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I mesi dell'anno ebraico

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I mesi dell'anno ebraico

This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at http://www.gutenberg.org/license.

Title: I mesi dell'anno ebraico

Author: Felice Bachi

Release Date: October 17, 2011 [EBook #37783]

Language: Italian

Character set encoding: UTF-8

*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I MESI DELL'ANNO EBRAICO CON BREVI NOZIONI DI ARCHEOLOGIA BIBLICA ***

Produced by Enrico Segre, Carlo Traverso and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net.

I MESI
??
DELL'ANNO EBRAICO
??
CON BREVI NOZIONI
DI
??
ARCHEOLOGIA BIBLICA
LETTURE
AD USO
DELLA GIOVENT?? ISRAELITICA
PER
BACHI FELICE
RABBINO
TORINO
TIPOGRAFIA LOCATELLI E COMP.
nel R. Albergo di Virt??.
1880.
??
ALLA SANTA MEMORIA
??
DI
??
SANSON LAZZARO Rabbino E G??TELA
??
MIEI GENITORI.

LETTERA.

dell'Ecc.o Prof. Cav. S. Ghiron Rabbino Maggiore


Egregio Signor Rabbino,

Con quella modestia, che La predistingue, La S. S. volle presentarmi la Sua Opera ??I mesi dell'anno Ebraico?? affine di avere il mio avviso prima di pubblicarla. Io la lessi col maggior piacere, dacch?? vi si comprendono nozioni storiche ed archeologiche sulle nostre solennit?? che indubbiamente si potranno leggere con grande utilit?? dalla giovent?? israelitica, al cui insegnamento Ella ha dedicata la vita intiera. Se di vantaggio riescirebbe il di Lei lavoro in ogni tempo, opportunissimo mi pare che dovr?? tornare ai giorni che corrono, in cui con minor fervore sono pur troppo coltivati gli studii sacri dai nostri giovanetti, mentre tanto bisogno dovrebbero sentire di premunirsi contro tante irreligiose tendenze.

Faccio voti cordiali pertanto, affinch?? il suo scritto, fatto di pubblica ragione, Le ottenga quel premio, che non dovrebbe mai fallire a chi dedica il suo tempo all'incremento della Virt?? e della Fede: la ricompensa celeste e la pubblica approvazione. Ums?? hh??n vesc??chel t??v been?? elo??m vead??m.

Mi pregio di dichiararmi con predistinta considerazione

25 marzo 1880.

Suo Devotissimo
??
S. GHIRON.

LETTERA.

dell'Ecc.o Dott. M. Levi Ehrenreich Rabb. Magg.e


Preg.mo Signore,

Nel restituirle il lavoro sui Mesi dell'anno israelitico non posso a meno di porgerle le pi?? sincere congratulazioni per essere riuscito a condurre a termine un'opera molto pregevole, che arricchir?? la nostra letteratura d'un libro per molti rapporti assai commendevole.

Mi piacque anzitutto l'idea d'insegnare ai nostri giovani la nostra storia antica, le leggi, i riti e costumi sacri, prendendo occasione dalle feste, dalle commemorazioni e sacre pratiche, come si susseguono nei vari mesi dell'anno.

Il suo libro mi piace inoltre, perch?? attenendosi nell'esposizione delle dottrine e delle leggi alla pura ed inesausta fonte della Santa Scrittura, Ella non trascura di rendere all'antica Tradizione il riguardo e l'omaggio che le ?? dovuto; mi piace infine, perch?? destinato ad erudire la nostra giovent?? in ci?? che nell'istruzione della medesima deve occupare il primo posto, il suo libro ?? adorno di quei pregi che a siffatti lavori non devono mancare, voglio dire la chiarezza, l'ordine, forma attraente ed estensione e profondit?? d'insegnamenti proporzionati allo scopo che veggo essere quello di far conoscere, apprezzare ed amare ai giovani israeliti le nostre antichit??, la nostra Religione e le sacre pratiche che da essa traggono origine.

Mi abbia, Egregio Signore, quale sono con distinta stima

23 ottobre 1879.

Devot. Amico e Servo ??????
??
M. LEVI EHRENREICH.

INTRODUZIONE

Ai buoni e cari fanciulli Israeliti.

Col mio libro di Morale pratica, intesi proporre alla vostra meditazione una raccolta di atti nobili e generosi narrati nella Bibbia e nei libri Talmudici, dandovi altres?? un saggio del sapere dei nostri antichi Dottori, mediante svariati assiomi ed apoftemi morali applicabili alle contingenze della vita domestica e sociale.

Quel mio lavoro fu assai modesto; ed ora un secondo ne intraprendo, e per darvi ragione e di quello e di questo, vi dir?? che mi vi indusse la decadenza fra noi dello studio della lingua ebraica e relativa letteratura. Un secolo addietro, lavori di gran lunga superiori ai miei, ed i miei in conseguenza, sarebbero stati inutili e totalmente incurati; ritenuto che non fossevi Israelita, che di poco si levasse dalla mediocrit??, a cui non fossero famigliari i libri talmudici, o per lo meno le raccolte aneddotiche e morali da essi estratte e proposte a studio scolastico.

Oggid?? la bisogna corre assai diversa; la lingua sacra ?? pi?? che trascurata....; e se voi arrivate a leggere una lezione del Pentateuco, anche senza capirne il senso, credete, o vi fanno credere, abbiate fatto abbastanza per l'educazione vostra religiosa.

Egli ?? per questo motivo che noi preposti alla vostra educazione sentiamo il bisogno, il dovere d'iniziarvi nelle cose giudaiche: di farvi conoscere la storia del popolo nostro, i suoi usi, i suoi costumi, i passi da lui fatti nel cammino delle scienze; affinch?? cresciuti negli anni, anzich?? arrossire, come molti pur troppo fanno per insipienza, del nome d'Israelita, possiate portare alta la fronte e dire e ripetere ai nemici e disprezzatori del nome d'Israelita: Noi apparteniamo ad un popolo il quale oltre di avere tenuta viva in terra la fiaccola del vero religioso, di molti rami dello scibile fu iniziatore e di altri molti coltivatore a nessuno fu secondo.

Il codice civile e criminale israelitico ha nulla ad invidiare al romano, o a qualunque altro dei popoli i meglio inciviliti: ed anzi in molti punti, massime nella parte criminale, li supera. In quanto ad astronomia e medicina, nel medio evo ancora, allorch?? il nome d'Israelita era colpito d'immeritato obbrobrio, era affidata ad Ebrei la salute di re e principi, e persino quella dei papi: e furono Ebrei quelli che emendarono gli errori astronomici del calendario Giuliano, e collaborarono alla compilazione delle tavole Alfonsine e calendario Gregoriano.

Ma io m'accorgo di escire dal seminato e di essere gi?? ito assai oltre di quanto conveniva per la introduzione del modesto mio lavoro che intitolo: I mesi dell'anno Ebraico; essendo mio scopo segnarvi i fatti pi?? memorabili avvenuti al popolo nostro in ciascun mese, e dei quali come ne serbarono memoria i nostri maggiori, cos?? conviene la serbiamo noi. A complemento poi di questi fatti ho creduto bene di dare alcune fra le pi?? importanti nozioni di Archeologia biblica, distribuendole alla fine di ciascun mese. Vi riescano utili queste letture e valgano ad inspirarvi amore pel giudaismo, ed io mi terr?? appieno compensato.

NOZIONI PRELIMINARI

DIVISIONE DEL TEMPO

?? 1.???Stagioni.

A differenza degli Europei che divisero l'anno in quattro stagioni, gli Orientali usavano dividerlo in sei parti che noi distingueremo col titolo di epoche, poich?? pare che tale divisione fosse stata addottata anche presso gli antichi ebrei. Probabilmente essi la fondavano sopra un versetto del Pentateuco che ora noi andremo a citare. Dopo il diluvio, quando Dio strinse l'alleanza con No?? e gli promise che non avrebbe pi?? mandato il diluvio a distruggere la terra, perch?? la tentazione del cuore umano ?? cattiva dalla sua giovent??; soggiunse: ??Per tutta la durata della terra la seminagione (I) e la mietitura (II), l'inverno (III), e l'estate (IV), la primavera (V) e l'autunno (VI), il giorno e la notte non cesseranno??.

Esaminiamo dunque brevemente queste sei epoche dell'anno ebraico.

L'epoca prima, quella della mietitura, comincia alla met?? di aprile per finire alla met?? di giugno (secondo e terzo mese dell'anno ebraico). Per tutto questo tempo il cielo ordinariamente ?? sereno; ma ai primi giorni d'aprile l'aria comincia a farsi calda.

L'epoca seconda ?? la stagione dei frutti e dura dalla met?? di giugno alla met?? di agosto (quarto e quinto mese). Il calore comincia ad ingagliardire tanto che gli abitanti dormono spesso sui terrazzi1 a cielo scoperto.

L'epoca terza, segna il tempo del gran caldo che si fa sentire eccessivo dalla met?? di agosto alla met?? di ottobre (6?? e 7?? mese), e per la sua ardenza i ruscelli si asciugano e la terra si screpola. Le pioggie sono bens?? rarissime dalla met?? di aprile alla met?? di settembre, ma in compenso cade abbondante la rugiada a ristorare la campagna.

L'epoca quarta ?? quella della seminagione, e dura dalla met?? di ottobre fino alla met?? di dicembre (8?? e 9?? mese). La temperatura ?? varia; sopravvengono pioggie, brine, nebbie, ecc. Il pi?? spesso verso la fine d'ottobre cominciano a cadere le prime pioggie d'autunno, indicate nella Bibbia col nome di ior?? e tanto necessarie ai campi per la germolazione del seminato.

L'epoca quinta segna l'inverno, e comincia alla met?? di dicembre per finire alla met?? di febbraio (10?? e 11?? mese). La neve cade talvolta anche nel piano, ma ?? raro che duri un giorno intiero, ed il ghiaccio sempre sottilissimo si strugge ai primi raggi del sole. I lampi, il tuono e la grandine vengono molto frequenti. Verso la fine di gennaio, i prati cominciano ad abbellirsi di fiori, i maggesi inverdiscono, gli alberi si rivestono di foglie.

L'epoca sesta, che corre dalla met?? di febbraio alla met?? di aprile (mesi 12?? e 1??), ?? la stagione del freddo. La temperatura che nel principio di quest'epoca si mantiene tuttavia freddetta va riscaldandosi a gradi. Nel principio del mese di aprile cadono le ultime pioggie indicate nella Bibbia col nome di malcosc, per le quali si facevano pubbliche preghiere e voti ardenti, essendo esse assai necessarie per la fecondazione dei campi.

?? 2.???L'anno.

Non ?? probabile che i primi uomini abbiano determinato la durata dell'anno e regolatone il corso secondo il cammino del sole; imperocch?? sarebbero loro bisognate cognizioni astronomiche, che solamente pi?? tardi potettero acquistare; epper?? ?? molto pi?? verosimile che essi abbiano preso per norma la state e il maturare dei frutti della terra. Osservando infatti che la state e la maturit?? dei frutti ritornavano, nei principii, dopo dodici lunazioni circa, composero l'anno di dodici mesi lunari, onde nelle et?? primitive l'anno ebbe solamente 354 giorni.

Ma come dopo un certo numero d'anni cos?? computati, lo stesso mese aveva finito per ricondurre stagioni opposte, si sent?? la necessit?? di conciliare l'anno lunare col solare. Difatti dalla narrazione della grande catastrofe diluviana si rileva come fosse gi?? stabilito l'anno di dodici mesi a giorni 30 caduno. Mos?? prescrisse agli Ebrei l'anno lunare: ma affinch?? fosse sempre in armonia col solare, comand?? di offerire a Dio nel secondo giorno di Pasqua, vale a dire nel giorno sedicesimo dopo la neomenia del mese di Nissan, un manipolo di spighe mature (??mer): cos?? se le messi non erano ancora giunte a maturanza i sacerdoti dovevano aggiungere un mese. Questa cosa dovevano farla quasi ogni tre anni, giacch?? gli undici giorni di differenza che passano annualmente tra l'anno lunare e il solare, componevano in tre anni pi?? di un mese intiero. Questo mese aggiunto si chiamava Veadar.

Gli Ebrei avevano un doppio cominciamento d'anno, il sacro d'instituzione mosaica, secondo cui regolavano le feste, i digiuni e tutto quanto si riferiva alla religione; ed il civile, d'instituzione rabbinica, e di cui si valevano per gli affari e le cronache civili. L'anno sacro cominciava in primavera alla neomenia del mese di nissan, l'anno civile cominciava in autunno alla neomenia del mese di tisr??.

?? 3.???Del giorno e del mese.

Sulla durata del giorno furono e sono varie le usanze dei diversi popoli. I Babilonesi contavano i loro giorni da un levare all'altro del sole; gli italiani all'incontro da un cadere ad un altro; gli Ebrei invece da un tramonto ad un altro del sole. Lo spazio d'un giorno intiero, cio?? di 24 ore, viene designato nella Bibbia colle parole: sera e mattina oppure me??rev ad ??rev (da una sera all'altra).

Un'indicazione affatto naturale divide il giorno in tre parti, vale a dire il mattino, quando il sole nel suo mo movimento apparente, s'alza sopra l'orizzonte; il mezzod??, quando il sole giunto alla maggiore altezza ?? a met?? del suo corso; la sera quando esso tramonta e si cela al nostro sguardo. Sono appunto questi i tre tempi del giorno in cui il fedele Israelita deve volgere il suo pensiero e la sua adorazione a Dio. Per??, come fanno ancora tuttod?? gli Arabi, gli Ebrei dividevano il giorno in sei parti ineguali, ed erano: 1?? sciahhar (ricercare, considerare quanto ne circonda) l'aurora; 2?? boker (riconoscimento degli oggetti) mattino; 3?? hhom aiom (riscaldamento del giorno) le ore prossime al meriggio; 4?? ssahora??m (le due luci) il tempo medio del giorno, cio?? il fine della prima met?? e il principio della seconda; 5?? ruahh aiom l'ora del vento (che nelle contrade Orientali spira ogni giorno) sul cadere del giorno; 6?? ??rev (confusione) sera. Il tempo che comincia col tramontare del sole e finisce al momento che le tenebre coprono la terra, viene pure detto: ben-aarbaim, e la notte viene designata col nome di laila.

Quantunque non trovisi menzione delle ore, come l'intendiamo noi, n?? nei libri santi, n?? negli scritti caldaici2 tuttavia ?? probabile che gli ebrei conoscessero la divisione del giorno in 24 ore; e ci?? lo possiamo argomentare dal quadrante d'Ezechia diviso in gradi maal??d, e dalla cognizione che avevano gli Egiziani delle clessidre, inventate, dicevano essi, da Mercurio.

Trovasi la parola regan per significare il minuto.

La settimana veniva indicata col nome ssavuan (giro di sette giorni da ssevan, ssiv??h??). I giorni non avevano nomi peculiari, ma s'indicavano numericamente 1??, 2??, 3?? ecc. Essendo il sabbato il d?? principale della settimana, perci?? si dava anche alla settimana intiera il nome di sabbato.

Oltre le settimane di sette giorni si avevano ancora: 1?? Le ebd??made di settimane, cio?? i quarantanove giorni che correvano dalla festa di Pasqua alla festa di Savu??d; 2?? Le ebd??made d'anni, dei quali il settimo si chiamava anno sabbatico senad assemit??; 3?? Le ebd??made di anni sabbatici, cio?? i periodi di quarantanove anni chiusi dall'anno del giubileo iovel, che cadeva nell'anno cinquantesimo. Lo storico Giuseppe Flavio fa anche menzione di un periodo di dodici anni giubilari, cio?? di seicento anni: ma i libri santi non parlano in verun modo di tale divisione.

Non v'ha dubbio che le varie fasi della luna abbiano fornito occasione ai primi uomini di determinare i mesi. Quando videro che dopo ventinove giorni e mezzo la luna ricominciava la sua carriera, era cosa naturale che, mossi da tale regolarit??, avvertissero questo periodo di tempo, in cui poscia inchiusero il mese. Difatti i vocaboli ebraici adoperati ad indicare il mese sono: ierahh (da iareahh luna); hhodess (da hhadass nuovo ovvero novilunio).

I mesi, tranne pochissimi, venivano anch'essi indicati numericamente 1??, 2?? ecc. Durante la schiavit?? babilonese gli ebrei adottarono i nomi dei mesi babilonesi e i nomi degli angeli3. I mesi stabilmente prescritti colla compilazione del Talmud sono i 13 seguenti: 1?? Nissan indicato nel Pentateuco col nome di abib (maturazione); 2?? Iiar (ziv bellezza, decoro per l'abbondanza dei frutti e dei fiori); 3?? Ssivan; 4?? Thamuz; 5?? Ab; 6?? Elul; 7?? Tisr?? designato nella Bibbia col nome di ierahh aedanim4; 8?? Merhhasvan (bul); 9?? Chisslev; 10?? Theved; 11?? Ssevath; 12?? Adar; 13?? Veadar o Adar secondo.

NISSAN (Marzo-Aprile).

Come s'apre splendido e nobile l'anno ebraico! Con quanta ragione Mos?? pot?? rivolgere al popolo che stava per redimere le seguenti parole: ??Questo mese ?? a voi il capo dei mesi: il primo sia per voi dei mesi dell'anno??; poich?? fu in esso che quello stesso popolo scosse il lungo giogo di dura oppressione, cominci?? ad avere vita politica, ad essere nazione. Riassumiamo questo principale avvenimento della storia del nostro popolo.

Dopo ventidue anni dacch?? Giacobbe piangeva perduto il suo amato Giuseppe, appena lo sa vivo spinto dall'ardente desiderio di abbracciarlo ancora una volta prima di morire, non esita neppure un istante ad aderire all'invito di lui, e portasi in Egitto con tutta la sua famiglia composta di settanta persone. Passato poco meno d'un secolo, e morto Giuseppe e tutti i suoi fratelli, sorge a re d'Egitto un uomo, che agitato dalla paura e guidato da una politica iniqua, infrange ogni legge di lealt??; e dimentico degli immensi benefizii fatti da Giuseppe all'Egitto, a quella famiglia venuta col?? ad ospitare fiduciosa, e fattasi in quel frattempo un popolo numeroso, impose dapprima enormi gravami e poscia nell'intento di estinguerla totalmente decret??: che ogni neonato maschio di essa, venisse violentemente strappato dalle braccia materne e affogato nel Nilo. Ma se Dio pei suoi imperscrutabili disegni permetteva che questa famiglia scelta a ricevere e spandere la sua eterna volont?? fra tutte le nazioni della terra, fosse nei suoi primordi oppressa da dura schiavit??, vegliava nullameno su d'essa con particolare affetto.

Ad una madre, Iochebed figlia di Levi, non resse il cuore di lasciarsi strappare il suo nato dagli sgherri di Faraone. Le riusc?? di nasconderlo. Ma non potendo celarlo oltre a tre mesi, lo espose alle rive del Nilo fidente nel divino aiuto, e quasi presaga di quanto doveva succedere. Iddio, che con segni straordinarii, come ci afferma la tradizione, aveva palesato la grandezza avvenire di quel bambino sino dal suo nascere, dispose che raccolto dalla figlia di Faraone e da quella, stupita dalla sua maravigliosa bellezza, addottato a figlio e chiamato Mos??; venisse condotto alla reggia e quivi educato dai sacerdoti d'Osiride in tutta la scienza del paese.

Per?? n?? le seduzioni della sapienza, n?? quelle della Corte, fecero dimenticare a Mos?? i suoi fratelli oppressi. Dopo luminose vittorie, che a capo degli stessi Egizii che avevano dovuto proclamarlo loro capitano, ottenne sugli Etiopi che avevano invaso e volevano sottomettere l'Egitto5; egli ebbe a provare la pi?? nera ingratitudine. Esigliato per essersi levato in difesa di un suo fratello ingiustamente maltrattato da uno di quegli aguzzini, che strumenti di tirannia, pare che si facciano una legge e trovino una dolce volutt?? nell'aspreggiare vilmente i miseri pazienti sottoposti ai loro ordini; dovette riparare in Madian ove trov?? cortese ospitalit?? presso un certo Ietro sacerdote di quel paese e del quale ne spos?? poscia la figlia Z??fora.

Nella solitudine del deserto di Sinai presso cui pascolava le pecore dello suocero, invigorendo il suo nobile e magnanimo cuore matur?? il sublime proposito di tornare in libert?? i suoi fratelli e di farne un popolo segnalato fra le nazioni. Certo dell'appoggio divino che nel roveto ardente vinceva le estreme sue riluttanze, inspirate dalla sua modestia e dalla gravezza dell'incarico che stava per assumersi6, va in Egitto: e col fratello Aronne arringa il popolo d'Israele, e lo persuade che il Dio giusto e forte dei suoi padri conobbe i suoi dolori, vide l'angoscia del suo animo; e lo trarr?? da quella vita di avvilimento e di patimenti e lo condurr?? in una terra beata promessa ad Abramo, Isacco e Giacobbe, e da loro gi?? abitata. Portatosi poscia al cospetto di Faraone gli domanda la libert?? del popolo primogenito di Dio in nome di quell'Essere che fu, ??, e sar??7. Faraone con un'alterigia dissennata, non si soddisfa di rispondere con un rifiuto dicendo di non avere cognizione di tale Iddio; ma con una iniqua disposizione impone sul popolo un nuovo gravame, attribuendo la domanda fatta da Mos?? unica conseguenza della loro pigrizia. Ma coll'opera di mirabili prodigi, detti le dieci piaghe d'Egitto, Mos?? rende manifesta a tutto l'Egitto la onnipotenza del vero Iddio, e libera Israele arricchito delle spoglie dei suoi oppressori8 che prima eransi arricchiti del suo lavoro di oltre due secoli9.

Pare essere destino dei tiranni di non volere o potere mai cedere alla ragione acciecati dalle loro prave passioni. Cuocendo al Faraone di avere permesso a tanti uomini di sottrarsi al suo giogo, e non potendo comportare che quel popolo che per tanti anni aveva dovuto curvare il capo alla sua verga se ne andasse libero; raccoglie in fretta il suo esercito e si pone ed inseguirlo, onde ritornarlo di nuovo alla sua soggezione. Ma allora appunto lo aspettava una terribile punizione che tardi o tosto colpisce sempre l'ostinato ed inumano oppressore. Breve strada disgiunge l'Istmo di Suez dalla terra che Dio aveva promessa agli Ebrei; ma siccome questi avrebbero incontrato prontamente i Filistini, e siccome il dovere subito combatterli avrebbe in essi risuscitato il desiderio di tornare in Egitto, perch?? una secolare schiavit?? ne aveva avvilito il cuore e domato il coraggio, Mos?? fece loro prendere la via del deserto.

?? assai difficile il precisare oggi le posizioni, a cagione dei grandi cambiamenti che una lunga serie di secoli, fece subire alle spiaggie del Mare Rosso. La prima tappa fu fatta in un luogo detto Sucoth (tende) probabilmente a causa delle tende col?? rizzate; la seconda ad Etan. Per?? affine d'ingannare il re d'Egitto, facendogli credere di essersi smarrito in quelle inospiti e sconosciute solitudini, Mos?? fece accampare il popolo con una marcia retrograda tra Migdol e il mare dirimpetto a Baal-Sefon.

Era il sesto giorno dall'uscita d'Egitto, e il popolo alzando gli occhi videsi vicino la formidabile oste di Faraone. Smarrito, grida al suo conduttore: ??Ecch??! non eranvi forse sepolcri in Egitto, che ci conducesti a perire in questo deserto? Perch?? ne traesti dall'Egitto??? Mos??, avvisato da Dio del grande fatto che stava per succedere, li conforta con queste parole: ??Non temete! Oggi per l'ultima volta voi vedrete gli Egizii. ?? l'Eterno che combatter?? in vostra difesa??. Sorge l'alba del settimo giorno, e dietro l'ordine di Dio, Mos?? batte colla sua verga i procellosi flutti del mare: ed oh prodigio! le acque si dividono, e schiudono nel loro seno un ampio passaggio ad Israele che lieto vi si precipita, onde frapporre il mare tra s?? e l'inimico. Acciecato dal desiderio di vendetta, Faraone ordina al suo esercito d'inseguire i fuggenti, che gi?? toccavano l'altra sponda. I soldati accortisi, ma troppo tardi, dell'estremo pericolo che loro sovrastava affannosamente gridavano: ??Fuggiamo, fuggiamo da Israele, poich?? Iddio combatte per lui contro l'Egitto??. Intanto Israele esce festosamente dal mare, e Mos?? batte di nuovo colla sua verga le acque, le quali con immenso fragore ripigliano il loro corso ordinario, e seppelliscono nei loro abissi quegli ostinati oppressori. Un sublime cantico, la lirica pi?? antica giunta insino a noi, venne composto da Mos??; e coll'accompagnamento di strumenti musicali venne cantato dal popolo ad onore di quel Dio, che si dimostr?? tanto buono e potente in suo favore.

Ecco il grande avvenimento che diede origine alla instituzione della festa di Pasqua o delle azzime Pessahh o hhag amassod, che noi celebriamo nel plenilunio di Nissan, cio?? dai 15 ai 22 di questo mese. La doppia denominazione con cui viene designata questa festa avviene da ci??, che colla parola Pessahh (che significa transito, salto) si vuole commemorare l'incolumit?? serbata ai primogeniti ebrei quando l'angelo di Dio uscendo per l'Egitto ad uccidere indistintamente i primogeniti degli uomini e delle bestie, saltava le abitazioni degli Ebrei frammischiate a quelle degli Egiziani; e coll'altra denominazione di hhag amassod si vuole ricordare il comando dato da Mos??, e costantemente quanto scrupolosamente osservato dal popolo ebreo, di cibarsi d'azzime per tutto il tempo della sua durata.

Quantunque sia forse cosa superflua, pure ricordiamo, che lo scopo di questa ordinazione fu quello di volere commemorare il pane dell'afflizione che mangiarono gli Ebrei nella loro precipitosa uscita dall'Egitto; inquantoch?? fu talmente forte lo spavento provato da Faraone e da tutti gli Egiziani, vedendo istantaneamente cadere esanimi i loro primogeniti, e non trovarsi casa ove non vi fossero morti; che raccoltisi frettolosamente presso Mos?? ed Aronne li stimolarono, li obbligarono ad allontanarsi immediatamente dal loro paese, pregandoli pure a volerli benedire prima della partenza, onde non avessero ad incontrare anch'essi la sorte dei loro primogeniti. Gli Ebrei dovettero pertanto caricarsi sulle spalle la pasta che con prudente disposizione Mos?? aveva fatta loro preparare pel viaggio, e farla cuocere con sollecitudine in focaccie non fermentate appena fuori della citt??.

E qui cade acconcia una osservazione. Tanto questa solennit?? come quelle di Savu??th e di Suc??th, noi le prolunghiamo di un giorno oltre al numero fissato da Mos??, e in opposizione a quanto anco attualmente si segue in Gerusalemme. Ecco il motivo di tale differenza. In Gerusalemme ove risiedeva il Sinedrio che formava il Senato della nazione, e di cui noi parleremo in seguito, si stabiliva il primo giorno del mese dietro le deposizioni di testimonii irrecusabili di avere veduto la luna nuova: e di questa decisione se ne rendevano partecipi le provincie con fuochi accesi convenzionalmente sopra certe montagne. Ma dopo la distruzione del Tempio e il trasporto del Beth Din in Iabn??, sul dubbio che l'annunzio del vero primo giorno del mese arrivasse in tempo nei luoghi lontani, si decise che si prolungasse di un giorno la festa; e la Pasqua si festeggiava nei d?? 15 e 16 per cui il 7?? e 8?? giorno della festa venivano a cadere nei d?? 21 e 22 del mese. Questo giorno fu chiamato il iom tov scen?? scel galuiod (secondo giorno festivo della dispersione). E quantunque sia ora impossibile il cadere nell'errore che si temeva dai nostri antenati, nullameno si persiste a seguire tale uso quasi universalmente.

Inaugurazione del Tabernacolo.

Fu pure nel primo giorno di questo mese nel secondo anno dall'uscita d'Egitto, che fu inaugurato il tabernacolo fatto fabbricare da Mos?? nel deserto. Noi ommettiamo la descrizione di tale solennit??, sia perch?? essa riescirebbe troppo lunga e sia per essere cosa di mediocre importanza storica. Nelle nozioni di Archeologia, avremo per?? occasione di parlare del pregio artistico di quei lavori. Non dobbiamo per?? passare sotto silenzio, essere stato tale l'entusiasmo del popolo nell'offrire preziosi oggetti per erigere ed arredare quella prima casa d'orazione consacrata al vero Iddio; che Mos?? fu costretto ??a fare passare una voce nell'accampamento onde raccomandarne l'astensione, essendone gi?? provvisto oltre al bisogno??. I direttori dei lavori furono due artisti di genio designati da Dio stesso, e che si chiamavano Bessalel e Oliab.

Sollevazione del popolo.

Essendo destino dell'umanit?? che al bene debba trovarsi sempre mescolato il male, in maggiore o minore proporzione, dopo i due fatti precedenti di cui uno glorioso e l'altro onorevole pel popolo nostro; noi siamo costretti di presentare ai nostri lettori un fatto deplorevole sia per se stesso e sia per le sue conseguenze, avvenuto nel deserto di Sin.???Poco tempo dopo la morte di Marianna, sorella di Mos??, venendo a mancare l'acqua10, il popolo si sollev?? contro Mos?? rimproverandolo di averlo tratto dall'Egitto per condurlo in luoghi ove difettava persino l'acqua. Come sempre, Mos?? si rivolse a Dio: e neppure questa volta gli venne meno il suo soccorso in favore di quel popolo protervo, che malgrado tanti miracoli, ad ogni minimo ostacolo che incontrava, perdeva ogni fiducia nella provvidenza. Mos?? ed Aronne fecero radunare il popolo presso una rupe indicata da Dio, e dalla quale sgorg?? un rivo d'acqua limpidissima. Ma in questo fatto i due grandi personaggi commisero tale atto di mancanza verso Dio, (atto che noi avremo occasione di dilucidare in seguito), che furono anch'essi condannati a morire nel deserto.

Passaggio del Giordano.

Ultimo fatto importante successo in questo mese fu il passaggio del Giordano. Il Giordano era quel fiume che separava i paesi di Sihhon e Og dalla terra santa. Morto Mos?? dopo d'avere combattuto e vinto i re di quei due paesi, perch?? si rifiutarono a concedergli il chiesto passaggio attraverso ai loro stati, e concessone il territorio in eredit?? alle due trib?? di Gad e di Ruben e alla met?? della trib?? di Manasse11, Iddio avvert?? Giosu??, che nella stessa guisa che il mar Rosso aveva aperto un varco asciutto al popolo d'Israele, altrettanto avrebbe fatto il Giordano. Quel giorno memorando fu il decimo del mese di Nissan, epoca in cui il fiume era straordinariamente ingrossato. Giosu?? ordin?? ai sacerdoti portatori dell'Arca santa di porsi alla testa del popolo per passare il Giordano, e appena i loro piedi ne toccarono le acque, queste arrestarono immediatamente il loro corso impetuoso, si ammucchiarono ai due lati, ed aprirono al popolo un libero passaggio. Ad eternare la memoria di quel fatto che, unito ai tanti altri prodigi operati da Dio in favore d'Israele, fin?? per gettare lo spavento nel cuore degli abitanti di Canaan, Giosu?? fece innalzare nel Ghilgal un monumento di dodici pietre levate appositamente dal letto del Giordano, e rispondenti alle dodici trib?? d'Israele.

ARCHEOLOGIA BIBLICA

Della Palestina.

?? 1.???Limiti, montagne e fertilit?? della Palestina.

La Palestina ?? una piccola contrada della Siria in Asia. La parola Palestina, presa nel suo senso ristretto, significa il paese dei Filistini o Filistei, che stendesi lungo il mare mediterraneo da Gazza al sud, fino a Lidda, al nord. In un senso pi?? esteso, s'applica a tutto il paese di Canaan detto anche terra promessa o terra d'Israele, situata fra il mediterraneo, chiamato nella Bibbia iam agadol (mare grande), il mare morto iam amelahh, ed il Giordano.

Quando Abramo entr?? nel paese di Canaan, lo trov?? abitato da dieci popoli che traevano il loro nome dagli undici figli di Chanaam figlio di Hham.

La Palestina ?? paese montuoso; due catene di montagne l'una al di qua del Giordano, l'altra al di l?? di questo fiume, stendonvisi per traverso dalla Siria all'Arabia, e sono interrotte da molti piani.

Le principali montagne della Palestina sono:

1?? Il Libano, che si compone di due catene nel cui mezzo sta la gran valle detta dagli antichi Celesiria. Egli ?? su questa montagna che una volta crescevano in abbondanza i magnifici cedri tanto celebrati nella storia, e pi?? particolarmente nella Sacra Scrittura.

2?? Il Carmelo, catena di monti coperti da boschi di quercie e di abeti. Le valli che vi stanno frammezzo ombreggiate da lauri ed olivi ed irrigate da molti ruscelli, formano un paese deliziosissimo12.

3?? Il Thaborre, monte rotondo e sublime nella Galilea. Fu su questo monte che la profetessa Debora levatasi, come Ella stessa dice nel suo stupendo canto, a madre d'Israele, eccit?? Barak a raccogliere un dieci mila uomini della trib?? di Naftali e di Zebulun; e messasi ella stessa alla loro testa sfid?? e vinse Sissera generale del re Iavin che da vent'anni opprimeva Israele.

4?? Le montagne d'Israele dette anche monti di Efraim, catena aspra ed ineguale che sta in faccia alle montagne di Giuda, il cui suolo invece ?? molto fertile. Nel Deuteronomio ed in Giosu?? si fa menzione dei monti Ebal e Garizim, posti l'uno al nord, l'altro al mezzod?? di Sichem.

A queste montagne bisogna riferire il famoso monte Moria ove Abramo erasi portato per sacrificare l'unico suo figlio, ed ove Salomone fece erigere il pi?? maestoso Tempio, che l'uomo abbia innalzato ad onore dell'unico vero Iddio; e il monte Sion ove era la citt?? di Davide.

5?? Le montagne di Galaad, poste al di l?? del Giordano. A questa lunga catena appartiene il monte Nebo ove sal?? Mos?? per contemplare la terra promessa avendogliene Dio impedito, colla morte, di entrarvi. Il Sinai e l'Oreb, il primo famoso perch?? fu su d'esso che Dio proclam?? il Decalogo: il secondo perch?? fu su d'esso che Dio apparve a Mos?? nel roveto ardente, e lo decise alla grande impresa della redenzione d'Israele; si trovano nell'Arabia Petrea fuori della Palestina.

Capitale del regno sotto Davide e Salomone, del regno di Giuda dopo il distacco delle dieci trib?? dalla dinastia davidica, e di tutto il lungo periodo che dur?? il secondo Tempio, fu Gerusalemme. Pi?? avanti si trover?? la descrizione di questa citt?? cotanto celebrata nella storia e la descrizione del tempio di Salomone. Non taceremo che vi furono alcuni scrittori, i quali, giudicando lo stato antico della Palestina da quello che presenta attualmente, dissero: che Mos?? ingann?? gli Ebrei quando promise loro un paese ??colante latte e miele, e prodigiosamente fornito di ogni cosa per trarre la vita in continua abbondanza??; per poi dare loro un paese montuoso ed arido. Ma cos?? non ??: poich??, oltre alla storia biblica che ad ogni passo ci fa fede della prodigiosa fertilit?? di quel paese, come proveremo innanzi, abbiamo pure la testimonianza degli storici profani, quali Ecateo contemporaneo di Alessandro il Grande, Tacito, Ammiano, Marcellino e Plinio.

Se ora quel paese ?? sterile, ne sono causa le devastazioni successive dei Babilonesi, Egiziani, Sirii, Romani, Saraceni, Arabi13, ecc. e l'attuale mancanza di coltura.

?? 2.???Dell'agricoltura e suoi Strumenti.

La pastorizia e l'agricoltura, furono i due rami d'industria ai quali primamente si dedicarono gli uomini, chiamativi dalla necessit?? di soddisfare i materiali loro bisogni. Iddio pose Adamo nell'Eden, non perch?? vi conducesse una vita di contemplazione oziosa, ma affinch?? lo custodisse e lo lavorasse. I due figli che egli procre?? dopo il suo fallo, si dedicarono appunto uno alla pastorizia, l'altro all'agricoltura: e all'agricoltura troviamo dedicato No?? appena uscito dall'arca. Desiderando Mos?? che il suo popolo si dedicasse particolarmente all'agricoltura, la favor?? in tutti i modi. Nel corso di questo lavoro, noi avremo occasione di parlare di parecchie sue opportune e savissime disposizioni prese a tale riguardo, fra le quali primeggiano quella della partizione del territorio nazionale, e quella dell'anno sabbatico. Riserbandoci di esaminare i diversi motivi che dettarono queste due disposizioni, diremo intanto che la prima tendeva a riparare diverse piaghe dell'agricoltura che si possono riassumere nelle tre seguenti: 1?? Le grandi propriet??, che in mano di uomini potenti e sensuali sono cariche di sontuosi edifizi, di eleganti giardini, di deliziosi boschetti. 2?? Il continuo succedersi dei coloni. La mancanza di una cognizione vera ed esatta del terreno che si deve coltivare ha un'importanza massima sul successo dei ricolti. 3?? Le spese e i lavori ai quali si ?? spesso obbligati per migliorare il terreno, e a cui difficilmente vi si assoggetta, colui a cui manca la sicurezza di un lungo possesso.

Gli strumenti che in principio si adoperavano per arare i campi, dovettero essere molto semplici, consistendo probabilmente in soli bastoni aguzzi. Nel Deuteronomio si parla d'uno strumento, con cui gli ebrei dovevano fare un buco nel terreno fuori del campo pei loro bisogni naturali; e questo arnese detto Iathed probabilmente era una specie di vanga o di pala che serviva anche ai lavori di terra. Per?? nel primo libro di Samuele si fa menzione di vari strumenti aratorii, quali sono: mahharesced vomere, eth zappone, kardom scure, mahharesci?? sarchiello. Il malmed era lo stimolo dei buoi.

?? 3.???Suoi Prodotti.

Sono menzionati nella Bibbia i seguenti cereali: dagan grano, hhitt?? frumento, nisman dohhan miglio, cuss??med spelta, seor?? orzo.

I legumi od erbaggi venivano detti con nome generico jarak (da ierek verde) od or??th. Erano tali: il pol fava, gli adasc??m lenti, i kisciu??m cetriuoli, gli abbatihh??m poponi, i bessal??m cipolle, il hassir porro, lo scum aglio.

S'incontrano pure i nomi di parecchi fiori e di molte specie di alberi fruttiferi ed infruttiferi. Lo sciuscian viene interpretato pel giglio, la hhabasseleth per rosa. Il vocabolo dudaim, col quale si sottintende il frutto della mandr??gola, probabilmente era qualche fiore d'amore derivando dal vocabolo dud. Il karkom indica lo zafferano, la laan??, l'assenzio, e l'ezov trovandosi spesso contrapposto all'erez, cedro, fa credere che fosse una pianta piccolissima.

Fra gli alberi fruttiferi sono nominati il thappuahh melo, il thamar palmizio, il rimon melagrano, il theen?? fico, il zaid olivo, il sciacked o luz mandorlo, e l'egoz noce.

La vite ghefen fu in ogni tempo coltivata con grandissima cura. Molte viti avevano il loro ceppo abbastanza alto perch?? si potesse starvi sotto comodamente, onde la frase che s'incontra spesso nella scrittura: essere assiso sotto la sua vite e sotto il suo fico, per significare il godimento di una vita fortunata e tranquilla.


IIAR (Aprile-Maggio).

??Ed il Signore si pent?? d'aver fatto l'uomo in terra e ne ebbe il cuore addolorato14??. Con queste parole, premesse alla narrazione del diluvio universale, Mos?? fece manifesto il corruccio provato da Dio nel riconoscere come quella creatura fatta a sua immagine e somiglianza s'ingolfasse in ogni sorta di brutture; contaminasse nel fango di ignobili passioni la sua anima immortale; e costringesse Lui, il sommo bene e la somma misericordia, a dovere usare il massimo rigore annientandola15.

Nella universale corruzione un uomo solo, No??16, seppe mantenersi giusto e pio: e il Signore lo destin?? a ripopolare la terra. Gli ordin?? quindi di fabbricarsi un'arca ove riparare colla moglie, coi figli, e colle nuore, e con una coppia di ogni specie di animali, fatta eccezione pei quadrupedi ed uccelli puri17, dei quali doveva accoglierne sette coppie.

I nostri Dottori dissero: che Iddio ordin?? a No?? d'impiegare 120 anni nella costruzione dell'arca, nell'intento che venendo egli interrogato dell'uso a cui essa doveva servire; No?? predicesse loro la catastrofe che pendeva sui loro capi e li esortasse al ravvedimento. No?? s'uniform?? all'ordine di Dio: ma la tradizione nota che le di lui esortazioni non solo riuscirono vane, ma anzi, trattato da quegli empi quale pazzo, non riceveva in ricambio che dileggi e scherni.

L'esposizione biblica ci dice che No?? aveva 600 anni allorch?? entrato nell'arca coi membri della propria sua famiglia, con tutte le specie di animali e con grandi provviste di viveri, le acque cominciarono a cadere.

L'arca era un immenso rettangolo col coperchio curvo per lo scolo delle acque. Spalmata di pece dentro e fuori per meglio impedire all'acqua di penetrarvi, essa misurava 300 braccia di lunghezza, 50 di larghezza e 30 di altezza. Non v'ha dubbio che o l'uomo antidiluviano aveva uno sviluppo fisico proporzionato alla sua longevit??18, e quindi assai superiore al nostro; o che il braccio che serv?? di misura all'arca dovette essere pi?? lungo del braccio di un uomo comune. Altrimenti non si saprebbe comprendere come un'arca di cos?? ristrette proporzioni abbia potuto contenere l'infinita variet?? di animali che vi ebbero stanza, e l'immensa provvigione di viveri che No?? vi dovette introdurre, senza ricorrere al miracolo, comodo sistema, di alcuni commentatori per appianare qualunque difficolt??. Era pertanto il giorno diciasettesimo di Iiar quando le catteratte del cielo si aprirono; l'oceano furente usc?? dal proprio letto e si rivers?? sulla terra; e un vento impetuoso che soffi?? per 150 giorni, favor?? il rigonfiarsi delle acque che superarono le cime dei pi?? alti monti. Tutto fu distrutto: solo l'arca di No?? galleggiando sicura su quello sterminato oceano, portava nel suo seno i pochi avanzi della creazione. La colomba messa fuori da No??; e a lui ritornata in sul far della sera portando in bocca una fresca foglia di olivo, lo avvert?? essere la terra pressoch?? asciutta. ?? ammirabile l'insegnamento morale ricavato dai nostri dottori da questo fatto. Il corvo, spedito prima, tristo ed ingrato, abbandon?? il suo benefattore, n?? pi?? ritorn?? nell'arca. La colomba innocente e pia vi faceva bens?? ritorno, ma con una foglia di olivo in bocca. E perch?? ella raccolse una foglia amara a preferenza di qualunque altra????Per significare al suo ospite che per quanto ella fosse grata e sensibile ai benefizii che da lui riceveva con un vitto abbondante e gratuito, ad ogni modo vi preferiva di gran lunga un pane stentato e povero, ma fornitole dal proprio lavoro.

Il di 27 dello stesso mese, in cui era entrato un anno prima, No?? e tutti gli animali abbandonarono l'arca. Quali sensazioni di sgomento, di stupore e di dolore non avr?? provato quella famiglia ricalcando la terra! Pi?? nulla dava indizio di vita. Case, uomini, animali, vegetabili tutto era intieramente sparito, cedendo il posto ad un vasto ed orrido deserto. Ma a tali sensazioni penosissime, succedette ben presto il sentimento del dovere.

No?? fabbric?? sollecitamente un altare e offr?? olocausti al Signore. Il Signore grad?? la manifestazione della sua riconoscenza, e gli promise che mai pi?? avrebbe mandato un diluvio a distruggere la terra. Poscia benedisse lui e i suoi figliuoli, e permettendo loro l'uso di cibi animali, loro proibiva formalmente il sangue19. Sono significanti le parole colle quali condanna il suicidio, perch?? prova non dubbia dell'immortalit?? dell'anima, di cui ragioneremo pi?? diffusamente altrove, e che sono le seguenti:

??Farommi poi rendere conto dell'omicidio che attenterete sulle vostre stesse persone; farommene rendere conto dall'anima sua immortale20??.

L'alleanza conchiusa tra Dio e No?? consistette nel dargli sette comandi, detti No??chidi, e che sono puramente e semplicemente i pi?? ovii principii della religione naturale. Eccoli quali ce li trasmise la tradizione: 1?? Non professare un culto idolatra; 2?? Non bestemmiare il santo nome di Dio; 3?? Non commettere omicidio; 4?? Non commettere adulterio; 5?? Non commettere furti e rapine; 6?? Osservare i principii fondamentali di giustizia; 7?? Non cibarsi di un membro strappato o tagliato ad un animale vivo.

Censimento del popolo.

Fu pure nel primo giorno di questo secondo mese che Mos??, dietro ordine di Dio, invitava i capi delle dodici trib?? d'Israele a fare il censimento degli uomini atti alle armi; vale a dire dagli anni 20 in su. Il risultato, esclusa la trib?? di Levi, esente da pubblici carichi, fu di 603550. Quarant'anni dopo, nelle pianure di Moab presso alle rive del Giordano poco prima della sua morte, Mos?? ordin?? un secondo censimento che diede un totale di 601730. Non far?? meraviglia alcuna la diminuzione nella cifra, se si considerano i disagi, le privazioni d'ogni specie sofferte dal popolo per tutto quel lungo lasso di tempo; e pi?? di tutto per le mortalit?? che infierirono nel popolo per la deplorabile sedizione di Corahh, pel fatto degli esploratori, e per l'adorazione di Baal Pe??r. ?? antico assioma che la popolazione non aumenta che nella pace, nella prosperit?? e nell'abbondanza di ogni cosa.

E posciacch?? parliamo di censimenti, non crediamo fuori proposito segnalare quello ordinato da Davide circa 500 anni dopo il summentovato. Dopo le tante guerre sostenute per la conquista del paese che Dio aveva promesso al suo popolo, Davide sedendo finalmente tranquillo e sicuro sul suo trono; invi?? il suo fedele generale Gioab per tutto il regno, onde conoscere il numero totale degli uomini atti alle armi che risult?? di 1300000: fatto che dimostra evidentemente come la monarchia d'Israele fosse allora la pi?? possente dell'Asia. Ma il precipuo intendimento che ci fece citare questo fatto, non fu quello di dare il numero dei soldati di cui Davide poteva disporre o segnalarne la conseguente prosperit?? del popolo; ma per dilucidare il luttuoso avvenimento che contrist?? Davide e Israele in tale occasione. Fatto il censimento pel quale si impiegarono 9 mesi e 20 giorni, una terribile pestilenza infier?? nel popolo d'Israele miettendo in brevissimo tempo ottanta mila vittime. Lo storico sacro, lascia supporre che tale avvenimento fosse un castigo mandato appunto da Dio in causa del fatto censimento. Ma perch?? ricorrere al sovrannaturale quando si tratta di un fatto che si spiega naturalmente con tanta facilit??? Per adempire all'incarico avuto, Gioab e i suoi coadiutori si stabilivano sicuramente nei capi luoghi di provincia, ove dovevano convenire tutti i capi di famiglia. Anche ammettendo che non si trasandassero, cosa abbastanza difficile, i precetti d'igiene, pure una tale agglomerazione d'individui in paesi tanto caldi, non pu?? recare meraviglia che abbia favorito lo sviluppo di qualche malattia contaggiosa; come non pu?? recare meraviglia che costernato alla notizia che la pestilenza si avvicinava alla Capitale, Davide propiziasse Dio onde vi mettesse un termine accusando se stesso il solo autore di tante sventure.

Conviene pure notare che alla narrazione del censimento, lo stesso storico fa precedere quale spiegazione l'avvertenza che Dio era adirato contro Israele per motivi che per?? non palesa, e che fu Davide stesso che scelse la pestilenza a preferenza della carestia o della rotta in guerra; onde, come disse egli, cadere nelle mani di Dio misericordioso, anzich?? in quelle degli uomini. Ad ogni modo i due censimenti del popolo fatti eseguire da Mos??, per ordine espresso di Dio, dimostrano insussistente l'opinione che sia proibito di numerare il popolo sotto pena di pestilenza21.

Fondazione e inaugurazione del Tempio di Salomone.

Un altro fatto della pi?? alta importanza successe in questo mese. Resisi tributarii i pi?? potenti popoli vicini, sin dagli ultimi anni del regno di Davide, Israele godeva di tutta quella prosperit?? materiale e morale, che pu?? essere raggiunta da un popolo i cui destini sono confidati ad un re, che alla gloria delle armi seppe unire una sapiente amministrazione e una prudente politica. La Bibbia ci attesta che la pubblica ricchezza era salita a tale grado, che al tempo di Salomone l'argento aveva quasi perduto e pregio e valore. Davide che ad un animo religiosissimo univa le qualit?? di valentissimo musico e di altissimo poeta, non ancora soddisfatto delle lodevolissime disposizioni per le quali circond?? di decoro e di ordine il Culto divino; manifestava un giorno al profeta Nathan il suo ardente desiderio di fabbricare una Casa degna del Dio d'Israele.

Ma Dio non gli permise d'incarnare il suo pensiero nobilissimo; inquantocch?? le sue mani avessero versato molto sangue. Ed era giusto. Il Tempio che ?? legame di pace, di amore e di concordia tra Dio e l'uomo e tra l'uomo e l'uomo; il Tempio ch'?? quel sacro luogo ove il nostro cuore sollevandosi a Dio merc?? la preghiera s'inspira alla virt??, alla carit??, alla purezza; non poteva essere l'opera di un re conquistatore, per quanto le guerre da lui intraprese avessero un fine nobilissimo: la redenzione del patrio suolo e la grandezza del proprio popolo.

Per?? per la sua predilezione per quest'uomo che fece tanto bene ad Israele, e che a fronte di alcune colpe da lui commesse aveva un cuore pio e santo, pieno di nobili e generose aspirazioni; Dio lo assicurava per bocca dello stesso profeta che suo figlio Salomone avrebbe effettuato il suo pio divisamento. Non erano infatti trascorsi che quattro anni dalla sua morte, quando nel secondo giorno di questo stesso mese di Iiar, Salomone valendosi degl'immensi tesori lasciatigli a tale uopo dal padre, pose le fondamenta del tempio i cui lavori ebbero la durata di sette anni e mezzo.

La festa inaugurale fatta dopo la solennit?? di Sucoth fu di una splendidezza affatto eccezionale. Vennero sacrificati 22000 buoi e 120000 pecore22. Immensa fu la gioia del popolo che in quel grandioso, ricchissimo ed imponente edificio, oltre al vedere soddisfatto un suo lungo desiderio religioso, vedeva una prova palmare della sua grandezza e potenza e la consacrazione della sua unit?? religiosa e politica.

La preghiera fatta da Salomone in tale occasione ?? degnissima di nota. Cominci?? a ringraziare Iddio di tanti favori accordati al padre suo, e di quello poi insigne di avere reso lui stesso degno di dedicargli quella Casa; enumer?? le diverse contingenze che avrebbero potuto condurre gli individui e il popolo intiero a versare la piena del loro dolore in quella Casa, da dove sarebbero usciti immancabilmente col cuore confortato; e finalmente con un sentimento di tolleranza tutt'altro che comune alle idee generali di quei tempi, cos?? soggiunse: ??E anche lo straniero non appartenente al tuo popolo che venisse a supplicarti in questa Casa, deh o Dio! ascolta la sua preghiera e compi i suoi voti; cosicch?? tutte le nazioni, quanto il tuo popolo Israele, siano portati ad adorarti dalla cognizione della tua potenza e della tua bont????.

ANTICHIT?? DOMESTICHE

Abitazioni degli antichi Ebrei.

Fra le nozioni delle antichit?? sacre, le pi?? importanti a conoscersi sono, a nostro avviso, quelle che riguardano la composizione della famiglia, le basi su cui essa era fondata e i reciproci rapporti che ne univano i componenti. Per?? sia per l'importanza che hanno le abitazioni sull'igiene e sui costumi della famiglia stessa, e sia perch?? la cognizione delle medesime serve per comprendere parecchie descrizioni degli autori sacri; crediamo indispensabile farvi appunto precedere un breve cenno sulle primitive abitazioni degli uomini: vale a dire sulle caverne, sulle capanne e sulle tende, per poscia parlare dei villaggi, delle citt?? e delle case.

?? 1.???Delle Caverne.

In sulle rive del mare Rosso e del golfo Persico, nelle montagne dell'Armenia come nelle isole Baleari e nell'isola di Malta, alcuni popoli non avevano altra dimora che antri scavati nel sasso onde furono detti Trogloditi, parola che deriva dal greco e che significa: ??quelli che s'ascondono nelle caverne23??. Le montagne dell'Arabia, della Giudea e della Fenicia, erano in gran parte piene di tali sorta di caverne; che per essere molto ampie potevano dar ricetto a buon numero di persone. Maundrel nel suo Voyage de Jerusalem (pag. 198) ci da la descrizione d'una caverna scoperta nei dintorni di Sidone, e tanto ampia da essere divisa in circa dugento camere ciascuna di dodici piedi in quadrato. E la Bibbia ci porge anch'essa parecchi esempi di tali abitazioni: ?? in una caverna che Loth si rifugi?? colle figlie onde scampare all'eccidio di Sodoma; ?? in una caverna che si rifugiarono i cinque re inseguiti dai soldati di Giosu?? dopo la totale disfatta dei loro eserciti; sono pure caverne le abitazioni che si procurarono gli Ebrei angariati ed oppressi dai Madianiti affine di salvare s?? stessi e nascondere i raccolti dei loro campi; e finalmente ?? in una caverna ove Davide ripar?? coi suoi quattrocento soldati per isfuggire dalle mani di Saulle. Queste caverne dopo d'avere servito di usuali abitazioni e di rifugio ai perseguitati, divennero in processo di tempo depositi di morti, e asilo dei ladri.

?? 2.???Le Capanne.

Per utili che fossero le caverne, presentavano per?? inconvenienti per molti riguardi; il principale dei quali era la difficolt?? di ridurle accomodate ai bisogni della vita. Per questo motivo esse dovettero ben presto venire sostituite dalle capanne sucoth, le quali vennero riconosciute tanto comode e vantaggiose in quei paesi caldi, che non andarono affatto in disuso anche quando l'arte ebbe inventate abitazioni pi?? perfette e pi?? sicure.

?? 3.???Le Tende.

Per l'inconveniente che presentavano le capanne di non potere essere trasportate con facilit?? dalle popolazioni nomade, si dovette ben presto pensare a sostituirvi le tende h??el, che serbando l'identica forma della capanna, presentavano il vantaggio di essere trasportabili. Primieramente le tende venivano fatte con pelli d'animali, ma poscia s'impiegarono per esse tessuti di lana o di tela che stendevansi su pertiche, tenacemente conficcate al suolo col iad??th (cavicchio), affinch?? potessero resistere all'impeto del vento. Quantunque la S. Scrittura ci faccia sapere che i patriarchi vivevano in tende, ci fornisce per?? pochissime nozioni su tal sorta di dimore. Dalle descrizioni che alcuni viaggiatori moderni ci fanno delle tende degli Arabi, che da quanto si pu?? presumere sono modellate su quelle dei pi?? antichi loro padri, pare che le grandi tende fossero divise in tre parti: La prima parte che si trova alla stessa entrata ?? occupata dagli schiavi; la seconda ?? assegnata agli uomini; e la terza che ne forma il fondo, ?? riserbata alle donne. Quest'ultima parte ?? detta dagli arabi alcobbah, che indubbiamente corrisponde al vocabolo kubb?? ebraico adoperato nel Pentateuco per designare la camera cubicolare. L'abitudine e l'amore alla indipendenza d'una vita errante e campestre, aveva reso tanto famigliare agli antichi questa maniera di vivere sotto le tende, che la continuarono ancora molti secoli dopo che l'arte aveva inventate le case. Cos?? fece Abramo quando entr?? nella terra di Canaan quantunque il paese fosse pieno di citt??; cos?? fece Giacobbe al suo ritorno dalla Mesopotamia presso la citt?? di Salem; cos?? fecero gli Ebrei in G??lgala dopo entrati nella terra promessa; e cos?? fanno oggigiorno diversi popoli dell'Oriente.

?? 4.???Villaggi e Citt??.

Essendo gli uomini socievoli per natura, non appena si moltiplicarono sulla terra dovettero provare un prepotente bisogno di abitare a poca distanza gli uni dagli altri, per potere pi?? facilmente prestarsi mutuo soccorso nei loro reciproci bisogni. ??O la societ?? o la morte??, disse il leggendario On??.

La Bibbia ci somministra la prova di questo bisogno umano soddisfatto da Caino stesso, il quale fabbric?? una citt?? ir o kiri?? che chiam?? hhanoch dal nome del figlio. Subito dopo il diluvio, gli uomini si occuparono nuovamente a edificare diverse citt?? fra le quali Ressen la grande, che stava in mezzo alle altre due citt?? Ninive e C??lahh.

Le descrizioni dei viaggi fatti dai patriarchi nella Palestina e nell'Egitto, ci fanno persuasi che esistevano in quei paesi molte citt?? governate da capi detti melech re, aluf duce dominante, nasc?? principe.

Gli esploratori andati a visitare la terra di Canaan assicurarono il popolo d'Israele di avere trovate citt?? assai grandi e fortificate; prima di passare il Giordano le trib?? di Gad e di Ruben edificarono citt?? e fortezze a difesa delle loro famiglie che lasciarono al di qua di quel fiume.

Non mancavano sicuramente i villaggi o borgate distinti col nome di migrasc, hhav??, chefar.

Le citt?? principali venivano possibilmente edificate su qualche altura, e spesso cinte da doppio e triplice ordine di mura. Il muro principale detto hhom?? era munito di tratto in tratto da alte torri, e aveva davanti un fosso profondo, oltre al quale era l'antimuro detto hhel.

Innanzi alle porte della citt?? e talvolta anche nell'interno d'essa, esistevano piazze rehhov??d, che servivano tanto ai pubblici mercati, quanto a luogo di residenza dei magistrati per l'amministrazione della giustizia. Mancando allora le botteghe, si capir?? facilmente che le mercanzie si tenevano esposte all'aperto sotto tende o capanne.

?? 5.???Le Case.

All'ingresso degli Ebrei nella Palestina pare che trovassero le case baiith tutte di un solo piano, sormontante da un terrazzo che serviva non solamente per passeggiare e respirare aria pi?? pura, ma ancora per farvi i pasti e passarvi le notti della state. Egli ?? per questo motivo che il legislatore ebreo, sollecito e tenero del bene del suo popolo, non trascurando neanche le cose di minor conto trattandosi di evitare loro un qualche pericolo, aveva imposto con prudente ordinazione di guernire l'orlo del tetto di un muricciuolo o parapetto maak?? alto abbastanza per impedire le cadute. In processo di tempo gli Ebrei seppero fabbricarsi case ampie e alte particolarmente nelle grandi citt??, e decorarle non solamente con molto buon gusto ma con molto sfarzo, come avremo a convincercene quando discorreremo delle arti coltivate dai medesimi.

In quanto alla disposizione degli appartamenti, sembra che la maggior parte delle case grandi e ricche avessero quattro ale o divisioni formanti un cortile quadrato detto toch abaiith (corte interiore), e precedute da un cortile esterno detto hhasser, destinato a ricevere le persone che ordinariamente non venivano ammesse nell'interno della casa. ?? molto probabile che il quartiere delle donne fosse collocato nella parte la pi?? remota, poich?? quando Davide volle significare come si manifesti la benedizione di Dio su d'un uomo pio, si serv?? della seguente espressione poetica:

??La tua moglie sar?? quale feconda vite be??archeth?? beth??cha (nella estremit?? della tua casa). I tuoi figli saranno quali giovani piante d'olivo, intorno al tuo desco?????Dalle profezie di Amos e di Geremia, si ricava che i ricchi avevano appartamenti distinti per l'estate e per l'inverno.

Il primo che abbia parlato di cucina propriamente detta, ?? il profeta Ezechiele.

Tanto le citt?? quanto le case avevano porte s??ar24 di una o di due imposte. La porta formata di un'imposta sola si diceva deleth, e quella formata di due imposte delathaim. L'architrave si chiamava mascof e gli stipiti mezuzoth. Certo si sa per insegnamento ricevuto sino dai pi?? teneri anni, che questa parola fu traslativamente appropriata ad indicare un piccolo rotolo di carta pecora, rinchiusa in una canna o vetro, e contenente i due primi paragrafi del Schemanh e che si pone nello stipite dell'uscio delle case dal lato diritto di chi vi entra. Sul di dietro di questa pergamena sta scritta la parola sciadda?? che deriva dalla radice sad mammella, e viene tradotta in italiano per: prima causa d'ogni cosa, onnipotente, provvidente25.

