Ebooks, Audobooks and Classical Music from Liber Liber
a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z




Amazon - Website


Audiobooks by Valerio Di Stefano: Single Download - Complete Download [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Alphabetical Download  [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Download Instructions

Audiobooks by Valerio Di Stefano: Single Download - Complete Download [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Alphabetical Download  [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Download Instructions

CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
SITEMAP
Make a donation: IBAN: IT36M0708677020000000008016 - BIC/SWIFT:  ICRAITRRU60 - VALERIO DI STEFANO or
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions

Web Analytics Made Easy - Statcounter

Il Libro di Sidrach /head>

Questo sito usa dei cookie per migliorare la vostra esperienza di navigazione. Continuando la navigazione accettate l'uso dei cookie (Altre informazioni)

Donazioni

Home Page  - Autori - Audioletture a cura di Valerio Di Stefano - Concordanze - DVD-ROM
 Aree linguistiche: Italiano - English - French - Deutsch - Spanish - Portuguese
 Miscellanea: Appunti di informatica libera - Punch, or the London Charivari - Holy Bible
Linux Guides - GNUtemberg  - Liber Liber - Wikipedia for Schools - Biblioth??que Lisieux - OldSoftware

 










The Project Gutenberg EBook of Il libro di Sidrach: testo inedito del




secolo XIV, by Anonymous









This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with




almost no restrictions whatsoever.  You may copy it, give it away or




re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included




with this eBook or online at www.gutenberg.org














Title: Il libro di Sidrach: testo inedito del secolo XIV




       pubblicato da Adolfo Bartoli









Author: Anonymous









Commentator: Adolfo Bartoli









Release Date: December 31, 2013 [EBook #44549]









Language: Italian









Character set encoding: UTF-8









*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL LIBRO DI SIDRACH: TESTO ***
























Produced by Enrico Segre and the Online Distributed




Proofreading Teams at PGDP (http://www.pgdp.net) and at




DP-Italia (http://dp-test.dm.unipi.it)


































Indice generale e Nota di trascrizione in calce al libro.

COLLEZIONE
DI
OPERE INEDITE O RARE
DEI PRIMI TRE SECOLI DELLA LINGUA

PUBBLICATA PER CURA
DELLA R. COMMISSIONE PE' TESTI DI LINGUA
NELLE PROVINCIE DELL'EMILIA

BOLOGNA
Presso Gaetano Romagnoli
1868.

COLLEZIONE
DI
OPERE INEDITE O RARE
DEI PRIMI TRE SECOLI DELLA LINGUA

PUBBLICATA PER CURA
DELLA R. COMMISSIONE PE' TESTI DI LINGUA
NELLE PROVINCIE DELL'EMILIA


REGIA TIPOGRAFIA.

IL
LIBRO DI SIDRACH

TESTO INEDITO
DEL SECOLO XIV

PUBBLICATO
DA
ADOLFO BARTOLI

GI?? COMPILATORE DELL'ARCHIVO STORICO ITALIANO
SOCIO DELLA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA TOSCANA,
L'UMBRIA E LA MARCHE

PARTE PRIMA
(TESTO)

BOLOGNA
Presso Gaetano Romagnoli
1868.

ALL'ECCELLENZA
DEL SIGNOR COMMENDATORE
CONTE
LUIGI CIBRARIO
MINISTRO DI STATO, SENATORE DEL REGNO
PRIMO SEGRETARIO DI S. M.
PEL GRAN MAGISTERO DELL'ORDINE MAURIZIANO
EC. EC. EC.

Eccellenza,

Mi tengo ad onore che possa venire intitolato a Vostra Eccellenza questo volume, il quale, come documento di molte opinioni popolari del medio evo, sar?? forse da considerare non affatto inutile alle discipline storiche, e riuscir??, spero, bene accetto agli studiosi della lingua italiana.

So di offerire cosa troppo men che proporzionata al merito della Eccellenza Vostra; ma siami scusa presso a Lei il desiderio che ebbi di dare il Sidrach in custodia ad un nome illustre, e di attestare publicamente la mia riverenza allo scrittore che gli italiani da molti anni amano e venerano.

Della E. V.

Devotissimo Servitore
ADOLFO BARTOLI.

AVVERTENZA PRELIMINARE

Noi stiamo in isperanza che questo Libro di Sidrach non vorr?? parere indegno di comparire tra le pubblicazioni a cui d?? opera la nostra Commissione pe' Testi di lingua, sia come scrittura del secolo decimoquarto, sia come opera ch'ebbe ad essere nei tempi di mezzo ricercata e letta avidamente in Francia, in Italia ed in altre parti di Europa. Forse questo nome di Sidrach, sotto il quale am?? di nascondersi lo scrittore, potrebbe ricordarci quel Sirach, padre di Ges??, reputato autore dell'Ecclesiastico, che i Greci chiamarono Sapienza o Panaretos di Ges?? figliuolo di Sirach. Infatti noi troviamo che al nostro libro, in molti codici e in istampe del quattrocento, fu dato il titolo di Fontana di tutte le Scenze; e un manoscritto dell'Ambrosiana ne chiama l'autore Iesu Sidracho (1). Ma che che di ci?? possa credersi, ?? fuori di ogni dubbio che lo scrittore di esso libro sper??, con impostura forse non rara a' suoi tempi, nome ed onore di profeta nel mondo; e facendo fascio di ogni erba, pur di darsi per illuminato da sapienza divina, compose una di quelle enciclopedie, ch'erano al medioevo in ammirazione e in amore, e che a noi rimangono come viva e parlante effige di esso. Sidrach di tutto parla, ogni questione risolve, d?? a ogni domanda, come che sia, una risposta, facendo mescolanza continua delle cose pi?? diverse, passando da un capitolo di misticismo illibato ad un altro di oscenit?? stravagante, insegnando al suo re una sapienza, ch'?? a noi spesso documento irrecusabile della grossezza di quei tempi. Il libro di questo profeta contiene molto di teologia e di asceticismo: n?? mancagli assai di politica, di storia, di medicina, di fisica, di cosmografia; n?? un trattato dell'arte astrologica e delle virt?? miracolose delle pietre e dell'erbe: imbandigione sontuosa degli errori e dei pregiudizi del medioevo. Quando ai secoli XII e XIII si cominci?? a sentire il desiderio e il bisogno di divulgare quelle cognizioni, le quali erano state fino a quel tempo privilegio di pochissimi, vennero composti certi libri, quasi enciclopedie, dove, con pi?? o meno di chiarezza e d'ordine, si raccolse tutto ci?? che sapevasi intorno a Dio, alla natura ed all'uomo. La Francia ebbe cos?? l'Imagine del Mondo, il Lucidario, il Breviario d'amore, e, massima fra tutte, l'opera famosa del Bellovacense; l'Inghilterra, i due poemi di Filippo di Thaun e il trattato di Alessandro di Neckam; l'Italia, il Tesoro di Brunetto Latini. Ma pochi tra questi si paiono tanto popolarmente divulgati quanto il Sidrach, del quale esistono codici francesi, provenzali, italiani ed inglesi; e parecchie edizioni fatte in Francia ed in Inghilterra nei secoli quindicesimo e sedicesimo; di maniera che non sono molte le biblioteche d'Europa a cui manchi o un manoscritto o una stampa di esso. Che significa ci??? Perch?? ebbero a dilettarsi cos?? nella lettura di questo libro, non solamente l'et?? di mezzo, ma i secoli posteriori? Come degn?? appressare le labbra a questa fontana di acque torbide e lotose il dotto cinquecento? Una delle ragioni che possono spiegare un tal fatto ci pare che sia l'essere stato il libro di Sidrach tenuto quasi come un manuale dell'arte astrologica e dell'arte magica. Non ?? alcuno che ignori quanto cara fosse al medioevo quella scenza che le leggende narravano insegnata a Cam dagli angeli ribelli. Ma che meraviglia non ebbero dunque a provare le genti, quando nel Sidrach, operatore di prodigi, convertitore di miscredenti, profeta ispirato da celeste virt??, lessero che un angiolo stesso di Dio erasi fatto maestro in astrologia al prediletto Jafet? Questo dovea certo parere come una santificazione della scenza degli astri, la quale era posta cos?? accanto alla teologia; ed anche quasi una canonizzazione della magia, se ne facea professione e ne dava insegnamenti un tale uomo, il quale abbondava in ogni maniera di sapienza pi?? che umana. Tutto il medioevo farnetic?? dietro gli astrologi e i magi; perch?? ogni cosa che avesse del meraviglioso, del fantastico, del soprannaturale, dell'impossibile piacque a quelle immaginazioni ardenti, a quei fervidi cuori; e non il volgo solo, ma anco gli uomini grandi parteciparono fatalmente all'indole morale di quei secoli, ai quali pareva sola ricchezza desiderabile e sola non colpevole sapienza, la fede. Inutile sarebbe parlar qui dell'astrologia, insegnata dal Sidrach chiaramente ed apertamente. Ma questo profeta ed astrologo fece egli veramente anco professione di magia? Di ci?? ne ?? diviso non possa dubitarsi da chi legga i capitoli che discorrono le virt?? prodigiose delle pietre e dell'erbe, le quali danno ai muti la favella, la vista ai cechi, fanno vedere le stelle di giorno; obbligano a dire in sogno i propri fatti pi?? riposti e segreti; procacciano odio od amore; sono buone a guarire de' farnetichi, a non annegare nell'acqua, e via discorrendo. Quanto poi non avanzano ed eccedono le pietre in miracolosa virt??! Con lo zaffiro, ad esempio, pu?? l'uomo uscire dalla prigione pi?? vigilantemente guardata; e colla amatista otterr?? dal proprio signore tutto che gli piaccia di chiedere. L'onice dar?? sogni che dicano ci?? onde i morti abbisognano; chi abbia sopra di s?? calcedonia, sar?? parlatore di grande eloquenza; chi dal lato sinistro porti diamante, non potr??, cadendo da cavallo, farsi alcun male, e non commetter?? peccato n?? d'ira n?? di lussuria. Altre pietre ti salveranno da morte subitanea, e se vecchio, ti renderanno forza vigorosa di giovinezza, e ti saranno rimedio ad ogni veleno. Preziosissime notizie dovevano invero esser queste agli uomini de' secoli medioevali; e se i dotti potevano leggere alcune di queste favole o in Dioscoride o in Teofrasto o in Plinio o in Alberto Magno od in altri, chi non sapesse di greco e di latino, nel Sidrach trovava quanto gli bisognasse; e leggendo in un libro di tanta santit?? era sicuro dalla paventata dannazione dell'anima. Perch?? ?? bene da ricordare come due magie avesse il medioevo: una puramente diabolica, nella quale agli dei del paganesimo si sostituirono i demoni; l'altra, quasi una medicina ed una chimica magica, la quale deriva dalla forza delle piante, degli animali, delle pietre e dei corpi celesti. Chi ignora quello che fossero all'arte magica le erbe, i beveraggi e gli unguenti? Gi??, per tacere d'altri pi?? antichi, Plinio, pur dichiarando la sua dotta incredulit??, parl?? dell'erbe buone ad avere figliuoli di bellezza e bont?? singolari, a rendersi invisibili, a vincere i nemici, e ad ottenere altri effetti stupendissimi. Anche oggi gli arabi dicono di avere bevande che fanno cantare e ballare ed essere eloquenti; e gli indiani credono che un'erba possa farli mutare in figura di bestia, e che un'altra insegni a scoprire i tesori nascosti (2). Tutti ci ricordiamo di quel filtro magico o beveraggio d'amore de' romanzi cavallereschi. Questa medicina magica, che ?? tuttora in uso presso alcuni popoli barbari, fu nel medioevo tenuta in altissima venerazione. E per essa forse acquistarono fama di negromanti Gerberto (il quale in progresso fu fatto volare in aria in compagnia del diavolo), Ruggero Bacone ed Alberto Magno, a cui si attribuirono i curiosi libri de virtutibus herbarum e de virtutibus lapidum, che possono essere considerati appunto come trattati di questa magia naturale di cui parliamo, e che ?? professata dal Sidrach. Innocua magia, la quale anco delle cose sante fece spesso suo strumento, confondendosi col misticismo, di modo che fabbric??, non solamente unguenti, ma anco orazioni buone ad effetti molto miracolosi (3); e che dur?? lungamente, come pu?? vedersi dalla Physognomonica e da altri libri del Porta.

Nel Sidrach per??, oltre i capitoli di magia naturale, sono anche insegnamenti di medicina, i quali danno rimedi per la lebbra, per la volatica, per il male dello stomaco e del fegato, per istagnare il sangue della piaga e per altro. Nel che noi non vorremo troppo meravigliarci di certe strane ricette che troviamo, come la merda de' bachi da seta mescolata con sciloppo per guarire il fegato riscaldato; e la merda del cavallo mescolata col grasso del porco per ingrassare; e gli scarafaggi bruciati e bolliti nel lardo per la lebbra. Oltre poi la parte che riguarda i rimedi, leggiamo ancora altri insegnamenti di medicina: dove parlasi del corpo dell'uomo, del sangue, del parto, della pazzia, delle varie complessioni; ed in ci?? sentiamo le dottrine di Galeno e quelle degli Arabi, spesso travisate e male spiegate, come di chi, non essendo scenziato, parla di cosa che solamente in confuso conosce. Cos?? un'altra qualit?? viene ad aggiungersi al Sidrach, santo, astrologo e mago, per renderlo caro all'evo di mezzo; ci?? ?? l'essere considerato il suo libro come un trattato di medicina popolare. Ed ognuno pu?? agevolmente intendere per quali stretti legami nella mente dello scrittore questa si congiungesse all'astrologia ed alla magia, le quali non furono appunto in origine altro che degenerazioni della medicina.

Ancora ci ?? diviso che a divulgare questa fontana di tutte le scenze dovessero contribuire altre ragioni. Riducendoci a memoria ci?? che fosse l'asceticismo del medio evo, o spietato nel maledire a tutti gli affetti della terra, o goffo arido bamboleggiante nelle sue mistiche contemplazioni, troveremo che il Sidrach ?? veramente pi?? savio di molti altri; e mentre si piace nelle astruse sottigliezze teologiche, ricordasi spesso anche del mondo, insegnando cose che dovevano riuscire gradite al cuore di chi lo leggeva. Cos??, se pot?? parer santo dimenticare i parenti e ricusar loro ogni amore, eccovi nel Sidrach il precetto di amarli e d'aiutarli; e se la demenza umana fecesi adoratrice della povert??, predicando fonte di ogni male la ricchezza, il Sidrach vi dir?? che anche la ricchezza ?? buona a qualche cosa, e che deve essere pregiata; facendo poi questa bella distinzione tra l'uomo ricco e il gentile: ??gentilezza ?? potere e larghezza e vecchia possessione d'avolo e di bisavolo. L'uomo che ha grande potere ed ?? villano del suo corpo, sappiate che quelli non ?? gentile, anzi ?? ricco?? (4). Quale scrittore mistico del medio evo avrebbe scritto tali parole? Ed esse non potrebbero per avventura esserci indizio che lo scrittore di questo libro, prima d'invaghirsi del mestier di profeta, amasse di frequentare le corti, forse cantando di donne e d'armi e d'amori? Perch?? anco alle donne (cos?? velenosamente maledette dai mistici) ?? largo qualche volta di affetto il nostro Sidrach; ed una allusione noi troviamo nel suo libro alla gaia scenza, e certi precetti di galateo che ce lo fanno parere uomo n?? ruvido n?? troppo dato al fervore degli anacoreti. Tutto ci?? dovea piacere ai secoli di mezzo; e ogni maniera di gente avea di che sodisfare nel Sidrach al proprio desiderio. Onde esso divenne quasi sorgente a cui attinsero molti scrittori; e noi lo troviamo citato in parecchi libri, in compagnia di Aristotile, di Catone, di Salomone, di San Tommaso, come, ad esempio, nel Fiore di Virt??, e nel Trattatello della natura e virt?? delle pietre preziose (5).

Resterebbe che parlassimo ancora di molte altre cose che leggonsi in questo volume; alcune delle quali stranissime, come sarebbe, che la gioia e il dolore derivano dal mangiar bene o male; che le stelle cadenti sono colpi di fuoco dati dagli angeli buoni agli angeli ribelli, che dimorano nell'aria; che Iddio ha fatto la notte perch?? l'uomo dorma, se no avrebbe fatto tutto giorno; che l'erba pi?? degna ?? il grano; e la pi?? degna pietra ?? la macina del grano; che il dormire ?? la pi?? saporita cosa che sia; che la vigna da No?? piantata di giorno fa il vino rosso, e quella che piant?? di notte, il bianco. Ma da quel poco che siamo andati sin qui esponendo ci sembra che sieno a sufficienza indicate le ragioni che ebbero a rendere questo libro cos?? divulgato e popolare nel medio evo. Onde pi?? utile sar?? che passiamo a vedere in che luogo e in che secolo esso sia stato scritto.

I pi?? antichi codici del Sidrach sono in francese ed in provenzale: i Franchi sono spesso ricordati, come la pi?? forte e la pi?? gloriosa gente del mondo. Questo solo basta a renderne certi che lo scrittore fu un francese, il quale compose l'opera sua o nella lingua d'o??l o in quella d'oc. Non sappiamo per quale ragione il Le Clerc supponga che l'autore del Sidrach fosse un ebreo; e che l'opera, quale fu stampata nei secoli XV e XVI, sia una imitazione amplificata del primitivo lavoro (6). N?? meno possiamo intendere come da lui si giudichi incerto il tempo nel quale il libro fu scritto. Prendiamo brevemente in esame il Prologo, identico in tutti i codici che abbiamo veduto. Quivi si narra come il prezioso volume, posseduto gi?? da un principe di Soria, poi smarrito, appresso venuto alle mani di un greco arcivescovo di Samaria, fosse portato in Ispagna, dove fu tradotto di greco in latino; e come al re di Spagna lo chiedesse in prestanza il re di Tunisi, il quale fecelo tradurre in saracinesco. Da Tunisi n'ebbe notizia Federigo imperatore, il quale mand?? un frate di Palermo, che lo ritraducesse in latino e glie lo portasse. Alla corte di Federigo videlo un filosofo di Antiochia, che copiatolo, lo mand?? al patriarca della sua patria; e da Antiochia un chierico portollo in Tolletta. Questi viaggi, queste traduzioni e ritraduzioni del libro, a noi sembrano un'arte dallo scrittore usata a fine di dare all'opera sua maggior valore, facendo credere che la fosse gi?? stata tenuta in gran pregio da re da imperatori da patriarchi. E l'indizio pi?? chiaro della favola sta nel principio del racconto, dove ?? detto che in origine questo libro ci ??venne d'una mano in altra, tanto ch'egli venne alle mani a uno grande uomo, che lo volle ardere per lo consiglio del diavolo; e Iddio non volle che ardesse?? (7). Ma senza tener conto di ci?? che pu?? essere piaciuto di narrare all'ambiziosa fantasia dello scrittore, resta pur sempre che in questo prologo ?? chiaramente ricordato Federigo II imperatore. Oltre ci??, al Cap. LI parlasi dei frati minori e dei frati predicatori. E finalmente negli ultimi capitoli dell'opera, in mezzo alla confusione di racconti guasti dalla tradizione o dalla fama, si accenna evidentemente ai fatti della quarta Crociata, e forse ad alcuno della sesta. Lo scrittore del libro ?? adunque posteriore alla prima met?? del secolo decimoterzo; e siccome possiamo molto ragionevolmente supporre che gli ultimi fatti di cui parla sieno gli ultimi veduti o conosciuti da lui, cos?? non saremo fuori del vero argomentando ch'egli abbia compilata la sua opera nei primi anni dopo il 1250; tanto pi?? che essa verso gli ultimi del secolo ci si mostra gi?? largamente divulgata. Se Pietro Venerabile all'anno 1140 cita il libro di Sirach (8), egli allude senza dubbio, non alla compilazione del Sidrach, quale ?? ne' codici francesi del secolo XIII e XIV, ma probabilmente a qualche altro lavoro fatto sull'Ecclesiastico, e del quale potrebbe essere quasi una seconda redazione ed anche una amplificazione il Sidrach nostro. Ma questa non ?? che una congettura; la quale forse da accurate indagini sui manoscritti francesi potrebbe essere chiarita.

Dei molti codici del Sidrach daremo in altro luogo una bibliografia, la quale studieremo di rendere meno incompiuta che per noi si possa (9). Qui intanto occorre dire de' manoscritti che hanno servito alla presente edizione; ed anzi tutto del francese (COD. RICCARDIANO N.o 2758, indicato nelle note C. F. R.). Dai caratteri paleografici questo codice apparisce del secolo XIV, e noi siamo di credere che debba averlo copiato un italiano, il quale non fosse nella lingua d'o??l pi?? che mezzanamente istruito (10). Onde spesso accade di trovare parole delle quali non intendesi e neppure pu?? essere indovinato il senso; le regole della grammatica non sono osservate; e molte voci appariscono scritte a seconda della pronunzia italiana. Chi voglia, pu?? certificarsi di questo ne' brani di esso codice, i quali ci ?? accaduto di dover recare in nota; ma a prova pi?? larga della nostra opinione ne piace riprodurre qui un tratto maggiore del manoscritto, trascrivendo senza correzione nessuna:

??Le vin si est une preciousa chosse et digne et si est salu dou cors et de l'arme et per vin se peut sauver son cors de molt de enfermites. Et per vin peut hom sauver s'arme de mout de pechies. Ensi com le vin est salu dou cors et de l'arme, ausi est in perdicione dou cors et de l'arme. Car per vin peut hom perdre son cors et s'arme legieremente. Le vin si est per le sages chi le boivent atemprement et a raison et ne font nul daumage ne a eaus ne a la gens; a celes genz vaut miaus a boivre le vin che l'aigue. E as fos chi le boivent folement si boivent le sens o le vin et perdent leur sens et luent la gens et les robent o se tuent ou ce laissent tuer per leur sollement boivre le vin. A cil lor vaut miaus boivre l'aigue che le vin, et le vin n'est mie fait por tel gens nive leur est ne droit ne leyaus ...... Les rois et les seignors dovient estre premiers leyaus de lor cors et de lor iugemens. Apres si doivent estre ardis et prous et vailans de leur cors. Apres doivent estre large et donans. Apres si doivent estre as mauvais et as outraious fiers et durs, ivians a tous a chascun selonc sa deserte a droit et a raison, ia soit ce che il soient nigie a mort et a taglier membres. Se les rois et les seignors sont leyaus de lor cors et de lor parole il font aplaisir a Dieu et honorer a leur seignor; et si sont sages et porveans, il le doivent bien estre, et por ce che luer gens pregnent essample diaus et che il soient tels ce il sa gens et donant itels doivent nestre......

Il y a bons chevaus ases par le monde et biaus. Mais cheval doit avoir en lui IIII choses longues et IIII cosses cortes et IIII chosses larges. Premierement doit avoir le biau cheval en lui lonc col et longues giambes et longe sengle et longe coe. Et si doit avoir en lui large groppe et large boche et large nariles. Et si doit avoir en lui cort pasteron et cort dois et cortes oriles et corte coe, non pas le pel mais la propriete de la car et de l'os.??

Sarebbe affatto superfluo che noi ci facessimo a dimostrare particolareggiatamente agli studiosi della lingua d'o??l non essere questo il buon francese del secolo quartodecimo, il quale scorre proprio elegante fluido efficace sotto la penna di molti poeti e prosatori, tanto pi?? elegante, pare a noi, in quei primi secoli, che oggi non sia. E senza volere far paragone del francese di questo Codice Riccardiano con quello, a modo di esempio, corrottissimo e in tante parti non decifrabile, di Niccol?? da Casola, e neppure con quello di Martino da Canale, pur non ?? dubbio che anche il francese del Sidrach non apparisca guasto ed errato. Tra le illustrazioni che faranno seguito al presente volume sar?? ancora uno studio su molti codici francesi delle biblioteche italiane, e su quelli specialmente di cui non dettero saggio n?? il Keller n?? l'Heyse (11). Ivi apparir?? manifesto come in Italia si scrivesse e si copiasse il francese nei secoli XIII e XIV; e come dagli errori del testo altri errori derivassero nelle traduzioni che allora si fecero, ai quali ?? da aggiungere ancora i molti e stranissimi che dalla conoscenza scarsa della lingua derivavano. Da ci?? dovr?? essere chiaro ad ognuno come quei nostri antichi volgarizzamenti abbiano bisogno di un raffronto continuo coll'originale, se voglionsi dare scritture alle quali il senso non manchi, e che possano giovare alla storia della lingua. Che cosa ??, come lo possediamo nelle stampe, quel Tesoro di Brunetto Latini, del quale, fino dal 1816, desiderava il Giordani (e anch'oggi dovrebbe desiderarlo) il testo italiano ridotto alla vera lezione e accompagnato col suo originale francese? Che cosa sarebbe il Sidrach, se pubblicato sui codici italiani soli, senza le correzioni e le illustrazioni che dal paragone col francese derivano? N?? crediamo sia buona e saggia la opinione, che pure oggi alcuni sostengono, essere da sfatare come inutilissime ed anzi dannose le traduzioni de' primi secoli della lingua. Le quali, se anco non fossero parte della storia delle nostre lettere, e se non ci fossero documento della cultura di quei tempi, rimarrebbero sempre alla lingua importantissime, e indispensabili a chi vorr?? e sapr??, quando che sia, fare che all'Italia non manchi un glossario della sua lingua, comparata colle altre lingue uscite dalla sorgente latina. Sappiamo non in tutte le traduzioni del duecento e del trecento potersi ammirare una uguale eccellenza di dettato; ma da ci?? stesso usciranno utili considerazioni; e, ad ogni modo, il traduttore meno garbato d'allora, potr?? sempre essere maestro di propriet?? nell'arte, a noi, che non possediamo e non amiamo pi?? nessun'arte, e pare che consigliatamente studiamo di imbarbarire la nostra povera lingua. Non vogliamo parlare delle traduzioni dal latino, n?? dire quanto le lettere nostre abbiano potuto ricevere di utilit?? da' volgarizzamenti di Virgilio, di Livio, di Sallustio, di Ovidio; delle Vite de' Santi Padri, de' Morali di papa Gregorio, e di altri non pochi, tutti elegantissimi. Ma, e le traduzioni de' romanzi di cavalleria, chi si assicurer?? di affermare che furono inutili alla lingua ed alla letteratura? Forse perch?? in esse troviamo la forma francese? Ma in che si differenzia dunque questa forma francese dall'italiana, nel secolo tredicesimo? Chi si provasse a tradurre parola a parola una poesia o una prosa francese di quel secolo, avrebbe una buona e spesso elegante scrittura italiana; come eleganti sono quasi tutti i nostri romanzi cavallereschi, de' quali i pi?? non sono che letterali volgarizzamenti. A volere per?? che utili riescano quelle traduzioni, occorre che le sieno raffrontate col testo, sia per correggere gli errori, sia per chiarire i passi pi?? oscuri, sia ancora per mostrare che nelle origini il francese e l'italiano amarono la stessa giacitura di parole e lo stesso temperatissimo stile; come anch'oggi, sventuratamente, pare che amino e l'uno e altro, rinnegando la loro origine, slanciarsi senza regola nelle stranezze e nelle metafore pi?? ardite e pi?? goffe, senza pure serbare quel decoro, che almeno al seicento non mancava.

Dopo il Codice francese 2758, ci siamo giovati assai del CODICE RICCARDIANO 1930 (indicato nelle note C. R. 1.) Esso appartiene senza dubbio ai primi del secolo XIV, ed avrebbe per molti titoli meritato preferenza sugli altri, se non fosse di una redazione soverchiamente abbreviata, contenendo appena la terza parte dei capitoli degli altri codici; onde non avrebbesi avuto da esso un giusto concetto di quello che sia l'opera del Sidrach. Il traduttore ?? spesso elegante; e noi lo giudichiamo senese dalle forme de' verbi essare, scrivare, aombrar??, vivare ec., che leggonsi costantemente nel Ms. (12). A molti luoghi (come dalle note apparisce) il testo di questo codice corregge quello degli altri, ed ?? poi sempre nella forma pi?? proprio e pi?? accurato. L'abbreviazione va crescendo quanto pi?? il traduttore volge al fine del suo lavoro; e sembra come uomo preso dalla noia, il quale, avendo cominciato colla intenzione di fare un volgarizzamento, a poco a poco riducesi ad abbreviare, e poi salta addirittura molti capitoli, e termina col far cosa quasi originale. Noi non possiamo astenerci da riferire qui alcuni degli ultimi capitoli di questo Codice, li quali ci sembrano, nella loro brevit??, bellissimi:

Che ??ne il mare?

Quelli scrisse: abbracciamento del mondo, termine coronato, albergo delli fiumi, fontana della pioggia dell'acqua.

Che ??ne Iddio?

Iddio ?? mente immortale, allegrezza senza disdegno forma incomprensibile, occhio senza sonno, luce e bene che contiene tutte le cose.

Che ??ne il sole?

Il sole ??ne occhio del cielo, cierchio del caldo, isplendore senza abbassare, ornamento del die, dividitore della notte et del die tutto tempo.

Che ??ne la luna?

La luna si ??ne porpore del cielo contraria del sole, nemica de' ma' fattori, consolamento de' viandanti, dirizzamento de' navicanti, segno di sepultura, larga di rugiada, agura di diviamento di tempi e delle tempeste.

Che ??ne l'uomo?

L'uomo ??ne mente incarnata, fantasima del corpo, aguardatore della vita, servente della morte, romeo trapassante et oste forestiere del luogo, anima di fatiga, abitatore di picciolo tempo.

Che ??ne amico?

L'amico ??ne nome desiderevole, refugio delle aversit??, biatitudine senza abandono.

Che ??ne richezza?

Richezza ??ne peso d'oro e d'argento, ministra di rangole, diletto senza allegrezza, invidia da non satiare, desiderio da non compire, bocca grandissima, concupiscenza invisibile.

Che ??ne povert???

Povert?? ?? bene odiato, madre della santit??, ritrovatrice del savere, mercantia senza danno, possedimento senza calunnia, prosperit?? senza sollecitudine.

Che ??ne sonno?

Sonno ??ne 'magine della morte, riposo delle fatiche, talento degl'infermi, aspettamento di morte.

Che ??ne morte?

Morte ??ne sonno eternale, paura delli ricchi, desiderio delli povari, cacciatrice di vita, risolvimento di tutti.

Che ??ne parola?

Parola ??ne manifestamento d'animo.

Che ??ne il corpo?

Il corpo ??ne magione dell'anima.

Che ??ne forte?

Forte ??ne 'magine d'animo.

Che sono li occhi?

Li occhi sono guida del corpo, vasello del lume, mostratori dell'animo.

Che ??ne cielabro?

Cielabro ??ne guardia della memoria.

Che ??ne il fegato?

Il fegato ??ne guardia del caldo.

Che ??ne il quore?

Il quore ??ne movimento della vita.

Che ??ne fiele?

Il fiele ??ne movimento dell'ira.

Che ??ne milza?

La milza ??ne albergo dell'allegrezza e desiderio.

Che ??ne lo stomaco?

Lo stomaco ??ne quoco delli cibi.

Che sono le ossa?

L'ossa sono fermezza del corpo.

Che sono li piedi?

Li piedi sono mobile fondamento.

Che ??ne il vento?

Vento ??ne turbamento d'aria, siccit?? di terra et movimento d'acque.

Che sono li fiumi?

Li fiumi sono corso che non viene meno, pascimento del sole et bagnamento della terra.

Che ??ne amist???

Amist?? ??ne aguaglianza d'amici.

Che ??ne fede?

Fede ??ne meravigliosa certezza di cosa non saputa.

Fra i due Codici, RICCARDIANO 1475 (indicato nelle note C. R. 2.) e MEDICEO LAURENZIANO, PLUTEO LXI, 7, siamo stati incerti assai quale meritasse preferenza per la stampa. L'uno e l'altro della seconda met?? del secolo quartodecimo, conformi nella lingua, identici nella redazione. E se abbiamo preferito il Mediceo Laurenziano ?? stato perch??, dopo un minuto e paziente raffronto, abbiamo veduto che l'amanuense di questo codice era incorso meno spesso in errore che non quello del Riccardiano; e forse non sarebbe difficile provare che il Manoscritto della Biblioteca Riccardi fu copiato da quello della Laurenziana. Nonostante per?? esso Codice 1475 ci ?? stato di un grande aiuto, a correggere, a supplire, a raddirizzare il senso, a spiegare l'oscurit?? di molti periodi; poich?? non si vuole dissimulare che il Codice Laurenziano non sia troppo spesso di lezione errata e stranamente confusa.

Di aiuto non meno prezioso ci ?? stata un'antica edizione del Sidrach, che si conserva nella Biblioteca Nazionale di Firenze (sezione Palatina), e che ha questo titolo: MIL QUATRE VINGTZ ET QUATRE DEMANDES, AVEC LES SOLUTIONS ET RESPONSES A TOUS PROPOZ, OEUVRE CURIEUX ET MOULT RECREATIF, SELON LE SAIGE SIDRACH. ??? Paris par maistre Pierre Vidove, MDXXXI. (Indicato nelle note T. F. P.).

Venendo a dire del modo onde questa stampa ?? condotta, noteremo solo come sia stato nostro intendimento di riprodurre con la pi?? scrupolosa esattezza il Codice, nella sua ortografia e lessigrafia, parendoci che, se questa regola si seguisse costantemente nelle impressioni delle antiche scritture, molto se ne agevolerebbero gli studi (che restano in gran parte da farsi in Italia) sulle origini e sulla storia della lingua nostra. Nelle note ci siamo studiati di chiarire il senso d'una parola o di una frase con varianti di altri codici, ogni volta che ci?? ?? stato possibile, sembrandoci questo il modo migliore di commento, come quello che pone sotto gli occhi del lettore una forma diversa, e lo lascia libero nel suo giudizio. Ci siamo poi qualche volta allargati a commentare alcune parole del testo francese, quando ci?? potesse avere importanza per l'italiano. Non abbiamo richiamato l'attenzione del lettore sopra tutte le parole che potevano meritarla, essendo che ci?? sar?? fatto nel Glossario delle voci italiane e francesi degne di nota, che trover?? il suo luogo nella seconda parte di questo volume.

Il quale, venendo ad accrescere il numero dei nostri testi di lingua, parr?? forse a molti cosa affatto inutile, essendo oggi rivolti a ricerche troppo pi?? alte gli ingegni, per avere agio e tempo di pensare anche a quegli studi dell'arte, che furono gi?? tanto cari ai nostri antichi, e che procacciarono pure qualche onore all'Italia. Oltre di che i tempi odierni professano teorie di letteratura cos?? nuove, che riesce spesso molto difficile intenderle a chi abbia educata la mente ai vecchi principii dell'arte italiana. Ed oggi vediamo ancora un'antica questione, che pareva risoluta, sorgere di nuovo; e sentiamo, dopo sette secoli di letteratura, mettere in dubbio se esista una lingua italiana. Concedasi a me, nato e vissuto sempre in Toscana, una modesta parola su questo argomento. Si ricercano i mezzi per diffondere l'uso della buona lingua, ed a ci?? rispondesi anzi tutto che per buona lingua s'ha da intendere la fiorentina. Perch?? dunque il fiorentino ?? chiamato la buona lingua? Non sapremmo a questa domanda trovare che una sola risposta. Quando un dialetto parlato passa ad essere scritto, e se ne fa mezzo o strumento di una letteratura, allora esso diventa predominante sugli altri dialetti della stessa famiglia, acquista un titolo quasi di signoria legittima e incontrastata, e noi siamo soliti di chiamarlo non pi?? dialetto ma lingua. Su ci?? mi sembra che non possa cadere dubbio alcuno. Il dialetto del Lazio, quando fu scritto, divent?? quella che noi diciamo lingua classica di Roma. I missionari che in regioni selvagge sono riusciti a ridurre in iscrittura uno de' cento dialetti parlati, hanno tosto veduto che quel dialetto acquistava una supremazia letteraria, vincendo gli altri che rimanevano come barbari gerghi (13). Poniamo che la letteratura siciliana del secolo XIII non fosse stata spenta col regno glorioso degli Svevi, e il dialetto siciliano avrebbe preso qualit?? e autorit?? di lingua scritta, e quindi di dialetto signoreggiante. La Francia vide due dei suoi dialetti passare dalla forma parlata alla scritta, ed ebbe per conseguenza la lingua e la letteratura d'o??l, la lingua e la letteratura d'oc. Se dunque la buona lingua, la lingua classica non ?? che un dialetto, il quale, reso stabile per mezzo della scrittura, acquista questo titolo, questa qualit??, questo privilegio, domandasi come al dialetto fiorentino possa attribuirsi tale supremazia. La nostra lingua scritta ?? forse il fiorentino? E gli scrittori senesi, pisani, pistoiesi, aretini hanno scritto tutti il dialetto di Firenze, o non piuttosto quello delle loro citt??? E gli scrittori delle altre citt?? d'Italia hanno preso ad esempio i fiorentini soli o tutti i toscani? Strettamente affini tra loro, fratelli legati da vincoli di somiglianza cosiffatta, che appena ad occhio espertissimo riesce scorgerne le tenui differenze, ?? facile spiegarsi come tutti i dialetti toscani diventassero lingua scritta, pur rimanendo predominanti il fiorentino ed il senese, non per altra ragione che Firenze e Siena ebbero un numero di scrittori maggiore delle altre citt??. Ma questa del fiorentino o toscano non ??, a nostro credere, la questione principale. Concediamo pure che per buona lingua s'avesse da intendere la fiorentina sola; resterebbe sempre a vedere se si possa stendere l'uso di un dialetto a fine di distruggere gli altri. Una lingua scritta ?? per s?? stessa cosa necessariamente artificiale: ??la vita reale e naturale del linguaggio ?? riposta nei suoi dialetti?? (14), i quali di continuo lo alimentano, lo arricchiscono, lo invigoriscono, e sono come una grande sorgente d'acqua che irrigando un campo impedisce alle erbe di intisichire e seccarsi. Spenti o trasformati i dialetti, la lingua scritta manca di vita, e passa nel numero di quelle che chiamiamo lingue morte. Fosse pure possibile con mezzi umani distruggere tutti i dialetti d'Italia, lasciando vivo il solo fiorentino; certo ?? che in breve giro di anni noi non avremmo pi?? della lingua nostra, vivace, multiforme, potente, che un miserabile avanzo, a cui lentamente verrebbe a mancare ogni forza: l'albero verdeggiante e robusto si tramuterebbe in tronco decrepito e marcio. E per estendere l'uso della buona lingua parlata, si propone di compilare un vocabolario di essa lingua, o sia dialetto, di Firenze. Ma un vocabolario dell'uso vivo di un dialetto a che gioverebbe praticamente? ?? noto che tutti i dialetti tendono per loro natura a trasformarsi continuamente, non rimanendo stabile che quella parte di essi che ?? fatta patrimonio della lingua scritta. L'uso d'oggi potrebbe dunque non essere pi?? l'uso di domani; e si potrebbero additare come vive forme, che fossero gi?? anticate. Di pi?? ancora, i dialetti letterari sono soggetti a decadere; ed ?? questa pure una delle leggi che la scenza del linguaggio ha riconosciuto per vera. Come dunque di questo dialetto, sequestrato da tutti gli altri, farebbesi con profitto un vocabolario? A chi ed a che cosa profitterebbe esso? Che aggiungerebbe al vocabolario della lingua scritta? Non sarebbe per avventura pi?? utile domandare, come poter rendere intelligibile a tutti la lingua italiana, vale a dire la lingua della letteratura d'Italia? Ed a rendere intelligibile questa lingua non sarebbe forse prima e indispensabile condizione che tutti gli italiani sapessero leggerla? Finch?? avremo tanti milioni d'uomini che non conoscono l'alfabeto, si pu?? pensare ai mezzi di estendere l'uso della buona lingua? Quando tutti sapranno leggere, allora scegliete abili maestri, allora divulgate buoni dizionari della lingua, allora ponete nelle mani ai fanciulli grammatiche ben fatte, semplici, facili, non come quelle, barbarissime, che oggi sciupano miserabilmente i cervelli dei nostri poveri bambini; allora procacciate che si pubblichino libri che il popolo possa leggere e intendere. Avrete sempre i dialetti; ma a poco a poco tutti intenderanno e parleranno anche la lingua; non la lingua fiorentina o toscana, ma l'italiana; quella lingua che se ha vocaboli toscani, ha una struttura grammaticale italiana; quella lingua che vive rigogliosa, perch?? si alimenta delle forme di tutti i suoi dialetti, e che, veramente, in tutte le citt?? apparisce, in nessuna riposa.

E qui ?? ben tempo che noi prendiamo commiato dal lettore cortese. Al quale diremo per ultimo come, quando ci accingemmo a questa non facile pubblicazione del Sidrach, fosse nostra intenzione di far seguitare al volume del Testo un volume di Illustrazioni, nel quale dovea comprendersi, oltre la Bibliografia, il Saggio dei Codici francesi e il Glossario delle voci, anche un discorso sugli errori popolari del medio evo, e un confronto tra le varie enciclopedie di quel tempo: uno studio sulle traduzioni italiane dal francese nei secoli XIII e XIV, ed un altro sulla influenza che la letteratura francese e provenzale (e specialmente le leggende, le novelle e i poemi) esercitarono nei due secoli anzi detti sulla letteratura italiana. Questo non ci sarebbe parso lavoro affatto inutile in Italia, la quale appena ora comincia a indagare criticamente le origini della sua letteratura. Se non che, mandati dall'altrui volont?? in paese dove i libri sono pochissimi, lontani da ogni centro di cultura letteraria, senza aiuti e senza conforti, come por mano o dar compimento a lavori di erudizione? E cos?? hanno dovuto rimanere interrotti quegli studi, gi?? con tanto amore intrapresi, con tanti sudori proseguiti; e la seconda parte del Sidrach comparir?? senza ci?? che avrebbe forse potuto essere meno sgradito al lettore. Non vogliamo fare vani lamenti; ma solamente ci sia permesso dire che a coloro i quali amano gli studi, e vivono anzi solo di essi, potrebbersi non ricusare quei riguardi e quegli incoraggiamenti che sono necessari a condurre a fine qualche cosa di utile. Chi ha percorsa la faticosa via dello studio pu?? intendere da quanto acerbo e profondo dolore ci sieno dettate queste parole!

A' 20 di Maggio 1868.

ADOLFO BARTOLI.

(1) Cod. segnato I. 68. Inf. (Sec. XV). Comincia: ??In nomine domini eterni amen. Qua chomenza el pruolegho ella lezenda del libro del venerabelle astrolagho Iesu Sidracho??.

(2) Cf. MAURY, Mag. et Astr., cap. IV.

(3) Vedine alcuni esempi strani nel libretto pub. dal sig. G. Amati, Ubbie, Ciancioni e Ciarpe, Bologna, Romagnoli.

(4) Cap. LV.

(5) Nel Fiore di Virt?? ?? chiamato ora Jesus Sidrac, ora Jesus Sirac, ora Sirac; e questo pu?? confermare quello che abbiamo supposto della confusione tra Sidrac e Sirac.

(6) Hist. Litt. de la France, XXIII, pag. 294.

(8) Hist. Litt. de la Fr. loc. cit.

(9) Vedi PARTE II, Bibliografia dei Codici e dei Testi a stampa del Sidrach. Vogliamo fin d'ora dichiararci riconoscentissimi al Sig. Principe Don Baldassarre Boncompagni di Roma, per le molte notizie da esso forniteci per questa Bibliografia.

(10) Che l'amanuense fosse un italiano, anco da questo si prova, che alla fine del codice ?? scritto, dello stesso carattere del rimanente: Finito libro referamus gratias. Xpo.

(11) Romvart, Beitr??ge zur Kunde Mittelalter. Dichtung auf Itali??nischen Biblioth. Mannheim, 1844. ??? Romanische Inedita auf Itali??nischen Biblioth. Berlin, 1856.

(12) ?? curioso a notarsi che in un Codice di cui trovasi indicazione nel Catalogo della Biblioteca Heberiana, Sidrach ?? detto filosofo e strologo di Siena.

(13) Cf. MAX M??LLER, Scienza del linguaggio.

(14) MAX M??LLER, op. cit.

IL
LIBRO DI SIDRAC

La provedenza di Dio padre tutto possente ?? stato dal cominciamento del mondo, e sar?? sanza fine, di governare tutte le sue creature spirituali, alle quali egli ?? promesso di dare lo paradiso (15), se per loro non rimane; e vuole (16) ispargiere la sua grazia per l'universo mondo, perch?? le genti possano (17) meglio vivere in questo mondo; per la qual cosa e' possano pervenire a quella gloria che mai non avr?? fine. La misericordia di Dio fu istabilimento de' patriarchi, che furono al tenpo d'Adamo infino (18) al tenpo di Moys??, che insegniavano vivere alle genti secondo i vizii (19) che allora erano; e tutti quelli che manteneano i loro usi sono altress?? salvi, come egli furono; e quelli che contrario feciono, ebono lo contrario, perci?? che trapassarono lo comandamento di Dio e de' suoi ministri che allora erano. Lo giorno della sua rexuressione dimorarono in inferno, e furono riconfermati per tutti tenpi, e non furono delli compagni (20) de' ministri del figliuolo di Dio, perci?? che non feciero gli suoi comandamenti. Lo giudicamento del nostro Signore, ci?? fu quando mand?? il diluvio (21), non fu per altra cosa, se non per abondanzia de' peccati, che allora erano per l'universo mondo. E dopo lo diluvio Noe e la moglie e figliuoli colle loro mogli abitavano in terra, incominciarono (22) a fare e a stabilire lo comandamento di Dio, secondo l'usagio (23). Iddio di?? loro la perfezione di cresciere e multiplicare; uno degli figliuoli di Noe ch'ebe nome Giafet, di gieneratione in gieneratione, che di lui naquero, mantennero la fede di Dio, siccome Noe loro padre facea (24). E Idio per la sua misericordia (25) volle mostrare lo grande amore ch'egli avea nella generatione di Giafet, figlio (26) di Noe: si fece nasciere uno uomo di quella medesima ingenerazione, lo quale ebe nome Sidracho (27), lo quale Sidracho fue pieno di tutte le scienzie (28) che furono dal cominciamento del mondo insino al suo tenpo. Questo Sidrach fu dopo la morte di Noe anni DCCCXLVII; e anche seppe, come piacque a Dio, dal suo tenpo insino alla fine del mondo. Questo Sidrac Idio gli degn?? per la sua gran dimostranza la forma della sua sancta trinitade, (29) acci?? ched e' fosse anunziatore (30) all'altre (31) genti che dopo lui deono venire. E egli fu bene cosa conosciuta che dimostr?? la forma e la figura della trinitade, per lo comandamento di Dio, a uno re miscredente, lo quale ebe nome lo re Botozo (32). Mostrogliele per convertirlo (33) alla fede di Dio padre onipotente, perci?? che questo re adorava prima gl'idoli (34); e alla fine egli lo convert??, lui e altra assai giente, siccome ?? scritto innanzi. Questo Sidrach ebe grazia da Dio di sapere gli nove ordini degli angioli che sono in cielo, e di che serve ciascuno ordine; e di sapere la storlomia e del fermamento, delle pianete e delle stelle, e de' segni dell'ore e de' punti; e di sapere tutte cose terrene e tenporali, e di tutte cose del mondo, come conter?? (35) per innanzi.

Or avenne al tenpo di questo re Botozzo ch'egli avea mandato chiegendo questo Sidrach allo re Trattabar (36), per?? che Sidrach era filosafo di questo re Tractabar; e mandollo chiedendo per alcuno bisognio ch'egli avea di lui, siccome voi udirete innanzi, perci?? che non ?? bene a contare le cose due volte, noi ne passeremo brievemente, per lo migliore modo che noi sapremo, colla grazia di Dio (37). Lo re Botoczo richiese lo filosafo molto di quistioni, ch'egli disiderava di sapere, e non trovava uomo che ne gli sapesse dire; ma Sidrach ne gli spian?? (38) a diritto e a ragione, di ci?? che lo re lo domand??: delle qua' cose gli piacquero molto, e feciene fare uno libro di quelle medesime quistioni, cio?? questo libro (39). E questo libro venne poi d'una mano in altra, tanto ch'egli venne alle mani, dopo la morte dello re Botozo, a uno grande uomo: s?? che questo uomo da indi a certo tenpo lo volle ardere, per lo consiglio del diavolo (40); e Idio non volle che ardesse, anzi lo fece venire alle mani d'uno re ch'avea nome Mandriano (41); e poi venne alle mani d'uno grande prencipe (42) de' cavalieri di Soria, lo quale era lebbroso, lo quale avea nome Marna (43); e s?? lo tenea molto caro. Questo Marna guar?? detta lebbra al fiume Giordano. Da indi a grande tenpo non pot?? essere trovato. E dopo la venuta del nostro Signore, per la volont?? di Dio, che non volle ch'egli fosse perduto di tutto in tutto (44), si venne al podere (45) d'uno buono uomo greco (46), che fu arcivescovo di Fabastora (47), che all'antico tenpo si chiamava Samaria. E quello arcivescovo avea nome Iovazil (48), il quale fu (49) buono cristiano, e ebe uno cherico ch'ebe nome Dimito (50); e l'arcivescovo lo mand?? in Ispagnia a predicare la fede di Jesu Cristo; e port?? con seco quello libro, e alla fine mor?? in Tolletta (51). E questo libro (52) dimor?? col?? uno grande tenpo. E poi venne la chiericeria (53) in Tolletta, e trov?? questo libro, e s?? lo traslataro di grecesco in gramatica (54). E lo re di Spagnia ud?? parlare di questo libro, e ordin?? ch'egli l'ebbe (55), e tennelo molto caro (56). E lo re di Tunisi (57) che a quello tenpo era, ud?? parlare per bocca di suoi anbasciadori di questo libro, mand?? pregando lo re di Spagna che, per liberale gratia, gli mandasse quello libro; e lo re di Spagna lo fecie traslatare di gramatica in francesco (58), e si gliele mand?? (59). Ora venne che al tenpo che lo 'nperadore Federigo regniava, era uno re in Tunisi che lo leggieva, e usavalo molto, onde n'era tenuto molto savio, per le grandi quistioni che facea alle genti, e per le buone risposte (60) che facea di ci?? che altri lo domandava. Lo 'nperadore Federigo avea anbasciadori in quel tenpo nella corte del re di Tunisi; e gli anbasciadori maravigliandosi (61), vedendo tanta iscienzia, onde potea venire, fu loro detto che lo re avea nel suo tesoro uno libro, e lo re di Spagna l'avea mandato a' suoi anticiessori, e di quello libro sapea tutte le scienzie. Ora venne che gli anbasciadori tornarono allo 'nperadore, e contarogli la bont?? di quello libro, onde fu molto intalentato di volerlo. Allora mand?? uno anbasciadore al re di Tunisi, che per liberale grazia gli mandasse quello libro. E lo re di Tunisi gli mand?? a dire, che gli mandasse uno cherico che sapesse grammatica e 'l saracinesco. E lo 'nperadore gli mand?? uno frate minore, ch'avea nome frate Ruggieri (62) di Palermo. Quelli lo traslat?? di saracinesco in gramatica: onde lo 'nperadore Federigo ne fu molto allegro, e molto lo tenne caro. Nella corte dello 'nperadore avea uno uomo molto savio, lo quale avea nome Codici Pisolatico (63), ed era d'Antioccia (64), e fu molto amato dallo 'nperadore. E quando egli ud?? parlare di questo libro, si pens?? molto com'egli lo potesse avere: tanto promise e don?? al camarlingo (65) dello 'nperadore, che gliel diede; l'asenpr??, e scrisselo privatamente, che niuno lo sapea. E da indi a certo tenpo Codici (66) folosafo lo mand?? in donamento (67) al patriarca Uberto d'Antioccia (68). Quando il patriarca l'ebbe, il tenne molto caro, e usollo tutto il tenpo della sua vita. Egli avea uno suo cherico, ch'avea nome Giovanni Petro di Leone (69); questi exenpr?? (70) questo libro, e andossene in Tolletto. In questo modo rivenne indietro in Tolletto; e di quello si traslat?? molti buoni libri, de' quali ciascuno (71) no gli puote avere (72). Da qui innanzi noi non sapiamo alle cui mani egli si verr??, n?? dee venire; ma preghiamo Idio lo creatore, ch'egli possa venire alle mani di tali genti, ch'egli lo possano ritenere e intendere, alla salvatione dell'anima e del corpo (73).

Al tenpo dello re Botozo del Levante, re d'una grande provincia che ?? tra Persia (74) e India (la qual provincia si chiama Botenes, (75) lo quale re ora chiamato Botozzo, regn?? dopo la morte di Noe DCCCXLVII anni (76)), e' voleva fondare una citt?? all'entrata d'India, per guerreggiare (77) uno suo nimico re, ch'era contra lui, e teneva una grande partita d'India, e avea nome re Garabo (78). Sicch?? questo re Botozo fece fondare una torre per edificare una citt??, all'entrata della terra dello re Garabo. E la torre fu cominciata a grande gioia e festa, e lavoraro una grande partita del giorno, ma la mattina trovaro tutto abattuto lo lavorio. Quando lo re lo vide, fu molto dolente, e tostamente fece ricominciare lo lavorio di capo (79). E l'altra mattina ogni cosa (80) si trov?? abattuto, e lo re di ci?? molto s'adir??. Questo gli avenne ciascuno giorno, bene sette mesi. E lo re Botoczo, vegendo questo, fece ragunare tutti i suoi savi, e domand?? in qual modo potesse fare lavorare in quella sua torre e in quella citt??, che ella non rovinasse. E sopra quella domanda, gli fu dato consiglio che egli mandasse cercando per tutti gl'indovini e astrolaghi della sua terra. E lo re ordin?? siccome coloro gli dissono; e fra venticinque giorni furono venuti a lui, e furono LXXXVIIIJ. Lo re Botozzo gli ricievette a grande gioia, e fecegli riposare tre giorni, e al quarto giorno se gli fece venire innanzi, e disse: signori, io v'?? fatto venire dinanzi a me, per farvi asapere quello ch'io vi dir??. Io sono lo maggiore re di tutto lo Levante, e tutti i re di queste parti sono venuti sotto me; ma e' ci (81) ?? uno re, che ?? nome Gharabo re d'India, questi non vuole venire sotto me, e io non posso entrare in sua terra, perch?? ?? troppo forte entrata; e fummi dato per consiglio ch'io facessi una citt?? all'entrata di sua terra, per poterlo meglio guerregiare (82); e io incominciava una torre per edificare la citt??; e ??lla incominciata gi?? fa sette mesi, e non si pu?? conpiere, e ci?? che si lavora lo giorno, la notte e la mattina si truova abattuto (83). Laonde io ne sono molto cruccioso, e molto mi grava, che le novelle andranno al mio nimico, che io non posso conpiere una citt?? in sua terra. E per questo i' ?? mandato caendo (84), per avere il vostro consiglio: ond'io vi priego tutti comunalmente, che voi mi diate tale consiglio, che io possa conpiere questa citt??; e io vi prometto, per lo mio idio, ch'io far?? a tutti voi grande bene: ch??, se tutto il mondo fosse mio, io non avrei tale allegreza, come vendicarmi dello re Gharabo. Quando lo re Botozo ebe finita sua diceria (85), si rispuosono tutti i savi comunalmente ad una boce, e dissono: messere, noi faremo tal cosa che a voi torner?? onore e gioia, e vendetta del vostro nimico; e non vogliamo avere termine pi?? che XL d??, per aoperare la nostra arte, e vogliamo istare tutti in uno luogo (86). Quando lo re ud?? questo, fu molto allegro; e mandogli in uno luogo ch'era pieno di molta verdura, e comand?? che fossono serviti come il suo corpo, e fosse loro dato ci?? che adomandassero. E stando in questo luogo, incominciaron adoperare la loro arte; e alla fine di XL giorni mandarono diciendo al re ch'egli aveano conpiuto lo suo servigio, e ch'egli voleano andare inanzi (87). Quando lo re lo 'ntese, n'ebbe grande allegreza, e fecesegli venire davanti con grande gioia, e domandogli come aveano facto; e que' rispuosono a una boce e dissono: messere lo re, fatevi di buona voglia (88), ch?? 'l vostro intendimento ?? conpiuto; e da cotale giorno passati li XXV d?? della luna, ed a l'ora che noi incomincieremo e dallo punto, s?? ve lo diremo (89), e allora fate cominciare la torre, e noi vi saremo (90). Quando lo re ud?? questo, ne fu molto allegro, e ringraziogli tutti. E quando venne lo giorno del termine, egli furono al lavorio. Quando fue otta di lavorare, egli cominciarono a grande festa e allegrezza a lavorare, e tutto lo giorno lavorarono. Quando venne la notte e' savi feciono stare grande luminaria, per guardia della torre, e gli uomini con questa luminaria vi rimaseno a guardare (91), e lo re coll'altra gente s'andarono a dormire con grande allegreza. E quando venne la mattina trovarono abattuto tutto lo lavorio, in terra, e la novella and?? allo re; e quando lo re lo 'ntese ne fu molto cruccioso, e venne allo lavorio; e quando vide lo lavorio abattuto, n'ebe gran doglia al cuore, e fece venire i savi dinanzi da lui, e disse: ?? questa la promessa che voi mi facesti? E' savi non sepono che si rispondere. E lo re disse: per lo mio idio, io vi rimander?? in tale luogo, che sar?? molto reo per voi, e non uscirete (92) infino che la citt?? non sar?? conpiuta. E fecegli mettere in una prigione; e fu facto suo comandamento, e questa fue la primaia prigione, secondo che ne parlano le scritture. E le novelle n'andaron allo re Gharabo, come lo re Botozo non potea fare per arte, n?? per ingegnio (93) n?? per niuno modo conpiere una torre: onde n'ebe allegreza grandissima, e mandogli una pistola allo re Botozo, e diceva cos??: Re Botozo, salute dalla parte di noi re Gharabo. Noi abiamo inteso che voi volete edificare una torre all'entrata di nostra terra, e s?? v'avete ispeso molto del vostro avere, e non avete potuto conpiere una torre, n?? per arte n?? per altro avere. Ma noi vi mandiamo dicendo che, se voi ci volete dare la vostra figliuola a moglie, noi vi lascieremo fondare la torre. Quando lo re Botozo intese la pistola, egli ne fu molto cruccioso, e fece tagliare la testa allo anbasciadore che la recava; e poi fece gridare uno bando (94) nella sua terra, che chiunque gli sapesse dare consiglio da conpiere la citt??, egli gli darebe la sua figliuola per moglie, e mezo il suo tesoro, e questo giurer?? sopra lo suo idio. E dopo questo bando, a dieci giorni, venne a lui uno vecchio uomo, e disse: messere lo re, io sono venuto a voi per darvi consiglio di conpiere questa vostra torre, che voi avete inpresa a fare; e io non voglio vostra figliuola n?? vostro tesoro, ma voi mi giurerete di farmi alcuno bene. Quando lo re lo 'ntese, fu molto allegro; e lo re gli giur?? sopra lo suo idio di fargli bene, se la citt?? si conpiesse. E lo vecchio disse: mandate allo re Trattabar (95), per lo libro suo della strologia, che fu di Noe, nel quale ?? scritto lo 'nsegnamento dell'angelo del suo Idio, che quello libro fu lasciato a uno de' figliuoli di Noe magiore (96). Noe ebe tre figliuoli: l'uno ebe nome Sem, l'altro Giafet. L'altro nome non ?? da mentovare, che lo padre lo maladisse, e torn?? di bianco in nero. Quello libro venne da uno re in altro (97), tanto che venne alle mani dello re Trattabar. E pregate che vi mandi lo libro e lo suo astrologo Sidrac (98), perci?? ch'egli ?? molto savio uomo, e sa molto dell'arte della strologia. Sidracho vi dar?? consiglio di vendicarvi sopra lo vostro nimico, e di conpiere la citt??. Quando egli l'ebbe inteso, ebe di ci?? grande allegreza, e fece aparechiare uno bello e ricco presente, e fece fare una pistola che dicea cos??: Noi Botozo re vi mandiamo fortemente salutando alla vostra signoria, re Trattabero, come signore e amico (99). Mandianvi pregando che voi facciate per noi, come voi voleste che facessimo per voi. Noi vi mandiamo pregando che voi ci mandiate lo libro della strologia, che fu di Noe, conciosia cosa che noi n'abiamo grande bisogno; e mandate con esso il vostro filosafo Sidrac; e con questa pistola mandiamo il detto presente. Lo messo si mise per cammino, come piacque a Dio, e fu capitato allo re Trattabar, e apresentogli la pistola e 'l presente; e lo re lo ricevette volentieri, con grande allegreza, e poi disse al messo: io ?? grande allegrezza, quando messer lo re Botozo m'?? mandate sue lettere (100). E egli m'?? mandato chiegendo uno mio libro che fu de' miei anticessori; e prima fu di Noe; e parla d'una cosa ch'?? in una montagnia, che chi ne potesse avere, tornerebe al mondo grande prode (101). E lo mio padre si mise ad andare su per quella montagnia, ma egli none pot?? venire a capo del suo disiderio. Ma io credo bene che lo re Botozo ne potr?? venire a capo egli, ch'egli ?? molto grande podere, ch'egli ?? uno de' grandi re che sia nel Levante. E allora mand?? lo libro, e Sidrac con esso, e una pistola che contenea cos??: Noi re Trattabar ringraziamo altamente voi, re Botozo, del vostro onore e del vostro domandamento. Noi e la nostra terra ?? (102) al vostro comandamento. Noi vi mandiamo lo libro e Sidrac nostro filosafo. E cavalc?? tanto (103) che giunse al palagio del re Botozo.

