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The Project Gutenberg EBook of La freccia nel fianco, by Luciano Z??ccoli

This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.org

Title: La freccia nel fianco

Author: Luciano Z??ccoli

Release Date: February 3, 2009 [EBook #27979]

Language: Italian

*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA FRECCIA NEL FIANCO ***

Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by The Internet Archive)

LA FRECCIA NEL FIANCO.

OPERE DI LUCIANO Z??CCOLI

(Edizioni Treves).

ROMANZI:

La volpe di Sparta. 4.^o migliaio L. 3 50 La freccia nel fianco. 9.^o migliaio 3 50 L'amore di Loredana. 8.^o migliaio 3 50 Farfui. 7.^o migliaio 4 ??? Romanzi brevi. 5.^o migliaio 4 ??? (Casa Paradisi???Il giovane duca???Il valzer del guanto). Ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati???. 8.^o migliaio 1 ??? I lussuriosi. 6.^o migliaio 1 ??? Il designato. 4.^o migliaio 1 ??? Roberta 3 50 Il maleficio occulto 3 50

NOVELLE:

Primavera. 4.^o migliaio 3 50 La Compagnia della Leggera. 3.^o migliaio. 3 50 Donne e fanciulle. 6.^o migliaio 3 50 L'Occhio del Fanciullo. 3.^o migliaio 3 50 La vita ironica. 3 50 Novelle prima della guerra. 3.^o migliaio. 3 50

La freccia nel fianco

ROMANZO
DI
LUCIANO Z??CCOLI

MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI

9.^o migliaio.

PROPRIET?? LETTERARIA.

I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda.

????Si riterr?? contraffatto qualunque esemplare di quest'opera che
????non porti il timbro a secco della Societ?? Italiana degli Autori.

Tip. Fratelli Treves???1917.

PRIMA PARTE.

???.fiori animati esperti de la gioia e de l'affanno.

I.

S'eran conosciuti, una mattina di vento e di sole, in un piccolo paese sulle rive del lago.

Egli aveva otto anni e si chiamava Brunello. Un giorno doveva essere il conte Bruno Traldi di San Pietro, con un largo stemma, varii titoli d'antichi dominii perduti e quel tanto di patrimonio che Fabiano suo padre, giuocatore, avrebbe potuto lasciargli.

Ella si chiamava semplicemente Nicoletta Dossena, apparteneva a famiglia borghese arricchitasi nell'industria; contava diciotto anni, era dritta nell'anima come nel corpo; alta e formosa.

Il piccolo Bruno aveva gi?? girato il mondo.

Recava dentro di s?? una malinconia e una rabbia di ribellione, un germe di scoramento e una volont?? d'ostinazione meditata, un gusto di beffardaggine incosciente, che in cos?? tenera anima sbigottivano e parevano straordinarii.

Non aveva mai potuto vivere in pace quei suoi pochi anni di vita.

La madre, Clara Dolores, divisa dal conte Fabiano, voleva il figlio; il padre lo toglieva alla madre: Bruno stava ora con l'una, ora con l'altro; pi?? spesso col padre, pi?? volontieri con la madre; avvenivano liti, lavoravano avvocati, si scambiavano lettere e telegrammi e carta bollata per averlo. E da ultimo era intervenuta anche la famiglia del conte Fabiano, madre e fratelli, per toglierlo ai due coniugi in guerra e metterlo in collegio.

Quand'era con Fabiano, godeva una libert?? pericolosa e piena; la madre lo teneva nascosto come un gioiello perch?? non glielo portassero via; i parenti non erano riusciti ancora ad averlo, e gli uomini di legge avevan trovato ragione a costruire sulle pretensioni di quella famiglia un edificio di cause e di beghe, il quale non sarebbe finito mai pi??, ma fruttava molto agli avvocati delle varie parti.

Per tutte queste ragioni degli altri, Bruno aveva corso il mondo, ora con la mamma, ora col pap??, e ricordava d'aver visto sfilare sotto gli occhi le citt??, le campagne, i monti, in treno, in carrozza, in diligenza, a dorso di muletto.

Era riuscito, tra quel tumulto, a imparare a leggere e a scrivere e si dava grandi arie per questo coi piccoli amici che veniva a conoscere qua e l??, in un albergo di prim'ordine o in una casupola di contadini.

Suo padre gli insegnava qualche cosa, di tanto in tanto, per capriccio; sua madre lo istruiva meglio, con maggior costanza. Aveva avuto qualche maestro privato, una istitutrice giovane e bruna che stava presso suo padre, e di cui udiva parlar molto male da sua madre.

Egli non ascoltava se non ci?? che poteva divertirlo, si faceva una specie di coltura a brani, e un giorno voleva dipingere come Clara Dolores, un altro prender le sue note di viaggio come Fabiano, un terzo vivere non facendo nulla o guidando i cavalli.

Il conte Fabiano aveva venduto, ricomprato, tornato a vendere la sua scuderia; ma dovunque andava, teneva carrozza; sontuosa o no, a seconda dei colpi di fortuna.

Talora egli e il bambino erano ricchi e scialavano; talora veniva una raffica dal tappeto verde, che portava via quasi tutto. Scendevano allora dall'albergo di prim'ordine a qualche albergo pieno di poesia e d'incomodi, in un paesetto qualsiasi; la carrozza spariva; si vedevano intorno a Fabiano certi uomini melliflui e diffidenti che gli procuravan danari.

E allora Fabiano e Brunello ripartivano, riprendevano la vita grande, sin che la mamma sopraggiungeva, faceva una scena a Fabiano e si portava via Brunello.

Con lei, il bambino tornava bambino; andava a letto presto, mangiava regolarmente tre volte al giorno, in ore fisse: studiava un poco, giuocava, non aveva per amici i domestici e i cocchieri, ma altri piccoli ragazzi, che gli parevano molto stupidi; si lasciava cullare da tenerezze continue e si annoiava leggermente. Aveva al suo seguito un cane di Terranova con pochissime pulci, mentre il barbone del pap?? ne formicolava un giorno e l'indomani, per improvviso ordine del conte, pareva tutto di seta, e puzzava di mille profumi che lo facevano starnutare ad ogni passo.

D'improvviso ricompariva il pap??. Egli minacciava di bruciarsi le cervella se non gli restituivano il bambino; la mamma correva dall'avvocato, poi sveniva, e il bambino finiva col riprendere la strada insieme al padre.

Brunello viveva di questa vita, dalla nascita, attonito, impassibile, osservando; non poteva affezionarsi n?? a luogo n?? a persona, e si contentava d'aver qualche preferenza; la madre, il padre, i parenti, i conoscenti, gli sembravano curiosi e simpatici, quantunque sentisse che poteva fidarsene mediocremente.

C'era del fracasso, dell'impreveduto, della commedia, nella sua esistenza. Capiva ch'egli era causa o pretesto, o a vicenda pretesto e causa di tutto un congegnoso affanno; e assisteva, inconsapevole spettatore, alla commedia, senza potersi dire s'egli valeva o non valeva tanto da commuovere i personaggi, ch'erano cospicui e a lui parevano grandissimi.

Intanto viaggiava; egli, il padre, il cane barbone che si chiamava Ti??, e molti bauli; un intero baule serviva pei balocchi, magnifici e varii, acquistati da Fabiano con la prodigalit?? che questi usava in tutte le cose di sua vita.

Ma qualche volta Bruno era colto da malinconia e da scoramento. Voleva la mamma, se era col pap??; o voleva il pap??, se era con la mamma. Quei due non potevano star mai insieme e in pace; e questo inconveniente lo disturbava molto.

Arrivavano in un paese, gli portavano nella camera il baule perch?? si divertisse, e Bruno toglieva dalla compagnia delle marionette il Re moro, e arrampicatosi con quello sul coperchio, rimaneva seduto malinconico a sognare.

Poi c'erano i giorni in cui pioveva e nevicava. In alcune citt??, la pioggia e la neve parevan pi?? uggiose che in qualunque altro luogo del mondo; non s'udiva che il rumore di qualche carrozza, lo scalpito d'un ronzino, a lunghi intervalli.

Bruno passava ore con la fronte e il naso schiacciato contro il vetro d'una finestra a guardar nella via una processione d'ombrelli, o su in alto qualche raro volo di colombi e di passeri.

Erano i giorni in cui non si faceva niente di bello, non si usciva a passeggio, non si andava a teatro, non si mangiavano i dolci nelle pasticcerie; e non perch?? pioveva o nevicava, ma perch?? il babbo aveva pochi quattrini o anche non ne aveva punti, e stava ad aspettarli.

Bruno aspettava egli pure, soffiando sui vetri e disegnando pupazzi col ditino nel velo del fiato; ma ci?? non bastava a divertirlo.

Finalmente Fabiano aveva avuto una buona idea ed era partito col figlio per una citt?? che sorgeva di l?? dalle pianure e dalle montagne, oltre i fiumi mormoranti nella loro spuma argentea.

E dentro la citt??, Bruno aveva trovato un tramest??o che non aveva mai visto, un passaggio continuo di carrozze e di omnibus a tre cavalli e di carri e di carrette, e gente che galoppava tutto il giorno e fracasso e urti e fretta e scalpitar di zoccoli ferrati sul selciato liscio.

Di sera, una festa di lumi ovunque, in lunghe file sulle rive d'un fiume, a tondo sulle piazze, in alto dentro le case, nei larghi spazii delle vetrine; e lo scalpito e il tumulto non cessavano mai.

La casa di Fabiano fu subito frequentata da ufficiali che vestivano chiassosamente coi calzoni rossi, le giacche azzurre e gli alamari bianchi alle giacche; e venivano anche damine gentili molto odorose.

Tutti parlavano una lingua diversa dall'italiano; chiacchieravano, ridevano,???il salotto pareva un'uccelliera coi pi?? garruli uccelli,???prendevano il t?? col babbo, che parlava quella lingua speditamente, ci?? che a Brunello dava idea che anche suo padre fosse uno straniero.

C'era in salotto un bel piano a coda ornato di ricchi bronzi, e ora un ufficiale vi si sedeva innanzi a suonare un ballabile senza freno, ora una giovane,???tutte le donne che venivano per casa erano giovani,???cantava una lenta languida romanza.

Bruno era accompagnato in salotto all'ora del t??.

Le damine gli si affollavano intorno ad accarezzarlo; ma di molte parole che gli si rivolgevano egli non capiva che il suo nome un po' stroppiato nelle vocali; e seguivano espressioni che dovevano essere graziosissime, perch?? tutti sorridevano approvando. Solo il bambino sbuffava impaziente.

Il pap?? gli dava un bacio, e lo lasciava tra quelle sottane, perch?? egli stava giuocando, seduto a un tavolino con gli ufficiali. Molto danaro e un mazzo di carte attraevan tutta la loro attenzione, e da quell'angolo non venivano risate.

Le donne facevan musica, cinguettando, si prendevan Bruno come una piccola scimmia innocua e se lo mettevan sulle ginocchia; o lo lasciavan dormire in un cantuccio del divano, o lo portavano in braccio, o se lo facevano arrampicare sul collo o si sdraiavano a terra con lui a giuocare coi soldatini.

Egli s'era abituato cos?? ai profumi, alle vesti seriche, alle mani dalle unghie dipinte, agli occhi ombreggiati, ai colli bianchi, ai capelli morbidi, che sprigionavano olezzi misteriosi, alle caviglie sottili, a tutte le malizie dell'eleganza; e precocemente aveva capito che le giovani eran balocchi degli uomini; ogni ufficiale n'aveva una; com'egli era un balocco tra quei balocchi di lusso.

Viveva da piccolo animale non anco pericoloso, tollerato e un poco beffeggiato, piuttosto sul tappeto e sul divano che dritto in piedi; e la sua crudelt?? infantile si scapricciava con quelle ragazze, calpestandole, pungendole, scompigliandone i capelli, come la crudelt?? degli altri bambini si sazia torturando le mosche.

Ma avveniva che d'improvviso, ricordando d'avere un figlio e di doverne rispondere, Fabiano non si occupasse che di lui. E non era piacevole, quantunque avessero detto a Bruno i maestri e le istitutrici che l'amore paterno e l'amore materno sono due grandi tesori nella vita.

Fabiano voleva troppo dal piccolo, che a sei anni sapeva leggere e scrivere; lo ingozzava di somme e di sottrazioni e di geografia, cos?? che il bambino se ne sognava anche di notte, e aveva pi?? paura delle cinque parti del mondo che del diavolo.

E l'indomani, colto da una tenerezza repente, il pap?? conduceva Bruno con la carrozza a due cavalli in un immenso parco, per le and??ne del quale s'incontravano amazzoni belle, quelle stesse che giuocavano col bambino, e cavalieri, quegli stessi che giuocavano col babbo.

In una grande trattoria elegantissima tra il verde e i fiori, al suono d'una musica invisibile, Fabiano e Brunello si trattenevano a colazione; e tutto il giorno era festa, e la sera il teatro, per lo pi?? un Circo equestre, chiudeva degnamente la giornata faticosa. Bruno era soddisfatto, perch?? il babbo era stato sempre con lui e non gli aveva chiesto quali sono le cinque parti del mondo.

Pareva egli stesso un fanciullo, il babbo, in quelle rarissime giornate.

A casa difendeva in lunghe battaglie ordinate i suoi soldatini di piombo contro i soldatini di Bruno, o improvvisava una commediola nel teatrino di marionette; ad ogni scena che gli garbava, Bruno chiedeva immediatamente il bis, e l'autore si sforzava a piacer meno che fosse possibile per non ripetere, una scena dopo l'altra, tutta la rappresentazione. Ma piaceva sempre troppo, al contrario di ci?? che avviene nella vita d'ogni giorno.

Quando compariva il Re moro, si faceva l'oscurit?? nella camera, e alla ribalta bruciavano certi sali in due salierine d'argento che figuravan da tripodi, e tutta la scena era illuminata da vapori azzurri. Poi il Re moro si sentiva male, e cadeva lungo disteso sul palcoscenico. Bruno aspettava il seguito, e non udendo voce, si muoveva dalla sua poltroncina e scopriva che il babbo non c'era pi??; se n'era andato alla chetichella, e Bruno lo ritrovava nel suo studio a leggere o in salotto a chiacchierare con gli amici.

Il Re moro indicava con la sua morte la fine del dramma; epper?? quando lo vedeva apparire, Bruno gridava inquieto:

???Pap??, non farlo cadere! Pap??, lascialo vivere!

Brevi giorni di gioia, che saranno stati dieci, che saranno stati venti in un anno: gli altri, Bruno se li doveva sbarcare da solo, ora coi domestici, ora con un maestro che insegnava tutto ma non interrogava mai, ora con le donnine del babbo.

Disponeva della propria giornata a piacere, comparendo un po' dovunque e cercando d'esser vicino a suo padre. Qualche volta una ragazza se lo prendeva e se lo conduceva a spasso e a pranzo, e lo faceva dormire in un lettuccio improvvisato, restituendolo a casa dopo due o tre giorni.

Egli tornava e non diceva nulla; lo interrogavano e si sbrigava con poche parole; aveva le sue conoscenze personali qua e l??, di cui alterava i nomi a caso e ricordava nella sua disordinata conversazione qualche gesto o abbozzava qualche aneddoto. Le ragazze lo consideravano come un amico discreto e placido, e ne sorridevano, quando non si dilettavano ad aizzarne la bizza sparlando a bella posta del conte, o protestando perch?? il Re moro puzzava di vernice.

La vita nella citt?? dei lumi e del fracasso dur?? un tempo troppo breve per Fabiano e certo troppo lungo per Brunello.

Fin?? il giorno in cui il Re moro perdette la corona di cartapesta dorata, la quale da qualche tempo gli scivolava sull'occhio sinistro o sul naso, con danno alla sua gravit?? augusta.

Stanco degli scherzi e dello sfringuellare delle amiche e assordato dall'incrociarsi di conversazioni di cui capiva ormai il linguaggio ma non afferrava tutto il significato, Bruno aveva preso sonno in una poltrona, tenendo il Re moro tra le braccia; e un tintinn??o sul tavolino e qualche fresca risata ne cullarono il riposo.

Quando si dest??, gli ospiti erano partiti e la corona di cartapesta rotolata dal capo regale a terra.

Restava il pap??, assorto in un pensiero cos?? difficile, che forse non gli lasciava nemmen vedere il suo bambino; e passeggiava in lungo e in largo pel salotto.

Brunello e il Re stettero a guardarlo, fin che il pap??, vista la corona a terra, si chin?? a raccattarla e la gett?? dalla finestra nel giardino.

???Partiamo domani!???annunzi?? senza volger la testa a Bruno, forse parlando a s?? medesimo.

La decisione della partenza sembrava cos?? naturalmente scaturita da quel gesto, che Bruno ne fu sorpreso.

Dopo un istante di silenzio, durante il quale non os?? muoversi dalla sua nicchia, domand??:

???Perch?? il Re non ha pi?? la corona, pap???

???Perch?? il Re non ha pi?? la corona,???ripet?? Fabiano fermandosi.

Allora Bruno ebbe coscienza che qualche grande fatto era avvenuto.

E vedendo che il pap?? riprendeva la corsa, il Re e Brunello scivolarono dalla poltrona; e l'uno, con la testa scoronata e le braccia penzoloni, portato dall'altro che camminava piano con le sue scarpette di panno, se ne andarono.

II.

Il cavaliere Maurizio Dossena chiam?? sua figlia Nicoletta, una mattina di giugno, per annunziarle che la villa vicina era stata presa in affitto da quel famoso conte Fabiano Traldi di San Pietro, del quale anch'ella aveva udito parlar qualche volta a Milano.

Il famoso conte Fabiano Traldi di San Pietro,???Maurizio lo rammentava intanto alla figliuola,???viveva separato dalla moglie, aveva dato scandalo come giuocatore sfrenato, ed era continuamente in lite coi creditori, con la famiglia sua, con la moglie, con la famiglia della moglie.

Ed arrivava da Parigi

???Da Parigi!???ripet?? solennemente il cavaliere Maurizio.

Prese un grosso libro di sulla scrivania, lo lev?? in alto, lo lasci?? ricadere, perch?? il tonfo sottolineasse con terribilit?? il nome della citt?? di perdizione.

A Parigi, il conte Fabiano, in un anno o due di soggiorno, aveva dato un forte tracollo al suo patrimonio. Ne tornava per trovar danaro e forse per riprendere le vecchie liti con la famiglia. Viveva nel frattempo in campagna, come vive il lupo nella caverna fin che gli ricresca il pelo; ma non ci sarebbe rimasto molto, fortunatamente; la campagna ?? noiosa per uomini di tal fatta.

Era bene che Nicoletta sapesse tutto ci??. La villa del conte confinava con la villa Dossena; i due giardini guardavano la strada e avevano in comune il tratto di spiaggia e di lago che si stendeva loro innanzi.

Ora, Nicoletta doveva essere prudente; perch?? il cavalier Maurizio e la moglie non desideravano punto di conoscere quel personaggio. Occorreva dunque evitarlo, e quando fosse stato necessario, anche rinunziare alle passeggiate sulla spiaggia.

Nicoletta vestita di bianco, un gran cappello di paglia ornato di papaveri sulla chioma nera a riflessi azzurrini, ascolt?? la discorsa di suo padre freddamente.

C'era da tempo, da due anni almeno, un malinteso tra il padre e la figlia.

La fanciulla aveva sognato un giorno, ancor bambina, di darsi all'arte; il palcoscenico l'attraeva; s'era messa a studiare, prima di nascosto, poi palesemente, per essere attrice. Ma quando aveva affacciato quel suo desiderio, era avvenuta una scena in casa.

Il padre non sapeva capacitarsi che Nicoletta bella, pura, intelligente, chiamata alla felicit??, poich?? un giorno avrebbe potuto disporre di centomila lire di rendita, sognasse un sogno cos?? stravagante. La madre se n'era accorata, scusando la figlia con l'ignoranza del mondo, ma guardandola da quel momento con occhi inquieti, come si guarda una persona dai gesti e dagli atti poco rassicuranti.

Il teatro! La folla! I pericoli del palcoscenico! La intimit?? con gli uomini! L'arte di rappresentar le passioni pi?? colpevoli!???

???Basti il dire,???osserv?? il cavalier Maurizio,???che l'Alfieri ha osato scrivere Mirra pel palcoscenico. E sapete chi era Mirra?

N?? la moglie n?? la figlia, innanzi alle quali Maurizio esalava il sentimento della sua indignazione, sapevano chi fosse Mirra; ma la moglie Carlotta alz?? le mani e gli occhi al cielo, scandalizzata; e Nicoletta alz?? le spalle, tranquillamente.

???Mirra!???andava ripetendo il cavaliere Maurizio.???Mia figlia dovrebbe un giorno rappresentare la scellerata donna con tutte le astuzie che assicurano gli applausi. Mirra!

???Ma che Mirra!???esclam?? Nicoletta, arrischiando.???Son cose che si scrivono, ma che non si rappresentano.

???Se ne rappresentano di peggio!???incalz?? la signora Carlotta, la quale non sapeva che di l?? dalla passione di Mirra non s'era inventato ancor nulla.

???E insomma,???concluse Maurizio risolutamente???fin che tua madre ?? viva, fin che tuo padre ?? vivo, il palcoscenico no!

Lev?? la mano destra chiusa a pugno, e ripet?? la frase che gli pareva sintetica:

???Il palcoscenico no!

Per due anni dai sedici ai diciotto, Nicoletta si prov?? a lottare; vano sforzo contro volont?? strapotenti che la fiaccavano, perch?? la fanciulla si sentiva sola di fronte a tutta la famiglia, a tutti i parenti i pi?? lontani, a tutte le conoscenze e le amicizie di casa.

La signora Carlotta portava intorno la passione di sua figlia per il palcoscenico come un mendicante porta in giro il suo moncherino, per ispirar piet?? e ribrezzo; e si faceva compiangere largamente e suscitava la simpatia che si riserba alle grandi sventure. Il padre ne parlava come un giuocatore di Borsa parla della guerra imminente che gli far?? perdere una fortuna. I parenti non ne menavan rumore, ma ne discorrevano senza posa, sottovoce, come d'un mal di famiglia o d'una piaga nascosta.

Nicoletta sentiva d'essere malamente amata; non gi?? perch?? si contrastava il suo desiderio, ma pel modo chiassoso e villano con cui si contrastava, ma perch?? pesava sulle sue fragili spalle una riprovazione, palese o tacita, sproporzionata alla causa, ma perch?? si ribellava, s'offendeva della figura che volevan formarle: la figura d'una ribelle sconsigliata, d'una piccola sciocca vanitosa, d'una ingrata senza cervello.

S'ostin?? per due anni a dire: ??Il palcoscenico s???? mentre suo padre urlava: ??Il palcoscenico no!??.

Ma intanto Nicoletta si guardava intorno, apriva gli occhi, sentiva il peso di quelle parentele borghesi che vivono tra il danaro e il fasto, pel danaro e pel fasto; che costruiscon palazzi in modo che si capisca che costano molto; che ogni cosa fanno per gli spettatori con una ostentazione cocciuta di ricchezza e di potere; che sono larghe e liberali fino all'insolenza davanti alla platea, e grette e timide e ingenerose non appena cala il sipario. La fanciulla ne ebbe un grande accoramento; non v'era a sperar nulla di nuovo; anche la sorte di lei era segnata dalla nascita; e si pieg?? con amarezza: non parl?? pi?? d'arte e di palcoscenico; era vecchia, a diciott'anni le grandi attrici hanno gi?? quasi un nome; ella sarebbe giunta in ritardo, quand'anche fosse avvenuta per miracolo la conversione di suo padre e di tutto il parentado.

Ma il lungo periodo di contrasti e di dispute, l'abitudine a osservare la famiglia come un manipolo d'avversarii spietati, la differenza scoperta tra la mentalit?? di quelli e la sua, le lasciarono un solco nell'anima.

Colei che doveva essere la grande artista, oscillante come una fiamma nell'aria, si chiuse in s?? stessa; desiderava qualche cosa ch'ella stessa non avrebbe potuto dire, ma che doveva farle una vita a parte, una qualunque cosa meno cognita, meno sicura, meno tradizionale, meno crassa della placida sorte riserbata a una signorina borghese e ricca.

Sembrava gelida, e ardeva.

Le avevan messo accosto da qualche tempo il giovane Duccio Massenti, trovato al ballo d'una famiglia amica.

Aveva ventisei anni, possedeva una discreta fortuna, portava il titolo di conte. Non era n?? brutto, n?? bello; di figura media, coi capelli chiari, gli occhi castani, il mento ornato da una piccola barba a punta, mancava d'una espressione decisa e significante; ma era gentile e compito.

Nicoletta cap??; e di tutti i giovani che le stavano intorno, il conte
Duccio fu immediatamente il meno gradito alla fanciulla.

Egli rappresentava agli occhi di lei la soluzione cognita, sicura, tradizionale e crassa della placida vita d'una signorina borghese: aveva in pi??, al confronto d'altri uomini incaricati di risolvere la vita d'altre signorine borghesi, il titolo di conte; il quale piaceva molto al cavaliere Maurizio, faceva diventar lustri gli occhi della signora Carlotta, ma non aveva eccitato la fantasia della fanciulla.

Dopo pochi mesi di conoscenza, Nicoletta lo rimprover?? un giorno, perch?? egli aveva osato scegliere la sua campagna in vicinanza della villa Dossena.

???Che cosa viene a fare????gli domand?? Nicoletta ruvidamente.???Io non godo un poco di libert?? che in campagna.

???Ma appunto per questo,???rispose Duccio, sorridendo,???appunto per questo spero che potremo conoscerci meglio???.

???S'inganna,???interruppe Nicoletta.???In campagna, io sto sempre sola; vado, vengo, passeggio, esco in barca e in carrozza, e non d?? conto a nessuno di ci?? che faccio. Sto benissimo cos??: sono felice soltanto quei pochi mesi e non muterei nulla alla mia vita per nessun patto.

???Sapr?? farmi tollerare,???rispose il conte col suo sorriso, che diventava impacciato.

???Non ci si provi neppure!???consigli?? Nicoletta.???E del resto, perch?? vuole conoscermi meglio? Non mi conosce abbastanza?

???A dir vero, credevo,???osserv?? Duccio,???di conoscerla abbastanza. Ma ella mi prova col suo acerbo rimprovero e con la sua severit?? che sono ancor lontano dal sapere tutto il suo carattere.

???Ho un carattere molto antipatico. Glielo dico io per la prima,???rimbecc?? Nicoletta.

???Vorrei essere sicuro che non ?? antipatico soltanto per me,???rispose
Duccio timidamente.

La fanciulla rise.

???Oh no,???disse,????? per tutti! Ma se vuole che per lei sia meno antipatico che per gli altri, non venga in campagna; mi lasci tranquilla???.

Il conte si rabbui?? in viso.

???Forse,???arrischi??,???disturberei????

Nicoletta lo guard?? sorpresa, arrossendo.

???Spero che lei scherzi!???rispose freddamente.

???La ringrazio,???disse il giovane respirando meglio.???E allora, non verr?? a disturbarla in campagna!

???Tocca a me ringraziarla,???esclam?? Nicoletta, stendendogli la mano.

E annunzi?? anche a suo padre e a sua madre, francamente, quello stesso giorno, che aveva pregato il conte di non annoiarla troppo e di lasciarla libera in campagna.

???Non so perch?? tu ci dica questo,???osserv?? Carlotta.

???Come????rispose la fanciulla stupita.

???Ma s??,???spieg?? Maurizio,???perch?? ci dai questa notizia? Il conte non ci disturba se ?? vicino, e non ci offende se sta lontano.

???Credevo che vi occupaste di lui,???confess?? Nicoletta.

???Io????esclam?? Carlotta.

???Io????esclam?? Maurizio.

???E allora tanto meglio!???proruppe Nicoletta irritata, comprendendo che non le si voleva ancora dir nulla dei disegni che si stavano maturando intorno a lei e a Duccio.???Tanto meglio per tutti. Me ne sbarazzer?? pi?? presto.

La signora Carlotta mosse le labbra e fece un gesto come per protestare, ma un'occhiata di suo marito la ferm??.

Bisognava lasciar correre l'acqua per la sua china; non si doveva far di quelle speranze una questione acuta come s'era fatta a proposito del palcoscenico. Il conte Duccio, se davvero voleva quella figliuola, se davvero l'amava, si sarebbe ingegnato da solo a riuscire. Pel momento era meglio non parlarne troppo e non irritar la fanciulla, o sarebbero occorsi altri due anni a persuaderla, come pel palcoscenico.

Carlotta ebbe il lieve rammarico di non poter portare intorno quale una nuova stimmate pietosa il rifiuto di sua figlia per un cospicuo matrimonio; ma si pieg?? alla volont?? esperta di Maurizio, del quale era caldissima ammiratrice.

Se non che, quando apprese, appena giunta in campagna, che la villetta vicina era affittata al conte Fabiano Traldi di San Pietro, scatt?? improvvisamente.

Nicoletta scendeva dallo studio di suo padre, dove aveva udito la discorsa sulla vita e i miracoli del conte Fabiano, e s'avviava a pian terreno, nella sala da pranzo, per sorbire la cioccolata.

Aveva fame: era allegra; si riprometteva una gita, la prima gita nel bosco, che doveva essere ancor fresco e odoroso per l'umidit?? notturna e tutto vibrante e scricchiolante al vento.

Diede gaiamente il buon giorno alla mamma, che aveva gi?? bevuto il caff?? e latte, e s'era attardata per aspettar la figliuola.

???S??, s??, buon giorno!???ripet?? Carlotta, brontolando.???Hai fatto un bell'affare, tu!

Il domestico presentava con le mani guantate di filo bianco il vassoio alla fanciulla e la cestina d'argento colma di biscotti. La fanciulla gli indic?? di lasciargliela innanzi, con un gesto del capo. Ella non sapeva nemmeno che faccia e che nome avessero i domestici. Poi attese che se ne fosse andato.

???Ho fatto un bell'affare, io????domand?? quindi a sua madre.???E quale sarebbe?

???Sarebbe!???ripet?? Carlotta col broncio.

???Oh Dio, mamma!???esclam?? la fanciulla annoiata.???Non cominciamo; non farmi ripetere venti volte una domanda. Se ho sbagliato, dimmelo. Io non mi sento colpevole di nulla.

Il candore con cui Nicoletta sosteneva un'accusa vaga, disarm?? la signora.

???Colpevole non sei; non voglio dirti colpevole,???spieg?? infine.???Ma stordita e bizzarra come al solito.

Nicoletta si tocc?? in testa per assicurarsi che non avesse il cappello a rovescio.

???Ma no,???disse sua madre.???Si tratta di ben altro. Sai chi abbiamo per vicino di casa?

???Il pap?? me lo ha detto or ora; il famoso conte Fabiano Traldi di San Pietro. Famoso lo ha chiamato il pap??, perch?? ?? carico di debiti e si accapiglia con sua moglie. E mi ha detto anche di schivarlo quanto sar?? possibile.

????? sottinteso,???assent?? la signora.???Ma capisci quale sciocchezza hai commesso?

???Io????esclam?? Nicoletta sbalordita.???Gli ho detto io di far debiti e di accapigliarsi con sua moglie?

???No: ma vedi quali vicini abbiamo????osserv?? la madre con improvvisa dolcezza.???La villetta non poteva essere affittata da un altro?

???Oh, da mille altri!???rispose Nicoletta ridendo.???E che me ne importa?

???Eh no, no! Un altro la voleva; io lo so,???disse la signora sempre dolcemente, con un piccolo sorriso.???E per colpa tua, ?? andato tutto in fumo.

???Signore Iddio, vi ringrazio!???esclam?? Nicoletta.???Duccio! La voleva Duccio! Ora ho capito; e io l'ho pregato di star lontano???. ?? di questo che mi accusi???? Ma ne sono molto soddisfatta, devo confessartelo. Ti figuri una vicinanza simile?

???E perch?? no? Il conte Duccio Massenti ?? uno squisito gentiluomo, la cui compagnia avrebbe fatto piacere a tutti.

???Fuori che a me!???interruppe Nicoletta.

???E tuo padre e tua madre non contano nulla, allora????domand?? la signora Carlotta, aggrottando le sopracciglia.

???No: in questo caso non contano proprio nulla,???ribatt?? Nicoletta.???Perch?? Duccio non sarebbe gi?? venuto per voi, ma per me. ?? inutile seguitar la commedia. So benissimo ch'egli vorrebbe sposarmi: me lo ha fatto capire in tutti i modi. E allora sarebbe toccato a me sopportar lunghe ore di conversazione sentimentale, ascoltar la sfilata delle sue speranze, far le passeggiate a due, col pap?? o la mamma all'orizzonte, per decoro???. Meglio il conte Fabiano e i suoi debiti. L'uno e gli altri non ci riguardano!

???Ma che cosa vuoi, che cosa vuoi tu????grid?? di scatto la signora, alzandosi in piedi.

Nicoletta, che aveva recato alla bocca la tazza, guard?? sua madre di sopra l'orlo di quella, assaporando la cioccolata che rimaneva.

Era un poco sorpresa dall'impazienza aggressiva della signora; ma quando si accorgeva che gli altri avevano torto, si faceva subito fredda e indifferente, per vendetta.

???Che cosa voglio????ella ripet??, deponendo la tazza sulla sottocoppa.???Chiedimi piuttosto che cosa non voglio. Non voglio il matrimonio, per ora almeno, col conte Duccio Massenti. ?? troppo presto: non lo conosco.

???Sfido io!???esclam?? con un largo gesto la signora Carlotta.???Se lo mandi lontano, ogni volta che cerca avvicinarsi, il poveretto!???

???Segno che non m'interessa!???dichiar?? la fanciulla semplicemente.

Poi, quasi leggendo dentro il proprio animo, soggiunse:

???Che cosa voglio? ?? difficile dire. Qualche cosa che non sia troppo comune, troppo volgare, perch?? mi sembra di meritar pi?? che le altre.

La signora Carlotta che stava per andarsene, trov?? opportuno fermarsi per dare segno della sua disapprovazione.

???Ti sembra volgare e comune il partito che ti offriamo????disse.???Che desideri? Un Re? Un Imperatore? Sei sempre con la testa all'arte e al palcoscenico?

???Non ?? questo, non ?? questo!???osserv?? la fanciulla, scuotendo il capo assorta, con gli occhi nel vuoto.???Non distinguo tra un matrimonio e l'altro???. Non ti saprei dire???.

La madre riconobbe d'essere stata una sciocca ad aprire una discussione cos?? imprudente, e ammir?? ancora una volta il marito che fuggiva le chiacchiere inutili. Nulla di pi?? vano che chiedere a una fanciulla di diciotto anni che cosa vuole; a diciotto anni non si sa; molti uomini non lo sanno a trenta e a cinquanta, e camminano lo stesso.

Fatte rapidamente queste riflessioni, la signora Carlotta mut?? discorso:

???Non esci????chiese alla figliuola.???Il tempo ?? bello; c'?? un poco di vento, ma non infastidisce troppo.

???S??,???rispose Nicoletta.???Ora vado.

E invece d'avviarsi alla soglia, per la quale sua madre era passata ed uscita, si lev?? da tavola e and?? a sedersi in una poltrona, di contro al giardino, che il sole illuminava per ogni angolo, che il vento faceva tremare.

Che cosa voleva?

Nulla pi?? la irritava che quella domanda categorica, la quale sembrava attendere una categorica risposta; come se di fronte al mondo e alla vita il volere fosse cosa semplice, il desiderio fosse definibile; come se nella sua anima giovane e palpitante non avessero dovuto vibrar mille incertezze, mille timori, mille ritrosie, mille illusioni.

Anche non sapere ci?? che si vuole ?? uno stato d'animo, pensava Nicoletta; uno stato d'animo doloroso, che pure ha la sua triste dolcezza; uno stato d'animo che non ammette definizioni, perch?? ci?? che si vuole qualche volta ?? fuori del mondo.

E suo padre e sua madre non potevano capire simili fantasie.

III.

Qualche cosa che non fosse troppo comune???

Ella credette sognare, vedendo sbucar d'un tratto da una siepe del giardino e correre verso di lei uno svelto bambino tra i sette e gli otto anni.

Era vestito di bianco; i calzoncini chiusi al ginocchio lasciavan nudi i polpacci: un berretto di panno sui capelli neri era un poco inclinato verso l'occhio destro.

Teneva in mano una canna alta e flessibile, da cui gocciolava l'acqua. E fermatosi sul limitare, squadr?? un istante Nicoletta per comprendere con chi avesse a fare; poi disse, ben sicuro:

???Signorina???.

Nicoletta s'era alzata, arrossendo.

???Vieni ad aiutarmi,???seguit?? il fanciullo, appoggiandosi alla canna e guardando attentamente Nicoletta.

???Che vuoi, caro????disse questa.???Che ti ?? avvenuto?

Il fanciullo la fissava con un poco di meraviglia, ascoltandone la voce calda e carezzevole. Poi, invece di rispondere, interrog??:

???Perch?? sei diventata rossa?

???Io????esclam?? confusa Nicoletta.???Son diventata rossa?

Ma egli si distrasse, e seguit??, accennando gi??, in fondo al giardino, verso il lago:

???La mia goletta ?? andata troppo lontano. Ho cercato di riprenderla e non ci riesco. Ci vuole una canna pi?? lunga, e son venuto a domandartela.

Ella sorrise.

La parola di lui era chiara e precisa, come era dritto e fermo il suo sguardo.

???Davvero????esclam?? Nicoletta.???Andiamo a vedere!

E prontamente uscita in giardino, prese la destra del fanciullo nella sua sinistra.

???Vieni ad aiutarmi????egli disse contento.???Vieni! Vedrai; ?? un bel bastimento; l'ha comperato il babbo a Parigi.

Parigi! Il nome della citt?? richiam?? alla mente di Nicoletta gli ordini e i consigli di suo padre. Non v'era pi?? dubbio; ella teneva per mano il figlio del conte Traldi; gi?? l'aveva indovinato al primo vederlo, e aveva arrossito d'impaccio, sapendo che non poteva accoglierlo in casa.

???Come ti chiami????ella chiese avviandosi con lui verso il cancello.

???Bruno,???egli rispose.

???Bruno Traldi di San Pietro,???ella seguit??.???Non ?? vero?

???Come sai????egli interrog?? ridendo.

???Me lo hanno detto.

???Mi avevi gi?? visto?

???No. Mai. E tu?

???Io ti ho vista ieri, in carrozza. Son belli i tuoi cavalli.

La guard?? levando il capo; poi soggiunse:

???Mi piaci.

???Che strano, che strano fanciullo!???pens?? Nicoletta.

Ma Bruno aveva gi?? ripreso:

???Come ti chiami, tu?

???Nicoletta Dossena.

???Nicla,???corresse prontamente Bruno.

???Nicla; come vuoi,???assent?? Nicoletta sorpresa.???Lo hai inventato tu???.

E ripens??:

???Che strano, che strano fanciullo!

Erano usciti, avevano attraversato la strada, tenendosi per mano; ambedue vestiti di bianco, lieti sotto il sole, camminando presto, gi?? amici fidati.

Giunti sulla riva, Bruno indic?? il bastimento; una goletta a due alberi e a due rande, armata di cannoncini di bronzo, carica di soldatini di piombo, alcuni dei quali davan del naso nella schiena dei compagni.

???Se ne va!???disse Bruno ridendo.???Ora come facciamo?

E tolta la mano dalla mano dell'amica, chiese di nuovo:

???Quanti anni hai?

???Diciotto,???rispose Nicla.???E tu?

???Quando sono savio, il babbo dice che ne ho sette,???rispose Bruno.???Quando sono cattivo, dice che ne ho otto, perch?? a otto anni bisogna essere uomo.

???Tra i sette e gli otto, dunque,???rilev?? Nicla sorridendo.???E perch?? sei cattivo?

???Ah!???rispose Bruno sbuffando.???Come si fa????

E c'era in quel sospiro tanta noia, tanta impazienza, che la fanciulla non rise???.

???Non stanno mai tranquilli,???soggiunse Bruno.???Ho visto tutto il mondo???.

Nicoletta non aggiunse parola. Aveva visto tutto il mondo!

???Andiamo, signorina,???riprese Bruno.???Bisogna fare qualche cosa pel bastimento.

???Io ti propongo questo,???disse Nicla seriamente.???Vedi la barca laggi??? ?? mia. Quando il bastimento sar?? pi?? lontano ancora, noi entreremo nella barca, io remer??, e la raggiungeremo.

???S??: tu remerai e io con la canna lo far?? tornare,???assent?? Brunello gioiosamente.???Lasciamolo andar lontano, pi?? lontano ancora, fino ai monti???.

E guardava verso ponente le montagne che si disegnavano nere sull'azzurro, e pareva con gli occhi valicare le vette e fissare altri paesaggi sconfinati, altri monti, e fiumi e praterie e valli e citt??.

La goletta vacillava sull'onda e le vele sbattevano al vento insieme al piccolo tricolore di poppa.

Nicla e Bruno tacevano, ma si scambiavano un'occhiata di tratto in tratto sorridendo a vedere il bastimento che si dilungava a poco a poco.

???Allora, non conosci neanche il mio pap??????disse Bruno improvvisamente.???Egli sta in quella villa cinericcia, che ?? presso la tua.

???Villa Florida,???indic?? Nicla.

???S??, villa Florida. E la tua come si chiama?

???Villa Carlotta. ?? il nome della mia mamma.

???La mia mamma si chiama Clara Dolores.

????? un bel nome,???osserv?? Nicla.???E la tua mamma ?? bella?

???Credo,???rispose Bruno.???Anche tu sei bella.

Nicla avvamp?? in viso.

Non aveva mai udito da anima viva simili parole, e quantunque venissero da un fanciullo innocente, ne sentiva la molestia.

???Ora andiamo,???disse Brunello.???Conducimi a riprendere il bastimento???.

Sciolsero la barca lunga e sottile, raccolsero a prua la catena, spinsero nell'acqua.

Bruno, salito per primo, si volse ad aiutare Nicla, porgendole la mano; e partirono, la fanciulla remando prima a sciaroga e poi adagio verso la goletta, e Bruno, seduto a' suoi piedi, guardando piuttosto la nuova amica che il bastimento, raggiunto con pochi colpi di remo.

???Eccolo!???disse Nicla, inchinandosi sul bordo e stendendo il braccio.

???Lascialo,???ordin?? Bruno.???Rema ancora. Andiamo pi?? avanti!

Nicla obbed??, acceler?? la cadenza dei remi.

Quando allargava le braccia e quando le ritraeva a s?? coi remi per puntar contro la pedagna, il busto eretto e la linea del corpo si staccavano nitidi sul fondo azzurro: e dal basso in alto, Bruno la vedeva candida nel cielo turchino.

Egli non parlava pi??; sembrava, coi grandi occhi neri velati, sognare.

Aveva sentito che Nicla non era come le altre; era invece come una fata, che sempre lo avesse conosciuto ed atteso; e provava, il ribelle a tutti i baci e a tutte le carezze, un timido desiderio di toglierle i remi dal pugno e di ricoverarsi tra le sue braccia, per chiudere gli occhi e reclinare la testa sul petto di lei.

Anche Nicla sognava, abbandonata alla cadenza uguale, ascoltando il tonfo e lo sgocciol??o dei remi e il cigolare d'una forcola.

Rapiva il fanciullo sbucato dal giardino, e lo teneva perch?? non corresse pi?? il mondo.

Tornato da paesi remoti con gli occhi foschi entro i quali mille vicende oscure s'eran riflettute e le cuspidi dei campanili e il volo dei colombi, era venuto a cercarla, balzandole innanzi d'un tratto, sorridente e fiducioso.

Un'ora prima, l'uno non sapeva dell'altra; ambedue credevano la vita pi?? mesta che non fosse.

Nicla abbass?? gli occhi a guardarlo.

Egli dondolava un poco sul fondo della barca ad ogni brivido dell'onda, e Nicla sorrise, abbandonati i remi.

Bruno si lev?? in piedi, si puntell?? alle ginocchia della fanciulla e le pos?? due baci sulle guance; ella lo baci?? in fronte e lo tenne stretto fra le braccia.

???Vedi come siam lontani,???disse, accennando la riva e la goletta che s'era fatta piccina sull'acqua.

Bruno, immobile tra le braccia dell'amica, con la testa appoggiata alla guancia di lei, volse gli occhi a guardare in silenzio.

???Su!???fece Nicla, reggendolo dolcemente.???A cuccia ancora! Torniamo a casa!

Egli s'acquatt?? di nuovo ai suoi piedi.

Incontrarono la goletta a met?? via e la raccolsero a bordo.

???Ci vedremo ancora, signorina????chiese Brunello a un tratto.

???Quando vorrai,???rispose Nicla.

???Io voglio sempre.

???E allora tu mi aspetterai sulla riva, io ti vedr??, e uscir?? a prenderti.

???Anche tu mi vuoi sempre?

???Quando sei savio.

???Quando ho sette anni,???riflett?? Bruno.

Tacque un poco, indi riprese:

???Tu, che vuoi fare?

???Come????domand?? Nicla, che non aveva compreso.

???Io voglio guidare i cavalli e scrivere le memorie di viaggio. E tu?

???Io????ripet?? Nicla.

Stette un poco a pensare, poi rispose umilmente:

???Non so.

Bruno la guard?? sorpreso.

???Non ti piace nulla?

???Molte cose mi piacciono, ma non so come averle. Mi piace essere sola e libera. Comprendi?

???Anche senza di me????chiese Bruno scorato.

???Tu hai la tua mamma e il tuo pap??,???osserv?? Nicla.

???Ah!???disse Bruno, senza gioia.???E per questo non mi vuoi?

???Ti voglio. Ma sar?? per poco. Il tuo babbo ti condurr?? ancora lontano.

???Chi sa????mormor?? Bruno con un accento in cui era tutto il dubbio inconsapevole del destino.???E allora non mi dici che farai?

???Volevo essere un'artista, e me lo hanno proibito,???disse Nicla con esitazione, quasi stesse confidandosi a un giudice.

La barca strisci?? sulla sabbia e la fanciulla ritir?? ?? remi perch?? la prua toccasse la riva. Scesero, legarono, tiraron la prua pi?? in alto.

???Un'artista!???ripet?? Bruno, mentre lavorava a passar la catena nell'anello ch'era sulla spiaggia.???Di quelle che cantano? Io le ho viste a Parigi, quelle che cantano, e venivano anche a casa mia. Ma tu non hai le unghie dipinte e l'acqua d'odore nei capelli???.

???Oh, no, no, Bruno, che dici????esclam?? Nicla stupita.???Io volevo essere una grande attrice.

???Ah, ?? pi?? bello; un'attrice, che fa la commedia e la tragedia, e ti fa ridere e ti fa piangere: so com'??; ho visto; ?? molto difficile, ma a me piace.

???S??, la commedia e la tragedia, ridere e piangere!???assent??
Nicla.???L'arte, insomma, non le unghie dipinte.

???E allora, quando cominci?

???Mai,???rispose la fanciulla.???Il mio pap?? e la mia mamma non vogliono.

???E perch??? Il mio pap?? mi lascer?? guidare i cavalli e scrivere le memorie.

???Tu sei un piccolo uomo, che pu?? tutto,???rispose Nicla.???Io sono una donna che non pu?? nulla. Mi hanno detto le ragioni per le quali una signorina non deve essere attrice; e sono giuste.

Bruno, che s'era messo a sedere a prua e stava ascoltando con le mani in mano, parve incredulo.

???Una signorina non deve far la commedia e la tragedia e far ridere e piangere????interrog??.???Allora le attrici non sono mai signorine?

???Non puoi capire!???rispose Nicla sorridendo.???Si tratta forse di pregiudizi!: ma ?? cos??.

???Che cosa sono i pregiudizii? E allora non farai nulla?

???Nulla. Far?? la signora, come le altre.???disse Nicla.???Sar?? forse contessa.

???Come la mamma?

Nicla osserv?? attentamente Bruno, aspettando con ingenuit?? il suo giudizio.

???Ma questo,???egli seguit??,???non fa n?? ridere n?? piangere. Non diverte nessuno!???

???Oh, hai ragione!???esclam?? Nicla con un breve sorriso.???Non diverte nessuno.

???Addio,???disse Bruno staccandosi dalla barca.???Pi?? tardi, io torner?? sulla riva, e se mi vorrai, uscirai a prendermi.

???S??, verso le cinque; prima fa troppo caldo. Addio, Bruno!

???Addio, signorina!

???Chiamami Nicla!

???Addio, Nicla!

Stese le braccia, attir?? a s?? il viso della fanciulla e la baci?? sugli occhi, sull'uno e sull'altro sapientemente. Poi si mise a correre, si volse a salutar con la mano, e scomparve oltre il cancello della villa Florida.

IV.

Tutti i giorni si videro cos?? e pi?? volte il giorno, ora allontanandosi con la barca, ora errando nel bosco di cerri e di castagni che si stendeva e si arrampicava su pel monte a ridosso del quale sorgevano le due ville.

L'esistenza di Nicla s'era tanto accomunata con l'esistenza di Bruno, che la fanciulla non desiderava pi?? d'avere ospiti per distrarsi; e quando giungevano amici e amiche e ad essi doveva sacrificare i convegni con Bruno, le passeggiate dal pomeriggio fino al crepuscolo, durava fatica a dissimulare il suo malcontento.