Le porte si chiudevano con sbarra o chiavistello detto beriahh. Quantunque nella Bibbia non si trovi una parola che si possa veramente tradurre per serratura poich?? la parola man??l derivando da na??l (calzare, chiudere), probabilmente voleva indicare non una serratura ma un legaccio o una catena a cui si attaccava il beriahh; ci?? nullameno rileviamo da Giuseppe che esse erano conosciute.

Ed a parere nostro ?? probabilissima tale opinione, poich?? nel racconto della morte d'Eglone ucciso da A??d26 si dice che i servi di questo principe presero un mafteahh (chiave), per aprire l'uscio che s'era chiuso dietro di s?? l'uccisore.

I mattoni sono designati nella Sacra Scrittura col vocabolo levenim da lavan, bianco, perch?? fatti di argilla bianca comunissima in Oriente. ?? singolare che il procedimento di formare e cuocere i mattoni, sia attualmente eguale alla breve descrizione dataci da Mos?? nella Genesi.

I legni che venivano adoperati principalmente negli edifizii erano il sicomoro, l'acacia, il palmizio, l'abete e l'olivo. Il cedro molto pi?? prezioso di tutti questi s'adoperava soltanto negli edifici sontuosi. Nella descrizione della balaustrata fatta costrurre da Salomone, e che dal suo palazzo conduceva al Tempio, si parla d'un legno detto almugghim o algummim. Isaia parla pure del legno teascur, tradotto per bosso, ma che forse non era che una specie di cedro. Le case d'avorio di cui si parla nel libro dei Re e nelle profezie di Amos, venivano cos?? dette per la grande copia di lavori d'avorio che le decoravano.

?? 6.???Mobili.

Le nozioni che ci vengono somministrate dalla Bibbia relativamente ai mobili sono assai scarse. Nella descrizione dei sacri arredi del Tabernacolo non troviamo menzionati che gli specchi mar??d (fatti con rame lucente), la tavola sciulhhan, le caldaie assirod, i bacini mizrec??d, le forchette mizlegod, le palette mahhtod, la lampada a pi?? becchi menor??, il bacile kear??, e la conca chior.

E cos?? quando all'epoca dei re una signora di Sunem propone al marito di fare allestire una camera appartata pel profeta Eliseo, non troviamo menzionata che una tavola, una menor??, una mit?? (letto) e un chiss?? (sedia). Ci?? nullameno ?? indubitato che sino dai tempi di Abramo, i ricchi dovevano avere mobili quali potevano venire suggeriti dal bisogno e dal lusso, poich?? le arti avevano gi?? fatti progressi tali da occuparsi in oggetti di puro lusso per ornamento muliebre quali orecchini, anelli e smaniglie.


SIVAN (Maggio-Giugno)

Coll'intervento divino manifestatosi coi grandi prodigi di cui noi parlammo nel mese di Nissan, Israele infrange le sue ritorte; con mano alta esce da quella terra che fu tanto inumana per lui, e si accinge a conquistare il paese di Canaan promesso ai suoi antichi patriarchi, che gi?? avevano avuto in esso lunga dimora.

Ma colla libert?? ?? indispensabile a tutti i popoli una educazione religiosa, civile e politica atta ad illuminare la mente di ogni singolo cittadino, e a fortificarne il cuore: onde quella stessa libert??, ch'?? il pi?? caro tesoro dell'uomo, non degeneri in licenza alterando il morale equilibrio della societ?? e preparandole spensieratamente disordine e rovina.

Egli ?? per questo che quasi appena data la libert?? al suo popolo, Iddio stesso volle proclamare al suo cospetto, i principii fondamentali di quel codice eterno che col mezzo del suo servo fedele, Mos??, intendeva elargirgli.

Ed ecco come avvenne questo fatto grandioso.

Preparato tre giorni innanzi a santo raccoglimento con corporali astinenze purificatrici del corpo e dello spirito, il popolo intiero, uomini, donne e fanciulli furono testimonii di questo grande avvenimento. ??Domanda alle generazioni che furono, dice Mos?? a Israele, dall'una all'altra estremit?? della terra, dal d?? che Dio pose l'uomo sulla terra sino al giorno d'oggi, se mai abbia avuto luogo ci?? che successe a te; che Dio stesso siasi rivelato ad un popolo intero circondato da un fuoco avvampante ed abbia proposto direttamente a lui le basi del suo patto!28?? ?? Dio stesso che col primo precetto abolisce in massima ogni sorta di schiavit??29 e di caste30; proclama colla sua Unit?? la eguaglianza fra tutti gli uomini componenti l'Assemblea di Giacobbe, perch?? tutti indistintamente trasse dall'Egitto da casa di schiavi. ??Presso di loro (gli Ebrei), dice a questo proposito l'abate G??en??e, nissuna di quelle ingiuriose distinzioni di casta stabilite presso gli Egiziani ed i Romani; n?? quell'oltraggiante disdegno d'un ordine di cittadini per l'altro; nissuna di quelle barbare istituzioni che altrove riuniscono in una parte della nazione i privilegi e l'autorit??.... Tutto conduceva all'eguaglianza naturale??. E D. Calmet diceva a questo proposito: ??Tutta la legge ?? nell'interesse della nazione intiera, e non del tale o tal altro privato. Le distinzioni sociali non possono essere basate che sull'utilit?? comune??.

Col secondo precetto Iddio raccomanda di non adorare idoli, di non fare immagini n?? figure di qualunque oggetto esistente nel cielo, nella terra e nelle acque; poich?? egli, Dio geloso, punisce i peccati dei padri sui figli sino alla terza e quarta generazione, ed usa con benevolenza coi suoi amici sino alla millesima generazione. Come! esclamarono in ogni tempo ed esclamano tuttavia i detrattori della Bibbia. Il Dio di Mos?? partecipa dunque a tutte le umane passioni? Sente gelosia, serba rancore, prova il bisogno di vendetta? N?? basta ancora che punisce i figli per le colpe dei loro padri e dei loro avi????Eppure niente di pi?? erroneo di questo ragionamento. Dopo la fatta proibizione di tracciare immagini, che per le impressioni portate seco dall'Egitto e per l'esempio di tutte le nazioni da cui erano circondati sarebbero stati immancabilmente condotti ad adorarle; Iddio proclama una verit?? naturale, un fatto che si rinnova ogni giorno31. Daltronde la Bibbia intiera protesta contro una tale supposizione. Ne citeremo alcuni esempi: Tra i consigli e gli ordini che Mos?? stesso impartisce ai giudici onde non si lascino influenzare da verun sentimento di debolezza verso il potente, di commiserazione verso il povero ecc.; troviamo la seguente raccomandazione: ??Non saranno fatti morire i padri per i figli n?? i figli per i padri: il colpevole solo sar?? fatto morire??. Ed ?? inspirato a questo principio di giustizia che Ezechiele rivolge le seguenti parole agli abitanti della terra d'Israele: ??Che andate voi ripetendo questo proverbio: i padri mangiarono l'agresto e i denti dei figli sono allegati? L'uomo giusto vivr??; se il figlio ?? tristo, quel figlio morr??; se il figlio d'un uomo tristo non imita il padre vivr?? sicuramente. La probit?? del giusto star?? sopra di lui, e la malvagit?? dell'empio sopra di lui rester??. Quando il giusto si ritrarr?? dalla sua probit?? e commetter?? inique azioni, egli perir?? a cagione di quelle. E quando l'empio si ritira dalle malvagit?? che commetteva e pratica giustizia ed umanit??, egli si procura la vita??.

Nel libro dei re vediamo l'adozione pratica di questa equa disposizione. Il cronista sacro dopo avere raccontato come il re Amassi?? abbia punito colla morte gli uccisori del proprio genitore; aggiunge la seguente considerazione: ??E i figli degli uccisori non fece morire, uniformandosi a quanto sta scritto nel libro della legge di Mos?? comandata da Dio: ??Non saranno fatti morire i padri pei figli n?? i figli pei padri: il solo colpevole subir?? la morte??.

Col terzo precetto si proibisce di proferire il nome del Signore per cose vane. Quel santo nome che ci richiama alla mente quell'Essere infinito centro di ogni perfezione, amore e delizia di ogni anima pia; non pu?? e non deve venire pronunziato che nelle nostre preghiere e per motivi gravi, e con quel rispetto e con quella venerazione che per noi si pu?? maggiore.

Col quarto ordina la santificazione del sabbato in memoria della creazione del mondo. Conviene per?? avvertire che la santificazione del sabbato non consiste unicamente nel riposo fisico, che anzi questo non deve servire se non quale mezzo onde elevare a Dio il nostro cuore e la nostra anima merc?? la preghiera, la vita in famiglia e l'istruzione.

Nella stessa guisa che dopo sei giorni di lavoro attivo il corpo necessita di un giorno di riposo, cos?? l'anima dopo i pensieri che la tennero pi?? che occupata, diremo quasi totalmente assorbita, negli interessi materiali per tutta la settimana; ha bisogno di un giorno di riposo, onde poterlo dedicare al suo perfezionamento ed acquistare la cognizione esatta dei proprii doveri religiosi e morali. ?? questo appunto il doppio benefico fine dell'instituzione del sabbato, assai bene definito dai nostri dottori colle parole: hhass?? l'Adonai (met?? a Dio per l'istruzione religioso-morale) vehhass?? lachem (e met?? a voi pel riposo del corpo e pei leciti passatempi).

Gli altri sei non sono che principii di morale e di giustizia e quindi universali per tutti gli uomini. Onora tuo padre e tua madre; non commettere omicidio; non commettere adulterio; non rubare; non attestare il falso; non desiderare cosa alcuna che appartenga al tuo prossimo.

Questo decimo precetto, dice il Medrass, controbilancia tutti gli altri. Il desiderio delle cose altrui, l'avidit?? di possederle ?? la principale sorgente di tutti i misfatti. Non rivolgiamo mai la nostra bramosia su qualsiasi oggetto che appartenga al nostro prossimo, siamo moderati nei nostri desiderii i quali non debbono mai oltrepassare la nostra possibilit?? di appagarli; padroneggiamo le nostre passioni e non lasciamole mai sortire dai limiti consentiti dall'onest?? e dal dovere; contentiamoci dello stato in cui ci pose la Provvidenza: e collo spirito calmo, col cuore soddisfatto riconosceremo allora la profonda sapienza che dett?? ai nostri dottori il seguente aforisma: ??Essere vero ricco colui che ?? contento del proprio stato??.

Fu appunto per solennizzare questa divina rivelazione che venne instituita la festa del mathan tor?? (proclamazione della legge) o savuod (delle settimane), perch?? accade sette settimane dopo il primo giorno di Pasqua. S'intitola pure, iom abicurim (giorno delle primizie): poich?? in tale giorno si rendevano a Dio solenni azioni di grazie per la messe con apposite offerte e sacrificii. Questa festa stabilita un sol giorno si port?? a due pel motivo gi?? indicato nella festa di Pasqua.

Societ?? domestica presso gli antichi ebrei.

?? 1.???Matrimonio.

??Corrotti i costumi, dice un giudizioso autore32, non v'ha pi?? famiglia, non affetti domestici, non pi?? pace e confidenza nel commercio della vita; ma solamente mistero e perfidia sotto il medesimo tetto paterno??. Il matrimonio quale venne stabilito da Dio all'aurora del mondo, era naturalmente contrario ad ogni specie di disordine e di licenza: pure, malgrado il diluvio, la corruzione generale fece di bel nuovo s?? rapidi progressi, che al tempo di Mos?? non solamente si commettevano laidezze brutali, ma gli atti pi?? osceni erano divenuti presso molti popoli parte essenziale del loro culto religioso.

Temendo Mos?? che il popolo ch'egli voleva santo e modello a tutti gli altri tanto per civile e religiosa sapienza quanto per la purezza dei costumi, si lasciasse sedurre dallo esempio dei popoli vicini, non lasci?? intentato nissun mezzo onde premunirlo contro la corruttella e la licenza dei costumi. Statu?? il maggior riparo alla seduzione, prescrisse severissime pene per l'oltraggio al pudore, per l'infedelt?? delle mogli e l'adulterio dei mariti. In pi?? luoghi poi non cessa di ricordare che la distruzione totale dei Cananei, comandata da Dio, era appunto la punizione delle loro stomachevoli e laide azioni per le quali la terra stessa contaminata e polluta, ne li rigettava dal suo seno.

La monogamia, ovverosia l'unione di un solo uomo con una sola donna, ?? l'instituzione primitiva del matrimonio. Lamech fu il primo che contravvenne a questa disposizione sposandosi a due donne Ad?? e Sill??.

Quantunque Mos?? non abbia abolito di fatto la poligamia, sia perch?? vi trov?? un ostacolo nel clima per cui quell'uso si era generalizzato (e dura tuttavia oggigiorno in quelle contrade), e sia per non dare accesso ad altri mali maggiori; nulladimeno ne dimostr?? le fastidiose conseguenze con esempi pratici, e tent?? di impedirla con savie disposizioni.

Egli ricord??: 1?? che la monogamia era d'instituzione divina e che No?? e i suoi tre figli, i patriarchi33, Giuseppe, lui stesso34 ed Aronne suo fratello, erano monogami; 2?? espose i disordini, le contese, le dissenzioni che spesso provengono dalla poligamia; 3?? proib?? ai monarchi futuri la grande copia di mogli onde ??non abbiano a corrompere i loro cuori??.

Da parecchi passi della scrittura si raccoglie che la richiesta in matrimonio era fatta dal padre stesso del giovine. ?? Abramo che manda Eliezer a chiedere Rebecca in moglie ad Isacco suo figlio. Sansone avendo vista in Timn?? una ragazza Filistea che gli piacque, ne rese consapevoli i proprii genitori; e li preg?? a volersi portare col?? e richiederla per lui in moglie.

Tra gli sponsali eresc, e la ceremonia delle nozze vi correvano per lo pi??, secondo quanto insegnano i Rabbini, sei mesi od un anno. Quest'opinione si fonda sulle parole che Labano rispose ad Eliezer dopo la conclusione degli sponsali tra la sua sorella Rebecca ed Isacco. Insistendo quegli per l'immediata partenza, Labano gli rispose: ??Stia la ragazza presso di noi un anno o dieci mesi e poscia se ne andr????. Checch?? ne sia, il matrimonio avevasi per conchiuso dal d?? degli sponsali. Egli ?? perci?? che qualora il fidanzato, dopo gli sponsali, si fosse rifiutato di contrarre matrimonio definitivo, era obbligato di dare lettera di divorzio alla sua fidanzata; e se per altra parte la fidanzata fosse caduta in fallo con altr'uomo, veniva trattata siccome adultera. La ragazza, raggiunta la sua et?? maggiorenne, 12 anni35, non poteva in niun modo venire obbligata ad accettare uno sposo suo malgrado, e a sua istanza i tribunali annullavano qualunque impegno preso da suo padre anticipatamente. L'unico caso in cui la fanciulla non godeva piena libert?? di sposarsi a chi meglio le talentava, era quando mancando di fratelli essa veniva dichiarata l'ereditiera del patrimonio paterno; perch?? in questo caso la sua scelta doveva cadere su un giovine della stessa trib??, alla quale apparteneva ella stessa.

Da principio la celebrazione del matrimonio non era considerata che quale contratto puramente civile, epperci?? spoglio di qualunque ceremonia religiosa. Il padre o il pi?? autorevole dei parenti impalmava i giovani sposi, impartiva loro la benedizione nuziale, ed invocava su loro i favori divini. Ai giorni nostri ?? il rabbino quello che ordinariamente benedice la giovine coppia, e legge l'atto del contratto redatto in lingua rabbinica (ebraico-caldaica)36 scritto sopra un foglio di pergamena e da consegnarsi poscia al padre della sposa.

Sette erano i giorni dedicati a festeggiare gli sposi come pare che risulti dalle parole di Labano a Giacobbe, dalla storia di Sansone, e dall'uso costantemente mantenutosi sino ai giorni nostri. E non erano i soli parenti ed amici che partecipavano alla loro letizia, ma lo Stato medesimo prendeva sensibile interesse alle gioie degli sposi; poich?? Mos?? ordin??: ??che qualunque novello sposo non fosse soggetto alla leva n?? venisse sottoposto a verun carico pubblico per un anno intiero; onde se ne stesse a casa sua occupato a rallegrare la moglie che prese??.

Il vocabolo pileghesc, che si trova tanto spesso nella scrittura, viene tradotto in italiano impropriamente per concubina poich?? il suo valore ?? tutt'altro. La pileghesc era moglie legittima ma inferiore alla padrona di casa. Ci?? che la distingueva dall'Hiss?? (moglie), era la non celebrazione a di lei riguardo delle cerimonie di sposalizio.

?? 2.???Levirato.

Il levirato, Jibum, ?? una legge in forza della quale il fratello doveva sposare la vedova del fratello rimasta tale senza prole; attribuire legalmente al defunto il primogenito dei figli che avrebbe procreato da quella donna, e trasmettergli la eredit?? dello stesso37. Questa legge era antichissima poich?? noi la troviamo gi?? praticata da Giuda in favore di Thamar sua nuora. Mos?? adottandola non ingiunse che venisse applicata inesorabilmente in tutti i casi.

E ci?? con molta ragione perch?? se da un lato essa aveva per oggetto di procurare uno stato alla vedova, di trasmettere ai posteri il nome di un caro parente, di moltiplicare le famiglie e favorire l'accrescimento della popolazione; non v'ha dubbio che dall'altro lato essa poteva cagionare molestie ed inconvenienti: sia nuocendo alla libert?? dei maritaggi, sia danneggiando gli interessi delle famiglie. Fu per quest'ultimo motivo appunto che Ruth venne rifiutata in moglie dal pi?? prossimo di lei parente. Mos?? lasci?? pertanto piena libert?? al cognato di rifiutarsi di contrarre tal legame, ma lo sottomise alla seguente cerimonia.

La donna presentavasi agli anziani della citt?? ed esponeva loro il rifiuto avuto dal cognato colle seguenti parole: ??Il mio cognato ricusa di far risorgere in Israele il nome di suo fratello, egli non vuole compiere verso di me il dovere di cognato??. Gli anziani facevano venire quell'uomo alla loro presenza, e lo consigliavano ad adempiere al suo dovere, ma se egli persisteva nel suo rifiuto e ripeteva: ??Non voglio pigliarla??; allora la sua cognata gli si appressava e in presenza degli anziani e di molti assistenti, gli levava la scarpa dal piede, gli sputava in faccia e gli diceva: ??Cos?? si fa all'uomo che non vuole edificare la casa del proprio fratello38??. Ed egli veniva chiamato in Israele: ??La famiglia dello scalzato39??.

Naturalmente si redigeva un atto col quale la donna era dichiarata libera di sposarsi ad altro uomo. Il Talmud ci trasmise copia di tale atto che noi non accenniamo per la sua lieve importanza.

?? 3.???Moglie sospetta.

Dissero i nostri dottori: ??L'adulterio genera la maledizione ai padri. La donna infedele allo sposo mentisce a lui e mentisce a Dio; perch?? ?? il Signore che ha accolto il suo giuramento e le fa legge di osservarlo??.

Per quanto Mos?? non abbia trascurato veruna occasione per raccomandare la illibatezza dei costumi; per quanto egli ne abbia promossa la realizzazione con prescrizioni eccellenti; cionullameno ben prevedendo che non sarebbero bastate le persuasioni per impedire il mal fare per quelle perverse nature che non difettano mai, neanche nelle societ?? le meglio ordinate, fece pure appello al rigore statuendo la morte per pena dell'adulterio. Ma come pur troppo pu?? succedere che certe nature sospettose si lascino acciecare dalla passione, e sognino il male ove esso non esiste veramente; per questo Mos?? nell'intendimento di sottrarre la moglie sospetta dall'ira del marito, la sottopose ad un rito che pu?? appellarsi giudizio di Dio, poich?? a lui solo scrutatore delle reni e dei cuori, se ne lasciava appunto la decisione.

Ed ecco in che consisteva questo rito.

La donna sospetta veniva condotta dal proprio marito al cospetto del sacerdote con un'offerta detta di Gelosia, e nella quale non mettevasi n?? olio n?? incenso come usavasi per le altre offerte. Il sacerdote poneva tale offerta tra le mani della donna: quindi dopo di avere preso in una delle sue proprie mani un vaso di terra con entro dell'acqua consacrata, rivolgeva la parola alla donna stessa e le presagiva i mali orribili che le avrebbe causata quell'acqua, qualora essa si fosse trovata colpevole. Scriveva in un Sefer (libro) tali sue dichiarazioni, le cancellava nell'acqua40, e poscia porgeva quell'acqua alla donna affinch?? la bevesse.

Lo scritto era del seguente tenore: ??Se tu sei innocente e pura della colpa che si sospetta in te, sarai esente della malefica virt?? di quest'acqua amara e maledetta; ma se invece sei colpevole, e tradisti la fede giurata a tuo marito, Iddio far?? s?? ch'essa ti apporti una morte pronta e crudele e la tua memoria rester?? ignominiosa frammezzo al tuo popolo??. La donna era obbligata a rispondere: ??Amen, amen??.

I talmudisti riferiscono che quest'uso venne abolito alcuni anni prima della distruzione del Tempio: poich?? posta in dimenticanza la legge di Dio, corrotti i costumi e fattosi comune l'adulterio fra gli stessi mariti, Iddio aveva privato d'efficacia una simile prova.

?? 4.???Divorzio.

??Allorquando il consorzio coniugale ?? ordinato, concorde e puro la divinit?? aleggia su di esso, se no se ne diparte lasciandovi lo spirito del male ad esercitare la sua triste influenza??41. Come nell'ordine fisico gli uomini diversificano l'uno dall'altro per la Conformazione delle membra e per la regolarit?? e venust?? della loro disposizione, altrettanto avviene nell'ordine morale: differenziando essi l'uno dall'altro per istinti, per indole, per passioni, per coltura dell'ingegno e per la sensibilit?? dell'animo. Supponendo ora l'unione di due persone di sesso diverso e dotate di un carattere morale totalmente opposto, ?? cosa naturale la persuasione che si andrebbe incontro a tristi conseguenze, la minore delle quali consisterebbe nella infelicit?? di entrambi i coniugi, nel volerli tenere avvinti con un nodo indissolubile.

E fu appunto la possibilit??, pur troppo, non rara di tale eventualit?? che consigli?? a Mos?? la instituzione del divorzio42. Secondo la legge era il marito solo che aveva il diritto di dare il divorzio alla moglie qualora avesse trovato in essa qualche ervath davar (qualcosa di sconcio)43. Era per?? permesso alla moglie di citare innanzi ai tribunali il marito qualora esso avesse mancato a qualche clausola del contratto matrimoniale; e dopo parecchie rimostranze persistendo esso nella sua sleale condotta verso la moglie, questa veniva dichiarata ripudiata di fatto e libera di sposarsi ad altr'uomo.

Pei due seguenti casi particolari il marito perdeva il diritto di ripudiare la moglie: 1?? In caso di seduzione della sua propria moglie prima delle nozze; 2?? Se dopo sposata l'avesse calunniosamente accusata d'impudicizia innanzi ai tribunali, o sottoposta alla prova delle acque amare. Nonostante il divorzio il marito poteva riconciliarsi colla moglie e riprenderla, semprech?? essa non fosse passata ad altre nozze. Riguardo all'atto stesso del ripudio Mos?? si limita a dire: ??e scriver?? a lei una carta di ripudio e gliela consegner?? in propria mano, e la mander?? via di casa sua??. I nostri Rabbini ci tramandarono la formula di tale carta di ripudio e concepita nei seguenti termini:

??Il giorno... della settimana... del mese... dell'anno... dalla creazione del mondo, in questa citt??... posta sul fiume... io... cos?? chiamato figlio di... di mia propria volont?? e senza esservi costretto in nissun modo, ho voluto rimandare e rimando te... figlia di... gi?? mia moglie, e ti permetto di andare ove ti piacer??, di contrarre matrimonio con qualunque altro uomo senza che veruno possa impedirlo. In fede del che le ho rimesso la presente lettera di ripudio, polizza di rimando, certificato di divorzio secondo la legge di Mos?? e d'Israele??.


THAMUZ (giugno-luglio)

??

Verso la met?? di questo mese cominciano i giorni nefasti ad Israele. Sei sono i digiuni stabiliti nel corso dell'anno. Quello della espiazione chipur l'unico comandato da Mos??; quello di Ester il giorno precedente a Purim, istituito in commemorazione del digiuno raccomandato da quella Regina agli Ebrei di Susa, onde implorare da Dio la sua protezione prima di esporsi al pericolo di morte, presentandosi non chiamata ad Assuero; e quattro ordinati dai Profeti.

Il primo di questi quattro digiuni per ordine di tempo ?? quello che accade il giorno 17?? di questo mese. In origine esso si faceva ai 9 di questo stesso mese, per commemorare il triste avvenimento della breccia aperta nelle mura di Gerusalemme, dalle armi di Nabucodonosorre re dell'Assiria; ma fu posteriormente trasportato ai 17 sia per commemorare l'altra breccia che in tale giorno fu aperta nelle medesime mura dai Romani, i quali in tale congiuntura si impadronirono della parte bassa della santa citt??; e sia per commemorare altri quattro luttuosi avvenimenti che si credono successi in tale giorno. Questo avvenimento fu il triste preludio della caduta di Gerusalemme, e dello sfacelo della politica esistenza della nazione di Israele che non tard?? a verificarsi, e di cui tratteremo diffusamente nel mese venturo: e il principio per la nostra sventurata nazione di quella lunga serie di mali non ancora chiusa, pur troppo, in certe contrade dopo oltre 18 secoli.

?? 5.???Fanciulli.

L'onore attribuito alla fecondit?? e l'obbrobrio di cui erano coperti nell'opinione nazionale il celibato e la sterilit??, influivano assai sull'accrescimento della popolazione degli Ebrei. La tradizione poi colle sue speranze e le sue promesse tendeva come le loro instituzioni a produrre questo effetto. La posterit?? di Abramo doveva essere numerosa come le stelle del cielo e come l'arena del mare; e nella benedizione del padre non mancava mai l'augurio di numerosa prole. ??Non sar?? in te n?? uomo n?? donna sterile, dice Mos?? al popolo d'Israele, fra le promesse di premii, che fa loro per l'osservanza delle leggi di Dio??. Era pertanto naturale che una famiglia numerosa fosse tenuta quale benefizio e benedizione di Dio ed un titolo di gloria in Israele, come la privazione di prole un castigo celeste ed una vergogna. ??Oh dammi dei figli, esclama con amarezza la dolente Rachele a suo marito, altrimenti io mi muoio??. E quando finalmente Dio esaud?? le sue supplicazioni e le concesse il figlio tanto ardentemente desiderato, ella lo chiam?? Giuseppe (aggiunger??), pregando Dio che gliene volesse concedere un secondo. ??Oh questa volta io debbo ringraziare e lodare Iddio che mi concesse un quarto figliuolo??, diceva lietissima la sua sorella Lia. E la povera Anna? Bench?? teneramente amata dal marito, noi la troviamo ai piedi dell'altare di Dio supplicandolo a toglierla all'onta della sterilit??, e promettendo di consacrare al suo servizio il figlio che sarebbe per concederle. E tanto profonda era l'amarezza del suo cuore, e cos?? assorta essa era nel pregare da rimanere insensibile a quanto la circondava; sicch?? il vecchio El?? ingannato la rampognava qualificandola ebbra.

??La moglie tua, dice Davide, sar?? qual vite feconda nell'interno di tua casa, i figli tuoi quali rampolli d'olivo intorno alla tua mensa. Cos?? ?? benedetto l'uomo temente Dio.... E tu vedi i figli dei figli tuoi, pace su Israele??.

?? 6???Circoncisione.

In origine pare che fosse la madre quella che designava il nome del figlio e che glielo si imponesse al momento della nascita. Cos?? si rileva da diversi passi della Genesi. Per?? in seguito il nome si imponeva ai figli maschi all'atto della circoncisione, e si solennizzava tal giorno con un banchetto e con altri segni di giubilo: costume che si segue ancora oggigiorno ovunque.

Dio comand?? ad Abramo di circoncidere ogni fanciullo maschio nel giorno ottavo dopo la sua nascita. Pertanto, la circoncisione, specie di suggello impresso sulla stessa nostra carne, era ed ?? destinata a distinguere il popolo d'Israele da ogni altra nazione e a ricordargli continuamente il patto conchiuso tra lui e Dio. Ma a questo motivo principale bisogna aggiungerne altri di minor importanza, quali sarebbero la preservazione di alcune malattie spesso mortali nei paesi caldi.

Nulla determina la legge n?? sul ministro, n?? sullo strumento della circoncisione. Z??fora moglie di Mos??, vedendo in pericolo la vita del marito nel loro viaggio verso l'Egitto per la trascuranza44 di tale precetto, ella stessa circoncide suo figlio con una pietra affilata. Ed ?? pure con un tale strumento che appena passato il Giordano, Giosu?? fece circoncidere tutti i maschi nati nei quarantanni che Israele err?? nel deserto e che non vennero circoncisi. Secondo il Talmud ?? il padre stesso che dovrebbe circoncidere il figlio: ma richiedendosi per tale operazione speciali cognizioni e perizia, per schivare quei pericoli che potrebbero risultarne pel circonciso, essa viene praticata o da chirurghi o da persone che vi si dedicano dopo fatti gli studi necessari.

Fra tutti i popoli antichi il padre poteva trasferire i diritti di primogenitura, che erano immensi, su qualunque dei suoi figli. Mos?? tolse ai padri questo diritto che era indubitabilmente fonte di ingiustizie, di discordie, e di delitti; e limit?? il diritto del primogenito a una doppia parte nella eredit?? paterna sui fratelli. Il primogenito era pure l'erede presuntivo del trono paterno, quantunque la legge lasciasse in facolt?? del padre di destinare qualunque altro figlio a suo successore.

?? 7.???Educazione.

Gli studi dovevano avere per oggetto peculiarissimo la cognizione della legge di Dio: che secondo il Legislatore era per Israele un titolo di sapienza e di prudenza al cospetto delle nazioni, e la unica e immancabile sorgente della sua materiale e morale grandezza e felicit??. I principi ed i grandi pare che avessero in casa maestri che educavano ed istruivano i loro fanciulli sotto i loro proprii occhi. In origine oltre alla legge di Dio, ai doveri e ai diritti del cittadino, l'educazione tendeva probabilmente all'agricoltura e alla guardia del gregge: ma coll'estendersi e prosperare del regno, i fanciulli venivano generalmente pure istruiti nelle arti, nei mestieri e nelle scienze. Nella Scrittura e nei libri posteriori non si scorge che vi fossero Scuole propriamente dette, prima della dipendenza politica degli Ebrei ai Romani (esclusa quella dei profeti che era diggi?? fiorente all'epoca di Samuele); poich?? il primo che ne abbia instituito fu il figlio di Gaml??, la cui memoria ci fu perci?? tramandata dai nostri dottori fregiata dal titolo di benemerito dell'istruzione.

Prima d'allora era il padre stesso che impartiva l'istruzione religiosa ai suoi figli, uniformandosi al precetto Mosaico che nel Semanh (che ?? un sublime compendio delle verit?? della nostra Religione) costituisce il padre maestro dei suoi figli: ??Sulle cose ch'io ti comando oggi, dice egli, ragionane ai figli tuoi nello stare in casa, nello andare per la via, nel coricarti e nello alzarti??.

Vi erano pure (nei sabbati) pubbliche accademie, ma il loro scopo era unicamente quello di trattare materie religiose e morali pel bene dello stato in generale.

L'educazione delle ragazze variava naturalmente secondo la condizione e la qualit?? delle persone. Erano per?? anche esse istrutte nella legge e nella letteratura, come ci attestano le ammirabili cantiche di Debora e di Anna. Per?? venivano precipuamente ammaestrate in ogni cura domestica.

Quanto potente fosse il sentimento della dignit?? che la educazione inspirava alle ragazze, e quale la purezza dei loro costumi possiamo argomentarlo dalle parole che Tham??r figlia di Davide rivolge al fratello Amnon che tentava di indurla a cosa disonesta: ??Deh! o fratel mio non farmi ingiuria che tali cose non s'usano in Israele. Deh! non volere commettere una tale ignominia. Ove potr?? io nascondere la mia vergogna? E tu potrai soffrire di venir considerato tanto vile in Israele??? N?? avrebbe potuto succedere diversamente quando la legge ordinava che una donna maritata convinta d'impudicizia prima delle sue nozze, venisse lapidata innanzi la porta della casa paterna per la colpa, dice la legge, ??di aver fatto cosa laida in Israele.?? Quale terribile minaccia si fa con tale disposizione alle ragazze, ma alle madri specialmente onde agli ammaestramenti e agli esempi accoppiassero un'indefessa ed oculata sorveglianza! Anche le ragazze di famiglie agiate non isdegnavano di occuparsi in ogni sorta di lavori campestri; poich?? il Pentateuco ci rappresenta Rachele, Lia e le figlie di Ietro conducenti le greggie al pascolo colle loro secchie sulle spalle.

?? 8.???Schiavi.

??In niun luogo, dice uno scrittore cristiano, gli schiavi furono trattati cos?? umanamente come presso gli ebrei??. In principio la virt?? dei patriarchi rese loro sempre sopportabile e dolce il dispotismo che avevano sopra di essi; e poi Mos?? si occup?? con tanta sollecitudine della sorte loro, che la saviezza dei suoi precetti doveva impedire assolutamente anco ai supposti cattivi padroni di abusare del proprio potere. La dolcezza delle disposizioni Mosaiche verso gli schiavi, risplende meglio qualora noi ci facciamo a paragonarla all'inumanit?? colla quale venivano trattati quegli infelici, non diremo in quei tempi di universale ignoranza e barbarie, ma presso quei popoli che in tempi pi?? prossimi a noi levarono di s?? tanta alta fama, vogliamo dire i Greci ed i Romani. Presso costoro gli schiavi erano considerati meno dei bruti, e col consenso della legge venivano massacrati per semplice passatempo, dati pascolo alle fiere dei loro circhi, e gettati pascolo a certi pesci carnivori, quali le murenne, che si allevavano in appositi serbatoi, onde riescissero pi?? graditi ai palati di quegli inumani Sardanapali. ?? triste, e quasi ripugna il dirlo, ma ?? storia. Dame romane dimentiche di ogni elementare principio di quella delicata bont?? che forma il pi?? bel pregio del loro sesso, e divenute insensibili agli strazii delle loro vittime; percuotevano a sangue le loro schiave per la menoma negligenza usata nella disposizione della loro teletta: e i seni di quelle sventurate servivano a ricettacolo degli aghi e degli spilli dei loro lavori, o dei loro abbigliamenti! Ma lasciamo queste tetre descrizioni che rattristano il cuore; e ritornando al nostro proposito, esaminiamo alcune di quelle disposizioni.

La legge dichiarava reo di omicidio quel padrone che in seguito a percosse causava la morte a un suo schiavo: e bastava il mutilarlo anche di un dente o di un occhio solo perch?? venisse dichiarato libero. Come il padrone, lo schiavo fruiva del riposo sabbatico. Non solamente era proibito di molestare o consegnare al padrone quello schiavo che per i maltrattamenti sofferti fossesi indotto a ricoverarsi presso di loro in cerca di un asilo, ma si doveva permettergli di prendere stanza in quella citt?? che sarebbe stata di suo piacimento.

E si noti che queste ordinazioni sono tutte relative agli schiavi non ebrei, perch?? riguardo a questi ultimi il nome di schiavi ?? affatto improprio, poich?? la loro condizione era tanto mite, tanti doveri di umanit?? e di delicati riguardi erano imposti al padrone verso di loro, da inspirare ai nostri dottori il seguente adagio: ??Colui che si prende un domestico, da a s?? stesso un padrone??.

Esaminata partitamente la costituzione della famiglia ebraica, ci piace aggiungere alcune considerazioni generali sullo spirito delle ordinazioni che la reggevano.

Presso tutte le nazioni antiche la donna era considerata quale oggetto di sensuali diletti, e sempre schiava del padre o del marito. La sua condizione era tutt'altro ohe invidiabile persino presso i Romani e i Greci, tanto celebrati nella storia per civile sapienza e per politica grandezza. La patria potest?? poi non aveva limiti. Il padre era padrone assoluto dei suoi figli: poteva incarcerarli, venderli od ucciderli qualunque fosse la loro et?? e il loro grado. Pensiamo ora noi quale moralit??, quale confidenza e dolcezza in tale consorzio di schiavi sottomessi all'autorit?? e al capriccio d'un padrone che la certezza dell'impunit??, l'altrui esempio, e l'abitudine del comando potevano rendere ciecamente feroce.

Ma quale e quanta differenza nelle famiglie ebree! In esse non esistevano n?? padroni n?? schiavi. La legge e la religione sancivano la perfetta eguaglianza dei due sessi, poich?? dalle stesse prime pagine del loro libro venerato risultava: 1?? Essere stato Dio stesso che aveva instituito il matrimonio e benedetto i primi sposi; 2?? Non essere la donna inferiore al marito, poich?? dopo che Adamo ebbe imposto un nome a tutti i viventi fra i quali non ne trov?? alcuno simile a lui; quando gli fu presentata la donna da Dio stesso, egli esclam??: ??Questa ?? finalmente, osso delle mie ossa, e carne della mia carne; questa deve chiamarsi Hisc?? (donna) poich?? dall'Hisc (uomo) fu tratta??. Ammirabile insegnamento! La donna non ?? la schiava dell'uomo, ma la sua compagna, un aiuto analogo a lui. Le unioni erano contratte liberamente e per conseguenza precedute spesso dall'amore, o almeno da una reciproca stima e simpatia che facevano sperare armonia e concordia. I soavi pensieri, le dolci cure di una prole desiderata e carissima, dovevano rendere quei legami ammirabili per moralit?? e piacevolezza. E tali furono sicuramente finch?? il popolo si mantenne fedele alla parola di Dio.

Da queste teorie ne veniva per naturale conseguenza il fatto, che nello stato e nella famiglia, i diritti della donna per quanto potevano conciliarsi coi riguardi dovuti alla sua maggiore sensibilit??, alle sue domestiche occupazioni, agli altri doveri speciali al suo sesso, erano pareggiati a quelli dell'uomo.

Hulda ?? profetessa; Debora profetessa e guerriera. Marianna a capo delle donne intuona l'inno della vittoria sulle sponde del mar Rosso; e alla caduta di Golia son le donne che colle loro patriottiche laudi al guerriero vincitore, feriscono al vivo l'invido cuore di Saulle.

Salomone, che qualifica la cortigiana o la moglie infedele allo sposo coi nomi di Zar?? o Nocri?? (straniera) quasi temesse di offendere la suscettibilit?? della donna indigena, descrivendone i liberi costumi e i colpevoli inganni verso l'inesperta giovent??; dice valere meglio di qualunque cosa una buona moglie; la donna sapiente rialzare la sua casa, distruggerla colle proprie mani la dissennata. La dipintura che egli fece della donna forte ?? tutto quanto si possa immaginare di stupendo nel suo genere. ?? un modello della donna libera, laboriosa e sapiente; l'affermazione della fiducia sconfinata che colle sue nobili doti seppe acquistare dal marito e dell'immenso e meritato ascendente che ha sulla famiglia intiera. ??Ed ecco grida Malacchia, altra cosa tristissima che voi fate e per la quale Iddio non si rivolge ai vostri presenti perch?? il suo altare ?? coperto di sospiri e di lagrime. Ma perch?? dite voi????Perch?? voi tradite iniquamente la donna alla quale vi lega un patto solenne??.

Tutta la legge fa fede dei principii suesposti. Anche le donne assistettero alla rivelazione del Sinai; anche le donne dovevano trovarsi nella radunanza che la legge prefiggeva di tenere in capo ad ogni settimo anno nella festa dei Tabernacoli, e ove si leggeva tutta la legge all'udienza del popolo; anche le donne al ritorno dalla schiavit?? babilonica prestarono il loro giuramento d'adesione al nuovo ordine di cose. Ambi i genitori hanno gli stessi diritti alla riverenza dei figli. ??Onora tuo padre e tua madre se vuoi vivere lungamente?? sta scritto nel Decalogo. Ed altrove cos?? si esprime il Legislatore: ??Ciascuno di voi abbia timore della madre e del padre??. ??Chi maledice suo padre o sua madre sar?? fatto morire??. ??L'occhio che si fissa irriverentemente torvo sul padre o sulla madre, dice l'Ecclesiaste, merita di essere acciecato dai corvi??. Le manifestazioni di rispetto dovuto ai genitori vengono cos?? definiti dai nostri dottori. Non sedersi nel posto da essi ordinariamente occupato; non contraddirli n?? ascoltare i loro discorsi con irriverenza o impazienza; averne ogni cura nella loro vecchiaia, e fare quanto pu?? loro tornare utile o gradevole.

L'unico dovere imposto al padre45 era quello d'addottrinare il figlio nella religione e nella morale: parlandogliene, come dicemmo, nel suo stare in casa, nel suo andare per viaggio, nel suo coricarsi e nel suo alzarsi.

Qui poniamo termine alle nostre brevi considerazioni sulla famiglia Israelitica, colla ferma convinzione, che per quanto poco noi abbiamo detto su tal soggetto, pure debbano risultarne le due seguenti verit??: 1?? Essere stata la legislazione Mosaica la prima, che diede alla donna la somma di tutte quelle libert?? consentanee al suo sesso, e regolate per modo che non avendo esse altro limite oltre quello segnato dal pudore e dalla sua speciale costituzione, non servissero ad arma di licenza e venissero a menomare quelle soavi prerogative che fanno di lei l'angelo tutelare della famiglia; 2?? Essere stata la legislazione Mosaica la prima, che seppe fondare la famiglia sopra le sue naturali e vere basi: moralit??, stima ed affetto.

AB (Luglio-Agosto).

Questo mese pu?? chiamarsi a giusta ragione, il mese infausto del popolo d'Israele; inquantoch?? in esso abbiano avuto compimento i terribili castighi gi?? minacciati da Mos?? e tante volte predetti, ma pur troppo invano, dai profeti che Dio suscitava in ogni secolo, e siano succeduti i luttuosi avvenimenti della distruzione del primo e del secondo Tempio di Gerusalemme.

Il primo giorno di questo mese segna la morte di Aronne, avvenuta sopra il monte Hor nell'anno quarantesimo dell'uscita d'Israele dall'Egitto, e 123?? della sua et??.

La tradizione fissa al giorno ottavo di questo mese, il ritorno degli esploratori spediti da Mos?? nel paese di Canaan.

Ci fermeremo a narrare diffusamente quest'avvenimento anch'esso luttuoso per parecchi motivi, per indi parlare della distruzione dei due Tempii di Gerusalemme, ma in particolare modo del secondo, maggiormente importante per noi. Infatti dal d?? della sua caduta data non solo la cessazione della indipendenza politica d'Israele, ma il principio di quella lunga sequela di sofferenze e di persecuzioni inenarrabili, che se la merc?? di Dio cessarono ora in quasi tutta l'Europa civile, e delle quali noi dobbiamo conservarne la memoria per solo rammarico di vedere distrutto quel centro dove serbavasi sotto un simbolo visibile la legge divina, e per ammirazione verso i nostri padri, che con invitta costanza verificarono alla lettera l'espressione di Davide: ??Tutto questo soffrimmo ma non dimenticammo Te, (Dio) e non mentimmo al tuo patto??, dobbiamo per?? constatare che pur troppo tali sofferenze e persecuzioni durano tuttavia in parecchie contrade, dove il sole della libert?? e della universale fratellanza degli uomini, non pot?? ancora farvi penetrare i suoi raggi benefici.

Correva il secondo anno dall'uscita d'Egitto, e il popolo d'Israele, che toccava oramai i confini dell'Emoreo, si raccolse presso Mos?? e lo richiese di mandare ??innanzi a s?? alcuni uomini ad esplorare il paese che doveva conquistare: onde sapessero indicargli ??la via per cui doveva andare, e le citt?? a cui doveva rivolgersi??. La manifestazione di questo desiderio poteva interpretarsi come un atto di diffidenza verso lo stesso suo condottiero, che ripetutamente gli aveva assicurato il possesso immancabile di un ??paese di frumento e d'orzo, di viti, fichi e melagrani; paese d'olivi (abbondanti) d'olio e di miele. Paese, ove senza scarsezza mangerebbe pane, ove non mancherebbe di cosa alcuna; paese di cui le pietre erano (dure come il) ferro, e dai cui monti ricaverebbe rame??. Pure, anzich?? adontarsene Mos?? dichiara che ??la cosa gli piacque??; e scelti a quest'uffizio dodici uomini, il capo di ciascuna trib??, con particolareggiate istruzioni li invi?? a riconoscere tutto quel paese. Partiti il giorno 29 di Sivan, impiegarono quaranta giorni nel loro viaggio d'esplorazione, ed arrivarono all'accampamento ebreo il giorno 8 del mese di Ab.

Onde assecondare la raccomandazione fatta loro da Mos??, che desiderava dimostrare al suo popolo con prova evidentissima la verit?? delle sue dichiarazioni; gli esploratori portarono di col?? alcuni frutti, che presentarono al popolo ansioso di conoscere il risultato delle loro osservazioni. Per una colpevole leggerezza o per un criminoso accordo, come pretendono alcuni commentatori, dieci di loro, dopo d'aver magnificato la, prodigiosa fertilit?? del paese visitato, ne esagerarono assai i difetti. Dissero, che la statura degli abitanti era gigantesca, e superiore all'ordinario la loro forza; che le mura che cingevano le citt?? erano alte e forti e per loro indubbiamente inespugnabili; che il clima era tanto inclemente e micidiale, che quella terra poteva dirsi con tutta ragione, una madre divoratrice dei proprii figli. Queste false notizie spaventarono in modo straordinario i loro ascoltatori, i quali dimenticarono tutto d'un tratto i grandi miracoli operati da Dio in loro favore, e di cui furono testimoni essi stessi: rammaricarono amaramente di avere prestato fede alle lusinghiere ma fallaci promesse di Mos??; dubitarono stoltamente della potenza di Dio, e manifestarono il timore di vedersi destinati a morire di stenti in quell'inospitale deserto, o di divenire essi e i loro figliuoli facile preda di quei formidabili nemici. N?? le assicurazioni degli altri due esploratori Giosu?? e Caleb, valsero a fare loro riconoscere la grave offesa che facevano a Dio con questo atto di ribellione, e a rinfrancare i loro cuori: che anzi arrivarono a tale punto di demenza, da concepire e manifestare altamente la iniqua e vilissima intenzione di lapidare quei due coraggiosi e intemerati uomini, e poscia darsi un capo che facesse loro ripigliare la via dell'Egitto. Ma la divina giustizia gi?? offesa parecchie altre volte, non poteva lasciare impunito questo nuovo gravissimo atto d'ingratitudine per parte di quella nazione, che per ripetere l'espressione di Mos??, Dio ??era andato a togliere da mezzo ad altre nazioni con prove, con miracoli, con prodigi, con battaglie, con potente mano, con braccio disteso e con grandi spaventi??, nel solo intento di farla depositaria delle sue eterne verit??, e di condurla a fruire i beni di quel paese promesso ai suoi patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. La divina giustizia per quanto longanime e clementissima, non poteva permettere che quella generazione che in ogni occasione si dimostr?? riluttante alla voce dell'Eterno e che la schiavit?? aveva resa paurosa, vile ed ostinata, andasse a godere di ??quei campi ch'essa non aveva dissodati e di quelle case piene d'ogni bene ch'essa non aveva fabbricate??.

I dieci esploratori causa dell'enorme peccato morirono di morte improvvisa, e tutta la parte del popolo che gi?? aveva oltrepassato i vent'anni di et?? il giorno dell'uscita dall'Egitto, e che pertanto non avrebbe dovuto mai dubitare della onnipotenza di quel Dio che aveva fatto a suo pro' tanti miracoli e in Egitto e nel deserto, fu condannata a morire nel deserto nel corso di quarantanni, epoca fissata allo ingresso della nuova generazione nella terra promessa. Due uomini soli furono esclusi da questo castigo, Giosu?? e Caleb, perch?? dice il testo ??adempirono (ebbero fede) dietro Iddio??. La morte di Mos?? ed Aronne avvenuta parimenti nel deserto in sullo spirare dell'anno quarantesimo, fu occasionata dal peccato da loro commesso nel fatto delle cos?? dette me meriv?? (acque della contesa).46

E quasi la giustizia divina non si tenesse tuttavia paga del castigo inflitto a quella generazione, i nostri dottori vogliono ch'essa sia uscita in queste lugubri parole: ??Voi piangeste questa notte senza verun motivo. Ebbene! sin d'ora io stabilisco in essa un pianto secolare pei vostri figliuoli??. Nella caduta di Gerusalemme si trova la spiegazione di queste parole di colore oscuro.

Caduta del regno d'Israele.

Se pressoch?? in ogni caso la parola divisione ?? sinonimo di indebolimento, i suoi tristi effetti sono poi pi?? funesti ed immediati, quando la divisione avviene tra individui o nazioni fra le quali esistono o possono svilupparsi germi di rivalit??, per motivo d'interesse o di dominio.

Per quanto il regno di Salomone fosse stato glorioso, ed avesse portato la grandezza e la prosperit?? d'Israele ad un punto non mai raggiunto allora da nessun popolo dell'Asia, ci?? malgrado uno scontento grandissimo serpeggiava nel popolo. Per sopperire alle ingenti spese causate dalle citt?? che egli fece costruire in diversi punti del regno, e per la costruzione del tempio e dei sontuosi suoi palazzi; Salomone dovette imporre sul popolo pesi enormi. Sia quindi per questo motivo, e sia perch?? offese gravemente Dio e il sentimento nazionale, erigendo templi dedicati agli idoli delle sue tante mogli nella Santa Citt??, lo scontento era tanto profondo e generale, che non attendeva che una favorevole occasione per prorompere in fatti. E questa occasione, pur troppo, non si fece attendere lungamente.

Morto Salomone, il popolo si raccolse in Sichem per la incoronazione del di lui figlio Roboamo; e si valse appunto di questa occasione per fare sentire al suo futuro re, come avrebbe desiderato un alleviamento ai troppo pesanti carichi che aveva dovuto sostenere lungo il regno del padre. Roboamo chiese tre giorni di tempo per riflettervi, e intanto si rivolse agli antichi consiglieri di suo padre. Questi nella loro prudenza ed esperienza, gli suggerirono una risposta mite e conciliante colle seguenti parole: ??Se oggi ti mostri compiacente verso questo popolo soddisfacendo al suo desiderio, e parlando ad essi con buone parole, esso ti sar?? soggetto per tutti i giorni??. Ma sia che questo savissimo consiglio urtasse il suo orgoglio, o sia che gli facesse temere che scendendo a patti col popolo e annuendo alla sua richiesta, venisse a dare un cattivo precedente di debolezza e a menomare il suo prestigio e le prerogative reali; fatto sta, che ebbe l'infausta inspirazione di consigliarsi pure coi giovani suoi coetanei. E questi nutriti cogli stessi sentimenti d'alterigia, risposero colle seguenti insensate e crudeli parole: ??Cos?? devi dire a questo popolo, il quale ti parl?? dicendo: Tuo padre ci ha imposto un grave giogo, ora tu ce lo allevia, cos?? devi dire loro: il mio dito mignolo ?? pi?? grosso dei lombi di mio padre. Ora dunque mio padre vi caric?? di un grave giogo, ma io ci aggiunger?? ancora: mio padre vi castig?? colle sferze ed io vi castigher?? con flagelli a punture??.

Si capir?? facilmente, che il popolo vedendo respinta in un modo tanto brutale la sua domanda, che riteneva e fors'anche era, opportuna e ragionevole, ne fu punto sul vivo, e fece una sedizione che ebbe per conseguenza la divisione del regno. Restarono fedeli alla dinastia Davidica le due sole trib?? di Giuda e di Beniamino, le altre dieci trib?? si elessero a re un certo Geroboamo figlio di Nebath. Costui fu gi?? servo di Salomone, e ritornato da poco dall'Egitto ove erasi rifuggiato per sottrarsi all'ira del suo Signore, apparentemente informato del colloquio di lui col profeta Ahhi??, che nel nome di Dio, gli aveva promesso sino d'allora, il dominio sopra dieci trib?? di Israele.

Quantunque per opera d'un profeta, siasi per allora scongiurata la guerra fraterna che stava per iscoppiare tra queste due frazioni d'Israele, pure da questa divisione data il vero principio della rovina d'Israele, essendo stata causa di fare iniziare l'idolatria a religione dello Stato. Ed ecco in qual modo. Nell'intento d'impedire ai suoi sudditi di portarsi a Gerusalemme nelle tre solennit?? dell'anno, temendo che l'uniformit?? del culto religioso richiamasse sotto il glorioso scettro di Davide quelle trib?? che se n'erano distaccate; Geroboamo fece innalzare due vitelli d'oro alle due citt?? estreme del regno, Dan e Betel, e fece bandire al popolo: ??Voi non dovete pi?? salire in Gerusalemme: questi sono, o Israele, i tuoi d??i, che ti trassero dalla terra d'Egitto??. La grande maggioranza del popolo si lasci?? trascinare facilmente all'idolatria poich??, per isventura, vi aveva molta propensione; e d'allora in poi popolo e re si allontanarono sempreppi?? dal retto cammino tracciato dalla loro legislazione religiosa, finch?? la divina giustizia stanca dei loro tanti traviamenti, fece di loro aspro governo nel terribile modo ch'ora noi andremo a dire.

Gli esempi di questo regno, conosciuto nella storia col nome di regno d'Israele, furono ben presto imitati dai loro fratelli delle due altre trib?? componenti il cos?? detto regno di Giuda; e Roboamo anch'esso fece innalzare statue e quercie a d??i stranieri. Alla purezza dei costumi sottentr?? una sconcia e ributtante licenza; si allentarono i legami domestici e sociali; e la decadenza politica vi tenne dietro sollecita; per cui sino dal quinto anno del regno di quest'ultimo troviamo gi?? che un certo Sissac re d'Egitto prese Gerusalemme e la spogli?? di tutte le cose preziose che contenevano il Tempio e la reggia. Si aggiunga poi che tra Roboamo e Geroboamo e la maggior parte dei loro successori, dur?? una quasi non interrotta lotta fraterna: per cui queste due parti d'un popolo solo, oramai in tutto discordi meno nello allontanarsi dal cammino della virt?? s'indebolirono a vicenda, e necessariamente divennero facile preda ai loro comuni nemici, che s'ingrandivano a loro spese.

Per punire Acabbo che fu il pi?? triste dei re d'Israele, e i cui peccati pi?? lievi furono paragonati dallo storico sacro ai pi?? gravi commessi da Geroboamo, Iddio suscit?? contro Ioram figlio di lui e per nulla degenere da tale genitore, certo Jeh?? uno dei suoi capitani. Questi, ribellatogli l'esercito mand?? a morte lui, settanta suoi fratelli, la madre, i parenti, gli amici della famiglia regnante e tutti i pi?? noti adoratori del Baal. Ma neppure lui pot?? o volle sradicare intieramente l'idolatria, poich?? lasci?? sussistere i vitelli d'oro innalzati da Geroboamo e ne toller?? l'adorazione. Per cui Dio sdegnato permise che Hhaz??el potente re della Siria mettesse a contributo il regno d'Israele, e durante il regno di Ocozia figlio e successore di Ieh??, progredisse talmente colle sue vittorie, da non lasciare in Israele che poche migliaia d'armati e pochissimi carri da guerra. ?? bens?? vero che Dio impietositosi dell'angustia in cui versava il suo popolo, gli fece poscia ritornare le citt?? perdute per le vittorie accordate a Gioas figlio di Iohahhaz, e al belligero Geroboamo figlio di lui; pure sia per la licenza dei costumi ingenerata dall'idolatria che non venne mai abbandonata neanche dai r?? migliori, e sia dalle continue scosse politiche; le piaghi erano tali e talmente profonde da fare prevedere prossima la totale rovina della nazione.

E la catastrofe si comp?? effettivamente regnando Osea figlio di El??. Samaria fu presa dal giro Salman-Assar dopo un assedio che dur?? tre anni. Tranne i pi?? poveri fra i cittadini che il vincitore lasci?? nel paese per coltivare la terra, tutti gli altri, uomini, donne e fanciulli furono obbligati ad emigrare di l?? dell'Eufrate; e vennero dispersi in varie provincie dell'Assiria e della Media, nei lunghi pi?? lontani dalla loro patria. Il paese rimase deserto per pi?? di quarant'anni, finch?? Assaphar Assar-Hhadon nipote di Salman-Assar vi mand?? a popolarlo una colonia di Cutei.

Questo regno, agitato da non poche sedizioni e regicidi dur?? 255 anni. Ebbe 19 re, uno solo dei quali riusc?? a conservare la successione al trono sino al quarto dei suoi discendenti, il quale per?? non tenne il regno che per soli sei mesi.

Caduta del regno di Giuda e distruzione del primo Tempio.

Cento trentadue anni dopo la caduta di Samaria, Gerusalemme cadeva essa pure in potere di Nabucodonosor re di Babilonia, dopo un assedio di circa due anni. La citt?? fu abbandonata al furore delle soldatesche, che tutta l'empierono di sangue e di cadaveri, il Tempio fu saccheggiato e distrutto; Sedecia fu fatto prigione; sotto i suoi occhi furono scannati i suoi figli, indi fu egli stesso acciecato e condotto prigione a Babilonia. Furono pure uccisi il sommo Sacerdote Serai?? e non pochi fra i principali cittadini. Gerusalemme fu disfatta, le sue mura demolite, i suoi tesori portati via; e tutti gli abitanti salvati dalla spada furono messi a fila e sotto buona scorta condotti di l?? dall'Eufrate, e dispersi nelle provincie dell'impero babilonese. Tutte le altre citt?? del regno furono vuotate egualmente, e non si lasciarono in esse che pochi miserabili contadini e vignaiuoli, tanto perch?? la terra non rimanesse affatto deserta. Nabo-Sar-Adan mandato ad eseguire questi ordini del re elesse un certo Ghedali?? per Governatore di quel povero resto di un popolo gi?? numeroso e potente. Ma come vedremo in altro mese (Tisr??), di l?? a non molto esso fu assassinato da un traditore, che si fece strumento vile di un iniquo straniero: per cui gli Ebrei rifiutando di seguire, come per loro sventura fecero sempre, i consigli del profeta Geremia; soprafatti dal terrore di una nuova invasione di babilonesi, disertarono la terra natale e cercarono un asilo in Egitto. Ma non si fece attendere molto il pentimento. Invece della quiete sperata, vi trovarono la fame e la morte; e i pochi che sopravanzarono furono menati schiavi dai babilonesi, cinque anni dopo quando Nabo II conquist?? anco l'Egitto.

Rifabbricazione di Gerusalemme e del secondo Tempio.

Cinquant'anni dopo l'eccidio di Gerusalemme, la monarchia babilonese fu soggiogata da Ciro re dei Persiani, il quale nel primo anno del suo regno pubblic?? un editto col quale permise agli Ebrei di ritornare nella loro patria, e riedificarvi il Tempio. Fece anco restituire una parte dei vasi sacri gi?? portati via da Gerusalemme; ed onde sopperire alle spese assegn?? una somma sulle rendite della Samaria. Ma erano 66 anni, da che varii Ebrei erano stati trasferiti di l?? dall'Eufrate nella prima invasione di Nabucco, erano 51 dacch?? tutta la nazione fu trasmigrata nella invasione ultima, e pertanto erano trascorse due generazioni dacch?? si trovava in terra straniera. Quasi pi?? niuno dei vecchi esisteva, i pi?? vecchi avevano abbandonato Gerusalemme nella loro giovinezza, o appena se ne ricordavano; gli altri erano tutti nati nella Caldea, ne avevano oramai adottato la lingua e molte usanze; vi avevano impieghi e beni, ed estranei allo entusiasmo patriottico che avrebbero provato i loro maggiori, si sentivano poco inclinati ad abbandonare una felicit?? presente per incontrare incerte sorti in una terra povera, derelitta, e per cercare frammezzo a sterpi e rovine quale fosse la casa, quale il podere dei loro avi.

Infatti, malgrado il generoso invito e le larghezze promesse da Ciro, pochi ne vollero approfittare. Tutta la colonia emigrante somm?? appena a cinquanta mila individui d'ogni et??, sesso e condizione. La terra che ricuperavano da ogni lato che si guardasse, non presentava se non squallore e rovine. Le citt?? erano distrutte, l'ellera e il muschio ne coprivano le macerie, sotto vi stanziavano i rettili, i campi erano inselvatichiti: quindi bisognava ricostruire nuove abitazioni, sboscare il suolo e ridurlo a forma capace di coltura; bisognava scavare nuovi pozzi e nuove cisterne in luogo di quelle che il tempo aveva otturate; bisognava sopportare tutte le angustie che mena seco la povert?? e l'odio di nemici accaniti. Ma la religione e l'amore di patria infusero coraggio agli emigranti. Dopo sei mesi di lavoro ebbero finalmente costrutto un altare e qualche rozzo fabbricato, e nel mese di Tisr?? cominciarono ad offrire i sacrifizi e gli olocausti, e celebrarono la solennit?? dei Tabernacoli.