Quando lo re Botozo vide questo, egli ricevette lo libro e Sidrac con grande allegreza, e cominci?? a contare a Sidrac lo suo bisogno, e dissegli come gli era incontrato. E Sidrac gli rispuose, e disse: messere, questa terra ?? incantata, e niuna forteza vi si potr?? fare, se gli incantamenti non si disfanno; e io ?? tale consiglio, che io gli disfar??. E lo re ebe di ci?? grande allegreza, e molto lo preg?? che pensasse sopra questo fatto. E Sidrac rispuose: messere, noi troveremo in questo libro del mio signore, che fu prima di Noe, che uno agnolo del suo Idio gli avea insegniata una montagna e una contrada della profonda India, la quale si chiama la montagna verde del corbo; l?? ove Noe mand?? lo corbo, per iscoprire la terra, al tenpo del diluvio; e egli trov?? carogna, e egli si puose sopr'essa (104). Quella montagna ?? lunga quattro giornate e larga tre, e su v'abita una gente che sono a nostra fazione (105) di corpo, ma lo volto  (106) loro ??nno facto a maniera di cane. Quella montagnia ?? presso allo regno femminoro (107), l?? ove uomo non puote vivere; e si ?? in quella montagna dodici migliaia di maniere d'erbe: le quattro milia fanno profitto, e l'altre quattro milia fanno danno (108), e l'altre quattro milia non fanno n?? prode n?? danno. E anche v'?? dodici maniere d'acqua, che si ragunano in uno luogo dodici volte l'anno, e abeverano (109) tutta la terra e tutte quelle erbe. E se voi volete andare in su quello monte per avere di quelle erbe, voi potrete fare de' vostri nimici quello che voi vorrete, e s?? conpierete vostro disio. Quando lo re intese Sidrac, si ne fu molto allegro; e disse che, se dovesse perdere tutto quello ch'egli ??, s?? conviene ch'egli abia dell'erbe di quella montagna. E al terzo giorno mont?? a cavallo colla sua gente, e misesi a cammino; e tanto cavalcaro, che al decimo giorno fu a pi?? della montagna. E gli volti de' cani si misono a difendere la loro terra, e sconfissono lo re Botozo malamente; e poi anche risalirono, e furono sconfitti alla montagnia. E i volti de' cani un'altra volta saliro la montagna. E lo re iscese a terra della montagna, e mand?? per soccorso; e gli venne grande aiuto. E poi per grande forza e vigore sconfissono i volti de' cani, e uccisono molti di loro. E poi si riposarono otto giorni, e alla per fine ebono la terra. Lo re Botozo era miscredente, e non credea nel suo Criatore, anzi credea e adorava gl'idoli. Sidrac credeva e adorava Idio padre onipotente, che fatto l'aveva, e osserva gli suoi comandamenti. E lo re Botozo facea portare, l?? ovunque (110) andava, l'idoli (111), ciascuno in su grande sedia: e s?? erano d'oro e d'argento; e una idola (112) v'era, ch'era adornata di grande riccheze, e era posta a sedere pi?? alta che niuna dell'altre. Lo re fece aparecchiare bestiame, per fare sacrificio agli suoi idoli, e avea fatti suoi padiglioni; e l?? entro tenea questi idoli, spezialmente nel suo. E poi prese Sidrac per la mano, e menollo allo suo padiglione, con grande compagnia di gente; e poi comand?? che uno montone fosse recato; e recato che fu, e egli prese uno coltello, e dicoll?? lo montone dinanzi al grande idolo; e ciascuno della sua gente, secondo che avea lo podere, uccidea una bestia, e gittavala (113) d'intorno a quelle ydole; e poi l'ardevano tutto. Per questo modo faceano sacrificio agl'idoli. E Sidrach che vide questo, forte se ne maravigli??, e molto ne fu dolente. E lo re lo fece chiamare, e disse: Sidrac, fa sacrificio al mio iddio, ch'?? buono e ricco. E Sidrac rispuose con grande cruccio, e disse: messere, non far??; anzi far?? sacrificio al mio Idio, ch'?? possente sopra tutti, e ?? creatore del cielo e della terra, e ?? quelli che fece Adamo e Eva, e tutte l'altre cose che ci sono. E quando lo re ud?? dire questo, egli ne fu molto crucciato, e disse: che di' tu del mio idio? Dico, disse Sidrac, ch'egli ?? malvagio; e ?? dimonio che v'?? legato (114), voi e la vostra giente, e per voi distruggiere; e se voi mi vorrete credere, voi no gli crederrete; anzi lo farete disfare; ch?? idio ch'?? fatto per mano d'uomo, non si dee adorare n?? credere. E lo re avendolo inteso, ne fu molto crucciato, avendo udito tanto dispregiare lo suo idolo. Allora se lo fece recare davanti con grande cruccio, e disse a Sidrac: come ??i (115) tu dispregiato cos?? ricco idio e cos?? bello come questo? Perch?? non si dee adorare e credergli? E Sidrac gli rispuose: certo a cotale idio non ?? da adorare n?? da onorare; me' (116) ?? da ontare e da vituperare (117). Ma lo mio Idio, che cre?? lo cielo e la terra e l'altre cose che sono, si dee adorare e onorare, lo suo nome sacrificare (118). Lo re Botozo fu molto crucciato, e disse: che ?? lo tuo Idio? E egli rispuose: lo mio Iddio ?? criatore del cielo e della terra. E lo re disse: come ?? egli fatto e di che? Certo, disse Sidrac, lo mio Iddio ?? una ispirituale sustanzia, e s?? ?? di s?? gran bilt?? (119), che angeli che risplendono sette cotanti che 'l sole di biltade, tutto tenpo disiderano lui vedere (120). E lo re si crucci?? molto forte, e fece venire due degli suoi savi, per disputare con Sidrac. E incominciarono a mostrargli la loro miscredenza. E Sidrac tutti gli vincieva di loro quistionare, e tuttavia mostrava loro la potenzia di Dio padre onnipotente. E li miscredenti dissono: vedi lo tuo Idio altress?? come noi vegiamo lo nostro? Sidrac rispose, si (121). Allora dissono gli miscredenti: priega lo tuo Idio, e noi pregheremo lo nostro, e ciascuno faccia la sua preghiera. E poi gli miscredenti recarono incenso, e incensarono lo loro iddio; e poi feciono orazione, e dissono cos??: Noi vi preghiamo che voi non sofferiate che Sidrac per li suoi incantamenti vinca (122) la nostra credenza. E allora parl?? lo diavolo dentro dall'idola, e disse ad alta boce: prendete quello incantatore Sidrac, e tagliatelo in quattro pezzi, veggendo tutti quelli dell'oste. E Sidrac avea isguardato (123) lo cielo, e fatto questa preghiera che io conter??: Signore Idio, che se' Iddio d'Adamo e d'Eva e di No?? e mio, che formasti cielo e terra, io credo in voi e nella vostra podest??; io vi priego che voi degniate di mostrare vostra potenzia, veggente questi miscredenti (124), e che lo diavolo non abia podere, l?? ove lo vostro nome sia nominato. E li miscredenti che udirono lo comandamento del che diavolo, che dentro all'idola era (125), che 'l teneano per loro idio, s?? se ne mossono (126) ben cinquanta degli uomini, per prendere Sidrac. E incontanente discese da cielo una folgore, e percosse in su quello ydolo che teneano per loro iddio, e arselo a modo di cienere (127); e cos?? arsono gli uomini ch'erano iti per prendere Sidrac. E lo dimonio si part?? dell'idola, faccendo s?? grande grida, ch'egli ispavent?? tutti quelli che l?? erano. E quando lo re vide questo, fu di ci?? molto crucciato, vedendo arso lo suo iddio e la sua gente; e comand?? che Sidrac fosse preso, e legate le mani e piedi, e che fosse ben guardato. E dopo questo, dimorarono in su quella montagnia da otto giorni, e non sapeano che si fare in su quella montagna, come quelli che vedeano lume cogli occhi, e erano ciechi della mente. Lo re Botozo pens?? quello che egli avesse a fare, e conobe in suo proponimento che, s'egli non avesse il consiglio di Sidrac, ch'egli era isconsigliato (128). Allora fece ragunare tutti i suoi savi, e loro domand?? consiglio. Disse lo re: signori, quelli che ci ?? condotto insino a qui, per lo cui senno noi ci siamo venuti, ??e molto fallato, e beffato lo nostro iddio e arso e confuso; e non sapiamo (129) se questo si fosse adivenuto per forza d'arte o per lo suo iddio (130); ma, in qualunque maniera sia, noi pure abiamo perduto lo nostro iddio e la sua grande ricchezza; per?? vi priego che voi guardiate quello che noi abiamo a fare in questo istrano paese, ove noi siamo. Quando lo re ebe finita sua diceria, e li savi cominciarono a consigliare lo re. L'uno dicea: facciamo onore (131) a questo incantatore Sidrac, tanto che noi abiamo fornita la nostra bisognia, e potrenci vendicare de' nostri nimici: ch?? sanza lui non potremo noi fare nulla; e farello ardere e a mala morte poscia morire, come fecie lo nostro (132) iddio, lo quale egli ?? cos?? distrutto; e poi ritorneremo nella nostra terra. E chi dava uno consiglio e chi dava un altro. Egli s'acordarono tutti al primo consiglio. E poi lo re mand?? dieci delli suoi savi a Sidrac, l?? ove egli era legato e guardato, come detto ??, e s?? gli dicono: Sidrac, lo re ti manda comandando che tu ubidisca i suoi comandamenti, e elli ti perdoner?? quello che tu ??i fatto verso lo suo idio. E Sidrac rispuose, e disse che di quello non gli chiedeva perdonanza; e poi anche disse: ditegli che, se egli vuole ch'io compia lo suo servigio, ch'egli si creda in Dio padre onipotente, creatore del cielo e della terra, e ubidisca i suoi comandamenti; e io gli mosterr?? chiaramente le potentissime e le graziosissime cose del cielo. E gli messaggi tornarono al re, e si gli dissono la risposta di Sidrac; e lo re di ci?? fue molto crucciato, e comand?? che fosse lasciato istare cos?? legato in prigione X giorni. E in capo di X giorni lo re gli mand?? quelle medesime parole (133) di prima. Sidrac simigliantemente come di prima gli rispuose. E quando lo re vide che non poteva altro fare, e egli e la sua gente era isconsigliato (134), che niuno perfetto consiglio non aveano, se Sidrac non vi fosse, si mand?? per lui, e fecelo diliberare de' legami. E Sidrac venne a lui, e disse: voi m'avete fatto venire qui dinanzi a voi, non so perch?? cagione neanche, che in verit??, per lo mio Idio vero del cielo, ch'?? possente sopra tutte le cose e sopra gli tuoi idii e sopra tutto lo mondo, ch'io gli ?? fatto una promessa: che per me n?? per lo mio consiglio lo tuo bisogno non sar?? facto, n?? per dono n?? per parole che tu mi sapi dire o fare; anzi ti lascier?? perire, te con tutta tua gente, in su questa montagnia, e non avrai aiuto n?? consiglio, n?? chi (135) te lo sappia dare, se non il solo Idio; e, se a lui piace, egli ti dar?? il consiglio, o per me, ch'io ti consigli io, o per altrui che a lui piaccia. E se di tutto questo tu vuogli iscampare, tu e la tua gente, e avere lo tuo disio, s?? ti conviene credere in Dio del cielo, e ubidire i suoi comandamenti, e disfare e rinegare i tuoi idii, i quali sono alberghi e abitacoli del diavolo, il quale Idio cacci?? di cielo per lo suo argoglio (136). Quando lo re Botozo ud?? tanto dispregiare e avilire i suoi idii, cui egli tanto amava e onorava, s?? gli disse, per grande cruccio: tu non mi saprai tanto i miei idii avilire, che io allo tuo perci?? creda, se di lui o da lui alcuna certezza non ne veggio, apertamente. Ci?? ti mosterr?? io bene, disse Sidrac. E lo re disse: ora lo mi mostra, e io creder?? nel tuo Iddio. E Sidrac si trasse uno poco in disparte, e riguard?? verso il cielo, e fece questa preghiera: Messere Domenedio, piatoso padre e udevole (137), criatore del cielo e della terra, che creasti cielo e terra e acqua, e creasti gli angioli dentro dal cielo, e a loro donasti bilt?? e sapienzia e allegreza e spirito sanza corpo (138), messere, quelli malvagi si innorgoglirono e rubelloronsi da voi; per la loro cupidenzia (139) seguitarono Setanasso; e la vostra umilt?? disciese in terra, e formaste tutte le cose corporali, e l'altre che ci sono, e formasti Adamo di terra, e gli donasti spirito di vita; e poi formasti Eva della sua diritta costa; priegoti che mi debi mandare, per la tua santa pietade, la tua sancta grazia, sicch?? io possa vinciere lo nemico crudele, e fare tornare questi miscredenti allo tuo sancto nome. Quando egli ebe finita la sua preghiera, e un angelo disciese da cielo, e venne a lui e disse: Sidrac, Iddio ?? udita la tua preghiera, sicch?? tu confonderai lo nimico e lo suo podere; e la grazia di Dio ?? isciesa in te, sicch?? tu saprai mostrare a questi miscredenti dal cominciamento del mondo infino alla venuta del verace profeta figliuolo di Dio; e anche saprai mostrare infino alla venuta del falso profeta figliuolo di Satanas; e anche saprai mostrare infino alla fine del mondo. Piglia uno vasello (140) di terra, e asettalo (141) in su tre legni, al nome della sancta trinit??, padre e figliuolo e spirito sancto, tre persone in uno Idio (142); e enpi lo vasello d'acqua, e poi vedrai la vertude di Dio, e mostralo a questi miscredenti. E allora l'agnolo si part??. E Sidrac venne verso lo re, e disse: messere lo re, io vi mosterr?? la potenzia del mio buono Idio. E lo re disse, con grande cruccio: mostralomi, che voglio vedere s'egli ?? migliore che 'l mio. E Sidrac fece recare uno vasello di terra, e fecielo enpiere d'acqua, e si lo puose (143) in su tre legni (144), siccome l'agnolo gl'insegn??. E incontanente vide l'onbra della santa trinitade, ed una boce si grid?? ad alti (145), e disse: re Botozo, guarda nell'acqua del vasello, e vedrai lo verace Idio, re di tutto il mondo. E lo re venne con grande ira, e riguard?? nell'acqua, e vide l'onbra della santa trinitade, padre e figlio e spirito sancto, in una sedia (146), e gli angeli cantando e glorificando lo padre e lo figliuolo e lo spirito sancto. Era lo figliuolo col padre, e tutti e tre erano uno (147). Quando lo re vide questo, ebene grande allegreza, e parveli (148) essere in gloria. E allora disse lo re: Sidrac, io credo nel tuo Iddio, e in quello ch'?? di lui e fu e sar??; ma io ti priego che tu mi dichi come egli sono tre. Disse Sidrac: messere, questa ?? la sancta trinitade, ed ?? padre, figlio e spirito sancto, e sono tre persone e uno Idio. Disse lo re: come conversan'eglino insieme? Messere, disse Sidrac, come lo sole, ch'e tre cose in uno: la prima ?? la sustanzia, la seconda ?? lo chiarore, la terza ?? lo calore. La propriet??, cio?? la sustanzia, si ?? lo padre, e la chiarit?? si ?? lo figliuolo, e lo calore si ?? lo sancto spirito. Queste sono tre cose in una; altress?? possono essere tre in uno Idio. Quando Sidrac ebe tosto detta questa ragione, molto piacque allo re, e ebene grande allegreza, e grid?? ad alta boce: Io adoro e credo nello Idio di Sidrac, padre e figlio e sancto spirito, tre persone in uno Idio (149), e sancta trinitade. Quando ebe questo detto, la sua gente se ne crucci?? molto, e giurarono tutti la morte di Sidrac; e consigliaronsi una partita (150) insieme, e dissono: lo nostro re ?? perduto lo senno, e Sidrac lo 'ncantatore l'?? ingannato, e ??gli fatto rinegare lo suo buono iddio, e di suo padre e di suo avolo. E vennono a lui e dissono: male ??i fatto; la tua gente ?? malamente crucciata (151) verso di te, di quello che voi avete fatto, e creduto a quello incantatore Sidrac; ch?? gli suoi incantamenti ??nno disfatto lo tuo buono idio; e te ?? fatto rinegare i tuoi buoni idii, del tuo padre e del tuo avolo. E lo re rispuose e disse: io ?? lasciato la bruttura e preso lo fino oro (152); che lo mio padre e li miei anticessori e io avavamo malvagio Idio; ma Sidrac m'?? mostrato lo chiarore del mondo; e insino a qui ?? avuto ria credenza; e da ora inanzi io non avr?? altro Idio, se non colui che cre?? lo cielo e la terra; e, se a lui piace, nella sua credenza voglio vivere e morire, e lui voglio adorare e sacrificare, e non altro Idio che lui. Di questa risposta si crucci?? molto la gente sua, che d'intorno a lui erano; e tornarono indrieto, e consigliaronsi insieme d'avere savi che quistionassono con Sidrac; e elessono quattro, i pi?? savi uomini dell'oste, che lo mattassero (153), acci?? che lo re tornasse alla sua credenza. E vennono allo re, dissono che voleano disputare con Sidrac. E lo re di ci?? molto si content??, e Sidrac. E allora cominciarono a disputare insieme, e dimostravano la loro miscredenza; e Sidrac mostr?? loro la potenza di Dio, e come fece lo cielo e la terra e lo sole e la luna e tutte l'altre cose ch'al mondo sono; sicch?? coloro non si poteano difendere da lui; ma disono: se il tuo Idio ?? cos?? buono e leale come tu di', bei questo bicchiere pieno di veleno aguto, che noi abiamo fatto recare. E Sidrac istese la mano, e prese il bicchiere, e disse: io beo questo bicchiere pieno di veleno aguto (154), al nome del mio Idio che cre?? lo cielo e la terra. E bevvelo, e incontanente ch'egli l'ebbe bevuto, dimor?? pi?? fresco e pi?? chiaro (155) che prima; e tutti quegli che lo vidono, di ci?? assai si maravigliarono. E lo re ebe di ci?? grande allegreza; pi?? perfettamente am?? Idio onipotente. E incontanente disciese di cielo un fuoco con folgore (156), sopra quelli quattro savi, e abattegli morti incontanente. Quando gli altri videro questo, incominciarono a dire l'uno all'altro: se lo Iddio di questo uomo non fosse buono e leale, egli non sarebbe iscanpato di quello veleno, anzi sarebe incontanente morto, n?? costoro non sarebono arsi. Ma perch?? furono folli, diceano male del suo Iddio, si ne fece questa maraviglia. E la maggior parte della gente, e spezialmente del popolo minuto, si convertirono a Dio. E lo re divent?? pi?? fermamente pi?? credente in Dio. Quando lo diavolo vede che ?? ricevuto s?? grande inganno  (157) per Sidrac, si cominci?? a gridare altamente, per li idoli (158), che v'erano ancora, da nove o dieci, che non erano ancora disfatti, e diceano: re Botozo, cattivo, che ??i fatto tu? ??i creduto i detti e gl'incantamenti di Sidrac, el (159) grande incantatore; tu ??i lasciato noi, e noi lascieremo te; e le tue (160) offerte giammai non riceveremo, e li tuoi beni distrugeremo, e le tue bestie uccideremo, e li tuoi nimici sopra te manderemo; del tuo reame a tua onta ti caccieremo, e gli tuoi figliuoli e gli tuoi parenti perderai, e a grande dolore ti faremo morire. E se tu vorrai iscanpare, sotto i piedi degli tuoi cavagli  (161) fa incontanente ardere lo incantatore, che t'?? tracto (162) della nostra buona credenza; e fa ronpere quello vasello; e quell'acqua che v'?? dentro falla (163) gettare sotto i piedi de' cavagli (164), ch'?? tutta incantata di grandi incantamenti; e gli tre legni fa ardere, ch?? Sidrac incantatore della credenza sancta e degna di tuo padre e di tuo avolo e delli tuoi anticessori ti vuole levare; e lo capo a lui fa tagliare. Quando lo re Botozo e la sua gente udirono questo, egli si maravigliarono molto di ci??; e Sidrac, che gli vide essere ismagati (165), fu molto adirato, e dissegli: re Botozo, la tua credenza abbi in Dio fermamente, e guarda che lo ingegno (166) del diavolo non ti sormonti (167); ch?? per lo padre del cielo, cio?? Idio, io isconfonder?? lo diavolo e lo suo podere. Allora prese Sidrac una iscure (168), e disse agli demoni che dentro v'erano: io vi caccier?? per la potenzia di Dio padre onnipotente. E comincia a dare della scure per l'idoli, e tutti quanti gli ruppe. Quando i diavoli vidono che non vi poteano pi?? dimorare, partironsi, e feciono uno romore s?? grande (169), che tutta la gente si spavent??. Allora venne uno tuono per la terra, per lo 'ngegno (170) del nimico, che parve loro che tutta la terra dovesse profondare;   (171) e cominci?? a balenare e a tonare e a piovere s?? forte, che tutta la contrada allagava, e pareva che la terra dovesse allagare (172). Quando lo re e la sua gente videro questo (173), forte si maravigliarono (174); e Sidrac disse: messer lo re, non vi isgomentate, ch?? la forza di Dio del cielo ?? maggiore che lo 'ngegno del diavolo, e confortatevi che (175), se a Dio piace, voi vedrete incontanente la grazia di Dio sopra voi e sopra coloro che in lui crederanno. E incontanente disciese uno angiolo da cielo, con grande luminaria (176), e disse: Sidrac, piglia dell'acqua di quello vasello, e gittane a quattro cantoni del padiglione (177), al nome della sancta trinit??; e piglia l'uno di quegli legni, e picchia (178) l'uno sopra l'altro per lo padiglione, al nome di Dio onipotente; e allora si confonder?? il diavolo. Allora si part?? l'agnolo, e Sydrac (179) fece lo suo comandamento; e in quella ora medesima la tenpesta rimase, e incontanente disciese un altro agnolo da cielo, con una ispada di fuoco in mano, e fed?? lo diavolo, e confondello, e arse tutte l'idole. Quando gli altri che non erano ancora convertiti vidono questo miracolo di Dio, si convertirono tutti a lui. Lo re ebbe di ci?? grande allegreza, e molto ringrazi?? Iddio e lo suo padre (180). E poi domand?? Sidrac quello che significavano gli tre legni (181) e lo vasello e l'acqua che v'?? dentro, e quella ch'egli gitt?? ne' quattro canti del padiglione, e gli due legni che tu battesti l'uno contro l'altro. E Sidrac disse: messere, io vel dir??: la significazione di ci?? che voi m'avete domandato volentieri vel dir??, colla grazia di Dio: gli tre legni significano la sancta trinit??, padre e figliuolo e spirito sancto, tre persone in uno Dio (182). Lo vasello della terra significa lo mondo, lo quale ?? sostenuto dalla sancta trinit?? (183). L'acqua che v'?? dentro significa lo figliuolo di Dio, che verr?? nella Vergine, e prender?? in lei corpo, e ser?? salvazione del mondo e degli suoi amici, e confusione del diavolo e del suo podere e della sua credenza e degli suoi amici. E quello prezioso corpo, che 'l figliuolo di Dio prender?? nella vergine Maria, morir?? nella crocie, e sar?? messo in terra, siccome quella acqua fu messa dentro a quello vasello di terra. E per quello crucificamento (184) e morte diliberr?? Adamo e gli suoi parenti del podere del diavolo. Quella acqua che io gittava ne' quattro canti del padiglione, significa (185) che 'l figliuolo di Dio sar?? battezzato (186) in acqua, e sar?? (187) novella legge. I quattro cantoni significano quattro buoni uomini, che saranno al tenpo del verace profeta figliuolo di Dio, e saranno de' suoi disciepoli, e scriveranno lo suo detto e lo suo comandamento e li suoi miracoli; e saranno allevati e cresciuti (188) per li quattro elementi (189) del mondo; e per quelle iscritture confonder?? lo diavolo e lo suo podere. I due legni ch'io battei l'uno coll'altro per lo padiglione, significano i santi uomini che saranno disciepoli del figliuolo di Dio verace profeta; e andranno per l'universo mondo, e chiameranno le genti che saranno perdute per la loro miscredenza; e convertirannole (190) alla fede del verace profeta figliuolo di Dio, e s?? gli salveranno (191). Quando lo re ud?? questo dire a Sidrac, piacquegli molto, e ebene grande allegreza; s?? si afferm?? pi?? nella credenza di Dio adorare, e credette (192) nel suo nome perfettamente. E volle che Sidrac gli dischiarasse di belle quistioni, che avea volont?? che dischiarate gli fossono, e non trovava niuno uomo che gli sapesse dire, se non Sidrac. Le quali quistioni furono nel torno di 565. E lo re domand?? Sidrac e disse:

(15) Abbiamo corretto col C. R. 2. Il C. L. ha: ???le quali egli ha promesso di dare loro il paradiso.???

(16) Volle C. R. 2.

(17) Sapesseno C. R. 2.

(18) Insine C. R. 2.

(19) ... qui ensegnoient les gens a vivre selon leur usages; et tous ceulx qui maintiendront leurs usaige, ec. C. F. R. ??? che insegnavano vivere alle genti li vizi che allora erano, e tucti quelli che manteneano le loro uzanze, ec. C. R. 2. ??? Ci sembra evidente che sia qui usato vizii per vezzi (usi, consuetudini), due parole che hanno comune la loro origine in vitium lat.

(20) Nella compagnia C. R. 2.

(21) Le jugement de nostre Segnor dou deluge il ne fu per autre cose, etc. C. F. R. Da causa, ant. fr., cause, cose.

(22) habitarono in terra e cominciarono C. R. 2.

(23) uzanza C. R. 2.

(24) Et Deu les beney; et leur dona la beneixion de croistre et de multiplier lor decedence qui ot nom Iafem de generation en generation, si maintindrent la loy de Deu ce que lor pere Noe tenoit. C. F. R. ??? E Idio diede loro la perfectione di crescere e di multiplicare il mondo uno de' figliuoli di Noe, che ebbe nome Giafet, di generatione in generatione, che di lui nacquero quelli che mantennero la fede di Dio, s?? come Noe loro padre l'avea. C. R. 2.

(25) Meraviglia C. L. ??? Abbiamo corr. col C. F. R. e col C. R. 2.

(26) Figliuolo C. R. 2.

(27) Sydrac C. F. R. ??? Sidracha C. R. 2.

(28) le quel enpli le monde de toutes sciences de savoir toutes les coses. C. F. R.

(29) Cestui Sidrac Deu le deigna de mostrer per sa grace la forme de la soe sainte trinite. C. F. R. ??? E questo Sidrach Idio si degn?? per sua gratia e misericordia di mostralli la forma della sua santa trinit??. C. R. 2.

(30) Nontior C. F. R.

(31) Il C. R. 2. ha qui e sempre: autre.

(32) Boctus C. F. R. ??? Bottus C. R. 2.

(33) Convertire C. L. Abbiamo corretto col C. F. R. e col C. R. 2.

(34) Gl'idoli sordi e mutoli C. R. 2.

(35) Conteremo. C. R. 2.

(36) Trataber C. R. 2. ??? Al C. F. R. manca.

(37) per la gratia di Dio nostro signore Jesu Xpo e della sua madre madonna sancta Maria C. R. 2. Qui nel C. R. 2. ?? una divisione di capitolo, e ci?? che segue ?? intitolato cos??: Coma lo re Botus domanda Sidrach di quistioni.

(38) glie le dispian?? C. R. 2.

(39) per la qual cosa gli piacque molto, e s?? ne fecie questo libro C. R. 2.

(40) par la trait dou deable C. F. R. Potrebbe leggersi ancora par l'atrait; e corrisponderebbe meglio alla traduzione italiana.

(41) Madiano C. R. 2. ??? Madiam C. F. R.

(42) Prine C. F. R. Se non ?? errore per prince, potrebbe intendersi nel senso che ha il vb. primer. Nell'ant. fr. si trova prin, per prim, prime.

(43) Manan C. R. 2. ??? C. F. R.

(44) Traduzione litterale del franc. dou tout en tout, che significa affatto, interamente. Trovasi pure du tot en tot, des tot en tot. F. Burguy, Gram. II, 329.

(45) Padre C. R. 2., che ?? certo errore, legg. nel C. F. R. poeir.

(46) Grison C. F. R.

(47) Sabastra C. R. 2. ??? Sabaste C. F. R.

(48) Dionasile C. R. 2. ??? Ayo vacileo C. F. R.

(49) Abbiamo corr. col C. R. 2. Il C. L. ha lo al.

(50) Demetrio C. R. 2.

(51) et si fu a Tolette martures et mors. C. F. R. Martures da marturiare.

(52) Manca questo libro al C. L.: abbiamo supplito col C. R. 2.

(53) Chiericia C. R. 2. ??? Clergie C. F. R.

(54) de gresois en latin. C. F. R.

(55) e ordin?? tanto che lo ebe C. R. 2.

(56) le tint en gran chierte por les belles demandes que il trouva en lui C. F. R. Corr. cherte e cf. Burguy, Gramm., e Littr??, Dictionn. Il C. R. 2.: tennelo molto caro per le belle cose che su v'erano scripte.

(57) lo re Amomeni di Tunisi C. R. 2. ??? Emir el Momenim C. F. R.

(58) Saracinesco C. R. 2. ??? Sarazinois C. F. R.

(59) Nuova divisione di capitolo nel C. R. 2. dove ci?? che segue ha per titolo: Come lo 'mperadore Federigo mand?? per questo libro allo re di Tunisi.

(60) respontioni C. R. 2.

(61) maraviglionsi C. R. 2. ??? merveilloyent C. F. R.

(62) Ogier C. F. R.

(63) Todia filosafo C. R. 2. ??? Todre le phylosophe C. F. R.

(64) Antiochia C. R. 2.

(65) Camberlain C. F. R. Il prov. camarlenc, chamarlenc, ?? quello che noi chiamiamo oggi ciamberlano, nell'ant. fr. chambellanc, chamberlens, ufficiale della camera. Manca camarlingo, in questo significato, alla Crusca.

(66) Teodia C. R. 2.

(67) le manda en present C. F. R.

(68) Antiochia C. R. 2.

(69) Abbiamo corr. col C. R. 2. ??? Il C. L.: Alleone.

(70) Assempr?? C. R. 2. ??? contecrist C. F. R., errore che forse potrebbe essere corr. in contr'escrsit, contrescrist, nel senso che ha contrefaire, reproduire, par imitation, quelque chose. Varie forme ebbe questo vb. al t. p. nell'ant. fr. escrit, escript, escristrent.

(71) ciasquiduno C. R. 2.

(72) De quoy cest livre cascun ne le pot mie avoir C. F. R. De quoy (de coi, d'o?? vient que) ?? mal tradotto per de' quali. E il senso torna meglio secondo il testo francese, facendo punto dopo buoni libri. Anche il C. R. 2. ha: non lo possono avere.

(73) Nuova divisione di capitolo nel C. R. 2. dove ci?? che segue ha per titolo: Siccome lo re Bottus cominci?? la cipt?? e ongni vuolta era disfacta, onde fece venire tucti li filozafi et i savi.

(74) Persia la grande C. R. 2. ??? Perce la grant. C. F. R.

(75) Bocteriensa C. R. 2. ??? Boctoriens C. F. R.

(76) avint que cil roy Boctus apres la mort de Noe de CVIII. et XLVII ans voloit ec. C. F. R.

(77) guerdoier C. F. R., che potrebbe essere errore per guerroier o per guarder.

(78) Guarahap C. F. R.

(79) da capo tostamente C. R. 2. ??? de richief mout austivement C. F. R. De richief corr. de rechief, re-chief, re chef. Austivement sarebbe forse errore per vistement, che nell'ant. fr. trovasi per prontamente, tostamente?

(80) Manca ogni cosa al C. L.; abbiamo supplito col C. R. 2.

(81) che C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(82) gueroyer C. F. R.; e ci?? conferma l'errore di guerdoyer.

(83) la nocte ?? abactuto e messo in terra C. R. 2. ??? le demain se treuve tout abatu C. F. R.

(84) Noi crediamo che da cherere, siasi fatto cherendo, cheiendo, e quindi, pel cambiamento dell'e in a, caiendo, caendo. E lo stesso cambiamento riscontrasi nell'ant. fr. del Berry, ove in luogo di chercher si disse charcher. Cf. Jaubert, Gloss., suppl??ment.

(85) Discorso; e in questo senso manca alla Crusca.

(86) Qui nel C. R. 2. ?? un'altra divisione di capitolo, intitolato: Si come li Savj disseno ch'aveano veduto come la torre si compierebe.

(87) voleano venire dinanzi da lui C. R. 2. ??? voloyent venir per devant lui C. F. R.

(88) faites vos bon corage C. F. R.

(89) Abbiamo preferita la lezione del C. R. 2. Il C. L. ha: a quindici d?? della luna allora che noi comincieremo, il punto e direllovi (direnlovi), e allora ec. Nel C. F. R.: et a tel jor passant a XVI jors de la lune, alore che nos conmanderons et au point, feres comencer, ec.

(90) vi saremo presenti C. R. 2.

(91) Ci ?? sembrata migliore la lez. del C. R. 2. Nel C. L.: vi misero a guardare.

(92) Vogliamo notare che il C. F. R. ha: vos de la ne istres; perch?? istre ?? una delle forme pi?? rare del vb. issir. Trovasi ist, usc?? e istroit, uscirebbe, nel Romans de Brut: Et Brutus ist de son agait. ??? Corin??us s'an istroit; vol. I. pp. 14, 48.

(93) ?? propriam. trad. del franc. engien, engin.

(94) fist aler la crie C. F. R.

(95) Trattabero C. R. 2.

(96) Noe le grand C. F. R.

(97) Cos?? il C. R. 2., preferibile alla lez. del C. L.: venne di mano di re in altro.

(98) Sidrach C. R. 2. ??? Sydrac C. F. R.

(99) Io re Bottus mando altamente salute alla vostra signoria e amico carissimo C. R. 2.; e meglio il C. R. 1.: a vostra signoria, re Trattabar, come a signore ed amico.

(100) suoi lectere C. R. 2.

(101) prede C. L. Ci ?? sembrato buono di dare preferenza alla lez. del C. R. 2. Nel C. F. R.: qui les poroit avoir feroit quant que il vodroit. Vodroit, da vouloir, una delle molte forme del condizionale.

(102) siamo C. R. 2.

(103) Et elli si mosse e cavalc?? tanto C. R. 2.

(104) sopra essa per pascere C. R. 2. ??? et s'acist sus celle C. F. R. Acist (assir, asseoir da ad e sedere) ?? forse una forma del vb. achir, che si us?? nel Picard. Cf. Littr??, Dictionn.

(105) forma, figura. ???Cos?? temo vostra altiera fazzone, Madonna mia.??? Dello Bianco.

(106) les chieres C. F. R. Dal lat. cara, fecesi chere, chiere nell'ant. fr., cara in prov. e spagn., cera in ital., e signific?? viso, sembianza. ???Che s'io troppo dimoro, aulente cera??? Pier delle Vigne. I Cinamologhi, nel Dittamondo di Fazio degli Uberti, han muso e le labbra di cane. Lib. V., cap XX.

(107) feminoro C. R. 1. e C. R. 2. Forse dal gen. plur. del latino, feminarum, feminaro, feminoro. Il trovarsi questa stessa parola in tre codici di lezione diversa, e di diverso tempo, ci pare prova sicura che non sia da tenersi per errore; e ci conferma in questa opinione il trovare regno femminoro nel testo della Tav. Rit. pubbl. dal Polidori, pag. 292.

(108) dampno C. R. 2. ?? noto che Fra Guittone us?? dampnaggio, e che l'ant. fr. ha dampnier, e il prov. dampnatge.

(109) Aboivrent C. F. R., da aboivre.

(110) doveunque C. R. 2.

(111) l'idoli manca al C. L. Abbiamo supplito col C. R. 2.

(112) Cos?? pure gli altri codd. Essendo idole in fr. di gen. fem., il traduttore ha scritto idola.

(113) gittava C. L. Abbiamo corretto col C. R. 2.

(114) enlace C. F. R. Da laqueus, franc. lac, prov. lacs, port. lazo, ital. laccio; e vbb. allacciare ital., lacer, enlacer, franc.

(115) Abbiamo corretto col C. R. 2. Nel C. L.: come ??i cos?? idio e cos?? bello come questo?

(116) ma C. R. 2.

(117) non si die nient'adorare, ma vergognare et avilarlo C. R. 1.

(118) et en s'amor sacrifier C. F. R. Nei pronomi possessivi ma, ta, sa si us?? qualche volta di elidere l'a, quando la parola che seguitava cominciasse per vocale. Cos?? trovasi: m'amour, s'auctorit?? ec. Il C. R. 2. ha: del suo benedetto nome si de' sacrificare.

(119) Nel dialetto del Picard si us?? biel.

(120) di lui isguardare C. R. 1. ??? en lui esgarder C. F. R.

(121) Abbiamo dato la preferenza alla lez. del C. R. 1. Il C. L. ha solamente disse Sidrac; e il C. R. 2.: disse lui Sidrach.

(122) Nel C. L. vi noia. Abbiamo corretto col C. R. 2. ??? Venque nostre creance C. F. R.

(123) iscongiurato C. R. 2.

(124) devant cest mescreant C. F. R.

(125) erano C. L. Abbiamo corretto col C. R. 2.

(126) se murent en tour C. F. R.

(127) e arse, e a modo di cenere si fece C. R. 2.

(128) sconficto C. R. 2. ??? qu'il ne poient riens faire, et seroient malement desconceilles C. F. R. Desconseillies vale abbandonati, senza consiglio. ???Mais nostre sires qui les disconsellies conseille.??? Villehardouin. ??? Lo isconsigliato del n. t. ?? traduzione letterale del francese.

(129) sapiate C. L. ??? Abbiamo creduto di corregg. col C. R. 2.

(130) per forteries ou per la force de son deu C. F. R. Credo da correggere sorteries, per sortilegi. Da sortiarius del b. l. fecesi sortiere ital., sortero spagn. Il testo francese del ediz. Palat. ha: par sorcerie ou par la force de son dieu. ??? Nel Romans de Brut, sortiss??ors: venir fist ses sortiss??ors.

(131) fomes a plaisir C. F. R.

(132) al nostro C. R. 2.

(133) paroule C. R. 2.

(134) isconficti C. R. 2. ??? desconceilles C. F. R.

(135) ch'io te lo sappia C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(136) gli quali Idio cacci?? del cielo per la loro argaria e per la loro superbia C. R. 2. ??? Argaria per algaria. ???Algaria ?? nelle persone belle???. Bart. da San Conc.

(137) oyables C. F. R., del quale ?? traduz. letterale udevole (da oyr). Ma parrebbe che avesse piuttosto a leggersi oyant, che odi, udente.

(138) isnel espirt C. F. R.

(139) cupiditade C. R. 2.

(140) vagiello C. R. 1.

(141) asiele C. F. R., che pare abbia ad essere l'imperativo del vb. aseoir, placer, etablir.

(142) tre e per uno idio C. L. Abbiamo corr. col C. R. 2.

(143) acist C. F. R., forse da achir.

(144) fusti C. R. 1.

(145) Lo stesso che ad alto. ???Il loro luogo ?? molto ad alti.??? Fr. Giord. Pred. ??? Nel C. F. R.: et cria a haute vois.

(146) en leur ciege (siege) C. F. R.

(147) in uno C. R. 2.

(148) parvi C. L. Abbiamo corr. col C. R. 2.

(149) tre per uno idio C. L. Abbiamo corr. col C. R. 2.

(150) parte C. R. 1.

(151) troppo corrucciata C. R. 1.

(152) ?? lassato el pionbo et preso el fino oro C. R. 1. ??? ie ai laisse la longuaigne et la pulentie. C. F. R. ??? Longuaigne in ant. fr. vale latrina, elvace. Pulentie dev'essere lo stesso che empuance, che significa fetore, corruzione. Trovasi pulent, pullent, che il Burguy fa derivare da purulentus. Cf. Du Cange, Gloss.; Burguy, Gloss. ??? Fino oro ?? anche nel Tesoretto di B. L.: S?? ch'io credea che 'l crino. ??? Fosse d'un oro fino.

(153) L'ant. fr. ha mater, matir; prov. matar, che vuol dire abbattere, vincere, indebolire. Si hanno esempi di matare, emattere, in antichi scrittori italiani. Cf. Nannucci, Analisi, 253, 2.

(154) pessimo veleno C. R. 1. ??? trencant venin C. F. R. Trencant intenderei mortale, che abbatte, che uccide, dal vb. trencher, trancher. Cf. Burguy, Gramm.; Diez, Etym. W??rt. a Trinciare.

(155) Esempio da aggiungersi a quello delle Istorie Pistolesi e de' Fioretti, registrati dalla Crusca. Dove bene osserva il Nannucci (Analisi, 147-48) non essere da intendere chiaro per forte e gagliardo, ma per lieto, brillante, gaio, sereno di spirito. E non solamente il provenzale ha clar in questo significato, come il Nannucci avverte; ma anche l'antico franc. ha clair, cler, cleir, secondo il Burguy, il quale per?? non reca esempi che confermino questo significato. Il C. F. R. ha solamente plus fres; e il T. F. P.: plus sains; il C. R. 1.: pi?? bello e pi?? fresco.

(156) una saetta di folgore C. R. 1.

(157) dampnagio C. R. 1.

(158) entr?? elli e li suoi ne li altri ydoli C. R. 1. ??? se mist dedens les aultres idoles C. F. R.

(159) allo C. L. ??? Abbiamo preferita la lez. del C. R. 1.

(160) tuoi C. R. 2.

(161) cani C. R. 1. ??? chiens C. F. R.

(162) ingannato C. L. ??? Abbiamo preferita la lez. del C. R. 1.

(163) e falla C. L. ??? Abbiamo pref. la lez. del C. R. 2.

(164) chiens C. R. 2.

(165) iscomentati C. R. 2.

(166) et garde toy de l'engi au deable C. F. R. Engi ?? da corregg. in engin, engien, che qui vale, inganno, furberia.

(167) soctometti C. R. 2.

(168) scura C. R. 2. ??? cougne C. F. R. Da cuneus fecesi in ant. fr. coignie, coignee, cognee; in prov. cunh, conh, cong. Nel dialetto vallone trovasi counie, cougne. Cf. Grandgagnage, Dict. etym. de la langue Wall.

(169) misero una boce s?? forte C. R. 1.

(170) 'mpegno C. R. 2. ??? engin C. F. R.

(171) e vene uno terrimuoto per ingegno del diavolo, s?? che allora fu viso ha tucti si dovesser confondare C. R. 1. Nel Romans de Brut: ???Vis li fu l?? o?? il dormoit??? etc. Confondare ?? traduzione erronea del franc. confundre, prov. confondre, cofondre, che vale rovinare, distruggere.

(172) annegare C. R. 2. ??? sonabissare C. R. 1. ??? de gros tonieres et lampieres et plovoir et gresilles che toute celle terre senblent qu'elle devoit noyer C. F. R. ??? Gresil sarebbe diminutivo di gresle, gr??le. Cf. Burguy, Gloss.

(173) questo manca al C. L. Abbiamo suppl. col C. R. 2.

(174) si smag?? C. R. 1.

(175) che manca al C. L. Abbiamo suppl. col C. R. 2.

(176) claritade C. R. 1.

(177) de la haberge C. F. R. ??? Heberge, tenda, accampamento.

(178) piega C. R. 2. ??? bates C. F. R.

(179) Sydrac manca al C. L. Abbiamo suppl. col C. R. 1.

(180) pooir C. F. R. Pare che il traduttore abbia confuso poor, poer, pooir con peire, piere, pere.

(181) fusti C. R. 1.

(182) tre per uno Iddio C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1.

(183) Lo vagello ?? 'l mondo ke sostiene el podere di Dio e santa trinit?? k'?? tutto uno C. R. 1.

(184) risucitamento C. R. 2. ??? passione C. R. 1. ??? cruceflement C. F. R., che credo da corr. crucifiement.

(185) significano C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1.

(186) battegiato C. R. 1. Il prov. ha bathegar, batejar.

(187) fera C. F. R.

(188) letti e creduti C. R. 1. ??? leaus et creaus C. F. R. ??? leuz et creuz T. F. P. ??? Leaus potrebbe correggersi in leus, partic. pass. del vb. lire; e creaus, creus, creuz potrebbe essere una forma del partic. pass. del vb. creire, crere, croire. Il tradutt. pare che abbia creduto leus partic. del vb. lever, e creus del vb. croistre.

(189) alimenti C. R. 2. ??? elemens C. E. 2.  ??? parties C. F. P. ??? Crediamo che non si abbiano esempi di elementi del mondo per parti del mondo, n?? in francese n?? in italiano.

(190) convertiranno C. L. Abbiamo pref. la lez. del C. R. 2.

(191) e salveranno C. L. Abbiamo aggiunto si gli dal C. R. 2.

(192) ad adorare e credere C. R. 2.

Sidrac, ebe Idio mai cominciamento? E Sidrac rispuose (Qui diciamo capitolo primo, ma gli altri cinque sono nella storia adietro):

E' non ebbe unque cominciamento n?? fine, n?? none avrae. Egli fece cielo e terra, e anzi ch'egli lo facesse, si sapea bene ch'egli dovea fare questo e l'altre cose ch'egli fece. E sepe lo novero degli angioli, anzi che gli facesse, e degli uomini e delle bestie e de' pesci e degli uccielli, e quale morte dovea ciascuno fare; e sapea tutti quelli che doveano essere salvi e che doveano essere perduti (193), e gli loro pensieri e gli loro fatti e li loro detti e le loro volontadi; e s'egli non sapesse questo, stato egli non sarebe Idio (194). E di tutto ci??, perch?? facesse lo mondo e le cose che sono nel mondo, egli non se ne miglior?? punto; e s'egli noll'avesse fatto, egli non potrebe esser di nulla piggiorato. Iddio fu sanza cominciamento e sar?? sanza fine (195). La sua potenza sa tutto, e si ?? per tutto. E si ?? la sua sustanza in tre (196) cieli; l'uno corporale, e questo ?? quello che noi veggiamo; e l'altro ?? spirituale, e questo ?? quello che noi non vegiamo (197), ove gli angioli sono; lo terzo ?? quello ove Idio nostro signore dimora, lo quale vedranno i giusti visibilmente.

(193) dampnati C. R. 1.

(194) non sarebbe egli stato Idio C. R. 1.

(195) finiminto C. R. 1.

(196) intra C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1. e C. R. 2.

(197) veggiano C. R. 2.

Cap. II.

Lo re domanda: puote Idio essere veduto? Sidrac risponde:

Iddio ?? visibile e non visibile: egli vede tutto, e non puote essere veduto; ch?? niuno corpo terreno puote vedere ispirituale cosa; ma lo spirito vede lo spirito. Ma, se lo spirito ?? buono e giusto, potr?? essere ch'egli vedr?? Idio, secondo (198) le sue opere. Ma questo averr?? apresso  (199) lo tenpo che 'l figliuolo di Dio sar?? venuto  (200) in terra; che sar?? (201) lo spirito di Dio che si aonberr??  (202) in una vergine, e lo nome della vergine sar?? apellato Maria; e piglier?? di lei corpo, e sar?? veduto e udito (203); e far?? (204) tutto quello che l'uomo; e sar?? sanza peccato; e sar?? Idio medesimo; e per la sua potenza sar?? egli in cielo e in terra. E la vergine Maria, concieputo per spirito sancto, si rimar?? vergine inanzi il parto e dopo il parto (205). E se egli non pigliasse corpo nella Vergine, niuna corporale cosa lo potrebbe vedere.

(198) esendo C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(199) presso C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1.

(200) veduto C. L. ??? Abbiamo pref. la lez. del C. R. 2. ??? apresso de l'avenimento di Dio C. R. 1.

(201) cosa ar?? C. L. ??? non sar?? C. R. 2. La lezione ci pare errata in ambedue; n?? col C. R. 1. e col C. F. R. possiamo corregg. Ma il senso del discorso ci fa credere che abbia da legg. sar??.

(202) s'aombrara C. R. 1. ??? Se ombrer?? C. F. R. ??? S'aombrer, s'anombrer nell'ant. fr. significa divenire uomo nel seno della Vergine. ???Com fist Gabriel li Archangles ??? Quant me dist que li rois des Angles ??? S'aombreroit en mes sains flancs.??? Du Cange, Gloss. Gall. ??? In provenzale ha lo stesso significato solumbrar. Il Raynouard ne reca due esempi, tolti da un testo prov. del Sydrac: ???Apres l'avenimen del filh de Dieu qui solombrara en la Virgis???; e traduce qui s'ombragera, con errore che ci par manifesto. ???Virtus Altissimi obumbrabit tibi.??? S. Luca, I, 35.

(203) manca al C. L. e sar??. ??? Abbiamo suppl. col C. R. 2.

(204) sar??. C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(205) Cos?? il C. R. 2. Nel C. L.: E la vergine Maria che concieputo per lo spirito sancto l'aver?? vergine fatta inanzi il parto, e vergine sar?? dopo il parto.

Cap. III.

Lo re domanda: ?? Iddio in tutti luoghi e per tutti? E Sidrac risponde:

Iddio ?? in tutti luoghi e per tutti i tenpi. Egli ?? potente in ogni luogo come in un altro; e com'egli ?? possente in cielo, cos?? ?? possente in terra e in ninferno, perci?? ch'egli ?? tutto possente l?? ov'egli ??; ch?? a quella ora che governa quelli che sono in oriente, a quell'ora governa le cose che sono in occidente; e per?? ?? egli tuttavia per tutto, che governa tutto giorno tutte le cose.

Cap. IV.

Lo re domanda: sentono tutte le cose Iddio? E Sidrac risponde:

Idio non fece unque (206) nulla criatura, che lui non sentisse, e che lui non dotti; ch?? queste cose che noi asenbriamo (207) sanza anima mortale (208), quelle vivono e sentono lo loro criatore. Lo fermamento lo sente, quando, per lo suo comandamento, non fina (209) di volgersi il sole, la luna; le stelle lo sentono, che tutto tenpo ritornano  (210) nello loro luogo; la terra lo sente, che ciascuno anno rende lo suo frutto; i venti lo sentono e lo mare, che, quando egli fanno la fortuna, ritorna in bonaccia per la sua volont??; l'acque lo sentono, ch'elle corrono allo luogo l?? ond'elle escono; i morti lo sentono, che risucitano alla sua volont??, quando a lui piace; la notte e lo giorno lo sente, ch'egli guardano bene quella legge che Idio ?? loro donata; le bestie lo sentono, ch'elle seguiscono la loro natura.

(206) umche C. R. 2. ??? L'ant. franc. onkes, unkes, unques, unc, onc.

(207) che noi sembriamo C. R. 2. ??? che noi sembiamo C. R. 1. ??? chi nos semblent C. F. R.

(208) animale mortale C. R. 2.

(209) finono C. R. 2. ??? Da finare, ant. franc. finer, prov. finar. ???Finar, madre, non volemo??? B. Iacopone. ???Per mostrar alla gente. ??? Che loco sia finata. ??? La terra e terminata.??? B. Latini, Tesoretto.

(210) ritorna C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

Cap. V.

Lo re domanda: che fece Idio primamente? Sidrac risponde:

Primieramente fece Idio uno molto bello palagio, lo quale ?? apellato regno di cielo; e poi fece questo secolo, e poi lo 'nferno. Ma quello palagio ?? egli eletto uno grande ordine de' suoi amici (211): onde egli non usciranno giammai, poi che egli vi fieno entro. E quello numero volle egli fare d'uomini come delli angeli, per umilt??, perch?? gli uomini e gli agnoli adorassono uno solo Iddio in trinit??, padre e figlio e spirito sancto.

(211) Ma in quello palagio ??e egli uno lecto grande di suoi amici C. R. 2. ??? mais ycel palais ailes leupor un grant nombre de ses amis C. F. R.; che io leggerei: mais ycel palais a il esleu por, ec. E uno lecto credo che debba intendersi per una eletta.

Cap. VI.

Lo re domanda: quando (212) furono fatti gli angioli? Sidrac risponde:

Allora che Idio disse, sia fatto lucerna (213), e tutti gli agnoli e arcagnoli furono fatti in quello punto, cherubin e serafin. E quando lo malvagio agnolo Lucifero vide che Idio gli avea dato onore e gloria sopra tutti gli altri agnoli, si volle dispregiare gli altri agnoli, e volle essere pari del suo (214) creatore; e volle avere altra sedia che Idio non gli avea dato; e si volle agli altri per lo suo argoglio comandare. E egli fu incontanente del paradiso cacciato, cio?? gittato, e fu messo in carcere. Siccom'egli era prima bello e splendiente (215), cos?? fu poi laido (216) e scuro e nero, ch'egli cadde incontanente. E si dimor?? una ora in gloria (217); che, si tosto com'egli fu fatto, si cadde; che diritto non era (218) ch'egli gustasse di quella gloria, poi che cos?? fatto argoglio avea incominciato contro lo suo criatore. Gli altri che peccarono co lui, traboccarono co lui di cielo, perci?? che a loro piacque lo suo argoglio; e credeano ch'egli potesse Idio sopra montare. E egli erano simigliantemente alti sopra gli altri, e gli pi?? mastri di loro con esso lui furono gettati in ninferno (219), e gli altri furono cacciati nella pi?? ispessa aria (220), l?? ove egli ardono, come s'egli fossono in uno fuoco (221), che giammai merc?? non avranno, e non la poterano adomandare (222).

(212) come C. R. 2.

(213) ???Vid'io in essa luce altre lucerne.??? Dante.

(214) al suo C. R. 2.

(215) sprendiente C. R. 2. ??? piagente C. R. 1.

(216) ladio C. R. 2. ??? lasco C. R. 1. Lasco pu?? essere il lasche, lasque, nel senso di vile.

(217) Sappiate ke non vi dimor?? una ora compita C. R. 1.

(218) Nel C. L. sono, per errore evidente, ripetute le parole ora in gloria che si tosto.

(219) onferno C. R. 1.

(220) in questo pi?? spesso aiere C. R. 1.

(221) in onferno C. R. 1.

(222) merc?? non avranno potranno e non la domandorno C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

Cap. VII.

Lo re domanda: di che servono gli angeli in cielo? Sidrac risponde:

Li angioli che sono in cielo non ebono volont?? di peccare verso lo loro criatore, e perci?? non caddono eglino cogli altri, anzi dimorano in gloria. Idio d?? a ciascuno ordine e uficio angielico. Angeli v'?? che anunziano (223) agli uomini le grandi cose. Anche altra maniera di angieli v'??, che anunziano (224) alle comuni creature, cio?? agli uomini, le piccole cose. Altre maniere d'angioli v'??, che sono potestadi, che comandano agli maligni spiriti, che pi?? non facciano crudeltade all'umane cose. Altre maniere d'angioli v'??, che si chiamano principi (225), che ??nno signoria sopra i buoni ispiriti, e lo loro comandamento si ?? a conpiere lo comandamento di Dio (226). Altre maniere d'angioli v'??, che si chiamano dominazioni, che sormontano gli detti grandi angioli (227), che gli altri son loro subbietti per ubidenzia. Altra generazione d'angioli v'??, che si chiamano troni, sopra gli quali ?? la sedia (228) di Dio, per gli quali egli giudica i suoi giudicamenti (229). Altre maniere d'angioli v'??, che si chiamano cherubin, in cui tutte le scienzie e molte altre creature umane sono subbiette e ubidienti (230), e servono; in quello ch'egli guardano lo specchio del chiarore  (231) di Dio, perfettamente egli ricevono gli segreti del creatore (232). Altre generazioni d'angieli v'??, che si chiamano serafin; quelli sono ardenti e pi?? presso dell'amor di Dio che nulla criatura; e sormontano (233) ogni criatura d'onore, ch?? tra loro e Dio non ?? nullo altro spirito.

(223) avanzano C. R. 2.; secondo uno de' significati che ha il vb. avancer in franc., che ?? di annunziare.

(224) avanzano C. R. 2.

(225) principati C. R. 2.

(226) e loro comandano he compiano el servizio di Dio C. R. 1.

(227) degli angioli C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(228) el sedio C. R. 1.

(229) elli usa spaventevolmente suoi indicamenti C. R. 1.

(230) a cui tucta scientia e pi?? creature entendevoli sono obedienti e subiecti C. R. 1.

(231) della chiarit?? C. R. 1.

(232) delle umane creature C. R. 2. ??? de le creature C. R. 1.

(233) formentano C. L. Abbiamo corr. col C. R. 1., e col C. F. R. che ha: surmontent. Nel C. R. 2.: soctomecteno ogni creatura d'onore.

Cap. VIII.

Lo re domanda: gli diavoli sanno tutte le cose e possonle fare? Sidrac risponde:

Di quello ch' (234) egli ??nno angelica natura, sanno molto grande iscienzia, ma per?? non sanno egli tutte le cose. Che tanto quanto la loro natura (235) ?? pi?? spirituale che quella degli uomini, di tanto sono eglino pi?? (236) savi di tutto ingiegnio (237); le cose che sono a venire non sanno egli niente, se non tanto quanto Idio lascia loro sapere. Ma le cogitationi (238) e le voluntadi non sa se non Iddio, e colui a cui egli lo vuole dimostrare. E non possono fare quello che egli vogliono, che lo bene egli non vorranno fare n?? non potranno; ma egli possono assai mal fare, e non mica quanto vorrebono, se non tanto come i buoni agnoli gli lassano (239) fare.

(234) Dal franc. de ce che (que).

(235) Invece di natura legg. nel C. L. ma. Abbiamo corr. col C. R. 1. e C. R. 2.

(236) pi?? manca al C. L. Abbiamo suppl. coi Codd. R. 1. e R. 2.

(237) di tucti ingegni C. R. 1.

(238) comuntioni C. L. Abbiamo corr. col C. R. 1. e C. R. 2.

(239) lascieremo C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

Cap. IX.

Lo re domanda che forma ??nno gli angioli e se sanno tutto. Sidrac risponde:

In una maniera (240) ??nno la forma di Dio, che somigliantemente  (241) fece la somiglianza (242) del nostro signore in loro, in tale maniera, ch'egli sono lucenti (243). E sono sanza corpi, pieni di tutta biltade. E nella natura delle cose non ?? nulla ch'egli non sapiano, ch'egli vegono  (244) tutti Iddio, e tutte quelle cose ch'egli vogliono, possono (245) fare senza niuna graveza. E perci?? che lo numero degli angioli (246) fosse conpiuto, si fu fatto l'uomo. Egli fu fatto di corporale e di spirituale sustanzia. Lo corporale (247) fu fatto di quattro elimenti (248); che l'uomo ?? carne della terra, e lo sangue dell'acqua, e dell'aria si ?? l'anima, e del fuoco si ?? lo calore. Lo capo (249) dell'uomo si ?? ritondo, come lo fermamento, e si ?? due occhi altress?? come lo cielo ?? due lucenti (250), cio?? lo sole e la luna; e simigliantemente, come lo cielo ??e in s?? sette pianete, simigliantemente ??e in s?? l'uomo sette pertugi (251) nel capo; e simigliantemente come l'aria  (252) ?? in s?? gli tuoni e gli venti, s?? ?? l'uomo al petto le grande alene (253) e le grande scosse (254). E altress?? come il mare riceve tutta l'acqua, cos?? riceve l'uomo nel suo ventre tutto enpitume (255); altress?? come la terra sostiene tutte le cose, altress?? sostengono i piedi tutti i pondi (256) dell'uomo. Del celestiale fuoco ?? egli la veduta; e dal pi?? alto aire ?? l'ardore, e dal pi?? basso ?? el soffiamento del naso (257); e dell'acqua lo gustare (258); e una partita della dureza delle pietre ?? egli nell'ossa; lo verdore (259) degli alberi ?? (260) negli occhi; della spirituale substanzia ?? egli l'anima, ch'egli ?? spirito in lui, e la immagine e la simiglianza di Dio (261). La inmagine si dee intendere la forma di lui, e la simiglianza si ?? la qualit??, la grandeza; la divinit?? si ?? nella trinit?? (262). L'anima tiene la sua ymagine, ch'?? la memoria, perch'ella si ricordi delle cose che sono passate; e si ?? intendimento, perch'ella intenda le cose che sono udite (263); e si ?? volont??, perch'ella dispregia (264) lo male e fa il bene. In Dio sono (265) tutte le cose e tutte le virtudi; e simigliantemente come Idio non puote essere tenuto dentro della sua creatura, conciosiacosa ch'ella conprende tutte le cose, el cielo no la puote mica contastare (266), ch'ella non sappia assai delle cose celestiali e dello inferno, simigliantemente che questa ?? la spirituale sustanzia (267).

(240) mainira C. R. 1. ??? Ant. franc. maniere, meniere; prov. maneira, manieira, maniera, manera.

(241) insiememente C. R. 1.

(242) sembianza C. R. 1.

(243) lucerna C. R. 2. ??? luysans C. F. R.

(244) ch'egli possono vegono C. L. ??? Abbiamo soppresso il possono, che non trovasi in nessuno degli altri Codd., e che toglierebbe senso al discorso.

(245) Qui manca possono nel C. L., mentre leggesi negli altri Codd. Onde ?? chiaro che l'amanuense traspose erroneamente questa parola, ponendola sopra, dove non poteva stare, e omettendola qui dov'era necessaria.

(246) degli angeli buoni C. R. 2. ??? dei boni C. R. 1.

(247) Le corpora C. R. 2.

(248) alimenti C. R. 2.; C. R. 1.

(249) corpo C. R. 2.; C. R. 1.

(250) lucerne C. R. 2. ??? luminire C. R. 1. ??? lumiers C. F. R. ??? Di lucente sost. reca un esempio la Crusca. Invece di luminire crediamo abbia da leggersi luminiere. Si hanno esempi di luminiera per luce. L'Ariosto, a significare il sole e la luna, disse luminario. L'ant. franc. ha lumiere, luminaire; il prov. lumeira, lumneyra, lhumnieyra, luminaria. ???Foron fachas luminarias, so es lo solelh e la luna.??? Rayn., Lex. IV, 104. ???E troverai de' buon, la cui lumiera. ??? Non d?? nullo splendore.??? Dante, Canz. O patria degna, ecc. pag. 297., ed. Barb??ra.

(251) pertusi C. R. 1. ??? Pertuis, ant. franc., da pertusiare, pertusium.

(252) airie C. R. 1.

(253) aleines C. F. R. ??? L'ant. fr. ha il vb. anheler e per trasposizione dell'n e dell'l, aleiner, onde aleine, alainne, alaine; ed il prov. ale, alen, hale, halena.

(254) le grande cose. C. R. 2. ??? le gran cosse. C. R. 1. ??? les grans tous C. F. R. ??? les grans corps T. F. P. ??? Tous e corps ci sembrano errori, e supponiamo che abbia da leggersi invece cous e cops, colps, colpi, forse nel senso che ha coup in franc. di fatto, azione, al che risponderebbe in certo modo le cose de' Codd. Ricc. Se pure non volesse intendersi che l'uomo riceve al petto i grandi colpi; ed allora il senso sarebbe renduto meglio da le scosse del Cod. Laurenz. E noi preferiamo quest'ultima interpretazione.

(255) empictione C. R. 2. ??? empleures C. F. R.; e pare che voglia intendersi de' cibi. La Crusca registra empitura, ma non empitume n?? empizione per empimento.

(256) poins C. F. R. ??? L'ant. fr. ha poix, pois, peiz; il prov. pens, pes: da pensum. Cf. Diez, Etym. W??rt.

(257) Cos?? il C. R. 1. Il C. L. ?? in questo punto estremamente confuso. Ma ?? da avvertire che esso C. R. 1. ha, invece di soffiamento, sofocamento; mentre il C. R. 2. e il C. L. hanno soffiamento; il C. F. R. souflement, e il T. F. P. soufflement.

(258) el gustamento C. R. 1.

(259) l'odore C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1. e C. R. 2.

(260) ??e C. R. 2.

(261) e de la spiritual substantia ?? l'anima di vita ke Dio vi mise per lui, ke n'?? scripto in lui l'imagine a la sembianza di Dio C. R. 1.

(262) A' teologi lo spiegare l'imbroglio di questo periodo, in tutti i Codd. ugualmente confuso. Nel C. R. 1. si legge: la imagine si dia intendere la forma di lui; la sembranza ?? la grandeza; la divinit?? fie ne la trinit??. Nel C. F. R.: la semblance si est qualite, et le grandesse la divinite si est le trinite. E nel T. F. P.: et la semblance est la qualite, et la grandeur est la dignite, qui est en la sainte trinite.

(263) le cose che sono ora C. R. 1. ??? le cose che sono decte. C. R. 2.

(264) dispera C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1. e C. R. 2. ??? despite C. F. R. ??? Forse invece di dispera ?? da leggere despira, che potrebbe derivare dall'ant. fr. despire, despirer, che ha appunto il senso di dispregiare.

(265) Idio se non C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1. e C. R. 2.

(266) Per contrastare.

(267) La confusione e l'oscurit?? ?? uguale in tutti i Codd., e maggiore nel francese. Al T. F. P. manca questo tratto.

Cap. X.

Lo re domanda: fece Iddio l'uomo colle sue mani? Sidrac risponde:

L'uomo fu facto per lo suo comandamento solamente; e perci?? possiamo noi intendere la cattiva natura dell'uomo: elli lo fece di vile cosa (268), per lo confondimento del diavolo, ch'egli n'avesse vergogna (269), che cos?? cattiva cosa montasse nella gloria, unde elli era caduto per suo orgoglio; e si li fece nome di ci?? che elli  (270) era facto di quattro elementi, donde (271) questo secolo ?? fatto; e si ebbe nome delle quattro parti (272) del mondo (273), satachano carboncini tramas robras amefin; e lo lignagio dee enpiere le quattro parti del secolo. Anche ??e l'uomo simiglianza al nostro Signore in questa maniera, che, altress?? come lo nostro Signore ?? sopra tutte le cose in cielo, e altressie sopra tutte le cose fece l'uomo in terra. E per?? che egli sapea ch'egli peccherebe, s?? fece l'altre cose corporali, cio?? quello ch'egli avrebe mestiero (274). E s?? fece le mosche e le formiche e le pulci e le zanzare (275) e gli altri vermini, per l'argoglio dell'uomo, perci?? che, quando elle lo pungono, egli si pensa che molto ?? cattivo, che non pu?? contastare a cos?? cattive e vili cose (276). Le formiche e li ragni, che si travagliano (277) nella loro opera, ne danno asenplo (278) che noi dobbiamo lavorare. Se noi guardiamo (279) bene tutto ci?? che Idio fece (280), si ci ?? uno grande diletto: ch?? gli fiori ??nno biltade, e l'erbe ??nno medicina, gli frutti della terra si ci pascono, gli venti e lo sole e la luna si ci portono significanza (281); e tutte quelle cose che ci sono buone, e furono fatte per l'uomo, e si furono fatte alla gloria dell'uomo (282).