Il bosco saliva aprendosi lungo il monte; era qua e l?? fitto d'ombra, qua e l?? libero al sole, con larghi spiazzi, con bruschi gomiti per dove s'ingolfava il vento, con v??lte ben conteste di fogliame e ben riparate. Terminava su di un poggio, donde si scorgeva lontano il lago, e sotto la valle umida, da cui fumigavano al tramonto fumi turchini di vapori e fumi densi di casolari che indicavano il tempo della cena.

Nelle ore pi?? calde, Nicla e Bruno coi seggiolini pieghevoli, avevano il loro posto prediletto su una breve prateria, che i castagni tutt'in giro chiudevano e riparavano come grandi chiomati spiriti verdi; e nell'ora in cui il sole andava scomparendo di l?? dai monti, salivano sempre al poggio per udir le campane che annunziano da lungi il vespero, le campane degli armenti che si radunano e tornano alla stalla, le campane flebili che mormorano a fior d'acqua sul lago.

E osservavano di l?? i fiumi densi, i fiumi turchini, la verzura che digradava gi?? pel versante e si faceva a poco a poco bigia e poi nera; e ascoltavan qualche voce perduta che chiamava di tra le macchie; e guardavan cangiarsi il color delle acque, dall'argento pieno di mobili riflessi alle lividure dell'agata, al duro piombo senza luce.

Il lago diventava uno specchio magico, che d'ora in ora mutava, a seconda dell'aria e del sole; una conca bianca, azzurra, aurea, opalescente, quando tutta corsa da brividi leggeri e quando immobile come metallo.

Tornavano tenendosi per mano.

Si baciavano sul limitare del bosco e si lasciavano per rientrare ciascuno nella propria villa.

Nicla s'era chiesta che cosa poteva essere per quel fanciullo balzato cos?? rudemente e gentilmente nella sua vita.

Egli aveva la madre e il padre; aveva nonni e zii; troppa gente che invece di farlo felice, lo rattristavano disputandoselo chi come un balocco e chi come un gioiello. Non aveva donne intorno.

La madre, a quanto Nicla aveva capito dai racconti del fanciullo, era un poco bizzarra e non costante nel suo affetto; ella pure incline ai dispendii e alla vita leggera. Le altre, conosciute a Parigi e altrove, quelle che giuocavano e si facevano calpestare da lui e se lo conducevano a casa come un cucciolo riottoso, non erano donne agli occhi di Nicla.

Avevan lasciato in quel piccolo cuore un torbido ricordo, ed egli le rammentava troppo d'improvviso, per un gesto o per una parola.

Nicla pi?? d'una volta, nella dolcezza del suo idillio, n'era rimasta turbata sinistramente, quasi avesse visto passar nel caro bosco dei castagni, sotto la placida luce, un faunetto lascivo.

Un giorno in cui Bruno sedeva sulle ginocchia di lei e tutti e due leggevano un romanzo di viaggi, all'ombra dei pacifici loro alberi, il fanciullo la fiss?? a lungo.

Ella sentiva quello sguardo che la percorreva tanto vicino da non poter non rispondergli; ma teneva gli occhi sul libro e continuava a leggere ad alta voce, chiedendosi perch?? Bruno insistesse cos?? stranamente.

Era uno sguardo non pi?? animato dalla devozione, ma freddo di curiosit?? ambigua, crudele di dubbio e d'impertinenza. E d'un tratto il fanciullo disse:

???Nicla!

???Ascolta, ascolta,???rispose Nicla, senza levar gli occhi, indovinando che bisognava distrarlo.???Ascolta com'?? bello, ora che trovano il grande lago.

Bruno stese la mano aperta sul libro, perch?? Nicla non leggesse pi??.

E disse, quasi a conchiudere un suo pensiero:

???Vuoi che ti baci dietro le orecchie???? Abbassa il capo, che ti bacio dietro le orecchie???. E dopo, farai cos?????.

Con le labbra modul?? un lieve lungo sospiro.

???Che dici????esclam?? Nicla, gettandolo quasi dalle ginocchia a terra, e guardandolo offesa.

Ma si trattenne; cap?? che non doveva chiarire alla mente del fanciullo la sconvenienza delle sue parole.

Lo prese per mano, lo condusse sul poggio a guardare la conca del lago in cui si riflettevano con ombre verdastre i monti.

E senza volerlo, a cuore chiuso, fu cos?? fredda e diffidente, che Brunello sent?? d'averla allontanata; ed egli ripercorse il bosco nella discesa, stretta la mano nella mano di Nicla e singhiozzando.

???Piangi????gli chiese Nicla.

???Non mi vuoi pi?? bene???egli borbott?? tra le labbra raccolte in un grosso broncio.

???Ti voglio bene ancora, ti voglio bene sempre???lo rassicur??
Nicla,???ma oggi non sei stato savio, e torniamo a casa pi?? presto.

Egli non protest??, accettando la punizione; ma Nicla fu stupita che non chiedesse perch?? lo puniva. Il piccolo sapeva, aveva compreso.

Donde veniva il faunetto? Quale strana perfida esistenza aveva avuto lui per testimonio?

Gi?? la candida ignoranza dell'et?? era qualche volta soverchiata da istinti obliqui, da reminiscenze stravaganti. Pareva, a udirlo discorrere, che avesse conosciuto mille donne.

E tornava alla memoria di Nicla un delizioso quadretto del Castiglione, veduto in una galleria d'arte a Roma. In aperta campagna, sotto un roseo tramonto, un piccolissimo fauno s'avvicina in punta di piedi a una ninfa che dorme, e toltone cautamente ogni velo, ne occhieggia cupido le nudit??.

Nicla guardava talora Brunello col senso di corruccio con cui aveva guardato offesa il piccolissimo fauno.

Perch?? egli le sfuggiva di tanto in tanto.

Certi giorni era insofferente d'ogni tenera carezza; o dopo avere accolto un bacio, voleva baciare a sua volta, e baciava Nicla sulla bocca, indugiandovisi, premendo le labbra di lei con le proprie, sentendo ch'eran buone e fresche e che nessuno le baciava cos??, le aveva mai cos?? baciate.

Poi il fanciullo tornava, il candore velava quelle precoci inquietudini, e in Nicla rinasceva la fiducia. Sentiva di potere accarezzare Brunello, di potere stringerselo fra le braccia, di poter maneggiarlo come cosa sua.

E voleva ostinatamente persuadere lui, persuadere s?? stessa ch'egli era un bambino come tutti gli altri; voleva tacitamente fargli dimenticare ci?? che aveva visto o intuito, e addormentare gli istinti, che le altre, le giovani sconosciute e perverse, avevano forse aizzato pel loro ozio.

Il bosco, il monte, il poggio erano lo scenario di quei piccoli drammi; e le risa e i pianti del fanciullo e le risa e le rampogne della giovane eran noti agli annosi alberi amici, che stormivano al vento, che stendevano il loro fogliame al tepore del sole.

I giorni di capriccio non eran pochi nella vita di Brunello. Talora non voleva n?? leggere, n?? udir leggere, non voleva correre, n?? star quieto, n?? guidare il suo cavallo ch'era Nicla, n?? ascoltar le favole che lo avevano sempre dilettato.

E un giorno Nicla scatt??:

???Che vuoi tu? Che vuoi tu, brutto ragazzo? che possiamo fare per te? Andremo a prenderti il sole e la luna e tutti i pesci d'argento che sono nel lago?

Sorrise e d'un tratto, con un'altra voce, pi?? alta, pi?? libera, che pareva un'onda cullante, con una voce in cui vibrava la sua bella giovinezza di cristallo, s'abbandon?? a cantare:

????????Noi coglierem per te balsami arcani
????????Cui lacrim??r le trasformate vite,
????????E le perle che lunge a i duri umani
????????????????????????????????????????????????Nudre Anfitrite.

????????Noi coglierem per te fiori animati,
????????Esperti de la gioia e de l'affanno:
????????Ei le storie d'amor de' tempi andati
????????????????????????????????????????????????Ti ridiranno???.

Bruno stava ad ascoltare, gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa, con l'anima rapita; un piacere nuovo improvvisamente arricchiva la sua esistenza.

Non aveva mai udito recitare una lirica.

Il gesto, la voce, Nicla come uno stelo sul verde sfondo del prato; le parole numerate e misteriose, in cui correva una trepida musica e aleggiava il profumo d'un tempo che non era pi??; tutto spalancava un'ampia finestra sopra un mondo dai colori non mai visti, dai suoni ricchi e prodigiosi, tutto, tutto, formava una rivelazione grande.

Nicla fu a sua volta sorpresa dall'effetto che le due strofi e la sua voce avevan destato nell'animo del fanciullo.

Ella aveva recitato per giuoco, supponendo ch'egli non sentisse la parola sacra del poeta; ed egli era stato colto d'un subito, strappato alla realt??, avvolto in una nube di sogni.

???Ti piace????disse Nicla osservando lo stupore di Brunello.

???Oh s??, s??!???egli esclam??, seduto ai piedi d'un grosso tronco.

???Hai capito????interrog?? Nicla.

???S??,???rispose Brunello superbamente.???S??.

????? impossibile che tu abbia capito,???rilev?? Nicla sorridendo.???Poi ti spiegher??.

???Ho capito,???ripet?? Bruno.???Non voglio che tu mi spieghi.

Che cosa egli avesse capito, la fanciulla non pot?? sapere.

Ma intu?? che il piccolo aveva ragione.

Perch?? spiegare? Perch?? determinare l'idea, circoscriverla, farla esatta, mentre Brunello sentiva, vedeva, viveva un suo mondo, sterminatamente pi?? grande di lui, nel quale egli si smarriva con gioia, nel quale incontrava fantasmi e luci, che nessuno avrebbe potuto indicargli se non rimpicciolendoli?

E Nicla seguit??:

????????Ti ridiranno il gemer de la rosa
????????Che di des??o su 'l tuo bel petto manca,
????????E gl'inni, nel tuo crin, de la fastosa
????????????????????????????????????????????????Sorella bianca.

????????Poi nosco ti addurrem ne le fulgenti
????????De l'ametista grotte e del cristallo,
????????Ove eterno le forme e gli elementi
????????????????????????????????????????????????Temprano un ballo.

Bruno ascoltava senza pi?? respiro.

Nicla fece una pausa, s'avvicin?? al fanciullo, e presogli il capo fra le mani, lo baci?? due volte.

???Ti piace, dunque????ella disse, felice.???Pi?? che le favole, pi?? che giuocare al cavallo, pi?? che stare sui miei ginocchi a leggere i viaggi?

???Io quando sar?? grande???rispose Brunello solennemente???dir?? anch'io cos??.

???Sarai anche tu poeta????domand?? Nicla.

E il piccolo, seduto ai piedi del tronco, ignaro che una formica impertinente gli correva sulla schiena, promise:

???S??; anch'io!

???Hai dunque trovato la tua professione,???osserv?? Nicla ridendo.

Lo fece alzare e s'avvi?? con lui verso la discesa, perch?? le campane da lungi mandavano l'eco dell'avemaria.

???Come sai tu queste belle cose????domand?? Bruno.???Come hai fatto a impararle?

???Le ho studiate nei libri e mandate a memoria. Non ti ricordi che io volevo essere attrice?

???Ah, ?? vero!???esclam?? Bruno ridendo.

???E ne sai molte? Perch?? un'attrice deve saper dire cos?? bene?

???Non so se dico bene???rispose Nicla.???Ma avevo tanta passione, che certo sarei riuscita.

???E adesso???constat?? fieramente Brunello???non dici che per me. Domani mi dirai ancora. Io non sapevo che nei libri ci fossero cose tanto belle, e la musica???.

Nicla ebbe un piccolo sorriso.

La musica era ci?? che Bruno aveva subito afferrato; la musica del verso era l'elemento nuovo della sua vita, e su quelle note egli si lasciava trasportare via, con volutt??.

Ma l'indomani, mentre la fanciulla, alla preghiera incalzante di
Bruno, aveva ripreso a cantare:

Noi coglierem per te balsami arcani,

s'interruppe d'un tratto.

Alle spalle di Bruno era comparso un signore tutto vestito di bigio.

Nicla gett?? un'occhiata a lui, gett?? un'occhiata a Bruno, e comprese.

???Oh, il mio pap??!???disse Bruno volgendo il capo e alzandosi.

Il conte Fabiano s'avvicin?? e inchinandosi lievemente, col cappello nella destra,

???Signorina???disse???non le sia sgradito che io le esprima la mia riconoscenza per l'affetto che dimostra al mio Brunello.

???Prego???balbett?? Nicla confusa.???Egli mi tiene compagnia.

???Se non l'annoia, ne sono contento???seguit?? Fabiano.

Nicla ricord?? i consigli e gli ordini di suo padre, il cavaliere Maurizio; bisognava con quell'uomo, con quel personaggio rotto a ogni vizio, essere freddi e contegnosi. Ma come poteva ella respingere una parola di ringraziamento, come non esser turbata vedendo colui del quale tanto si parlava tra i borghesi timorati e guardinghi?

???Oh no, non mi annoia!???esclam?? Nicla.????? molto savio!

???Vedi, pap??????disse Bruno con espressione di trionfo.

Il conte e la fanciulla sorrisero.

Ma Nicla era sbigottita.

Il padre di Bruno, alto e slanciato, oltrepassava d'un palmo la snella figura di Nicla.

Anch'egli come il figliuolo aveva occhi neri in un volto magro e olivastro; e quantunque non contasse che trentasette anni, gi?? invecchiava, stretto nella morsa delle sue male abitudini. E ci?? sbigottiva la fanciulla, abituata a veder visi tondi e rosei ed espressioni di placido contento.

I capelli di Fabiano eran pi?? bianchi che neri; molti fili d'argento si mescolavano ai morbidi fili della barba corta a punta; e intorno agli occhi era una rete sottile di rughe, che apparivan quasi impercettibili screpolature quando i muscoli del suo mobile viso si contraevano in un'espressione pensosa o ironica.

???Egli ?? cresciuto selvatico e bizzarro???disse, accarezzando la testa di Bruno.???Lei, signorina, potr?? fargli molto bene.

Detto questo, s'inchin?? ancora, si coperse il capo, e prosegu?? la sua passeggiata per il bosco a passo lento.

???Vuoi andare col pap??????chiese Nicla a Bruno.

Egli guard?? suo padre che s'allontanava e non si mosse.

???Dimmi la poesia,???rispose.

Nicla disse la poesia; ma andava nel frattempo pensando a quell'incontro.

Gi?? sapevano in casa che ella aveva conosciuto il piccolo Traldi di San Pietro; e il cavalier Maurizio e la signora Carlotta ne avevano avuto occasione per una lunga predica.

Bisognava ormai confessare d'aver conosciuto anche il grande, il personaggio famoso che veniva da Parigi, come un modello del genere?

O l'incontro non avrebbe avuto seguito, e a Nicla sarebbe stata risparmiata un'altra ora noiosa di avvertimenti e di rimproveri?

In verit??, fino a quel giorno, il conte s'era ben guardato dal richiedere non chiesto l'amicizia della famiglia Dossena.

Viveva nella sua villa, con un domestico, una cuoca e una governante vecchia. Riceveva visite di gente che veniva da Milano, uomini e donne, che eran forse i suoi compagni di piacere. Usciva con questi a far gite nei dintorni, e sebbene tutti in paese si occupassero di lui, egli aveva l'aria di non occuparsi d'alcuno.

Con Nicla fu discreto, e non pass?? pi?? pel bosco.

Dato uno sguardo alla fanciulla, di cui udiva raccontar maraviglie da Bruno, e giudicatala subito, aveva lasciato il bambino a quelle mani fidate.

???Il pap?? ha detto che di mamma ne basta una???raccont?? Bruno l'indomani???, ma che tu sarai mia sorella. E che tu sei come egli aveva pensato. Aspetta. Tre cose. Ecco: timida, bella, e pura. Allora tu sarai mia sorella. Lo ha detto il pap??. E ha detto anche che il difetto dei bambini, ?? che per farli ci vogliono le mamme???.

Quando Bruno raccontava, con una loquacit?? la quale non era del suo carattere, ma si sfrenava innanzi a Nicla pel bisogno di confidarsi, la fanciulla lo lasciava andare fino al primo intoppo, fin quando, cio??, non avesse riferito qualche stravaganza o non avesse esposto qualche sua opinione zoppicante.

Udendo un cos?? cattivo giudizio sulle mamme, Nicla lo ferm?? subito:

???Belle cose ti dice il pap??!

???Non ?? vero? Il pap?? dice sempre belle cose!???conferm?? Bruno ingenuamente.

???E la povera contessa?

???Quale contessa????domand?? Bruno.

???La tua mamma.

???Ma egli diceva cos?? per la mamma, non hai capito?

???Ho capito, ho capito: e me ne dispiace molto.

???Egli diceva cos?? perch?? la mamma ora ?? in Isvizzera, ma deve venire a trovarci uno di questi giorni; e ci?? secca molto il pap??. La mamma mi vede, dice che sono magro, che sono malato, e vuole portarmi via. Il pap?? non vuole e dice che sono grasso e non sono stato mai cos?? bene???. La mamma dice che???.

???Ma tu preferisci la mamma o il pap??????interruppe Nicla di nuovo.

Bruno si mise il piccolo indice dritto attraverso le labbra.

???Non sta bene domandare queste cose!???dichiar?? sottovoce.

???Io non domando per curiosit??!???rimbecc?? Nicla.???Voglio sapere per giudicare come o con chi puoi star meglio.

???Finora, proprio, sto meglio con te!???disse Bruno.???Ma tu fa finta di non saperlo, perch?? la mamma vuole che io stia meglio con lei, e il pap?? vuole ch'io stia meglio con lui; e se capiscono che invece sto meglio con te, diventano molto gelosi.

???Allora non dirai nulla della nostra amicizia alla mamma????domand??
Nicla sorpresa.

???No. Io con la mamma sono un altro.

???Come, un altro?

???S??, un altro, pi?? piccolo!

???Fai l'impostore, insomma!???spieg?? Nicla.

???S??, faccio l'impostore!???conferm?? Bruno.

???Un bambinetto ingenuo, un po' tardo, mezzo addormentato, mezzo scemo????incalz?? Nicla, non potendo trattenere un sorriso.

???Proprio cos??!???dichiar?? Bruno, battendo le mani.

???E perch??, povera mamma, perch?? ingannarla?

???A lei piace che i bambini siano un poco scemi. E se si accorge che io sono intelligente mi domanda che cosa facciamo, chi conosciamo, dove andiamo, e se il pap?? giuoca, e se ci sono in casa le istitutrici giovani e se spendiamo molto. Una volta, io che non sapevo, le ho raccontato tutto???.

???Che cosa le hai raccontato?

???Le ho raccontato???.

Esit?? un istante, per chiamare in aiuto la sua memoria e ordinarla, poi seguit??:

???Le ho raccontato che c'era in casa, a Parigi, una governante che si chiamava mademoiselle Praline e vestiva sempre la sera con gli abiti scollati, coi capelli biondi e lunghi e con belle scarpette di vernice. E cantava tutto il giorno e aveva il naso voltato in su. Poi alla sera veniva a pranzo con gli abiti scollati. Ma il pap?? l'ha mandata via perch?? quando non cantava, era sempre in cucina a farsi fare il t?? e poi la bistecchina e poi ancora il t??, e mangiava tutti i biscotti; e io l'ho vista nello specchio che intascava i cucchiai d'argento, e l'ho detto al pap??. E allora il pap?? l'ha mandata via, dicendo che voleva salvare almeno i coltelli e le forchette.

???E tu hai raccontato tutto questo alla mamma????esclam?? Nicla.

???S??, io non sapevo che non bisogna raccontare tutto.

???La colpa non ?? tua,???mormor?? la fanciulla col cuore stretto.???E allora?

???E allora la mamma ha raccontato tutto, anche lei, all'avvocato, e il pap?? ne ebbe molti dispiaceri.

???E da quel giorno, hai fatto lo stupido per prudenza????interrog?? Nicla, accarezzando lievemente la testa del fanciullo.???E ora andrai di nuovo con la mamma?

???No; ora la mamma viene soltanto a vedermi. Il pap?? la aspetta, e per ci?? la governante ?? vecchia.

Nicla non trov?? la forza di sorridere.

V.

Bruno manc?? infatti per alcuni giorni al solito convegno sulla riva del lago, e Nicla lo vedeva passar dal giardino insieme a una signora giovane e sottile, vestita con semplicit?? costosa.

La contessa Clara Dolores aveva capelli castani, volto pallido e piccolo in cui ardevano lunghi occhi scuri. S'indovinava in lei subito un temperamento impressionabile, mobilissimo, fantastico, alla rivelazione del quale la bocca dalle labbra rosse un po' tumide aggiungeva una nota di passione.

Era scesa all'albergo Bellevue e si recava ogni giorno alla villa Florida, di l?? dalla villa Dossena, a prendersi Bruno per condurlo a spasso e poi a colazione e a pranzo.

Nicla evitava d'incontrarli, ma quella giovane dritta, magra, nervosa, una frustata nell'aria, le aveva, appena intravista, prodotto una sensazione di piacere e di meraviglia.

La psicologia di Bruno le si chiariva, pensando a suo padre, volontario e ostinato schiavo di tutti gli appetiti, e a sua madre, sul cui volto si leggevano l'estro e l'impulso.

Venuto da quei due, dai quali ereditava, sommati, gusti e inclinazioni e rare sensibilit??, che dovevano essere causa di molti dolori a coloro che gli volevan bene, Brunello non poteva essere un fanciullo come tutti gli altri.

Nicla s'era illusa. Sarebbe stato meglio o peggio: pi?? suscettivo, pi?? intelligente, pi?? sensuale, straordinariamente aristocratico, cio?? lontano dalla folla e dai suoi talenti; uno di quegli uomini il cui destino sta come in cima a una fiamma, che l'aria fa tremare e volgere a capriccio, o lancia ebbra in alto con impeto.

E staccata a un tratto dalle abitudini quotidiane per le quali aveva fatto della propria e della vita di Bruno quasi una cosa sola, chiedendosi perch?? si fosse tanto stranamente occupata d'un ragazzo che non le apparteneva, Nicla doveva convenire seco stessa che sarebbe stato meglio lasciarlo a quel suo destino, a quei parenti che se lo disputavano, a quelle diversit?? il cui aspetto l'aveva subito colpita.

Fu distratta in quei giorni anche dall'arrivo improvviso del conte
Duccio Massenti.

Veniva dalla Svizzera, era sceso egli pure all'albergo Bellevue, e s'era tosto recato a far visita alla famiglia Dossena.

La signora Carlotta e il signor Maurizio lo vollero alla loro tavola per il poco tempo che si sarebbe trattenuto; e Nicla lo accolse ridendo, perch?? egli subito l'assicur?? che avrebbe presto ripreso la via dell'esilio al quale ella lo aveva condannato.

???Esilio, esilio,???ripet?? la fanciulla, arrossendo un poco innanzi a suo padre.???Le ho detto di star lontano da questo villaggio, sapendo che non si sarebbe divertito. E confessi, infatti, che a Lucerna???.

???A Sonnenberg,???precis?? Duccio.????? un poco pi?? su di Lucerna, e vi si arriva con la funicolare.

???A Sonnenberg si sta meglio, lo confessi!???concluse Nicla.

???C'?? un solo grande albergo, e c'?? pi?? gente, ecco tutto, e tutta la gente ?? in quell'albergo, e ci si conosce tutti,???rispose il giovane.???Dall'alto, la vista del lago dei Quattro Cantoni, invece che del nostro. Per tutto il resto, la solita vita.

E parlarono d'altro, dei forestieri che dimoravano in paese e della contessa Clara Traldi di San Pietro.

????? una signora molto fine,???osserv?? Nicla.???Lei forse l'ha conosciuta, conte?

Duccio parve esitare.

???Io????disse.???Conosciuta dove?

???Al suo albergo; dev'essere arrivata lo stesso giorno in cui ?? arrivato lei: una signora esile, coi capelli castani, elegantissima: una vera signora, in una parola.

???S??, mi sembra d'averla intraveduta,???rispose Duccio come distratto.

????? venuta a trovare Brunello, un suo figliuolo di sette o otto anni, che sta qui, alla villa Florida.

???Eh s??, s??, pur troppo!???soggiunse il cavaliere Maurizio.???Oltre il bambino, c'?? il padre, uno scavezzacollo; e la villa Florida ?? a cinta a cinta col nostro giardino. E Brunello ?? amico intimo di Nicoletta. Non ?? vero, Nicoletta?

???Inseparabile!???dichiar?? Nicla.

Duccio Massenti parve subitamente curioso.

???Conosce il fanciullo, signorina????domand??.???E allora anche la contessa, forse?

???No,???rispose Nicla.???Finora non l'ho che intravista; la vedo passare ogni mattina col fanciullo e un gran cane di Terranova.

???Purch?? tutto vada a finir bene!???osserv?? il cavaliere Maurizio,???e questo non ci procuri la conoscenza di suo padre!

???Non ce la procurer??!???assicur?? Nicla.???Il conte non ha alcun piacere n?? alcun bisogno di conoscerci???.

???Ma sono io,???protest?? Maurizio,???che non ho bisogno n?? piacere di conoscere lui!

???Allora andate perfettamente d'accordo!???constat?? Nicla con un sorriso.

E volgendosi a Duccio, seguit??:

???Quando torna all'albergo, la osservi, la contessa. Mi pare una donna molto interessante???.

???Crede????mormor?? Duccio con negligenza.

???Sar?? la vittima di quel conte indemoniato,???seguit?? la signora Carlotta.???Dicono che egli ne abbia fatte e ne vada facendo di tutti i colori.

???E che si mangi il pi?? bel patrimonio del mondo nella pi?? sciocca maniera possibile!???incalz?? Maurizio.

Duccio Massenti credette opportuno stringersi nelle spalle e alzare le sopracciglia per deplorare i trascorsi del conte Fabiano.

???Come si chiama il bambino????interrog?? poi.

???Brunello!???disse Nicla.???Bruno Traldi di San Pietro.

E d'improvviso, a dispetto dei suoi savii ragionamenti, un acuto desiderio la prese di rivedere il suo piccolo fedele amico.

Egli era in quel momento con la mamma, e faceva l'impostore.

La fanciulla sorrise, al ricordo.

E ripensando alla giovane signora dai lunghi occhi scuri nel piccolo volto pallido, su cui spirava un'intelligenza sempre attenta, le sembr?? che il mestiere d'impostore dovesse essere di fronte a lei singolarmente difficile.

Ma Duccio cambi?? discorso, chiedendo notizie delle famiglie che possedevano ville in paese; e non si parl?? pi?? per quel giorno del conte e della contessa e di Bruno.

Soltanto l'indomani, a una nuova domanda di Nicla, egli annunzi?? d'aver conosciuto Clara Dolores.

???Oh, due parole, stamane, durante la prima colazione!???soggiunse.

????? bella, non ?? vero????disse Nicla.

????? strana!???rispose Duccio.???Bella, veramente, non direi. Io ho della bellezza un altro concetto.

E i suoi occhi squadrarono la fanciulla da capo a piedi, con involontaria audacia. Ma subito ridivennero calmi.

Rammentava ci?? che Nicla gli aveva detto: occorreva ch'egli sapesse farsi tollerare; e diligentemente studiava di non importunarla e di rispettarne la libert?? ch'ella godeva in campagna. Non mancava mai di portar fiori e dolci a lei e a sua madre, ma si guardava dall'accompagnarla nelle sue passeggiate e dallo starle troppo accosto.

Dopo colazione s'intratteneva col cavalier Maurizio a parlar di terreni, d'industrie e di politica, o giuocava a carte con la signora Carlotta pazientemente.

Nicla aveva finito per guardarlo con occhio benevolo, quantunque fosse ancora lontana dal partecipare all'ammirazione che per il giovane avevano e dichiaravano il padre e la madre di lei.

???S??, ?? un buon ragazzo! ~ ella diceva, come estrema concessione.

???Comp??to, attento, gentile, generoso, intelligente,???seguitava sua madre,???serio, avveduto, probo???.

E la fanciulla prendeva il suo grande cappello carico di papaveri e usciva a cantare per il bosco.

Ma un giorno, tornando dalla solita passeggiata, le tocc?? una grande emozione. Vide venire a lei correndo il piccolo Bruno, segu??to da un grosso cane di Terranova, e poco lungi, ferma sulla strada, la contessa.

???Vieni!???disse Bruno, gettandole le braccia al collo.???La mamma vuole conoscerti???.

E Brunello e il cane ritornarono ancora correndo verso la signora che attendeva.

Nicla affrett?? il passo, mentre Clara Dolores le andava incontro.

Dappresso il suo volto era anche pi?? gentile; intorno agli occhi aveva certe venette appena percettibili, delicatamente azzurre, le quali svelavano la straordinaria finezza della sua carnagione.

???Signorina,???disse, schiudendo le labbra a un piccolo sorriso,???Bruno mi ha raccontato che lei gli vuol tanto bene e gli dedica tanto del suo tempo. Io parto questa sera, e desidero ringraziarla con tutta l'anima per la sua bont??.

???Ma contessa,???mormor?? Nicla, il cui volto s'era fatto di porpora, e la sua voce tremava,????? impossibile non voler bene a Brunello. Egli ?? venuto un giorno a cercarmi, come???.

Rivide nella memoria Brunello balzarle innanzi e domandarle aiuto, appoggiandosi alla sua canna alta e flessibile; e trov?? la similitudine:

??????.come un piccolo Amore!???disse

Poi aggiunse, premurosa:

???Noi abitiamo poco pi?? innanzi. Vuole concedermi di presentarla alla mia mamma?

La contessa si scherm?? con un lieve cenno del capo.

???Grazie, signorina,???rispose.???Ma per partire oggi stesso, devo rientrare subito all'albergo e aiutare la cameriera a fare le valigie. Torner??; e al mio ritorno sar?? lieta di conoscere la sua famiglia.

???S??, torni presto!???disse Nicla.

???Arrivederci,???seguit?? Clara Dolores,???Il pensiero che Bruno ha un'amica, una sorella, mi conforter?? molto???.

???Oh, una sorella!???esclam?? Nicla.???Come potrei essere sua figlia?

La contessa, tenendo la mano nella mano di Nicla, la trasse a s?? e la baci?? leggermente sulle guance.

???Arrivederci!???ripet?? poi.

???Arrivederci, contessa! Buon viaggio!??? Non tardi troppo!

???Addio, Nicla! A domani!???grid?? Bruno alla fanciulla, riprendendo la mano di sua madre.

Ma allontanandosi, le due giovani si volsero pi?? volte e si sorrisero.

Ciascuna portava in cuore un'imagine dell'altra, dolce e grata.

Nicla era anche intenerita per la bellezza fragile e l'amabilit?? signorile della contessa; e pens?? che quel conte Fabiano doveva essere veramente un famoso briccone per mancar di fede a una donna che chiunque avrebbe potuto invidiargli.

???Bruno non ha saputo tacere!???ella si disse.???Mi vuole troppo bene, e l'amore gli deve essere scappato fuori dagli occhi.

L'indomani il conte Duccio Massenti chiese alla signora Carlotta il permesso di fare con Nicla una gita sul lago. Egli aveva pronta la lancia dell'albergo con due rematori. Sarebbe ripartito la sera medesima per la Svizzera, e prima di allontanarsi desiderava rubar finalmente un'ora alla selvatica abitatrice dei boschi.

Dicendo questo, un poco alla signora Carlotta, un poco al cavalier
Maurizio, un poco a Nicla, egli sorrideva con qualche timidezza.

La signora aveva gi?? notato, presso la riva, la lancia con due barcaiuoli in assisa bianca e fascia azzurra.

???Non allontanatevi troppo!???raccomand?? con familiarit?? insolita.???Il tempo ?? incerto!

???Gironzeremo al largo, sotto i suoi occhi???promise
Duccio.???Signorina, mi dice di s???

???Ecco!???rispose Nicla.???Vado a mettermi il cappello.

Era vinta dall'attitudine sommessa del conte, che cominciava ad ispirarle qualche simpatia e che sapeva pregare molto per le pi?? piccole cose.

Ma quando fu nella lancia, seduta sugli stessi cuscini a fianco di lui, cap?? d'un tratto che probabilmente il colloquio sarebbe stato decisivo per la sua vita, e si fece diffidente, mentre il cuore le batteva forte nel petto.

???Ho saputo dunque farmi tollerare????chiese Duccio, non appena la lancia prese il largo sotto la spinta vigorosa delle quattro braccia.

???Mi dia la barra del timone,???preg?? Nicla senza rispondere.???Voglio guidare io, perch?? i suoi barcaiuoli non ci portino troppo lontano.

E prendendo la barra con la destra, lev?? il capo a sorridere.

A una finestra della villa s'era affacciata sua madre, la quale osservava i due giovani belli che partivano nella lancia tutta candida come per un felice viaggio. Ma Duccio trov?? in Nicla una resistenza sorda e ostile.

Ella fingeva di non comprendere le allusioni, e spesso rispondeva fuor di tono; pi?? spesso interrompeva con un'osservazione frivola, guardando in alto le nuvole rosee o perdendosi a seguir con l'orecchio il tuffo dei remi.

Fece notare a Duccio la smorfia del primo barcaiuolo che ad ogni puntata torceva la bocca, e dichiar?? che la bandiera a poppa, gialla a scacchi azzurri, era di pessimo gusto. Domand?? s'egli sarebbe tornato ancora a Sonnenberg, se vi sarebbe rimasto a lungo, e chi vi avrebbe trovato; scherz?? volubilmente, rise quando s'accorse che Duccio stava per parlare con gravit??, fu capricciosa e a bella posta distratta.

Infine Duccio, vedendo ch'ella volgeva il timone pel ritorno, diede il crollo:

???Signorina,???disse.???Io ho bisogno di sapere che cosa ella pensa di me.

Nicla lo guard?? e rise.

???Io? Nulla!???rispose tosto.

Il conte non pot?? trattenere un gesto d'impazienza.

Pure, aggiunse con imperturbabile cortesia:

???Mi sono spiegato male. Comprendo benissimo che io non valgo la spesa di molte riflessioni. Ma devo pure confessarle che, non da ieri, n?? da oggi, ma da quando ho avuto la fortuna di conoscerla a un ballo, io ho sempre pensato a lei, come alla sola fanciulla che potesse rendermi felice???.

???Ci sono!???pens?? Nicla con dispetto.???Ora tocca a me rispondere. E che cosa rispondo?

Non rispose nulla, e stette ad ascoltare.

???Chiedendole che cosa ella pensa di me,???seguit?? Duccio,???intendevo chiederle semplicemente se la mia assiduit?? non le dispiace, se riconosce la nobilt?? del mio sentimento???.

???Che cosa rispondo? che cosa rispondo????si domand?? Nicla irritata, volgendo a furia la barra e mandando la lancia a sghimbescio.

???Attenta! Lei ci ribalta in acqua!???osserv?? Duccio con un sorriso, credendo la fanciulla commossa e turbata.

Ella si decise a una parola indiretta:

???S??, mi sono accorta,???disse a mezza voce, guardando i remi che uscivan dall'acqua.

???Si ?? accorta???? si ?? accorta che io l'amo????interrog?? Duccio ansioso.

???Mi sono accorta che lei pensa a me,???corresse Nicla.

???Dica pure che io l'amo, che l'amo ardentemente!???incalz?? Duccio.

???Auf! Adesso piglia fuoco!???riflett?? Nicla.???Ho fatto male a rispondergli.

E per ringraziarlo in qualche modo, volse il capo e gli sorrise un attimo.

???Posso sperare, Nicoletta????seguit?? il conte.???Posso sperare che il mio sentimento sia accolto, e che un giorno, pi?? tardi, anche assai tardi, sia da lei condiviso???? Essere amato da lei! Quale sogno!??? La mia vita non avr??, non potr?? avere altro scopo se non quello di render felice la sua???. Tutte queste grandi speranze aspettano d'essere confortate da una parola, Nicoletta???. Confortate???. o distrutte!

A mano a mano che il giovane parlava, l'anima di Nicla andava chiudendosi.

Nicoletta!??? Gi?? la chiamava Nicoletta! E un giorno, anche avrebbe allungato la mano ad accarezzarla, le labbra a baciarla, le braccia ad avvincerla intorno al busto???.

Lo guard?? di traverso, vide ne' suoi occhi una fiamma, sulle sue labbra un tremito.

E tutto ci?? che doveva accenderla, che l'avrebbe forse accesa per un altro, in quell'istante l'agghiacci??.

???Mi dica, mi dica,???insisteva Duccio, dimentico che i barcaiuoli potevano comprendere non le parole, ma il gesto,???mi lasci sperare!??? Sar?? accolto il mio amore? Sar?? forse un giorno condiviso da lei????

E, fattosi pi?? vicino, stendeva il braccio destro sullo schienale, quasi a cingerla idealmente.

???Badi!???ammon?? la fanciulla, indicando con gli occhi i due uomini.

???Non ci ascoltano!???rispose Duccio.

I rematori allentavano sciando; l'imbarcazione s'avvicinava alla proda, e il barcaiuolo di poppa tir?? i remi nella lancia.

???Oh, chi si vede, chi si vede!???esclam?? giocondamente Nicla, volgendo lo sguardo alla riva.

???Ebbene????supplic?? ancora Duccio, senza staccar gli occhi dal viso di lei.???Posso sperare?

La fanciulla era ormai veramente distratta da ci?? che vedeva sulla sponda; ma diede uno sguardo al giovane e rispose, per finirla:

???Non so!

Poi aggiunse:

???Non creda che io voglia giuocar d'astuzia e farle desiderare una parola. Sarebbe indegno. Oggi non posso dirle, con onest?? e con lealt??, che questo: non so!

La barca scorrendo sulla sabbia toccava proda.

???Nicla, Nicla, Nicla!???rison?? la voce esultante di
Brunello.???Prendimi con te! Fammi fare un giro!???

Egli stendeva le braccia, caracollando lungo la riva, come un piccolo puledro ritornato in libert??.

???Le dispiace che lo faccia salire con noi????chiese Nicla al conte.

Duccio si scosse, quasi uscendo da un velo di malinconia, e si guard?? intorno.

???Il bambino????disse.???Come vuole!

E diede ordine a uno dei rematori di prendere il fanciullo dalla spiaggia.

Bruno, balzato nella barca, si slanci?? al collo di Nicla.

E la baci??, l'accarezz?? con tanto fervore, con tanto improvviso brivido, ch'ella lo fiss?? un poco sorpresa.

???Ma da dove vieni????chiese, mentre i barcaiuoli vogavano a sciaroga.???Che ?? questo furore? Non ci siamo visti ieri?

I suoi occhi sorpresero lo sguardo fosco e dubbioso del fanciullo, che scrutava il mesto volto allungato di Duccio.

E cap??. Era geloso.

Ella disse:

???Facciamo le presentazioni. Il conte Bruno Traldi di San Pietro. Il conte Duccio Massenti???.

???Ah ?? questo, l'inseparabile????chiese con indifferenza il giovane, squadrando Bruno senza muoversi.

????? lui!???afferm?? Nicla.???L'indispensabile

E rivolta al fanciullo, seguit??:

???Vuoi sederti qui, tra il conte Duccio e me? C'?? un bel posto???.

???No, no!???rispose Bruno prontamente, come avessero minacciato di gettarlo in acqua.

???Allora a cuccia????domand?? Nicla. Egli sorrise e s'accovacci?? ai piedi dell'amica.

E sentendo che il conte non aveva pi?? voglia d'aprir bocca, e che il piccolo e il grande si odiavano di tutto cuore, ella riprese:

???La tua mamma ?? partita?

???S??: iersera!???afferm?? Bruno alzando gli occhi in faccia a Nicla.

E questa, per togliere l'ombra che andava addensandosi tra Duccio e
Bruno, seguit??:

???Sai che anche il conte Duccio conosce la tua mamma?

???La conosce????ripet?? Bruno senza voltare il capo dalla parte dell'altro.???E gli piace?

Nicla diresse l'occhio inavvertitamente al viso di Duccio e fu stupita di cogliergli sulle labbra un sottile ambiguo sorriso, ch'egli s'affrett?? a dissimulare.

???Domandaglielo!???rispose, malamente impressionata.

???Le piace la mia mamma????interrog?? Bruno, guardando fisso innanzi a s??.

Nicla dovette stupirsi di nuovo.

Ecco Bruno che dava del lei, freddo e contegnoso, a quel signore che gli piaceva poco!

???S??,???rispose Duccio.????? una bella e gentile signora.

???Molto bella, molto cara, la tua mamma!???rincalz?? Nicla pensando al visetto pallido e fine coi grandi occhi appassionati che le avevano cos?? benevolmente sorriso.???E dove ?? andata ora?

???Ma perch?? l'interroga tanto????interruppe Duccio con prontezza.???Finir?? con lo stancarlo.

???Egli sostiene una conversazione meglio d'un grande!???afferm?? Nicla.

???Lo credo; ma guardi il tramonto,???riprese Duccio, indicando con un gesto il cielo opalescente e le acque che rabbrividivano alla brezza.???Guardi che meraviglia!

???Le dispiace che io parli con Bruno????domand?? Nicla.

???No no, la prego!???rispose Duccio.

???Poich?? lei mi tiene il broncio e non dice parola???.???seguit?? Nicla.

???Non le tengo il broncio,???ribatt?? il conte.???Sono triste; e sarebbe strano che non fossi???.

???La mamma ?? tornata in Isvizzera!???dichiar?? Bruno, levando ancora gli occhi in faccia alla sua amica.

???Dov'era prima di venire a trovarti????interrog?? questa.

???S??, dov'era prima di venire a trovarmi! E io so dove ??. ?? su, in montagna; e si vede un lago, un lago grande, pi?? grande del nostro. Un lago che si chiama come quel giuoco, sai?

???Quale giuoco????domand?? Nicla ridendo.

???I quattro cantoni!

???Ah, il lago dei Quattro Cantoni!???ripet?? la fanciulla, corrugando le sopracciglia.???Allora ?? a Lucerna, la mamma.

???Vuole che torniamo????interruppe il conte.???Temo che facciamo troppo tardi, e che la signora ci aspetti???.

La fanciulla lo guard??, e le parve un poco aggrondato.

Senza rispondere, volse la barca, fece descrivere alla lancia una larga curva, e diresse verso la spiaggia.

Spronata da una curiosit?? repentina che le faceva male e di cui non sapeva rendersi ragione, stava china sulla testa di Brunello accovacciato ai suoi piedi, e lo interrogava, fissandolo negli occhi. Seguit??:

???Allora ?? a Lucerna, la mamma?

???Ma che cosa le importa, signorina????disse bruscamente Duccio.???Non so perch?? insista.

Nicla sent?? che la voce di lui non era ferma.

???No,???rispose Bruno.???Ha detto Lucerna, s??, ma ha detto pi?? in alto.

???Pi?? in alto!???ripet?? Nicla.???Ci si va con la funicolare???? Di',
Brunello, rammentati! Ci si va con la funicolare?

Bruno, assorto, non rispondeva.

???Rispondi, caro!???incalz?? Nicla fremente.???A che cosa pensi?

???Penso al nome,???egli rispose,???perch?? la mamma me lo ha detto???.

???Non ci pensare. Il nome lo troveremo. Dirami: ci si va con la funicolare?

???S??, con la funicolare!???consent?? il fanciullo.

Nicla tacque un istante, poi annunzi??:

???Sonnenberg!??? ?? Sonnenberg?

???S??, s??, s??!???grid?? Bruno, battendo le mani.???Proprio! Me lo ha detto la mamma! Come hai indovinato???? Tu indovini tutto????

Nicla si raddrizz?? sul busto, pallidissima, e piant?? in faccia al conte gli occhi scuri.

???Perch?? questa commedia????disse.

???Ebbene????egli rispose, cercando di vincere la sua irritata agitazione.???Che ?? avvenuto? che vuole significare il suo sguardo di rimprovero?

Ma Nicla insisteva a fissarlo, con s?? disperato stupore dentro gli occhi, che Duccio abbass?? un istante i suoi.

???Tu indovini tutto????ripet?? sottovoce Bruno, alzandosi un poco e comprendendo che avveniva qualche cosa di eccezionale.

Nicla lo afferr?? e lo strinse fra le braccia.

???Ahim??, s??!???proruppe.???S??, amore, indovino tutto!

Poi con le mani convulse adagi?? quel capo innocente sul seno, che un singhiozzo mal rattenuto sollevava in tumulto.

Nessuno fece pi?? parola, fin che la lancia non ebbe toccata la riva.

E solo quando i rematori spalarono perch?? la chiglia, scorrendo sulla rena, approdasse con dolcezza, Duccio rispose:

???Prima di partire avr?? bisogno di parlarle. Ne chieder?? il permesso a sua madre.

Nicla lo ferm?? con un gesto.

????? inutile!???osserv??.???So gi?? quello che ha l'obbligo di dirmi.

E soggiunse:

???Lasci a me il diritto di concludere. Poco fa le ho risposto: non so.
Ora le rispondo in tutta coscienza: mai!

Duccio Massenti si fece pallido.

Ma senza curarsene, appoggiandosi al braccio d'un rematore, Nicla sbarc??; poi Bruno; Duccio per ultimo.

???Salgo a salutare la sua famiglia,???annunzi?? questi.???Lei, signorina, non vorr?? accompagnarmi?

Nicla allung?? la mano verso Brunello e traendolo al suo fianco, rispose:

???No. Io resto con lui!

VI.

E corsero a rivedere gli alberi amici, che sopra uno sfondo opalino mescevano e confondevano in magici archi il loro fogliame, su cui il tramonto gettava un riflesso di luci dorate.

E sotto gli archi si stendeva il terreno molle come una corsia di velluto cinereo; parevan pi?? dure e determinate le linee dei fusti, pi?? vaghe e ampie le radure. Tutto il bosco esalava di legno disfatto, e ai piedi dei tronchi s'ammucchiava il ciarpume di frasche e di sterpi che sprigionavano un odore umido in quell'ora madida e calda.

Risonava qua e l?? il crepitare delle vecchie cortecce.

Bruno correva a fianco di Nicla, poi che ella stessa correva pi?? che non camminasse; e sentendo la mano dell'amica stringere, stringere forte la sua, il fanciullo tollerava il dolore senza far motto.

Poi la luce intorno cangi??.

Bruno lev?? il capo a guardar Nicla e la vide tutta rossa. Ella abbass?? gli occhi per rispondergli e anche vide Bruno tutto rosso di riverberi.

Il tramonto si faceva vermiglio, e sul velluto cinereo del terreno serpeggiavano larghe chiazze di color del sangue.

Nicla allent?? la mano.

Eran giunti a uno spiazzo, su cui giacevano qua e l??, disposti a gradi, tronchi abbattuti, e che tutto in giro era chiuso da grossi castagni e da cerri poderosi.

Nicla sedette, e presso a lei Bruno.

???Ti ha fatto male,???egli chiese,???quel signore? Ti ha detto brutte parole?

La fanciulla scosse il capo, negando.

Guardava le v??lte che le fronde formavano e che parevano dilungarsi fin che si chiudevano lontano con una fitta cortina di rami e di foglie.

Doveva essere veramente cos??.

Duccio e Clara Dolores s'eran dato convegno a Sonnenberg, e di l?? eran tornati un giorno, ella per rivedere il suo bambino, egli per corteggiare Nicla e forse chiederne la mano.

Erano scesi allo stesso albergo, insieme.

Duccio dedicava qualche ora a Nicla e alla sua famiglia, e si ritirava la sera all'albergo: la sera e la notte. Conduceva nello stesso tempo due intrighi, l'avventura piacevole e il matrimonio solido.

Clara Dolores non aveva colpa alcuna. Libera, mal conosciuta e abbandonata dal conte Fabiano, aveva disposto del suo cuore come pi?? le era piaciuto, certo con l'illusione di trovare in Duccio Massenti l'uomo fedele e degno.

Fino a due giorni addietro, ignorava pur l'esistenza di Nicoletta Dossena, e ancora ignorava e avrebbe ignorato sempre che la fanciulla era desiderata dall'uomo al quale ella s'era data.

Poteva essere triste per Brunello apprendere pi?? tardi che anche sua madre non aveva saputo resistere; poteva essere triste pel giovane che s'affacciava alla vita non trovar nella vita alcuna fede, e dover dubitare di suo padre e di sua madre.

Ma di fronte a Nicla, la contessa non aveva macchia.

Lo sciocco, il fatuo, l'immorale era egli solo, quel Duccio Massenti, gi?? cos?? slombato a ventisei anni da non sentire l'indelicatezza e la vergogna della sua condotta; melenso e maligno, trattava Clara Dolores come una facile avventura e Nicoletta come una pi?? facile preda.

???Non mi ha fatto alcun male, vedi????esclam?? Nicla riprendendosi.???Voleva offendermi, e non vi ?? riuscito.

Il volto di Brunello si rabbui??. D'un subito s'era ricordato che poco lungi di l??, un giorno in cui leggevano un viaggio al paese delle pellicce, anch'egli aveva offeso Nicla, ed ella, gettatolo dalle ginocchia con rabbia, lo aveva rimandato a casa prima del consueto.

Nicla non gli aveva detto nulla allora, ma egli aveva capito ch'era offesa, perch?? aveva voluto baciarla come le ragazze di Parigi, che si rotolavan con lui sul divano.

E si lev?? repentinamente, affannato e sospettoso.

???Come????disse.???Voleva baciarti dietro le orecchie?

???Sei pazzo????esclam?? Nicla arrossendo.???Chi ti ha detto mai questo?

Bruno respir??, e torn?? a sedere, in silenzio; ma i suoi occhi andarono pi?? volte agli occhi di Nicla, interrogativi e solleciti.