Il Tempio era per?? il voto principale degli Ebrei e ad esso posero mano. Infiniti furono gli ostacoli, i disagi e le molestie che incontrarono nella malevolenza e gelosia dei popoli vicini che in tutti i modi cercavano di attraversarne l'esecuzione. Parecchie volte si dovette sospendere il lavoro per ordine espresso dei re di Persia, insospettiti dalle maligne insinuazioni di quei tristi vicini. I poveri operai dovevano lavorare colle armi al fianco, per trovarsi pronti a respingere i loro continui assalti. Ma la ferrea tenacit?? e costanza di un proposito che era il sospiro dei loro cuori doveva trionfare di tutti gli ostacoli, e novant'anni dopoch?? i primi Ebrei erano partiti da Babilonia, l'opera fu compiuta, specialmente per merito del profeta Nehhemia che vi contribu?? con tutti quei mezzi che gli vennero suggeriti da un ardente patriottismo, dal favore grandissimo che godeva alla Corte d'Artaserse, da una intelligenza non comune, e da un carattere imperterrito che prevede i pericoli e, o vi provvede con assennate disposizioni o sa superarli col coraggio. La dedica fu celebrata con una grande festa, quantunque parecchi vecchi piangessero a calde lagrime confrontando la meschinit?? di quel Tempio, colla vantata imponenza e maest?? del primo.

Distruzione del secondo Tempio.

Non essendo nostro pensiero di tessere qui la intiera storia del lungo, e certo non inglorioso, periodo che abbraccia oltre a cinque secoli, e che corse appunto dalla fabbricazione del secondo Tempio alla sua distruzione: ma semplicemente il luttuoso avvenimento della sua distruzione che noi commemoriamo con rigoroso digiuno e col canto di meste e lugubri elegie ai nove di questo mese, non faremo quindi che appena accennare quei soli fatti che si collegano intimamente a quell'infausto avvenimento.

Comincieremo quindi a notare, che la prima volta che i Romani compariscono sulla scena della Storia Giudaica si fu ai tempi di Giuda Maccabeo, il quale prevedendo che a lungo andare non avrebbe potuto tenere testa al re della Siria; mand?? due legati a Roma per impetrare l'amicizia del Senato e la sua mediazione col re anzidetto, allora tributario dei Romani. L'ambasceria fu accolta con favore, e ottenne l'intento desiderato.

Accenneremo pure che Simone fratello e successore di Giuda fu il primo principe ebreo che coniasse moneta col proprio nome; e che Giovanni suo figlio, dichiarato indipendente dai Romani, trovandosi abbastanza potente da farsi rispettare dai suoi vicini, inquantocch?? possedesse quasi tutto l'antico regno d'Israele e di Giuda, assunse il titolo di re, estinto appo gli Ebrei gi?? da 580 anni. Ma questa indipendenza conquistata merc?? lunghi anni di lotte eroiche, con prudenza finissima e con tali e tanti sacrifizii che riempiono i cuori di meraviglia ebbe la corta durata di ottant'anni. Pompeo assoggett?? di bel nuovo ad annuo tributo questo regno, che per la sua posizione e prosperit??, pareva destinato ad essere bersaglio della cupidigia e dell'ambizione dei potenti vicini; ed entrato in Gerusalemme ne fece demolire le mura, cambi?? ad Ircano il titolo di re in quello di Etnarca, e dubitando che tali misure bastassero a domare quel popolo insofferente di giogo straniero, ne smembr?? il regno, distaccandone parecchie provincie. Quanto mai sono fallaci le previsioni umane! Giuda Maccabeo non avrebbe giammai supposto, che l'alleanza coi Romani da lui tanto desiderata e ricercata per consolidare, come realmente consolid?? allora, la libert?? della patria, dovesse fruttare nel corso di un periodo di tempo relativamente breve e per l'opera inconsulta dei suoi nipoti, schiavit?? e dispersione.

Accenneremo ancora che finito il regno degli Asmonei 116 anni dopocch?? Gionata fu riconosciuto dai re di Siria Nass?? e Pontefice degli Ebrei, titolo che equivaleva a quello di Principe indipendente; Erode ottenne anch'esso dal Senato Romano il titolo di re. Costui che la storia ci tramand?? col titolo di grande rabb??47 seppe bens?? con manovre astute, con incontestabile abilit?? militare e con una fortuna poco comune afferrare il potere, ricuperare le antiche frontiere del regno, e renderlo pi?? prospero e ricco di quanto fosse mai stato prima d'allora; fece bens?? rifabbricare il Tempio con tanta magnificenza e splendidezza che venne dichiarato dai nostri Dottori: ??una delle meraviglie del mondo??; ma ci?? non ostante non gli fu possibile conseguire l'amor del popolo, sia pel suo procedere sleale, e vuolsi anche crudele, verso gli ultimi superstiti della famiglia dei Maccabei e sia per essere egli di origine straniera.

E una solenne prova di questa invincibile antipatia l'abbiamo nel fatto che appena lui morto, quel popolo, che in ogni epoca della sua storia si dimostr?? sempre svisceratamente amante della libert??; chiese ed ottenne da Varo di poter mandare una ambasceria ad Augusto, perch?? il Governo della Giudea venisse tolto ai figli del morto re, e ridotta questa a provincia Romana. Pareva loro di dovere vivere pi?? quieti, e di potere essere meglio governati da un Preside Romano, che non da deboli e cattivi principi figli di un tiranno tanto temuto quanto odiato, sempre in dissensione tra loro, ed in balia dei favoriti. Augusto non credette di aderire immediatamente alla loro richiesta, ma nove anni dopo depose Archelao, e aggiunse la Giudea alla Siria. Mand?? a governarla un procuratore che pose sua sede in Cesarea, e che fu investito della potest?? civile e militare e incaricato di esigere i tributi. Per??, a Gerusalemme come citt?? santa, si conservarono gli antichi suoi privilegi. Noi vedremo or ora, come questa mutazione invocata dagli Ebrei medesimi colla speranza di un viver pi?? riposato, sia stata la causa prima degli estremi mali toccati alla nazione.

Pare per?? che sino d'allora si trovassero cittadini giudiziosi e previdenti che pronosticarono l'esito esiziale di quell'imprudente passo, inquantocch?? noi troviamo nel commento di Ionathan Ben Uziel la seguente invettiva, che sventuratamente fu profetica: ??L'aiuto che speravamo dai Romani si svan?? in fumo, perch?? i Romani non sono un popolo che salva; anzi dissiparono le nostre vie, onde noi ben veggiamo che sono compiuti i nostri giorni, e che si avvicina l'estrema nostra catastrofe??.

Non tardarono infatti a scoppiare torbidi48. Le iniquit?? che commetteva Albino per estorcere danaro dai poveri suoi amministrati, e quelle ancora maggiori del tristissimo Floro, infiammarono gli animi di giustissimo sdegno e stancarono talmente la pazienza degli Ebrei, che non era difficile pronosticare che un terribile incendio era prossimo a scoppiare. N?? l'occasione si fece attendere lungamente.

Correva l'anno 11 di Nerone, quando tra gli Ebrei e i Greci di Cesarea s'impegn?? una zuffa, perch?? uno di questi ultimi trovandosi possessore di un terreno situato presso la Sinagoga dei primi, un sabbato, per far loro onta, dispose tutti gli apparecchi necessarii, per compiere ivi un sacrificio di uccelli, cosa che gli Ebrei volevano impedire assolutamente. Questa fu la scintilla che produsse la guerra giudaica: guerra intrapresa nei santi nomi di Dio e della patria da un pugno d'uomini contro quella sterminata potenza che aveva esteso il suo dominio su tutto il mondo allora conosciuto: guerra di cui la storia non ha la seconda, e che certo avrebbe avuto un esito ben diverso, se pel compimento dei suoi imperscrutabili ed eterni consigli, Dio non avesse permesso la guerra civile49. L'indole del nostro lavoro non ci permette di seguire passo a passo tutte le fasi di questa guerra da leoni, sostenuta per oltre tre anni contro la potente monarchia dei Cesari; ci limitiamo pertanto a riassumerne gli avvenimenti principali.

Il primo avvenimento che presentasi al nostro esame ?? la rotta che gli Ebrei fecero subire a Cestio Gallo, e che fu tanto grande da mettere in pericolo l'impero dei Romani nell'intiero Oriente.

Viene dopo l'assedio di Iossafat di G??mala che fu sostenuto dagli Ebrei con un eroismo pi?? che umano, e i cui difensori vista perduta ogni speranza di scampo, per isfuggire alla ignominia di cadere vivi nelle mani del feroce vincitore, scannarono le mogli e i figli; incendiarono la roba e gli edificii: indi tirarono a sorte dieci fra loro che dovessero essere i carnefici degli altri; i quali sdraiati ciascuno presso i corpi dei suoi cari, attesero con tranquilla indifferenza la spada che doveva accompagnarli agli estinti. Compiuto questo orrendo uffizio anco i dieci si uccisero.

Quantunque il terreno fosse disputato palmo a palmo ai superbi invasori con un accanimento fierissimo, il nemico avanzava sempre; poich?? ?? innegabile che oltre ai grandi mezzi di cui esso poteva disporre, spieg?? in questa guerra, che per lui valeva il dominio o l'abbandono dell'Oriente, una costanza, un'abnegazione ed un eroismo a tutta prova. La guerra si ridusse pertanto alle porte della Capitale. E fu qui, assai pi?? che nei precedenti combattimenti, dove il Romano si trov?? di fronte non uomini, ma leoni indomabili, che si battevano colla tenacit?? e ferocia della disperazione, unita alla calma di una risoluzione bene pesata e ponderata. L'entusiasmo che inspira una causa santissima; l'odio legittimo verso chi non offeso traversa l'oceano per rapirvi o contaminarvi ogni pi?? puro e santo affetto dell'anima per libidine d'impero e per sete d'oro, era temperato e guidato dalla calma pi?? fredda e dalla pi?? fina prudenza. Le abili operazioni militari dei Romani trovavansi oppugnate da manovre altrettanto abili e giudiziose da parte degli Ebrei.

Ma a lottare contro il destino l'uomo non vale, per quanto s'impieghi la pi?? ferrea ed imperturbata costanza, l'eroismo il pi?? sublime, i sacrifizii i pi?? penosi.

Scoppi?? la guerra civile capitanata da tre facinorosi50 che, se per un lato la storia severa ne segn?? i nomi con nota d'infamia, dall'altro giusta ed imparziale dovette concedere, che alla libidine di comando era pari in essi, l'amore di patria e l'indomito valore. La prima funesta conseguenza della guerra civile fu lo sperpero e l'incendio di molti granai, per cui la fame non tard?? a farsi sentire in tutta la sua orridezza51. Ma n?? la fame, n?? il ferro, n?? il fuoco, n?? le epidemie che mietevano le vittime a migliaia, valsero a scuotere la costanza degli strenui difensori dell'ultimo baluardo della patria, e ad inclinarli ad accettare le proposte di pace, fatte loro da Tito per mezzo di Giuseppe Flavio gi?? governatore di Iossafat52, e poscia storico illustre delle guerre giudaiche e delle sue antichit??. N?? gli uomini soli prendevano parte a quei micidialissimi combattimenti, ma bens?? ancora le donne e i fanciulli; e questi ultimi con tanta bravura ed astuzia da meritarsi l'ammirazione degli stessi nemici.

Ma negli eterni consigli divini era stata decretata la caduta di Gerusalemme, e Gerusalemme cadde.

Quel giorno funesto era un sabbato, 10 del mese di Ab: ed allora al tintinn??o delle armi, al grido dei combattenti, al gemito dei moribondi, ai clamori di vittoria degli uni, alle grida di disperazione degli altri si univano le voci strazianti dei cittadini che vedevano consumarsi ??la casa dei secoli??, e con essa il pi?? caro dei loro pensieri, l'orgoglio dei loro cuori, la speranza della loro vita. Il secondo Tempio fu distrutto nello stesso preciso giorno, in cui 658 anni avanti era stato incendiato e distrutto il primo da Nabo-Sar-Adan generale di Nabucco. La citt?? fu saccheggiata, e i soldati fecero tale un eccidio di gente, che essi medesimi, per quanto oltremodo esacerbati per la lunga resistenza ed eccitati dalle furie della vendetta, dalla libidine del sangue che li rendeva ferocemente briachi, si sentivano stanchi e nauseati dal troppo uccidere.

??Tale fu il fine, scrive un nostro illustre correligionario (Munch), di questa guerra spaventevole, che pose fine alla esistenza politica della nazione ebrea di cui l'eroica resistenza dopo la sottomissione di tutto l'Oriente, umili?? l'orgoglio di Roma. La sua lotta fu gloriosa, unica forse negli annali delle nazioni. La sua catastrofe ?? una delle pi?? spaventevoli di cui la storia ci abbia conservato il ricordo. Gerusalemme fu pi?? grande nella sua caduta, di quanto lo fu giammai nella sua magnificenza. I fieri romani dovettero ammirare il coraggio invincibile degli ebrei, e quell'ardente amore della patria che faceva loro temere la vita pi?? che la morte, dacch?? li si voleva distaccare dal suolo paterno??.

Il numero delle vittime dell'assedio e della presa di Gerusalemme fu immenso. Flavio lo fa ascendere a un milione e cento mila oltre a novantasette mila prigionieri53. Il bottino fatto a Gerusalemme fu cos?? enorme, che l'oro perdette in Siria la met?? del suo valore.

Non possiamo por fine a questi brevi cenni sulla caduta di Gerusalemme senza aggiungere, che oltre alle orribili efferratezze che Tito permise in tale occasione alle sue soldatesche, egli stesso portandosi in Cesarea a dare grandi feste per celebrare l'anniversario di suo fratello Domiziano, condann?? 4500 ebrei a battersi nel circo o contro le fiere o da essere abbrucciati vivi. Spettacoli consimili diede a Berito in onore del padre; lo stesso fece in pi?? altre citt?? della Siria e dell'Asia Minore, ove gli ebrei trascinati d'uno in un altro luogo, nudriti come animali da stia, venivano esposti al ludibrio del volgo a sbranarsi a vicenda, o ad essere sbranati da belve, ovvero legati ad un rogo facevano le veci dei nostri fuochi d'artificio. Le loro membra palpitanti, i loro gemiti, le loro agonie, servivano di giocondo trastullo a popoli che passavano allora, e che da certi storici si decantano tuttavia pei pi?? inciviliti e quasi quasi si propongono a modelli. Ma non dester?? niuna meraviglia il diletto che vi prendeva la plebe, quando si vorr?? riflettere che tali feroci ed esecrandi trastulli venivano ordinati da un principe il cui nome fu tramandato ai posteri fregiato col sublime epiteto di: ??delizia e bellezza del genere umano54??.

??Tito, scrive un autore cristiano55, la delizia del genere umano, la cui dolcezza pass?? in proverbio nelle nazioni dell'occidente, ?? singolare modello di bont?? e di clemenza nell'assedio e presa di Gerusalemme! Ei faceva crocifiggere ogni giorno 500 ebrei di null'altro colpevoli che di cercare intorno alla citt?? un po' d'erba per ammorzare la fame, e quando il figliuolo di Vespasiano us?? moderazione, si limit?? a far tagliare le mani alle povere genti rimandate nella citt??!.... Questi Romani che Mitridate denominava il flagello dell'universo, eran pure di genio esecrabile, se il loro miglior Imperatore poteva compiere atti di ferocia simili a quelli accumulati in questo racconto??.

Ma se veramente questi fatti ci provano una strana aberrazione del senso morale talmente pervertito che popoli e principi trovavano immenso diletto in ispettacoli orrendi; quali severe parole basteranno a biasimare quegli uomini che privilegiati per ingegno e per posizione invece di adoperarsi ad impedirli, per qualche beneficio ricevuto o sperato, non solo non trovavano nei loro cuori avviliti un senso di commiserazione per le povere vittime, n?? dalle loro penne vendute usciva una parola di biasimo per gli scettrati carnefici che li ordinavano; ma anzi ne lusingavano la vanit?? con lodi immeritate. Ma per buona ventura la verit?? si manifesta sempre per quanto si faccia per soffocarne le voci con colpevoli adulazioni. L'eloquenza dei fatti, prova che la verit?? sta dal lato dei nostri Dottori che appellarono quell'uomo Tit??ss Arassanh (l'empio Tito), poich?? non si trover?? sicuramente anima bennata che non mandi una parola di esecrazione alla memoria di chi ordinava tali inutili macelli. In questo caso poi il nostro animo ?? doppiamente addolorato nel dovere confessare che lo stesso Flavio testimone di tali efferatezze, non solo si astiene dallo stigmatizzarle con quell'indegnazione che bene avrebbero meritate, ma anzi irride ancora allo strazio inenarrabile dei suoi fratelli, e lo dichiara al disotto delle loro colpe. E dire, che questo apprezzamento viene fatto da tale uomo che in principio della guerra, rispose forse con un tradimento, alla fiducia che avevano riposto in lui i suoi concittadini nominandolo governatore della importantissima fortezza di Iossafat; e viene diretto a uomini che se ebbero qualche colpa, fu unica quella di avere amato sopra ogni cosa la religione e la patria!

A complemento degli importantissimi avvenimenti suesposti aggiungiamo una rapida narrazione di alcuni fatti che vi tennero dietro, i quali servono a dimostrare ancora una volta, quanto gli animi dei nostri antichi fossero potentemente agitati dal desiderio d'indipendenza e quanto amore li legasse al patrio suolo; perch?? ancora una volta essi osarono alzare il capo e fare un ultimo sforzo per ritogliere la loro patria al potente impero che l'aveva soggiogata.

Allorch?? i soldati romani ebbero abbandonata Gerusalemme cangiata in un mucchio di rovine, parecchie famiglie ebree e cristiane vennero a stabilirsi in quei luoghi di desolazione: preferendo un miserabile tugurio sulle ruine della sacra citt??, al soggiorno comodo ed agiato che potevano offrire loro altre citt?? della Giudea risparmiate nella guerra devastatrice.

I romani conoscendo che l'indole fiera ed indomabile degli ebrei, mal si piegava a schiavit??, lasciarono una guarnigione di sei cento uomini sul monte di Sion, per impedire la riedificazione di Gerusalemme; temendo a giusta ragione, ch'essa ridiventasse per loro un centro di riunione.

L'imperatore Domiziano fratello e successore di Tito perseguit?? tanto gli ebrei quanto i cristiani. Si dice, ch'egli desse ordine di scoprire tutti i superstiti della famiglia di Davide onde averli nelle mani, e colla loro morte togliere agli ebrei ogni speranza di vedersi restituita per essi la perduta indipendenza. Traiano li perseguit?? ancora pi?? fieramente: e le asprezze che venivano loro usate dal governatore romano li esasper?? talmente da farli ricorrere alle armi in parecchi punti dell'Impero. Ma se tali insurrezioni parziali non ebbero altro effetto, all'infuori di quello di causare la morte di parecchie migliaia di ebrei e di rendere pi?? dura ancora la sorte di quelli risparmiati dalla spada; nullameno bastavano a dimostrare come essi non avessero ancora rinunciato a sostenere colle armi il diritto che avevano di vivere e morire liberi nella terra dei loro padri; e come il sangue dei loro innumerevoli martiri, anzich?? atterrirli, li spingesse, li affermasse nel loro poco meno che insensato, ma nobilissimo progetto.

Forse non si attendeva da loro che una favorevole occasione onde effettuarlo, e questa fu loro presentata dalle stolte e crudeli prescrizioni dell'imperatore Adriano. Quantunque si creda che in principio del suo regno costui non fosse tanto ostile agli ebrei quanto i suoi predecessori, pure ?? un fatto ch'egli richiam?? in vigore un decreto di Traiano col quale veniva proibito agli ebrei di praticare la circoncisione; d'osservare il sabbato; e di occuparsi di qualunque studio religioso. E non soddisfatto di queste prescrizioni risolse di rifabbricare Gerusalemme, per farne una citt?? pagana popolata di Romani e di Greci: e cos?? togliere agli ebrei qualunque speranza di una ristorazione politica.

Non si pu?? certamente negare che tali esorbitanze sarebbero bastate per esacerbare gli animi i meno infiammabili: pensiamo poi quale effetto dovessero produrre in uomini agitati da un amore ardente per la loro patria e da un odio profondo verso i loro dominatori che la profanavano in tutti i modi. Tra l'apostasia e la morte, non poteva nascere dubbio che gli ebrei non scegliessero la morte. L'insurrezione fu generale in Giudea.

Un uomo coraggioso e intraprendente detto Bar-Cozib?? (figlio della menzogna)56 si pose a capo degli insorgenti, si dichiar?? l'aspettato Messia, prese il nome di Bar-Cocheb?? (figlio della stella), e profittando dell'assenza delle legioni romane radun?? numerose truppe; si impadron?? di cinquanta piazze forti, e di molti villaggi e citt?? aperte; debell?? parecchie volte i battaglioni romani comandati da Tinnio Ruffo: si condusse da re e fece coniare moneta.

Adriano, che a tutta prima aveva dato assai poca importanza a tale movimento, dovette ben presto ricredersi e spedire in Giudea Giulio Severo, il migliore dei suoi capitani, con buon numero di truppe. Costui non osando dare battaglie campali, si limit?? a stancare e a dividere i rivoltosi con piccole scaramuccie, e col tagliare loro le comunicazioni e i viveri. Questo astuto maneggio gli riusc?? a meraviglia: ad una ad una prese tutte le citt?? fortificate.

Bar-Cocheb?? si chiuse in Biter e assediato dai Romani vi resistette tre anni e mezzo. Secondo la tradizione, anche questa citt?? cadde in potere del nemico ai 9 del mese d'Ab l'anno 136 dell'E. V.; e si videro rinnovate in essa le scellerate ed orride scene di barbarie commesse nella presa di Gerusalemme, ai tempi di Tito. Bar-Cocheb?? trov?? nella mischia la morte dei prodi; e il misero Rabbino Akib??, caduto in potere dei nemici in principio della guerra, fu da quelle iene in sembianza umana scorticato vivo; e senza emettere un lamento spir?? calmo e sereno ripetendo il verso: ??Ascolta Israele l'Eterno Dio nostro, l'Eterno ?? unico!??.

Sulle ruine di Gerusalemme Adriano fece fabbricare una citt?? novella, che chiam?? ??LIA: e dove una volta trovavasi il santuario degli ebrei fece alzare un tempio a Giove Capitolino.

Proib?? agli ebrei, sotto pena di morte, di entrare nella citt?? o solamente di avvicinarvisi: e quegli infelici rimasugli di un popolo tanto grande e potente, quegli infelici martiri di una causa nobile e santa, si rassegnarono a comprare dal dominatore a peso d'oro il permesso di entrare una volta l'anno, il giorno anniversario della sua caduta, nella gi?? capitale del loro florido regno, per deplorarne la perdita e baciarne la sacra polvere.

Descrizione di Gerusalemme.

A corollario degli importantissimi avvenimenti da noi raccontati in questo mese, crediamo cosa opportuna il fare seguire una breve descrizione della Gerusalemme antica ed un'altra del Tempio di Salomone, in sostituzione alle nozioni di Archeologia biblica che ripiglieremo nel mese venturo.

Gerusalemme, come era quel centro dove serbavasi sotto un simbolo visibile la legge divina, cos?? ell'era eziandio la metropoli di tutti gli Ebrei. Questa citt?? collocata frammezzo ad adiacenze povere di erba e di alberi, a guisa di un edificio aereo s'innalzava 3,000 piedi sul livello delle pianure del Giordano; ed era piantata sovra quattro monti o colli di natura calcarea che la dividevano come in tre parti: la citt?? alta, la citt?? bassa e la citt?? nuova. La prima, detta anche citt?? di Davide, era situata sul monte Sion il pi?? eminente degli altri. A scirocco (sud-est) del monte Sion era il Moria, o monte del Tempio, congiunto alla citt?? superiore col mezzo di ponti.

La citt?? inferiore sorgeva sopra un colle detto l'Acra a tramontana del Sion, ad occidente del Moria, ma alquanto pi?? basso di loro; e pi?? lunge, sempre verso a tramontana, alzavasi il quarto colle detto dagli Ebrei B??zeta e dai Greci Henopoli, o citt?? nuova, che una profonda fossa artificiale separava dalla Torre Antonia, sorgente dirimpetto.

A levante di Gerusalemme era il monte Oliveto, e uscendone, verso mezzogiorno aprivasi la deliziosa valle dei figliuoli di Hinnom ov'erano case, giardini, boschetti ed anco sepolcri, e girando verso ponente si entrava nella valle di Ghihhon. Da queste tre parti la citt?? elevavasi sopra il dorso di rupi scoscese ed inerpicabili che la garentivano da nemici assalti: inoltre la cima era crestata di muri e di torri per cui il nemico, che voleva assalirla, prima di penetrare fino alla citt?? alta era pur sempre obbligato a superare tre giri di mura. Le prime e pi?? forti erano quelle fatte costruire da Agrippa onde chiudere la citt?? nuova; avevano merli e 60 torri; la citt?? inferiore aveva una linea di mura con 14 torri, indi altre mura ed altre torri pi?? interne garantivano la citt?? superiore. Altra fortezza era il Tempio, accessibile soltanto dal lato della citt?? alta, perch?? da levante presentava i dirupi del Moria, e dalle altre parti era protetto dalle fortificazioni interiori della citt??.

Ecateo, due secoli prima dell'Era volgare, dava a Gerusalemme 50 stadii di circuito e 120000 anime. Tacito conta che durante l'assedio vi fossero chiuse di dentro 600000 persone; ed il suo commentatore Brotier crede che parli della popolazione ordinaria senza contare gli Ebrei di fuori, che in quell'occasione si affollarono a Gerusalemme.

Plinio attesta che Gerusalemme era la pi?? bella citt?? non della Giudea soltanto, ma di tutto l'Oriente; ma questa magnificenza era dovuta in gran parte agli Erodi. La reggia degli Asmonei sopra la citt?? alta era stata rifatta a nuovo da Erode il grande ed era non pure un palazzo reale con tutti i comodi e le delizie che si potevano desiderare da un gran principe, ma anche un castello; altre case reali e fortezze erano le torri d'Ippico, Fasaele e Marianna fatte fabbricare egualmente da Erode.

Gerusalemme era considerata come una citt?? comune a tutti gli Israeliti e nella sua qualit?? di santa, non doveva contenere niente d'impuro. Era pertanto vietato l'introdurvi animali che la legge dichiarava immondi; erano vietati i mestieri che tramandavano fetore o impurit??, ed erano persino espulse le galline a cagione del puzzo che lasciavano nelle case o nei pollai. I cadaveri dovevano essere trasportati fuori prima di notte; non doveva esservi letame, e per conseguenza non orti, non campi perch?? sarebbe bisognato di coltivarli; gli alberi, fruttiferi dovevano essere piantati lontani almeno 25 cubiti, e gli sterili a 50; era per?? lecito di coltivarvi qualunque specie di fiori.

Non si saprebbe dire precisamente in quale tempo questa, citt?? ricevesse il nome di Gerusalemme (abitazione o eredit?? della pace), che si trova per la prima volta nel libro di Giosu??. Forse era l'antica Salem (la pacifica), ove ai tempi di Abramo regnava un certo Melchisedecco il sacerdote di Dio altissimo. Essa fu conquistata da Davide che ne fece la capitale del regno.

Descrizione del Tempio.

Venendo ora a parlare del Tempio di Salomone, dobbiamo avvertire anzitutto essere cosa quasi impossibile il darne una descrizione esatta: inquantoch?? siano assai incomplete le nozioni che ci vengono somministrate dal primo libro dei Re, e dal secondo delle Cronache; e non si accordino totalmente quelle che troviamo nei libri di Geremia e di Ezechiele. ?? bens?? vero che ne troviamo una bellissima descrizione in Giuseppe Flavio, ma essa ?? pi?? probabilmente la descrizione dei Tempio di Erode che non quella del Tempio di Salomone. Ad ogni modo noi ci studieremo di dare qui quei dati, che a noi paiono i meno incerti.

Tutto l'edificio, che era disegnato sul modello del Tabernacolo fatto erigere da Mos?? nel deserto, tranne nelle dimensioni che erano in proporzioni assai maggiori, si componeva del Tempio propriamente detto e di due cortili.

Il Tempio fabbricato in pietra era intieramente coperto di legno di cedro, aveva 60 cubiti di lunghezza, 20 cubiti di larghezza e 30 cubiti di altezza. Innanzi all'entrata del Tempio, all'Est, si trovava un portico detto ulam, la lunghezza del quale copriva tutta la larghezza dell'edificio. Innanzi a questo portico, si posero due colonne di rame vuote al di dentro, ciascuna delle quali aveva l'altezza di 18 cubiti con 12 cubiti di circonferenza. Lo spessore del metallo era di 4 dita. La colonna che guardava al mezzod?? ebbe il nome di Iachin, e quella che guardava il Nord portava il nome di Booz. Queste due colonne unitamente a tutti gli altri oggetti in rame, furono lavorati sotto la direzione di un artista fenicio nomato Hhiram, chiamato espressamente da Tiro, e che era figlio d'un Tiro e di una donna ebrea, della trib?? di Neftali. Il portico e le due colonne formavano la facciata del Tempio. Ai due lati e al di dietro dei muri del Tempio, cio?? a nord, mezzod?? e ovest si addossarono tre piani composti di camere che comunicavano tra loro per mezzo di porte. Questi piani erano destinati al tesoro e alle provviste del Tempio.

Il Tempio era diviso in due parti. La parte anteriore ricevette il nome di Hechal (palazzo) e la parte posteriore ricevette il nome di Debir (Tempio) o Kodesc akodascim (santo dei santi). Quest'ultima parte di forma cubica situata all'occidente, misurava la terza parte dello spazio compreso dal Tempio. Per tutto il tempo che durarono i lavori, 7 anni, non si sent?? a battere n?? martello n?? chiodo entro il Tempio (nel ?? delle Arti se ne trover?? la spiegazione). Tutto il materiale necessario all'edificio veniva preparato altrove nella giusta misura. L'intonaco di legno di cedro che copriva i muri era scolpito di cherubini, di rami di palmizio, di coloquintida e di fiori sbuccianti. Il soffitto era pure fatto intieramente in legno di cedro e il pavimento in legno di cipresso. Tanto l'intonaco che copriva i muri quanto il pavimento erano coperti di una tenace e spessa indoratura. Sopra la parete d'occidente, la quale separava il luogo santo dal santo dei santi, vi era un ornamento d'oro fatto a catena. L'intonaco, gli ornamenti e le indorature del Debir non differenziavano in nulla da quelli dell'Hechal tranne nel pavimento che era in legno di cedro.

L'entrata del Debir era chiusa da una porta a due battenti e fatta di legno d'olivo selvaggio, scolpita ed indorata come l'intonaco dei muri. Una porta uguale chiudeva l'entrata dell'Hechal per?? in questa i soli battenti erano di legno d'olivo: le tavole erano di legno di cipresso e ciascuna banda era formata di due pezzi che si ripiegavano e si volgevano sopra arpioni d'oro massiccio.

Nulla sappiamo di positivo relativamente alla disposizione del portico. Abbiamo detto che il Tempio era circondato da due cortili o atrii. Quello interno, il solo menzionato nel primo libro dei Re, era circondato d'un muro di tre piani di pietre d'intaglio sormontate da una balustra di legno di cedro. Le sue dimensioni non ci sono note: probabilmente era una specie di rettangolo che circondava tutto il Tempio; ma che era assai pi?? inclinato verso l'Ovest che all'Est.

La parte anteriore di tale atrio doveva essere vastissima, per poter contenere gli oggetti che in esso si trovavano deposti. Nel secondo libro delle Cronache viene chiamato l'atrio dei sacerdoti, appunto perch?? i sacerdoti vi esercitavano le loro funzioni; e in Ezechiele si menziona pure una corte grande ossia un atrio esterno che circondava l'atrio interno. L'entrata dei due atrii era chiusa da porte coperte di rame. In questo stesso atrio noi troviamo pi?? tardi parecchie porte in diverse direzioni, e un gran numero d'appartamenti destinati al tesoro, ai sacerdoti e ai leviti di servizio. Una parte di queste porte e di questi appartamenti rimontavano indubbiamente alla costruzione primitiva di Salomone; specialmente poi un portico verso l'Oriente chiamato pi?? tardi: il portico di Salomone.

In mezzo all'atrio interno vi era il grande altare di rame. Il bacino che si trovava al S. O. dell'altare in grazia della sua immensa grandezza, fu chiamato il mare di rame, e riposava sopra dodici buoi egualmente di rame. I fianchi del bacino erano lavorati a forma di calice di fiori di giglio e ai suoi orli correvano due ordini di coloquintida.

Oltre a questo bacino immenso, ve n'erano dieci altri di dimensioni minori che dovevano servire a lavare le differenti parti dei sacrifici, ed erano posati sopra piedistalli di rame ornati di figure di leoni, di buoi e di cherubini.

Nell'Hechal innanzi all'entrata del santo dei santi si trovava l'altare degli incensi, in legno di cedro coperto di lamine d'oro. Il candelabro a sette bracci, e la tavola dei pani di proposizione occupavano il posto identico a quello che tenevano nel Tabernacolo di Mos??, colla differenza che qui si avevano per ciascun lato cinque altri candelabri e cinque altre tavole parimenti d'oro, con sopravi gran numero di tazze, di molle, di pallette, di vasi e di varie altre suppellettili tutti d'oro massiccio.

Entro al Debir non v'era altra cosa all'infuori dell'Arca santa, che probabilmente poggiava sovra un piedistallo, e nella quale stavano racchiuse le tavole della Legge. Due cherubini di legno d'olivo selvaggio coperti d'oro, venivano a congiungersi nel mezzo dell'Arca partendo dalle due sue estremit??. Ciascuno d'essi aveva dieci cubiti di altezza, e colle loro ali occupavano tutta la larghezza del Debir e coprivano l'Arca santa. Questa veniva cos?? nascosta a tutti gli sguardi, ed anche quando veniva aperta la porta del Debir non potevasi discernere veruna delle sue parti tranne le estremit?? delle sbarre che servivano a trasportare l'Arca, e la cui lunghezza superava l'ampiezza della tenda.


ELLUL (Agosto-Settembre).

Nulla di veramente importante registra la nostra storia in questo mese, se si esclude il fatto del compimento delle mura che dovevano cingere Gerusalemme attuato dai reduci della cattivit?? babilonese. Com'ebbimo a dire nel mese scorso per l'erezione del Tempio, il cui lavoro fu pi?? volte interrotto per l'opposizione dei popoli circostanti che lo avversavano accanitamente, considerandolo, come lo era infatti, un primo passo verso il riacquisto della primitiva indipendenza; lo stesso dobbiamo ripetere ora relativamente all'erezione della muraglia di cinta. Ma grazie alla protezione divina, e alla energia e costanza degli stessi Ebrei, codesto lavoro fatto sotto la direzione del principe Zorobabele ebbe il suo termine ai 25 di questo mese. Non passeremo sotto silenzio che anche in questa occasione torn?? indispensabile la validissima cooperazione prestata dal profeta Nehhemia, il quale per l'instancabile operosit??, per le abnegazioni e pei sacrificii d'ogni genere di cui fu esempio, acquist?? un titolo immortale di patria benemerenza.


Persuasi di fare cosa nonch?? utile, ma altres?? grata ai nostri giovani lettori, alla continuazione degli studii di Archeologia biblica, noi facciamo precedere alcuni schiarimenti sull'uso che tuttavia si segue in questo mese di suonare lo sciofar, e poich?? ci troviamo sull'argomento aggiungeremo alcune parole sui diversi motivi che inspirarono a Mos?? le due notevolissime instituzioni dell'anno sabbatico e dell'anno del Giubileo; per la cui solenne e pubblica annunciazione si faceva appunto uso di quello strumento musicale.

Lo sciofar si suona in tutti gli Oratorii e in tutti i giorni di questo mese tranne i sabbati, dopo l'orazione mattutina, tefil??, e in certe localit?? anche dopo l'orazione antivespertina, minhh??. Tale suono viene limitato a quattro sole voci (teki??d) distinte colla parola tasrad57.

Per insegnamento tradizionale noi sappiamo che questo uso deve la sua esistenza al pensiero di commemorare la seconda ascensione sul Sinai fatta da Mos?? per prendere le seconde tavole della legge: importantissimo avvenimento che si vuole successo appunto il primo giorno del mese di Ellul. Forse non si ignora che le prime tavole della legge, che per ordine di Dio Mos?? sal?? a prendere immediatamente dopo la proclamazione dei 10 comandamenti, furono da lui stesso spezzate in un istante di giustissima ed irrefrenabile ira, quando cio?? disceso dal monte vide gli insani tripudii del popolo intorno al vitello d'oro fatto da Aronne. La tradizione crede adunque che prima di assentarsi di nuovo per quaranta giorni, Mos?? edotto dalla esperienza della leggerezza ed incostanza del popolo abbia voluto rendernelo avvisato facendo suonare lo sciofar, e ridisceso il dieci di Tisr??, abbia consacrato quel giorno alla penitenza e al perdono, chiamandolo ??om achipurim (giorno dell'espiazione o del perdono). Secondo questa credenza la teki??, o le teki??d, secondo l'usanza delle Comunioni, che chiudono quel santo giorno, sarebbero state stabilite in memoria appunto del suono dello sciofar, che Mos?? fece ripassare nell'accampamento quello stesso giorno per annunziare al popolo il suo ritorno.

Vedremo in seguito quanto fossero famigliari agli Ebrei il canto e la musica: diremo qui che lo sciofar tradotto dalla Vulgata in buccina, nella Bibbia viene pure appellato keren aiov??l espressione che a detta dei Rabbini significa corno di montone, locch?? ci pu?? fare convinti che questo istrumento era fatto effettivamente con un corno di montone, o ne aveva almeno la forma.

Nella Scrittura si parla spesso di codesto istrumento musicale, che si adoperava specialmente nelle guerre e per annunziare pubblicamente l'anno dell'iovel (Giubileo). ?? cosa probabilissima che la denominazione data a quell'anno abbia avuto origine dall'istrumento che era adoperato per annunziarlo solennemente. Per dovere di esattezza dobbiamo per?? aggiungere, come taluni opinino invece che la parola iovel derivi dalla radice iaval che significa apportare; perch?? tale anno apportava ad ogni cittadino la gioia di rientrare in possesso dei beni forzatamente alienati, e ad ogni schiavo una libert?? completa. Ecco come si esprime la legge sul modo di annunziare tale anno alla nazione e sulle importanti specialit?? che lo distinguevano: ??Numererai poi sette ebd??made di anni (cio??) sette anni sette volte; e quando il corso delle sette ebd??made di anni ti avr?? dato quarantanove anni, nel mese settimo ai dieci del mese suonerai buccina clamorosa; nel giorno dell'espiazione suonerete la buccina in tutta la vostra terra. Consacrerete l'anno cinquantesimo e proclamerete franchigia nel paese a tutti i suoi abitanti. Quello sar?? per voi giubileo (iov??l), e ciascheduno di voi far?? ritorno alla sua possessione, e ciascuno torner?? alla propria famiglia??.

I principali motivi che inspirarono le due istituzioni dell'anno sabbatico e dell'anno del giubileo furono i seguenti: 1?? Il progresso dell'agricoltura; 2?? l'inalienabilit?? dei possedimenti prediali; 3?? la libert?? degli schiavi. Quantunque le disposizioni di cui noi parliamo non si accordino guari colle idee perdominanti ai giorni nostri sia sul commercio, quanto sulla propriet?? e sulla agricoltura; pure non furono solo possibili allora, ma altamente commendevoli. E la prova si ?? che non fu solo Mos?? che concep?? l'idea della parit?? di averi per ogni cittadino, e per conseguenza della inalienabilit?? delle terre. Per?? ?? per noi gradito dovere quello di potere asserire colla testimonianza della storia, che fra quanti antichi Legislatori tentarono d'incarnare tale concetto, nessuno seppe concepire un piano tanto semplice, e di cos?? facile attuazione quanto quello ideato dal Legislatore ebreo.

Intimamente persuaso Mos?? che la durata e la felicit?? delle nazioni dipende dalla bont?? delle istituzioni che la reggono, dall'abbondanza d'annona e dal forte vincolo che lega il cittadino al patrio suolo, pi?? che da estese relazioni commerciali che spesso apportano la corruzione col lusso e colle ricchezze, o dalle imprese guerresche e dalle micidiali conquiste che spandono bens?? sprazzi di luce viva ed abbagliante, ma quasi sempre passeggiera e d'una utilit?? piuttosto apparente che reale; dopo di avere dati al suo popolo un codice di leggi ??giuste e rette??, cerc?? d'inspirare nei loro animi il massimo amore per le due innocenti ed utilissime professioni dell'agricoltura e della pastorizia. A questo fine cominci?? a nobilitarle cogli esempi dei patriarchi e suoi, poscia annunzi?? al suo popolo che esso non era il vero proprietario della terra, ma niente pi?? di un semplice vassallo e coltivatore a cui Dio assegn?? una parte del suo terreno affinch?? la custodisse e la coltivasse con amore. ??La terra ?? mia, dice il Signore, e pertanto non sar?? definitivamente venduta. Voi non siete con me se non forestieri ed abitanti??.

Stabilita questa premessa, dopo di aver dichiarato che i componenti la sua repubblica erano tutti eguali al cospetto del Signore, perch?? tutti ??suoi figli e suoi servi che trasse dalla schiavit?? d'Egitto??, doveva naturalmente conseguire un diritto indiscutibile per ciascuno di essi di partecipare nella stessa misura al suolo da conquistarsi58. Ma oltre alla sanzione della perfetta eguaglianza di tutti i cittadini in faccia alla legge, ?? fuor di dubbio che tale disposizione, serviva mirabilmente ad inspirare in ciascuno d'essi un fortissimo amore di coltivare bene, e di difendere strenuamente quei campi e quelle case a cui erano legati da tante care memorie e dai pi?? gentili affetti; e che come formarono il patrimonio dei loro padri, cos?? dovevano venire tramandati ai loro figli; com'?? fuor di dubbio che la parte toccata in eredit?? a ciascun cittadino, doveva bastare ad assicurare un vitto abbondante alla propria famiglia. ??Quando voi sarete in possesso della terra che Dio promise ai padri vostri, dice il Legislatore, voi la dividerete col mezzo della sorte, per famiglia e per trib??, per modo che ciascuno abbia la sua parte conveniente; dando (cio??) una porzione pi?? grande a quelle (trib?? o famiglie) che saranno in numero maggiore, e una porzione pi?? piccola a quelle che saranno in numero minore??.

Uniformandosi a questa prescrizione, dopo le sue splendide vittorie, Giosu?? invit?? l'assemblea del popolo raccolta in Silo, a scegliere tre uomini abili per ciascuna trib??, di dare loro l'incarico di percorrere il paese in tutti i sensi, tracciarne il piano e dividerlo in porzioni.

E a questo proposito non possiamo trattenerci di fare rimarcare il seguente fatto degno di nota. Ammettendo anche inesatta l'opera di quegli uomini, non ci deve recare meno stupore la considerazione che 3500 anni fa, al loro ingresso nella terra di Canaan, gli Ebrei abbiano gi?? potuto avere ci?? che i popoli pi?? inciviliti ottennero da non molti anni, con grandi sforzi e gravi dispendii, il piano cio?? del loro paese, il cadasto della propriet?? pubblica.

Ma se queste prescrizioni erano di tale natura da fare avvanzare l'agricoltura59, non valevano tuttavia ad assicurarne una fertilit?? duratura; inquantoch?? la terra possa isterilirsi tanto per l'indolenza e l'incuria del proprietario, quanto per la sua insaziabile ingordigia. Prevenuto il primo di questi due pericoli conveniva pensare a scongiurare il secondo. Oggi giorno si usa di alternare le seminagioni: ma allora o non si conosceva questo sistema o non si credeva bene di praticarlo. Aggiungeremo ancora, che per motivi che qui non occorre cercare, Mos?? proib?? la simultanea mescolanza dei vegetabili nello stesso campo. Occorreva dunque cercare uno spediente; e fu egregiamente trovato coll'istituzione dell'anno sabbatico, che era un anno intiero di riposo alla terra. Ecco come si esprime la legge a questo riguardo: ??Sei anni coltiverai il tuo campo, e sei anni poterai la tua vigna, e ne ritirerai il prodotto. Ma nell'anno settimo la terra avr?? sabbato di riposo, sabbato ad onore del Signore: il tuo campo non seminerai, e la tua vigna non poterai. La raccolta che ti nascer?? spontanea (dai grani caduti), non mieterai; e l'uva delle tue viti incolte non vendemmierai: egli sar?? per la terra un anno sabbatico. Il (prodotto del) sabbato della terra sar?? vostro da cibarvene: tuo (cio??), e del tuo schiavo e della tua schiava, e del tuo mercenario, e del tuo avventiccio, dimoranti teco. Ed (anche) al tuo bestiame, ed alle fiere esistenti nel tuo paese, sar?? lasciato mangiare ogni suo prodotto??.

E quasi superfluo che noi facciamo notare, come il Legislatore ebreo non siasi lasciato sfuggire neanche questa occasione onde disporre il cuore del suo popolo alla bont?? e alla misericordia. L'avvicinarsi dell'anno settimo poteva impensierire i meno abbienti pel timore di mancare del necessario; ed ecco il Legislatore che anticipatamente viene in loro soccorso, li libera di un pensiero angoscioso, prescrivendo che i prodotti spontanei di quell'anno fossero lasciati a loro favore. Solenne prova di un cuore nobilissimo e di un sentimento squisitamente gentile!

La terra abbandonata a se stessa pel corso di un anno riparava alle sue forze stremate pei sei ricolti consecutivi: e le numerose mandre che ricondotte dal deserto vi pascolavano in libert??, ne aumentavano d'assai la fertilit??.

E posciacch?? questa istituzione potrebbe sollevare qualche difficolt?? nell'animo dei nostri lettori, non sapendosi rendere ragione che uno stato possa seriamente rinunciare all'intiero raccolto di un'annata, e particolarmente poi in quei tempi che presentavano tanti ostacoli a provvedersene altrove per la difficolt?? di comunicazione; noi rapporteremo le parole colle quali Mos?? rassicurava il suo popolo a questo riguardo: ??E se voi mi chiederete, cosa mangeremo noi nell'anno settimo, se non faremo seminagioni, e non potremo perci?? raccogliere verun prodotto????????Io comander?? su voi la mia benedizione nell'anno sesto, e la terra vi dar?? un prodotto bastevole per tre anni??. Ma senza pregiudicare minimamente questa divina promessa, subordinata alla osservanza delle sue leggi; non v'ha dubbio che questa instituzione serviva altres?? a inspirare e a sviluppare in loro il sentimento della previdenza e dell'economia. Le terribili carestie dei tempi d'Abramo e di Isacco ci fanno fede che i mezzi di conservare i generi alimentarii erano affatto sconosciuti o assai negletti. Invece per questa legge gli Ebrei erano appunto obbligati ad inventare ed a perfezionare diversi mezzi per conservare il grano, le frutta, il vino e l'olio; e ad abituarsi a sagaci approvigionamenti. Con queste lodevolissime precauzioni essi venivano a premunirsi contro il flagello delle carestie che in quei tempi erano tutt'altro che rare, e che ancora pi?? che dalla inclemenza delle stagioni, erano prodotte dalle guerre comunissime allora e di carattere selvaggio.

Ma i benefici effetti dell'anno sabbatico si estendevano pure alla derelitta classe degli schiavi. Parlando della costituzione della famiglia ebrea, noi ebbimo gi?? occasione di constatare le sollecitudini di Mos?? per quelle infelici creature, che la sventura o il bisogno assoggettava ai loro simili.

Nessun'anima gentile potr?? non convenire con noi che al dissopra della triste condizione in cui lo schiavo gemeva giornalmente, era senza dubbio straziante il pensiero che gli fosse tolto definitivamente ogni speranza che ritornasse a rilucere per lui un raggio di libert??, che valesse a riabilitarlo nei suoi diritti di uomo e di cittadino. La schiavit?? non gli presentava che un immenso ed indefinito orizzonte di sofferenze e di dolori che faceva capo alla tomba. Togliere questo strazio inesprimibile dal cuore dello schiavo ebreo, era una delle prerogative dell'anno sabbatico. ??Quando tu acquisterai uno schiavo ebreo esso ti servir?? sei anni, e nel settimo se ne sortir?? liberamente60. Questa legge ammetteva per?? un'eccezione concessa per un lodevole sentimento di tenerezza supposto nello schiavo verso il proprio padrone, verso la propria moglie e verso i figli. Ecco come si esprime la legge a questo riguardo: ??E se lo schiavo dir??: Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli e non voglio andarmene libero??; allora il padrone lo far?? presentare ai giudici, e questi lo faranno avvicinare ad un battente, o allo stipite della porta della citt?? (luogo, come vedremo pi?? innanzi ove risiedevano in quei tempi i tribunali composti ordinariamente dei vecchi della citt??, ed ove per conseguenza amministravano pubblicamente e gratuitamente la giustizia) e col??, lo stesso padrone, gli buccher?? il lobo dell'orecchio..... e lo schiavo lo servir?? leol??m, vale a dire sino all'anno del Giubileo, come intendono, tutti i commentatori.

I nostri Dottori interpretano cos?? questo atto che sembra strano: ??Per quale motivo la legge ordina di offendere l'orecchio a preferenza di qualunque altro membro????Disse Dio: ??Quell'orecchio che intese la mia voce sul Sinai, quando proclamai: che tutti i componenti l'Assemblea di Giacobbe sono ugualmente miei schiavi che trassi dalla terra d'Egitto, e ci?? non pertanto si sottomise volontariamente al giogo d'altro schiavo, porti esso il marchio dell'ignominia e del disonore??.

L'anno del giubileo differenziava dall'anno sabbatico per la prescrizione d'una libert?? intiera, assoluta ed inesorabile per la terra e per tutti i suoi abitanti. Imperocch??, nella guisa istessa che nell'anno sabbatico s'era fatta un'eccezione alla legge relativa agli schiavi, cos?? se ne ammise una riguardo alla legge sulla propriet?? permettendone l'alienazione in dati casi. Ma questa concessione non era che temporanea anch'essa: inquantoch?? oltre al permettere al possessore stesso di ricuperare in qualunque momento la possessione alienata; oltre al raccomandare questo misero decaduto alla piet?? dei suoi parenti, facendo loro quasi un dovere di ricuperare per lui la gi?? sua possessione; statu?? che in qualunque caso all'anno del giubileo, egli ritornasse di pien diritto al possesso dei suoi beni. I debiti di qualunque specie essi fossero venivano pure rimessi61.

Cos?? ad ogni mezzo secolo tutto rientrava nell'ordine primitivo: lo stato ricuperava i membri per lui perduti nella schiavit??; e questi miserabili resi alla patria e ristabiliti nei loro fondi, riprendendo il titolo di cittadino si trovavano alla portata di adempirne le funzioni e di sopportarne i carichi.

NOZIONI DI ARCHEOLOGIA

Antichit?? civili.

Dopo d'avere parlato nei mesi precedenti sulla societ?? domestica degli antichi Ebrei, comincieremo in questo la descrizione dei loro usi sociali, facendovi precedere alcune considerazioni sul loro carattere in generale.

?? cosa innegabile che il carattere degli ebrei antichi teneva alcun che di singolare, e distinguevasi da quello degli altri popoli per virt?? e vizi proprii. Se ?? vero che essi non erano affatto scevri dei vizi propri degli Asiatici quali: l'arroganza, l'indocilit??, la caparbiet??, la mollezza, l'amore del lusso e delle pompe; se ?? vero ch'essi ebbero una tendenza invincibile verso l'idolatria fino all'epoca del primo esiglio; non ?? men vero che in parecchi periodi della loro storia noi li riscontriamo sobrii e semplici nei costumi, modesti nelle glorie, attribuendone maggior merito alla protezione di Dio che al loro proprio valore; li riscontriamo ammirabili per fede religiosa e per isviscerato amore al patrio suolo; schietti, mantenitori delle promesse, chiari per umanit??, giustizia ed affabilit??.

Gli sforzi di Mos?? per insinuare nei loro cuori una forte passione per l'agricoltura e per la pastorizia non furono vani, perch?? essi vi si mostrarono cotanto propensi e vi si dedicavano con tanto amore, che la massima prosperit?? della nazione veniva figurativamente espressa dai profeti colle parole che: ??ciascuno condurrebbe la sua vita sotto la sua vite e sotto il suo fico??: per quanto ci?? non abbia minimamente impedito che ogni qualvolta la loro patria reclamava l'aiuto dei suoi figli, questo popolo non abbia saputo cangiare con prestezza ammirabile e con uno slancio insuperabile gli strumenti di pace in quelli di guerra.

Vediamo ora come il loro carattere si manifestasse in pratica nelle diverse congiunture della vita.

Non ?? mestieri di essere molto versato nel Pentateuco, per sapere quanto gi?? dicemmo e ripetiamo ora, che cio?? il suo autore si studi?? di ingentilire l'animo del suo popolo, e di insinuare nei loro cuori urbanit?? e delicatezza62. E noi ci sentiamo ben orgogliosi di potere asserire senza, tema di smentita, che da questo lato gli ebrei si uniformarono s?? bene all'intenzione del loro Legislatore, che lasciarono una prova indubbia della pi?? alta civilt??.

L'atto pi?? comune di urbanit?? essendo il saluto che viene scambiato tra amici e conoscenti; ?? perci?? naturale che si presenti primo al nostro esame.

Presso gli ebrei, la locuzione che esprimeva il saluto, conteneva una benedizione. Il saluto pi?? ordinario era infatti: Dio (sia) con te: al quale veniva risposto: benedica te Iddio. Si usavano per?? altre formule quali sarebbero: Dio ti sia benigno: la benedizione di Dio (sia) sopra di te; io ti benedico nel nome di Dio. Volendo informarsi del benessere dell'amico, gli si indirizzava la seguente interrogazione: aschalom lach? a cui ordinariamente veniva risposto: schalom. Gli amici, i parenti e quelli che erano di un rango eguale per lo pi?? facevano seguire un abbraccio al saluto e specialmente poi quando non si erano visti da lungo tempo. Incontrando o accomiatandosi da persone di un rango pi?? alto facevano una profonda riverenza, che la Bibbia esprime colle parole: si prostern?? colla faccia a terra.

Da quanto si rileva dal fatto di Rebecca verso Isacco e da quello di Abigaille verso Davide, si pu?? conghietturare, che l'inferiore si affrettava a scendere dalla sua montura, quando vedeva arrivare l'uomo di distinzione al quale voleva presentare i proprii omaggi.

Nel corso della conversazione, l'inferiore dava al superiore il titolo di signore, e a se stesso si attribuiva quello di servitore, senza per?? lasciare di parlargli direttamente in persona seconda, formula che si usava quasi esclusivamente. Anche le donne parlando a uomini a loro superiori davano a se stesse l'epiteto di serventi. Pare che gli uomini non usassero salutare in pubblico le donne, ma che all'incontro queste si mostrassero molto sollecite ad usare verso gli uomini quest'atto d'urbanit??. Tale uso si conserva ancora oggi giorno tra gli Arabi.

Stando a quanto scrisse un celebre viaggiatore63 sugli Orientali, i quali, dice esso, ??conservano talmente le usanze antiche menzionate nella Storia Sacra e profana, che salvo la religione, si pu?? dire che ?? ancora lo stesso popolo di due mila anni fa??, noi siamo portati a conghietturare che quando si andava a fare visita a un grande personaggio s?? usava farsi annunziare: ma che volendo invece entrare in una casa ordinaria si bussava alla porta, e si attendeva che sortisse il padrone per esservi introdotto. Partendo dalia stessa supposizione si ha fondamento a ritenere che, come si usa attualmente dagli Orientali, si usasse anche fra gli Ebrei di abbruciare incensi in onore degli ospiti e di complimentarli con rinfreschi che consistevano allora in vino mescolato d'aromi, in sciroppo di melagranate, ecc.

Nel rispondere al saluto di commiato del visitatore, il padrone di casa gli diceva: lech leschalom (va in pace) augurio questo che si adoperava anche pel viaggiatore.

Fra gli scambievoli atti d'urbanit?? a cui ci obbliga la vita socievole, dopo il saluto e la visita vengono i regali, e di essi la Bibbia ci offre pure molti esempi. ?? quasi superfluo dire che i regali, i quali sono forse ancora pi?? che il saluto e la visita una manifestazione d'una reciprocanza non dubbia di affetto, di stima e di devozione; dovevano necessariamente variare a seconda dei vincoli di parentela e di amicizia che legavano tra loro chi li offriva e colui a cui venivano offerti, e a seconda della differenza della loro condizione sociale64. Essi consistevano in armi, in vestiti, in danaro e in derrate, fra le quali devesi particolarmente notare il grano secco, il pane e il miele. Naturalmente non v'era epoca fissa per tale scambio di regali, poich?? gli amici se ne scambiavano nei giorni di allegria per qualsivoglia festivit?? domestica; e in tali giorni, come pure nelle ricorrenze delle solennit?? religiose, se ne distribuivano generosamente al levita, al forestiero, all'orfano e alla vedova: onde anch'essi, secondo il detto Mosaico ??potessero partecipare alla comune letizia??.

Si offrivano pure regali ai grandi, dei quali volevasi acquistare la protezione. Talvolta anche i grandi ne offrivano ai loro inferiori, locch?? veniva stimato un segno di favore e di protezione. Anche ai re si offrivano regali, ma probabilmente altro non erano se non un'imposta mascherata. ?? per?? dovere di giustizia il soggiungere che anche i re dal canto loro si dimostravano liberali verso quei loro sudditi che ritenevano degni di particolare distinzione, e che nei tempi di pubblica esultanza facevano distribuire viveri al popolo radunato.

Un altro genere di urbanit?? consistente nei pranzi era pure in uso allora. Si davano pranzi per festeggiare l'arrivo di qualche parente od amico che non s'era visto da gran tempo; alla tosatura delle pecore; alle vendemmie; allo spopparsi dei bambini e in occasioni di matrimoni; presso i principi si davano pranzi anche nelle neomenie e nei giorni loro natalizi ecc. Questi festini vengono indicati colla parola misth??, che letteralmente significa tempo di bere, probabilmente per la larga parte che si lasciava al vino in quei tempi in compenso alla scarsit?? delle pietanze, che erano certamente ben lungi di raggiungere o anche di solamente avvicinarsi al numero di quelle che s'imbandiscono attualmente nelle mense dei grandi. Portavano pure il nome di lehhem che vale pane, quasi ad atto di ossequio al primo e pi?? importante alimento. Da quanto si legge in Samuele, pare che il pasto fosse preceduto dalla benedizione del capo dei convitati.

Nei diversi festini di cui parla la Bibbia non si fa mai cenno sull'intervento delle donne, per cui siamo portati a conchiudere che anche fra gli ebrei, le donne tenessero festini nei loro appartamenti separati come si usava in tutto l'Oriente; quantunque dall'importanza che aveva la donna nella famiglia ebrea, debba mettersi fuor di dubbio che esse venivano ammesse nei pasti famigliari. Tutto lascia credere che tali festini fossero rallegrati da concenti musicali e da canti di gioia.

Nel conversare il loro contegno era misurato e grave, come lo ?? quello degli orientali in generale, e specialmente quello degli arabi. Si parlava poco, e con parole convenienti. Le espressioni lubriche, disoneste od anche solo equivoche non solo erano bandite dal loro parlare, ma venivano colpite dalla riprovazione universale: i buffoni erano tenuti in tale pessimo concetto, che Davide li assimila ai malfattori e ai reprobi.

Crediamo fare cosa utile rapportando su questo argomento alcune osservazioni giudiziose e spassionate dell'abate Fleury, nel suo pregiato lavoro M??urs des Isra??lites: ??Essi, gli ebrei, usavano volontieri nei loro discorsi allegorie ed enigmi ingegnosi. Il loro linguaggio era modesto e conforme al pudore. Essi dicevano per esempio: ??L'acqua dei piedi?? per sott'intendere l'orina: ??Coprire i piedi?? per soddisfare agli altri bisogni naturali, perch?? in tale azione si coprivano dei loro mantelli dopo d'avere scavato la terra..... D'altra parte se essi hanno certe espressioni che a noi sembrano piuttosto dure quando parlano del concepimento e della nascita dei bambini; se nominano senza riguardo certe infermit?? segrete dell'uno e dell'altro sesso, ci?? avviene per la distanza dei luoghi e dei tempi...??

Sull'argomento dei loro piaceri lo stesso autore cos?? si esprime: ??La loro vita agiata e tranquilla unita alla bellezza del paese li rendeva inclinati al piacere: ma i loro piaceri erano semplici e facili non avendone guari oltre il buon vitto e la musica. I loro festini erano imbanditi di vivande assai semplici e la maggior parte di loro sapeva cantare e servirsi degli strumenti musicali??. Quantunque in verit?? noi riteniamo che gli ebrei godessero altri piaceri oltre ai due summentovati; ?? per?? vero che il vecchio Barzilai non enumer?? che questi due, che certo erano per loro i principali, quando invitato da Davide a volere dimorare nella sua Corte, rispondeva di non potere accettare perch?? la sua grave et?? non gli permetteva oramai di gustarne il diletto. L'ecclesiastico poi paragona questi due piaceri nella vita dell'uomo, all'effetto che produce alla vista uno smeraldo incastrato nell'oro. Per godere il fresco e l'aria libera, essi mangiavano volentieri sotto gli alberi e sotto capanne.