(268) Il C. R. 2. aggiunge: cio?? di bellecta di terra; lo che non leggesi n?? nel C. F. R. n?? nel C. R. 2., onde ?? a crederlo un glossema dell'amanuense. Belletta ?? il limus de' latini. ???Or ci attristiam nella belletta negra???. Dante.

(269) ontia C. R. 1. Manca alla Crusca.

(270) Nel C. L.: nella gloria la ove egli era fatto, ec. Abbiamo corr. e suppl. col C. R. 1.

(271) unde C. R. 1.

(272) partite C. R. 1.

(273) secolo C. R. 1.

(274) di ci?? ke avia mistiero C. R. 1.

(275) zenzare C. R. 2. ??? zanzane C. R. 1.

(276) a si picciola cosa C. R. 1.

(277) che si fadicano C. R. 1.

(278) essempro C. R. 2.

(279) sguardiamo C. R. 1. ??? Ant. fr. esgarder, esguarder.

(280) fane C. R. 1.

(281) portent significations C. F. R.

(282) a lodo de la gloria di Dio C. R. 1. ??? a la loenge de la gloire de Deu C. F. R. ??? Loenge, louenge vuol dire permesso, approvazione, onde fu mal tradotto per lodo. Invece di alla gloria dell'uomo, com'?? nel C. L., crediamo si abbia a leggere alla gloria di Dio.

Cap. XI.

Lo re domanda: dove fu fatto Adamo? Sidrac risponde:

Adamo fu facto in Ebrot (283), ove egli mor?? e fu sopellito. E quando elli fu facto, fu messo in paradiso, cio?? in uno luogo molto dilettevole (284), in Oriente. L?? (285) sono albori di diverse maniere (286); egli sono buoni contra diverse infermitadi: uno tale albore v'?? che, se l'uomo mangiasse del frutto, giammai fame non avrebe; e se del secondo mangiasse, giammai istanco (287) non sarebbe; e al drieto (288), s'egli mangiasse di quello che si chiama frutto di vita, giammai non infermerebe e non invecchierebbe, n?? mai non morrebbe. E in quello paradiso fu egli messo; e Eva fu fatta in quello paradiso dal lato (289) all'uomo, quando egli dormia, cio?? a intendere della sua costa (290). E simigliantemente, come egli furono d'una carne, cos?? furono d'una volont?? e d'uno cuore (291). E Iddio volle ch'egli fossono simiglianti a lui, che siccome di lui disciesono tutte le cose, cos?? nascono di lui tucte le cose e tucti gli uomini (292), cio?? d'Adam (293); e per?? fu fatto Eva di lui. E si li fece tali ch'egli potessono peccare, per magiore merito avere; che, quando egli furono tentati, s'egli non avessino consentito al diavolo, allora sarebono stati s?? afermati (294), che giammai eglino e gli altri non potrebono avere peccato. Inanzi ch'eglino peccassono erano ignudi (295), e non aveano di loro membri vergogna, se non come degli occhi; che s?? tosto come egli feciono quello peccato verso lo loro criatore, s?? si vidono ignudi, e spogliati del vestimento della grazia. Essi ebono cupidizia l'uno verso l'altro, e si cominci?? a nasciere tra loro una grande confusione, e ebono vergogna degli loro menbri. E perci?? che l'uomo sapesse che tutte le schiatte doveano essere colpevole di questo peccato, fece rimanere lo nodo che ??e la gola (296). E 'l nostro Signore sapea (297) che grande bene e grande profitto dovea essere (298) di quella ischiatta. Anzi che peccassono vidono Idio in paradiso. Lo diavolo ebe grande invidia di ci??, ch'egli dovea montare l??, onde egli era caduto, si entr?? nel serpente, e parl?? alla femmina, e la ingann??; che, si tosto com'ella fu nata, ella fue ingannata. Essi non dimorarono in paradiso se non sette ore (299); e le tre ore (300) mise Adamo nome a tutte le bestie; alle sette ore (301) mangi?? la femina il pome (302), e diello al marito, e egli lo mangi?? per lo suo amore; e a ora di nona furono cacciati fuori del paradiso. E incontanente disciese l'agnolo da cielo, cherubin (303), con una spada di fuoco in mano; quello fuoco era uno muro di fuoco (304), onde quello paradiso ne fue intorniato (305), apresso quello peccato. Cherubin fu quello che guarda lo fuoco ch'?? intorniato al paradiso, e getta adietro i corpi e gli spiriti (306); ch?? nullo ispirito v'enterr??, n?? buono n?? reo, infino a tanto che il figliuolo di Dio perverr?? in terra, e morr?? inpeso (307) in croce, per questa disubidienzia che Adamo fece verso lo suo criatore. E per quello amore ispegner?? lo muro del fuoco, che intornia (308) il paradiso, e ronperr?? le porti (309) del ninferno, e trarranne fuori Adamo e gli suoi amici, e metteragli nel paradiso celestiale. E allora (310) tutti quelli che morranno perfetti, s?? saranno amici di Dio, e andranno in paradiso celestiale, e non troverranno chi loro lo vieti. Certo bene dee l'uomo credere a quello Idio, che mander?? lo suo figliuolo di cielo in terra, per noi diliberare (311) si lascier?? morire.

(283) Ebron C. F. R., C. R. 1.

(284) diliciano C. R. 1.

(285) ine C. R. 1. ??? ileuques. C. F. R., che ?? da corr. ilueques.

(286) mainiere C. R. 1.

(287) lasso C. R. 1.

(288) da dirieto C. R. 2. ??? a la perfine C. R. 1. ??? au deran C. F. R. ??? Vedesi come il traduttore del testo Laurenziano abbia volgarizzato secondo il significato etimologico della parola. Au darrien, au daarrain, a la deraina, significa in ultimo luogo, alla perfine, e deriva da deretranus, e questo da de retro, onde il drieto, dietro del nostro testo.

(289) de la costa C. R. 1.

(290) de la sua costa diricta C. R. 1.

(291) coragio C. R. 1. ??? corage C. F. R. ??? Nel franc. ant corage, coraige vuol dire cuore, sentimento, volont??. Lo stesso significato ha coratge in prov. e coraggio in ital.

(292) Abbiamo adottata la lez. del C. R. 2., che ?? conforme al C. F. R.: que tout encement (esement, ensement) com de lui descendent toutes coses, encement nasquissent tuit li home d'Adam.

(293) cio?? Adam C. L. Abbiamo aggiunto il d'. Nel C. R. 1. v'?? di pi??: d'Adamo ke fu masso di tucta l'umana generatione.

(294) fermi C. R. 1.

(295) inudi C. R. 1.

(296) Del nodo della gola non parlasi n?? nel C. F. R., n?? nel T. F. P., n?? nel C. R. 1.

(297) che sapea C. L. e C. R. 2. ??? Abbiamo tolto il che, parendoci errore evidente, e non leggendosi n?? nel C. R. 1., n?? nel T. F. R.: et nostre sire soit, ec.

(298) nasciare C. R. 1. ??? estre C. F. R. Probabilmente il testo francese da cui fu trad. il nostro, diceva istre, una delle forme del vb. issir, uscire, che dal volgarizzatore fu confusa con estre, essere.

(299) VII d?? C. R. 1.

(300) e a la terza ora C. R. 1.

(301) a la sexta ora C. R. 1.

(302) pomo C. R. 1. ??? pome C. F. R.

(303) lo quale avea nome cherubin C. R. 2.

(304) Concordano tutti i codd. Il T. F. P. ha: qui sembloit feu, et de celle espee fist ung mur, ec.

(305) avironato C. R. 2. ??? environee C. F. R.

(306) i corpi e gli spiriti che di paradiso, che nullo, ec. C. L. ??? Abbiamo tolto che di paradiso, stando alla lez. del C. R. 2.

(307) apresso C. L. Abbiamo corr. col C. R. 2. Nel C. R. 1.: pendente.

(308) invirona C. R. 1.

(309) Per porte. Cf. Nannucci, Teorica, Cap. X., 265, 268.

(310) e da ine inanzi C. R. 1.

(311) ricomparare C. R. 1., per ricomprare.

Cap. XII.

Lo re domanda: quando Adamo fu fuori del paradiso dove and?? egli? E Sidrac risponde:

Adamo s?? venne in Ebrocti (312), ove egli fu fatto, e l?? ingiener?? gli figliuoli (313). E poi (314) cento anni egli pianse Abel suo figliuolo, che Caino l'avea ucciso; e unque poi non si volle acostare (315) alla moglie. Ma per?? che Idio non volle nasciere della malvagia semenza  (316) di Caino, fece Adamo amaestrare per l'agnolo suo, che giacesse colla moglie: e egli s?? lo fece, e ingener?? uno figliuolo ch'ebbe nome Sem, della cui ischiatta lo figliuolo di Dio nascier?? (317). E sapiate tutti di vero che dal tenpo d'Adamo infino al tenpo di No??, non piove  (318) unque, e non aparvono nuvoli in cielo (319). E non mangiavano carne e non beveano (320) vino: e tutto quello tenpo era cos?? bello come la state; e si era abondanza di tutte le cose; e tutto questo rimase (321) per lo peccato della gente.

(312) Ebron C. R. 1. e C. F. R.

(313) VII anfans C. F. R. ??? filz et filles T. F. P. ??? Nel C. L. si legge: e l?? ingiener?? gli figliuoli disse Signore e poi cento anni, ec. Disse Signore, che non trovasi in nessuno degli altri codd., ci ?? parsa una interpolazione dell'amanuense, e l'abbiamo soppressa.

(314) e per C. R. 1. ??? e pi?? C. R. 2.

(315) asenbiare C. R. 1. ??? assembler T. F. R.??? Assembler, assambler, assanber, ant. fr., unirsi ad alcuno; e assemblement, unione dell'uomo colla donna.

(316) semente C. R. 1.

(317) nasceo C. R. 1.

(318) piobe C. R. 1.

(319) n?? appar?? arco in cielo C. R. 1. ??? l'arc dou ciel C. F. R.

(320) bevivano C. R. 1.

(321) cess??, manc??.

Cap. XIII.

Lo re domanda: fece Adamo altro peccato inverso lo suo criatore, se non quello ch'egli trapass?? (322) lo suo comandamento e mangi?? lo pome (323)? Sidrac risponde:

Non certo (324); ma questo fu tropo gran peccato, ch'egli disider?? d'essere Iddio, e (325) per?? mangi?? lo pome, che Idio gli avea vietato. Egli non volle fare lo comandamento di Dio, e la criatura non dee fare nulla  (326) contra lo suo creatore. Certo se tu fossi inanzi a Dio, e alcuno ti dicesse guardati indietro, e se tu non lo facessi (327) tutto il secolo pericoler??; e (328) Idio ti dicesse, io non voglio che tu guardi indrieto, anzi voglio che 'l secolo pericoli, tu dei (329) fare lo comandamento del tuo criatore, e l'altro no, conciosia cosa che (330) 'l mondo perisca. E cos?? fece Adamo, egli era (331) dinanzi a Dio. E s?? tosto come lo diavolo lo molest?? (332), egli guard?? indietro, e per?? fece magior peccato, che di pericolare tutto il mondo. Et in quello solo peccato fece secte criminali peccati, per li quali (333) egli ingonbr??  (334) tutti quelli che doveano nasciere di lui. Primieramente fue argoglio ch'egli volea essere pari di Dio; lo secondo fu (335) innobedienzia, ch'egli trapass?? lo comandamento del suo criatore; lo terzo fu avarizia, ch'egli disider?? pi?? che Idio non gli volea dare (336); lo quarto fu sacrilegio, ch'egli prese in s?? quello che Idio gli avea difeso (337); lo quinto fu la spirituale fornicatione, che la sua anima era coniunta a Dio, e quando egli fece la volont?? del diavolo, s?? fece adulterio (338), e per?? perdette l'amore del suo verace isposo; lo sesto fu micidio (339), ch'egli uccise s?? e tutti gli altri; lo settimo fu morte e ghiottornia (340), ch'egli mangi?? lo pome, e credette alla volont?? della femina, e fece quello che Idio gli avea vietato (341), e tolse l'onore a Dio. Per quello peccato gli conviene fare sodisfazione, che chi dell'altrui toglie, rendere gli conviene, e per l'amendamento (342) si piglia mercede. E perci?? che Adamo dee fare sodisfazione a Dio, egli ?? ancora in tenebre d'inferno, e sar??, infino a tanto che il verace profeta figliuolo di Dio verr?? in terra per lui diliberare.

(322) travalc?? C. R. 1.

(323) la poma C. R. 1.

(324) None niente C. R. 1.

(325) ma C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(326) neuna cosa dia fare C. R. 1.

(327) che tu nollo avessi fatto C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2. ??? e se nol fai C. R. 1.

(328) Abbiamo agg. questo e dal C. R. 2. e C. R. 1.

(329) dii C. R. 1.

(330) Qui ha il senso di malgrado che, nonostante che, conforme al franc. ja soit ce que, ja seit ce que, di cui ?? traduzione. Cf. Burguy, Gramm., II, 383; Roquefort, Gloss. ??? Nel C. R. 1.: Se tucto el mondo perisse.

(331) Pare che debba sottintendersi infinch?? o quando. Nel C. R. 1.: k'era.

(332) Ci pare migliore la lez. del C. R. 1.: l'amaestr??. Nel C. F. R.: lor mostra. Mostrer, ant. fr., insegnare.

(333) Cos?? ha il C. R. 1., la cui lezione ci ?? parsa preferibile a quella del C. L.

(334) Cos?? tutti i Codd. Encombrer in ant. fr. e encombrar in prov. hanno il significato di souiller. Il Raynouard reca questo stesso passo, tolto da un testo prov. del Sydrac: el fetz VII peccatz mortals per que encombret cels que devion naisser de lhuy. Cf. Burguy, Gramm., e Roquefort, Gloss.

(335) ch'egli fu C. L. Errore evidente, che abbiamo corr. col C. R. 2.

(336) gli avia donato C. R. 1.

(337) proibito.

(338) avolterio C. R. 1.

(339) omicidio C. R. 1.

(340) mortal ghiotornia C. R. 1.

(341) vetato C. R. 1.

(342) lo mendamento C. R. 1.

Cap. XIV.

Lo re domanda che cose tolse Adamo a Dio, e come gliele converr?? rendere. Sidrac risponde:

Adamo tolse a Dio tutto quello che doveano avere tutti quelli che di lui doveano nasciere, e simigliantemente vincere lo diavolo, com'egli era vinto da lui. E se tutti quelli che doveano nasciere di lui in tal maniera lo doveano (343) ristorare, come se egli non avesse unque peccato, per?? ch'egli avea magior peccato che tutto il mondo, si dovrebbe rendere tal cosa che fosse magiore di tutto lo mondo; ma egli non pot?? fare n?? l'uno n?? l'altro; per?? rimas'egli in cattivitade.

(343) la dovea C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

Cap. XV.

Lo re domanda perch?? non fue perduto di tutto in tutto (344), che (345) cos?? grandissimo peccato avea fatto. Sidrac risponde:

Perci?? che non potea essere disfatto quello che Idio avea fatto e stabilito. Iddio avea ordinato che egli conpierebe lo numero degli eletti del legnaggio d'Adamo, e non per?? (346) egli avea volont?? d'amendarlo (347), et egli (348) non potea, e la misericordia di Dio non gli volle perdonare, e mettere nel suo regno tale come egli era. E se Idio gli avesse perdonato la sua ingiuria, sanza sodisfacimento, dunque non sarebe tutto potente, se egli mettesse tale uomo nella (349) sua gloria senza vendetta, l?? onde egli avea cacciato l'agnolo per una sola cogitazione, dunque non sarebe mica diritto; per?? dee essere presa la vendetta (350) del peccato, cio?? del peccatore. Quando uno uomo truova pietre preziose in alcuno luogo lordo, elli no le mette mica nel suo tesoro, infino a tanto che non l'?? lavate. Per?? che lo servo dee essere fedele del suo signore, e egli era andato al tiranno, che l'avea messo in carcere, ser?? mandato lo figliuolo dello re, e batter?? lo tiranno, e rimener?? lo servo al suo signore colla sua gloria.

(344) in tutto C. R. 1.

(345) puoi che C. R. 1.

(346) impertanto C. R. 1.

(347) amender C. F. R.

(348) egli C. L. ??? Abbiamo agg. et dal C. R. 2.

(349) in della C. R. 2.

(350) presso alla vendetta C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1. e C. R. 2.

Cap. XVI.

Lo re domanda e disse: perch?? non mand?? Iddio uno angelo inanzi per lui diliberare, o ch'egli avesse fatto uno uomo per lui diliberare? Sidrac risponde:

Se l'agnolo raccattasse (351) l'uomo, dunque sarebbe (352) suo servo, e l'uomo dee essere ristorato, sicch?? egli sia simigliante all'angelo. E l'altra cosa divis?? Idio, che l'angelo (353) ?? fiebole nella sua natura, e se egli divenisse uomo, di tanto avrebe meno di potest??. E se egli avesse fatto un altro uomo, e l'avesse mandato per lui diliberare (354), dunque non aparterebbe (355) nulla la ragione alla schiatta d'Adamo. E per?? che l'agnolo non potea raccattare l'uomo, n?? egli per s?? non potrebbe fare sodisfazione, si piglier?? primieramente lo figliuolo di Dio carne in una sola persona, fatta in due maniere: l'una maniera si ?? che vincier?? lo diavolo e ser?? Iddio, e vincier?? lo diavolo simigliantemente che lo diavolo vinse l'uomo, e aver?? podest?? sopra tutte le cose, come elli ser?? Iddio, che aprir?? lo cielo e tutti coloro che entrare vi dovranno; l'altra maniera si ?? ch'egli diventer?? uomo, e far?? ci?? che fa (356) l'uomo sanza peccato.

(351) Se l'angelo avesse ricomparato C. R. 1.

(352) sarebbe l'uomo C. R. 1.

(353) l'uomo. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1. e col C. F. R.

(354) ricomparare C. R. 1.

(355) parrebbe C. L. ??? Abbiamo di creduto poter corr. aparterebbe sulla scorta del C. F. R. che ha: apartenist; e del C. R. 1. che dice: dunque non avarebbe apartenuto.

(356) e sar?? ci?? che l'uomo C. L. ??? Abbiamo pref. la lez. del C. R. 2.

Cap. XVII.

Lo re domanda (357): perch?? vorr?? egli nascere di vergine, e come sar?? ella vergine quand'egli nascier?? di lei? Sidrac risponde:

Per quatro modi (358), siccome Idio fece l'uomo: lo primo, quando Adamo fu facto non ebbe n?? padre n?? madre, se non Iddio, cos?? nascier?? lo figliuolo di Dio, della Vergine, e egli sar?? s?? medesimo padre (359), e la figliuola sar?? sua madre (360). Lo secondo modo si ??, siccome Eva nacque della costa dell'uomo, e divenne femmina, altress?? lo figliuolo di Dio nascier?? della Vergine, dello Spirito Sancto e del Padre, e ci?? sar?? egli medesimo, e diventer?? uomo. Lo terzo modo (361) si fia (362) per la sua potenza, per la sua volontade. Lo quarto modo di solamente femmina nascirae (363), per confondere lo diavolo, e per diliberare l'uomo del suo podere. E dal cominciamento del mondo guard?? Iddio quelli che pi?? l'ameranno, e lo suo comandamento faranno, e lo suo benedetto nome adoreranno: di quello lignaggio sar?? eletta la Vergine, che sar?? netta e pura, sanza peccato, florente, e di tutte degnit??; s?? generr?? (364) lo figliuolo di Dio salvatore, sanza nullo diletto, e partorir?? sanza nulla ordura (365) e sanza niuno dolore. E lo Salvatore entrer??  (366) nel suo corpo, e uscir??, e tuttavia chiusa (367), similemente come lo sole entra per la vetriera (368), sanza danneggiarla (369). E nel suo ventre piglier?? umana natura, e dimoreravvi nove mesi, per?? che si conpier?? nove ordini d'angioli, delle genti che nascieranno in questo secolo. E tutte le cose sapr?? egli come Idio; e secondo la sua podest?? potr?? egli fare tutte le cose; ma egli vorr?? di tutto in tutto tenere (370) la natura dell'uomo sanza peccare.

(357) domanda disse C. L. ??? Abbiamo soppresso il disse.

(358) I modi C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2., e sulla scorta del C. F. R.

(359) ed elli medesimo sar?? el padre C. R. 1.

(360) ???Vergine madre, figlia del tuo figlio???.

(361) mainira C. R. 1.

(362) fa C. L. ??? Abbiamo pref. la lez. del C. R. 2.

(363) Cos?? ha il C. R. 1. Nascirae manca al C. L.

(364) generer??.

(365) Ord, ordure fr. ??? Nel C. R. 2.: lordura.

(366) increr?? C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1. e col C. F. R.

(367) entrer?? nel suo ventre la porta kiusa e n'escir?? la porta chiusa C. R. 1.

(368) ventiera C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2. ??? Nel C. R. 1.: vetro. Nel C. F. R.: veriere, che vuol dire vetro e finestra.

(369) e no la danagia C. R. 1.

(370) manca al C. L. tenere. ??? Abbiamo suppl. col C. R. 1.

Cap. XVIII.

Lo re domanda (371): quanto tenpo visse Adamo? Sidrac risponde:

Adamo vivette novecento anni. Quando egli venne a morte mand?? lo suo figliuolo a l'angelo, che gli desse sanit?? di quello male ove egli era (372); e lo figliuolo and?? per la via che Adamo gli disse, tanto che capit?? alla porta del paradiso, l?? onde Adamo fu cacciato; e volendo entrare alla porta e l'angelo gliel viet??. Egli gli domand?? sanitade per lo padre; e l'angelo gli diede tre granella (373), e disse: portale allo tuo padre, e mettigliele in sulla bocca; e diragli che l'uno di queste granella lo diliberr?? della grande infermitade: e lo comandamento si ?? a cinque giorni e mezo. E egli si part?? e ritorn?? a Adamo (374), e missegli le granella in bocca, e contogli quello che l'angelo gli avea detto. E disse, padre, non ti isgomentare, che l'agnolo mi disse che di qui a cinque giorni e mezo tu guarresti (375). E Adamo sospir??, e disse: sappi che lo giorno di Dio ?? mille anni; e poco stante e egli trapass?? di questo secolo. E i diavoli presono l'anima sua con grande allegreza, e misserla nella sponda del ninferno. I novecento anni che Adamo vivette significano quello ch'egli fece disubidienzia verso Iddio, e dispect?? la (376) conpagnia de' nove (377) ordini degli angioli (378). Le tre granella significano che nascieranno di loro albori, de' quali legni fia fatta la croce, sopra la quale fia crocificato e morto lo figliuolo di Dio. E Adam guarir?? della sua infert?? (379), per quella (380) morte che lo figliuolo di Dio far??, sar?? diliberato dello inferno, e tutti gli amici di Dio con lui. I cinque giorni e mezo significano cinquemilia cinquecento anni (381).

(371) domanda e disse C. L. ??? Abbiamo soppr. e disse, stando alla lez. del C. R. 2.

(372) che il li donast guarison de cel mal ou il estoit C. F. R.

(373) tre granella del pomo c'Adamo avia mangiato C. R. 1.

(374) Adamo C. L. ??? Abbiamo agg. a.

(375) guariresti.

(376) alla C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(377) novi C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(378) les CIX ans senefient les IX ordens d'angles, per ce ch'il fist desobedience vers Deu, et si despita la compagnie des IX ordens des angles C. F. R.

(379) sincope d'infermit??.

(380) la qual C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(381) Il C. R. 1. ?? in questo cap. di lezione assai diversa e pi?? diffusa del C. R. 2. e del C. F. R.

Cap. XIX.

Lo re domanda e disse: perch?? ?? chiamata morte, e quante morti sono? Sidrac risponde:

Perci??e ?? chiamata morte, perch'ella ?? amara, perch?? Adamo morse lo pome che gli era vietato; per?? fummo noi morti. Quella morte che non ?? di natura (382), siccome quella de' garzoni, e quella ch'?? di natura (383), siccome quella de' vecchi uomini, per lo peccato d'Adam ?? ordinata, la morte (384); altrimenti non morrebbe l'uomo. Che somigliantemente come l'una generazione trapassa apresso l'altra per la morte, e l'una generazione apresso l'altra per la vita, simigliantemente saremmo (385) mutati allora di volto in volto (386), e alla fine saremmo stati tutti simiglianti agli angioli.

(382) natura C. L. ??? Il C. R. 1. e C. R. 2. hanno matura, ma a noi ?? parso meglio corregg. di natura.

(383) e quella siccome ch'?? di natura C. L. ??? Abbiamo tolto siccome, essendo evidente che ?? stato scritto per errore. Nel C. R. 1.: k'?? naturale.

(384) Crediamo questa ripetizione la morte un errore dell'amanuense.

(385) saremo C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(386) di molto in molto C. R. 2. ??? de mort en mort C. F. R. ??? de mont a mont T. F. R. Tre varianti che ci paiono tutte erronee. Noi supponiamo che abbia da leggersi di volta in volta.

Cap. XX.

Lo re domanda, e disse: nuoce agli uomini di quale morte e' si facciano? Sidrac risponde:

Non mica, n?? poco n?? molto, ch?? quelli che si pensano ch'egli deono morire, quelli non muoiono gi?? di morte subitana; e questo fanno (387) medesimamente i buoni, che in Dio credono, e lo suo comandamento fanno. E questi, in qual modo muoiano, o ch'egli sieno uccisi a ghiado (388), o ch'egli sieno divorati per le bestie salvatiche, o ch'egli sieno arsi in fuoco o anniegati in acqua, o ch'egli sieno appesi come ladroni, o ch'egli sieno morti per alcuna disaventura, non nuoce a loro: giustizia, n?? lo loro ben fare non puote essere perduto (389). Questa maniera di morte non nuoce loro niente. Che se egli avessono fatto in questo secolo alcuna cosa, per fragilitade della fievole carne, si ?? loro tutto perdonato, per la grazia dell'aspera morte. Che della (390) morte de' malvagi uomini, che non credono in Dio, e non fanno lo suo comandamento, egli non ??nno grande proficto (391), quando egli giacciono lungamente in infermit??, anzi ch'egli muoiano. La loro morte ?? ria, ch'egli non sono mica morti in Dio (392), n?? solamente (393) nollo vogliono pensare; e per?? la loro morte ?? molta pessima. Non credono mica quelli che viveranno lungo tenpo dopo noi, Idio del cielo mandi loro buona ley (394) e li X comandamenti (395), gi?? sia cosa ch' (396) egli siano credenti in Dio, se egli non servano i dieci comandamenti, che Iddio loro aver?? mandati, egli morranno in quell'aspra morte, n?? loro profitter?? niente (397). Anche non credono gli altri, che viveranno dopo loro grande tenpo, che lo figliuolo di Dio si sciender?? (398) in terra, e loro comander?? una buona legge e giusta, e crederanno in lui, ch'egli ?? verace Idio, e quelli che non faranno i suoi comandamenti, che a loro saranno comandati per li suoi ministri, gi?? l'aspra morte non loro profitter?? n?? poco n?? molto (399), anzi loro nuocie.

(387) questi muoiono C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2., C. R. 1. e C. F. R.

(388) a ghiadi C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(389) car la soe iustisse ne les siens bienfais ne peuent onques estre perdus C. F. R.

(390) la C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(391) perfetto C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(392) idio C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2. e C. R. 1.

(393) nella mente C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(394) Questa parola francese che trovasi nel ms. mostra forse che il volgarizzatore non seppe come tradurla. L'ant. fr. ha loy, ley, legge.

(395) li X i comandamenti C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2. Dopo comandamenti il C. L. ha: che Idio; ed essendo chiaro l'errore da ci?? che segue, abbiano soppresse queste parole.

(396) Intendasi avvegna che, come ha il C. R. 1. Gi?? sia cosa che ?? trad. lett. del franc. ja soit ce que, che significa appunto quoique, bien que.

(397) Cos?? abbiamo corr. sulla scorta del C. F. R. che dice: ne lor profitera neent. Il C. L. ha: n?? loro perfettamente; il C. R. 2.: n?? loro profeta niente varr??; il C. R. 1.: e non profer?? loro niente. Profer?? supporrebbe un infinito profare, forse fare pro recare utile, non volendo crederlo errore per profitter??. Tutto questo periodo, assai confuso, ci pare da intendere cos??: Quelli che viveranno dopo noi e avranno da Dio buona legge e i dieci comandamenti, non ritrarranno da ci?? alcun profitto, bench?? sieno credenti in Dio, se non osserveranno i dieci comandamenti.

(398) asciender?? C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(399) Abbiamo corr. col C. F. R. che dice: ia l'aspre mort ne lor profitera ne tant ne quant. Il C. L. ha: gi?? fia l'aspra morte non loro perfettamente n?? poco n?? molto. ??? Ed errate del pari sono le lezioni degli altri codd. ital.

Cap. XXI.

Lo re domanda e disse: come vanno l'anime nell'altro secolo? Sidrac risponde:

L'anime vanno nell'altro secolo simigliantemente come lo malfattore (400) si mena alla giustizia, con grande conpagnia di sergenti; non gli fanno altro (401) se non la giustizia; e simigliantemente, come l'anima si dee partire del corpo morto (402), se ella ?? (403) ria, si ragunano grande quantit?? di demoni, e si la portano in ninferno (404), e se l'anima ?? stata credente verso lo suo creatore, ella sar?? diliberata verso la (405) conpagnia d'Adam, quando lo figliuolo di Dio ronper?? lo 'nferno, e lo (406) diliberr?? (407). E se l'anima non sar?? stata credente verso lo suo creatore, ella sar?? radice di ninferno tutto tenpo mai (408). Ma al tenpo della credenza del figliuolo di Dio, saranno l'anime menate in tre modi: quelli che avranno tenuto giustamente la sua fede e la sua credenza, e avranno fatto lo suo comandamento, quando questa giusta anima si partir?? dal corpo, si rauner?? (409) grande moltitudine d'angeli, nella conpagnia dell'angelo che l'aver?? guardato nelle percussioni (410) e nelle tribolazioni; elli lo porteranno, laudando e glorificando Idio, egli la meneranno nel paradiso celestiale. La seconda maniera, di quelli che muoiono e ??nno facto assai male e poco bene, e poi si confidano (411) nella fede, la quale lo figliuolo di Dio ??e loro donata e comandata, e s'amendano  (412) inanzi la loro morte, quando l'anima loro escie del mortale corpo, si viene l'angiolo di Dio, e si la piglia, e dalla al malignio ispirito; e egli la porta in uno luogo dello 'nferno che si chiama lavatorio (413), cio?? purgatorio, di vizii di questo secolo; egli la mette in quello luogo, e no le puote poi pi?? malfare (414), se non quello che lo buono agnolo aver?? comandato. E quando ella ?? lavata e purgata quello ch'ella dee (415), e viene lo buono agnolo, e pigliala, e mettela in paradiso celestiale, dove sono gli altri buoni (416). La terza maniera di menare si ?? di quella anima che tutto tenpo avr?? mal fatto, e stata in questo secolo male e in peccato, fuori della fede e del comandamento di Dio: si vengono grandissime moltitudine di diavoli, e piglialla, e portalla a grande onta (417) e a grande vergogna, e mettolla al fuoco dello 'nferno, e l?? istar?? tutto tenpo, che giammai fine non avr??.

(400) li mali factori C. R. 1.

(401) altro male C. R. 2.

(402) mortale C. R. 2. ??? mortel C. F. R.

(403) la sella sebbe C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(404) in onferno C. R. 1.

(405) ne la C. R. 1. ??? in della C. R. 2.

(406) egli lo C. L. ??? Abbiamo pref. la lez. del C. R. 2.

(407) quando el figliuolo di Dio discendar?? ad inferno e strugiar?? el diavolo e delibar?? e' suoi amici C. R. 1.

(408) tous iors mais C. F. R. ??? L'ant. fr. ha: tos jors, tos dis, tos tans, ma non trovo esempi ne' quali a questo avverbio sia aggiunto mais, conforme al nostro sempre mai. ??? Sar?? radice di ninferno ci pare da intendere: avr?? radice nell'inferno, sar?? abbarbicata all'inferno.

(409) si rauner?? manca al C. L. ??? Abbiamo suppl. col C. R. 2.

(410) Sebbene tutti gli altri codd. abbiano persecutioni, non ci pare di poter tenere per errore percussioni.

(411) Il C. L. ha: si confondono. ??? Abbiamo data la preferenza alla lez. del C. R. 2. Nel C. F. R. leggesi: se porpencent; da porpenser, che vuol dire meditare, riflettere, pensare; onde se porpencent de la foy, significherebbe meditano, pensano della fede.

(412) s'emandano C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2.

(413) Nel C. L.: lavoto; e nel C. F. R.: lavest; ma ci sembrano errori ambedue. Il C. R. 2. ha: lavatorio; e forse anche nel francese potrebbe leggersi: lavatoire; parola che trovasi usata dall'Amyot. Cf. Dict. de l'Acad. Franc. ??? Lavatorio manca alla Crusca.

(414) molestare C. R. 2.

(415) Et quando avr?? compiuto ci?? ke die C. R. 1.

(416) le buone anime C. R. 2.

(417) ontia C. R. 1.

Cap. XXII.

Lo re domanda e disse: che cosa ?? paradiso celestiale? Sidrac risponde:

Paradiso celestiale ?? vedere Iddio, quando l'uomo lo vede a faccia a faccia. Che se tutte le gioie e li diletti che furono che sono e che saranno fossono in uno uomo, non avrebono delle centomilia parti l'una, d'allegreza e di diletto e di bene, che ??nno coloro che vegiono Idio: egli non disiderano di sanitade e di bilt?? n?? di forza n?? d'allegreza, quelli che Iddio veggono.

Cap. XXIII.

Lo re domanda: chi fu fatto innanzi tra il corpo o l'anima? Sidrac risponde:

Lo corpo fu innanzi fatto di quattro elimenti, d'aria e d'acqua e di fuoco e di terra; e s?? ?? quattro complessioni  (418) in s??. E poi ch'egli fu formato, Iddio, per la sua grazia, gli soffi?? nel volto ispirito di vita, e gli don?? la signoria sopra tutte le cose che sono in terra; e che egli fosse signore in terra; altress?? come Iddio ?? in cielo. E di lui fece Eva la sua parecchia (419), e non volle da loro se non l'ubidienza, siccome voi avete udito inanzi. E ella (420) si usc?? fuori de' suoi comandamenti, e incontanente fu ispogliato de' vestimenti di grazia, e gittato fuori del paradiso.

(418) Sebbene tanto il C. L. che il C. R. 2. abbiano comparazioni e comperazioni, noi abbiamo creduto di correggere complessioni, stando al C. F. R. che dice: et si a IIII conplesions; parendoci che dalla lez. de' due codd. fiorentini non si potesse ritrarre nessun senso. ??? Il presente cap. manca al C. R. 1.

(419) I due codd. fior. hanno parrocchia, errore manifesto, che noi abb. corr. in parecchia, nel significato di pari, simile, come in quel verso di Dante: ???Salendo su per lo modo parecchio ??? A quel che scende??? (Purg. XV); e nel Ninfale del Bocc.: ???Or che far?? la tua madre cattiva, che non ar?? giammai un tuo parecchio???? Il C. F. R. ha: sa pairille; e questo pure crediamo errore per pareille. In provenzale parelha vuol dire compagna, femmina, ed altri potrebbe forse supporre che il volgarizzatore toscano abbia voluto dare a parecchia questo significato, come gi?? lo ebbe par nel basso latino e per nell'ant. francese, i quali si trovano usati per isposa, compagna.

(420) elli C. R. 2.

Cap. XXIV.

Lo re domanda e disse: chi parla o 'l corpo o l'anima? Sidrac rispuose:

Lo corpo non parla, anzi l'anima; ma l'anima ?? spirito e 'l corpo mortale (421). Simigliantemente uno uomo che fosse in su una bestia, e egli la mena ove egli vuole, et ella (422) lo porta, simigliantemente aviene del corpo e dell'anima: che cio?? (423), che 'l corpo parla e fae si viene dall'anima, conciosia cosa che (424) 'l corpo abia volont?? di fare alcuna cosa, egli no la puote contastare. E magiore colpa ??e l'anima che lo corpo: ch?? il corpo ?? fatto di terra; e in terra dee ritornare, e morire gli conviene. Perci?? non ?? egli cos?? forte natura, come l'anima, che morire non puote, n?? niuno travaglio sente. Dunque ?? l'anima magiore podere sopra lo corpo, che il corpo sopra l'anima. E l'anima puote molte volte delle cose vietare al corpo, che 'l corpo non puote fare all'anima; e perci?? dician noi che l'anima governa lo corpo, e fallo muovere a parlare, e fa tutti argomenti, ci??e che 'l corpo non puote fare all'anima. E questo potete voi vedere chiaramente: quando l'anima si parte dal corpo, lo corpo rimane la pi?? laida carogna (425) che sia nel mondo, che parlare n?? muovere non si puote. Perch?? l'anima si parte dal corpo, ella non muore n?? mica, ma ella va a ricevere lo guidardone di quello ch'ell'avr?? fatto in quello corpo ov'ella ?? stata; e secondo ch'ell'avr?? governato, in quello tempo (426) ch'ella sia istata in quello corpo (427), ella sar?? pagata. E per?? de' avere l'anima magior colpa che lo corpo: che per lei fae lo corpo tutti gli argomenti (428) ch'egli fa. Che s'ella non fosse consentiente del male ch'egli fa, dunque non sareb'ella dannata; n?? non sarebbe messa in gloria, per lo bene che 'l corpo facesse, che 'l corpo avrebbe (429) l'uno e l'altro. Ma per?? che tutti gli argomenti che lo cuor pensa (430), vegnon da lei, sar?? ella pi?? colpevole e dannata che 'l corpo.

(421) e l'anima parla per?? che l'anima ?? spirito e lo corpo ?? mortale C. R. 2.

(422) Abb. agg. et dal C. R. 2.

(423) echo C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(424) Qui come indietro ja soit ce que (avvegna che) ?? stato trad. per conciosiacosache.

(425) carogna (ant. fr. charoigne, carongne), dal nom. lat. caro, ?? la carne senza spirito, il cadavere.

(426) tempo manca al C. L. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(427) in quel corpo al secolo C. R. 2.

(428) Qui argomento pare che abbia il significato di azione. Nel C. F. R.: argumens.

(429) manca al C. L. ch?? 'l corpo avrebbe. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(430) che lo corpo fae C. R. 2. ??? che le cors fait C. F. R.

Cap. XXV.

Lo re domanda: l'anima ch'?? ispirito solamente, che non ?? corpo n?? membro, n?? prendere n?? tenere non si pu??, n?? vedere, come pu?? sentire gioia e gloria in cielo, e pene e dolore nello 'nferno? Sidrac risponde:

L'anima si ?? spirito (431) veramente, e lo spirito si ?? l'anima; e si ?? sottile cosa, ch'ella non si pu?? vedere; e si ?? leggiere come vento, n?? morire non puote, n?? mangiare n?? bere non vuole. E se centomilia anime fossono in su uno pelo, lo pelo non peserebbe pi??, n?? pi?? carico non avrebbe, e pigliare non si potrebe. E s?? gusta (432) e sente l'anima grande gioia e grande pena e grande gloria e grande dolore: ch??, quando la buona anima si parte di questo secolo, incontanente ricieve ella vestimento di gratia e di gloria, sente la gratia e la gloria di Dio, e stae (433) tra gli angioli, che mai non avr?? fine (434). E la ria anima, quando ella si parte di questo secolo, incontanente riceve vestimento di pene e di dolore, e incontanente ?? menata allo 'nferno e al purgatorio, l?? ov'ella ?? servito (435) di stare. S'ella ?? in ninferno, ella vi sta sanza fine; e s'ella ?? in purgatorio, ella si purgher??, e poi incontanente monta in cielo, e sar?? vestita di vestimento di grazia e di gloria; e questo sar?? dopo l'avenimento che 'l figliuolo di Dio far?? (436) in terra.

(431) isposa C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2. ??? Nel C. F. R.: espirt.

(432) se giusta C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(433) Abb. agg. stae dal C. R. 2.

(434) est ele entre les angles sans fin C. F. R. ??? tra gli angioli che mai non ??nno fine C. R. 2.

(435) a deservi C. F. R. ??? Desservir nell'ant. fr. ha il senso di meritare, come in alcuni es. di ant. scritt. ital. ha servire.

(436) verr?? C. L. ??? Abb. pref. la lez. del C. R. 2. ??? Nel C. F. R.: apres la venue dou fis de Deu en terre.

Cap. XXVI.

Lo re domanda: qual'?? pi?? sicura tra l'anima e 'l corpo? Sidrac risponde:

Lo corpo ?? pi?? sicuro; ma, se dannaggio loro aviene, l'anima avr?? pi?? pericolo che lo corpo. Altress?? come due uomini che vanno per uno cammino pericoloso, e l'uno ?? ardito e l'altro ?? codardo; lo codardo pensa in s?? medesimo: io sono in compagnia d'uno valente uomo, e se alcuno ci asaliscie, egli difender?? s?? e me; e questa ragione fa lo codardo sicuramente. E lo valente pensa in s?? medesimo: io sono in conpagnia d'uno codardo uomo, e se alcuno ci asaliscie, egli fuggir??, e io rimarr?? solo al fatto, o ser?? preso o ser?? morto; e a questa cagione non va bene sicuro. Tutto altress?? aviene del corpo e dell'anima: lo corpo dice: io far?? i miei diletti e le mie volontadi, e quando morr??, io diventer?? terra, e non mi cale che avegnia di me. L'anima dice: lo corpo mi tiene ria compagnia, e menami in malo luogo e in malvagio camino e pericoloso, e al dirieto io ar?? pericolo e pena (437); con tutto ci?? egli de' essere meco participale di tutte le mie pene; cio?? ad intendere che lo corpo ?? lo codardo e l'anima ?? lo valente. E spesse volte viene magiore male del codardo che del valente, per molte cose.

(437) Nel C. L.: e pene nella fine. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2. ??? Al dirieto ?? trad. del franc. au derain.

Cap. XXVII.

Lo re domanda e disse: dove abita l'anima? Sidrac risponde:

L'anima abita nel suo vasello, cio?? a intendere per tutto lo corpo, dentro e di fuori, l?? ove ?? lo sangue; ch?? lo vasello dell'anima ?? lo sangue, e lo vasello del sangue si ?? il corpo. L?? ove sangue non ??, l'anima non vi dimora, cio?? a sapere agli denti, all'unghie, a' capelli. L'anima non abita giammai in questi luoghi; e lo duolo di queste tre cose che noi abiamo contate, si ?? perch?? la loro radice tocca il sangue, e per?? dogliono elle; ma chi le tagliasse o tondesse, egli non dorrebbono punto.

Cap. XXVIII.

Lo re domanda: perch?? non puote dimorare nel corpo quando lo sangue ?? tutto fuori? Sidrac risponde:

L'anima non puote dimorare nel corpo, altress?? come una fonte piena di pesci, e allora viene l'uomo, e spande l'acqua di quella fonte, a poco a poco, tanto che tutta l'acqua ?? perduta, e gli pesci si truovano sopra terra, e conviene loro morire. Allora viene l'uomo, e si gli piglia, e l'uno fa arostito e l'altro fa lesso e l'altro fritto, secondo ch'egli fieno buoni a mangiare. Altress?? viene (438) dell'anima: quando lo corpo perde lo suo sangue, di qualunque modo si sia (439), l'anima va tuttavia infievolendo; e quando lo sangue ?? tutto fuori, l'anima rimane come lo pescie sanza acqua, che si truova in terra; e allora si parte di quello medesimo cuore, che non vi puote pi?? dimorare, ch'ella ?? perduta la sua innodritura (440), simigliantemente come lo pescie l'acqua, e a ci?? si conviene allora partire per forza. Lo pescatore dell'anime buone o malvagie, cio?? a intendere pescatore, o angelo o diavolo, la piglia, e portalla, e dalla (441), secondo ch'ell'?? fatto e governato in quello medesimo corpo. E se ella ?? ben fatto, ella sar?? della conpagnia del figliuolo di Dio, quando egli sar?? risucitato.

(438) adiviene C. R. 2.

(439) di quale uomo sia C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 2. ??? Nel C. F. R.: de chelche maniere chi soit.

(440) notritura C. R. 2.

(441) e si la dae C. R. 2.

Cap. XXIX.

Lo re domanda: come ?? ci??, che in questo mondo chi vive e chi muore? Sidrac risponde: (442)

Le genti muoiono per molti modi: alcuno modo ?? quando egli ??nno conpiuto lo termine che Idio ?? loro dato. Altri muoiono per grandi misfatti, ch'egli ??nno misfatto verso lo loro creatore, simigliantemente come lo servo, ch'?? cacciato, anzi lo termine, dell'albergo del suo signore, per lo suo misfatto. Altri muoiono per molte malizie (443); altri per necessit?? di cose corporali; altri per battaglia e per molti altri modi; ch?? niuna anima del mondo potrebbe vivere solo uno punto, oltre al termine che Idio gli ?? dato. Ma per lo suo misfatto puote bene morire anzi lo suo termine, simigliantemente, come noi abiamo detto di sopra, del servo che ?? cacciato, anzi lo termine, dell'albergo del suo signore, per lo suo fallo e per la sua volont??. In luogo (444) del forfatto (445), potea egli ben fare, e sarebe dimorato nell'albergo del suo signore, a conpiere lo termine al suo signore e al suo amore, la ov'egli si fosse soferto (446) di mal fare, gi?? arebe (447) bene fatto. E semigliante fanno le genti del bene e del male, per la loro volontade. E di qual maniera egli muoiono, della giustitia di Dio non possono fuggire, ch?? al suo giudicamento conviene passare (448) i buoni e i rei.

(442) Questa rubrica nel C. L. dice: Lo re domanda come vivono le genti ch'et?? muoiono tosto e quanta diede. Mancando il senso, n?? potendo giovarci, a correggerlo, del C. R. 1. n?? del C. F. R., abbiamo posto il titolo quale trovasi nel C. R. 1.

(443) Per malattie, come trovasi negli antichi. Il franc. malice non ha questo significato; trovasi per?? maligeux, agg., di debole salute, e maleza prov. per malattia.

(444) e luogo C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(445) Da foris facere fecesi forfaire, e in ital. forfare. Alcuni credono che il prefisso for delle lingue romane, sebbene abbia relazione col lat. foris, sia stato ant. usato sotto l'influenza del prefisso germanico fair, far, for.

(446) fosse C. L. ??? Abb. agg. si dal C. R. 2., necessario in questo luogo, per il senso che ha sofferire di astenersi, conforme a' due es. citati dalla Crusca. Lo stesso significato ha pure in ant. fr. il vb. sofferir, e in prov. sufferre, sufrir. Cf. Roquefort, Gloss.; Raynouard, Lex.

(447) Sebbene tanto il C. L. che il C. R. 2. abbiano sarebe, noi abbiamo corr. arebe, e perch?? altrimenti non avremmo saputo qual senso potesse avere il periodo, e perch?? il C. F. R. ha: auroit.

(448) essere C. R. 2. ??? passer C. F. R.

Cap. XXX.

Lo re domanda: come potrebbe l'uomo sapere che Idio facesse l'uomo alla sua similitudine? Sidrac risponde:

Noi troviamo nel libro del buon servo di Dio, ci?? fu No??, che quando l'umanit?? di Dio fece Adam, ch'egli disse: noi faremo uno uomo alla nostra simiglianza; e la parola fu alla divinit??, al suo spirito (449). E per quella parola sapiamo noi bene che Idio fece l'uomo alla sua simiglianza; che egli ?? tre per uno Dio; ch'egli potrebe bene avere detto: faremo uno uomo; e questo sarebe inteso che Idio avesse facto uno uomo in altrui simiglianza che nella sua. E se avesse detto: io far?? uno uomo, sarebe inteso ch'egli non sarebe istato padre e filio e spirito sancto; che lo figliuolo e lo sancto spirito venisse in terra, e (450) quello medesimo uomo dilibera (451) dal podere del diavolo, Adamo e li suoi amici. Si disse egli anche: noi faremo uno uomo, per?? ch'egli volle che noi fossimo degni d'avere parte del suo regno, chi (452) servire lo vuole. Ancora ci diede pura iscienzia di sapere, che noi siamo la pi?? degna criatura del mondo.

(449) e allo spirito santo C. R. 2.

(450) por C. F. R.

(451) diliberare C. R. 2. ??? delivrer C. F. R.

(452) a qui C. F. R.

Cap. XXXI.

Lo re domanda: quando (453) noi siamo fatti alla simiglianza di Dio, perch?? non possiamo noi fare altress?? com'egli? Sidrac risponde:

Veramente Idio ci ?? facto alla sua simiglianza. Perci?? ch'egli ci ?? facto alla sua simiglianza, egli ?? dato podere sopra tutte l'altre criature ch'egli fece, che tutte ci fanno reverenza, e sono al nostro comandamento. E per quella medesima simiglianza, conosciamo noi le cose che sono state e sono e saranno; e conosciamo il nostro bene e il nostro male; e sapiamo guadagnare e vivere e lavorare; e sapiamo tutto l'altre criature pigliare al nostro servigio, travagliare e aoperare. L'altre creature che Idio fece, che non sono alla sua simiglianza, non ??nno gi?? podere di questo fare che noi facciamo. Noi non dobiamo comandare, n?? dire che noi fossimo altress?? savi n?? altress?? forti come Idio: ci?? non possiamo noi essere, ch'egli ?? possente di tutto, e noi siamo servi, e egli ?? signore di tutto lo mondo. Egli ?? pi?? degno che 'l cielo; e tutte l'altre cose che sono e saranno di lui muovono. Egli non ebe unque cominciamento, n?? fine non avr??. Per?? ch'egli volle enpiere la sedia degli angioli che caddono per lo loro argoglio, ci ?? elli (454) fatti alla sua simiglianza; che di noi che siamo alla sua simiglianza dee le sedie rienpiere; che altra criatura e altra simiglianza che la sua, non sarebe degna d'entrare nella sua conpagnia. Ma noi v'enterremo, cio?? quelli che degni saranno, e gli suoi comandamenti faranno.

(453) Per poich??; ma non trovo che in questo significato siasi adoperato il quant, quand dei Francesi.

(454) e ??gli C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. XXXII.

Lo re domanda e disse: lo sangue che diviene quando lo corpo ?? morta? Sidrac risponde:

Iddio fece lo sangue d'acqua e lo corpo di terra; che altress?? come l'acqua abevera la terra e la mantiene, altress?? lo corpo abeverato ?? mantenuto (455). L'anima mantiene lo corpo, e l'anima per lo suo calore iscalda lo sangue e lo corpo. Quando lo sangue perde lo suo calore dell'anima, si torna alla sua natura in acqua; e di questa acqua bee il corpo, ch'?? della natura della terra, altress?? il bee come la terra l'acqua; e allora, quando lo corpo l'?? bevuta, egli la scaglia (456), e diventa nulla. L'anima non puote essere sanza lo sangue, e 'l sangue sanza l'anima al corpo.

(455) Meglio nel C. R. 1.: altres?? el sangue abevera l'uomo e sostiene el suo corpo.

(456) et cel aigue le cors la boit chi est de la nature de la terre, auci le boit com la terre reboit l'aigue; adonc le prent le cors et le boit et le chaille et devien neent C. F. R. ??? Vedesi che la scaglia dovrebbe essere trad. del fr. le chaille; ma mi pare evidentemente un errore. Sul modo di correggerlo sto incerto assai, non vedendo quello che possa significare il chaille fr., e non parendomi ch'e' possa corregg. in echaille. ??? Il C. R. 1. ha: quando el corpo bee el sangue elli cambia et viene in niente.

Cap. XXXIII.

Lo re domanda: che diviene lo fuoco quand'egli ?? spento? Sidrac risponde:

Lo fuoco escie del sole, e al sole ritorna quando egli ?? ispento. E simigliantemente, quando noi vegiamo che il sole fa lo suo torno, pare che si corichi, e tutto lo sprendore e lo calore che si spande sopra la terra si ritrae a lui, egli dimora tuttavia sopra la terra, e da lui non si parte; altress?? il fuoco quando ?? spento e' si ritrae a quella medesima regione del sole, cio?? della sua natura; che tutti i fuochi e i calori del mondo escono del sole e al sole ritornano.

Cap. XXXIV.

Lo re domanda: perch?? non si parte l'anima, quando il corpo perde la met?? del sangue e pi??? Sidrac risponde:

Quando lo corpo perde la met?? del suo sangue, lo caldo che ?? nell'anima, che lo sangue mantiene, non perde gi??; che in quello poco sangue che vi dimora, l'anima dimora in lui. Il sangue sostiene l'anima, e l'anima sostiene il sangue e lo corpo: e l'uno de' due non puote stare al (457) corpo solo. E quello poco sangue che rimane al corpo sostiene l'anima, altress?? come uno piccolo lucignolo sostiene uno molto bello fuoco; e quando lo lucignolo falla, il fuoco viene meno e si spegne e si parte; che il sangue si ?? lo lucignolo, e il fuoco si ?? l'anima. Quando lo corpo non perde il sangue e muore di malattia, l'anima consuma; e allora parte l'uno dall'altro, altress?? come lo lucignolo ?? al fuoco, ??e tutto consumato e diviene nulla. Il fuoco ne va al sole, che ?? di sua natura; altress?? diviene dell'anima e del sangue: l'anima si ritrae a Dio, al suo comandamento; e per la lena che di bocca gli uscie (di quella lena gli don?? l'anima), altress?? si ritrae al suo comandamento; e ella aventa, secondo ch'ell'avr?? servito in questo secolo (458).

(457) lo C. L. ??? Abb. corr. cogli altri Codd.

(458) Nel C. F. R. leggesi: ???auci se retrait ele a son comandement, et per cel comandement elle aura, seguont ce che elle aura deservi en cest siecle.??? Notisi il seguont (segont, selon) di cui nota il Burguy trovarsi rari esempi nella lingua d'o??l, se non nelle provincie prossime alla lingua d'oc. ??? Nel C. L. sia scritto: altress?? ritrae. ??? Abbiamo aggiunto il si sulla scorta del Francese. ??? Di aventare reca un solo esempio la Crusca, nel senso di crescere, allignare. Ma noi crediamo che il nostro aventa abbia piuttosto il significato dell'avantar provenzale, avvantaggiare, avere vantaggio (esse potiori conditione): l'anima si avvantaggia, si nobilita, secondo i proprii meriti. Nel C. R. 1.: e per quello comandamento avr?? secondo l'uopara k'avar?? servito in questo mondo.

Cap. XXXV.

Lo re domanda: di qual natura ?? 'l corpo e di quale conpressione? Sidrac risponde:

Lo corpo ?? della natura della terra e di fredda conpressione; e si ?? facto di quattro elimenti: che della terra ?? egli la carne, e dell'acqua lo sangue, e dell'aria l'anima, e del fuoco calore. La carne, che ?? fatta di terra, ?? fredda; lo sangue, che ?? facto d'acqua, si ?? freddo; l'anima, ch'?? fatta d'aria, si ?? calda, che ciascuna torna alla sua natura. Il calore che ?? della lena di Dio, si ?? l'anima, che la lena si ?? di due cose: aria e calore (459). E quello calore che a l'anima (460) d?? la lena di Dio, si abita al sangue, e per diritta natura inforza (461) il sangue e lo scalda. Et elli scalda (462) l'altre cose che sono al corpo, e si fa gli omori neri e gialli, per la natura del sole, caldi essere.

(459) el calore ke ella avia da Dio ?? anima di natura; di natura si ?? calda, k?? alena si ?? due cose: aiere e calore C. R. 1.

(460) che ?? anima C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(461) isforza C. L. e C. R. 2. ??? Abb. corr. col C. R. 1., e col C. F. R. che ha esforce, da esforcer, fortificare, rendere pi?? forte. Isforzare, trad. letter. di esforcer, non ha in ital. questo significato.

(462) Abb. aggiunto et elli scalda, dal C. R. 1.

Cap. XXXVI.

Lo re domanda: l'anime sono fatte dal cominciamento del mondo o sono facte ciascuno giorno (463)? Sidrac risponde:

Dio fece tutte quelle cose che essere doveano dal cominciamento del mondo a una volta (464), e tutte le cose fece insieme; che iscritto ?? che allora fece tutte le cose che erano a venire; ma egli le divise poi di (465) diverse maniere. Che altress?? come lo comandamento fue dal cominciamento del mondo, che, tante creature nasciessero, tante anime fossero facte a una volta dal cominciamento del mondo, che incontanente fue lo suo comandamento adenpiuto. Per?? diciamo noi che infino allora furono conpiute tutte le cose che essere doveano in questo secolo, infino allora che 'l suo comandamento fu fatto. Non credete gi?? che ciascuna criatura che nascie (466), che Idio in quell'ora comandi lo suo nascimento; anzi ?? il suo nascimento  (467) comandato dal cominciamento del mondo; ch?? 'l buono signore a una volta suo comandamento e volont?? ?? compiuto, insiememente come leale justizia, ch'?? ordinata e scripta sempre mai a tucti (468).

(463) o sono facte di d?? in d?? C. R. 2.

(464) a l'octa C. R. 1.

(465) in C. R. 1. e C. R. 2.

(466) nascesse C. L. ??? Abb. corr. coi Codd. R. 1 e R. 2.

(467) sua nascenza C. R. 1.

(468) Nel C. L. e nel C. R. 2. questo periodo ?? molto confuso e senza senso. Al C. F. R. manca. Noi abbiamo per conseguenza adottata la lez. del C. R. 1., sebbene assai oscura anch'essa.

Cap. XXXVII.

Lo re domanda: quelli che Idio n?? nullo bene conoscono s'elli possono avere (469) nulla scusa? Sidrac risponde:

Tutti quelli che non conoscono Idio, Idio non conoscie loro; e tutti quelli che non vogliono conosciere Dio (470) n?? per fede n?? per ley (471) n?? per opere, quelli saranno dannati colli suoi nemici per tutto tenpo. E quelli che lui credono e non vogliono fare le sue opere (472), che semplicemente intendono, come semplici uomini (473), se egli sono dannati, elli sono pi?? crudelmente tormentati, se inanzi la loro morte chegiono perdono e merciede, e prometteranno che giammai peccato non faranno, e in questa promessa attendono (474).

(469) Abb. agg. avere. Nel C. R. 1.: puote avere niuna scusatione.

(470) Abb. agg. Dio dal C. R. 1.

(471) Parola schiettamente francese. Nel C. R. 1.: n?? per leggi, n?? per fede, n?? per uopera. ??? La stessa parola abbiamo trovata al cap. XX.

(472) suo comandamento C. R. 1.

(473) Intendi: coloro che hanno intelletto semplice.

(474) ?? evidente che il senso non torna. Correggasi dunque col C. R. 1., che va daccordo col francese: s'elli sono dampnati non sono duramente tormentati; ma kelli ke bene conoscono e suoi comandamenti, e no li vogliono fare, quelli sono duramenti tormentati, se prima ke muoiono non si pentono, e promectano di giamai pi?? non peccare, et kesta promessa manterano.

Cap. XXXVIII.

Lo re domanda: d??e l'uomo fare altra cosa che 'l comandamento di Dio? Sidrac risponde:

Idio ?? facto l'uomo naturalmente per lui servire, e fare lo suo comandamento, e odiare lo suo nimico e lo nostro, cio?? a intendere lo diavolo e lo suo ingegno. E simigliantemente (475), come noi abiamo e volemo avere signoria, e essere serviti da tutte l'altre criature che Iddio fece, altress?? vuole Iddio che ?? tutto possente avere servigio da noi, e che noi gli crediamo e adoriamo, che noi dobiamo avere grande amore in Dio lo creatore, e grande odio al diavolo.

(475) e essere simigliantemente C. L. ??? Abb. soppresso essere sulla scorta de' Codd. R. 2, e F. R.

Cap. XXXIX.

Lo re domanda: perch?? ?? chiamata morte? Sidrac risponde:

Le morte non ?? chiamata morte a quelli che trapassano di questo secolo, anzi ?? chiamata trapassamento; che quegli che muoiono in questo secolo, e pare che muoiano, non fanno (476), anzi trapassano di questo secolo nell'altro. Quelli che non credono in loro criatore, e sono fuori del suo comandamento, quelli muoiono, e a cotal gente vale molto la morte, se avere la potessono, perch'egli domanderanno la morte, e la morte loro fuggir??. Quando verr?? la seconda volta lo figliuolo di Dio a giudicare lo mondo, i buoni e li malvagi risuciteranno; i malvagi saranno col corpo e coll'anima, siccom'egli sono in questo secolo, in pene; e gli buoni trapasseranno. E non morranno gi?? quelli che lo loro creatore conoscono. E quelli che (477) lo suo comandamento non fanno, saranno messi nel pi?? alto inferno; egli vi dimoreranno sanza fine. E la seconda volta che 'l figliuolo di Dio verr?? per noi giudicare, i corpi de' buoni ritorneranno coll'anime in (478) gloria di vita eterna, nella conpagnia degli angioli, che mai non aver?? fine.

(476) ma non muoiono C. R. 1.

(477) Abbiamo agg.: E quelli che; poich?? altrimenti il senso non torna. ??? Il C. R. 2. concorda col C. L.

(478) di C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. XL.

Lo re domanda: quanti secoli sono, e quanti mondi, e come si tengono? Sidrac risponde:

Due sono i secoli e due mondi: l'uno si ?? la grazia e la gloria di Dio, l?? ove sono gli angioli e gli arcangioli, e l?? ove la buona generazione d'Adamo monter??. L'altro secolo ?? lo 'nferno, l?? ove ?? lo diavolo, e le tenebre sono e lo grandi pene. L'uno mondo ?? chiamato lo sole e la luna, e lo giorno e la notte, e l'altre cose spirituali che a noi danno lo lume, e noi servono in questo secolo. L'altro mondo si ?? quello che noi vegiamo e che noi tocchiamo corporalmente; l'altro, che tutto inghiotte nostro ventre e tutto consuma, cio?? mondo corporale, ??e il mondano secolo, buono o rio (479).

(479) Nel T. F. P.: L'aultre est ce que nous mangons et touchons corporellemente; ce de quoy nous vivons en la terre, qui tout engloutte en nostre ventre, qui tout consumme, c'est le mond corporel.

Cap. XLI.

Lo re domanda: Idio ?? di grande guidardone? Sidrac risponde:

Niuna anima non potrebe pensare n?? dire n?? 'l bene n?? l'amore n?? 'l guidardone (480), che Idio dae a quelli che in Dio (481) credono e lo suo comandamento fanno. E non domanda loro altro che questa piccola cosa, ch'egli faccino il bene e lascino lo male. Egli gl'innorer?? (482) cogli suoi angioli; e poich?? gli angioli sono spiriti tanto solamente (483), i buoni, quando il suo comandamento faranno, egli gli metter?? in cielo col corpo e collo spirito; e per loro mander?? il suo figliuolo in terra a liberragli, e per loro si lascier?? morire. Questo ?? grande guiderdone alli suoi amici. Chi ?? quelli che per li suoi amici lascierebe il suo figliuolo morire? Sapiate di verit?? che Idio lo far?? per li suoi amici, e sapiate che ci?? sar??, e sar?? grande guidardone che Idio loro far??; che niuna anima potrebe pensare lo bene n?? l'amore n?? il guiderdone che Iddio dar?? ai buoni.

(480) ne bene nell'amore del guidardone C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2., che concorda perfettamente col C. F. R.

(481) da quelli che in Dio C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(482) Per onorer??, come in parecchi esempi citati dalla Crusca.