???Io,???dichiar?? infine,???sar?? sempre savio. Con te sar?? sempre savio.

???Va bene!???disse Nicla gravemente.???Tengo la tua promessa.

E Brunello conferm?? ancora, con un cenno del capo.

S'era messo a ginocchi innanzi alla sua amica e restava cos?? a guardarla, mentre ella pensava. Ella pensava all'inopinato avvenimento che d'improvviso stringeva anche meglio il legame spontaneo fra lei e il figlio di Clara Dolores.

Non era pi?? una simpatia, non un'amicizia fresca e rara, ma una simiglianza di casi per la quale lo stesso uomo faceva male e al bambino e alla fanciulla. Questa involontariamente era venuta in possesso di un segreto che toccava il piccolo Traldi e ch'ella non avrebbe detto mai.

Nicla allung?? la mano ad accarezzare Brunello, guardando lontano, tra le luci del fondo che si smorzavano a poco a poco e si facevano argentee.

???Se tu vuoi,???disse Bruno a un tratto,???io racconter?? al pap?? che quel signore ti ha offesa, ed egli lo punir??. Io sono ancora troppo piccolo. Come si chiama: Duccio?

Nicla fece un gesto di paura.

???Tu non racconterai nulla!???ordin??.???Quel signore ?? gi?? punito.

???Ma il pap?????.???insistette Bruno.

???Il tuo pap?? non ?? il mio. Io ho un altro pap??!???rispose Nicla.

???Oh, il tuo non vale niente!???osserv?? Bruno sorridendo.???Egli non sa sparare con la pistola e far la scherma come il mio. Non sa uccidere!

La fanciulla fiss?? Bruno con la fronte corrugata.

???Ma tu credi che bisogna uccidere per valer qualche cosa????esclam??.

???E che dobbiamo fare d'un uomo che ti ha offesa????disse Bruno placido.???Io lo dico al mio pap??, e il pap?? gli spara contro, come fa con quelle tavole che sono in giardino e che il pap?? adopera pel bersaglio. Sopra c'?? dipinto un uomo grande; e il pap?? mi ha fatto vedere che lo ha tutto bucato nella testa e nel cuore. Non sbaglia mai???.

???Duccio Massenti non ?? una tavola di legno,???rimbecc?? Nicla.

???Ohi???disse Bruno alzando le spalle.

???Ed ?? cos??,???proruppe Nicla,???che tu fai il savio? Dicendomi che il mio pap?? non vale niente e ostinandoti a voler far uccidere Duccio?

???Io ho visto due ufficiali degli ussari,???dichiar?? Bruno,???che giuocavano a carte col mio pap??; e tutti e due avevano ucciso un uomo in duello.

???E allora????interrog?? Nicla.

???Allora vedi che si pu?? uccidere; perch?? gli ufficiali montavano a cavallo, pranzavano con noi, ridevano, e facevano tutto come gli altri.

???Talch??,???seguit?? Nicla???se tu fossi pi?? grande, tu andresti a uccidere Duccio Massenti in duello?

???Certo!???rispose Bruno.???Mi piacerebbe!

???Ma egli potrebbe uccidere te,???osserv?? Nicla.

???Tu credi????fece Bruno sorridendo con lieve ironia.

???Per carit??!???esclam?? la fanciulla presa da un freddo.???Non dirmi queste cose, non dirmi queste cose mai pi??! Che sei tu dunque? con queste idee pel capo, mi metti paura! Io pensavo che tu fossi buono e caro per la tua Nicla, e invece sei crudele e quasi feroce???. Bisogna proprio che non pensi pi?? a te, non ti dia pi?? la mia amicizia e ti lasci solo.

E a mano a mano che parlava, s'attendeva che il fanciullo s'accorasse, e andava studiandone l'espressione per fermarsi a tempo e non farlo piangere.

Ma egli s'inviper??, e rizzatosi, stese le mani al volto di Nicla, grid?? infuriato:

???E allora io lascer?? che tu vada in barca con quel signore e che poi ti dica le brutte cose? e allora ti lascer?? offendere? E anche quando sar?? grande, se Duccio ti avr?? offesa, io dovr?? essere savio? allora egli sar?? il padrone e io sar?? niente?

???Ma no, ma no, ma no!???interruppe Nicla con dolcezza.???Nessuno mi ha offesa e nessuno mi offender??. Ti ho detto che Duccio voleva; voleva offendermi, e non vi ?? riuscito. Non ti ho detto cos???

Bruno assent?? con un cenno del capo.

???Vedi che dico sempre la verit??!???aggiunse Nicla con un trapasso ardito di logica.???E non occorre muovere il pap?? e le sue pistole e le sue spade.

???Ma non andrai pi?? in barca con lui????interrog?? Bruno ansioso.

???Sta tranquillo!???promise Nicla.

???Io so che veniva sempre a mangiare a casa tua???.

???Non verr?? pi??.

???Me lo giuri?

???Come????esclam?? Nicla.???Quale brutta abitudine! Non si deve abusare del giuramento. La promessa basta.

Bruno s'acquet??; e rimettendosi a sedere, pos?? il capo sulle ginocchia di Nicla.

???Dimmi la poesia!???preg??.

Sommessamente, curva su di lui, sfiorandone la chioma e la guancia con lieve mano di sorella, in una malinconica tenerezza, Nicla inton??:

????????Io vo' da questa rupe erma cantare,
????????Te fra le braccia avendo e via lontano
????????Calar vedendo l'agne bianche al mare
????????????????????????????????????????Sicil??ano.

E guardava le lunghe ciglia e la bocca fresca del fanciullo, che per chiamar le carezze fingeva dormire, e spalancava gli occhi non appena le carezze tardavano.

Povero piccolo uomo; povero piccolo uomo, perduto nel mondo vasto e tremendo; debole e mal difeso e male sorretto nel cammino; ma gi?? pieno d'ira, d'orgoglio e di passione; gi?? vendicativo e tirannico, audace e geloso; lupatto tra i lupi.

????????Ti rapir?? nel verso; e tra i sereni
????????Ozi de le campagne a mezzo il giorno,
????????Tacendo e rifulgendo in tutti i seni
????????????????????????????????????????Ciel, mare, intorno,
????????Io per te sveglier?? da i colli aprichi
????????Le Driadi bionde sovra il pi?? leggero
????????E ammiranti a le tue forme gli antichi
????????????????????????????????????????Numi d'Omero.

E non poteva nulla per lui; domani forse avrebbe dovuto lasciarlo.

Egli s'era abbandonato nelle sue braccia, credendola una fata onnipossente; ma ella stessa era debole e mal difesa e male sorretta nel cammino pel mondo vasto; e di lei pure, scampata appena a un agguato, il destino era impenetrabile.

Noi coglierem per te balsami arcani???.

Il fanciullo sorrise al ritorno della vecchia strofe, quella che prima gli aveva dato l'impressione della musica in un mondo di mistero.

????????Noi coglierem per te balsami arcani
????????Cui lacrim??r le trasformate vite,
????????E le perle che lunge a i duri umani
????????????????????????????????????????Nudre Anfitrite.

L'aria s'era fatta violacea.

I grossi alberi, i rami, le foglie, i fantastici archi e le cortine che parevan chiudere in fondo, in fondo, le imaginarie gallerie fronzute, il terreno cinereo, la radura coperta di sterpi e di tronchi, andavano confondendo linee e profili.

Stendeva la sera un manto d'ametista, che aveva pei meandri del bosco le infinite gradazioni del rosso, del pavoniccio, del gridellino; s'alzava il vento con un mormorio che aleggiava di fronda in fronda.

Bruno circond?? delle braccia il collo di Nicla, ed ella delle braccia circond?? i fianchi di lui; accostarono le tempie, confusero le rosee bocche, e restarono con l'anima tesa ad ascoltare il battito del cuore, il quale aveva un linguaggio profondo, senza parole, nell'ombra.

VII.

La signora Carlotta osserv?? a Nicla ch'ella s'era comportata male.

Finito il pranzo, stavano nella grande sala prospiciente il giardino a prendere il caff??.

Nicla guardava fuori, da quella porta sul cui limitare era comparso un giorno Brunello Traldi. Il cavalier Maurizio centellava, dopo il caff??, un bicchierino di liquore giallo; e la signora Carlotta si faceva aria col ventaglio, sfogliando con la sinistra sulla tavola una rivista di arte, di cui non comprendeva niente, n?? figure, n?? termini, n?? scopi.

Nicla gir?? la poltrona verso sua madre.

Tornata a casa tardi, ancora agitata da quell'ora di tenerezza che il tramonto aveva chiuso, come una perla in un monile, in un cerchio delicato di viola e di porpora, ancora i capelli e le vesti odoranti di musco e d'umido e di molli cortecce cadenti, Nicla aveva trovato i suoi gi?? a tavola, e aveva sentito intorno una silenziosa riprovazione.

???Il povero Duccio,???seguitava sua madre,????? venuto a salutarci prima di partire. E tu non c'eri. Dov'eri???? A spasso, pel paese, con quell'altro???.

???Quale altro????domand?? Nicla.

???Il figlio del conte Traldi.

La fanciulla rise.

???Oh!???disse.???Che temibile rivale, un bambino di otto anni!

???Non si parla di rivali,???spieg?? il cavaliere Maurizio, occhieggiando in giro per veder dov'era andata a finire la bottiglia faccettata del liquore giallo.???Si vuol dire che il tuo posto era qui.

???Il conte mi aveva gi?? salutato al ritorno dalla gita sul lago,???rispose Nicla, scoprendo la bottiglia sopra un minuscolo tavolino di lacca, e alzandosi per prenderla e portarla a suo padre.???C'era bisogno di tornar daccapo in casa?

???E anche della gita,???seguit?? Maurizio, prendendo la bottiglia dalle mani di Nicla e mescendosene un altro bicchierino,???che tua madre ha permesso, potresti raccontarci qualche cosa.

???Mi sembra,???conferm?? la signora Carlotta, allungando la mano per riprender la bottiglia e piantarla sulla tavola, sotto il naso, con un'occhiataccia a suo marito,???mi sembra che un poco di confidenza ci vorrebbe!

???Ah, la gita!???ripet?? Nicla.

E pens?? che valeva meglio dare battaglia subito, poich?? battaglia doveva essere; e con espressione scherzosa, quasi beffarda, soggiunse.

????? stato cos??. Il conte mi ha chiesto se mi sono accorta del rispettoso sentimento ch'egli nutre per me. E io gli ho risposto che me ne sono accorta.

La signora Carlotta aveva tralasciato di sfogliar la rivista, e il cavalier Maurizio di assaporar degli occhi il secondo bicchierino. L'uno e l'altra guardavano la figlia con attenzione non priva di ansia.

???Egli mi ha detto poi se poteva sperare,???continu?? la fanciulla,???che tale sentimento fosse un giorno condiviso da me. E io gli ho risposto che non sapevo. Gli ho risposto cos?? perch?? in verit?? non sapevo, in quel momento. Poi, stando in barca al suo fianco e udendo i suoi discorsi, ho saputo. E mentre stavamo per lasciarci, gli ho risposto: mai!???

Una bomba che fosse caduta e scoppiata nel bel mezzo della sala, non avrebbe sbigottito maggiormente e Maurizio e Carlotta.

Si trovarono in piedi ambedue contemporaneamente, guardandosi attoniti.

???Santo cielo!???esclam?? la signora.

???Tu scherzi!???grid?? il cavaliere.

???Una fortuna gettata dalla finestra!???riprese la signora.

???E per questo il conte aveva l'aria malinconica!???aggiunse il cavaliere.

???Ma ?? una follia imperdonabile!???afferm?? la signora.

???Una cattiveria determinata!???rilev?? il cavaliere.

???Rispondevi con un'offesa a una parola da gentiluomo!???deplor?? la signora.

???Noi stessi ne subiremo le conseguenze!???concluse il cavaliere.

Non volendo irritarli con un'attitudine di spavalderia inopportuna, e sapendo bene che qualunque cosa avessero detto e fatto, non sarebbero riusciti n?? a rimediare alla catastrofe n?? a smuovere lei dal suo proposito, Nicla rest?? con gli occhi bassi, immobile dentro la poltrona.

Pareva, se non conscia della sua grave azione, almeno dolente pel disinganno che bruscamente causava ai suoi; e intanto pensava ch'era inutile accanirsi e che si poteva vincere con dolcezza.

Prima torn?? a sedere Maurizio; poi Carlotta.

Segu?? un silenzio, durante il quale Maurizio tracann?? il secondo bicchierino, e non sapendo pi?? quel che si facesse, riprese di sulla tavola e di sotto il naso di Carlotta la bottiglia faccettata, e se ne vers?? un terzo.

???Ma i motivi????interrog?? severo.???Capisco un'esitazione, un dubbio, una ritrosia. Capisco una risposta che chieda tempo. Non capisco un rifiuto definitivo, e senza discussione. Non capisco, insomma, il mai! Per questa parola, i motivi devono e non possono non essere che gravissimi.

Si chin?? a sorbire dall'orlo il liquore che traboccava, e ripet??:

???Gravissimi!

A Nicla tornarono in mente i tempi in cui suo padre gridava: ??Il palcoscenico no!??.

???Maurizio dice giusto!???incalz?? la signora Carlotta.???Per mettere alla porla un gentiluomo, poich?? lo hai messo alla porta, occorrono ragioni di gravit?? eccezionale.

???I motivi ci sono, naturalmente!???ribatt?? Nicla.

Carlotta e Maurizio si guardarono stupefatti. Passavano di maraviglia in maraviglia. Avevan creduto prima a uno scherzo fanciullesco, poi a una sventataggine forse ancora rimediabile, e infine, contro ogni verosimiglianza, si trovavano innanzi a motivi gravissimi che frustravano le loro speranze e mandavano a rifascio un matrimonio di prim'ordine.

???Siamo qui ad ascoltare!???disse Maurizio, vedendo che Nicla non aggiungeva parola.

Ma la fanciulla aveva compreso di non poter aggiungere altro.

Come dire che Duccio Massenti era l'amante di Clara Dolores? Con qual diritto svelava ella l'intimo segreto d'una donna che non era stata per lei se non gentile? Chi l'assicurava che sua madre, facile a chiacchierare, non avrebbe portato attorno la colpa di Clara Dolores per farsi compiangere, come gi?? aveva portato attorno la vocazione di Nicla per l'arte drammatica?

???Spero avrete compreso, ad ogni modo,???ella disse,???che quei motivi non vengono da me. Io non amo nessuno, e il mio cuore ?? libero.

???Sta bene,???dichiar?? Maurizio.???E allora, il conte ha una colpa ai tuoi occhi? Tu sei giovane, inesperta, impressionabile. Devi confidarti con tua madre e con tuo padre, i quali ti diranno se veramente quei motivi son tanto gravi, quella colpa ?? tanto significativa da giustificare un rifiuto cos?? brusco.

???Qualche amoretto????insinu?? la signora.???Qualche scappata giovanile?

???Giuoca????riprese Maurizio.

???Beve????incalz?? Carlotta.

Nicla scosse pi?? volte il capo.

???Ma non perdiamo tempo negli indovinelli!???esclam?? Maurizio.???Se tu hai fiducia in noi, devi dirci spontaneamente e chiaramente quale accusa tu fai al conte.

???Ha qualche debito????ricominci?? Carlotta.

???Non crede in Dio????riprese Maurizio.

???Vuole stabilirsi in campagna????arrischi?? Carlotta.

Nicla crollava il capo ad ogni domanda.

???Suvvia,???disse infine,???comprendo che mi ?? assolutamente impossibile rispondervi. Mi ?? assolutamente impossibile dirvi quale accusa io faccio al conte. E non si tratta d'una accusa, ma d'un fatto; d'un fatto certo, che io so, e che non devo svelare.

???Incredibile!???esclam?? Maurizio.???Esistono dunque fatti che possono essere noti a te, e non devono esser noti a noi? Ci rifiuti dunque la tua confidenza in un argomento di tanto peso e di tanta delicatezza!

???Caro pap??,???rispose Nicla, ferma nel suo atteggiamento sommesso e rispettoso,???non bisogna veder nulla di male in tutto questo. Se per un caso disgraziato tu fossi venuto a conoscenza d'un segreto che non riguarda la tua famiglia, ti sentiresti in diritto di svelarlo alla mamma e a me? E tuttavia tu hai nella mamma e in me la pi?? grande fiducia.

???Ma si tratta appunto d'un segreto,???esclam?? trionfalmente Maurizio,???che riguarda la mia famiglia. ?? il tuo avvenire in giuoco! Come? Noi vagheggiamo per te un ottimo matrimonio, noi pensiamo che tu debba essere un giorno felice, noi viviamo nella certezza che la pi?? brillante delle situazioni ti ?? assicurata; e d'un tratto questo edificio precipita, le nostre speranze si disperdono, il tuo avvenire ?? messo in forse, perch?? tu hai scoperto un segreto???. E vieni a dirci che questo segreto non ci appartiene e non ci tocca, e non dobbiamo saperne nulla e non dobbiamo esserne giudici?

???Tuo padre ragiona benissimo!???corrobor?? la signora Carlotta, ammirando la logica di suo marito.???Ascoltalo, e non sbaglierai pi??!???.

???E tu ci lasci all'oscuro,???soggiunse Maurizio, riscaldato dall'elogio,???tu ci lasci in preda a mille dubbii, i quali possono anche essere ingiusti, anche essere offensivi, per il gentiluomo che intendeva chiederci la tua mano? Il tuo silenzio ci d?? diritto a supporre qualunque peggior cosa di lui. Che so io???? Ch'egli sia ladro o falsario!??? Dico per assurdo. Ch'egli sia libertino e beone, che abbia mancato alle leggi dell'onore, che un delitto macchi la sua giovinezza???. Tutto questo noi possiamo supporre, e altro. E perch??? Per tacere un segreto di cui sei venuta involontariamente in possesso? Per salvare chi? quale nome?

La fanciulla sotto quella raffica s'era ancor pi?? rannicchiata nella sua poltrona, ma rimaneva imperturbabile e decisa.

????? giusto!???ella disse.

???Parlerai????esclam?? avidamente Carlotta.

???No. Non posso!???dichiar?? Nicla.???Ma ?? giusto quello che dice pap??. E con la stessa franchezza con cui vi ho detto che so un fatto pel quale non potr?? mai essere la moglie di Duccio, con la stessa franchezza vi dico ch'egli non ha mancato alle leggi dell'onore, non ?? un beone, n?? un libertino, n?? un ladro, n?? un falsario, n?? un delinquente. ?? un gentiluomo. Ma un gentiluomo che io non voglio per marito; un gentiluomo di cui non so che farmi.

Maurizio respir??, gettando un'occhiata a Carlotta.

???La cosa non ?? irrimediabile!???egli disse.

????? irrimediabile!???dichiar?? Nicla.

???Rientra nell'ordine dei peccati veniali, se peccato c'?? da parte del conte,???si ostin?? Maurizio.

????? impossibile che tu giudichi ci?? che non sai!???rimbecc?? Nicla.

???Ne riparleremo!???soggiunse Maurizio.

???Non ne riparleremo pi??!???dichiar?? Nicla.

???Ci ripenserai!???disse Carlotta.

???Ci ho gi?? pensato!???rispose la fanciulla.

???Testarda!???esclam?? Carlotta, perdendo la pazienza.

Ma suo marito le gett?? un'altra occhiata, e la signora tacque.

???Magnifico,???ella disse, dopo un istante, mostrando un disegno,???questo brucia-profumi! Si potrebbe comperare???.

Il cavalier Maurizio si chin?? sulla rivista.

???Non vedi,???rispose,???che fa parte di una collezione e costa venticinquemila lire?

Nicla si alz?? per dare la buona notte.

???Addio, mamma!???disse.???Addio, pap??! A domani.

Baci?? in fronte l'uno e l'altra, e si avvi??.

???Del resto,???ella aggiunse d'un tratto,???voi avete torto!

???Io????esclam?? Maurizio.

???Noi????disse Carlotta.

???Voi, voi!???ripet?? Nicla.???Prima di partire da Milano, vi ho detto che avevo pregato Duccio di non venire a importunarmi in campagna. E voi mi avete risposto che ci?? non vi riguardava. Come mai oggi fate tanto rumore perch?? me ne sono sbarazzata? Non siete logici!

???Ma tu dimentichi,???rimbecc?? la signora,???che nonostante il tuo divieto, egli ?? tornato; ed ?? tornato a esporti le sue oneste intenzioni. Dopo aver parlato con te per sapere se la sua simpatia non ti riusciva indifferente, avrebbe parlato con noi, per chiederci la tua mano???.

???Nulla di pi?? commovente!???aggiunse Maurizio.???Egli ?? uomo che sa ci?? che vuole.

Nicla sorrise.

???Ed io,???disse,???so ci?? che non voglio!

???Buona notte: col tempo, spero, ci darai ragione!???concluse Maurizio.

???Speriamo!???rispose Nicla, mitemente ironica.???Buona notte, pap??!
Buona notte, mamma!

Non appena ella ebbe varcata la soglia, Maurizio e Carlotta ripresero a discutere. Il padre era d'opinione che la cosa si sarebbe accomodata; certo, il conte Massenti avrebbe scritto per ringraziare dell'ospitalit?? ricevuta; occorreva stringere con lui la pi?? cordiale amicizia, dando a vedere che dei capricci di Nicla non si sapeva nulla o non si teneva conto.

???Non si ?? ravveduta anche sulla questione del palcoscenico????osserv?? Maurizio.???In fondo ?? una cara e virtuosa figliuola. Si sa; a diciotto anni, c'?? dell'inesperienza, c'?? dell'ombrosit?????.

???Ma tu, che cosa credi di questo grande segreto, di questo grave fatto, che avrebbe scoperto????domand?? Carlotta.

???Io credo a un malinteso. Qualche amorazzo che Nicoletta non capisce, a cui d?? una importanza esagerata???.

La signora strinse le labbra con espressione di dubbio.

???Io ci perdo la testa!???esclam??.???Perch?? tu dimentichi che l'amorazzo lo avrebbe scoperto in barca! Come si possa scoprire in barca un amorazzo o un segreto, ?? ci?? che mi vado domandando.

???Hai ragione!???esclam?? Maurizio.???E in barca non c'erano che lei e il conte?

???Sicuro: lei, il conte, e due barcaiuoli,???conferm?? la signora.???Poi, mi ha raccontato il conte, hanno preso anche quel bambino, il piccolo Traldi, e gli han fatto fare un giro, per divertirlo???.

???Forse una lettera, caduta dalla tasca del conte????arrischi??
Maurizio.

???Nicoletta non se ne sarebbe occupata!???ribatt?? la signora.

???Forse un ritratto?

???Ti pare? Fare una dichiarazione d'amore a una fanciulla, col ritratto di un'altra in tasca???? Il conte ?? incapace di questo cinismo!

????? giusto,???acconsent?? Maurizio.???E se domandassimo, chiaro e tondo al conte medesimo che cosa ?? avvenuto?

???Potrebbe risponderci di chiederlo a nostra figlia,???osserv??
Carlotta.

???Certo, avrebbe ragione!???confess?? Maurizio.???Se si potesse farla parlare, persuaderla a dirci tutta la verit?????.

???Lo credi impossibile????domand?? la signora.

????? difficile. Lasciamo passare qualche giorno. Tu non dire pi?? nulla. Poi, mi ci prover?? io, con molta dolcezza,???concluse Maurizio.

Tacquero.

Maurizio bevve finalmente il suo terzo bicchierino.

E Carlotta, poich?? aveva ancora la rivista squadernata sotto gli occhi, disse:

???Ma ?? proprio bello, questo brucia-profumi!

VIII.

Al solito convegno sulla riva del lago, Nicla giunse l'indomani, tutta attillata in un abito color d'acciaio, con un morbido cappello bigio messo di traverso a guisa del feltro d'un arlecchino, e coi guanti bigi lunghi oltre al gomito.

Presso la lancia di casa, appoggiati ciascuno al remo, due barcaiuoli aspettavano in silenzio.

A poppa sventolava, tutta bianca con un serpentello vermiglio aggomitolato in un angolo, la bandiera di Nicla.

Bruno and?? incontro alla sua amica e la guard?? senza parlare.

Aveva con se la goletta, per la quale aveva fatto fare dalla governante una bandierina di seta bianca identica a quella di Nicla; ma invece del serpente aggomitolato, suo padre gli aveva dipinto in un angolo un asinello che sparava calci all'aria.

Quell'asinello era stato causa di molte discussioni tra padre e figlio.

Bruno non lo voleva: se ne sentiva offeso, e Fabiano gli aveva spiegato, con un ambiguo sorriso, che c'era pi?? forza nella groppa dell'asino che nella testa del serpente.

Del resto il serpente era un emblema femminile.

???Tu, alla tua et??,???aveva soggiunto Fabiano col suo bonario sorriso canzonatore,???non puoi avere per emblema che l'asinello. Specialmente considerando la vasta coltura che possiedi!

Bruno s'era infine persuaso o almeno rassegnato; ma udita la cosa,
Nicla ne aveva riso fino alle lagrime.

???Il tuo pap?? ha ragione!???aveva detto.???L'asino rappresenta una forza che io non ho, e puoi contentartene.

Cos?? la goletta aveva fieramente spiegato sui flutti la bandiera bianca con l'asinello riottoso, di cui Bruno guardava di tanto in tanto la groppa, pensando alla forza di quei calci gagliardi.

???Ebbene????gli disse Nicla stringendogli la mano.???Non mi dici nulla?

E lo fece salire nella lancia; poi gli sedette accanto sui cuscini bianchi dai bottoni rossi e prese tra le mani i fiocchi del timone.

???Stai molto bene!???rispose Bruno, con l'accento d'un goloso soddisfatto.

???Allora sei rimasto muto innanzi alla mia bellezza????disse Nicla ridendo.

???Proprio!???conferm?? Bruno.???Cos??, sei pi?? bella ancora!

???Dove andiamo, signorina????domand?? il primo barcaiuolo, togliendosi il largo cappello.

???Alla Croda!???ordin?? Nicla.

La lancia prese il largo; scintillavano sotto i raggi le pale dei quattro remi bagnati, come le zanche d'un velocissimo insetto.

Tornando dal bosco la sera innanzi, Bruno aveva pregato Nicla di fare l'indomani una gita in barca fino alla Croda, ch'era un frangente a fior d'acqua, a venti minuti circa dalla villa Carlotta.

Di quella roccia grinzuta, morsa e bucherellata dall'onda, con seni e rientranze e culmini e schiene e venature, Bruno aveva fatto un suo dominio.

Vi aveva passeggiato altre volte con Nicla, dando nome ai solchi e alle vette, versando acqua con le mani nelle cavit?? per farne mari e fiumi, stabilendo nel mezzo una capitale, animando con la fantasia lo scoglio grigiastro, come sotto i suoi occhi brulicasse la vita d'un intero continente.

Ma da pi?? tempo, rapito dal piacere di correre pel bosco, pareva aver dimenticato il suo isolotto.

E non se n'era rammentato che la sera stessa della gita in barca, con Nicla e Duccio, per aver pretesto a un'altra gita, la quale cancellasse dal suo cuore e dal cuore di Nicla la triste impressione, il ricordo amaro della prima.

Nicla aveva capito.

E per fargli intendere a sua volta ch'ella apprezzava il suo sforzo e che si prestava a chiudere per sempre quel molesto episodio, gli era comparsa innanzi con l'abito che non aveva mai indossato, con un cappello nuovo, diversa da quella ch'egli aveva veduta con Duccio, ??ancora pi?? bella??.

Egli aveva subito inteso.

E quando furono al largo, sotto il sole, tra la buona aria che fischiava ai loro orecchi e baciava il loro viso, domand??:

???Non lo avevi mai messo questo abito?

???No, caro!

???E anche il cappello non lo avevi mai messo?

???Neppure.

???Allora li hai messi oggi per andare in barca con me????esclam?? Bruno, aprendo i grandi occhi in una luce di gioia.

Ma al momento di rispondere s??, di rallegrarlo e di farlo superbo,
Nicla esit??. Non osava.

Una specie di verecondia subitanea innanzi a quel fanciullo delicato e geloso, che capiva e sentiva come un uomo, la rattenne. Le parve di far male concedendo qualche soddisfazione al suo amor proprio di maschietto prepotente.

???Bisogna bene,???rispose,???cambiar d'abito e di cappello, qualche volta.

Ma scorgendo che un velo di tristezza calava repentinamente sul viso del fanciullo, soggiunse:

???No, no, caro! Ho messo proprio per te l'abito e il cappello nuovi.
Proprio per te!

???Allora Duccio non sa che tu li avevi????esclam?? Bruno con uno scoppio di voce gioconda.

???Non sa!

???Allora non ti ha mai veduta cos??, vestita di ferro????

???D'acciaio,???corresse Nicla.???No: non sa niente!

???Non sa che tu sei cos?? bella????grid?? ancora Bruno.

???Zitto, zitto!???disse Nicla.

Egli le gett?? le braccia al collo e la baci?? sulle guance.

???Come mi piace!???esclam??.???Ieri nel bosco eri tutta rossa; oggi sei tutta grigia.

Tacque per ricordare, indi aggiunse:

???La mamma non veste mai come mi piace. Dice che non m'intendo.

???Ma ?? elegantissima, pi?? elegante di me,???rispose Nicla.???E poi la mamma, poveretta???.

E con maraviglia s'accorse che ogni altro elogio della contessa le moriva sul labbro, e un beffardo spirito le fischi?? all'orecchio che la mamma, poveretta, era a Sonnenberg, con Duccio Massenti.

???Tu non sei come la mamma,???seguit?? Bruno.???Tu non sei una donna.

???No????chiese Nicla stupita.???E che sono allora?

???Tu sei una ragazza, come me.

???S??: una donna ha troppe cose da pensare,???spieg?? Nicla.???Una ragazza non ha nulla da pensare e pu?? perdere il tempo nei capricci. Sar?? cos?????.

???Sar?? cos??!???disse Bruno, quantunque sembrasse poco persuaso.

Sbarcati alla Croda, Brunello mise in acqua la goletta per proteggerli, mentre pi?? lontano vagava lentamente la lancia, che rappresentava una corazzata.

Nicla ripensava alle parole di Bruno.

Una ragazza come lui! Ancora quel giorno e altri giorni. Poi la differenza d'et?? si sarebbe aperta tra i due quale un abisso. Entro il breve giro di quindici anni, egli sarebbe stato il giovane che s'affacciava impaziente di desiderii e d'illusioni, ed ella la donna placida e delusa, forse la madre, con qualche rimpianto della libert?? perduta.

Non avrebbero mai pi?? trovato il linguaggio che li affratellava; non si sarebbero compresi, se pur si sarebbero rivisti; ed egli certo non avrebbe cercato di lei???.

Passarono un'ora sullo scoglio, intrattenendosi a riformar laghi e fiumi. Brunello sosteneva che il suo dominio aveva cambiato figura e s'eran formate nuove valli, alle quali bisognava dare un nome. Nicla, seduta sulla parte pi?? alta della roccia, lasciava dire il fanciullo, che stava accosciato a sbarcare i soldatini di cui la goletta recava un grosso carico, e a distribuirli nelle varie guarnigioni.

Osservando quella ingenua felicit??, fatta di tanto poco, Nicla vedeva rinascere il bambino che posava la testa sulle sue ginocchia, cos?? diverso dal piccolo uomo che voleva baciarla dietro le orecchie o far uccidere Duccio per vendicarne un'offesa. A quale di quelle due anime, la modesta e candida, o la violenta e appassionata, avrebbe il destino dato forma e potenza?

???Dobbiamo tornare!???annunzi?? Nicla, notando che il sole era gi?? basso all'orizzonte.

E fece segno alla lancia che si avvicinasse.

Una improvvisa malinconia le velava l'anima, senza ragione; e durante il ritorno, abbandonata in un angolo della barca, con gli occhi che vagavano nel vuoto, non disse parola.

Bruno cerc?? d'appiccar discorso, ma dopo un vano tentativo, accorgendosi che la sua amica era assorta in un pensiero, ne rispett?? il silenzio e tacque a sua volta.

Guardava l'acqua che mutava sotto il riflesso del Sole morente il suo color verdastro in una lieve tinta cremisi; e di tanto in tanto vi tuffava una mano, occhieggiando se Nicla non lo sorprendesse.

Ma non appena furono sbarcati e la lancia si allontan?? per rientrar nella darsena, fecero un incontro singolare.

Un tizio che da qualche tempo gironzava sulla spiaggia, si avvicin??.

Era un uomo d'et?? mal certa, con la barba rossa non rasata, i capelli radi chiazzati di bianco; vestiva un abito lucido nei gomiti, unto sul bavero e teneva in mano un cappello di paglia divenuta scura, con le tese smozzicate.

????? il figlio del conte Traldi, signorina????disse, indicando Bruno.

Nicla lo squadr?? e procedette senza rispondere.

???Signorina, mi scusi,???insistette l'uomo.

La fanciulla, tenendo Brunello per mano, fece una sosta.

???Ho bisogno di sapere dove sia il conte Fabiano Traldi di San Pietro. Vedo che lei ha il governo del bambino, e certamente vorr?? dirmi dove si pu?? trovare suo padre.

???Non so nulla!???rispose Nicoletta con voce asciutta.

L'uomo non si mosse.

????? possibile????esclam??.???A villa Florida, il domestico mi ha detto lo stesso???. E si tratta di cosa grave: della scadenza d'una cambiale di dodicimila lire???.

???Andiamo!???disse Nicla a Bruno, avviandosi.

Era dolente d'aver appreso una notizia gelosa che non la riguardava.

???Forse ?? uscito per breve tempo,???insistette fastidiosamente l'uomo, mettendosi al suo fianco.???Forse ?? andato a far qualche visita, una gita????

???Le dico che non so nulla!???ripet?? Nicla in tono reciso.

Ma l'uomo fece pi?? dura la voce, e seguit??:

???La prego d'osservare che si tratta di cosa importante, gravissima, l'onore d'una firma. ?? possibile che lei non sappia dov'?? il suo padrone?

Nicla si scost?? con un tal balzo, che per poco Bruno non ne fu rovesciato.

???Il mio padrone????esclam??, volgendosi e piantandosi innanzi all'uomo dal pelo rosso.???Io non ho padroni! Sono la signorina Dossena, e non faccio la serva!

???Oh che stupido!???disse Bruno.

L'uomo si curv?? immediatamente fin quasi a terra, e la sua voce divent?? piagnucolosa.

???Ah, mio Dio, mio Dio! quale errore! Le domando perdono, signorina Dossena! Un gran nome delle nostre industrie! Le domando perdono con tutta umilt??, signorina! Quale errore!

E camminando per alcuni passi a ritroso, borbottando sempre con voce di pianto, l'uomo si ritir?? in fretta, e scomparve in direzione della villa Florida.

???Era molto stupido!???osserv?? Bruno.

???Ma il pap?? dice qualche volta che non c'??, per non vedere quegli uomini???.

???Lo imagino,???rispose Nicla.???Ora, va a casa. A domani!??? E al pap?? non raccontare nulla. Egli avrebbe dispiacere, se sapesse.

???Tu non hai avuto dispiacere perch?? quello stupido credeva che tu fossi la governante del pap??????chiese Bruno.

???No, no,???rispose Nicla sorridendo.???Addio. Va a casa!

E si chin?? a baciare il fanciullo.

Ma tornata a casa, cadde in preda a una pi?? grave, a una pi?? nera malinconia; e a pranzo non tocc?? cibo.

???Riflette, riflette!???disse il cavalier Maurizio alla signora Carlotta, non appena furono soli e poterono scambiarsi qualche impressione.???Vedrai che finir?? col dirci spontaneamente il suo segreto.

E rise, da furbo, mentre la moglie lo ammirava.

IX.

Fu l'indomani una indimenticabile giornata, che rimase nella vita di
Nicla come una sinistra conferma di presentimenti invincibili.

Era scesa, verso le nove del mattino, nella piccola sala da pranzo dove abitualmente faceva colazione con sua madre, quando non v'erano ospiti.

Il cielo era tuttavia carico di nubi, strascico d'un temporale furioso durato l'intera notte, che aveva impedito alla fanciulla di dormire. Odorava la terra d'umidit?? e il vento sconvolgeva il lago.

Oltre le vetrate della sala si scorgevano le onde che parevan venir dall'orizzonte bigio, coronate di bianca spuma, e che dato un lancio, si gettavano con incessante fragore e si stendevano sulla spiaggia.

La temperatura s'era abbassata da un istante all'altro.

Nicla vestiva di scuro.

Presso la tavola attendeva il domestico, pronto a servire.

La fanciulla baci?? sulle guance sua madre; e questa, prima ancora che Nicla avesse preso posto, con una voce in cui fremeva il piacere d'un pettegolezzo e la gioia di poterlo rivolgere in tutti i sensi, domand??:

???Sai la notizia?

La fanciulla rispose, un po' inquieta:

???Esco ora dalla mia camera. Non so nulla, mamma!

E pens?? annoiata che si trattava forse ancora di Duccio, il quale aveva scritto, o stava per tornare, o chiedeva di giustificarsi; e la battaglia sarebbe stata rude.

Ma Carlotta aspett?? che Nicla fosse seduta e che il domestico, posto in tavola i vassoi e mesciuto il cioccolatte, se ne fosse andato; e finalmente riprese:

???Il conte Traldi ?? scappato!

???Che dici????esclam?? Nicla, sorgendo in piedi.

E in un lampo comprese che non poteva esprimere n?? dolore soverchio, n?? compianto; ci?? le avrebbe cagionato altre noie.

Pallidissima, torn?? a prender posto, e soggiunse:

????? scappato? Sei ben certa?

???Non so perch?? te ne stupisca tanto! Sei diventata bianca in faccia, come se si trattasse d'una disgrazia di famiglia,???osserv?? sua madre.

???Nervi:???rispose la fanciulla.???Non sempre si ?? padroni dei proprii nervi: io stanotte ho dormito poco e male.

E dentro il cuore, una voce le gridava: ??Bruno! Dov'?? Bruno? Che ?? avvenuto di lui???.

???Anch'io non ho dormito,???riprese con un sospiro la signora.???Fosse il temporale, fossero i pensieri per quella tua scappata col conte Massenti, non ho potuto chiudere un occhio. Non so quando ci dirai le ragioni per le quali hai messo alla porta, senza avvisarcene, senza averne il permesso, quel vero gentiluomo.

Nicla fremeva in silenzio. Bruno? Dov'era Bruno???? E sua madre parlava di Duccio e del matrimonio e del segreto!

Ma comprendendo che non v'era nulla da sperare, e che su quell'argomento Nicla non avrebbe dato alcuna risposta, la signora si volse all'altro, e seguit??:

???Sicuro, ?? scappato. Ieri erano stati a cercarlo per il pagamento di cinquantamila lire. Egli non riceveva. Poi ha licenziato tutti, e durante la notte ?? scappato coi cavalli, invece che con la ferrovia. Credo sia pazzo. Viaggiare in carrozza da posta con un tempo infernale, sotto i fulmini, per non trovar creditori anche in treno, ?? veramente un'idea da matto.

???E dove ?? andato????chiese Nicla, cercando d'ingoiare la sua bevanda con la gola serrata.

???Dicono a casa sua, dalla madre e dai fratelli, per estorcere altro danaro.

???E la villa?

???Credo sia chiusa: ci ha rimesso un mese d'affitto.

???E ha condotto con s?? il bambino?

???Senza dubbio. Tu ne avrai dispiacere. ?? per questo che sei cos?? agitata?

???Ne ho molto dispiacere???conferm?? Nicla.???Ma non sono agitata.

???Egli ?? con suo padre. Non ?? stato sempre con suo padre????osserv?? la signora Carlotta.???Suo padre ci penser??.

???Come sai tutti questi particolari????domand?? Nicla alzandosi.

???Ma non si parla d'altro, in paese. Stamane son venute dieci persone a raccontarmi l'avvenimento. Bada che fa fresco; non andare al lago.

Nicla era gi?? uscita.

Le martellava in cuore un'idea sola: ??Non lo vedr?? pi??!??.

Glielo avevano rapito di notte, durante una tempesta, sotto i fulmini, per trascinarlo nuovamente a un'esistenza di disordini ansiosi e di febbrili vicende.

Non lo avrebbe veduto pi??. Suo padre s'allontanava per sempre dal paese, forse dall'Italia; il bambino riprendeva la sua strada, dopo un intermezzo di dolcezza e di gioia; andava incontro alla sua sorte, qualunque ella dovesse essere; e Nicla sentiva d'essere una intrusa, la signorina Nicoletta Dossena, una vicina di campagna, e nulla pi??, la quale non aveva alcun diritto non che a giudicare, nemmeno a chiedere e a sapere.

Perch?? lo aveva amato?

Lo aveva amato come un bambino suo, pi?? che un fratello. Gli aveva dato tutta la sua fresca anima libera; ed egli, a guisa d'un piccolo Amore sbucato impensatamente fuor da una nube, le aveva piantato nel fianco una freccia di cui ella non sapeva pi?? liberarsi, di cui avrebbe portato il peso e il segno per tutta la vita.

Sulla soglia del vestibolo, fingendo di cercare il cappello, un cencio qualunque da mettersi in testa, pianse lagrime roventi.

Una cameriera, che le porgeva il cappello, non os?? dir parola, e volse gli occhi per non essere indiscreta; ma sapeva; tutti in paese sapevano che Nicla era per il piccolo conte Traldi, meglio che una sorella, pi?? che una madre.

Nicla usc?? e corse a villa Florida.

Il vento fischiava; sulla riva, i barcaiuoli stavano vuotando le loro barche dall'acqua che le aveva invase; e grandi nuvole viaggiavano frettolose per il cielo bigio.

La fanciulla guard?? sulla spiaggia il luogo in cui Bruno l'aveva salutata la sera prima, e gli occhi le si riempirono di lagrime.

Suon?? alla portineria della villa, e la governante venne ad aprire.

???Oh signorina!???disse.???Favorisca. La casa ?? tutta sossopra, e vorr?? scusarmi. Una partenza cos?? improvvisa???.

E precedendo la fanciulla, la fece entrare nel salotto a pian terreno, i cui mobili eran coperti di tela giallina, e le pareti di tappezzeria chiara a righe grigie, sul gusto inglese.

La governante era una donna di circa cinquant'anni, alta e robusta, con occhi cilestri; portava in testa una cuffia nera orlata di bianco, e sulla veste scura un candido grembiale.

Ella rest?? in piedi mentre Nicla sedeva sopra un divano.

???Volevo avere notizie,???disse la fanciulla,???di Brunello.

???Me lo imagino. Oh quanto ho udito parlare di lei, signorina!
Brunello non parlava d'altri, lei era il suo Dio.

???S??, un dio,???esclam?? Nicla involontariamente,???che non pu?? nulla.

???Il signor conte ?? partito stamane, all'alba, coi cavalli,???raccont?? la governante.????? stata un'idea bizzarra, cos??, venutagli d'improvviso, come tante altre. Il signor conte ne aveva di curiose ogni giorno; era un carattere difficile. Iersera ci ha licenziati, Antonietta la cuoca, Carlo il domestico, e me. Io sono rimasta per far la consegna della casa, e potrei rimanerci anche un mese, perch?? il signor conte ha pagato fino a tutto il mese venturo. Carlo non ha mancato di far osservare al signor conte che poteva partire stamane alle undici, con un treno che ?? comodo. Ma egli s'?? infuriato: voleva partire subito; mand?? a noleggiare da Vico Malerba una carrozza a due cavalli, e la carrozza ?? venuta a prenderlo verso le quattro del mattino. Sono partiti cos??, e non erano a cinquanta metri dalla casa, che ?? scoppiato il temporale???. Vergine santissima, che tempesta! acqua e grandine e vento! Nessuno di noi si ?? coricato; pensavamo tutti al signor conte e a Brunello. Li aspettavamo di ritorno da un momento all'altro???. Ma s??; neanche i fulmini lo trattengono il signor conte quando s'?? messo in capo un'idea; e non sono tornati.

???Ma dove andavano????chiese Nicla ansiosamente.

???Chi sa? A prendere la ferrovia pi?? gi??, alla quarta o alla quinta stazione. Il signor conte va a trovar la sua famiglia, per affari.

???E Brunello?

???Brunello dormiva. L'ho vestito io. Veniva a casa la sera sempre stanco, per le sue grandi passeggiate e per le corse che faceva con lei, signorina. Dormiva, e l'ho vestito io, l'ho messo io in carrozza, e l'ho avvolto ben bene di scialli e di coperte, perch?? sentivo che il tempo era incerto. Non s'?? nemmeno svegliato quando gli ho dato due grossi baci.

E tacque. Nicla guard?? a terra.

???Non torneranno pi??????chiese dopo un istante d'esitazione.

???Vorrei!???esclam?? la governante.???Ma io ho ricevuto ordine dal signor conte di spedir casse e bauli che son rimasti qui all'indirizzo che il signor conte mi telegrafer??.

Nicla si alz?? lentamente.

???Non tornano!???disse.???Ma forse il vetturale. Vico???.

???Vico Malerba???.

???Vico Malerba ?? gi?? rientrato, e si potr?? sapere almeno se Brunello non ha patito durante il viaggio!

???Mi sembra ancor presto,???osserv?? la governante.???Ma andr?? a vedere subito. E in ogni modo non dubiti, signorina???.

La riaccompagnava a passo a passo dal salotto verso il vestibolo; e attraversando un corridoio laterale al giardino, la fanciulla vide in fondo, tra i fusti e il fogliame scuro, una tavola di legno. V'era dipinto in rosso e nero un soldato in grandezza naturale.

Era il bersaglio del conte, quel bersaglio che Brunello avrebbe sostituito volentieri con Duccio Massenti.

Le lagrime tornarono agli occhi di Nicla.

???In ogni modo non dubiti, signorina,???diceva la governante,???non appena avr?? notizie, sia oggi, sia domani, sia poi, gliele porter??. So il bene che lei voleva a Brunello, e l'adorazione che Brunello aveva per lei.

???S??,???disse Nicla.???La ringrazio e ci conto.

Salut?? con un cenno del capo e uno smorto sorriso, e usc??, mentre la governante la seguiva degli occhi.

Non v'era pi?? speranza; Bruno era perduto, Bruno non sarebbe tornato mai pi??.

La spiaggia, il lago, il bosco, il poggio, tutto quel paesaggio di felicit??, bello e immenso, d'un tratto era divenuto misero, grigio, deserto, per la scomparsa d'un piccolo uomo che lo animava con la sua presenza e lo possedeva con la sua volutt?? di vivere.

Ma pi?? fortunato, nella sua disgrazia, di chi rimaneva, Brunello sarebbe stato assorto in altri spettacoli e distratto da altre vicende: non avrebbe rivisto ogni giorno quei luoghi che parlavano d'un passato raro e maraviglioso, e facilmente avrebbe potuto dimenticare.

Nicla restava.

Restava sola a bere tutta la mestizia disperata delle ore c??gnite, a udir le campane che annunziavano da lungi il vespero, le campane degli armenti che tornavano alle stalle, le campane flebili che mormoravano a fior d'acqua sul lago.

Dove trovar posa, dove trovare scampo, contro i ricordi che l'assalivano da ogni parte? Come vivere senza parlare mai del proprio dolore, senza confidarsi ad anima viva, simulando anzi il piacere pel piacere degli altri, la curiosit?? per la curiosit?? degli altri, simulando in una parola quella vita che traeva placida e noiosa prima di conoscere Brunello e la dolcezza d'un casto idillio?

???Hai saputo qualche cosa????le domand?? sua madre, vedendola tornare.

???Non ho saputo niente, perch?? non ho chiesto niente!???ella rispose.

E salita nella sua camera, vi si chiuse, e si gett?? sul letto a piangere.

X.

Il viaggio di Fabiano e Brunello era stato spaventevole.

Il conte aveva pensato di partire in carrozza verso l'alba, per raggiungere una stazione ferroviaria ch'era a dodici chilometri dal paese. Ma dopo pochi minuti di viaggio, l'uragano furioso era scoppiato. Fischiava il vento attraverso il fogliame che si disperdeva nell'aria, tentennavano gli alberi come dovessero ad ogni istante rovesciarsi addosso alla vettura, rombava il tuono da vicino e da lontano incessantemente.

Vico Malerba, il vetturale, accecato da nembi di polvere, non vedeva pi?? la strada, e uno dei cavalli, ombratico e vizioso, tentava di prender la mano e di trascinare a sbrigliata fuga anche l'altro.

Brunello si svegli??.

???Dove siamo????chiese.

Cominciarono i fulmini a crepitare, squarciando le nubi dense; e venne una grandinata soda come fosse fatta di proiettili, che spezzavano i rami pi?? deboli e strappavano le foglie.

???Bisogna fermarsi!???dichiar?? il vetturale.

La carrozza aveva un soffietto che la riparava soltanto a met??, e dentro precipitava la tempesta, balzando sul legno, schizzando da ogni banda, battendo sulla groppa dei cavalli. Il vetturale era sceso e s'era messo alla testa degli animali per frenarli; il conte scese a sua volta.

???Sta fermo!???ordin?? a Bruno.???Vado a tenere i cavalli.

Ma Brunello non badava n?? ai cavalli n?? all'uragano.

???Voglio Nicla! ~ egli disse.???Nicla!??? Dov'?? Nicla? Pap??, dov'??
Nicla?