Due altri generi di divertimenti, il giuoco e la caccia, sono ai tempi nostri annoverati tra i principali. Riguardo al giuoco possiamo affermare che nella Bibbia non se ne ha traccia veruna. Solo nella legge tradizionale si parla di giuochi d'azzardo e non solo vengono dichiarati proibiti, ma si aggiunge che coloro che vi si davano non potevano deporre come testimoni innanzi ai tribunali.

Riguardo poi alla caccia, che in origine dovette formare una delle occupazioni essenziali tanto dei nomadi, quanto dei pastori della Palestina, pel bisogno che avevano di difendere le loro greggie dalle bestie feroci; pare che fosse esercitata anche dagli ebrei, sia per lo stesso motivo e sia perch?? poteva fornire i loro pasti di buone vivande. Nessuno ignorer?? probabilmente che il potente Nembrotte era chiamato ??cacciatore forte al cospetto dell'Eterno??; e che la selvaggina tornava tanto gradita al palato del Patriarca Isacco, da ispirargli maggior tenerezza pel figlio Esa?? che spesso gliene provvedeva.

Da parecchi passi della Bibbia risulta che la Palestina era ricca in selvaggina, e la legge non opponeva alla caccia che una sola restrizione, che a noi pare bene trascrivere nella sua interezza: ??Se per la via s'affaccia innanzi a te, in qualche albero, o per terra un nido d'uccelli (ove siano), pulcini o uova, colla madre coricata sui pulcini o sulle uova; non devi pigliare la madre coi figli. Manderai via la madre, e potrai pigliare per te i figli: cos?? avrai del bene, e vivrai lungamente65??.

I cacciatori si servivano di diverse armi da guerra e particolarmente dell'arco, delle freccie, del romahh (picca o lancia), dell'hhanid (asta o lancia) e dell'hherev (spada). Le bestie feroci e specialmente i leoni si prendevano nella sciuhh?? (fosso), col mochesc (trappola) e col pahh (laccio). Era molto ingegnoso il modo di preparare i fossi. Finita l'escavazione, se ne copriva l'orifizio di canne o ramoscelli d'alberi, e nel mezzo si fissava un palo piuttosto rilevato al quale si attaccava un agnello vivo. I belati dell'agnello attiravano la bestia feroce, la quale si slanciava con furia sulle canne per impadronirsi della preda; ma queste cedendo al suo peso, lo traevano seco nella fossa. Questi fossi, vengono spesso usati nella Bibbia per dare l'immagine d'imboscate e di pericoli.

Per completare questi nostri brevi studii sulla vita domestica e sociale degli antichi Ebrei, ci crediamo obbligati a consacrare alcune parole sul trattamento che trovavano presso di loro i poveri ed i forestieri.

Sui primi diremo: che per quanto Mos?? considerasse eccellenti le disposizioni da lui prese, e da noi in parte esaminate, onde tutti i componenti della repubblica da lui fondata potessero vivere in condizione agiata ed indipendente; tuttavia non poteva illudersi, come veramente non si illuse, sulla possibilit?? che la infingardaggine e i vizii degli uni, e la vile ingordigia degli altri non avessero in un tempo pi?? o meno lontano alterato lo stupendo equilibrio sociale da lui stabilito. Ecco con quali parole dimostra questa possibilit?? ed ordina di venire in soccorso ai bisognosi: ??Perocch?? non suol mancare in un paese qualche bisognoso, perci?? io ti comando con dire: Apri la tua mano al tuo fratello povero e bisognoso, nel tuo paese??.

La lingua ebraica ha tre vocaboli per designare questa classe di diseredati: 1?? Evion, derivante dal verbo av??, che significa desiderare, volere; 2?? an??, da ??ni, afflizione, miseria; 3?? dal, che deriva dal verbo dalal, e che vale impoverire, mancare, scarseggiare. Questo vocabolo viene usato indistintamente tanto rapporto alla salute fisica e allo stato dello spirito, quanto in rapporto ai beni di fortuna e alla condizione sociale.

Se portati dall'argomento noi dovemmo occuparci di questa classe sfortunata, ciononpertanto ci riteniamo dispensati di allungarci a dimostrare con quanta premura ed amorevolezza venisse essa raccomandata alla piet?? dei ricchi, sia da Mos?? stesso e sia dai Profeti. I nostri Dottori poi eccedettero talmente nelle loro raccomandazioni delicate e previdenti da quasi rasentare l'esagerazione. A degno complemento dei loro ammaestramenti definirono il popolo d'Israele per rahhaman??m ben?? rahhaman??m, misericordiosi figli di misericordiosi, inquantoch??, conchiusero essi, sia cosa indubitabile che colui che non ha misericordia verso i sofferenti non pu?? essere (degno) discendente di Abramo66.

Forse ancora pi?? che pei poveri, Mos?? ebbe commoventi raccomandazioni verso gli stranieri. Non sar?? forse mestieri che noi notiamo, che presso tutti i popoli antichi i forestieri venivano tenuti quali altrettanti nemici. Ma quale diverso trattamento impone Mos?? verso di loro! Oltre di autorizzarli a raccogliere in comunione dei regnicoli poveri le spighe cadute al mietitore, i grappoli d'uva, le olive che il proprietario doveva lasciare non raccolte, e quasi dimenticate, in un angolo del campo e della vigna; la produzione spontanea degli anni sabbatici; in faccia alla legge concedeva loro gli stessi diritti dei cittadini. Quanto sono ammirabili le parole colle quali sancisce questo loro diritto! ??Come un cittadino tra voi sar?? (considerato) il forestiero che verr?? a stanziare tra voi; voi lo amerete come voi stessi, inquantoch?? voi conoscete l'anima (le sofferenze morali) del forestiero, che forestieri voi foste nella terra d'Egitto??. Ed altrove fissando le norme per cui la giustizia riescisse amministrata con imparzialit??, equit?? e fermezza, cos?? si esprime a riguardo del forestiero: ??Una sola giustizia, una sola legge regner?? tra voi sia pel cittadino quanto pel forestiero??.

E convinto della efficacia che hanno gli esempi sugli animi, e che ?? a cento doppi maggiore di quella dei freddi precetti; dimostr?? tradotti in pratica questi generosi e nobili sentimenti cogli esempi di ospitalit?? dati da Abramo e da Loth quando vennero visitati dagli angeli in forma d'uomini; dall'esempio di Batuele verso Eliezer; da quello di Labano verso Giacobbe fuggitivo dalla casa paterna; dell'ospitalit?? da lui stesso ricevuta in Madian da Ietro, e che a sua volta gli restitu?? nel deserto, nell'occasione che gli accompagn?? col?? la moglie e i figli.


TISRI (Settembre-Ottobre).

Questo mese, che nella Bibbia porta il nome di ierahh aedanim (mese dei forti), potrebbesi a giusta ragione chiamare il mese sacro del popolo ebreo; sia perch?? in esso ricorrono le sue feste principali, e sia perch?? i dieci primi giorni d'esso sono intieramente consacrati alla penitenza; Mos?? aveva stabilito nel primo giorno di questo mese una festa che chiam?? iom teru?? (giorno di strepitazione). Ora tale festa, appellata ross'assan?? (capo d'anno), si celebra per due giorni consecutivi in tutto il mondo Israelitico; e per insegnamento tradizionale i nostri Dottori la dichiararono festa anniversaria della creazione del mondo motivo per cui l'appellarono: iom az??car??n (giorno di commemorazione). In tali due giorni che sono i primi dei cos?? detti ass??red iem?? tessuv?? (i dieci giorni penitenziali), oltre allo suonare lo sciofar, gli uffizi religiosi sono assai pi?? prolissi che in qualunque altro giorno festivo: e sbandito dal rituale ogni canto giulivo, le preghiere s'informano tutte a una certa malinconia che commuove il cuore, inspirate come sono dalla credenza tradizionale che in questi giorni Iddio esamina e giudica tutte le azioni degli uomini, e segna il destino di ciascuno d'essi per l'anno che incomincia. In questi, meglio che in qualunque altro giorno dell'anno, sottoponendo a scrupoloso esame il nostro cuore e le nostre azioni, noi abbiamo il dovere di richiamare alla memoria le colpe di cui bruttammo le nostre anime immortali; e grati a Dio, che nella sua misericordia per la nostra debolezza ci sugger?? un mezzo onde purificarle, siamo in dovere di adoperarci a riparare quei mali che volontariamente od involontariamente causammo al nostro prossimo67.

?? naturale che inspirandosi a questa credenza, il nostro cuore sia agitato da un indefinibile timore del giudizio che sta sospeso sul nostro capo, e da una dolce speranza di ottenere col perdono un anno di vita e di soddisfazioni. Ed ?? per questo che con un raccoglimento maggiore che in qualunque altra epoca dell'anno, noi facciamo serio proponimento di opporre per l'avvenire una valida resistenza alle tendenze peccaminose: preghiamo Dio con insolito fervore pel bene nostro proprio, pel ristabilimento e per la gloria del popolo d'Israele, e pel bene della umanit?? intiera68; lo supplichiamo a non permettere che la carestia, la guerra e la pestilenza percorrano la terra seminando la desolazione e la morte; facciamo voti ardenti onde regni fra gli uomini un patto inalterato d'amicizia fraterna; e che spunti presto quel giorno in cui tutti gli uomini unanimi anche nel sentimento religioso, piegheranno il ginocchio a un Dio solo, giorno che fu annunciato dal profeta colla seguente espressione: ??la legge uscir?? da Sionne e la parola di Dio da Gerusalemme??.

Conviene per?? notare che se, come dicemmo, in ogni mattina del mese di Ellul, si suonano quattro sole techi??d di sciofar; in ognuno di questi due giorni se ne suonano cento: cio?? trenta tra le due orazioni di tefil?? e mussaf (preghiera questa addizionale dei sabbati, capi mesi e feste solenni); trenta nel corso della recita di quest'ultima preghiera, e quaranta alla fine d'essa. Le prime trenta vengono dette techi??d miioss??v (da iassav stare, sedere); le seconde trenta vengono dette techi??d meom??d (da amad alzarsi, sorgere) perch?? si suonano mentre si dice la amid??. Un chiarissimo Dottore esaminando quali cause avevano potuto motivare l'obbligo imposto di suonare lo sciofar in questi due giorni, n?? enumer?? dieci. Noi ne accenneremo soltanto quelle che a parere nostro sono le principali: 1?? In commemorazione della proclamazione della legge sul Sinai, nella cui narrazione ?? detto: ??la voce dello sciofar era fortissima??; 2?? In commemorazione della distruzione del primo tempio, perch?? Geremia annunziando agli Ebrei l'avvicinarsi del nemico, predisse le funeste conseguenze che sarebbero derivate da quella guerra nefasta, colla seguente dolorosa esclamazione: ??Nelle mie viscere, nelle mie viscere io tremo; nelle interne pareti ?? agitato il mio cuore: tacere non posso: imperocch?? il suono dello sciofar ud?? l'anima mia, il clangor di battaglia??; 3?? In commemorazione del sacrifizio d'Isacco, fatto che segn?? la pi?? maravigliosa prova di amore e di fede che un uomo abbia potuto dare alla divinit??; fatto che noi ricordiamo spesso nelle nostre preghiere; ma tanto maggiormente nei dieci giorni penitenziali sia a titolo di merito dei nostri due primi patriarchi, e sia a perenne nostro ammaestramento della potenza che deve avere la fede e l'amore di Dio sulle nostre affezioni terrene; 4?? La manifestazione della speranza di un politico ristabilimento indipendente d'Israele, avvenimento che verr?? anunziato, dice un profeta, ??collo suono di grande sciofar??.

Non trovandosi nel Pentateuco nessuna lezione allusiva particolarmente a questa solennit??, nel primo giorno si legge un paragrafo del Genesi in cui si racconta la nascita del patriarca Isacco, e nel secondo giorno la lezione seguente che tratta del suo sacrifizio, due avvenimenti che secondo la tradizione, successero in tale ricorrenza. Anche l'aftar??69, che si recita nel primo giorno, ci espone l'avvenimento della nascita di Samuele: di quel grande profeta e giudice che Davide pose a pari di Mos?? e di Aronne quando cant??: ??Mos?? ed Aronne fra i suoi sacerdoti (di Dio) e Samuele fra gli invocatori del nome suo, invocano Dio ed Egli li esaudisce??; e che acquistossi grandi ed incontestabili titoli di benemerenza verso il popolo d'Israele.

Egli venne assunto a giudice in un momento assai difficile. Israele trovavasi accasciato per una forte rotta subita dai Filistei e che fu causa della morte improvvisa e tragica del suo venerando giudice e pontefice Eli; della perdita dell'Arca santa e di parecchie belle provincie dello stato; della morte di tanti prodi soldati che lasciavano deserti e derelitti vecchi genitori, tenere spose e innocenti bambini.

Ci?? non pertanto Samuele acquistatosi l'amore e la fiducia d'Israele, ne risollev?? lo spirito abbattuto; lo richiam?? alla purezza del Culto mosaico, e non solo gli fece riacquistare le citt?? perdute, ma dilat?? i confini del regno; ed ebbe l'insigne merito di riunire in un corpo di nazione compatta, forte e libera le sparse membra delle dodici trib?? d'Israele.

Racconteremo l'ultimo incidente della sua vita politica, poich?? da esso risplende di luce vivissima il suo disinteresse nobile e delicato, il suo carattere integro e leale, e la sua giustizia indipendente ed incorrotta.

Dopo la prima e grande vittoria riportata da Saulle su Nahhass l'Ammonita, che fu quel re tristo e pazzo che per far onta al popolo d'Israele ebbe la bizzarra e crudele idea di cavare l'occhio destro a tutti gli abitanti di Iabess Galaad; Samuele fece radunare tutto il popolo al Ghilgal per fare riconoscere Saulle gi?? proclamato re, e per dare a lui e al popolo gli estremi suoi consigli. Dichiarato lo scopo dell'invito, principi?? la sua arringa colle seguenti parole: ??Ed ora ecco il re che se ne va innanzi a voi (vi governa); ed io son vecchio e canuto, e i miei figli sono con voi; ed io sono andato innanzi a voi dalla mia giovinezza insino ad ora. Eccomi: testificate contro di me davanti al Signore e davanti al suo unto a chi ho tolto un bue, a chi ho preso un asino, a chi ho fatto frode, a chi feci vessazioni e da chi ho accettato riscatto per chiudere gli occhi intorno a lui (cio?? per lasciargli impunemente commettere ree azioni); ed io vi indennizzer????. Quelli risposero: ??Non ci hai frodati, e non ci hai vessati e non hai tolto ad alcuno che che sia??. Ed egli disse loro: ???? testimonio oggi, contro voi, il Signore, ed ?? testimonio l'unto suo, che non avete trovato da rinfacciarmi che che sia??. E (il popolo) disse: ??testimonio??.

Il giorno decimo di Tisr?? e ultimo dei penitenziali, ?? giorno di rigoroso digiuno. Vien detto iom achipur??m, giorno delle espiazioni, e lo si passa intieramente negli Oratorii in continue preghiere.

Era quello l'unico giorno dell'anno in cui il sommo sacerdote era obbligato a funzionare personalmente. Gli uffizi religiosi che avevano principio coi primi albori del giorno, allorch?? esisteva il Tempio, erano circondati di una solennit?? severa e di uno sfarzo imponente. Fra le altre cerimonie, il sommo sacerdote conduceva all'altare il vitello che doveva essere immolato pei suoi peccati e pei peccati della sua famiglia: poscia gettava la sorte su due capri che erano portati pei peccati del popolo, onde sapere quali dei due bisognava uccidere, e quale mandare libero al deserto. Dopo d'avere purificato il santuario, il tabernacolo e l'altare, imponeva le sue mani sulla testa del capro da mandarsi all'azaz??l al deserto, lo caricava (simbolicamente) di tutti i peccati, di tutte le colpe e prevaricazioni del popolo, e finalmente lo consegnava alla persona precedentemente incaricata di condurlo al suo destino per ivi lasciarlo in propria bal??a. Il vitello e il capro stati immolati, l'uno pei misfatti del pontefice, l'altro pei misfatti del popolo, simboleggiavano colla loro morte il castigo dovuto ai medesimi: tali vittime si bruciavano fuori della citt??. La libert?? data all'altro capro significava che gli Israeliti erano liberati dalla pena dovuta ai loro traviamenti.

Era pure in tale giorno, unico nell'anno, che il Sommo sacerdote entrava nel Deb??r o santo dei santi a bruciare l'incenso innanzi all'Arca santa. La tradizione ci ha conservato la breve preghiera che egli faceva prima di sortire, e che era del seguente tenore: ??Voglia deh, o Dio, dare alla terra il sole e la pioggia al tempo opportuno; fa che non cessi di sedere sul trono d'Israele un rampollo della Trib?? di Giuda; fa che ogni individuo componente il tuo popolo non abbia a dipendere (per annona) l'uno dall'altro n?? da popolo straniero; n?? voglia Tu ascoltare le preghiere dei viandanti?? (i quali pregano costantemente perch?? non piova).

Era pure in questo giorno che, come dicemmo, ad ogni sette ebd??made d'anni si annunziava l'anno del giubileo, facendo passare lo suono dello sciofar in tutto il paese.

Rientrando alla sera nelle domestiche pareti il pontefice si trovava circondato dai parenti e dagli amici, che si portavano a congratularsi seco di avere passato felicemente una giornata per lui tanto solenne e pericolosa70; ed a sua volta egli dimostrava la propria soddisfazione dando una festa.

Ai quindici di questo stesso mese ricorre la festa di sucoth o dei tabernacoli, instituita in memoria del viaggio fatto dai nostri padri nell'Arabia: ed ove camminando in quella sabbia infuocata, ??il loro vestimento non gli si ?? logorato addosso, n?? il loro piede si ?? gonfiato??, quantunque non avessero che tende o tabernacoli ove riparare dall'ardore del sole.

Questa festa viene pure chiamata hhag aassif (festa del raccolto) perch?? segna il termine dei lavori campestri. Si rizzavano anticamente, come si usa ancora tuttod?? in molti luoghi, tende o capanne sui terrazzi delle case o nei cortili, ove le famiglie prendevano domicilio fisso per sette giorni, essendo vietato di mangiare o dormire altrove per tutto quel tempo. Secondo la legge mosaica, i fedeli dovevano provvedersi pel primo giorno di questa solennit?? del frutto d'una pianta che la legge denomina ess-adar, e che la tradizione definisce pel cedro; dei rami di palme lulav; e dei salici di riviera arav??; e portarli processionalmente nel Tempio per sette giorni71.

Il concetto morale di questa unione di vegetali pregiati e superbi coll'umile salice di riviera, fu stupendamente incarnato dai nostri Dottori. Secondo essi, indica l'unione fraterna di tutti gli uomini.

La durata di questa festa era primitivamente di otto giorni, col primo e l'ultimo soltanto festa solenne. Questo portava e porta tuttavia il nome particolare di scemin?? ass??red (ottavo giorno di festa), e il giorno aggiunto per la causa gi?? detta porta il nome di simhhad tor?? (letizia della legge), perch?? in tale giorno si terminano le lezioni sabbatiche del Pentateuco. Il sabbato che segue immediatamente questa festa, e nel quale si ricominciano tali letture si festeggia, diremo quasi, con maggiore allegria e solennit?? di tutti gli altri. Non dobbiamo passare sotto silenzio come anche il giorno sesto di questa festa porti il nome speciale di ossaan?? rabb??, probabilmente perch?? si recita la ossaan?? pi?? lunga. Quantunque in sostanza questo giorno non diversifichi dagli altri giorni di hhol amo??d (mezze feste), pure l'orazione mattutina viene prolungata di qualche parte addizionale destinata ad implorare da Dio, pi?? particolarmente, il beneficio delle pioggie72; ed oltre al lulav ogni fedele si provvede di una cos?? detta arav?? (alcuni gambi di salici), che sfoglia alla fine della preghiera addizionale mussaf. Quest'uso prese fondamento da una pia credenza tradizionale, secondo la quale, la misericordia di Dio paziente e longanime, ritarda sino a quel giorno a segnare la punizione definitiva meritata da quel peccatore che ostinato ed incredulo, pass?? impenitente il giorno delle espiazioni.

Questa festa ?? l'ultima delle tre cos?? dette saloss regal??m in cui tutti i maschi adulti erano tenuti a portarsi a Gerusalemme, ove offrivasi in regalo la decima delle greggie e le primizie delle frutta73. L?? si facevano sacrifici, si davano banchetti a cui partecipavano i forestieri e i poveri, e l?? ciascuno rendeva grazie a Dio dei favori compartiti a s?? e alla nazione intiera.

Come gi?? accennammo fu appunto alla ricorrenza di questa solennit?? che Salomone inaugur?? il suo Tempio suntuoso, con una pompa straordinaria e coi segni della maggiore letizia, l'anno 480, dopo l'uscita d'Israele dall'Egitto: e fu al primo di questo mese che si incominciarono ad offrirsi i sacrifizi quotidiani nel secondo Tempio, e che come gi?? accennammo, non furono pi?? interrotti sino all'entrata dei Romani in Gerusalemme.

Ci duole il dovere terminare la cronaca di questo mese col racconto di un fatto luttuoso successo il giorno terzo che fu giudicata, e fu realmente, di tanta grande importanza, che i Dottori nostri lo vollero commemorato con pubblico digiuno.

Dopo che i Caldei capitanati da Nabusar-Adan ebbero presa e spogliata Gerusalemme; uccisi o fatti emigrare i migliori suoi cittadini; uccisi i figli del re Sedecia alla presenza del loro misero genitore, e poscia acciecato lui stesso; onde la terra non avesse a rimanere affatto deserta e divenisse stanza di belve feroci, il generale nemico vi lasci?? alcuni pochi e poveri agricoltori e vignaiuoli, nominando a loro capo un certo Godolia. Il primo atto che fece costui della sua autorit??, fu di radunare quel misero avanzo a cui si erano gi?? riuniti non pochi Ebrei che al tempo dell'assedio e della presa della citt??, avevano riparato in Edom, presso Moab, e presso gli Ammoniti; e lo ammon?? di essere ossequente ai Caldei e a darsi alle sue occupazioni con tutta sicurezza. In mezzo ai congregati trovavasi pure il profeta Geremia, l'inarrivabile cantore dei funebri patrii, che fu prima instancabile quanto inascoltato consigliatore di un'alleanza coi Caldei, e che poscia rifiut?? le generose proferte avanzategli dal conquistatore per rimanere nella terra dei suoi padri con quel piccolo e misero rimasuglio; giudicando nel suo ardente ed oculato patriottismo che se esso non era che una pallida larva della vita e dello splendore antico, pure lasciava almeno un principio, diremo quasi un addentellato ad un ritorno all'indipendenza primitiva. Ma fu appunto il timore di questo possibile avvenimento, che molestando il cuore di certo Banhaliss re degli Ammoniti, nemico degli Ebrei, gli fece concepire l'infame progetto di fare morire Godolia col triste scopo di renderli maggiormente invisi ai Caldei e farli totalmente disperdere dalla loro patria. Certo Ahhicam figliuolo di Careahh avvertito che un vilissimo sicario, certo Ismaele figlio di Nedani??, prezzolato dal re degli Ammoniti meditava di uccidere Godolia, rese quest'ultimo informato della rea trama che era stata ordita contro la sua vita; disponendosi nello stesso tempo di uccidere quell'uomo infame che per servire lo straniero non si peritava a commettere un vile assassinio, e a farsi traditore della patria. Ma quel retto cuore di Godolia, non potendosi persuadere di cos?? nero misfatto, tacci?? di calunnioso tale rapporto, e proib?? al suo preteso difensore di nulla intraprendere contro quell'uomo, il quale sventuratamente ebbe pertanto agio ad attuare il suo tristo progetto. Godolia assalito all'improvviso, venne barbaramente trucidato unitamente al suo piccolo presidio composto di Ebrei e di Caldei, e i pochi scampati a quell'eccidio temendo pi?? che mai la vendetta dei Caldei, diedero piena ragione agli infami calcoli di Banhaliss e ripararono in Egitto, malgrado gli avvisi e le proteste del profeta Geremia che si adoper?? in tutti i modi, onde non venisse totalmente disertato il sacro suolo nazionale.

Ufficii della trib?? di Levi e sua consacrazione.

Prima di continuare i nostri studii sui costumi sociali degli antichi Ebrei, crediamo cosa opportuna di consacrare alcune considerazioni sulla trib?? di Levi, prescelta da Dio a officiare e a servire nella sua casa; e ad ammaestrare il popolo nei suoi doveri religioso-morali.

Levi fu il terzogenito di Giacobbe, e si un?? al fratello Simone per prendere, ad insaputa del padre e degli altri fratelli, aspra vendetta degli abitanti di Sichem, perch?? il principe di quel paese violando ogni dovere di ospitalit?? e di giustizia, offese atrocemente la loro famiglia nella loro sorella Dina. Giacobbe al suo letto di morte, ricord?? quel fatto e maledicendo ??all'ira dura ed aspra di quei suoi due figli??, per la pace di tutto il popolo augur?? che i loro discendenti ??venissero sparsi in Giacobbe e divisi in Israello??.

Mos?? incarn?? questo desiderio. Dalla trib?? di Levi, realmente disseminata in Israello, venne staccato un grande ramo, la progenie di Aronne, che diede origine alla casta sacerdotale.

Dacch?? Mos?? aveva accettato, quasi suo malgrado, lo spinoso ma sublime incarico di redimere dalla schiavit?? un popolo intiero, a nessuno di questo popolo era mai venuto in animo di contrastare il principato a lui e il sacerdozio al fratello, tranne a Corahh. Costui invidioso dell'altissimo posto che occupavano quei due fratelli, suoi prossimi parenti, colse l'istante in cui il popolo trovavasi indispettito contro di essi pel fatto degli esploratori, si mise alla testa di pochi sediziosi sperando di afferrare lui il sacerdozio. Ma male incolse a lui e ai suoi congiurati. Volendolo Dio, si apr?? una voragine sotto i piedi di quegli stolti ambiziosi, e vi furono inghiottiti colle loro tende, colle loro famiglie e coi loro averi. Onde per?? non avesse a ripetersi un cos?? grave scandalo, Dio ordin?? a Mos??, che si facesse consegnare una verga da ogni capo di ciascuna trib?? di Israele, e alla sera le disponesse tutte innanzi all'Arca santa, poich?? Egli, Dio, avrebbe manifestato la sua predilezione verso una delle trib?? col fare fiorire la sua propria verga. ?? quasi superfluo aggiungere che tale distinzione tocc?? ad Aronne; la cui verga fu trovata al mattino carica di mandorle74. Per ordine di Dio, questa verga ed un'ampolla di manna si conservarono nel Tabernacolo, per rammemorare ai posteri i grandi fatti che rappresentavano.

Ora appena Mos?? ebbe date le necessario disposizioni per la fabbricazione del Tabernacolo, ebbe ordine da Dio di fare un invito a tutti i ??sapienti di cuore??, perch?? confezionassero gli abiti di Aronne e quelli dei suoi figli.

Gli Uffizi dei sacerdoti consistevano nell'offrire le oblazioni e le vittime; bruciare l'incenso; mantenere perpetuamente acceso il lume santo innanzi all'altare; compire la purificazione delle persone e delle cose; rinnovare il pane di proposizione e benedire il popolo. Quando dovevano presentarsi all'altare era loro severamente proibito l'uso del vino e dei liquori.

Il loro vestimento ordinario consisteva in una tunica di lino, in una cintura adorna di ricami, in un paio di calzoni sotto la tunica, e in una specie di mitra rotonda fatta di un tessuto di lino piuttosto spesso.

Il pontefice portava inoltre una seconda tunica pi?? ampia alla quale si trovava attaccato l'Efod, specie di veste di un ricco tessuto, in ciascuna delle cui spalle era incastrata una grossa pietra preziosa coi nomi di sei trib??. Il lembo estremo di questa seconda tunica era alternativamente guernito di una granata fatta di lino ritorto di diversi colori, e di un campanellino d'oro il cui suono annunziava la entrata di lui nel santo dei santi. La sua tiara assai pi?? elevata che la mitra degli altri sacerdoti, aveva innanzi una piastra d'oro, attaccata con un cordone di porpora sulla quale si leggevano le parole: kodesc l'adonai (Santo all'Eterno).

Un tessuto doppio di lana variata, detto hhoscen, di lino e di fili d'oro, si trovava fissato sul suo petto con delle catenelle, di cui le une si affibbiavano alle spallette dell'Efod, le altre al cinturino. Dodici pietre preziose incastrate su quattro ordini, portavano inciso ciascuna il nome di una delle trib?? di Israele. Stupenda idea rappresentante la confederazione delle dodici trib?? in un popolo unito, e la loro perfetta uguaglianza al cospetto di Dio padre e Signore di tutti!

Tranne dunque il maggior numero degli abiti e l'unzione sul capo, la consacrazione di Aronne a pontefice fu uguale a quella dei suoi figliuoli. Ecco come tale funzione fu compiuta da Mos??. Lavati e vestiti degli abiti sacri, si collocarono davanti l'altare dove eravi un toro giovine, due montoni, pani azzimi, ed una paniera contenente due specie di schiacciate. Eglino imposero le mani sul capo del toro, che venne immolato pei loro peccati. Poscia Mos?? segn?? di sangue i quattro angoli dell'altare, ne sparse il resto sulla predella, e dispose sull'altare le part?? pel sacrifizio. Tutto il rimanente delle carni venne tolto e bruciato fuori del campo. Aronne e i suoi figli misero pure le mani sulla testa d'un montone che Mos?? immol?? in olocausto, e di cui vers?? il sangue in terra e bruci?? le carni sull'altare dopo averle spezzate. Avendo i sacerdoti messo le mani sul secondo montone, Mos?? scannollo ancora, quale sacrifizio di consacrazione. Col sangue della vittima tinse l'orecchia destra, il pollice del piede e della mano destra di Aronne e dei di lui figli, e ne sparse il rimanente attorno l'Ara. Raccolse quindi un po' di sangue allora versato, lo mescol?? con olio santo e ne unse gli abiti dei sacerdoti, inoltre vers?? l'olio santo sulla testa del pontefice, per cui fu chiamato: aco??n amasciahh (l'unto). In seguito diede in mano ai sacerdoti le parti del sacrifizio, cio?? il grasso che cuopre gli intestini, la coda, le reni ed il grasso che le circonda, il piccolo lobo del fegato, la spalla sinistra, un pane azzimo ed una schiacciata perch?? offrissero il tutto a Dio.

Questa ceremonia ?? espressa colle parole: empiere le mani, che hanno lo stesso significato di esercitare, consacrare. Dopoch?? i sacerdoti ebbero fatto offerta di tutte le cose sopradette, esse vennero arse sull'Ara. Mos?? offr?? a Dio in proprio nome il petto della vittima. I sacerdoti mangiarono nel tabernacolo il residuo delle carni che si erano cucinate, come pure i pani azzimi e le schiacciate, e alla dimane si arsero i rilievi. Queste cerimonie continuate per otto giorni consecutivi, segregarono perpetuamente i sacerdoti dal resto del popolo e dai leviti medesimi.

Al tempo di Davide i Sacerdoti erano divenuti tanto numerosi, che furono ordinati in ventiquattro classi, le quali succedevansi ogni settimana nelle funzioni sacre.

Sin dopo la schiavit?? Babilonese il titolo di pontefice fu ereditario nella famiglia di Eleazzaro. Antioco Epifane cominci?? a vendere tale dignit?? al migliore offerente. In seguito alle splendide vittorie dei Macabei, uno di quei fratelli, Simeone, fu investito dagli ebrei della doppia dignit?? di principe e di pontefice: dignit?? che si perpetuarono nei suoi discendenti sino ad Erode. D'origine straniera, costui dopo di aver usurpato l'autorit?? sovrana, e lordatosi le mani del sangue dell'ultimo rampollo maschio75 di quella illustre famiglia, riserb?? per s?? la nomina del pontefice. Quest'abuso, che serviva a fare versare l'oro a piene mani nel tesoro dello Stato e nelle borse dei suoi proconsoli, fu seguito dai Romani; per cui quella dignit?? non fu pi?? circondata dalla venerazione popolare come per lo innanzi.

La consacrazione dei Leviti segu?? in questo modo: 1?? Dopo che s'era loro lavato il corpo e raso in tutte le sue parti, essi dovevano prendere farina, olio e due tori. Uno di questi tori doveva essere offerto in olocausto, e l'altro in sacrifizio espiatorio; 2?? Mos?? doveva aspergerli di acqua lustrale; 3?? I capi di famiglia imponevano loro le mani sulla testa, come si faceva per le vittime, e li consacravano al Signore in proprio luogo ed invece dei loro primogeniti; 4?? I leviti assistiti dai sacerdoti si prosternavano davanti al Signore od al tabernacolo per consecrargli le loro proprie persone; 5?? Finalmente imponevano le mani sui tori offerti e li immolavano.

Questa cerimonia li consacrava al ministero santo e li dichiarava appartenenti a Dio e ai sacerdoti. Pare che la legge non assegnasse loro alcun particolare vestimento; solamente ai tempi di Davide e di Salomone i cantori, i musici e quei che portavano l'arca dell'alleanza, erano distinti dagli altri, da una specie di rocchetto o cotta di fino lino, che indossavano solamente nell'esercizio delle loro funzioni.

Gli uffizi dei leviti erano i seguenti: servire i sacerdoti; fare da guardiani al Tabernacolo e poscia al Tempio; portare le varie parti del Tabernacolo cogli accessori nella marcia del deserto; mantenere la pulizia del Tempio; amministrarne le entrate e i tesori, e finalmente sotto Davide e dopo questo principe addestrarsi nella musica e nel canto. Dovevano inoltre studiare le sacre scritture e coadiuvare i sacerdoti nello istruire il popolo nei suoi doveri religiosi e morali.

I leviti erano divisi in tre grandi famiglie secondo il nome dei tre figliuoli di Levi Kead, Gheresson, e Meravi. Davide divise in quattro classi i trent'otto mila leviti che allora si trovavano adulti, ventiquattro mila furano addetti al servizio dei sacerdoti; quattro mila vennero fatti guardiani o portinai, altrettanti nominati musici, e sei mila giudici e genealogisti nelle citt?? inferiori. I musici furono alla loro volta divisi in ventiquattro classi, il cui servizio era alternativo e durava una settimana. I guardiani si mutavano pure ogni settimana nel giorno di sabbato e facevano sentinella a sei, a quattro, a due. Tutti gli ordini e tutte le classi avevano capi particolari.

Archeologia.

Riprenderemo ora gli studii incominciati nel mese antecedente sulla Societ?? civile degli antichi ebrei, e parleremo delle diverse specie di malattie cui andavano soggetti; della immortalit?? dell'anima; degli usi che hanno rapporto alla morte e alla sepoltura dei cadaveri; ed infine degli ufficii dei medici e della loro importanza.

?? 1???Malattie.

Gli uomini delle prime et??, alieni dalle grandi passioni, e conducenti una vita semplice ed uniforme, non dovettero essere soggetti che a piccolo numero d'infermit??; motivo per cui nella Scrittura si parla molto raramente di malattie propriamente dette. Oltre a questa ragione generale a tutti i popoli antichi, due altre cause dovevano, a parere nostro, contribuire principalmente a rendere rare le infermit?? presso gli ebrei, cio?? l'aria salubre del clima da loro abitato, e le savie leggi igieniche di Mos??.

Generalmente parlando pare che gli ebrei avessero la persuasione che le malattie e la morte altro non fossero che castighi mandati da Dio a colpire il peccatore. Adamo ed Eva peccano e tosto Dio li condanna alla morte; Faraone rapisce Sara e Abimelecco rapisce Rebecca, e Dio affligge di terribile malore l'uno e l'altro colle loro famiglie; Marianna sorella di Mos?? non s?? tosto mormora del fratello, viene colpita dalla lebbra; i figli d'Aronne sono colpiti da morte per avere brucciato intempestivamente l'incenso dinanzi a Dio; e i Filistei, i Betsaniti, Ozia re di Giuda, Oza, il re Gioram si fanno colpevoli verso Dio, e la mano di lui pesa immediatamente sul loro capo. Davide seduce Betsabea, e Dio colpisce di malattia letale il frutto dell'adulterio; lo stesso re commette un atto di superbia e Dio che gi?? era adirato contro Israele (per peccati che non specifica), manda una epidemia terribile che in meno d'un giorno, spegne ottantamila persone. Ghehhaz?? si rende colpevole d'indelicatezza verso Eliseo e tosto ?? colpito dalla lebbra; Saulle trasgredisce gli ordini di Samuele ed ?? invaso da uno spirito maligno che lo tormenta; Giobbe ?? oppresso da grandi sciagure e gli amici che erano accorsi a confortarlo, lo suppongono reo di qualche misfatto perch?? Dio non colpisce se non i peccatori. I nostri Dottori ci lasciarono il seguente adagio: ??Non si d?? morte senza peccato, n?? si danno dolori senza colpe??.

Le principali e pi?? terribili malattie di cui ci parli la Scrittura, sono la pestilenza e la lebbra tutte e due endemiche dell'Egitto.

La pestilenza ?? malattia abbastanza conosciuta da esimerci di parlarne. La lebbra non ?? solo una malattia cutanea, ma attacca eziandio il tessuto cellulare, le ossa, la midolla, tutte le articolazioni; corrode le estremit?? delle membra, a poco a poco stendesi per tutto il corpo e finalmente lo mutila riducendolo allo stato pi?? schifoso.

Fra gli ebrei i sintomi di questa malattia erano benigni: i primi non erano altro che piccoli punti quasi impercettibili, che presto diventavano croste o scaglie dapprincipio bianche poi nericcie e circondate da aureola rossigna: ma questi punti prima radunati attorno gli occhi od alle narici, stendevansi gradatamente su tutto il corpo fino a che non vi restava pi?? brandello di cute; gli stessi capegli o peli tutti infetti da questo orribile morbo, cadevano affatto. Il peggio si era, che questa malattia si perpetuava fino alla terza e quarta generazione; e che il semplice contatto, l'alito, la vicinanza, bastavano sovente a comunicare il veleno. Ci?? ci rende, ragione della severit?? delle disposizioni Mosaiche per separare i lebbrosi dalla societ?? comune, e dell'obbligo imposto al lebbroso, di portarsi fuori dell'abitato gridando tham??, tham?? (immondo, immondo), per allontanare da lui tutti i passanti. I sacerdoti erano incaricati della visita dei lebbrosi, e dovevano vigilare sull'esecuzione delle leggi a loro relative.

Giudicando da quanto fece Davide nella malattia del figlio ch'eragli nato da Betsabea, dobbiamo conghietturare che quando la malattia si aggravava i parenti pi?? prossimi gettavano lugubre grida, si rotolavano per terra, si stracciavano gli abiti, si mettevano polvere o cenere sul capo e digiunavano.

?? 2.???Immortalit?? dell'anima.

Quantunque per regola generale, noi ci siamo imposti di volerci astenere da qualsivoglia disquisizione filosofica o filologica, perch?? le riteniamo inopportune pei giovani ai quali sono particolarmente dedicati questi nostri studi, pure, trattandosi di un soggetto d'alta importanza, ci teniamo obbligati di farvi un'eccezione. La ragione che ci induce a derogare dalla nostra linea di condotta, ?? quella di provare che la teoria dell'immortalit?? dell'anima non era sconosciuta a Mos??, contrariamente all'opinione di molti scrittori che con troppa leggerezza sostennero non trovarsene nel Pentateuco il minimo cenno.

Anche non tenendo conto che Plinio e Tacito, constatano che gli Ebrei credevano nell'immortalit?? dell'anima, ?? cosa certa che questa credenza formava un dogma pubblico della religione degli Egiziani. Ora si potrebbe supporre con fondamento che gli ebrei, se anche l'avessero ignorata prima, non avrebbero accettato con trasporto una credenza che se non altro serviva mirabilmente a mitigare le loro sofferenze presenti colla speranza di una vita migliore, ove il Dio della giustizia li avrebbe compensati con gioie immortali, e avrebbe fatto aspra vendetta dei loro oppressori? Anzi l'essersi Mos?? astenuto di parlarne chiaramente non deve piuttosto ritenersi quale prova convivente che il popolo teneva a questo dogma con fede sicura? D'altronde contentandoci di appena accennare la risurrezione di Ezechiello; lo spirito di Samuele fatto evocare da Saulle e che dimostra ad evidenza una fede nella immortalit?? dell'anima, poich?? non si evoca cosa che non si creda esistere fermamente; il versetto che troviamo nell'Ecclesiaste cos?? concepito: ??E ritorner?? la polvere (il corpo) alla terra come fu; e lo spirito (l'anima) ritorner?? al Dio che la diede??, e tenendoci ai soli libri mosaici diciamo essere indubitabile che in essi vi si allude in pi?? luoghi con tanta chiarezza, da renderne impossibile la contestazione.

Come avremo occasione di notare altrove, Mos?? raccomanda vivamente agli ebrei di mai mettere in dubbio l'assoluta spiritualit?? di Dio, e di non obliare mai che nel grande fatto del Sinai essi ??ascoltarono voce, ma non videro immagine alcuna??. Ora avendo egli proclamato che l'uomo ?? fatto ad immagine e somiglianza di Dio, in che poteva fare consistere questa immagine e somiglianza se non nello spirito ovverossia nell'anima?

Ignaro di questa teoria avrebbe potuto accertare, come accert?? nella estrema sua cantica, che Dio ha la potenza di ferire e di risanare, di fare morire e di fare rivivere? E le espressioni di cui esso si serve per indicare la morte, non sono una conferma a questa nostra opinione? Le parole di andare a ritrovare i padri suoi; essere accolto dai suoi padri; coricarsi, addormentarsi coi proprii padri; andare in pace coi proprii padri; raccogliersi alle proprie genti suscitano forse nell'animo nostro la sconsolante e desolata immagine del nulla? Mos?? voleva indicare il ritrovo delle fredde ceneri degli avi e delle proprie genti che furono, o non piuttosto una cara promessa di essere riuniti a quei nostri diletti che ci precedettero nella vita eterna del cielo? E l'espressione di gherim (pellegrini) con cui si qualificano i patriarchi, non serve forse a dimostrare chiaramente che questa vita non era considerata che un passaggio verso la vera patria che ?? il cielo?76.

?? 3.???Sepoltura.

Quando qualcuno moriva, i parenti e gli amici gli chiudevano gli occhi; ed era per loro un pietoso dovere il darsi ai preparativi pei funerali. La maniera di seppellire i morti variava secondo le diverse condizioni del defunto. Trattandosi di persona volgare si limitavano a lavarne il cadavere e ad avvolgerlo in una tela prima di sotterrarlo: ma trattandosi di una persona ragguardevole, pare cosa assai probabile, che a imitazione degli Egiziani anch'essi lo avviluppassero in molte fasce o lenzuoli, lo esponessero per alcun tempo sopra di un catafalco sparso di fiori odorosi, oppure di aromi e principalmente di mirra e d'aloe, e che vi praticassero l'imbalsamazione.

Quest'operazione, che gli ebrei impararono in Egitto, consisteva nello estrarre i visceri per un'incisione fatta al fianco sinistro, ed il cervello per le narici con uno strumento ricurvo e poscia ne riempivano le cavit?? di bitume, di mirra, di cannella, di nitro; poi si veniva alla fasciatura, e tutti i membri erano avviluppati l'un dopo l'altro in lunghe bende di tela. Dal Genesi rileviamo che per quest'operazione s'impiegavano quaranta giorni. Il corpo imbalsamato era posto in una bara di sicomoro, rappresentante al di fuori la forma umana.

Niuna minaccia era pi?? terribile che quella di lasciare i corpi insepolti a pasto delle belve e degli uccelli rapaci. Il corteggio funebre era composto dei congiunti e degli amici dei defunti; ma volendolo rendere pi?? pomposo, si prezzolavano piagnone e musici che eseguivano arie lugubri e tremolanti imitando i singhiozzi. Nel Talmud troviamo infatti essere obbligo d'ogni israelita di onorare la propria moglie, provvedendo pei suoi funerali due hhalil??n (tamburri) ed una piagnona.

Il luogo assegnato alle sepolture doveva distare almeno cinquanta cubiti dalle citt?? o dai borghi, e l'essere sotterrato di nascosto senza corteggio e lutto era il massimo dei disonori; e si diceva kevur??d hham??r (sepoltura dell'asino). Le fosse erano talvolta scavate nel sasso vivo o costrutte nella terra in forma di critte o di caverne, che ora sono dette mear??, ora scihh?? o sciuhh??, ora bor ed ora k??ver. Quest'ultima denominazione era per?? adoperata ad indicare qualunque sorta di sepolcri.

Le persone di bassa estrazione si seppellivano in una semplice fossa in cimiteri comuni: ma le famiglie agiate avevano tombe particolari, ed il sito a preferenza d'ogni altro, era scelto nei giardini e nei luoghi ombrosi.

In tutte le epoche della storia nostra, cominciando dal patriarca Giacobbe che ne innalz?? una alla sua dilettissima Rachele, che perde immaturamente nel suo ritorno in patria; vediamo fatto menzione di massevoth o tumuli, che erano fatte d'un sol sasso grande e scolpito, come se ne incontrano tuttavia in Oriente, e che risalgono alla pi?? alta antichit??.

Sono quasi incredibili, dicono i viaggiatori, le dimostrazioni di dolore a cui si abbandonano in Oriente i parenti dei defunti. Noi abbiamo gi?? accennato che quelle che davano gli ebrei in tali luttuose circostanze non erano meno intense. Aggiungeremo qui, che fra i molti segni di lutto consacrati presso di loro, ?? principalmente da notarsi quello di squarciarsi gli abiti sino alla cintola, di camminare a piedi e capo nudo, e di tenere barba e cappelli arruffati. Era pure proibito l'uso dei profumi e degli olii odorosi, i bagni e le conversazioni. Taluni astenevansi pure dal vino e digiunavano.

La legge per?? proibiva severamente di strapparsi le sopracciglia, di graffiarsi il viso ad imitazione dei gentili.

?? 4.???Medici.

S'ignora affatto in che consistesse la medicina presso gli uomini primitivi; ma si pu?? bene affermare che non era tale certamente da meritarsi il nome di scienza. Strabone ed Erodoto ci dicono che presso i Babilonesi e gli Egiziani, gli infermi erano esposti al pubblico affinch?? i gi?? colpiti e sanati dalle stesse infermit??, aiutassero di consigli quelli che ne soffrivano: questo sistema che aveva il vantaggio di fare profittare a ciascuno delle scoperte particolari fu probabilmente accettato da altri popoli.

La prima volta che nella scrittura si parla di medici rofe??m, ?? in un versetto del Genesi ove ?? detto che essendo morto Giacobbe, ??Giuseppe ordin?? ai suoi servitori i rofeim d'imbalsamare suo padre??. Ma convien notare due cose: La prima che non ?? detto che Giuseppe abbia mandato medici a visitarlo malato; la seconda che in tutta la Genesi, non v'ha altra parola riguardante i medici e le medicine; quantunque si parli bene spesso di malattie come quelle che afflissero Faraone, Abimelecco, Isacco, Rebecca e alcuni altri ragguardevoli personaggi. A proposito anzi di Rebecca sappiamo, che trovandosi essa assai indisposta in una certa epoca di sua vita, e non sapendo come spiegarsi i patimenti che soffriva and?? a consultare Adonai (Iddio), dizione che i commentatori intendono per un profeta di Dio e che credono fosse Sem o Abramo.

In due luoghi per?? Mos?? accenna a medici e medicine. Primieramente quando parlando di due abbarruffatori, l'uno dei quali fosse stato cos?? malconcio da dovere mettersi a letto, ma non per ferita mortale statuisce che: ??il feritore sia assolto; ma indennizzi il ferito dell'interruzione del lavoro, e della spesa voluta per la compiuta guarigione??. L'altro luogo si ?? quando tratta della lebbra. Egli ne distingue le differenti specie, ne indica i segni e i sintomi, e descrive persino gli indizii d'una lebbra incominciata, inveterata, guarita. Nella Bibbia si fa pure menzione di ulceri, di fratture, di contusioni e dei rimedii che venivano impiegati per la loro guarigione, e che consistevano principalmente nel balsamo, nella resina, nelle fasciature e nell'olio. Appoggiandoci al fatto, che la massima parte dei malori nominati si riferiscono alle parti esterne del corpo, noi siamo portati ad inferirne che presso gli Ebrei come presso gli altri popoli antichi, le discipline mediche consistessero per la massima parte nelle nozioni chirurgiche77; e che presso d'essi come presso gli Egiziani, la medicina fosse dapprincipio affidata esclusivamente ai sacerdoti. Sono essi infatti che dichiarano la comparsa della lebbra negli uomini, nelle stoffe e nei muri delle case78; sono essi che ne curano gli affetti e ne attestano la guarigione.


MERHHASVAN (Ottobre-Novembre).

Due soli avvenimenti degni di nota successero in questo mese. Il primo ?? quello che segna il termine dei lavori del Tempio eretto da Salomone; il secondo ?? quello che segna la data della festa ideata ed instituita da Roboamo in onore del Baal, onde sostituire nell'opinione del popolo la festa che si era solennizzata in Gerusalemme il quindici del mese precedente (Sucoth). Questo malaugurato pensiero gli fu suggerito dalla stessa causa che gi?? gli aveva consigliato l'erezione dei due vitelli d'oro, alle due estremit?? del regno. Ci pare degno d'essere raccontato per intiero l'incidente successo allo stesso re, nel momento preciso in cui stava per bruciare l'incenso sull'altare. Conviene sapere che nello stesso modo che egli aveva consacrato a sacerdoti individui che non appartenevano neanche alla trib?? di Levi, cos?? si cre?? da se stesso Pontefice del nuovo culto introdotto in Israello. Un profeta79 arrivato allora dal paese di Giuda, con accento sdegnoso e profondamente convinto, rivolgendosi all'altare cos?? prese ad apostrofarlo: ??Oh altare, oh altare ascolta la parola di Dio. Verr?? tempo in cui nascer?? un figlio nella famiglia di Davide che si chiamer?? Giosia; il quale far?? dissotterrare le ossa dei sacerdoti del Baal, e li far?? abbrucciare su te. Ed in prova che questa mia predizione non sar?? per fallire, tu, o altare, ti spaccherai immantinenti atterrando tutto quanto ti sta sopra??. Il segnale dato stava per verificarsi, quando il re sdegnato di tanta audacia, allung?? il braccio, e segnando il profeta grid?? agli astanti: ??prendetelo, prendetelo??.

Ma un prodigio si oper?? allora in favore dell'uomo di Dio. Il braccio del re perdette la propria flessibilit?? per cui non gli fu pi?? possibile il piegarlo, se non in seguito alle intercessioni fatte a Dio per lui dallo stesso profeta. Impressionato da questo avvenimento, il re sollecitava il profeta ad accettare ospitalit?? in casa sua. Ma questi vi si rifiut?? affermando: ??che Dio gli aveva formalmente imposto di non fermarsi in tale luogo, di non mangiarvi pane n?? bevervi acqua; e appena compiuta la sua missione se ne tornasse indietro per un via diversa da quella tenuta nel venirvi??. E difatti senza frapporvi verun indugio egli se ne part?? per una direzione opposta a quella presa primamente.

Ora conviene sapere che viveva allora in Betel un vecchio profeta80, che informato dai figli di quanto era successo si affrett?? a farsi preparare la sua moritura, e corse dietro al profeta. Raggiuntolo, mentre riposava all'ombra di una quercia, gli si present?? quale collega in profetismo; e fingendosi inviato a lui espressamente da Dio, lo persuase a ritornarsene indietro per rifocillarsi in casa sua. Erano tuttavia seduti a tavola, quando una voce divina predisse all'orecchio del vecchio profeta che in punizione di avere trasgredito l'ordine ricevuto da Dio, il suo commensale non avrebbe avuto il supremo conforto di essere sepolto presso i suoi padri. Finito il pasto, il profeta forestiero si accomiat?? dal suo ospite e si diresse verso il suo paese natale.

Ma erasi di poco dilungato dalla citt??, allorch?? un leone scagliatoglisi addosso lo uccise. E per provare chiaramente come tale fatto non fosse un azzardo, ma punizione che gli attir?? la disobbedienza sua; non solo il leone si astenne di guastare minimamente il suo cadavere, e di uccidere l'asino, ma stette l?? fermo in loro custodia fino a che avvisato dell'accaduto il vecchio profeta, causa unica di tanta iattura, fu sollecito di andare a togliere il cadavere dalla pubblica strada e a dargli onorata sepoltura. Probabilmente la morte di quell'uomo virtuoso fu, se non calcolata, almeno sperata da quel vecchio profeta, il quale negli ultimi suoi momenti raccomand?? ai suoi figliuoli di seppellirlo nella fossa di quell'uomo divino, onde le sue ossa fossero risparmiate il giorno in cui Giosia, il zelante re profetizzato, farebbe abbrucciare le ossa dei profeti falsi.

Archeologia.

Continuando i nostri studi d'archeologia biblica, noi esamineremo in questo mese quali arti venissero maggiormente coltivate dagli antichi ebrei, e colla solita brevit?? che ci siamo imposti, ne seguiremo il loro sviluppo e il loro progresso.

Giustamente osserva Goguet, lodato autore dell'origine delle leggi, delle arti e delle scienze, che, come il bisogno fu il maestro e il precettore dell'uomo insegnandogli a valersi delle mani ricevute dalla Provvidenza e del dono della favella di cui lo volle fregiato a preferenza d'ogni altra creatura; cos?? le prime scoperte, frutto per la maggior parte del caso, non sarebbersi recate a certo perfezionamento senza la riunione delle famiglie, e lo stabilimento delle leggi che consolidarono le societ??.

E che questo giudizio sia pienamente conforme alla storia dell'umanit??, la quale nelle sue invenzioni cominci?? dalle cose pi?? necessarie alla vita, per arrivare a poco a poco a quelle che dovevano procurare l'agiatezza, la comodit?? e il lusso; noi ne saremo pienamente persuasi risalendo ai primordi della creazione colla scorta della Bibbia, unico documento che esista di quelle epoche vetuste. La nudit?? di Adamo ed Eva vengono coperte da Dio stesso con tuniche di pelli, e scacciatolo dal paradiso terrestre Dio impose all'uomo di guadagnarsi il pane col lavoro. Una rozza capanna ove riparare dalle intemperie, alcune rozze armi per difendersi dalle belve feroci furono certo le prime invenzioni. Ma un bisogno naturale dimostr?? presto agli uomini il vantaggio di riunirsi in societ??, poich?? Caino stesso si occup?? a edificare una citt??, che dal nome del figlio intitol?? An??ch. Questa citt?? non consisteva probabilmente che in un gruppo pi?? o meno grande di capanne o di tende; ma a questo primo passo tenne dietro un periodo di sviluppo artistico pronunciatissimo, poich?? certo Tubal-Caino gi?? conosce l'arte di lavorare i metalli e segnatamente di ferro, e certo Iuval inventa o perfeziona la cetera e l'organo. Ai tempi di No?? le arti dovevano gi?? avere raggiunto uno sviluppo non indifferente, poich?? la costruzione dell'arca coi suoi tre piani e scompartimenti, ci attesta la cognizione d'un grandissimo numero d'arti. Il diluvio ha certamente portato un colpo terribile all'umana industria, facendola indietreggiare di parecchi secoli; ci?? non pertanto, noi possiamo convincerci che non tutte le cognizioni acquistate dai primi uomini, andarono perdute: poich?? appena i figli di No?? si furono moltiplicati, concepirono e in parte incarnarono il colpevole divisamento, di costruire una citt?? con un forte castello la cui cima giungesse sino al cielo81.

Al tempo dei patriarchi le arti erano pervenute gi?? a un certo grado di perfezionamento presso i Cananei e i Fenicii, posciach?? troviamo fatta menzione di pietanze degne della tavola d'un re; di veli per donne; di vestimenti di distinzione; di braccialetti e pendenti d'oro per ornamento donnesco; della fabbricazione d'idoli; della incisione e della tintura di stoffe in colore cremisi. Si parla di carovane che venendo dall'est del Giordano percorrevano il paese per andare a fare il commercio in Egitto; si parla di pezzi d'argento che avevano corso tra mercanti e che se non erano coniati, erano sicuramente segnati con qualche incisione particolare; e finalmente nelle benedizioni che Giacobbe diede ai suoi figliuoli vediamo pure menzionati i porti di mare e le navi82.

?? cosa indubitabile che all'epoca di Mos?? si conosceva pure la scrittura alfabetica. Appoggiano quest'opinione: i nomi delle 12 trib?? incise nelle due gemme dell'Efod; il santo di Dio sulla tiara del Pontefice; le tavole del Decalogo; le numerazioni delle trib??; lo scritto della donna sospetta che doveva poi essere cancellato nelle acque amare; il libello di disdetta da consegnarsi alla donna ripudiata ecc. Nel libro di Giosu?? si fa menzione di una citt?? chiamata allora Debir, ma che innanzi portava il nome di Kiriad-sefer, ossia la citt?? dei libri, e forse rinomata pei suoi scrittori o per essere in essa conservati gli archivii.

In Egitto poi le arti fiorirono sin dalla pi?? remota antichit??, e gli ebrei che vi soggiornarono lungo tempo, e che senza dubbio ebbero gran parte nella erezione di quelle maravigliose piramidi, che se per un lato attestano il grado di schiavit?? a cui un popolo pu?? essere assoggettato dai suoi despoti, per l'altro lato attestano una sorprendente abilit?? artistica; ebbero campo ad esercitarvisi e a perfezionarvisi.

A questo punto, ci sentiamo in dovere di dedicare alcune parole, a dissipare un errore ingenerato da una inesatta interpretazione di una prescrizione Mosaica.

Nel corso di questo lavoro noi abbiamo potuto convincerci pi?? volte, quanto fosse vivo e sviscerato l'amore di Mos?? per quel popolo che liber?? dalle ritorte egiziane; a cui fece attraversare ??un deserto grande e terribile, covo di serpenti e di scorpioni avvelenati e di siccit?? dove non era acqua??; che condusse ??sul suo seno come un aio conduce un adorato pargoletto?? ai confini di quella ??terra colante latte e miele promessa ai suoi padri??. Ora non potendo dissimularsi la tendenza di questo popolo verso l'idolatria, e temendone a ragione le fatali conseguenze che ne sarebbero immancabilmente risultate, perch?? avrebbe rotto il patto conchiuso con Dio e atterrato quel maraviglioso edificio che doveva dimostrare alle universe genti ??la sua alta sapienza ed intelligenza??; e che sfidando i secoli doveva durare ??come i giorni del cielo sulla terra??; non lasci?? occasione veruna di fare le raccomandazioni le pi?? calde ed amorevoli e di minacciare i castighi pi?? terribili e spaventevoli per tenerli lontani. ??Perocch??, diceva esso negli ultimi istanti del viver suo, conosco la tua contumacia e la dura tua cervice. Se essend'io ancor vivo presso di voi foste ribelli al Signore, quanto pi?? (lo sarete) dopo la mia morte! Perciocch?? so che dopo la mia morte commetterete gravi colpe, e vi scosterete dalla via che vi prescrissi e vi avverranno i mali nei tempi lontani facendo voi ci?? che spiace al Signore irritandolo coll' (adorar l') opera delle vostre mani??.

Ora quale maraviglia pu?? destare la proibizione fatta al suo popolo, di fare scoltura o figura di cosa che (sia) nel cielo disopra, nella terra disotto, e nelle acque disotto la terra; di non inchinarsi ad esse n?? adorarle; perch?? l'Eterno ?? Dio geloso che non lascierebbe impunita una tale colpa?

Concediamo che questa inibizione, non era un incoraggiamento alle arti, poich?? ?? indubitabile che la rappresentazione della divinit?? sotto forme sensibili, sia un potente incentivo agli slanci entusiastici del genio che produce nobilissime creazioni quali sono quelle tramandateci dalla Grecia antica. Ma oltrecch??, in ogni peggior caso, vale meglio per una nazione essere priva di capi lavori artistici, piuttosto che esporsi a irreparabile rovina; non v'ha dubbio che tra il non incoraggiare un'arte qualunque e il proibire assolutamente di esercitarla, come erroneamente si pretende da molti scrittori, corra un divario grandissimo.

E che l'intenzione di Mos?? fosse precisamente quella di allontanare il suo popolo dalle seduzioni dell'idolatria e non la semplice rappresentazione degli oggetti, noi possiamo argomentarlo dai seguenti versetti del Deuteronomio ove il concetto di questa proibizione viene ampiamente sviluppata: ??Guardatevi dunque bene, quanto v'?? cara la vita???posciach?? non avete veduta alcuna figura nel giorno che il Signore vi parl?? in Oreb di mezzo al fuoco???di non commettere una grave colpa, e farvi alcun simulacro, della figura di qualsiasi idolo di forma maschile o femminile; della forma d'alcun animale ch'?? in terra; della forma d'alcun uccello alato che vola nel cielo; della forma d'alcun (essere) strisciante sul suolo, o della forma d'alcun pesce ch'?? nelle acque al disotto della terra. Bada bene che non avvenga che alzando gli occhi al cielo, e vedendo (ed ammirando) il sole e la luna e le stelle, tutta (insomma) la schiera celeste, tu travii, e ti prostri loro, e presti loro culto......??.