(483) Per solamente, come nel Boccaccio: ???essendo contento d'avervi tanto solamente ricordato,??? ec. ??? Il C. F. R. ha: tant solement.

Cap. XLII.

Lo re domanda: le gienerazioni che saranno al tenpo del figliuolo di Dio, saranno egli credenti a lui tutti comunemente? Sidrac risponde:

Tutti saranno credenti alla sua fede, cio?? (484) a 'ntendere del suo popolo. Ma egli saranno di diverse maniere di linguaggi (485); e l'uno avr?? pi?? stretto comandamento che l'altro (486); che quello che il figliuolo di Dio comander?? al suo popolo sar?? tutto uno; e quello (487) che li suoi dodici ministri comanderanno, sar?? quello ch'egli avr?? comandato della sua bocca. Ma gli altri che verranno apresso, saranno in luogo di ministri (488), vedranno la fragilit?? della fievole carne della gente, e allora faranno uno comandamento pi?? leggiero, ch'egli ??nno il podere di ci?? fare, dal podere di Dio e de' suoi ministri. Ma ciascuna delle nazioni creder?? essere migliore l'una che l'altra, al loro parere; ma tutti saranno come in uno grande giardino, ove avr?? molti albori, e l'albero che pi?? render?? al giardino, lo giardiniero pi?? l'ama e pi?? lo 'nnacqua e tienlo pi?? caro (489). Simigliantemente saranno tutte le nazioni e le generazioni che crederanno nel figliuolo di Dio vivo, e lo suo comandamento (490): quelli che pi?? fermamente terr?? sua fede e suo comandamento, quelli sar?? pi?? presso di lui in cielo e in gloria.

(484) acci?? C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(485) ligniagi C. R. 2.

(486) che la loro C. L. ??? Abb. corr. sulla scorta del C. F. R.: des autres.

(487) quegli C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(488) meglio il C. F. R.: et seront en leu des ministres.

(489) Abb. adottata la lez. del C. R. 2., come pi?? corretta di quella del C. L. Dobbiamo per?? avvertire che in esso C. R. 2. si legge, invece di lo giardiniero, lo giardino, che a noi ?? parso errore da potersi senza esitanza correggere, sull'autorit?? del C. F. R. che ha jardinier.

(490) ed al suo comandamento C. R. 2.

Cap. XLIII.

Lo re domanda: che comandamento far?? Iddio al suo popolo? Sidrac risponde:

Iddio comand?? al suo popolo amore e giustizia, e che l'uomo non faccia a niuno quello che non volesse che l'uomo faccia a lui (491). Che per l'amore di Dio che ?? in Adamo (492), egli mander?? il suo figliuolo in terra a morire, per lui diliberare; e per l'amore che 'l figliuolo di Dio avr?? in lui, si lascieranno molti morire per diversi tormenti, per andare nella sua compagnia in cielo. Per l'amore e per la povert?? e per l'astinenzia, andranno egli in cielo nella sua gloria: che chi ??e buono amore in Dio, egli ?? buono amore in s?? medesimo; chi ?? la povert?? (493) e la sofferenza e l'astinenzia in lui, egli ?? l'amore di Dio in lui.

(491) Migliore la lez. del C. R. 2.: Idio comanda al suo populo timore e giustizia e astinenzia, e che l'omo non faccia a nullo quello che non volesse che fosse fatto a lui.

(492) che Dio ??e in Adamo C. R. 2.

(493) punta C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. XLIV.

Lo re domanda: qual'?? la pi?? sicura cosa che sia e la pi?? benedetta e la pi?? degna e la pi?? bella? Sidrac risponde:

L'anima ?? la pi?? degnia cosa del mondo, e la pi?? bella e la pi?? benedetta; ch?? la buona anima ?? pi?? bella e pi?? isplendiente che 'l sole, e pi?? degnia che niuna altra cosa che Idio abia fatta in terra; ch'ella ?? fatta della lena di Dio; e s?? sono stabiliti gli angioli per lei isguardare (494); e si ist?? inanzi a Dio a faccia a faccia, e ?? la pi?? sicura cosa (495) che Idio abia fatta; ch'ella ?? buona, e sicura ch'ella sar?? della conpagnia di Dio, nella sua gloria, tra gli agnoli, e non avr?? mai fine, n?? fame n?? freddo n?? caldo n?? male n?? dolore n?? tristizia n?? invidia n?? cupidigia, ma tutto giorno gioia (496) e letizia delle sue benedizioni. L'anima ?? la pi?? benedetta cosa che Idio abia fatta; ch?? egli benedisse tutte le cose per lei servire. La benedizione ?? s?? grandissima, che, se ella entrasse in una pietra, ella parlerebbe. Ella sar?? benedetta per lo figliuolo di Dio, per tutti i tenpi, quando egli verr?? la seconda volta a giudicare lo mondo, cio?? a sapere alla fine del mondo, che giudicher?? i buoni e' rei.

(494) Il C. F. R. ha garder, che noi crederemmo usato qui nel senso di proteggere. Potrebb'essere che il testo francese da cui fu tradotto il nostro avesse esgardeir, esguarder, che fu adoperato per consigliare.

(495) Abbiamo agg. cosa da' codd. R. 2 e F. R.

(496) e tutto giorno ?? gioia C. L. ??? Abb. corr. sulla scorta del C. F. R.: mais tous iors ioie, ec.

Cap. XLV.

Lo re domanda: qual'?? la pi?? laida cosa che sia, e la pi?? pericolosa e la pi?? maledetta e la pi?? paurosa? Sidrac risponde:

L'anima ria ?? la pi?? laida cosa che Idio facesse, e la pi?? orribile cosa che sia; che, chi la ria anima potesse vedere, egli avrebe paura di lei. Ella si ?? la casa del diavolo; e si ?? s?? puzzolente, che gli angioli nolla possono sofferire a vedere n?? udire. E sta ella tutto giorno in grande paura d'avere maggiore pene che non ??; e si sar?? tormentata, nella conpagnia del diavolo, di sua maladizione. Ella ?? la pi?? maladetta cosa che Idio abia fatta, che ella sar?? maladetta dal figliuolo di Dio, al d?? del giudicio, inanzi gli angioli e inanzi gli arcangioli e tutte l'altre buone anime, che tutte avranno allegreza del suo male.

Cap. XLVI.

Lo re domanda: le buone anime non avranno duolo del male delle rie anime? Sidrac risponde:

In verit?? vi dico che le buone anime saranno nella volont?? di Dio, e a tutti piacer?? lo suo giudicamento degli suoi nimici, e ched egli si vendichi (497) di tutti coloro che sono istati contra lui; ch?? egli ?? diritto, e lo suo giudicamento si ?? diritto e leale. E quando le buone (498) anime vedranno che (499) Idio l'avr?? giudicate in pene, elle si diletteranno di vederle, altress?? come noi ci dilettiamo di vedere i pesci nell'acqua.

(497) e ch'egli si vendica C. L. ??? Abb. pref. le lez. del C. R. 2.

(498) rie C. L. ??? Abb. creduto di dover preferire la lez. del C. R. 2., anche per l'autorit?? del C. F. R. che ha: quant les bones armes.

(499) Meglio il C. F. R.: veront les felons.

Cap. XLVII.

Lo re domanda: che vale meglio o la sant?? o la malizia? Sidrac risponde:

Degna cosa ?? la sanit?? dell'anima che ?? pura e netta, e quella anima sar?? nella conpagnia del cielo (500). Altress?? come uno cavaliere che ?? forte e prode e ?? valente, e fosse della vostra masnada, e voi andasti in battaglia, bene vorresti ch'egli fosse della vostra conpagnia; e se egli fosse malato e fievole e debole, voi non vorresti che egli fosse presso a voi; simigliantemente (501) della sanit?? e della malizia; che sanit?? varr?? meglio che malizia all'anima. Che l'anima ch'?? malata, cio?? di peccato, quella anima ?? della conpagnia del diavolo; e Dio non vuole che s'acosti a lui, se di quella malizia non guariscie. La sana, ch'?? sanza peccato, vuole egli bene che sia apresso di lui. Eziandio al corpo vale meglio la sanit?? che la malizia, a coloro che la sanit?? e la forza usano bene per loro e per altrui. Gli rei, che lo bene non vogliono fare e fanno lo male, la malizia al corpo loro vale meglio che la sant??; ch??, per la fievoleza del corpo e della malizia, si ritragono di mal fare; e gli buoni non ??nno briga delle loro rie opere, ch'egli fanno.

(500) Cos?? hanno i due Codd. L. e R. 2. Ma la lez. ?? senza forse errata, e a corregg. giova riferire il testo del C. F. R. che ha: car l'arme chi est saine, elle est nete et pure; et celle arme sera en la compagnie Deu. Chi corr. ki. ??? E del pari ha il C. R. 1.: ???Dengna cosa ?? la sanit?? dell'anima; imperci?? ke l'anima k'?? sana e necta, quella cotale anima sar??e de la conpagnia di Dio.??? Ed esso C. R. 1. seguita: E l'anima k'ene amalata si ?? de la compagnia del diavolo; e Dio non vuole ke s'apressi a lui, se di chel male non guarisse.

(501) simigliantemente ?? C. R. 2.

Cap. XLVIII.

Lo re domanda: che podere dona Iddio all'anima in questo mondo? Sidrac risponde:

Iddio ?? donato a ciascuna uno reame (502) a guardare e a governare; s'ella lo governa bene, quello reame che Idio l'?? donato a guardia, ella sar?? coronata e posta a sedere nella sedia reale (503), a grande allegreza e con grande laude, innanzi a Dio; e Idio gli dir??: amico, vieni inanzi, e ricevi la corona ch'io t'?? serbata, che l'??i bene lealmente guadagnata, e tu se' degna di questa corona portare. Lo reame ?? lo bene che 'l corpo fa; lo corpo ?? questo secolo, e la buona credenza che l'uomo ?? nel suo creatore, e a fare il suo comandamento (504). Che ci?? che l'anima vuole, lo corpo fa alla sua volont?? (505), che l'anima ?? lo re, e lo corpo ?? lo reame e lo comandamento di Dio. E se l'anima non governa bene lo reame che Idio l'?? donato in guardia, ella sar?? nel mal fuoco gittata; e per?? dobiamo noi lasciare l'opere del diavolo, e fare quelle del nostro criatore che ci ?? fatti, e fare i suoi comandamenti. E chi avesse uno suo grande amico, che gli facesse uno grande benefacto per lui, conciosia cosa ch'egli non sia di suo prode, anzi di suo travaglio, egli lo farebe volentieri per colui che bene gli fa (506). Dunque diricto ?? che noi crediamo il nostro criatore, e che noi facciamo i suoi comandamenti, che egli ci dar?? signoria sopra tutte le cose del mondo; e non ci comanda nullo travaglio, se non che noi lo crediamo, e che noi l'amiamo, e che noi non facciamo male per lo suo amore. Sappiate che quegli che verranno dietro a noi, egli saranno credenti in Dio. Loro domander?? pi?? ch'egli non fa ora a noi; e saranno chiamati il popolo del figliuolo di Dio, lo veracie profeta. Egli a loro domander?? pi?? che a noi, n?? a coloro che inanzi a loro verranno; e pi?? loro domander??, ch?? lo servigio sar?? pi?? (507).

(502) regname C. R. 1.

(503) assettata in sedio di re C. R. 1.

(504) Abb. corretto questo periodo coll'aiuto del C. R. 2., del C. R. 1. e del C. F. R. Altri veda se abbiamo errato. Ecco le tre lezioni: Lo reame e ello bene che 'l corpo fa lo corpo e in questo secolo la buona credenza che l'uomo ?? nel suo creatore e facto il suo comandamento C. L. ??? Lo reame ?? lo bene che lo corpo fa lo corpo ?? questo secolo la buona credensa che l'uomo ??e nel suo creatore ??e fatto il suo comandamento C. R. 2. ??? Lo reame si ?? el corpo e 'l ben fare ke l'omo fa in chesto secolo e la buona guardia C. R. 1.??? Le royaume est le cors afait en ceste secle et la bone garde et la bone creance che l'om a ?? son creator et ?? fair son comandement C. F. R. ??? Afait potrebbe essere errore per afaiti??, afeti??, poli, ajust??, da afaiter, orner, parer ec.

(505) che ci?? che l'anima volle lo corpo alla sua volont?? C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(506) Il senso di questo periodo riescirebbe oscuro se non lo chiarisse il C. R. 2., conforme al C. F. R.: ??? E chi avesse uno suo buono amico che gli facesse grande bene, e lo suo amico lo pregasse ch'elli facesse uno grande fatto per lui, conciosiacosa ch'elli non sia di suo pr??, anzi di suo travaglio, egli lo farebbe volentieri per colui che bene gli fa. ??? Conciosiacosach?? ?? traduz. erronea di ja soit ce que, sebbene, abbench??. Meglio degli altri poi ha il C. R. 1.: Unde ki avesse uno buono amico, e pregasselo ke facesse uno gran facto per lui, avenga ke non fusse sua utilit??, anzi fusse in suo affanno, elli lo farebbe volentieri, per colui ke ben li fae; molto magiormente ec.

(507) e pi?? domander?? loro perch?? 'l servigio sar?? pi?? grande C. R. 2. ??? a costoro domandar?? pi?? k'a noi e che a quelli ke apresso noi veranno, ke la comandigia sar?? pi?? grande C. R. 1. ??? Di comandigia non reca che un esempio solo la Crusca.

Cap. XLIX.

Lo re domanda: lo cruccio e la gioia onde viene? Sidrac risponde:

La gioia e lo crucio sono di molti modi: gioie sono di ricchezze e di guadagni e di buone novelle e di molti modi; lo cruccio viene di dannaggio e di perdite e di malizie e di paura e di molte cose. Ma l'uomo che avesse di queste cose cio?? di sopra dette, della gioia e del cruccio (508), si aviene (509) per s?? medesimo per due cose: di vivande e d'olore. Che se egli mangia buone vivande (510), s?? gli viene buono sangue, che gli rinverdiscie lo cuore e fagli avere gioia. Lo cruccio viene di male vivande e di pesanti e grievi, ch'elle si muovono lo rio sangue e lo rio omore, e vanno intorno al cuore e lo rinfebiliscono (511), e faglielo grave, e allora si cruccia. E simigliantemente aviene del male olore, ch'egli l'amena al cervello e portalo al cuore, e fallo crucciare.

(508) cio?? della gioia e del cruccio C. R. 2.

(509) se li aviene C. R. 2.

(510) buone vivande e umide C. R. 2.

(511) infievoliscono C. R. 2. ??? Abbiamo lasciato rinfebiliscono perch?? lo crediamo traduzione di afebloient (da afebloir). Il presente capitolo manca al C. F. R., quindi non possiamo sapere quale fosse la parola francese corrispondente a rinfebiliscono. ?? noto che la Crusca registra infiebolire e infiebolito.

Cap. L.

Lo re domanda: dopo lo tenpo che 'l figliuolo di Dio monter?? in cielo aver?? istolomia (512) nel mondo per insegnare? Sidrac risponde:

Quando lo figliuolo di Dio monter?? in cielo, si lascier?? lo suo podere a' suoi XII apostoli, e quelli istabiliranno una casa che sar?? chiamata dello figliuolo di Dio (513). Dopo loro verranno gli altri, che tuttavia lo comandamento loro seguiteranno uno grande tenpo, e saranno i primi che al figliuolo di Dio avranno creduto, e saranno di grande podere e di grande ricchezze e signoria; e poi diventeranno fievoli nella credenza del figliuolo di Dio e ne' suoi comandamenti, i quali avranno istabiliti i dodici apostoli; e non si vorranno amendare delle loro rie opere. Iddio per loro peccato gli distruggier??. Quelli saranno dell'arte della stolomia (514), perch'elli saranno molti savi e di grande provedenza.

(512) istrologhi C. R. 2. ??? estronomen C. F. R. ??? Crediamo che sia da correggere istrolomia. ??? Il prov. ha: estrolomia; e pi?? sotto strolomia ha il C. R. 2.

(513) una casa che sar?? chiamata lo figliuolo di Dio C. L. ??? e quelli stabiliranno uno che sar?? chiamato lo figliuolo di Dio C. R. 2. ??? Lezioni erronee ambedue. Noi abbiamo creduto di ristabilire rettamente il senso, correggendo dello figliuolo di Dio, sull'autorit?? del testo francese: une sainte maison che sera apel??e la maison dou fis de Deu; e del C. R. 1.: che sar?? apellata la magione di Dio.

(514) Il C. R. 1. ha qui: astralumia.

Cap. LI. (515)

Lo re domanda: chi bene n?? male non fa ?? menato a peccato? Sidrac risponde:

Lo principe (516) de' ministri del figliuolo di Dio quelli l'acomander?? (517) a uno buono uomo che avr?? nome Pietro (518); e dall'uno a l'altro sar?? comandato (519), insino alla venuta del falso profeta che tutto il mondo divorer??; quelli sar?? figliuolo del diavolo. Dopo la venuta del figliuolo di Dio M anni, crescer?? peccato al mondo, fra 'l suo popolo, contra la fede, e sar?? mescolato (520) tra' buoni, come i' loglio (521) tra 'l grano (522). E dopo lungo tenpo nascieranno due grandi colonne (523), che la fede di Cristo accrescieranno; e i miscredenti, che tra' buoni saranno, distrugeranno. L'una delle due colonne saranno apellate frati minori, e gli altri fratri predicatori (524); e saranno molto temuti per lo mondo, e povera gente saranno. I buoni gli ameranno e onoreranno e temeranno, per lo bene che faranno, e per la fede ch'egli acrescieranno; i rei gli temeranno, e onore e reverenza loro faranno, per la paura ch'egli avranno di loro; che per la gente di quelle due colonne (525) molti mali si lascieranno a fare, per la paura che i malvagi avranno di loro; ch'egli saranno la spada e la forza della casa del figliuolo di Dio, e aversari del diavolo di ninferno.

(515) Questo Cap. nel C. R. 2. e nel C. F. R. ha per titolo: Lo palagio del figliuolo di Dio a cui sar?? accomandato quando elli verr?? in terra? E questo titolo ?? necessario tener presente alla memoria, per intendere ci?? che segue.

(516) principio C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1.

(517) lo comanderanno C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(518) ?? curioso a notare che, mentre i due Codd. L. e R. 2. sono affatto conformi al C. F. R., e il C. R. 1. ?? affatto diverso e nell'ordine e nella dicitura e nella mole, qui esso C. R. 1. ha, invece di Pietro, padre de' padri; e pere des peres ha il C. F. R., mentre Pietro ha pure il C. R. 2., come il L.

(519) Per accomandato. Comander franc. e comandar prov. hanno il senso il raccomandare.

(520) saranno anunziato C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1. ??? Il C. R. 2. ha: e saranno amischiati.

(521) gramegna C. R. 1. ??? La Crusca non registra che gramigna e gremigna.

(522) Aggiunge il C. R. 1.: et sarano famati per loro risia patarini. ??? La Crusca non registra famato, n?? risia.

(523) Cos?? hanno tutti i Codd.

(524) sar?? chiamata la minore, l'altra l'amonestatore C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1. Pare che il traduttore non intendesse la parola amonesteors del testo francese, che vuol dire propriamente consigliere, da amonester (ad monitare) consigliare. ??? Il C. F. R. ha: amonesteors prechors. Prechor significa predicatore, da precher.

(525) che per quelle gente de le due colonne C. R. 1.

Cap. LII. (526)

Lo re domanda se quelli che non fanno n?? bene n?? male ?? menato al peccato. Sidrac risponde:

Chi bene n?? male non fa egli mena vita di bestia, e peggio che bestia; che se la bestia avesse iscienza in lei (527), farebe bene. Quelli che fa lo peccato, fa male; e quelli che lascia lo bene a fare, l?? ove egli lo possa fare (528), egli pecca simigliantemente. Come colui che ?? gran voglia di manicare, e egli passa per uno molto bello verziero, ove ??e molti belli frutti, e lasciasi morire di fame, che non ne vuole toccare n?? mangiare, egli fa male, quando egli no ne piglia e mangine, anzi che si lasci morire; ch?? magior male ?? di lasciarsi morire, che di mangiare il frutto.

(526) Nel C. L. il titolo del presente cap. ?? errato; cio?? e stato dato a questo Cap. il titolo che appartiene al seguente LIII.; e ad esso LIII., il titolo del LIV.; mentre doveva avere quello del LII.

(527) en soi C. P. R.

(528) Abb. adottata la lez. del C. R. 2. ??? Il C. L. ha: la ond'egli lo possa fare.

Cap. LIII.

Lo re domanda se la signoria de' fare asprezza o de' essere piatosa. Sidrac risponde:

La signoria si ?? dal comandamento (529) di Dio; egli comanda in terra giustizia; e se la giustizia non fosse tra le genti del popolo del figliuolo di Dio, sarebe a maniera di pesci, che lo forte mangierebe lo fievole, e lo grande lo piccolo (530). Tutte le giustizie debono esser fatte (531) per giudicare i rei a diritto e a ragione, e a ciascuno dare la sua ragione. Inanzi che lo figliuolo di Dio venga in terra, nascier?? uno re molto buono e credente a Dio e suo profeta (532); e dirae nella sua profezia: benedetti sieno quelli che faranno giustizia, e che la manteranno a tutti i tenpi. Se lo malvagio ?? preso in alcuna malvagia opera, egli si die iudicare secondo sua uopera (533); e se lo signore vuole avere merci?? di lui, e perdonagli una volta, egli lo puote bene fare; ma s'egli vi cade altra volta, egli ?? ben degno del suo merito (534).

(529) se dal cominciamento C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1., che concorda col C. F. R.

(530) troppo cresciarebbero e malifatori, che li forti mangiarebero li debili C. R. 1.

(531) Cos?? ha pure il C. R. 2.; ma il C. R. 1.: tucta justizia dia essare forte. ??? E il C. F. R.: toute justice doit estre fort.

(532) Qui, come in parentesi, sia scritto nel C. F. R.: Roy Daniel.

(533) Abb. corr. col C. R. 1. Il C. L. ha: ?? ispento e lealmente judicare. ??? Ed errato ?? pure il C. R. 2.

(534) Tanto il nostro che il C. R. 2. hanno: degno del suo merito. ??? Ed eccone la spiegazione. Nel C. F. R. sta scritto: il est bien dignes de sa deserte avoir. ??? E siccome deserte avea il significato di merito e di ricompensa, il traduttore ha scambiato l'uno coll'altra. Ed infatti il C. R. 1. ha: ?? degno di ricievare guidardone di sua uopera. ??? Vale a dire, ?? degno di avere la sua ricompensa, la ricompensa di avere perdonato la seconda volta.

Cap. LIV.

Lo re domanda: de' l'uomo fare bene a' suoi parenti e a' suoi amici? Sidrac risponde:

Buono e rio (535). Se gli tuoi parenti sono buone genti, e sono disagiate, e ??nno perduto lo loro per disaventura, loro dei ben fare e consigliare e atare. E se i tuoi parenti e i tuoi amici sono rei, e perdono in male, per la loro volontade, grande malfatto fae chi fa bene loro, e tutto si perde; altress?? come uno grande ciero di bella ciera, accieso inanzi a uno uomo cieco, che non vedesse lume, o come la candela allo lume del sole, ch'ella non ?? nullo valore. Simigliantemente aviene de' rei uomini, che si perde tutto, siccome la cera inanzi al cieco, e la candela inanzi al sole.

(535) Egli ene bene e si ?? male C. R. 1.

Cap. LV.

Lo re domanda che cosa ?? gentileza. Sidrac risponde:

Gentileza ?? podere e largheza e vecchia possessione d'avolo e di bisavolo. Quelli che ?? pi?? di podere ?? pi?? gentile. E si ?? anche altre gentileze. L'uomo che ??e grande podere e ?? villano del suo corpo, sapiate che quelli non ?? gentile, anzi ?? ricco. Uomo di podere e savio e cortese e di buona aria (536) e bene insegnato (537), quelli puot'essere chiamato gentile uomo; che tutti siamo d'Adamo e d'Eva venuti, e fummo dal cominciamento del mondo; e quelli che ?? magior podere, e meglio insegnato, e pi?? beni sono in lui, questi ?? gentile uomo.

(536) dibuonaire C. R. 1. ??? De bon aire si disse nell'ant. fr. per di buona indole; onde poi debonaire, per buono, dolce, affabile. Anche il prov. ha de bon ayre, ma non l'aggettivo debonnaire, rimasto esclusivamente al francese.

(537) Nell'ant. fr. trovasi adoperato come sostantivo il part. pass. del vb. enseigner, enseign??, nel senso di dotto, sapiente. E il trad., avendo trovato enseign?? ha voltato in ital. insegnato. Insegnato registra la Crusca per ammaestrato, e per accostumato, scienziato, dicendo di quest'ultimo significato, ch'?? maniera antica che viene dal Provenzale.

Cap. LVI.

Lo re domanda: come fa freddo quando il tenpo ?? chiaro? Sidrac risponde:

Quando lo tenpo ?? chiaro e l'aria ?? pura e chiara, lo freddore (538) isciende dall'aria in terra, e caccia con travaglio (539) in terra lo calore. E quando l'aria ?? turbata (540) lo freddo non pu?? venire giuso alla terra, lo calore della terra monta di sopra, e lo caldo viene; cio?? a sapere lo calore del sole si de' intendere che scalda la terra di notte, quando fa lo suo torno.

(538) splendore C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2., sull'autorit?? del C. F. R. che ha: la freidor. Vogliamo notare che freidor ?? parola schiettamente provenzale. Il franc. ha froit, freit, froideur, froidour.

(539) Il C. L. ha: con travale (travail, franc.). ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(540) Tutto ci?? che segue di questo Cap. ?? tratto dal C. R. 2., essendo la lez. del nostro stranamente confusa ed errata.

Cap. LVII.

Lo re domanda: puote l'uomo conosciere li buoni uomeni dalli malvagi per neuno segno? Sidrac risponde (541):

Li buoni uomini ??nno allegri volti, quando egli ??nno buona coscientia (542), e sono sicuri della perdurabile  (543) vita; e li loro occhi sono isprendenti, e le menti sono molto misurevoli (544). E per li dolci coraggi (545) ch'egli ??nno, si ??nno dolci parole. Ma gli malvagi, per la ria coscientia (546) ch'egli ??nno, si ??nno molti scuri coraggi, e non possono essere istabili in loro fatti n?? in loro detti; e si sono molti mordabili (547) e pieni di maltalento, e si vanno molto dismisurando (548); e ci?? che ??nno  (549) in cuore dimostrano in loro faccia e in senbianti, in loro fatti e in loro detti (550).

(541) Il titolo del presente Cap. ?? errato nel C. L. ??? Abbiamo quindi posto il titolo come sta nel C. R. 1.

(542) Tutti e tre i Codd. L., R. 1., R. 2. hanno conoscenza. Ma oltre il senso, ci fa avvisati dell'errore il testo francese che ha: conscience; ed il C. R. 1. che pi?? sotto ha: coscientia. Onde noi abbiamo corretto secondo quest'ultima lezione.

(543) permanevole C. R. 1.

(544) mesurable C. F. R., che nell'ant. fr. ha il senso di saggio, ragionevole, moderato, come mesure di saggezza, ragione. Anche il C. R. 2. ha misurevoli.

(545) Per cuore, secondo l'ant. significato di questa parola, sia in ital. che in franc. ed in prov.

(546) conoscientia C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1.

(547) mordables C. F. R. ??? Ma non trovo che il franc. ant. abbia questa parola, come non ha mordabili l'ital. ??? Nel C. R. 1.: mordaci.

(548) desmesureement C. F. R. Nell'ant. fr. desmesure ha il significato di disordine, ingiustizia; e desmesurer, disordinare. Qui dunque ?? da intendere vanno molto disordinando, commettendo disordine. La Crusca ha dismisura, dismisuranza e dismisurare, di cui reca l'es.: Se uom dismisura, Conservando leanza, Non fa dismisuranza. Rim. ant. P. N.

(549) ciascuno C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(550) Migliore e pi?? conforme al testo francese ?? la lez. del C. R. 1.: et il veleno ched ??ne in loro coraggi si e' dimostrano in loro detti et in loro fatti.

Cap. LVIII.

Lo re domanda: sar?? giammai rilevata la grandeza del diavolo altress?? com'ella fu al mio tenpo? Sidrac risponde:

Li garzoni grideranno (551) Dio lo possente; e gli loro figliuoli, e gli altri che verranno dopo loro, torneranno alla ria credenza dinanzi, infino alla venuta di Giovanni. Elli faranno una citt??, nella quale avr?? una torre di XL staggi (552) alta, nella quale regner?? lo pi?? alto re del mondo del suo tenpo. Quelli far?? una immagine, alla simiglianza del suo padre, e comander?? a tutte le genti che l'adorino come Idio.

(551) creiront C. F. R. ??? ?? evidente che il traduttore ha confuso creire (credere) con crier (gridare). Anche il C. R. 2. ha: gridano; ma dee correggersi crederanno.

(552) estages C. F. R.

Cap. LIX. (553)

Lo re domanda: perch?? non fece Iddio all'uomo, quando la persona avesse mangiato una volta, ched elli se ne potesse istare una semana? Sidrac risponde:

La fame ?? una delle pene per lo peccato d'Adamo; che l'uomo fu cos?? fatto, che, s'egli volesse, sarebe vivuto tutto tenpo sanza mangiare. Ma poi che fu caduto in peccato, non si pot?? rilevare a quello ch'egli avea perduto, se non per travaglio. E se cosa fosse che l'uomo non avesse fame n?? sete n?? freddo n?? caldo n?? altre cose necessarie, e non avesse bisogno, egli non avrebe cura di lavorare n?? di travagliare cos?? fattamente. E per?? gli diede il nostro Signore la fame e la sete e l'altre cose, per?? che, quando egli fosse costretto per questi bisogni, si ricoverasse ci?? ch'egli avea perduto, che per pene e per travaglio gli conviene ricoverare.

(553) Il titolo del presente Cap. ?? tolto dal C. R. 1. Nel C. L. dice: Perch?? non tolse Iddio all'uomo, quand'egli avesse mangiato una volta, ch'e' se ne potesse sofferire una settimana?

Cap. LX.

Lo re domanda: come muore altress?? il ricco come il povero? Sidrac risponde:

Iddio ?? fatto lo ricco e lo povero d'una natura e di quattro alimenti, e sono tutti facti l'uno come l'altro; dunque la loro conparazione (554) ?? tutt'una; e quello che pi?? il serve e lo suo comandamento fa, pi?? gli d??; ma al fatto della morte sono tutti uno. Altress?? come uno vasello di quattro bocche, che n'escie di tutte, simigliantemente alena lo povero come lo ricco, e mangia e bee (555), e ?? gioia e dolore e sospiri, e dormire e veghiare e ingienerare, e mani e piedi, e altre cose ??nno altress?? i poveri come i ricchi. Ma lo povero ??e pi?? forte compressione  (556) che lo ricco, per lo travaglio che egli soffera. Ma alla morte tutti sono comunali, e la sua riccheza no lo potrebbe canpare uno solo punto.

(554) Anche il C. R. 2. ha: comperazione. Manca questa parola ai Codd. R. 1. e F. R. Noi crediamo che abbia da correggersi complessione, perch?? pi?? sotto, dove il nostro ripete comparisione, il C. F. R. ha: complecion; e il C. R. 1.: compressione.

(555) et mangia e beve, e sta famuloso e satollo C. R. 1. ??? La Crusca registra famulento, ma non famuloso.

(556) comparisione C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1.

Cap. LXI.

Lo re domanda: dee l'uomo giudicare gli poveri come gli ricchi? Sidrac risponde:

L'uomo dee pi?? forte (557) giustizia fare a' ricchi che a' poveri, e pi?? gastigare; che della giustizia de' poveri i ricchi non ??nno paura; anzi dice a s?? medesimo: la giustizia ?? fatta sopra lo povero, ma io non potrei essere giudicato in questo mondo per la mia riccheza. E lo povero pensa e dice in s?? medesimo: quando la giustizia istar?? sopra lo ricco e possente, che far?? sopra me, che sono povero uomo? E da l'altra parte aviene pi?? volte che 'l mal fatto del ricco ?? magiore che quello del povero, perch?? egli ?? pi?? podere di malfare. E simigliantemente come Idio giudica cos?? legiermente lo ricco come il povero, e pi?? forte giustizia fare (558). Simigliantemente come quelli che crede pi?? in Dio e falla verso lui, Idio gli dona (559) pi?? che a colui che nol conoscie, e cui egli non ?? nulla comandato.

(557) rigorosa, severa.

(558) A correggere questo periodo non possiamo giovarci del C. R. 2., dove il capitolo manca; n?? del C. R. 1. dov'?? brevissimo; n?? del C. F. R. che ?? indecifrabile. Dobbiamo quindi star contenti a riferire la lezione del T. F. P.: Et pour ce doibt on faire plus grant iustice du riche que du poure, car il a plus grant coulpe de mal faire, comme il a plus grant povoir de bien faire tout. Ainsi comme Dieu a iuge et ordonne la mort au riche comme au poure, aussi doit on iuger le riche comme le poure.

(559) Errore manifesto. ??? Il T. F. P. ha: demande.

Cap. LXII.

Lo re domanda: dee l'uomo avere merc?? del suo nimico? Sidrac risponde:

L'uomo dee avere merz?? del suo nimico, lo quale ?? fallato verso di lui, se elli gli chiede merz?? e perdono, conciosia cosa ch' (560) egli gli avesse ucciso il padre e lo figliuolo; ch?? dalla bocca del figliuolo di Dio sar?? comandato e detto: perdono avr?? dal mio padre chi perdona egli medesimo; perdoner?? a coloro che gli misfaranno, quando egli gli chiederanno perdono. Quelli ch'?? possente e signore di tutto, e che vendicare si pu?? a sua volont??, perdona a' ma' fattori, quando perdonanza gli chieggiono: bene lo dobiamo noi fare; ch?? questo far?? egli per dare exenplo al suo popolo, che perdonino a coloro che misfanno verso di loro. Bene dobiamo noi perdonare a chi perdono a noi ne dimanda.

(560) Il solito errore gi?? notato indietro. Corregg. sebbene (ja soit ce che).

Cap. LXIII.

Lo re domanda: pu?? lo reo uomo avere l'amore di Dio come il buono? Sidrac risponde:

Lo malvagio puote avere l'amor di Dio altress?? leggiermente  (561) come il buono; ch?? a Dio piacer?? pi?? la conversazione del rio che del buono, perch?? lo buono ?? tutto suo, e lo rio ??llo perduto (562). Simigliantemente colui che ?? perduto alcuna cosa, e egli la ritruova, egli ?? magiore allegreza di quella ch'egli ?? ritrovata, e ??lla in suo podere (563). E Iddio chiama comunemente lo rio come il buono. Simigliantemente come una gente che sono in una nave in mare, e la fortuna ?? grande, e sono tutti ispogliati per paura, e per notare; lo mare porta la nave, e lo vento sospigne tanto, che la nave viene a terra, e fiede in una r??cca, e si ronpe, e tutta la gente n'escie fuori in una piccola piazza (564); e truovano due fiumi molti correnti: in su ciascuno fiume, uno ponte; l'uno de' ponti ?? molto fermo, e l'altro ?? molto debole, che non potrebe sostenere uno uccello. Di l?? dal forte ponte si ?? uno ricco uomo, e tiene molti vestimenti intorno di lui, e ?? in uno bello giardino. Egli chiama quella gente, ch'escie fuori di quella nave, e dicie loro: venite a me, e passate sicuramente su per quello ponte, e io vi mener?? in questo giardino; e guardatevi di passare per quell'altro ponte, perch?? egli ?? molto debole e molto pericoloso, sicch?? egli non vi potr?? sostenere; anche v'?? grande fuoco; dopo lui si ?? gioganti con molti grandi uncini, che, cos?? tosto come voi caderete nell'acqua, i gioganti vi piglieranno cogli uncini, e metterannovi in quello fuoco. E egli guardano, e vedono l'altro ponte, e la fralezza e gli gioganti e gli uncini e lo fuoco. Quelli che passeranno sopra lo forte ponte sono salvi, e saranno vestiti e messi nel bello giardino, con grande allegreza; e quelli che passano per lo debole ponte andranno nell'acqua, e li gioganti gli piglieranno cogli uncini, e metterannogli nel fuoco. La nave significa lo mondo; lo vento e lo mare significa lo tenpo che mena l'uomo alla fine; lo dispogliare significa la ira di Dio, quando l'uomo lascia lo bene e fa il male; lo ronpere in terra significa la fine della vita; i due ponti si ?? lo bene e lo male; lo buono uomo che siede in capo del ponte, che chiama la gente a ben fare, si ?? Iddio; gli vestimenti, di che egli vuole vestire la sua gente, si ?? la grazia; lo giardino si ?? lo paradiso; lo buono ponte si ?? lo buon cammino di Dio; lo rio ponte si ?? lo cammino dello 'nferno; i gioganti e gli uncini si sono i diavoli e gli loro ingegni; lo fuoco si ?? lo 'nferno. Chi vuole avere l'amore di Dio si passi al sicuro sopra il forte ponte, e sar?? vestito di grazia di Dio, e sar?? suo amico; e chi passer?? sopra il debole ponte, egli sar?? nimico di Dio e amico del diavolo, e sar?? messo nel fuoco dello 'nferno per tutti i tenpi. L'uomo dee odiare l'amist?? del diavolo, perch?? egli fa male a' suoi amici, e mettegli nel fuoco dello 'nferno. Questa ?? malvagia amist??: dee l'uomo seguire tale amico?

(561) Per facilmente.

(562) Nel Codice pare che debba leggersi perdure; corretto da noi in perduto, sull'autorit?? del C. R. 2. e del C. F. R.

(563) Migliore la lez. del C. R. 2.: ?? magiore allegressa di ritrovare quello che avea perduto, che non ?? di quello che ??e in suo podere.

(564) en une petite place de terre C. F. R.

Cap. LXIV.

Lo re domanda: come puote la creatura uscire della femmina ch'?? piena nel suo corpo? Sidrac risponde:

La virt?? di Dio e 'l suo podere ?? troppo grande: che, cos?? come egli ?? podere di mettere dentro dal corpo, e uno corpo dentro a un altro, cos?? ?? elli podere a fare uscire, a sua volontade, o vivo o morto. Quando la femina vuole partorire, tutte le sue giunte (565) s'aprono e allargano l'una dall'altra, salvo il mento (566), per la virt?? di Dio, come una matera di pasta. E si tosto com'egli  (567) aver?? l'aria, per la virt?? di Dio, l'ossa gl'induriscono e diventano come noi siamo; e la femmina si richiude sanza niuna mancanza (568). Simigliantemente cos?? ?? se l'uomo tirasse lo dito dentro una scodella piena di mele; inanzi lo suo dito si lorderebbe, e dietro non si lordasse, n?? pi?? n?? meno come se non fosse toccato (569); simigliantemente si richiude la femmina dopo il partorire, siccome ella non avesse partorito, n?? fosse stata aperta.

(565) giunture C. R. 2. ??? ???Perch?? s?? forte guizzavan le giunte, Che spezzate averian ritorte e strambe.??? Dante, Inf., 19.

(566) Non sappiamo invero quello che qui abbia che fare il mento; ma mento ha pure il C. R. 2., e menton il C. F. R.

(567) Intendi: il figliuolo.

(568) bleseure C. F. R.

(569) A decifrare il senso di questo periodo non giova la lez. del C. R. 2.: simigliantemente cos?? se l'uomo tirasse lo dito in dirieto a una scudella di m??le, inanzi al suo dito si lorderebbe, n?? pi?? n?? meno come se non fosse toccato. ??? N?? chiaro ?? il C. F. R.: ??? ensement si com l'om traist son doy en une escuele pleine de mel, devant, son doit au tirer, s'ouvriroit, et apr??s se recloiroit, come se il ne fust onques touche. ??? Ma, messo il testo francese della Riccardiana a confronto col francese della edizione Palatina, e corretto, il senso esce fuori abbastanza chiaro: tout ainsi come ung homme tiroit son doy parmy une escuele plaine de miel, devant, son doy au traire, il ouvriroit, et dessus se clorroit, comme s'il n'y eust pas bout??. ??? Che vuol dire: come un uomo che traesse il suo dito da una scudella piena di miele, il miele, nel trarre il dito, prima s'aprirebbe e poi si richiuderebbe, come se non fosse stato toccato. ??? Non sapremmo spiegare come il trad. abbia confuso lordare con aprire.

Cap. LXV.

Lo re domanda: puote la femina portare pi?? di due figliuoli a uno corpo? Sidrac risponde:

La femina pu?? portare nel suo ventre sette figliuoli; ch?? la madre (570) della femina ?? sette camere (571); e in ciascuna camera puote avere uno figliuolo, secondo la volont?? di Dio, primamente; e poi secondo la natura della femmina. Che se la femmina ?? di calda compressione, e desiderosa dell'uomo, una o due o tre delle sue camere s'aprono; e quando l'uomo s'acosta a lei, lo seme cade nelle camere che truova aperte, e elle si chiudono sopra, e pigliano; e se v'??e altre camere aperte, e l'uomo s'acosta altra volta a lei, quella notte o quello giorno o lo domane o lo secondo giorno, e lo seme vi cade entro, e ella si chiude, allora si ferma (572) la creatura; e tanto ist?? a nasciere l'uno dopo l'altro, quant'egli ?? penato a ingenerare. E non intendere gi?? che ciascuna volta che l'uomo s'accosta alla femmina, e lo seme cade nella camera, ch'ella possa pigliare; ch?? conviene che l'uomo e la femina sieno di buona tenperanza. Ch?? se l'uomo ?? luxurioso, e giace volentieri colla femmina, lo seme cade nella camera fraile (573), e ?? cosa sanza niuno podere o forza, quella (574) non si puote pigliare per la sua fralezza (575). E se l'uomo ?? stato grande tenpo ch'egli non sia giaciuto con femina, e lo seme cade nella camera, quello seme ?? s?? caldo e s?? ardente ched e' la consuma e arde, e non si puote apigliare. E se l'uomo e la femina sono tenperati, e la femina sia di calda volont??, e' s'apiglia, perch?? lo loro seme si ?? di buona tenpera; e conciepino (576) a quello acostamento lo figliuolo; e quello figliuolo sar?? gioioso e allegro e di bello modo. E se egli s'acostano niquitosamente (577), e lo loro figliuolo sar?? d'altrettale maniera. E se l'uno di loro ?? fello e l'altro gioioso, simigliantemente lo loro figliuolo sar?? alcuna volta fello e alcuna volta gioioso. E se l'uomo e la femina pensano in una persona, o l'uno di loro, quello che pi?? vi pensa, puote bene essere che lo loro figliuolo somiglier?? quella persona ove egli pensano (578).

(570) matrice C. R. 1.

(571) camarelle C. R. 1.

(572) forma C. R. 1. ??? Il C. R. 2. ha: ferma.

(573) Fraile ?? parola dell'ant. fr. che significa frale, debole. ??? Il C. R. 1. ha: fievole e aguto; per uno strano equivoco del trad., il quale leggendo nel testo fr. foible et aigue ha volgarizzata quest'ultima parola per acuto, mentre invece aigue vuol dire acqua, e qui dev'essere stata usata per acquoso.

(574) Intendi: lo seme o la semenza (semence), come hanno i Codd. R. 1. e F. R.

(575) frailezza C. R. 2.

(576) concepono C. R. 2.

(577) corrucciosamente C. R. 1.

(578) Et se l'uomo e la femina pensano, al loro assembramento, in una persona, overo l'uno di loro pensasse ad altra persona, dico che quelli a cui ellino pi?? pensano, lo fanciullo rasembrar?? quella persona C. R. 1.

Cap. LXVI.

Lo re domanda: qual'?? la migliore cosa che l'uomo possa avere. Sidrac risponde:

Lealt?? ?? la migliore cosa che l'uomo possa avere in s??; che chi ?? leale a Dio ?? leale a s?? medesimo e alle genti; e quella ?? la cosa che Iddio pi?? ama. Per lealt?? gli agnoli che sono in cielo non furono abattuti cogli altri, che furono abattuti, che non erano leali. Per lealt?? scanp?? No?? dal (579) diluvio; e Idio volle rienpiere lo mondo della sua generazione. Per lealt?? la buona gente che nascieranno, profetezeranno (580) l'avenimento del figliuolo di Dio. Per lealt?? la Vergine concepar?? lo veracie figliuolo di Dio (581), che si lascier?? morire per diliberare Adamo e gli suoi amici del podere del diavolo. E per lealt?? i buoni che saranno e verranno dopo lui si donaranno a diversi martiri (582), per lo suo amore. Lealt?? ?? altress?? pura e degna e chiara e netta come il sole, che non resta d'intorneare, e fa lo suo torno a ci?? che Idio l'?? istabilito, ch'egli non possa lo stabilimento n?? 'l comandamento di Dio trapassare (583).

(579) per lo C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(580) profetaranno C. R. 1.

(581) la Vergine sar?? conceputo dal figliuolo di Dio C. L. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1.

(582) si 'l merranno in diverse maniere C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1., sull'autorit?? del C. F. R. che ha: se livreront a divers martires por s'amor.

(583) ch'egli non passi lo stabilimento e lo comandamento di Dio C. R. 2. ??? che non trapassa neente il comandamento di Dio C. R. 1.

Cap. LXVII.

Lo re domanda qual'?? la peggiore cosa che l'uomo possa avere in s??. Sidrac risponde:

In verit?? vi dico che la invidia ?? la (584) piggiore cosa che l'uomo possa avere in s??; che della invidia si genera avarizia e cupidigia e tradigione. E gli angioli che del cielo caddono, fu per invidia, la quale ebono verso Idio, lo loro creatore. Adamo primo nostro padre fu cacciato del paradiso e ispogliato della grazia di Dio per la invidia. Lo diluvio (585) coperse lo mondo, cio?? a intendere lo popolo che erano inanzi noi, che erano cupidi del mal fare. La cupideza si ?? figliuola della invidia, che di lei disciende; e per invidia e cupideza molti ne perdono i loro corpi, e la grazia che Idio ?? loro donata. Tre grandi citt?? nascieranno al mondo: le due saranno, inanzi a l'avenimento del figliuolo di Dio, distrutte per cupideza di malfare: l'una sar?? per fuoco, l'altra sar?? per acqua; l'altra sar?? distrutta, dopo la venuta del figliuolo di Dio, per ispade. E per cupidizia del male fare e per invidia molti mali avengono.

(584) Manca al nostro invidia ?? la. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(585) diavolo C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2., sull'autorit?? del testo francese che ha: le deluge.

Cap. LXVIII.

Lo re domanda come puote essere l'uomo leale. Sidrac risponde:

Leale puote essere l'uomo legiermente, per molti modi: primieramente credere nel suo creatore, che lo cre??, e disformare (586) lo dee, quando suo piacere sar??; e credere ch'egli sia tutto possente, sopra tutte le cose del mondo; e che egli ?? fatto tutte le cose, e che egli ?? degno e puro; e ch'egli non unque cominciamento n?? fine n?? mai non avr??, e tuttavia si ??, fue, e tuttavia sar??; e lascier?? lo male e far?? lo bene; e lascier?? lo scuro per andare al chiarore; e lascier?? la puzza (587) e andr?? al buono odore; cio?? a intendere, lascier?? lo peccato e far?? lo bene, e lascier?? la 'nvidia e la cupidizia, e piglier?? pazienzia e astenenzia e sofferenzia; ch?? chi ?? in s?? queste tre cose, egli ?? leale, e per lealt?? puot'essere coronato in cielo, tra gli angioli, innanzi a Dio a faccia a faccia.

(586) Per distruggere; come dire, disdire; fare, disfare; cos?? formare (creare), disformare. La Crusca registra disformare nel senso di difformare, render deforme, e per esser differente. Il Gherardini (Supplimento ec.) disformare, mutar la forma di che che sia. ???Ma cos?? morte l'essenza disforma.??? Zenon. Piet. font., p. LXXX.

(587) putidore C. R. 1.

Cap. LXIX.

Lo re domanda: la prodezza e la paura di che aviene? Sidrac risponde:

La prodeza e la paura vengono dalla conpressione dell'uomo. Che se lo corpo ?? di buona tenperanza, di quattro conpressioni, l'una comunale come l'altra, lo corpo non ?? n?? ardito n?? codardo (588). Che se le quattro conpressioni sono comunali, che lo freddo non vince lo caldo, n?? lo caldo l'umido, n?? l'umido lo secco, lo cuore non si muove poco n?? molto per loro; e se il caldo il vince (589), e lo secco l'umido, lo sangue si muove di tutte cose fare, e non teme colpo di morte, e diventa ardito. E se lo freddo non vince lo caldo, e 'l secco l'umido, lo cuore diventa freddo e molle e pauroso, e diventa codardo di tutte cose fare; che le collere nere e lo sangue sono quelle che fanno avere lo cuore (590) codardo, quando egli ??nno podere sopra gli altri omori innanzi detti (591).

(588) Che se 'l corpo dell'uomo ??ne di buona natura, compressionato di quattro compressioni, non ?? ardito n?? codardo C. R. 1.

(589) et se il caldo vince il freddo C. R. 1.

(590) manca lo cuore al nostro. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(591) che la collera nera et il sangue sono quelli che fanno l'uomo ardito et il quore, quando sopramontano l'altre; la collera gialla et la fremma sono quelli che fanno il quore codardo, quando sormontano l'altre sopra dette C. R. 1.

Cap. LXX.

Lo re domanda: la lebbra e la tigna di che aviene? Sidrac risponde:

La lebbra viene se la femina avesse due cose: l'una ?? se la femina avesse lo tenpo suo (592), e l'uomo s'acosta a lei, e ella ingenera, i suoi fiori (593) sono caldi e secchi; e lo figliuolo ch'ella avr??, conviene per diritta forza e per la natura che sia tignoso e lebbroso; che lo figliuolo si nodriscie in quello medesimo fiore della femina. Ma se li fiori fieno di buona conpressione, lo figliuolo non avr?? niuno male n?? niuno pericolo. Perci?? non si dee l'uomo acostare alla moglie, quando ?? lo suo tenpo (594). E quando egli s'acosta a lei, si dee acostare a tale intenzione e con tale volont??, d'aver frutto per lo suo creatore adorare. Quando egli sentir?? che la femina sia pregna, non si dee pi?? acostare a lei n?? toccalla carnalmente, infino che ella non abia partorito; e dopo lo partorire quaranta giorni. Questo ?? lo comandamento di Dio, ch'egli mand?? a No??, per lo suo angelo benedetto.

(592) Queste due cose avengono quando la femina ??ne sua privata malattia C. R. 1.

(593) Il C. L. ha: figliuoli. ??? Ma abbiamo corr. col C. R. 2., perch?? il C. R. 1. ha: fiore, e il C. F. R.: flors.

(594) Quando ella ??ne il suo fiore C. R. 1.

Cap. LXXI.

Lo re domanda: tutte le cose Idio fece, furono fatte dal cominciamento del mondo? Sidrac risponde:

Iddio fece tutte le cose; ma alcuna cosa ce n'??, che non fu gi?? fatta dal cominciamento del mondo; ma, per lo tenperamento di sua natura, sono poi fatte mille e mille, che furono poi create per la volont?? d'Iddio, come sono asini e giomente e pelli, che furono dopo lo mondo fatti per lo sudore dell'uomo (595). Vermini furono poscia fatti per la carne fracida. Furono dapoi fatti altri vermini assai, uccelli volanti e molte altre cose, che molto sarebe lunga cosa a contalle; ma in qual modo sieno, Dio gli ?? fatti; per la sua volont?? sono creati.

(595) La lez. del C. R. 2. ?? perfettamente uguale alla nostra, e nel C. R. 1. manca questo Cap. Non resta dunque che a consultare il C. F. R., e l'ediz. Palat. Ma questa se la sbriga senza parlare d'asini n?? di giumenti. E nel C. F. R. sta scritto cos??: Dieu fist toutes cosses dou monde; mais aucunes ya que nefurent pas faites dou comencement dou monde; mais par le consentement Deu et per sa volente, et per latemprement des natures sunt depuis faites M. et M. furent depuis crees por la volente de Deu dame. Et poils furent puis fait de la suor de l'omo. ??? Io suppongo quindi che per errore sia stato scritto Deu dame in luogo di dame Deu, che trovasi usato nell'antico francese, e che ?? conforme al nostro domene Dio; e che il traduttore abbia letto, invece di dame, dane, d'??ne, onde gli sieno usciti dalla penna gli asini e le giumente. Notisi ancora l'errore di avere volgarizzato poils (peli) per pelli.

Cap. LXXII.

Lo re domanda: chi vi nodriscie lo frutto della terra? Sidrac risponde:

Iddio gli nodriscie e gli pascie. Egli ??e stabiliti quattro elimenti, per lui servire e onorare. La terra gli sostiene e gli guarda; l'aria gli nodriscie e gli sveglia (596); l'acqua gli pascie e gli verdiscie (597); lo sole gli scalda e gli crescie. Simigliantemente le continue (598) vivande, che l'uomo vuole cuocere, vi conviene di quattro elimenti: vasello e acqua e fuoco e aria; n?? altrimenti non si potrebe cuocere (599).

(596) l'esveile C. F. R.

(597) rinverdisce C. R. 2.

(598) comuni C. R. 2.

(599) Meglio nel C. F. R.: Encement come une viande che l'om velt cuire, si convient IIII cosses: vaissel, aigue, feu, air; autrement ne ce puet cuire.

Cap. LXXIII.

Lo re domanda: le bestie come arabbiano? Sidrac risponde:

Le bestie arabbiano alli (600) XIX giorni della luna del mese di giugno, che (601) apare una stella, verso lo levante, in cielo. In quello giorno o in quella notte le bestie che la veggiono nell'onbra dell'acqua arabbiano; e simigliantemente, se elle mordono alcuna persona, ella sar?? arrabbiata, o alcuna bestia. Altress?? guardisi del piscio (602) del topo, che nol tocchi. Ch?? da ivi a XL giorni gli conviene guardare (603) delle grosse vivande d'olio e di carne e di pescie e di pane, ove levame sia facto (604); nella fine di XL giorni tutta la notte veghiare; e se la rabbia s'apressa s?? forte, che non puote guarire n?? dormire, anzi si pena, e dannaggia l'altre genti, ??nno paura della sua morsura (605), l'uomo dee pigliare uno suggello (606), e mettervi entro di sottile cenere; e poi la metta in sulla bestia o uomo che sia; incontanente morr??, o si dilibera di quella pena. Le genti simigliantemente si diliberano di lui; ch'egli potrebe molte genti e bestie damangiare (607), per la sua morsura rabbiosa.

(600) manca alli al nostro. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(601) manca che al nostro. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(602) pissace au rat C. F. R. ??? Sebbene non trovi pissace nell'ant. fr., pure credo che siasi potuto usare, vedendo pisser registrato dal Du Cange (a pissare).

(603) se convient garder C. F. R. ??? si de' guardare C. R. 2.

(604) ove levame sia stato C. R. 2. ??? Levame ?? trad. di levain (lievito).

(605) perch?? non faccia danno a niuna altra persona C. R. 2.

(606) uno staccio C. R. 2. ??? e questa crediamo la vera lezione. Nel C. F. R.: I. sayas. ??? L'ant. fr. ha s??as, saas (staccio); s??el (sigillo).

(607) danneggiare C. R. 2. ??? Damangiare ?? trad. del franc. damagier.

Cap. LXXIV.

Lo re domanda: chi vive pi?? che cosa che sia in questo mondo? Sidrac risponde:

L'aguiglia vive in questo mondo pi?? che cosa che sia; che l'aguiglia vola e monta tutto giorno nell'aria, e lo vento la rinfresca: per questa ragione dee ella pi?? vivere (608). I serpenti vivono assai, ch?? tutto loro dimoro si ?? sotterra e sotto pietre; che lo freddore della terra ?? tutto giorno fresco e novello (609), e sono pi?? che l'anguille (610): questo ?? l'ordinamento di Dio. Lo serpente vive pi?? di mille anni, e ciascuno anno gli nascie una tacca (611) nella testa, grande come una lenticchia; e quando egli ?? conpiuto i mille anni, si diventa egli uno fiero dragone. Non ?? gi?? che tutti i serpenti vivono cotanto; ma alcuni serpenti v'?? che tanto vivono; che l'uno muore, e gli altri sono uccisi; gli altri, divorati da uccelli e da bestie, in questo modo sono consumati.

(608) Nel Tesoro di Brunetto Latini: ???li aigles vit longuement, porce qu'il renovele et despoille sa viellesce??? ??? pag. 197. ??? Il T. F. P. ha: et l'air et le vent le refroide et le tient freschement, et pour ceste raison il doibt plus viure.

(609) Credo da correggere: che per lo freddore della terra ec. ??? Nel T. F. P.: ??? Le serpent demeure tousiours soubz terre et soubz les pierres et boit la froidure de la terre, et est tousiours fraiz et nouveau.

(610) Et si vit plus che l'aigle C. F. R. ??? Nel C. R. 2.: e sono pi?? che l'aquile.

(611) Manca tacca al n. c. ??? L'abb. agg. dal C. R. 2. ??? B. Latini dice del basilisco che ha: ???tacche bianche sul dosso???. (trad. del Giamboni); ???blanches taches??? nell'orig. franc.

Cap. LXXV. (612)

Lo re domanda se Dio pascie tutte le cose. Sidrac risponde:

Tutte le cose che Idio ?? fatte egli le pascie, che egli fece tutte le cose del mondo, e si le part?? alle genti,  (613) e gli diede iscienzia di travagliare e di guadagnare e di vivere e di mangiare; e a l'altre creature diede che si mangiassono bestie con bestie, e uccelli con uccelli, e pescie con pescie; mangia l'uno l'altro; e a loro ?? dato iscienzia di mangiare lo frutto della terra; in quello modo passano loro tenpo.

(612) Nel C. L. questo cap. ?? intit.: Lo re domanda le cose che Iddio fece pens?? egli? ??? Abb. corr. col C. R. 2., che ?? conforme al testo franc.

(613) Manca al nostro alle genti. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

Cap. LXXVI.

Lo re domanda: le bestie e gli uccelli e' pesci ??nno anima? Sidrac risponde:

Iddio non don?? anima se non all'uomo e alla femina solamente, che ?? signore dell'altre criature; che lo signore dee avere in s?? magiore dignit?? che lo servo. Se lo servo avesse in s?? la dignit?? e lo podere che ?? lo signore, dunque sarebe egli signore e possente come egli. L'altre criature movevoli che Idio ?? fatte, elle non ??nno gi?? anima, anzi ??nno alena movibile (614). E quando elli sono morti, si diventa quella lena neente. Simigliante (615) tutte l'altre criature, salvo l'uomo e la femmina.

(614) Il nostro testo ha: innabile. ??? Abb. corr. col C. R. 2., sull'autorit?? del C. F. R.: aleine mouable; e dell'ediz. Palatina: alaines mouvables.

(615) Simigliante sono C. R. 2.

Cap. LXXVII.

Lo re domanda: il popolo che sar?? al tenpo di Dio morranno tanto quanto noi facciamo? Sidrac risponde:

Altress?? come noi siamo magiori di persona, ch'egli non saranno, simigliante alziamo pi?? lunga vita, ch'egli non averanno; ch?? lo mondo ?? pi?? forte al nostro tenpo, che egli non sar?? allora; la terra rende pi?? lo suo frutto che non far?? allora; e la pianeta che ora governa lo mondo, sar?? pi?? forte che quella di quel tenpo; e il vento ?? pi?? forte che allora non sar??; l'acque sono pi?? dure che non saranno allora. Perci?? dobiamo noi pi?? vivere per natura, che quelli che saranno a quello tenpo; che, in quello tenpo, chi viver?? CL anni, sar?? tropo vivuto; e tutto giorno andr?? menomando di loro vita e di loro forza e di loro corpo, e cresciendo insieme e in vizii. E simigliantemente l'altre criature andranno menomando di loro vita e di loro corpo e di loro forza.

Cap. LXXVIII.

Lo re domanda: lo mondo quanto viver?? (616)? Sidrac risponde:

Lo segreto di Dio ?? s?? grande e s?? profondo, che niuno lo potrebbe sapere, se non quelli che pi?? ama e pi?? tien cari. Simigliantemente lo vostro grande segreto niuno lo puote sapere, se non quelli che voi pi?? amate, e che voi volete: o sia vostro figliuolo o vostro fratello, o sia vostro amico. Quelli avr?? uno buono amico, cui elli amar?? (617) molto; e quelli richieder?? di sapere i segreti del re, e quelli gli dir??; e quelli sar?? savio e provedente, e penser?? in s?? medesimo: lo re m'ama e vuolmi bene, e perci?? m'?? egli detto lo suo segreto; e perci?? non sarebbe senno che io diciessi al mio amico lo suo secreto. Ma per fare a piacere al mio amico, e perch'egli sappia che lo re ama me, e mi dice lo suo segreto, io gliele dir?? un poco iscuramente, perch'egli non possa intendere come n?? quando. Similmente ?? del segreto di Dio, ch'egli nollo dir?? se non fosse suo buono amico e suo figliuolo, cio?? a intendere lo verace profeta, che verr?? nella Vergine. Quelli sapr?? tutto lo segreto di Dio, che egli medesimo sar?? (618); e sar?? intra 'l popolo come uomo; e far?? tutto quello che far?? uomo sanza peccato. Anche fiano altri, sapranno lo segreto di Dio, cio?? fieno i suoi ambasciadori, e saranno quelli che profeteranno la venuta del figliuolo di Dio. N?? eglino sapranno (619) gi?? tutto lo segreto di Dio, ma tanto solamente ne sapranno, quanto Idio loro per lo suo sancto spirito mander??. Ma lo figliuolo di Dio, che sar?? signore e possente sopra tutto, come quelli che sar?? egli medesimo (620), e 'l figliuolo di Dio sar?? domandato in terra: lo mondo durer?? settemila anni? E egli risponder?? che s??. E detto li fia: e pi??? E egli risponder??, sicuramente; perch?? niuno sapia lo sagreto del padre (621). L'uomo non pu?? intendere n?? sapere lo quando sar?? o pu?? essere; ch?? essere pu?? centomilia anni, e pu?? essere uno giorno, o pi?? o meno; che questo rimane alla volont?? di Dio. Ma bene troviamo che Iddio per la sua grazia ?? facto (622) VII pianete, per governare lo mondo. Egli le stabil?? alla sua volont??, e comand?? che ciascuna di loro governasse lo mondo mille anni; e quando ciascuna di loro avr?? conpiuto e servito mille anni, e settemilia anni saranno conpiuti, far?? poi del mondo a suo comandamento, e far?? come a lui piacer??, e sar??e signore e possente di tutto. E egli stabilio le pianete a governare lo mondo, e lo suo podere lo governa (623).

(616) baster?? C. R. 2.

(617) quelli avr?? C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(618) Sottintendi Dio.

(619) N?? egli non sapr?? C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1.

(620) Anche qui pare da sottintendere Dio.

(621) Giova riferire la lez. del C. R. 2.: Ma il figliuolo di Dio, che sar?? signore e possente sopra tucto, si come che sapr?? elli medesimo e che sapr?? tucto, quando lo figliuolo di Dio sar?? domandato in terra e detto: lo mondo durer?? egli mVII. anni? E egli risponder?? che si. E detto anco li fie pi?? volte, risponder?? oscuramente, perch?? nullo nollo sappia, n?? sapere possa lo segreto del padre. ??? Ed ecco ora la lez. del C. F. R.: ??? Mais le fis de Deu, chi est seignor et tout puissant cil meysmes, saura tout. Au fis de Deu sera domande en terre: durera le monde mVII. ans? Il respondera: oil ou plus, et le dira oscurement.

(622) a fare C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(623) Anche il C. R. 2.: lo governa; ma nel C. F. R.: les governe.

Cap. LXXIX.

