morandi 1
????Gli esami 8
????Mario e Vittorio 12
????La cucitrice di biancheria 16
????In campagna 22
????L'ideale di Carlo 31
????I racconti di Maria 35
????LA FIGLIA DEL CANTONIERE 36
????Una passeggiata 62
????Serate in famiglia 78
????IL PROCACCIA 83
????La fiera 104
????Lettera di Angiola alla signora Merli 110
????Ricordi della fiera 118
????TOM E FRIDA 124
????Le ricette di Maria 146
????Eroismo di Vittorio 154
????La famiglia Guerini 160
????UNA PICCOLA FATA 165
????La festa campestre 175
????Dopo la festa 184
????CARMELA 186
????Visita allo stabilimento Guerini 208
????La macchina fotografica 217
????Partenza di Angiolina 225
????L'EROE DELLA MONTAGNA 230
????Sciopero allo stabilimento Guerini 240
????Don Vincenzo 249
????Dopo la burrasca 251
????L'EROE DELL'OFFICINA 265
????Ultimi giorni 280

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO

CASA ALTRUI RACCONTO DI CORDELIA

?? un vero romanzo dedicato alla giovent??, morale senza pedanteria, istruttivo ed interessante ad un tempo. ?? la storia semplice e commovente d'un ragazzo povero accolto in una casa di ricchi ed ?? svolta in modo da parlare al cuore dei giovani e da educarne la mente.

L'esito avuto dall'edizione di lusso di questo romanzo e la costante domanda di libri di lettura per la giovent??, ci hanno consigliato di farne un'edizione economica alla portata di tutte le borse che sar?? certo bene accolta nelle famiglie e nelle scuole e former?? la gioia dei giovani avidi di letture buone ed interessanti.

4.^a edizione.???Un volume in-16 di 240 pagine: UNA LIRA.

Letture illustrate per i ragazzi

????RACCOLTE DA
????CORDELIA e ACHILLE TEDESCHI

????Dopo la scuola. Un volume di 520 pagine, con 334
????incisioni L. 6 50

????Fanciulli del giorno. Un volume di 520 pagine,
????con 334 incisioni ?? 6 50

In vacanza. Un volume di 520 pagine, con 334 incisioni ?? 6 50

????Serate in casa. Un volume di 520 pagine, con 334
????incisioni ?? 6 50

????Il libro delle avventure. Un volume di 528 pagine,
????con 310 incisioni ?? 6 50

Legato in tela e oro, L. 8.50 ciascun volume.

Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, editori, Milano.

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO

CUORE DI EDMONDO DE AMICIS

119.^a EDIZIONE.

Questo libro non ha pi?? bisogno di elogi n?? di raccomandazioni. Fu accolto con entusiasmo in Italia ed all'estero. ?? entrato da s?? in tutte le scuole e in tutte le famiglie dei due mondi. Tutti i municipii lo preferiscono come libro di premio, ed ?? generalmente adottato come libro di lettura. Fra noi ebbe in un sol anno lo spaccio favoloso di 52,000 esemplari (ora ha gi?? sorpassato i cento mila); all'estero sono uscite le traduzioni inglese (New-York, Crowell), spagnola (Madrid, Fernan Fe), polacca (Leopoli), altra polacca (Varsavia), tedesca (prof. V??lser, Basel), ungherese (G. Dolinay), portoghese (de Novaez), serbo croata (prof. Sansovic), svedese (Nyblom), olandese (N. Gosler), boema (Styblo ed.), danese (Copenaghen, Biblioteca univ.), russa (prof. Krestowsky), francese (Paris, chez Delagrave), ed armena (Mechitaristi di San Lazaro).

I pi?? illustri insegnanti e i pi?? celebri letterati hanno parlato di questo libro considerandolo come il migliore che sia stato mai scritto per i ragazzi; citiamo fra gl'italiani: Domenico Berti, Ruggero Bonghi, Carlo Gioda, A. G. Barrili, E. Checchi, contessa Della Rocca, Ida Baccini, F. Verdinois, E. De Marchi, Ed. Magliano, Cesare Lombroso. In pieno Parlamento fu proposto a modello dal deputato Roux e dal ministro Boselli. Fra gli stranieri ne fecero ampie recensioni: Mark Landau, nella Gazzetta Nazionale di Berlino; il dottor Emil Burger, nella Gazzetta di Breslavia; Ed. Rod, nella Nouvelle Revue; Ed. Cottinet, Fernandez Florez, a Madrid; il giornale scolastico di Vienna che si intitola Die Volksschule; il prof. G. Stritar, che tenne pure a Vienna una conferenza speciale al club slavo su questo ch'egli chiama un libro d'oro.