E a convincere meglio i nostri lettori aggiungeremo che l'interpretazione data a questo precetto dai nostri Dottori pi?? ortodossi concorda perfettamente colla nostra opinione. Il sapientissimo Maimonide nel trattato avod?? zar?? dice: essere affatto permesse le figure di animali e di piante anche in rilievo; e Raban Gamaliel teneva raffigurata la luna in tutte le sue fasi nel suo studio, e alle osservazioni che una fiata gli vennero mosse, rispose: ??essere puramente proibita la rappresentazione dei corpi celesti fatta nell'intento di adorarli??.

E se cos?? non fosse, lo stesso operato di Mos?? sarebbe in aperta contraddizione colla sua prescrizione, poich?? in una invasione di serpenti avvelenati mandati da Dio per punire la maldicenza e la ribellione del popolo, e che portarono nell'accampamento ebreo desolazione e lutto; Mos?? fece costrurre un serpente di rame, e fissatolo sopra un alto palo lo espose alla vista del popolo. Questo serpente dur?? sino al tempo del re Ezechia che lo fece sminuzzare perch?? gli Ebrei se ne erano fatto un idolo.

Ma v'ha dippi??. Nel Tabernacolo stesso egli fece porre due Cherubini che, come dicemmo altrove, coprivano l'Arca Santa colle loro ali: e noi sappiamo che nel Tempio di Salomone, oltre ai Cherubini, vi era il grande bacino che poggiava sopra dodici buoi; e nei piedestalli degli altri bacini si trovavano figure di buoi, di leoni, di fiori ecc. N?? si supponga che ci?? possa essere stata un'infrazione alla legge, posciach?? Salomone si attenne con tanto scrupolo alle prescrizioni mosaiche da non permettere che si adoperasse n?? chiodo, n?? martello, n?? altro istrumento di ferro nell'interno dell'edificio stesso83, perch?? Mos?? avea raccomandato di non frammischiare ferro nella fabbricazione dell'altare.

Non paia strana questa raccomandazione. Chi studia con amore e con riflessione le istituzioni mosaiche deve restare convinto che, tranne pochissime il cui senso ci ?? ora impenetrabile per la grande distanza dei tempi ed enorme differenza dei costumi, tutte le altre sono inspirate da due fini ch'egli si prefisse di ottenere: 1?? La salute del corpo, merc?? assennatissime disposizioni sui cibi e sulla pulitezza, e merc?? la moderazione nei piaceri; 2?? il miglioramento dell'anima, merc?? la pratica d'ogni virt?? domestica e sociale. ??Santi siate, raccomanda egli al suo popolo, che santo sono io, l'Eterno Dio vostro??. Ecco ora l'interpretazione che danno i nostri Dottori di questo precetto: ??L'altare, dicono essi, ?? ministro di pace tra l'uomo e Dio e tra l'uomo e l'uomo; e viceversa il ferro ?? ministro di morte. Ora l'istrumento di morte non pu?? n?? deve confondersi coll'istrumento di pace, di concordia e di amore??.

Dilucidato questo punto ritorniamo alle nozioni d'archeologia che abbiamo interrotto.

I molti oggetti numerati nel Pentateuco e nei libri posteriori, dimostrano ad evidenza, che, in rapporto ai tempi, l'industria e le arti presso gli Ebrei non erano in uno stato inferiore a quello degli altri popoli. Si sapevano filare e tessere stoffe di lana, di lino, di cotone e di bisso (stoffa questa che certi dotti vogliono fosse una specie particolare di lino pi?? fino e di una bianchezza pi?? splendente del lino ordinario, e certi altri vogliono che fosse il cotone); si sapeva tingere in diversi colori quali il turchino, il cremisi, la porpora e il giallo.

Quando Mos?? fece appello agli Ebrei invitandoli a portare offerte pel tabernacolo che intendeva erigere onde ??Dio abitasse in mezzo a loro??; le donne industriose furono assai sollecite di filare lino finissimo e lana di capre, che nelle mani d'uomini abili furono trasformati in tappeti. Noi non descriveremo qui quel lavoro che dovette riescire di una eleganza ed imponenza severa e solenne, sia perch?? ci obbligherebbe ad allungarci oltre al limite che ci siamo prefissi, sia perch?? chi ne avesse vaghezza ne troverebbe la descrizione nell'Esodo capitolo 19 e seguenti. Diremo per?? che fu un'opera felicemente ideata ed eseguita con legno di scithim (specie di acaccia); con pelli di montone e di tasso; con tappeti coperti o guerniti d'oro. I direttori di quei lavori, che erano certi Bessal??l figlio di Ur?? della trib?? di Giuda, e Aholi??b figlio di Ahhissamach della trib?? di Dan, vengono dichiarati da Mos?? ??uomini pieni dello spirito di Dio in industria, in ingegno e in sapere; abili nel fare disegni da lavorare in oro, in argento e in rame, e nell'arte di pietre da legare ed in quella di lavorare in legno??. Compiuto il lavoro e presentato a Mos??, questi ne pass?? in rassegna ogni singola parte e ne rimase talmente soddisfatto, che lo dichiar?? eseguito secondo il comando di Dio, e impart?? la sua benedizione a tutti quanti vi ebbero parte. Si noti che Mos??, il quale pass?? tutta la sua giovent?? in mezzo alle grandezze e al lusso della Corte egiziana, non avrebbe certo potuto dichiararsi soddisfatto d'un lavoro dozzinale e grossolano.

Ai tempi di Davide e di Salomone, che segnarono la maggiore grandezza e prosperit?? del regno d'Israele, che era allora il pi?? esteso, il pi?? ricco e il pi?? potente dell'Asia; si trovarono operai tanto abili ed intelligenti da costrurre quelle maraviglie dell'arte che furono il Tempio; il palazzo reale col ricco e splendido suo mobiglio; alcune citt?? e fortezze fra cui la celebre Tadm??r (Palmira); il trono di Salomone tutto d'avorio incrostato d'oro, che la storia afferma ??non essersene fabbricato l'eguale in nissun regno??; e che vi si arrivava per sei gradini ognuno dei quali portava un leone in ciascuna sua estremit??.

?? bens?? vero, e noi lo constatiamo senza reticenze, che prima d'intraprendere i lavori del Tempio, Salomone invi?? un messaggio al Re di Tiro, col quale ricordandogli l'antica amicizia che lo legava a Davide ed annunziandogli la sua intenzione di fabbricare un Tempio al Signore; lo invit?? ad ordinare ai suoi servi di tagliare cedri dal Libano, perch?? nessun individuo ebreo sapeva meglio dei Sidonii tagliare e fare viaggiare legnami da costruzione; ma conviene considerare che questo fatto non menoma per nissun modo l'importanza degli operai ebrei, perch?? non riguardava che un ramo particolare d'industria dei Sidonii.

La stessa considerazione si deve fare rapporto ad Hhiram chiamato, come avemmo a dire altrove, a Gerusalemme a dirigere i lavori in rame.

A misura che la prosperit?? materiale del popolo aument?? merc?? le relazioni commerciali contratte colle nazioni straniere, spar?? bens?? con essa la primitiva semplicit?? dei costumi, ma le arti e i mestieri ebbero largo campo ad esercitarsi e a perfezionarsi; poich?? il giorno della caduta del regno fra dieci mila capi di famiglia mille erano capi di officine.

I ricchi abitavano in case grandi e spaziose ornate d'oro e d'avorio, con sale particolari per festini e con appartamenti distinti per l'estate e per l'inverno.

?? questo lusso che producendo la corruzione dei costumi, infiamm?? il petto dei veggenti d'Israele che lo biasimavano con veementi ed irose invettive ritenendolo, e non a torto, lo strumento che doveva portare la intiera rovina della nazione. Chi avesse vaghezza di conoscere specialmente gli abbigliamenti delle belle figlie di Sionne, li potrebbe riscontrare nel capitolo terzo d'Isaia, e dovrebbe conchiudere che n?? pel numero (che ?? ventidue), n?? per la qualit??, n?? per galanteria stavano al disotto di quanti ne offra la teletta di una ricca ed elegante signora dei nostri tempi.

A titolo di curiosit?? storica ne citeremo alcuni. Il primo a presentarsi ?? il n??zem (orecchino o pendente dell'orecchio) il quale si componeva di diverse parti quali: aghil (rotondo) netif??d (goccie o perle). Viene in seguito una seconda specie di n??zem, che era un pendente del naso. Anche oggi giorno le donne orientali portano quest'ornamento sospeso ad una della pinne del naso, che a quest'effetto si bucava come si bucano ora le orecchie84; il revid collana o catena sospesa attorno al collo e cadente sul seno, e alla quale venivano attaccati altri ornamenti detti saaronim, o lehhascim (amuleti), o la boat an??fesc (vasetti di odore); il zamid o esad?? (braccialetto), il tab??ad (anello); il real?? (velo); la hhagor?? (cintura) e i hharittim (borse eleganti) e finalmente gli stivaletti coi campanelli che porsero occasione allo stesso profeta di rimproverare le figlie di Sionne ??di essersi fatte altere, di marciare colla gola tesa (scoperta), di fare cigolare i fermagli coi piedi??.

La composizione degli olii odoriferi, degli unguenti e dei profumi sia per uso profano come pel servizio religioso; esigeva un'arte particolare che noi troviamo gi?? ben conosciuta e coltivata ai tempi di Mos??. L'artista portava il nome di rokeahh.

L'olio santo che Mos?? insegn?? a preparare e col quale si consacrarono Aronne e i suoi figli, tutti gli oggetti del Tabernacolo, e che doveva servire di sacra unzione per tutti i secoli; si componeva di quattro specie d'aromi, aggiunti all'olio d'oliva fino, che doveva venire preparato appositamente dal sacerdote. Questi aromi erano i seguenti: 1?? morder??r mirra semplice, ovverosia quella che colava spontaneamente senza bisogno d'incisione; 2?? kinam??n cinamomo o canella odorosa; 3?? can?? boscem canna odorosa; 4?? kid?? cassia aromatica.

Il profumo per le fumigazioni del santuario si componeva altres?? di quattro sostanze aromatiche. La prima era il nat??f gomma; la seconda lo scehh??led storace liquida; la terza la hhelbon?? galbanum; la quarta la levon?? zac?? incenso puro.

In questo articolo dovrebbero trovare posto, alcune nozioni sulle scienze coltivate dagli antichi ebrei, sulla lor lingua e poesia; ma sia che l'indole del nostro lavoro non ci permette di diffonderci in questo studio quanto sarebbe necessario e sia perch?? esso potrebbe riescire poco dilettevole per quei lettori ai quali ?? specialmente destinato il nostro lavoro, preferiamo a non parlarne.

Abbiamo gi?? accennato che gli ebrei erano assai appassionati per la musica colla quale rallegravano i loro festini e accompagnavano i sacri canti. Aggiungeremo ora che i Rabbini vogliono che tali strumenti allora conosciuti fossero in numero di trentaquattro. D. Calmet nella sua dissertazione sugli strumenti di musica, ammette bens?? che gli strumenti musicali erano presso gli ebrei in numero assai maggiore che presso qualunque altro popolo antico, ma non ne accetta oltre a venti; intanto che il Ben Zeeb, nella sua prefazione al libro dei Salmi commentato dal Nahhmanide, ne enumera ventuno quali tipi primitivi dai quali ne fa originare altri nove. Da qualunque parte stia la ragione a noi poco importa. Ci basta notare che i padri nostri avevano avanzato anche in questa nobilissima fra le arti belle, tutti i popoli antichi. Gli strumenti musicali da loro usati erano di tre specie:

1?? Gli strumenti a corda compresi sotto il nome generico di neghin??d i cui principali erano: il n??bel nabbo; il ass??r decacordo e il chin??r chitarra.

2?? Gli strumenti a fiato quali: il ug??v organo; lo sciofar del quale abbiamo parlato lungamente nei mesi precedenti; aghil flauto; la hhazozer?? tromba.

3?? Gli strumenti a percossione quali il tof; il menanh??m; il scialiss??m e il selselim cembalo. Di questo strumento ne esistevano sicuramente due specie: una detta silsel?? s??mah, e l'altra silsel?? teru??.

Come la musica e la poesia, anche la danza ?? un divertimento naturale all'uomo. Tutti gli scrittori ne attestano la sua antichit?? e universalit?? fin fra i popoli pi?? barbari, presso i quali era anzi una ceremonia importantissima dello strano e sconcio loro culto.

Ammettendo che il vocabolo mahh??l abbia il significato che gli si attribuisce generalmente, si deve credere che la danza fosse praticata presso gli ebrei specialmente in occasione di pubblica esultanza: stante per?? le rare volte a cui vi si accenna, la poca sua consonanza colla gravit?? dei loro costumi e alla seriet?? del loro carattere, e alla massima facilit?? colla quale potevasi prestare alla leggerezza e all'incontinenza, ci ?? lecito supporre che fosse assai poco in uso.

CHISLEV (Novembre-Dicembre).

Due fatti della pi?? alta importanza registra la nostra storia in questo mese. Il primo d'essi si rapporta ad una decisione presa da Esdra, e che per quanto la si debba giudicare crudele e dolorosa verso gli interessati, che erano in numero grandissimo, tuttavia era imperiosamente richiesta tanto dalla religione quanto dalla politica; poich?? si trattava di estirpare uno sconcio che perpetuandosi minava senza via di scampo sino dalle radici l'esistenza religiosa e politica della nazione intiera. Questa misura consisteva nell'ottenere la separazione degli Ebrei da tutte le donne idolatre sposate nell'intervallo che pass?? tra la partenza della prima e della seconda colonia giudaica da Babilonia, per la loro antica patria.

Ecco la causa di questo sconcio e il riparo portatovi da un uomo che si acquist?? tanti titoli alla benemerenza di Israele, che i Talmudisti lo paragonarono a Mos??. La prima colonia dei reduci da Babilonia era contornata da Moabiti, Ammoniti, Arabi, Samaritani, Fenicii, Siriaci e da altre nazioni che o parlavano una stessa lingua, o dialetti affini, quindi era impossibile ad evitarsi il contatto colle medesime. Si contrassero matrimonii scambievoli; gli Ebrei diedero le loro figlie agli stranieri, e presero mogli da loro. Ne ebbero figliuoli che formarono una razza ibrida non ben giudea, n?? ben gentile, ma che per una conseguenza tutt'affatto naturale, partecipava pi?? della madre, dalla quale riceveva col latte le prime nozioni religiose. Quella parte della nazione che era tuttavia attaccata sinceramente alla religione avita, vedeva con dolore questa contravvenzione al pi?? necessario e reciso ordine di Mos??: ben a ragione temeva l'avveramento delle funeste conseguenze da lui pronosticate, tanto pi?? poi perch?? tale rilassatezza aveva preso proporzioni estese intaccando a guisa di contagio tutte le classi dei cittadini.

Per rimediarvi pare che questi zelanti patriotti chiamassero da Babilonia Esdra, sacerdote riputatissimo per dottrina e gravit?? di costumi. Egli discendeva da Zadoc, e perci?? apparteneva alla casta dei Pontefici: era stimato il pi?? profondo nella cognizione delle patrie leggi, e gli veniva dato il sopranome di sof??r ma??r (scriba perito), con cui si voleva indicare non pure la sua maestria nello scrivere, ma eziandio la singolare sua perizia nel leggere e spiegare le sacre Scritture85.

Esdra dunque venne a Gerusalemme l'anno primo di Artaserse Longimano, munito di un favorevole rescritto di questo principe che gli attribuiva tutti i poteri di un governatore: gli regal?? eziandio cento talenti di argento e gli assegn?? somministrazioni di grano, vino, olio e sale pei bisogni del Culto. Oltre a questi sussidii, Esdra raccolse dalla piet?? degli Ebrei trans-Eufrateni altri cinquecentocinquanta talenti d'argento, cento d'oro, e molto vasellame di argento e d'oro; parte avuto in dono e parte di quello che trasportato da Gerusalemme non era ancora stato restituito e che a lui riusc?? di ricuperare. Con lui si aggiunsero pi?? di 1800 altri ebrei che vollero accompagnarlo, fra i quali alcuni sacerdoti, cantori, leviti e natinei86. La carovana part?? verso la met?? di Nissan ed arriv?? a Gerusalemme nel mese d'Ab. Esdra dopoch?? fu bene informato dello stato delle cose se n?? mostr?? scontentissimo, si stracci?? le vesti, ed assunse tutti gli altri contrassegni del dolore e del lutto, onde i Giudei commossi dalla sua autorit??, promisero di sottoporsi alle riforme che avrebbe voluto fare. Egli allora ordin?? che tutti gli Ebrei, anche quelli della campagna si trovassero fra tre giorni, che veniva appunto ad essere il venti del mese di Chislev, a Gerusalemme. L'assemblea ebbe luogo infatti al giorno stabilito, e il popolo se ne stava trepidante e timoroso, per la suprema importanza delle decisioni che si dovevano prendere, sulla piazza che trovavasi innanzi al Tempio. E infatti il motivo era seriissimo, poich??, come gi?? dicemmo, si trattava di giudicare tutti quelli che avevano menato mogli straniere, e fors'anco costringerli a separarsi da esse e dai figliuoli che avevano procreato. E costoro non erano pochi; vi erano sacerdoti, leviti e persone di alto e di basso stato; e si poteva presumere che non tutti sarebbero stati disposti ad accondiscendere al volere altrui in un negozio in cui erano interessate le affezioni pi?? delicate del cuore; poich?? sarebbe stato difficile il persuaderli che l'interesse generale dello Stato reclamava da loro un sacrifizio cotanto grave e penoso.

Sembra quindi che l'assemblea sia stata tumultuosa, e che l'unione di tutta quella gente lungi dal contribuire al buon effetto della combinazione desiderata, lo contrariasse. Colta dunque l'opportunit?? che pioveva a dirotto, e che il popolo si trovava assai a disagio, l'assemblea fu congedata; e si credette pi?? acconcia l'instituzione di un tribunale composto di Esdra e di alcuni uomini capi dei loro casati designati per nome, onde giudicare i refrattarii citandoli ad uno ad uno. Questo spediente riesc??: la commissione lavor?? tre mesi ad indurre colle buone o colle cattive gli ebrei a rompere quei matrimonii dichiarati illegali. Un gran numero vi acconsent?? mandando via le mogli e i figliuoli, che furono pertanto costrette a ritirarsi alle rispettive nazioni a cui appartenevano; e questo affronto accrebbe contro gli ebrei il numero e l'odio dei nemici.

Tuttavia dobbiamo notare che la riforma non era stata generale: molti eziandio sacerdoti e leviti, anzi le persone pi?? potenti, ricusarono di sottomettersi alla decisione di Esdra, e diedero origine ad una fazione contraria ai rigoristi (farisei)87, ed unita d'interesse cogli stranieri e specialmente coi Samaritani e coi governatori persiani, che risiedevano a Samaria.

Il secondo avvenimento che ebbe luogo in questo mese fu di tale importanza e segna una pagina cotanto gloriosa nella nostra storia, che noi crediamo necessario fare una eccezione alla linea di condotta che ci siamo imposti, e svolgerlo con una certa ampiezza almeno nella sua prima fase: vale a dire sulle cause che determinarono la guerra d'insurrezione contro i Greci, sino alla totale liberazione dello suolo nazionale per opera di Giuda Macabeo.

I reduci da Babilonia nei primi tempi furono governati da capi ebrei nominati ordinariamente dai re di Persia; ma tale dipendenza si faceva sentire cos?? poco da potere quasi dire che la Giudea formasse una specie di repubblica sotto l'alta sovranit?? di quei re. Il primo di tali capi fu Zerubabele, al quale vuolsi sia succeduto Mesciulla suo figliuolo e poscia Esdra e Neemia. Dopo quest'ultimo, pare che il governo inferiore sia passato nelle mani dei sommi sacerdoti, tanto per la parte religiosa quanto per la civile e politica; e ch'essi siano divenuti i soli intermediarii tra il popolo e i re stranieri di cui erano tributarii. Dobbiamo per?? notare che per soddisfare le favorevoli propensioni del popolo per la casa di Davide, si introdusse l'uso di nominare un Nass?? (principe) tra i membri di quella casa; quantunque peraltro non gli si lasciasse esercitare veruna autorit?? di fatto.

Noi non ci occuperemo della successione di parecchi re di Persia perch?? non fu portata per essi veruna sensibile alterazione nei loro rapporti con gli ebrei, se si escludono i mali che questi ultimi patirono per le guerre che ebbero luogo tra la Persia e l'Egitto: e verremo a parlare degli avvenimenti successi all'epoca in cui Alessandro il Macedone colle sue vittorie minacciava di prossima rovina l'impero di Dario. Trovandosi all'assedio di Tiro, Alessandro invi?? una lettera a Iaddo sommo pontefice degli ebrei, che i nostri Dottori per uno strano equivoco confondono con Simeone il Giusto vissuto parecchi anni dopo questi avvenimenti; invitandolo a spedirgli soccorso d'uomini e di provvigioni, e a pagare a lui quel tributo che sino allora era stato pagato a Dario. Iaddo per non mancare al giuramento fatto al suo alleato si rifiut?? di aderire a queste richieste, osando sfidare la collera del Macedone il quale giur?? di trarre aspra vendetta degli ebrei. Presa Tiro, Alessandro mosse verso Gaza. Questa citt?? gli oppose un'eroica resistenza, ma in capo a cinque mesi essa cadde in potere degli assedianti, e sub?? un trattamento feroce. Diecimila uomini vennero trucidati; e il resto della popolazione, uomini, donne e fanciulli, furono venduti per ischiavi. Una sorte eguale pareva riservata a Gerusalemme. Un miracolo poteva solo salvare la citt?? santa: e questo miracolo ben meritato dai suoi abitanti in premio del coraggio e della devozione di cui diedero prova nel serbare la fede giurata, fu operato da Dio.

Giuseppe dice che una voce divina ordin?? in sogno a Iaddo, di portarsi ad incontrare Alessandro seguito dai suoi sacerdoti. Iaddo ossequente a questa voce indoss?? gli abiti sacerdotali, e fatteli indossare agli altri sacerdoti e dando le opportune disposizioni onde la citt?? venisse parata a festa, usc?? processionalmente incontro al temuto conquistatore. Alessandro colpito da questo imponente spettacolo si avanz?? verso il pontefice e inchinandoglisi innanzi lo salut?? rispettosamente. Il suo amico Parmenione avendogli dimostrato lo stupore da cui era compreso per tali atti di rispetto tributati ad un nemico, Alessandro gli rispose che trovandosi tuttavia in Macedonia, una figura d'uomo vestito come quel pontefice gli era apparso in sogno e lo aveva incoraggiato a persistere nei suoi progetti di conquista, assicurandogli la vittoria sui Persiani. Strinse poscia la mano a Iaddo, entr?? in Gerusalemme, visit?? il tempio e vi offr?? sacrifizii; e dietro domanda dello stesso pontefice, accord?? agli ebrei l'esenzione dei tributi nell'anno sabbatico e la libert?? di vivere ovunque secondo le loro leggi e i loro usi. Questa libert?? estesa a quei giovani che avessero avuto il desiderio di militare sotto le sue bandiere, fece s?? che molti ebrei s'iscrissero nelle file del suo esercito. Oltre a queste concessioni, al suo ritorno dall'Egitto volendo compensare gli ebrei della inalterata fedelt?? che gli serbarono regal?? loro una parte del territorio Samaritano88.

Ma come si sapr?? dalla Storia Greca, Alessandro non ebbe il tempo di assodare le sue conquiste nei suoi figliuoli, e dopo la sua morte il suo impero fu diviso fra i suoi pi?? illustri generali. Tolomeo figliuolo di Lago s'impadron?? dell'Egitto e vi fond?? la dinastia dei Tolomei, mentre che Seleuco Nic??tore ne fond?? un'altra nella Siria. Queste due potenze furono quasi sempre in guerra fra di loro; e la Palestina posta nel mezzo e palleggiata pi?? volte dall'uno all'altro dominio ebbe molto a soffrire, poich?? il continuo succedersi di padroni, il cangiamento di governatori e di pontefici tutti egualmente assetati d'oro, dovevano fruttare contestazioni tra i cittadini, violenze e tumulti. L'esacerbazione degli ebrei trov?? un'occasione a sfogarsi. Antioco Epifane aveva portato la guerra in Egitto contro Tolomeo Filom??tore, che vinse e condusse prigione; ma prima che arrivassero queste notizie si era invece diffusa la voce che Antioco stesso era rimasto nonch?? vinto ma pure ucciso: onde i Gerosolomitani ne fecero grandi feste congratulandosi di essere finalmente liberati di un infesto tiranno.

Antioco informato di questi avvenimenti, pass?? prestamente coll'esercito vittorioso in Giudea, assedi?? e prese di assalto Gerusalemme, e l'abbandon?? al sacco e al furore dei soldati. In tre giorni furono massacrate ottantamila persone d'ogni et?? e sesso ed altrettante ne furono vendute. Quell'iniquo profan?? il Tempio, vi fece sacrificare dei porci; ne port?? via il candeliere, l'altare, la mensa, lo spogli?? di ogni cosa preziosa, e ritornando in Antiochia carico di un immenso bottino lasci?? per governatore della Giudea certo Filippo uomo crudo e severo.

Questo Antioco che si faceva chiamare Ep??fane o l'illustre e che il popolo per ischerzo chiamava Ep??mane o il pazzo, era veramente pi?? degno di questo che del primo titolo. Come capitano, aveva rialzato il credito e la potenza della Monarchia avvilita dopo le sconfitte che i Romani diedero a suo padre, ma nel resto era un assai cattivo principe. Di volgari sentimenti, praticava colla plebe e si mischiava con essa; era stravagante, dissipatore, vizioso, prepotente, feroce e pi?? tiranno che re. Abbench?? padrone di un vasto e ricco impero, era in bisogno perpetuo di danaro; e per arraffarne tutti i mezzi erano buoni per lui, anco i pi?? impopolari e i pi?? sacrileghi. Quindi gli Ebrei incorsi nello sdegno ornai inespiabile di un tale uomo, non potevano pi?? aspettarsi che sciagure. Il loro spirito eccezionale, la singolarit?? dei loro costumi, la loro vita frugale ed industriosa e con essa e per essa la loro prosperit?? e le loro ricchezze, avevano concitato contro di essi l'odio e la gelosia di tutte le nazioni idolatre, che dopo le conquiste di Alessandro si erano stanziate nella Palestina e nelle regioni confinanti; e queste erano altrettanti mantici che soffiavano nelle orecchie di un re gi?? malamente disposto.

Erano appena passati due anni dagli avvenimenti che abbiamo raccontato di sopra, quando Antioco obbligato dai Romani a sgomberare l'Egitto gi?? fatto sua preda, si rivolse a sfogare i suoi rancori contro Gerusalemme. Forse egli temeva che gli Ebrei non si appigliassero al partito di darsi anch'essi ai Romani, come aveva fatto Tolomeo Filom??tore; e per impedire questa sospettata diserzione, che lo avrebbe posto a gran pericolo, mand?? quietamente a Gerusalemme Apollonio col funereo ordine di sterminare quella citt??. Apollonio vi entr?? come amico, ed aspettato un giorno di sabbato quando tutti gli ebrei erano raccolti nelle sinagoghe, li fece assalire all'improvviso. Tutti gli uomini che non poterono fuggire furono massacrati, le donne e i fanciulli ridotti in servit??; e dopo il saccheggio la citt?? fu abbandonata al ferro e al fuoco di una turba briaca di oro e di sangue, che nulla conservava di umano, forse neppure il volto, deturpato da selvaggie passioni. Una terribile cittadella detta l'Acra fu allora innalzata allo scopo di dominare il Tempio e munita di grosso presidio per impedire che i pochi superstiti vi accedessero, motivo per cui Gerusalemme rimase affatto deserta.

E quasi la feroce libidine di vendetta di quel mostro non si tenesse ancora soddisfatta, egli mand?? nella Giudea un delegato, certo Ateneo Antiocheno, per fare eseguire una nuova sua legge per la quale si obbligavano tutti gli ebrei ad abbracciare la religione dei Greci. Con lui furono inviati missionari per predicare la nuova fede, e per convertire i non credenti: e un prete greco fu pure mandato a Gerusalemme a profanare il Tempio del vero Iddio e a introdurvi il culto di Giove Olimpico. In conseguenza di che furono proibiti sotto pena di estremo supplizio pei contravventori la circoncisione, l'astinenza dei cibi vietati, l'osservanza del sabbato e lo studio religioso. Il delegato regio disert?? le sinagoghe, fece ardere le sacre scritture, e la statua del padre dei Numi Omerici fu piantata ove era l'altare degli olocausti. Cessarono i sacrifizi, i sacerdoti furono sterminati o dispersi, e se qualche pio ebbe tuttavia l'occulto coraggio di obbedire pi?? alla sua coscienza che alla snaturata deformit?? della nuova legge non tard?? guari a scontarne il fio. Un vecchio nonagenario, i cui residui di vita si poteano appena numerare per giorni o per ore, fu trascinato a crudele supplizio; due bambini nati da pochi giorni e circoncisi furono strangolati, i poveri cadaveri vennero appesi al collo delle loro infelici genitrici che con s?? atroce apparato furono fatte passeggiare per la citt??, indi precipitate dall'alto; e furono altres?? uccisi spietatamente quanti avevano prestato mano a quel religioso rito89.

Con queste persecuzioni delle quali la storia degli ebrei non ne offriva esempio, l'insensato Antioco credeva di pervenire a distruggere la nazionalit?? Giudaica e a fare prevalere le ceremonie e le superstizioni pagane sul Culto antico e sulle sublimi dottrine di Mos??. Ma quando mai l'ignoranza pot?? avere una supremazia durevole sulla sapienza, le tenebre sulla luce, la menzogna sulla verit??, il vizio e la corruzione sulla virt?? e la purezza?

La Provvidenza riducendo gli ebrei a tali terribili estremit?? volle forse dimostrare loro le funeste conseguenze della loro religiosa rilassatezza; e umiliandoli in un modo cos?? basso fare rivivere in loro il sentimento nazionale che nella maggior parte del popolo s'era, se non intieramente estinto, almeno assai affievolito pel corso di quattro secoli di dominazione straniera. I partigiani zelanti del Culto nazionale soffrivano in silenzio non osando sollevarsi contro la forza imponente del tiranno; ma le eccessive crudelt?? di Antioco e l'eroica devozione di una famiglia di sacerdoti li fecero sortire dal loro ritiro, e li incoraggiarono a prendere le armi per vendicare la loro religione e la loro nazionalit??, e farle trionfare oppure morire della morte dei prodi. E questa volta la fortuna fin?? per arridere alla ferrea costanza, ai nobili sforzi di quegli uomini eroici capitanati dai figli di certo Matatia che abitava in un borgo chiamato Modin, che trovavasi sulla strada che da Ioppe mette a Gerusalemme.

Questo Matatia veggendo un Ebreo che sedotto o costretto da un ufficiale del Re sacrificava agli idoli, arse di sdegno e zelante per la legge, come Finees, si gett?? sopra di lui lo uccise e con esso uccise anche l'ufficiale del Re. Questa fu la scintilla che fece scoppiare la rivolta. Dopo questo fatto Matatia accorgendosi che la sua vita era in pericolo, grid?? per la citt?? chiamando quanti altri zelanti vollero seguirlo, e con loro e i suoi proprii figliuoli si ritir?? nelle montagne. Matatia era sacerdote della classe d?? Ieoiarib e dal nome di Asmoneo, proavo di lui, anco i suoi discendenti presero il nome di Asmonei. Matatia aveva cinque figli Giovanni, Simeone, Giuda, Eleazaro e Ionatan, i quali, abbench?? giovanetti, erano tutti egualmente accesi dall'entusiasmo del padre, e del pari ed anche pi?? di lui intraprendenti, bellicosi e terribili. Ora questo coraggioso sacerdote, diventato capo dell'opposizione si vide ben presto circondato da altri zelanti. In quello stesso tempo, avvenne che un migliaio di altri Ebrei fra uomini e donne e fanciulli, traendo seco il loro bestiame si erano ritirati nei deserti e procacciaronsi un asilo nelle spelonche. Ma inseguiti dai soldati del Re, ed attaccati un giorno di sabbato, essi, per soverchia fedelt?? alla religione, ricusando di difendersi in quel sacro giorno di riposo si lasciarono tutti quanti ammazzare. Matatia avendo udita questa cosa, fece sentire ai suoi seguaci che se avessero voluto comportarsi egualmente sarebbero tutti periti come senza difesa cos?? senza utilit??; onde a voti unanimi fu deciso che si potesse fare la guerra anco in quel giorno semprecch?? i nemici fossero i primi ad attaccare. Nel seguito i Rabbini decisero che in sabbato fosse lecita anche la guerra offensiva, massime nella espugnazione di una citt?? quando fosse stata assediato almeno tre giorni prima. Tuttavia questa savissima decisione non fu ammessa generalmente, e pi?? altre volte gli Ebrei preferirono di lasciarsi ammazzare piuttosto che di difendersi in sabbato.

Cos?? provveduto alla propria sicurezza e difesa, e chiamati intorno a s?? quanti sentivano zelo per la legge e che erano risoluti di vincere o di morire per lei; Matatia cominci?? ad assalire i villaggi e i luoghi meno muniti, massacrando quanti si opponevano, atterrando le are profane, e circoncidendo i fanciulli ancora incirconcisi. Ma la sua carriera militare fu breve. Oppresso meno dagli anni che dai dispiaceri, sentendosi vicino a morire, elesse egli medesimo per suo successore nel comando Giuda, suo terzogenito, che di non molto oltrepassava i vent'anni, ma che stimava ed era pi?? degli altri valoroso e forte; e raccomand?? che per le cose ove fosse stata necessaria la prudenza dei consigli ubbidissero tutti a Simeone, il secondogenito. Infine esort?? caldamente i suoi seguaci a resistere contro l'empiet?? dei figliuoli della superbia, e a combattere per la causa di Dio e del suo Tempio. Questo suo testamento dettato da un senno maturo e da una profonda cognizione del merito rispettivo dei suoi figli, ed eseguito da essi con rigorosa fedelt??; valse ai medesimi la conquista di un regno ed una fama immortale. Cos?? mor?? Matatia e fu sepolto in Modin nella tomba dei suoi padri.

Giuda, armato come un gigante e terribile come un leone, all'entusiasmo religioso che lo animava, univa l'attivit?? e il vigore di una giovent?? bollente e robusta, e un coraggio sterminato, ma non cieco n?? imprudente. Le rapide sue vittorie e le sanguinose battaglie che diede consecutivamente ai nemici, gli fecero dare dai contemporanei il sopranome di Macabeo macab?? (martello). All'ardimento di Giuda era troppo poca cosa il limitarsi a scorribandare le campagne o sui monti, o ad attaccare luoghi remoti od indifesi; la sua operosit?? e la generosa sua ambizione volevano un campo pi?? vasto. Si diede quindi a correre tutto il paese; con sorprese notturne, con rapidit?? straordinaria assal?? citt?? e castella, le prese, le fortific?? e le fece altrettanti punti di appoggio alle sue operazioni. Eccit?? lo zelo e il fanatismo dei suoi compatrioti, ingross?? il numero dei suoi guerrieri. Affront?? coraggiosamente l'un dopo l'altro due generali di Antioco: li batt??, li ruppe, e li uccise; fece un gran macello del loro esercito, e sparse ovunque il terrore del suo nome.

Antioco si avvide ben tosto che quello non era un movimento da disprezzarsi, avrebbe voluto reprimerlo in sul nascere, ma la mancanza di danaro, un'insurrezione nell'Armenia e la fede vacillante dei Persiani lo obbligarono a ritardare ed a dividere il suo esercito. Vennero quindi spediti contro Giuda i generali Nic??nore e Gorgia con quaranta mila fanti e tre mila cavalli; e seguendo il costume di quei tempi un gran numero di mercanti di schiavi accodavano l'esercito onde comperare i prigionieri. I generali erano cos?? certi della vittoria, che ne chiamarono da tutte le parti della Fenicia, invitandoli a prender seco molta pecunia, essendo loro fermo proposito di sterminare affatto gli Ebrei, e di vendere all'incanto quanti fossero risparmiati dalla spada. Giuda non aveva che poche migliaia di soldati senza loriche, senza elmi, senza spade ed armati ciascuno di quello che pot?? avere; ma erano uomini d'animo deliberato di vincere o di morire per Dio e per la patria, e guidati da un capitano tanto valente quanto accorto. Questi convoc?? le sue schiere in Masfa di rimpetto a Gerusalemme: ivi le purific??, le santific?? coi riti della religione, le esort?? con vivi ed efficaci discorsi onde infiammarne lo zelo, e in ossequio al precetto Mosaico, rimand?? i novelli sposi, i timidi e quelli che avessero di recente piantato una vigna o fabbricato una casa; e coi pochi prodi che gli rimanevano marci?? contro il nemico. I due eserciti si scontrarono in Emmaus nei dintorni di Gerusalemme. Giuda con astute manovre evit?? le mosse del nemico, lo ingann??, lo divise; assal?? di sorpresa il corpo pi?? debole, lo sbaragli??; e l'altro corpo di Siriaci che aveva fatto un giro per cogliere gli Ebrei alle spalle e serrarli in mezzo, mirando dalle colline la sconfitta dei compagni, il disordine del campo, la fuga di tutti e non sapendo a quale causa attribuire un cos?? improvviso avvenimento; si smarrirono anch'essi d'animo, volsero le spalle e si dissiparono. Questo successo aggiunto alla ricca preda che fecero gli Ebrei, accrebbe il loro coraggio e lo infuse anche ad altri correligionari, che vennero ad associarsi. Un secondo corpo di Siriaci comandato da Timoteo e da Bacchide sub?? la stessa sorte; n?? pi?? fortunato fu Lisia che con 60,000 fanti e 5000 cavalli fu sconfitto a Betsura fortezza che era l'antimurale di Gerusalemme ai suoi confini coll'Idumea.

A coronare queste prosperit?? giunse la notizia della morte d'Antioco Epifane, che cadendo da un cocchio si piag?? il corpo e mor?? per atroci dolori, rammaricando, secondo Giuseppe, i mali fatti soffrire agli Ebrei e pei quali Dio ne prendeva giusta vendetta, e lasciando il regno ad un altro Antioco suo figlio, fanciullo di nove anni, sopranominato poscia Eupatore.

Cos?? la Giudea fu sgomberata dai nemici. Tutte le citt?? si erano date a Giuda, ed ai Siro-Macedoni non restava che la cittadella di Gerusalemme. Allora Giuda entr?? in questa citt?? e trov?? il Tempio ingombro da cento profanazioni, l'altare diroccato, le porte distrutte col fuoco, le erbe e i virgulti cresciuti nel luogo santo. A questa, vista gli Ebrei si lacerarono le vesti e fecero gran cordoglio. Giuda purific?? il Tempio, rifece a nuovo l'altare dei profumi, il candeliere, la tavola, il velo ed altri sacri arredi o distrutti o rapiti. Ripristin?? i sacrifizi e fece la dedica del santuario, il giorno 25 di questo nono mese tre anni e mezzo dopo che era stato contaminato da Apollonio. Una festa nazionale e religiosa, venne instituita nella data sopradetta per immortalare ai posteri la memoria di questo avvenimento.

Per la pratica si sa da tutti indubbiamente che questa festa, detta hhanuch?? (Encenie o inaugurazione), viene solennizzata coll'accensione di lumi nelle case per otto sere consecutive e con canti di allegria.

Aggiungeremo poche parole per registrare come la indipendenza intiera degli Ebrei da qualunque soggezione straniera, venne conseguita da Simone il secondogenito di Matatia 400 anni dopo il ritorno da Babilonia, e che fu da quel momento che gli Ebrei cominciarono a datare i loro atti pubblici e a coniare monete.

Archeologia.

Pesi e Misure.

Il presente paragrafo avrebbe dovuto trovare il suo posto appropriato nel mese scorso, quando tenemmo parola delle arti e dei mestieri, perch?? in realt?? trovavasi attinente a tale articolo: ma lo ritenemmo pensatamente per questo mese, per la proporzionata distribuzione delle diverse nozioni di Archeologia biblica, che ci proponemmo di trattare nel corso di questo nostro lavoro.

La pi?? antica maniera di commerciare dovette certamente consistere in un semplice scambio d'oggetti. Uno dava altrui quell'oggetto che per s?? era inutile o superfluo, per riceverne in cambio quello che eragli necessario o tornavagli gradito. Ma siccome doveva spesso accadere che presso l'uno non si trovasse quello di cui l'altro difettava, ed in mille occasioni poi non si potesse dare un valore precisamente eguale a quella tal merce di cui si voleva fare procaccio; per facilitare le permute si dovettero ben presto introdurre nel commercio materie, le quali per via d'un valore arbitrario, ma convenuto, potessero rappresentare tutte le specie di mercanzie, e cos?? valessero di prezzo comune a tutti gli effetti posti in commercio. Ora fra queste materie i metalli dovettero essere preferiti, sia perch?? se ne trovano in ogni clima, e sia perch?? la loro durezza e solidit?? li preservano da molte alterazioni. Da quanto rileviamo dai nostri sacri libri siamo condotti a conghietturare che in principio questi pezzi di metallo si pesavano90 e che non fu che pi?? tardi che essi s'improntarono di una figura pubblica per indicarne il valore e assicurarne il peso e la lega.

Non essendo state rinvenute monete ebree coniate, antecedenti al tempo dei Macabei, dobbiamo pertanto ammettere che il primo a coniare moneta fra loro sia stato Simone Macabeo a ci?? autorizzato da Antioco Sidete. Di queste monete ne esistono ancora parecchie91. In certune d'esse si trovano impresse figure di palme, di pigne, di spighe, di covoni di grano; in certe altre si trova una foglia di vite, un grappolo d'uva, un fiore o un vaso di quelli consacrati agli usi del Tempio. Intorno alle figure di parecchie d'esse si leggono le leggende di S??chel Isra??l (Siclo d'Israele), Ierusalaim akedoss?? (Gerusalemme la santa).

Per avere un'idea se non esatta almeno approssimativa del valore dei pesi e delle misure degli antichi Ebrei, converrebbe confrontarli con quegli dei Greci e dei Romani che successivamente dominarono nell'Oriente; poscia ridurli ai pesi e alle misure nostrane, tenendo calcolo delle differenze subite dai valori. Questo studio sarebbe troppo lungo e forse riescirebbe noioso pel maggior numero dei nostri lettori, perci?? noi ci limiteremo ad indicarne il solo nome con a fianco il valore approssimativo in misure metriche, valendoci dei quadri combinati dal celebre Munch gi?? da noi citato.

Le misure di lunghezza dette mid??th sono le seguenti quattro:

1. Esb??n (dito o pollice) che misurava la lunghezza del dito mignolo e vale m. 0,023.

2. T??fahh o t??fahh valutato a m. 0,092.

3. Z??retk che ?? lo spazio compreso tra il pollice e l'annulare stendendo le dita il pi?? che si pu?? e vale m. 0,277.

4. Amm?? o cubito che venne definito per l'intervallo tra il vertice del gomito e l'estremit?? del dito medio e vale m. 0,555.

Alle misure di lunghezza appartengono pure quelle che dinotano le distanze da un luogo ad un altro o le itinerarie. Due sole misure di questa specie troviamo menzionate nella Bibbia. La prima ?? quella detta chivr??d-??rez (spazio del paese) che forse misurava tre miglia piemontesi; la seconda ?? quella detta d??rech-i??m ovvero sia il cammino d'un giorno che pu?? fare un uomo a piedi.

Le misure di capacit?? servivano indifferentemente tanto pei solidi quanto per le materie liquide, solamente che nel primo caso venivano designate col nome particolare di misk??l, e nel secondo caso con quello di messur??d.

Le misure che servivano per le materie liquide erano le seguenti:

1. Il bath che secondo i Rabbini era della capacit?? di 432 uova di gallina e calcolasi a l. 38,843.

2. Il log che poteva capire 6 uova ossia l. 0,539.

3. Il n??bel misura grande che valeva tre bath.

4. L'hin sesta parte del bath l. 6,707.

5. Il mezzohin.

6. Il bess?? dei Rabbini la capacit?? d'un uovo o il sesto del log.

Quelle che servivano per le materie secche erano le seguenti:

1. L'ef?? che aveva la stessa capacit?? del bath.

2. Il ??mer o issar??n che era la decima parte dell'ef??.

3. Lo se?? che valeva il terzo dell'ef??.

4. Il cab piccola misura che era la sesta parte del se??.

5. hh??mer o cor che conteneva dieci ef??.

6. Il l??thec che conteneva la met?? del precedente.

Il peso detto misk??l, si determinava come ora da noi col mezzo di bilancie a coppe dette mozen??im, oppure d'una bilancia a braccio detta p??less. Pare che i contrappesi non fossero altro che pietre, che i mercanti portavano entro un taschetto attaccato alla cintura, come si usa tuttavia in Oriente. Ed ?? cos?? che si spiegano le raccomandazioni sulla lealt?? di commercio che fa Mos?? in pi?? luoghi colle parole: ??Non sar?? a te nella tua tasca pietra e pietra ??ven va??ven?? (cio??) grande (per comperare) e piccola (per vendere).

Le misure monetarie erano le seguenti, alle quali noi mettiamo a fianco il peso in grani (di grano), che erano la loro unit??. Relativamente al valore di ciascuna di esse si avr?? facilmente prendendo per base il s??kel che valeva L. 3,10.

1. Chic??r (talento) pesava 822000 grani.

2. Man?? che pesava 16440 grani.

3. Lo s??kel il cui peso era di 274 grani.

4. Il b??ca e pesava 137 grani.

5. La gher?? che pesava g. 13,7.

Giacobbe arrivato a Salem la citt?? di Sichem, al suo ritorno dalla Mesopotamia, compr?? dallo stesso principe una pezza di campo per cento kessit??. I commentatori non si accordano nell'interpretazione di questa parola, poich?? taluni vogliono che si trattasse di monete su cui fosse improntata una pecora, ed altri credono invece che si trattasse veramente di agnelli o di pecore, dati da Giacobbe in cambio del terreno.


TEVED (Dicembre-Gennaio).

L'unico avvenimento che si presenta al nostro esame in questo mese ?? l'infausta ricorrenza che diede origine al digiuno del giorno decimo. La caduta del regno d'Israele e l'esilio della grande maggioranza del popolo ebreo nelle lontane provincie dell'Assiria, non fece rinsavire il regno di Giuda perch?? i suoi Re, pochissimi eccettuati, continuarono nei loro traviamenti. Ezechia uno dei suoi ultimi Re pu?? annoverarsi fra i pi?? virtuosi, perch?? lo storico sacro, a massimo suo elogio, lo paragon?? a Davide. Mosso dal desiderio di indipendenza e affidato alla protezione divina, si ribell?? al Re d'Assiria di cui era tributario; e questi raccolto un potente esercito e postolo agli ordini di tre capitani Tartan, Rav-Sariss e Rav-Sak?? (quest'ultimo d'origine ebrea secondo certi commentatori) lo sped?? ad investire Gerusalemme. L'oste formidabile giunse presso le mura di Gerusalemme, ove Rav-Sak?? sperando di farsi aprire le porte dal popolo tormentato dalla fame e di entrare nella citt?? senza colpo ferire, prese ad arringarlo per fargli intendere quanto sarebbe stato meglio per lui darsi in braccio al Re d'Assiria, contro il quale lottarono invano tante altre nazioni. Ezechia atterrito dall'imminente pericolo si rivolse a Dio, il quale per mezzo del profeta Isaia lo assicur?? che i soldati del Re Assiro non avrebbero calpestato la polvere della santa Citt??; inquantocch?? ??quell'orgoglioso monarca briaco di sua potenza avesse osato di alzare gli occhi sul forte abitatore del cielo, e per mezzo dei suoi servi avesse scagliato ingiuriose parole contro il forte d'Israele??. In quella stessa notte Iddio mand?? il suo angelo distruttore (un'epidemia) che spense nell'accampamento Assiro cento ottantacinque mila uomini, per cui i rimasti s'affrettarono a togliere l'assedio e a ritornarsene alla loro patria.

Or bene! figlio e successore di quest'ottimo monarca fu Manasse il pi?? tristo dei Re di Giuda, sia perch?? sopravanz?? tutti i suoi predecessori nelle abbominevoli pratiche dell'idolatria, e sia perch?? dimostr?? una crudelt?? d'animo, una sete di sangue affatto insolita nei regnanti ebrei. E lo storico sacro ci tramand?? il suo nome con un marchio indelebile d'infamia notando ??che riemp?? Gerusalemme di sangue da una estremit?? all'altra??.

A costui successe Amon che non volle mostrarsi figlio degenere di un tale genitore. Questi due ribaldi scettrati aprirono tali piaghe nel regno di Giuda, che non fu possibile il rimarginarle neanche al virtuoso e religiosissimo Giosia, figlio del secondo e del quale lo storico sacro attesta: ??che non fu prima n?? sorse dopo, un Re osservatore cotanto fedele delle prescrizioni mosaiche??. Non passarono che pochi anni dopo la morte di quest'uomo tanto pi?? meritevole di lodi, quanto pi?? seppe staccarsi dagli esempi paterni e lottare indubbiamente contro una corrente di corruzione per ricondurre il popolo, fors'anco suo malgrado, alla purezza del culto antico; che Nabucco il quale aveva esteso il suo dominio dal torrente d'Egitto fino al fiume Perath venne ad assediare Gerusalemme in questo stesso decimo mese ai dieci del mese. Dopo circa due anni di assedio nel giorno nove del quinto mese (Ab), la citt?? cadde in potere dei Caldei e il popolo d'Israele fu totalmente allontanato dal suo patrio suolo.

Terminando con questo l'annua rassegna dei digiuni, ci sia concesso di esprimere la speranza che Dio voglia in un avvenire non lontano, adempire la promessa ch'egli fece al popolo d'Israele per bocca del profeta Zaccaria colle seguenti parole: ??Cos?? disse il Dio Saba??th: il digiuno del quarto mese (17. Tamuz), quello del quinto (9. Ab), quello del mese settimo (3. Ellul), e quello del decimo (del quale parlammo ora) saranno per la famiglia di Giuda giorni di giubilo, di allegria e di festa: amate per?? la verit?? e la pace??92.

E poich?? ci occorse di nominare questo profeta e che secondo noi certe verit?? non sono mai abbastanza ripetute, sentiamo a quali cause egli attribuisse la caduta di Gerusalemme ovverosia il compendio dei doveri principali che Dio impose all'uomo. ??Ecco le cose, dice egli, che Dio faceva proclamare dai suoi profeti in Gerusalemme quando essa sedeva regina potente e gloriosa: amministrate una giustizia equa; abbiate l'un per l'altro trattamento di piet?? e di misericordia; non maltrattate, non usate concussioni colla vedova, verso l'orfano, verso il forestiero e il mendico; non vengavi mai in mente il pensiero di desiderare l'altrui male??.

ARCHEOLOGIA

Antichit?? Politiche.

Forma di Governo.

Dopo d'avere parlato nei mesi precedenti della societ?? civile degli antichi Ebrei, tratteremo in questo mese e nei seguenti delle loro antichit?? politiche ovverosia della forma del loro governo, dei magistrati, dei re, e finalmente delle leggi penali e della loro applicazione.

La sola ragione basta ad insegnare che il governo paterno fu primo d'ogni altro, posciach?? la famiglia fu la primiera delle societ??. L'aumento delle famiglie non isciolse dapprincipio l'autorit?? di quegli che ne era il capo naturale; e alla morte del padre o in sua assenza il maggior dei figli pot?? mantenere una certa autorit?? sui minori, ma poco a poco questa dominazione dell'et?? e della esperienza dovette andare menomando di forza, ed alcune famiglie cominciarono a dichiararsi indipendenti. Tale stato di cose ingenerando anarchia e disordine fece presto palese la necessit?? di un capo comune senza pregiudizio all'autorit?? dei loro capi particolari. Ecco pertanto le autorit?? che dovettero costituire il primitivo governo dei popoli; e che quantunque fossero tutte indipendenti nei loro rispettivi uffizi, pure erano insieme collegate da un interesse generale.

E questo sistema naturale di governo ?? quello appunto che noi scorgiamo funzionante presso gli Ebrei, sin da quando essi trovavansi in Egitto: poich?? tutto ci lascia credere che quantunque essi fossero sotto la dipendenza di quei re, nullameno erano pure governati dai loro proprii capi. Le trib??, ch'erano in numero di dodici, secondo i nomi dei dodici figli di Giacobbe, pare che fossero divise in famiglie le quali avevano ciascuna il proprio Zak??n (anziano). A capo di ogni trib?? vi era il Nassi (principe) che avevano ai loro ordini i Soterim. Quando Dio incarica Mos?? di presentarsi al re d'Egitto onde intimargli di lasciare partire Israele dal suo paese gli impone di ??fare radunare gli anziani di Israele e di manifestare loro ch'era giunto il tempo in cui Dio stava per adempire la promessa fatta ai loro patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, cio?? di trarlo da quella dura schiavit?? e condurlo in un paese colante latte e miele??. Mos?? arrivato in Egitto comunica al fratello Aronne l'alta missione di cui fu incaricato, e uniformandosi agli ordini di Dio si affretta a fare radunare gli anziani, e accompagnato da questi e dal fratello si presenta a Faraone. E allorquando costui respinse sdegnosamente tale richiesta e furioso inve?? contro gli Ebrei appellandoli pigri, e con una dissennatezza pari alla crudelt?? ordin?? ai suoi servi di aumentare la somma dei lavori di quei miseri schiavi e di esigerne l'esecuzione col massimo rigore; noi troviamo menzionati certi officiali ebrei sotto il titolo di Soterim93 la cui autorit?? era sicuramente sanzionata dal Governo Egiziano, verso il quale erano personalmente responsabili dei carichi imposti alla colonia; perch?? si fecero interpreti delle lagnanze del popolo presso il re stesso per tale rigore: e uscendo inesauditi dal suo cospetto e incontratisi con Mos?? ed Aronne, rivolsero loro acerbe parole perch?? la loro missione aveva sortito un effetto contrario a quello che avevano fatto sperare al popolo.

Quantunque noi non conosciamo precisamente le attribuzioni n?? l'autorit?? degli anziani e dei soterim, dobbiamo credere che tali primitive instituzioni, che noi chiameremo patriarcali, presentassero molti inconvenienti trattandosi di applicarli ad una nazione numerosa e che si voleva unita e forte. Vediamo infatti che appena arriva Ietro suocero di Mos?? all'accampamento ebraico, si inizia immediatamente una riforma. Da quanto si rileva Mos?? solo giudicava allora il popolo, e Ietro trovando un tale sistema faticoso per Mos?? e incomodo pel popolo che doveva attendere lungamente prima di essere giudicato, gli suggerisce di dividere il popolo in migliaia, poscia suddividere queste in centinaia e le centinaia in cinquantine e in decine. Uomini segnalati per dottrina e per probit??, dovevano essere posti a capo di ciascuna di queste divisioni, incaricati di rendere giustizia al popolo e di consigliarlo nelle cose meno gravi; riserbando a s?? e dopo lui al capo della repubblica, la decisione dei casi pi?? difficili. E Mos?? riconoscendo la sapienza di tale consiglio lo attu?? immediatamente lasciando alla nazione stessa la nomina dei suoi capi.

Noi non ci fermeremo ad esaminare quale titolo convenga meglio al governo instituito da Mos??: se cio?? esso si debba definire per aristocratico, democratico o teocratico, perch?? ci impegnerebbe in una quistione lunga, difficile e niente adattata all'indole del nostro lavoro. Infatti quale importanza pu?? avere il nome? Badiamo piuttosto agli elementi di cui si componeva, e del modo pratico con cui funzionava e se questo esame ci persuader?? che esso fosse, come era veramente, una garanzia d'ordine e d'equit??, una sicurezza per la persona, e la sostanza d'ogni cittadino, che importa che gli si debba applicare un nome piuttosto che un altro?

?? probabilmente all'assemblea dei deputati della nazione che vanno attribuiti i vocaboli ka??l o ed?? (assemblea o adunanza) che con tanta frequenza si riscontrano nel Pentateuco e i cui membri appellati keri?? aed?? o keri?? mo??d venivano s?? spesso convocati da Mos?? per trasmettere i suoi ordini al popolo, non potendosi ragionevolmente ammettere ch'egli s'indirizzasse a poco meno d'un milione d'uomini alla volta.

Il Dio vero ed unico, creatore e conservatore di tutte le cose, ?? il Capo Supremo della repubblica ebraica, alla quale in segno di compiacenza e di predilezione egli affida la sua religione e il suo culto. Mos?? e i suoi successori non erano che organi, luogotenenti e mediatori tra questo Dio-re ed il suo popolo. N?? l'instituzione della monarchia alter?? questa disposizione, imperocch?? l'elezione del primo re si fece per via della sorte, onde Dio stesso indicasse il nome di colui ch'egli voleva designare a suo luogotenente.

Si ?? per questa ragione che l'idolatria non era considerata empiet??, ma atto di ribellione contro il legittimo sovrano e punita di estremo supplizio; che il tabernacolo non era considerato soltanto come un luogo comune di preghiera, ma quale abitazione del re. Il suolo era di assoluta propriet?? del re; la tavola coi pani di proposizione era la tavola reale: pertanto i sacerdoti ed i leviti ministri e servi del re si cibavano di questo pane, riscuotevano le decime e le primizie delle produzioni del suolo, il riscatto dei primogeniti degli uomini, e il riscatto o i primi nati degli animali che erano devolute al proprietario.

Soddisfatto per tal modo al primo bisogno che sente un popolo di avere un Capo supremo a cui dirigersi in qualunque difficile emergenza, vediamo ora l'esplicazione del sistema di governo e pel quale i funzionanti che emanavano da questo centro quali raggi dal globo solare erano chiamati a provvedere alla conservazione e al benessere della nazione, alla esecuzione delle leggi e alla amministrazione della giustizia. Non possiamo per?? esimerci dal notare precedentemente colle parole dell'abate Gu??n?? che ??i pubblici impieghi non costituivano, fra gli ebrei, titoli di esazioni n?? posti di stipendi e propine, poich?? tutto si esercitava gratuitamente??. A questa verit?? aggiungeremo noi che fu col suo proprio esempio che Mos?? dimostr?? agli ebrei come il potere debbasi usarsi al benessere del popolo e non rivolgersi a strumento di tirannia, n?? a fonte di lucro: poich?? egli resse per quarantanni il suo popolo colla stessa pazienza, collo stesso amore che non conosce sacrifizi con cui ??un aio porta in seno il bambino affidato alle sue cure??.

?? 1.???Gli Anziani.

Presso gli Ebrei come presso tutti i popoli antichi gli Anziani zechenim94, esercitavano una grande autorit?? ed erano oggetto della massima venerazione: ??Alzati innanzi ad un capo canuto, disse il Legislatore, e dimostra il pi?? alto rispetto al volto d'un vecchio??. Pi?? tardi il vocabolo anziano non fu pi?? che un semplice titolo di riverenza dato a coloro che per la loro nascita, per la fortuna, o per le doti intellettuali seppero porsi alla testa della loro citt?? o della loro trib??.

Noi abbiamo gi?? notato l'importanza degli anziani presso gli Ebrei in Egitto: noi li ritroviamo nel deserto al festino dato da Mos?? a Ietro suo suocero quando gli ricondusse la moglie e i figli: noi li troviamo in tutte le epoche della storia nostra sempre circondati del pi?? alto rispetto e di una autorit?? incontestabile.

Pare che gli anziani delle citt?? formassero una specie di Consiglio municipale e talvolta anche un giur?? per gli affari criminali; e gli anziani della nazione, che forse erano scelti tra i principali fra gli anziani delle diverse citt?? del regno, formassero una specie di Consiglio di Stato, un tribunale supremo della nazione, un moderatore delle usurpazioni a cui poteva trascendere il potere supremo. Noi troviamo spesso questo Corpo in diretti rapporti col Capo dello Stato, al quale talvolta consiglia e tal'altra impone misure governative. Tanta era la loro autorit?? che Mos?? al momento di una ribellione vi fece appello per sostenere la sua vacillante. Giosu?? angosciato ed atterrito da una disfatta che se era d'un'importanza si pu?? dire di nessun conto per se stessa, ne assumeva per?? un'altissima e suprema morale perch?? scoraggiava Israele, nel mentre che lo spogliava al cospetto delle nazioni Cananee del prestigio della sua invincibilit?? per la protezione divina, si prostra innanzi all'Arca in mezzo agli anziani del popolo95. Sono gli anziani che domandano a Samuele di rassegnare il suo potere ed eleggere per loro un re, e sono anziani quelli che pi?? tardi danno la sovranit?? a Davide, e che lo ristabiliscono sul trono dopo la sua fuga da Gerusalemme in seguito alla ribellione del figlio Assalonne.

Questi esempi basteranno a farci capaci dell'alta influenza che gli anziani dovevano avere sul popolo, e quale potente ausiliario o avversario temuto potevano essere in gravi momenti, pel potere esecutivo.

?? 2.???I Capi delle trib?? e delle famiglie.

Dopo gli anziani noi troviamo i dodici nessi??m (principi) o Capi delle dodici trib??, che certo erano gli uomini pi?? distinti delle loro rispettive trib??. La loro nomina era elettiva come quella dei capi delle famiglie detti ross-bethav, i quali erano sotto gli ordini dei primi, e tanto gli uni quanto gli altri erano incaricati della tutela degli interessi particolari delle famiglie e delle trib?? da essi rappresentate.