Suo padre non rispose: teneva il morso del cavallo di destra, mentre il vetturale teneva quello di sinistra. Ambedue gli uomini stavano sotto la grandine, folgorati di continuo dai grossi chicchi, feriti alle mani, e tuttavia pronti a parar gli scarti e a domar le impennate dei cavalli. Un fulmine scoppi?? poco lontano, fece traballare il conte e il vetturale; i cavalli diedero uno strappo, furono rattenuti a gran fatica.

L'aria era cos?? scura, che pareva notte; il vento cantava su mille toni, con mille voci, ora sottili e gemebonde, ora minacciose e frementi; a quando a quando sibilava un fulmine, appariva tra le nubi una linea d'oro, cadeva tra le chiome irte e sconvolte degli alberi.

Poi, cessata la grandine, cominci?? la pioggia.

???Ora possiamo andare,???disse il vetturale.???A un chilometro da qui, anche prima, c'?? un'osteria, dove potremo fermarci, perch?? i cavalli per oggi ne hanno abbastanza. Riprenda il suo posto, signor conte.

Fabiano risal?? nella vettura e si pigli?? Brunello tra le braccia.

???Nicla, dov'?? Nicla, pap??????disse il bambino.

L'acqua veniva a torrenti, inondava la carrozza, formava una pozzanghera nella pianta della cassa, sgocciolava per le fiancate; e il vento rendeva pi?? aspro e crudo quel diluvio.

I cavalli correvano con tutta la loro lena; drizzavan le orecchie ad ogni brontol??o di tuono, scartavano ad ogni balenar di folgore, ma andavano a rompicollo, quasi avessero voluto sfuggire a quell'inferno. E la pioggia entrando a sghembo nella vettura, aveva ormai inzuppato i due viaggiatori.

???Dormi, piccolo,???disse Fabiano.

???Perch?? mi porti via????domand?? Brunello.

Gli rispose uno schianto formidabile, che fece sobbalzare uomini e bestie; un fulmine era scoppiato a pochi passi.

Il conte adagi?? Bruno e prest?? mano al vetturale, che s'era teso ad arco per trattenere i cavalli, i quali puntavano sul morso e si sforzavano di precipitarsi finalmente a una fuga rovinosa.

Fu il pi?? difficile episodio della corsa, e fu l'ultimo.

Indi a poco, la vettura poteva ricoverarsi all'osteria indicata da
Vico Malerba, e gli uomini ne scendevano.

Brunello era intontito; batteva i denti, tremava da capo a piedi, sgocciolava tutto.

Una grossa donna, che conduceva l'osteria, spogli?? il fanciullo e lo mise a letto, ma qualche ora pi?? tardi una fortissima febbre lo colse. Delirava.

Seduto accanto al letto, spiando nel volto congestionato di suo figlio il progredire del male, il conte stava assorto e dubbioso.

Fuori scrosciava ancora la pioggia e fischiava il vento, vicino e lontano.

La camera era illuminata da una candela e nulla pareva pi?? malinconico che quell'uomo in quella muta stanza, l'occhio fisso nell'occhio vitreo del suo bambino.

Vico Malerba, riparati i cavalli e datasi una scrollata, sal?? a prendere gli ordini.

???Fra mezz'ora splender?? il sole,???disse. Ma visto Brunello a letto e il conte immobile a scrutarlo, tacque subito.

???Fra mezz'ora!???ripet?? Fabiano.????? impossibile ripartire per oggi. Non vedi che il piccolo ?? ammalato? Domanda all'ostessa se si pu?? avere un medico.

???Vado,???rispose il vetturale.???In ogni modo, tengo il legno a disposizione del signor conte.

E avvicinandosi un poco al letto, soggiunse:

???Sar?? cosa da nulla, vedr?????. Il cambiamento del tempo???. E poi i bambini salgono e scendono con la febbre.

???Va a cercare il medico!???interruppe il conte.

Il vetturale usc?? e parl?? con l'ostessa. Non v'erano in quel villaggio n?? medico n?? farmacia.

Quando fu detto questo a Fabiano, egli tese il pugno verso il cielo e si lasci?? sfuggire una bestemmia.

???Bisogna trovarlo,???rispose.???Mandate a cercarne.

???Otto chilometri d'andata e otto di ritorno, signor conte,???osserv?? l'ostessa.

Fabiano le mosse incontro con tal piglio, che la donna usc?? senza pi?? ribattere.

Passarono due, sei, dieci ore; cess?? la tempesta, venne il sole, tramont??. Nella stanza il padre tormentato dallo spavento e dal rimorso percorreva chilometri in uno spazio di quattro metri, e il bambino smaniava nel delirio.

Verso le sette di sera giunse il medico; un povero piccolo medico di campagna, il quale aveva avuto la previdenza di portare seco il chinino. Non riusc?? a fare una diagnosi precisa, parl?? d'elmintiasi e diede il chinino, prescrivendo di ripetere di tre in tre ore la dose.

Scese la notte.

Il conte, che non aveva gustato cibo n?? mutato abito, vegli??, seduto in una poltrona stinta e senza molle. Alle dieci di sera e al tocco dopo mezzanotte diede nuovamente il chinino; la febbre scemava rapidamente; al levar del sole era cessata.

???Ebbene, piccolo, che m'hai fatto????disse Fabiano, chinandosi a baciare Brunello.

Questi sorrideva, ma era stordito e debole.

Fabiano decise di fermarsi ancora tutto quel giorno all'osteria, e il vetturale si ferm?? egli pure, a disposizione del signor conte.

Soltanto l'indomani, con le ossa rotte dalla febbre, le gambe tremanti pel chinino, una grande lassezza in tutto il corpo, Brunello fu rimesso in vettura e riprese il viaggio.

Aveva negli orecchi il frinir continuo d'innumerevoli cicale; di tutto quanto era avvenuto negli ultimi giorni riteneva alcune imagini confuse, venute in parte dalla realt??, in parte dalla febbre. Rivedeva Nicla nel suo abito d'acciaio, Duccio Massenti che voleva offenderla, il pap?? che l'uccideva, poi lo scoglio della Croda, i fulmini, le groppe dei cavalli gocciolanti di pioggia.

Ma non diceva parola con suo padre.

Lo guardava di sottecchi, mostrando il broncio, e aspettando d'essere pi?? forte per tornare da Nicla.

Prima d'abbandonar l'osteria, il conte compens?? liberalmente il medico, l'ostessa, quanti lo avevano servito. Era in dure strettezze finanziarie, ma quando metteva mano alla borsa, non sapeva pi?? contare.

Si recava a trattare con la famiglia, in una mediocre citt?? di provincia di cui cinque secoli avanti i Traldi di San Pietro avevano avuto il dominio; e ancora possedevano, oltre parecchie case in citt??, vasti terreni e ricche fattorie nei dintorni.

Il conte Fabiano non si dissimulava che la lotta sarebbe stata dura, perch?? la madre e i fratelli non trattavan pi?? con lui se non per il notaio Clemente Alemanni, amministratore della sostanza; e Fabiano sospettava che l'Alemanni s'ingegnasse da tempo a fargli pi?? avversi i fratelli e la madre.

Quanto all'Alemanni, egli conosceva bene il conte, perch?? da giovanetto, in seguito a una disputa per affari. Fabiano lo aveva inseguito con la rivoltella in pugno, obbligandolo a ricoverarsi in una soffitta.

Viaggiarono l'intero giorno, parte in vettura, parte in ferrovia.

Quando fu per congedarsi, Vico Malerba rivolse un saluto a Brunello:

???Stai bene, eh, piccolo????disse familiarmente.???Spero che ci rivedremo, e tornerai dalla signorina Nicoletta.

Bruno afferr?? la mano scarna del vetturale e sorrise.

????? molto lontana????dimand??.

???S??, laggi??, dietro i monti; ma con la ferrovia si fa pi?? presto!???rispose Vico.

Nicla laggi?? dietro i monti! Non s?? poteva nemmeno udir la sua voce!

???Le dirai che io torno????riprese il fanciullo.???Le dirai che io sono qui per gli affari del pap??, adesso; ma poi torno; e che mi aspetti.

???Non dubitare!???esclam?? il vetturale, mettendosi una mano sul petto.???Che io muoia qui, se non glielo dico appena sono a casa!

Bruno sorrise ancora, pi?? riposato, come un uomo che ha trovato intanto un piccolo rimedio a un grosso malanno.

Quella sera le sue impressioni s'arricchirono della visione d'una citt?? di provincia immersa nel sonno con le persiane tutte chiuse, d'un omnibus che traballava sul selciato, d'un modesto albergo.

Fabiano diede al fanciullo una tazza di latte caldo; poi lo svest??, lo lav??, lo mise a dormire.

Stette a guardarlo lungamente, meditabondo.

Brunello dormiva, coi pugni stretti e i capelli sparsi sul guanciale.

Che poteva sognare? La tempesta, la fuga dei cavalli tra fulmini e rombi, la pioggia, il medico, l'osteria di campagna, lo scotimento del treno.

Non poteva sognare altro, non aveva pi?? liete imagini che quelle.

Una s??, c'era, fresca e olezzante, l'imagine d'una fanciulla che lo proteggeva; ma gliel'avevano strappato di mano, per ricondurlo attraverso il mondo, con la febbre sotto la pioggia crudele.

Il conte ebbe un gesto desolato. Perch?? condurre alla rovina anche l'innocente che non aveva macchia e non chiedeva nulla?

Si scosse al pensiero della battaglia che lo attendeva l'indomani; e un altro pensiero sopraggiunse, una speranza: la speranza di metter la mano sopra trenta o quarantamila lire. Allora ud?? nell'orecchio il tintinn??o dell'oro fluido, il frusc??o delle carte, lo scalpito di superbi cavalli ch'erano suoi; e si scost?? dal letto, lasciando che il fanciullo sognasse i suoi tristi sogni.

Sbrig?? la corrispondenza arretrata, e prepar?? un biglietto per Elia
Polacco, personaggio che gli era da pi?? tempo ben noto.

XI.

Il notaio Clemente Alemanni era uomo freddo e risoluto; ma nel fondo dei suoi occhi cilestri si leggeva un'espressione di dolcezza.

Non alto di statura, quadrato di spalle, indossava abitualmente la redingote, grigia d'estate, nera d'inverno; e una bella barba in parte candida come neve, in parte rossa come il fuoco, gli scendeva fino a mezzo il petto.

???Fatemi il favore,???disse a un cameriere che passava nel corridoio,???di presentare questo biglietto di visita al signor conte Traldi di San Pietro.

Il cameriere prese la carta, entr?? nella camera segnata col numero dieci, e indi a poco torn?? dicendo che il signor conte aspettava il signor notaio.

L'uomo trasse un sospiro, e drizzandosi sul busto come un lottatore che sta per comparir nell'arena, segu?? il cameriere.

Avrebbe preferito in verit?? di trovarsi altrove; ma fedele alla antica famiglia, per un'alta idea del proprio dovere, si riprometteva di comportarsi degnamente e di condurre a termine la sua missione fermamente e tuttavia col pi?? scrupoloso rispetto e con serafica pazienza.

Il conte Fabiano stava seduto, nella camera da letto, in una larga poltrona, innanzi alla tavola su cui si vedevano ancora il vassoio con le chicchere, il piattino del burro e il vaso del miele. Si accarezzava nervosamente la barba brizzolata e fumava una sigaretta.

???Oh, caro Alemanni!???esclam?? sarcasticamente alla vista del notaio.???Siamo alle solite. Io chiedo di parlare con mia madre e coi miei fratelli, e mia madre e i miei fratelli mi spediscono un impiegato con pieni poteri. Sono le corbellerie, per non dire le sconvenienze, della mia amabile famiglia.

Il dottor Alemanni s'inchin?? profondamente, mentre Fabiano seduto lo squadrava con occhio freddo.

???Sua Signoria la contessa e le Loro Signorie i conti Francesco, Guido e Giovanni???.

???Lasciamo stare l'araldica,???interruppe Fabiano.

??????. mi mandano da Vostra Signoria per sentire i suoi desiderii,???continu?? l'Alemanni imperturbabile.

???A sentire i miei desiderii????ripet?? Fabiano.???Soltanto per questo l'hanno mandata qui? Caro Alemanni, lasciamo da banda gli scherzi. Io ho bisogno di danaro, subito, oggi stesso, o sono perduto.

???Sua Signoria la contessa mi ha incaricato di presentare al signor conte l'espressione di un vivo rammarico,???disse il notaio.

???Oh bravo!???esclam?? Fabiano ridendo.???Dacch?? ho l'et?? della ragione, mia madre non ha mai altro espresso che vivo rammarico??? Sentiamo anche questo???.

???Sua Signoria???.

???Lasci andare, per carit??!???interruppe Fabiano.???Ci?? prolunga la conversazione, che vorrei fosse breve. Dica ??il conte??, ??la contessa??, e tiriamo via!

???La signora contessa si lagna di non aver notizie del signor conte che quando il signor conte ha bisogno di denaro. In tutti gli altri giorni dell'anno, il signor conte non d?? segno di vita ad alcuno della famiglia.

???Questa ?? un'insolenza!???esclam?? Fabiano, lanciando un'occhiata penetrante all'uomo che a pochi passi dalla soglia stava ancor dritto in piedi.???E quando la incaricano di dirmi un'insolenza, lei dovrebbe rispondere che la sua posizione d'impiegato non glielo permette, perch?? io non posso raccoglierla.

Il dottore Alemanni batt?? presto le palpebre, ma tocc?? il colpo bravamente in pieno petto, senza dare altro segno di commozione.

Segu?? una pausa.

Fabiano guard?? il soffitto, verso il quale lanci?? il fumo della sigaretta; ma vide per la prima volta che il soffitto era dipinto a colori, verde con giallo, che si aggrovigliavano in arabeschi atroci mal sicuri e mal finiti, e ritorse lo sguardo sdegnato.

???Alle corte,???riprese d'un tratto.???Mia madre ?? disposta ad aiutarmi????

???Io sono incaricato???.???cominci?? l'Alemanni.

???Non parlo di lei, parlo di mia madre e dei miei fratelli,???interruppe Fabiano.???Dunque: s?? o no?

???Forse!???rispose il notaio.

Il conte lo interrog?? con lo sguardo.

????? gi?? qualche cosa!???disse.???Non vogliono dunque ridurmi alla fame, alla disperazione, al suicidio???? E quali sono i motivi di questa benevolenza improvvisa?

???Se il signor conte mi lascer?? parlare, io potr?? spiegare tutto,???rispose l'Alemanni sorridendo,???ma se mi arresta ad ogni parola, non c'intenderemo.

???Si ?? che lei fa un abuso deplorevole di circonlocuzioni,???osserv?? Fabiano,???e le circonlocuzioni sono utili in diplomazia, cio?? sono utili a niente; quando si trattano affari, bisogna parlar chiaro, secco e preciso???.

Guard?? ancora una volta il notaio, poi soggiunse:

???Sieda!

Il dottor Alemanni prese posto in una poltrona di fronte a Fabiano, e cominci??:

???Ecco: quanto alla cambiale di cui ella ha scritto nella sua lettera, la famiglia di lei ?? disposta a pagare ancora per questa volta, purch?? la cambiale sia presentata a Sua Signoria il conte Francesco.

???Non si fidano di me?

???Il signor conte Francesco pensa ch'ella potrebbe venire a una transazione col creditore, pagare una met?? e giuocar l'altra, lasciando una nuova cambiale di seimila lire.

Fabiano diede in una risata.

???Come si vede,???esclam??,???che il signor conte Francesco Traldi di San Pietro mio illustrissimo fratello, ?? un idiota!??? Venire a una transazione!??? Ma quel mio creditore ?? il pi?? feroce, il pi?? avido strozzino di Milano; e son dovuto scappare (scappare, capisce?) dalla mia villeggiatura sul lago, perch?? non mi mettesse a soqquadro il paese e non mi facesse qualche scenata per la strada!

Tacque un istante, poi soggiunse:

???Telegrafer?? oggi stesso a quella canaglia perch?? presenti l'effetto al conte Francesco. Andiamo avanti. Che c'?? ancora?

???Il signor conte Francesco la prega di rammentare che questa ?? l'ultima, assolutamente l'ultima volta che la famiglia interviene in suo favore; da ora in poi sar?? sorda a ogni considerazione, e lascer?? che i creditori facciano tutti i passi consentiti dalla legge.

???Sta bene. Ma pagate le dodicimila lire, io rimango senza un centesimo. A questo la mia famiglia non ha pensato?

???Ella sa, signor conte,???disse l'Alemanni con un sorriso,???che la sua sostanza ?? stata interamente liquidata. Esiste ancora il fondo della Tralda, che frutta dalle sei alle ottomila lire l'anno, ma appartiene al piccolo conte Bruno, il quale potr?? disporne il giorno della sua maggiore et??. Le rendite sono ora versate a lei, signor conte, per il mantenimento e l'educazione del bambino. Non c'?? dunque pi?? nulla???. Tuttavia???.

???Tuttavia????interrog?? Fabiano ansiosamente.

???Tuttavia la sua famiglia ?? disposta ad aiutarla, assegnandole una rendita pari a quella che riscuote ora per il mantenimento del piccolo conte Bruno.

???Ottomila? Quanto basta per non morir di fame???.???osserv?? Fabiano.

???Diciamo ottomila,???ripet?? il dottor Alemanni.???Ma ad una condizione???.

???La condizione sar?? impossibile,???disse Fabiano.???Conosco la mia famiglia!??? Sentiamo.

???A condizione che il piccolo conte Bruno sia consegnato al signor conte Francesco, il quale ne curer?? l'educazione e lo terr?? seco fino all'et?? di ventun anno. In questo caso, il conte Francesco che non ha figli, aggiunger?? al fondo della Tralda, unico patrimonio del conte Bruno, una larga parte della sua sostanza.

Fabiano si alz?? in piedi e lentamente and?? alla finestra.

???Vede,???disse al dottor Alemanni, che lo aveva seguito,???vede questa finestra? Io sono pronto a scaraventarlo di qui il mio Brunello, piuttosto che consegnarlo a quel pazzo imbecille!??? La prima educazione che gli si darebbe, sarebbe quella d'odiare e disprezzare suo padre; poi si farebbe di lui un gesuita. Lei non ignora che la famiglia Traldi di San Pietro ?? molto benevisa in Vaticano e ha protezioni potentissime. Il mio Bruno abbraccerebbe la carriera ecclesiastica, diventerebbe Cardinale e morirebbe Papa???. ?? un avvenire stupendo, ma a me non piace???. Intendo che mio figlio sia uomo???. E del resto, son follie che possono passar pel capo di quell'asino di Francesco.

Rise ironicamente, e prosegu??:

???Perinde ac cadaver, il motto dei gesuiti, s'attaglierebbe giusto al mio Brunello!??? Egli ha tutta la fierezza, la tenacit??, il coraggio, l'orgoglio della sua razza e nemmeno la Compagnia di Ges?? riuscirebbe a piegarlo???. Non sono punto impensierito per lui???. Sar?? un lottatore di gran tempra e spezzer?? gli ostacoli che non potr?? girare???.

Il notaio s'inchin??.

???L'ho visto or ora sulle scale. Andava alla ricerca del cane,???disse,???per uscire a passeggio. ?? un fanciullo incantevole.

???Non ?? vero????esclam?? Fabiano, tocco nel vivo del suo amor proprio.???Sono certo che non m'inganno.

???Vostra Signoria non s'inganna,???conferm?? il dottore.???Basta osservare il portamento del capo, lo sguardo che vi cerca lo sguardo, la piega sdegnosa all'angolo delle labbra??? L'ho guardato bene.

???E non si lamenta mai, parla poco, non vuole essere baciato, ?? pronto a tutto. Vive gi?? come un piccolo uomo e ha un'intelligenza che avanza di gran lunga la sua et??,???soggiunse Fabiano.

And?? a sedersi di nuovo nella poltrona.

???Dunque,???seguit?? rivolto al notaio, che gli stava di fronte, in piedi,???non ne facciamo nulla.

???Io scongiuro il signor conte a prender tempo a rispondere. Vorrei recare una parola di speranza???.

Ma dopo quel breve intermezzo di sentimento paterno, durante il quale s'era trovato d'accordo miracolosamente con le idee del notaio, Fabiano s'era come ripreso e allontanato, e il suo sguardo era tornato freddo.

???Bella figura ci farebbe, Lei, col ramoscello d'olivo nel becco,???esclam??, guardando il naso un po' ricurvo del dottor Alemanni.???Dica pure che non ne facciamo niente???. Me l'imaginavo che doveva trattarsi d'un agguato o d'un trucco. Il mio buon fratello non ?? capace d'altro.

???Ma, mi perdoni signor conte,???insistette il notaio.???Lei potrebbe vedere suo figlio ogni qual volta desiderasse. E potrebbe inoltre stabilire certe condizioni; condizioni scritte: per esempio, il divieto assoluto d'avviarlo alla carriera ecclesiastica???.

Fabiano squadr?? il notaio sarcasticamente.

???Non mi faccia l'allocco!???disse ridendo.

???Il divieto assoluto???. Ma Brunello non ha che otto anni; e un bel giorno mi si dir?? che a poco a poco gli si ?? sviluppato un poderoso bernoccolo per il Seminario o per il chiostro o per le missioni???. Vada lei a dimostrar che non ?? vero???.

???Io la supplico, signor conte???.???incalz?? il dottore.

Ma si arrest?? a un'occhiata scintillante d'ira.

???Facciamola finita!???annunzi?? Fabiano.???Io mi tengo mio figlio???. Lei ha eseguito con fedelt?? gli ordini avuti, e non deve aggiungere parola???. Dica a Francesco che Brunello non lo vendo n?? per ottomila lire l'anno, n?? per un milione. E impari, egli che ?? ricco, ad essere anche onesto!??? Pu?? andare!???

Il dottor Alemanni s'inchin??, e raggiunta la soglia, usc?????.

Non era stupito del cattivo esito della sua ambasciata; conosceva il conte da molti anni e sempre lo aveva trovato superbo e caparbio, e sempre ne aveva ammirato quasi con timore l'arte del sofisma, l'abilit?? del colorire i torti come ragioni, e di dare al capriccio la parvenza del diritto.

La famiglia stessa aveva preveduto che le sue proposte sarebbero state respinte, e non s'aspettava affatto che il dottor Alemanni potesse compiere un miracolo e condurre Brunello a casa.

Il notaio scese le scale, dicendosi che bisognava pur giungere alla lotta aperta, o il bambino sarebbe stato la prima vittima di quelle esitazioni.

Brunello era in cortile, dritto vicino a una piccola carrozza con due cavalli pomellati; in un angolo aveva disposto la scuderia con altri cavalli, il cocchiere e il mozzo. Ma non giuocava.

Il dottor Alemanni lo sorprese mentre guardava fisso innanzi a s??, assorto in qualche suo sogno lontano.

Pochi passi pi?? in l?? un cane danese, il cane dell'albergo, disteso magnificamente a guisa di un giovane tigre, sonnecchiava lanciando di tanto in tanto uno sguardo al fanciullo. Doveva essergli compagno, come gli era stato compagno il povero Ti??, che il conte aveva affidato, partendo da Parigi, alla portineria della casa che abitava in via Gl??ck.

???Ebbene????disse Bruno, scoprendo il dottor Alemanni alle sue spalle.???Hai parlato col pap???

???Ne torno ora,???rispose il notaio.

???Gli hai portato i denari?

???Come sai tu che si tratta di danari????domand?? il notaio.

???Io so,???rispose Bruno.???Siamo partiti per questo di notte, col tempo cattivo. Glieli hai portati?

???Glieli porter??.

???Fa presto,???soggiunse Bruno,???perch?? io devo tornare in campagna.
Non mi piace star qui: qui ?? tutto brutto, non ho niente da fare.

Guard?? il notaio, chiedendosi se potesse parlargli di Nicla, ma pens?? ch'egli non la conosceva.

???Non ?? vero che tu non la conosci, Nicla????disse.

???Nicla? Chi ?? Nicla????chiese il dottore Alemanni.

???Vedi, che non la conosci!???continu?? Bruno con un senso di commiserazione.

Il dottor Alemanni si pieg?? sulle ginocchia come per veder meglio il piccolo equipaggio che stava presso il fanciullo; e chiese:

???Bruno, se io ti prendessi per condurti da tuo zio Francesco, tu verresti?

???A far che????domand?? Bruno.

???A viver con lui, con gli altri zii, con la nonna???.

???Non ne ho bisogno!???disse il fanciullo.

???S??, che ne hai bisogno,???insistette il notaio,???per formar la tua educazione e diventare un uomo.

???Oh,???rispose Bruno, con un'ombra di beffardaggine,???diventer?? uomo lo stesso, anche senza la nonna e gli zii. Io li ho visti, quando ero piccolo e il pap?? non aveva fatto lite. Sono brutti e noiosi.

???Ma io so che ti vogliono molto bene,???insinu?? il dottor Alemanni.

???Tutti mi vogliono molto bene!???ribatt?? il fanciullo.???Anche Nicla.

???Io so???.???riprese il notaio.

???Tu non sai niente! Porta i denari, presto, che io non voglio star qui.

Il dottor Alemanni si raddrizz??.

???Ma i denari, appunto, li danno gli zii e la nonna,???rimbecc?? subito.???E se tu non sarai savio, non ne daranno pi??.

???Non dire bugie!???consigli?? Bruno.???Sono i denari di casa, e anche se faccio il cattivo, tu devi portarceli.

Il notaio sorrise un poco amaro, e si chin?? per baciare il fanciullo, ma questi gli sgusci?? di tra le mani e volse il capo bruscamente.

???Va, va!???disse.???Non perdere tempo!

???Razza di prepotenti!???borbott?? il dottor Alemanni, allontanandosi.

XII.

Il colloquio col notaio non aveva punto scoraggiato il conte Fabiano.

Abituato a vivere con una folle imprevidenza, animato da una sragionevole fiducia nell'avvenire e da un irrefrenabile desiderio di godimenti, considerava gi?? come vittoria cospicua il pagamento della cambiale di dodicimila lire, che gli dava fastidio da troppo tempo.

Al resto avrebbe provveduto per conto proprio, con altri aiuti.

E nel pomeriggio di quel medesimo giorno, in un quarto d'ora di liete speranze, fece chiamare Brunello e gli offerse una battaglia coi soldatini di piombo.

La tavola nel mezzo della camera fu in un lampo coperta di cannoni, di tende, di uomini a piedi e a cavallo, in chiassose uniformi.

All'un capo della tavola era Bruno, all'altro Fabiano, e la battaglia si svolgeva con rapidit?? fulminea.

Brunello stava per perdere una fortezza; le sue linee di difesa erano sfondate dalle artiglierie di Fabiano, e la cavalleria s'avanzava a disperdere i resti d'un esercito in fuga disordinata.

Si ud?? battere discretamente all'uscio, con le nocche delle dita.

???Avanti!???disse Fabiano.

Elia Polacco entr??.

Era un ometto basso, nasuto, dagli occhi j??lini penetranti, il mento raso e le basette fulve e dure. Camminava cos?? lestamente che pareva saltellasse.

???Buon giorno al signor conte!???profer??.???Ho ricevuto stamane il biglietto del signor conte e sono accorso.

???Sta bene attento,???disse Fabiano a Brunello, senza levare il capo.???Bisogna che tu raduni l'artiglieria intorno al forte, perch?? i tuoi fantaccini sono in rotta, e io muovo ora a conquistarlo con le mie truppe.

???Con tutti i cannoni, pap??????domand?? Brunello.

???I cannoni innanzi, che appoggeranno la cavalleria e la fanteria; non perdere tempo!

???Ecco tutti i miei cannoni pronti!???annunzi?? Bruno, spingendo con ambo le mani ogni sorta d'artiglieria sulla tavola, piccole mitragliatrici e grossi obici e cannoni da costa.

Elia Polacco col cappello floscio sotto il braccio sinistro si avvicin?? alla tavola e stette a guardare, piuttosto sorpreso dell'attenzione che il conte prestava al giuoco, che dell'accoglienza ricevuta.

???Sei tu, Polacco????disse Fabiano, senza volgersi.

???Per servirla, Eccellenza!

???Credo che c'intenderemo in poche parole. Ho bisogno di denaro.

Brunello guard?? suo padre.

Ancora danaro! Non doveva portarlo il notaio della nonna?

Ma mentre stava per interrogare, suo padre gli si rivolgeva.

???I tuoi cannoni giungono in ritardo,???disse.???Io allargo il fronte del mio esercito e la mia artiglieria ?? rapidissima.

???Di danaro ce n'?? poco, ed ?? caro!???rispose Elia Polacco, guardando i cannoni che si avvicinavano alla fortezza.

???Non cominciamo con le frottole!???rispose Fabiano.???Apro il fuoco: la tua artiglieria non pu?? resistere. La cavalleria fa una brillante evoluzione a sinistra???.

???Apro il fuoco anch'io!???dichiar?? Brunello,???Pim, pum, e pum!

???Se ?? caro, lo pagher?? quanto vale,???dichiar?? il conte a Elia
Polacco.

E rivolto al figlio, seguit??:

???Dopo la brillante evoluzione di cavalleria, la fanteria si avanza sparando???.

???Ci?? dipende dalla somma che le occorre, signor conte!???rispose Elia.

???Pim, pum, e pum, e poi ancora pum!???grid?? Brunello.

???Cinquantamila lire!???enunzi?? Fabiano.???Il tuo fuoco ?? ben nutrito, fa molti vuoti, ma come vedi, i miei uomini hanno gi?? invaso la piazza. Il forte si arrende???.

???Nespole!???esclam?? Elia.

???Innalza bandiera bianca!???ordin?? Fabiano.???Sventola il fazzoletto!

Brunello trasse il fazzoletto dalla tasca e lo agit?? in aria.

???La battaglia ?? finita. Sei vinto, e la fortezza ?? mia!???concluse il conte.???Adesso giuoca da solo, che io devo parlare.

E alzandosi, guard?? finalmente Elia Polacco in faccia.

???Ah, ah! Sei invecchiato, caro Polacco!???esclam?? ridendo.???Non hai pi?? un pelo in testa. Ti sta bene; a furia di pelare gli altri???.

???Sono dieci anni che non ho l'onore di trattar col signor conte,???rispose Elia con un sorriso.???Il tempo ?? ingeneroso per tutti!

E preso un cannone di sulla tavola, e poi un soldatino, li gir??, li pes??, li guard?? attentamente.

???Son molto fini!???disse.???Io non avevo ancora avuto il piacere di conoscere suo figlio, signor conte!

????? molto fine anche lui!???dichiar?? Fabiano.???Ti piace? ?? un bel ragazzo? Ne faremo qualche cosa di grande. Ma veniamo agli affari. Hai inteso quel che ti ho detto? Io ho bisogno di cinquantamila lire, subito.

Prese posto nella poltrona nella quale s'era seduto la mattina parlando col dottor Alemanni, e lasci?? Elia in piedi.

???Il signor conte avr?? anche udito ci?? che ho risposto!???osserv?? Elia.

???Hai risposto: ??Nespole!?? e questo non significa nulla.

???Significa che ?? impossibile trovar cinquantamila lire. Le troverebbe appena un signore???. che non ne avesse bisogno!

Ed Elia fece una risatina, che pareva un mugol??o.

???Io non valgo dunque cinquantamila lire????esclam?? Fabiano.

Elia non rispose, come non avesse udito.

???La mia famiglia non vale cinquantamila lire????seguit?? il conte.

???La famiglia Traldi di San Pietro vale milioni???, se paga. Ma io temo che non paghi.

???E perch?? non dovrebbe pagare?

???Perch?? il signor conte non ?? in buoni termini con la sua famiglia.

???Chi te lo dice?

???Me lo dice Lei stesso, signor conte. Ella ?? sceso all'albergo; e ci?? spiega tutto.

Bruno aveva riadagiato i soldatini nella scatola e s'era ricoverato tra le gambe del padre.

???La mia famiglia paga!???dichiar?? questi.???Tu vuoi essere sempre furbo e dici delle sciocchezze. La mia famiglia paga bene. Informati, caro Polacco.

???Non dubiti, signor conte,???rispose Elia inchinandosi,???che m'informer??. Tuttavia devo avvertire il signor conte che se la famiglia paga; la situazione s'aggrava???.

???Hai voglia di scherzare????esclam?? Fabiano squadrando l'ometto impassibile.

????? questione di logica,???ribatt?? Elia.???La famiglia paga: paga cambiali con forti interessi; pagher?? oggi, pagher?? domani, e poi non pagher?? pi?? e far?? interdire il signor conte. Conosciamo questa musica!

???Allora, con la tua logica si viene a concludere che se la famiglia non paga, non mi dai denaro; e se la famiglia paga, non mi dai denaro. ?? una logica stupefacente???. In ogni modo, caro Polacco, non ho tempo da perdere, e tu puoi andartene???.

???Mi dispiace,???rispose Elia senza muoversi.???Mi dispiace perch?? con la sua fretta e la sua arroganza, il signor conte cadr?? in mano di qualche strozzino???.

Fabiano diede in una risata.

???La citt?? ?? piena di gente senza scrupoli,???seguit?? Elia,???che metter?? la corda al collo di Vostra Eccellenza per pochi soldi???.

????? fatale!???esclam?? il conte ridendo.???Cadr?? in mano di uomini senza scrupoli, se quelli che han gli scrupoli non mi danno un centesimo.

???Non dico questo,???ribatt?? Elia, pronto.???Il signor conte chiedeva cinquantamila lire subito. Ci?? ?? assurdo. Gli affari non si trattano cos?????. Bisogna ponderare, guardarsi intorno, vedere che cosa offre il mercato, perch?? il signor conte non ignora che anch'io dipendo da certi fornitori; e allora poi si discute e si combina???.

???Chiacchiere!???esclam?? Fabiano alzando le spalle.???Io devo ripartire domani o doman l'altro al pi?? tardi.

???Doman l'altro!???ripet?? Elia.???Il signor conte mi dia ventiquattr'ore di tempo, fino a domani sera, per esempio. E domani sera torner?? col denaro che avr?? potuto racimolare, e le dir?? le condizioni???. Ma fin da ora devo avvertire il signor conte che saremo lontani, ben lontani dalle cinquantamila. Non le troverebbe che un Rothschild???.

???Porta quel che hai, e finiamola!???ordin?? Fabiano bruscamente.

E allontanato Bruno, si alz?? voltando le spalle a Elia.

???I miei omaggi al signor conte!???disse questi.???Domani sera sar?? qui, verso le otto.

???Adesso facciamo un'altra battaglia,???preg?? Bruno.

???No, no,???rispose Fabiano,???di battaglie ne ho abbastanza per oggi.

???Che brava gente!???pens?? Elia Polacco andandosene e richiudendo l'uscio.???N?? padre n?? figlio non mi hanno degnato d'uno sguardo! E sono io, dopo tutto, che devo correre per mantenerli nell'ozio!

Non appena Elia fu scomparso, il conte prese Bruno sotto le ascelle e lo trascin?? ballando per la camera.

???Su, su, tutto va benissimo!???esclam??.???E doman l'altro ti condurr?? al mare, in un paese d'oro, sotto un cielo azzurro, e lasceremo qui questa masnada di provinciali. Salta, andiamo, salta col pap??!

E fischiett?? il valzer della Madame Angot per accompagnare la danza.

???Tu sbagli,???dichiar?? Bruno lasciandosi trascinare.???Io al paese d'oro non vengo. Io ritorno sul lago. Il paese d'oro non mi piace, il mare d'oro non mi piace. Io voglio Nicla!

???Ancora!???disse il conte.???Quella ti piace, Nicla? Ho pensato anche a lei, e le ho scritto ieri sera.

Bruno diede uno sgambetto e si divincol??, piantandosi a terra.

???Le hai scritto con molte parole????chiese stupito e contento.

???Ma gi??, con molte parole,???rispose Fabiano, sedendo e riprendendo
Brunello tra i ginocchi.???E le ho mandato i tuoi saluti.

???Le voglio scrivere anch'io,???annunzi?? Bruno.???Tu mi correggerai. E le hai detto che deve aspettarmi, perch?? io torner?? presto a trovarla, e mi canter?? la poesia?

???Oh, oh, questo poi!???esclam?? Fabiano scandalizzato.???Il pap?? non ?? mica fatto per combinarvi gli appuntamenti!???

XIII.

Nicoletta Dossena stava ancora coricata nella sua graziosa camera che guardava il lago, allorch?? la cameriera le rec?? la posta.

La fanciulla era stanca e scorata.

Il vetturale interrogato da lei il giorno innanzi non le aveva nulla taciuto: il viaggio sotto il furioso uragano, la tappa all'osteria dopo tre chilometri, la ripresa allorch?? Bruno non era ancora ben rimesso.

Aveva aggiunto che il bambino s'era sentito molto male ed era molto debole quando era salito in treno; e che il signor conte recava con s?? tanta roba nei bauli e nelle valigie da far presumere che non avesse alcuna intenzione di ritornare.

Queste notizie avevano tolto ogni speranza a Nicla.

Bruno era veramente perduto, e subito, dalla felicit?? della vita sana e libera in compagnia della sua giovane amica precipitava nei disordini e nelle imprudenze di cui il cervello di suo padre era fecondo.

Allorch?? Vico Malerba le aggiunse che Bruno lo aveva incaricato di salutarla e di dirle che l'aspettasse perch?? voleva tornare da lei, Nicla non pot?? frenare un singhiozzo.

Ben lo aspettava e bene lo avrebbe aspettato sempre; ma sentiva che sarebbe stato invano.

Aveva pianto a lungo, sola; non era uscita di casa per non riveder luoghi tutti echeggianti dei pi?? teneri, dei pi?? tristi ricordi; e mai non aveva capito come in quei giorni che nessuno dei suoi poteva compatirla.

Sua madre menava ancora in lungo la storia di Duccio Massenti, e ne formava a poco a poco un pettegolezzo. Suo padre andava esortando la fanciulla a confessare il segreto scoperto.

E tanto pi?? l'uno e l'altra s'impuntavano nella loro idea, in quanto Duccio non aveva scritto parola, non aveva dato segno alcuno di vita. Fatti i ringraziamenti e presentati di persona i suoi saluti, s'era creduto assolto da ogni altro obbligo, considerando il brusco trattamento usatogli da Nicla. Era la fine, silenziosa ma irrimediabile.

E nulla pi?? cuoceva alla signora Carlotta che il non poterne afferrare il motivo riposto; e nulla pi?? cuoceva al cavalier Maurizio che non poter vincere la resistenza di sua figlia. Onde l'una e l'altro, non che consolar Nicla della perdita di Bruno, l'avrebbero rimproverata duramente perch?? invece di provvedere al suo avvenire si perdeva in frasche e in fantasie non pi?? perdonabili alla sua et??.

N'era venuta una freddezza nuova tra Nicla da una parte e Carlotta e Maurizio dall'altra, che alla fanciulla aveva dato una grande sensazione d'abbandono; ancora una volta ella aveva guardato a suo padre e a sua madre come a persone quasi estranee, immedicabilmente meschine; e di nuovo sua madre guardava a lei come a una persona dai gesti e dagli atti poco rassicuranti.

La posta le recava quel mattino tre lettere; di due conosceva la calligrafia.

Erano Fanny Contini e Cecilia Verli, che le raccontavano le loro mirabili avventure campestri, come ad esempio la conquista d'un ufficiale, il quale aveva detto sospirando a Fanny: ??Ah, vorrei essere quel ventaglio??, e la passione d'un giornalista che a Cecilia, la quale aveva mandato cento lire per beneficenza, aveva risposto ??per ringraziare?? sopra un biglietto di visita.

Nicla giudic?? che si poteva leggere pi?? tardi la narrazione d'altre consimili avventure, e aperse la terza lettera, dalla calligrafia aggrovigliata e rigida.

Guard?? la firma: F. Traldi. E spalanc?? gli occhi.

La lettera diceva:

??Gentile signorina.

??Partito improvvisamente, mi ?? stato impossibile compiere il pi?? gradito dei doveri, e ringraziarla di nuovo dell'affetto e della protezione che ha prodigato al mio Brunello. Trovi qui l'espressione della pi?? viva mia gratitudine. Bruno sta bene. Mentre Le scrivo, dorme a pugni stretti, e sogna forse i bei giorni della vita lontana. Noi ci fermeremo qui ancora per poco, ma Bruno non mancher?? di darle sue notizie. Accolga, gentile signorina, i sinceri augurii e gli ossequii rispettosi di

??F. TRALDI.??

???Dove va? Dove va? Dove me lo trascina????esclam?? Nicla ad alta voce in un impeto di dolore iroso.???Questo fanciullo mi d?? troppi pensieri. ?? ridicolo soffrire tanto per il figlio degli altri, e val meglio lasciarlo alla sua sorte.

Fece il viso oscuro e risoluto, sapendo benissimo che giuocava a mentire con s?? stessa; e udendo che la cameriera chiedeva di entrare, lasci?? le lettere delle due amiche sulla coltre leggera, e nascose l'altra sotto il guanciale.

???La signora,???disse la cameriera,???prega la signorina di non far tardi, perch?? a mezzogiorno sono attesi a villa Barbano.

Nicla sospir??.

Ma non appena la cameriera fu uscita, balz?? dal letto e infil?? l'accappatoio.

Bisognava sbrigarsi; far due passi in attesa che la mamma fosse pronta, e arrivar fino alla buca delle lettere.

Scrisse in fretta, per la prima volta in sua vita, di nascosto, con un batticuore che le sollevava il petto.

??Caro piccolo Bruno,

??Sono contenta che stai bene. Il vetturale mi ha detto di aspettarti. Io ti aspetter?? sempre. Sta lontano dai pericoli, dall'acqua, dalle vetture, dai cavalli. Voglio che tu sia savio e bello, come quando andavamo a vedere il tramonto e tu ascoltavi la poesia, e poi giocavamo al cavallo e al bastimento. Mandami presto tue notizie, per sapere dove sei???.??

S'interruppe: aveva udito qualcuno rasentar l'uscio; nascose la lettera e si mise in ascolto. Il passo della cameriera si allontanava.

Nicla riprese:

?????.dove sei. Ti prego di ringraziare il signor Conte e di presentargli i miei saluti. Non ti dimenticare della tua

??NICLA??.

Scrisse l'indirizzo: al signor Conte Brunello di San Pietro, e vi aggiunse il nome dell'albergo e della citt??, copiandoli dalla lettera del conte Fabiano.

Respir??: aveva riallacciato le fila interrotte dal destino avverso; ormai nessuno avrebbe potuto mai pi?? spezzarle.

Tre quarti d'ora appresso andava a salutare sua madre che stava ancora innanzi allo specchio facendosi pettinare; e usciva poco di poi, accarezzando nella borsa che le pendeva dal braccio la lettera segreta.

???Bisogna confessare,???pens??,???che v'?? un certo piacere a ingannare la gente. Non mi sono mai tanto divertita a impostare una lettera.

Costeggiando la riva, osserv?? che i barcaiuoli approntavano la lancia e issavano a poppa la bandiera bianca col serpentello vermiglio.

???No,???disse loro,???mettete la bandiera grande.

Quella sua bandiera aveva sventolato l'ultima volta per Bruno, a fianco della bandierina con l'asinello che il fanciullo andava guardando per intendere bene che c'era molta forza nei calci.

E Nicla voleva che non sventolasse pi??.

Entrata nell'ufficio della posta, comper?? dieci francobolli, per l'avvenire. Poi, affrancata la lettera, la gett?? nella buca.

Ma subito le travers?? l'anima un'inquietudine.

Non era stato un errore scrivere a Bruno invece che a suo padre? Che cosa avrebbe questi potuto pensare? Si sarebbe offeso come d'una mancanza di riguardo, avrebbe creduto a una sciocca civetteria femminile?

???Oh,???disse a s?? medesima, alzando le spalle.???Io avevo voglia di corrispondere col mio uomo e di parlargli direttamente per fargli piacere. Il conte Fabiano ?? intelligente e capir??. ?? scappato di qui per non pagar la cambiale e ha gi?? scovato anche il denaro per andare a divertirsi. Dunque ?? intelligente???. Povero piccolo, il mio Bruno! Con quel pap?? intelligente, non trover?? pi?? un soldo quando sar?? grande, e dovr?? lavorare per vivere!

E ricord?? ch'egli voleva scrivere le memorie di viaggio e guidare i cavalli.

???Bisogner?? che si decida tra il cocchiere e il letterato!???concluse sorridendo.

Ma la risposta di Bruno tard?? quattro giorni; infine giunse dentro una busta col francobollo del Principato di Monaco; e diceva:

??Cara Nicla,

??Io son qui con il pap?? a Monte Carlo. Non a voluto ricondurmi sul lago perch?? dice che il mare mi fa pi?? bene, ma io sono maninconico ed egli ?? allegro perch?? habbiamo tanto e poi tanto denaro e il pap?? ?? fortunato. Io volio ritornare; io ti scrivo per dirti che volio ritornare; non mancare di scrivermi per dirmi che mi aspetti sempre sempre. E sono molto savio. Il pap?? mi avverte che partiremo per andare ancora lontano. Ti volio molto bene lo sai pi?? bene che a tutti al mondo. Io sono sempre maninconico senza di te. Addio. Ti do tanti baci grandi. Ti dico che ti volio bene e bisonga che io torni per darti i baci ma davvero. Tuo

??BRUNELLO.??

SECONDA PARTE.

Io coglier?? per te balsami arcani???.

XIV.

La notizia che Nicoletta Dossena sposava Luigi Barbano, proprietario d'un vasto e fruttifero stabilimento per la fabbrica di saponi e per la distilleria di profumi, era attesa da tempo.

Si sapeva che il fidanzamento col conte Duccio Massenti era stato rotto, e la madre di Nicoletta era andata parlandone e rammaricandosene per lunghi mesi, prima in campagna, poi tra pi?? numerosi amici in citt??.

Si diceva che la causa del matrimonio fallito era da ricercarsi nella diversit?? di carattere: seria e chiusa Nicoletta, leggero e vano il conte.

Altri dicevano che il conte aveva troppo manifestamente fatto comprendere che le centomila lire di rendita della fidanzata gli eran pi?? care della fidanzata medesima, tanto che alla vigilia di chiederne la mano, il giovane conte era ancora stretto di strettissimo legame con una signora maritata, ed anzi viveva con lei in Isvizzera.

Donde la notizia fosse venuta, sarebbe stato difficile dire; forse da qualche imprudenza dello stesso Duccio; ma si sapeva; e si dava ragione a Nicoletta, la cui dignit?? ombrosa aveva saputo resistere tenacemente per interi mesi a suo padre, il quale voleva trattar l'indelicatezza di Duccio come una scappata giovanile.

Nicoletta aveva rifiutato bravamente il titolo di contessa, che avrebbe pagato troppo; e si attendeva ch'ella trovasse anche meglio di quel titolo, ricca, giovane, bellissima quale era.

Onde non fu senza qualche delusione che si apprese infine come Luigi
Barbano si fosse fidanzato con lei.

Luigi Barbano aveva gi?? trent'anni e Nicoletta diciannove.

Era ricco, se si poteva dar nome di ricchezza a una sostanza proficuamente impiegata nelle industrie; e senza madre e senza padre, viveva con una zia di cinquantacinque anni, Amelia.

Ma lo chiamavano il saponaio, e le fanciulle da marito non parevano considerarlo degno di attenzione.

Mancava di qualit?? romantiche.

Era un bel giovane dal colorito rosso bruno, dagli occhi castani, dai mustacchi lunghi e fini; di statura pi?? alta della media; dedicava il tempo che gli affari gli lasciavano agli esercizii fisici, il che aveva dato alla sua figura una prestanza agile e sicura.

Ma parlava poco, non si perdeva negli amoretti di famiglia che le fanciulle chiamano flirt, odiava i sospiri e le occhiate inconcludenti, trattava tutti con familiarit?? piacevole senza cercare mai l'intimit??, pareva l'uomo pi?? bonario del mondo e in verit?? non si confidava con nessuno, non aveva avuto drammi passionali nella vita, non duelli, non amori celebri con celebri donne maritate, e divertendosi come conveniva alla sua et??, era tuttavia ordinatissimo e saggio.

Nicoletta che lo conosceva da anni, non gli aveva mai badato, e non s'era nemmeno accorta ch'egli, discretamente e quando poteva senza farsi notar troppo, cercava la sua compagnia.

Presso di lui si sentiva pi?? riposata, perch?? non aveva bisogno d'affaticarsi con le guerricciuole, i ripicchi, le spiritosaggini che divertivano le altre signorine e gli altri giovanotti; parlava amichevolmente, e se ne fidava tanto che se le convenienze e gli usi avessero permesso, sarebbe andata a trovarlo a casa sua, com'egli veniva a casa di lei.

Ma d'un tratto, quando ella stessa meno se lo aspettava, aveva dovuto guardarlo con simpatia.

Era stato il solo che l'avesse compresa nel suo dolore per la scomparsa di Brunello.

Pochi giorni dopo che il fanciullo le era stato tolto, di notte, tra la grandine e i fulmini, era andata coi suoi a colazione nella villa che Luigi abitava insieme alla zia Amelia.

E passeggiando pel giardino, egli le aveva rivolto poche parole gentili.

???So che ha avuto un grande dolore in questi giorni, signorina. Il suo piccolo amico ?? partito, non ?? vero? Non ho mai visto due anime pi?? strette da un sentimento cos?? puro e nuovo. Lei gli faceva da mamma e non lo lasciava mai; egli viveva della sua vita e camminava guardandola negli occhi. ?? un fanciullo avido d'amore, perch?? credo che il padre e la madre lo amino alquanto bizzarramente.