LIRE DUE.???In tela e oro, Lire 3.

(Per gli Stati dell'Unione Postale: L. 2,50; in tela e oro, L. 3,60).

Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, editori, Milano

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO

D'IMMINENTE PUBBLICAZIONE
FORZA LIBRO PER I GIOVANETTI DI GIOVANNI DE CASTRO

Guerra all'ozio.???Amore per amore.???Privazioni salutari.???Lo spirito deve progredire.???Lo specchio dell'anima.???Nettezza fisica e morale.??? Rafforziamo i nervi.???Al mare, al mare!???Buon sangue.???Buon umore. ???Autoeducazione.???Il senso della misura.???Romanticherie.???Dormenti e sonnolenti.???Il circolo di Popilio.???I lottatori.???Schiavit?? volontaria.???I genii del male.???Autoistruzione.???Miraggi seduttori.???I due regoli della vita.???Voci dilette.???Potenza del libro.???Vita fisica.???Cura dei muscoli.???Giuochi ed esercizi utili.???Ginnastica antica e moderna.???Salute e bravura.???Il sentimento della montagna.???Ancora l'alpinismo.???Congedo.

LIRE DUE.???Legato in tela e oro, Lire Tre.

LIBRI COLORATI PER I RAGAZZI

L. 1,25 il volume ??? legato su cartoncino ??? L. 1,25 il volume.

????I. I FRATELLI GOLOSETTI.
????II. EMMA E LA SUA BAMBOLA.
????III. GUIDO E CARLETTO.
????IV. L'avventura di due disobbedienti
????V. RITA LA SALTATRICE.
????VI. I FRATELLI ROMPITUTTO.

????Sono sei racconti illustrati ognuno da sei tavole colorate.
????I racconti sono di A. TEDESCHI, i disegni di Ed. XIMENES.

Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, editori, Milano.

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO

TESTA

DI PAOLO MANTEGAZZA

Non ?? l'antitesi n?? la contraddizione del Cuore, ne ?? il complemento. Il concetto dell'opera ?? detto dall'epigrafe: Seminare idee perch?? nascano opere. Il libro insegna con esempii e racconti che le tre virt?? fondamentali della vita sono: onest??, lavoro e idealit??;???che cuore senza testa, vuol dire nave senza timone;???testa senza cuore, vuol dire timone senza vela;???testa e cuore insieme, significano armonia di tutte le energie del pensiero e del sentimento, significano un galantuomo intelligente, cio?? un uomo perfetto. Tutto dev'essere ispirato dal cuore, guidato dalla testa. Protagonista, ?? l'Enrico del Cuore, il libro ?? dedicato a Edmondo De Amicis.

=16.^a= EDIZIONE.

????Un volume in-16 di 320 pagine: =LIRE DUE=
????In tela e oro: LIRE TRE.

PENSIERI ED AFFETTI INTIMI DIARIO DI GIAMBATTISTA GIULIANI

Giambattista Giuliani non fu meno ammirato per la bont?? dell'animo e pel decoro di una vita tutta spesa nello studio e in opere buone, che per la nobilt?? dei suoi scritti, intesi a innalzare in Italia il culto del genio dantesco ed esaltare le poetiche bellezze del vigente linguaggio toscano. Questo diario fu lodato come grandemente educativo ed ?? adottato dal Consiglio scolastico di Firenze come libro di premio.

LIRE DUE. ??? Legato in tela e oro: LIRE TRE.

Dirigere commissioni e vaglia ai fratelli Treves, editori, Milano.

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO

DIRETTO DA CORDELIA E DA ACHILLE TEDESCHI

????GIORNALE
????dei FANCIULLI

Anno XI???1891

Premiato con medaglia d'oro dalla Lega degli Asili Infantili

Anno, L.12 ??? Semestre, L. 6,50. ??? Trimestre, L. 3,50. (per l'Unione Postale, Fr. 18).