Lo re domanda: ?? egli altra gente che viva oltre la terra, in mare? Sidrac risponde:

Oltre a mare ?? mille dugento (624) isole, nel mare del levante; alquante ne sono abitate; e altre s'abiteranno. Alcune ve n'?? che sono abitate d'una gente molta grande, alla nostra fazione, ma non sono grandi di tre palmi o meno (625); e si ??nno barba di fino (626) al ginocchio, e ??nno i capelli infino alle calcagnia; e non vivono se non d'erbe e di carne; e le loro bestie sono piccole, alla loro misura; e si ??nno uno linguaggio loro proprio; e si non ??nno niuna credenzia, se non come bestie. Anche v'??e un'altra isola, presso alla terra, dov'egli ?? una gente piccola d'un palmo e di meno; e non vivono se non di pesci; e stanno e durano in acqua come pesci, di d?? e di notte; e sono a maniera d'uomini e di femine; ma egli sentono come bestie. Anche v'?? una ysola in mare, ove ?? gente alla nostra fazione e alla nostra grandeza, e non ??nno se non un occhio nella fronte; e ??nno linguaggio propio; e sono molti pilosi; e temono molto noi, che abiamo due occhi; e non vivono se non di carne, e delle pelli si vestono. Un'altra ysola v'??, che v'?? gente che ??nno coda, a modo di montoni (627), che non vivono se non di pesci. Un'altr'isola v'??, che v'?? gente che portano una ispina sotto lo fondo delle natiche, lunga d'uno palmo e grossa d'uno dito (628); e non possono sedere in piano, ma in aspro luogo, dove la spina possa andare giuso; e sono tutti pilosi come montoni, e non ??nno altro vestimento; e sono poca gente; e non vivono se non di corbi, ch?? altre bestie non ??nno. Anche v'?? un'altra gente, alla nostra fazione, che non finano di conbattere, ch'??nno uno grande uccello (629); e abitano in tane, per paura degli uccelli, la state, perch'egli n'??nno grande dottanza; e il verno, per lo grande freddo. La gente gli vincono, e gli uccidono, e mangiano, e serbano, per vivere la state. Un'altra ysola v'??, dove abitano uccelli che covano l'uova al fuoco (630), e la loro piuma non si puote ardere (631). Un'altra ysola v'??, ch'??nno i volti come cani. Anche ci ?? un'altra gente in questa terra fermata (632), che credono il sole e la luna e l'idole; e fanno sacrificio al nimico (633) del loro corpo. E sono in una provincia che fanno al loro sacrificamento uno tavoliere di legno, alto di tre passa, s?? grande che vi cappia (634) cento uomini o pi??. E quelli che si vuole sacrificare invita i suoi amici, che gli facciano conpagnia al suo sacrificamento; e fanno grande sollazo e grande festa otto giorni; e a' nove giorni salgono tutti in sull'altare, quelli che gli vogliono fare conpagnia al suo sacrificamento; e l'altra giente fanno grande sollazzo intorno al tavoliere; e si fanno mettere legne tutto intorno intorno in grande abondanzia (635); e poi fanno acciendere lo fuoco tutto intorno intorno. E lo signore del convito, che si vuole sacrificare, s?? si leva ritto, e dicie al popolo: io salto nel fuoco per amore di quella ydola, del sole e della luna. E gli altri si levano, e gridano lo suo amore, e saltano nel fuoco, e tutti s'ardono in quello fuoco, e vanno al diavolo. L'altre genti fanno grande sollazzo intorno di quello fuoco, tanto che sono tutti arsi; e poi pigliano la cenere e fannone arlique. E simigliantemente fanno le femmine. Altre maniere di gente v'??e che non le conto.

(624) mille trecento due C. R. 1. ??? M. et CC. et VII C. F. R.

(625) Al C. R. 1. e al C. F. R. manca molta grande: onde in essi corre meglio il senso.

(626) infino C. R. 1.

(627) gente cornute in guisa di montone C. R. 1.

(628) gente che portano brocchi sopra loro fondamento, et ??ne d'uno osso d'uno palmo, della grossezza d'uno dito C. R. 1.

(629) con uno grande uccello C. R. 2. ??? con una grande generatione d'uccelli C. R. 1.

(630) Ancora v'??e un'altra isola, nel (cos??) quale abita uno ucciello, il quale uccello cova nel fuoco, o fae i suoi pulcini nel fuoco C. R. 1.

(631) Plumee fr. deve essere stato usato nel senso di plumail che significava ogni specie di animale che avesse piume. Infatti nel T. F. P. si legge: et font pigeons au feu, et leurs pigeons ne ardent point.

(632) Terra ferma hanno altri Codd.

(633) au deable C. F. R.

(634) che vi capiono C. R. 2.

(635) et sie fanno istipare tutta la tavola d'intorno di legna secche C. R. 1.

Cap. LXXX.

Lo re domanda: perch'alcuno uomo ?? nero e altro bianco? Sidrac risponde:

Per tre ragioni ?? l'uno bianco e l'altro nero. L'una per lo seme (636); che se il padre ?? bello (637), e ingenera per grande volont??, per diritta natura conviene che la criatura sia del colore del padre. E se la femina riceve volentieri il seme con grande volont??, e la volont?? del padre non vi sia, per diritta natura conviene che la criatura sia della somiglianza della madre. E se l'uomo e la femina sono amendue di grande volont??, lo loro figliuolo sar?? del colore del padre, perch?? egli disciende e viene di tutti i suoi menbri e nerbi e vene; e per diritta natura conviene che sia di quello medesimo colore, e della somiglianza della madre, perch?? la madre lo riceve come pasta, sanza nulla figura (638); e poi nel suo corpo piglia egli figura; e per?? conviene che la figura sia somigliata a lei (639). E l'altra maniera si ?? che se la femina ?? di calda conparazione (640), la creatura s'arde (641) nel suo ventre, e diviene bruna. L'altra cagione si ?? per cagione della terra e dell'aria, conviene che la criatura diventi nera o bruna.

(636) per la sembianza C. R. 1. ??? E questa crediamo la vera lezione, confermata dal C. F. R. e dal T. F. P., che hanno: semblance.

(637) bruno C. R. 2. Lezione confermata qui pure dal C. F. R. e dal T. F. P.

(638) la madre lo riceve senza nulla fazzone C. R. 1.

(639) sia sembiante a lei C. R. 1.

(640) compresione C. R. 2. ??? complessione C. R. 1.

(641) l'enfant se art en son corps, et devient brun T. F. P.

Cap. LXXXI.

Lo re domanda: fellonia di che aviene? Sidrac risponde:

De' malvagi omori viene la fellonia; che alcuna volta rinflabisceno (642) al cuore come fuoco; e ismuove lo cuore e iscalda, e lo fa per lo loro inflabiamento (643) diventare nero e scuro; e per quella iscurit?? diventa pensoso e malinconoso. Poi quella iscurit?? risponde al cervello, e 'l cervello risponde agli occhi e agli altri menbri, e s?? gl'ingrossa, per diritta forza (644) conviene che egli sia fello e malinconoso. E quando gli omori cessano, e lo rinflabiamento (645) si spegnie, lo cuore riposa, e la scurit?? si parte da lui, e gli menbri e gli occhi perdono la grossezza (646), e diventano gioiosi e allegri.

(642) remflanbent C. F. R. ??? Nell'ant. fr. flamber, flambier, flamble, flambe; onde il remflabent ed il rinflabisceno del n. t., per rinfiammano, che leggesi nel C. R. 1. Meglio nel T. F. P.: reflambent.

(643) e smuovono il quore, e sie lo scaldano, e si lo fanno per loro iscaldamento C. R. 1.

(644) che per diritta forza C. R. 1.

(645) rinfiamamento C. R. 2. ??? infiammamento C. R. 1.

(646) gordezza C. R. 1. ??? gordesse C. F. R. ??? Da gourd, gonfiato per l'umidit??. Cf. Dict. de l'Acad. Franc., Suppl.

Cap. LXXXII.

Lo re domanda: perch?? sono le bestie di molti colori? Sidrac risponde:

Perci?? ch'elle non sono alla simiglianza di Dio, si conviene ch'elle sieno di molti colori; e perci?? ch'elle pascono l'erbe calde e umide e fredde e secche. Quando le bestie sono grosse (647) e pascono l'erba, della magior parte de l'erbe ch'ella mangia, conviene ch'ella abia magiore simiglianza. E se la magior parte ?? calda e secca, conviene che la bestia sia nera; e se la magior parte ?? solamente calda, conviene ch'ella sia vermiglia; e s'ella ?? umida, ella sar?? taccata; e s'ella ?? fredda ella sar?? bianca: e se le quattro nature dell'erbe saranno comunali, e' sar?? vaio (648); e altrettanto quanto ella aver?? pasciuto dell'una erba pi?? che dell'altra, di quella aver?? pi?? colore nella lana (649). Simigliantemente aviene delle bestie salvatiche, come delle dimestiche e degli uccegli: ciascuno ?? sua natura; e tutto ?? l'ordinamento e la volont?? di Dio; che tutto questo ?? egli fatto per lodo della sua gloria. Egli ?? fatto molte diverse erbe, e bestie e uccelli e pesci e gente, in quello modo che a lui pare, l'uno bello e l'altro laido, alla sua volont??.

(647) pregne C. R. 1.

(648) vaiolato C. R. 1.

(649) Il C. L. ha: e altrettanto quanto egli avr?? pi?? nella lana. ??? Abbiamo supplito col C. R. 2.

Cap. LXXXIII.

Lo re domanda: quegli che mangiano e beono pi?? che mestieri non ?? loro, fanno male? Sidrac risponde:

Quelli che mangiano pi?? che non deono, fanno gran male al corpo e all'anima, e fanno peccato, e guastano la vivanda di che un altro uomo potrebe vivere. Quelli sono chiamati ghiottoni, e peggio che bestie; e s?? sono incontro lo stabilimento di Dio; che Idio ?? ordinato che l'uomo dovesse mangiare e bere tanto, quanto mestiere loro fosse; e lo rimanente serbare per altre volte, e per darne a coloro che n'??nno mestieri. E in questo mondo l'uomo dee mangiare una volta o due il d??; e chi altrimenti far??, non far?? bene, anzi fia chiamato ghiottone, e peggio che bestia, che non ?? senno come l'uomo, quando ?? satolla si riposa, infino ch'ella ?? fame; e per diritta natura l'uomo lo dee meglio fare, e se altrimenti lo fa, si ?? pi?? da biasimare che una bestia, che non ?? iscienza n?? senno.

Cap. LXXXIV.

Lo re domanda: che cosa ?? la migliore e la piggiore cosa che sia (650)? Sidrac risponde:

La lingua ?? lo migliore e lo pigiore menbro del corpo; che per la lingua puote l'uomo avere bene e amore e onore e profitto e alzamento (651) dalle genti; e puote l'uomo avere da' suoi e dagli altri pr?? e onore di buono uomo (652), conciosia cosa che (653) egli non sia. E per la lingua l'uomo puote avere onta e male e villania e perdizione del corpo; ch?? tal parola potr?? la lingua dire, che tutto il corpo ne potr?? aver gran dannaggio; altress?? come per la buona lingua puote l'uomo avere onore e bene. La lingua non ?? osso, ma ella fa ronpere il dosso (654). Pi?? legiermente, pi?? salvamente (655) puote l'uomo dire lo bene che 'l male.

(650) Manca al n. t. cosa che sia ??? Abb. suppl. col C. R. 1.

(651) essaucement C. F. R., che propriamente significa esaltazione, da eshaucier, essaucier, innalzare, esaltare.

(652) Nel n. t.: e puote l'uomo da' suoi uomini laude. ??? Abb. suppl. e corr. col C. R. 2.

(653) Il solito errore per sebbene.

(654) ma ella fane ronpere reni e dosso C. R. 1. ??? Nel T. F. P.: la langue n'est pas d'os, mais elle fait rompre les reins et le dos. ??? Questo proverbio ?? sempre vivo sulla bocca del popolo.

(655) salvamente hanno tutti i Codd., ed ?? trad. di sauvement che vuol dire utilmente, sicuramente, senza pericolo.

Cap. LXXXV.

Lo re domanda: chi d?? magiore iscienzia o migliore, le cose calde o le cose fredde? Sidrac risponde:

Le calde vivande iscaldano lo corpo, e nodriscono gli menbri e le vene, e iscalda lo cuore e lo cervello, e gli rischiariscie; e per?? rende pi?? iscienzia la calda vivanda. La fredda vivanda induriscie gli nerbi e le vene e lo cuore e lo cervello; e simigliantemente lo rinfalabimento de' rei omori rinfredda lo cuore; e lo cervello e i menbri di quello freddore induriscie, e conviene ch'egli sia un poco grave (656).

(656) Giover?? riferire la lez. del C. R. 1.: ??? La fredda vivanda indura li nervi e le vene e 'l coraggio e 'l celabro, e ismuovelo e infiammalo di malvagi omori, et raffredda il quore e 'l corpo e 'l celabro e li menbri; et di quello freddore ??ne durezza del quore e del celabro. ??? Il C. R. 1. corrisponde letteralmente al T. F. P.

Cap. LXXXVI.

Lo re domanda: quando l'uomo ?? fello e crucciato e malinconoso, come si potrebbe ci?? cessare? Sidrac risponde:

Primieramente dee l'uomo pensare al suo creatore, e ringraziarlo altamente quando lo degn?? di fare alla sua similitudine; e ricordarsi della morte ch'egli dee fare, che l'uomo non puote scanpare n?? ischifare; e ricordarsi di coloro cui Iddio ?? magagnato di loro nenbri, e malizia di loro corpi, e povert?? pi?? che a lui (657); e non ricordarsi di coloro che sono pi?? ricchi di lui; e legere i comandamenti di Dio; e ascoltare e udire le buone ragioni, e di buone autoritadi; e dimorare in buone luogora; e cos?? puote egli ischifare la fellonia e lo cruccio e la malinconia.

(657) et ricordarsi di quelli che Dio ??ne fatti magagnati i suoi nenbri, et malati di loro corpi et povari C. R. 1. Nel C. F. R. leggesi: ceaus a cui Deu a done mahain. ??? Mahain ant. fr. significa propriamente difetto corporale. Il prov. ha il verbo maganhar. Ved. quello che il Muratori (Antich. Ital., Diss. XXVI) scrive sulla etimologia della parola magagna; e ci?? che ne dice il Burguy (Gramm. de la Lang. d'o??l).

Cap. LXXXVII.

Lo re domanda: che vale meglio o l'amore della femina o l'odio? Sidrac risponde:

La buona femina dee l'uomo amare e onorare e pregiare e avanzalla (658) e tenella per donna. E per la buona conpagnia della femina buona, l'uomo non puote avere se non bene e onore e avanzamento e buono pregio, ch'ella tiene lealt?? al suo conpagnio, e s?? lo difende di tutto male al suo podere, altress?? come la madre guarda lo suo figliuolo di tutto male. L'amore della femina ria dee l'uomo schifare, e fuggire da lei come dal fuoco; e s'egli no la pu?? fuggire, elli si dia alungare da sua volontade (659); ch?? la malvagia femina non ?? altro che la ria cosa; ch?? l'uomo non puote avere da lei se non onta e vergogna tra la gente, perch'ella non tiene niuna lealt?? al suo conpagno, n?? pi?? n?? meno come la calcatrice  (660) fa all'uccello, che gli fa bene e gli rimonda la bocca de' vermini, e ella l'uccide. Calcatrice si ?? una bestia che sta nell'acqua, con grande testa e lunga; e due volte l'anno inverminiscono molto (661); e ella escie alla rena, e si corica al sole, e apre la bocca. E allora viene uno uccello, che Iddio ??e ordinato, e s?? gli rimonda la bocca di vermini. Quello uccello ??e uno isprone (662) in capo, a modo di cresta di gallo, e entragli nella gola alla calcatrice, e mangiale tutti i vermini; e la calcatrice chiude la bocca, per mangiare l'uccello che tanto bene gli aver?? facto; l'uccello sente lo malvagio guiderdone che gli vuole rendere; allora fiede dello sprone che ?? nel capo, nel palato della calcatrice; e la bestia, che sente lo mal colpo dello uccello, si apre la bocca, e l'uccello se n'escie fuori. Tale guiderdone rende la ria femina all'uomo, che bene le fa; e per?? la dee l'uomo ischifare, lei e le sue volontadi.

(658) Intenderei: renderla superiore agli altri.

(659) Nel n. t.: alunga almeno la sua volontade. ??? Abbiamo corr. col C. R. 1. che ?? conforme al C. F. R.

(660) Tanto il C. R. 1. che il C. R. 2. hanno: calcatrice; strano errore, che possiamo correggere merc?? il testo fr., dove leggesi coquatrix, sapendo che cocatrice nell'ant. fr. signific?? coccodrillo. Cf. anche Du Cange, Gloss. a Cocatrix. ??? Brunetto Latini fa del Cocodrille e del Cocatris due animali distinti. ???Or avient que quant li oisiaus qui a non strophilos vuet avoir charoigne por mangier, il boute la bouche dou cocodrille, et li grate tout belement, tant que il oevre toute sa gorge pour le grant delit dou grater. Lors vient . i . autres poissons qui a nom ydre, ce est cocatris, et li entre dedanz le cors, et s'en ist de l'autre part, brisant et derompant son oste, en tel maniere que il l'ocist??? Li Tresors, p. 185.

(661) e due volte l'anno le 'nvermina tutto dentro da la bocca C. R. 1.

(662) uno brocco C. R. 1.

Cap. LXXXVIII.

Lo re domanda: quando l'uomo ?? gioioso e allegro, ed egli oda alcuna cosa che non gli piaccia, come si cruccia egli? Sidrac risponde:

Lo cuore si ?? maestro e signore di tutto il corpo; lo corpo si ?? servente e guardia del cuore, e ci?? che piace al cuore piace al corpo (663). E gli occhi sono guardatori (664); e gli orecchi sono messaggi del cuore; le mani sono difenditori del cuore; la testa ?? lo castello del cuore. Quando il cuore ode alcuna parola che gli sia o buona o ria, egli nolla puote sapere se non per li suoi anbasciadori; e se gli piace, egli ingioiscie e allegra; tutti i suoi menbri ringioiscono e allegrano della sua gioia; e li suoi aversari sono isconfitti. Quando gli suoi ambasciadori gli portano cosa di cruccio, della ria anbasciata egli triema, e si smuove, e tutti i suoi menbri sono crucciati e paurosi, e del suo cruccio triemano altress?? come fa egli. Gli suoi aversari ??nno grande allegreza, e s?? si muovono contro di lui, e rinfiamano come egli fae (665). Se lo cuore ?? savio e provedente, e ama il suo castello e li suoi uomini, egli riceve tutto lo biasimo e il carico e il cruccio sopra s??, e si tiene fermo e costante, e gli suoi uomini riposano, i suoi nimici sono isconfitti. E se lo cuore ?? fievole e vano, gli suoi nemici rinfalabiliscono (666), sicch?? egli non ?? podere di sostenere gli altri suoi nimici. E li suoi uomini, che sono altress?? frali e vani come egli, non possono soffrire, e allora si muovono a malfare. E cos?? riceve lo signore lo danno; che se il cuore soffera, il corpo non si muter?? (667).

(663) Lo quore si ?? r??cca e fortezza della vita, e signore del corpo; et ci?? che piace al quore si piace al corpo C. R. 1.

(664) guidatori C. R. 2. ??? guides T. F. P. ??? specchi C. R. 1.

(665) e infiamallo C. R. 2. ??? e infiammano lui C. R. 1.

(666) e suoi nemici lo rinfiammano C. R. 1.

(667) che se il cuore soffera lo danno, il corpo non si muta C. R. 2.

Cap. LXXXIX.

Lo re domanda se dee l'uomo amare la femina, e la femina l'uomo sanza biasimo. Sidrac risponde:

L'uomo e la femina si deono amare secondo Idio, inper?? ch'egli gli ?? fatti conpagni e d'una cosa, per avere frutto, che ringrazino lo suo nome. E per questa ragione l'uomo dee avere colla femina buono amore e leale, secondo lo comandamento di Dio, e cos?? la femina a l'uomo, secondo lo mondo, per molti modi: primieramente dee l'uomo amare per la sua lealt?? e per la sua bont?? e per le sua bilt?? e per la sua chiareza e per gli suoi doni e per lo suo buono servire e per lo suo senno. L'uomo che ??e una femina che tali costumi ?? in lei, o l'uno di questi, elli non ?? gi?? da biasimare, secondo il mondo, s'ella non ?? gi?? altra reit?? in lei che spegna la buona opera, se elli l'ama, ched elli l'ama per le sue buone opere (668). La femina dee amare l'uomo, secondo il mondo, primieramente per lealt?? e per bont?? e per bilt?? e per valore e per doni e per cortesia e per suo servigio e per suo senno. Femina che abia uomo che alcuna di queste cose sieno in lui, e non abia in lui altri costumi che spegnia li buoni, ella non ?? da biasimare, se ella l'ama, ch?? ella l'ama per una bella cosa ch'?? in lui. Uomo che odia la femina, e la femina che odia l'uomo, e non ??nno niuno rio costume in loro, sappiate ch'egli sono molto da biasimare e da riprendere.

(668) A spiegare la confusione di questo periodo giover?? riferire la lez. del T. F. P.: L'home qui ayme femme qui sesdictes choses a en soy, ou aulcune de ycelles, il n'est mie a blasmer, selon ce monde, et s'elle n'a nulle aultre mauvaise coustume en soy, qui esteigne la bonte, car il l'ayme pour les bones coustumes qui sont en elle.

Cap. XC.

Lo re domanda: onda viene la grasseza del corpo? Sidrac risponde:

La grassezza viene dalle flemme dolci; quando lo corpo ?? flemmoso, elle sono dolci, elle tornano per lo corpo; in questo modo signoregiano il corpo, e lo 'ngrassano (669). Quando le flemme sono insalate, elle ardono la carne e s?? s'aconpagniano colle fleme gialle; e le gialle si spandono poi per li menbri e per le vene, e fanno grande male a quello corpo. L'uno diventa magro e l'altro rognioso, ed altri escie del corpo, e l?? ov'egli escono, la carne diventa nera (670). E grande bene fanno a quello corpo dell'uscire, che uccidere lo potrebono; e agli altri aviene una rogna secca e minuta, che apena ne guariscie mai.

(669) La grassezza dell'uomo povaro disagiato viene di flemma dolce, che si espande per lo corpo, et amorta il calore dell'altre collare; e in tale maniera signoreggia il corpo e si lo ingrassa C. R. 1.

(670) et aulcune fois yssent hors du corps par quelque lieu, et en devient la chair noire la par ou ilz yssent T. F. P.

Cap. XCI.

Lo re domanda: dee l'uomo gastigare la femina, e conbattella, quand'ella falla? Sidrac risponde:

Della buona femina lo suo fallo ?? piccolo; e quando ella l'?? fatto, ella si pente molto tosto, e s?? si vergognia. L'uomo la dee allora gastigare, e amaestrare con belle parole, e mostrarle ragioni e utilitade, siccom'ella ?? mal fatto; e allora riconoscier?? lo suo mal fatto, e gastigherala (671). La ria femina, quando ella falla, ella non ?? vergognia, anzi si glorifica e si vanta e si diletta; e quando l'uomo la gastiga, ella peggiora; e quando l'uomo la batte, ella peggiora; e quando l'uomo la proverbia, ella peggio fa. L'uomo la dee gastigare con belle parole e con promessa e con doni due volte o tre o cinque o dieci; e se poi non si gastiga (672), l'uomo la dee fuggire e lasciare; e altro gastigamento non ci ?? alla ria femina ch'?? della volont?? del diavolo e in cui lo diavolo abita; l'uomo si dee dilungare da lei e dalle sue volontadi.

(671) Meglio nel C. R. 2.: et ella stessa si castigher??.

(672) et se a tanto non si amenda C. R. 1.

Cap. XCII.

Lo re domanda di che cosa escie gelosia, e perch?? ?? geloso l'uomo. Sidrac risponde:

Molte maniere sono di gelosia; che l'uomo ?? in Dio e nella sua fede (673). Quando l'uomo disputa con altrui, e parla di cosa che non ?? e non puote essere, dice male di sua fede e di sua ley; sapiate che l?? deono essere molti gielosi e di grande cuore (674). Anche dee l'uomo essere geloso per lo suo buon amico: questa gelosia ?? buona e leale, e di buono amore, puro e netto, sanza niuna bruttura. Anche ci ?? altre maniere di gelosia, che ?? di lordo cuore e di malvagio amore, che fortemente e lungamente s'asettano (675) al cuore. Questo ?? gelosia di femina, che consuma il cuore e la mente in perdizione, e chiamasi follia, che il cuore fa di rei pensieri; allora gli omori bollono e rinfrabiano (676). Allora lo corpo e di mangiare e di bere s'astiene, e perde lo suo diletto e si confonde. Ma legiermente ne pu?? essere dilibero, se egli vuole, che egli de' pensare un poco in s?? medesimo, che egli fa male, e tutta la sua angoscia e lo suo travaglio non gli vale nulla. E se la femina ?? propia, egli dee gittare a non calere (677), e gittare la soma di dosso in terra, e pensare ch'egli si dee guardare al meglio s?? medesimo che un altro uomo; e non gratti (678) pi?? la gelosia, che chi pi?? la gratta, pi?? la prende e pi?? arde. E si dee pensare ch'egli non ?? solo al mondo, e in questo mondo e in poco tenpo puote essere dilibero. E se la cosa ch'egli ama non ?? propia sua, sapiate ch'egli si travaglia di grande follia, e ?? diritto folle e stolto, quand'egli diventa geloso dell'altrui cose, per perdere lo suo tenpo in grande angoscia e in grande travaglio, altress?? come quelli che non fina n?? d?? n?? notte conbattere a uno scudo e a uno bastone contra lo vento.

(673) Sottintendi: quella che. ??? Nel C. R. 2. si ripete: la gelosia che ec.

(674) Confessiamo di non intendere quello che qui siasi voluto significare. ??? Il C. R. 2. concorda col n. t. Forse qualche lume a questo oscuro periodo potrebbe venire dal C. F. R.: la gelousie che l'om a de Deu et de sa foy, chant l'om la despite et parle d'une cosse qui non est ni ne puet estre, et dit mal de sa foy et de sa loy; saches la doit l'om estre mout durement gelous et de grant cuer.

(675) Anche il C. R. 2. ha: s'asettano. Errore che si spiega col testo francese: saisissent le cuer; essendo, se non erriamo, evidente che il traduttore, non conoscendo il significato del vb. saisir, lo ha voltato per s'asettano.

(676) reflambent C. F. R.

(677) il la doit geter a noncaler C. F. R. ??? Nel fr. ant. mettre ?? nonchaloir significava obliare, disprezzare. ?? chiaro che qui pure il traduttore non intese il testo, e cred?? di volgarizzare alla lettera.

(678) Anche il C. R. 2. ha qui gratti e pi?? gi?? gratta. ??? Nel C. R. 1. e nel T. F. P. manca questo periodo; il C. F. R. ha grater e grate. Potrebbe questo essere un modo proverbiale, quasi a dire: non istuzzichi di pi?? la gelosia. Ma noi crederemmo piuttosto che nel testo fr., invece di grater, avesse a leggersi guarder (serbare, conservare); e che l'errore del cod. fr. sia stato copiato dal volgarizzatore.

Cap. XCIII.

Lo re domanda: dee l'uomo amare lo suo buono amico? Sidrac risponde:

L'uomo de' amare lo suo buono amico lealmente e di buon cuore, e fargli piacere di suo podere, e portare del suo carico o fascio, che nulla cosa ?? che lo buon amico vaglia (679). Non gi?? tutti quelli che sono amici, ch?? amici sono perch?? lo loro profitto lusinghi l'uomo; e per lo suo pro fare gli mosterr?? bello senbiante, e non gli cale di quello consiglio che egli gli d??, o sia a suo pro o suo dannaggio; e non gli cale che di lui avegna, ma ch'egli possa fare lo suo prode; si lo seguita in tutte le sue follie; e quelli pensa in s?? medesimo ch'egli sia suo buono amico, ma non ??, anzi ?? suo grande nimico. Altre maniere ci ?? d'amici, siccome di manicare e di bere, e di pi?? maniere; e s'egli avesse mestiere di tale amico, egli non trovarrebbe niente quello che li bisognasse (680). Di tale amico l'uomo si dovrebe molto guardare.

(679) car il n'est chose qui vaille le bon amy C. F. R.

(680) Abb. adottata la lez. del C. R. 1. ??? Nel C. L. leggesi: egli si troverebbe nulla di tale.

Cap. XCIV.

Lo re domanda: pu?? l'uomo fare lo suo profitto sanza travaglio? Sidrac risponde:

Da poi che Adamo mangi?? lo pome in Paradiso, lo quale Idio gli avea difeso, d'allora innanzi niuno pote fare lo suo profitto sanza travaglio, che inanzi bene lo potrebe aver fatto. Niuno uomo ?? n?? non nascier??, che possa suo pro fare sanza travaglio. Si conviene che l'uomo pure si travagli di suo corpo: e' richi, di loro cuore e di pensieri travagliano alcuna volta; altress?? conviene travagliare lo ricco come il povero, che meglio vale che lo travaglio sia primaio, lo merito poscia (681). Altress?? come due uomini andassono per due cammini: l'uno troverr?? a uno miglio chi 'l metter?? a cavallo, e grande bene e onore gli far??, e l'albergherebbe; domane troverr?? al camino chi maggiore onore gli far?? e magiore riposo; lo terzo giorno troverr?? pi?? di bene; e il quarto e il quinto e il sesto giorno troverr?? una gente che gli faranno onta, e s?? lo inpiccheranno per la gola. Sapiate che quello onore e quello agio ?? stato molto rio, che tale fine avr?? fatta. L'altro uomo che va per l'altro camino, lo primo giorno trover?? una gente che lo battesse molto forte e noll'albergasse, e l'altro d?? trovasse peggio, lo terzo e 'l quarto e 'l quinto andasse pi?? pegiorando, e 'l sesto giorno trovasse una grande conpagnia di gente che venisse contra lui con grande allegreza, e coronerebbollo re, e darebogli grande podere. Sapiate che quello travaglio e quello disagio sarebe istato buono, che a tale fine ?? venuto. Altress?? come aviene in questo secolo: chi vuole avere pro grande e durevole, si conviene ch'egli si travagli per Dio del cielo suo criatore, altress?? come l'uomo si travaglia in questo mondo, per questo poco di profitto che abbiamo; falla chi si fida: e' non ?? durabile (682).

(681) Crediamo utile riferire la lez. del T. F. P.: Adonc convient il que les poures si travaillent pour leur prouffit, et les riches travaillent de pensees et aulcunes fois de corps.

(682) Il C. L. ed il C. R. 2. hanno: per questo poco di profitto che a nome falla chi si fida e non ?? durabile. ??? Il C. R. 1. e il T. F. P. mancano di questo periodo. Nel C. F. R. si legge: por cel poi de profit che nos avons; et por ce est fol chi se en fie; car il nen est neent durable. ??? Noi, sulla scorta di quest'ultima lez., correggiamo a nome in abbiamo; lasciando il resto quale ?? nel C. L.

Cap. XCV.

Lo re domanda: dee l'uomo fare bene e dare carit?? a' poveri? Sidrac risponde:

Si veramente dee l'uomo fare bene alla povera gente, ch?? Idio ?? date le riccheze a' ricchi perch?? ne dieno a' poveri, e per atagli. Lo ricco dee pensare che 'l povero ?? nato d'Adamo e d'Eva altress?? com'egli, e ?? fatto alla similitudine di Dio come egli; e che la riccheza che Idio gli ?? donata non ?? a lui, se non tanto solamente per lo suo corpo e per la sua anima, se egli vuole. Quando egli morr??, non porter?? con lui nulla; ma, altress?? come egli venne povero e ignudo, povero n'ander??; e per?? de' egli di quello bene ch'egli ??e farne bene alle povere genti; e quando egli lo fa, lo dee fare umilmente, sanza niuno argoglio e sanza niuna mostranza, e sanza niuno broncio (683).

(683) reproche C. F. R. e T. F. P.

Cap. XCVI.

Lo re domanda: come si dee l'uomo contenere con tutta gente? Sidrac risponde:

Quando l'uomo ?? tra genti, egli si dee contenere saviamente e cortesemente, con bella cera e con bella contenenza; e parlare a misura (684) e a ragione, quando tenpo ??, e ascoltare la ragione dell'altra gente, conciosia cosa ch' (685) egli non vi sia diletto, che ci?? ?? grande senno e cortesia, d'ascoltare quelli che parla. E anche si dee l'uomo contenere sanza niuno orgoglio, conciosia cosa ch' (686) egli sia gran signore, che tanto come egli ?? pi?? possente, dee essere pi?? cortese e pi?? umile. E in questo modo sar?? egli tenuto cortese e gentile e di buona aria (687). Quando egli ?? sua ragione a dire, egli dee pensare infra s?? medesimo in che modo dire la dee, con bella cera e con belli sembianti e con grande cuore. E non ispaventare e vergognare di nulla, che molte volte l'uomo che ?? il diritto, e dice la sua ragione spaventatamente e vergognosamente, egli perde la sua ragione e 'l suo diritto. E quando l'uomo ?? tra' fatti (688), s'egli si pu?? contenere saviamente e cortesemente, con suo pro e con suo onore, egli lo dee fare, se egli vede che dannaggio non gli venga; e s'egli vede che 'l suo senno n?? la sua cortesia non gli vale nulla, egli si dee contenere follemente, inanzi che lo male gli venga: tra buoni, buono; tra li rei, reo, se la sua bont?? e lo suo senno non gli vale (689).

(684) misurevolmente C. R. 1.

(685) Per sebbene.

(686) c. s.

(687) debonaires C. F. R.

(688) E quando l'uomo entra a' fatti C. R. 2.

(689) Questo strano consiglio del savio Sidrac ?? in parte spiegato dalla lezione del C. R. 1.: si dia contenere follemente, siccome elli sono..... intra' buoni, buono, e intra' folli, folle. ??? Infatti anche il C. F. R. ha: entre les fol, fol.

Cap. XCVII.

Lo re domanda: quando lo ricco perde la sua riccheza val meno, e quando il povero diventa ricco val pi??? Sidrac risponde:

Quando lo ricco perde la sua ricchezza, egli perde lo suo onore e lo suo podere e il suo senno e la sua cortesia, e diventa istolto; e non si chiama nimica a consiglio, come dinanzi; e ciascuno s'alunga da lui, perch'egli perd?? la sua memoria e lo suo onore; e niuno pregia le sue parole, e non ?? bene ascoltata, anzi ?? tenuta per nulla; e si diventa codardo e vile; da tutta gente ??e disonorato. Il povero, quand'egli diventa ricco, egli diventa savio e cortese, conciosia cosa ch' (690) egli sia folle o villano; e si diventa prode e valente; e la sua parola ?? ascoltata e udita; e tosto truova amici e benevoglienti e servidori; e ciascuno s'accosta volentieri co' lui; e ciascuno gli fa onore e reverenzia; e si ?? ispesso a consiglio chiamato. Lo ricco si ?? altress?? come uno vasello di terra, che ?? adornato di pietre preziose e di fino oro e di grande ricchezze, e poi ?? gittato nel fuoco, e tutta la riccheza si perde e si consuma: lo vasello che ?? di terra che avea le riccheze acattate, diventa terra e nulla. Si che tutta la riccheza di questo secolo non ?? gi?? di coloro che l'??nno, anzi l'??nno in prestanza: siccome uno mercatante che signoreggia lo castello d'uno ricco uomo, e non ?? di quello se non quello ch'egli travaglia, e vive di quello; e quando lo ricco uomo vuole pigliare lo suo, lo mercatante ?? tutto fuori dell'avere, ma tanto ??e, ch'egli ?? bene vivuto di quello avere. Altress?? sono le genti di questo secolo, se non tanto come egli sono in vita, cio?? ch'egli fanno la loro volontade; quando egli muoiono, altress?? poveri vanno come egli vengono. Ma lo povero che fue ricco, ?? pi?? gentile che quelli che non ebe unque nulla.

(690) Anche qui per sebbene.

Cap. XCVIII.

Lo re domanda: la malvagia maniera e' costumi donde viene? Sidrac risponde:

Della volont?? dell'uomo e della sua malizia e del suo malvagio cuore, che tutto escie di lui, ch'egli ??e lo senno che conoscie, che egli ??e malvagia maniera e costumi; e ch'egli lo pu?? bene lasciare, se egli vuole pigliare lo buono costume, e fare bene. Che quelli che ??e malvagio costume in s??, bene non puote fare n?? dire, n?? bene avere, n?? buone lode avere dalla gente, n?? bene rispondere di cuore; che tuttavia lo suo cuore pensa a mal fare, e si ?? tuttavia in grande travaglio; e consuma lo suo cuore, e usa lo suo tenpo a mal fare. Altress?? come colui che puote andare sicuramente per uno piano con piccolo cammino, e egli vae per dirupi e per grande montagne, e fa gran camino, e mettesi in pericolo, altress?? aviene di quelli che fa la ria costuma e lascia la buona.

Cap. XCIX.

Lo re domanda: lo ferro ch'?? forte e duro, come fue primieramente fermato il martello e le tanaglie e l'ancudine? Sidrac risponde:

Iddio fece tutto; e sepe bene che l'uomo avea bisognio  (691) in questo mondo. S?? lo mand?? Adamo a insegnare per lo suo agnolo (692), che egli prendesse lo ferro, che era come rena, e facessene ancudine e martello e tanaglie, e quello che bisognio gli era, e che di ci?? servir?? lo mondo, tanto come egli durer??. E Adamo fece lo suo comandamento. E divent?? poi cos?? duro, come egli ?? ora. Quando venne el diluvio, No?? mise nell'arca delli stovigli (693), che furono fogiati con quelli, e l'uno coll'altro dureranno infino alla fine del mondo.

(691) di ci?? che l'uomo ebbe bisogno C. R. 2.

(692) Trad. letterale del C. F. R.: si le manda Adam enseigner per son angle. ??? Meglio nel C. R. 1.: Et sie mand?? Idio ad Adamo uno angelo che li disse, ecc.

(693) Corrisponde al C. F. R.: mist en l'arche de ceaus ostils qui furent ec. ??? Ostil, ant. fr. significa utensile, strumento dell'uso domestico. ??? Nel C. R. 1. si legge: e quando venne il diluvio, No?? mise le dette ferramenta nell'arca, e duraranno sempre, infino alla fine del mondo.

Cap. C.

Lo re domanda: quelli che giurano lo loro Iddio fanno egli male? Sidrac risponde:

Di quelli che giurano lo loro Idio falsamente, quale egli sia o buono o rio, fanno molto grande male; ch'egli nol tengono gi?? per rio, anzi lo tengono per buono. S'egli giurano falsamente per cupidigia, e conoscono bene che egli giurano falsamente, quelli sono diavoli e peggio che miscredenti, perch'egli falsano lo loro Idio per cupideza. Conciosia cosa ch' (694) elli sia malvagio, per buono lo tengono (695) elli; anche sapesse elli ch'egli fosse malvagio, e si spergiurano (696), per falsare la gente, e ellino peccano fortemente, per falsit?? ch'egli fanno alla gente. Quelli che non ??nno fede n?? lealt??, non dovrebono essere creduti fra la gente, di cosa ch'egli dicano. Anzi dovrebono essere tenuti peggio che una bestia; n?? affidare  (697) n?? asicurare non si dee uomo in loro; ch?? quando il loro Idio falsano per cupideza, bene lo faranno a uomo.

(694) Il C. R. 1. ha qui: gi?? sia ci?? che.

(695) tengo C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1.

(696) spergiurassero C. R. 1.

(697) di fare C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 1. ??? Il C. F. R. ha: afier; che spiega l'errore del n. c.

Cap. CI.

Lo re domanda: de' l'uomo essere casto di tutte cose? Sidrac risponde:

L'uomo dee essere casto del suo corpo e di tutte cose: primieramente di luxuria, n?? di giurare male, n?? di riguardare n?? udire male, n?? pensare male, n?? andare in malo luogo, n?? mangiare in male, n?? dormire in male, n?? consigliare in male, n?? bere in male n?? pi?? ch'egli suole, n?? vestire in male, n?? togliere in male. Di tutto questo dee l'uomo essere casto, e di molte altre cose. Chi cos?? far??, quelli sar?? quelli cui Iddio form?? alla sua figura (698). Ch?? Idio ?? dato a ciascuno senno e sapere di schifare tutto questo; e se egli lo fa, egli ?? amico di Dio e degno della sua conpagnia, quando tenpo sar??.

(698) sigurt?? C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2., confermato dal C. F. R.

Cap. CII.

Lo re domanda: con cui dee l'uomo andare e cui dee l'uomo schifare. Sidrac risponde:

L'uomo dee andare nella bella rugiada e nella bella verdura, e dee l'uomo schifare d'andare sopra il fuoco ardente; ch?? chi va sopra la rugiada e sopra la verdura, non pu?? avere niuno male e va sicuramente; e quelli che va sopra lo fuoco, non puote avere se non male e danno. Cio?? a dire: l'uomo dee amare la buona gente e andare in loro conpagnia, perch'egli non potr?? andare se non bene, e sar?? salvo e sicuro, come quelli che va sopra la rugiada. E quelli che vanno in buona conpagnia, avranno tutto bene e lodo dalla gente; e quelli che vanno colla ria conpagnia, conciosia cosa ch' (699) egli sieno buona gente, si non possono avere se non male e onta e vergogna e biasimo e rio lodo, e saranno dispregiati in fra la gente. E per?? de' l'uomo amare i buoni, e tenegli presso; e non gli caglia s'egli ?? povero o ricco; e odiare i rei, e schifagli.

(699) bench?? C. R. 2.

Cap. CIII.

Lo re domanda: che vale meglio, o riccheza od onore? Sidrac risponde:

Riccheza si ?? corporale, e onore si ?? spirituale. Chi ?? la ricchezza, si pu?? aver quello che mestiere gli ?? all'anima e al corpo; egli troverr?? chi gli far?? piacere e servigio per la sua ricchezza; e non puote essere s?? cattivo, che egli non abia ci?? che mestieri gli fa al corpo; e la sua riccheza si potr?? molto adagiare (700). Il povero che non ?? se non onore, poco gli vale; che dello onore che le genti gli fanno non potr?? essere satollo n?? ben vestito, ch?? l'onore vae al vento, che ?? spirito (701). Egli non ?? si bene tenente come lo ricco; che meglio vale che l'uomo dica ch'egli sia ricco villano, che povero onorato.

(700) ?? da correggere colla lez. del C. R. 1.: et per sua ricchezza si poter?? molto adagiare. ??? Adagiare per prendere i suoi agi; come aiser del C. F. R., per mettre ?? l'aise. L'ital. ha anche: agiare.

(701) ??ne uno vento C. R. 1.

Cap. CIV.

Lo re domanda: de' l'uomo portare onore al povero come al ricco in giustizia? Sidrac risponde:

Chi lealt?? vuol fare, egli dee altress?? giudicare lo povero come lo ricco. E in giudicamento non dee stare gi?? lo povero in piede e lo ricco a sedere; anzi de' comandare al povero e al ricco di stare in piede; e intendere e ascoltare cos?? la ragione del povero come del ricco. E l'uno e l'altro debono essere al giudicamento comunali, ch?? la giustizia si ?? Iddio, e per?? si dee fare lealmente, altress?? come Idio giudica lealmente a tutti, alla morte, al povero come al ricco; che niuno nol puote ischifare n?? scanpare.

Cap. CV.

Lo re domanda lo povero se si diletta nella sua povert??, come lo ricco nella sua ricchezza. Sidrac risponde:

Li poveri si dilettano nella loro povert??, pi?? che gli ricchi nella loro ricchezza; ch?? i ricchi sono pi?? cupidi che i poveri. I ricchi non possono tanto bene avere, ch'egli non disidirino pi??; similemente come l'affamato e lo satollo; che quelli che ?? satollo, ?? agiato; e quelli che ?? affamato, ?? disagio; lo ricco non si puote satollare di riccheza; e lo povero non puote avere s?? poco del suo, ch'egli non si diletti a magiore gioia. Altress?? come uno uomo ch'?? stato in infermit?? uno grande tenpo, e egli vede intorno a lui altrui sano e lieto; s?? tosto come l'angoscia e lo male l'?? lasciato uno giorno o due, egli ?? pi?? ad agio e pi?? gioioso che quelli ch'?? stato tuttavia sano e allegro. E cos?? si diletta lo povero di cento danari, chi glieli donasse, come lo ricco di mille marche d'oro, in sua riccheza.

Cap. CVI.

Lo re domanda: dee vantarsi l'uomo di quello ch'?? fatto? Sidrac risponde:

L'uomo non si dee vantare di quello ch'egli avr?? fatto; e se egli lo fa, egli far?? dispiacere a Dio e onta a s?? medesimo. E s'egli ?? pr?? e valente, e egli si vanta, egli fa come vile e codardo, e le genti lo spregiano direto da lui (702), conciosia cosa che inanzi non gli dicono. E quello valore tengono per codardia, perch?? i codardi si vantano, perci?? ch'egli non ??nno niuna prodeza in loro; e si credono fare tenere pr?? e valenti per li loro vanti (703); e per questo sono tenuti pi?? vili ch'egli non sono. Ma lo savio pr?? e valente dee tacere, e stare cheto di suo valore contare; e allora ?? egli pi?? pregiato, e la sua prodeza pi?? inalzata tra la gente; e la gente contano la loro prodeza per loro; e cos?? ?? loro grande onore. E gli stolti che si vantano de' peccati (704), quelli non sono gi?? uomini, ma peggio che bestie, ch'egli ricontano la loro onta e gli loro peccati senza vergogna, altress?? come bestie che fanno la loro bisogna inanzi l'altre bestie. La bestia non ?? da biasimare, imper?? ch'ella non ?? senno (705) ch'ella lo faccia copertamente; n?? peccato non fa ella gi??. Ma quelli che si vanta del peccato ch'egli ?? fatto, e che si diletta in contallo, egli pecca molto, e ?? tenuto peggio che bestia.

(702) Manca direto al C. L. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(703) per loro buffe e per loro vantanze C. R. 1. ??? Anche l'ant. franc. ha buffoi, bufoie per vanit??, ostentazione. Ma tanto nel C. F. R. che nel T. F. P. leggesi invece bourdes (dal vb. bohorder), che significa moquerie, raillerie. Cf. Burguy, Gramm., a Horde. ??? In provenzale si ha il vb. bordir, che vuol dire jo??ter, folatrer.

(704) Et il folle che si vanta di sua follia C. R. 1.

(705) Manca senno al C. L. ??? L'abb. agg. dal C. R. 2.

Cap. CVII.

Lo re domanda: come fiatano i cani pi?? ch'altra bestia (706)? Sidrac risponde:

I cani sono di pi?? calda natura che altra bestia; e del loro calore, quando eglino si congiungono, eglino si rinflabiliscono; e si giungono e s'apigliano, altress?? come due pezi di ferro rovente (707): l'uomo mette l'uno sopra l'altro, e fiere di sopra, e elli s'apiccano lo loro calore; altress?? fanno gli cani.

(706) Questo titolo ?? errato. Deve dire, come negli altri Codd.: come li cani s'apiccano insieme.

(707) Nel C. R. 1. v'?? questo di pi??: et anco si ci ??ne un'altra ragione, che, quando il maschio discende sopra la femina, suo membro s'attortiglia in essa, e non si puote s?? tosto partire da essa. Che s'elli discende dritto com'elli monta, elli non si appicciarebbero tanto.

Cap. CVIII.

Lo re domanda: quelli ch'??nno cupideza dell'altrui cose o dell'altrui femine fanno male? Sidrac risponde:

Quegli che ??nno cupideza dell'altrui femine o dell'altrui cose, egli fanno grande male, e sono chiamati vicini (708) del diavolo; che il diavolo non si satolla giammai di mal fare, e vorrebe tutto giorno trarre a lui. Altress?? ?? di coloro ch'??nno cupideza dell'altrui cose o dell'altrui femine; che altress?? dovrebono egli fare con altrui, come e' volesseno che altri facesse a loro (709); ch?? quelli che volesse che altri gli togliesse sua roba o sua femina, molto gli parebe grande fatica, e molto ne sarebe dolente; e similmente ?? di colui (710); ch?? l'uomo de' avere astinenza delle cose, povero e ricco ch'egli sia, e non dee avere cupideza dell'altrui cose, altress?? come gli angioli di Dio, che non ??nno cupideza.

(708) Pare da intendersi compagni del diavolo. ??? Nel C. R. 2.: ventri del diavolo. ??? Nel T. F. P. e nel C. F. R.: gracieux au deable.

(709) e vorrebbe che facesse a lui C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(710) Meglio sarebbe lui. E qui deve essere stato usato colui, come traduzione letterale di celui.

Cap. CIX.

Lo re domanda: pu?? l'uomo scanpare dalla morte, per nulla ricchezza o per niuna cosa, per forza o per ardire n?? per fuggire? Sidrac risponde:

La morte ?? simigliante all'aria di questo secolo, che tutte le creature che vivono, conviene che vivano di lei; e se l'aria loro falliscie una ora, morti sarebono. Gi?? non pu?? essere tanto sotterra, che l'aria non vada (711); e chi non sente l'aria si ?? morto. Altress?? della morte; che niuno nolla puote fugire, che non sia morto (712), per tenpo o tardi; ch?? s'egli andasse al nabisso della terra o al fondo del mare, o s'agrappasse (713) all'aria, della morte non potrebe fugire; ch??, in qualunque luogo egli sia, o alto o basso o grande o piccolo, la morte va tuttavia a lui, che uno solo passo nollo lascia; anzi lo porta sopra a s??, come uno de' suoi menbri, e pi??; ch?? uno de' suoi menbri potrebe l'uomo tagliare, uno o due o tre, e gittagli via; e tutto l'avere del mondo e tutta la forza non potrebe l'uomo acattare (714) a vivere una sola ora pi?? che a Dio venisse a piacere; ch?? buoni e rei, ricchi e poveri, vecchi e giovani, frali e forti, savi e folli morire gli conviene, ch?? niuno ne puote scanpare.

(711) Cos?? hanno pure gli altri Codd. italiani. ??? Ma il C. F. R. corregge l'errore: ja ne peut estre soute terre cosse che de l'air vivent.

(712) che non moia C. R. 2.

(713) Nel C. F. R.: campast en l'air. E probabilmente aggrappasse fu, nell'intenzione del traduttore, volgarizzamento di campast.

(714) rechepter T. F. P. ??? nolla potrebbero ricomprare n?? scanpare una quarta ora pi??, se a Dio ec. C. R. 1. ??? non potrebono avere gracia di fare vivere una sola ora pi??, che a Dio ec. C. R. 2.

Cap. CX.

Lo re domanda: ?? buono a rispondere a quelli che folle parla? Sidrac risponde:

A quelli che follemente parlano l'uomo loro non degnia rispondere, se le sue parole non sono in suo danno. Che alcuna volta che i folli parlano d'alcuno uomo follemente, e l'uomo non sa perch?? (715) quelli si dice, se egli risponde, ogni uomo sapr?? che per lui l'avr?? detto. Quando lo savio ?? ripreso, ch'egli abia follemente parlato, egli se ne vergogna e si pente; e lo folle quando egli parla follemente, e l'uomo lo riprende, egli si cruccia e si infolliscie pi??; e afermano incontanente le loro folli parole; e si ingenerano molte follie, e in pensieri e in ragioni e in grandi pianti (716). E lo tacere vale meglio che lo rispondere a cotali gente.

(715) per cui C. R. 2.

(716) et de la sont engendrees moult de folles pensees et de raisons et de grans plaitz T. F. P. ??? Notisi l'errore di avere tradotto plaitz per pianti, mentre vuol dire disputa, litigio. Infatti il C. R. 2., che concorda nel resto col C. L., ha, invece di pianti, piati.

Cap. CXI.

Lo re domanda: qual'?? la pi?? grave cosa che sia? Sidrac risponde:

La pi?? grave arte (717) che sia si ?? la lettera, e la pi?? sottile e la pi?? profonda e la pi?? innorata (718); e si ?? signora e maestra dell'altre arti; e non si chiama arte anzi senno, per coloro che guadagnano delle loro mani dello scrivere. E lo scrivere ?? la pi?? grave e la pi?? travagliosa e la pi?? noiosa, che niuna arte che sia al mondo. E non ?? arte che l'uomo non potesse lavorare e pensare, e parlare altro, e ridere e ascoltare; e (719) nell'arte della scrittura l'uomo non pu?? fare (720); ch?? quelli che iscrive, travaglia tutto il suo corpo e gli occhi e 'l cervello e le reni, e s?? non puote pensare n?? parlare altro, n?? ridere n?? guardare n?? cantare, se non solamente gli conviene avere la sua mente allo scrivere. E chi non sa iscrivere, non potrebe credere che cosa lo scrivere sia. Ella non ?? arte, ma ?? arte e travaglio, pi?? che niuna altra arte; e non si potrebe fare grande pagamento allo scrivano (721).

(717) Il C. L. ha: cosa. Ma poich?? in tutti gli altri Codd. leggesi arte, abbiamo creduto di poter fare questa correzione.

(718) onorata C. R. 1., C. R. 2.

(719) ma C. R. 1.

(720) non pu?? l'uomo ci?? fare C. R. 1.

(721) Forse queste ultime parole sono state aggiunte o mutate dal povero amanuense fiorentino. Esse non leggonsi n?? nel C. R. 1., n?? nel C. F. R., n?? nel T. F. P.

Cap. CXII.

Lo re domanda: quelli che si travagliano e non sanno aiutare (722), perch?? non fanno eglino? Sidrac risponde:

Quegli che si travagliano, e non sanno adagiare s??, son servi a quello avere che ?? d'altrui, e muoiono in servitudine, e altri gode quello avere. L'uomo non dee nimica follemente guastare lo suo avere, n?? lasciarsi avere disagio; ma dee ispendere a misura e a ragione, quando eglino ??nno tenpo, ed agiare quelli che non ??nno. Di che, quelli fa bene e a diritto che cos?? fa.

(722) ceulx qui travaillent et ne se osent ayser pourquoy le font ilz? T. F. P. ??? Aiser significa tanto donner de l'aise, soulager, che aider, securir: indi l'errore del testo. Il quale pi?? sotto traduce bene aiser per adagiare, nel senso di prendere i suoi agi. ??? Questo adagiare, di cui la Crusca registra un solo esempio, pare che piaccia al nostro volgarizzatore, che l'ha usato anche pochi capitoli indietro.

Cap. CXIII.

Lo re domanda: come infolliscono le genti? Sidrac risponde:

Le genti si infolliscono in molti modi. Uomini sono nati molti senplici, come folli. Altri perdono lo senno per malizie; altri della fralezza del cervello; altri de' rei omori, per tropo perdere sangue; altri per grande alore; altri per rie onbre, che si dimostrano loro e gli spaventa; altri di tropo digiunare e di tropo veghiare, che loro secca lo cervello; altri per danno ch'egli ricevono, per grande dolore e per molti altri modi. E di tutti questi modi di follie ciascuno porta lo suo danno; ch'apena farebono mai male ad altrui. Ma altre maniere di folli sono, che sono molte rie per loro e per altrui; cio?? a sapere di coloro che mangiano e beono e tolgono l'altrui, che inbolano e uccidono la gente, e che falsamente giurano e peccano in molti modi, quelli che dicono false testimonianze. E di cotali folli l'uomo si dee molto guardare; che per la loro follia e malvagit?? fanno molti altri mali a molte altre genti. E l'altre follie inanzi dette non gravano la gente, anzi loro medesimi portano la loro pena (723).

(723) portent leur somme et leur peine avecques elles T. F. P.

Cap. CXIV.

Lo re domanda: grava all'anima quand'ella si parte dal corpo, e al corpo quand'egli si parte dall'anima? Sidrac risponde:

Si, molto grande forte gli grava (724), e sono molti tristi e angosciosi, quando l'uno si parte dall'altro; e, se fosse in loro, giammai non si partirebbono. Altress?? loro grava fortemente, come d'uno novello isposo e d'una novella isposa che si travagliano (725) oltr'a misura, e l'uomo gli parte a forza, molto sarebono angosciosi; che lo corpo e l'anima sono due isposi, che molto s'amano, e che giammai non si vorebono partire. E quando conviene che si partano, e ch'egli abiano male conversato in questo secolo, allora lo duolo ?? troppo grande, che l'anima va male, e lo corpo torna a nulla. Eziandio, tutto che gli tardi (726), si conviene ch'egli sia colla sua isposa in questa pena. E se egli sono bene conversati insieme, anche grava loro lo partire; altress?? come uno uomo andasse a guadagniare in una lunga (727) contrada; e quando egli avesse assai guadagnato, egli verrebbe per la sua isposa, e s'agiugnerebono insieme in bene (728). Quando l'anima si parte dal corpo, ella va come un uccello, l?? ove ella ?? servito; e il corpo rimane come uno albore, che ?? diradicato e gittato, che secca, e diventa quasi nulla.

(724) Molto e grandemente e forte C. R. 2.

(725) qui s'entreament T. F. P. ??? ?? assai probabile che entreament sia stato tradotto travagliano, non conoscendosi il significato di questo verbo, che ?? quello di amarsi reciprocamente. ??? Per?? potrebbe anche essere un errore del n. c., avvegnach?? nel C. R. 2. si legga: che si amassero oltr'a misura.

(726) et quoy qu'il tarde T. F. P.

(727) lontaine C. F. R.

(728) et s'asembleroit bien C. F. R. ??? Qui assembler ha il significato di reunir. Ed aggiugnersi ha pure in ital. il significato medesimo. ???Con maritale legame meco si agiugnesse.??? Guid. G.

Cap. CXV.

Lo re domanda: cui de' l'uomo pi?? temere, o l'uomo vecchio o 'l giovane: Sidrac risponde:

L'uomo dee temere l'uno e l'altro, cio?? a intendere lo folle; che se lo giovane ?? folle e male insegnato (729), alcuna volta la calda natura, ch'?? in lui, e gli omori lo rinfrabiscono (730) e lo scaldano e lo fanno essere (731) giolivo  (732) e oltragioso. E quando quello calore e quello rinfabilimento cessano; egli s'abonaccia e diventa cheto e soave; che quella jovelitade (733) che fue in lui, fue per diritta natura. Ma lo folle vecchio, che non ?? nullo calore in lui, e egli ?? giolivo, sapiate che quelli ?? diritto folle, e da lui si dee l'uomo ben guardare; che egli ??e avuto tutto lo suo tenpo, e vogliono avere l'altrui, quando egli vuole mostrare la sua gioventudine per diritta forza; ch?? in lui non sono i calori, n?? lo rinfabilimento, n?? gli omori che gli dieno la giolivit??, anzi la pigliano in presto per diritta forza, come quelli che volesse cuocere carne al calore del sole. Altress?? ?? del vecchio folle, che si vuole fare giolivo e allegro e giovane, che per forza essere vuole; e vuole mantenere la gioventudine colli suoi motti e con suoi vantamenti, e si fa lo prode, lo fiero e lo forte e l'ardito, e mantiene la sua follia; quelli dee l'uomo temere, che quelli ?? diritto folle.

(729) et mal enseignes C. F. R.

(730) reflambent C. F. R.

(731) manca al C. L.: e lo fanno essere. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(732) jolis C. F. R. ??? Ma qui avrebbe piuttosto il senso di joliard, cio?? plaisant.

(733) jolivete C. F. R. ??? esmouvement T. F. P. ??? giovinezza C. R. 2.

Cap. CXVI.

Lo re domanda: piove pi?? in un luogo che in un altro? Sidrac risponde:

In uno anno piove pi?? che in un altro, primieramente per la volont?? di Dio, e per lo movimento delle pianete e de' segni; ch'elle si muovono per la volont?? di Dio, siccome deono, e si rincontrano; e questo fanno in uno anno magiore caldo che in un altro. L'anno che poco piove, sar?? grande danno in terra; che la terra non rende tanto del suo frutto, come s'egli piove assai. E quello anno sar?? inferma la terra, per lo calore ch'?? stato dinanzi, perch?? non piovve, tanto ch'ella potesse raffreddare per lo calore che viene della state. Quando la terra ?? calda e arde e rinfiamma, ella gitta fuori lo suo veleno per l'acque e per li frutti; e perci?? infermano le genti. Non intendere mica tutte le terre. Ma se l'anno non piove bene, al movimento de' segni e delle pianete e alla volont?? di Dio, sono corrotti.

Cap. CXVII.

Lo re domanda: perch?? non fece Idio l'uomo che non potesse peccare? Sidrac risponde:

Se Iddio avesse fatto l'uomo che non potesse peccare, dunque non servirebbe (734) egli niuno bene avere; e non servirebe d'avere la grazia di Dio e la gloria; che egli non avrebbe fatto lo bene per lui, se non per Dio che lo fece di quella natura, che non potesse peccare (735). Ma perci?? che Idio volle che l'uomo diservisse guidardone (736) di gloria per lui e per lo suo travaglio medesimo (737), e non per fare oltragio al diavolo, lo fece in tal natura ch'egli potesse fare il bene e 'l male per lo suo grado (738), e per lo suo guidardone di gloria; e per lo diavolo avere vergogna (739), che s?? frale cosa, come la natura dell'uomo, facesse bene e lasciasse il male per suo grado, e guadagniasse la gloria, onde egli era caduto per lo suo orgoglio, che egli fece per lo suo grado contra al creatore. E altrettale (740), che, se l'uomo facesse lo male, che egli fosse dannato per quello medesimo male ch'egli avr?? fatto, per lo suo grado; e che egli sia degno d'avere o l'uno o l'altro, secondo ch'egli avr?? diservito: ch?? tutto ?? stato per lo suo grado.

(734) deserviroit C. F. R. ??? Deservir, ant. fr., vale meriter.

(735) ch?? l' bene tornarebbe a Dio, ond'elli muove; e l'uomo non meritarebbe d'avere gloria da Dio, ched elli none avrebbe fatto il bene per lui, ma per Dio, che Idio l'avrebbe fatto in tale natura di fare il bene tanto solamente C. R. 1.

(736) Il C. F. R. ha: deservist gueredon.

(737) Tanto il C. F. R. che il T. F. P. hanno di pi??: et qu'il peust gaigner.

(738) par son gre C. F. R.

(739) et per quoy che le deable eust honte C. F. R.

(740) autretel C. F. R., mal tradotto per altrettale, mentre vuol dire parimente, similmente.

Cap. CXVIII.

Lo re domanda: ?? buono di tramettersi di tutte cose con tutte genti? Sidrac risponde:

L'uomo si dee agrappare (741) a uno albero, ove (742) egli possa avere del suo frutto di suo pr??. Ma chi si vuole agrappare a l'albero del sole (743), egli puote cadere, e ronpersi il collo. Altress?? adiviene che i possenti si debbono inpacciare co' possenti; e' poveri co' poveri, nella loro povert??. Ch?? i poveri che s'infrascano (744) co' gli richi, egli fanno follia; e di ci?? possono essere dannegiati, altress?? come una foglia che si percuote in una pietra (745). Non tocca allo povero il fatto de' possenti (746); ch'egli nollo pregia, n?? sa chi si sia, n?? a consiglio nollo chiama, n?? di suo bene n?? di suo male (747). Dunque perch?? si dee inframettere del fatto del possente, quando cos?? poco lo pregia? Lo povero si dee tenere cheto e di buona aria; e vivere nella sua povert??, come savio uomo; e non gli caglia del fatto del possente. E anche s'egli ?? chiamato a consiglio, egli si dee difendere di non mettersi tra loro in nulla guisa, s'egli pu??; e s'egli non si pu?? difendere, egli dee dare tal consiglio, ch'egli salvi l'una parte e l'altra, e ch'egli non sia biasimato n?? dal ricco n?? dal povero, perch?? lo ricco (748) non sia sopra di lui. Ch?? ci?? che adiviene del possente, l'uno riguarda l'altro, ma lo povero ?? male venuto (749); che tutto lo carico ?? posto sopra di lui. Altress?? come montoni che si percuotono nell'acqua l'unghie delli loro piedi, e iscasano, perci?? ch'elle sono piccole (750); altress?? sono i poveri tra' possenti. Perci?? non si dee il povero intramettere ne' fatti de' ricchi e de' possenti. Ci?? che vogliono, facciano, bene o male sia loro.