Nicla fu commossa dalle parole buone, offerte con semplicit??, quasi con timore.

Non rispose, ma porse la mano a Luigi, per gratitudine.

Erano in fondo al giardino, innanzi a una statua di Diana cacciatrice, che risaltava bianca sul suo zoccolo nel verde sfondo dei platani.

E Luigi seguit?? a parlar di Brunello, con tanta sicurezza di particolari, che Nicla ne fu sorpresa: sapeva tutto, le gite con la lancia, i piccoli viaggi alla Croda, le corse nei boschi, il motivo della partenza subitanea.

Si sarebbe creduto ch'egli non si fosse mai occupato, da lontano, che del fanciullo; o della fanciulla.

Luigi fece anche qualche osservazione discreta sulla fragilit?? di quella amicizia. Avrebbe mai potuto continuare? Il bambino sarebbe stato sempre un bambino?

???Oh s??, per me, s??!???esclam?? Nicla.???Lo rivedessi fra vent'anni, sarebbe sempre Brunello!

???Lo credo!???afferm?? Luigi sinceramente. E s'avviarono verso la villa, soffermandosi a guardar le aiuole colorate di croco e di vermiglio, acutamente profumate.

Quando furono sulla soglia. Luigi domand?? a mezza voce:

???Il conte Duccio ritorner?? presto?

La fanciulla s'arrest??.

Non voleva dire; ma per il bene che Luigi le aveva fatto comprendendo il suo dolore e giustificandolo, rispose con franchezza:

???Non torner?? pi??!

Il volto di Luigi s'illumin?? d'un lampo.

???Allora,???disse, quasi pregando,???potr?? venire a trovarla nella sua villa?

???Ma lei poteva sempre,???rispose Nicla attonita.

???Non volevo???.???balbett?? Luigi.???Perch?? si diceva???.

???So quello che si diceva,???rispose la fanciulla.???Chiacchiere di paese. E non si dir?? pi??.

Luigi and?? spesso da quel giorno a trovare la famiglia Dossena, qualche volta solo, qualche volta con la zia Amelia, sempre cauto, un po' timido, studiando di non tradirsi mai, per poter leggere nell'anima di Nicla e saper che cosa ella pensasse di lui.

Tuttavia lo sguardo della signora Carlotta lo indovin?? presto; e una sera ella annunzi?? al cavalier Maurizio:

???Gigi Barbano ?? innamorato di Nicoletta!

???Corpo di mille bombe!???esclam?? il cavaliere.???Anche questa? Sei ben certa? Il saponaio? E Nicoletta?

???Eh!???disse la signora.???Cos??, cos??! Lo vede meglio che il conte.

???Cose inaudite!???fece Maurizio.???Rifiutare una corona di contessa per diventare la signora Barbano! Ma quel Barbano, poi, non ha un soldo???.

La signora Carlotta osserv?? che l'affermazione era esagerata.

Gigi Barbano, oltre lo stabilimento che gli assicurava un cospicuo reddito, possedeva la villa in campagna, e la bella casa a Milano che teneva tutto l'angolo tra la via Santa Margherita e la piazza Filodrammatici, situazione delle pi?? animate ed eleganti della citt??.

????? sua la casa????domand?? Maurizio.

???Me lo ha detto la zia.

???E anche la villa?

???Me lo ha detto la zia.

???Quella zia dice tutto!???osserv?? Maurizio.

???Avr?? il suo perch??,???rispose la signora Carlotta sorridendo.

???E tu????chiese Maurizio dopo un istante di riflessione.

???Io, che cosa?

???Come la pensi, come la vedi, insomma, che cosa ti sembra?

???Eh!???ripet?? la signora.???Cos??, cos?????.

???Davvero? Ti piglieresti per genero il saponaio?

???Abbiam combinato molto con le contee!???rimbecc?? la signora.???Quell'asino non si ?? fatto pi?? vivo! Gigi Barbano, bisogna dirlo, ?? un bravo giovane, savio, quieto, onesto, buono, incapace di far torto a un cane.

???La zia ti ha gi?? montato la testa!???not?? Maurizio.???State pettegolando l'intero giorno.

???Pettegolando!???esclam?? la signora offesa.???Si discorre, del pi?? e del meno.

???Il pi?? sarebbe il matrimonio di Gigi con Nicoletta???.

???Non se n'?? detto parola!???osserv?? la signora.???Ma ti sembra? Nessuno sa ancora se Nicoletta ci pensi; ?? capace di non aver nemmeno capito.

???Dunque, tu non ti opporresti????chiese Maurizio per concludere.

???Io ti dico che di battagliare non ho pi?? voglia. Prima c'era l'arte, il palcoscenico, la recitazione, e che so io; poi il conte, col suo famoso segreto, che n?? io n?? tu siamo stati capaci di scoprire, e che ha mandato tutto all'aria; poi l'avventura del bambino, i pianti e le malinconie per la sua fuga. Adesso ci sarebbe quest'altro, e io ho perduto la pazienza, e non ho pi?? voglia di guerreggiare anche per quello del sapone!

???Ma bada che Gigi ha vent'anni pi?? di Nicoletta!???osserv?? il cavaliere.

???Ha ventinove anni e sette mesi, giusti giusti; Nicoletta ne ha diciotto e undici mesi; dunque, poco su poco gi??, undici anni di differenza.

???Anche l'et?? giusta giusta, ti ha detto la zia????domand?? Maurizio ostile.

???E del resto, quando ci siamo sposati,???seguit??, passando oltre all'osservazione, la signora Carlotta,???io aveva dodici anni meno di te. E non possiamo lagnarci! Siamo stati felici!

Il cavalier Maurizio, non sapendo che cosa rispondere, soggiunse:

???Altri tempi!

Ma la signora Carlotta s'era ingannata a proposito di sua figlia.

Nicla aveva capito benissimo che Gigi Barbano la amava; e il cuore di lui era cos?? schietto e leale, che, senza amarlo, Nicla aveva finito per tenersi caro quel giovane in cui le altre fanciulle non vedevano l'uomo romantico.

Accoglieva molto volontieri le sue visite; spronava la mamma a non trascurare zia Amelia. E con Gigi parlava spesso di Bruno e gli faceva leggere le lettere di lui che giungevano con frequenza dalla Francia prima, poi dalla Germania, poi dal Belgio, e infine ancora dalla Francia.

???Ma veda come scrive benino!???diceva.???Segue tutti i miei consigli: si capisce che studia. Suo padre gli ha trovato finalmente maestri italiani; pare che suo padre si sia un po' calmato. Bruno vuole scrivere un romanzo: la storia delle colombe dell'imperatore. L'ha sempre avuta la man??a letteraria!

???Gli mandi i miei saluti, al romanziere!???disse Gigi una volta.

???Ma non la conosce!???osserv?? Nicla.

???Mi conoscer??!???rispose Gigi sicuro.

???Crede? Crede che ritorni???? Devo dirgli che gli vuol bene?

???Glielo dica: ?? vero. Non ?? come un suo fratello?

???E gli vorrebbe bene, se tornasse?

???Come a un suo fratello!???ripet?? Gigi.

Nicla s'accorse che si sfiorava un argomento pericoloso.

Gigi dichiarava di voler bene a quel fratello della ventura, non potendo, non osando dichiarare che voleva bene a Nicla. Ma quanto doveva voler bene a lei, se voleva bene sinceramente a un fanciullo ch'ella aveva protetto?

E Nicla si scuoteva qualche volta, avvedendosi ch'ella e Gigi Barbano si perdevano a far disegni sul ritorno di Bruno, come s'egli avesse appartenuto a tutti e due, come non avessero dovuto mai pi?? separarsi, come i loro cuori avessero dovuto battere all'unisono.

Era tra loro il ricordo or malinconico ora ridente del fanciullo lontano; e sembrava che quel grande amico di Nicla li avvicinasse con le piccole mani e stesse tra l'uno e l'altro come un fratello veramente; talch?? Nicla si diceva che di Gigi Barbano egli forse non sarebbe stato geloso e i suoi occhi non si sarebbero fatti per lui inquieti e torbidi.

A poco a poco entrarono in tale intimit?? di spirito, che Nicla non si stup?? affatto allorch?? Gigi Barbano le comparve innanzi una mattina, un poco pallido, con un lieve tremito sofferente per mille martirii di speranze e di dubbii.

Quella mattina era stata attesa da Nicla, era stata inconsciamente preveduta.

E allorch??, incespicando dapprima nelle prime frasi, poi con veemenza, egli le confess?? il suo amore, l'orgoglio di darle il suo nome, Nicla rispose:

???Lo sapevo. Crede che saremo felici?

???Ah signorina!???esclam?? Gigi.???Non mi respinge, dunque?

???No,???disse Nicla semplicemente.???Sento che lei mi ama davvero!

???Allora, parlo con la mamma e col pap??????

???Parli! Lo sanno, del resto!

???E lei?

Nicla non rispose, ma un po' arrossendo, un po' timida, gli porse la mano.

Ed egli gliela coperse di baci, e volle anche la sinistra, per coprir di baci anche quella.

Poi, sulla soglia del giardino, gett?? il cappello all'aria due volte, come un ragazzo, e due volte corse a riprenderselo.

???Vado ad abbracciare zia Amelia!???annunzi??.????? stata lei a farmi coraggio, a spingermi, a dirmi che lei ?? tanto buona quanto bella! Io non avrei mai osato???.

Nicla sorrise: ma arross?? fino alla radice dei capelli, quando, in un'ebbrezza di gioia, egli soggiunse:

???Pensi che stasera, dopo che avr?? parlato con la mamma e il pap??, potremo darci del tu!

S'interruppe, guardando la fanciulla:

???Non vuole????disse esitando.???Forse ho sbagliato?

???No, no!???rispose Nicla come trasognata.????? vero: potremo darci del tu!

Era l'uomo, che entrava con pieni diritti, bruscamente, nella sua vita. Ella non aveva dato del tu che a quel piccolo uomo di Brunello (??Signorina, vieni ad aiutarmi??? ??Come ti chiami???), ed ora un giovane si rallegrava di poterla avvincere per sempre con quel tono d'intimit?? che preludeva oggi ad ogni altro possesso e lo avrebbe consacrato domani.

E per vincere la propria riluttanza, parl?? ella medesima con suo padre, poco prima che Gigi Barbano tornasse; e gli annunzi?? che s'era fidanzata e che sperava di non trovare opposizioni.

Maurizio, il quale non s'era deciso a considerar perduta ogni speranza d'un matrimonio che coronasse il danaro con un blasone, strepit??. Nicla rimase imperterrita, aspettando che la raffica si calmasse.

???Potevi essere contessa! Contessa, dico, e di quelle che hanno un titolo serio, non contessa per ridere! E mi scegli l'uomo del sapone!

???L'uomo del sapone, l'uomo del sapone!???ribatt?? Nicla.???Sarebbe ora di finirla con questi atteggiamenti principeschi. E tu, che sei? E noi, che siamo? Il bisnonno vendeva sughero; il nonno vendeva olio; tu vendi olio e sughero. Non mancher?? di dirlo, se si continuer?? con la romanza del sapone!??? Lo dir??, che il bisnonno faceva i turaccioli!

Maurizio si rabbon??, accolse bene Gigi, non sollev?? obiezioni, il fidanzamento fu annunziato; e sei mesi dopo a Milano, con una ricca cerimonia, in un giorno di pioggia, Nicla Dossena diventava la signora Nicoletta Barbano, e Gigi credeva di sognare, di travedere, di vivere in un mondo irreale, tanto era spaventosamente felice.

XV.

Fu a Parigi nell'appartamento di via Gl??ck, che Brunello ricevette da Nicla una lettera, la quale terminava cos??: ??Ti prego di scrivere da ora in poi non pi?? alla signorina Nicla Dossena, ma alla signora Nicoletta Barbano, casa Barbano, via Santa Margherita. Hai inteso bene, caro???.

Bruno corse da suo padre a chiedere spiegazioni.

???Vuol dire,???dichiar?? il conte, dopo aver gettato l'occhio sul poscritto,???che Nicla si ?? sposata con questo signor Barbano.

???E perch?? non ?? pi?? signorina?

???Ci?? succede alle ragazze quando si sposano!???disse Fabiano col suo lieve sorriso canzonatore.

???Ma che cosa significa se si ?? sposata?

???Significa che va a spasso con Barbano, pranza con Barbano, vive nella stessa casa di Barbano, si lascia dar qualche bacio da Barbano, e fa baruffa con Barbano. Tutto Barbano, insomma!

???Allora peggio di Duccio????incalz?? Bruno, stringendo e spiegazzando la lettera nel pugno.

???Non so che cosa abbia fatto Duccio!???confess?? il conte.

???Ma io Barbano non lo conosco!???riflett?? Bruno.

???E nemmeno io!???aggiunse suo padre.

Bruno se ne and??.

Eran tornati a Parigi con un piccolo patrimonio, messo insieme coi danari di Montecarlo, il prestito d'Elia Polacco, una certa somma che il conte Fabiano aveva saputo spillare ancora alla famiglia: centomila lire a un dipresso.

Rivivevano la loro vita di lusso e di rumore, alla quale Fabiano aveva aggiunto una certa vita di contemplazione, andando per le gallerie d'arte e per le chiese con Bruno.

A fianco del fanciullo stava sempre un precettore italiano, tale Salapolli, che il conte aveva soprannominato Salafame, perch?? non era possibile fargli conservare un centesimo in tasca. Appassionato di libri curiosi e rari, spendeva tutto il suo, e, senza soprabito n?? ombrello, andava formandosi una biblioteca sontuosa.

Affinch?? non morisse di freddo per via, il conte aveva finito col regalargli alcuni dei proprii abiti pesanti, sempre in timore che vendesse pur quelli per aver qualche libercolo intignato.

Salapolli era conosciuto da tutti i piccoli librai che espongono la loro merce sui parapetti dei ponti; e possedeva una coltura d'arte, di storia, di geografia, disordinata ma vasta. Le sue lezioni eran piacevoli conversari a proposito di qualunque cosa, d'una vettura che passava, d'una vecchia cornice, d'un trampoliere del Giardino delle Piante, d'una ragazza che strizzava l'occhio e che gli offriva il paragone con la antica civilt?? greca.

E Bruno sorbiva: sorbiva avidamente, quasi avesse intuito che toccava a lui farsi tra quei due pazzi, il precettore bibliomane e il padre polimane.

Sembrava precocemente animato dal pensiero, e pi?? che dal pensiero, dall'istinto d'armarsi per la vita, poi che tutto gli crollava intorno. E lasciati prima del tempo i balocchi, quei soldatini che pur ieri gli parevano vivi, non gradiva altri spassi che le visite al Louvre, ai musei di storia e di costumi, alle gallerie d'arte e d'armi e di gioielli e di maioliche e di vetri e di disegni.

Aveva mutato carattere; sentendo l'impossibilit?? di lottare contro la volont?? dei grandi, s'era chiuso; o li beffava, mettendo ogni cosa in dubbio, spregiandone leggermente i discorsi e guardandosi con diffidenza dalle loro promesse e dai loro progetti.

Usciva la mattina a cavallo col padre; questi montava una saura alla quale aveva dato il nome di Virgo, e il fanciullo un morello bruciato, piccolo e robusto, che chiamava Spillo.

Pel resto della giornata stava con Salapolli e si lasciava guidar da lui; a Saint-Germain l'Auxerrois, la chiesa raccolta e nera, che pareva trasudare il sangue della notte di San Bartolomeo e figurava nella mente di Bruno come un gioiello pauroso, aveva avuto una lezione di storia; e lontano, su in alto, nella Basilica del Sacro Cuore, Salapolli s'era intrattenuto con Bruno a parlar di vetri, prendendo ragione dalle vetrate di quella chiesa, arancione su fondo azzurro o azzurro su fondo arancione, sulle quali era tratteggiata la leggenda di Giovanna d'Arco.

Era quasi l'intero giorno in istrada, sotto la cupola di nebbia che incombeva d'inverno perennemente sulla citt??; o partiva la mattina a cavallo col conte Fabiano attraverso la nebbia greve e gialla come dietro fossero state luci nascoste, mentre nelle case s'accendevano le lampade, e tornava verso mezzogiorno, quando squarciata la nebbia, il sole prorompeva e la vita si slanciava febbrile.

Faceva colazione e ripartiva con Salapolli, a zonzo, in cerca di librai, al Palais Royal, spingendosi con la carrozza fino alla Butte Montmartre, prendendo il t?? all'Avenue de l'Op??ra, guardando da una finestra della sala i grossi omnibus cigolanti che andavano al Giardino delle Piante. Ascoltava per le vie fracassose il trotto pesante e corto dei cavalli che battevano il terreno; pareva che un reggimento di grossa cavalleria passasse di continuo sul duro selciato lubrico, sul fango nero.

Pranzava di frequente col padre in un caff?? di grido. Le piccole tavole erano ornate di fiori vivi, e in certe nicchie tra una sala e l'altra eran cespi di fiori serici, su cui le lampadine elettriche spruzzavan luci variate; e luce pioveva dall'alto, dorata sulle pareti dorate, che chiudevano in cornici d'oro, tra decorazioni di pavoni, di pesci e di granchi, alcune scene settecentesche.

E si davan di gomito in quelle sale la grande signora e la grande mercenaria, il letterato celebre e il giornalista alla moda, l'uomo politico in auge e l'uomo di Borsa, la cui vita era un giuoco d'equilibrio. L'uomo di Borsa che sedeva spesso alla medesima tavola di Fabiano, il quale conosceva tutti, sembrava a Bruno il pi?? ambiguo.

Gli avevano indicato parecchie volte la Borsa in una bella piazza sotto gli archi d'un palazzo severamente semplice. Le sue colonne, nere da un lato di quel nerofumo che aveva morso e penetrato per sempre Notre-Dame e Saint-Germain, e ancora bianche dall'altro, rammentavano a Bruno i tronchi di pioppi argentei.

E intorno stava sempre una folla d'uomini. Tutti urlavano; molte mani eran levate in alto, e qualcuno in fondo, innanzi a una tabella azzurra dalle diciture bianche, scriveva. Di tanto in tanto l'url??o saliva di tono, la folla si commoveva violentemente, le mani s'agitavano convulse, e gli uomini sul fondo scrivevano sempre; poi riprendeva il gridare spezzato e insistente.

Lo spettacolo di quegli uomini che schiamazzavano in coro lo aveva arrestato di botto, la prima volta; e suo padre gli aveva detto che stavan facendo il denaro.

Eran gli stessi uomini che sedevano a tavola con lui; la mattina avevan fatto gridare gli altri, la sera mangiavano copiosamente e ridevano.

Bruno attraversava la vita in quell'epoca ad occhi sbarrati, per vedere tutto e comprendere.

S'era abituato a Parigi come a una sua citt??, e si diceva che da tempo immemorabile tutto vi era stato disposto per fargli piacere.

Colore e movimento per rallegrargli gli occhi; uomini e donne che correvano lungo i boulevards, s'arrampicavano sull'imperiale d'un omnibus, sgusciavan di furia tra un veicolo e l'altro, popolavan le trattorie e i caff??, s'indugiavano a guardar le mostre, sparivan sotterra per raggiungere una stazione del m??tro, non eran che figurine rappresentative.

La folla su cui la carrozza del conte gettava passando la sua polvere e nei giorni di pioggia lasciava andare una frustata di fango e di spruzzi; negozii e teatri aperti perch?? Bruno potesse scegliere; giornali gridati con voci gutturali dagli strilloni perch?? Bruno li leggesse e li traducesse con Salapolli; tutto era stato fatto e disposto per dagli piacere.

Parigi era la sua Parigi; i boulevards i suoi boulevards.

Vi passava con la carrozza tratta da due bai in certi giorni d'inverno denso con lo stesso animo col quale vi passava in primavera. E se al Pr?? Catalan gli alberi erano sfrondati e i tronchi non pi?? adorni di rosai rampicanti che salivano fin dove la pianta lanciava intorno la fronda verde; e se al Giardino del Lussemburgo la cintura graziosa d'anfore e di vasi era spenta di colore e non v'eran pi?? che le foglie, Bruno si distraeva in altri spettacoli.

Perch?? tutto lo interessava: anche il fango, alto un dito e pastoso, che copriva la strada; anche il rigagnolo giallastro che correva lungo il marciapiede; anche la pioggerella minuta ch'egli lasciava stillare sul pastrano per sentir l'autunno preannunziare le feste; la pace silenziosa della riva sinistra, l'eleganza severa della via Royale, della piazza Vend??me, della via de la Paix; il fracasso da fiera, la vita bruciante, grottesca, instabile, continuamente rinnovata dei boulevards.

Non era meno avido di sensazioni che di cognizioni.

E sognava in quella baraonda ch'era ormai per lui la vita, sognava i suoi sogni, e si faceva a poco a poco impenetrabile.

Aveva portato per lunghi mesi nel cuore il desiderio di tornare da Nicla, e negli occhi la visione della fanciulla; e non ne aveva parlato che nei primi giorni di lontananza. Poi sdegnando di supplicare invano, s'era taciuto.

Ma dentro gli occhi la visione era rimasta ancora ostinatamente per altri mesi, netta e viva come la figura d'un quadro.

Era Nicla seduta sopra un tronco abbattuto, rossa nel tramonto di fiamma; era Nicla tutta chiusa in un abito color d'acciaio, con un cappello morbido piantato di traverso sulla testa a guisa del feltro d'un arlecchino; era Nicla curva ad accarezzarlo, con gli occhi smarriti nella gioia pura d'un'ingenua amicizia, con l'anima aperta a cantar la poesia misteriosa.

Era Nicla che vegliava il sonno di lui, che salutava il suo risveglio al mattino; era per Nicla ch'egli studiava, voleva sapere e vedere; per Nicla non commetteva imprudenze, montava a cavallo saviamente, senza far bravate; a Nicla avrebbe raccontato le sue gesta e confidato le sue impressioni; a Nicla avrebbe descritto le donne che tornavano a passar per casa, belle esse pure, e tuttavia a lui indifferenti, e tuttavia egli era loro spesso ostile; mancavano di qualche virt?? preziosa e arcana, che si leggeva negli occhi limpidi, sulla bocca soave della fanciulla.

Qualche cosa di tutto questo egli diceva gi?? nelle sue lettere, che gli costavan molta fatica; ma avrebbe detto il pi?? a voce, con la guancia appoggiata alla guancia di Nicla.

Poi il sogno erasi disperso, l'edificio crollato rumorosamente.

Nicla non era pi?? Nicla. Il matrimonio l'aveva fatta ritornar
Nicoletta, e un uomo stava a lei vicino???. La baciava!???

Bruno non aveva idea del tempo; non sapeva che mentre egli diventava, la fanciulla doveva vivere, ch'egli andava incontro alla giovinezza ed ella se ne allontanava, che a un certo punto quella medesima fanciulla la quale ?? una giovane signora se si marita, ?? una vecchia zitella se il marito non c'??.

Egli sapeva ch'ella offriva la bocca a un uomo e appoggiava la guancia alla guancia d'un uomo, forse in quella medesima campagna, per i meandri fronzuti di quel medesimo bosco il quale apparteneva al fanciullo, e, sacro alla sua storia, era stato arco e cornice al lontano idillio.

Non scrisse pi?? a Nicla; aveva dovuto infine scrivere suo padre, pregato dalla giovane, la quale chiedeva notizie dopo mesi di silenzio; e Bruno si ribell?? all'ordine di riprendere la corrispondenza.

???Non so nulla, io!???dichiar?? a suo padre.???Non ho niente da scrivere.

???Ma Nicla, non ti ricordi pi?? della tua Nicla, tanto bella, tanto buona????chiese il conte Fabiano.

???Scrivile tu, se ?? bella!???rimbecc?? Bruno.

E alzava le spalle, duro e ostinato, sorridendo alla maraviglia di suo padre.

S'era dovuto concludere un patto, per rispondere alla premura di Nicoletta Barbano, la quale di tempo in tempo chiedeva notizie inquieta: avrebbe scritto Salapolli.

E Salapolli scriveva con molta solennit??, perdendosi a illustrare il talento precoce, l'originalit?? di carattere e di idee che distinguevano il suo allievo; solo rammaricandosi che egli fosse taciturno, un poco sempre diffidente, un poco troppo orgoglioso.

Bruno stava, in verit??, dritto e solo in mezzo a una folla.

Era la folla dei bellimbusti, dei gaudenti, delle femmine, degli uomini di penna e di spada che passava incessantemente per la casa, dando l'impressione di sbatacchiar tutte le porte, di spalancar gli usci e le finestre; cosicch?? pareva che il conte e suo figlio fossero essi medesimi ospiti fra gli ospiti; e tutti comandavano; e i domestici non sapendo a chi obbedire, badavano ad arrotondare il gruzzolo; e la tavola era apparecchiata la mattina, il giorno, la sera, la notte.

Se non avesse avuto in quel periodo di tempo una testarda e formidabile vena che lo sosteneva al giuoco e gli dava quasi la mag??a della divinazione, il conte sarebbe stato divorato in un batter d'occhio; ma vinceva a tutti i giuochi, incuteva rispetto ai pi?? audaci, arrischiava colpi pazzeschi, e li guadagnava imperturbabile; e sentiva col presentimento misterioso del giuocatore di razza che il colpo era giusto e poteva annunziarlo un attimo innanzi che si effettuasse.

Bruno seguiva qualche volta il suo giuoco, divertendosi allo stupore degli altri.

???Finirai come Elia Polacco,???gli disse un giorno beffardamente.???A furia di pelare, resterai pelato!???E lanci?? uno sguardo ai capelli gi?? radi del conte.

Egli non aveva alcun timore di suo padre.

Le parti s'erano invertite. Era il figlio che di tanto in tanto, di ritorno da una gita al Louvre, da una corsa alla biblioteca, da una scarrozzata, ancora gli occhi pieni di visioni che erano sue e che fermentavano nel suo cervello, andava a dare un'occhiata al padre e agli amici di lui. Stringeva la mano alle ragazze, alcune delle quali erano vecchie conoscenze, e s'intratteneva a discorrere con gli ufficiali.

Vestito il pi?? spesso di scuro, pallido e olivastro nel volto magro, con un cappello morbido dalla penna di fagiano, stava a guardare e sorrideva. Gli pareva assurdo, ridicolo, che uomini da lui conosciuti fin da quando aveva sei anni, corressero ancora dietro a una combinazione cieca di carte; e impallidissero e sudassero e si perdessero per quegli stupidi segni rossi o neri: e dovessero correre ancora, per altri anni, vittime e zimbelli e carnefici a un tempo.

Il conte Fabiano aveva allora una bella amante, Paulette Demours, che sembrava palpitar veramente per lui: e spaventata dalla fortuna vertiginosa, ne temeva il crollo da un istante all'altro.

Ella supplicava il conte di smettere; aveva ammassato un patrimonio, per un infernale capriccio della sorte; non doveva forzarla di pi??, o la sorte gli si sarebbe ribellata, vendicandosi atrocemente. E qualche giorno impediva davvero ch'egli tentasse colpi, non pi?? arditi, ma assurdi.

Bruno sapeva tutto; e dopo aver dato un'occhiata in giro, andava da
Paulette, e indicando il padre, le diceva negligentemente:

???Bada che non commetta stupidaggini!

La ragazza prometteva con un cenno del capo; e seguiva degli occhi avidamente il fanciullo vestito di scuro, pallido e olivastro nel volto magro, col cappello dalla piuma di fagiano.

Gli amici di casa non avevano mai capito se Paulette fosse innamorata del padre o del figlio.

XVI.

Trascorsero mesi, trascorsero anni, cos??, in quella vita che aveva tutta l'apparenza d'un giubilo festoso, d'un tripudio giocondo, ed era per Bruno un isolamento selvatico.

Da Parigi era stato pi?? volte a Bruxelles, dove suo padre contava i migliori amici, scelti, come ovunque, tra i pi?? famosi scapestrati del regno; era stato pi?? volte a Berlino e a Vienna con sua madre, per consenso del conte Fabiano.

Ma la lingua tedesca gli dispiaceva, la cucina tedesca gli dispiaceva, gli ufficiali tedeschi che parevano considerare il mondo come un dominio loro proprio, il quale sarebbe stato presto o tardi tagliato a fette dalla loro spada, gli dispiacevano pi?? che la lingua e la cucina.

A Vienna aveva trovato genti meno diverse, che sapevano l'eleganza e la grazia; le donne erano sottili, molto bionde, nervose; i divertimenti avevano carattere di qualche bellezza, lontano dalle sguaiataggini francesi e dalla brutalit?? tedesca.

Il professore Salapolli che accompagnava Bruno in quei viaggi non vi si era mai abituato; gli mancava il pane dei vecchi libri; non era fatto per gli svaghi; e la contessa Clara Dolores lo interrogava troppo sovente intorno alla vita che il conte Fabiano menava a Parigi.

L'ultima volta Bruno aveva incontrato sua madre a Vienna, e gli era parso che anche la casa di lei fosse aperta a mezzo mondo.

Una governante ungherese aveva la direzione, ma la volont?? di Clara
Dolores, stravagante e impronta, scompigliava ogni cosa.

Si combinavan partite di piacere a tavola, tra dame e gentiluomini, e si effettuavano sul momento, correndo alla campagna di pieno inverno. Si parlava di pattinaggio e mezz'ora appresso tutti dovevano essere al ring.

Qualche volta Bruno tornava a casa con Salapolli per far colazione, e la governante lo pregava di raggiungere subito la contessa all'altro capo della citt??, in un ristorante celebre; la trovava con altre signore e con un nugolo di uomini, uno dei quali aveva una specie di tutela su di lei, una tutela che gli altri parevano rispettare.

Clara Dolores non scriveva mai: telegrafava, per la citt?? e per fuori. Si faceva arrivare dall'Italia, dalla Francia, dall'Inghilterra gli oggetti che le occorrevano o che il suo capriccio chiedeva.

Andava dicendo che voleva Bruno, che intendeva ritornare in Italia e riprendere la sua vita pi?? riposata, anche pel bene del giovinetto; ma se ne dimenticava poi, sospinta da una specie di fretta che si rispecchiava nella volubilit?? dei suoi propositi, nella instabilit?? delle sue idee.

Un tempo, quando era con suo padre, Bruno desiderava ritornare a sua madre; e quando era con sua madre, desiderava ritornare con suo padre.

Ormai non desiderava pi?? n?? l'una cosa n?? l'altra; ma delle due preferiva ancora la vita a Parigi col conte Fabiano. Sua madre menava la stessa esistenza di lui, salvoch?? le persone intorno svegliavano in Bruno una sorda avversione, forse per l'assoluta disparit?? di razza.

Non riusciva a comprendere come Clara Dolores potesse intedescarsi a quel modo; gli pareva altra da quella che aveva conosciuta e amata da bambino. Era pi?? attenta a tutte le minuzie dell'eleganza, pi?? gelosa della propria bellezza, e le visite della pettinatrice, della manicure, e il massaggio e il bagno le rubavano tre quarti della giornata.

Bruno aveva osservato che le labbra di lei avevano un rosso inverosimile e che troppo sovente apriva una scatola d'oro legata a una catenella che le pendeva dal fianco e guardandosi in uno specchio piccolo, si passava sul viso, rapidissimo, un minuscolo piumino.

La governante non godeva in casa alcuna autorit?? innanzi alla manicure e alla pettinatrice, le quali ordinavano a nome della contessa ogni giorno nuove acque e nuovi cosmetici mirifici. Veniva di tanto in tanto anche un medico, specialista di segreti per la bellezza femminile, che alla sua scienza aveva dato nome di Kallotrofia. E per ordinar ricette costose, il Kallotrofo era impareggiabile.

Giovane ancora, bella di nobil bellezza, Clara Dolores si lasciava ciurmare per leggerezza da quegli empirici; e sul suo viso ancora fresco e roseo andava stendendo una maschera che, non potendo aggiungere, toglieva il colorito naturale, e a poco a poco alterava le linee e avvizziva le carni.

Bruno not?? un giorno, mentr'erano a tavola, le mani di sua madre, affusolate e bianche, coronate da unghie d'un colore s?? acceso che per certo il pennello vi era passato.

???Hai le unghie dipinte????chiese Bruno.

Ella non rispose.

???Le ho gi?? viste,???seguit?? Bruno, aggrondando le sopracciglia.???Le ho viste gi??, a Parigi???

E sua madre sent?? nella voce di lui un quasi impercettibile tremito.

Ella si guard?? le unghie e rispose:

????? smalto del Serraglio???.

La voce di Bruno si fece beffarda, d'un tratto, e osserv?? con finto candore:

???Del serraglio dove ci sono le bestie????

Clara Dolores, non appena sentiva un'ostilit?? nell'animo del figlio, ne parlava col professore Salapolli.

????? il carattere del conte!???diceva.???Ne sono spaventata. Ogni volta che il conte mi ha detto una insolenza, non ho potuto ribatterla, e nemmeno rilevarla. Era pi?? nella voce che nelle parole; pi?? in un doppio senso che nel senso diretto???. Bruno ha la stessa arte, lo stesso sarcasmo, lo stesso amore della beffa. E quando penso che vive con quegli esempii sotto gli occhi, con quel grande modello innanzi???! Tocca a lei, professore, dare al ragazzo un'educazione che gli serva da contravveleno. Non desidero tanto che sia dotto quanto che sia diverso da suo padre!???

Il professore faceva un gesto di promessa.

Egli teneva per il conte e per Bruno. Gli pareva che sua madre non sapesse apprezzare il talento e il carattere di quel ragazzo straordinario e che volesse ridurlo a una mediocrit?? grigia, al figurino di ragazzo che si vedeva al Prater come pel viale dei Tigli come al Bosco di Boulogne: un'oca per bene.

Il sarcasmo! la beffardaggine! l'ironia! Ma era ci?? che tacitamente pi?? ammirava il Salapolli, il quale non era mai stato capace di sorridere per tutti i suoi cinquant'anni di vita. Il sarcasmo! la beffardaggine! l'ironia! Ma era il colpo di spada con cui Bruno istintivamente troncava una questione, uccideva un avversario???. Fin che taceva o s'irritava o si commoveva, l'uomo e la questione eran vivi nel suo cervello. Quando vi gettava contro l'acido del suo spirito, la questione e l'uomo eran ben morti.

Sua madre non poteva comprendere queste sottigliezze, perch?? fra tutti era la persona che meno conosceva Bruno; forse il gusto per le cose belle ed eleganti veniva da lei e s'era trasformato in inclinazione d'arte; forse a lei doveva Bruno la mobilit?? dell'ingegno, la vivacit?? dell'imaginazione, la squisita sensibilit??.

Ma ella era lontana da lui; e al professore Salapolli pareva che la contessa non fosse pi?? tanto spaventata dall'idea dei cattivi esempii e dei grandi modelli di sarcasmo che stavano sotto gli occhi di Bruno a Parigi. Eran passati i tempi in cui Clara Dolores sguinzagliava avvocati e sciupava lettere e telegrammi e carta bollata per avere seco il figlio.

Fiutando in aria e guardandosi intorno e vedendo gentiluomini e ganzerini che frequentavano in gran numero la casa, il modesto bibliomane aveva anche indovinato perch?? Bruno poteva stare e poteva andarsene, senza gioia soverchia e senza eccessivo dolore della madre.

Infatti, non appena egli espresse il desiderio di tornare da suo padre, Clara Dolores annu??.

Egli aveva allora quattordici anni; portava i capelli lunghi fino alle orecchie e tagliati a tondo; era sottile ma ben costrutto; vestiva spesso di velluto, coi calzoni chiusi sopra il ginocchio, le calze fini, le scarpette scollate. Se metteva in capo il suo berretto preferito con la penna di fagiano, dava l'idea d'un paggio.

Le ragazze che frequentavano l'appartamento di via Gl??ck lo guardavano con un sorriso un po' inquieto, ed egli non le guardava punto; o per vero dire, le guardava tutte nella stessa maniera, con una cortese indifferenza.

Il conte che ne era superbo, teneva l'occhio piuttosto sulle ragazze che su di lui; teneva l'occhio specialmente sopra una leggiadra bionda, esile, con grandi occhi grigi, mademoiselle Armande Jeoffroy, dal fine profilo e dalla testa balzana. Aveva ventidue anni, era l'amante d'un ufficiale d'artiglieria che giuocava sempre e perdeva forte.

Armande era stata presa per Bruno da un'affezione che al conte sembrava smodata; e di tanto in tanto, battendo lievemente sulla spalla di lei e indicando con gli occhi il ragazzo l'avvertiva:

???Glissons, mademoiselle, n'appuyons pas!

Fu in quei giorni che Bruno si batt?? in duello col conte Gastone de la
Jonch??re, altro sbarazzino della sua et??.

Bruno era andato a trovarlo; pieno la testa dei classici ai quali s'era dato con ardore da qualche tempo e della grande letteratura, egli aveva espresso alcuni giudizii laudativi sulla lingua, che Gastone aveva subito rimbeccato. Bruno sosteneva che la pi?? perfetta lingua del mondo era l'italiana; Gastone ch'era la francese, l'italiana essendo povera e stentata; Bruno osservava che in francese una parola aveva tre, quattro, cinque significati; e che in italiano ogni idea aveva la sua parola, e si avevano pi?? parole per un solo oggetto; Gastone s'era messo allora a scimmiottar la cadenza italiana e Bruno a beffar la cadenza francese; fin che, avendo detto Gastone che l'italiana era lingua da miserabili maccheroni, Bruno perdette il senno e lasci?? andare un potentissimo manrovescio al suo amico.

Ma Gastone gi?? sapeva comportarsi cavallerescamente; senza scendere a violenze manesche, chiese immediata soddisfazione.

E ambedue si recarono in sala di scherma, staccarono dalla rastrelliera due fioretti, si misero in guardia e cominciarono il combattimento.

Non v'eran testimonii; la sera calava e nella sala viveva appena una luce penombrosa; s'udivano i ferri battere secchi e i due ragazzi ansare; gi?? saltando e attaccando e respingendo, mutavano il duello in giuoco, e ridevano ambedue senza poter toccarsi.

Ma d'un tratto risuon?? un grido e i due fioretti caddero a terra pesantemente.

Bruno era stato colpito in bocca e mandava sangue copioso.

Gastone si gett?? fuori a chiedere aiuto, urlando, pi?? pallido del ferito.

Accorsero i domestici, accorse il conte de la Jonch??re, fu chiamato il medico, il quale constat?? che si trattava di cosa da nulla; una larga graffiatura al palato, che sanguinava abbondantemente; mezzo centimetro pi?? gi??, e Bruno sarebbe rimasto fulminato.

Il ragazzo fu ricondotto a casa, accompagnato da Gastone, che doveva chiedere scusa al conte Fabiano; poi per riguardo alle famiglie, si tent?? di nascondere la cosa, e non se ne parl?? che sottovoce.

Ma se ne parl?? molto; il conte Fabiano rimase un paio di giorni come atterrito; il professore Salapolli fu rapito in estasi. Arrischiar la pelle per la supremazia della lingua nazionale! farsi infilare per il vocabolario! Non aveva mai udito nulla di simile: la letteratura aveva dato il suo battesimo di sangue all'alunno prediletto.

E guardandosi intorno, e non trovando alcuno che la pensasse come lui e che volesse dare a quell'avvenimento un significato pi?? largo e simbolico di quel che non meritasse una ragazzata, il Salapolli si ricord?? che da molto tempo, da anni, la corrispondenza con Nicla era stata interrotta.

Giudic?? che la signora fosse un'ammiratrice di Bruno; e scrisse un lungo particolareggiato racconto dell'avventura sorprendente ??alla signora Nicoletta Barbano, casa Barbano, via Santa Margherita, Milano (Italie)??.

Due giorni appresso ebbe una risposta, la quale lo conferm?? nel tacito disprezzo intellettuale ch'egli nutriva per le donne del mondo intero.

La signora non aveva capito niente.

Scriveva accorata senz'alcuna parola ammirativa, esprimendo il pi?? vivo timore per la sorte del ??bambino??. Ella ricordava che parecchi anni addietro voleva uccidere o fare uccidere un signore che non gli piaceva; e supplicava di vigilarlo, di mettergli in cuore la piet?? e la bont??. Del vocabolario e della supremazia della lingua nazionale non teneva conto alcuno.

Salapolli ne rimase cos?? mortificato che non disse nulla a Bruno.

Il giovinetto non faceva pi?? parola, e da anni, di Nicoletta.

Nei suoi occhi la visione della fanciulla che cantava, diritta e sottile sullo sfondo del bosco, la poesia dei balsami arcani, era andata lentamente scolorandosi e poi era scomparsa. Qualche volta gli pareva ch'ella appartenesse a quel mondo fantastico dell'infanzia in cui tutte le cose hanno un significato di miracolo, e un ruscello ?? un mare, e un arbusto ?? una selva, e una fanciulla ?? una fata.

Non gi?? che l'avesse interamente dimenticata; ma non la comprendeva pi??; non sapeva pi?? s'ella fosse una creatura ornata di tutte le bellezze, viva e vera, o non piuttosto una stupenda creazione del suo sogno.

Egli era tutto preso da un desiderio d'essere diverso, che lo studio dei classici e la biografia degli uomini grandi gli avevan messo in cuore non appena aveva potuto comprendere che ciascun uomo, come gli diceva Salapolli, teneva chiuso nel pugno il proprio destino.

Ciascun uomo serrava nella sinistra la debolezza e la volgarit??; nella destra la virt?? e la grandezza. Non valeva lagnarci della nostra sorte; era un lagnarci di noi medesimi; era un confessare che non avevamo voluto essere ci?? che desideravamo.

E il giovinetto, guardando i suoi amici curvi da anni al tavoliere, contenti o disperati per la sciocca vicenda delle carte, sentiva che nelle massime del Salapolli c'era qualche verit??.

Aveva scritto un romanzo, non uno di quei romanzi di cui, quand'era fanciullo, annunziava a Nicla l'idea e scombiccherava le parole dietro le paginette dell'albo di suo padre; ma un romanzo vero, la storia d'un uomo povero che vince tutte le difficolt?? le pi?? aspre e diventa Re d'un grande popolo.

Era breve, e Salapolli opinava che si potesse chiamarlo novella piuttosto che romanzo; ma il maestro era rimasto stupefatto per certe pagine; per una, tra le altre, in cui Bruno comparava il cammino dell'uomo che lotta al cammino del viandante in una campagna folta di nebbia, fredda e senz'orizzonte. La descrizione della natura desolata e dell'ansia e dell'ira che prendevan l'uomo il quale voleva giungere alla meta, eran parse al Salapolli eccezionali per intuizione e verit??.

???Degne di stampa!???esclamava.???Degne di stampa!???andava gridando.

E ancora una volta gli era frullato pel capo di scriverne alla signora Nicoletta Barbano; ma non ne aveva fatto poi nulla, pensando che la signora chiamava ??bambino?? ostinatamente l'autore, ed era rimasta a otto anni addietro.

Contava allora Bruno sedici anni all'incirca; da poco Armande Jeoffroy, la giovane amica dell'ufficiale d'artiglieria, gli aveva insegnato l'amore.

Ella ne faceva una passione; egli era calmo e sdegnoso. Gli pareva d'esser tornato ai giorni in cui tutto gli diceva ch'era un balocco tra balocchi di lusso; e si prestava al capriccio d'Armanda piuttosto per dare piacere a lei, che per far piacere a s?? medesimo. Spesso mancava ai suoi appuntamenti; s'era distratto per via; o vi giungeva annoiato e sbadigliando; o sorrideva un poco alla felicit?? della ragazza che lo teneva come un suo dio crudele ed estroso.

Ed era in verit?? crudele per ignoranza, perch?? non sapeva che cosa fosse la passione e non faceva alcuno sforzo per simularla.

Guardava indifferente ai suoi piedi la ragazza discinta, coi capelli biondi prorompenti gi?? per le spalle, e s'ella non lo baciava, egli si dimenticava di doverla baciare.

Chi era? Perch?? piangeva? Che cosa doveva dirle per consolarla? Dal cuore non gli veniva alcuna parola, e la lasciava piangere, annoiato, seguendo con l'orecchio il ritmo di quel singhiozzo soffocato e guardando con curiosit?? le bianche mani dalle unghie dipinte che si rattrappivano in una stretta d'angoscia.

Poi si scuoteva, indovinando d'essere troppo cattivo, e la carezzava leggermente perch?? non si rotolasse pi?? sul tappeto come avesse mangiato funghi velenosi.

???Io, vedi,???le disse un giorno,???non sono fatto per essere adorato???. Quando mi dici che mi adori, mi sembra di diventar d'avorio giallo, come un piccolo idolo, con la pancia solcata di grinze. Ne ho visto uno, non so pi?? dove???.

E Armanda, per non morire, per non diventare pazza, dovette lasciarlo libero, non dargli pi?? appuntamenti, rinunziare alla terribile gioia di possederlo.

Egli mand?? dal petto un grande ??Auf??; e quello fu il suo primo amore.

Altri avvenimenti lo distrassero subito.

Lo zio Francesco era morto, lasciando, per bont?? estrema, duecentomila lire al conte Fabiano, e il conte Fabiano aveva fatto una corsa in Italia, solo, da una settimana all'altra, per raccogliere l'eredit??.

Gli giungeva in buon punto a rinsaldar la baracca, la quale tentennava pei venti che soffiavano da tutte le parti.

Egli aveva ormai quarantacinque anni, era un po' curvo, con la barba e i capelli interamente bianchi; ma i suoi occhi scuri splendevano d'un fuoco singolare e intenso.

Aveva mutato abitudini da qualche tempo; e con le abitudini il carattere.

Era diventato sospettoso e misantropo; non sorrideva pi?? col suo fine sorriso canzonatore; si guardava intorno come fosse stato tra nemici; ogni giorno si lagnava di qualche malvagio tratto dei suoi compagni, di qualche prova d'ingratitudine, di qualche mancanza di cortesia, che gli venivano da quelli che pi?? aveva careggiato.

Gli piaceva, a lui che della socievolezza era stato maestro e del rumore aveva fatto la sua vita, e sangue delle emozioni e del rischio, gli piaceva non veder troppa gente intorno; qualche volta non voleva veder nessuno; e i domestici ricevevano ordine di dire ch'era assente. Non si poteva pi?? rubare; il maggiordomo se n'era indignato e aveva preso congedo, perch?? sua signoria rifaceva i conti con una meticolosit?? che rasentava la grettezza, e con la persuasione preventiva che lo avevano svaligiato e andavano svaligiandolo.

Toccava a Bruno e al Salapolli, ambedue silenziosamente inquieti, aggiustar le cose, riparar le ingiustizie che il conte Fabiano commetteva, sanar le offese che faceva, spiegare le sue scortesie involontarie.

Del figlio non chiedeva novelle per lungo tempo; e poi, l?? per l??, se ne ricordava, lo voleva con s??, lo stringeva fra le braccia, ne carezzava febbrilmente il capo, lo faceva chiamar di notte, perch?? Fabiano soffriva d'implacabile insonnia.

Bruno era la sua speranza, diceva, l'ultima radice della sua vita; sapeva d'esserne amato, e il giovinetto lo avrebbe difeso, contro tutto e contro tutti.

???Dimmi, dimmi,???susurrava, tenendolo contro il petto e accarezzandolo,???dimmi che cosa farai. Sarai grande? Porterai alto il nome dei Traldi???? Salapolli mi ha annunziato che sarai scrittore, poeta, che certo la gloria coroner?? il tuo capo.

E appuntandogli l'indice nel mezzo della fronte, chiedeva sottovoce, come avesse temuto che lo ascoltassero:

???Hai molto ingegno qui? molto, molto ingegno, qui?

Bruno doveva dire che s??, sarebbe stato celebre; che s??, aveva molto, molto ingegno.

Non era pi?? ironico, non era pi?? beffardo; era sgomento e trepido: guardava suo padre con occhio dubbioso, e sedeva ai suoi piedi per ore, cercando distrarlo e badando a dargli sempre ragione.

Avrebbe versato tutto il suo sangue perch?? egli fosse tornato quale era, giuocatore, amante del gaudio, divoratore di patrimonii, lepido, forte, noncurante.

Sentiva d'amarlo con le pi?? delicate fibre del cuore, d'essergli legato per mille affinit?? che gli si eran chiarite col tempo innanzi agli occhi.

Gli serbava gratitudine per quella medesima esistenza disordinata che aveva fatto di lui, Bruno, un uomo, quando gli altri eran fanciulli, che gli aveva dato la precocit?? dell'intuizione, la mobilit?? dell'intelligenza, la forza libera e superba della solitudine, tutte le energie che gli dormivano ancora inoperose nel cuore, e che gli avrebbero permesso di sforzar gli ostacoli.

???Per vederlo ridere,???egli esclam?? un giorno col Salapolli, in un impeto d'angoscia,???per vederlo ridere come una volta, io mi lascerei accecare!

E accarezzava la testa bianca di suo padre, con una tenera carezza, studiandone l'occhio, sperando ad ogni istante di vederlo sorridere.

Ma era ogni cosa vana, e il giovanetto andava mormorando col
Salapolli:

???Io non capisco!??? Io non capisco!???

Capiva e sapeva.

Alcuni medici, introdotti abilmente dal Salapolli presso il conte, avevano detto ch'era ammalato; o meglio, che andava ammalandosi. Uno aveva espresso la diagnosi, chiara e cruda: mania di persecuzione. Un altro aveva avvertito il Salapolli che ben presto il conte sarebbe diventato pericoloso e occorreva sorvegliarlo; in ogni caso non era prudente lasciarlo la notte col figlio.