Esce ogni settimana in 24 pag. di elegante formato-album.

=Il Giornale del Fanciulli=, si ?? sino dal suo primo giorno proposto di preparare i suoi lettori alle lotte, alle difficolt??, ai doveri della vita. ?? rimanendo fedele a questo programma che si conquist?? il grande favore che lo mantenne alla testa di tutti i giornali che si pubblicano per l'infanzia in Italia.

Centesimi 25 il numero

Premio agli associati annui: IL PICCOLO COLORISTA, otto lezioni d'acquarello per fanciulli: un album con esemplari facili e piacevolissimo per l'avviamento allo studio del colorito.

(Aggiungere 50 centesimi per l'affrancazione del premio.???Per l'U.P., 1 Fr.).

MONDO PICCINO LETTURE ILLUSTRATE PER I BAMBINI Anno VI ??? 1891

NEL REGNO 3 LIRE L'ANNO

(Per gli Stati dell'Unione Postale, Fr. 8).

Esce ogni settimana in otto pagine contenenti pregevoli racconti, eleganti poesie, bozzetti drammatici, scientifici, morali dei nostri pi?? stimati scrittori, nonch?? giochetti varii, divertimenti; numerosi disegni di celebri artisti illustrano gli scritti. Il suo prezzo mite lo rende accessibile alle pi?? modeste fortune.

Esce ogni gioved?? in 8 pagine riccamente illustrate

Centesimi 5 il numero.

Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, editori, Milano.

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO
BIBLIOTECA DEL MONDO PICCINO

Con copertina in cromolitografia

????ALCOTT (L.). Viaggio fantastico di Lil??. Con 18 incisioni.
???????Gli Ultimi Racconti. Con 11 incisioni.
????BAYLOR (F. C.). Gino e Gina. Con 24 incisioni.
????BOYESEN (H. H.). Fra cielo e mare. Con 33 incisioni.
????BROOKS (E. S.). I ragazzi nella Storia. Con 45 incisioni.
????BURNETT (Francesca). Un piccolo lord. Con 25 incisioni.
???????La povera principessa. Con 16 incisioni.
????CONTI (E.). Con 22 inc.Vita e miracoli della signorina Ines
????CORDELIA. Mentre nevica. Con 12 incisioni.
???????Il castello di Barbanera. Con 100 incisioni.
????FAVA (Onorato). Granellin di pepe, 2^a ediz. Con 12 disegni.
???????Al paese delle stelle. Con 24 incisioni.
????GLAVE (E. J.). I primi passi di un esploratore. Con 50 incis.
????HARTWELL CATHERWOOD (Mary). Le campane di Sant'Anna.
????Con 22 incisioni.
????OTIS (G.). I piccoli venditori di giornali. Con 12 incisioni.
????SALVI (Edvige). Passeggiate in giardino. Con 106 incisioni.
????SCHWATKA (F.). I fanciulli dei ghiacci. Con 34 incisioni.
????SCOPOLI-BIASI. Un dono della nonna. Con incisioni.
????SPERAZ (Ginevra). Di casa in casa. Con 17 incisioni.
????TEDESCHI (A.). Il libro del signor Trottolino. Con 8 incis.
????TROWBRIDGE. Il Picchio rosso. Con 10 incisioni.
???????L'orologio del signorino. Con 12 incisioni.

????LIRE DUE al volume.
????Legato alla bodoniana: Lire 2,50.???Legato in tela a oro: Lire 3,25.

BACCINI (Ida). Passeggiando coi miei bambini. Con 24 disegni. ???Perfida Mignon! con 30 incisioni. CONTI (Edoardo). Il romanzo di un fanciullo ricco. Con 14 inc. CORDELIA. Mondo Piccino. 2.^a edizione, con 15 incisioni. GALLINA (G.). Cos?? va il mondo, bimba mia. Con 39 disegni. STAHL. Il rosaio del fratellino. Con 22 incisioni. ???Il paradiso del signor Guido. Con 22 incisioni. ???Avventure della signorina Ladretta. Con 24 incisioni.

UNA LIRA al volume.

Legato alla bodoniana: Lire 1,50. ??? Legato in tela e oro: Lire 2,25.

Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, editori, Milano.