(741) ramper C. F. R. ??? apigliare C. R. 2.

(742) onde C. R. 2.

(743) a la rais dou solail C. F. R. ??? Rais vuol dire raggio di luce.

(744) s'entremetent C. F. R. ??? Qui infrascarsi vale impacciarsi, intramettersi; ed in questo senso non ?? registrato nella Crusca.

(745) une foile chi hurte en une pietre C. F. R. ??? Foglia qui forse ?? stato usato per significare in genere una cosa fragile, facile ad esser rotta. ??? Migliore per?? ?? la lezione del T. F. P.; une chenille qui se heurte a une pierre. ??? Chenille vale conchiglia.

(746) Le fait des puissans ne touche point aux poures T. F. P.

(747) de son mal et de son bien tot li est un C. F. R. ??? Intendi: il suo male e il suo bene gli ?? tutt'uno.

(748) lo carico C. R. 2. ??? la charge T. F. P.

(749) Cos?? hanno tutti i Codd. ??? Forse si disse malvenuto per male arrivato; se pure non ?? da correggere male veduto.

(750) Accozzo strano di errori. Ecco la lezione del C. F. R.: com les moutons, qui en l'aigue se hurtent, et les grenoilles eschacent l'un sur l'autre, por ce che elles sunt petites. ??? Come grenoilles (grenouilles) sia stato tradotte per unghie non sapremmo. Invece di iscasano (eschacent, chassent nel T. F. P.), il C. R. 2. ha: cascano.

Cap. CXIX.

Lo re domanda: perch?? Iddio fecie il mondo? Sidrac risponde:

Primieramente per enpiere le sedie del cielo, onde furono traboccati gli rei angioli, e per lodo della sua gloria; ch'egli volle d'uomo e di femina, e di frale natura, avere gienerazione di rienpiere le dette sedie; e per la vergognia del diavolo. Non tutti quelli che sono al secolo, n?? che saranno, non s'asetteranno gi?? a quelle sedie; ma quelli vi sederanno, che degni ne saranno, d'averla quella gloria, per la loro opera.

Cap. CXX.

Lo re domanda: come fu fatto il mondo, e come si tiene egli? Sidrac risponde:

Iddio fece terra e acqua, e tutto quello che egli volle fare; e l'uomo, apresso lo traboccamento de' rei angioli. Egli disse: sia fatto lo mondo; in quella ora fue lo suo comandamento adempiuto. E lo mondo fu fermato sopra acqua, siccome a lui piacque. E tutta l'acqua che in questa aria (751) ?? sopra terra, questa che ?? scoperta, ?? altre acque che la sostengono; ch?? lo fondamento della terra si ?? l'acqua, e lo fondamento dell'acqua si ?? lo fermamento, per la potenza di Dio. Idio per la sua potenza fece il mondo a guisa d'uno uovo; altress?? lo fermamento che tutto intornea lo bianco dell'uovo, si ?? l'acqua, ch'?? tra lo fermamento che intornea la terra (752). Lo giallo dell'uovo si ?? la terra, che ?? intorniata e siede sopra l'acqua; altress?? come lo giallo dell'uovo che ?? intorniato di bianco. Lo giermo che ?? nel giallo, si ?? la gente in terra, cio?? la forma del mondo. Ma egli ?? altress?? ritondo come una mela, che non ?? capo n?? coda.

(751) Parrebbe che qui aria volesse significare mondo. Non trovo esempii n?? in franc. n?? in ital. di questa parola usata in un tal senso. Il quale per?? non sarebbe a reputarsi troppo strano, da chi consideri specialmente che aire in provenz. si us?? per paese, ed il perch?? di questo significato. ??? Il C. F. R. ed il T. F. P. hanno air.

(752) ???Rien de plus commun, scrive il Le Clerc (Hist. Litt. de la France, XXIII, 306) dans les ??crivains du XII si??cle, que la repr??sentation du monde sous la figure d'un oeuf, dont la terre occupe le centre.??? E reca i seguenti versi dell'Image du Monde:

Tot ensi come on voit l'uef

Que l'abuns enclot le moief.

Et enmi le moief s'abaisse

Une gotte ensi come graisse

Qui de nulle part ne se tient,

Et la graisse qui le soustient

Ne l'aproche de nulle part;

Ensi est, par itel esgart,

La terre enmi le ciel assise,

Et si ingalment enmi mise, etc.

Cap. CXXI.

Lo re domanda: ?? gente di sotto a noi, che vegano lo chiarore del sole, altress?? come noi qui? Sidrac risponde:

Per la ritondezza del mondo si ??e altre genti di sotto da noi, che vegono lo chiarore del sole, altress?? come noi qui; e gli loro piedi sono contra i nostri. E ci?? ?? per la bassezza e per l'altezza delle parti del mondo, e per la ritondezza, che il levante ?? pi?? alto che il ponente. E quando il sole si leva al ponente, anco ?? notte al levante, per largheza e grandeza del mondo (753); che in quello che 'l sole avr?? corso in terra una onbra di quattro dita, si sar?? corso lo fermamento MM miglia. Non intendere gi?? che il sole si mostri n?? s'abassi punto (754). Una contrada ?? dove abitano genti, che il sole non vi sta se non una ora, e incontanente ?? notte. Un'altra v'??, che tuttavia (755) ?? oscuro come notte. E quando in uno luogo del mondo ?? istate, in un altro ?? verno. Tutto questo aviene per la ragione del sole, che piglia altro cammino, per la volont?? di Dio, ciascuno anno (756).

(753) chant le solail se lieve au levant, encore est l'aube au ponent; et chant il s'abasse au ponent, il est nuit au levant, per la grandesse et la reondesse dou monde C. F. R.

(754) Questo periodo, che qui e nel C. R. 1. non ha senso, cos?? sia scritto nel T. F. P.: N'entendez pas que le soleil se demonstre au lieu ou il se couche, rez a rez de la terre, ne pres de la terre; mais a grand haulteur de la terre, autant comme la longueur de la terre est de l'ung chief a l'aultre, et encore aultre tant plus.

(755) tout jors C. F. R.

(756) il prent chascun an aultre chemin, ne ne peult repaire en son lieu T. F. P. ??? Repaire, da reparier, revenir.

Cap. CXXII.

Lo re domanda: quanto ?? il mondo lungo e largo e ispesso? Sidrac risponde:

Altrettanto ?? la sua larghezza come la sua lungheza e come la sua anpieza, che ?? tutto ritondo come una mela. Chi volesse andare dall'uno capo del mondo all'altro, diritto per lo mezo, e ciascuno giorno andasse bene comunalmente dalla mattina infino alla sera, e l'acqua (757) del mare, ch'?? tra levante e 'l ponente, fosse tutta terra ferma, e tutto il mondo fosse piano come la palma della mano, non potrebbe andare dall'uno capo all'altro, in meno di mille giorni. E dalla largheza e grossezza (758) altrettanto.

(757) Il C. L. ha: il braghite. ??? Il C. R. 2.: e braghieri. ??? Nel C. F. R.: l'aigue. E secondo questa lezione, noi abbiamo corretto. Il nostro braghite sarebbe forse traduz. di brahic, brac, ant. fr., che vuol dire fango, melma? Veda un po' il lettore se la nostra congettura sta in gambe, e si ricordi che qui trattasi di un viaggio a traverso lo ispessore della terra, dove ?? facile supporre che al buon Sidrac avesse a parere che l'acqua fosse fangosa. ??? L'ital. ha brago, e il prov. brac. E l'ant. fr. ha l'agg. brageus.

(758) Nel C. L.: ispesta. ??? Abb. corr. col C. R. 2. ??? Supponiamo che invece di ispesta volesse scriversi ispessezza. ??? Il T. F. P.: espesseur.

Cap. CXXIII.

Lo re domanda: perch?? vorr?? Iddio disfare lo mondo di tutto in tutto? Sidrac risponde:

Per lo meglio di lui. Se uno uomo avesse uno bello palagio, grande e nobile, e in un'altra parte avesse una bella casa piccola, e una parte del bello palagio fosse caduta; e bisognasse che delle pietre di quello piccolo albergo si riconciasse lo suo grande palagio, certo egli disfarebe lo piccolo albergo, e non guarderebe altro se non che lo suo bello palagio fosse racconcio e conpiuto. Altress?? ?? di Dio: egli non vuole se non che lo novero  (759) del cielo sia conpiuto; e di questo mondo non ?? cura.

(759) nombre C. F. R. e T. F. P. ??? Forse per armonia?

Cap. CXXIV.

Lo re domanda: come volano gli uccelli per aria? Sidrac risponde:

Gli uccelli volano per aria per la sua spessit??, che l'aria ?? molto ispessa e umida; e per questa ragione sostiene gli uccelli volando. E per ci?? viviamo noi dell'aria, per grande ispessit?? e umidore che ?? in lei. E di questo vi potrete voi avedere legiermente, con una verga: che se voi tosto e forte la menate, ella piegher??; e se l'aria non fosse, ella non piegherebe. E per questa ragione gli uccelli volano per l'aria.

Cap. CXXV.

Lo re domanda: la piova di che viene? Sidrac risponde:

La piova viene d'acqua di mare; e per uno cannone  (760) di vento monta nell'aria, e 'l calore del sole la tira; ch?? lo vento tira e bee l'acqua; e lo sole, che ?? caldo di natura, lo tira, per lo suo calore, alto nell'aria. E di questo si puote l'uomo avedere leggiermente: che altress?? la bee, com'egli bee la rugiada, e tirala in alto. E tanto e tanto tira a monte (761) dell'acqua, ch'ella diventa nuvolo. E si ingrossano e enfiano, e lo vento poi la ronpe, e l'acqua si sparge sopra molta terra (762), e a noi toglie lo chiarore del sole. Quando i nuvoli sono bene pieni, si comincia a piovere; e quando tutta l'acqua ?? isparta, lo nuvolo rimane bianco, ch'escie del fredore dell'aria (763). E lo calore del sole lo spinge e caccia e consuma (764); e allora apare l'aria chiara e pura. In molti luoghi sono, che i nuvoli e la piova nascono di terra, e montano nell'aria, come lo fummo (765) che si chiama brina; e chi vi tenesse la mano entro, la troverrebbe bagniata; e questo ?? per lo spiramento (766) della terra.

(760) canon C. F. R. ??? tourbillon T. F. P. ??? Il Raynouard (Lex. Rom.) cita appunto questo passo del testo provenzale del Sidrac: La plueia ven de la mar e per un cano de ven monta en l'aire. ??? E spiega la parola cano per tourbillon. Sarebbe il nostro turbine, forse detto canon, per somiglianza di forma colla canna.

(761) amont C. F. R. ??? Questo avverbio, dell'ant. fr., significa en haut ??? La Crusca registra a monte per in alto, ad alto, citando due esempii della traduz. del Tesoro di Brunetto Latini. Ma ci?? anzi conferma ch'ell'?? parola schiettamente francese, non usata dagli italiani.

(762) sur une grand partie de la terre C. F. R.

(763) chi est de le freidor de l'air C. F. R.

(764) et la calor au solail si l'eschaufe et la consume C. F. R.

(765) come une fum??e C. F. R. ??? Fum??e, meglio vapore che fumo.

(766) sospirement C. F. R. e T. F. P.

Cap. CXXVI.

Lo re domanda: di che vengono le neve (767)? Sidrac risponde:

Dell'acqua e del freddore dell'aria che molto ?? fredda. Tanto come lo sottile nuvolo ?? alto e sottile, tanto giela pi?? tosto, che lo grosso; e quanto ella ?? pi?? grossa, ella scaufa (768) pi??e, e non si pu?? gelare; altress?? come uno grosso ferro scalfa pi?? che uno sottile. Che di tanto come la cosa ?? pi?? dura, s'aprende pi?? forte. Altress?? ?? dell'aria: quando ella ?? pi?? grossa, si scalfa pi??, e non si puote gielare; e quando ella ?? sottile, egli ?? pi?? freddo, e giela pi??; e poi lo freddo vento la ronpe, e falla venire in terra, e questa ?? la gragnuola (769).

(767) gresles T. F. P. ??? Ed infatti il C. R. 2. ha: gragnuola.

(768) Traduzione litterale di ele eschaufe. Notisi pi?? sotto lo scalfa. ??? Migliore ?? la lezione del C. R. 2.: Tanto come lo sottile nuvolo ?? alto e sottile, tanto giela pi?? tosto che lo grosso; e quanto egli pare pi?? grosso, egli ?? pi?? caldo e non si pu?? gelare.

(769) Autretel est de l'air: chant il est plus gros, il eschaufe plus, et ne ce puet geler; et chant il est soutil, il est plus fort et froit, et gele plus; et apres le vent les presse, et les fait a terre venir C. F. R.

Cap. CXXVII.

Lo re domanda: la tempesta di che aviene? Sidrac risponde:

L'anno (770) che nella state nascono i tremuoti, nell'aria nascie uno grande umidore, che col freddore si raguna e apiglia; e poi lo calore del sole la speza, e falla venire in terra (771); e pi?? grossa nascie ch'ella non cade. E la terra criepa in molti luoghi; e' venti escono fuori e ispandonsi per l'aria; e vengono grandi tenpeste, in quello anno, in pi?? luogora.

(770) Il C. L. ha: Lo vento. ??? Il C. R. 2.: Lo verno. ??? Il C. F. R.: L'an. ??? Abbiamo corretto secondo questa ultima lez., parendoci che da essa sola potesse venire qualche senso al discorso.

(771) L'an que en l'iste vienent les troles, une grant froidure naist, la quele moillor che en l'air naist, et s'asemble en l'air et s'amace, depuis la chalor au solail la depesse, et la fait en terre venir C. F. R. ??? En la nuee que en l'este viennent les gresles et les tempestes, une froidure se naist, et sort icelle nuee: et la moiteur qui en l'air naist ensemble a l'air et s'amasse; et apres vient la chaleur du soleil qui les deffait, et les fait a terre venir T. F. P. ??? Troles per terremoti ?? senza dubbio errore. L'ant. fr. ha terremoete. ???E terremoete co i ad veirement??? ec. (Chans. de Rol., Ch. II., v. 767., ed. G??nin). ??? Cos?? non trovo registrato moillor, ma non credo che sia errore. Il prov. ha il vb. moillar, molhar; ed il mod. franc. mouiller, mouillure. Errore deve essere moiteur, del T. F. P., per moileur; come al foglio CCXXXIX del medesimo testo, moyte per moyle: ???l'iver... est froit et moyte??? ??? Riguardo poi a troles, potrebbe forse leggersi trones (tron, tro, prov.; tuono ital.). Infatti il C. F. R. ha pi?? sotto: tonitres, tonieres e tron: ???si naist le tron???. O pi?? probabilmente croles, crollo, che trovasi usato nell'ant. fr. per tremblement.

Cap. CXXVIII.

Lo re domanda: li tuoni e li lanpi che sono? Sidrac risponde:

Li tuoni e li lanpi escono dell'aria, e della forza de' venti che s'incontrano in altri, nell'aria, molto fortemente, e si feriscono; e nello loro fedire escono i tuoni di grandi colpi; e di percosse escie uno grande chiarore, come fuoco; e lo splendore apare inanzi in terra; che lo tuono ?? inanzi che lo lanpare (772); altress?? come d'uno fucile che l'uomo volesse trarre fuoco, e lo colpo ?? inanzi, e lo fuoco escie poi. Non intendere nimica che lo incontramento de' venti sieno sotto i nuvoli, ma sono sopra di loro; e quando egli (773) non sono, s?? sono nell'aria in alto.

(772) e lo sprendore appare innanzi in terra che lo tuono venga; ma bene sapiate che lo tuono viene inanzi che lo sprendore C. R. 2. ??? E questa lez. concorda con quella del testo provenzale: la resplandors pareis avans en terra que lo tonedres sia: mas lo tonedres es abans que lh'esluciada.

(773) li nuvoli C. R. 2.

Cap. CXXIX.

Lo re domanda: onde vengono gli venti? Sidrac risponde:

Li venti escono del mare che intornea la terra, e s'incontrano fortemente d'una parte e d'altra. I venti escono all'incontro del loro incontro (774); e s?? si spandono nell'aria per lo mondo, e confortano le genti e l'erbe e l'altre criature. L'anno che vento viene pi?? che l'altro, in quella contrada ove quello vento regnia, l'acque di mare s'incontrano pi?? che in altre contrade (775).

(774) Cos?? ha pure il C. R. 2. ??? Nel C. F. R.: yssent contremont de lor encontrer. ??? Contremont significa in alto; onde intenderei: escono in alto ad incontrarsi. Il trad., non conoscendo il valore dell'avverbio contremont, lo ha volgarizzato all'incontro.

(775) En l'an que l'ung vent en une contree vente plus fort que les aultres, en celle contree de ce vent, les eaues de le mer se rencontrent plus la que en ung autre part; et pour ce le vent est plus en celle contree que en une autre part T. F. P. ??? Incontrarsi pare che qui abbia il significato di darsi di cozzo, ad esprimere le acque del mare in burrasca, le quali veramente si cozzano tra loro. Anche in franc. encontrement trovasi usato per choc.

Cap. CXXX.

Lo re domanda: come monta e sale l'acqua nell'alte montagnie? Sidrac risponde:

La terra ?? molte vene, siccome il corpo ?? molte vene; e si viene per la testa in alto, e per tutto va lo suo sangue. E se uno uomo si segnasse (776) nel capo, lo sangue n'uscirebe per le vene; altress?? aviene dell'acqua nella terra; l'acqua va per mezo della terra, di lungo e per traverso e in alto e per lato, l?? ove ella truova vene tenere e frali (777); ella la criepa (778), e sciende d'alto e di basso (779).

(776) se seignast C. F. R. ??? Saigner, seigner, tirer du sang.

(777) terre vaine et feible C. F. R. ??? Il Roquefort (Gloss.) tra i varii significati che attribuisce alla parola vain, registra anche quello di vide; che a noi pare meglio degli altri adattarsi al nostro esempio.

(778) ella le fa crepare C. R. 2. ??? elle la crieve C. F. R.

(779) et ist soit de haut soit de bas C. F. R.

(780) Questo capitolo manca al C. R. 2.

Cap. CXXXI. (780)

Lo re domanda: l'acque onde escono e vanno? Sidrac risponde:

Tutte l'acque del mondo escono del mare, e nel mare ritornano; e vanno per la terra in diverse maniere, e si ritornano in pi?? luogora, che l'una va qua e l'altra l??; vengono altress??, come voi vedete che le formiche  (781) fanno nel loro andare. L'acque che entrano nella terra inverso i' levante, elle escono verso il ponente; e quelle che entrano verso ponente, escono verso il levante; altress?? aviene del traverso del mondo (782). Non intender mica ch'elle entrino per tane n?? per buchi; anzi la bee la terra e ricoglie, altress?? come fa la spugna l'acqua; e poi si ragunano di molti luoghi, e diventano grandi fiumi, e la terra s?? li sospira (783) di fuori, dall'altra parte, a quella medesima (784) ragione, come ella la bee.

(781) Il C. L. ha: i fiumi. ??? Ma poich?? tanto il C. F. R. che il T. F. P. hanno formies, formis, e poich?? stando alla lezione del n. c. il discorso non avrebbe senso, noi abbiamo corretto le formiche. Giover?? poi riferire la lezione del T. F. P.: ainsi comme vos voyez les formis aller en leur lieu, les ungz vont et les aultres viennent.

(782) Non possiamo correggere, mancandoci l'aiuto degli altri Codd. ??? Solo il T. F. P. ha questo passo: et ainsi est il du travers du monde. ??? Ma anch'esso si sembra errato. ??? Crediamo che abbia da intendersi che le acque traversano il mondo da una parte all'altra. ??? Forse, invece di est il, potrebbe leggersi issent, istrent; o al singolare, ist, eis; e nel n. c.: e cos?? escono del traverso del mondo. O piuttosto: e cos?? aviene (l'acqua) del traverso del mondo. ??? ?? noto che avvenire fu usato dagli antichi per venire.

(783) le sospire C. F. R. ??? les souspire T. F. P. ??? Due passi del testo prov. del Sidrac ci aiutano a intendere il significato di sospira: Las nivols que so, ieisso del sospir de la terra. ??? Aysso es per lo sospiramen de la terra. ??? ?? chiaro dunque che, come in prov. sospir si us?? per esalazione, anche qui li sospira ha da significare (sebbene con poca propriet?? di linguaggio) li esala, li manda fuori.

(784) par celle mesme T. F. P.

Cap. CXXXII.

Lo re domanda: perch?? ?? il mare insalato? Sidrac risponde:

Lo salsume del mare si ?? inperci?? che tuttavia (785) il sole e lo calore lo scalda e arde tutto giorno, e lo mare non pu?? fuggire di quello calore (786). Nel mare ?? molte montagne insalate (787); e l'acque che sono a fondo, pigliano di quello salsume e amaritudine, e monta di sopra. Iddio l'?? bene istabilito a ragione, come essere dee; che, se lo mare fosse dolce, e egli istesse tuttavia in un luogo, come egli fa, il puzo n'uscirebe s?? grande, che niuno pescie vi potrebe vivere; e la terra infermerebbe molto, che niuno vi potrebe istare, per lo grande puzo che del mare uscirebe, perch?? lo vento lo porterebe sopra la terra.

(785) tous iors C. F. R.

(786) ???E l'acqua del mare ?? salsa, a cagione della virtude del sole, che no trae il sottile per vapore e rimane lo grosso.??? Ristoro d'Arezzo, Della composizione del mondo, VI, 5.

(787) montaignes de terre ameres et salces T. F. P.

Cap. CXXXIII.

Lo re domanda: onde vengono l'acque calde, che surgono (788) sopra terra? Sidrac risponde:

L'acqua calda che sopra la terra surge, ella passa sopra lo solfo, e lo grande calore del zolfo la scalda, e passa sopra terra calda. E chi la vuole bene aseccare, elli sentirebe lo secco del solfo in quella medesima acqua (789).

(788) sourt T. F. P. ??? Da sourdre, sortir, jaillir.

(789) Il testo francese ?? chiarissimo: et chi la voudroit bien flairer, il sentiroit la flairor dou souffre, en colle meime aigue. ??? Il C. R. 2., invece di aseccare e secco, ha asetare e seto. Onde sieno usciti tali errori non sapremmo. Certo ?? che bisogna correggere: e chi la vuole bene odorare, elli sentirebbe l'odore ec.

Cap. CXXXIV.

Lo re domanda: che cosa ?? zolfo? Sidrac risponde:

Lo zolfo si ?? di folgore, che cade sopra rocca viva, e l'arde e la scalda; e cos?? si doentano (790) zolfo. Poi la gente lo piglia, e lo faranno (791) per loro senno, e fanno di lui molte medicine; ch?? il zolfo ??e molte medicine, e molte utilitadi in lui.

(790) diventa C. R. 2.

(791) afaitent C. F. R.; erroneamente tradotto per faranno. ??? Nel C. R. 2.: conciano.

Cap. CXXXV.

Lo re domanda: la folgore di che viene e di che sono? Sidrac risponde:

La folgore viene di grandi incontramenti di venti; ch??, allora che egli s'incontrano fortemente, schianta uno pericoloso fuoco. E questo ?? per li peccati della gente, ch?? molte genti e luoghi sono istati arsi per questi medesimi fuochi. Che innanzi al diluvio a cento anni, a belli tenpi e a bello cilestro (792), disciendeano di molte grandi e pericolose folgore sopra terra, e consumavano molte cose, per lo peccato della gente che allora erano, per la malvagit?? loro. E voi potete vedere chiaramente che ora disciendono in pi?? luoghi, per la malvagia credenza che tengono. Ma tenpo sar?? che folgore non iscienderanno cos?? ispesso n?? cos?? pericolose; e questo averr?? per la credenza di coloro che saranno a quello tenpo, che egli saranno credenti in Dio lo criatore. Quando le folgore disciendono dall'aria, e elle incontrano lo grosso nuvolato, si perdono una parte della loro forza, per l'acqua che le 'nfralia (793); e con tutto ci?? sono pericolose.

(792) au bieu celestre C. F. R. ??? e l'aria bella e cilestra C. R. 2.

(793) Da infralire. ??? Nel C. R. 2.: infrailiscie.

Cap. CXXXVI.

Lo re domanda: le montagne e le rocche furono create dal cominciamento del mondo? Sidrac risponde:

Da Adamo infino al tempo del diluvio non ebe niuna montagnia, che tutto il mondo era piano, come la palma della mano; e non ebe unque piova n?? tenpesta. E la terra rendea lo suo frutto, pi?? che la nostra, ora. E la gente non mangiavano carne e non beveano vino. Ma i loro peccati erano molti grandi, ch?? a Dio non si voleano convertire; sicch?? a Dio piacque per gli loro peccati di mandare il diluvio sopra la terra, per lavare la terra de' loro peccati. Lo diluvio dur?? sopra la terra XL giorni, e alto XL cubiti. Quando elli volle coprire la terra, per la volont?? di Dio, l'angelo venne a No??, e comandogli che facesse una arca, e entrassevi entro egli e la moglie e' figliuoli e le loro mogli, e di ciascuna criatura vi mettesse una coppia, cio?? maschio e femmina. No?? fece lo suo comandamento; e di quelli che nell'arca furono, sono usciti quelli che oggi sono. Quando lo diluvio cominci?? a venire, per la volont?? di Dio, si fue s?? grande la corrente, ch'ella cavava la terra e' sassi, e menavagli qua e l??; e l?? ove la corrente rimanea, le pietre e le rocche si restavano, e facevano montagne. E d'allora in qua cominci?? a piovere, e a essere gielo. Del freddore dell'aria e del calore del sole s'acostano insieme, e diventano vive rocche e montagne, come voi vedete (794).

(794) de la froidor de l'air et de la chalor au solail si asoderent, et devindrent roches vives et montaignes, tel com vos le vees C. F. R.

Cap. CXXXVII.

Lo re domanda: da quale parte viene lo diluvio? Sidrac risponde:

Lo diluvio venne del volto (795) del mondo, cio?? a sapere del levante, ch?? quella ?? la pi?? degna contrada del mondo; ch?? di l?? viene la grazia e la misericordia di Dio nel mondo e in terra, quando egli la vuol mandare. E quando egli vuole strugere alcuno uomo o alcuno luogo, per la loro follia, egli manda la sua ira diverso il levante. Ma per la ritondeza del mondo e per l'alteza del fermamento, ella (796) non puote conosciere di qual parte ?? il levante. E medesimamente gli angeli, che in terra vengono per le genti guardare e anuziare e amaestrare, di quella parte vengono.

(795) chiere C. F. R. ??? Chiere significa volto e capo, testa. ??? Come il capo ?? la parte pi?? nobile del corpo, cos?? ?? il levante la pi?? degna contrada del mondo. ??? Nel T. F. P: chief du monde.

(796) l'on ne C. F. R.

Cap. CXXXVIII.

Lo re domanda: verr?? altra volta lo diluvio in terra? Sidrac risponde:

Iddio per la sua potenzia ?? promesso che altra volta il diluvio non mander?? in terra. Ma se le genti peccheranno contra lui, egli mander?? lo suo fragello, che gli frageller??. Lo suo fragello s'intende la sua ispada; che l'una generazione correr?? sopra l'altra, e in questo modo si consumeranno.

Cap. CXXXIX.

Lo re domanda: quando No?? entr?? nell'arca, e prese di ciascuna bestia e uccielli un paio, che bisogno avea di rea bestia, e di metterla nell'arca, i scorpioni e tarantole e altre ree bestie? Sidrac risponde:

Egli gli mise per due cose: l'una fue per lo comandamento che egli ebe da Dio, ch?? comandato gli fue che egli mettesse di ciascuna bestia due; egli non ard?? di trapassare (797) lo suo comandamento, come del suo criatore. L'altra si ?? che, se le malvagie bestie velenose non fossono sopra la terra, la terra sarebbe s?? invelenata, ch'ella invelenerebe lo suo frutto, sicch?? niuno lo potrebe mangiare, ch'egli non morisse inmantenente. Ch?? la terra ?? in molte parti tropa velenosa; e le bestie che noi abiamo mentovate, non vivono se non del veleno della terra. E di questo si pu?? l'uomo legiermente avedere: chi pigliasse lo pi?? velenoso uccello (798) del mondo, e tenesselo in uno vasello, che fosse di terra, XV giorni; e dessegli a mangiare pane e carne o altra cosa che non fosse di terra, egli perderebe lo suo veleno, e non potrebe dannegiare niuno, se della terra non mangiasse.

(797) travalcare C. R. 1. ??? La Crusca non registra che travalicare.

(798) animale C. R. 2. ??? serpant C. F. R.

Cap. CXL.

Lo re domanda: l'oro onde viene? Sidrac risponde:

L'oro viene del levante della terra, e simigliantemente l'argento; che l?? ove la terra ?? pura e netta, ivi si truovano le vene dell'oro e dell'ariento. E la gente lo truova, e poi l'asettano (799) per lo loro senno. E ci?? non ?? mica per tutta la terra; ma delle L. giornate o pi??, si truovano una di queste vene. Nelle parti del ponente si truova l'oro, come rena, alla riva del mare. Uno fiume ?? in India che mena di pagliuola (800).

(799) lo lavorano C. R. 2. ??? les affaictent T. F. R.

(800) oro di pagliuola C. R. 2.

Cap. CXLI.

Lo re domanda: le perle e gli carbonchi onde vengono? Sidrac risponde:

Uno mare ?? che si chiama lo mare nero. In quello mare si ?? molti nicchi (801), che si tengono a due a due, e sono aperti sopra l'acqua; e la piova si disciende dall'aria e entra ne' nicchi, per la volont?? di Dio. Egli si chiudono, e vanno e vanno dentro dal mare, e ivi dimorano C. anni o pi??. E quegli che gli vogliono avere, s?? si cuoprono i volti di vessiche di buoi, per allenare (802) sotto l'acqua, e per lo grande dimoro ch'eglino vi fanno; e s?? s'ungono d'uno incenso (803) nero, perch?? gli pesci si fughino, e non fanno loro male (804). E quando eglino tragono fuori i nicchi, egli gli aprono, e tragonne fuori le perle, che sono come carne bianca, ritonda. Quando elle sentono l'aria, elle induriscono, tali com'elle sono. E quando elle non sono di stagione, elle putono come carogna, e non vagliono nulla. I carbonchi si truovano simigliante ne' nicchi che sono nell'acque dolci; e sono di grandine che cade dall'aria in loro; e elli si chiudono, e vanno nel fondo, e quivi dimorano CC. o CCC. anni, in quello fondo, e le genti le truovano. E quando elli non sono di stagione, simigliantemente putono, come le perle, e non vagliono nulla. Non intendere che tutta la piova che cade ne' nicchi e la grandine, diventino perle o carbonchi, se non lo primo giorno della luna di giemini (805), quando la luna ?? nel suo segno; allora diventa la piova che vi cade entro, perle. E a' d?? XII di giugno (806), quando la luna ?? in cancro, diventa la grandine che cade ne' nicchi, carbonchi; e ci??e aviene pi?? tardi che quelle delle perle.

(801) molte coquilles C. R. 1.

(802) per alitare C. R. 1.

(803) unguento C. R. 1.

(804) laonde li pesci li dottano e fuggono. R. C. 1.

(805) genvier C. F. R. ??? il d?? di calen di gennaio C. R. 1.

(806) a' XXIIII d?? della luna del mese di dicenbre C. R. 1.

Cap. CXLII.

Lo re domanda: quante terre sono al mondo? Sidrac risponde:

Tutta ?? una terra; ma per la ragione del mare, che ?? in terra per lo mezo (807), egli le diparte in tre parti, che si chiamano tre contrade, sanza l'isole. Ma tutta ?? una terra ferma; e tutte sono sopra uno fondamento; e tutte le form?? Idio, a una ora e a una volont??. Ma chi andasse sotto il mondo, conciosia cosa che (808) niuno vi possa andare, ma per la volont?? di Dio uno andasse tutto intorno, egli troverebe che tutta la terra ?? una, l?? ove ?? il mare e l?? ove non ??; che tanto profondo non pu?? essere (809), che la terra non vi sia sotto. E quella medesima terra ??e acqua di sotto, ella, che la sostiene.

(807) ch'entra per lo mezo C. R. 2.

(808) sebbene.

(809) che tutta profonda essere C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. CXLIII.

Lo re domanda: puote l'uomo andare intorno al mondo? Sidrac risponde:

Niuno puote andare intorno, n?? atorniare lo mondo. Bene potrebbe l'uomo tanto vivere, che, se la terra fosse tutta terra ferma, e fosse piana, che andare vi potrebbe. Ma chi andare vi volesse, molto vi troverrebe contrariose (810) montagnie, che passare non si potrebono in niuna guisa; perch?? troverebono molti diserti, che fiore (811) d'acqua non v'??. Anche si troverebono molte bestie e uccelli salvatichi, che l'ucciderebono. E l?? ov'egli avesse passati tutti questi pericoli, si troverebe lo grande diserto, ove ?? la grande scuritade, che l'uomo non vi puote vedere nulla. E l?? ove l'uomo avesse passato questo, si troverrebbe le crepature della terra, l?? ove il mare batte, e passa per mezo la terra. E per molte ragioni niuno uomo andare non vi potrebe, eziandio fosse uccello, volando, per la sete e per l'affanno e per molte altre ragioni (812).

(810) contraires C. F. R.

(811) Per punto, niente. ??? punto d'acqua C. R. 1. e C. R. 2. ??? goute d'aigue C. F. R.

(812) Per molte ragioni, le quali si potrebbero asegnare, non potrebbe niuna persona intorno alla terra andare; ancora fosse elli uno uccello volante, non vi potrebe andare per la sete e per la fame che patirebbe C. R. 1.

Cap. CXLIV.

Lo re domanda: potrebbe l'uomo andare tanto in su una nave, che tuttavia la spingesse il vento inanzi, ch'egli potesse venire presso al fermamento? Sidrac risponde:

Chi fosse in una nave in mare, e il vento la portasse e sospignesse tuttavia inanzi, e movesse dal levante, da indi a due anni o pi?? si troverrebbe dalla riva del ponente. E simigliante, s'ella si partisse dal ponente, si troverrebbe dalla riva del levante; e dal traverso del mondo altress??. E s'egli avenisse cosa che fosse per la volont?? di Dio, che uno uomo fosse s?? grande, come tutto il mondo, e fosse presso del fermamento, l?? ove egli si volgie a mille miglia e pi??, quello uomo che fosse magiore del mondo, morrebe incontanente, della paura e delle tenpeste che fa il fermamento, quando egli si volge; ch?? lo fermamento non fina di volgere n?? di torneare.

Cap. CXLV.

Lo re domanda: che non cre?? Iddio l'uomo che potesse vivere lungo tenpo? Sidrac risponde:

Se Iddio avesse fatto quello che tu dici, egli avrebbe fatto grande oltraggio al diavolo, ch'egli lo trabocc?? di cielo per una sola cogitazione. E l'uomo che il suo diletto avesse in questo mondo, e lungamente vivesse sanza molti e grandi peccati, che non potrebe? E se egli lo mettesse in paradiso, sapiate che Idio avrebe fatto grande oltragio al diavolo. Non perci?? ch'egli ci ?? dato vita e sant?? e gioia, pi?? che tu non dici. Li buoni giammai non morranno, e tuttavia giovani e allegri e ricchi e savi saranno. La morte che noi abiamo in questo secolo, si ?? altress?? come trapassamento; e altress?? come uno uccello, che entra per una finestra e escie per un'altra. E chi vuole vivere lungo tenpo, faccia quello che Idio gli comanda. E se uno re dicesse a uno povero: vieni al mio tesoro, e piglia del mio avere e delle mie gioie e delle mie pietre preziose, tante quante tu vorrai, e serbale per me; che, un'altra volta, quando tu verrai a me, tu non venghi lordo, che tu sarai cacciato alla mia porta; se quello uomo vorr?? pigliare di quello tesoro, egli sar?? inorato tra li possenti; e s'egli vorr?? andare tra la puzza, egli sar?? cacciato ontosamente da la conpagnia de' possenti. Altrettale aviene di Dio. Idio ci ?? donato gioia e vita e sanit?? e ricchezza e gioventudine per tutti i tenpi, e vita a chi la vuole avere, sanza fine; che gi?? non morr??, per lo trapassamento ch'egli far?? di questo secolo. Lo suo tesoro si ?? la nostra credenza e lo bene che noi facciamo; e lo nostro andare a lui altra volta si ?? la morte; e chi vuole questo fare, egli avr?? questo per tutti i tenpi, ci?? ?? a sapere che egli andranno nella vita perdurabile. E s'egli ci desse lungamente gioia e vita e sant??, e poi morire e andare diritto in paradiso, non sarebbe mestiero di darci tutto questo, ma di metterci del tutto in paradiso. Io non vorrei vivere tanto quanto il mondo durer??, e essere tuttavia ricco e giovane e possente, e alla fine del mondo morire, e andare in onferno. Certo inanzi amerei di morire ora, e andare immantenente in paradiso. Che tutti i diletti e le gioie e le ricchezze di tutto il mondo fossono insieme, tanto quanto il mondo durer??, e fossono ragunate tutte in un luogo, non sarebbono nimica delle mille parti l'una, delle gioie di paradiso. E simigliantemente, a questa medesima ragione, delle pene dello 'nferno: che tutte le pene che giammai furono e saranno per universo mondo, e tutte quelle che potessero essere, tanto quanto il mondo durer??, non sarebbono mica delle mille parti l'una, del dolore e delle pene dello 'nferno.

Cap. CXLVI.

Lo re domanda: quali angieli pigliano l'anime? Sidrac risponde:

Ciascuna anima, se ella ?? buona e giusta, quando ella si vuole partire di questo secolo mortale, si viene l'angelo che la guarda e governa in questo secolo, si viene con grande conpagnia d'angeli, e portalla, cantando e glorificando lo nome di Cristo lo criatore. E poi la mettono in cielo, e l?? istar??, infino a tanto che lo figliuolo di Dio verr?? a giudicare i morti e i vivi. Allora verr?? l'anima al giudicamento, e piglier?? lo suo corpo, e monter?? nella conpagnia di Dio in cielo, come uno de' suoi angeli. Le ree anime, quando elle si dovranno partire de' loro corpi mortali, si viene lo diavolo, a quella anima che ?? aconsentito alla sua volont??, con grande conpagnia di demoni, e portolla ontosamente e dolorosamente, e mettolla nelle pene dello 'nferno. Ma non intendere nimica che questo sia al nostro tenpo; ma questo sar?? dalla morte del figliuolo di Dio: tutti fieno in inferno, buoni e rei, ma tutti non vanno gi?? in uno luogo, ch'egli vanno tutti in nabisso d'inferno per tutti i tenpi; ma i buoni vanno ne' canti (813), l?? ove egli non ??nno se non tenebre; e l?? istaranno tanto che il figliuolo di Dio gli verr?? a liberare per la sua morte.

(813) en l'orle C. F. R. ??? nelli cantoni C. R. 2.

Cap. CXLVII.

Lo re domanda: quale ?? meglio, od opera o castit??? Sidrac risponde:

Opera vale meglio sanza castit??, che castit?? sanza opera. Se tu se' casto del tuo corpo, e le tue opere sono rie, quella castit?? che tu ??i non sono per Dio, anzi sono per alcuna cagione che tu ??i, o per vechieza o per fraleza di natura. Quelli che uccidono le genti, ingannano, e inbolano l'altrui, e s?? si spergiurano, e non conoscono lo loro criatore; e quelli che lo conoscono, e non fanno lo suo comandamento; quelli che fanno le rie opere di male maniere contra gente, che castit?? possono avere in loro? Quando cotali opere fanno, cotali gente, non ??nno in loro la castit?? per Dio, anzi l'anno per le cose sopradette (814). La castit?? che ?? in loro non ?? prode neuno alla gente. Quelli che ??nno buone opere in loro, e non sono casti, quelli non fanno niuno danno alla gente, anzi fanno male a loro medesimi. Chi buone opere fae, pu?? fare rei fatti, bene e piet?? e lealt?? alberga in lui; e se egli non ?? casto, lo suo peccato non fa niuno male a l'altre genti; anzi puote essere per le buone opere ch'egli fa, raccatter?? lo suo peccato. E per?? diciamo noi che le buone opere sanza castit?? vagliono meglio che castit?? sanza buone opere.

(814) Quelli che fanno le male opere, e uccidono le genti, e ingannano e rubano e uccidono e furano, quelli sono ispergiuri; e quelli che non conoscono loro creatore, et quelli che non fanno suoi comandamenti, ke fanno le male opere per molte maniere; tali gente, che castitade possono avere in loro, quando elli non ??nno pietade d'altra creatura? Quando cotali opere rie fanno, tali gente non ??nno la castitade in loro per Dio, anzi l'??nno per le cose avanti nominate C. R. 1.

Cap. CXLVIII.

Lo re domanda: di che vengono gli tremuoti? Sidrac risponde:

I tremuoti avengono per l'acque che corrono fortemente sotterra, e fanno grandi marosi, e gittano grandi venti del loro incontrare. Che l'aria si serra e si raguna in tane, che sono sotto terra, e per lo suo grande serramento (815) e per la sua grande forza ella crolla la terra, e falla rimutare, e criepa. E 'l vento e l'aire escie tutto di fuori, l?? ove la terra ?? frale; e al suo uscire abatte e confonde (816) tutto ci?? che sopra v'?? fondato; e l?? ove la terra ?? forte, ella triema sanza altro fare (817).

(815) raunamento C. R. 2.

(816) confund C. F. R. ??? Confondre, confundre, oltre confondere, vuole anche dire rovinare, distruggere.

(817) ???Onde volendo noi cercare la cagione, che fa tremare la terra, troviamo una ventosit?? che s'ingenera nel ventre delle terra.... E gi?? avemo trovati forati nella terra, che continovamente n'uscia fuori lo vento..... E in quelle contrade erano bagni: onde, entrando lo calore del sole entro per lo corpo, lo quale ha a risolvere l'umidit?? in vapore, risolve l'umidit?? della terra e diventane vapore ventoso, lo quale ?? racchiuso nella concavit?? della terra..... onde, non potendovi istare, combatte colla terra per uscire fuori; e se truova la terra dura e soda, levata su e gi??, e falla tremare, e insolliscela ed escene fuori; e se la truova arenosa e solla, escene fuori sanza tremuoto.??? Ristoro d'Arezzo, Compos. del Mondo, VII, iv., 7.

Cap. CXLIX.

Lo re domanda: le piante perch?? mutano lo loro segno e fannoli contro? Sidrac risponde (818):

Iddio ?? stabilito che tre volte aver??: le prima ?? venuta, e le due averranno. L'una fue per l'avenimento del diluvio, che tutto il mondo dovea perire. L'altra sar?? quando il figliuolo di Dio sar?? crocifisso e morto: questa sar?? molto grande e molto iscura, e bene dee essere, per la morte di cos?? grandissimo signore, come il figliuolo di Dio sar??. L'altra sar?? quando lo falso profeta nascier??, lo quale tutto il mondo divorer??. Questi tre sono naturali. Gli altri che sono stati e saranno, sono per la ragione del sole e della luna e della terra; ch?? la scurit?? della luna aviene per la terra, e quando ella toglie lo chiarore del sole. La luna e 'l sole vanno per una via, ciascuno nel suo cerchio; e quando aviene che la terra tolga lo chiarore del sole, si conviene che la luna iscuri, perch?? la luna non luce per s??, anzi per lo chiarore del sole che fiede in lei; e se lo splendore non vedesse, la luna giammai non lucerebbe; che la luna ?? come uno specchio, che niuno chiarore non rende. Quando lo fermamento fa lo suo torno, e lo sole intornea lo mondo, si comincia la terra a t??rre lo chiarore del sole alla luna, a poco a poco; siccome voi vedete che la luna rischiara a poco a poco. E ci?? aviene per la terra, che li ombra (819) lo splendore del sole. Quando la luna ?? tutta coperta per la terra, ch'ella ?? tolto lo chiarore del sole al volgere del fermamento, lo sole iscuopre della terra parte, e la luna perde l'onbra della terra; e allora lo sprendore del sole la comincia a fedire, a poco a poco, tanto che la luna ?? tutto ricovero (820) la sua luce. La luna perde per lo sole lo suo lume, a poco a poco, dall'una parte, e dall'altra lo ricovera simigliantemente, a l'uscire del sole (821). E simigliantemente aviene del chiarore del sole, quando la stagione ?? che il sole va per la via della luna; e egli medesimo viene sopra lei; ella fa ombra alla terra, e toglie lo chiarore del sole, tanto che egli avr?? passato dall'altra parte, per lo movimento del fermamento; e si discuopre dall'altra parte, a quella medesima ragione che la terra toglie lo chiarore del sole alla luna. E quando la luna rende lo suo chiarore, quelli che non la veggono, si ??nno notte, perch?? non ??nno lo chiarore del sole. Quando lo sole fa lo suo chiarore, quelli che vegiono, si ??nno giorno, ch'egli ??nno lo suo chiarore. Allora quando noi vegiamo lo suo chiarore, l'altre genti nollo veggiono; quando noi nollo veggiamo, e quelli lo veggono.

(818) Questo capitolo tanto nel C. F. R. che nel T. F. P. ?? intitolato: Les esclips de quoy vienent? E questo pare che abbia da essere il vero titolo di esso.

(819) Ombrer, ant. fr., ha ancora il significato di coprire. Il testo prov. del Sidrac: esdeve escura per la terra que lhi enombra la resplandor del solelh. ??? Ombrare in questo senso manca alla Crusca.

(820) ??e ricoverata C. R. 2.

(821) Aussi comme le solail se couvre de la terre de l'une part a son passer, et se decouvre a son yssir de l'autre part C. F. R.

Cap. CL.

Lo re domanda: le stelle che vanno per l'aria, vanno elleno, e come cagiono elle? Sidrac risponde:

Lo chiarore che voi vedete andare per l'aria non sono gi?? istelle, anzi sono tre cose: l'una ?? lo vento, che corre per l'aria (822); la seconda si ?? l'umidore che la terra sospira (823), che egli monta in alto ne l'aria, nello grande calore che la terra getta, e quando egli sente l'aria, egli ischianta. La terza si sono gli angioli, che di cielo sono abattuti, siccome a Dio piacque; ch?? quando lo suo comandamento fue ch'eglino non cadessono pi??, in quello punto dimor?? ciascuno in quello luogo l?? ove egli era. Quelli che nell'aria furono traboccati, dimorarono nell'aria; e alcuna volta vogliono per loro ingegno (824) agrappare al fermamento; e gli angeli di Dio gli fediscono di fuoco, e buttano in inferno, l?? ove gli altri sono. E quello fuoco che caccia (825) nel nabisso dello 'nferno, si dimostra a noi i modi di stelle (826). Simigliantemente avengono quelle cose cos?? di giorno come di notte; ma per lo chiarore del sole non si possono vedere.

(822) ???Quod in nocte videntur stellae cadere, non sunt stellae, sed igniculi a flatu ventorum ab aethere in aerem tracti, etc.??? Imago mundi, c. 50.

(823) Per esala.

(824) par lor engin C. F. R.

(825) chi les eschaufe C. F. R. ??? Forse eschaufe fu tradotto per caccia? Anche il C. R. 2. ha: cacciano.

(826) si dimostra a noi in modo di stelle C. R. 2.

Cap. CLI.

Lo re domanda: quanti cieli sono? Sidrac risponde:

Tre cieli sono: l'uno ?? quello che noi vegiamo, che intorno di noi torna, e si ?? del colore dell'azzurro, e si ?? lo primo fermamento, e si ?? corporale. Lo secondo si ?? quello ove i buoni saranno, l?? ove gli angeli sono, e si ?? ispirituale, e si ?? alla simiglianza di cristallo. Lo terzo si ?? quello ove Idio ??; e ?? di simiglianza d'oro. E ciascuno di questi cieli ?? di lungi l'uno dall'altro, come la terra infino al primo cielo. Ma egli si nominano VII cieli per la substanzia di VII pianeti.

Cap. CLII.

Lo re domanda: quanto ?? alto lo cielo da terra? Sidrac risponde:

Lo cielo ?? tanto alto dalla terra, che, una pietra fosse al cielo, che pesasse quanto una macina da mulino, si penerebe a cadere pi?? di cento anni, anzi che ella fosse quagi??, ove noi siamo. E si ?? cos?? presso lo cielo dalla terra, agli buoni, e agli angeli (827), che cos?? spesse volte vi montano e asciendono, come l'uomo chiuderebe gli occhi e aprirebbe; questo ?? per la volont?? di Dio.

(827) as bons chi monteront et as angles qui souvent montent et descendent C. F. R.

Cap. CLIII.

Lo re domanda: di quale virt?? ?? il fermamento? Sidrac risponde:

La virt?? del fermamento ?? maggiore che nullo uomo del mondo non potrebe contare. Egli ?? fatto ritondo, come una ruota che testa n?? coda non ??; e non fina tuttavia di volgersi intorno lo mondo. E se egli posasse del suo torno, e non torneasse lo mondo, niuno uomo e niuna femmina e niuno pescie andare n?? mutare non si potrebbe, anzi sarebono come morti; che Dio l'?? fatto bene ordinatamente in quella maniera e in quello modo, che bisogna al mondo e alla gente. Per lo suo torno tutte le gienti vivono.

Cap. CLIV.

Lo re domanda se le pianete e le stelle sono di gran virtute (828). Sidrac risponde:

Le pianete e stelle sono di grande virtude. Le sette pianete fanno nasciere tutte l'erbe del mondo e tutti i frutti della terra. Le pianete governano, per volont?? di Dio, la terra e l'acque e' venti e le genti e le bestie e gli uccelli e' pesci e tutte l'altre cose che ci sono; e s?? si stabiliscono per lo loro torno le cose tenporali e le corporali. Elle sono sette pianete: la prima si chiama Saturno, che ?? di sopra e pi?? forte, e ?? maggiore che l'altre; e ciascuno (829) segno istae due anni e mezo; e si ?? pianeta di podere e di possanza. E quelli che sono nati in quella pianeta, quando elli comincia ad abassare, elli abassano di podere e di forza; quando egli regna, egli regnano nelle loro ricchezze e in bene. Ella (830) regnia in XXX anni una volta; e regnia in uno segno che si chiama libra, e s'abassa in un altro che si chiama aries. La seconda pianeta si chiama Juppiter. Pianeta ?? di riccheza e d'avere e di mercatantia e di senno e di savere e di buono lodo tra le genti; e si torna li XII segni, e ciascuno segno dimora VII anni. Quelli ch'?? nato in quella pianeta, in capo di XII anni, egli ?? nel meglio di suo punto. Ella regna in uno segno ch'?? nome chancer, e s'abassa in un altro che si chiama chapricorno. La terza pianeta ?? nome Mars. Quelli che ?? nato in quella pianeta, in uno anno e trentatr?? giorni si pu?? canbiare lo suo fatto (831) e la sua volont??. Ella regnia in uno segnio che ?? nome capricorno, e s'abassa in un altro che ?? nome chancer. La quarta pianeta ?? nome Sole: pianeta ?? di grandi fatti di re e di signori e di podere; e governa la terra; e passa per li XII segni; in ciascuno segno dimora uno mese. Quelli che ?? nato in questa pianeta, ciascuno d?? si puote canbiare lo suo fatto e di sua volont??. E regna in uno segno che ?? nome aries, e s'abassa in un altro che ?? nome libra. La quinta pianeta ?? nome Venus. Questa ?? pianeta d'amore e di sollazzo e d'allegrezza. Quelli che in questa pianeta nascier??, di vano cuore e di frale sar??. In trecento trentatr?? giorni si pu?? cambiare lo suo fatto e le sue volontadi e le sue cogitazioni. Ella passa li XII segni, e in ciascuno segno dimora XXXIII giorni; e si regna in uno segno che ?? nome piscies, e s'abassa in un altro che ?? nome gemini. La sesta pianeta ?? nome Mercurio: pianeta ?? d'arte e d'inframmettersi in tutte cose; e passa li XII segni, e dimora in ciascuno segnio XXII giorni. Quelli ch'?? nato in questa pianeta, in centotr?? giorni si puote canbiare lo suo fatto e la sua volont??. Ella regna in uno segno ch'?? nome virgo, e s'abassa in un altro ch'?? nome pisce. La settima pianeta si ?? nome Luna: pianeta ?? d'acque e di viaggi e di leggierezza (832); e si passa gli XII segni, e in ciascuno segno dimora II giorni e terzo. Quelli che ?? nato in questa pianeta, in uno mese si pu?? canbiare lo suo fatto e la sua volont??. Ella regna in uno segno ch'?? nome taurus, e s'abassa in un altro segno ch'?? nome iscorpio. Non intendere nimica che questo avenga alla persona, quando la pianeta ?? in quello segno; anzi averr?? quando la pianeta comincia a regnare: la persona avr?? grande bene in sua vita; quando ella ?? nata nel suo abassamento, la persona avr?? tribolazione. E s'ella ?? nata in altro punto, la persona sar?? d'altra qualit??, secondo l'ora ch'ella ?? nata; non gi?? secondo l'ora solamente, anzi secondo l'ora e il punto in che ser?? nato, e secondo lo sguardamento de' segni, che saranno incontro a quella pianeta, in quella ora e in quel punto. Lo giorno e la notte si ?? XXIIII ore, e ciascuna ora ?? mille ottanta punti, che fanno 25920 punti; moltiplicando XXIIII vie MLXXX punti (833), cotante creature possono essere nate per l'universo mondo, e ciascuno giorno e in ciascuno punto, e cotante persone. Bene puote essere che non si somigli l'una l'altra; e se alcune si somigliano di tutte cose, non puote essere che alcuna differenza non sia tra loro, o dei loro corpi, o delle loro qualitadi e del loro podere, ch?? pi?? sono le diferenze che i punti di XXIIII ore. E perci?? conviene che abbia tra loro alcuna differenzia, se non sono nati in uno punto. E tutto questo ?? per la volont?? di Dio, che degn?? di stabilire lo fermamento e le sette pianete, e i segni e l'ore e i punti del giorno e della notte. E di ci?? potete voi vedere apertamente, delle cose visibili. Voi vedete lo sole cresciere l'erbe, e nodriscie gli frutti; e della luna apertamente: quando ella crescie, l'acque crescono e il sangue dell'uomo; e quando ella menoma, altress?? si menomano le sue altre vertudi, che le aluminano lo mondo, l'una di giorno e l'altra di notte. E si ??nno l'altre pianete le loro vertudi, che molto sono grandi. A chi le volesse contare, le vertudi delle VII pianete, assai avrebe a contare, che nulla di loro non manca lo stabilimento che Iddio ?? loro donato (834); e tutte le nature per lei passano, siccome ?? stabilito (835). E tutte l'altre stelle ??nno molto grande vert??, ch'elle alluminano lo cielo, e rendono chiarore in terra; e di questo vi potete voi chiaramente avedere, quando la luna non luce, e l'aria ?? chiara e cilestra, e ciascuno puote andare d'ogni parte, e vedere, per lo chiarore delle stelle, in terra. E non v'?? niuna pianeta che non sia magiore di tutto lo mondo, salvo Venus e Mercurio e Luna.

(828) Abbiamo preferito il titolo del C. R. 2., essendo evidentemente errato quello del C. L., che dice: Lo re domanda di quante maniere d'aquie (sic) e di quante pianete.

(829) en chascun C. F. R.

(830) Intendi la pianeta.

(831) lo suo stato C. R. 2.

(832) leggiere C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2., sulla scorta del C. F. R.

(833) Cos?? il C. R. 2. ??? Nel C. L.: Lo giorno e la notte si ?? XXIIII punti che fanno XXV miglia e VIIII XX.

(834) car nulle d'eles ne forvee (sic) l'establissement che Deus li a done C. F. R. ??? Paragona forvee al signif. di forvoier.

(835) Non sappiamo che senso possano avere queste parole. ??? Il C. R. 2. ha: et tucte le nature loro si passano si come ?? stabilito. ??? E forse potrebbesi meno difficilmente spiegare questa seconda lezione, pensando al significato che nell'antico franc. ha il vb. passer, di se comporter. ??? Per?? il C. F. R. ha invece: toutes les nativites par elles passent, enci com Dieu l'a establi. ??? E questo potrebbe intendersi che i pianeti influiscono sulle nascite.

Cap. CLV.

Lo re domanda: di che maniere sono l'acque? Sidrac risponde:

Di pi?? maniere sono l'acque. Prima ?? lo mare, che ?? insalato, onde tutte acque escono. Anche ci ?? fontane che si canbiano, e surgono la settimana quattro giorni, e li III stanno chete (836). Uno fiume ?? che tutta la settimana corre, e il sabato non si muta (837). Un altro fiume ?? nel levante, che di notte ?? ghiacciato e di giorno corre. Altre fontane ??e, nell'isole di mare d'India, che ?? s?? spessa l'acqua, che, chi la mettesse in uno drappo, non si potrebbe colare; e ?? s?? calda, che se l'uomo vi gittasse rame dentro, egli arderebe come il fuoco; e s?? non si potrebe ispegnere se non con orina. Una fontana v'??, che surge acqua nera, che l'uomo fa di lei fuoco volante, che molto arde. Altre fonti v'??, che guariscono e saldano le ferite. Altre fontane v'??, che quando l'uomo bee di loro, elle rendono memoria; e altre v'?? che fanno dimenticare; e altre che fanno giacere l'uomo colla femina ispesse volte; e altre v'?? che fanno portare figliuoli alle femine che sono sterili; e altre che fanno sterili le femmine. E altre v'?? che fanno dare a' ferri buone tenpere e dure; e altre v'?? che fanno buoni colori. E fiumi v'?? che fanno nere le pecore, e sono ispesse l'acque, che nullo non vi puote passare, n?? pesci notare. Altre fontane v'?? di diverse maniere, che tropo sarebe lungo a raccontarle (838).

(836) Mancano alcune parole al nostro e al C. R. 2. ??? Ecco la lez. del C. F. R.: Il y a fontaines che IIII fois l'an cangent lor color: premier noire, apres sanguine, et puis troble, clere, fine. Il y a fontaines che IIII fois la semaine sordent IIII jors, et les III se tienent coyes. ??? Sordent da sordre, jaillir; che ha comune con sorgere il significato e l'etimologia nel lat. assurgere. ??? Stanno chete non ?? ben tradotto. Il testo dice se tienent coies, che vuol dire si nascondono, non si mostrano; e sta in relazione col sordent.

(837) Per muoversi. ??? Nel C. F. R.: ne curt point.

(838) Il C. F. R. ha di pi??: Il y a autres fointanes chaudes, chi aveuglent la gens. Il y a une grant fontaine, chi est toute coye, et chant l'on fait aucun solas entor elle, et sont des strument, et corre com I flum. Il y a autres fointanes chi sunt mult perilloses: chi enteroit dedens, ne poroit iemais issir che mort. Il y a autres fointanes chaudes, autres froides, autres ameres, autres salees; et tout ce est par la nature de la terre; et devient de celle meyme nature. Et toute ce est la volente de Deu.

Cap. CLVI.

Lo re domanda: quanti mari sono? Sidrac risponde:

Tre mari sono: l'uno si ?? lo mare borre (839), che intornea la terra, e si ?? salato, cos?? come voi vedete. Lo secondo si ?? lo mare nero, che niuno uomo non vi potrebe andare entro. Lo terzo ?? lo mare puzolente, che niuno uomo non vi potrebe entrare entro, che non morisse incontanente. Cos?? come lo mare orrebe (840) intornea la terra, simigliante lo mare puzolente intornea lo mare nero. E tutto questo ?? istabilito Iddio.

(839) bocave C. R. 2. ??? botee C. F. R. ??? betee T. F. P.

(840) bactee C. R. 2. ??? boutee C. F. R. ??? betee T. F. P.

Cap. CLVII.

Lo re domanda: perch?? fecie Idio ritondo il mondo (841)? Sidrac risponde:

Per tre cose: l'una per significanza di s?? medesimo, che non ebbe incominciamento n?? fine. L'altra per sua gloria e per sostenere tutte le cose. L'altra per lo torno del fermamento, che non fina di torneare per tutto il mondo (842), siccome Idio l'?? istabilito.

(841) Manca ritondo al C. L. ??? L'abb. agg. dal C. R. 2.

(842) Correggi, col C. F. R.: entor le monde.

Cap. CLVIII.

Lo re domanda: perch?? fece Idio lo sole caldo e la luna fredda? Sidrac risponde:

Se il sole non fosse caldo e la luna fredda, niuno uomo vivere non potrebbe, n?? la terra niuno frutto non renderebbe; ch?? Idio per la sua potenzia l'?? bene istabilito e ordinato, siccome al mondo bisognia. Lo sole iscalda la terra, e fa vivere le creature, e fa nasciere i frutti della terra; e tutto questo aviene per lo suo calore. E se quello calore fosse di giorno e di notte, le genti e l'altre creature afogherebono, e l'erbe seccherebono. Ma di notte viene lo freddo della luna e dell'aria, e tenpera quella calura, e rende umidore, e cos?? gli nudriscie, e fa vivere e cresciere. E se lo freddo della luna fosse tuttavia (843), e 'l calore del sole non fosse, la gente e l'altre criature vivere non potrebbono. Se non fosse lo calore del sole e lo freddore della luna, lo mondo essere n?? vivere non potrebbe.

(843) tout jors C. F. R.

Cap. CLIX.

Lo re domanda: quale ?? la maggiore cosa che sia? Sidrac risponde:

La misericordia di Dio ?? la magiore cosa che sia, n?? che fu, n?? che sar??; ch?? nullo cuore non potrebbe pensare, n?? lingua dire la grandeza della misericordia di Dio, a quelli che la cheggiono e che la disidirano d'avere. Ella ?? magiore che le granella della rena e le gocciole dell'acqua del mare e le foglie degli alberi: ?? magiore di tutte (844).

(844) di tutte le cose del mondo C. R. 2.

Cap. CLX.

Lo re domanda: quale ?? pi?? o la rena della terra o le candelle (845) del mare? Sidrac risponde:

La rena ?? pi?? assai che le candelle del mare. Una pugnata di rena sarebe grande quantit?? di candelle d'acqua, che molto sono pi?? minute le rene che le candelle dell'acqua. Ella non puote essere nulla parte che l'acqua non sia sopra terra e sopra rena; e la rena sostiene molte parti del mondo. La rena dura molte giornate, e s?? non v'?? candella d'acqua. Lo mare non puote essere tanto profondo, che la rena e la terra non vi sia; ch?? tutta l'acqua del mondo si ?? posta sopra terra e sopra rena. E alcuna volta l'uomo cava la terra, e truova l'acqua sopra rocca; ma la rocca ?? posta sopra terra; e questa ?? ragione per la minutezza della rena, e perch?? in molte parti ?? rena, ove non ci ?? acqua. E la rena ?? pi?? che le candelle dell'acqua.

(845) Candelle ?? ripetuto tante volte nel Cod. che noi non sapremmo qualificarlo per errore. D'altra parte il C. F. R. ha sempre goutes, e il C. R. 2. sempre gocciole. Ed ?? evidente che candelle ha da avere appunto questo significato. Ma come e perch??? Per un momento ci parve di potere supporre che invece di candelle fosse da leggere canelle; e che trovandosi nel latino barbaro guttarium per canalis, il traduttore, per una strana confusione d'idea e di parola, avesse scritte canella per gutta, gocciola. Appresso credemmo di essere sulla via per ispiegare le candelle, considerando come questo vocabolo abbia riferimento ad acqua, ne' dialetti di varie citt?? d'Italia; come ad es. nel milanese cand??la, e nel bresciano candela, rigagnolo, piccolo rivo artificiale. Ma dobbiamo pur confessare che n?? l'una n?? l'altra di queste spiegazioni, dopo pi?? matura riflessione, ci sodisfecero. Neppure sapendo che il provenzale ha cadenel, canale, rivo; dal quale forse potrebbe non esser difficile passare a candel, candella per onda. ??? Altri potrebbe per avventura supporre che avesse a leggersi ondelle, come gi?? si disse ondetta e ondicella.

Cap. CLXI.