L'appartamento di via Gl??ck, cos?? gaio e festoso per lo passato, cos?? ben frequentato da uomini di grido e da donne incantevoli, era stato abbandonato da tutti; Bruno aveva fatto vendere i cavalli da sella e la pariglia.

Studiava. Non appena il padre lo lasciava libero, correva in biblioteca; spesso leggeva, accanto al padre o seduto ai piedi di lui, nella sua posa abituale.

Il conte Fabiano gli aveva dato la direzione della casa, le chiavi, i valori, che ammontavano in quel tempo, compresa l'eredit?? dello zio Francesco, a circa duecentocinquantamila lire ben collocate in titoli sicuri.

Poi inaspettatamente suo padre gli aveva ritolto ogni autorit??, aveva ricomperato i cavalli, pagandoli prezzi incredibili, e faceva spese insensate.

Il professore Salapolli, con discrezione ma con insistenza, pregava Bruno d'impedire quello sperpero, o un giorno si sarebbe trovato sul lastrico.

???Perch?? pagare cento ci?? che vale uno????diceva.???Son cose che strappano lagrime ai sassi!

Egli vedeva colar l'oro e sfuggir di tra le dita del conte Fabiano, e ne sentiva una malinconia invincibile, non per l'oro, ma per le belle cose che si sarebbero potute comperare.

Bruno alzava le spalle.

???Lasciatelo divertire!???diceva.

E attirati dall'odor di cuccagna, i parassiti pi?? impudenti eran calati sulla casa e avevano sostituito la societ?? fine e arguta che la frequentava in altri tempi.

Il parrucchiere del conte che veniva tutte le mattine a pettinarlo, gli aveva portato via egli solo diecimila lire, col pretesto di collocarle in azioni d'una Compagnia mineraria; un tipo sinistro, sbilenco e tossicolante, che si chiamava Bongrive ed era disceso non si sapeva donde, s'era fatto prestar cinquemila lire per tentare un'esperienza scientifica, ch'egli stesso non poteva definire.

Tutti bevevano e mangiavano a ufo, e qualche volta comperavan roba presso i fornitori del conte, onde ad ogni poco bisognava pagar lunghe note di oggetti che non eran mai entrati in casa ed erano andati ad abbellir la casa degli altri.

Bruno si teneva in disparte, cercando di non dar di gomito a quella geldra famelica; ma per giungere a suo padre, doveva pure sorridere al signor Bongrive e al parrucchiere, che gli stavano di continuo alle costole.

E un giorno il conte Fabiano scacci?? tutti, accorgendosi di punto in bianco della devastazione che la gentaglia aveva fatto in casa sua, e ne tenne Bruno responsabile, perch?? non lo aveva avvertito in tempo.

Entr?? in furore, contro il figlio, contro il Salapolli, contro i domestici, minacciando rovine e vendette; aveva l'occhio fosco, fremeva, fiutava in aria, s'aggirava per le stanze come una belva.

Bruno dovette rassegnarsi con le lacrime agli occhi a chiamar due infermieri; il Salapolli scrisse in tutta fretta alla contessa, avvertendola di quanto avveniva. La contessa rispose che partiva all'istante per Parigi e consigliava nel frattempo di far chiudere il conte in una casa di salute.

Il professore Salapolli temette di diventar pazzo a sua volta, quando vide trasportar fuori il conte Fabiano, con l'occhio vitreo e un ringhio continuo tra le labbra contratte. Era serrato ai polsi e intorno alle spalle e al busto da larghe cinghie formidabili; e Bruno gli si avvinghiava al collo, baciandolo, carezzandolo, chiamandolo coi pi?? dolci nomi trovati nei ricordi della sua infanzia.

Non voleva che glielo togliessero; il suo passato intero se ne andava con lui, le commedie con le marionette, il Re moro, le battaglie coi soldatini, la bandierina con l'asinello che recalcitrava. Sentiva che malgrado tutto, il pap?? era stato il grande compagno della sua vita, colui che gli voleva bene anche quando correva dietro alle carte e alle donne???.

Non voleva che glielo portassero via, e s'avvinghiava alle balze che imprigionavano suo padre, e si lasciava trascinare a terra, dietro di lui.

Clara Dolores sopravvenne in quel punto.

S'incontrarono cos??, in anticamera, il conte che partiva per la casa dei pazzi, la contessa che giungeva da Vienna, leggiadra e impellicciata.

Ella afferr?? Bruno e lo trasse lungi, aiutata dal Salapolli.

Bruno croll?? al suolo pesantemente, e vi rimase, non seppe mai quanto tempo; poi udendo una voce nota che lo confortava, cerc?? intorno smarrito, sollev?? lo sguardo, lo fiss?? freddo e nemico sui capelli di sua madre: fatto pi?? pallido, pareva che il volto gli si fosse rimpicciolito nello spasimo.

???Ah!???disse con voce rauca.???Sei diventata bionda????

XVII.

La signora Nicoletta Barbano era uscita con la carrozza chiusa a due cavalli, per portar le carte da visita a due vecchie dame alle quali era stata presentata la sera innanzi durante un ballo.

Le due dame abitavano ai due capi opposti di Milano; e sul ritorno, il cielo gi?? freddo e grigio aveva lasciato sfuggir qualche fiocco di neve; poi piano piano i fiocchi s'erano fatti pi?? spessi, turbinavano, giuocavano, danzavano col vento, scendevano a terra e vi si attaccavano.

Era la nevicata prossima, copiosa, che mandava avanti i primi annunziatori, e in breve avrebbe coperta Milano intera d'un morbido mantello.

Nonostante il berretto e la pelliccia d'ermellino, Nicoletta si sent?? penetrar dal freddo, un freddo strano che pareva lambirle l'anima pi?? che le carni; e quantunque fosse a pochi metri da casa, tir?? il cordone non appena arriv?? davanti la soglia d'un caff?? elegante, e fece fermare.

Era un piccolo capriccio. Nella sua casa, bella, tepida, raccolta, avrebbe trovato tutto ci?? che le fosse piaciuto; ma presa dalla voglia di bere un t??, s'era arrestata subito.

Scese di cassetta lo staffiere, apr?? lo sportello, e la signora balz?? dalla vettura nella prima sala.

A quell'ora, le tre del pomeriggio, non c'era nessuno. S'udiva venir, da una sala nel fondo, lo strepito dei dadi agitati in un pirgo d'argento e buttati sopra il tavolino di marmo. Qualcuno giuocava.

Nicoletta si fece servire il t??, e ricoveratasi in un angolo, tutta chiusa nella pelliccia, si rallegr?? egoisticamente del piacere infantile che si largiva. Le pareva gran cosa d'essere entrata sola in un caff??, sebbene la carrozza l'aspettasse fuori, e di rimanervi pochi minuti. Non l'aveva mai fatto, non gliene era mai venuto il pensiero.

Quel giorno era stata fermata per via dall'innocente ghiribizzo, e aveva obbedito come a un ordine. Centellava il t??, e con la sinistra andava sfogliando i giornali illustrati che un cameriere le aveva posto vicino, sopra una sedia.

D'ora in ora dava un'occhiata alla via deserta, gi?? tutta bianca. Sotto la nevicata silenziosa i due roani stavano immobili a testa alta. Si vedevano qua e l?? pei negozii accendersi le lampade: e ombrelli passar frettolosi in lontananza, punteggiati di fiocchi candidi.

D'un tratto Nicoletta sussult??; sent?? un fremito che la percorse tutta, da capo a piedi.

Aveva udito una voce.

Impallid??; non os?? voltarsi; forse era un'allucinazione.

Aspett?? che la voce ripetesse.

???Nicla!

La donna si volse e balz?? in piedi.

???Tu!???disse con voce ansante.???Brunello!

Le stava innanzi un giovane, chiuso fino al collo da una pelliccia nera, asciutto e pallido; una lieve pelurie appariva sul suo labbro superiore; dentro gli occhi grandi la luce era viva ma irrequieta.

???Nicla!???ripet??.???Mi riconosci? Ti ricordi ancora?

???Vieni!???ella disse con la stessa voce ansante.

Gett?? sulla tavola alcune monete d'argento, e quasi trascinando Bruno, usc??, sal?? nella carrozza; e durante il brevissimo tragitto dal caff?? a casa, prese le mani del giovane, dicendogli:

???Brunello, bambino caro, amore mio!???

Egli chiuse gli occhi sorridendo, per assaporar quelle parole dette con quella voce, per tornar d'un colpo indietro di dodici anni e ritrovar la propria anima d'allora e l'anima di Nicla, per riprender la vita dal punto in cui era stata interrotta, sulla riva del lago, dall'uomo con la barba rossa mal rasata e i capelli radi chiazzati di bianco.

Ma non appena furono in casa ed ebbero gettate, passando nell'anticamera, le pellicce al domestico, Nicla si ravvide; squadr?? Bruno e gli disse, uscendo dal breve sogno:

???No, non ?? possibile! Non devo darti del tu. Non sei pi?? un bambino!

???Lo credo,???rispose Bruno con un sorriso.???Ho vent'anni!

Si guard?? intorno: erano in un piccolo salotto, addobbato con una stoffa a liste verticali argentee sul bigio; la luce falsa della nevicata dava un chiarore albale ai mobili di stoffa bigia a liste argentee.

???Dimmi,???seguit?? Nicla ansiosa.???Quando sei arrivato?

???Da due giorni,???rispose Bruno.

Egli stava seduto di fronte a lei e si tenevano ancora per mano.

???Col tuo pap??????riprese Nicla.

Un velo di dolore cal?? sul volto del giovane.

Nicla esit??: aveva toccato una ferita.

???Mio Dio,???interrog?? a bassa voce.???Non c'?? pi???

???C'??,???disse Bruno sordamente.???Ma sta male: da quattro anni in una casa di salute.

???In una casa di salute!???ripet?? Nicla, presa da un formicol??o di raccapriccio.

???Non me ne parlare!???mormor?? Bruno, stanco.

Ella si alz?? ad accarezzargli i capelli folti e ondulati.

???Ti chiedo perdono!???susurr?? dolcemente.???Egli ?? stato sempre buono con me; mi ha dato pel primo tue notizie, quando sei partito???.

Bruno le ferm?? la mano e vi pos?? un attimo le labbra.

???Allora con la mamma????riprese Nicla.

???S??,???disse Bruno.???Veniamo da Roma; siamo stati a Roma quattro anni???.

E mutando voce, gaiamente soggiunse:

???Ora tocca a me interrogare. Dov'?? tuo marito? Sei felice? Quando mi presenterai al signor Barbano? Che cosa hai fatto in questi lunghi anni????

Si guard?? in giro, a terra, come vedesse piccole cose o piccoli esseri corrergli incontro:

???E i tuoi bambini dove sono?

Nicla aveva ripreso il suo posto, e non distaccava gli occhi dal volto del giovane; lo riconosceva, lo ritrovava a poco a poco, con un segreto palpito di gioia.

Era quel caro volto, un po' smagrito, dalle linee decise, con la piega sdegnosa all'angolo destro della bocca, era quello sguardo dritto negli occhi scuri, era quella voce, fatta pi?? maschia, ma uguale, senza soni falsi, che le portavano innanzi lutto il suo bel passato radioso di fanciulla.

???Aspetta, aspetta,???disse ridendo.???Mio marito non torner?? che per il pranzo; ?? tutto il giorno nel suo stabilimento e spesso non lo vedo nemmeno a colazione. Lavora troppo, e ne sono inquieta. Bambini? neppure uno, piccolo, piccolo cos?????.

Il suo sorriso si fece incerto, scomparve un istante dalle labbra.

???Non ho bambini. S??, sono felice: oggi pi?? che mai. Mio marito ?? l'uomo leale, degno, delicato, che pu?? far felice con la sua bont?? la donna pi?? difficile. ?? impossibile non volergli bene; anche tu gli vorrai bene subito???. Che cosa ho fatto in questi lunghi anni?

S'interrog?? brevemente, gett?? uno sguardo ai dodici anni trascorsi, poi constat??, come sorpresa:

???Nulla! Non ho fatto nulla! Ho vissuto: sono invecchiata!???

E sorrideva con la bocca fresca e rosea, come ai giorni lontani.

Bruno l'aveva ascoltata, scrutandola attento. Si alz??, si mise a passeggiare.

???Dunque esisti, esisti davvero????egli disse fermandosi, dritto in piedi a guardarla ancora dall'alto in basso.

???Tu credevi che io fossi sfumata nell'aria????rispose Nicla, alzandogli in volto gli occhi limpidi.

???S??, io credevo che tu fossi sfumata!???ripet?? Bruno senza sorridere.???Quante, quante volte mi son chiesto in questi ultimi tempi se tu esistevi, o se non eri piuttosto una creazione della mia infanzia fantastica! Ti ricordavo cos?? bella, cos?? dolce, cos?? diversa dalle altre, che avevo paura di rivederti???. Avevo paura di ritrovare una donna placidamente volgare (mi perdoni?), priva di tutte le bellezze d'anima e di persona che la mia imaginazione di fanciullo ti aveva donato???. E invece esisti???.

S'interruppe come per assaporar con gli occhi la svelta figura che gli stava innanzi: e Nicla senza civetteria e senza ritrosia si lasciava guardare per rievocare il sogno di lui.

Era veramente, veramente Nicla, dai capelli bruni, dagli occhi scuri intorno ai quali s'era adunata una lievissima ombra di stanchezza che ne aumentava la luce; e il busto forte e agile balzava su dalla curva dei fianchi con tutto lo slancio giovanile dei pi?? freschi anni; pareva fosse rimasta intatta, salvo la piccola ombra intorno agli occhi profondi. E la bocca rosea, finemente disegnata, era essa sola una giovinezza serena, diceva essa sola la purit?? tranquilla dell'anima.

???Come mi fa bene,???esclam?? Bruno, accarezzando d'un tratto la testa della giovane con mano lieve e fraterna,???come mi fa bene rivederti cos?? bella!??? Sei ancora la mia Nicla???.

Ella rispose, abbandonandosi a quella carezza:

???S??, sono ancora la tua Nicla! Non mi avevi detto d'aspettarti, che saresti tornato?

???Ti ricordi!???disse Bruno.????? sempre vivo il mio vetturale, Vico
Malerba????

????? vivo e allegro, e lavora!..

Tacquero un istante; poi Bruno riprese, allontanandosi:

???Perch?? tu devi farmi dimenticare. Ho visto troppe cose???.

Si ferm?? passandosi una mano sugli occhi.

???Tu devi strappar dalla mia vita alcune pagine d'orrore. Potr?? sedermi ancora ai tuoi piedi, a cuccia, ascoltarti???. E ti dir?? io l'antica poesia nostra???. Io la so; e non l'ho mai detta a nessuno, l'ho portata nel cuore per tutti questi anni, insieme al desiderio e al timore di rivederti???.

Nicla ascoltava immobile, avvolta ella pure nell'illusione, con un sorriso piccolo sulle labbra, che diceva un piacere infinito.

Parevano essersi staccati, ella e lui, dal mondo, avere obliato il mondo, come se la neve che cadeva ininterrotta in un silenzio mortale avesse drizzato intorno a loro un palazzo candido, un grandioso palazzo di sogni, entro il quale occhio umano non poteva penetrare.

E il palazzo si sfasci?? d'un tratto, crudelmente.

Era comparso sulla soglia un domestico. E annunzi??:

???La signora ?? chiamata al telefono

???Chi ??????chiese Nicla, scuotendosi.

???Il signore.

???Aspettami!???disse Nicla a Bruno.

Bruno aspett?? con la fronte appoggiata ai cristalli d'una finestra, pensoso, come quando, piccino, soffiava sui vetri e disegnava pupazzi col dito nel velo del fiato.

Nicla torn??.

????? mio marito,???disse,???che mi avverte che verr?? a pranzo pi?? tardi del solito.

Bruno la guard?? e non rispose.

???Ascoltami,???ella soggiunse.???Bisogner?? che io ti presenti. Vuoi questa sera stessa?

???No,???disse Bruno.???Domani. Mi aspettano a casa. Quando ti ho incontrata, ero con Salapolli; non mi ha pi?? visto, e avr?? creduto che io sia scomparso nella neve???.

???Rapito!???corresse Nicla.???E Salapolli ?? sempre con te?

???S??, povero vecchio! Mi vuol bene, e vuole anche molto bene al mio pap?????.

????? un brav'uomo; l'ultima volta mi ha scritto pel tuo duello, pregandomi di lodarti e d'incoraggiarti. Io gli ho risposto, facendogli comprendere ch'era un insensato.

E rise.

???Ah il briccone!???esclam?? Bruno.???Non mi ha mai detto nulla!

???Ascoltami,???riprese Nicla.???Non potremo darci del tu???.

???Lo so,???disse Bruno.

???Non potrai sederti ai miei piedi???.

???Lo so,???ripet?? Bruno.

???Nemmeno quando saremo soli,???aggiunse Nicla, esitando un poco.

E sentendosi arrossire, volse il capo perch?? Bruno non vedesse.

???Nemmeno????egli preg?? con voce supplichevole.

???No. Non ?? possibile!???conferm?? Nicla.

???Abbiamo sognato!???disse Bruno dolente.

Nicla gli sorrise e gli prese le mani.

???T'inganni,???rispose.???Io sar?? sempre la tua Nicla; io ti ho aspettato sempre. Ma lo saprai tu solo???.

E con voce tremante soggiunse:

???Lascia che ti chiami ancora Brunello, per l'ultima volta, amore mio, bambino caro???.

Poi, d'un tratto, come trascinata da una follia, afferr?? la testa di
Bruno e l'avvicin?? alle labbra:

???I tuoi occhi hanno visto troppe cose d'orrore,???disse.???Io ti far?? dimenticare!

E lo baci?? sulla fronte e sugli occhi; egli ebbe un brivido e si fece pallido.

???Ti ricordi,???riprese Nicla, tenendolo ancora per mano,???ci?? che mi disse un giorno tuo padre???? Eravamo nel bosco; egli venne a ringraziarmi perch?? stavo sempre con te. E mi disse: ??Lei potr?? fargli molto bene, signorina!??.

???S??, s??, mi ricordo!???esclam?? Bruno.???Tu mi recitavi la poesia???.

???E io ti far?? molto bene!???promise Nicla.???Ora va; aspetto visite. Non voglio che tu ti confonda con gli altri; non voglio distruggere quest'ora con discorsi insignificanti.

Sulla soglia, Bruno si volse, si chin?? a baciar le mani di Nicla, una dopo l'altra, ardentemente.

???Sei mia!???disse.

Ella col capo gli fece un cenno di promessa, sorridendo.

XVIII.

Dopo averlo aspettato per quasi un'ora, il professore Salapolli si decise ad andarsene dal caff?? e ad aspettare Bruno a casa.

Gli anni non eran riusciti a curvar la sua adusta, alta figura; ma aveva perduto fin l'ultimo capello, e in compenso s'era lasciato crescere la barba, una barba lunga e sottile, di cui prendeva in bocca e masticava la punta allorch?? meditava sopra un'edizione aldina o sopra qualche gran caso della vita.

Per quella figura e per quella barba e per la saviezza facile con cui aveva condotto sempre la sua esistenza, Bruno lo chiamava qualche volta Pantalone.

Aveva trascinato seco, partendo da Parigi, la biblioteca raccolta coi pi?? duri sacrifici; e da Parigi a Roma, e da Roma a Milano non l'aveva mai abbandonata.

Egli contava di lasciarla morendo al suo alunno, ormai diventato un maestro che ne sapeva pi?? di lui.

Non aveva nella casa alcun ufficio speciale; faceva da bibliotecario pei libri suoi e pei libri di Bruno, e serviva a questi da segretario, quando Bruno non aveva voglia di sbrigare la sua corrispondenza con i conoscenti di Parigi, di Bruxelles, di Vienna, di Roma.

Conoscenti, diceva Bruno, calcando sulla parola; perch?? amici, veri amici ai quali potesse confidarsi, non ne aveva e forse non voleva averne. Il solo amico era il Salapolli, il quale era stato testimonio di quasi tutta la sua vita; gli dava del tu; e il Salapolli da anni lo chiamava conte e nulla aveva potuto ridurlo a trattarlo pi?? familiarmente.

La devozione per il conte Fabiano, l'affetto e l'ammirazione per Brunello, i ricordi felici e tragici d'un passato che apparteneva insieme a lui e a quei due signori, gli imponevano di trattare il bambino di ieri con tenera fiducia, ma con forma rispettosa. Talora si lasciava scappare, parlando con Brunello, anche qualche ??Signoria?? che faceva ridere il giovane.

Messosi dalla finestra a guardar nella strada, il Salapolli vide tornar Bruno in una carrozza padronale, tratta da una pariglia di roani tarchiati.

Aveva gi?? comperato i cavalli? Aveva gi?? trovato amici?

Non disse nulla, ma andando incontro a Bruno, nel vestibolo, non pot?? non notare un'espressione di gioia nervosa, di soddisfazione mal contenuta ch'era in ogni gesto di lui e che gli faceva rilucere stranamente lo sguardo.

???Ah, ah, Pantalone!???esclam?? il giovane ridendo.???Mi avrai aspettato per un bel po', non ?? vero???? Che vuoi? Sono stato rapito, in un turbine di neve, da una fata bianca!

????? arrivata molta posta per lei!???annunzi?? il Salapolli, il quale non aveva capito niente.

???Andiamo in biblioteca, e cos?? vedremo!???rispose Bruno.

Consegn?? il cappello e la pelliccia al domestico, e precedette il
Salapolli nella biblioteca, a pian terreno.

E camminandogli innanzi, seguit??

???Che vuoi, Pantalone mio? I bei ragazzi trovano le fate all'angolo della strada.

Poi, non appena fu nella biblioteca, fece tre o quattro salti, tre o quattro piroette, sotto il naso del Salapolli trasecolato.

???Ah com'?? bella!???esclam??.???Com'?? bella, giovane, pura! Com'?? ancora lei! Ed ?? mia, mia, tutta mia!??? Ha ancora diciotto anni!??? Io sono ancora un bambino???. Non sognavo, quando la vedevo cos??, unica al mondo, col cuore preso, invaso dal suo ricordo!??? Mi ha sempre aspettato, ha sempre fidato nel mio ritorno???.

Fece ancora una piroetta con tale velocit??, che il Salapolli si trasse indietro per non esserne rovesciato.

???Ma, signor conte!???disse, strabiliando.

???E tu sei una bestia, vedi????riprese Bruno, fermandosi di contro al Salapolli e appuntandogli l'indice sotto il naso.???Le hai scritto che mi sono battuto, e le hai detto d'incoraggiarmi!??? Dio degli Dei, che bestie sono questi bibliomani???!

???La signora Nicoletta!???esclam?? il Salapolli.???Ha ritrovato la signora Nicoletta!???

???Nicla, Nicla, Nicla!???esclam?? Bruno.???La mia Nicla!

E il suo grido rison?? tra i vecchi libri come il nitrito fremente d'un puledro.

Soggiunse:

???Era la fata bianca, veramente. Aveva pelliccia d'ermellino, un berretto d'ermellino, era tutta bianca, come fosse nata nella neve. E mi ha portato via nella sua carrozza, e mi ha baciato sulla fronte e sugli occhi. Caro Salapolli, io oggi sono felice!

S'arrest??, il suo pensiero corse lontano, rapidamente.

???Felice quanto mi ?? possibile essere!??????soggiunse in tono pi?? basso.

Il Salapolli rimaneva a guardarlo, con le mani in mano, confuso e meditabondo; poi disse:

???Mi pare un grosso imbroglio!???

???Che cosa? Che cosa ti pare un grosso imbroglio????domand?? Bruno ridendo.

???Questo incontro con la signora. Quanti anni ha???.?

???Aspetta. Io ne ho venti???. Dunque lei deve averne circa trenta???.

???Fiore di donna!???defin?? il Salapolli.

???Fiore di donna, fiore di bellezza, fiore di virt??, fiore di bont??, fiore di tutto!???

???E la signora l'ha baciato sugli occhi!

???Naturalmente. Anch'io l'ho baciata. Non ?? mia sorella? Non ?? stata sempre mia sorella?

???Ah!???fece il Salapolli, negligentemente.

???Gi??, tu, vecchia cartapecora, non capisci nulla di queste cose!

????? arrivata molta posta per lei!???ripet?? il Salapolli.

???Vediamo.

Sedettero a una lunga tavola, nera come le scansie che chiudevano i libri. La tavola occupava il mezzo della sala, in cui pioveva la luce da due grandi finestre e da una tettoia di vetro.

Con un sottil tagliacarte che somigliava a un pugnale, Bruno tagliava rapidamente un lato delle buste, apriva, leggeva, guardando innanzi tutto la firma.

???Oh!???disse a un tratto.???Armanda! ?? Armanda che mi scrive.

???Armanda Jeoffroy,???ripet?? il Salapolli.???Credo che volesse molto bene al signor conte???.

???S??, poveretta, ed io era molto cattivo con lei???.

Lesse attentamente, poi torn?? a leggere; infine disse al Salapolli:

???Bisogna mandarle cinquecento lire.

???La signorina chiede cinquecento lire?

???No, non chiede nulla. Ma ha bisogno. Figurati che Etienne, l'ufficiale d'artiglieria col quale viveva, si ?? bruciato le cervella; e la ragazza ?? sul lastrico???.

???Basteranno cento lire,???osserv?? il Salapolli.

???No. Bisogna mandargliene cinquecento!???ordin?? Bruno.???Perch?? queste miserie con una donna?

???Ma caro conte???.???insistette il Salapolli.

???Eh, lo so!???interruppe Bruno con un sorriso.???Se tutti i suoi amanti le mandassero cento lire, diventerebbe milionaria!??? Ma nessuno le mander?? nulla. E in ogni modo ci?? non mi riguarda.

???Io non volevo dire niente di tutto questo,???fece il Salapolli ostinato.???Volevo dire che bisogna andar piano coi biglietti da cinquecento lire. La signora contessa???.

???S??, la signora contessa spende molto, getta i denari dalla finestra, se li fa mangiar da tutti???. Me lo hai fatto comprendere mille volte, caro Pantalone???. Ma oggi, proprio oggi che sono felice e ho ritrovato la mia Nicla, proprio oggi vuoi ch'io lesini con una donna che mi ha amato? Non hai vergogna, vecchio esoso???? Dunque, cinquecento lire a Armanda, e subito!

Il Salapolli scosse il capo, disapprovando.

???Sua Signoria sar?? servita!

Bruno si mise a ridere; fiss?? il vecchio, che masticava la punta della barba; e seguit??:

???Ti ricordi che cosa diceva il povero pap??? ??Quando non ce ne sono pi??, ce ne sono ancora!??. Ebbene, io son dell'opinione del pap??!???

Il Salapolli continuava a scuotere il capo.

???Insomma, tu mi annoi!???dichiar?? Bruno.???Tu vivi da anni in un grande errore!???

???Io????esclam?? il Salapolli.

???Tu sei sempre vissuto nell'errore di credere che io abbia mai contato e che conti sopra il mio patrimonio. ?? qui dove si vede che tu sei uno sciocco. Neppure un centesimo di quel danaro si trover?? fra qualche anno, ne sono sicuro; sar?? tutto sperperato; ha cominciato il pap??; finir?? la mamma. E a me non ne importa nulla!

Il Salapolli lanci?? un'occhiata interrogativa al suo giovane amico.

???Nulla!???ripet?? questi.

Stese la mano destra sulla tavola, ne mostr?? il palmo al vecchio.

???Vedi????seguit??.???Qui dentro c'?? tutto! Volont??, energia, forza, potenza di miracoli; e ci sar?? un giorno anche il danaro, e ci sar?? un giorno anche la gloria; tutto ?? chiuso qui dentro! Non sono uomo che viva del patrimonio comodo. Ho piacere, anzi, che al momento in cui balzer?? nella vita per combattere, quel danaro sia sfumato; altrimenti direbbero che la mia vittoria ?? stata troppo facile, perch?? non ho patito la fame e il freddo.

Guard?? ancora la mano, e ripet??:

???Tutto ?? qui dentro, chiuso!

Ma alzando lo sguardo, vide che gli occhi del Salapolli s'erano inumiditi per una commossa ammirazione.

???Se piangi,???gli disse ridendo,???ti getto tutte le buste sulla faccia!???

???Vuole,???mormor?? il Salapolli,???che alla signorina Armanda spediamo mille lire????

Bruno diede in una risata.

???No,???disse,???non esageriamo. Tanto pi?? che di danaro Armanda me ne chieder?? presto dell'altro!

Salapolli voleva domandargli qualche nuova d'un libro che Bruno aveva pensato di scrivere; meglio che un romanzo, un breve poema in prosa, agile e lieto, del quale gli aveva parlato sovente a Roma: e doveva intitolarsi ??Gli anelli del Serpente??.

Ma Bruno stava leggendo la sua corrispondenza; o, a dir vero, con gli occhi fissi sulla prima pagina d'una lettera, galoppava col pensiero per campi sterminati e vaghi; e il Salapolli seguiva in silenzio le fantasie del suo alunno, che non lo vedeva e forse non lo sapeva nemmeno presente.

Alzatosi di scatto, il giovane cominci?? a passeggiar per la biblioteca intorno alla tavola rettangolare, a capo basso, con le mani nelle tasche dei calzoni.

Poi subitamente proruppe:

???Com'?? bella! Com'?? ancora lei, fresca, giovane, pura!???

???Ho capito!???pens?? il Salapolli.???Si tratta della sorella!

E borbott?? tra i denti:

???Povero signor Barbano!

XIX.

Nicla voleva annunziare quella sera medesima a suo marito l'incontro con Brunello; ma esitava.

Gigi Barbano era rientrato stanco; dopo avere sbrigato una copiosa e intricata corrispondenza, aveva dovuto sul tardi ricevere il viaggiatore che tornava da un lungo giro all'estero, ne aveva ascoltato il resoconto, ne aveva verificato gli acquisti, aveva dovuto posticipar l'ora del pranzo, ci?? che gli dispiaceva sempre.

Ma Nicla, pur vedendo che il marito non era allegro come di solito, comprese che bisognava parlargli, o il suo silenzio sarebbe parso troppo singolare.

Dopo pranzo, mentre nel salotto di Nicla egli centellava il caff??, la giovane gli disse:

???Gigi???.

???Che ??, cara?

Gigi Barbano aveva di ben poco mutato; il suo colorito rosso bruno gli dava sempre una espressione giovanile, e a mala pena si sarebbero scoperti nei lunghi mustacchi e nei capelli alcuni fili d'argento. Il lavoro costante, gli esercizii fisici, e ancor pi?? l'ordine e la semplicit?? della vita, lo avevano fatto forte; e a quarantadue anni era svelto ed alacre come a trenta.

???Tu non indovini,???disse Nicla.???Non indovini chi ho incontrato io oggi e condotto a casa???.

???Ahim??,???rispose Gigi.???Ho cos?? poca voglia d'indovinare!??? Una persona che conosco?

???Certo: come potresti indovinare, se non la conoscessi?

E Nicla sedette sul largo bracciuolo della poltrona in cui stava Gigi.

???Con la quale parlo spesso????continu?? questi.

???Con la quale non hai mai parlato, ma ho parlato io, molto!???

Gigi sorrideva; la vicinanza di Nicoletta, che egli amava come ai primi tempi, gli aveva ridato il buonumore e la voglia di scherzare: pass?? un braccio intorno al busto della giovane, e per punzecchiarla, rispose:

???Con la quale hai parlato molto???? Duccio Massenti???!

Duccio Massenti era diventato una specie di fantoccio, che l'uno e l'altra agitavano in aria di tanto in tanto???.

Gigi diceva qualche volta: ??Tu non mi ami; tu ami il conte Duccio!??. E
Nicla diceva qualche volta: ??Allora andr?? a trovare Duccio!??.

Ma quella sera, Nicla alz?? le spalle.

???Duccio! Duccio!??? Che meschina fantasia tu hai? Non sai trovare di meglio?

???Meglio di Duccio mi pare impossibile!???osserv?? Gigi ridendo.

???Non indovini: non ti riuscir?? d'indovinare; allora ti dico io?

???Dimmi tu!

Nicla prese tempo: quindi annunzi??:

???Brunello!???

???Che????esclam?? Gigi con uno scatto.???Brunello? Hai ritrovato
Brunello?

???Ma s??, ma s??, ma s??!???disse Nicla gioiosa.

E in brevi parole raccont?? al marito il ghiribizzo di prendere il t??, sola, e l'incontro e la visita del giovane.

????? cascato dalle nuvole!???osserv?? Gigi.???Chi pensava a Brunello???? E come ???

???Sempre il medesimo,???disse Nicla ingenuamente.

???Ah no, protesto! Gli anni saranno passati anche per lui!???ribatt?? Gigi scherzando.???Non lo avrai trovato col bastimentino sotto il braccio e le gambette nude!

Nicla rise.

???A me pare di s??! Mi pare d'averlo trovato ancora come quel giorno!???disse.???E l'ho chiamato bambino.

???Si sar?? offeso?

???No, niente. Non si offende mai, Brunello, quando gli parlo io. Ed egli mi chiama ancora Nicla???.

???E ti d?? ancora del tu????disse Gigi.

Il viso di Nicla si fece di bragia; ella abbass?? gli occhi, quasi colta in fallo, e disse:

???S??.

Gigi Barbano stette silenzioso un poco; quindi domand??:

???Quanti anni ha?

???Venti!???dichiar?? Nicla

???Come passa il tempo! come vola!???osserv?? Gigi.???Mi pare ieri che ti ho dato del tu la prima volta.

Soggiunse quasi parlando con s?? stesso:

???Credevo che sarei stato il solo???. Nicla si morse le labbra: la stoccata arrivava dritta.

???L'ho pregato,???disse poi,???di cambiar tono. So che mi considera una sorella, ma non si pu??.

???E verr?? spesso a trovarti????domand?? Gigi.

???Se tu lo permetti???.???mormor?? Nicla.

Il marito non rispose: Nicla si sent?? stringere il cuore, e scrut?? il volto dell'uomo che guardava innanzi a s??, riflettendo.

???Ti dispiace????ella chiese.

Gigi volse il capo; prese l'una mano e l'altra della giovane, le tenne strette nelle sue; poi, fissandola negli occhi, quasi avesse voluto giungere fino all'imo della sua anima, rispose:

???Mi fido!???

Il seno di Nicla si sollev?? con un respiro profondo.

Ella sapeva che cosa volevan dire quelle parole; suo marito le aveva pronunziate un'altra volta, quando un nugolo di giovani e vecchi corteggiatori, di abili damerini e bellimbusti le si era stretto intorno, assediandola tenacemente. Gigi non l'aveva sorvegliata; non aveva dubitato un istante di lei; l'aveva lasciata alla sua coscienza e alla sua rettitudine. Era libera; non doveva render conto alcuno di ci?? che faceva. Suo marito aveva una troppo alta idea di lei per chiederle ragione della sua condotta. La guardava negli occhi, e gli occhi rispondevano sereni e calmi.

Nicla ebbe quel sorriso di gratitudine contenta, che Gigi comprendeva.

???Ha chiesto d'esserti presentato, e verr?? domani sera,???soggiunse la giovane.

???Oh, bene!???esclam?? Gigi.???Domani sera conosceremo il bambino di vent'anni???. Sia detto tra di noi: io penso che quel tuo bambino ne abbia gi?? fatte di tutti i colori???.

????? molto infelice!???ribatt?? Nicla.

???Lo credo; ma se ?? figlio di suo padre???.

Il volto di Nicla si contrasse.

???Suo padre ?? chiuso in uno stabilimento di pazzi!???disse con voce sorda.

???Veramente????esclam?? Gigi Barbano addolorato.???Mi dispiace d'essere stato leggero e ti prego di dimenticar le mie parole. Una simile sventura merita il pi?? grande rispetto!

???Ti ringrazio!???disse Nicla semplicemente.

???Certo, certo,???riprese Gigi Barbano, quasi parlando con s?? stesso,???quel ragazzo non pu?? essere stato felice. Noi gli apriremo la nostra casa ed egli si riscalder?? al tepore d'una vita semplice. Deve parergli strana una vita semplice, a lui, che ?? stato sempre in giro pel mondo e ha visto tante cose! Finir?? con l'annoiarsi, vedrai! E io sar?? un poco impacciato, confessandogli che non ho mai avuto tempo d'andare a Vienna e a Berlino e di conoscere bene Parigi. L'uomo di quarantadue anni ne sapr?? meno del fanciullo di venti???. Verr?? domani sera, hai detto???? Lo riceveremo soli? Non gli farai trovare qualche poco di societ?? intorno?

Nicla scosse il capo, sorridendo.

???No, no,???disse.???Lo riceveremo noi soli. Credo che di gente e di chiacchiere sia stufo???.

???E con chi vive ora, a Milano????seguit?? Gigi.

???Con sua madre???.

???E sua madre????

Nicla non rispose: Gigi interpret?? quel silenzio e cap??; anche la madre doveva esser leggera come una piuma.

E dopo una pausa domand??:

????? un bel giovane?

Nicla riflett?? un istante, poi si mise a ridere.

???Come vuoi tu ch'io sappia????rispose.???Non lo so davvero. ?? un fanciullo: per me ?? Brunello, col bastimentino sotto il braccio. Tocca alle altre donne giudicare. Chiamarlo bel giovane, mi sembra un'ironia.

Gigi trasse la donna a s?? e la baci?? sui capelli.

???Cara,???disse con tenerezza.???Anche tu sei una fanciulla!???

Ma l'indomani sera, quando Gigi Barbano vide Brunello Traldi varcar la soglia del salotto, ne fu tutto scosso.

Non era soltanto un bel giovane; aveva quell'indefinibile sottile eleganza di modi e di portamento, quella misura, quella sicurezza priva di spavalderia, quella nobilt?? nel sorriso, nei tratti, nella gentilezza medesima della persona, che vengon dalla razza. Pur vestito di cenci, il passo o un gesto o un modo di guardare l'avrebbero svelato per un grande signore.

E Gigi Barbano, che sapeva la forza poich?? era egli medesimo un forte, rilev?? subito negli occhi del fanciullo una luce e nella bocca una linea che ne dicevano l'energia straordinaria, la volont?? cocciuta, formidabile. Un guerriero antico, gettatosi a nuoto nel mare, voleva scalar la nave del nemico; e s'era abbrancato al bordo con la mano destra; gli tagliarono la mano destra; egli l'afferr?? con la mano sinistra; e gli tagliarono la mano sinistra; egli vi si aggavign?? coi denti; e gli spaccarono la testa; e rimase, cadavere, coi denti infitti nel legno, in una presa tremenda che nessuno riusciva a disserrare.

Brunello Traldi doveva aver la stessa forza di volont?? cieca e dura.

Gigi Barbano gli si fece innanzi, mentre Nicla guardava, un poco timorosa, quel primo incontro.

???So che tu sei un fratello per Nicoletta,???disse Gigi.???E ti accolgo come un fratello???.

Gli strinse la mano, poi lo attir?? a s??, e lo abbracci??.

Bruno sorrise; and?? verso Nicla e le baci?? la destra.

Un istante dopo, nel salotto a righe argentee sul fondo bigio, si sentiva che una fraternit?? dolce e sincera aleggiava intorno alle tre persone.

Gigi interrogava avidamente Brunello chiedendo della vita di Parigi, di Vienna, di Berlino.

???Ma hai osservato tutto!???egli not?? stupito.

???Non avevo altro da fare!???rispose Bruno.

Gigi si fece raccontare anche il duello col piccolo conte della
Jonch??re; e Bruno raccont??, e rise.

Poi si ferm??: aveva udito s?? stesso ridere.

????? strano!???disse.???Non ridevo pi?? da dieci o dodici anni.

Un'espressione di tenerezza sollecita si diffuse sul volto di Nicla; le pareva che una cosa sola stonasse in quella calma ora di fiducia; egli era obbligato a darle del voi, e il voi le strideva all'orecchio come un suono falso.

Quando sul tardi, Bruno si conged??, Nicla non pot?? trattenersi, e gli disse:

???Addio, bambino! Fa nanna! Gigi e Bruno sorrisero.

XX.

Per addobbare la casa di Milano in via Meravigli, erano stati mandati innanzi da Roma il professore Salapolli, che doveva curare l'assetto della biblioteca, e la governante ungherese, Maritza, che doveva disporre i mobili.

Ma giunti a Milano, Brunello s'era dichiarato contento del lavoro compiuto dal suo vecchio maestro, e la contessa Clara Dolores aveva espresso la pi?? viva disapprovazione per il lavoro compiuto dalla governante.

Aveva ordinato che si tornasse daccapo, trasportando il mobilio dal secondo piano al primo, dando tutto il primo piano a Brunello, mutando gli oggetti da stanza a stanza; onde ancora dopo quindici giorni dall'arrivo, dopo pi?? d'un mese dacch?? la governante aveva lavorato, la casa dava lo spettacolo d'un disordine che somigliava a uno sgombero interminabile.

Clara Dolores doveva ricevere i suoi amici cos??, in un salotto in cui i quadri erano appoggiati a pi?? del muro, invece di pender dalle pareti, e le poltrone eran coperte di vecchie stoffe accatastate; prendeva e offriva il t?? sopra un angolo di tavolino, accoglieva insieme un'amica e il tappezziere e lo stipettaio e il decoratore.

Bruno sbuffava; ella rideva noncurante.

Toccava ormai la quarantina; la sua figura era tuttavia snella ed elastica; ma i cosmetici del Kall??trofo e degli altri empirici le avevan presto avvizzito il volto, e le tinture bionde le avevano devastato la chioma, bruciandola e tagliuzzandola. Aveva una testa da vecchia dipinta e rifatta sopra un corpo giovanile e flessuoso; e la sola bellezza di quel viso erano gli occhi lunghi dalla fiamma penetrante.

Dopo alcuni giorni dall'arrivo, Bruno, salendo verso le cinque a prendere il t??, aveva trovato in salotto un signore, la cui fisionomia non gli parve ignota.

Non ebbe tempo a chiedersi dove l'avesse visto, che gi?? Clara Dolores aveva fatto la presentazione.

???Il mio Bruno. Il conte Duccio Massenti.

Bruno s'inchin?? e si lasci?? stringere la mano.

???Il conte ?? un vecchio amico di casa,???continu?? Clara Dolores.???Tu forse non lo ricordi, perch?? eri piccino???.

Bruno e il conte si guardarono di nuovo; ambedue rammentavano benissimo, ma nessuno disse parola.

???Un vecchio amico e un fidato consigliere,???seguit?? la contessa.

???Che cosa ti ha consigliato????domand?? Bruno in tono beffardo.

Ma la contessa spaurita dalla domanda insolente, finse di non averla udita, e parl?? presto d'altre cose, dell'addobbo, delle noie che le arrecavano gli operai, del tempo rigido.

Bruno ingoi?? una tazza di t??, sogguardando il conte, fattosi canuto precocemente ma sempre mellifluo, con un sorriso dolciastro sulle labbra. Il giovane sentiva in lui l'ipocrisia.

S'alz??, s'inchin?? e se ne and??.

Duccio Massenti! Aveva un vecchio conto da saldare; ricordava bene ch'egli aveva offesa Nicla in altri tempi; non sapeva come, non sapeva perch??, ma l'aveva offesa.

E gli venne l'idea, non appena fu da Nicla, di parlarne con lei.

Bruno andava da Nicla tutti i giorni, a qualunque ora, spesso trovandola sola, spesso con altre signore giovani alle quali ella lo aveva presentato, dicendo in brevi parole ch'egli era stato il suo fanciullo, il suo protetto; e poich?? ne avevano udito parlare pi?? volte, le signore lo accolsero festosamente.

Quand'erano soli, Nicla e Bruno si davano ancora del tu; l'illusione era pi?? forte d'ogni ragionamento; e talora Brunello sedeva ai piedi dell'amica e posava il capo sulle sue ginocchia; ed ella lo accarezzava lievemente.

Egli sentiva ch'ella era sua come aveva promesso; e invece di rallegrarsene. Bruno n'aveva quasi sgomento. Nicla s'abbandonava a lui; s'egli avesse voluto baciarla, accarezzarla, prenderla tra le braccia, ella avrebbe lasciato fare, nella inesperienza della sua anima; non sapeva d'essere bella e desiderabile, o credeva che la sua bellezza fosse cos?? pura agli occhi di Bruno da allontanargli ogni pensiero cattivo.

Bruno la teneva in mano, inerte e arrendevole; ma sentiva la sua bellezza ben diversamente da ci?? ch'ella supponeva; e per non atterrirla, si frenava, nascondendo con cura la passione che cominciava a soffiargli nel cuore.

Quando ella gli diceva di appoggiare il capo sulle sue ginocchia, egli tentava di rifiutare; quando ella gli passava le mani sui capelli e sul volto, egli tratteneva un fremito, e con garbo, sorridendo, le allontanava.

???Non mi vuoi pi?? bene????chiedeva Nicla.

???S??,???egli rispondeva con voce malcerta.

???Perch?? non lasci che ti accarezzi?

???Non so.

E si alzava di scatto e andava a posar la fronte contro i cristalli freddi della finestra.

Quel giorno le disse:

???Sai chi ho trovato oggi in salotto, dalla mamma? Duccio Massenti???

???Ah!???fece Nicla, reprimendo un moto di sorpresa.

????? molto antipatico,???osserv?? Bruno.???Mi ricordo ch'egli ti ha offesa, e non hai voluto mai dirmene la ragione.

???Non ?? vero!???esclam?? Nicla impaurita.???Non mi ha offesa.

???C'?? sempre stato un mistero in quel piccolo incidente della nostra vita,???riflett?? Bruno.???Io voglio venirne a capo. La mamma mi ha detto che ?? un vecchio amico e consigliere fidato, e ci?? mi ha fatto ridere; temo sia stato lui a consigliar la mamma a tingersi i capelli color d'oro.

???Bruno!???esclam?? Nicla in tono di rimprovero.

???Non mi vuoi dire dunque ci?? che c'?? stato fra te e lui????incalz??
Binino.

???Nulla; ti assicuro che non c'?? stato nulla!

???Bada!???minacci?? Bruno, alzando l'indice e sorridendo.???Bada che la tua ostinazione mi fa pensare a molte cose brutte. Io ricordo ancora (ahim??, io ricordo tutto!), ci?? che dicevi quel giorno in barca a me e a lui???. E oggi pi?? che mai, avrei piacere d'ammazzarlo come un cane.

Nicla s'alz?? d'un balzo, tutta pallida, e afferr?? Bruno tra le braccia.

???Se tu mi vuoi bene,???disse,???se tu mi vuoi bene, devi promettermi che non farai nulla, devi prometterlo e giurarlo per ci?? che hai di pi?? caro???!

Ella lo stringeva sul seno, e il volto di lui era appoggiato alla spalla della giovane, gli occhi erano fissi negli occhi.

Bruno sent?? quel brivido che lo percorreva sempre, allorch?? le mani di
Nicla lo toccavano e il profumo della sua persona lo avvolgeva.

Senza cangiar positura, con gli occhi affondati negli occhi di Nicla, muovendo appena le labbra, disse:

???Perch?? devo promettere?

???Per me, per la tua Nicla, per te stesso!???afferm?? la giovane.

???Io prometto a una condizione,???mormor?? Bruno.

???Oh, il vile che si vende!???esclam?? Nicla con un piccolo riso.???Sentiamo.

???A condizione che tu ti lasci baciare sulla bocca.

Impensatamente, dissennatamente, ella gli offerse subito la bocca.

E si baciarono, a lungo, gli occhi chiusi, con l'avidit?? di due anime che si confondono, con la bramos??a con cui l'assetato beve, beve, beve, fino all'ebbrezza mortale, fino alla follia, fino all'annientamento, si baciarono col cuore che pulsava vertiginoso, con la gioia di sentirsi vuotar le vene di tutto il sangue.

Poi quando si sciolsero da quella stretta invincibile, si guardarono e videro gli occhi soli che sfavillavano nel volto interamente bianco.

E tacquero.

Ciascuno era entrato nel cuore dell'altro e aveva capito.

La prima a riprendere la parola fu Nicla; ma la sua voce era nuova, col tremito che veniva dal terrore d'un'anima sul ciglio d'un abisso imperscrutabile.

???La tua casa ?? pronta????chiese, per dir qualche cosa.

???Non ancora!???rispose Bruno.

Tacquero di nuovo. Era impossibile parlar di cose comuni.

Avevano bisogno ambedue di raccogliersi e di meditare.

Nicla stava aggomitolata, meglio che seduta, in un angolo del divano.

Bruno trov?? il suo sgabelletto e lo port?? ai piedi di Nicla.

La donna fece un gesto istintivo, come per respingerlo.

???Lasciami!???supplic?? Bruno.

Sedette ai suoi piedi, pos?? il capo sulle sue ginocchia, e pianse in silenzio.

???Bruno,???disse Nicla, a un tratto, con voce grave e pacata.???Ascoltami!??? Devo dirti qualche cosa che mi costa molto; ma tu comprenderai.

???Ti ascolto,???rispose Bruno senza muoversi.

Nicla si raccolse, medit??; poi con uno sforzo riprese:

???Oggi ho capito. Tu mi ami, non come una sorella; come una donna???.

Arross??, tacque ancora; si fece forza nuovamente, e soggiunse:

???Tu vorresti che io fossi la tua amante.

Bruno scosse il capo, ma non os?? negare in altro modo.