MILANO ??? FRATELLI TREVES, EDITORI ??? MILANO

BIBLIOTECA ILLUSTRATA PER I RAGAZZI (Copertina Rosa)

VOLUMI PUBBLICATI:

????ALCOTT (L. M.). Jack e Jane, riduzione dall'inglese di Sofia
????????????Santarelli. Con 25 inc.
????BAUDE: Mitologica per i giovanetti. Con 117 incisioni.
????CERVANTES. Don Chisciotte. Nuova traduzione ridotta ad uso
????????????dei fanciulli. Con 64 inc.
????COLET (L.). Infanzie di uomini celebri, 3.^a ediz. Con 57 incis.
????CONTI (E.). Cani, gatti e ragazzi. Con 44 incisioni.
????DEPPING (G.). Meraviglie della forza e della destrezza. 96 inc.
????DOLLARI. La storia di un gatto. Con 67 incisioni.
????Du CHAILLU (P.). Avventure nella Terra dei Gorilla.
????Favole italiane di celebri autori. Con 31 disegni.
????F??N??LON. Favole. Con 28 inc.
????FEUILLET (Ottavio). Pulcinella, sua vita e sue numerose
????????????avventure
. Con 90 incisioni.
????HAUFF. La carovana, racconti orientali. Con 46 incisioni.
?????????? L'albergo della Selva Nera. Con 58 incisioni.
????HEBEL. Storielle brevi. 27 inc.
????LEANDER (R.). Sotto la cappa del cammino. Con 11 inc.
????LESAGE. Gil Blas. Nuova edizione destinata all'adolescenza.
????????????Con 50 incisioni.
????MAYNE-REID. Al mare! 29 inc.
????MILANI (G.). Armonie poetiche della natura e della scienza.
????????????Con 52 incisioni. 2^a ediz.
????MISS MAC INTOSCH. Racconti di zia Caterina. Con 120 inc.
?????????? Nuovi racconti di zia Caterina. Con 58 incisioni.
????MORANDI (Felicita). Ida e Clotilde. Con 26 incisioni.
????OUIDA. Il Fanciullo d'Urbino, illustrato.
????PHILLIPS. Rosetta o I figli della fattoria. Con 15 incisioni.
????PORCHAT. Novelette meravigliose. Con 21 incisioni.
????RENAZZI. Fra la favola e il romanzo. Con incisioni.
????SCOPOLI-BIASI. Reseda. 22 inc.
????S??GUR (contessa di). L'albergo dell'Angelo Custode. 75 inc.
?????????? Il cattivo genio. Con 90 inc.
?????????? Il generale Durakine. 57 inc.
?????????? I buoni ragazzi. Con 80 inc.
????STEVENSON (R. L.) L'isola del tesoro. Con 24 incisioni.
????SWIFT. Viaggi di Gulliver. Abbreviati ad uso dei fanciulli.
????????????Con 57 incisioni.
????TROWBRIDGE (J. T.). Mea culpa. Con 18 incisioni.
????VAN BRUYSSEL. I clienti del vecchio pero. Con 53 dis.
????VILLARI (Linda). La Conca d'oro. Con incisioni.

Ogni volume, L. 2,25.???Legato in tela e oro, L. 3.

BIMBI Storielle di OUIDA. L. 3,50.???Leg. in tela e oro: L. 4,50.

OCCHIO AI BAMBINI del dott. C. MUSATTI. L. 2.???Leg. in tela e oro: L. 2,75.

Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, editori, Milano.

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO

ALFABETI ILLUSTRATI E COLORATI

I libri illustrati hanno sempre avuto fortuna presso il mondo piccino; il disegno colorato vale meglio di ogni altro avvertimento ad attirare e a mantenere desta l'attenzione del ragazzo, e l'attenzione ?? la chiave di v??lta dell'edificio che deve costruire il maestro. Abbiamo voluto compilare un Nuovo Alfabeto Illustrato col miglior gusto possibile e col maggiore sfarzo di tinte, tanto quanto possa permetterlo la cromolitografia, per richiamare appunto con efficacia alla mente del ragazzo tutta l'attenzione desiderabile, facendo della tavolozza il suggeritore della sillaba e del pennello il missionario dell'alfabeto.