Dobbiamo avvertire che tanto le cause giudiziarie quanto le contrattazioni civili, si dibattevano sulla pubblica piazza alle porte della citt??, nei luoghi cio?? pi?? frequentati onde il popolo vi potesse assistere. Quest'uso non era particolare agli Ebrei, ma generale fra i popoli antichi, e non v'ha dubbio che oltre ad essere una delle pi?? valide barriere contro la corruzione dei giudici, sostituiva la redazione degli atti. Infatti ?? bens?? vero che in Geremia si parla della redazione d'un atto sottoscritto da testimonii, quando cio?? quel profeta comper?? dallo zio Hhanam??l figlio di Salum un campo situato in Anad??d, ma ci?? fu per dimostrare al popolo la propria fiducia nelle divine promesse di ricostituire Israele a nazione indipendente; perch?? il profeta raccomanda a Baruch, suo segretario, di chiudere quel documento in un vaso di creta onde potesse conservarsi a lungo: ma veramente Mos?? non parla della redazione di nessun atto giuridico tranne quello relativo al divorzio, e in tutta l'epoca biblica non ne troviamo altro cenno. Abramo compera la grotta di Macpel?? per seppellire la moglie, ne pattuisce e ne sborsa il prezzo alla presenza dei cittadini d'Ebron; Sichem signore di Salem, desiderando di sposare Dina figlia di Giacobbe, fa radunare i suoi cittadini alla porta della citt?? e quivi li arringa e li persuade della convenienza che essi avevano di farsi circoncidere per potersi imparentare con quella potente e ricchissima famiglia; Booz con dieci anziani della sua citt?? sale nel fabbricato che trovavasi presso la porta per fare valere i suoi diritti di parentela con Noemi e colla vedova di Maclon.

?? 3???I giudici.

Mos?? ordin?? al suo popolo di eleggersi giudici e soterim in tutte le citt??. Nella scelta del giudice dovevasi badare anzitutto alla onest?? del carattere e alla sua posizione sociale che lo dovesse rendere indipendente, imparziale ed incorruttibile.

Accadendo che un magistrato fosse dubbioso sul senso della legge o sulla sua pratica applicazione, o che qualcuna delle parti contendenti non si tenesse soddisfatta della sentenza da essi emanata, i primi erano obbligati di ricorrere, e i secondi erano in facolt?? di appellarsi al Capo dello Stato, ai leviti e ai sacerdoti, o al tribunale supremo sedente in Gerusalemme.

I giudici formavano una classe di cittadini che era tenuta in altissima considerazione poich?? il Pentateuco li designa col titolo di Elo??m (dii o uomini divini).

?? 4???I Soterim.

Attaccati ai nes??im stavano i Soter??m, ovvero gli ufficiali del potere esecutivo. Costoro sopraintendevano alla levata delle truppe; nel fare le proclamazioni prescritte dalla legge prima dell'entrata in campagna affine di fare uscire dalle file coloro che venivano da essa esentati dal servigio96 e nel fare conoscere all'armata gli ordini del capitano nel corso della campagna.

L'arte dello scrivere non essendo allora molto estesa fra gli ebrei, le funzioni di Soter facendo supporre un alto grado d'istruzione, essi venivano tenuti in un concetto assai onorevole, ed erano ammessi nelle assemblee dei rappresentanti della nazione.

?? 5.???Capo dello Stato.

Alla testa dei poteri summenzionati si trovava il Capo della repubblica il quale era rivestito del potere esecutivo per tutto ci?? che concerneva l'interesse comune di tutte le trib?? riunite in corpo di nazione, e considerato quale luogotenente di Dio, il re invisibile. Questo capo doveva essere nominato direttamente da Dio, per via di sorteggio come avvenne per Saulle, o per mezzo di un suo profeta come per Davide e parecchi altri, o eletto dalla volont?? del popolo per organo dei suoi legittimi rappresentanti. Era consacrato dal sommo pontefice colla imposizione delle mani, o colla unzione dell'olio santo; e nelle gravi circostanze doveva rivolgersi allo stesso pontefice per la sua qualit?? di primo ministro del re supremo, Dio, per interrogarlo merc?? gli Orim e Tumim97. Mos?? non fissa veruna disposizione riguardo all'elezione di un capo temporaneo che appella Sofet n?? riguardo all'ipotetica elezione e successione dei re. Conviene per?? dire che non avendo appunto ammesso che quale ipotesi la nomina di un re, si pu?? pertanto ragionevolmente conghietturare che il suo desiderio fosse che il popolo continuasse a reggersi a repubblica; e che seguendo il suo esempio, ogni Sofet nominasse egli stesso il proprio successore. I fatti ci provano che in realt?? l'organizzazione delle trib?? era tanto semplice che, tranne in casi eccezionali, lo stato poteva funzionare benissimo senza un capo permanente. Cos?? vediamo da una parte che senza alterare l'armonia dello stato una trib?? sola o associandosi ad altra faceva la guerra per l'interesse suo proprio locale senza consultare la nazione; e d'altra parte vediamo la nazione intiera commoversi all'annunzio dell'orrendo misfatto commesso sul territorio della trib?? di Beniamino, e senza esservi obbligata dall'ordine espresso di un capo supremo sorgere ??come un solo uomo?? per ottenerne la riparazione.

Fu dopo vent'anni dalla morte di Eli che il popolo minacciato da una invasione dei Filistei, tutto tremante si rivolse a Samuele; il quale presa la direzione del Governo, certo nell'interesse della nazione, intendeva farne una dignit?? ereditaria nella sua propria famiglia. Ma i suoi figli amarono i regali, commisero parzialit?? ed ingiustizie e suscitarono nel popolo il desiderio di un re. Abbiamo accennato or ora che questo caso fu preveduto dal Legislatore, il quale lo permise sotto alcune condizioni che erano le seguenti: Il re eleggendo doveva essere di origine ebrea, doveva serbare la semplicit?? dei costumi, non insuperbire della sua autorit??; non doveva accumulare ricchezze, non doveva avere molte donne onde il suo cuore non fosse ammollito; non doveva avere molti cavalli n?? provvedersene dall'Egitto; doveva considerare i suoi sudditi come altrettanti fratelli, e finalmente doveva scriversi una copia della legge di Dio, tenerla costantemente innanzi ai suoi occhi e leggerla di continuo, onde il suo cuore non avesse ad isviare dal retto cammino in essa tracciato, e potessero cos?? prolungarsi i giorni del regno suo e di quello dei suoi figli nel mezzo d'Israele.

Diremo di passaggio che disgraziatamente questi savissimi consigli, furono in parte lettera morta anche pei re migliori, e che un lusso immoderato sottentr?? alla primitiva semplicit?? sino dai tempi di Davide, perch?? lo storico racconta che Adonia figlio dello stesso aveva ??carri e cavalieri e cinquanta uomini che correvano innanzi a lui (al suo carro)??.

Ma se anche nei re Ebrei, l'amore del lusso e l'ambizione ebbero attrative invincibili, dobbiamo per?? convenire che essi si diportavano verso i loro sudditi, in modo ben diverso degli altri re Orientali. Questi non intesi che ai sensuali piaceri si tenevano celati ai loro sudditi, mentrecch?? quelli giudicavano personalmente il loro popolo98, e si frammischiavano ad esso particolarmente in epoche di pubblica letizia. Il re aveva il diritto di dichiarare la guerra, di conchiudere trattati anche senza consultare il gran consiglio degli Anziani. La successione al trono toccava di diritto al suo figlio primogenito: se Davide non si uniform?? a questa regola ci?? fu per espresso ordine di Dio che gli impose di dichiarare erede Salomone. Trattandosi di un minorenne, la madre o l'avola del principe presuntivo governava quale reggente sotto il titolo di ghevir??. Si pu?? per?? ritenere come cosa certa che la consacrazione sacerdotale non si praticava che pel capo della dinastia o per motivi affatto speciali, poich?? la troviamo adoperata per soli quattro re (che furono) Saulle, Davide, Salomone perch?? i suoi diritti potevano venire contestati da Adonia che era il primogenito e capo di un certo partito che lo preconizzava re d'Israele, e finalmente Gioas (unico fra i reali di Giuda) perch?? abbisognava di questo prestigio onde potere con maggiori probabilit?? ricuperare il trono usurpatogli sette anni prima da Atalia sua avola.

La persona del re era oggetto di profondo rispetto ed inviolabile; poich?? Davide si credette in diritto di mandare a morte il soldato che avea messo fine all'agonia di Saulle, da lui stesso pregato, per la sola ragione ch'egli aveva osato di porre la mano sull'unto di Dio.

I nomi adoperati dagli Ebrei per indicare il re sono: ad??n (signore) m??lech (re) mesc??ahh adonai (l'unto dell'Eterno). Dovendogli dirigere il discorso lo si appellava semplicemente: o re, il re, oppure mio signore, il re. Nulla si trova nella Bibbia relativamente al trattamento o agli uffizi dei diversi membri della famiglia reale, tranne due passi: il primo dei quali in Samuele che appella Coan??m (capi, ufficiali) i figli di Davide, e il secondo nei Paralip??meni nel quale si legge: ??che i figli di Davide erano i primi a fianco del re??. Nella Bibbia non troviamo nulla di preciso sull'appanaggio del re, ma combinando tra loro certi passaggi, ?? facile capire che le loro rendite fossero assai considerevoli, e che derivassero dai cespiti seguenti: 1?? I doni volontarii dei sudditi; 2?? Le greggie e le produzioni dei campi, dei giardini, ecc. di loro esclusiva propriet?? e che aumentavansi continuamente per le conquiste e per le confische nei delitti di stato; 3?? Un tributo che esigevano; 4?? Le spoglie pi?? preziose dei popoli vinti e i tributi loro imposti; 5?? I diritti esatti sui negozianti indigeni e stranieri.

I re portavano vestimenti particolari che li distinguevano da tutte le altre persone. Sulla mitra adattavano il loro diadema detto n??zer che vale segno di distinzione, e la atar?? (ornamento cingente o corona) che portavano in ogni tempo unitamente alla collana e ai braccialetti. Il trono chiss?? aveva precisamente la forma di un seggiolone, ma alto in modo che i piedi bisognavano di un appoggio che chiamavasi ad??m (sgabello); lo scettro sc??veth (verga o bastone), viene spesso adoperato dagli autori sacri per simbolo della dignit?? reale o dell'esercizio del potere supremo.

?? 6???Del Senato o Sinedrio.

??Fammi radunare settanta uomini tra i pi?? vecchi d'Israele, i quali tu conosci che potranno essere gli anziani del popolo ed i suoi soterim, disse Dio a Mos??, ed io separer?? una porzione dello spirito ch'?? sopra di te; e lo compartir?? sopra loro, cos?? essi correranno teco a portare il carico del popolo, e non avrai a portarlo tu solo??. Al tempo dei Maccabei questo supremo tribunale della nazione sedente in Gerusalemme fu appellato Sanedr??m (sinedrio) dal Greco Synedrion che significa un'assemblea di gente assisa.

Secondo i dottori l'assemblea eleggeva il suo membro pi?? autorevole per innalzarlo alla presidenza. Egli rappresentava Mos??. Alla sua destra eravi l'ab-beth-din, e alla sua sinistra siedeva una specie di vice-presidente detto Ehhahham (il sapiente). Gli altri senatori si siedevano in semicircolo secondo l'ordine della loro nomina. Gli scribi o segretarii avevano i loro posti particolari.

I voti venivano raccolti talvolta dal presidente e talvolta dal membro pi?? giovane, nell'intento che nessun senatore avesse ad influenzare sui voti che dovevano essere motivati.

Per le quistioni di pubblico interesse richiedevasi l'unanimit?? dei voti, ma per le quistioni secondarie bastava la maggioranza d'un voto solo.


SCEVATH (Gennaio-Febbraio).

Questo mese non presenta alla nostra meditazione oltre a due episodii e di una semplice importanza morale. Il primo si rapporta a una visione del profeta Zaccaria avuta verso la fine dei settant'anni della cattivit?? babilonese. Egli racconta di avere udito un angelo che indirizzava a Dio una pietosa interrogazione sul quando egli si moverebbe a misericordia degli infelici ebrei, gi?? da circa settant'anni gementi in terra estrania; e sin quando la loro antica patria resterebbe covo di animali selvaggi. Iddio risponde all'angelo ??parole buone, parole di conforto??. Egli si dice pieno di tenerezza verso il suo popolo sconsolato, e fortemente adirato contro quelle nazioni che fatte ministre di sue vendette oltrepassarono la misura del male. Che per?? era appunto arrivato il tempo della redenzione d'Israele, e l'epoca da lui stabilita per la riedificazione della sua casa in Gerusalemme, citt?? di sua eterna predilezione.

Il secondo episodio ?? quello della ripetizione della legge fatta da Mos?? stesso. Era il primo giorno dell'undicesimo mese dell'anno quarantesimo, dall'uscita d'Egitto: il popolo d'Israele trova vasi nel paese conquistato a Moab vicino al Giordano allorch?? Mos?? ??si compiacque di spiegare (ripetere) tutti i principali avvenimenti loro successi dalla proclamazione del Decalogo, sino a quel giorno, e pressoch?? tutte le prescrizioni e i riti i meglio importanti contenuti nei quattro libri precedenti??. Tale riassunto forma l'ultimo dei cinque libri di Mos?? e viene chiamato s??fer adevar??m (Deuteronomio).

E posciach?? l'argomento ce ne porge l'opportunit?? noi ci fermeremo talpoco ad esaminare le varie parti di cui si compone la Bibbia e daremo un brevissimo cenno sulla compilazione della Misn?? e della Ghemar?? di cui ebbimo occasione di parlare tante volte in questo nostro lavoro.

La Bibbia si divide in tre grandi parti che sono: 1?? La legge di Dio (Thor??); 2?? I profeti primi e secondi (Neviim); 3?? Gli Agiografi (Cheduvim).

La Thor?? ?? divisa in cinque libri. Il primo ?? chiamato Genesi (Berescid) principio. In esso si racconta la storia della creazione del mondo, quella dei primi uomini, delle prime invenzioni, dei primi abitatori della Cananea, sino alla morte del patriarca Giacobbe avvenuta in Egitto ove erasi recato colla famiglia99.

Il secondo libro viene detto scemod (Esodo o uscita). I principali fatti che si narrano in questo libro sono: la schiavit?? d'Egitto, la liberazione d'Israele e la proclamazione del Sinai.

Il terzo vaikr?? o Levitico viene cos?? chiamato perch?? contiene pi?? particolarmente le attribuzioni dei sacerdoti e dei leviti, e le norme relative ai sacrifizii.

Il quarto Bamidb??r (numeri) viene cos?? chiamato perch?? comincia coll'ordine dato da Dio a Mos?? nell'anno secondo dopo l'uscita d'Egitto di numerare il popolo che risult?? composto di 603,550 uomini capaci alle armi, ossia dalla et?? di 20 anni in su. In questo calcolo non venne compresa la trib?? di Levi esente dal servigio militare perch??, come dicemmo, particolarmente dedicata al servizio del Tempio e all'istruzione del popolo. Numerata pertanto separatamente essa diede la cifra di 22 mila maschi da un mese in su. Questo libro finisce colla esposizione delle vittorie riportate da Mos?? sui Moabiti e Madianiti i cui paesi confinavano col Giordano, e che oltre al negargli il chiesto passaggio attraverso il loro territorio, colla seduzione delle loro donne avevano indotto molti Ebrei ad abbracciare lo strano e sconcio culto di Baal pe??r che caus?? la morte a 22 mila persone.

Il quinto ed ultimo libro ?? appunto il Deuteronomio che finisce colla benedizione di Mos??.

I nevi??m comprendono tutta l'epoca storica del popolo nostro, dalla morte di Mos?? all'esilio babilonese; e constano del libro di Giosu??, di quello dei giudici, dei due libri di Samuele, dei due Re, degli immortali scritti dei tre profeti maggiori Isaia, Geremia ed Ezechiele vissuti alla fine del primo Tempio e al principio della cattivit?? babilonese, e dei frammenti rimastici di dodici profeti minori (cos?? chiamati per distinguerli dai primi).

I Cheduv??m (agiografi o scritti santi) comprendono: 1?? I salmi di Davide che oltre alla sublimit?? poetica che raggiungono molti d'essi, inspirano tutti tanto viva ed efficace piet?? religiosa, contengono in s?? grande copia precetti morali che giustamente vennero adottati a far parte di alcune nostre preghiere, sia nelle liete come nelle luttuose circostanze; 2?? I proverbi di Salomone che sono una raccolta di ammaestramenti esposti ai giovani con singolare semplicit?? e maestria, e che dipingono con una ammirabile fedelt?? e vivezza i danni della ignoranza e di una sregolata condotta: e viceversa i pregi della sapienza e i beni ch'essa procura a coloro che l'amano. Questo libro finisce colla descrizione della donna forte (??sced hhail) che per una pia usanza si canta tuttora nelle famiglie al venerd?? sera al ritorno dal Tempio; 3?? Il libro di Giobbe stupendo lavoro che in seguito a intelligentissimi studii venne attribuito a Mos??; 4?? Il Cantico dei Cantici scir ascir??m di Salomone, nel quale molti commentatori credettero di trovarvi simboleggiato Dio (lo sposo) e la nazione d'Israele (la sposa), che si esprimono la loro ardente e reciproca tenerezza; 5?? Un frammento storico del Tempo dei Giudici (Ruth) che ci descrive i pietosi avvenimenti della virtuosa e pia bisavola di Davide e dichiarato da Goeth il pi?? bell'idilio che esista scritto; 6?? L'Ecclesiaste attribuito a Salomone, esame a tinte oscure, e fors'anco esagerate in parte, dei diletti materiali e delle improbe fatiche che sostiene l'uomo per procurarseli, per quanto in realt?? siano tutte vanit?? delle vanit??; 7?? La storia d'Ester di cui parleremo nel mese venturo; 8?? I treni innarrivabile lavoro del profeta Geremia che piange sulle fumanti rovine della sua patria; 9?? I preziosi frammenti storici di Daniele, di Esdra e di Neemia contemporanei della schiavit?? babilonese, e come dicemmo altrove i due ultimi d'essi strenui propugnatori della riedificazione del secondo Tempio; 10?? I due libri delle cronache (divr?? aiam??m) rapido riassunto di tutti i libri santi.

Non v'ha dubbio che molti nostri scritti dovettero andare smarriti sia per l'incendio ordinato dal dissennato Califfo, della famosa biblioteca di Alessandria, e sia per le tante peripezie sofferte dal popolo nostro, posciach?? nella Bibbia noi troviamo menzionate parecchie opere che non possediamo. Si parla a m?? d'esempio d'un libro intitolato ??delle guerre di Dio??; d'un altro delle ??cronache dei re di Giuda e d'Israele??; di un terzo intitolato ??della rettitudine?? che non ?? certo il libro che nella letteratura nostra si conosce sotto tale titolo, e finalmente di tre importantissimi lavori del re Salomone, il primo dei quali era una diffusa storia sui regni animale e vegetale, il secondo una cantica di mille e cinque (soggetti o capitoli), e il terzo una raccolta di tre mila proverbi o favole.

La legge orale (tor?? sceb??al-p??) non ?? che una spiegazione, un commento, un'amplificazione alla legge scritta; e in molti casi incontestabilmente necessaria per la retta intelligenza di molti riti involti in una certa oscurit?? o appena in quella accennati100.

Secondo la tradizione, questa spiegazione della legge scritta fu da Mos?? stesso insegnata oralmente a Giosu??, il quale, a sua volta, la trasmise agli anziani. Questi poi la insegnarono ai profeti, e da questi venne trasmessa ai membri della grande Assemblea. Il provvido e coraggioso Rabb?? Jeud??, chiamato per antonomasia ??Rabenu akadoss?? (il nostro Maestro santo), nell'anno 180 dell'??ra volgare la raccolse in un volume detto Misn?? (ripetizione o studio), poich?? per la perdita della politica indipendenza, per la dispersione d'Israele nei quattro angoli della terra, e pel conseguente decadimento della letteratura nazionale, entr?? nell'animo degli uomini religiosi e pii la tema che col volgere degli anni potesse andare alterata o dimenticata.

Il Talmud o Ghemar?? diviso come la Misn?? in sei trattati, oltre alle sentenze, ai racconti, alle leggende religioso-morali che contiene in gran copia; oltre alle preziose nozioni di storia contemporanea e scene della vita domestica e sociale tanto del popolo nostro quanto delle altre nazioni con cui avevano relazioni; ?? poi un diffuso e minutissimo commentario della Misn??. In esso vengono scrupolosamente registrate tutte le discussioni, che si pu?? dire sopra ogni articolo della Misn??, fecero le pi?? famose accademie di Terra Santa e di Babilonia fino al secolo V. Questa raccolta immensa fu compilata dai Rabbini Ravena e Rav-ass??.

Archeologia.

Termineremo ora la nostra breve rassegna delle leggi giudiziarie mosaiche col ragionare delle leggi penali e della loro pratica applicazione.

Le leggi penali di Mos?? hanno per carattere generale l'espiazione e il compenso. Un dotto rabbino diceva, che il mondo poggia su tre basi: la verit??, la giustizia e la pace. ?? per questa ragione che un delitto di qualunque specie esso sia intacca l'equilibrio morale del civile consorzio, il quale non pu?? essere ristabilito che in seguito a una condegna riparazione data alla societ?? offesa merc?? la giustizia, il cui c??mpito ?? appunto quello di ricondurre la pace ove fu turbata. Ma posciach?? non tutti i delitti portano un uguale sconcerto nell'armonia del sociale consorzio, ne deve conseguire che la riparazione va graduata al male fatto. La suprema riparazione reclamata dalla societ?? terribilmente offesa da un suo membro, ?? quella di respingerlo assolutamente dal suo seno condannandolo alla morte. Nella legislazione mosaica la morte veniva applicata in tre modi diversi: 1?? Colla lapidazione (sekil??), che secondo la tradizione consisteva nel gettare il paziente dall'altezza di un palco che distava da terra l'altezza di due uomini, e poscia soffocarlo sotto un mucchio di pietre che gli venivano gettate addosso; 2?? Coll'abbruciamento (seref??) sull'applicazione del quale son diverse le opinioni. Taluni vogliono che tale abbruciamento si consumasse sul cadavere dopo la lapidazione, e altri credono che si strangolasse il paziente con un drappo, e poi gli si colasse in gola del piombo fuso che gli bruciava gli intestini. Secondo Giuseppe parrebbe che il paziente si abbruciasse vivo, perch?? egli sostiene che una figlia di Sacerdote che avesse mancato ai suoi doveri d'innocenza, veniva abbruciata viva; 3?? Colla spada (??reg) la cui applicazione ci ?? affatto ignota. I nostri Dottori ne aggiungono una quarta, la strangolazione (hhenek) della quale non ne troviamo traccia nella Bibbia.

Dopo la pena di morte viene il cos?? detto Careth (distruzione o stralciamento). La massima parte dei commentatori, ritengono che questa pena non consistesse che in una divina minaccia, di colpire con una morte immatura il trasgressore di qualcuna fra le leggi cerimoniali. Altri ritengono invece che si sott'intendesse una specie di morte civile, vale a dire la privazione dei diritti di cittadino per un tempo determinato.

Vengono in terza linea le pene corporali, consistenti in colpi di bastone che il paziente riceveva disteso boccone in terra. Tali pene, che nelle nostre contrade vennero abolite ovunque (tranne in Inghilterra per l'indisciplina militare), perch?? ripugnanti alla nostra indole; non avevano invece nulla d'umiliante presso gli antichi Ebrei, poich?? secondo i Rabbini lo stesso pontefice dopo d'avere ricevuta una di tali pene per la sua trasgressione di qualche legge cerimoniale, rientrava nelle sue altissime funzioni senza che la sua dignit?? ne soffrisse minimamente.

Un'altra specie di pena viene da taluni classificata, impropriamente, in questa categoria. Tale pena sarebbe quella risultante dal cos?? detto: diritto del talione, che preso alla lettera, consisterebbe effettivamente nel fare subire al colpevole la mutilazione di quel membro che deliberatamente tronc?? o rese inservibile al suo simile. Ma tale interpretazione ?? insussistente affatto, perch?? i nostri Dottori affermano concordemente, che il legislatore non volle indicare per nissun modo una vera amputazione nel corpo del delinquente, cosa questa che non avrebbe avuto altro effetto oltre quella di dare una barbara soddisfazione, ove fosse stato capace di provarla, al povero mutilato; ma vi sott'intese invece un risarcimento materiale del danno presuntivamente risultato, ci?? che doveva recare al danneggiato una soddisfazione di ben diversa natura!

Vengono poscia l'ammenda, che serviva all'espiazione di certi delitti involontarii; e che variava secondo la loro gravita: e i sacrifizii d'espiazione, che non erano altro che pene disciplinari ecclesiastiche, a cui veniva sottomesso colui i cui peccati non erano di competenza giuridica101.

Quantunque dalla storia di Giuseppe risulti chiaramente che in Egitto erano in uso le prigioni quale pena afflittiva, ci?? non pertanto in tutta la legislazione penale mosaica non ne troviamo fatto cenno, forse perch?? esse presentavano due gravi ostacoli per una nazione eminentemente agricola quale era l'ebraica. Il primo era l'area occupata da quei luoghi di pena, che veniva sottratta al lavoro e per conseguenza al comune interesse; il secondo era la spesa ingente richiesta per la custodia e pel vitto dei detenuti. Si riscontrano per?? nel Pentateuco due esempii di detenzione preventiva: il primo in odio di un individuo della trib?? di Dan, nato da un'ebrea ammogliatasi ad un egiziano, che litigando con altro ebreo aveva bestemmiato e maledetto il santissimo nome di Dio; e il secondo verso di un altro che profan?? il sabbato portandosi a raccogliere legna; ma si capisce facilmente che ci?? avvenne nel solo intendimento di sapere da Dio, quale doveva essere il castigo proporzionato alla loro diversa prevaricazione.

In processo di tempo essendosi fatta strada la corruzione e con essa i delitti, che ne sono la conseguenza diretta, anche le prigioni trovarono il loro posto come si pu?? riconoscere dal fatto di Acabbo, il quale stando per intraprendere una guerra, ordin?? di incarcerare il profeta che gli predisse la sua morte sulle alture di Galaad, luogo ove aveva fatto assassinare l'innocente Naboth; e dalla storia di Geremia tenuto in prigione perch?? consigliava al popolo l'alleanza col re d'Assiria, contro la volont?? dei grandi dignitarii dello stato.

Non ?? nostro intendimento di passare in rassegna tutto il sistema penale mosaico, perch?? ci obbligherebbe ad allungarci oltre al nostro proposito. Daremo soltanto alcune considerazioni generali che secondo noi basteranno a dimostrare con esuberanza, che se tale sistema era giustamente severo era per?? ben lontano di essere inumano come si pretese da taluni, che lieti di poter affilare le loro armi contro Mos??, si fermarono all'apparenza e trovando spesso ripetute le parole di morte, di sar?? tagliato da mezzo il suo popolo, gridarono alla barbarie.

Faremo notare anzitutto, che il parricidio non fu previsto da Mos?? sia perch?? un delitto cotanto snaturato gli pareva forse impossibile, e sia perch?? aveva gi?? stabilito la pena di morte per colui che avesse soltanto battuto uno dei genitori.

La pena di morte era stabilita, come dicemmo, per l'idolatria; per chi si dava alla negromanzia; pei violatori del sabbato; per l'omicida; per chi commetteva certi atti contro natura; per chi rubava un uomo e lo vendeva per ischiavo e per quel giovane che manifestava istinti cotanto malvagi, da costringere i suoi stessi genitori di deferirlo ai tribunali.

Quando un uomo veniva condannato a morte per omicidio nissun asilo serviva a sottrarlo al rigore delle leggi. Ecco come si esprime la legge stessa a questo proposito: ??Quando un uomo avr?? ucciso con premeditazione un suo simile, da sopra il mio stesso altare lo prenderai per farlo morire, perch?? la terra contaminata dal sangue (innocente) versato su d'essa, non pu?? essere perdonata (purificarsi) se non col sangue di chi lo vers????.

Ma la lodevole severit?? della legge verso quei feroci che per malvagio istinto si bruttavano le mani nel sangue dei loro simili, non escludeva tutte quelle garanzie che reclama da un lato l'umanit??, e dall'altro la facilit?? di essere tratto in errore da una prima dolorosa impressione di una sventura irreparabile, o dall'orrore istintivo che si prova all'annunzio di una morte violenta. Un malaugurato accidente non pu?? forse cangiare in omicida l'uomo dotato di un cuore il pi?? sensibile e il pi?? nobile? Ecco un esempio con cui Mos?? dimostra la possibilit?? di tale evento deplorevole: ??Pu?? succedere, dice egli, che un uomo si porti alla selva per tagliare legna. Alza con forza la scure contro l'albero, ma il ferro gli sfugge sventuratamente dalla mano e va a colpire un suo compagno e lo uccide. Costui non pu?? ritenersi reo di omicidio perch?? Dio stesso permise che tale morte avvenisse per sua mano??. Ed ecco il provvedimento col quale egli viene in soccorso dell'omicida involontario.

Conviene sapere che ai tempi di cui parliamo esisteva, ed esiste tuttavia presso gli Arabi, e presso parecchi altri popoli Orientali, un uso che obbligava il parente d'un assassinato a vendicarne il sangue uccidendo a sua volta l'assassino. Il parente su cui incombeva tale dovere, nella Bibbia viene designato col nome di goel adam (redentore o vendicatore del sangue): e qualora vi avesse derogato veniva ritenuto come un uomo senza onore.

Non potendo forse abolire quest'uso inveterato e universalmente praticato, Mos?? ne prevenne saggiamente i molti abusi a cui poteva dare luogo. Egli stabil?? sei citt?? (tre per caduna estremit?? dello stato) che chiam?? ar?? amiclath (citt?? di rifugio), onde accogliere l'omicida supposto involontario e proteggerlo contro il goel adam. Tutte le citt?? del regno dovevano avere una strada che tendesse ad una d'esse. L'omicida veniva poscia deferito ai tribunali: se risultava colpevole veniva consegnato nelle mani del goel adam onde gli desse la morte; ma se risultava innocente doveva restarsene nell'asilo che la legge gli assegnava, sino alla morte del sommo sacerdote allora in uffizio; trascorso il qual tempo egli poteva ritornare alla sua citt?? in tutta sicurezza, perch?? il goel aveva perduto ogni suo diritto.

Amministrazione della giustizia.

Dal sin qui detto noi abbiamo potuto convincerci tanto della semplicit?? quanto della eccellenza del sistema giudizionario organizzato da Mos??. Esso era infatti fondato sulle seguenti basi: 1?? sulla pubblicit?? dei dibattimenti che ?? la pi?? sicura garanzia della equit?? ed imparzialit?? dei giudizii; 2?? sulla maggiore possibile libert?? concessa al prevenuto onde avesse mezzo di produrre qualunque prova a sua discolpa. Si noti che presso gli Ebrei, come fors'anco presso gli altri popoli antichi, non esisteva come nelle legislazioni Europee attuali un magistrato colla missione (strana davvero) d'insinuare nei giudici la persuasione della colpevolezza del pregiudicato; n?? l'altro individuo quasi sempre sconosciuto al colpevole colla missione (ancora pi?? strana) di servirsi d'ogni argomento oratorio onde pervenire ad ottenere lo scopo diametralmente opposto, ovverossia persuadere i giudici dell'innocenza di colui che si macchi?? di delitti orrendi o almeno di attenuarne gli effetti; 3?? sulla sincerit?? delle deposizioni dei testimonii sia mediante l'applicazione al testimone falso della stessa pena di cui sarebbe stato meritevole l'incriminato, e sia col costringerli ad essere i primi a gettare le pietre contro il condannato. Questa disposizione fu senza dubbio il motivo per cui le donne non potevano deporre in tribunale; ed ?? un omaggio che la legge fa alla sensibilit?? e gentilezza femminile, esonerandole da un dovere che avrebbe ripugnato al loro carattere mite e dolce.

Esaminiamo ora come si procedeva in un giudizio di pena capitale.

Al giorno del giudizio si faceva comparire l'accusato, gli si leggeva l'atto d'accusa, e i testimonii accusatori venivano successivamente chiamati a deporre.

Ecco la stupenda ammonizione che il Presidente rivolgeva a ciascuno di questi ultimi: ??Bada! che noi non ti domandiamo che tu deponga n?? su conghietture, n?? sulle pubbliche voci corse sull'accusato. Pensa che pesa su te una responsabilit?? tremenda. L'affare di cui si tratta non ?? affare di danaro pel quale si potrebbe sempre in qualche modo trovare un risarcimento. Se tu fai condannare un uomo innocente il suo sangue e il sangue della posterit?? ch'egli potrebbe dare alla patria, peserebbe su te; e Dio te ne domanderebbe conto, come domand?? conto a Caino del sangue di Abele e del sangue dei figli che avrebbe generato??.

Oltre alle donne non potevano attestare i fanciulli, gli schiavi, gli uomini di cattiva riputazione, coloro che non erano in piena facolt?? mentale, n?? coloro che erano stati condannati a pene corporali prima che avessero subita la loro pena.

I testimonii dovevano certificare l'identit?? della persona, deporre sul giorno, sull'ora e sulle circostanze del delitto. La menoma discordanza tra i testimonii ne annullava pienamente il valore.

Dopo i testimonii a carico si sentivano i testimonii in favore. Finiti gli interrogatorii si facevano allontanare tutti gli assistenti. Due segretarii raccoglievano i voti: l'uno i favorevoli, l'altro i contrarii. Se la maggioranza dei voti risultava favorevole l'accusato veniva dichiarato innocente e rimesso immediatamente in libert??; se invece la maggioranza gli era contraria, la seduta si dichiarava sospesa, e differita al posdomani la lettura della sentenza.

I giudici dovevano occupare il giorno intermedio nel discutere tra loro quella causa, e astenersi dai liquori e da cibo abbondante onde il loro spirito si mantenesse libero e sereno. Al mattino del terzo giorno i giudici dovevano raccogliersi nel tribunale e addivenire a nuova votazione con questa clausola pietosa. Il giudice che aveva votato per l'assoluzione non poteva darlo per la condanna; ma quello che viceversa l'aveva dato per la condanna poteva ritirarlo e darlo per l'assoluzione.

Letta la sentenza di condanna due magistrati accompagnavano il condannato al supplizio e i giudici se ne stavano in seduta permanente.

Un uffiziale con un drappo in mano stava all'entrata del tribunale, mentrech?? un altro uffiziale con un consimile drappo in mano, seguiva a cavallo il condannato; e di tratto in tratto si rivolgeva verso il primo. Se in questo frattempo qualcuno si fosse portato in tribunale a deporre in favore del condannato, il primo agitava il suo drappo e il condannato veniva ricondotto indietro fino alla quinta volta. Un araldo precedeva pure il convoglio e di tratto in tratto gridava al popolo: ??Quest'uomo (tale figlio del tale) viene condotto al supplizio pel tale delitto. I testimonii che deposero contro di lui sono i tali. Se qualcuno ha qualche schiarimento a dare in di lui favore si affretti??. I magistrati che accompagnavano il paziente lo consigliavano a confessare il suo delitto, e a poca distanza dal luogo del supplizio, gli somministravano un beveraggio stupefattivo onde rendergli meno spaventevole l'avvicinarsi della morte.

Dopo l'esecuzione, il cadavere veniva tolto alla vista del pubblico e reso ai suoi parenti, onde provvedessero alla sua sepoltura. Questi ne potevano deplorare la perdita, ma senza quei segni pubblici di dolore, da noi gi?? notati, che si facevano per gli altri defunti. Anzi a pubblica dimostrazione di omaggio al pronunciato del tribunale, alla inconcussa fede nella onest?? e sapienza dei giudici; la prima volta che i parenti del giustiziato s'imbattevano nei giudici e nei testimoni dovevano precedere a salutarli e dirigere loro le seguenti parole: ??Noi non conserviamo verso di voi verun risentimento; sappiamo che voi avete agito lealmente secondo il diritto??.


ADAR (Febbraio-Marzo).

Due avvenimenti importantissimi registra la storia nostra in questo ultimo mese dell'anno: uno decisamente nefasto, e l'altro, quantunque minacciasse di irreparabile rovina il popolo nostro, la Provvidenza che in ogni tempo vegli?? e veglia con particolare sollecitudine ed amore alla sua esistenza; svent?? i consigli dei suoi nemici, e facendo trionfare la verit?? e la giustizia lo cangi?? in una lieta e festiva commemorazione. Consiste il primo nella ricorrenza della morte di Mos??, avvenuta (secondo quanto ci insegna la tradizione) il sette Adar, il giorno anniversario della sua nascita, quarantanni dopo l'uscita d'Egitto e centoventesimo della sua et??.

Dalle sue stesse affermazioni noi siamo informati quanto fosse vivo il suo desiderio di condurre egli stesso il popolo che tanto amava alla conquista della Palestina; e quante preghiere indirizzasse a Dio a tale uopo. Ma pei suoi imperscrutabili decreti Dio rimase inflessibile, e: ??Ti basti, gli disse, non mi parlare pi?? intorno a questa cosa; perocch?? non passerai questo Giordano??. Volendo per?? soddisfare, in parte, il nobilissimo desiderio del suo servo fedele lo invit?? a portarsi alla cima della collina, da dove per una virt?? prodigiosa concessa alla sua vista, gli sarebbe stato possibile di vedere ??la terra buona che estendevasi al di l?? del Giordano, il monte bello e il Libano??. Quando Mos?? si convinse della inutilit?? delle sue istanze si rassegn?? ai divini voleri, impose le sue mani sul capo di Giosu?? costituendolo suo successore, sal?? sulla vetta del Nebo da dove pot?? effettivamente ammirare la terra in cui sperava il suo popolo lungamente felice, e che non v'ha dubbio lo sarebbe stato, se avesse meglio custodito la sua legge. Finalmente fece radunare tutto il popolo e dopo di averlo consigliato a mantenersi fedele a Dio, e presentato alla sua perpetua meditazione una cantica sublime (aas??nu) che secondo il suo detto ??non avrebbe dovuto venire mai dimenticata dalla bocca della sua posterit????, perch?? era una ??testimonianza?? delle promesse fatte e mantenute da Dio di condurlo ad ereditare la terra di Canaan, e del dovere che imprescindibile incombeva su lui di restare fedele al patto conchiuso su tale base tra lui e Dio, benedisse particolarmente ogni trib??; e ??senza che il suo occhio si fosse minimamente offuscato, n?? diminuiti i suoi umori vitali?? rese l'anima a Dio. Gli ebrei fecero un lutto di trenta giorni. L'elogio funebre che per bocca di Dio si scrisse Mos?? di suo vivente, secondo il Nacmanide, o che come credono altri aggiunse il suo successore negli ultimi versetti del Pentateuco, ?? un brevissimo compendio delle sublimi sue gesta. Eccolo nella sua semplicit?? ammirabile: ??E non surse in Israele un profeta come Mos??, col quale il Signore trattava faccia faccia. (Nessuno l'eguagli??), in quanto a tutti i segni e miracoli, che lo mand?? Iddio a operare nella terra d'Egitto a Faraone ed a tutti i suoi servi, a tutto il suo paese. E in quanto a tutti gli atti di potente mano ed a tutte le cose grandemente terribili, che Mos?? fece alla vista di tutto Israele??.

Iddio stesso raccolse quell'anima santa e fece sparire i purissimi resti mortali di quell'uomo maraviglioso102.

Noi crederemmo di fare un grave torto ai nostri giovani lettori, privandoli del racconto leggendario che sulla morte di Mos?? trovasi in un antico libro di parafrasi al Pentateuco, chiamato medrass rab?? (grande commento), e di un aneddoto ??sul sepolcro di Mos???? registrato nel Talmud. Ecco il primo:

Tutto intento a scrivere le ultime parole della sacra legge, Mos?? erasi arrestato alla scrittura del nome infallibile di Dio, e in quel punto del tempo era giunto il momento designato alla sua morte.

Il Signore chiama a s?? l'angelo Gabriele, e cos?? gli dice: ??Va e porta in cielo l'anima di Mos????.

E l'angelo attonito risponde: ??Signore! Signore! Come oser?? io dare la morte all'uomo di cui tutte le umane generazioni non vantano pari???

E il Signore chiama a s?? l'angelo Michele: ??Va e porta in cielo l'anima di Mos????.

E l'angelo atterrito risponde: ??Signore! Signore! Io gli fui maestro: ei mi fu discepolo dilettissimo. Non mi basta il cuore di vederne la morte??.

E il Signore chiama a s?? Samaele, l'angelo della distruzione e della morte, e gli dice: ??Va e porta in cielo l'anima di Mos????.

L'angelo della morte esultante di una gioia che non sa nascondere si veste d'ira, e tutto chiuso nelle sue armi sanguigne piomba ratto qual folgore innanzi all'uomo santo e trovandolo coll'ineffabile nome divino sotto la penna trema in tutta la persona. Lo guarda, e il raggio di divina luce che sfavilla sul volto di Mos?? lo abbarbaglia, e gli fa torcere il guardo truce. Ei pensa tra s??: ???? un angelo costui, e niuno degli angeli potr?? dargli la morte??.

Intanto Mos?? si accorse di aversi un testimonio innanzi e a lui rivolgendosi gli grida: ??Che vuoi tu, che cosa cerchi qui???

??Io son mandato per darti la morte, risponde l'angelo ancora tutto tremante. Tutti i mortali sono soggetti al mio impero??.

??Tutti gli altri mortali s??, risponde Mos?? sicuro di se stesso, ma non io. Consacrato prima di nascere, ministro dei portenti celesti, banditore a tutta la terra della legge della verit??, io non affider?? mai a te l'anima mia??.

Samaele tutto confuso rivol?? in cielo.

Ma una voce misteriosa allora suono dall'alto, e diceva: ??Mos??, Mos??; la tua ora ?? giunta, tu devi morire??.

??Signore! Signore! gridava Mos?? piangendo, io fui accolto nelle celesti sfere da te, io fui altre volte ammesso al tuo bacio divino, perch?? vorrai affidare l'anima mia all'angelo della morte???

E la voce, gli rispose: ??Datti pace, io stesso adempier?? all'ufficio della tua morte e della tua sepoltura??.

E allora Mos?? si prepara a morire puro come un Serafino, e il Signore scende dagli altissimi cieli, e tre angeli, Michele, Gabriele, Zagaele, gli fanno corona.

L'angelo Michele scava la tomba, Gabriele stende un bianchissimo lino al capo, e Zagaele ai piedi, e l'angelo Michele sta immoto da un lato a Mos??, e l'angelo Gabriele immoto dall'altro lato.

E il Signore dice a Mos??: ??chiudi le pupille,?? e Mos?? le chiudeva, ??stringi le mani al cuore,?? e Mos?? stringeva al cuore la mano, ??accosta i piedi?? e Mos?? accostava i piedi.

??Anima santa! fanciulla mia! diceva il Signore: da cento vent'anni tu animi questa creta intemerata. Ma ?? giunta l'ora, esci e vola in cielo??.

E l'anima tutta dolorosa rispondeva: ??Su questo corpo intemerato e puro io ho posto tutto il mio amore, e non ho il coraggio d'abbandonarlo??.

??Fanciulla mia! esci. Io ti accoglier?? negli altissimi cieli, sotto al mio trono immortale, coi Serafini e Cherubini??.

E l'anima esitava.

Il Signore allora impresse un bacio sulla fronte a Mos?? e con quel bacio l'anima vol?? in cielo.

E una nube di mestizia velava il cielo dove suonavano, queste parole: ??Chi resta ora a combattere l'empiet?? e l'errore???

E una voce rispondeva; ??Egual profeta non sorse mai??.

E la terra piangeva: ??Ho perduto il santo??. E Israele piangeva: ??Abbiamo perduto il pastore??. E gli angeli in coro cantavano: ??Venga il santo, venga in pace all'amplesso divino??.

Il sepolcro di Mos??.

Fu consiglio di divina provvidenza il nascondere ad ogni occhio mortale il sepolcro dell'uomo di Dio.

La rovina del sacro tempio, il lungo esilio d'Israello stavano gi?? innanzi d'allora, al previdente consiglio di Dio.

Quando Israele prostrato sul sepolcro di Mos??, e bagnando di pianto quelle sacre zolle, avesse supplice invocata la potente intercessione del santo uomo presso la Divina Giustizia, affinch?? il tremendo destino fosse mutato, come avrebbe potuto la stessa Divina Giustizia respingere quel santo intercessore?

Quando sul popolo errante nel deserto, la vendetta Divina aveva decretato l'abbandono e la morte, solo Mos?? bast?? a disarmarne la collera.

E i giusti, cari a Dio in vita, gli sono doppiamente cari in morte.

L'empio impero persiano volle un giorno scoprire il sepolcro del grande Legislatore.

Una numerosa schiera dei suoi satelliti si reca al monte cerca, fruga, sale, discende, e lo percorre da tutti i lati.

Fuvvi un momento in cui, giunti al culmine del monte e gettando in gi?? lo sguardo, s'immaginarono d'avere laggi?? in fondo scoperto il cercato sepolcro.

Si slanciano precipitosi alle falde del monte, girano lo sguardo intorno, sollevano lo sguardo in alto. O stupore! il sepolcro di Mos?? si presenta ai loro occhi in sull'alta vetta.

Confusi, sbalorditi, si dividono in due schiere, di cui l'una si ferma ai piedi, l'altra alla cima del colle.

??Eccolo, gridano dall'alto, eccolo, l'avete a voi vicino??. Perocch?? il sepolcro di Mos?? si presentava agli occhi loro presso la schiera disotto.

???? trovato, ?? trovato, gridava questa invece alla compagna; voi ci siete presso??. Perocch?? il sepolcro di Mos?? si presentava ai loro occhi presso la schiera che era in alto.

E il sepolcro non fu trovato mai.

Il secondo avvenimento di cui dobbiamo parlare ?? quello che diede origine alla festa di Purim (delle sorti), festa dedicata intieramente all'allegria e al piacere. Ecco in breve il riassunto storico di tale avvenimento.

Noi abbiamo gi?? avuto occasione di parlare del profeta Neemia e della parte importantissima da lui avuta nella rifabbricazione del secondo tempio, come ebbimo pure a parlare di Alessandro Magno, delle sue vittorie in Asia, della sua entrata in Gerusalemme e delle sue larghezze usate verso gli Ebrei sia per esser stato colpito di rispettosa venerazione al cospetto del loro Pontefice che si port?? ad incontrarlo, e sia per compensarli della loro fedelt??. Or bene tra la morte del primo alle conquiste del secondo pass?? un periodo di circa un secolo; nel corso del quale probabilmente non avvenne nulla di notevole agli ebrei; perch?? tanto in Flavio quanto nei libri santi esiste un'ampia lacuna, se si esclude la cos?? detta meghil?? (storia) di Ester.

Chi fosse l'Assuero (Ahhassveross nome indubbiamente persiano) di cui si parla in questo libro ?? disputa fra gli eruditi. Nella Scrittura troviamo dato questo nome ad un re che ?? sicuramente Cambise, ad un altro che debb'essere Astiage ed all'Assuero di Ester che non pu?? essere n?? l'uno n?? l'altro di quei due re. Giuseppe crede che fosse Artaserse Longimano, altri, e sono i pi??, credono riscontrare molte somiglianze fra il carattere di Assuero e quello di Xerse celebre per l'infelice esito della sua spedizione nella Grecia, altri ritengono che fosse un re dei Medii, ed altri ancora, fra cui il celebre I. S. Reggio, ritengono che fosse Dario Istaspe.

Chiunque fosse questo Assuero sappiamo che aveva il dominio su uno esteso impero di centoventisette provincie, cio?? da Oddu (l'India) sino a Cuss (l'Etiopia). Nel terzo anno del suo regno diede ai grandi della sua corte una serie di festini per cento ottanta giorni consecutivi, chiusa da sette altri giorni di festini continui dati a tutti gli abitanti della Capitale (Susa).

Or avvenne che nel giorno settimo in cui il re aveva bevuto oltre il convenevole, volendo presentare all'ammirazione dei suoi cortigiani la regina Vasti, dotata, secondo lui, di maravigliosa bellezza, mand?? ad invitarla al festino.

Non si sa per qual motivo, ma probabilmente per un naturale e lodevole sentimento di pudore, la regina rifiut?? d'intervenirvi. Il re oltremodo adirato, chiese ai sette suoi principali ministri che lo circondavano quale pena era dovuta alla regina per la sua disobbedienza, e dietro la proposta di un certo Memuhhan, Vasti fu tolta da regina (uccisa o relegata nell'Arem).

Per surrogarla vennero incaricati dei commissarii di fare la scelta delle pi?? belle ragazze dello stato per essere inviate all'Arem reale di Susa. Fra le donzelle raccolte si trovava un'ebrea chiamata Adass?? (mirto) o Ester (astro in lingua persiana). Rimasta orfana di padre e di madre era stata adottata a figlia da un suo cugino, certo Mardocheo della trib?? di Beniamino, abitante in Susa. Ester presentata al re seppe conquistarne il cuore e fu assunta a regina nell'anno settimo del regno di Assuero: senza che questi pensasse neanche d'informarsi di quale famiglia essa si fosse, e a quale popolo appartenesse. Mardocheo, che sicuramente aveva un uffizio nel servizio del palazzo reale, pot?? scoprire una congiura che erasi ordita da due eunuchi contro la vita di Assuero: col mezzo di Ester il complotto fu sventato e puniti i colpevoli.

Pi?? tardi avendo il re elevato un certo Amano alla pi?? importante carica di Corte ordin?? che i sudditi avessero ad inginocchiarsi al suo cospetto. Fosse per scrupoli religiosi o fosse per altri motivi, su cui tace il testo, Mardocheo non volle mai piegare il ginocchio quando gli avveniva d'incontrarlo. Il superbo Amano altamente indispettito risolse di perdere con lui tutta la nazione alla quale apparteneva. Presentatosi pertanto al re disse che come il popolo ebreo, era distinto da tutti gli altri per proprii costumi e leggi, cos?? era insubbordinato verso i magistrati e trasgressore delle leggi del regno; e dando cattivo esempio agli altri popoli parevagli necessario di farlo totalmente distruggere. Il re senza informarsi di nulla diede il suo assenso, ed Amano giubilante estrasse colla sorte il giorno da stabilirsi per la distruzione degli Ebrei. Il numero estratto segn?? il giorno tredicesimo del mese duodecimo.

Si capir?? facilmente che la pubblicazione di tale decreto port?? la costernazione fra gli Ebrei. Mardocheo ne trasmise copia alla regina Ester sollecitandola ad intercedere pel suo popolo presso il monarca. Ester esit?? dapprima ad accettare tale incarico, temendo di esporsi a certa morte presentandosi non chiamata nell'appartamento particolare del re, ma poi vi accondiscese facendo ordinare agli Ebrei di Susa un digiuno di tre giorni. Al terzo giorno ella si present?? al re il quale l'accolse con tutti i segni del maggiore affetto, e con tutti i riguardi dovuti al suo grado. Ester lo preg?? di accettare in compagnia di Amano un pranzo nel di lei appartamento in quello stesso giorno. Il re vi ader??; e a met?? del banchetto domand?? alla regina quale causa l'avesse decisa a quell'insolito invito. La regina rimandando al giorno seguente la manifestazione del suo desiderio, invit?? nuovamente lui ed Amano a pranzo presso di lei. Amano fiero del grande onore ricevuto dalla regina, fu maggiormente ferito dal disdegno dimostratogli da Mardocheo che ebbe ad incontrare sui suoi passi; ed essendosene lagnato colla propria moglie, questa, gli sugger?? di domandare al re l'autorizzazione di fare appiccare Mardocheo l'indomani, al quale uopo fu nella notte alzato un patibolo nel suo cortile istesso.

Ma arriv?? che in quella stessa notte Assuero non potendo dormire, si fece leggere gli annali del suo regno; e ripresentatasi cos?? l'occasione di richiamarsi alla memoria il benefizio ricevuto da Mardocheo, domand?? se gi?? gli fosse stato corrisposto il premio meritato. Alla risposta negativa Assuero si rivolse ad Amano che gli compariva in quel punto, e gli domanda: quale cosa dovessesi fare ad un uomo ch'egli desiderava onorare pubblicamente. Nel suo sterminato orgoglio Amano suppose che il re avesse l'intenzione di onorare lui stesso; epperci?? lo consigli?? di fare vestire quell'uomo del manto reale, di farlo montare sul cavallo che mont?? il re stesso il giorno della sua incoronazione, e farlo quindi girare per le vie della citt?? col cavallo condotto a mano da un principe obbligato a gridare di tratto in tratto ??cos?? si fa all'uomo che il re desidera di onorare??. Il consiglio piacque al re, il quale incaric?? Amano stesso di eseguirlo alla lettera.

Questo fu il preludio della punizione dell'alterigia vincolata alla tristizia e il trionfo dell'innocenza. Eseguito quello per lui ben penoso incarico e intervenuto al festino della regina questa, lui presente, chiese grazie al re per s?? e pel suo popolo. Si aggiunga poi che un eunuco certo Hharvon??, raccont?? al re come Amano avesse fatto alzare nel suo cortile un patibolo per farvi appiccare Mardocheo. A quest'annunzio l'ira del re scoppi?? terribile e ordin?? che Amano venisse immediatamente appeso a quello stesso patibolo.

Conviene sapere che i decreti dei re Persiani non potevano venire revocati per niun motivo; epperci?? Mardocheo chiamato dalla fiducia del re, a succedere nella carica d'Amano, con altro decreto reale dovette autorizzare gli Ebrei a prendere le armi per difendersi dai loro nemici nel giorno che era stato fissato pel loro eccidio. Con tale autorizzazione egli sperava probabilmente di intimorire i mali intenzionati e di risparmiare l'effusione del sangue; ma pochi nemici acerrimi degli Ebrei non avendo voluto desistere dai loro sanguinarii progetti a cui li autorizzava tuttavia il decreto d'Amano assalirono gli Ebrei. Ma questi aiutati dalle autorit??, che dovevano prestare loro mano forte, li vinsero facilmente. Noi pensiamo che la cifra dei nemici uccisi dagli Ebrei nel giorno 13 e 14, registrata nel libro d'Ester sia stata esagerata: quantunque non si debba obbliare l'ampiezza del regno che constava, come dicemmo, di 127 provincie.

Questi due giorni miracolosamente cangiati, come si esprime il testo: ??dall'afflizione al gaudio, dal lutto all'allegria?? furono consacrati alla gioia da Mardocheo e da Ester per tutti gli Ebrei; raccomandando ai contemporanei e alla loro posterit?? di volerli solennizzare in ogni anno facendosi: ??reciproci regali e largheggiando verso i poveri??.

Archeologia.

Rapporti esteriori???Guerra.

Completeremo il nostro studio sulle antichit?? politiche degli ebrei, trattando ora dei rapporti che essi ebbero colle nazioni straniere.

Abbiamo gi?? parlato altrove del trattamento degli ebrei verso lo straniero.

La guerra, terribile necessit?? dei popoli, originata da contese tra gli individui, da lotte tra le trib?? per la malaugurata avidit?? negli uni di usurpare quanto era di spettanza degli altri; flagello che disgraziatamente la civilt?? non ha ancora potuto rendere impossibile per quanto ne abbia attenuati i disastrosi effetti, e che forse non isparir?? completamente dalla terra se non nei tempi messianici vaticinati dai nostri profeti per un'??ra di pace inalterata tra gli individui e fra le nazioni, perch?? allora ??tutta la terra sar?? piena della conoscenza di Dio come il mare ?? pieno d'acque??; non poteva non richiamarsi alle umanissime sollecitudini del Legislatore ebreo.

Abbiamo gi?? detto altrove, e ripetiamo ora, che Mos?? non voleva che il suo popolo diventasse un popolo conquistatore: i limiti del territorio che doveva occupare erano stati segnati precedentemente dal Signore stesso. Dominato da tale lodevolissimo pensiero egli doveva mostrarsi, come si mostr?? effettivamente, avverso alla guerra offensiva. Abbiamo gi?? parlato sulla sorte riservata alle popolazioni della Palestina e dei proclami di Giosu?? al suo ingresso in essa. Relativamente alle nazioni stabilite fuori di quel territorio egli le divise in diverse categorie. Agli Amaleciti guerra eterna perch?? tanto codardi quanto scellerati, sorprendevano le donne e i fanciulli che nell'uscire dall'Egitto restavano alla coda del popolo, e li trucidavano senza misericordia. Ai Madianiti guerra d'esterminio, perch?? colle loro infami astuzie spinsero gli Ebrei ad abbracciare il loro sozzo culto e causarono cos?? la morte a ventiquattro mila persone. Agli Ammoniti e ai Moabiti nessuna guerra aggressiva, ma neppure nessuna alleanza, nessun rapporto d'amicizia perch?? oltre al rifiutarsi di concedere agli ebrei il libero passaggio nel loro territorio per portarsi alle rive del Giordano, passaggio invocato da Mos?? a titolo della parentela che esisteva tra le due nazioni, diedero prova di una straordinaria malvagit?? verso gli stessi ebrei perch?? sibbene non minacciati da quelli, chiamarono presso di s?? con larghe promesse di onori e di premii il mago Balaamo per farli maledire persuasi di poterli poscia combattere e vincere103. Agli Idumei discendenti di Esa??, obblio intiero del rifiuto dato al richiesto passaggio sul loro territorio verso il Giordano. Lo stesso generoso obblio verso gli Egiziani; pel merito di aver ospitato la famiglia del patriarca Giacobbe. Riguardo poi altri popoli lasci?? intera facolt?? di fare guerra o conchiudere alleanze. Egli raccomanda per?? che qualora avessero dovuto attaccare una citt?? fuori della Palestina si dovesse cominciare per offrire agli abitanti una capitolazione. Se la citt?? si fosse resa volontariamente, gli ebrei dovevano contentarsi di renderla tributaria, ma costretti ad ottenerla colla forza, allora la legge li autorizzava ad uccidere gli uomini supposti di avere militato contro di loro, e di menare in ischiavit?? le donne e i fanciulli104.

Organizzazione militare.

Dai tempi di Mos?? sino a Saulle l'organizzazione militare dovette essere molto imperfetta; e sono assai poche le nozioni che a tale riguardo ci vengono somministrate dai libri santi. Sappiamo soltanto che erano sottoposti alla milizia tutti i maschi dall'et?? dei 20 anni in su; che la milizia non si componeva che di fanti; che tutti i militi di una stessa trib?? marciavano uniti sotto lo stesso vessillo; che l'apertura della guerra si faceva allo suono di trombe; che i sot??rim facevano le proclamazioni da noi gi?? sopra dette, prima dell'attacco, per fare sortire dalle file gli esentati dalla legge. Alcune disposizioni riguardanti la pulizia delle truppe dimostrano evidentemente che nel campo degli ebrei doveva regnare la propriet?? e i buoni costumi.

Saulle fu il primo a dare l'esempio di truppe stanziali. Dopo la sua proclamazione a re d'Israele sul Ghilg??l scelse tremila uomini: duemila li tenne sotto i suoi ordini immediati, e pose gli altri mille sotto gli ordini di Gionata suo primo figlio. I Filistei gi?? prostrati da Samuele erano ridivenuti tanto insolenti, e facevano pesare sugli ebrei tale servaggio, da proibire loro la fabbricazione di qualunque specie di utensili di ferro: motivo per cui questi erano costretti a provvedersi presso i loro dominatori, persino gli strumenti agricoli. Ci?? nullameno per un atto eroico di Gionata e del suo scudiero, Saulle ottenne su quelli una vittoria segnalatissima, che serv?? a consolidare il suo trono e ad umiliare la baldanza dei Filistei. Ma dovendosi aspettare improvvisi loro attacchi, quantunque la storia non ne faccia nissun cenno, dovette certo mettersi in misura di respingerli tenendo sotto le armi un buon numero di truppe sperimentate, sotto la direzione del valoroso Abner; poich?? la storia c'informa ch'egli ??combatt?? intorno contro tutti i suoi nemici in Moab, nei figli di Amon, in Edom, e nei re di Sov??, e nei Filistei, negli Amaleciti ed ogni dove si dirigeva egli dava sconfitte??.

Davide, guerriero in tutto il senso della parola, chiamato a succedere a quel valoroso quanto infelice monarca, inebbriato dai suoi successi dimentic?? che un re ebreo doveva limitarsi a conquistare e a difendere il territorio che Dio aveva assegnato al suo popolo, si lasci?? dominare dall'ambizione e compose una vera armata regolare.

Cominci?? col circondarsi di una numerosa guardia reale probabilmente composta di soldati stranieri; poscia compose un corpo di milizia di 285 mila soldati diviso in dodici corpi ciascuno di ventiquattromila uomini, che dovevano restare in servigio un mese dell'anno nei dintorni della Capitale. Queste truppe venivano esercitate per turno sotto gli occhi stessi del re da abili capitani, da lui nominati e scelti fra i suoi trenta eroi.