???Ascoltami, Bruno. Io sono tua. Ma bada; tu non mi chiedi l'amore: tu mi chiedi la vita! Io non saprei ingannare nessuno; e quand'anche sapessi, no, mio marito, colui che ti ha accolto a braccia aperte e ti ha chiamato fratello, io non lo ingannerei. L'indomani del giorno in cui fossi stata tua, mi darei la morte. Hai compreso???? Se tu vuoi ch'io muoia, chiedimi l'amore: e ti dar?? l'amore e la vita; ma sopravvivere mi sar?? impossibile???. Hai compreso????

Egli si alz??.

???Ho compreso,???disse.???Non ti chieder?? e non vorr?? che il tuo affetto di sorella.

Nicla lentamente gli asciug?? gli occhi arrossati da lagrime che parevano avergli bruciato le palpebre.

XXI.

Il professore Salapolli con molte circonlocuzioni e con un discreto timore, interrog?? Bruno intorno al libro che intendeva scrivere.

Gli pareva che da quando era arrivato a Milano, il giovane fosse irrequieto. A Roma, dove aveva seguito per quattro anni i corsi universitarii, scegliendoli tra le materie che pi?? lo interessavano, era attivo e pertinace nel suo studio. A Milano si distraeva, stava quasi l'intero giorno assente, un poco per rivedere la citt??, molto per vivere accanto a Nicla. E del libro non diceva pi?? parola, quasi l'avesse dimenticato.

Il Salapolli passava gran parte della giornata in biblioteca e solo, perch?? al secondo piano c'era un pandemonio, un disordine, un viavai di visite, che gli rammentavano i peggiori tempi di Vienna e di Berlino. Come allora, la contessa non si stancava mai di ricevere; come allora, faceva attaccare i cavalli da un istante all'altro, e usciva. Si faceva colazione e si pranzava quando si poteva; e sempre c'erano invitati. Il cuoco, il cocchiere, la cameriera, il portiere, tutti si lagnavano. L'instabilit?? della contessa, il suo dire e disdire, la vertiginosa attivit?? che pretendeva, eran causa che ad ogni poco i domestici si licenziassero, se non li licenziava ella medesima per un nonnulla.

Era il regno del capriccio: i fornitori portavano in casa oggetti svariati ch'ella degnava appena d'uno sguardo e che aveva comperato in tutta furia un'ora prima, quasi non avesse potuto viverne senza. Le era accaduto di regalar cappelli, vesti, scarpe, calze alla cameriera, alla manicure, alla prima donnaccola che le capitava tra i piedi, senza aver nulla indossato, tutta roba nuova di trinca: aveva visto di meglio; aveva pensato a un'altra foggia o a un altro colore.

A tavola, tra gli amici e le amiche, in una societ?? elegante, scintillava di spirito e di grazia; era affascinante a dispetto delle pitture che si metteva sul viso e dei capelli d'oro. Non si sapeva comprendere come una donna intelligente e arguta qual'era si lasciasse abbindolare da tutti i venditori di cosmetici portentosi e di acque vivificanti.

Non ne aveva alcun bisogno: la figura elastica, ancora bellissima, e lo spirito indiavolato le davan tutte le vittorie che poteva desiderare; aveva ai piedi giovani dell'et?? di suo figlio e uomini maturi. Il professore Salapolli, il quale, per desiderio di Bruno, sedeva a colazione e a pranzo con quei signori, e sebbene si studiasse di tenersi in disparte, era trattato alla pari, vedeva che la contessa quasi ogni giorno aggiogava qualcuno al suo carro; e col dovuto rispetto pensava che lo schiavo non avrebbe avuto a sospirare molto.

Il solo che passava imperturbabile tra quel frastuono era Bruno; abituato al rumore dalla nascita, non si stupiva di nulla, n?? che si pranzasse alle dieci di sera, n?? che si cenasse al tocco dopo la mezzanotte, n?? che la brigata intera corresse a una trattoria invece di far colazione in casa. Aveva gi?? visto tutto ci?? con suo padre a Parigi e a Bruxelles, con sua madre a Vienna e a Berlino. Non se ne annoiava e non se ne divertiva; prendeva parte a quel bulich??o come un uomo stretto e trascinato dalla folla. Aveva in breve conosciuto tanta gente, che non ne rammentava nemmeno il nome, e se gli avveniva d'esser salutato per via da persona che non ravvisava subito, pensava fosse un amico della mamma, un frequentatore della casa.

La sensazione delle porte e delle finestre spalancate, l'imagine del vento che soffiava da tutte le parti involando il danaro, gli erano abituali???. La sola cosa che lo stupiva un poco, si era che il patrimonio resistesse ancora e che sua madre non si accorgesse della rovina imminente.

Spensierata e generosa, ella pareva invasa dalla furia di distruggere i resti d'una fortuna cospicua, di due fortune cospicue, quella del conte e la sua. Faceva la beneficenza nella maniera pi?? impreveduta, regalando cento lire al primo cencioso che batteva alla porta, mandando mille lire a un comitato che ne chiedeva cinquanta, non per vanit?? n?? per grandezza, ma perch?? le cinquanta e le mille valevano lo stesso ai suoi occhi.

Bruno lasciava fare. Egli possedeva ancora il fondo della Tralda, di cui ritirava esattamente il reddito di ottomila lire l'anno: e lo avrebbe difeso a prezzo del suo sangue, perch?? quella somma occorreva ad assicurare il trattamento di suo padre nella casa di salute.

Messo il pap?? al sicuro, non si occupava d'altro. La famiglia Traldi di San Pietro gli aveva fatto intendere, appena tornato a Roma, che avrebbe avuto tutto ci?? che poteva desiderare, se avesse abbracciato la carriera ecclesiastica, aggiungendo che il suo nome e pi?? il suo talento precoce e straordinario gli assicuravano un avvenire impareggiabile.

Rimasti senza risposta, gli zii Guido e Giovanni???la nonna era morta poco dopo Francesco???gli avevano mandato il notaio Alemanni in persona a trattare e a circuirlo; ma nel ragazzo che contava allora diciassette anni, il notaio riconobbe il bambino che gli aveva detto: ??Tu non sai niente; porta il denaro, e non perder tempo!??.

Il ragazzo lo aveva lasciato parlare e poi lo aveva garbatamente messo alla porta; onde gli zii Guido e Giovanni avevano subito disposto perch?? il loro patrimonio andasse intero a opere di beneficenza e ad istituti di religione, tolto un lauto reddito per il notaio fedele. Non v'era dunque speranza; gli ultimi danari che la contessa Clara Dolores sgretolava sotto i denti ancora bianchissimi, eran veramente gli ultimi.

Bruno lo sapeva e rimaneva indifferente.

???Si pu?? sapere, caro conte,???disse il professore Salapolli,???come vanno i suoi studii?

???Lo vedi,???rispose Bruno.???Non ho trovato ancora l'ubi consistam.

Erano nella biblioteca, nella quale il Salapolli si teneva al riparo dalla babele del secondo piano; e accarezzando la barbetta aguzza, osservava Bruno, dicendosi che smagriva e impallidiva e che doveva aver qualche nuovo demonio in cuore.

E pensava alla signora Nicoletta, alla Nicla famosa, e si stupiva, nella sua inesperienza da topo di biblioteca, che la bella donna esitasse ancora a far contento il bel ragazzo.

???No,???egli riprese.???Intendo parlare del suo libro, caro conte, di quel libro, sa????

???Eh, che vuoi? Ci penso!???rispose Bruno.???Io voglio farne un poema di speranza e di gioia; e dalla penna non mi stilla che amaro. Gi?? tre volte ho cominciato, e gi?? tre volte ho dovuto smettere.

???Questo non ?? degno di lei!???obiett?? il Salapolli con franchezza.

???Come!???esclam?? Bruno sorpreso.

???Ripeto: non ?? degno di lei!???insistette il Salapolli Ostinato.???Perch?? scrivere un poema con un preconcetto? perch?? voler che esso dica la gioia e la speranza???? Dica ci?? che sente! La penna stilla amaro? E lei scriva amaro! La penna stilla dolce? E lei scriva dolce???. In ogni modo, non scriva falso???! ?? il grande precetto oraziano.

???Ah, caro Pantalone!???esclam?? Bruno.???Se versassi in un libro met?? del veleno che ho in cuore, avvelenerei mezzo mondo.

???E tanto peggio per il mondo!???fece il Salapolli, alzando le spalle.???Un capolavoro vale il mondo intero.

???Su, su, vecchio matto!???disse Bruno ridendo.???Tu mi credi capace di scrivere un capolavoro????

Il Salapolli squadr?? il suo allievo, pallido e nervoso, che sembrava divorato da un fuoco interno.

???Eh! Chi sa????mormor??.

Quindi, arricciando la punta della barba intorno all'indice destro, soggiunse:

???Tutti i capolavori sono nati dalla passione; l'odio, l'ira, lo sdegno, hanno creati i capolavori; la gioia non ha mai creato nulla!

????? ardito ci?? che dici!???osserv?? Bruno.

???Non lo dico io: lo dice la storia di tutte le letterature.

???Talch??, la disperazione potrebbe produrre il capolavoro?

???Sovente, sovente!???

???Andiamo, pagliaccio! E il Don Chisciotte, e il Decamerone, e il Canzoniere, da quale odio son nati?

???Ma il genio di tutti i genii non ha scritto l'Inferno per odio e per vendetta, per ira e per isdegno? Ma nello Shakespeare, dall'Otello all'Amleto, non sente il turbine di tutte le passioni? E la disperazione non ci ha dato il Werther? Mediti ci?? che le dice un uomo, il quale non s'intende di nulla, fuor che di libri; se ha veleno nel cuore, lo lasci libero; sar?? fecondo!

Bruno croll?? il capo ridendo e parl?? d'altro.

Ma gli parve molto strano che in quei giorni anche Clara Dolores gli tenesse parola del libro.

Ella sapeva da tempo che il figlio aveva un'inclinazione spiccata per la letteratura e andava preparando la sua prima opera; e gliene chiese notizie.

???Nulla di buono, nulla di pronto, cara mamma!???rispose.

???Io volevo dirti???.???seguit?? sua madre.

Ma guardando il figliuolo che fumava una sigaretta, seduto in un angolo del salotto finalmente ordinato, non os?? proseguire.

???Volevi dirmi? Hai paura di dir qualche cosa a tuo figlio????interrog??
Bruno.

???Ho paura di farti dispiacere???.

???Coraggio, mamma!???fece il giovane ridendo.

???Ebbene, volevo dirti che disapprovo le tue intenzioni, che se potessi, contrasterei il tuo desiderio di darti alla letteratura.

???Davvero, mamma????

Egli fece quella esclamazione con accento di meraviglia sincera; e interrogava attonito il volto di sua madre. La prima opposizione alle sue pi?? dilette cure gli veniva da una madre, la quale non s'era mai altrimenti occupata di lui.

???S??,???riprese la contessa.???Io avrei voluto che tu ti dessi al commercio o all'industria, che tu entrassi, per esempio, in una Banca???.

???Ma ?? impossibile, cara mamma!???esclam?? Bruno.???La mia coltura non ?? fatta per ci??; la conoscenza del latino e dei classici ?? assolutamente inutile per le Banche. Non ?? che io tenga in poco conto il commercio e l'industria; si ?? che son nato ad altro, e son preparato per altro.

???Giovane come sei e col tuo ingegno, in breve tempo ti faresti la coltura necessaria per una professione pi?? pratica!???ribatt?? la contessa.

???T'inganni. Non avendo alcuna passione per il commercio, non vi apporterei nulla,???rispose Bruno.???E resterei sempre tra gli ultimi.

La contessa tacque un istante, quasi cercasse argomentazioni pi?? decise.

???Si ?? che,???ripigli?? quindi,???si ?? che la letteratura non ti dar?? altro che fumo. Tu hai bisogno d'una posizione indipendente, e i poemi e i romanzi e tutte le forme di letteratura non riusciranno a fartela. Se non avrai danaro tuo, stenterai la vita. Un poema, oggi, non si paga nemmeno: un romanzo si paga poco, e pu?? costarti un anno, due, tre, di lavoro e di fatica. Hai scelto una carriera alla quale occorrono non soltanto qualit?? d'ingegno, ma qualit?? di carattere che s'avvicinano a quelle d'un apostolo o d'un martire???.

???Mamma,???interruppe tranquillamente Bruno,???queste idee non sono tue.

???Lo confesso,???rispose Clara Dolores.???Non ho sufficiente esperienza della vita letteraria per giudicarla con sicurezza. Sono idee degli amici coi quali ho parlato di te e ai quali ho chiesto qualche consiglio???.

Bruno si lev?? d'un balzo.

???Duccio Massenti!???esclam??.

La contessa non rispose.

???Duccio Massenti!???ripet?? Bruno.????? lui che ti consiglia a contrastar la mia strada e a spingermi verso una Banca, presso la quale sarei e resterei l'ultimo degli impiegati?

Si ferm?? innanzi alla contessa che stava seduta in una larga poltrona, l'oro del cui arco superiore si confondeva con l'oro della chioma. La signora volgeva a suo figlio uno sguardo di muto stupore.

???Vedo che non capisci,???disse Bruno,???ed ?? naturale. Io non ti ho mai detto che Duccio Massenti lo conosco da dodici anni e lo rammento benissimo. Era sul lago lo stesso giorno e la stessa ora in cui tu sei venuta a trovarmi; ?? ripartito per Sonnenberg, dove tu villeggiavi, ventiquattr'ore dopo la tua partenza. A Sonnenberg tu eri con lui.

La contessa fece un gesto, ma Bruno prosegu?? subito:

???Tutto ci?? non mi riguarda, sono io il primo a riconoscerlo. Non alzo gli occhi su mia madre, della quale devo avere ed ho il pi?? vivo rispetto. Tutto ci?? non mi riguarda!

Si ferm?? un poco, con la sigaretta che fumava tra l'indice e il medio della destra.

???Tornato qui,???riprese,???ho incontrato di nuovo Duccio Massenti come amico di casa e consigliere. Sta bene. Egli non ha detto nulla ed io non ho detto nulla della nostra antica conoscenza e di una gita in barca, durante la quale io, fanciullo innocente, ho scoperta la trama ch'egli andava tessendo.

S'interruppe ancora; quindi con voce secca e metallica, una voce diversa da quella con cui parlava abitualmente a sua madre, seguit??:

???Ma occorre che tu lo avverta di star quatto e di non dare consigli sopra un argomento cos?? geloso come ?? la mia carriera. Bisogna ch'egli non si occupi assolutamente di me, se vuole che io non mi occupi assolutamente di lui. Tu capisci, mamma, che si tratta d'una vera necessit??. Pu?? consigliare chiunque sopra qualunque cosa, non me sopra la letteratura o il commercio. Mi ha gi?? fatto male. Non me ne faccia altro!

Ripet?? con la voce stridente e un lampo negli occhi:

???Non me ne faccia altro!???

???Io non sapevo nulla di tutto questo!???mormor?? la contessa.

Bruno si pieg??, le baci?? la destra, e con voce carezzevole soggiunse:

???Hai ragione, povera mamma; tu non sapevi nulla, e ti chiedo scusa d'aver parlato con qualche vivacit??. Ma Duccio Massenti sa tutto, e deve guardarsi.

Dopo quel colloquio, Clara Dolores non parl?? pi?? a suo figlio di letteratura; ma Bruno s'accorse che Duccio Massenti era scomparso. A qualunque ora egli salisse da sua madre, a tutti i ricevimenti, a tutti i pranzi, a tutte le gite di piacere, non gli avveniva mai d'incontrar Duccio Massenti.

Bruno pens?? che sua madre lo avesse messo alla porta, dopo una spiegazione; e non era lontano dal vero.

L'accenno alla conoscenza di dodici anni prima e alla gita in barca avevan posto la contessa sopra una traccia; e non le era stato difficile andar fino al fondo. Duccio Massenti era stato il suo primo fallo, ed egli lo sapeva; e sapendolo contava d'abbandonarla alla lesta per contrarre un ricco matrimonio. La contessa pensava mortificata che la signorina Dossena doveva aver capito tutto, e che in quell'episodio singolare stava la ragione misteriosa per la quale il matrimonio con Duccio Massenti era sfumato, e poco tempo di poi la signorina sposava Gigi Barbano, contro l'aspettazione di tutti.

Il cinismo di Duccio, l'offesa fatta a lei e a Nicoletta, le parvero mostruosi; e chiamato in fretta Duccio Massenti dopo il colloquio con Bruno, e strettolo di brevi domande sicure, lo aveva cacciato di casa, in un impeto di furia irrefrenabile.

XXII.

Brunello Traldi era tornato savio.

Lo diceva egli stesso qualche volta con espressione infantile:

???Vedi come sono savio?

E Nicla gli sorrideva per gratitudine, certa che nessun pericolo li minacciava or mai pi??.

Il tempo s'era fatto bello; v'eran giornate in cui entrava dalle finestre un soffio di primavera precoce, e dal palazzo Barbano si vedeva il lungo tratto fra via Santa Margherita, piazza della Scala, via Manzoni, tutto scintillante di sole, tutto brulicante di folla; il rumore saliva infaticato a dir che la festosa vita primaverile non era lontana e che la gente fluiva per le strade a godersi il sole e la fresca aria. Si parlava d'anticipar la partenza per la campagna e gi?? al sabato impiegati e commessi e lavoratori correvano a far gite, lasciando quasi deserta la citt??.

Brunello Traldi era savio.

Non chiedeva pi?? di baciar la bocca della sua amica e non era nervoso.

Aveva fatto appello alla forza di volont?? della quale si vantava, ed era giunto a far tacere le inquietudini del senso. Non provava, come aveva pel primo temuto egli stesso, alcuna gelosia di Gigi; era fraterno con lui. Non si appartava selvaticamente, e sosteneva con gli amici e le amiche di casa Barbano le conversazioni leggere, spesso fatue, che interessano le persone oziose.

Usciva a passeggio, non sovente per non esser troppo notato, ma qualche volta, con Nicla, e andava con lei ai giardini che rinverdivano e di volta in volta si facevano pi?? ricchi di fronde.

Gigi Barbano lo aveva invitato gi?? a passar qualche tempo in campagna, sulla riva del lago, non appena egli e Nicoletta vi si fossero recati; e Bruno aveva ringraziato senza promettere.

???Perch??????gli aveva chiesto Nicla.???Perch?? non hai detto subito di s???

Egli non sapeva; aveva obbedito a una oscura voce.

???Che vuoi????confess?? infine.???Riveder quei luoghi che mi sono tanto cari, dove sono stato felice con te e col mio pap?????. Che vuoi? Ho paura!???

Nicla non aveva insistito.

???Eppure sarebbe molto bello!???disse soltanto.???Si tornerebbe fanciulli!

Bruno scosse il capo con espressione di dubbio.

Il ragazzo di vent'anni aveva dato a pensare a qualcuna fra le amiche di Nicla; le pi?? maligne supponevano senz'altro ch'egli fosse l'amante della giovane, e parlavan di quel povero Gigi Barbano con un lieve senso ironico; le pi?? accese guardavano Bruno e si sforzavano a farsi corteggiare.

Sveltissima tra queste era una signora sui ventiquattro anni, bella d'una bellezza sensuale, i cui occhi velati potevan dire le parole che la bocca taceva.

Si chiamava Claudia Viviani; e avendo pi?? volte incontralo Bruno presso Nicla, n'era rimasta assai piacevolmente impressionata. Accortosi ch'ella si faceva leziosa con lui e desiderava essere sedotta, Bruno ne aveva riso; e pungendola e irritandola, l'aveva aizzata ancor meglio.

???Lasciala stare!???gli aveva detto Nicla.???Finir?? con l'odiarti!

Ma Nicla non esprimeva tutto il suo pensiero; stranamente sentiva che l'incessante schermaglia tra Claudia e Bruno, una di quelle schermaglie che il pi?? spesso buttano gli schermitori l'una nelle braccia dell'altro, la torturava come un'acuta e feroce tortura.

Non sapeva dirsene la ragione; eppure quando vedeva Claudia col volto a un dito dal volto di Bruno, e vedeva quegli occhi velarsi e promettere, Nicla domava a fatica l'impeto di gettarsi tra il giovane e la signora e di cacciar la signora come l'avesse sorpresa a rubarle qualche cosa che le apparteneva.

Claudia, invelenita dalla mordente indifferenza di Bruno, s'era fatta ardita.

???Vi piace il mio nome????gli chiese un giorno.

???No!???rispose Bruno.

???Come, non vi piace? Eppure ?? pagano, ?? classico!???

???Senza dubbio!???esclam?? Bruno ridendo.???Ma Claudio in latino significa zoppicante???.

La signora si morse le labbra.

???Non siete gentile!???disse.

???Io non sono mai gentile!???rispose Bruno.

E tuttavia quello stesso giorno, durante quella stessa visita, Claudia trov?? maniera di dirgli spiccicatamente, alla presenza di Nicla, che tutti i gioved?? era sola, dalle tre alle sette.

Non appena ella se ne fu andata, Nicla balz?? in piedi, e fece alcuni passi, come smarrita.

???Ebbene,???chiese Bruno attonito,???che cosa avviene, Nicla?

La giovane gli si volse.

???No, ?? troppo!???esclam??.????? troppo!??? Tu non andrai da quella sfrontata?

???E quando dovrei andare?

???Non hai udito? Gioved??, dalle tre alle sette!??? ?? troppo!??? Quella donna perde la testa!???

???Lo ha detto per me????domand?? Bruno con indifferenza.???Non le ho badato???.

???S??? Non le hai badato????fece Nicla, muovendo un passo per accarezzar
Bruno, e trattenendosi subito.???Allora non andrai?

???Certamente che no!

???Non ho bisogno di fartelo giurare????insistette Nicla.

Bruno sorrise.

???Tu m'hai insegnato, quand'ero piccino, che del giuramento non si deve abusare, e che la parola basta!???

????? vero: ma giuramelo!

???Te lo giuro!???afferm?? Bruno.

Poi guardando la sua bella amica pallida, che s'era lasciata andare in una poltrona, soggiunse:

???Ma come sei agitata!???

???S??, ?? vero!???confess?? Nicla.???Quella cattiva donna mi ha messo l'inferno, il fuoco, nel cuore. Non ho mai sofferto tanto???.

E per spiegare a s?? e a Bruno l'agitazione che la faceva tremare, seguit??:

????? lo spettacolo della sua sfacciataggine, del suo ardire, che mi fa male. Non sapevo che una donna, una donna rispettabile, pu?? aver tanta impudicizia. E ci?? mi sconvolge.

???Senza dubbio!???conferm?? Bruno.???Io lo sapevo, e sono tranquillo.

Tacquero un istante. Bruno vedeva che Nicla combatteva una battaglia con s?? stessa, e voleva e non voleva, ed era inquieta. Alfine ella si decise, e chinando il capo a guardarsi la punta delle scarpette, disse:

???Bruno!

???Che c'???

Nicla tacque di nuovo. Bruno rise.

???Devi dirmi una cosa difficile!???osserv??.

???S??,???confess?? Nicla.???Aiutami!

???Come posso aiutarti?

???Hai ragione: non sai???.. Volevo chiederti???.

Esit?? ancora; poi, con uno sforzo supremo, abbrancandosi ai bracciuoli della poltrona, os??:

???Volevo chiederti se hai avute molte amanti?

???Molte????ripet?? Bruno sorridendo.???A vent'anni?

???Ma qualcuna s???

???Qualcuna s??!???conferm?? Bruno.

???E ora? Quante ne hai?

Bruno scosse il capo.

???Non ne ho!???disse con franchezza.

E sbigottito vide che il volto di Nicla s'irradiava d'una gioia, d'una felicit?? cos?? palesi, cos?? grandi, che davano ai suoi occhi una luce sfavillante. Volle provar meglio, dubitando ancora; e con finta aria d'indifferenza soggiunse:

???Ma prender?? ora quella stupida tua amica, la Viviani, perch?? ci?? le fa piacere!???

Nicla mand?? un grido soffocato.

???No!???disse.???Te ne supplico. Amore mio, te ne supplico!??? Vuoi che mi getti ai tuoi piedi, per supplicarti di pi??? Amore mio, non farmi morire!??? Tu, nelle braccia d'un'altra donna, che ti bacia e ti accarezza????

Istintivamente e lentamente s'era drizzata.

Poi ricadde di schianto e si pass?? le mani sul volto come trasognata.

???No. Che cosa ti dico? Che cosa ti ho detto????mormor??.???Non mi badare; prendi tutte le donne che vuoi, tutte le donne che ti piacciono. ?? il tuo diritto. Ci?? non mi riguarda.

Bruno le accarezz?? le mani con dolcezza.

???Non sei tu la mia amante????disse.???Tu sai che io non amo e non desidero che te. Ma noi non possiamo ingannare. E non avr?? altre donne. Te lo prometto, Nicla. Te lo giuro!

Ella lev?? gli occhi umidi a guardarlo con speranza.

Lo vide diritto come uno stelo, cos?? elastico che pareva pronto a scattare in corsa. La fronte era senza rughe, la bocca ancor fresca e rosea come d'una fanciulla; una pelurie lieve adombrava appena il labbro superiore, e gli occhi splendevano nel carnato olivastro. Era la giovinezza medesima, sciolta e possente, assetata d'amore.

???Oh, tenerezza mia!???esclam?? Nicla con un grido d'angoscia cocente.???Bambino mio, ?? assurdo ci?? che tu mi giuri!

Poi, non appena egli volse le spalle per uscire, la giovane si rannicchi?? nella poltrona.

Spasimava per quella freccia, di cui doveva portare il peso e il segno nel fianco tutta la vita.

XXIII.

In principio di quella estate, Bruno and?? a Parigi a trovare suo padre.

Vi andava ogni anno, almeno un paio di volte: e per l'effetto, quelle visite eran pi?? inutili, e per l'impressione pi?? disperate che la visita a una tomba.

Bruno ne tornava sempre col cuore affranto.

Suo padre, ch'egli amava con tenerezza infinita, non lo guardava; o lo guardava ora con occhio stupido, ora con occhio torbido. La bocca che tanto aveva riso e sorriso, che aveva saputo dir frasi di sottile arguzia e amabili parole, era aperta a un ringhio di minaccia o a un riso ebete. L'affascinante conte Fabiano, il quale aveva attraversato mezza Europa in un'affannosa ricerca del piacere, seminando il denaro e facendo tutti allegri quelli che lo avvicinavano, perch?? gli era intollerabile vedersi intorno visi scorati o smorfie d'angustia, non era pi?? se non una rovina. Il volto solcato da rughe mordenti, i capelli bianchi, la barba bianca scomposta, la schiena curva innanzi tempo, davan l'imagine della decrepitezza; le mani stesse eran secche e gonfie di grosse vene; e i denti eran caduti tutti.

Bruno lo chiamava, gli si metteva innanzi, lo accarezzava, cercava rammentargli nomi e cose d'un giorno; la mamma, Villa Florida, il vecchio Elia Polacco, la sua amica Paulette Demours, Parigi, lo zio Francesco, Nicla, Salapolli detto Salafame. Invano: era come gridar dentro un pozzo senza eco.

Non rispondeva nemmeno al suo nome; si lasciava scuotere, e rimaneva insensibile.

Nulla era pi?? spaventevole di quello sguardo aperto sul vuoto, di quello sguardo che non vedeva.

Dopo lunghi sforzi, con lagrime silenziose che gli rigavano il volto, Brunello si ritraeva, senza chiedere notizie ai medici. Ci?? che aveva visto diceva meglio di qualsiasi parola ci?? che si poteva attendere.

Da Parigi scrisse a Nicla una lunga lettera di dolore.

Nicla, ch'era gi?? in villa, rispose una lunga lettera di passione.
Supplicava Bruno d'andare in campagna, direttamente al ritorno da
Parigi; avrebbe riposato l??, avrebbe trovato memorie care; tutti
sarebbero stati felici di rivederlo, anche il vecchio buon vetturale.

Bruno torn?? da Parigi, ma torn?? a casa sua.

Un sordo inesplicabile presentimento lo teneva lontano dalla campagna e da Nicla, sebbene desiderasse, anzi forse perch?? desiderava appassionatamente l'una e l'altra.

Ormai egli a Nicla e Nicla a lui s'eran confessati: si amavano.

E dover vivere sotto il medesimo tetto, passare la notte in camere forse vicine, essere martoriati di continuo dal desiderio ed eccitati senza posa da incantevoli ricordi, gli pareva supplizio da fiaccar le forze del pi?? tenace lottatore.

Nicla nella sua inesperienza poteva illudersi; egli non s'illudeva affatto.

E perch?? cercare volontariamente e deliberatamente un martirio inutile? Perch?? sfidare il pericolo?

Talora si diceva che non era umano lottar con s?? ostinata costanza; meglio valeva lasciarsi travolgere dalla passione, correre da Nicla, suggellarle la bocca con la bocca, perdersi per sempre in un delirio senza nome e senza fine.

Egli non aveva mai conosciuto la felicit??; la felicit?? era Nicla, che pareva gelida e ardeva; la felicit?? era Nicla, cos?? sua, cos?? legata a lui con tutte le pi?? dolorose fibre dell'anima, che ella gli avrebbe dato amore e vita e passione, in un grande inenarrabile empito di gioia. Meglio era amarsi per un'ora sola, suprema, e poi morire.

Ma quando pensava in tal modo, e il sangue gli martellava nei polsi col furore dissennato dei suoi vent'anni, gli si faceva tosto innanzi l'imagine di Gigi Barbano.

Gigi Barbano gli aveva gettato le braccia al collo e gli aveva detto: ??Tu sei un fratello, e ti accolgo come un fratello!??. E a Nicla aveva detto: ??Mi fido!??.

N?? mai per un solo istante, per un solo attimo, aveva mentito alla sua parola. Nulla gli era pi?? caro che aver Brunello alla sua mensa; nulla gli era pi?? caro che parlar con Brunello; spesse volte gli aveva detto parole di conforto, animandolo a lavorare, a dar prova di volont?? e d'energia; con tatto squisito chiedeva sovente notizie di suo padre; e rievocava il passato di Brunello e la vita sul lago e i giuochi e le corse nel bosco con Nicla.

Non era possibile ingannare un tale uomo. Nicla aveva ragione. Valeva meglio morire.

Gigi Barbano aveva ricevuto parecchie lettere anonime; Nicla lo aveva capito dall'insistenza di certune col francobollo di citt?? e con calligrafia alterata, che per maggior sicurezza erano indirizzate a casa invece che allo stabilimento. Lo insultavano? Lo aizzavano? Lo beffavano? Venivano da donne o invidiose di Nicla o desiderose di strappar Bruno al fascino di lei e di impossessarsene.

Gigi aveva avuta la forza magnifica di non curarsene. Non gli importava nulla della opinione pubblica, n?? di parer ci?? che non era: sapeva di non essere. E non domandava nemmeno se e quando e quanto era stato Brunello. Aveva detto ??Mi fido??. Si fidava. Aveva detto ??Sei un fratello??. Era un fratello. Meglio morire che ingannare un tale uomo!

Per tutto questo, Brunello era tornato direttamente a Milano.

Quantunque l'estate affocasse le strade e le case della citt??, Clara
Dolores v'era ancora.

Stava scegliendo la sua campagna e aveva fatto pi?? disegni: la Svizzera o il Cadore, un viaggio al nord o una crociera nei mari d'Oriente. I bauli eran chiusi da tempo; ma avendo bisogno ora d'un abito, ora d'un paio di guanti, li faceva aprire, gettava tutto all'aria, e lasciava che la cameriera si rimettesse a ordinarli, fin che l'indomani non fosse venuta di nuovo la necessit?? d'aprirli e di scompigliarli.

???Sono una scervellata, non ?? vero????diceva a Maritza la governante.

???La signora contessa ?? padrona!???rispondeva Maritza.

Ella era secca a guisa d'uno stoccafisso, e pi?? indifferente che una orientale fatalista; non diceva che la contessa non fosse una scervellata; soltanto, essendo padrona, poteva essere scervellata a piacer suo, e nessuno aveva diritto a contrastarla.

Clara Dolores aveva trovato a Milano ancora un manipolo di signore e di signori che vi si trattenevano per gli esami dei figliuoli o per ragioni d'affari; e con quelli si divertiva a fare scampagnate nei dintorni e a inventare ogni giorno un pretesto urgente per muoversi e muovere con lei tutta la brigata. Bruno le aveva consigliato di prendere una automobile.

Ella respingeva il consiglio con orrore.

???Nulla di pi?? borghese e di pi?? ridicolo che un'automobile!

???Ma,???osserv?? Bruno,???quando si fanno come te gite di venti e trenta chilometri, l'automobile ?? comoda.

???Una pariglia ?? ugualmente comoda!???ribatt?? la contessa.

???Bisognerebbe domandarlo ai cavalli! Tu li ammazzi!

???Domattina andiamo a far colazione fuori!???disse Clara Dolores per tutta risposta.???Verrai anche tu?

???Verr??,???promise Bruno.

E l'indomani mattina, nel cortile di via Meravigli, tre carrozze aspettavano; il paniere di vimini della contessa con due sauri poderosi, e due vetture scoperte con pariglie di bai.

Tutta una comitiva di dodici persone scendeva per le scale, uomini e donne con abiti chiari, chiacchierando e ridendo; i domestici seguivano con le ceste perch?? la colazione si faceva all'aria aperta, in piena campagna.

Bruno che precedeva, scorse nel vestibolo un signore, il quale parlava col portiere; e questi a capo scoperto gli dava indicazioni. Era Gigi Barbano.

???Gigi!???esclam?? Bruno, correndogli incontro gioiosamente.???Cerchi di me?

???S??,???rispose Gigi, stringendo la mano al giovane.???Mi dispiace di giungere in momento cos?? inopportuno!

???Che, che! Rinunzio subito alla gita; far?? colazione con te. Vieni, che ti presento a mia madre.

La contessa stava nel mezzo d'un crocchio e assegnava i posti, con una certa abile malizia perch?? tutti si trovassero appaiati opportunamente; e faceva i nomi delle coppie, che si presentavano, salutavano e sorridevano.

???Che intelligenza!???borbott?? un giovane vestito di bianco.???Come ha fatto a comprendere che io non posso vedere la contessa Sbr??gola e l'ha ficcata nell'altra carrozza?

???Mamma!???chiam?? Bruno.

???Caro????disse Clara Dolores, allontanandosi un istante dai suoi ospiti.

???Permettimi di presentarti il mio amico Gigi Barbano.

???Oh, ne ho molto piacere!???esclam?? la contessa, stendendo a Gigi la destra, ch'egli baci??.???Io ho conosciuto la sua signora quand'era signorina Dossena; e non l'ho pi?? dimenticata, tanto era bella e gentile???.

???La ringrazio!???disse Gigi inchinandosi.

???Oggi deve essere un fiore!???seguit?? la contessa.???La rivedrei volontieri.

???Ma Nicoletta sar?? felice di venire a presentarle i suoi ossequi,???rispose Gigi,???non appena sar?? di ritorno dalla campagna.

???Lei mi permette, non ?? vero????soggiunse la contessa, indicando con gli occhi i suoi ospiti.

???Vada, vada, contessa!???esclam?? Gigi, inchinandosi e baciandole di nuovo la destra.???La prego!

???Mamma, io rimango!???annunzi?? Bruno.

???Naturalmente!???rispose Clara Dolores.

Gigi la vide allontanarsi, rientrar nel crocchio, dare ordini ai domestici, sorridere agli amici, osservar che tutto fosse ben disposto: salire infine nella sua carrozza e guardarsi ancora in giro per l'ultima occhiata.

???Che brio!???esclam?? Gigi.???Che grazia!

????? la sua vita!???osserv?? Bruno.???Se non ha una brigata da comandare e un po' di fracasso intorno, sta male.

Assistettero alla sfilata delle carrozze, che passavano sotto l'atrio con fragore di zoccoli ferrati; e salutarono.

Poi Bruno disse:

???Hai da parlarmi? Vieni su!

Lo fece salire al primo piano e lo introdusse nello studio.

Era una camera quadrata, con tappezzeria d'un colore bigio a righe verticali; sulle pareti alcune vecchie stampe inglesi in cornici sottili di mogano e un quadretto, una testa di donna della scuola del Rembrandt. Pochi mobili, di forma semplice; sulla tavola da lavoro, in un angolo, una stupenda riproduzione della Giuditta del Botticelli; presso la tavola, una piccola biblioteca girevole in cui erano adunati libri di consultazione e autori prediletti. Unico lusso, una grande larga poltrona di cuoio, nella quale Bruno si stendeva qualche volta a fumare.

Volle che Gigi prendesse posto in quella poltrona.

???Hai da parlarmi????ripet??.

???Ma no, caro Brunello!???rispose Gigi sorridendo.???Nulla di grave. Son venuto a prenderti???.

???A prendermi?

???S??. Perch?? non vuoi venire in campagna? Io ti ho invitato pi?? volte;
Nicoletta ti ha scritto a Parigi???. Come hai trovato tuo padre?

Bruno non rispose, ma i suoi occhi s'infoscarono.

????? triste, ?? orribilmente triste!???esclam?? Gigi che aveva compreso.???Tu hai bisogno di distrarti; e per ci?? ti abbiamo pregato e ripregato di venir da noi???. Forse ci tieni il broncio per qualche ragione che non sappiamo.

???Oh, amico mio!???disse Bruno, afferrando la mano di Gigi.???Il broncio con te, con voi?

Si alz?? e si mise a passeggiare inquieto.

???Non so che cosa mi tenga lontano!???soggiunse, fermandosi d'un tratto innanzi a Gigi.???Mi pare che quella campagna, che mi ?? stata tanto cara, sia ora tutta lagrime; mi pare ch'io debba piangervi e disperarmi! Troppi ricordi felici contrastano col presente! Vedi: tu hai ammirato mia madre per la grazia ed il brio. ?? una donna straordinaria; ?? la sola persona che invidio; trova dentro di s?? una energia e una volont?? che mi sbalordiscono ogni giorno come un nuovo miracolo. Io non trovo nulla.

???Tu troveresti nel lavoro quel che cerchi!???rispose Gigi.???Ma lavorare non vuoi!???

???Non voglio????ripet?? Bruno.???Vorrei! Soltanto, ho nel cuore un tale frastuono???.

S'interruppe; qualcuno batteva all'uscio.

???Avanti!???disse Bruno.

Il professore Salapolli varc?? la soglia, ma vedendo uno sconosciuto, si ritrasse.

???Vieni, vieni!???grid?? Bruno.???Vieni che ti presento!

E a Gigi disse:

????? il mio vecchio maestro, Salapolli!

Il vecchio inoltr??, e Gigi gli strinse vigorosamente la mano.

???Mi aiuti,???disse.???Sto pregando Bruno di lasciar per qualche tempo questa citt?? infocata e di venir da noi in campagna. Forse gli giover?? anche pel suo lavoro.

???Ma senza dubbio!???esclam?? il Salapolli, deponendo la posta sulla tavola.???Il signor conte verr??!???

Bruno sorrise.

???Come promettete sicuro per gli altri!???osserv??.

???E dove vuol vivere meglio che in campagna,???ribatt?? il Salapolli,???meglio che in casa Barbano, tra amici fidati? Che cosa fa qui, se non passeggiare nervosamente nel suo studio e nella biblioteca l'intero giorno? Dicono che i vecchi sono ostinati; eppure tra il signor conte e me, il pi?? ostinato ?? ancora lui!

???Verrai????incalz?? Gigi.

???Vada, vada!???insistette il Salapolli.???Lei che ?? tanto cortese, non si faccia pregare!??? E poi, gi??, devo confessarle che lei m'ingombra???.

???Ti pare che sia abbastanza insolente????disse Bruno a Gigi, ridendo.

???Io voglio cambiar l'ordine della biblioteca,???seguit?? il Salapolli,???e con l'aiuto d'un domestico, in pochi giorni le faccio trovare qualche cosa di nuovo. La libreria antiquaria da una parte; i classici dall'altra; i moderni in una terza???. Ho gi?? pensato???. Ma se sta qui, non far?? nulla, perch?? non voglio che mangi polvere.

???E tu non la mangi????osserv?? Bruno.

???Io non ho mangiato altro in tutta la mia vita!???disse il
Salapolli.???E la polvere dei libri mi fa bene!???

Bruno esitava, combattuto tra il timore di ritornare a quei luoghi e il desiderio di non essere scortese: il bisogno di riveder Nicla, di udirne la voce, d'ammirarne gli occhi e la bocca, di lasciarsi cullar dalla sua voce, gli bruciava le vene.

Gigi Barbano diede l'ultimo colpo.

????? deciso, allora????disse a maniera di conclusione.???Troverai in villa anche la zia, che non conosci. La zia Amelia ha udito parlar tanto spesso di te, che desidera vederti. E nessuno ti lega; prova. Starai un giorno, due, tre; e se non ti troverai a tuo agio, scapperai subito! Non ti sembra???? Starai sette giorni, ecco: sette giorni???.

Il vecchio Salapolli borbott?? tra i denti:

???Sette giorni! ??Sette paia di scarpe ho consumate???Di tutto ferro per te ritrovare??.

????? inteso!???disse Bruno, stendendo la mano all'amico.???Sar?? da voi domani!???

E quando egli ebbe varcata la soglia. Bruno si volse al Salapolli, e gli annunzi??:

???Domani! Vado da Nicla domani. Hai capito? Tu credi ch'io sar?? felice?

???Sar?? felice lei e sar?? felice la signora!???rispose il Salapolli.

E fin?? lo stornello, ch'egli aveva le mille volte cantato a Bruno quand'era bambino a Parigi:

?????Tu dormi alle mie grida disperate???E il gallo canta e non ti vuoi svegliare!??.

???Silenzio!???interruppe Bruno, scosso da un brivido subitaneo.

XXIV.

Quando la zia Amelia, una vecchietta di circa settant'anni che si appoggiava a un bastoncino d'ebano per civetteria perch?? non ne aveva alcun bisogno, vide Brunello balzar dalla vettura del treno, esclam??:

???Che bel ragazzo!

Nicla cel?? il volto in un mazzo di rose perch?? gli altri non s'accorgessero che arrossiva.

Erano andati tutti incontro a Brunello con la carrozza; dalla stazione alla villa v'eran cinque minuti di strada in discesa.

???Una valigia cos?? piccola????osserv?? Gigi, guardando la valigia che il giovane aveva affidato al domestico.

???Per sette giorni,???rispose Bruno sorridendo.???Ma a Milano ?? pronto un baule.

Baci?? la mano alla vecchia signora e a Nicla, i cui occhi parevano pi?? grandi nella gioia.

E salirono in carrozza

???Tutti mi hanno parlato di te,???disse la zia Amelia a Bruno.???Tu mi permetti di darti del tu? Io posso essere la nonna! E mi dicevano che sei bravo e gentile e colto???. Ma come sei fine! Un poco magro; a vent'anni il sangue arde e smagrisce???. Sei un bel ragazzo, d'una gentile bellezza!???

???Zia,???interruppe Nicla,???egli creder?? che tu voglia sedurlo???.

La vecchia rise.

???Lasciami direi???esclam??.???Poter dire ci?? che si pensa ?? il solo privilegio della vecchiaia!

???Abbiam dovuto mandare a prenderlo!???osserv?? Nicla.???Egli non ci voleva pi??, non ci amava pi??!???

Nicla era tutta vestita di bianco, e attraverso una camicetta leggera trasparivano la sommit?? del petto e le braccia arse dal sole, dorate dalla luce violenta.

Bruno la guardava.

Egli l'aveva vista cos??, gi?? molti anni addietro; e nella svelta linea della figura, nella freschezza delle carni, nella limpidezza dello sguardo pareva ch'ella contasse ancora diciotto anni; perdendo l'impaccio timido della fanciulla, aveva acquistato splendore e flessuosit??.

Quando furono alla villa, Gigi disse a Bruno:

???Spero che non ti annoierai. Ritroverai qui tutta la tua vita di ieri. E farai venire subito il baule.

Bruno sorrise.

Aveva visto, aveva sentito venirgli incontro un mondo di ricordi che lo agitavano e lo portavano lontano; la strada gli era nota. Dalla finestra della sua camera si scorgeva la spiaggia; e pi?? l??, a oriente, la villa Carlotta, e poi la villa Florida; dalla torretta dell'una e dal frontone dell'altra sventolava la bandiera.

Mut?? d'abito, si vest?? di bianco.

La colazione fu rapida. Nicla non parlava, e Bruno scoperse pi?? volte su di s?? gli sguardi di lei, che gli dicevano un sentimento, una felicit??, la quale avrebbe cercato invano lo parole.

Fortunatamente la zia Amelia lo interrogava ed egli raccontava con brio febbrile ci?? che aveva visto a Parigi; perch?? Parigi era stato sempre il grande sogno d'Amelia, la citt?? incantata nella quale non era mai riuscita a mettere piede. Ed ella ascoltava avida, come s'egli le avesse avvicinato il sogno, e presala per mano l'accompagnasse per vie rombanti.

Dopo colazione, subito, Nicla balz?? in piedi dicendo:

???Andiamo! Ho fatto preparare la barca! Andiamo alla Croda.

E volgendosi a Gigi e a zia Amelia, soggiunse tranquilla:

???Lo porto via!??? Sapete ch'egli mi appartiene!

???Andate, andate!???fece Gigi sorridendo.???Non volete prendere il bastimentino sotto il braccio?

Brunello era pallido e sentiva il cuore battere in tumulto.

Uscirono, e non dissero parola.

La barca era approntata in quel punto della riva in cui Brunello s'incontrava sempre con Nicla. Due barcaiuoli appoggiati al loro remo aspettavano; a poppa sventolava la bandiera di seta tutta bianca, col serpentello vermiglio raggomitolato in un angolo.

???Vedi????mormor?? Nicla.

Brunello accenn?? col capo; non poteva parlare.

???La barca non ?? pi?? quella,???soggiunse Nicla.???Ma ?? identica all'altra. Non ?? vero?

Egli osserv?? una lancia vicina, sottile e cos?? bassa di bordo, che s'alzava appena un palmo dall'acqua; tutta nera, col nome in lettere d'oro: Saetta.

????? mia anche quella!???spieg?? Nicla, seguendo lo sguardo del giovane.????? per me sola, ed esco quando il lago ?? calmo, perch?? basterebbe un'onda ad ingoiarla.

Salirono: Nicla prese i fiocchi del timone, e ordin?? ai barcaiuoli:

???Alla croda!

Bruno taceva, guardando le due ville da cui la lancia si allontanava, guardando la spiaggia, quel punto della spiaggia, l'acqua cilestre in cui tuffava la mano furtivamente perch?? Nicla non lo scorgesse e lo sgridasse. E guardava Nicla, che non diceva pi?? parola ella pure, come si fosse ella pure staccata dal mondo circostante.

Scesero alla Croda, rimandarono la lancia, che stette a girar lentamente nei dintorni.

???Vieni!???disse Nicla, prendendo Bruno per la destra.???Guarda qui; il laghetto che tu formavi con le tue mani; qui, dietro questo rialzo, era la capitale; in questa baia ricoveravi la goletta; e qui disponevi i tuoi soldatini. Ricordi, amore, ricordi tutto? Dimmi che ricordi tutto, bambino mio! Dimmi che sei ancora mio come in quei giorni!???

???Sono tuo, pi?? che in quei giorni!???rispose Bruno.???Assai pi?? che in quei giorni, Nicla!???

La giovane ebbe un lampo negli occhi.

???E anch'io!???disse.???Tutta tua, perdutamente. E ripensando al mio passato, m'accorgo che non sono stata mai d'altri che di te, e che il mio pensiero, la mia anima, non hanno appartenuto mai ad altri che a te.

And?? a sedere sul pi?? elevato rialzo dello scoglio: e Bruno le si mise ai piedi. Ella continu??:

???Avevo promesso di cogliere per te balsami arcani. E ti ho dato il balsamo arcano di tutta la mia anima di fanciulla. Tu l'hai bevuta nelle mie carezze. Nessuno conosce la mia anima come tu la conosci; e da allora non si ?? mutata pi?????.

Bruno le prese le mani e le baci?? dentro il palmo, a occhi chiusi.

???Come tu sai essere forte!???egli osserv??.???Tu sai parlare: io non posso???.

????? vero!???disse Nicla.

???Sei pi?? fredda di me!???rispose Bruno.

Un sorriso, uno strano sorriso sfior?? le labbra della donna.

???Credi????domand??.???Io ho pensato molte cose in questi giorni, che mi hanno resa felice.

???Dimmele!???preg?? Bruno.

???Non posso!???rispose Nicla scuotendo il capo.???Le capirai pi?? tardi.
E da quando ho pensato cos??, sono diventata calma, e posso parlare.

???Io soffro orribilmente!???disse Bruno.

???Lo so,???riprese Nicla.???Ma io voglio inebbriarti di ricordi???.

???Perch??????domand?? Bruno.

???Lo saprai pi?? tardi!???ripet?? Nicla. Stettero in silenzio qualche tempo; e Bruno lev?? gli occhi a fissar la donna, che appariva tutta candida sul turchino compatto del cielo.

???Come sei bella!???disse.

???Ti piaccio????ella rispose.

???Nicla, non torturarmi!???esclam?? Bruno, abbassando il capo.

Ella gli rialz?? il volto perch?? la guardasse ancora.

???Vedi????osserv?? Bruno.???Tutto ritorna, tutto pu?? ritornare; noi siamo ridiventati fanciulli???. Ma c'?? chi non torner?? mai pi?? e non godr?? mai pi?? questa luce.

???Ahim??,???disse Nicla.????? vero! E noi non possiamo nulla per lui???.
Anche se gli dessimo tutto il nostro sangue, egli non guarirebbe???.