Se il bambino ha gi?? qualche dimestichezza coll'alfabeto si potr?? fargli leggere tutte le pagine come si trovano; in caso diverso, bisogner?? fargli apprendere prima le sillabe di ogni pagina, poi le parole che si trovano al piede delle pagine, in ultimo i raccontini.

GRANDE ALFABETO ITALIANO

24 pagina colorate e 24 di testo con splendida copertina in colori e oro: L. 6.

Ogni pagina in-folio grande, colle figure colorate, ha il suo testo di riscontro che segue in ordine grafico i soggetti rappresentati.???Il testo ?? compilato sulla scorta degli ultimissimi dettati didattici.

Alfabeto e Sillabario CON ANIMALI

Edizione economica a gran buon mercato. 20 pagine a colori. Centesimi 50.

Sillabario Illustrato PER I BAMBINI

20 tavole a colori e 20 pagine di testo LIRE TRE.

Prime Letture PER I BAMBINI

20 tavole a colori e 20 pagine di testo LIRE TRE.

IL PICCOLO COLORISTA OTTO LEZIONI D'ACQUARELLO

Bellissimo album in cromolitografia, con esemplari facili e piacevolissimi per l'avviamento allo studio del colorito, LIRE TRE.

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MILANO ??? FRATELLI TREVES, EDITORI ??? MILANO

OPERE ILLUSTRATE DI GASTONE TISSANDIER

Gli eroi del lavoro.

Un volume di 412 pagine in-8, con 40 incisioni L. 5 ???

I. Gli umili.???II. I grandi ingegneri.???III. Gli scienziati.???IV.
Industriali e commercianti.???V. Pittori, scultori, musicisti???VI.
Letterati, poeti, filosofi.???VII. Magistrati e giureconsulti.???VIII.
Navigatori e marinai.???IX. I grandi generali.???X. Uomini
politici.???XI. Capi di Stati e sovrani.???XII. L'amore dell'umanita.

Il Tissandier segue l'esempio dato e la via tracciata da Samuele Smiles nel suo celebre Self-help, tradotto in tutte le lingue col titolo: Chi s'aiuta Dio l'aiuta. I due libri si completano a vicenda. Anche qui si presentano gli episodi pi?? salienti della vita dei pi?? grandi lavoratori di tutte le nazioni, sistematicamente aggruppati.

I martiri della scienza.

Un volume in-8 di 420 pag. con 57 inc. L. 4 ???

Eroi del lavoro e martiri del progresso.???I conquistatori del globo.???Esploratori delle alte regioni atmosferiche.???La scoperta del sistema del mondo.???La stampa.???Provando e riprovando.???Creatori di scienze.???L'industria e le macchine.???Battelli a vapore e ferrovie.???I medici.???Scienza e patria.???Soldati semplici.

Le ricreazioni scientifiche.

Un volume in-8 di 464 pagine con 226 incisioni L. 3 50

Queste Ricreazioni Scientifiche, che ebbero un enorme successo a fascicoli, lo conservarono anche in libro, essendo uno dei pi?? graziosi, pi?? ricchi e pi?? istruttivi regali che si possano fare alla giovent??. ?? poi un eccellente libro per la campagna, offrendo soggetti di svariati passatempi.

Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, editori, Milano.

MILANO???FRATELLI TREVES, EDITORI???MILANO

OPERE DI E. DE AMICIS

IN-16

Vita Militare. 19.^a impressione della nuova edizione del 1880 riveduta e rifusa, con l'aggiunta di due bozzetti. L. 4 ??? Marocco. 12.^a edizione 5 ??? Novelle. 9.^a edizione 4 ??? Olanda, 12.^a edizione 4 ??? Costantinopoli. 15.^a edizione 6 50 Ricordi di Londra. 10.^a ed. con 21 disegni 1 50 Ricordi di Parigi. 6.^a edizione 3 50 Ritratti letterari. 2.^a edizione 4 ??? Poesie. 4.^a edizione 4 ??? Gli Amici. 9.^a edizione. Due volumi 7 ??? Cuore, Libro per i ragazzi. 119.^a edizione 2 ??? Alle porte d'Italia. Nuova edizione completamente rifusa ed ampliata dal'autore coll'aggiunta di due nuovi capitoli 3 50 Sull'Oceano. 18.^a edizione 5 ??? Il romanzo d'un maestro. 10.^a edizione 5 ??? Il Vino. Nuova edizione in-16 illustrata da A. Ferraguti, Ettore Ximenes ed E. Nardi. 2 50

IN-8, ILLUSTRATE.