Lo re domanda: potrebbe l'uomo contare l'onde del mare o la rena della terra? Sidrac risponde:

Se il mondo fosse magiore mille volte, e fosse terra tutta ferma, e che durasse mille anni e fosse molto atticciato (846); lo giorno e la notte sono XXIIII ore, e ciascuna ora sono mille ottanta punti, e di (847) ciascuno punto nascieranno mille volte mille uomini e altrettante femine; e fossono tutti pilosi, e per ciascuno pelo avesse mille volte candelle di mare (848), le candelle dell'acqua sono pi?? che questo numero, e la rena della terra ?? pi?? che le candelle del mare, e la misericordia di Dio ?? magiore che l'una e che l'altra, e pi?? che tutte le cose che al mondo sono, e che sono state o che saranno, a quelli che la disiderano d'avere.

(846) abitato C. R. 2. ??? habitees mout durement C. F. R. ??? habitees de grant multitude de gens T. F. P.

(847) a C. R. 2.

(848) mille volte mille gocciole di mare C. R. 2.

Cap. CLXII.

Lo re domanda: quante stelle sono in cielo? Sidrac risponde:

Se tutte l'acque fossono terra ferma, e l'una e l'altra fossono molto abitate da gente, e tutti quelli che sono morti e nasceranno e che sono, fossono in numero (849), le stelle sarebono pi??; ch?? per l'altezza del fermamento e per la sua ampiezza le stelle non si possono tutte vedere; che gli nuvoli s'abassano e gli altri innalzano; e per?? le stelle sono pi?? assai; ch?? la vista dell'uomo, ched ?? s?? tagliente (850), non puote tutte le stelle vedere. Lo fermamento, che ?? cos?? grande, e ?? tutto alluminato dalle stelle, si risprende, come voi vedete e pi??; ma per lo suo torneare, l'uomo nolle puote vedere tutte (851), ch?? l'una disciende e l'altra monta, all'ore e a' punti dello giorno e della notte, cos?? come Idio l'?? comandato; che gi?? non posano e non cessano, e fanno loro torno per lo movimento del fermamento.

(849) in uno numero C. R. 2.

(850) la viste de l'home chi est si trenchant C. F. R. ??? Non trovo es. nell'ant. fr. di trenchant agg. a vista; come neppure di tagliente in ital. ??? Il T. F. P. ha: s?? penetrative.

(851) Manca al C. L.: l'uomo nolle puote vedere tutte. ??? L'abb. agg. dal C. R. 2.

Cap. CLXIII.

Lo re domanda: quanti angeli cre?? Idio, e quanti furono quelli che caddono, e quanti no dimorano in cielo? Sidrac risponde:

Idio, per la sua santisima misericordia e per lo suo piacere, cre?? nove ordini d'angeli, che sono molto grande numero; e tutti rendono grazie e lodo a Dio lo padre onipotente. E di questi VIIII ordini, ne trabocc?? una parte, per lo loro orgoglio. Altrettanti sono quelli che ubidettono, come la met?? della gente (852). E tutti quelli che sono morti e che nascieranno e che sono nati al mondo, si porranno a sedere in quelle sedie. Quando gli nove ordini saranno conpiuti, per quegli che traboccarono, il mondo finir??, e sar?? alla volont?? di Dio. Non intendere mica che tutti quelli che sono nati e nascieranno, monteranno in cielo, alle dette sedie; ma monteranno quelli che degni ne saranno, e quelli che lo comandamento di Dio faranno, e quelli che per lo loro servigio lo serviranno. Gloria e gioia e allegrezza non fallir?? loro.

(852) la moitie des gens dou monde C. F. R.

Cap. CLXIV.

Lo re domanda: quali sono pi?? o le genti o le bestie o gli uccegli o' pesci? Sidrac risponde:

Le genti ?? fatte Idio assai meno che le bestie; che per ciascuna persona del mondo, sono pi?? di cento bestie, sanza i vermini; e per ciascuna bestia che ?? al mondo, sono pi?? di mille uccielli e pi??; e per ciascuno uccello, ??e mille pesci e pi?? in mare. Questi sono quelli che Idio ?? fatti pi?? di nulla creatura movibile; e tutto questo ?? la sua volont?? e lo suo comandamento.

Cap. CLXV.

Lo re domanda: Iddio ch'?? tutto possente perch?? non fece altre creature che vermini e bestie o uccielli o pesci? Sidrac risponde:

Idio per la sua potenza fece bene e ordinatamente a ragione ci?? che egli fece; e fece al mondo quattro alimenti, e di quattro conpressioni, di caldo e di secco di freddo e d'umido; e si fece all'uomo corpo di terra, e alla bestia corpo d'aria (853), e a' pesci corpo d'acqua. E se egli avesse fatto corpo di terra, cos?? come agli uomini, egli risusciterebono al d?? del giudicio, altress?? come l'uomo; ma perch?? non ??nno corpo di terra, diventano nulla (854). Lo pi?? dilettevole luogo del mondo si ?? col??, l?? ove il cuore ist??e, e ?? volont?? d'essere; che se uno fosse nella pi?? bella piazza del mondo, e avesse quello che mestiere gli fosse, e egli amasse altro luogo, quella bella piazza gli parebe nulla, inverso l'amore ch'egli avrebbe in altra parte (855), conciosia cosa ch'elli fosse laido; e se elli fosse la pi?? brutta piazza del mondo, e egli amasse quello luogo, e' gli parrebbe il pi?? dilettevole luogo del mondo. E perci?? diciamo noi che lo pi?? dilettevole luogo del mondo si ?? l?? dove l'uomo ama e disidera.

(853) et as oisiaus si fist cors de l'air C. F. R.

(854) Qui nel C. F. R. e nel T. F. P. comincia un altro Cap., intitolato: Le quel est le plus deletable leu de monde?

(855) leu C. F. R.

Cap. CLXVI.

Lo re domanda: quale ?? pi?? ardito o quelli che va di notte o quegli che va di giorno? Sidrac risponde:

Quegli che va per pericoloso luogo, e' va di giorno per la sua grande prodezza (856), come quelli che ?? grande coraggio di s?? difendere dal suo nimico. Quelli che vae di notte, vae con grande paura, e non ?? uomo da difendersi da un altro, e va come ladrone. Gente sono che non dottano uomo n?? bestia, e si non osano andare di notte, per paura d'onbra; e ci?? loro aviene di difalta di cuore. Altra gente sono, che si chiamano codardi, e sono vantatori (857); e lo giorno vanno saviamente tra la gente, e la notte si devisano (858), e vanno per le ville, come arditi, perch?? sono sicuri non saranno conosciuti. Ma le genti che li veggiono, credono che sieno alcuni valenti uomini. E per questa sicuranza vanno di notte facendo il male. Sapiate che quelli sono vili e codardi, che si devisano per parere altra gente.

(856) Celui chi vait en perilous leu et vait de jor, cil vait par sa grant proesse C. F. R.

(857) boubansors C. F. R., per boubancier.

(858) se desguisent C. F. R., che vuol dire sortir de la guise, se transformer. ??? Devisarsi ?? traduzione letterale del vb. fr.; ma pu?? piacere, ad esprimere il cangiare di viso, di apparenza, di abito, invece di travisarsi.

Cap. CLXVII.

Lo re domanda: quale ?? maggiore prodezza o quella di citt?? o quella de' boschi? Sidrac risponde:

Prodezza di citt?? non ?? gi?? chiamata (859), ch'ella non ?? prodezza, anzi ?? follia e stoltezza. E' pigliano sicurt?? dalla gente. Che molti sono quelli che, quando ??nno parole con altrui, egli lo vogliono asalire tra l'altra gente; e quelli che sono asaliti, sono pi?? valenti e pi?? arditi; e si non si vogliono muovere contra di loro. E quelli che asaliscono lo fanno per tre cose: la prima, ?? per grande follia; la seconda, per sicurt?? delle genti che si metteranno in mezo, e non lascieranno acostare; la terza, quando egli ??nno troppo bevuto, e lo cervello loro ?? tutto smoto (860) di vino. E lo valente che ?? asalito, lascia lo mal fare per tre cose: la prima, che egli ?? paura di mal fare; la seconda, ch'egli dotta la signoria, ch?? tutti i valenti uomini dottano la signoria (861); la terza, dottano l'onta di non perdere lo suo, e per?? non si vuole egli muovere. Ma se amenduni fossono alla foresta, lo valente della citt?? non avrebe ardimento di farlo; ch?? l?? non troverebe egli chi lo tenesse; e lo prod'uomo del bosco non temerebbe onta n?? signoria n?? di perdere lo suo, e tosto l'ucciderebbe. E se gli due s'incontrano insieme, lo prode uomo del bosco si difende valorosamente; e lo prode uomo della citt??, che spesse volte fanno le stampite (862) tra la gente, non oserebbe dimorare nella piazza, anzi fugirebe nel canpo. E per?? diciamo noi che la prodeza del bosco ?? detta prodeza, e quella della citt?? ?? detta follia.

(859) ne est mie apelee proesse C. F. R.

(860) Traduz. letterale del franc. esmeue, dal vb. esmaier, commosso, turbato, alterato.

(861) car tout home la doit douter C. F. R.

(862) estampie C. F. R. ??? bombans T. F. P. ??? Pare che qui stampita abbia da intendersi per vantazione, millanteria. Trovasi questa parola nel provenzale, ove ebbe anche il significato di disputa, rumore. E nel nostro esempio potrebbe intendersi che chi fa chiasso, rumore, quando ?? in mezzo a molta gente, fugge poi se si accorge che vi sia pericolo di trovarsi solo di fronte al proprio avversario. ??? Cf. Gachet, Gloss. du Chev. au Cygne, a Estampiez. Il Gherardini reca un esempio di stampita per chiacchierata; e questo pure potrebbe adattarsi al caso nostro. ??? Vogliamo anche notare che il mod. spagn. ha: estampida, che significa il rumore del colpo di un fucile o di un cannone.

Cap. CLXVIII.

Lo re domanda: dee l'uomo rinproverare l'uno all'altro o di povert?? o di ricchezza o di malizie o di malvagit?? di sua moglie, o d'altre cose? Sidrac risponde:

L'uomo non dee rinproverare l'uno all'altro di nulla cosa; che se tu gli rimproveri malizie, quelli che le d??, lui le potrebe bene dare a te (863). E se tu gli rinproveri della follia di sua moglie, egli potr?? bene essere che altrettale averr?? ad te. E se tu gli rinproveri d'altre cose, lo somigliante puote avenire a te. E per?? niuno dee rinproverare altrui, ch?? niuno ?? che sapia che avenire gli dee.

(863) car si tu li reproches de maladie, cil chi li dona la maladie puet bien doner a toy C. F. R.

Cap. CLXIX.

Lo re domanda: dee l'uomo portare e fare onore a tutta gente (864)? Sidrac risponde:

Si bene, ma nulla anima del mondo lo potrebe fare a piacere con suo prode e con suo onore. L'uomo lo dee fare, conciosia cosa che tu non dei del tutto loro (865). Fa' loro bella cera e bello senbiante e buono conforto e buono consiglio; in questo modo potrai fare a piacere a uno e a uno altro con tuo prode e con tuo onore; e si avrai grado dalle genti, e sarai amato e pregiato, e tenuto per buono tra la gente.

(864) doit l'om porter honor et faire a plaisir de toutes gens? C. F. R.

(865) A rettificare questa prima parte del presente cap., poich?? non pu?? giovare il C. R. 2., sar?? utile riferire la lez. del T. F. P.: Ouy bien, qui le poutroit faire; mais nulle personne ne le pourroit faire que Dieu. A ceulx a qui tu en pourras bien faire plaisir en ton honneur, ja soit ce que tu leur donne du tien, fais le vouluntiers. Et ceulx que tu ne pourras servir du tien, sers les de belles paroles et beau semblant, ec.

Cap. CLXX.

Lo re domanda: dee l'uomo dimenticare quelli che gli hanno fatto onore? Sidrac risponde:

Non gi?? dimenticare nol dee, conciosia cosa che 'l servigio sia piccolo; a niuno tenpo lo dei dimenticare. E chi grado e piacere mi fa, egli mi d?? assai del suo; e per?? dee portare l'uomo amore e reverenza e benevoglienza a quelli che l'??nno servito; e lui dee aiutare al suo podere, se bisogno ??e, che lo buono guidardone dee l'uomo fare contra colui che servigio gli ?? fatto. E lo servigio che l'omo fa a quelli che l'omo non ?? tenuto, quello cotale (866) de' essere pi?? gradito, che se l'uomo lo dee fare. E per?? non dee l'uomo dimenticare lo servigio che gli ?? fatto, a nullo giorno.

(866) Abb. corr. col C. R. 2. ??? Nel C. L.: dee l'uomo fare contra essere pi?? gradito, ec.

Cap. CLXXI.

Lo re domanda: come si puote l'uomo tenere dalla sua grande volont??? Sidrac risponde: (867)

S??, bene e legiermente, quando egli ?? di quella volont??. E egli dee pensare allo suo criatore, e cos?? come egli lo degn?? creare alla sua simiglianza; e perci?? non si dee lordare; ma onorare e nettamente guardare, per amore di quelli che lo degn?? fare alla sua simiglianza. E si dee pensare come egli dee morire, e venire in nulla; e l'anima di lui ricevere tali guidardoni, come avr?? servito in quello corpo, fia bene o fia male, secondo le sue opere. E in questi pensieri gli passer?? questa volont??. Si lo re desse a uno uomo la sua roba, che la si dovesse vestire per lo suo amore, sapiate che quello uomo la si vestirebbe a grande onore, e la guarderebe nettamente, e sarebe molto innorato dalla gente, quando egli la si vestisse. Bene dobiamo noi essere pi?? innorati e meglio guardare la somiglianza che Idio ci ?? vestiti, che ?? della sua propia, e pi?? caramente che una roba d'uno cotale uomo, chente noi siamo, tutto fosse egli re. Che se tu non pensi in quella volont?? per lei medesima passer??, se tu lasci nolla gratiare di fatti n?? di pensieri (868); ch'ella ?? altress?? come lo fuoco: chi pi?? vi mette pi?? arde; e per la sofferenza (869) e per gli buoni pensieri, leggiermente passer??. E tanto quanto l'uomo pi?? soffera, pi?? vorr?? sofferire; e tanto quanto l'uomo pi?? l'usa, e pi?? lo vorr?? usare. E uno fuoco che fa dannaggio, l'uomo lo dee ispegnere, e s?? amortare nell'acqua, che giammai dannaggio non gli faccia. Simigliantemente dee l'uomo fare della luxuria; ch?? la luxuria ?? pericoloso fuoco, e fa molto grande dannaggio al corpo e all'anima. L'uomo la dee amortare e ispegnere tuttavia.

(867) Le roy demande: ce peut l'om tenir de luxurie, chant l'om est de volonte? C. F. R.

(868) Riferiremo prima la lez. del T. F. P.: Ainsi donc quant l'homme entre en ceste voulunte de luxure, et en luy mesmes il pensera les choses dessusdictes, bien legierement se passera y celle voulunte; mais qu'il la delaisse et qu'il ne la nourrisse point ne de faiet ne de pensee. ??? Ecco ora la lez. del C. F. R.: car se tu penses en celle volunte, elle passera par celle meesme volunte, se tu la laisses et ne la graees ne de faites ne de pencees. ??? Se tu la laisses (laisser ant. fr., quitter) ?? stato trad., come vedesi, se tu lasci. ??? Et ne la graees (graer ant. fr., gratiaer), ?? stato trad. nolla gratiare. ??? Il nostro periodo potrebbe intendersi cos??: se tu stabilisci, se sei fermo di non far grazie, di non fare concessione a quella volont?? n?? di fatti n?? di pensieri.

(869) por ces soffraites. C. F. R. ??? Soffraite ant. franc., sofracha prov. ha, fra altri, il significato di mancanza; e qui pare che potrebbe appunto intendersi: e per la mancanza di materia che alimenti il fuoco, e per i buoni pensieri ec. ??? Potrebbe per?? anche interpetrarsi: e coll'essere tollerante (soffrir) e con i buoni pensieri ec. ???

Cap. CLXXII.

Lo re domanda: quale ?? lo magiore diletto che sia? Sidrac risponde:

Due sono i diletti del mondo: l'uno ?? spirituale e l'altro corporale; e lo corporale ?? poco diletto, perch?? passa legiermente, e ispegnesi come uno lume, e diventa nulla; che del diletto corporale si generano molte malizie e avarizie e pericoli all'anima, e morte e onta e vergognia e si ?? tutta vanit??; che ci?? che l'uomo pu?? fare di diletti in cento anni, se uno giorno e' gli falla, tutto quello che ??e avuto gli pare nullo diletto (870). Lo spirituale, cio?? a sapere di quelli che si dilettano in Dio e delli suoi comandamenti e nelle sue opere, e quegli che ??nno buona fede e buona isperanza d'avere la vita perdurabile nella conpagnia di Dio, sapiate che quelli ??nno molto grande diletto; tanto quanto pi?? travagliano e sofferano per Dio, si loro richieda a fare di quello travaglio e sofferenzia (871); e si pare loro ch'egli sieno in gloria. E questo diletto mai non finiscie, anzi si canbia di bene in meglio, e di gioia in allegreza e in gloria, che mai fine non avr??. E perci?? diciamo noi che lo diletto ispirituale vale meglio e ?? pi?? grande che lo corporale, e ?? pi?? durabile.

(870) car chant che l'home se puet delitier en C. ans, et un jor li faut tout et si resemble che riens n'en a este. C. F. R.

(871) si requirent plus a faire de cel travaile et soffrance. C. F. R.

Cap. CLXXIII.

Lo re domanda: desi l'uomo dilettare colla femina? Sidrac risponde:

Due maniere sono di dilettarsi l'uomo colla femina: l'uno ?? spirituale e l'altro ?? corporale. Lo spirituale si ?? quando l'uomo ??e la sua moglie, si dee acostare a lei onestamente e degniamente. E s?? si dee acostare co' lei a tale intendimento e intenzione, d'avere frutto di lei, che renda grazie al suo criatore. E quando ella ?? pregna, elli non si dee pi?? acostare a lei, infino che partorito non ??; e dopo il partorire XL giorni. E quando la femina ?? nel suo tenpo, e' non si dee acostare a lei, tanto quanto ell'?? quello; e sar?? questo lo buono diletto spirituale. Lo diletto corporale del mondo si ?? in modo di bestia, che non si guarda quando s'acosta alla sua femina, anzi s'acosta tutte le volte che n'?? volont??. Sapiate che questo ?? malvagio diletto, e morte e perdizione dell'anima e del corpo. Quelli che lo fa a modo di bestia ?? di vita di bestia; e fanno contra lo comandamento di Dio.

Cap. CLXXIV.

Lo re domanda: quando l'una oste ?? contra l'altra come si deono conbattere? Sidrac risponde:

Quando l'una oste ?? contra l'altra, lo capitano dell'oste dee essere savio e proveduto e valente e vigoroso. E dee guardare e avisare (872) l'oste che ?? incontro a lui; e dee ordinare saviamente le sue ischiere; e desi muovere vigorosamente, con senno; e fedire contra loro e sopra loro. E se egli s'avedeno che i loro nimici sieno pi?? forti di loro, e egli si dee tenere fortemente, e confortare la sua gente, e dare loro vigore e baldanza; e fare grande senbianza di muovere contra i nimici, e ricogliere la sua gente, e venire a salvamento. E se l'altra oste gli asaliscie, e egli si deono difendere vigorosamente. Che se l'oste forte sapesse lo fatto del meno forte, tosto la piglierebbe; ma perch?? non si sa, ispesse volte n'aviene che le frali osti iscanpano dalle forti e possenti.

(872) esmer C. F. R. ??? Aesmer, esmer ha qui il significato di valutare, calcolare. L'avisare del n. t. ha il senso di guardare attentamente, o riconoscere, come nell'es. del Caro, citato dalla Crusca.

Cap. CLXXV.

Lo re domanda: quali sono quelli menbri senza li quali l'uomo non potrebbe vivere? Sidrac risponde:

Se l'uomo avesse meno le mani, e' piedi e gli occhi e' coglioni e' gli orecchi e' denti e la lingua fosse sano (873), egli potrebe vivere. E se egli avesse tutti i suoi menbri sani, e egli non avesse n?? denti n?? lingua, egli non potrebe vivere; che i denti e la lingua apartengono alla vivanda; di che le genti vivono. La lingua mena la vivanda a' denti, ed aiuta; e sanza queste due cose non potrebe l'uomo vivere. Idio ?? fatto la lingua all'uomo, per adorare lo suo sancto nome, e per parlare, e per menare la vivanda a' denti; e s?? l'?? fatta di carne viva e reale sopra tutti gli altri menbri del corpo; e fatti i denti di nerbi ghiacciati (874), simiglianti a ossi che divorano gli ossi.

(873) fussent sains. C. F. R.

(874) de ners glacies C. F. R.

Cap. CLXXVI.

Lo re domanda: chi trov?? e fece lo prima stormento del mondo, e come fu fatto? Sidrac risponde:

Lo primo stormento lo fece e trov?? uno de' figliuoli di No??, quelli ch'ebbe nome Giafet (875). Egli trov?? in prima il suono dell'acqua corrente nelle pietre che erano nell'acqua, alte e basse: che l'una pietra d?? pi?? alto il suono l'una che l'altra, per la sua altezza o per la sua bassezza (876). E anche lo trov?? per le foglie degli alberi, quando il vento vi d?? entro. E di tale maniera ordin??, e stabil?? lo stormento per lo scandalio (877) di queste due cose, e per lo senno, che era molto savio e sottile. E tutto questo fue per la volonta di Dio.

(875) par deux hommes dont l'ung eut nom Tubal et l'autre Tubalcain. T. F. P.

(876) Il traduttore non ha inteso, ed ha quindi messo insieme parole senza senso. Ecco la lez. del C. F. R.: Et le trova premierement par le son de l'aigue corante, et per le son dou vent des arbres; car il temproit le son de l'aigue corante, de pierres, de haut et de bas, car l'une partie donoit plus grant son che l'autre par sa autesse et par sa basesse.

(877) scandail. C. F. R. ??? exemple T. F. P. ??? scandaglio ?? usato per esperimento, esempio. La Crusca non ne registra che un esempio del Berni.

Cap. CLXXVII.

Lo re domanda: l'uomo che nascie sordo e muto, che linguaggio pensa e intende lo suo cuore (878)? Sidrac risponde:

L'uomo che nascie sordo e mutolo, n?? parlare non puote, egli pensa e intende lo linguaggio del suo primo padre, cio?? Adamo; e lo suo linguaggio fu ebreo. Dunque per diritta forza conviene che ritorni allo linguaggio del suo primo padre, ci?? fu Adamo, l?? ond'egli fu schiantato. Altres?? come uno omo che pigliasse i noccioli d'uno frutto d'uno alboro e si gli piantasse, quello nocciolo farebbe uno altro alboro simigliante a quello ond'egli fosse stato (879); e farebe il frutto di quella medesima senbianza e colore e sapore, come dal suo principio. E per tutte quelle volte che l'uomo piantasse di quelli noccioli, nascierebono albori e frutti di quella medesima senbianza e colore e sapore, come dal suo principio. E chi pigliasse di quello albore, e lo nestasse cogli altri frutti, egli diventerebbono di quella senbianza di quello onde furono nestati. Altress?? fummo noi del primo linguaggio d'Adamo, primo nostro padre; e poi siamo nestati con altri legnaggi. Che chi pigliasse uno garzone di XI giorni o di meno, che non sapesse parlare n?? intendere, e che lo mettesse in uno luogo che non potesse udire niuna persona parlare, e che l'uomo gli desse e facesse tutto ci?? che bisognasse, e fosse sanza parlare altrui, quando egli avesse X anni o pi??, egli non parlerebe altro linguaggio che del suo primo padre, cio?? ebreo; come la natura dell'albero che ritorna a sua natura.

(878) en son cuer. C. F. R.

(879) manca al n. c. da l?? ond'egli fino a ond'egli fosse stato. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

Cap. CLXXVIII.

Lo re domanda: perch?? sono gli nuvoli l'uno bianco e l'altro nero? Sidrac risponde:

Per due cose quelli che sono bianchi son posti da lungo l'arie (880), e tengono l'uno capo verso terra e l'altro verso il cielo; e lo chiarore del sole lo fiede e allumina col suo lume; e la luna lo fiede di notte e le stelle; e per questa ragione risprendiscono (881), e diventano bianchi. L'altra ragione si ?? perch'elli sono sottili e vani (882); e per lo caldo e per lo calore del sole elli passa la notte lo freddo dell'aria; e lo lume della luna gli passa (883); e perci?? sono elli bianchi. Quelli che sono neri elli toccano l'aria di largo (884), e sono ispessi e grossi; e lo chiarore del sole n?? de la luna nolli possono passare; e per?? sono elli neri.

(880) sunt assises dou lonc de l'air. C. F. R. ??? Assises da seoir. asseoir, ??tre plac??, situ??.

(881) risplendono.

(882) vaines. C. F. R., leggeri.

(883) les perce. C. F. R.

(884) de travers. T. F. P.

Cap. CLXXIX.

Lo re domanda: dello tenpo ch'?? chiaro e sereno gli nuvoli onde vengono? Sidrac risponde:

Quando lo tenpo ?? cos?? chiaro come voi vedete, gli nuvoli che sono, eglino iscorrono (885) dello spirare della terra. L?? dov'ella getta grande caldo, ella getta fuori di lei a modo di brina; e lo chiarore del sole la bee, a modo di rugiada, e porta suso; e poi si ragunano, e diventano nuvoli bianchi; e l'aria l'ispande per molti luoghi, e gli consuma.

(885) issent. C. F. R.

Cap. CLXXX.

Lo re domanda: tutte le criature che sono fatte possono sapere la volont?? della cogitazione di Dio? Sidrac risponde:

N?? niuno angelo n?? niuno arcangelo n?? niuna criatura che Iddio fece o far??, non potr?? sapere la volont?? n?? la cogitazione di Dio, tanto quanto una candella di mare (886), se per Dio e per la sua volontade nolla sanno. La volontade e la cogitazione di Dio ?? s?? grandissima, come tutto il cielo e la terra. E quando egli vuole che alcuna cosa sia fatta, punto non vi tarda, n?? niuno pi?? vi pu?? calognare (887). E quelli che ??nno saputo e sapranno la volont?? di Dio, si fia per la sua medesima volont??, che loro lo manda a sapere per lo suo sancto angiolo; n?? nulla creatura che Idio abia facta non pu?? sapere la volont?? di Dio n?? la sua cogitazione, se per lui non lo sa (888); se non come una formica potrebe sapere lo profondo del mare.

(886) une goute de la mer. C. F. R.

(887) chalonger C. F. R. Chalonge, chalenge, ant. franc. vuol dire calunnia e insieme disputa, rifiuto; come chalonger, disputare, rifiutare, calunniare. E cos?? in prov. calonja significa rifiuto e disputa. ??? In lingua vallona calengi vuol dire mettre en contravention, ?? l'amende; adresser un d??fi, un cartel. ??? Abbiasi a mente, per ispiegar ci??, i varii significati che ebbe calumnia nel basso latino (Du-Cange Gloss.). ??? In ital. calognare non vuol dir altro che calunniare, secondo ci?? che registra la Crusca. Ma qui ?? chiaro che deve intendersi per porre ostacolo, proibire, impedire, disputare.

(888) Abb. corr. col C. R. 2. ??? Nel C. L. mancano molte parole.

Cap. CLXXXI.

Lo re domanda: dee l'uomo tutto giorno adorare? Sidrac risponde:

S?? bene, se fare lo pu??; ma s?? fare nollo puote, perch?? lo corpo vuole lo suo riposo. Che se egli non si riposasse, vivere n?? andare non potrebe. E per?? dee l'uomo Idio adorare una parte del giorno e la notte, a certe ore; e travagliarsi per la vita del corpo; e un'altra riposare per dare forza e podere al corpo, perch?? possa travagliare per s?? e per la sua anima. E quando egli viene ad adorare Iddio, e' lo dee fare di buon cuore e di buona intenzione; e tenersi queto e di buona aria in uno luogo; e dire umilemente e perfettamente quello che vuole; e avere lo cuore e la volontade a Dio e alla sua gloria. E per niuna cosa non dee lasciare ch'egli non conpia la sua orazione. E quelli che lo fa, adora Iddio giustamente e perfettamente e intendevolemente; chi altrimenti, egli non adora siccome egli dee.

Cap. CLXXXII.

Lo re domanda: gli occhi che lagrimano ispesso donde viene? Sidrac risponde:

Gli occhi che lagrimano ispesso aviene dalla tenerezza del cuore e dalla purit?? del coraggio. Ch?? lo cuore che ?? tenero e puro, incontanente che ode cosa che gli dispiaccia, s?? la pensa e guata; e sale l'acqua della sua tenerezza suso agli occhi; allora piange, e getta l'acqua fuori, per travaglio e per angoscia, che ?? il cuore, che ?? tenero e pietoso. Apena puote l'uomo male avere da lui, cio?? per forza degli omori, che sono di quattro conpressioni al corpo; che la loro durezza sormonta la tenereza del cuore. Gli occhi che spesso lagrimano fanno grande abagliamento al cuore; che per le lagrime che gli occhi gettano, raffreddano l'arsura e lo calore del cuore. Gli occhi che non lagrimano, non possono avere ci??. Loro aviene, per la grande dureza, ch'egli ??nno al cuore della grande fellonia. Cotale cuore apena potrebe pensare se non malizia e ingegno all'altra gente (889); e quando pensa alcuna volta l'uomo bene, ci?? non gli aviene gi?? per lui, ma per gli omori umidi che al corpo sono, che sormontano la sua dureza e la sua fellonia, e lo fanno per forza pensare in alcuno bene.

(889) Car tel cuer apeines puet penser que a malice et a engigner ec. C. F. R. ??? Engigner, ingannare.

Cap. CLXXXIII.

Lo re domanda: quante maniere di gente de' l'uomo onorare (890) in questo mondo? Sidrac risponde:

Primieramente l'uomo dee adorare lo suo criatore, che lo fece e lo disfar??, quando lo suo piacimento sar??. E apresso dee l'uomo portare onore alla sua moglie, che Idio gli ?? donata a conpagnia, altress?? come egli don?? a Adamo Eva; e a loro comand?? che amendue fossono una cosa. Ciascuno simigliantemente cos?? dee essere alla sua moglie. E apresso deono adorare lo loro Signore, a cui egli ?? data la fede, per guardarlo e per salvarlo in tutte l'altre cose che intervenire possono. E apresso deono onorare il padre e la matre sopra tutte l'altre cose; e gli dee aiutare e mantenere lealmente. E apresso dee poi l'uomo onorare lo suo buono fattore, ?? figliuoli ?? fratelli ?? parenti ?? suoi amici; e ciascuno onorare e amare lealmente.

(890) debono orare. C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. CLXXXIV.

Lo re domanda: qual'?? lo pi?? largo uomo del mondo? Sidrac risponde:

In questo secolo non v'?? nullo largo uomo; e nullo ?? che donare possa; che tutto ci?? che l'uomo d?? in questo secolo e nell'altro ?? di Dio lo creatore, e da lui vengono. Che niuno uomo in questo mondo non potrebe tanto avere, che nulla potesse portare nell'altro. Ma quelli che in questo secolo danno, si ?? della grazia di Dio, le quale egli dona per aministrare a' poveri in questo secolo. Assai potete voi sapere che Idio ?? largo; e ch'elli dona il dono (891) in questo secolo a quelli che vegnono ignudi, e non portano nulle co loro. E Idio dice: donate del mio medesimo, a quegli che non ??nno, e io vi dar?? nell'altro secolo a cento doppi.

(891) chi done les dons. C. F. R.

Cap. CLXXXV.

Lo re domanda: in via o in camino pi?? onorare o 'l povero o 'l ricco (892)? Sidrac risponde:

Se lo povero ?? in cammino con migliore di lui, egli dee sofferire che quello migliore di lui vada innanzi, e egli apresso; e simigliantemente al sedere dee sofferire che lo migliore segga pi?? alto e egli poi pi?? basso. Lo povero non dee mica sedere pi?? alto che lo ricco, perch?? un altro migliore di lui verr??, e dir??: lieva suso, e lasciami sedere, ch?? questo non ?? gi?? luogo per te. Ma s'egli avenisse che il povero fosse collo ricco in una battaglia, l?? si dee lo povero, se egli puote, pi?? avanzare, e mettere inanzi al ricco, e conbattere, e se difendere vigorosamente e forzevolemente.

(892) Le roi demande: se doit l'om poure en chemin ou en place metre soi devant le riche? C. F. R. ??? E concorda col T. F. P.

Cap. CLXXXVI.

Lo re domanda: ?? peccato di mangiare tutte cose? Sidrac risponde:

Iddio per la sua misericordia cre?? tutte le cose all'uomo, e ch'e' fosse altress?? signore in terra, come egli ?? signore in cielo, d'uccidere, di manicare e di comandare e di travagliare tutte l'altre criature al suo servigio. E per questo grande dono e signoria e possanza che Idio ci ?? donata sopra tutte l'altre cose, noi abiamo podere d'uccidere e di manicare e di comandare quello che noi vogliamo. E ci?? che noi mangiamo di buono cuore, egli ci ?? buono e diritto, se fosse serpente o scarpione o altra ria bestia del mondo, o uccello o paone, ?? questo buono mangiare. E se non ci piacesse, e nollo mangiassimo di buona volont??, sapiate che quello buono mangiare, non ?? buono n?? diritto n?? leale; ch?? ci?? che l'uomo mangia di buono cuore e di buona volontade, egli ?? buono e diritto e leale; e ci?? che l'uomo mangia sopra cuore (893) e di mala volontade, egli no gli ?? buono n?? diritto n?? leale.

(893) sor cuer. C. F. R. ??? Sor ebbe il significato di contre.

Cap. CLXXXVII.

Lo re domanda: de' l'uomo salutare la gente a tutte l'ore? Sidrac risponde:

Non gi??. Non dee l'uomo nimica tuttavia salutare la giente. Che se tu se' nel tuo albergo, tra li tuoi amici e tra la tua masnada, tu dei due volte salutare il giorno, ci?? ?? a 'ntendere la mattina e la sera; e se piue lo farai, tu farai contra ragione, e non li tuoi amici. E se tu incontri lo tuo amico nel cammino, tu lo dei salutare una volta il giorno; e la salute dee essere cotale secondo la stagione del giorno. Sapiate che quelli che in prima saluta ?? l'onore. E quando lo tuo amico o altri ti saluta, tu li dei cortesemente rispondere, a chi che si sia.

Cap. CLXXXVIII.

Lo re domanda: come dee l'uomo mantenere gli figliuoli? Sidrac risponde:

Se tu ??i figliuolo, tu lo dei nudrire onestamente, e falli inparare senno e iscienzia; e gastigarlo ispesso; e fargli inparare arte, onde si possano aiutare, se mestiere loro ??. E tu no gli dei ispesso mostrare bella ciera, n?? lusingargli; che quando tu gli graverai d'alcuna parola, molto magiormente anoier?? loro, per le lusinghe che tu averai loro fatte. L'uomo dee fare di suo figlio e di sua famiglia come della verga, ch'?? verde, che l'uomo la pu?? piegare alla sua maniera e alla sua volont??; che quando ella ?? secca, e l'uomo la vuole piegare a suo modo, ella si ronpe e non fa nulla per lui. E altress?? ?? de' tuoi figliuoli e della tua famiglia: in prima gli gastiga perch?? al di drieto (894) facciano la tua volontade; e che se alla prima no gli gastighi, al dirieto non faranno nulla per te.

(894) au derain. C. F. R.

Cap. CLXXXIX.

Lo re domanda: qual dee l'uomo pi?? amare tra la moglie o figliuoli? Sidrac risponde:

L'uomo dee amare la sua buona famiglia (895), pi?? cara che cosa che sia, apresso lo suo criatore, e s?? medesimo; inper?? che egli e la sua moglie sono una cosa, altress?? come Iddio per la sua potenza fece Adamo e Eva una cosa. Che Idio avrebe potuto fare Eva de' piedi d'Adamo, se egli avesse voluto, e ella sarebbe stata sotto i suoi piedi. E se egli l'avesse fatta della sua testa, ella sarebbe istata sopra la sua testa. Ma Idio volle che due fossono uno; che l'uno fosse possente come l'altro; perci?? la fece della sua costola diritta, per ch'ella fosse suo pari di tutte le cose, e che egli fosse signore e ella donna; e che 'l mondo non si potrebbe moltiplicare sanza loro. E perci?? diciamo noi che l'uomo dee amare, apresso al suo criatore, s?? medesimo, sopra tutte le cose del mondo; e altress?? la femina l'uomo. Che se tu perdi la tua buona moglie, e' ti manca del tuo onore del tuo saluto (896); ch?? tu non dei avere altra moglie, se non una sola in tutta la tua vita. Ma tenpo sar?? che quello che aver?? a venire del popolo del figliuolo di Dio, che quelli che ordineranno la fede, ordineranno e stabiliranno, per la fragilit?? della frale carne, se la moglie muore, che egli ne possa pigliare un'altra; e simigliantemente possa fare la femina dell'uomo.

(895) moglie. C. R. 2. ??? feme. C. F. R.

(896) Per salute; usato al masc., come in ant. franc. e in prov.

Cap. CLXXXX.

Lo re domanda: se mio padre e mia madre non fossono istati, noi come saremo istati (897)? Sidrac risponde:

E da poi che lo comandamento di Dio ?? fatto, e tu se' nato in questo secolo, tu dovevi nasciere. Ch?? inanzi che Idio facesse lo mondo, sapea egli bene che lo mondo egli dovea fare; e sapea bene il numero della gente che nati sono, e che nascieranno, e gli loro nomi, e gli loro detti e fatti, e la loro perdita e la loro salute. E simigliantemente delle bestie e de' pesci e degli uccelli. E se egli non avesse saputo tutto questo, egli non sarebe istato Idio. La sua misericordia e la sua potenzia sapeva bene che noi dovevamo nasciere; e poi che tu se' nato, se lo tuo padre e la tua madre non fossono istati nati, tu saresti nato da un altro uomo e da un'altra femmina.

(897) come saremmo nati C. R. 1.

Cap. CLXXXXI.

Lo re domanda: perch?? non vengono a bene le creature che sono create in corpo alle loro madri (898)? Sidrac risponde:

Per tre cose: l'una ?? per lo comandamento di Dio; la seconda per lo frale seme, di che la criatura ?? stata seminata (899); la terza per la fraleza delle reni della femina; che le reni che sono frali, elle non possono sofferire lo peso del garzone; e ora si rimuta la madre (900), per lo garzone ch'?? nel ventre della femina, dove il garzone si nodriscie; e dal suo rimutare lo garzone si versa (901), e la femmina s'apre, e lo garzone cade fuori; e poi per lo podere di Dio ella si richiude.

(898) Nel C. L. si legge: Lo re domanda se le criature che sono formate e vi crescono e non vengono a bene. ??? Abb. posto il titolo quale si legge nel C. R. 2.

(899) de quoy li enfans est formes. C. F. R.

(900) si remue la mere. C. F. R. ??? Intenderei: si muove la matrice.

(901) se verse. C. F. R. ??? Verser, ant. fr., ha, fra altri, il significato di rovesciare.

Cap. CLXXXXII.

Lo re domanda: tutte le femine sono d'una maniera? Sidrac risponde:

Tutte le femine sono fatte d'una cosa, e ??nno una taglia (902) dentro e di fuori. Ma alcune sono che ??nno pi?? calda conpressione che un'altra. Ma di menbri che vedere non si possono, che sono dentro del corpo della femina, tutti sono a una similitudine. E di ci?? ch'all'uomo apartiene di fare alla femina, elle sono tutte uno; altress?? ?? la pi?? bella del mondo come le pi?? laida. Ma elle non sono tutt'uno n?? di detti n?? di fatti, che l'una ?? migliore che l'altra. Ma alcune gente sono, che dicono che l'una femina ?? pi?? dolce che l'altra; e questo aviene per tre cose: la prima della bilt?? della femina, e bene vestita e netta e bene adornata: l'uomo si diletta pi?? co lei che con quella che ?? brutta e laidamente vestita; l'altra cosa che passa l'altre due, si ?? quando l'uomo ama la femina di cuore e di volont??; e egli si diletta pi?? in lei, che con quella che non ama; e altress?? fanno le femine degli uomini.

(902) et si ent unes entrailles. C. F. R. ??? Entrailles qui pare che, oltre le parti interne del corpo, stia a significare anche le esterne. ??? Anche il T. F. P. ha: et si ont telles entrailles l'une comme l'aultre, dehors et dedans.

Cap. CLXXXXIII.

Lo re domanda: dee l'uomo fare a sapere al suo amico la dislealt?? della sua moglie? Sidrac risponde:

Se la femina del tuo amico ?? malvagia, e porta dislealt?? al suo marito, e dannagio gli fa, e tu te ne puoi avedere, tu cortesemente lo dei bene fare a sapere al tuo amico, in bello modo, conciosia cosa che si crucci. Che se tu gliele fai a sapere, per aventura si guarder?? della sua onta e del suo danno, e metter?? consiglio che torni in suo prode e in suo onore. E se tu non gliele (903) fai a sapere, ed egli si puote fortemente adontare, e lo suo puote malamente consumare. E per quella cagione tu lo dei fare a sapere della sua masinada (904).

(903) vuogli gliele. C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(904) masnada. C. R. 2. ??? maisnee. C. F. R. ??? Pare che voglia intendere: tu devi fargli sapere ci?? che accade nella sua famiglia.

Cap. CLXXXXIV.

Lo re domanda: fa alcuna cosa l'afrettare (905)? Sidrac risponde:

Non gi??. Quando tu vuogli fare alcuno bene, e tu lo fai celatemente, e tu lo fai bene, a questo tu non dei tropo tardare. Che quando tu vuogli fare alcuno male, e tu t'afretti, tu lo farai, e per aventura, quando tu l'avrai fatto, e' si te ne peser??. E se tu non ti affretti alla mala volont?? che tu ??i a fare lo male, si passer?? (906), e lo tuo cuore raffredder?? della mala volontade, e avrai poi allegreza che tu non l'avrai facto. E per?? l'uomo non si dee tropo afrettare di fare lo male, ma lo bene s??.

(905) meglio assai nel C. R. 2.: quando l'omo de' fare alcuna cosa desi afrettare?

(906) Et se tu ne te hastes, la male volente che tu auras a faire te passera. C. F. R.

Cap. CLXXXXV.

Lo re domanda: dee l'uomo amare tutte gente? Sidrac risponde:

Primieramente Iddio. L'uomo dee amare tutte le genti (907), e pregare Iddio che le converta alla sua credenza. Corporalmente noi dobiamo amare quelli che noi amano, e odiare quelli che noi odiano (908). Se tu andassi nell'albergo del tuo amico, che di buono cuore t'amasse, egli ti ricoglierebe di buono cuore e lealmente; E se tu avessi mestiere di lui, egli t'aiuterebe volentieri. Tu dei bene tale amico amare e pregiare e guardare (909). E se tu andassi nell'albergo di colui che t'odia, egli non vi ti lascierebe entrare; e se tu adomandassi alcuna cosa, egli non la ti darebe nimica. Cotale uomo non dei tu punto amare, ma odiare, e allungarti da lui.

(907) Primamente tu dei amare Iddio, e tutte le genti, e pregare Iddio, ec. C. R. 2. ??? Esperfuelment en Dieu doit l'om amer toute gens, et prier, ec. C. F. R.

(908) ?? questo, invero, un precetto tutt'altro che cristiano, e non sappiamo come possa accordarsi coll'ascetismo ond'?? pieno il libro di Sidrac. ??? Gli altri Codd. concordano perfettamente col nostro.

(909) Per conservare.

Cap. CLXXXXVI.

Lo re domanda: sono tutte le genti comunali in questo mondo e secolo? Sidrac risponde:

Quegli che nascono e dimorano in questo mondo sono comunali; ma non di corpi, ma non di venbri e di riccheze n?? di povertade n?? di coraggi n?? di cogitazioni. Che nel mondo ??e assai gente che ??nno i menbri che noi abiamo noi, e altri pi??. E assai sono quelli che sono d'altre maniere che noi non siamo. Eziandio assai sono (910) gli ricchi e assai li poveri. Ma alla natura (911) e alla morte siamo tutti comunali. Quando lo veracie profeta verr?? nella Vergine Maria, e morr?? nella croce, per diliberare Adamo e gli suoi amici dello 'nferno, e quando egli gli avr?? diliberati, e' dir?? una parola della sua sancta bocca, molto chiara: chi in inferno entrer?? giamai non uscir??, in tutto seculo non finer??. N?? nulla delle sue parole canbier??. E per?? quelli dell'altro secolo non sono n?? non saranno comunali, che gli buoni saranno in gloria a tutti i tenpi, e gli altri saranno tormentati alle pene dello 'nferno, dove saranno grande pene e grande dolore, che giamai non avranno fine.

(910) Manca al C. L.: assai sono ??? L'abb. agg. dal C. R. 2.

(911) nativit??. C. R. 2.

Cap. CLXXXXVII.

Lo re domanda: fanno onore nell'altro secolo a' ricchi e disinore a' poveri (912)? Sidrac risponde:

In verit?? vi dico che nell'altro secolo fanno onore vie magiore a' richi che a' poveri; e magiore onta avr?? il povero. E ci?? sar?? al tenpo del figliuolo di Dio. Ch'e' ricchi se n'andranno nell'altro secolo, e gli angeli di Dio verranno incontro a loro con gioia e allegrezza, e faranno loro grande onore, e gli assetteranno nelle sedie tra loro, e diranno: questo onore e gloria che noi vi facciamo ?? per la riccheza che voi aveste nell'altro secolo. E gli cattivi poveri, quando gli angeli gli vedranno, si fugiranno da loro, per la loro povert??; e non sofferranno ch'egli stieno tra loro, per la loro puzza. E allora i diavoli gli piglieranno, e faranno loro grande onta e villania, e gli metteranno nella loro conpagnia, nel fuoco dello 'nferno. Ora potete vedere che fa la richezza, e che fa la povert??. E nullo uomo del mondo non si pu?? disdire (913), che non possa prendere la riccheza e lasciare la povert??, s'egli vuole. E se lascia la riccheza, egli perde l'onore che gli angeli faranno, e prende la povert??; e quella onta ricever??, e quelle pene, cogli diavoli in inferno; e far?? come istolto. E nullo uomo pu?? biasimare di suo male, se non egli medesimo, che nel secolo puote avere quella ricchezza, e lasciare quella povert??. Non credete che queste riccheze sieno podere d'avere (914): la riccheza si ?? l'anima, che ?? ricca in questo secolo di bene fare, che lascia lo male e fa lo bene. Chi fa lo male, questi ?? povero e pieno di dolore e di bruttura. Quelli che bene fa, aver?? bene nell'altro secolo e gioia e letizia; perch'egli ?? schifato lo male e fatto lo bene. Quelli che male far?? in questo secolo, avr?? male nell'altro, e avr?? grande dolore e grande trestizia, quando (915) egli fece lo male e lasci?? lo bene; e quella trestizia n?? dolore non gli varr?? nulla, anzi gli adopier?? senza fine.

(912) Nel C. R. 2.: Lo re domanda se nell'altro mondo si fa onore al ricco e al povero no, come in questo mondo.

(913) Intenderei: e non si pu?? negare che ogni uomo del mondo non possa, s'egli vuole, prendere la ricchezza e lasciare la povert??.

(914) E non crediate che questa ricchezza sia podere d'avere ricchezza. C. R. 2.

(915) perch??. C. R. 2. ??? chant. C. F. R. ??? Di quant per perch?? ved. un es. reg. dal Burguy, Gramm., II., 323.

Cap. CLXXXXVIII.

Lo re domanda: porter?? nell'altro secolo lo padre lo carico del figliuolo? Sidrac risponde:

Non gi?? nimica, lo padre non porter?? lo carico del figliuolo, n?? 'l figliuolo quello del padre. E non voglio che voi crediate che al mondo sia una giusta anima (916) che non le convenga passare per uno fiume di fuoco, inanzi ch'ella sia in paradiso, per lo peccato che Adamo fece inverso Iddio. Ma l'altre, ciascuna porter?? suo carico, come ella avr?? fatto lo suo peccato, a lei; e siccome le bestie che si scorticano, che ciascuna pende per li suoi piedi (917). Ma se lo padre vede lo figliuolo fare male, e gastigare lo puote, e nol gastiga, sappiate che lo padre pecca con esso lui, quando egli nol distorna di quello male. Niuno peccato di niuno uomo pu?? venire altrui; ma l'uno pu?? peccare per l'altro; e simigliantemente pu?? venire da figliuolo a padre, egli pu?? gastigare e non lo gastiga. E dunque viene (918) da una persona a un'altra, se egli la vede peccare e nolla gastiga, e gastigare la puote.

(916) una s?? giusta anima. C. R. 2.

(917) Ausi com la beste che l'om a escorche, che cascune pent par son pie. C. F. R.

(918) E anco adiviene. C. R. 2.

Cap. CLXXXXIX.

Lo re domanda: quelli che uccidono la gente pigliano elli loro peccato della vita sopra loro (919)? Sidrac risponde:

Non mica; in quella forma che noi abbiamo disopra detto, che lo peccato dell'uomo non potrebe venire sopra l'altro. La signioria, che ?? lo podere da Dio, ello giustizier??. E lo pi?? piccolo peccato che l'ucciso abia adosso, non verr?? sopra colui che l'avr?? ucciso; anzi potr?? avenire che per la pena della morte, che ricever?? dalla signoria, umilemente, che alcuni de' suoi peccati gli saranno perdonati. Dunque quelli che uccidono non pigliano niuno peccato delli uccisi. Anzi crescie lo peccato d'un omicidio o di due o di tanti come n'avr?? fatti (920). E ciascuno sar?? dannato de' suoi peccati medesimi nell'altro secolo.

(919) Lo re domanda se quelli che uccidono li omini rimangono loro adosso i peccati dei morti. C. R. 2.

(920) mais ses pechez croyssent du meustre ou delict qu'il aura faiet. T. F. P.

Cap. CC.

Lo re domanda: quale ?? magiore dolore che l'uomo vede o quello che l'uomo ode? Sidrac risponde:

Quelli che vegiono colli loro occhi si ?? cosa conpiuta, e vegono lo dolore e la pena in presente, che non la possono ischifare e si ?? corporale (921). Quelli deono avere molto grande dolore al cuore e agli occhi, quelli che veggiono. Ma quelli che odono e non veggiono, si ??nno molta grande isperanza e conforto, se la cosa non abia stata (922); e pensano che cos?? puot'essere, di no come di s??. Gli occhi non piangono, perch'egli non ??nno veduto quello dolore, e pensano che quella cosa non sia istata. Lo cuore ?? segnior (923) a tutti menbri, e li menbri sono servidori al cuore. E se lo cuore crede che la cosa sia istata, egli ?? dolore, ma non gi?? siccome vedesse cogli occhi. E perci?? ?? magior dolore a quelli che veggiono, che a quelli che odono: ch?? quelli che vegono, ?? corporale, e quelli che odono e non vegono, ispirituale.

(921) et si est chose corporelle. T. F. R.

(922) che la cose non sia stata. C. R. 2. ??? Non ci fermiamo sull'abia invece di sia, perch?? veramente lo crediamo errore dell'amanuense.

(923) segnor. C. R. 2. ??? ?? copiata alla lettera la forma dell'ant. fr.

Cap. CCI.

Lo re domanda: ?? in questo secolo gente che mangino altre genti? Sidrac risponde:

Si, ?? assai gente in questo secolo che mangiano altre genti ontosamente. Quelli che tolgono l'altrui a torto, quelli mangiano le carni dell'altra gente, perch?? gli tolgono lo bene ch'egli ??nno procacciato per lo loro travaglio, e del sudore delle loro carni, di che loro conviene vivere, e passare loro tenpo in questo secolo. E un'altra maniera ?? di mangiare la gente; che tutti quelli che dicono male d'altrui, e biasimano e acagionano falsamente (924), e quelli fanno altress?? loro grande male, come se eglino mangiassono la loro carne. Quelli uccidono la gente colle loro male parole; e sarebe meglio che mangiassero le loro carni medesime.

(924) e gli fanno via all'altra gente. C. L. ??? Abb. adottata la lez. del C. R. 2. ??? Nel C. F. R.: et les font blachmer as autres. ??? Blachmer, blahmer, blamer.

Cap. CCII.

Lo re domanda: quale ?? peggio tra micidio o furto o baratto? Sidrac risponde:

Certo queste tre sono molte ree; ma l'una ?? piggiore che l'altra: cio?? a sapere che lo micidiale ?? pegio che niuno degli altri, perch?? disf?? la forma che Idio per la sua piet?? fece alla sua simiglianza. Sapiate che questo ?? molto grande peccato, e s?? toglie la vita a quella criatura che vivere dovea, e fare, per aventura, bene. Furto ?? un altro grande peccato, che egli toglie lo travaglio altrui, e lo mette in angoscia e in necessitade: sapiate che questo ?? grande peccato. Baratto ?? molto grande peccato e molto pericoloso, che del baratto nascie micidio e furto, e mena l'uomo per lo baratto a uccidere e a inbolare, e fare e dire molto male, e pensare a onta, e a male perdere lo suo (925): molte gente ne sono ingannate. Sapiate che questo ?? molto grande peccato e pericoloso a molti uomini, che ogni uomo si dovrebe guardare di barattare pi?? che furo o da micidiale (926). Ma altra maniera di vizii ci ??, che passa questi tre vizii, e si ?? molto incontro al comandamento di Dio: cio?? traditore, ?? a intendere in resia o di sodomia, e da uomo e da femina, d'altra maniera che egli nollo deono fare (927). Questi sono coloro che Idio odia pi??, e che saranno dannati e pi?? tormentati nelle pene dello 'nferno; che maraviglia ?? che quando quella opera si fa, che la folgore da cielo noll'arda in quella ora e che la terra non s'apre e la inghiottiscie (928). E gli angeli di cielo triemano, quando quello peccato si fa, perch'egli ??nno dottanza che Iddio non isconfonda tutto il mondo. Ma Iddio, per la sua sancta misericordia e pietade, gli lascia, acci?? che egli si rimanghino di questo male e degli altri, e che vengano alla sua credenza e al suo comandamento.

(925) Lo barattieri fa et dice male e pensa male, e a onta e a male perdere lo suo. C. R. 2.

(926) pi?? che di furto o di micidiale C. R. 2. ??? Ma nel C. F. R.: plus che de murtrissor ni ne laron.

(927) Molto migliore la lez. del C. F. R.: mais il y a un autre mauvais vice, li ques passe ces trois, et si est mout encontre le comandement de Dieu; ce est a entendre herezie et sodometerie: ce sont il chi s'aprocent as mahles carnelment, et home a feme d'autre guise ch'il ne doit.

(928) che la terra non s'apra e inghiottiscali. C. R. 2.

Cap. CCIII.

Lo re domanda: Idio ch'?? pietoso e misericordioso perdona egli tutti gli peccati che l'uomo fa in questo secolo? Sidrac risponde:

Se tutte le candelle (929) del mare e la rena della terra e le foglie degl'albori e le stelle del cielo e gli capelli delle teste delle genti e delle bestie e degli animali fossono in una somma, non sarebono mica il diecimo della misericordia di Dio. Se uno uomo avesse lo padre e la madre (930) di MC migliaia di persone, e con tutto ci?? si fosse agiunto (931) carnalmente, e poi si lasciasse quello male, e tornasse a Dio di buon cuore e con pentimento, Iddio lo riceverebbe allegramente, e torrebelo (932) per suo. E quelli che a Dio convertire non si vogliono, niuno cuore d'uomo non potrebe pensare i martiri che egli avranno nell'altro secolo. Al tenpo del figliuolo di Dio e del suo popolo, quelli peccatori che di quelli peccati vorranno essere diliberi, loro converr?? dire i loro peccati, a quelli che ordinati saranno sopra ci??, e con netteza e con isperanza di non mai ritornare in su quello peccato. E quelli che cos?? faranno, si manteranno, ?? saranno sicuri della vita perdurabile; ch?? gli loro peccati saranno lavati, come l'acqua lava la bruttura.

(929) gocciole. C. R. 2.

(930) Manca al C. L. se uno uomo avesse lo padre e la madre. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(931) e con tutte fosse giaciuto. C. R. 2.

(932) terrebelo. C. R. 2.

Cap. CCIV.

Lo re domanda: perch?? si travaglia l'uomo in questo secolo? Sidrac risponde:

Per due cose: l'una ?? per mantenere lo corpo, a ci?? che bisogno gli ?? comunalmente; l'altra ?? perci??, che lo corpo possa avere forza e podere a servire Idio lo creatore per la sua anima; ch?? l'anima (933) non puote avere bene n?? guidardone, se non per quello che lo corpo ?? servito. Questa ragione fanno i savi, che vogliono bene vivere. Quelli che si travagliano per lasciare dopo la loro morte alli loro figliuoli et alli loro amici, sappiate che quelli (934) si travagliano follemente, n?? senza peccato non pu?? essere; ch?? l'uomo dee fare come la formica, che si travaglia la state per avere che vivere lo verno. Altress?? dee fare l'uomo in questo secolo, e travagliare per atare e mantenersi a vivere, e per fare limosina e caritade a quelli che sono poveri, e aiutare i loro proximi se bisogno ?? (935). L'uomo non dee dire mica, io guadagno per li miei figliuoli; ch??, se i figliuoli sono buoni, egli si guadagneranno (936), siccome egli guadagn??. E sapiate ch'una carit?? che tu farai per la tua anima, ti varr?? pi?? che tutti i tuoi figliuoli o parenti; una carit?? che tu farai di buono cuore, ti sar?? pi?? profitto che tutti i tuoi figliuoli, n?? che cento limosine dopo te. E che se tu fai nella (937) tua vita limosina, tue la dai al povero per la tua anima, lo povero la reca ispiritualmente a Dio, dinanzi a lui (938), e l'apresenta e offera: ella non puote essere s?? picciola, che dinanzi al cospetto di Dio ella non sia oferta a grande gloria (939) per te. Ma quello che tu lasci dopo la tua morte, non ?? per la tua volontade, che tu non puoi altro fare, che tu non el puoi (940) portare teco alla fossa, anzi lo ti conviene lasciare, allora. Ma se tu fai la limosina a tua vita, tu la fai per due cose: l'una per buona conoscienza (941), che tu ami Idio, ch?? per quella limosina troverrai bene nell'altro secolo, per le preghiere che fanno per te quelle limosine; e Iddio le ricever?? (942). E perci?? l'uomo non dee mica per li suoi figliuoli n?? per li suoi amici n?? per s?? medesimo volere perdere la sua anima. Ch?? se l'uomo sapesse in questo secolo che cosa ?? perdere l'anima, egli non la perderebbe, per cento figliuoli che egli avesse. L'uomo puote bene perdere lo corpo, per gli suoi figliuoli e per li suoi amici, in lealtade egli puote bene fare, se egli vuole (943). Ma l'anima non dee egli volere perdere, per niuna cosa, perch?? niuna cosa ?? pi?? degna che l'anima. L'anima ?? pi?? degna del corpo, e perci?? nolla pu?? niuna cosa racattare (944); onde l'uomo non dee volere perdere l'anima, se ci?? non fosse per pi?? degna cosa di lei e per migliore. E poi che l'anima ?? cos?? degna e cos?? preziosa, l'uomo la dee guardare incontro al corpo, e incontro alle cose tutte che sono e saranno e potrebbero essere. Quando lo diluvio venne sopra la terra, la gente fugivano qu?? e l??; e quando l'acqua cresceva, egli pigliavano i loro figliuoli, e poneagli sopra i loro capi, perch?? l'acqua no gli annegasse. E quando l'acqua pur crescieva, e egli vidono la paura della morte, egli non si metteano i loro figliuoli sopra capo, anzi sotto i piedi, per soprastare all'acqua. Quando l'uomo dubita (945) di perdere lo corpo, magiormente dee dubitare di perdere l'anima, che ?? la pi?? degnia cosa del mondo.

(933) Manca ch?? l'anima al C. L. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(934) Manca al C. L. quelli che si travagliano per lasciare dopo la loro morte alli loro figliuoli et alli loro amici, sappiate che quelli. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(935) Altres?? de' fare l'omo in questo secolo, travagliare si de', et aiutare li suoi prossimi, se fa mestieri loro. C. R. 2.

(936) se ne guadagneranno. C. R. 2.

(937) Nel C. L. dopo la tua vita. ??? Ci ?? parso un errore evidente, e abb. corr. col C. R. 2.

(938) la porta ispiritualmente dinanzi a Dio. C. R. 2.

(939) loenge. C. F. R., che vuol dire lode.

(940) nol puoi. C. R. 2.

(941) coscienza. C. R. 2.; e concorda col C. F. R.

(942) anco per quella lemosina troverai bene nell'altro secolo. L'altra si ?? per le preghiere che di te faranno quelli che limosine da te riceveranno. C. R. 2.

(943) Il T. F. R. ha un altro senso: L'om puet bien perdre le cors por ces amis et por ces anfans et por leiaute: cil chi le pert en tel maniere, le fait por la vie rachater.

(944) rachater. C. F. R., ricomprare, riscattare.

(945) Meglio nel C. F. R., per legare il senso di questo col precedente periodo: Or pies veoir com l'om doute la perte, ecc. ??? Notisi come sia stato trad. doute (teme) per dubita. La Crusca registra molti es. di dubitare per temere; in varii de' quali per?? sembra a noi che essa non abbia sufficentemente considerato se piuttosto non fosse da interpetrare questo verbo per stare in dubbio, stare in forse, essere incerto.

Cap. CCV.

Lo re domanda: quale ?? la pi?? scura cosa che sia? Sidrac risponde:

L'uomo ?? la pi?? scura cosa che sia; ch?? gli rei faranno bella senbianza di fuori, e dentro avranno le loro malizie; e l'uomo crede ch'egli sieno buoni, per li belli senbianti che mostrano di fuori, ma leggiermente li pu?? l'uomo conosciere a ci??, che disiderano l'altrui; ch?? i buoni non disiderano l'altrui, anzi danno ci?? che deono, volentieri. Ma gli rei pensano le genti ingannare per le loro parole. E per?? pu?? l'uomo conosciere i buoni da' rei.

Cap. CCVI.

Lo re domanda: lo male che l'uomo fa in questo secolo ?? d'Iddio? Sidrac risponde:

In verit?? vi dico che Idio non pens?? n?? non fece unque nullo male, anzi fece grazia e gloria di bene; e niuno cuore d'uomo lo potrebbe pensare, i beni che sono in lui. Ch?? egli fece lo cielo e la terra e le stelle e lo sole e la luna e l'altre cose; e fece carit?? muovere con misericordia (946); male n?? peccato non fece unque; anzi lo fa colui che l'aopera, e non per Dio (947); ch?? a lui piace che faccia tutto bene. E s?? gli don?? senno e sapere di conosciere lo bene e lo male; e conoscienza che per fare lo bene aver?? bene, e per male avr?? male e le pene di ninferno. Se Iddio avesse fatto l'uomo che non potesse peccare, certo bene lo potrebe avere fatto, s'egli avesse voluto. Ma egli avrebbe fatto torto e oltragio al diavolo, che, per una sola cogitazione di peccato, lo trabocc??e di cielo in terra. E se l'uomo non disservisse  (948) quella gloria ch'egli perdette per cos?? poco fallo, lo bene che l'uomo farebbe non sarebbe suo, anzi di Dio. Ma l'uomo dee fare lo bene per le sue buone opere (949), e lasciare lo male, ch?? Idio gli don?? senno di conosciere l'uno e l'altro; e diegli iscienzia, che per lo suo travaglio e volont?? potesse in terra guadagniare la gloria del cielo, e stare in cielo cogli angeli. Ma l'angiolo non ?? se non ispirito solamente; e lo buono omo (950) in cielo vi fia collo spirito e collo corpo; ch?? lasci?? il bene e lo diletto di questo secolo e l'altre cose corporali. E si dee essere pro e valente di guadagniare quella gloria, che ?? durabile per tutti i tenpi, per lo suo travaglio. Lo travaglio del corpo l'anima lo conpera caro (951). E per?? niuno uomo, s'egli non lascia lo male per lo suo grado, e facesse lo bene per lo suo grado, non sarebe ci?? ragione ch'egli avesse la gloria di Dio, perch'egli noll'?? servita. E se l'anima andasse con tutto il peccato in cielo, dunque sarebbe lo corpo pi?? degnio che l'anima. Ch??, tardasse quanto volesse, pure l'anima riceve il suo corpo; e s'eglino andassono amendue in cielo, con tutti i peccati loro, lo corpo avrebbe diletto del secolo e la gloria di cielo (952). E se Idio avesse facto che l'anima avesse la gloria di cielo per tutti i tenpi, e lo corpo diventasse terra tuttavia, dunque non sarebe istato bisognio ch'egli avesse criato l'uomo di terra, ma che l'avesse criato solamente, l'avesse messo in gloria; e l'anima sarebe istata come angielo; e lo mondo non sarebe istato bisogno; ch?? lo mondo non fue fatto se non per l'anima. Certo Idio non volle questo n?? quello; anzi fece diritto e a ragione ci?? ch'egli fece, l'uomo di corpo e d'anima. E l'uomo dee dirittamente governare e salvare l'anima, e per lei adorare e ringraziare, e multiplicare di sua generazione. Ch?? Idio ci ?? donato senno e sapere di conosciere e di fare lo bene e lo male a nostra volontade; e di conosciere che lo diavolo trabocc?? di cielo per lo suo peccato; e che l'uomo dee montare in cielo per lo suo bene fare; e dee avere la gloria che lo diavolo perd??, per lo suo peccato, ch'egli fecie.