Si scosse, come per gettar lontano un pesante mantello di dolore, e soggiunse con voce mutata, quasi gaia:

???Ma io posso altro. Egli mi ha detto ??lei potr?? fargli molto bene, signorina??. E io gli far?? molto bene, al suo fanciullo selvatico.

Bruno non ascoltava.

Aveva visto l'ombra di suo padre passare, la curva ombra senza denti, coi capelli bianchi e lunghi, con lo sguardo attonito spalancato nel vuoto.

Nicla comprese e lo tocc?? su una spalla.

???Brunello!???mormor??.???Ora tornando, andremo a vedere il giardino della mia villa???.

???Dove io sono venuto a cercarti????chiese Bruno.

???Ma s??; dove tu mi hai detto: ??Signorina, vieni ad aiutarmi!??.

???E chi c'?? ora laggi???

???Il mio pap?? e la mia mamma???.

???E alla villa Florida?

???Una famiglia inglese.

???E vedremo anche la villa Florida????

???Non ti ho detto che voglio inebbriarti di ricordi?

???Che folle idea!???esclam?? Bruno.

Ella si guard?? in giro per istinto, e poi rapida, afferr?? tra le mani il volto di Bruno e lo baci?? sulla bocca. Egli n'ebbe una scossa che parve sospendere i battiti del cuore.

???Sei molto crudele!???disse.

Nicla sorrise senza rispondere, e col fazzoletto fe' cenno alla lancia di avvicinarsi.

???Sai????riprese Bruno, trovando per un attimo un poco di gaiezza.???Ho fatto cacciar di casa Duccio Massenti???.

???Non ischerzi????esclam?? Nicla stupefatta.

???Non ischerzo. Ho raccontato alla mamma qualche cosa, la gita in barca, la nostra conoscenza di dodici anni or sono. E la mamma ?? rimasta molto colpita da quell'episodio. Non so che cosa sia avvenuto poi; ma Duccio Massenti non si vede pi?????.

???Te ne sei fatto un nemico mortale!???osserv?? Nicla.

???Mi duole che tu mi dica questo; dovevo dunque temerlo e accoglierlo, per non avere il suo odio?

???Hai ragione!???disse Nicla.???Tu non hai paura.

Diresse la lancia verso la riva, per discendere presso la villa
Carlotta.

La villa era ancora abitata dai genitori di Nicla; essi vi passavano l'intero anno; al cavalier Maurizio era stata data la commenda della Corona d'Italia, non si sapeva perch??; probabilmente perch?? non l'aveva, dicevano i maligni.

Ma rimasti soli l'uno e l'altra, la signora Carlotta e il commendatore Maurizio, s'eran dati a curare tremendamente il loro egoismo. leggevano libri d'igiene e si scambiavano le scoperte che andavano facendo.

Prima era stata la signora Carlotta la quale aveva letto che per conservarsi arzilli e svelti bisognava mangiar molto; e tutt'e due mangiavano molto, fin che potevano, e a tutte le ore. Poi il commendator Maurizio aveva letto che il segreto della longevit?? stava nel mangiar poco; e tutt'e due s'eran messi a mangiar poco, fino a patir la fame.

Un igienista illustre sosteneva che le fregagioni vigorose dopo il bagno erano salutifere; e tutt'e due dopo il bagno si facevan fregar dal domestico e dalla cameriera fino a diventar rossi come gamberi cotti.

Era poi venuto il giorno della ginnastica svedese: e di tanto in tanto si vedeva il commendator Maurizio tirar pugni all'aria, lanciar calci, sbuffare, piegarsi innanzi e indietro; e la signora Carlotta allargar le braccia, buttarle avanti, alzarle al cielo, contando: ??uno, due; uno, due??! E nelle ore di quiete, si rallegravano.

???Io, gi??, da quando mangio poco, sto meglio!

???Quella ginnastica! ?? un portento! Dormo tutta la notte!???

???E le fregagioni? Non so come ci sia gente che possa vivere senza farsi fregare!

???E le docce tepide?

???E il riposare con la testa bassa e le gambe alte????

Si estasiavano sui varii trovati che andavano seguendo con vero scrupolo. La ginnastica svedese li faceva sudare a catinelle, perch?? erano ambedue corpulenti; ma non l'avrebbero trascurata a nessun patto; e la mattina s'incontrava la signora Carlotta, che percorreva le stanze del primo piano, contando ??uno, due; uno, due?? e roteando le braccia e allargandole e alzandole, seguita a breve distanza dal commendatore, che tirava calci da mulo e soffiava come un mantice.

I domestici li osservavano indifferenti. Avevano finito col credere che fossero diventati pazzi ambedue, d'una pazzia dolce ed innocua. E si scansavano al loro passaggio per non toccar qualche calcio, che li avrebbe mandati a ruzzolare molto lontano.

D'ogni altra cosa al mondo i due vecchi non si occupavano pi??.

Sapevano che Nicla era felice, e puntualmente la domenica andavano a trovar lei e il genero.

Il commendatore diceva che quel saponaio era un brav'uomo; ma che anche il conte Duccio sarebbe stato un marito ottimo. Gli anni eran passati, ed egli era rimasto della sua opinione.

La signora Carlotta, poi, parlando di Duccio, non mancava di dargli dell'asino, perch?? non aveva mai scritto; o domandava ancora a s?? stessa e al marito quale segreto Nicoletta avesse potuto scoprire in barca.

Poi riprendeva: ??uno, due; uno, due??; mentre il marito sparava quattro calci all'aria, come per punteggiare il discorso.

Nicla raccontava ridendo a Bruno quelle piccole man??e dei due vecchi, mentre la lancia si avvicinava alla spiaggia.

???E tu,???disse Bruno,???non hai svelato il segreto che avevi scoperto?

???No,???rispose Nicla.

???Neppure a me non hai voluto dirlo,???osserv?? Bruno.

???Naturalmente: un segreto non ?? pi?? segreto, se si racconta???.

???Per me ?? stato il segreto di pulcinella!???disse Bruno.

La giovane non aggiunse parola.

Toccata proda, ella scese prima dalla lancia.

???Vieni!???disse a Brunello.???Non troveremo nessuno; a quest'ora stanno facendo la siesta.

Entrarono nella villa chetamente, facendo segno al portiere di non muoversi, e volarono nella sala da pranzo, a pian terreno.

???Guarda,???disse Nicla, mostrando a Bruno il limitare della porta che dava sul giardino.???Io ero qui, seduta in una poltrona; e stavo pensando che la vita d'una fanciulla ?? molto noiosa e stupida, e che io meritavo qualche cosa di meglio: che sapevo io? qualche cosa di non comune???. In quell'istante tu sei sbucato di laggi??, dietro la siepe, e mi sei corso incontro, dicendomi: ??Signorina!?????. Eri tutto vestito di bianco; anch'io era vestita di bianco???.

S'interruppe: guard?? Brunello; e soggiunse:

???Come oggi???. E subito io t'ho dato la mano, e tu mi hai ricondotta alla riva per ripescar la goletta. Era una giornata calda come questa, ma soffiava il vento. Tu m'hai presa l'anima quel giorno.

???E io quel giorno t'ho data la mia! rispose Bruno.

Istintivamente le loro mani si cercarono e si strinsero.

???Ricordi ancora tutto????domand?? Nicla.

???Ogni pi?? piccolo particolare,???disse Bruno.???Tu avevi un cappello coi papaveri. Io ti dissi che eri bella, e ti baciai sulle guance. Tu mi stringesti al petto. Ti chiamai Nicla; e tu mi dicesti di chiamarti sempre cos?????.

???Sono passati dodici anni, amore mio!???mormor?? Nicla.

???S??; dodici anni per me terribili, tra il fracasso e lo spavento; ma non ho dimenticato nulla, n?? di quel giorno, n?? di tutti gli altri che passammo insieme; n?? quella prima parola, n?? quelle che dicemmo poi.

???Nessuna donna ha potuto cancellarmi dal tuo cuore????domand?? Nicla.

???Quali donne? Non ne ricordo una!

Tacquero; rimasero a fissar dal limitare il giardino che il sole dorava; e sul terreno si profilavano qua e l?? nere le linee dei fusti, le macchie chiomate delle fronde; nessun soffio alitava; frinivano sotto i raggi roventi le cicale.

???Ora andiamo,???disse Nicla, che teneva Brunello per mano come un bambino.???Vuoi vedere la villa Florida?

???S??,???rispose Bruno.

???Non potremo entrare,???osserv?? la giovane.????? occupata, e non conosco quella famiglia.

???Non importa; la vedr?? da lontano.

Uscirono sulla strada, e in breve giunsero alla villa Florida.

Il cancello era chiuso; ma si vedeva di l?? tutto il giardino, e sul fondo la villa cinerea, a met?? coperta dall'intrico degli alberi che le stavano innanzi. Nulla era mutato; avevan dipinto in quegli anni pi?? volte la villa intera e le persiane, sempre conservando il colore smorto che s'intonava con le gradazioni di verde. Sventolava sul frontone non pi?? la bandiera azzurra del conte Fabiano, ma la bandiera bianca e rossa d'una famiglia ignota.

Bruno pass?? le braccia attraverso le sbarre che formavano il cancello e rimase immobile, silenzioso, a guardare. Nicla fece lo stesso gesto, congiunse le mani di l?? dalle sbarre, e preg??.

XXV.

Verso sera, vincendo l'ebbrezza che l'aveva invaso durante la gita alla Croda e il pio pellegrinaggio a villa Florida, Brunello si mise presso la zia Amelia che ricamava; e tenendo nelle mani una matassa di seta dai varii colori, passava alla vecchietta le gugliate via via ch'ella le chiedeva.

???Non potrete dire,???osserv?? zia Amelia ridendo,???che io non ho un bel cavaliere. Contassi cinquanta, solo cinquant'anni di meno, tutti mi sarebbero addosso per tenermi lontana!

In un angolo, Gigi Barbano chiacchierava con Nicla.

Quella frase di zia Amelia doveva rammentargli un discorso che la zia gli aveva tenuto mentre Nicla e Brunello erano fuori.

La vecchietta capiva l'amicizia del ragazzo con la giovane signora; ma n'era un poco inquieta e ne aveva detto qualche timida parola con Gigi. Nicoletta era candida e fidente come una fanciulla; Bruno era onesto e leale; e zia Amelia non temeva n?? dell'uno, n?? dell'altra; ma temeva di qualche cosa di pi?? forte dell'uno e dell'altra: della loro et??, dell'amore, della passione che travolge le anime pure a guisa delle pi?? corrotte; il candore stesso di Nicoletta era un pericolo. Una donna astuta ed esperta sfugge le occasioni, evita le intimit??; una donna ingenua v'incappa ad ogni passo e non sa n?? prevederle, n?? difendersene.

Zia Amelia aveva fatto osservare tutto questo con abili perifrasi, girando largo, a suo nipote. Non che volesse far vigilare i due giovani e mostrar diffidenza; ma sarebbe stato prudente non lasciarli sempre a viso a viso, in una familiarit?? della quale era difficile ormai stabilire i confini.

Gigi Barbano aveva risposto ch'era pi?? sicuro di Nicoletta che di se medesimo; che quel ragazzo gli ispirava una piet?? profonda; gli avevan tolto il padre ch'egli amava teneramente per rinchiuderlo in una casa di pazzi donde non sarebbe uscito mai pi??; la madre sua, a dir poco, leggera e volubile; il patrimonio ridotto a qualche centinaio di migliaia di lire, le quali sarebbero durate, s?? e no, un anno col malgoverno della contessa. Che rimaneva a Bruno? L'amicizia di Nicoletta, la fiducia di lui, Gigi. Non altro. Egli aveva promesso a Bruno d'essere un fratello, ed era; come Nicoletta era una sorella per lui.

Zia Amelia non aveva insistito.

Ma la frase voleva far presente a Gigi il colloquio di poco prima.

???Un bel cavaliere!???disse Gigi alzandosi e avvicinandosi a
Brunello.???Un bel cavaliere che tutte le donne vorranno disputarsi!

Nicla represse a mala pena un sussulto.

Le parole venivano opportune a rammentar l'audacia di Claudia Viviani; la quale, respinta, s'era messa a capo d'un gruppo di pettegole per bene che andavano sparlando di Nicla, di Bruno, di Gigi; e certo aveva gi?? spedito a quest'ultimo buon numero di lettere anonime.

???Io preferisco esser cavaliere di zia Amelia!??????rispose Brunello sorridendo.

???E le piccole ragazze di Parigi? e le dame bionde di Vienna????insinu??
Gigi.

Nicla serr?? le mani per angoscia.

???Ascolta!???esclam?? Bruno, abbandonando la matassa e tendendo avido l'orecchio.

Dalla finestra spalancata entrava un'onda di suoni.

Eran le campane delle reti che affioravano; eran le campane del paese che annunziavano il vespro; eran da lungi le campane delle mandre che tornavano alle stalle: una musica lieve portata lievemente sull'aria.

???Com'?? bello!???disse Bruno, che s'era affacciato.

Ai colori brillanti del giorno erano subentrati i fragili colori del tramonto: un morbido color di rosa che sfumava a poco a poco nel color di perla; un pallido cilestre che a poco a poco sfumava nell'argento: e l'acqua, riflettendo con delicata armonia le mezze tinte, aveva le iridescenze dell'opale.

Nicla s'era levata a sua volta e s'era posta a fianco di Bruno presso la finestra.

Ella ricordava.

Quanto l'avevan fatta piangere quegli spettacoli di mestizia, e quei suoni che s'intonavano alla dolcezza dell'ora! Il crepuscolo nella campagna per lei era stato, durante lungo tempo, il pi?? pauroso momento della vita. Aveva perduto Brunello. Tutto diceva che non sarebbe tornato mai pi??; e non aveva persone a cui confidarsi. Le campane singhiozzavano qua, l??, sui monti, in basso, da lungi e da vicino; il sole calava tra una pioggia di cenere; e Brunello viaggiava, chiamandola invano com'ella chiamava lui, e le loro voci andavano disperse nella vastit?? del mondo.

Ed era tornato, subitamente.

Era a un passo, appoggiato alla finestra, l'occhio velato da soave tristezza e un incerto sorriso sulle labbra. Era a un passo; e le apparteneva come cosa sua, nel pi?? profondo del cuore; ella sapeva il pensiero di lui, ed egli sapeva il suo pensiero; ella poteva fare di lui ci?? che pi?? le fosse piaciuto, ed egli di lei poteva disporre come d'una schiava.

???Amore!???sussurr?? Nicla cos?? piano, che Bruno solo ud??, quasi la voce venisse dal cuore pi?? che dalle labbra d'una donna.

L'eco delle campane si smorzava con lento rintocco. Il cielo era ormai tutto grigio, e le acque riprendevano il loro color verdastro.

Ma dal giardino sottostante s'innalzavano volute di profumi con una sinfonia pi?? vasta che non fosse stata tra il cielo e l'acqua.

Erano aromi che venivano dai cespi immersi nell'ombra come in un mistero; dardi velenosi che ciascun fiore vibrava; parole di volutt?? che esalavano dalle corolle; incitamenti al piacere che traboccavan dai calici; e tutti insieme si dilatavano nell'aria, ebbri ed inebbrianti, nell'ultimo spasimo della morte che impendeva, nell'ultimo brivido che precedeva la notte.

Salivano, oscillavano, si moltiplicavano, si diffondevano, si facevan pi?? acuti, bagnavano il viso, penetravan le carni di Nicla e di Bruno, affacciati su quel prodigioso veleno.

E Nicla aveva la visione d'infiniti piccoli mostri lascivi che si tenevan per mano, superbi di straordinarii colori, armati d'armi variopinte, chiomati di chiome cangianti, screziati, spruzzati, gemmati, picchiettati, che le si serravano e le danzavano una tresca furiosa intorno.

Sentendosi prender dalla vertigine, si ritrasse prestamente e si rifece a parlare con Gigi e con zia Amelia. Ma Bruno rimase alla finestra per bere tutto il veleno che i fiori gli prodigavano e impallidire di desiderio e di passione.

Ogni giorno e per tutti i giorni ch'egli rimase a villa Barbano, quella sorda tempesta and?? in lui e in Nicla imperversando.

L'uno e l'altra resistevano perch?? Gigi era tra di loro, e la sua presenza li richiamava alla realt??; innanzi a lui svanivano i sogni, e i pensieri obliqui si ritraevano sconfitti.

Ma il desiderio era cos?? atroce, la lotta cos?? vana, che Brunello schivava la sua amica; toccava a lei andare a cercarlo e condurlo a rivedere i luoghi pi?? cari; pareva che la vertigine rattraesse, o che avesse da tempo deliberato d'abbandonarvisi e di morirne.

Gigi Barbano, il quinto giorno, annunzi?? che ripartiva per Milano.

Brunello s'offerse di riaccompagnarlo.

???No,???rispose Gigi.???Tu rimani; io star?? assente un giorno e voglio ritrovarti qui.

Soggiunse:

???Vi affido alla custodia di zia Amelia.

La vecchia disse:

???Conducilo con te; andrete e tornerete insieme.

Gigi non rispose, e part??. L'inquietudine di sua zia lo indispettiva come una tacita offesa a Nicoletta.

Un'ora dopo la partenza di lui, giunse un telegramma di Clara Dolores.
Aveva scelto finalmente la campagna, e desiderava salutare Brunello.

Egli disse a Nicla, mostrandole il telegramma:

???Partir?? questa sera.

Nicla riflett?? un istante, poi rispose:

???Puoi partire domattina.

E guardandolo negli occhi, soggiunse con voce breve:

???Siamo soli!??? Resta!???

XXVI.

Andarono sul tramonto a salutare il bosco di cerri e di castagni, che chiudeva, come perle in un monile, i ricordi pi?? belli nelle ombre e nei silenzii delle sue verzure.

Non v'erano stati mai, quasi temendo che innanzi a tanta gioia e a tanta mestizia le forze avessero ad abbandonarli.

Bruno aspettava sulla soglia della villa. Si volse udendo il passo di
Nicla, e si sbianc?? in viso.

Ella era apparsa, tutta chiusa in un abito color d'acciaio, con un morbido cappello bigio messo di traverso sulla chioma a guisa del feltro d'un arlecchino; e aveva i guanti bigi lunghi fin oltre il gomito.

Bruno la squadr?? da capo a piedi desiderosamente, e non disse nulla.

Ma mentre s'avviavano, Nicla raccont??:

???Sai che quando eri piccino, mi facevi qualche volta paura? Avevi di tratto in tratto idee cos?? strane, che mi domandavo chi tu fossi e donde venissi. Mi sembravi un faunetto sbucato da una siepe, e pensavo a un quadro che avevo visto a Roma e mi aveva molto offesa qualche anno prima.

???L'avr?? veduto anch'io, forse,???mormor?? Bruno.

???Forse,???ripet?? Nicla.???Alla galleria Corsini.

Esit?? un poco, e quindi aggiunse:

???Un piccolo quadro, nel quale un fauno, appostato dietro una quercia, allunga la mano a denudare una ninfa che dorme; e il tramonto ?? rosso.

???Lo rammento,???disse Bruno. Egli era turbato; ella gaia e sicura

???Siamo soli,???disse, varcato appena il limitare del bosco.???Non ti senti felice?

Il bosco era incendiato dal tramonto, sul cui fondo spiccavan pi?? decisi i fusti dei cerri e dei castagni; gli archi formati dalle fronde sembravano gallerie in fiamme, dentro le quali oscillavano stupendi riflessi d'oro.

A mano a mano che Nicla e Brunello inoltravano, si spegnevano le voci del mondo, e alle loro spalle si chiudevano le dense cortine di fogliame, mosse dal brivido d'una brezza impercettibile che veniva dal lago.

???Ecco,???disse Nicla.???Qui in questa radura, mi sei parso un faunetto impertinente; e qui un'altra volta mi dicesti che volevi fare uccidere Duccio.

???Com'?? bello,???osserv?? Bruno,???il riflesso di porpora sul tuo vestito d'acciaio! Sembra che la tua anima proietti una luce.

???Ti ricordi il giorno in cui ho messo per te un abito simile a questo????domand?? Nicla.

???L'ultimo giorno. E tu non volevi dirmi che lo avrei indossato per me. Io ne rimasi tanto mortificato???.

Nicla rise.

????? vero, ?? vero!???esclam??.???Abbassavi il capo e mostravi il broncio.

??????. tanto mortificato, che finisti col confessare!???soggiunse Bruno.

???Strana cosa! Gi?? allora,???osserv?? Nicla,???io facevo per te quel che si fa per un amante; e tu godevi con la intelligenza d'un uomo.

La radura s'era allargata; il terreno molle e grasso era invaso da ampie chiazze di color porporino, simile a sangue vivo; molti alberi eran caduti sotto la scure, e un cumulo di tronchi era disposto a gradi sopra un lato.

Nicla sedette. Bruno s'accovacci?? ai suoi piedi.

???Ascolta!???disse Nicla.

Tesero ambedue l'orecchio.

Veniva dal fondo uno stormire di foglie, un frullo, un pispigliare sommesso, come se il bosco intero agitato dalla brezza fosse stato percorso da un fremito voluttuoso; e di tanto in tanto qualche vecchia corteccia si screpolava scricchiolando.

Sole voci del mondo, giungevano confusi, quasi interrotti dall'intrico di foglie e di rami, i suoni delle campane che la lontananza faceva pi?? flebili. Su qualche tronco le cicale ostinate mandavano con le elitre uno stridulo saluto al giorno agonizzante.

Aliava intorno lo spirito del bosco, che chiedeva ombra dopo tanto sole. Il cielo trascolorava: si smorzava la porpora, si faceva opaco l'oro.

Nicla parl?? sottovoce, mentre, appoggiato un gomito sulle sue ginocchia, Bruno la guardava.

???Qui ti ho cantato i versi la prima volta,???ella disse.

???S??,???rispose Bruno.

Anch'egli parlava a bassa voce, per non turbar le armonie e la deliziosa pace del luogo.

???S??, e da quel giorno ho cercato con bramosia i libri a ritrovar la musica che tu mi avevi svelata.

???Qui,???seguit?? Nicla,???i nostri destini si fusero, e io promisi a me stessa inconsciamente che sarei stata tua sempre. Tu potevi da quel giorno chiedermi l'anima e t'avrei dato l'anima; l'amore, e t'avrei dato l'amore; la vita, e t'avrei dato la vita. Io ti dar?? tutto questo, bambino mio, perch?? te l'ho promesso quando ancora tu non sapevi.

Bruno mosse le labbra, e Nicla lo ferm??.

???Ascolta!???disse.

Il vento s'era alzato pi?? forte; il brivido delle fronde riempiva lo spazio. Era uno scroscio, uno schianto che scuoteva tutto fin nelle pi?? intime latebre il bosco, dalla vetta del monte all'estremo lembo che fiancheggiava la strada; e dondolavano i cimi degli alberi, e le chiome di mille verdi si mescevano; tremavan gli archi delle imaginarie gallerie, si scomponevano, si riformavano. Un ritmo ignoto agli uomini conduceva la lenta danza di foglie e di rami.

Nicla rispose:

???Ora tu mi devi giurare.

Bruno la fiss??. Spiccava sopra uno sfondo paonazzo, tutta serrata nel suo abito d'acciaio come in una sacra armatura, e il busto svelto ed eretto balzava su dalla sobria curva dei fianchi. Aveva nel volto diffusa una bellezza nuova serena, e dentro gli occhi una fiamma ferma e costante.

???Tu mi devi giurare,???ella seguit??, vedendo lo sguardo interrogativo di Bruno.

???Perch??????domand?? il giovane.

???Non chiedere. Giurami che qualunque cosa avvenga, tu non morirai.

???Io volevo morire,???confess?? Brunello, chinando la fronte,???volevo morire. Chiederti l'amore per una volta sola, per una sola notte, e poi morire con te.

???No!???disse Nicla con un gesto risoluto del capo.???Devi vivere.
Giurami che vivrai.

???Oh, amica mia,???proruppe Bruno,???io non ho mai conosciuto la felicit??. Volevo berla dalla tua bocca e morire.

???No!???insistette Nicla.???Devi vivere. Giurami che vivrai!

Bruno esit?? un istante, poi interrog??:

???Se giuro, tu sei contenta?

???Sar?? molto contenta. Non chiedo altro.

???Giuro!???disse Bruno.

???Per quel che hai di pi?? sacro al mondo?

???Per quello che ho di pi?? sacro al mondo.

???Per la vita di tuo padre e di tua madre?

???Per la vita di mio padre e di mia madre.

Il seno di Nicla si sollev?? in un grande respiro di pace; ella afferr??
Bruno e lo strinse fra le braccia.

???Ora posa il capo nel mio grembo,???seguit?? con espressione di gaudio che le tremava nella voce e le traluceva dallo sguardo.???E ti dir?? il canto che ti piaceva, bambino!

Curva su di lui, sfiorando con le mani leggere il volto e i capelli di Bruno che le apparteneva, disse con la voce limpida di cristallo, armonica di penombre e d'inflessioni:

????????Ti rapir?? nel verso; e tra i sereni
????????Ozi de le campagne a mezzo il giorno,
????????Tacendo e rifulgendo in tutti i seni
????????????????????????????????????Ciel, mare, intorno,
????????Io per te sveglier?? da i colli aprichi
????????Le Driadi bionde sovra il pi?? leggero
????????E ammiranti a le tue forme gli antichi
????????????????????????????????????Numi d'Omero.

Bruno aveva chiuso gli occhi e scivolava lentamente in un abisso profondo di volutt??.

Gli venivano incontro, recati da quella voce ch'era per lui divina, gli incantevoli ricordi della sua infanzia. Ed era ancora fanciullo, e le formidabili cose della vita, e il ghigno del destino e le ansie e le torture e le speranze cupe e il bisogno di guerra e la strada spalancata innanzi ch'egli doveva percorrere fra i triboli fino al fondo, e i d??moni che lo rodevano, e l'odio e il dispregio che gli davano amaro alla bocca, e il sarcasmo e la sottile ironia velenosa, tutto era scomparso come sparivan le furie di Saulle al dolce tocco dell'arpa di Davidde.

E una giocondit?? sconosciuta gli saliva dal cuore, una confidenza nella sorte, che ?? arcigna un giorno, e un giorno generosa.

Non lo circondavano ancora le braccia della donna infinitamente amata? Non susurrava ancora intorno a lui il diletto bosco? E la luce non era ancor tutta porpora e di viola e d'oro? Non aleggiava la musica sovrumana dei sogni sconfinati che lo esaltavano in altri tempi?

Ecco; tornava fanciullo; era il faunetto impertinente; pensava alla Croda grinzuta, al Re moro, alla bandierina con l'asinello, e voleva far uccidere Duccio che aveva offeso Nicla.

????????Noi coglierem per te balsami arcani
????????Cui lacrim??r le trasformate vite,
????????E le perle che lunge a i duri umani
????????????????????????????????????Nudre Anfitrite.
????????Noi coglierem per te fiori animati,
????????Esperti de la gioia e de l'affanno:
????????Ei le storie d'amor dei tempi andati
????????????????????????????????????Ti ridiranno.

Balsami arcani, veramente, erano stati colti per lui.

Che poteva ancora chiedere? Tutta l'anima d'una vergine sbocciata appena, gli si era votata per l'esistenza intera. Tutta l'anima d'una donna senza macchia gli si era data per sempre.

Egli l'aveva incatenata al suo destino, ed ella non viveva senza di lui; egli poteva distruggerla o levarla in alto, farla sbiancar di contento o morire d'angoscia. Che doveva pi?? chiedere? Serrava nel pugno la sorte d'una creatura umana.

A vent'anni, quando gli altri balbettano appena le prime parole della scienza di vivere, egli era un dominatore. Doveva partir di l??, frangere i ceppi, scagliarsi nella lotta per giungere alla gloria; e gettar quella corona ai piedi della donna, pronta a gettare per lui l'aulente corona della vita.

Due lagrime gli brillarono un attimo sulle ciglia e scesero silenziose per le guance.

Nicla, curvandosi un poco, lo baci?? sulla bocca.

Egli si svincol?? dalla stretta e si guard?? intorno.

???Amore mio,???disse,????? tardi!

Si lev??; e Nicla si lev?? pure con un atto di pigrizia.

La luce andava mutandosi.

Mentre Nicla cantava, l'oro, la porpora s'erano illanguiditi.

Prima d'indossare il suo mantello d'ombra che lo avrebbe affondato tra le altre ombre, tenebra nella tenebra, il bosco si rivestiva d'un manto di viola in cui vibravano gli ultimi riflessi del sole e poche pagliuzze d'oro pallido.

Le fronde avevano moltitudini di velluto, e la radura era un'ampia distesa, un tappeto vasto sul quale avrebbero danzato tra poco e amadriadi e satiri; e tutto era circonfuso da quella luce di viola, che partendo dai morenti sprazzi sanguigni del cielo, sfumava e si perdeva in toni infiniti di bigio e di ferrigno.

Ritti in piedi, Bruno e Nicla s'abbracciarono.

Poi ella abbass?? la testa con grazia, perch?? il faunetto impertinente potesse baciarla dietro l'una e l'altra orecchia, come aveva pensato fanciullo, come aveva desiderato pi?? tardi, come aveva sognato sempre.

???Andiamo!???disse Nicla, scuotendosi.

E tenendosi per mano, s'avviarono.

Precipitava l'ombra alle loro spalle; il manto di viola divenuto grigio si faceva rapidamente fosco; l'armonia dei colori si dissolveva nel buio, il vento sibilava tra i rami e aggirava in terra le foglie a ballo tondo.

Quando furono all'estremo limite, si baciarono di nuovo.

E Nicla disse con voce ferma:

???Fanciullo, vieni da me stanotte!

Poi vedendo che il fanciullo si scolorava in volto, soggiunse imperiosa:

???Ti aspetto!

XXVII.

Durante la notte, il vento aveva soffiato senza posa, adunando grosse nubi pesanti.

Con un'occhiata al cielo, Nicla comprese che tra poco si sarebbe scatenato all'improvviso uno di quegli uragani brevi e furibondi, che danno al lago l'aspetto e la veemenza irresistibile d'un mare in tempesta.

Discese per accompagnar Brunello alla stazione.

Divorato come da una sottil febbre, trasfigurato e vacillante ancora di gioia, egli le and?? incontro.

Lo staffiere aspettava a pochi passi con la valigia.

???Il mio treno s'incrocer?? con quello che riconduce vostro marito,???fece Bruno ad alta voce.???Gli direte, ve ne prego, che io torno domani?

???Gli dir??,???rispose Nicla.

E quando furono in carrozza, si avvinghiarono per le mani con una stretta tenace.

???Ti ricorderai di me, sempre????interrog?? Nicla.

Egli la guard?? attonito.

???Perch?? questa domanda? Non sar?? di ritorno tra poche ore?

???Rispondi!???ordin?? Nicla.

???Potessi vivere secoli,???rispose Brunello,???mai nulla e mai nessuno riuscirebbe a farti dimenticare.

Ella sorrise contenta

Era vestita d'un abito bianco leggero; quando aveva conosciuto Brunello, era tutta bianca; quando l'aveva ritrovato, era tutta bianca, chiusa nell'ermellino; e lasciandolo quel giorno, era tutta bianca. I suoi occhi sfavillavano.

???Ricordati,???ella disse ancora,???ci?? che mi hai giurato ieri sul tramonto.

???Potrei dimenticare un giuramento, il primo giuramento che ti ho fatto????rispose Brunello.

Allorch?? furono alla stazione, ed egli stava per salire sul treno, la donna seguit?? a bassa voce:

???Desidero baciarti.

Si guard?? intorno; la stazione era popolata di villeggianti in attesa del treno che doveva giungere da Milano.

????? impossibile!???disse.

E con voce in cui era tutto lo schianto d'un'anima, soggiunse:

???Addio, Brunello; addio, bambino caro; addio, passione; piccolo fauno impertinente! Io sono felice!???

???Io sono felice!???rispose Brunello,???a domani!

Pos?? brucianti le labbra sulla mano di lei; poi dal treno salut?? di nuovo pi?? volte. Ella rispose, e stette a guardare le vetture nere che si dilungavano, che sparivano tra nugoli di vapore candido; impietrita, immobile, assorta, gi?? fuori del mondo.

Poi si volse.

Il suo viso pareva rimpicciolito da un'espressione di dura volont??; gli occhi, perduto lo sfavillio di poco innanzi, avevano una luce raccolta e fosca.

Scese dalla carrozza innanzi alla villa e si allontan?? verso la darsena.

Con una lucidit?? fredda, in cui si sentiva il pensiero lungamente preparato, entr?? nella darsena, sciolse la Saetta, la piccola lancia nera che sopravanzava d'un solo palmo il pelo dell'acqua; afferr?? i remi, e usc?? al largo.

Il tempo s'era rincupito; le nuvole parevano salir buie e gravi da dietro i monti come da una vasta fucina, e le acque cominciavano ad agitarsi, sotto il soffio del vento.

Nicla guard?? se nessuno fosse sulla spiaggia, che potesse scoprirla.
La spiaggia era deserta.

Allora vog?? con forza per arrivare presto nel mezzo del lago; e vide che le venivano incontro ondate paurose, verdastre, coronate di spuma a guisa d'una ricca frangia. La Saetta fu bruscamente sollevata in alto, una e due volte; poi imbarc?? un'ondata a poppa.

Era finita. Nicla sent?? che s'inabissava.

Incroci?? le braccia e mormor?? a fior di labbra:

???Brunello! Amore mio!???

XXVIII.

La contessa Clara Dolores accolse il figliuolo molto gentilmente.

Aveva accettato l'invito d'una famiglia amica, la quale si proponeva di compiere il giro del Cadore in automobile.

???Ho voluto parlarti prima di partire,???ella disse a Brunello con insolita gravit??.

Era seduta nel salotto, fra valigie e bagaglie che doveva spedire per ferrovia.

Brunello, scorgendo le sedie e la poltrona ancora sovraccariche di roba, vesti, libri e gingilli, prese posto sul coperchio d'un baule, come quando piccino teneva tra le braccia il Re moro e meditava intorno alle nequizie del mondo.

???So che tu sei ospite di villa Barbano,???seguit?? la contessa.

???S??, mamma,???rispose Brunello.???Sono corso qui a salutarti, e ritorner?? domani sul lago.

???Chi c'era in villa????domand?? Clara Dolores.

???Nicla, suo marito, e la zia Amelia.

???Sempre?

???No. Ieri Gigi ?? tornato a Milano e ci ha lasciati soli. Stamane dev'essere tornato in campagna. Ma perch?? mi domandi?

???Vi ha lasciati soli,???ripet?? la contessa.

Esitava, quasi avesse qualche cosa di difficile a dire.

???Mi hai presentato tu stesso il signor Barbano,???seguit??.????? un gentiluomo, e si sente che ti ama come un fratello.

Bruno strinse le labbra, volgendo impacciato il capo a guardar fuori della finestra.

???Non ?? vero????riprese la contessa.

????? vero!???conferm?? Bruno.???Come un fratello!

Vi fu un breve silenzio. Clara Dolores esitava ancora. Infine si decise:

???So che tu ami molto Nicoletta e che Nicoletta ti ama molto. Sar?? oggi forse pi?? bella di quando l'ho conosciuta. Ebbene, figlio mio, tu che sei onesto, devi allontanarti da lei???.

???Che cosa dici, mamma????esclam?? Bruno, quasi con un grido, alzandosi in piedi.???Sarebbe come se tu mi proponessi di strapparmi il cuore.

???Lo so,???rispose Clara Dolores.???Ti propongo una cosa terribile. Ma a lei, a Nicoletta, io non posso parlare, e potessi anche, non dovrei. Non ne ho alcun diritto.

Riflett?? un istante, e quindi prosegu??:

???So anche dove andate: andate incontro a una passione che vi spezzer?? tutti. Figliuolo mio, perdonami se ti dico questo. Nicoletta non sapr?? mai resistere. ?? stata sempre tua; non ha amato che te in tutti questi anni, ha posto come scopo della vita non la felicit?? sua propria, ma la tua. Ti si dar?? perch?? ti appartiene, con la semplicit?? d'una donna che non pu?? pi?? ragionare. Tu devi salvarla. Non ritornerai sul lago. Non ritornerai pi??. Partirai oggi stesso con me. Dar?? io gli ordini.

S'interruppe.

Bruno le si era gettato ai piedi e le si aggrappava alle vesti come un bambino.

???Mamma,???supplic??,???un giorno solo! Concedimi un giorno! Lascia ch'io la riveda, che le dica addio! Partir?? con te poi, ti obbedir??; ma dammi l'ultima gioia, l'ultima disperazione di rivederla.

Clara Dolores scosse il capo e aggiunse risolutamente:

???No. Nemmeno un'ora! Sareste perduti! Tu sei gi?? pazzo; lo sento nella tua voce. Ascoltami bene, Brunello. In qualunque altro caso e per qualunque altro uomo, io avrei fatto finta di non vedere e di non capire. La vita ?? lotta, e ciascuno si difenda come pu??. Ma Gigi Barbano ti ha gettato le braccia al collo, me lo hai raccontato tu stesso, e ti ha aperto la casa e ti ha dato il nome e i diritti d'un fratello. E io non posso sapere e tacere, indovinare e permettere. Non si tradisce l'ospitalit?? d'un uomo come il marito di Nicla.

???Mamma, mamma,???interruppe Bruno, sempre inginocchiato innanzi alla contessa.???Tu non comprendi? Come potrei spiegare a Gigi la mia partenza subitanea? Gli ho promesso di tornare!

???Spiegher?? io. Scriver?? io oggi stesso,???promise Clara Dolores.???Gli dir?? che sono malata, che parto per una cura e che desidero averti con me. Scriverai anche tu la stessa cosa. Far?? scrivere dal medico, se non basta, perch?? tutto sia chiaro. Ma tornare laggi??, mai, neppure per un'ora! Non si tradisce un uomo come il tuo amico.

Bruno si lev?? in piedi.

???Sei implacabile!???disse.???Vuoi che Nicla e io moriamo.

???Non morirete; sar?? una spaventevole prova, ma ne uscirete vittoriosi,???rispose calma la contessa.???Lo dovete alla vostra coscienza e al vostro onore.

???No, no, no!???disse Brunello, scuotendo il capo.???La coscienza, l'onore, sono parole: io non posso vivere senza Nicla, e Nicla non pu?? vivere senza di me.

La contessa si lev?? pianamente e avvicinatasi al giovane gli osserv??:

???Tu parli gi?? come in delirio, figliuolo mio. Se tuo padre fosse qui, ti pregherebbe con me.

???Mamma,???balbett?? Bruno.???Il pap?? mi pregherebbe? Tu credi?

???Ne sono certa,???disse Clara Dolores con fermezza.???Egli ha commesse molte leggerezze nella sua vita, e lo sappiamo, e ne ?? stato troppo punito. Ma io so che non avrebbe mai tradito l'ospitalit?? d'un amico. Egli sognava che tu fossi forte. E dov'?? la tua forza, se non sai vincere una battaglia, una grande battaglia? Ti domando questo sacrificio in nome di tuo padre, che te ne sarebbe grato!

E parlando, scrutava sul volto bianco e disfatto del figlio le fasi della lotta che s'era scatenata furiosa nel suo cuore.

???E che varr?? questo sacrificio,???disse Brunello a un tratto,???s'egli non lo sapr?? mai?

???La pace della tua Nicla non varr?? dunque nulla essa pure????domand?? la contessa.

???Mamma, lascia ch'io la riveda,???implor?? di nuovo Brunello.???Un giorno solo. Le dir?? ci?? che tu mi hai detto; la pregher?? d'essere forte come sar?? forte io.

???Ah, bambino, e cadrete nelle braccia l'una dell'altro!???esclam??
Clara Dolores.

Quindi seguit??, inesorabile:

???No, neppure un'ora, neppure un minuto! Vi rivedrete fra dieci anni!??? Non credevo, Brunello, che nemmeno il pensiero di tuo padre riuscisse a piegarti???. ?? dunque una passione che non conosce pi?? nulla di sacro e non s'arresta davanti a nulla?

Bruno esit?? ancora un istante; poi con uno sforzo supremo, dichiar??:

???Ti obbedisco!

E a capo basso usc??, allontanando dolcemente sua madre che aveva aperto le braccia per serrarlo sul petto. Ma quando giunse nello studio, sent?? che precipitava in un abisso.

Nicla era stata sua la notte prima. Ed egli fuggiva? E come confessare a sua madre che ormai era troppo tardi, ch'egli non poteva abbandonare una donna, la quale gli aveva dato l'ultima, la pi?? grande, indimenticabile prova del suo amore?

Seduto innanzi al tavolino, con la penna appuntata sulla carta, cercava invano una parola, una frase, che non fossero vili???.

Ud?? battere discretamente all'uscio.

???Avanti!???disse.

Entr?? il Salapolli.

????? arrivato un telegramma per lei, conte,???egli annunzi??.

???Sar?? Gigi,???rispose Brunello,???che insiste perch?? non manchi domani.
Leggi pure.

E torn?? a cercar nella mente una frase, una parola, che non fossero vili; ma non udendo pi?? voce dal Salapolli, gir?? il capo verso di lui, e lo vide bianco, terreo, muto, col telegramma aperto nelle mani tremanti.

Gli fu sopra d'un balzo, gli strapp?? il telegramma dal pugno. Cinque parole.

??Nicla annegata. Vieni subito. Gigi??.

La sua bocca si aperse a un grido rauco, che somigliava all'urlo d'una belva ferita a morte; e battendo l'aria con le braccia, Brunello Traldi precipit?? al suolo, di schianto.

XXIX.

Bruno Traldi fu per pi?? mesi ammalato, e vegliarono al suo capezzale la madre e il vecchio Salapolli.

Il male era strano; una invincibile malinconia struggeva il giovane; di tanto in tanto i medici esponevano una teoria nuova e prescrivevano una nuova cura. Brunello non pot?? salvarsi dai medici e dai mali che grazie alla sua fresca et??.

Era condannato a vivere; aveva promesso di vivere, solennemente.

E il sacrificio di Nicla sarebbe stato vano, s'egli dalla vita non avesse tratto forza a lavorare e a gettar qualche luce su quel nome dei Traldi di San Pietro, il quale era stato caro a lui quanto alla sua amica scomparsa.

Entrato appena in convalescenza, si mise all'opera; e diciotto mesi dopo il giorno di sventura, il libro di Bruno Traldi vide la luce.

Aveva da lungo tempo imaginato un poema, un romanzo di gioia e di fede; e inesorabilmente doveva creare un poema di sconfinata angoscia.

L'umanit?? cieca che s'avvolge a spirale su s?? stessa come s'avvolge il serpe in numerosi anelli; le schiere bestiali di gente nata a far folla e a brulicare come una verminaia; le illusioni di coloro i quali credono alla gloria, rumore di cento anni, e lottano per trovar posto fra gli eletti, che formano essi medesimi una folla di cui tutti in breve si dimenticano; il galoppo incessante di popoli e di razze che conclude in un baratro, nel nulla; l'inutilit?? fatale dell'opera e l'inutilit?? fatale dell'ozio: questo era il quadro, in cui si muovevano i suoi personaggi. E si muovevano con franchezza, condotti da mano maestra. Egli aveva s?? precocemente e intensamente vissuto e dentro gli occhi portava tante diverse visioni del mondo, che un'acerba esperienza e un penetrante spirito d'osservazione avevan potuto dettargli pagine stupende per verit?? e per colore.

Fu prima un susurro intorno al libro, poi un fracasso insostenibile.

Dissero alcuni che non si trattava d'un poema ma d'un romanzo; dissero altri che non si trattava d'un romanzo ma d'un poema; e non potendo classificarlo esattamente, i critici s'irritarono. In nome della virt??, non pochi si scagliarono contro il giovane frollo e sfiduciato che invece di infiammar le genti, le scorava, invece di drizzar l'ingegno straordinario a predicar qualche fede, adunava tutte le sue forze a seminar lagrime e disperazione.

Menava una guerra sorda e tenace contro di lui Duccio Massenti; il quale andava scalmanandosi per l'immoralit?? del libro, immorale non di quella immoralit?? sciocca e villana che consiste nelle scene e nelle parole e che il pubblico fugge; ma di una immoralit?? congenita, senza farmaco possibile, ch'era in tutta la sostanza dell'opera, nel sangue e nel midollo. E un articolo, certo inspirato da Duccio Massenti, faceva qualche allusione alla vita dell'autore, ai disordini di cui era stato testimonio, a una passione cupa tragicamente finita, di cui era stato protagonista; allusioni coperte, esposte con prudenza, che Bruno e i suoi intimi potevano comprendere e che sfuggivano agli altri.

Bruno Traldi lesse l'articolo e sorrise di dispregio.

???Nicla me lo aveva detto,???confid?? al Salapolli.???Duccio Massenti sarebbe diventato un mio nemico mortale. Egli voleva sposare Nicla, poi diventar padrone di casa mia, poi consigliarmi e condurmi; e perch?? nessuno di questi tre fini gli ?? riuscito, mi odia.

???La signora benedetta,???rispose il Salapolli,???non aveva previsto per??, e nessuno poteva prevederlo, che Duccio Massenti sarebbe stato anche un imbecille; perch?? nulla giova meglio a un libro e a un autore che le polemiche, le ingiurie e le accuse.

Bruno alz?? le spalle.

Il rumore saliva; molti critici confessavano d'essere innanzi a un ingegno strapotente, il quale cominciava con la sicurezza d'un maestro. Nessuno voleva credere che l'autore non contasse per anco ventidue anni, e un giornale ne pubblic?? il ritratto.

Si leggevano in quel volto chiaro dalle linee ferme e dal mento breve un'anima amara e una volont?? ostinata; e tuttavia la giovinezza, una giovinezza senza sorriso, era nella persona dritta come uno stelo e pronta a scattare in corsa.

Il pubblico si gett?? sul libro con avidit??; e il libro avvelen?? molte anime ignare; il tossico ch'era in tutta la vita di Bruno Traldi serpeggiava, entrava nelle fibre, recideva i nervi.

Solo, vicino a Bruno Traldi, in un cantuccio, stava il vecchio Salapolli, che s'ubbriacava di quel trionfo come d'un liquore portentoso; in silenzio, perch?? Bruno non voleva udirne parlare.

Onde il Salapolli ne parlava qualche volta con la contessa. Diceva:

????? la gloria. ?? il genio.

E batteva le palpebre quasi non avesse potuto sostener la luce che sfolgorava intorno alla figura del diletto alunno. E con gli occhi umidi soggiungeva:

???Se il conte Fabiano potesse comprendere!??? Quale consolazione ne avrebbe!??? Come sarebbe superbo!

Ma un giorno la contessa Clara Dolores scosse il capo.

Ella aveva da tempo rinunziato ai piaceri del mondo per stare a fianco del figliuolo, a cui prodigava un tesoro di materna sollecitudine.

E scosse il capo, e rispose:

???Voi mi fate paura, caro amico. La gloria e il genio non hanno dato mai, a chi doveva portarne il peso, se non dolore. Io vorrei che mio figlio non avesse gloria, non avesse genio; e che la vita gli sorridesse, come sorride agli ignoti e ai mediocri.

XXX.

Bruno Traldi era passato indifferente attraverso altri frastuoni. E neppur la vittoria lo commoveva, quasi ne fosse stato sempre certo.

Fuggiva quanto era possibile il mondo. La sua vita oscillava tra la tomba dei vivi in cui suo padre vegetava ancora, e la tomba battuta dal vento e dalla neve e dalla pioggia e lambita dal sole, in cui era stata composta la salma di Nicla.

Andava spesso a trovarla, e la raccomandava amorosamente al guardiano perch?? nulla le mancasse intorno.

Chiedeva a quella memoria la forza di vivere, come aveva giurato.

Dandosi a lui per sempre, Nicla gli aveva gettato ai piedi l'aulente corona della vita. Ed egli gettava ai piedi della cara ombra la corona intossicata della gloria.

Ma assorto innanzi alla candida tomba, gli era avvenuto pi?? volte di stendere le braccia nel vuoto, mentre le sue labbra susurravano il ritornello che il vecchio maestro cantava a lui bambino:

??Tu dormi alle mie grida disperate???E il gallo canta e non ti vuoi svegliare??.

FINE.

End of Project Gutenberg's La freccia nel fianco, by Luciano Z??ccoli

*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA FRECCIA NEL FIANCO ***

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The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S. Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered throughout numerous locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation's web site and official page at http://pglaf.org

For additional contact information:
??????????Dr. Gregory B. Newby
??????????Chief Executive and Director
??????????gbnewby@pglaf.org

Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation

Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide spread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. Many small donations ($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt status with the IRS.

The Foundation is committed to complying with the laws regulating charities and charitable donations in all 50 states of the United States. Compliance requirements are not uniform and it takes a considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up with these requirements. We do not solicit donations in locations where we have not received written confirmation of compliance. To SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state visit http://pglaf.org

While we cannot and do not solicit contributions from states where we have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition against accepting unsolicited donations from donors in such states who approach us with offers to donate.

International donations are gratefully accepted, but we cannot make any statements concerning tax treatment of donations received from outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff.

Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation methods and addresses. Donations are accepted in a number of other ways including checks, online payments and credit card donations. To donate, please visit: http://pglaf.org/donate

Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic works.

Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg-tm concept of a library of electronic works that could be freely shared with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.

Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper edition.

Most people start at our Web site which has the main PG search facility:

??????????http://www.gutenberg.org

This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, including how to make donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks.

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