????Marocco. Con 171 disegni di S. Ussi e C. Biseo. 2.^a ediz. L. 15 ???
????Costantinopoli. Con disegni di Cesare Biseo 20 ???
????La Vita Militare. Con disegni di V. Bignami, E. Matania,
????????????D. Paolocci e Ed. Ximenes. 2.^a edizione 15 ???
????Olanda. Con 41 disegni e la carta del Zuiderzee 10 ???
????Gli Amici. Edizione ridotta dall'autore e illustrata da
????????????Gennaro Amato, Gaetano Colantoni, Isidoro Farina, Dante
????????????Paolocci, Ettore Ximenes, Giuseppe Pennasilico. 4 ???
????Il Vino, ilustrato da A. Ferraguti, Ettore Ximenes, Enrico
????????????Nardi. Splendida pubblicazione con disegni colorati 6 ???
????Sull'Oceano. Splendidamente illustrato da 191 disegni
????????????originali di Arnaldo Ferraguti 20 ???
????Alle Porte d'Italia. Splendidamente illustrato da 178 disegni
????????????originali di Gennaro Amato 20 ???
????Cuore, Splendidamente illustrato da 200 disegni originali di
????????????A. Ferraguti, E. Nardi, G. A. Sartorio 20 ???

Sotto i torchi:

Fra casa e scuola, racconti e bozzetti.

In preparazione:

1?? maggio.

Dirigere commissioni e vaglia ai Fratelli Treves, editori, Milano.

NOTE DI TRASCRIZIONE

I racconti (composti in carattere pi?? grande) sono stati indentati due spazi.

Le lettere (composte in corsivo) sono state indentate quattro spazi.

Sono stati corretti i seguenti refusi:

che guardano cogli occhi meragliati tutta quella roba, (P. 112) poi ci sono le cose facilmente imfiammabili (P. 151) specialmente dopo che s'inminci?? ad adoperare (P. 215) essa raccont?? loro le digrazie dei suoi fratelli (P. 223)

Nel racconto SCIOPERO ALLO STABILIMENTO GUERINI. compare nell'originale:

Pi?? tardi quando il professore and?? dai Guerini a dar lezione a Carlo,

che ?? stata corretto in

Pi?? tardi quando il professore and?? dai Morandi a dar lezione a Carlo,

End of the Project Gutenberg EBook of Piccoli eroi, by Cordelia

*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK PICCOLI EROI ***

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Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg-tm

Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of electronic works in formats readable by the widest variety of computers including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from people in all walks of life.

Volunteers and financial support to provide volunteers with the assistance they need, is critical to reaching Project Gutenberg-tm's goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will remain freely available for generations to come. In 2001, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 and the Foundation web page at http://www.pglaf.org.

Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation

The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit 501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at http://pglaf.org/fundraising. Contributions to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by U.S. federal laws and your state's laws.

The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S. Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered throughout numerous locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation's web site and official page at http://pglaf.org

For additional contact information:
??????????Dr. Gregory B. Newby
??????????Chief Executive and Director
??????????gbnewby@pglaf.org

Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation

Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide spread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. Many small donations ($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt status with the IRS.

The Foundation is committed to complying with the laws regulating charities and charitable donations in all 50 states of the United States. Compliance requirements are not uniform and it takes a considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up with these requirements. We do not solicit donations in locations where we have not received written confirmation of compliance. To SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state visit http://pglaf.org

While we cannot and do not solicit contributions from states where we have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition against accepting unsolicited donations from donors in such states who approach us with offers to donate.

International donations are gratefully accepted, but we cannot make any statements concerning tax treatment of donations received from outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff.

Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation methods and addresses. Donations are accepted in a number of other ways including including checks, online payments and credit card donations. To donate, please visit: http://pglaf.org/donate

Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic works.

Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg-tm concept of a library of electronic works that could be freely shared with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.

Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper edition.

Most people start at our Web site which has the main PG search facility:

??????????http://www.gutenberg.net

This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, including how to make donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks.

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