Salomone complet?? l'opera del padre colla formazione di un corpo di cavalleria, e colla provvista di carri da guerra, ch'egli distribu?? in diverse piazze forti: non pare per?? ch'egli abbia dovuto servirsene, perch?? il suo regno fu pacifico per eccellenza. Pi?? tardi noi troviamo in ambidue i regni armate perfettamente organizzate, particolarmente sotto Ass??, Giosafatte, Amasia, Ozia e Gioacaz. Nell'esercito si distinguevano tre divisioni principali: l'infanteria, la cavalleria e i carri. Questi portavano, oltre al conduttore, parecchi combattenti. L'armatura sola faceva certo distinguere il soldato dal semplice borghese, perch?? noi non troviamo traccia di uniforme fra le truppe ebree. Ogni corpo d'armata si componeva, di parecchie legioni di mille uomini, suddivise in bande di cento e di cinquanta. Il generale in capo detto sar ahh??il o sar assav??, oppure il re quando prendeva il comando in persona, aveva sotto i suoi ordini i generali comandanti le divisioni, ed era seguito da uno scudiero o portatore d'armi detto nosc?? chelim. A quanto pare i carri formavano due divisioni, di cui ciascuna aveva il proprio capitano. Gli ufficiali superiori formavano un consiglio, che in tempo di guerra si erigeva a tribunale per giudicare gli accusati di delitto politico. Probabilmente fu un consimile tribunale che fece gettare Geremia in un pozzo contro il volere del re stesso, perch?? predicava al popolo l'alleanza coi Caldei. Il mantenimento dei soldati era a carico delle loro proprie famiglie; e dal fatto di Barzilai bisogna convenire che i ricchi proprietarii erano larghi di provvisioni alle truppe che militavano presso i loro possedimenti.

Le armi che adoperavano gli ebrei erano come quelle degli altri popoli di due specie difensive ed offensive. Quali armi difensive noi troviamo menzionate le seguenti: 1?? Il Sinn??h o il grande scudo, il quale probabilmente aveva la forma ovale e copriva tutto il corpo; 2?? Il magh??n, il piccolo scudo di forma tonda e che copriva il ventre. Quest'arma ?? molto pi?? antica del Sinnah perch?? mentre questa la troviamo menzionata ai tempi di Abramo, non troviamo traccia dell'altra sino dopo l'epoca di Davide. Da un passaggio d'Ezechiele risulta, che queste armi erano in legno, coperte di una pelle che talvolta veniva unta d'olio. Ci?? non toglieva per?? che se ne fabbricassero anche in rame, e che Salomone ne avesse parecchie d'oro sospese alle pareti del suo palazzo quali ornamenti. 3?? Il K??vanh (elmo) ordinariamente di rame. 4?? Il Sirion corazza di rame fatta a scaglie. 5?? Il Mishh?? gambale di rame menzionato una sola volta nella descrizione della armatura di Golia, epperci?? forse non in uso fra gli ebrei.

Di armi offensive ne troviamo pure diverse: 1?? Il hh??rev (coltello o spada) chiuso in una fodera th??ar e attaccato a una cintura particolare; 2?? differenti specie di lancie, e di dardi designati colle parole: r??mahh, hhanid, hh??don, hhess; di cui ?? difficile precisare le forme; 3?? K??sced (arco) ordinariamente di rame, colle freccie che si portavano in un turcasso sulle spalle; 4?? K??lan (fionda), che era a dir vero un'arma pastorale, ma convien credere che se ne servissero anche nelle guerre perch?? la Bibbia registra che la trib?? di Beniamino contava ??settecento giovani scelti mancini, i quali tutti miravano colla fionda ad un capello e non fallivano??.

Per completare queste nostre nozioni, dovremmo discorrere delle macchine da guerra che erano di un'immensa importanza nello assedio delle citt??, e nella loro difesa. Ma sono pochissime le nozioni che ci sono somministrate dalla Scrittura a questo riguardo. Nel secondo libro dei Paralip??meni leggiamo che Ocozia re di Giuda, fece fabbricare in Gerusalemme mai pi?? vedute hhissevon??th, per metterle sulle torri e sugli angoli delle mura a lanciar dardi e grosse pietre. Ora tali macchine non potevano essere che catapulte e baliste e fors'anche arieti il cui nome proprio carim, e l'appellativo mehh?? kob??l (percottente di faccia) sono adoperati in Ezechiele. Di fatti la catapulta era un grande arco che si stendeva e lanciava molto lontano freccie, giavellotti pesantissimi ed anche travi; e la balista teneva luogo di grande fionda gittando sassi a grandi distanze.

Ma le pi?? micidiali fra tutte le macchine da guerra erano i cos?? detti carri falcati, che la Scrittura distingue in due specie: gli uni servivano solamente per condurre i principi o generali; gli altri armati di ferro si spingevano contro la fanteria e menavano grande strage. I primi carri bellici di cui ci si parli, sono quelli condotti da Faraone contro gli ebrei dopo la loro uscita dell'Egitto, e che vennero sommersi nell'Eritreo in numero di sei cento: ma Mos?? non dice se erano armati o semplici carri da corso. I Cananei, i Filistei e i Sirii ne facevano grande uso, perch?? S??ssera si port?? a combattere contro Debora con settecento carri di ferro, ma non scorgesi che i re ebrei siansene mai serviti.

Tre vocaboli sono adoperati in ebraico per designare le insegne militari, cio?? d??ghel, oth e ness. ?? impossibile determinare con certezza la differenza degli oggetti indicati con tali nomi. Molti interpreti per?? credono che il vocabolo ness si adoperasse per designare un piuolo o pertica alla cui sommit?? attaccavasi una striscia di stoffa od altro che sventolasse, e che si ergeva sulle colline quale segnale o punto di convegno; che il vocabolo oth significasse l'insegna particolare di ciascuna trib??; e che il d??ghel, distinto dagli altri due pel colore della stoffa, fosse l'insegna comune di ogni corpo d'armata composto di tre trib??.

Secondo i Rabbini le dodici trib?? d'Israele formavano quattro corpi colle seguenti insegne. Giuda, Issacar e Zebulun portavano sulla loro bandiera un lioncello con queste parole: Kum?? adona?? v??iaf??ssu oiev??hha ecc. (Sorgi o Signore! e saranno dispersi i tuoi nemici e fuggiranno i tuoi avversarii dal tuo cospetto); Ruben, Simeone e Gad portavano sulla loro bandiera un cervo colla leggenda Scem??h Israel ecc. (Ascolta Israele l'Eterno Dio nostro ?? Dio unico); Efraim, Manasse e Beniamino avevano un fanciullo ricamato col motto Vaan??n adona?? ale??m iom??m (e la nube di Dio era sopra di loro nel giorno, nel loro partire dall'accampamento) e finalmente Dan, Asser e Naftali avevano un'aquila collo scritto Suvv?? adonai rivev??th alf?? Isra??l (Ritorna o Dio fra le migliaia d'Israele!),

Giunti oramai al compimento del nostro lavoro, e rincrescendoci di separarci dai lettori che ebbero la gentilezza di seguirci sin qui, coll'argomento che la disposizione della materia ci obblig?? a trattare per ultimo; ci sia permesso che ci accomiatiamo da loro coll'esprimere un voto che parte spontaneo dal nostro cuore: ripetendo qui le parole colle quali il profeta Isaia e Michea, vaticinarono l'epoca beata che immancabilmente dovr?? sorgere per l'umanit??. ??Popoli numerosi si porranno in cammino, e diranno: ??Venite, andiamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe; perch?? c'insegni alcuni dei suoi dettami, in guisa che possiamo seguire le sue vie??. Imperocch?? da Sionne uscir?? ammaestramento, e la parola del Signore da Gerusalemme. Egli giudicher?? tra le nazioni, e pronunzier?? sentenza a popoli numerosi, i quali quindi spezzeranno le proprie spade per farne delle marre, e le proprie lancie per farne falci; una nazione non alzer?? pi?? contro l'altra la spada, n?? altri pi?? si eserciter?? nell'arte della guerra.... Gli stranieri poi aggregatisi al Signore per prestargli Culto, e per amare il nome del Signore, ed essergli servi.... Io li condurr?? al mio sacro monte, e li rallegrer?? nella mia Casa d'orazione; i loro olocausti ed altri sacrifizii saranno graditi sul mio altare: perciocch?? il mio Tempio si chiamer?? Casa d'orazione di tutti i popoli??.

Note

[1]

In Oriente, come diremo altrove, le case erano ordinariamente e sono tuttavia in gran parte di un sol piano oltre il piano terreno; e sono coperte non da tetti a tegole come da noi, ma bens?? da terrazzi di cui spiegheremo l'uso a suo tempo.

[2]

Le parole sa?? e sanht?? interpretate nei libri rabbinici per ora, probabilmente non furono in principio adoperate se non nel senso di momento, istante, derivando esse dal verbo sa?? che vale: gettare uno sguardo.

[3]

Prima della schiavit?? babilonese non si trova nei libri santi veruna menzione di nomi speciali dati ad angeli, ma bens?? il nome generico di malach adoperato indistintamente per significare: angelo, messaggiere, inviato. Difatti con questo vocabolo troviamo designati i messaggieri che Giacobbe invi?? ad incontrare il fratello Esa??; l'angelo che imped?? ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco; l'uomo apparso a Gedeone per consigliarlo ed incoraggiarlo a prendere le armi per liberare la sua patria gemente sotto l'oppressione straniera; Mos?? redentore d'Israele; gli uomini mandati da Mos?? al re di Edom ecc. Invece in Daniele, che scrisse all'epoca della schiavit?? Babilonese, gli angeli assumono nomi proprii: Mich??l che sta alla destra dell'Eterno, Gabriele che sta alla sinistra di lui, Raffaele, Uriele ecc.; e Schammaele, e S??tana quali angeli cattivi.

[4]

Questo vocabolo viene dai commentatori diversamente interpretato, perch??, come vedremo in seguito, ricorrono in tale mese gli anniversarii di parecchi fatti importantissimi: quali quello della creazione del mondo, quello della nascita dei patriarchi, quello della nascita di Samuele ecc. Per?? il suo significato pi?? probabile e letterale ?? la sua derivazione dalla radice ad?? venire, essendo il mese in cui si raccoglievano nei granai tutte le specie dei prodotti campestri. (Lib. vocabolo Edan).

[5]

Nelle sue antichit?? giudaiche, Giuseppe Flavio racconta alcune curiose particolarit?? su Mos??, che noi crediamo utile di riportare compendiandole; poich?? nel Pentateuco si riscontrano effettivamente nella vita di Mos?? certe lacune o allusioni a fatti che non vennero in esso registrati, perch?? onninamente personali al suo autore e non richiesti da nissun vero interesse storico.

Dopo di avere quindi descritto le doti fisiche di cui Mos?? era ornato e dettolo di una bellezza mirabile e divina, nota che la sua intelligenza era talmente sviluppata e superiore alla sua et??, che la sua madre addottiva Thermutis, che i nostri dottori cambiarono in Biti??, presa per lui di un'affezione talmente viva, all'et?? di tre anni lo present?? al proprio padre onde volesse dichiararlo suo erede presuntivo qualora non fosse favorito di prole maschile. Espone in seguito come gli Egiziani atterriti da un'invasione di Etiopi furono costretti a nominare Mos?? loro capitano, malgrado le vivissime opposizioni di molti suoi nemici e particolarmente di quelle che gli venivano fatte dai Sacerdoti; i quali invidiosi della sua straordinaria sapienza paventavano che la corona dei Faraoni dovesse veramente cingere la fronte di uno straniero. Mos?? preso dunque il comando diede battaglia ai nemici del suo re, li ruppe completamente: anzi assedi?? e prese Saba (M??ro??) loro capitale, e spos?? Tharbis (forse la donna mora, Cussid, accennata nel Pentateuco e che diede motivo a mormorazioni contro Mos?? per parte di Aronne e Marianna?) figlia del re che erasi perdutamente invaghita di lui.

Racconta poscia un breve episodio il quale quantunque concordi nel fondo coll'esposizione fattane pure dai nostri dottori, ci?? non pertanto diversificando nei particolari, noi crediamo bene di attenerci a questa seconda: e tanto maggiormente perch?? essa serve a dare una ragione plausibile di un difetto organico di Mos??. Ecco il fatto:

Un giorno che Faraone teneva nelle sue ginocchia il bambino Mos??, questi gli tolse la corona dal capo e se la cinse egli stesso. I maghi di Faraone, che avevano gi?? in lui pronosticato un futuro salvatore d'Israele, dissero a Faraone: ??Bada che costui non abbia ad essere il tuo nemico e rivale: mandalo a morte??.

Ietro, presente a quel barbaro consiglio, s'interpose a favore del bambino, dimostrando che il solo lucicare delle pietre preziose lo avevano allettato ad afferrare la corona; e per meglio persuadere i suoi opponenti propose la seguente prova: ??Si presenti, disse egli, a questo bambino un bacile con sopravi la corona e una brace ardente; e si esperimenti se ?? la vivacit?? della luce o un interno presentimento di futura grandezza che lo abbia spinto a quell'atto.?????La prova ?? accettata: il bambino ha davanti agli occhi una brace lucidissima e una corona. Senza esitare egli stende la mano alla corona; ma un angelo scende dal cielo gli sospinge la mano a dar di piglio alla brace.

Il bambino mette un grido, porta alla bocca la mano e il fuoco, la lingua ne fu scottata, rimase balbuziente, ma fu salvo.

[6]

Nelle riluttanze spiegate da Mos?? nell'Oreb, quando a pi?? riprese cerc?? di sottrarsi a tale missione altissima, giustificando il suo rifiuto colla tardit?? di sua favella, dice a Dio: ??anche da quando tu parlasti al tuo servo??. In tali parole i nostri Dottori trovarono una prova che gi?? precedentemente a quell'avvenimento Iddio aveva parlato a Mos?? su tale proposito.

[7]

La rivelazione, che contiene tutta la filosofia, e pi?? che la filosofia, cos?? espresse la definizione di Dio: ??Io sono colui che sono??. Definizione stupenda, che quando fu promulgata non sarebbe potuta essere trovata dal discorso degli uomini, e che congiuntamente alle altre dottrine dei libri mosaici, non potendo aversi per un parto naturale di quei tempi, accusa un'origine divina.

Gioberti, Teorica del Sopran.

[8]

Nel nostro libro di Morale pratica, pag. 89, abbiamo inserito una quistione storico-politica ricavata dal Talmud e suscitatasi tra gli Ebrei e gli Egiziani all'epoca in cui Alessandro Magno vinto Dario re di Persia aveva esteso il suo dominio in gran parte dell'Asia e dell'Egitto, e la quale serve a spiegare questo fatto che da troppi scrittori venne preso a pretesto di ignobili accuse e basse insinuazioni contro l'onest?? di carattere del popolo nostro.

[9]

L'Egitto fioriva da antichissimo d'una prosperit?? materiale, e consideravasi come il paese della ricchezza e della scienza. Col?? viaggi?? Abramo spintovi dalla carestia; e i libri sacri, come vanto della sapienza di Salomone, dicono che vinceva quella degli Orientali e degli Egizii.

C. Cant??, Docum. alla sua St. Un.

[10]

Dissero i nostri Dottori che il sasso prodigioso che forniva acqua al popolo nel deserto era merito speciale di Marianna: per cui essa morta, cess?? il prodigio.

[11]

Furono gli stessi componenti le suddette trib?? che trovandosi possessori di numerose greggie, e riconoscendo come quel paese presentava grassi pascoli, pregarono Mos?? di concederglielo loro in eredit??. Mos?? ader?? alla loro domanda colla condizione che tutti gli uomini atti alle armi passassero il Giordano, e aiutassero i loro fratelli a conquistare la terra che Dio aveva loro promessa.

Questa condizione fu scrupolosamente osservata. Fabbricate fortezze a difesa delle loro donne e dei loro figli, tutti gli adulti si portarono col resto del popolo al di l?? del Giordano; e non ritornarono in seno alle loro famiglie se non quando vennero congedati e benedetti da Giosu?? stesso, dopo le vittorie da lui riportate sui 31 re che dovette combattere.

[12]

Un viaggiatore cos?? termina la sua breve descrizione delle valli del Carmelo nella Revue britannique: ??Codesto quadro, malgrado la sua tristezza, non risponde all'idea che si fa della desolante sterilit?? della Palestina. Alla ricchezza della vegetazione si pu?? giudicare che se questa terra fosse coltivata con cura, essa sarebbe come altra volta il giardino del Signore??.

[13]

Gerusalemme fu presa e saccheggiata 17 volte, dice Chateaubriand: nessun'altra citt?? prov?? simile sorte.... Quella contrada divenuta preda del ferro e del fuoco, i campi inculti perdettero la fertilit?? ecc.

Itineraire, tom. 2.

[14]

Il Celeberrimo Maimonide nel suo Mor?? nebohhim dimostra luminosamente come questa e tantissime altre consimili espressioni bibliche quali: il braccio dell'Eterno; odor?? Iddio; discese Iddio per vedere, non intendano di materializzare Iddio in nissun modo; ma siano adoperate esclusivamente per addattarsi al nostro intendimento. La parola dell'uomo si trova impotente a esprimere convenientemente gli ineffabili attributi di Dio, e le inesplicabili vie per le quali si conduce colla umanit??; per darne un'idea si ?? costretti a servirsi delle espressioni con cui si rappresentano le cose materiali e i loro attributi.

Non possiamo astenerci di rapportare il seguente aneddoto Talmudico relativo al soggetto di cui stiamo intrattenendoci:

Un ateo s'imbatt?? un giorno in un Rabbino e gli disse: ??Nella vostra legge si nega la previdenza al vostro Dio: poich?? nel fatto del diluvio sta scritto: ??e il suo cuore ne fu addolorato?? Perch?? creare l'uomo per poscia pentirsene e addolorarsene???.

??Mio caro, rispose il dotto rabbino: Non fosti mai padre????????Si???????Ebbene! non sapevi che tuo figlio dovr?? sostenere fatiche e dolori per poscia morire? Perch?? il procreasti e festeggiasti la sua nascita????????Penso e spero che potr?? anche essere felice, darmi care soddisfazioni ed essere il sostegno e il conforto di mia vecchiaia???????Cos?? Iddio che cre?? l'uomo per la felicit??, ritiene che merc?? la carit?? e la giustizia, potr?? raggiungere quella m??ta assegnatagli malgrado la veemenza delle sue passioni che spesso lo fanno deviare dalla virt?? e dalla rettitudine??.

[15]

Anche nel castigo meritato dai tristi geme la divina misericordia. Dissero i nostri Dottori che quando gli Egiziani stavano per essere sommersi nel mare Rosso gli angeli intuonarono il cantico. ??Come! disse Iddio, le mie creature affogano nel mare e voi intuonate il cantico!??.

[16]

Si ricava dalla Bibbia che i nomi imposti in quei tempi ai bambini si riferivano o a qualche speciale incidente occorso alla madre prima o all'atto dello sgravio; o valevano a rappresentare qualcosa relativa al bambino stesso; o servivano a commemorare qualche luttuosa circostanza pubblica o privata o la speranza di vedere compiuto qualche desiderio. Egli ?? per questo che la nascita di quel bambino avvenuta in tempi assai tristi fu salutata dal padre, Lemehh, augurando agli uomini un pi?? lieto e riposato vivere, epperci?? chiam?? il suo nome Noahh (da nahh?? riposare o da nahham consolare) con dire: Questi ci sar?? di conforto, in mezzo al nostro lavoro, ed al travaglio delle nostre mani, proveniente dal terreno che il Signore ha maledetto??.

[17]

Mos?? distingue gli animali in puri ed in impuri. Sono da lui dichiarati puri quelli della cui carne ci ?? permesso di cibarci, impuri tutti gli altri. In quanto agli uccelli Mos?? non ci somministra veruna indicazione per distinguere gli uni dagli altri, ma specifica nominatamente egli stesso gli impuri quali: l'aquila, il nibbio, il corvo, lo struzzo, il falcone, ecc.; in quanto ai quadrupedi dichiara soltanto puri quelli forniti di unghia fessa e che sono ruminanti: e in quanto ai pesci dichiara puri solamente quelli che hanno pinne e squamme.

[18]

Quantunque non sia nostra intenzione di entrare in disquisizioni filosofiche o filologiche, che in questo lavoro sarebbero affatto inopportune, tuttavia noi teniamo a dare nel modo pi?? semplice e breve, che per noi si possa, la ragione o la dilucidazione di alcuni pochi fatti o precetti, che giudicati superficialmente possono parere molto oscuri. Daremo ora pertanto alcuni schiarimenti sul fatto della longevit??, constatata dal Pentateuco, di parecchi uomini antidiluviani e che fu oggetto di tante controversie tra i dotti.

Il celebre Maimonide nel summentovato Mor?? nebohhim, dopo d'avere dimostrato insussistente la teoria di quanti vollero sostenere, che gli anni d'allora fossero di una durata assai pi?? breve degli attuali; stima che la longevit?? antidiluviana non fosse generale, ma individuale ai pochi uomini nominati nel Pentateuco: e ci?? per divina parzialit?? verso di loro in premio del loro tenore di vita morigerato e virtuoso.

Abrabanel, seguendo l'opinione del Nahhmanide, respinge questa spiegazione. Ritiene invece generale la longevit?? negli uomini antidiluviani, attribuendola: 1?? Alla differenza degli alimenti di cui si cibavano allora e che appartenevano esclusivamente al regno vegetale; 2?? alla vita morigerata e virtuosa delle prime generazioni umane; 3?? alla purezza e soavit?? dell'atmosfera straordinariamente alterata e guastata dal diluvio e dalle morbose esalazioni di tanti residui animali corrotti; 4?? alla necessit?? di popolare la terra con maggiore sollecitudine; e finalmente al vantaggio che tale longevit?? procurava alle arti e alle scienze appena nascenti, poich?? moltiplicava gli ammaestramenti della esperienza. In quanto al braccio che serv?? di misura per l'arca, lo stesso Abrabanel opina che effettivamente fosse pi?? lungo del nostro, e che in media equivalesse a sei braccia di un uomo pos-diluviano.

[19]

??Per?? fortemente, dice altrove il Legislatore, tu devi astenerti dal mangiare il sangue, perch?? il sangue ?? elemento di vita: e tu non devi mangiare la vita (ci?? che d?? la vita) colla carne. Non devi mangiarlo, ma versarlo in terra come acqua. Non mangiarlo; e cos??, facendo cosa grata al Signore sarai felice, e lo (saranno) i figli tuoi dopo di te.

[20]

Vedi traduzione e commento Reggio, e Dizionario Lib. sul vocabolo hhai??.

[21]

Il su citato Abrabanel con chiare e convincentissime ragioni sostiene e dimostra la verit?? della su espressa opinione contro le argomentazioni di parecchi altri commentatori, i quali s'appoggiano oltre al fatto di Davide al primo paragrafo della lezione di Chi tiss??, e col quale si obbligano i futuri numerandi del popolo a versare un mezzo siclo d'argento al tesoro del Tempio quale offerta di espiazione.

[22]

Si vedr?? pi?? lungi che dopo di avere lasciato all'altare e ai sacerdoti la parte ad essi assegnata dalla legge sui sacrifizii; il resto, cio?? il pi??, serviva ad alimentare le turbe.

[23]

Il vocabolo ebraico Hhor?? (libero) ?? indubitatamente adoperato per indicare una trib?? Troglodita inquantocch?? la radice di questa parola sia hhor che significa: foro, caverna.

[24]

Questo vocabolo indica spesso il vuoto della porta e talora anche la citt?? intiera o i cittadini o i magistrati suoi. Cos?? il vocabolo pedahh che preso da taluni nel senso dell'uscio, non ne indica che l'ingresso o il limitare.

[25]

Questo precetto di Mos?? parimenti a quello del Sissith che doveva applicarsi ai quattro angoli degli abiti, e dei Tefilin che si portavano al capo e al braccio sinistro tutto il giorno, e attualmente nel tempo della preghiera mattutina, hanno uno scopo solo: quello di mantenerci costantemente virtuosi impedendoci di dimenticare neppure un istante la presenza di Dio, e il dovere che abbiamo di non posporre all'interesse o ai diletti del senso i suoi sacrosanti ordini di lealt?? e di purezza. Quanti peccati e diremo anche quanti delitti di meno avrebbe a deplorare la societ?? qualora tutti gli uomini si ricordassero sempre ed ovunque che all'occhio di Dio nulla sfugge, e che per ripetere l'espressione di Davide, ??le pi?? fitte tenebre sono per lui luminose come il giorno!??. Il timore di Dio purifica il cuore e lo fa forte contro le tentazioni. Non ci pare fuori di posto il seguente racconto:

Un dottore stava per morire. I suoi discepoli che muti e tristi ne circondavano il letto colsero un istante in cui pareva che i suoi dolori gli concedessero una tregua, e lo pregarono di volerli benedire. Voglia Dio, rispose il dottore, che il di lui timore sia nei vostri animi tanto efficace, quanto ?? efficace il timore di un uomo. A questa benedizione i discepoli fecero tali atti di stupore che non poterono sfuggire al moribondo, il quale soggiunse: O figli miei! Non vi paiano strane o prive di valore le mie parole. Ditemi in grazia! Qual'?? il pensiero che pi?? preoccupa un uomo quando sta per commettere un'azione riprovevole? Di non avere testimoni che possano accusarlo; pensiero che fu espresso da Giobbe colle parole: ??e l'occhio del malfattore attende la notte dicendo fra se stesso: non mi potr?? scorgere occhio umano??. Ora, se il timore di Dio parlasse altrettanto forte nel suo pensiero si lascierebbe egli trascinare al peccato?

[26]

Morto Giosu?? e tutti i suoi coetanei, che erano stati testimoni dei grandi fatti operati da Dio in favore di Israello; sorse una nuova generazione la quale lasciandosi adescare dagli ignobili e sensuali allettamenti dei riti del paganesimo, abbandon?? prestamente la legge di Mos??, e contrasse matrimonii con donne straniere.

In punizione della sua ingratitudine, Dio dava il suo popolo in bal??a delle nazioni che Giosu?? non ebbe tempo di vincere, e che ne facevano aspro governo. Ma quando angosciato e pentito, si rivolgeva a Dio supplicandolo di perdono e di soccorso; egli allora commovendosi alle sue miserie, inspirava qualche coraggioso cittadino a farsi suo difensore.

Questi uomini vengono distinti col nome di sciofethim (giudici) quantunque fossero in fatto veri dittatori nominati talvolta da una sola trib?? e talvolta da tutto il popolo intiero. Il primo di tali sciofethim, che vinse Cussan re di Aram, fu certo Othniel il figlio di Chenaz fratello minore di Caleb. Ma dopo quarant'anni di pace, gli Ebrei ritornarono da capo ai loro traviamenti; e Dio permise che fossero di nuovo angariati per diciotto anni da certo Eglon re di Moab. In capo a questo tempo Iddio inspir?? certo A??d di salvare i suoi fratelli. Ed ecco come avvenne il fatto. Costui fu incaricato di portare al re un presente, che probabilmente non era altro che una quota di tributo. Compiuta la sua missione e congedato il suo seguito, disse al re di avergli a confidare qualcosa d'importanza. Il re fece allontanare immantinenti tutti i suoi servitori, e scese dal trono. Convien sapere che il re era assai pingue e A??d mancino. Quando questi due uomini si trovarono di fronte, con un rapido movimento A??d estrasse un lungo coltello che teneva celato dal lato destro, e lo conficc?? sino al manico nel ventre del re che cadde al suolo esanime. A??d usc?? dalla camera chiudendo l'uscio dietro di s??; e arrivato nel monte di Efraim raccolse alcune migliaia di soldati: affront?? i Moabiti che presi alla sprovvista e mancando di direzione, vennero trucidati in numero di dieci mila. Questa vittoria apport?? ottant'anni di pace.

[27]

Decalogo ?? voce greca, che significa dieci parole ed ?? la esatta traduzione dell'espressione ebraica Ascered adevarim o Ascered adiberoth. I nostri dottori sempre solleciti a valersi di qualunque fatto da cui si potesse ricavare qualche morale insegnamento, fecero rimarcare la predilezione che ha Dio pei deboli e modesti dal fatto, che per dare la legge al suo popolo, Egli scelse il Sinai ch'?? una delle pi?? basse montagne dell'Arabia.

[28]

In altro luogo si troveranno schiarimenti su questa espressione, quantunque nel mese precedente a questo, abbiamo gi?? riportato le parole di un nostro illustre filosofo su tali espressioni bibliche, che prese letteralmente parrebbero umanizzare Iddio, cosa questa che sarebbe in perfetta contradizione collo spirito che informa tutta la legislazione mosaica.

[29]

Nelle nozioni archeologiche che daremo sulla famiglia saremo necessariamente portati a parlare della schiavit?? presso gli antichi ebrei; e dalle nostre parole risulter?? con evidenza che se Mos?? non l'abol?? pienamente di fatto, ci?? fu per una concessione a certe idee o bisogni affatto temporanei come avvenne per la poligamia e pei sacrifici: ma che tale concessione fu da lui subordinata a tante restrizioni da renderne l'applicazione assai pi?? apparente che reale.

[30]

Naturale conseguenza della unit?? della razza umana proclamata dal Genesi e confermata dalle scoperte dei secoli posteriori. Perch??, domandano i nostri dottori, fu creato un sol uomo ad essere padre di tutte le generazioni della terra? Per darci due ammaestramenti. Il primo ?? che chi uccide un uomo ?? come distruggesse un mondo, e chi salva un uomo ?? come salvasse un mondo; il secondo ?? per mantenere la pace fra l'umana societ??, affinch?? una generazione non possa dire all'altra: ??il padre mio fu pi?? grande del tuo??.

[31]

La infinita misericordia di Dio si ?? rivelata, mediante questo testo all'umanit?? nel pi?? sublime dei suoi aspetti. Niuna mente umana avrebbe potuto concepire ed esprimere la distinzione tra gli effetti del bene e quelli del male. Appena, adesso, dopo il tesoro raccolto di secolari minutissime osservazioni fisiologiche, morali e metafisiche, la scienza umana ?? giunta a constatare la verit?? di questa Bibblica dottrina, che, cio??, i risultati delle opere malvagie cessano prestamente alla terza e quarta generazione che vi perduri, perch?? il male distrugge s?? medesimo, ma il bene reca frutti perpetui che non cessano per volgere di secoli, e determinano il perfezionamento umano e la umana felicit??.

Mortara. La Religione Israelitica, pag. 160.

[32]

G. S. Cell??rier, Esprit de la legislations Mosa??que.

[33]

Se Abramo tolse Agar, ci?? fu per consiglio della stessa sua moglie Sara oltremodo addolorata di non avere prole; e se Giacobbe ebbe quattro mogli ci?? ?? da attribuirsi intieramente alle circostanze speciali che ne lo obbligarono.

[34]

Un passo del Pentateuco piuttosto oscuro lascierebbe supporre che precedentemente a Zeffora Mos?? avesse sposato una donna mora Cussid. Pi?? avanti nella vita di Mos?? si trover?? qualche schiarimento su questo fatto.

[35]

?? quasi superfluo che noi facciamo riflettere che in quel clima caldissimo lo sviluppo fisico dell'uomo era, ed ??, assai pi?? precoce che nei nostri paesi.

[36]

La formula di cotest'atto detto chedub?? (scrittura) ?? certamente dei tempi dei Talmudisti. Pensiamo non essere fuori di posto il darne qui la traduzione.

Il giorno..... della settimana, alli..... del mese... dell'anno... dalla creazione del mondo, in questa citt??..... posta presso al fiume..... Isacco figlio di..... disse a Rebecca figlia di..... sii mia sposa secondo la legge di Mos?? e di Israele. E io prometto di provvedere ai tuoi materiali bisogni secondo l'uso dei mariti ebrei, che condegnamente provvedono i necessari alimenti ed indumenti alle loro mogli. Oltre a ci?? ti prometto l'amicizia coniugale cosa comune a tutti i popoli della terra. Rebecca consente a divenire moglie d'Isacco e gli porta in dote la somma..... alla quale lo sposo aggiunge la somma... onde essa abbia in totale..... Questa dote e donazione lo sposo garantisce e assicura sui suoi beni presenti e futuri. E noi testimoni accertiamo ecc.

[37]

??Onde non venga cancellato il nome suo in Israele?? dice il testo: ci?? che prova che esistevano fra gli ebrei tavole genealogiche nelle quali s'inscrivevano tutti i padri di famiglia. Un regolamento particolare esentava il re dal dovere del levirato onde non esporlo alle umilianti conseguenze del rifiuto. Il sommo pontefice ne era escluso di diritto essendogli per legge proibito di sposare una vedova.

[38]

Per farsi un'idea giusta di quest'atto che a molti parr?? strano e spregevole, bisogna considerare che esso veniva compiuto da una donna che oltre all'affronto personale che riceveva con tale rifiuto, vedevasi tolta per esso la protezione e l'appoggio del fratello del proprio marito, vale a dire di colui che la natura e la legge avevano designato per primo suo amico e difensore.

[39]

Opinano taluni commentatori, che l'uomo che si rifiutava a sposare la cognata e quindi a perpetuare il nome del fratello, perdeva il diritto di perpetuare il suo, che pi?? non compariva nei registri: e la sua discendenza portava il nome non di famiglia del tale, ma s?? di famiglia d'un anonimo, nota soltanto sotto l'ignominioso nome di: ??scalzato??.

[40]

Vedete, dissero i dottori, quanto torni cara a Dio la concordia domestica, che per ricondurla in una famiglia permise che il santissimo suo nome fosse cancellato nell'acqua.

[41]

Sot??, cap. 2.

[42]

Il divorzio non viene ammesso dalle nazioni cattoliche perch?? contrario ai loro principii religiosi. Vi fu solo introdotta la separazione dei coniugi. Non ?? nostra intenzione l'enumerare gli inconvenienti di tutt'altra specie, ma a parer nostro senza dubbio maggiori, che presenta questa legge su quella mosaica. Ci limiteremo solo a constatare che non solamente vi furono altravolta autorevoli giureconsulti e scrittori di vaglia che propugnarono la instituzione del Divorzio; ma che progetti di legge furono presentati in questi ultimi tempi alle assemblee nazionali di Francia e di Italia a tale scopo: e che in ambidue i paesi si tengono pubbliche conferenze per dimostrare che colla sua adozione non solamente sarebbero resi alla felicit?? molti sventurati, ma che sarebbe ridotto d'assai il contingente delle prigioni e dei bagni.

[43]

?? probabilissimo che nella mente di Mos?? l'espressione ervath davar stesse per qualificare l'adulterio. Certo nei tempi posteriori quando la religione, e con essa, la virt?? perdettero d'efficacia e la licenza ebbe il sopravvento nel popolo, il divorzio prese maggior estensione. Si fu allora che le due scuole di Hillel e di Sciamma?? disputavano sui motivi che potevano legittimare tale atto, patteggiando la prima anche per motivi meno gravi. Dobbiamo per?? affrettarci a soggiungere, che erano tanto complicate e minuziose le formalit?? che si richiedevano per quest'atto: erano tali i consigli che il magistrato era in dovere di porgere all'offeso marito, da disporlo sicuramente a pi?? miti pensieri ove non fosse stato indotto a tal passo da motivi seriissimi, o da invincibile incompatibilit?? fisica o morale.

[44]

Questa trascuranza non provenne sicuramente che dalla fretta di Mos?? di adempire al mandato che ebbe da Dio di portarsi da Faraone o dal timore che il bambino avesse a correre qualche pericolo nel viaggio.

[45]

In una famiglia nella quale tutto era stato savissimamente disposto perch?? rafforzando i sentimenti naturali l'amore vi regnasse sovrano, qual bisogno di tracciare doveri tra padri e figli oltre quelli del rispetto e timore dei secondi verso i primi? Su questo tema Salomon Fiorentino, valente poeta nostro correligionario, dettava un magnifico sonetto col quale, ricordando il fatto di Davide che piange amaramente il tristo figlio che tento di rapirgli e regno e vita, termina colla seguente terzina che ci piace di rapportare:

??Oh del figlio inuman se un padre ha cura
La legge parli minacciosa al figlio
Che dolce al genitor parl?? natura??.
[46]

Ecco come viene esposto questo fatto nel libro dei Numeri, che per la sua imponenza merita di essere da noi raccontato:

Era gi?? estinta tutta la vecchia generazione condannata a morire nel deserto, ed era pertanto giunto il tempo prefisso all'ingresso del popolo ebreo nella terra promessa, quando arrivato esso in un certo posto detto deserto di Sin, venne a mancare affatto d'acqua. Come al solito, esso mosse i pi?? alti lamenti verso Mos?? ed Aronne, accusandoli di averlo tratto d'Egitto per condurlo a morire in un ??luogo cattivo, non atto a seminagione, sprovvisto di fichi, di viti, di melagrani e persino d'acqua??. La maest?? del Signore si rivel?? a Mos?? e gli ordin?? di munirsi della verga che stava nel Tabernacolo, e accompagnato da Aronne ??parlare al sasso in presenza di tutto il popolo, poich?? da quel sasso sarebbero scaturite acque in tale abbondanza da dissetare il popolo e il suo bestiame??. Mos?? fece adunare immediatamente il popolo attorno al sasso indicato, e apostrofando il primo con poche ma dure parole, che lasciano chiaramente indovinare non essere esse che il principio di una vivace rimostranza che voleva dirigergli pel modo indegno con cui si comportava verso Dio quando versava in qualche momentaneo bisogno, batt?? due volte il sasso colla sua verga e le acque sgorgarono in gran copia. Ma l'Eterno disse a Mos?? ed Aronne: ??Giacch?? non avete avuta fede in me per santificarmi alla presenza dei figli d'Israele, perci?? non condurrete questo popolo nella terra che ho loro donato.

Interpretando letteralmente questo fatto, si dovrebbe conchiudere, come si crede ordinariamente, che il peccato commesso da Mos?? e da Aronne abbia dovuto consistere nella mancanza di fede in Dio per avere battuto il sasso invece di parlargli. Ma oltrecch?? non si pu?? ragionevolmente ammettere che Mos?? chiamato da Dio stesso ??servo fedele in tutta la sua casa?? abbia dubitato di Lui, quale differenza pu?? farsi tra il parlare o il battere trattandosi di un corpo inanimato? Forsech?? il miracolo avrebbe scemato della sua importanza nel servirsi d'un mezzo piuttostoch?? dell'altro? E poi a quale scopo Dio avrebbe ordinato a Mos?? di munirsi della verga se non avesse dovuto adoperarla?

Fra le diverse opinioni emesse dai commentatori su questo fatto, noi riteniamo per la pi?? accettabile quella del Rabbo Mos?? a-Coen Tedesco e sviluppata da l'Illustre I. S. Reggio. Dice egli in sostanza: ??che Mos?? afflitto e sdegnato della riprovevole condotta e delle incessanti mormorazioni contro Dio per parte di un popolo tanto visibilmente da Lui protetto, e temendo che Dio ne lo punisse aspramente come fece altre volte pel fatto degli esploratori, per la sollevazione di Cora, per l'adorazione prestata a Baal-Peor ecc.; quando si trov?? presso al sasso si lasci?? vincere dalla collera e cominci?? ad apostrofare il popolo con tale veemenza che la commozione interna gli tronc?? la parola in gola; per modo che dalle poche parole dette, il popolo fu quasi portato a dover credere che questo miracolo dovesse attribuirsi precisamente a lui stesso e al fratello, anzich?? a Dio. Questa interpretazione si accorda benissimo colle parole che denotano il motivo del castigo quello cio?? ??di non avere essi santificato Iddio??.

[47]

C'?? chi crede che tale epiteto usato anticamente per significare il maggiore, fosse semplicemente aggiunto al nome di Erode per distinguerlo dall'altro Erode venuto dopo di lui e detto zeer?? (il minore).

[48]

Ecco quale piccola causa, assegnano i nostri Dottori, alle prime ostilit?? insorte tra gli Ebrei e i Romani.

Un cittadino di Gerusalemme aveva fra i suoi amici un tale che portava il nome di Camz??, e un acerbo nemico che portava il nome di Barcamz?? (figlio di Camz??). Il cittadino di Gerusalemme, diede un giorno un grande e sontuoso banchetto, a cui invit?? i personaggi pi?? ragguardevoli della citt??. Nell'accennare al famiglio i nomi di quelli che voleva fossero invitati, ricord?? fra i primi il suo amico Camz??. Per mala ventura il famiglio sbadato and?? ad invitare Barcamz??.

Il padrone di casa vedendo costui a prender posto alla mensa con voce minacciosa gli intima di uscire. Invano Barcamz?? lo prega di riflettere quanto sia grande la vilt?? di recargli cos?? grave e pubblico insulto, invano ei si offre di pagare del suo la parte del pranzo che farebbe in casa sua: l'inesorabile rivale, non ascoltando che il suo odio, gli intima di nuovo di uscire. Allora costui a cui cuoceva un tale atto, si dispose di pagare la spesa della met?? del banchetto, e finalmente di tutto il banchetto: ma non ottenne che ripulse.

L'insultato Barcamz?? sort?? da quella casa colla rabbia nel cuore, e giur?? di vendicarsi aspramente del suo rivale, e di quei tanti ragguardevoli personaggi, che rimasero spettatori indifferenti di quella triste scena. Un infernale pensiero gli attravers?? la mente, e vile quanto scellerato, non esit?? a coinvolgere la patria nella sua privata vendetta.

Si port?? dall'Imperatore romano, e simulando uno zelo immenso per lui, lo avvert?? che gli Ebrei si preparavano nascostamente alla ribellione e che gi?? avevano fermo di non pi?? obbedirgli. E per fare esperimento delle sue asserzioni gli sugger?? di mandare una vittima ad offrire nel loro tempio.

L'Imperatore accetta quel consiglio, consegna a Barcamz?? un giovine vitello, e manda i suoi ordini agli Ebrei per mezzo di alcuni suoi famigli. Cammin facendo il maligno calunniatore, ben sapendo che gli Ebrei si sarebbero rifiutati di sacrificare una bestia difettosa, fer?? leggermente in un occhio il povero vitello.

I sacerdoti indovinando fosse la maligna intenzione del traditore, pensarono di offrirlo sia per atto di riverenza verso l'Imperatore e sia per la salute del popolo. Ma contro questo savio e prudente consiglio, sorse impetuosamente un certo Zaccaria figlio di Anchilas. Qualcuno propose allora di ammazzare Barcamz?? e l'animale, ma anche contro questa proposta sorse con impeto Zaccaria.

I savi disapprovarono i soverchi scrupoli religiosi che fecero rifiutare il sacrifizio, e che portarono conseguenze tanto luttuose pel popolo d'Israele.

[49]

Non crediamo di privare i nostri lettori del seguente aneddoto, che serve a dimostrare la profonda convinzione che avevano i nostri Dottori sulla inutilit?? di qualunque umano intendimento, per iscongiurare la tremenda catastrofe seguita; inquantoch?? Dio avesse decretata irrevocabilmente la caduta del Tempio.

??Il generale che fu preposto all'esercito invadente la Giudea, nel secreta della sua anima, sentiva una certa inclinazione per la sacra fede di quel popolo contro cui si portava a combattere. Prima pertanto di intraprendere qualunque atto ostile ricorse a una delle solite superstizioni pagane per prendere augurio dell'avvenire e pronosticare l'esito della sua spedizione.

Scocc?? nell'alto una freccia e questa cadendo si volse contro Gerusalemme. Il generale si volge dall'altro lato, e scocca un'altra freccia: ed anche questa va a cadere in faccia alla santa citt??. Ripet?? tale esperimento da tutte le parti del mondo, e sempre una forza misteriosa torceva la freccia verso Gerusalemme. Il generale rimase attonito di questo fatto e conchiuse tra s?? che Dio stesso aveva decretato la rovina di Gerusalemme??.

L'aneddoto termina dicendo che questo stesso generale si fece ebreo, e che da quel nuovo stipite trasse origine il celebre Dottore Meir.

[50]

Simone Ben Ior?? che occupava la citt?? inferiore; Giovanni di G??scala che occupava tre fortezze della citt?? alta; Eleazaro di Simone il quale occupava il tempio e i luoghi pi?? forti della citt?? superiore.

[51]

Per dare un'idea della miseria estrema a cui giunse quella citt??, che Geremia qualific?? per ??la grande fra le nazioni, la regina fra le provincie??; diremo che una donna gi?? ricca e di sangue illustre, certa Maria figliuola di Eleazaro, e vedova di Doeg Ben Iosef di Betezob nella Perea, condotta alla estrema miseria sbran?? il bambino lattante, lo fece arrostire e ne divor?? le carni. Una parte la serbava onde pascersi il giorno seguente, ma altri affamati sopravvennero allettati dal leppo di quell'iniquo arrosto, e minacciando scannarla se non dava fuori quanta cibaria ella si aveva annicchiato;???la donna delirante tra l'amore della vita e il terrore del proprio misfatto, pose quel pasto esecrando sotto gli occhi di coloro ai quali rimaneva ancora tanto senso umano che inorridirono e frementi e tremanti si ritirarono.

[52]

Per l'esattezza storica non dobbiamo tacere che se le proposte di pace vennero rigettate con disdegno, ci?? ?? da attribuirsi quasi unicamente all'uomo incaricato appunto di presentarle, vale a dire a Flavio stesso, persona altamente invisa agli Ebrei che lo ritenevano traditore della patria, perch?? certamente non difettavano n?? gli amici della pace per sentimento naturale di un vivere quieto, n?? gli uomini assennati, i quali prevedendo la sorte infelice che sovrastava alla patria sarebbero scesi volentieri a trattare col nemico. E quantunque costoro fossero persuasi che con tale condiscendenza ribadivano sulla loro nazione, la catena d'una completa dipendenza straniera, pure si confortavano pensando che almeno non sarebbero allontanati dal patrio suolo. Spaventati per?? dal destino toccato ai primi che osarono consigliare un accordo cogli assedianti si tacquero, e patriotti sinceri e leali accettarono la causa abbracciata dai loro fratelli per quanto la estimassero disperata, e la difesero con tutto l'ardore di cui erano capaci i loro cuori nobilissimi.

[53]

Per persuaderci della possibilit?? di quest'asserzione, dobbiamo fare le due seguenti riflessioni: 1?? Che anche in tempi normali, Gerusalemme era circondata da sobborghi, che potevano contenere un numero di popolazione stragrande; 2?? Che coll'avanzarsi del nemico una folla innumerevole si chiuse nella Capitale, parte per aiutarne la difesa, e parte per trovarvi un rifugio contro la crudelt?? del nemico che non la perdonava n?? a et??, n?? a sesso.

[54]

Ecco una bella leggenda colla quale i nostri Dottori vollero constatare la punizione che Dio inflisse ai distruggitori della sua Casa, e dipingere l'orgoglio satanico di quell'uomo che colla pi?? abbietta ipocrisia, o per la sua morte a tempo (immaturamente) come vogliono dottissimi critici moderni seppe ottenere un titolo tutt'altro che meritato. Forse si sapr?? che esso mor?? all'et?? di 42 anni dopo due soli di regno.

??Consumato l'eccidio della sacra citt??, che pi?? non presentava all'occhio attonito del pietoso viatore che un mucchio di ardenti rovine, Tito esultante ed orgoglioso oltre misura entra nella nave che onusta delle preziose e rare spoglie tolte alla gi?? regina dell'Oriente, volge la prua verso Roma. Erano passate poche ore dacch?? quella nave solcava le onde dell'Oceano allorch?? il cielo si oscura improvvisamente, le onde si accavallano furiose per lo imperversare di un vento impetuoso. In mezzo allo scompiglio generale, Tito rivolgendosi ai suoi capitani cos?? dice in suono di scherno: ??Ei pare, a dire vero, una cosa singolare che il Dio di costoro (degli Ebrei), non abbia potere se non nelle acque. Volle vendicarsi di Faraone e ne sommerse l'oste nel mare Rosso; volle vendicarsi di Sissera e ne trabocc?? l'esercito nel torrente Chisson; ora vuole probabilmente vendicarsi di noi, e minaccia di farci inghiottire dall'Oceano. Venga in terra a provare la sua forza!?? A queste parole petulanti cos?? suon?? una voce dal cielo: ??O empio uomo, rampollo di empio stipite! (La tradizione rabbinica lo fa discendere da Esa??.) Appena tu metterai il piede in terraferma, io far?? ministro di mie vendette la pi?? piccola delle mie creature, cos?? imparerai o stolto fin dove s'estenda il mio dominio??. Il mare si acquiet?? immantinenti come per incanto??.

Con un monumento che sussiste ancora (l'arco di Tito); con medaglie su cui sta effigiata una donna dolorosamente piangente al pi?? di una palma, col motto IUDAEA CAPTA; con festeggiamenti straordinarii, (i quali ci dimostrano appunto la grandissima importanza che attaccarono i Romani a quella vittoria); Roma si prepara a ricevere il vincitore della Giudea.

Tito scende dalla nave tra gli applausi frenetici della moltitudine, ma appena il suo piede calca le prime zolle della spiaggia, il pi?? minuto moscerino gli si introduce nelle narici e su su ne va direttamente al cervello, della cui sostanza nutrendosi vive col?? sette anni consumando la vita del suo ospite. Inenarrabili ed incessanti erano gli spasimi di Tito. Parendogli un giorno di ricevere qualche sollievo sentendo a battere un martello su di un'incudine mandava tutti i giorni per un fabbro onde ripetesse quell'esercizio. Se l'operaio era pagano riceveva una mancia generosa, ma se per caso era un ebreo, Tito gli diceva: ??Vattene, a te deve bastare la gioia di vederti tanto vendicato??.

[55]

Poujoulat, Histoire de Jerusalem.

[56]

Si crede comunemente, che questo nome gli sia stato dato pi?? tardi per la non riuscita della sua magnanima quanto ardita intrapresa; per?? contro questa opinione, troviamo un passo nel Talmud, ove quest'uomo viene cos?? chiamato dal celebre Rabbino Akib?? suo partigiano entusiasta e devotissimo, e che contribu?? immensamente a fargli trovare credito e favore presso il popolo, dichiarando essere esso precisamente la stella vista da Balaamo, che doveva fare trionfare la causa d'Israele.

[57]

Tale vocabolo ?? composto delle lettere iniziali delle quattro parole: teki??, scevarim, teru??, teki??, e che significano quattro diverse modulazioni di voci.

[58]

Di questo diritto fu esclusa la trib?? di Levi, onde le occupazioni materiali non la distogliessero dal servizio divino e dallo ammaestramento del popolo a cui fu consacrata.

Pi?? tardi vedremo che la legge ne la compensava esuberantemente col prodotto delle decime e dei sacrifizii, e coi non rari doni dei privati.

[59]

E che gli Ebrei abbiano profittato delle raccomandazioni di Mos??, noi non possiamo neanche dubitarne. A conferma della prodigiosa fertilit?? della terra promessa, che come dicemmo viene messa in dubbio da quanti si fermano alle desolanti descrizioni che di quel paese ci danno gli scrittori moderni senza por mente agli sconvolgimenti cui and?? soggetto, noi non rapporteremo quanto vi si trova nella Scrittura e in Giuseppe Flavio onde non si creda che in noi parla la passione, ma bens?? la testimonianza di scrittori pagani.

Dopo che Plinio chiam?? Gerusalemme ??la citt?? la pi?? celebre, non solamente della Giudea, ma dell'intiero Oriente??; dopo ch'ebbe dato descrizioni favorevolissime della Giudea e delle sue produzioni in generale; dopo ch'ebbe vantato la flessibilit?? del legno del terebinto, la sua lunga durata e il suo colore di un nero splendissimo; dopo ch'ebbe fatto notare l'importanza della resina e del miele d'olivo (specie questo di una manna che si raccoglieva sulle foglie di quegli alberi); si ferma pia particolarmente sulle palme e sulla pianta del balsamo. Ecco le sue parole dalle quali possiamo desumere quale caso si facesse allora di quella produzione: ??Il balsamo sdegna di crescere altrove (cos?? credeva anche Flavio: Ora per?? cresce in Arabia) e il liquido che se ne estrae, e che viene preferito a qualunque altro profumo, la Giudea ?? il solo paese del mondo al quale la natura lo abbia accordato. Gli Imperatori Vespasiano e Tito furono i primi che mostrarono in Roma ed abbiano portato nel loro trionfo questo prezioso arboscello, divenuto tributario del nostro impero, come la nazione che il coltivava??.

Tacito ne parla in questi termini: ??Questo paese confinante all'Oriente coll'Arabia, al mezzod?? coll'Egitto, a ponente colla Fenicia e col mare; dal Nord si estende in lontanza verso la Siria. Gli uomini sono sani e robusti, le pioggie rare, il suolo fertile; esso d?? le stesse produzioni del nostro paese, colla stessa abbondanza, e in dippi?? il balsamo e le palme: le palme, alberi alti e belli; il balsamo, arboscello il di cui succo s'impiega utilmente nella medicina??.

Un romano orgoglioso e poco favorevole agli ebrei, poteva forse lodare meglio la Giudea che paragonarla alla gentile e fertile nostra patria, dando la preferenza alla prima?

Alle testimonianze di questi due scrittori tutt'altro che parziali pel popolo nostro, possiamo aggiungere quella di un gran numero di medaglie fatte incidere dai Greci e dai Romani nelle occasioni delle loro vittorie sugli ebrei, e che certo non era nella loro intenzione di fare cosa gradita ai vinti lusingandone l'amore patrio. Queste medaglie rappresentano tutte la fertilit?? del paese, poich?? in certune d'esse la Giudea viene rappresentata gemente all'ombra di una palma; in altre offre i suoi olivi e il suo balsamo; una rappresenta covoni di grano, in altra vedonsi tre spicche di grano uscenti da un sol gambo; in questa smisurati pampini d'uva, e in quella corni colmi di parecchie specie di frutti.

[60]

Per dare una prova dell'alta importanza che attaccavano i Profeti a questa disposizione, comecch?? interessasse una delle pi?? importanti prerogative di ogni cittadino ??la libert?? individuale??, perch?? la legge sanciva allo schiavo liberato la immediata restituzione dei diritti civili e politici; noi trascriveremo qui alcuni versetti che coll'animo traboccante di indegnazione, Geremia ne apostrofava i trasgressori: ??Dice cos?? il Signore, Dio d'Israele: Io imposi l'obbligo ai vostri padri allorch?? li trassi dalla terra d'Egitto, dov'erano schiavi con dire: ??In capo a sette anni rilascerete ciascheduno il vostro fratello ebreo, che vi si fosse venduto, ed avessevi servito sei anni; e lo rimanderete da voi in libert??. E i vostri padri non m'ascoltarono.....??.?????E voi in oggi vi emendaste, e faceste ci?? che piace ai miei occhi, proclamando l'uno all'altro libert??; e ne faceste solenne promessa innanzi a me........??.?????Ma poi, pentiti, profanaste il mio nome, e faceste tornare ciascheduno il proprio servo, e ciascuno la propria serva, che avevate rimandati in balia di s??, e li sforzaste ad essere a voi schiavi o schiave. Perci?? dice cos?? il Signore: ??Voi non mi avete obbedito di proclamare l'uno all'altro libert??; ecco ch'io sono per proclamare contro di voi libert??, dice il Signore, alla spada, alla peste e alla fame; e renderovvi oggetto d'orrore a tutti i regni della terra. E dar?? quegli uomini che contravvennero alla fattami promessa....... in mano dei loro nemici e di quelli che cercano d'impossessarsi delle loro persone??.

[61]

Non possiamo proprio passare sotto silenzio la raccomandazione che Mos?? indirizza al suo popolo a questo rapporto, esternando un nobilissimo pensiero: ??Bada bene che non ti entri nel cuore un malvagio pensiero, cio??: ??S'avvicina l'anno settimo, l'anno della remissione???e tu divenga avaro verso il tuo fratello bisognoso, e non gli dia; nel qual caso egli si lagnerebbe contro di te al Signore, e tu incorreresti in peccato. Ma dagli, e non ti dolga il cuore nel dare a lui; poich?? in premio di questa cosa il Signore, Iddio tuo, ti benedir?? in ogni opera tua, ed in tutto ci??, a cui porrai mano??.

[62]

Ci dovremmo allungare di troppo se noi volessimo passare in rassegna tutti i precetti, che forse non ebbero altro motivo oltre quello di abituare Israele alla mitezza, a sentimenti di piet??, di amore e di gentilezza verso tutti gli uomini. Il seguito di questi nostri studi ci dimostrer?? in modo indubitabile che il terreno, cio?? il popolo, era veramente adattato a ricevere e a fare crescere rigogliosi quei nobili semi. Ci contentiamo pertanto a segnalarne alcuni: La raccomandazione di alzarsi al cospetto d'un vecchio; di non cibarsi del sangue degli animali; di non fare cuocere il capretto nel latte della madre; di non uccidere il bue o l'agnello nello stesso giorno in cui si uccide il loro figlio; di non mettere la musoliera al bue quando batte il frumento; di non serbare rancore verso il prossimo n?? trar vendetta delle sue offese; di non restare testimone indifferente del pericolo dal prossimo; di non maledire al sordo, n?? mettere inciampo al piede del cieco ecc.

Cadendo in acconcio e persuasi di fare cosa grata ai nostri giovani lettori inseriamo il seguente aneddoto col quale i nostri Dottori vollero appunto dipingere l'indole gentile e pietosa del nostro Legislatore.

??Mos?? pascolava le pecore di Ietro suo suocero. Un giorno che trovavasi verso l'Oreb, luogo arido e deserto, volgendo l'occhio attorno vede una pecora che si sbranca, e va e va, e s'allontana dalle compagne. Il buon pastore le tiene dietro: la pecora affretta il corso, e scorre per vaste pianure finch?? si arresta presso ad uno zampillo d'acqua.

Mos?? la raggiunge, s'arresta anch'esso, la guarda mestamente e dice: ??Mia buon'amica! era dunque la sete che ti spingeva a lasciarmi e sfuggirmi! ed io non me ne era accorto. Poveretta! come devi essere stanca e affaticata! Come potrai raggiungere le tue compagne???

Come la pecora ebbe terminato di bere, Mos?? se la trasse sulle spalle, e curvo sotto quel peso, ripiglia il suo cammino alla volta della greggia.

Mentre Mos?? camminava con quel peso sulle spalle, una voce dal cielo suon?? in queste parole:

??Tu che hai tanto amore, tanta piet?? per la greggia degli uomini, meriti bene di essere chiamato a pascolare la greggia del Signore!??

[63]

Shaw t. 1 p. 390.

[64]

Mos?? aveva formalmente proibito ai giudici di accettare regali, inquantocch?? secondo la sua espressione; ??i regali acciecano i chiaroveggenti e pervertiscono le parole dei pii??. Questa raccomandazione non fu soltanto seguita alla lettera dai nostri Dottori rivestiti della qualit?? di giudici, ma troviamo anzi che parecchi d'essi ne spinsero la pratica esecuzione ad una scrupolosit?? diremo quasi esagerata, come ce lo dimostrano ben chiaramente i due seguenti esempi che noi presentiamo ai nostri lettori e che sono spigolati da un campo ben provveduto: Rab?? Samuele tragittava un'acqua sur una barchetta. Giunto alla riva un uomo gli porge la mano per aiutarlo a scendere. Lo stesso uomo gli presenta poscia una causa per farlo giudice tra lui e il suo avversario. ??Amico, gli dice il Dottore, io non posso essere tuo giudice perch?? ho ricevuto da te un servigio??.

Un altro Dottore, certo Rab?? Jos??, si faceva portare dai suoi campi ogni venerd?? un cesto di frutta dal proprio fattore. Una volta questi gli si present?? il gioved?? col solito cesto di frutta. ??Per qual cagione hai tu oggi anticipato??? gli domand?? il padrone. ??Signore! rispose il gastaldo, ho una causa qui in citt??, e dovendomivi recare, ho pensato profittare del viaggio per portarvi dei vostri frutti. Di grazia! ecco il tenore della mia causa: spetta a voi darne sentenza. ??Amico! risponde il Dottore, tu mi hai fatto una cortesia, io non posso pi?? essere tuo giudice??: e deleg?? due savii a fare le sue veci.

Dalle parole che il servo di Saulle indirizz?? al medesimo quando gli propose di portarsi da Samuele onde avere notizie delle asine smarrite dal padre di lui, e da un passo relativo ad Eliseo, parrebbe che i consigli dati dai profeti fossero corrisposti con regali di danaro o di qualche genere alimentario; per?? dalle prove di disinteresse date da questi due profeti, e particolarmente dal primo d'essi, del quale parleremo in seguito, e che furono gli unici dei quali si faccia menzione sotto questo rapporto, noi abbiamo fondati motivi a credere che quei regali quando venivano da essi accettati, lo erano a solo titolo di atti di beneficenza verso i loro alunni poveri.

[65]

Tutti i commentatori si accordano a riconoscere in questo precetto una raccomandazione altamente morale. Ed ecco in sostanza il senso che gli attribuiscono: ??Questo comando per una parte ha lo stesso valore di quello che proibisce di fare cuocere il capretto nel latte della madre, vuole cio?? allontanare gli ebrei da qualunque azione che possa esercitare sulla loro immaginazione e sul loro cuore un'influenza meno che pietosa; e per altra parte include un delicato pensiero di misericordia, che ?? il carattere speciale della Legislazione mosaica, verso quella povera madre che dovrebbe assistere alla morte dei suoi figli e allo sperdimento delle sue uova: inquantoch?? anche gli animali irragionevoli soffrano immancabilmente vedendo straziati i loro nati, non dipendendo l'amore materno da causa intellettuale, ma bens?? dalla immaginazione e dall'istinto pari nell'uomo, come in tutte le altre creature.

[66]

Persuasi che verranno letti con interesse e soddisfazione, noi non possiamo resistere alla tentazione di inserire qui due Sentenze ed un esempio, spigolati nel vastissimo campo della carit?? Israelitica. Non isfuggir?? certo alla penetrazione dei nostri lettori l'alta importanza della prima Sentenza per la tolleranza religiosa di cui ci d?? bella prova.

???? legge di pace l'obbligo di soccorrere i poveri di qualsiasi nazione in un coi poveri d'Israello, di assisterne gli infermi, di seppellirne i morti??.

??L'infelice che geme nella povert?? ?? talvolta condotto dai suoi dolori a mormorare della Provvidenza. Egli pensa tra se stesso: ??Non sono anch'io una creatura di Dio? Perch?? tanta differenza da me a quel ricco? Egli dorme tranquillo i suoi sonni nella casa che ?? sua, ed io giaccio in questo tugurio non mio. Ei dorme su soffice letto ed io sul nudo terreno. L'uomo benefico, colla sua carit??, calma il fremito del povero e ne fa tacere le mormorazioni. Iddio dice a quest'uomo benefico: ??Colla tua carit?? tu riconcilii quel poveretto con me; tu ci metti in pace??.

??Un personaggio di distintissima famiglia teneva corteggio principesco, ma colpito da gravi disgrazie, si vide in pericolo di cadere dalla sua grandezza e di dovere abbandonare quella pompa che s'addiceva al suo nome ed alla sua famiglia.

L'infelice confid?? le sue strettezze a Rab?? Illel, e caldamente gli si raccomandava. Fra le solite pompe di costui era questa la pi?? costante, di percorrere le vie della citt?? montato sur un superbo cavallo, e preceduto da uno schiavo che gli correva davanti.

Rab?? Illel fece per qualche tempo le spese del cavalle e dello schiavo.

Una volta non trov?? uno schiavo che accondiscendesse a prestare tale uffizio; e il buon rabbino si offr?? egli stesso, e corse davanti al cavallo per ben tre miglia??.

[67]

I nostri Dottori dissero: che nel giorno di Chipur non ottengono il perdono di Dio oltre agli impenitenti, le seguenti due classi di persone: La prima comprende quegli stolti che facendo troppo a fidanza coll'indulgenza di Dio dicono fra se stessi: ??Pecchiamo pure senza ritegno n?? timore: Verr?? il giorno di Chipur e noi otterremo egualmente il perdono??.

La seconda classe comprende quegli uomini che contriti e pentiti pei peccati commessi verso Dio, non si danno alcun pensiero di ottenere il perdono delle colpe commesse verso i loro simili e di risarcirne, possibilmente, il danno arrecato.

Su quest'argomento ?? da notarsi, pel fine eminentemente morale, che lo ispir??, il seguente caso di coscienza proposto dagli stessi Rabbini: ??Ove l'offeso, dicono essi, fosse morto prima di concedere il perdono al suo offensore, oltre al risarcire i danni materiali, se ve ne sono, agli eredi, il colpevole ?? obbligato di farne pubblica ammenda sul suo sepolcro, pronunziando le parole seguenti alla presenza di dieci testimonii, la vigilia del giorno di Chipur: Io fui colpevole verso il Dio d'Israele, e verso costui??.

[68]

Carattere speciale delle nostre preghiere ?? quello di essere tutte in numero plurale. Idea sublime! che ci rappresenta incessantemente il nodo di fratellanza che unisce tutti gli uomini, e per conseguenza il dovere di amare e di cercare con sincerit?? ed efficacia il bene di tutti, implorando per tutti, come per noi, la protezione divina.

[69]

L'instituzione dell'aftar?? (che consiste in un capitolo dei Neviim Storia e Profeti, e che per lo pi?? ha una diretta analogia colla parass??), si crede tragga origine da una fiera persecuzione sofferta dagli Ebrei sotto l'Imperatore Adriano. Come vedemmo nel mese precedente, costui aveva proibito agli Ebrei sotto pena di morte, l'esercizio di qualsivoglia atto del loro culto, e lo studio religioso. Gli Ebrei non volendo per un lato trasandare i doveri che imponeva loro la religione, che secondo il celeberrimo dottore Akib?? ?? il loro elemento di vita, ma temendo per l'altro lato di esporsi ai gravi pericoli che erano loro minacciati dal prepotente dominatore; si studiarono di praticarli circondandosi di ogni precauzione. Perci?? in luogo di leggere la lunga lezione sabbatica del Pentateuco, vi sostituirono una lezione brevissima scelta nei Profeti e che avesse con essa la maggiore possibile analogia. Cessata la persecuzione si credette opportuno di continuarne la lettura dopo la lezione del Pentateuco, sia in memoria dei pericoli che dovettero sfidare i nostri padri per mantenersi fedeli alla loro religione, e sia in omaggio a Dio che pensando la loro costanza svent?? i tristi calcoli dei loro avversarii.

[70]

La tradizione lascia supporre, che ove il Pontefice fosse stato trovato al cospetto di Dio macchiato di peccati talmente gravi, da essere divenuto immeritevole di coprire un posto tanto eminente ed importante, moriva appena entrato nel santo dei santi; e se ne estraeva il cadavere con una catena di argento che in precedenza si legava al piede di ogni Pontefice. A prova di tale credenza si constata dai nostri dottori, che di tutti i pontefici che ufficiarono nel secondo Tempio, quando cio?? quella dignit?? era divenuta un mercimonio dei dominatori stranieri e concessa al migliore offerente senza riguardo ai meriti personali dei candidati e per conseguenza caduta nella disistima del popolo, tre eccettuati uno dei quali il pio Simone, che pontific?? per quarant'anni, tutti gli altri non compirono l'anno nell'altissimo ufficio.

[71]

Alla sera nell'atrio delle donne si faceva una gran luminaria che tramandava il suo splendore su tutta Gerusalemme; ivi adunavasi gran gente, i leviti suonavano i loro strumenti musicali e le persone le pi?? serie e le pi?? divote, pigliavano faci in mano ed intrecciavano una danza religiosamente simbolica durante la quale oltre agli inni che venivano cantati, sembra che si gettassero faci in aria per riceverle di nuovo in mano; e come una prova di singolar destrezza si narra che Simone figliuol di Gamaliele e Nass?? (principe presidente) del Sinedrio, danzasse con otto faci in mano e le gettasse in aria senza lasciarne cadere a terra neppure una.

[72]

Certamente in memoria della libazione delle acque che si faceva nel Tempio onde invocare la prosperit?? delle pioggie, che nella Palestina cominciavano d'ordinario col susseguente mese di Merhhasvan.

[73]

Anche senza tenere conto degli atti di beneficenza che derivavano da questa instituzione, noi siamo persuasi che sar?? di leggieri riconosciuta ed ammirata la sapienza politica che l'ha inspirata. Per essa tutte le forze vive della nazione venivano a riunirsi, a conoscersi, ad affratellarsi nella comune capitale; per essa si stringevano quei vincoli di amore e di fedelt?? che necessariamente debbono legare ogni singolo cittadino al suo governo, alla sua religione e alla sua patria; per essa ogni cittadino veniva tre volte l'anno a fare atto di ossequio al suo Dio e al suo re, e nella comune letizia apprezzando i supremi benefizii della concordia e della pace, riconosceva il suo imprescindibile dovere di concorrere con tutti i suoi mezzi alla gloria della religione, e all'indipendenza della patria.

[74]

Posciacch?? noi riteniamo essere utile ripetere le cose di grande importanza perci?? non ci stanchiamo di dire che: come Mos?? fu il pi?? umile di tutti gli uomini, cos?? ne fu il pi?? nobilmente disinteressato. Avrebbe potuto farsi re del popolo che aveva redento e nol volle, poteva lasciare il principato ai suoi figliuoli ed invece scelse a suo successore un estraneo alla sua casa e alla sua trib??. Non tocc?? la terra promessa; e dopo che Dio miracolosamente gliela fece vedere dal vertice del Nebo, fu contento di spirare alla vista di quel fertile paese, ove quel popolo che am?? d'un amore immenso avrebbe dovuto dimostrarsi grande delle pi?? nobili delle grandezze, la sapienza e la virt??; avrebbe dovuto essere ammirato dagli altri popoli per la piet?? e la giustizia; e ci?? che pi?? importa, avrebbe condotto una vita tranquilla e felice mantenendo il suo patto.

??L'esistenza di tale uomo, dice C. Cant?? nei documenti alla sua Storia Universale, sarebbe il maggiore dei portenti, s'egli non fosse inspirato??.

[75]

Questi fu Aristobolo giovine di 17 anni: di fattezze avvenenti, grande, bello e ben fatto della persona; che tenne brevissimo tempo il pontificato, e che era tanto idolatrato dal popolo quanto ne era esecrato Erode. E fu appunto l'ammirazione e l'entusiasmo ch'egli dest?? nel popolo nella prima grande solennit?? nella quale pontific??, che fu causa della sua morte. Oltremodo spaventato dal favore popolare che si ridestava veemente pel discendente di tanti eroi, Erode ricorse al delitto, e lo fece affogare in un lago che abbelliva il parco del reale palazzo di Gerico.

L'indole del nostro lavoro non permettendoci di narrare la vita agitatissima di questo re, tanto fortunato nei suoi ambiziosi disegni di potenza quanto sfortunato nelle sue pareti domestiche; e che se fece molto male comp?? opere grandiose e fu per natura o per calcolo, munificentissimo; aggiungeremo qui solamente ch'egli fece perire, a 22 anni, l'infelice Marianna sua moglie sorella del suddetto Aristobolo, donna celebrata per venust?? di forme, per religione e pudicizia e da lui idolatrata. Questi due fatti ci spiegano l'odio invincibile che trov?? sempremai nel popolo malgrado le sue larghezze, le citt?? rifabbricate o abbellite, e la sontuosa riedificazione del Tempio.

[76]

Gli ebrei dividevano l'universo in tre parti: 1?? sam??im (cielo) abitazione di Dio; 2?? ??rez (terra) abitazione dei viventi; 3?? sce??l dimora dei morti.

[77]

Al ritardo dello sviluppo delle mediche discipline vollero forse alludere i nostri Dottori quando appoggiandosi a testi biblici, dissero: che sino al patriarca Isacco nessun uomo si accorse di avvicinarsi alla morte per indebolimento delle sue forze naturali; che sino al patriarca Giacobbe nissun uomo si ammal?? prima di morire; e che sino al profeta Eliseo, nissun uomo guar?? di una malattia precedente a quella a cui dovette soccombere.

[78]

Un autore Egiziano (El-Makrisy traduz. de M. Etienne Quatrem??re) racconta i seguenti fatti: ??l'anno 791 e i seguenti, i vermi che attaccano le stoffe di lana si moltiplicarono d'una maniera prodigiosa a qualche distanza dal Cairo. Un uomo degno di fede mi assicur?? che quegli animali gli avevano r??se 1500 pezze di stoffa. Meravigliato di un fatto tanto straordinario, io presi, secondo la mia abitudine, tutte le precauzioni possibili per assicurarmi della verit??; e riconobbi coi miei proprii occhi che i danni causati da quei vermi non erano stati esagerati??.... ??Nell'anno 821 essi attaccarono i muri delle case e rosero talmente i travicelli che formavano i pavimenti, che essi rimasero assolutamente vuoti. I proprietarii si affrettarono a distruggere gli edifizii che i vermi avevano risparmiati per modo che quel quartiere fu quasi distrutto intieramente??.

Questi fatti ci spiegano le disposizioni date da Mos??, relativamente alla comparsa delle cos?? dette da lui piaghe di lebbra nei muri delle case.

[79]

G. Flavio crede che il nome di questo profeta fosse Iadon, ma probabilmente egli lo confonde con Ied?? o Iud?? menzionati nel secondo libro delle Cronache.

[80]

Il vocabolo nav?? in ebraico non corrisponde sempre all'idea che esprime la parola profeta (ossia colui che predice l'avvenire) con cui viene tradotto in italiano. Questo vocabolo deriva dalla radice niv che vale articolazione, parlare, pronunziare; motivo per cui il titolo di nav?? veniva applicato indifferentemente tanto ai profeti decisamente tali nello stretto senso della parola, ossia quegli uomini che per inspirazione divina preannunziavano il futuro, quanto ai poeti, agli oratori e ai pubblici parlatori. Dippi?? troviamo che questo epiteto viene dato indifferentemente tanto a quegli animi eletti per dottrina e per piet??, e che o inspirati direttamente da Dio, o da un ardente patriottismo non aspiravano che al bene della patria; quanto a quei tristi che adoperavano la loro facilit?? di eloquio e le loro doti intellettuali ad adulare i principi, e a corrompere sempre pi?? il popolo, trascinando e questi e quelli nell'idolatria e nella schifosa e ributtante immoralit?? che ne conseguiva.

Il profetismo, nel suo lato buono veniva ad essere una scuola di iniziati, di uomini virtuosi e santi per costumi e disinteresse; di patriotti intemerati ed ardenti, che spesso sotto la sorveglianza diretta di un profeta di grido venivano ammaestrati nella scienza religiosa, nella letteratura e nella eloquenza; onde col fascino della facilit?? di eloquio, colle doti della mente e pi?? cogli esempi di una vita virtuosa, s'incaricassero di fare trionfare in Israele la giustizia, la carit?? e l'amore. Per poco che si sia studiata la Bibbia non si possono ignorare il famoso apologo di Natan a Davide onde rimproverargli la morte di Uria; la predizione di morte fatta da Michea ad Acabbo in pena del vigliacco assassinio commesso con ipocrito zelo religioso sull'infelice Naboth; le apostrofi veementi di Elia allo stesso re e ad Ocozia quando gli rimprovera i suoi delitti e gli predice che, ??non scenderebbe pi?? dal letto in cui sali in principio del suo malore?? ecc. Questi esempi basteranno a convincerci che nessuna considerazione personale, nessun timore era accessibile al cuore adamantino di quegli uomini egregi, che accettavano il grave, uggioso e pericoloso compito di proclamare la verit??, di patrocinare la causa del debole, di difendere l'oppresso.

Parecchi commentatori fra i quali Ionathan Ben-Uzi??l, Rasc?? e Radak, si accordano nel ritenere che il profeta di cui si tratta nello storico episodio sopraddetto, e costantemente designato col nome di anavi azaken (il vecchio profeta), fosse un profeta falso malgrado la divina inspirazione ch'egli ebbe sedendo a mensa.

[81]

G. Flavio dice nelle sue antichit?? Giudaiche: Che avendo Adamo profetizzato che la terra sarebbe stata un giorno giudicata col fuoco o coll'acqua, i figli di Seth che avevano gi?? rinvenuto parecchie scienze, fra cui l'astrologia, alzarono due altissime colonne, una di mattoni e l'altra di pietra e scrissero in amendue le nozioni delle scienze imparate e le scoperte da essi fatte: coll'intendimento che, ove la colonna di mattoni fosse atterrata dalla forza delle pioggie, restasse sempre quella di pietra per indicare a qualche superstite i progressi fatti nelle industrie e nelle scienze.

[82]

Isaia ed Ezechiele parlando di navi fanno menzione di alberi, di vele, di gomene e di remi.

[83]

Siamo persuasi di fare cosa sommamente grata ai nostri lettori inserendo qui la bizzarra ??leggenda di Salomone?? che si rapporta a questo fatto. Crediamo che non sar?? difficile capirne l'allusione delli ??versi strani??:

Il sapientissimo re al quale era stato affidato il glorioso incarico di fabbricare la Casa Sacra, turbato dall'ordine divino che il Sacro tempio non fosse tocco da ferro, non sapeva trovare modo di compire la grande impresa. Come infrangere enormi massi di marmo e fare a pezzi durissimi legni senza aiuto di ferro?

Chiamati a s?? i suoi ministri ed esposta loro la cagione del suo turbamento, uno dei pi?? sapienti cos?? rispose: ??Gran re! L'ultimo giorno della creazione in sull'imbrunire il Creatore, diede la vita ad un vermicello chiamato shamir, il quale possiede la singolare virt?? di tagliare i marmi pi?? duri col solo suo tocco. Dove questo vermicello annidi non seppe mai mente umana??.

Ma il re sapientissimo, a cui era stata data piena signoria su tutti gli spiriti, chiam?? a s?? due scedim (spiriti, che avevano molta affinit?? cogli uomini, perch?? la credenza popolare riteneva che come questi si nutrissero, vestissero abiti e si propagassero ecc.) ed impose loro di indicargli il luogo ove il shamir si nascondeva. Questi tremanti dichiararono che quel segreto era solamente noto al loro re Asmedai. Interrogati ove quel principe avesse sua dimora risposero: Egli abita sulla vetta di un monte di qui assai lontano, e dentro al monte egli ha scavato una profonda pozza che ha riempito d'acqua, e che chiuse con un gran masso attaccato al terreno colle impronte del suo suggello, e ogni mattina prima di salire al cielo ed ogni sera nello scendervi, esamina attentamente i noti segni, beve e riposa. Salomone licenzi?? gli spiriti e chiam?? a s?? il suo prode capitano Benaj??; gli porse una catena con sopravi impresso il santo nome di Dio, e un gran numero di fiaschi di vino e lo incaric?? di condurgli Asmedai.

Benaj?? si avvi?? alla grande opera e dopo molti giorni di viaggio arriv?? al monte designato. Cominci?? collo scavare un largo fosso ove fece scorrere tutta l'acqua della pozza, e poscia ne scav?? un altro pi?? sopra e pel quale vers?? nella pozza tutto il suo vino. Nel cadere della notte Asmedai, sceso dal cielo, si avvicin?? alla pozza, ne esamin?? il suggello e lo trov?? intatto, sollev?? il masso e vi sprofond?? dentro. S'accorse del cambiamento e temendo di qualche insidia si propose di non bere, ma straziato da ardente sete tracann?? ingordamente una quantit?? di vino e venne colto da profondo sonno.

Benaj?? che stava alle vedette si slanci?? frettolosamente sul dormiente e gli gir?? intorno al collo la sacra catena. Asmedai si svegli?? e accortosi della catena che lo serrava si dibatt?? disperatamente e mand?? urli spaventevoli; ma poscia accorgendosi dell'inutilit?? d'ogni suo tentativo si acquet?? e segu?? Benaj??.

Giunti alla presenza di Salomone questi gli fece manifesto il suo desiderio ed Asmedai cos?? gli rispose: Il shamir fu confidato al re del mare; e questi l'ha confidato al gallo selvatico, e col pi?? terribile dei giuramenti l'ha stretto a conservarlo inviolato e sempre. E il gallo selvatico ha posto il suo nido in un alto monte nudo e deserto e mai se ne diparte che non porti seco il suo deposito.

Salomone chiam?? di nuovo il suo fedele Benaj?? e lo mand?? alla scoperta del gallo selvatico. Il prode guerriero s'avvi?? al disimpegno del suo incarico e dopo lungo cammino gli riesc?? di scoprire il nido del gallo selvatico. Attese che il gallo vi uscisse, chiuse il nido con una campana di vetro e poscia si nascose e aspett??.

Ritorn?? il gallo selvatico e corse al suo nido a portare l'imbeccata ai suoi pulcini; trov?? il vetro e vi si arrest?? sopra; gir?? intorno, sparnazz?? colle ali, spinse e picchi??, ma invano. I pulcini intanto chiamavano e piangevano. Finalmente ricorse al prezioso deposito per infrangere il vetro; trasse di sotto le ali il shamir e l'accost??.... Ma in quel punto Benaj?? usc?? dal suo nascondiglio e mand?? un grido terribile: il shamir cadde a terra, e Benaj?? ebbro di gioia lo raccolse avidamente e fugg??.

Il povero gallo selvatico, disperato del violato giuramento si diede la morte.

[84]

Salomone volendo rappresentare quel senso di disgusto e di ripugnanza che si prova nel vedere un oggetto prezioso e pregiato ornare una persona deforme, paragon?? una donna bella e gentile ma priva di senno, a un n??zem d'oro pendente dal naso di un maiale.

[85]

A quest'uomo che risuscit?? la legge quando stava per estinguersi, si attribuisce la fondazione della Chenesced Aghedol?? (la grande Accademia o Sinagoga), cio?? di una assemblea di Dottori della quale egli fu il primo Presidente e Simone il Giusto l'ultimo, i quali dovevano conservare e spiegare la legge e tramandarsi di uno in altro le tradizioni orali che la completavano. (Come diremo pi?? estesamente altrove, queste tradizioni e spiegazioni furono poi raccolte dal Rabbino Giuda sopranominato akadoss (il santo) nella Misn??, e dai due Dottori Rav?? e Rav-Ass?? nel Talmud o Ghemar??).

A lui si attribuisce l'invenzione dei punti vocali, degli accenti e della m??sora o critica filologica del testo biblico; a lui si attribuisce la compilazione delle orazioni quotidiane, e oltre al libro che porta il suo nome e che si crede scritto da lui, gli sono attribuiti anco i due libri de' Paralip??meni. Vuolsi pure che il libro di Malachia (l'ultimo dei profeti canonici) appartenga altres?? a lui, e che abbia occultato il suo vero nome sotto questo, che vale angelo o messo.

[86]

Natinei vale dati, votati, e probabilmente erano prigionieri di guerra che avevano adottato la religione di Mos??, e che secondo il libro d'Esdra furono consacrati da Davide e dai suoi Capitani al servizio dei leviti, ad imitazione di ci?? che fece Giosu?? dei Gabaoniti. Non crediamo fuori di luogo di raccontare questo brano di storia sulla conquista della Palestina, che servir?? pure a ristabilire un fatto, che a torto viene interpretato in modo sfavorevole al popolo nostro.

Finito il lutto per la morte di Mos??, il popolo ebreo mosse verso il Giordano, che, come dicemmo altrove, pass?? a piedi asciutti. Pervenuta la notizia di questo fatto, della presa di Gerico citt?? importantissima munita di alte mura e forti torri, della espugnazione di Ai alle orecchie dei Gabaoniti; questi nella speranza di stornare dal loro capo la sorte esiziale da cui erano minacciati ricorsero ad uno strattagemma. Scelti tra loro parecchi individui li ammaestrarono sul da farsi, li provvidero di indumenti vecchi e logori, di pane ammuffato, d'otri di vino secchi ?? screpolati dal tempo. Godesti uomini si portarono al campo degli Ebrei, si presentarono a Giosu?? e agli anziani, si finsero venuti da paesi lontanissimi inviati dai loro anziani e concittadini a domandare la loro alleanza e ad implorarne l'amicizia, in causa dell'onnipotenza dimostrata dal loro Dio coi grandi miracoli operati in loro favore in Egitto e nel deserto. A conferma delle loro asserzioni presentarono il pane muffato e che assicurarono essersi preso dietro appena tolto dal forno; mostrarono gli abiti indossati, a loro dire, nuovi e logoratisi pel lungo cammino. Giosu?? e i principi si lasciarono ingannare da tale racconto menzognero e senza consultare Iddio conchiusero seco loro l'invocata alleanza; ma dopo tre giorni si venne a conoscere la verit??. Il popolo alz?? gravi querimonie contro la precipitazione dei principi. Ma il fatto non potevasi oramai revocare, l'alleanza era stata giurata nel nome dell'Eterno e non si poteva violare; quindi Giosu?? volendo dare soddisfazione al popolo e nello stesso tempo mantenere la fede giurata, destin?? i cittadini di Gabaon ai grossi servizii del Tempio.

Oltre alle precise istruzioni date da Mos?? nel condurre l'assedio di citt?? lontane o non appartenenti alle nazioni votate a morte pei loro peccati; oltre alle storiche assicurazioni che constatano come Davide e Salomone abbiano vinti e resi tributarii parecchi popoli senza distruggerli; l'esistenza stessa dei Natinei ?? una prova convincente che Mos?? non aveva imposto agli Ebrei di sterminare senza piet?? tutti i popoli della Palestina, come erroneamente o maliziosamente pretesero parecchi scrittori. La totale distruzione era stata decretata solamente per sette popoli o trib?? le cui opere erano talmente nefande ??che la terra, dice Mos?? con una figura espressiva, stomacata e polluta li vomitava dal suo seno??. Anzi i nostri Dottori dicono che prima di accingersi alla conquista della Terra Santa, Giosu?? mand?? nella Palestina tre proclami cos?? concepiti: ??1?? Chi vuole sancire con noi un punto di pace sar?? accettato; 2?? Chi vuoi sottrarsi all'eccidio esca volontariamente dalla Palestina; 3?? Chi vuole guerra avr?? guerra??.

I Gabaoniti accettarono il primo; la popolazione Gersunita si uniform?? al secondo; 31 principi mossero guerra e soggiacquero.

[87]

L'epiteto fariseo pass?? quale sinonimo di falso religioso, di vilissimo ipocrita, quantunque tale designazione non sia sempre assolutamente esatta. Egli ?? per questo che noi crediamo bene di trascrivere le seguenti linee del celebre S. D. Luzzato, nelle quali ci viene spiegata l'origine del fariseismo e il significato di tale denominazione.

??A Esdra tenne dietro gran numero di soferim. Dei pi?? antichi non si conoscono i nomi, e questi innominati sono i veri fondatori del Rabbinismo, gli autori di tutte quelle instituzioni che diconsi divr?? soferim, o parole degli scribi (il nome sofer signific?? poscia anche maestro di scuola ed anche scrivano, copista). Col lasso del tempo vi furono dei falsi scribi, degli scribi ipocriti, come vi furono nel primo tempio i falsi sacerdoti o i falsi profeti. Questi falsi devoti furono detti per ischerno farisei, astinenti, austeri; e quando la tendenza liberale e grecizzante form?? un partito sotto il nome di Sadducei, l'epiteto di farisei fu da questi dato indistintamente a tutti i rigoristi, attaccati alle istituzioni degli antichi scribi, sia che fossero veramente ipocriti, sia che fossero uomini d'una sincera piet????.

[88]

A titolo di curiosit?? storica e per gli eccellenti ammaestramenti morali che racchiudono, non vogliamo privare i nostri lettori delle principali fra le dieci domande, che al dire dei nostri Dottori, Alessandro Magno indirizz?? ai sapienti d'Oriente e le risposte date dai medesimi: e di un apologo sui viaggi e sulla straordinaria avidit?? di conquista che teneva agitato lo spirito di quel monarca, e per la quale non si peritava a gettare intiere nazioni in braccio agli orrori di guerre funestissime.

Ecco le domande: ??Misura forse maggiore distanza l'Oriente dall'occidente o il cielo dalla terra??? I pareri furono discordi: chi opinava la distanza essere pari e chi la voleva maggiore dall'Oriente all'Occidente. ??Nella creazione del mondo quale delle due cose ebbe la precedenza tra il cielo e la terra???.?????Il cielo??.?????Fu creata prima la luce o l'oscurit?????. Questa interrogazione non ebbe una risposta sicura. Ma perch?? obiettarono altri sapienti non gli si rispose ??l'oscurit????, poich?? effettivamente risulta dal sacro libro che essa dominava l'abisso? A questa giusta osservazione venne risposto, che temendosi per parte di quel monarca altre interrogazioni insolubili sull'eternit?? di Dio e sulla fine del mondo, si prefer?? di interromperne il corso prendendo a pretesto l'insufficiente capacit?? di poter soddisfarne il desiderio??. Qual uomo, ridomand?? egli, puossi chiamare veramente sapiente??????Il preveggente?????Quale veramente forte??????Quello che sa vincere le proprie passioni?????Quale veramente ricco??????Quello che ?? contento del proprio stato??.

Alessandro seguendo la sua insaziabile bramosia di grandezze e di regni, manifest?? agli stessi sapienti il disegno di attraversare i monti delle tenebre, e chiese loro consiglio sui mezzi da impiegarsi per riuscirvi. Ottenutili e attraversati quegli orridi monti, giunse fino agli estremi confini dell'Asia, e si trov?? presso il paese delle Amazzoni, ove le donne erano preposte al Governo, compievano gli uffizi guerreschi e combattevano invece degli uomini. Queste gli mandarono un'ambasciata di parecchie loro compagne, che gli tennero il seguente libero discorso: ??Sire! Se mediti di moverci guerra, tu tenti una folle impresa. Se vinci, quale gloria d'avere vinto delle donne? Se sei vinto, quale disonore d'essere vinto da donne???

Alessandro persuaso da tale giudizioso discorso abbandon?? l'impresa, e dopo d'avere fatto incidere sovra un sasso queste parole: ??Io Alessandro, fin qui stolto e vano, appresi senno dalle donne??; volse la sua marcia verso un paese dell'Africa. Il re di quello stato conscio della propria debolezza e della potenza di Alessandro, gli aperse la citt?? e la reggia e lo invit?? a pranzo. Tutto nella mensa era oro: pane, pietanze, frutti tutto era d'oro. Alessandro altamente stupito rivolgendosi al suo ospite gli chiese: ??Che mangiate oro nel vostro paese????????Posso io credere, rispose esso, che tu mova cos?? lontano per nutrirti, come gli altri uomini, dei prodotti del campo? Forsech?? fanno essi difetto nel tuo paese? Io m'immaginai che tu volessi oro, e ti presentai dell'oro??.

Ritornato in Asia, Alessandro camminava un giorno per lo mezzo di sterili deserti e d'inculti terreni, e capit?? alfine presso un ruscelletto le cui acque scorrevano con un mormorio cos?? dolce e tranquillo, che parevano invitare il passeggiero a sedersi sulle rive onde godervi riposo e pace. Alessandro ader?? a questo tacito invito, si sedette, bevve di quell'acqua che trov?? di un sapore delizioso, fece tuffare in essa alcuni pesci salati di cui era provvisto, e sent?? che mandavano una fragranza soave. Fortemente maravigliato, gli balen?? in mente il desiderio di cercare il paese fortunato da cui quel ruscello traeva la sorgente. A quell'uomo singolare bastava gli si suscitasse un desiderio nell'animo, per volerlo immediatamente compiuto.

Risalendo a ritroso dell'acqua giunse alla porta del Paradiso. Picchi??, ma gli venne negato l'accesso. Alessandro ripigli?? colla sovrana alterigia del suo focoso carattere: ??Apritemi, ch'io sono Alessandro il Grande conquistatore dell'Asia???????No, gli fu risposto, questa ?? la porta del Signore; e qui non possono entrare che i soli giusti che seppero dominare le loro proprie passioni??. Alessandro impieg?? preghiere e minacce per esservi ammesso; ma accorgendosi che tutto era invano, cos?? parl?? al guardiano del Paradiso: ??Dammi alcuna cosa che mostri al mondo com'io son venuto col??, ove nessun mortale giunse prima di me??.

Una mano invisibile gett?? allora disopra l'alta muraglia un piccolo involto, che venne a cadere ai piedi di Alessandro. Questi lo raccolse con avidit??, e torn?? frettolosamente alla sua tenda. Ma quale non fu il suo stupore, allorch?? aperto l'involto, vi trov?? racchiuso un occhio di morto. Furibondo lo gett?? a terra. Ma un suo savio consigliere cos?? gli favell??: ??Gran re! Non disprezzare questo dono, perch?? se tu lo libri coll'oro e coll'argento vi troverai in esso qualit?? straordinarie??. Alessandro ordin?? di provare immantinenti. Si rec?? una bilancia; la reliquia fu posta in un guscio, l'oro nell'altro; e con grande meraviglia di tutti per quanto oro vi si mettesse, l'occhio traboccava sempre. ??Non v'?? dunque contrappeso che valga a rimettere l'equilibrio, esclam?? Alessandro??? Altro che! rispose il savio, voi vedrete che basta assai poca cosa??: e raccolto un tantino di terra ne coperse l'occhio, che subito si sollev?? nel suo bacino. ??Se il puoi, spiegami immantinenti questo fenomeno, grid?? Alessandro???????Eccomi a soddisfarti, rispose il savio vecchio. Quest'occhio rappresenta la cupidigia insaziabile del cuore umano. Finch?? quell'occhio sta aperto non v'?? n?? oro, n?? argento, n?? ricchezza che basti a soddisfarlo. Ma chiuso e coperto di terra, allora si fa palese la vanit?? dei suoi ambiziosi progetti e dei suoi sconfinati desiderii; e dei grandi della terra non avanza che la memoria del bene o del male che fecero ai popoli confidati al loro governo.

[89]

Fu pure nel corso della persecuzione di questo tiranno, tanto tristo quanto dissennato, che successe quel pietosissimo caso di sette fratelli che subirono il martirio, piuttosto che cedere alla intimazione di cibarsi di carne porcina o di fare atto di ossequio alle divinit?? greche. Ecco come viene esposto nel Talmud questo fatto, che per una strana confusione di data, venne registrato tra i luttuosi avvenimenti successi all'epoca della distruzione del secondo Tempio.

Condotti questi sette fratelli al cospetto dell'Imperatore questi invit?? il primo a fare atto di adorazione al simulacro del suo idolo. Il fanciullo rispose: Signore! Mi ?? impossibile ubbidirti, inquantoch?? sta scritto nel sacro libro della nostra religione: ??lo sono l'Eterno Iddio tuo??. Fu consegnato al carnefice e mor?? fra i tormenti. Venne introdotto il secondo e all'identico invito fatto al primo rispose: Sta scritto nella legge, ??non sar?? a te altro Dio al mio cospetto?? e anche questo incontr?? la sorte del fratello. Il terzo rifiut?? di obbedire appoggiandosi al divino comando di ??non inchinarsi a Dio straniero??; il quarto riferendosi alla minaccia ??di scomunica?? comminata ??a colui che sacrifica a D??i stranieri??; il quinto col proclamare l'unit?? di Dio espressa nel primo versetto del Schemah; il sesto col ripetere un versetto del Pentateuco concepito in questi termini: ??E conoscerai oggi e serberai in cuore che l'Eterno ?? (l'unico) Iddio nel cielo disopra e nella terra dissotto e non ve n'ha altri?? e come i due primi anche questi spirarono fra atroci tormenti. Venne la volta del settimo, la cui giovent?? e bellezza disponendo in suo favore lo stesso tiranno, questi gli propose di gettare in terra il proprio anello ch'egli dovrebbe inchinarsi a raccogliere, lasciando supporre agli astanti un attestato di omaggio verso l'idolo la cui immagine stava scolpita sull'anello. Ma l'eroico fanciullo rifiut?? con disdegno, e dichiar?? attenersi strettamente vincolato dal patto conchiuso tra Israele e Dio e pel quale il primo prometteva di mantenersi fedele alla legge ricevuta, e il secondo di considerare perpetuamente Israele per suo popolo peculiare. Intanto che anch'esso era condotto a morte cos?? preg?? la povera madre; ??Lasciate ch'io abbracci ancora una volta il mio povero figliuolo??. Il figliuolo le si getta nelle braccia, e questa lo stringe teneramente al seno e lo bacia, e gli dice: ??figliuoli miei! andate in pace, e dite al Signore che il patriarca Abramo erasi disposto a sacrificargli un solo figlio, ed io ne sacrificai sette per la gloria del suo nome??. E in cos?? dire scoppiandolesi il cuore per la insopportabile ambascia esal?? l'eroica e desolata sua anima.

[90]

Sono moltissimi i passi biblici che ci autorizzano a questa opinione: ne rapporteremo alcuni. Abramo essendosi rifiutato di accettare la cortese offerta fattagli da Ebron l'Iteo di concedergli gratuitamente la grotta di Macpel?? per seppellire la propria moglie, glie ne pes?? il prezzo convenuto in quattrocento sicli d'argento correnti a mercanti. I fratelli di Giuseppe riportando in Egitto il danaro ritrovato nell'imboccatura dei loro sacchi, dichiararono al maestro di casa di averlo riportato dello stesso peso di quello sborsato prima. Geremia comprando un campo da Hhanam??l suo zio gliene sbors?? il prezzo di sette sicli e dieci monete d'argento in peso, e finalmente troviamo nel profeta Amos che volendo far palese la malafede di disonesti mercanti mette in loro bocca le seguenti parole: ??Vendiamo con false misure, e pesiamo con false bilancie l'argento che ci viene dato??.

Per l'esattezza storica non possiamo per?? esimerci dal fare riflettere che nella Bibbia troviamo altres?? la parola pesare adoperata all'epoca dei Persiani, epoca in cui senza dubbio tale parola doveva avere il senso di pagare poich?? si aveva sicuramente l'argento coniato. B??kh nelle sue ricerche metrologiche d?? per istorico ci?? che racconta Erodoto VI, 127, che cio?? Fidone tiranno d'Argo abbia pel primo fatto battere moneta in Grecia l'anno 750, avanti l'??ra volgare, dietro un sistema di pesi e di misure imparato dai Fenicii, ai quali parecchi autori Greci fanno risalire l'invenzione delle monete, quantunque lo stesso Erodoto ne attribuisca il merito ai Lidii. Ora gli Ebrei che avevano cos?? frequenti relazioni coi Fenicii non avranno forse creduto ancor pi?? che utile, indispensabile l'avere anch'essi moneta coniata?

Questa opinione ?? sostenuta da Bertheau nella 3?? edizione della sua Archeologia d'accordo con parecchi altri autori.

[91]

Nella Biblioteca reale di Parigi si trovano 6 specie di tali monete, tre d'argento e tre di rame. Le prime tre d'argento sono le seguenti: 1?? Un siclo che porta impresso un vaso con sopra un'Alef (prima lettera dell'alfabeto) adoperata certo come cifra significante 1?? anno della liberazione???2?? Un mezzo siclo che porta un vaso eguale a quello del siclo con sopra le iniziali Anno 2?????3?? Una medaglia colla leggenda ??lehherud ierusal??im?? (per la libert?? di Gerusalemme) dall'uno lato, e dall'altro lato la parola ??Simeone?????4?? Una moneta di rame colla iscrizione: ??Simeone principe di Israele?? e intorno ad un gambo di balsamo che sta in una delle sue faccio la leggenda: ??Anno primo della liberazione d'Israele?????5?? Altra moneta di rame colle stesse iscrizioni.???6?? Finalmente una terza moneta di rame colla leggenda: ??Anno quarto... met?????????della liberazione di Sionne??.

[92]

Poich?? ci si presenta l'opportunit?? rapportiamo la ??teoria del digiuno?? data dai nostri Dottori.

??Un Dottore dice: chi fa digiuno volontario ?? un peccatore. La sacra legge impone un'espiazione al Nazareno perch?? ha mancato contro s?? stesso, giurando di astenersi dal vino. Se ?? peccatore chi tribola s?? stesso con questa sola astinenza, ?? doppiamente peccatore chi si astiene dai doni celesti??.

Un altro Dottore dice: ??non ?? peccatore, anzi ?? un uomo pio??.

??Il sapiente non deve fare digiuni volontarii, perch?? toglie a s?? la forza di lavorare per la gloria del nome divino??.

??Lo studioso che fa digiuno, possa il cane portargli via il suo pasto??.

??Nei pubblici digiuni, il pi?? venerabile della comunit?? s'alza e dice: ??Fratelli miei! non il digiunare, non il coprirsi di cilicio, valgono ad impetrare la grazia divina, ma la penitenza, ma le opere buone. Nel perdono concesso ai Niniviti, dice il profeta, Dio non fece caso dei loro digiuni e dei loro cilici, ma del loro pentimento??.

[93]

Il vocabolo soter deriva da una radice araba che indica tracciare, scrivere e Michaelis presume che i soterim fossero incaricati di tenere le tavole genealogiche e i registri degli officii e dei tributi a cui era chiamata a concorrere ciascuna famiglia.

[94]

Non abbiamo dati sicuri per indicare l'et?? voluta per costituire l'Anziano. Abbiamo per?? un fatto da cui possiamo argomentarla. Roboamo figlio e successore del re sapientissimo, aveva circa quaranta anni allorch?? per rispondere alla domanda del popolo di voler diminuite le esorbitanti imposizioni che doveva sopportare, si consigli?? coi suoi coetanei, che la storia appella giovani, dando poi il titolo di anziani, ai consiglieri del defunto suo genitore.

[95]

La sollevazione contro Mos?? a cui si vuole alludere ?? quella di Cora gi?? da noi accennata. La disfatta subita da Giosu?? sotto le mura della piccola citt?? di Ai, fu causata dal peccato di certo Ahh??n, il quale violando il giuramento fatto da Giosu?? in nome del popolo, di considerare quale scomunica (hherem) la citt?? di Gerico e tutto quanto vi si conteneva in essa, epperci?? di sola spettanza dei sacerdoti; avido e stolto si appropri?? alcuni oggetti di valore. Merita pure di essere ricordata la proibizione fatta da Giosu?? di rifabbricare la citt?? medesima, sotto pena di vedersi morire dal contravventore il figlio maggiore alla sua fondazione, e il figlio minore all'istante che la si munisse delle porte. Per tale motivo Gerico rimase rovinata sino ai tempi del re Acabbo, in cui per l'affievolimento del sentimento religioso prodotto dall'idolatria, venne in animo a certo Hhi??l di rifabbricarla tenendo in non cale la minaccia di Giosu??. Ma male gliene incolse, perch?? la minaccia ebbe il suo compimento: i due suoi figli, il primogenito Abiram e l'ultimogenito Segov vi perdettero miseramente la vita.

[96]

La legge esentava dal servizio militare:

1.?? I fidanzati e i coniugi di un anno di matrimonio non ancora compiuto.

2.?? Coloro che avevano fabbricato una casa nuova e non ancora abitata.

3.?? Quelli che avevano piantato una vigna od un campo d'olivi e non per anco raccoltine i frutti.

4.?? I timidi ed i trepidanti all'appressarsi della pugna.

[97]

In parecchi luoghi Mos?? parl?? di questa specie di Oracolo. La prima volta quando ordin?? la confezione dei diversi indumenti sacerdotali colle seguenti parole: ??E porrai dentro al pettorale della decisione gli Orim e i Tumim, e staranno sul petto di Aronne quando entrer?? innanzi al Signore, ed Aronne porter?? sul petto sempre, presentandosi innanzi al Signore, la decisione (l'Oracolo) dei figli d'Israele??; la seconda volta quando pass?? in rassegna i lavori ordinati; la terza volta quando Iddio incaricando lo stesso Legislatore di imporre le sue mani nella testa di Giosu?? per costituirlo suo successore cos?? si espresse: ??Egli (Giosu?? e il Capo futuro) poi star?? davanti di Eleazaro il sacerdote, il quale consulter?? per lui la decisione degli Orim, davanti al Signore e secondo al suo detto (responso) uscir?? ecc.??; la 4?? volta allorquando benedicendo la trib?? di Levi la proclam?? meritevole di portare gli Orim e Tumim divini.

Che cosa erano dunque questi Orim e Tumim? Mos?? non ci d?? sopra verun altro schiarimento epperci?? sono assai disparate le opinioni dei diversi commentatori. Nella nostra impossibilit?? di farne oggetto di discussione conchiuderemo col celebre Reggio il quale amplificando l'opinione emessa dai nostri dottori dice: ??che gli Orim e Tumim erano una scrittura santa il cui secreto stava unicamente tra Dio e Mos??, e che venivano appellati Orim dalla radice Or (luce) perch?? illuminavano di una luce divina il Sacerdote che li indossava, e Tumim la cui radice vale perfezione perch?? davano un responso perfetto e sicuro??.

La storia ci apprende come si sia ricorso a quest'oracolo in parecchi casi straordinarii, e com'esso abbia sempre dato il relativo responso tranne a Saulle dopoch?? ei venne riprovato da Dio.

[98]

L'assioma citato nella Misn?? ??il re non giudica n?? viene giudicato?? si rapporta a una decisione presa negli ultimi tempi del secondo Tempio, in seguito ad una contestazione nata tra il Presidente di un tribunale che voleva mantenute inviolate le prerogative che la legge sanciva a riguardo dei giudici, ed un re (citato a testimonio) che abusando della sua alta posizione, si credette in diritto di manometterle a suo vantaggio.

[99]

??Una delle maggiori meraviglie a chi legge la Genesi, dice C. Cant??, ?? la sua concordanza coi pi?? recenti acquisti della scienza??.

??Tutte le scoperte umane, disse Herschel, paiono fatte solo allo scopo di meglio confermare le verit?? chiuse nei libri di Mos????.

Il sommo Gioberti nella sua Teorica del sovranaturale cos?? ragiona delle tre classi in cui distingue i geologi odierni: ??Gli uni si studiano di conciliare la scienza della terra colle tradizioni mosaiche, mediante una vasta e profonda cognizione dell'una e delle altre; e questi sono degni di grandissima lode. Gli altri si restringono fra i soli termini della geologia ecc. Ma vi sono alcuni terzi (pochi per buona ventura), che senza forse sapere di geologia pi?? che tanto, spacciano Mos?? per un favolatore solenne, e un parabolano; dei quali non si pu?? dir altro, se non che scambiano il millesimo corrente col passato, quando essi intendano di far ridere alle spese della religione ecc.??.

??Nella Genesi Mos?? ?? lo storico della creazione, il sopranaturale rivelatore di tutte le origini. La creazione della luce, la formazione del mattino, della sera, della notte, l'ampiezza delle acque incarcerate in profondi abissi, la terra che vestesi d'erbe e di piante, il sole posto nel centro dell'azzurro firmamento, la luna e le stelle obbedienti alla voce che segna loro il cammino attraverso lo spazio; gli animali che in loro infinita variet??, piglian possesso dei mari, dei monti e delle pianure; infine l'uomo, l'ultima e pi?? bella opera di Dio, il quale nel: bel mezzo del giovine universo, ne vien per cos?? dire fatto Sovrano... Mos?? ci spiega in tre pagine l'universo e l'uomo. Sulle grandi cose da Mos?? dette in tre pagine vi furono migliaia e migliaia di libri in ogni secolo e presso tutte le nazioni antiche e moderne; ma non fu vero se non ci?? che trovossi conforme alla testimonianza di Mos??. Gli sforzi del genio in quaranta secoli, le profonde investigazioni nelle viscere della terra, nelle pi?? disparate regioni, e le indagini fatte nelle pi?? tenebrose memorie del genere umano, non fecero che dare solenne ragione alla mosaica cosmogonia....??.

??Se nella Genesi non vi fosse il soffio di Dio, se non la fosse che pura opera umana, non vi sarebbero lingue bastevolmente eloquenti ad ammirare l'Ebreo legislatore. Il Decalogo in paragone del quale le antiche leggi di Persia, d'India, d'Egitto, di Grecia e di Roma non sono che immagini grossolane e rozze invenzioni, e che divenuto suprema guida del genere umano; la morale politica e religiosa organizzazione di una nuova nazione che tutto abbraccia a forza di profonda saviezza, giustizia e provvidenza; quelle regole, quelle prescrizioni, quelle massime espresse con mirabile semplicit??, hanno per noi l'aspetto della verit?? che discende dal cielo in terra a visitare l'uomo??.

Poujoulat???Histoire de Jerusalem.

[100]

I Karaiti, setta ebraica naturalmente posteriore alla pubblicazione della Misn??, e ridotta ora a pochi gregarii sparsi nella Russia, che respinsero appunto ogni rabbinico insegnamento per mantenere alla lettera tutti i riti mosaici; ci sono testimoni viventi della stranezza di certi usi.

Cos?? a cagione d'esempio essi usano, di non sortire affatto di casa al sabbato e di non farvi accendere fuoco nelle loro abitazioni; di portare il zizid nell'abito; di legare i Tefilim sulla mano; di non praticare la visita nei visceri degli animali, n?? ucciderli col nostro sistema ecc.

[101]

I sacrifizii di cui le vittime non potevano essere scelte che nelle seguenti specie di animali domestici, vale a dire: buoi, montoni, agnelli, colombe e tortore, erano di diversa specie: 1?? La Ol?? (olocausto) parola derivante dal Greco olos (tutto) e kaio (bruccio) che veniva offerta quale sacrifizio quotidiano del mattino e della sera, quale sacrifizio addizionale della festa, e talvolta anche quale sacrifizio di privato. La vittima si abbruciava totalmente tranne la pelle che apparteneva ai sacerdoti.

2?? Il Hhatath (sacrifizio per lo peccato), e l'Assam (sacrifizio per la colpa) che si portavano per diversi peccati volontarii od involontarii specificati dalla legge, nei quali potevano incorrere tutti i fedeli, compresi il Principe e il Pontefice.???L'infallibilit?? non ?? dote dell'uomo. Tutti possono errare perch?? tutti sottoposti alle stesse passioni e agitati da consimili desiderii. Dio solo ?? perfetto, epperci?? lui solo infallibile.???Di questa specie di sacrifizii si abbruciavano le sole parti grasse destinate all'altare, e il resto apparteneva esclusivamente ai sacerdoti.

3?? Il Z??bahh asselam??m (sacrifizio pacifico o di riconoscenza). Il titolo stesso ne indica lo scopo. Erano sacrifizii che si portavano per ricorrenze festive e in rendimento di grazie al Signore per benefizii da lui ricevuti. Abbruciate le parti grasse in onore di Dio, il resto veniva diviso tra i sacerdoti e gli offerenti. I poveri e i forestieri erano quasi sempre invitati a parteciparne.

Oltre a tali sacrifizii ve n'erano alcuni altri che chiameremo circostanziali, quali sarebbero quelli pei peccati d'ignoranza del popolo nelle varie feste dell'anno; quelli dei Nazireni inavvertitamente resi impuri; quelli che portavano le persone guarite dalla lebbra, ecc. Di questa specie di sacrifizii i due seguenti meritano particolare menzione. Il primo ?? quello che veniva immolato nel caso in cui si trovasse una persona assassinata in mezzo ai campi senza che si fosse potuto scoprirne l'uccisore.

La legge ordinava che dato questo caso gli anziani e i giudici sedenti in Gerusalemme, si portassero nel luogo ove era stato consumato il reato e misurassero quale citt?? fra quelle che circondavano il cadavere, ne fosse la pi?? vicina. Gli anziani della citt?? indicata, dovevano prendere una giovenca che non fosse stata adoperata al lavoro, e che non avesse mai tirato al giogo. Dovevano quindi condurla in una valle sassosa, non coltivata, n?? seminata, ed ivi ucciderla. Ci?? fatto tutti gli anziani di quella citt?? dovevano lavarsi le mani nel sangue di quella giovenca e dire: ??Le mani nostre non versarono questo sangue e gli occhi nostri non videro (chi lo vers??)??. E i sacerdoti e i leviti dicevano: ??Deh o Signore! perdona al popolo tuo Israele che liberasti (dalla schiavit?? egizia) e non porre in mezzo al tuo popolo Israele (la colpa, la responsabilit?? del versato) sangue innocente??.

Questa prescrizione fu probabilmente inspirata da due motivi: Il primo valeva a raffermare la pena di morte di cui si era reso meritevole l'assassino, il secondo serviva a mantenere negli animi il dovuto orrore pel sangue versalo.

Il 2?? era quello della cos?? detta vacca rossa, perch?? la scelta della vacca la cui cenere doveva servire per la purificazione di certe impurit??, come quella di aver toccato un cadavere ecc. doveva cadere su d'una che fosse totalmente rossa, senza difetti e che non avesse mai portato giogo. Vogliono i commentatori che questa disposizione, di cui non ci si d?? il pi?? piccolo schiarimento, fosse consigliata a Mos?? dal pensiero di espellere onninamente dal cuore del popolo la tendenza all'adorazione della vacca, che come si sa, era il principale oggetto del Culto degli Egiziani.

V'era pure la minhh?? (offerta) che per lo pi?? si componeva di fior di farina di frumento e d'olio d'oliva. Tale offerta era per lo pi?? accessoria delle vittime dei sacrifizii, ma pel povero sostituiva le vittime stesse. Talvolta si offriva la farina pura, versandovi entro dell'olio e mettendovi incenso, e talvolta se ne facevano schiacciate azzime unte d'olio e cotte al forno o in su una tegghia. Era obbligatorio mettervi sale quale segno di un'alleanza durevole con Dio, detta berith m??lahh, e proibito di mescolarvi lievito o miele.

[102]

I nostri Dottori, che nei loro studi sulla Bibbia non si lasciarono sfuggire nessun precetto e nessun avvenimento senza farne risaltare il concetto morale che ne poteva provenire, si fermarono appunto su questo fatto; e constatarono come la legge divina abbia principio da un'opera di misericordia, praticata da Dio stesso verso Adamo ed Eva col coprirne la nudit?? con tuniche di pelle allorch?? li scacci?? dal Paradiso terrestre; e termini con un'altra opera di misericordia compiuta parimenti da Dio verso Mos?? col seppellirne il cadavere.

[103]

Fedeli al compito che ci siamo prefissi, di dare cio?? quelle maggiori nozioni storiche che hanno una qualche relazione coi diversi argomenti che andiamo trattando, e tanto maggiormente poi quando tali fatti abbisognano di essere dilucidati; crediamo utile raccontare brevemente questo avvenimento, facendolo seguire dagli opportuni schiarimenti che ci vengono somministrati da commentatori tanto ortodossi quanto eruditi. Ecco il fatto. Dopoch?? Mos?? ebbe vinto Sihhon re dell'Emoreo, e Og re del Bassan, il campo degli ebrei venne trasportato nelle pianure di Moab. Non era affatto nella intenzione di Mos?? di aggredire Moab sia perch?? gli era stato ci?? espressamente proibito da Dio per la parentela del loro patriarca Loth con Abramo, e sia perch?? il suo territorio non s'estendeva in tale direzione da impedirgli la sua marcia verso il Giordano. Ma per un sentimento d'invidia e di odio tanto pi?? biasimevole perch?? niun motivo serviva a giustificarlo, Moab desiderava l'eccidio del popolo ebreo. A questo intento e d'accordo colla trib?? Madianita sped?? un'ambasceria a Balaamo, ritenendo di una sicura validit?? tanto le sue maledizioni quanto le sue benedizioni, affine ch'egli si portasse presso di lui a maledire quel popolo numeroso e potente, onde poscia potesse combatterlo e vincere. Balaamo esultante in cuor suo per l'insigne onoranza che gli veniva impartita da un potente monarca, e perch?? codesto invito gli porgeva la desiderata occasione di cooperare alla distruzione del popolo ebreo che egli odiava quanto altri mai, rispose agli ambasciatori: ??che attendessero il mattino onde interrogare Dio nella notte sulla decisione da prendersi??. Effettivamente Dio essendoglisi rivelato gli ingiunse di non andarvi. Al mattino gli ambasciatori vennero congedati, ma in modo da lasciare loro indovinare che il rifiuto era dato suo malgrado, e che forse vi avrebbe aderito sotto altre condizioni. Questo fu il motivo per cui gli venne spedita una seconda ambasceria composta di un maggior numero di individui, rivestiti delle pi?? alte dignit?? e promettitori di ricompense ben pi?? laute. Come la prima, anche questa ambasciata fu invitata da Balaamo a pernottare in casa sua in attesa del permesso divino. Nella notte Dio appar?? di nuovo a Balaamo e gli permise di portarsi da Balak colla condizione di poi dire soltanto ci?? che Egli, Dio, gli avrebbe imposto. Appena spuntata l'alba, Balaamo lietissimo monta sulla sua asina e in compagnia degli ambasciatori si dirige verso il paese di Moab. Un angelo inviato da Dio con una spada sfoderata in mano si presenta all'asina: la spaventa, e per tre volte la fa deviare dal retto sentiero. Balaamo sommamente indispettito batte tutte e tre le volte la sua montura, ma alla terza volta l'asina apre la bocca, e con parole esprime al suo cavalcatore le proprie lagnanze per le immeritate battiture che le vennero date, e lo interpella se mai fu abituata a comportarsi come in quel giorno.

Nel frattempo Dio permette che Balaamo vegga l'angelo, e riconoscendo il suo torto, e come sarebbe stato condotto a benedire Israele suo malgrado, propone di ritornarsene addietro. L'angelo vi si oppone e Balaamo giunto presso Balak, invece di maledire benedisse per tre volte Israele, motivo per cui fu costretto di ritornarsene frettolosamente al suo paese.

Due riflessioni si presentano spontanee alla nostra meditazione in questo fatto. Perch?? Dio si rivel?? ad un idolatra nemico del suo popolo????Balaamo non era che un sedicente profeta, un mago (kossem) pieno di vanagloria e di petulanza. Dio gli apparve in sogno, coll'ultimo grado della profezia e in quella sola occasione, per l'onore d'Israele e per umiliarlo agli occhi dei suoi stessi ammiratori: obbligandolo a proclamare eletto e protetto da Dio quel popolo che per odio e per interesse avrebbe volentieri annientato. S'egli fosse stato profeta, anzi se la sua indole orgogliosa e malvagia non l'avesse acciecato, egli avrebbe dovuto sapere che ??Dio non ?? uomo da mentire, n?? mortale suscettibile di pentimento??; e che avendo stretto un patto d'alleanza con Israele non l'avrebbe rotto giammai. N?? basta; che pel suo ardente desiderio di onori e di averi e per odio verso Israele, egli profan?? Dio pubblicamente facendosi credere talmente nelle sue grazie da fargli cangiare di proposito, avendo taciuto la condizione sotto cui eragli stato concesso lo andarvi, poich?? ove l'avesse manifestata non gli sarebbe sicuramente stata inviata la seconda ambasceria.

La seconda riflessione ?? la doppia concessione fatta all'asina, cio?? la vista dell'angelo e la parola. Premettendo che Dio non dot?? l'asina neanche momentaneamente della ragione, ma le permise di esprimere soltanto le fisiche dolorose sensazioni provate per le sofferte percosse, diremo che anche ci?? avvenne appunto per castigare l'orgoglioso mago. Quale umiliazione maggiore per un uomo che osa qualificarsi ??profeta ascoltante le parole di Dio, intendente la scienza dell'Altissimo, e veggente la visione dell'onnipotente?? nel sentirsi rimproverare dalla sua stessa montura di ignorare che in quel momento succedeva qualcosa di straordinario che la faceva agire in modo cotanto per lei inusitato? Quale maggiore umiliazione di quella di sentire un'asinella a rimproverarlo della sua ingiustizia verso di lei, nel medesimo istante in cui egli si disponeva contro la volont?? divina, a lanciare la maledizione sopra un popolo ??santo regno di sacerdoti?? di nulla colpevole verso di lui? Quale umiliazione maggiore di quella di sentire una sozza asinella, priva per natura del dono della parola, esporre giusti lagni al profeta che va a prostituire la parola, quel dono concesso da Dio all'uomo per istrumento di perfezione? Da quanto viene esposto in Giosu?? risulta che codesto tristo mago fu poi ucciso dagli ebrei colla spada.

[104]

Forse potr?? parere strano a qualche nostro lettore che noi stimiamo umana questa misura, ma trasportandoci col pensiero ai tempi di cui noi stiamo parlando, dovremo ammettere indubbiamente che in paragone delle barbarie che si usavano allora coi miseri vinti, tali prescrizioni segnavano gi?? un immenso progresso. Si rammenti poi che in tempi assai posteriori a quelli, i Romani usavano ancora di massacrare freddamente uomini, donne e fanciulli e stimandosi tuttavia umani si lagnavano degli strazii che i Cartaginesi facevano soffrire ai loro prigionieri.

INDICE


Propriet?? Letteraria

DELLO STESSO

??
Nozioni primordiali di Grammatica Ebraica L. 0,40
Libro di Morale pratica ?? 1,20

??
Vendibili presso l'Autore
Via Carlo Alberto, Num. 22.

Nota di trascrizione

La traslitterazione delle parole ebraiche adottata nel testo originale non ?? standard, e non sempre coerente; segue la pronuncia ebraica italiana, specialmente quella piemontese: per esempio ?? senza daghesh = th, ma anche t, in fine di parola d (p.es. a p.195 Thor??, Berescid); la ?? ?? stata perlopi?? trascritta n (regan, ssavuan) o nh, oppure omessa (arav??, sa??) o trascritta con h (Schemah); addirittura a p.10, sestultima riga del testo, la lettera ?? ?? resa in ssiv??h??, unica volta nel libro, con una n barrata, qui trascritta con ??, seguita da una h. ???? = sc (scum) o sci (sciuscian) ma anche sch (schalom) o ss (p.es. a p.118 ross'assan??, sciofar); ?? = s, ss tanto quanto z (p.es. a p.156: hhazozer??, silsel??); ?? = hh, salvo le poche volte in cui ?? omessa come in Oreb; la ??, muta per gli italiani, ?? di regola omessa; muta per muta, la ?? raramente ?? resa con h (Hisc, Hisc??). Le consonanti sono raddoppiate quando la pronuncia ebraica italiana le rinforza. Tutto questo lo si ?? riprodotto fedelmente. Sembra inoltre che l'autore abbia fatto una certa attenzione all'uso di accenti gravi, acuti, circonflessi come di dieresi sulle parole traslitterate, sia nel loro mezzo che sulla sillaba finale; tuttavia, il sistema usato sembra molto incostante (per esempio a p.226 si trova tanto Israel che Isra??l; e altres?? adonai, adona?? e adona??). Tutti questi accenti sono stati mantenuti nella presente trascrizione.

Le note a pi?? pagina, numerate per pagina nell'originale, sono state rinumerate con numerazione progressiva globale.

Sono stati corretti i seguenti refusi:

Punteggiatura corretta:

Lezioni dubbie lasciate tali (tra parentesi quadre la probabile lezione corretta):

*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I MESI DELL'ANNO EBRAICO CON BREVI NOZIONI DI ARCHEOLOGIA BIBLICA ***

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