(946) Intenderei: e fece che si muovesse per noi carit?? e misericordia. ??? Forse potrebbe intendersi: che nascesse per noi, che prendesse vita; secondo il senso che ha nell'ant. fr. movoir. Cf. Burguy, Gloss. ??? Nel C. F. R.: et fist moveir carite et misericorde et piete.

(947) Cos?? ha pure il C. R. 2.; ma ?? senza dubbio lezione errata. ??? Nel C. F. R.: ains fait par celui chi l'uevre, non pas par Deus. ??? E nel T. F. P.: mais le mal est faict par celui qui en fait l'oeuvre, et non pas par Dieu. ??? E pare da intendere: il male lo fa colui che lo commette, e non Iddio.

(948) deservist. C. F. R. ??? Desservir ant. fr., meritare. ??? Anche in prov. desservir ha il significato di meritare, guadagnare, secondo un es. del Sydrac, citato dal Renouard (Lex. Rom., a Serv): ???Negus gazerdo non agra desservit, quar lo be non agra fah de sa voluntat.??? ??? In ital. si us?? servire in questo medesimo senso da alcuni antichi scrittori.

(949) par son gre. C. F. R. ??? Il trad. non ha inteso il testo.

(950) Manca al C. L. e lo buono omo. ??? Abb. suppl. col C. R. 2., che concorda col C. F. R.

(951) Cos?? ha pure il C. R. 2. ??? Ma pare che manchi qualche cosa, almeno stando alla lez. del C. F. R.: Cors viaut travail et aime repos; et par le delit dou cors l'arme l'achate chier. ??? E nel T. F. P.: Corps c'est travail et ame c'est repos; les quelz deux Dieu a donne a l'homme; et l'ung doibt salver et garder l'aultre sans le travailler. Et pour ce si le corps, qui est travail, prent son delict en ce monde, l'ame si l'achatera en l'aultre bien cher.

(952) Nel C. F. R.: Car, che che tarde, l'arme resevera son cors, etc. ??? La lez. del C. R. 2. ?? diversa, e concorda col T. F. P.

Cap. CCVII.

Lo re domanda: come potrebe l'uomo salire in cielo? Sidrac risponde:

L'uomo dee fare lo bene per lo bene avere; e divietare e dottare il male; ch?? per lo mal fare noi traboccheremo in nabisso; e per bene fare nella compagnia del Signore del bene, cio?? Iddio. Imperci?? che Idio volle che l'anima fosse degnia d'avere guiderdone, le diede tutti gli albitri, per ch'ella facesse lo bene per la sua grazia e per lo suo grado.

Cap. CCVIII.

Lo re domanda: dove si nasconde lo giorno la notte (953)? Sidrac risponde:

Lo mondo era tutto in tenebre e in acqua; e lo sancto spirito come (954) uno grande chiarore sopra l'acqua. E quando a lui piacque, elli fece giorno e scuro, siccome noi abiamo altra volta detto; e fece lo sole e la luna e le stelle e l'altre cose che ci sono; e ordin?? il fermamento del suo torno (955); e allumin?? lo mondo, siccome egli ?? del chiarore del sole; e la notte per la luna e per le stelle. E altres?? l'??nno l'altre genti sopra loro, per la volont?? di Dio. Lo sole e la luna e l'altre cose non fallano giammai al mondo; che, quando il sole falla a noi, egli allumina altra gente al mondo e la loro scurit??. E quando elli falla a loro, e elli viene a noi, ch?? lo fermamento non fina di torniare; e ci?? viene per la ritondeza del mondo. Gente sono al mondo, tali come noi siamo; e vegono apertamente il chiarore del sole e della luna e delle stelle; e sono sotto di noi; i loro piedi sono contra i nostri; e vanno sopra terra, e coltivano e adorano, siccome noi facciamo; e tutto questo ?? per la ritondit?? del mondo.

(953) Nel C. R. 2.: Lo re domanda se era luce innanzi che fosse fatto lo sole e la luna.

(954) era come C. R. 2.

(955) nel suo torno C. R. 2.

Cap. CCIX.

Lo re domanda: Come si tengono la luna e le stelle? Sidrac risponde:

Le pianete sono del fermamento, e lo fermamento ?? di loro, e tutto insieme si tengono (956), e sono sode, e l'una nascie dell'altra. In tal maniera, per la forza di Dio, si tengono le pianete in cielo. E non credere ch'elle sieno in uno fermamento tutte; anzi sono in tre fermamenti, l'uno pi?? alto che l'altro; e elle vanno l'una incontra l'altra. Quando il fermamento d'alto ?? fatto uno torno, quello di basso n'??e fatti due; perci?? sono alcuna volta lo 'ncontramento (957) delle stelle in cielo. E quelle che ci paiono piccole, elle sono magiori che quelle che ci paiono grandi; e per l'altezza elle paiono piccole, e elle sono, al fermamento, grandi.

(956) si regono C. R. 2.

(957) li incontramenti C. R. 2.

Cap. CCX.

Lo re domanda: come possono conosciere le genti l'ore e punti della notte? Sidrac risponde:

L'uomo gli pu?? conosciere per lo giorno e per la notte; ch??, in qualunque terra voi istate, in quello punto che lo sole apariscie, egli ?? punto del giorno, e in quello punto che gli falla (958), egli ?? punto della notte, sia o al levante o al ponente, in qualunque luogo voi siete. E per li punti conoscierai l'ore, che lo giorno e la notte ?? piccolo e grande, e si ?? XXIV ore; e ciascuna ora ?? MLXXX punti; e ciascuno si ?? tanto, quanto tu potessi istendere lo braccio; e se nollo puo' tanto distendere, che ti sia noia (959), si conta una o due (960), sanza ristare o tardare: ci?? sono CLX (961) movimenti, che fanno MLXXX punti, cio?? una ora. E questo potete voi provare per l'onbra. del sole e per l'orivolo dell'acqua, e fatto d'altre cose (962). E per questo conto potete voi conosciere l'ore del d?? e della notte, tanto ch'elle sieno grandi o piccole; ch?? la state crescie lo giorno e menoma la notte, per la ragione del sole, e per?? ?? lo verno, quando lo sole si parte da noi con tutto lo suo calore. Allora le folgori e gli venti e l'acque si spargono sopra la terra, l?? ove la forza del sole non escie; allora tenpesta e tuona, e fae lo verno (963). Altres?? aviene dell'altre terre, quando il sole si parte da loro. Non intendere mica che il sole si volge per s?? medesimo; ma lo fermamento si dichina presso a una parte, tanto, quanto ?? uno palmo, l?? ove lo sole piglia nel verno altro camino, per la sua grandezza, e poi ritorna nel suo luogo.

(958) defaut C. F. R. ??? Da defaillir, mancare. ???  ??Cos?? li ciechi a cui la roba falla?? etc. Dante, Purg., XIII.

(959) e ciascuno punto si ?? tanto quanto tu potessi stendere lo braccio e tirare a te; e se tu lo braccio non puoi stendere, si conta etc. C. R. 2.

(960) una, due C. R. 2.

(961) sono due milia ciento sessanta momenti C. R. 2.

(962) e per lo rivo dell'acqua C. R. 2. ??? Nel T. F. R.: et ce poies esprover par le stendal de l'aigue et dou solail. ??? Nel T. F. P: et ce tu peule prouver par lestandail du soleil et de l'eaue, et par moult daultres manieres. ??? Sarebbe forse da leggere, invece di stendal e standail, scandalh, per misura? L'orivolo ?? difatti una misura; e l'idea di acqua, potrebbe aver fatto nascere quella di scandaglio.

(963) E per questo conto potete voi conosciere l'ore del d?? e della notte, quante sono, o sia grande o sia piccola; ch?? la state crescie lo giorno e menoma la notte, per la ragione del sole, che prende altro camino e altro torno, per altra contrada a scaldare: per che noi abiamo verno e state. Quando lo sole s'alunga da noi, lo suo calore si parte; allora sopra la terra, l?? ove la terra sospira lo suo freddore, le folgore li venti e l'acqua si spargeranno sopra la terra, l?? ove la forza del sole non escie; allora tempesta e tuona e fa lo verno C. R. 2. ??? La forza del sole non escie ?? trad. di la force dou solail neniest (C. F. R.), che intenderei neniest, non vi ??.

Cap. CCXI.

Lo re domanda se le stelle tornano al (964) fermamento. Sidrac risponde:

Tutte le stelle tornano col fermamento, se non se una c'ha nome gitta, cio?? tramontana, la quale quelli del mare e della terra la guardano; et ?? posta in una maniera al fermamento, per ch'ella non si volge, se non come la chiavichia (965) della pietra sottana del molino. E lo fermamento si volgie d'intorno come la macina, e quella stella non si muove come la chiavichia; e si ?? pi?? alta che tutte l'altre stelle, e perci?? ci pare piccola. Ma allo dichinamento del fermamento ella monta, una volta l'anno, forsi uno palmo; e s?? si ciela inmantenente che l'??e fatto. E quelli che vanno per mare e per terra, alla guida di quella stella, a quell'ora, se non si guardano, ellino potrebono smarire la via, e essere a condizione (966). E quel movimento, che a noi pare uno palmo, ?? al fermamento ben due milia miglia conpiute.

(964) al per con il. ??? Nel C. F. R.: o le firmament. ??? O, ant. fr., ebbe anche il significato di avec.

(965) Per cavicchia.

(966) Per essere in pericolo. ??? La Crusca registra due es. di mettere a condizione per mettere a risico, a pericolo. ??? Il C. F. R. ha: estre en condicion. ??? Ma non trovo ne' lessici francesi questa parola con questo significato. Il quale non manca all'ant. spagn., poter, tener en condicion.

Cap. CCXII.

Lo re domanda se sar?? continuamente guerra nel mondo. Sidrac risponde:

Cierto guerra sar?? tuttavia per lo mondo, grande e pericolosa. E s'egli ci avesse tuttavia pace, elli non sarebe chiamato mondo, anzi sarebe chiamato paradiso; e (967) in paradiso ?? tuttavia pace. E perci?? al mondo non fallir?? guerra. E si ?? due maniere di guerra: l'una per lo nimico, la quale ?? spirituale; l'altra guerra si ?? corporale: ci?? ?? a sapere l'una gente coll'altra (968); e sar?? tuttavia, infine alla fine del mondo.

(967) Crediamo da leggere piuttosto ch??. ??? Infatti il C. F. R. ha: car.

(968) ce est a savoir les gens les uns encontra les autres C. F. R.

Cap. CCXIII.

Lo re domanda: perch?? ?? chiamato mondo? Sidrac risponde:

Perci?? ch'elli ?? nulla: ch?? tutte le cose che non sono durabili, anzi ??nno fine, sono nulla. Perci?? diciamo noi che, se questo mondo ?? nullo, che l'omo non si de' affidare n?? asigurare a cosa di nulla; ch??, s'egli ?? oggi, non sar?? domane, overo uno altro giorno; e cierto ?? che partire li conviene, e andare in quello mondo ch'?? durabile, e tuttavia e giamai fine non avr??. Dio per la sua potenza fecie questo mondo, e per ci?? che l'omo non potesse andare nell'altro mondo se non per questo l?? ove ?? egli; e in quello egli ?? lasciato questo del tutto (969). E perci?? diciamo noi che questo mondo ?? nullo, che tempo fia che non ci sar??; ch?? questo mondo de' essere disabitato come uno diserto.

(969) Intenderei: e se per amore di quello ha abbandonato etc. ??? Nel C. F. R. en celui a il guelpi (guerpi) cestui doutout.

Cap. CCXIV.

Lo re domanda se Iddio si cruccia delle morti, e delle genti che morte si faccino. Sidrac risponde:

Non mica, n?? poco n?? molto, ch?? Dio non ?? in s?? nullo coruccio. Che se tutto 'l mondo fosse nabissato e la giente morta, Iddio non si darebbe nullo cruccio n?? nulla gravezza, imperci?? che 'l mondo non potrebbe inabissare e la giente morire se non per la sua volont??. Cos?? no gli peserebe, come a noi d'una vite di uva che noi avessimo alevata, e poi ci facesse noia, e per quella noia noi la tagliassemo e ardessemola, di questa vite n?? dell'uva non si penserebbe n?? poco n?? molto. Altres?? adiviene a Dio, quando tutto 'l mondo fosse distrutto, come fue per lo diluvio, tutto fue perduto per lo peccato che feceno contra a Dio, e si ne fue lieto quando lo distrusse. Altres?? li sar?? buono quand'egli distrugier?? quelli che sono a venire, per li loro peccati, e per molte maniere. E tutto sar?? per lo loro peccato, tardi quanto vuole, se non meglioreranno.

Cap. CCXV.

Lo re domanda: qual'?? il pi?? degno giorno del mondo (970)? Sidrac risponde:

Lo pi?? degno giorno si ?? lo sabato; ch?? Iddio, per la potenza, cre?? lo cielo e la terra e l'altre cose che sono in sette giorni. Lo primo giorno si fue la domenica; e al settimo giorno benedisse tutto le cose, e santific?? l'omo, e lo fecie riposare di tutte cose fare della settimana. (971): ci?? ?? lo sabbato, che fue lo primo degno die della settimana. Ma quando lo figliuolo di Dio verr?? in terra, d'allora innanzi fie lo pi?? degno giorno la domenica, perch?? la resurresione del mondo che far?? tra li morti e ci?? fie in una domenica. E per questo si ?? lo die della settimana, la domenica (972).

(970) de la semaine C. F. R.

(971) Nel C. F. R.: et le fist reposer de toutes chosses.

(972) le plus digne ior de la semaine le dimenche C. F. R.

Cap. CCXVI.

Lo re domanda: perch?? fu fatto lo dormire? Sidrac risponde:

Lo dormire fue fatto per lo riposo del corpo e del cuore; e per la forza del cuore e delli menbri; ch?? quando lo corpo dorme, lo cuore e tutte l'altre menbra si riposano, e stanno in pace, per quello riposo. Altres?? come uno signore, quand'elli ?? isvegliato, tutta la sua masnada gli ?? d'intorno, al suo servigio e al suo comandamento; e quand'egli dorme, la sua masnada si riposa; altres?? adiviene del cuore. Lo suo dormire e lo suo vegiare viene e risponde al ciervello; e 'l cervello risponde agli occhi, e gli occhi rendono a tutti li altri menbri, si dormeno e si riposano (973). E quello dormire e riposo si ?? per la forza del corpo, perch'egli possa essere forte di travagliare, e di guadagnare la sua vita, e di rendere grazie e lode al suo creatore Dio. E per questa cosa fece lo dormire. E se non fosse lo dormire, la notte non sarebbe stata.

(973) et les ieaus respendent a tous les membres et si dorment et reposent C. F. R.

Cap. CCXVII.

Lo re domanda: quale ?? il pi?? sano luogo del mondo? Sidrac risponde:

Lo pi?? sano luogo del mondo si ?? l?? ove l'uomo si guarda d'infermare, e di male vivande e di freddo e di caldo e di dormire e di veghiare; ch?? l'uomo non dee mica nella calda terra mangiare trope calde vivande, n?? vestire tropo caldo, n?? andare al caldo, ch?? dell'uno caldo e dell'altro (974) pu?? l'uomo avere infermit??. E cos?? aviene del freddo. E non per?? (975) luoghi sono, l'uno pi?? infermo (976) che l'altro, per la ragione del calore e del freddo, e per la gente inferma che vi vanno tra l'altra gente. E molti luoghi sono, che sono infermi perch?? non sono abitati, ch?? s'egli fossono abitati, egli non sarebono gi?? infermi. Ma chi vuole essere sano, faccia in questa maniera: una volta il giorno mangiare, e una volta la settimana con femina giacere, e una volta il mese togliere sangue del braccio, e una volta l'anno pigliare medicina. E chi questo modo manterr??, egli sar?? sano.

(974) l'uno caldo e dell'altro C. L. ??? del caldo dell'altro C. R. 2. ??? Abbiamo corr. sulla scorta del T. F. P.: car d'ung chault et de l'autre.

(975) Et neporchant C. F. R., per neporquant che vale nonostante.

(976) Per malsano, atto a indurre infermit??.

Cap. CCXVIII.

Lo re domanda: quali gente sono quelle che mantengono il mondo? Sidrac risponde:

Certo cotali maniere di giente sono che lo mondo mantengono. Prima sono quelli che le iscienzie mostrano, e insegnano alle genti la credenza di Dio padre onnipotente; e in qual modo egli si dee mantenere in questo secolo. La seconda maniera di gente, per cui lo mondo si mantiene, sono quelli che lavorano e coltivano la terra, e pugnano di guadagnare (977) lo frutto della terra, per loro e per gli altri. La terza si ?? la signoria, che mantengono la gente a ragione, e mantengono la terra, lo povero e lo ricco, ciascuno in suo luogo. La quarta maniera sono gli artefici, che le mercie fanno (978), e portano le cose bisognose (979) dall'uno paese all'altro. Se queste quattro maniere non fossono, lo mondo non si potrebbe mantenere.

(977) et poingnet de gaagner C. F. R. ??? Poigner qui ha il significato di procurare, sforzarsi, ingegnarsi. Non trovo che nell'ant. franc. siasi usato questo vb. ??? Si us?? per?? nel prov. ponhar, poignar, che il Raynouard (L. R. IV., 598) spiega t??cher, s'efforcer, se h??ter, s'empresser, se peiner.

(978) La quarta maniera sono quelli che mercantia fanno C. R. 2.

(979) Per necessarie.

Cap. CCXIX.

Lo re domanda: quale ?? pi?? alto o lo re o la giustizia? Sidrac risponde:

La giustizia ?? la pi?? alta, per?? che la giustizia pu?? giudicare lo re, per diritto e per ragione. E la giustizia si ?? pi?? che re, ch?? lo re vuol dire l'onore e la possanza del secolo; giustizia vuol dire l'alteza e la degnit?? e la signoria e lo comandamento di Dio. Uno re nascier?? profeta, che dir?? per la bocca di Dio: benedetti sieno quelli che faranno leale giustizia, e manterrannola tuttavia.

Cap. CCXX.

Lo re domanda: pu?? l'uomo avere riccheze corporale e portarle co' lui? Sidrac risponde:

Quello uomo puote avere riccheza grande corporale, per s?? mantenere in tutto, e la pu?? bene portare co' lui, che giammai nogli faller??, e nogli far?? bisogno d'avere d'altrui, cio?? a sapere arte. Chi sa alcuna arte, giammai necessit?? non puote avere, ch?? in tutti i luoghi l?? ov'egli sia, puote avere per la sua arte la sua vita. E perci?? diciamo che l'arte ?? ricca, che lo suo Signore la porta seco, l?? ovunque elli vae.

Cap. CCXXI.

Lo re domanda: uomo e femina che si traamano (980) e si dilungano uno grande tempo e poi s'accontano, possonsi eglino amare come di prima? Sidrac risponde:

S?? pi?? (981) che dinanzi, per l'usanza, e per lo buono servigio che l'uno fa all'altro, e per lo dare e per lo pigliare, si possono amare pi?? che dinanzi come altress?? uno albore ch'?? in uno giardino, e lo giardino lo comincia ad innacquare e a studiare, l'albore in pochi giorni rinviene in s??, e comincia a riverdire, e diventare cos?? buono e bello come dinanzi, e pi??, per lo buono servigio e per lo studiamento ch'egli ebbe; e se lo giardino l'avesse lasciato di tutto in tutto, egli sarebe secco (982). Cos?? aviene dell'uomo e della femmina, che si vogliono pi?? bene che di prima; altress?? come l'albore riverdiscie e riviene, quando egli ?? bene abeverato e servito dal giardino.

(980) s'entraiment C. F. R., che vale amarsi scambievolmente.

(981) puote C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2., sulla scorta del C. F. R. che ha plus.

(982) Giover?? riferire la lezione del C. F. R., alla quale ?? conforme la lez. del C. R. 2.: com I arbre chi est en I iardin, et le iardinier le laist a nonchaleir, et ne le vodra laborer ni abeurer; cel arbre comencera a feblir et a sechier, et puis chant le iardinier le comence abeurer et laborer, l'arbre en I poi da iors revient a soi, et comence a reverdir, et devient si bon et si biau com davant et miaus par le bon servise et le bon garniment che il li met; et se le iardinier l'eust laisse de tout en tout, il fust gaste, con cosse obliee. ??? Notisi nel n. t. giardino per giardiniere, che ?? pure nel C. R. 2. ??? ?? noto come ant. siasi invece usato giardiniere per giardino.

Cap. CCXXII.

Lo re domanda: come l'uomo alcuna volta la femina e la femina l'uomo amansi? Sidrac risponde:

Quando l'uomo vede la femina e la femina l'uomo, e egli s'amano, sapiate che ci?? aviene della volont?? del cuore, che ?? di frale comparizione (983); e per la volont?? del loro cuore, tengono lo diletto di quella vanit?? e di quello viso e della bilt??, che in loro sar?? somigliata a' loro cuori (984); e tali cuori mirano follemente, e tengono quella follia nel cervello, e poi risponde agli occhi del capo, e li fa follemente guardare a quella criatura, e s?? gli diletta in quello pensiero (985). Ma lo savio cuore che ?? forte e fermo, quand'egli vede alcuna altra criatura bella, egli pensa in s?? medesimo e dice: benedetto sia Iddio lo criatore, che cos?? bella criatura ?? fatta; e rende grazie a Dio; n?? giamai gli risoviene di quella criatura pi??, n?? di biltade n?? poco n?? molto; e se pure gli soviene, no'gli far?? niuna forza. Altres?? aviene alla buona femmina.

(983) compressione C. R. 2.

(984) che in loro sar?? simigliante al loro cuore C. R. 2.

(985) et por la vanite de lor cuer si retinent le delit de cel vice de la biaute de lor cors chi lor sere resenblee a luer cuer; et cel cuer tremue folement, et tient celle folie en la servelle, et respont as iaus de la chief, et les fait solement regarder a celle regardure de la creature; et le cuer chi est fol et vain pense folement en celle creature, et ce delite en celle pencee, et par cel delit convient che il l'aime. C. F. R.

Cap. CCXXIII.

Lo re domanda: chi fa uno falso saramento di Dio per x cose falsare, ?? egli spergiuro per una volta? Sidrac risponde:

Chi fa uno sacramento falso del suo Idio, quand'elli sia buono o rio, per x cose falsare, e e' si conosce in s?? medesimo che egli ?? fatto falsamente, sapiate che egli ?? spergiuro x volte. E se altro consente a quelle saramenta false, e egli gli pare buono e bello, sapiate che egli ?? altress?? bene spergiuro, come quelli che fa lo falso saramento.

Cap. CCXXIIII.

Lo re domanda: quelli che insegniano lo bene in questo secolo ??nn'egli pi?? guidarnone che gli altri? Sidrac risponde:

Quelli che insegnano lo bene in questo secolo alla gente, avranno doppia la grazia di Dio, quelli che lealmente la manteranno. Ch?? due maniere sono quelle che insegnano lo bene alla gente in questo secolo. L'una sono simigliante al sole (986), che tutto il mondo allumina, e non viene giamai meno, e tuttavia ?? in sua gloria. Questi sono i buoni, che tutto giorno insegnano il bene alla gente in questo secolo, e lo bene fanno. Questi sono quelli che la grazia di Dio avranno nell'altro secolo. Gli altri che il bene insegnano, e lo male fanno, certo diritto ?? e ragione ch'egli male abiano a quattro doppj, non a due, come a quelli che porta alcuna cosa e pu?? dare buona parte a ciascuno e pigliare buona parte altress?? per lui (987); bene ?? diritto e ragione che lo male sia suo, poi che egli lo piglia per la sua buona volont??, pi?? che se altri li avesse donato.

(986) alla gloria C. R. 2.

(987) Cos?? ha pure il C. R. 2. ??? Ma ?? chiaro che manca qualche cosa. Nel C. F. R.: et laisse la bone et prent la mauvaise. ??? Il T. F. P. ?? di diversa lez., ed ha solamente: telz gens sont ressemblans a la chandelle, que les aultres enlumine et soy mesmes degaste.

Cap. CCXXV.

Lo re domanda: di che viene lo magiore odio del mondo? Sidrac risponde:

Di fatto di legge e di fatto di signoria e di femina. Ch?? l'uomo tiene la legge e la fede, buona e giusta, conciosia cosa che ella sia malvagia; e un altro la spregia; sapiate che molto gli ?? a noia fortemente, e molto odia colui che lo suo Idio dispregia. Egli disidera tutto giorno tutto male e tutto odio, come quelli che dispregia la cosa ch'egli pi?? ama e pi?? tiene cara. L'altra maniera si ?? di fatto di signoria e di possessione, che l'uomo li toglie e vuole torre. Quelli l'odia fortemente, e li disidera tutto male. La terza maniera si ?? di fatto di femina, o d'alcuna cosa ch'egli ama. Altro uomo la vuole torre e spregiare (988) da lui; elli n'?? molto geloso e molto odia quelli che ci?? gli vuole fare. E di molte altre maniere muovono gli odii e le male voglienze.

(988) fortraire. C. F. R., che qui ha il significato di sedurre.

Cap. CCXXVI.

Lo re domanda: lo pensiere che l'uomo pensa onde escie? (989) Sidrac risponde:

Lo pensiero che gli uomini pensano escie della scienzia, e la scienzia ?? di puro coraggio; ch?? se lo cuore ?? buono, egli pensa tutte cose sottilmente, di ci?? ch'egli vuole e di ci?? ch'egli non vuole, bene e male. E tutto aviene della scienzia, che viene di puro coraggio. Sapiate che questo muove di grande scienzia, ch?? quelli ch'?? di puro coraggio ?? savio. Lo puro coraggio che egli ??nno si ?? del loro puro sangue, che intorno allo loro cuore corre, e per la purit?? del cuore e del sangue rischiariscie lo cervello; e quello cervello, per lo suo rischiarimento, mostra chiareza agli occhi e allegreza a' menbri. Perch?? l'uomo sia savio e sottile non dee adoperare la sua iscienzia in male, anzi in bene, e in tutta dirittura e in tutta lealtade; e se egli altrimenti lo fae (990), sapiate che la scienzia ?? perduta in lui. Questi sono chiamati bestie, e peggio che bestie; che la bestia pensa alcuna volta di sua vivanda trovare, e dell'acqua a bere. Perci?? diciamo noi che quelli che non ?? niuno pensiero al cuore, sono pegio che bestie che eglino lo dovrebono avere, e in Dio credere sopra tutte le cose.

(989) Meglio nel C. R. 2.: da che viene lo pensare?

(990) fae. C. R. 2.

Cap. CCXXVII.

Lo re domanda: per che cagione sono gli uomini malvagi mali (991)? Sidrac risponde:

Per tre cose: la prima si ?? delli rei omori che sono nell'uomo, sicch?? li malvagi omori e le collere sormontano e signoregiano i buoni omori (992); cio?? a dire che i mali omori signoregiano il corpo e il fegato, e cuoprogli il cuore, e riboliscono (993) lo cervello, e portallo in terra, e fannolo travagliare de' piedi e delle mani (994), e fannolo ischiumare la bocca, e tolgogli il senno e la memoria, e fannogli sognare rei sogni, diavoli, dragoni, orsi, serpenti, cani e malvagie bestie, che lo divorano e battono; e sogna d'annegare in acqua e d'ardere in fuoco. E tutto questo ?? dalla forza de' malvagi omori. E quando i mali omori si cessano, e lo male lo lascia, e elli raccontano quello che elli ??nno veduto in loro visione; e quelli a cui elli l'aver?? contato, pensa che ci?? sia istato per diavoli. Sapiate che lo diavolo non ?? podere di nulla (995), che Iddio creda fermamente; che non ?? niuna anima, che sopra terra vada, ch'ella non abia seco uno spirito, cio?? a dire un angelo, che la guarda, perch?? lo diavolo no' le faccia male, se ella non consente per la sua volont??. L'altra maniera si ?? lo corpo, che ?? intorniato e ornato (996) di molti peccati, n?? in Dio n?? in suoi comandamenti non vuole credere, n?? fare (997). Alcuna volta lo diavolo si dimostra a colui, in molte maniere e figure, e gli entra in corpo, e travaglialo molto fortemente; e l'angelo di Dio nollo vuole aiutare, anzi l'abandona. Ma non intendere gi?? che egli lo lasci uccidere; ma egli a la sua volont?? gli fa fare tali cose, che egli perde il corpo e l'anima. Ma se egli a Dio vuole tornare, e lo diavolo lasciare, gi?? lo suo ingegno non gli varr??; n?? la sua forza n?? 'l suo ingegno forza n?? podere non aver?? sopra lui. La terza maniera si ?? della fallanza del cuore. Quando l'uomo ?? codardo e pauroso, e egli vae fuore di gente (998), di giorno e di notte, pensa nella paura, e cade in malvagio male; che s?? tosto come egli ??e la paura, gli rei omori s?? si muovono, e rinfabiliscono nel suo corpo, e fannonlo sognare di malvagi sogni, cio?? della fallenza del suo corpo.

(991) Correggasi col C. F. R.: por quoy cheent les gens de mauvais mal? ??? Nel C. R. 2.: da che aviene che le genti ??nno cos?? forti malatie?

(992) li malvagi omori si raunano nel corpo, e l'uno s'acapiglia nell'altro. C. R. 2.

(993) infiammano. C. R. 2.

(994) e si li fanno menare li piedi e mani. C. R. 2.

(995) Di nullo per sopra nullo.

(996) ?? da credere usato ironicamente. ??? Anche il C. F. R. ha: adornes.

(997) ne Dieu ne son comandement ne viaut croire ne faire. C. F. R.

(998) hors de la gens. C. F. R.

Cap. CCXXVIII.

Lo re domanda: quali sono gli pi?? pericolosi menbri del corpo? Sidrac risponde:

Gli occhi sono i pi?? pericolosi menbri del corpo, e quelli che fanno perire lo corpo e l'anima. Che lo diletto della vista gli occhi avanzano al cuore (999), e mettollo in pensieri, e fanno peccare lo corpo e l'anima. E se egli non vedessono, lo cuore non disiderebbe nimica tante cose com'egli disidera, che pi?? disidera quelli che vede, che quelli che non vede. Che per la vista degli occhi lo cuore e 'l corpo e tutti menbri triemano e ??nno grande paura e grande ispaventamento. Altress?? come quelli che vede lo male inanzi di lui, elli ??e magiore paura che quelli che l'ode e non vede. E d'altra parte gli occhi sono pi?? teneri che altri menbri del corpo, e sono quelli che guardano lo corpo di pericoli corporali.

(999) Non sappiamo se avanzano possa qui avere il senso di anticipano. ??? Nel C. F. R.: avantent; e potrebbe intendersi che gli occhi magnificano, esaltano al cuore il diletto che si prova nel vedere gli oggetti esterni. Il T. F. P. ha, meglio degli altri: annoncent.

Cap. CCXXVIIII.

Lo re domanda: qual'?? la pi?? pericolosa arte che sia e la pi?? sicura? Sidrac risponde:

Quelli che insegnano la credenza di Dio alle genti ??nno la pi?? pericolosa arte e la pi?? sicura e la pi?? degna, che niuna altra arte del mondo. Altress?? come gli occhi sono lo lume del corpo, e altress?? come il corpo va sicuramente per lo insegniamento degli occhi, altress?? deono, quelli che questa arte mostrano alle genti, menare l'altre genti sane e salve alla credenza, e al comandamento di Dio fare; e fare (1000) quello ch'egli deono conpiutamente, sanza niuna menomanza e sanza niuna fallenza e sanza niuna gravezza, a ora e a punto. Che quelli che questo fanno, fanno apiacere a Dio, e sono degni inanzi a Dio, e chiari come il sole ?? al mondo, che tutto giorno ?? puro e netto, tra li monti e tra le valle, e getta i suoi raggi, e toccare si possono (1001). Questa arte ?? la pi?? degna e la pi?? preziosa di niuna altra arte; e quelli che questa arte insegnano, e nolla fanno, cos?? come deono, eglino aprossimano l'altre genti a Dio, e eglino si dilungano; e sono siccome la candela, che rende bello chiarore altrui, e s?? medesima consuma.

(1000) Cos?? ha pure il C. R. 2. ??? Migliore ?? la lez del C. F. R.: a la creance et a comandement de Deu; et a faire etc.

(1001) Manca agli altri Codd. e toccare si possono.

Cap. CCXXX.

Lo re domanda: come alcuna volta muove la gaieza al corpo dell'uomo gaio e allegro (1002)? Sidrac risponde:

La gaieza che alcuna volta muove al cuore, e l'uomo diventa gaio, sapiate che ci?? ?? per lo vecchio sangue, ch'egli arec?? con seco del corpo della madre (1003). Quello sangue alcuna volta si muove, per lo ismovimento del malvagio sangue, che si muove per tutto il corpo, e rinverdisce lo cuore, e fallo diventare gaio o di cose fatte o di pensieri. E sapiate che la gaieza ?? molto pericolosa cosa: ch??, se uno buon uomo savio fosse gaio, egli sarebe dispregiato tra le genti, e incolpato d'alcuna cosa, per la sua gaieza, conciosia cosa che egli nolla faccia; e se egli non fosse gaio, e fosse savio e convenevole, apena potrebe essere incolpato di follia. E quando lo sangue cessa, lo corpo diventa posato e cheto di fatti e di pensieri. E lo sangue ismuove al corpo di troppo bere o di troppo posare.

(1002) Nel C. R. 2.: da che aviene la gioia e l'alegrezza che aviene all'omo di subito?

(1003) par le viel sanc chi est en lui de la jovente, le queil a aporte dou ventre de sa mere o lui. C. F. R.

Cap. CCXXXI.

Lo re domanda: ciascuna volta che l'uomo s'accosta alla femina ingenera egli? Sidrac risponde:

Non gi??, l'uomo non ingenera tutte le volte ch'egli s'acosta alla femina; ma egli ingenera alcuna volta ispesso e alcuna volta tardi. E la femina non piglia nimica ciascuna volta la generatura, perch?? l'uomo ingenera pi?? che la femina non piglia. E uno uomo luxurioso che spesso giace con femina carnalmente, si perde la forza delle reni e de' nervi e de' menbri; e quello ispermo che egli fae ?? s?? frale e s?? vano, che non ?? niuna sustanza di generare. Ma chi si astenesse della luxuria otto giorni o pi??, ben potrebe essere ch'egli generrebbe; e simigliantemente aviene alla femina. Ma nella ganba dell'uomo ?? vena, chi se ne facesse isciemare sangue giammai non ingenererebe; e simigliante alla femina, giammai inpregnare non potrebe (1004).

(1004) Merita di essere riferito, se non altro per la sua stranezza, il seguente tratto, che leggesi nel C. R. 2., e che manca anche al C. F. R.: Ma nella gamba dell'omo ??e una vena, che tiene da l'uno capo a l'altro della polpa, e va insino al garetto, e si ?? molto sottile a trovare. Che chi isciemasse sangue dal capo di quella vena, e traesene una menata del ditto sangue, poi giammai ingienerare non potrebe. Item a femina che non fosse sterile, e tardasse troppo ad avere figliuoli, sed ella portasse co' lei cos?? come porta al loro modo, la radice d'una erba che si chiama achel, ben pesta senza premere, con lana di pecora sucida, otto giorni e otto notti, e ciascuno giorno mutarsi due volte, e guardarsi di vivande grasse e dal freddo, e al nono giorno farsi isciemare una pugnata d'una vena della madre, dal lato diritto, presso del pettignone, l?? dove l'anguinaia monta, e la mattina giacere coll'omo, se ella e l'omo non fossono sterili, ella e l'omo ingenerebono di fermo.

Cap. CCXXXII.

Lo re domanda: che potrebe l'uomo fare, che la femina inpregnasse? Sidrac risponde:

Femina che non fosse isterila, e tardasse tropo a portare figliuoli, se ella si traesse sangue del braccio, e quello giorno, quando andasse a dormire, bevesse zucchero bollito e rose vecchie vermiglie, e un poco di regolizia, e cos?? facesse la mattina e la sera, e l'altro giorno altress?? apresso, la mattina e la sera; e ch'ella si guardasse carnalmente di giacere con uomo VII giorni, e l'ottavo giorno portasse calcina (1005) pesta nella natura, cos?? come le femine la sanno portare, con lana lunga di pecora; e lo nono giorno portasse in quella maniera unguento di quarto peso e lana sucida, e una notte lo tenesse (1006), e in quello giorno si guardasse di bagnare la sua natura con aqua calda o fredda, e ancora di manicare grosse vivande, e la dimane giacesse carnalmente con uomo, incontanente ingraviderebbe.

(1005) racine d'ache. C. F. R. ??? ?? evidentemente la radice d'achel del n. t., scambiata qui dal trad. con la calcina.

(1006) et le IX iors che le portast en cele maniere loignement philosophen, le quart d'un pois ou plus en laine sulente ec. C. F. R. ??? sulente crediamo da corr. pulente, pullante.

Cap. CCXXXIII.

Lo re domanda: di quale parte si raguna la schiatta dell'uomo quand'ella escie? Sidrac risponde:

Ella escie di quattro cose: di tutti i menbri dell'uomo, e de' nerbi e delle vene, che egli sudano dentro dal corpo, del grande calore, e della volont?? delle quattro conparizioni dell'uomo, cio?? del corpo e della loro natura; s?? si canbia di vermiglio in bianco; e s?? si ragunano e scagliano, e di l?? escono fuori: e questa ?? la schiatta dell'uomo, quando usa con femine (1007). La prima si ?? la volont?? dell'uomo, che egli disidera a fare; e per quello disagio tutti i menbri rinfabiliscono, e la natura, che ?? i' lui, richiede. (1008). La seconda natura si ?? lo scaldamento in quella volont??. La terza cosa si ?? lo sforzamento (1009) dell'uomo alla femina. La quarta cosa si ?? di pigliare riposo al corpo. E simigliantemente per quella ragione si corronpe la femina come l'uomo; e alcuna volta si corronpe in dormire. Ma il travaglio del corpo e lo disagio e gli omori rasoave (1010) tutto questo.

(1007) Elle isse de IIII cosses de l'home, de tous ces membres et des ners. Car il sont sanc dedens le cors, de la grant calor, et de la volente des IIII complexions au cors et de lor nature ce chanse com deu vermeil au blanc, et s'asemblent escailes, et per la issent hors, et ce est l'esclate. C. F. R.

(1008) le chiert. C. F. R.

(1009) frotement ou touchement. C. F. R.

(1010) rabonacciano. C. R. 2. ??? Assoage. C. F. R. ??? Assoage, da asoager, significa qui calmare. ??? ?? chiaro che rasoave ?? un errore del trad., che pare non intendesse la parola franc. Non sapremmo indurci a credere che si dovesse leggere rinsoavisce per rende soave.

Cap. CCXXXIIII.

Lo re domanda: de' l'uomo amare gli figliuoli? Sidrac risponde:

Li figliuoli debonsi amare, ma non troppo. I figliuoli sono frutti delle genti, e bene dee l'uomo amare cotali frutti. Ma se tu ??i i tuoi figliuoli, tu gli dee bene amare, ma non pi?? di te, ch?? quelli ?? folle che ama altrui pi?? che s??. Niuno dee amare altrui pi?? di Dio; e poi la tua buona moglie, e poi i tuoi figliuoli e tutta la gente. Che se tu ??i figliuoli, e tu gli ami tropo, tu fai follia, perch?? tu non gli dei amare pi?? che Dio e te medesimo. Che se l'anima tua ?? perduta e dannata per li tuoi figliuoli, per lasciargli ricchi o per mantenegli, se tu avessi centomilia figliuoli, governare non ti potrebono del tuo dannamento (1011). Meglio varrebe per te che tutti i tuoi figliuoli fossono dannati, che tu. Non dei mantenere i tuoi figliuoli di folle guadagnio, ma fargli inparare arte, ond'ellino si mantengano, se bisogno a loro far??.

(1011) Uno de' soliti equivoci del volgarizzatore. Il C. F. R. ha: ne te poroient de ton dampnement maintenir. ??? Ora maintenir (da manu, manum tenere) significa e governare e proteggere, soccorrere. E qui questo vb. aveva appunto il secondo significato. ??? Infatti il C. R. 2. ha: aitare non ti potrebono del tuo dampnamento.

Cap. CCXXXV.

Lo re domanda: incantamenti e malie sono vane? Sidrac risponde:

All'anima non profittano nulla, ma elle fanno noia e danno. Al corpo vagliono per tre cose: chi incantamenti e malie vuole fare, si gli conviene sapere e conosciere l'ore e i punti, quando si dee adoperare; e se egli in questo non conoscie assai, gli conviene aoperare che nulla vaglia (1012). La seconda cosa gli conviene avere in loro fede. La terza cosa si ?? che gli conviene sapere dell'arte della stonomia. E chi altrimenti lo fa, non sa che si faccia.

(1012) li conviene adoperare, che nulla li vagliono. C. R. 2. ??? Nel C. F. R. il senso ?? indecifrabile. ??? Il T. F. P. ha: il peult assez ouvrer, mais son ouvraige riens ne luy voultroit.

Cap. CCXXXVI.

Lo re domanda: qual ?? la pi?? leggiera bestia che sia e la pi?? asentivole (1013)? Sidrac risponde:

Il cane ?? la pi?? legiere bestia che sia, e la pi?? conosciente e la pi?? leale; che niuna bestia puote s?? tosto correre, n?? tanto tracciare (1014) come il cane. Di senno la formica ?? pi?? asettevole (1015) che bestia che sia, a la ragione della sua piccoleza. Ella ?? la pi?? savia, ch?? ella raguna la state per vivere il verno; e Iddio per la sua potenza l'?? dato questa natura, per dare asenpro all'uomo, quando cos?? piccolo vermine ?? iscienzia di ragunare la state per vivere lo verno; ci?? ?? a intendere che noi dobiamo in Dio credere, e fare i suoi comandamenti, e travagliare in questo secolo per guadagnare l'altro secolo; e di fare altress?? come la formica, che provede da lunga e da presso. Altress?? dobiamo noi credere che Iddio ?? podere in tutte le cose, e adorare lo suo benedetto nome per tutti i tempi, e lo suo comandamento fare, e il suo servigio.

(1013) Asentivole pare voglia dire che sente. Il C. F. R. ha: flairant; da flairier, flarier, mandare odore e sentirlo (Cf. Gachet, Glossaire du Chevalier au Cygne, a flair). ??? Anche il prov. ha, con questo medesimo significato, il vb. flairar; e l'ital. odorare.

(1014) Tracier, ant. fr., vuol dire, oltre seguitare la traccia, come in ital., anche cercare con cura. ??Si com le quert et k'il le trache ??? Une vies capele a trouv??e.?? Mir. de Notre Dame, presso Roquefort.

(1015) Crederemmo da correggere asennevole, per assennata, o piuttosto asestevole, per assestata. Potrebbe anco credersi usato asettevole per assettata nel senso di bene ordinata. ??? Ma come intendere il testo francese del C. F. R.: et de flairor formie est la plus flairant vermine et beste chi soit?

Cap. CCXXXVII.

Lo re domanda: quale ?? pi?? alto o la terra o lo mare? Sidrac risponde:

La terra ?? assai pi?? alta che 'l mare. Se il mare fosse pi?? alto che la terra ella (1016) coprirebbe la terra. Questo potete voi vedere apertamente: pigliate uno vasello, e enpietelo pieno d'acqua, raso col vasello, cio?? coll'orlo, e l'acqua si terr?? senza ispandere, se il vasello non si tocca; e se voi mettete anche uno poco d'acqua, ella saglier?? d'ogni parte, e spande sopra l'orlo del vasello. Altress?? averrebbe se lo mare fosse pi?? alto che la terra, lo mare ispanderebe da tutte parti e coprirebbe la terra.

(1016) elle, C. F. R.

Cap. CCXXXVIII.

Lo re domanda: le lumache perch?? s'appiccano agli alberi? Sidrac risponde:

Le lumache escono del sudore e del calore dell'erbe, e dell'umidore della terra; e per quella natura ond'elle sono, s'apiccano all'albore volentieri, per lo suo umidore. Lumaca ?? laida, ma ella ?? sana e molto buona per persona che fosse ingonbrata del petto, che fiatare non potesse. Chi pigliasse le lumache, e friggiessele con olio d'uliva, o dessele a mangiare dieci giorni con m??le di lape (1017), egli sarebe diliberato di quello male e di quello ingonbramento. E chi ardesse le lumache, quello dentro (1018), a modo di carboni, la decima parte, e altrettanto d'uno legnio che si chiama ybano (1019), e pestasse insieme molto bene, e lo stacciasse sottilmente, e poi ugnesse quelli che ??e lo bianco nell'occhio, due volte il giorno, in trenta giorni lo bianco se n'andrebbe tutto (1020).

(1017) d'api C. R. 2.

(1018) les limasses dedens C. F. R.

(1019) ybanus.

(1020) Dioscoride insegna che le lumache abbruciate con tutta la carne, ridotte in polvere e unte col miele, guariscono le macchie degli occhi. Lib. II, Cap. 9.

Cap. CCXXXIX.

Lo re domanda: come dormono gli vecchi pi?? leggiermente che gli piccoli garzoni non fanno? Sidrac risponde:

Li piccoli garzoni dormono leggiermente per lo dolciore e per l'ardore e per lo verdore del loro cervello. E altress?? come lo fiore del frutto a l'albore, quando uno poco di vento lo tocca, egli si dichina e abassa simigliante ?? del garzone, che, quando elli ?? satollo, uno poco d'aire che lo fiere, elli dorme e si riposa e si nodriscie. L'uomo vecchio dorme come i piccoli garzoni, per la fraleza del cervello: come uno frutto maturo e fracido, quando un poco di vento lo tocca, si lo caccia in terra. Altress?? aviene del vecchio uomo, ch'egli dorme come uno garzone. E questo ?? per lo mancamento del sangue, e per la fraleza delle sue reni e de' suoi menbri.

Cap. CCXL.

Lo re domanda: se Idio avesse fatto uno uomo cos?? grande come tutto il mondo, potrebb'egli contastare contra lui? Sidrac risponde:

Si Iddio avesse fatto un uomo (1021) cos?? grande come tutto il mondo e pi??, egli non avrebbe forza n?? podere di contastare contra di lui. E di questo vi potete voi avedere chiaramente: che se l'uomo facesse uno grande uomo alla simiglianza di lui (1022), e quand'elli fosse conpiuto, si lo potrebbe disfare tutte l'ore che volesse, e gi?? contastare no gli potrebbe. E molto magiormente, a cento doppi, ?? magior podere di contastare a noi quella figura, che non averebe l'uomo, che fosse magiore di tutto il mondo, inverso Dio; n?? uno migliaio d'uomini n?? altrettante femine non potrebono pensare lo podere n?? la possanza di lui; che anche n'avesse vie pi?? che tanto, quanto l'uomo pi?? pensa in lui, pi?? ne truova in lui e di forza e di podere (1023). Che se Idio dicesse: sia lo mondo di fino oro e fine pietre preziose, inmantanente sarebe lo suo comandamento conpiuto e fatto; e s'egli dicesse: sia uno uomo bestia e peggio, overo uno vermine s?? grandissimo che tutto il mondo potesse portare in capo, in quello punto medesimo sarebe tanto tosto fatto. E s'egli dicesse: fia il cielo e la terra distrutta, e la gente morta, incontanente sarebe conpiuto il suo comandamento. E se egli ?? cos?? grande di podere, ch'egli potrebe fare uno uomo che fosse magiore che tutto il mondo, certo altress?? lo potrebbe fare nullo (1024). Come l'uomo potrebe pigliare colla mano la pi?? alta stella del fermamento.

(1021) Manca uno uomo al C. L. ??? Abb. supp. col C. R. 2.

(1022) chi fereit une grant figure a semblance. C. F. R.

(1023) Et mout plus a C. doubles ont plus de poer envers vos, che cil grant home chi fust com tout le monde n'en auroit envers Dieu, ne M. miliers d'omes et autretant de femes, et chascun d'iaus eust le sens de M. miliers de sages homes ne poroient il penser de M. I des poers de Dieu et de sa puissance, che il n'en trovassent plus de puissance et plus de poeir en lui. C. F. R.

(1024) Ci pare migliore il senso del T. F. P.: et ainsi doncques quelle resistence pourroit faire ung homme contre Dieu, et fust il aussi grant que tout le monde?

Cap. CCXLI.

Lo re domanda: se Idio non avesse fatto lo secolo, di quale maniera sarebbe il mondo? Sidrac risponde:

Lo mondo sarebe istato come uno grande abismo (1025), pieno di tenebre, altress?? nulla, come cosa che non fu mai. E gi?? per ci?? Idio non avrebbe perduta la sua gloria, e cos?? sarebe egli stato allora, com'egli ?? e star??. Per tutte le genti e per tutte le criature ch'egli ?? fatte in questo secolo non sarebbe egli migliorato nulla; e s'egli non l'avesse fatto, non sarebe stato nulla; e per?? sar?? fatto tuttavia lo suo comandamento, e tutto giorno sar??, sanza fine.

(1025) Abisme. C. F. R. ??? Abisso C. R. 2.

Cap. CCXLII.

Lo re domanda: gli angeli che Idio fece furono fatti della lena di Dio, come Adamo lo primo uomo fue fatto? Sidrac risponde:

Non mica, se non solamente della parola di Dio, quand'egli disse, sia fatto l'angelo; e in quella parola e in quella ora furono fatti. Ma Adamo fue fatto della lena di Dio, quand'elli soffi?? (1026) nel volto; e per?? Adamo e la sua generazione, che a lui credono e crederanno, saranno pi?? degni che gli angeli per tre cose ch'egli ??nno: la vita perdurabile della lena di Dio; l'altra, ch'egli ??nno corpo e anima, e gli angeli non ??nno se non lo spirito solamente; la terza che Idio ?? stabilito l'angiolo per l'uomo guardare e governare da tutti i mali, se egli non vuole consentire alla volont?? del diavolo.

(1026) li sofi??. C. R. 2.

Cap. CCXLIII.

Lo re domanda: cui de' l'uomo pi?? amare, o quelli cui elli ama o quelli che l'amano? Sidrac risponde:

Tu dei amare quelli che t'amano pi?? che coloro che (1027) tu ami; che per aventura tu potrai amare tale che non amer?? te, anzi t'odierebbe; e per ci?? tu dei amare quelli che t'amano; e se tu lo fai, tu ami Iddio, inperci?? che Iddio ama ogni uomo, e ciascuno lo dee amare. Quelli che amano il peccato, si ama (1028) il diavolo, e lo diavolo non l'ama punto, anzi odialo, e menalo al fuoco dello 'nferno. Che lo diavolo non ama la gente, se non per ingannargli e menarli al fuoco. E non credete che lo diavolo abia podere di male fare, se non a quelli che l'amano, e fanno i peccati. Ma i buoni odia egli fortemente, e non ?? podere di fare niuno male: che Iddio li guarda e difende del suo podere e del suo ingegno.

(1027) Manca al C. L. coloro che. ??? Abb. suppl. col. C. R. 2.

(1028) amano. C. R. 2.

Cap. CCXLIV.

Lo re domanda: dove sono le pi?? degne parole e d'erbe e di pietre (1029)? Sidrac risponde:

Iddio fece vertude in queste tre cose, pi?? che in niun altra cosa del mondo, ch?? questa ?? la propiet?? del mondo. E le pi?? degne parole del mondo sono quelle quando l'uomo rende grazia, e adora al suo criatore, ch?? migliori parole n?? pi?? degne non potrebono di bocca d'uomo uscire. Le pi?? degne erbe che al mondo sieno, sono quelle di che l'uomo vive, e che pi?? servono al corpo dell'uomo: ci?? ?? a intendere il grano, che noi abiamo di (1030) magiore bisogno, e pi?? ci mantiene che niuna altra erba del mondo. E per ci?? la chiamiamo noi la pi?? degnia erba che sia. Delle pietre molte ne sono; ma delle loro bont?? ci potremo ora sofferire (1031). Ma solamente quella pietra che macina lo grano ?? la pi?? degna pietra, che tutte genti serve, e a tutte le genti abisognia: per ci?? ?? la pi?? degna pietra che sia.

(1029) Nel C. R. 2.: in che regna pi?? virt?? tra nelle parole o nelle erbe o nelle pietre?

(1030) di lui. C. R. 2.

(1031) Intenderei: ci potremo ora astenere, ci potremo passare di discorrere. ?? noto come l'ant. fr. sofferir avesse questo significato, del pari che il prov. suffrir.

Cap. CCXLV.

Lo re domanda: come la scurit?? della luna non si vede se non inverso ponente, e tuttavia quand'ella ?? novella? Sidrac risponde:

La luna fa cos?? bene lo suo corso al levante come al ponente: ch?? quella ora ch'ella fa lo suo corso, a quello punto, ella ?? vermiglia, cos?? di giorno come di notte. E quand'elli si fa di giorno, ella non si puote vedere per lo chiarore del giorno. In quella che lo giorno falla (1032), ella ?? novella al levante; e lo fermamento fa lo suo torno, e ella viene al ponente, e allore ?? notte. E quand'ella ?? novella al ponente, e lo giorno dura, la notte non si puot'ella vedere per lo torno che lo fermamento fa; quando viene la domane, e ella si vede.

(1032) 'l giorno si diparte cio?? falla. C. R. 2.

Cap. CCXLVI.

Lo re domanda: dee l'uomo discoprire il suo segreto al suo amico, quand'egli fa alcuna cosa celata? Sidrac risponde:

In niuna maniera de' l'uomo discoprire lo suo segreto se non a Dio, che tutto sa: ci?? che ?? a intendere (1033), a quelli che saranno nel suo luogo in terra, dopo la venuta del veracie profeta. Ma in altra maniera non dei discoprire lo tuo segreto a niuno. Che se tu lo discuopri al tuo amico, alcuna cosa lo tuo amico, o altro amico ch'egli avr??, la discopirr??; se egli ?? poco savio, egli lo discopirr?? tutto collo suo amico che egli ??. Quello amico anche, o altro amico, lo dir?? per aventura ad un altro; e cos?? potranno sapere lo tuo segreto molte genti; e cos?? ne potrai essere adontato e svergognato. E per questa ragione non ?? bene di scoprire lo tuo segreto. Che tanto come averai lo tuo segreto, egli sar?? tuo servo; e quando tu l'avrai discoperto, tu sarai suo servo. E certo tale lo potr?? sapere, lo tuo segreto, che ti vorr?? male, e di ci?? ne sarai pi?? frale, e egli ti potr?? pi?? nuocere; e per la paura di lui, di ci?? ch'egli avr?? saputo lo tuo segreto, tu non potrai contastare. E se tu non ti puoi sofferire di discoprire lo tuo segreto per la tua follia, e lo ventre per la tua necessit?? l'enfia di pur dirlo, dillo infra te medesimo, altress?? come tu lo ragionassi con altrui; e allora lo tuo cuore si rafredda e lo tuo ventre si disenfier??. E, se per bisogno che tu abbi, te lo conviene pur dire, guarda che tu lo dichi a tale uomo, che nol ti possa rinproverare, per alcuno cruccio che tu abbi co' lui.

(1033) che tutto ci?? ?? ad intendere. C. R. 2. ??? Il n. t. ?? conforme al C. F. R.

Cap. CCXLVII.

Lo re domanda: quali femine sono pi?? utili a l'uomo quand'egli giacie co' loro? Sidrac risponde:

Secondo l'anima, niuna femina ?? utile all'uomo, a giacere co' lei, se non se la sua moglie. E secondo il corpo, due istagioni sono l'anno di giacere con femina: quando l'aria ?? fredda, e rende lo suo gielo in terra. La femina, viva bruna ?? utile all'uomo, quando elli usa co' lei; ch?? la bruna femina ?? di calda alena e di caldo interiore, e quello calore iscalda l'uomo, e fagli grande prode e grande sanitade al corpo. E il caldo tempo, quando la stagione ?? calda, e rende lo suo calore in terra, la femina bianca ?? utile all'uomo, quand'egli usa co' lei; che la femina bianca ?? fredda, le sue interiore sono fredde, e quello freddore fa grande prode all'uomo, e lo rinfresca di suo calore. La femina vecchia si ?? calda e di grieve alena e grieve interiore e di grieve uscite (1034), e si dona grande pesanza al corpo dell'uomo, e grava lo cuore, e si gli fae mutare lo suo bello colore, e fallo diventare palido, sia la femina bianca o bruna. Dell'uomo vecchio alla femina altress?? aviene.

(1034) Cos?? ha pure il C. R. 2. ??? Manca al C. F. R.

Cap. CCXLVIII.

Lo re domanda: perch?? alcuna gente si levano a mattotino da dormire bianchi e coloriti, e altri palidi e ismalfati? (1035) Sidrac risponde:

Per tre cose: la prima per le forze delle collere gialle, che sormontano l'altre collere al corpo, e per la forza ch'elle ??nno al corpo, quando lo corpo dorme, e l'altre collere e lo sangue cessano al corpo. E l'altre collere gialle che sormontano, lo tingono del loro colore, e alla mane si levano di quello medesimo colore. La seconda maniera si ?? di pigliare cosa, la notte, che scalfa lo corpo, e fa bollire lo stomaco, e iscalfare lo corpo, e rinfabilire gli occhi, e amarire (1036) la sua lengua; e si fa molte infermitadi.

(1035) Questo cap. manca al C. R. 2. ??? Invece di ismalfati crederemmo da leggere iscalfati. ??? Il C. F. R. ha: iaunes. E siccome eschaufet??, ant. fr., vuol dire collera, crederemmo che iscalfati potesse significare del colore che d?? la collera. A conferma di ci?? notisi la frase del n. t., in questo cap.: le collere gialle lo tingono del loro colore, e alla mane si levano di quello medesimo colore. In questo stesso cap. si trover?? pure scalfa e scalfare, nel senso di riscaldare, chaufer franc.

(1036) Rendere amara.

Cap. CCXLIX.

Lo re domanda: lo triemo del corpo di che aviene, che alcuna volta si muove il corpo? Sidrac risponde:

Lo triemamento che alcuna volta si muove lo corpo, si ?? le forza delle flemme che sono al corpo, che alcuna volta sormontano l'altre collere che sono al corpo dell'uomo; e per questa forza ch'elle ??nno, allora quando sormontano, l'altre collere rinfiammano, e corrono per tutto lo corpo e per li menbri e per le 'nteriora, e fannolo tremare, a modo di lampi che dell'aria viene (1037), che le flemme sono fredde, e lo fermamento (1038) ?? freddo.

(1037) Cos?? ha pure il C. R. 2. ??? Nel C. F. R.: en guise de lampement che de l'air vienent.

(1038) Anche nel C. R. 2.: fermamento. Ma crediamo che sia errore. ??? Il C. F. R.: et le reflambement si est froid. ??? E il T. F. P.: et leur reflambement aussi est froid.

Cap. CCL.

Lo re domanda: la vista che l'uomo vede entra negli occhi dentro? Sidrac risponde:

Niuna cosa del mondo non pu?? uscire, se ella non entra inanzi; e similemente aviene della vista. Ella entra dentro agli occhi, e riguarda; e l'umidore tira a s?? la senbianza della fazione (1039) di quella cosa entro, e la bee, similemente come lo sole bee e tira l'umidore del mattino della rugiada (1040). E gli occhi lo rendono al cervello, e il cervello rende quella medesima senbianza e fazione al cuore, e s'adolcia in lui, e tiello in memoria uno grande tenpo. Perci?? che la vista degli occhi entra, e piglia, e rende al cervello, e il cervello rende al cuore, e lo cuore la rende a lui, e tiello in memoria uno grande tenpo; per quello sodamento (1041), lo cuore pensa, e vede chiaramente le maniere delle cose, ch'egli ??e alcuna volta vedute. E se la vista non vi entrasse (1042) negli occhi, lo cuore non vedrebe nulla. E nulla cosa puote uscire, se ella non entra.

(1039) e la fazione C. R. 2.

(1040) et la rozee. C. F. R. ??? Tutto quello che segue di questo cap. manca al C. F. R.

(1041) Tanto nel n. c. che nel C. R. 2. leggesi chiaro sodamento Non sarebbe forse da correggere solamente?

(1042) non entrasse C. R. 2.

Cap. CCLI.

Lo re domanda: uno uomo solo non puote dire e parlare pi?? cose? Sidrac risponde:

Niuno uomo solo pu?? bene parlare; e dirovvi come: che non ?? niuna criatura, che alla simiglianza di Dio sia fatta, ch'ella non abia tre cose in s??, cio?? corpo e senno e anima; questi sono tre in uno, e questa ragione i savi che parlano, dicono (1043).....

(1043) Non intendesi ci?? che l'autore abbia voluto dire in questo cap. ??? Il C. R. 2. concorda col nostro, salvo che infine ha: e per questa ragione li savi ne parlano, e dicono che non puote essere l'omo in due luoghi. ??? Giover?? riferire la lezione del C. F. R. che ?? simile a quella del T. F. P: Le roy demande: par quel raison peut I sol parler et dire nos? Sydrac respond: Un sol peut bien parler et dire nos; car il n'en est creature en ceste monde che a scemblance de Deu soit faite, ch'ele n'en ait III en un; et por ceste raison dient les sages, nos.

Cap. CCLII.

Lo re domanda: se lo mare pu?? menomare? Sidrac risponde:

Tutte le cose che crescono l'uomo pu?? pigliare di loro, e si (1044) menimano (1045); se la mare non crescie ciascuno giorno, ma menomerebbe; ch?? egli mancherebe alla sua menomanza di tutte l'acque che le genti e le bestie beono, che tutte escono di mare. Ci?? che l'uomo ne piglia di fiumi e di fontane, e ci?? che noi ne beviamo e usiamo, non ritorna mica al mare, anzi si guasta e consuma. E la terra sospira di piovere (1046), e la getta al mare, e lo crescie tuttavia. Ma se la terra non sospirasse di piovere in mare, e i fiumi e le fontane si tenessono chete, che non entrassono in mare, si menomerebbe di tanto, come l'uomo ne pigliasse, se non fosse se non una candella (1047). Conciosia cosa ch'ella (1048) sia cos?? grande com'ella ??, e non per??, se la terra non sospirasse giamai acqua in mare, e li fiumi e le fontane che di lui escono non vi ritornassono, mai non parrebe che lo mare fosse menomato una candella, tanto ?? alto e lungo e largo.

(1044) Manca e si al C. L. ??? Abb. supp. col. C. R. 2.

(1045) Menomano. C. R. 2.

(1046) Mais la terre suspire l'aigue de pleue. C. F. R.

(1047) goute. C. F. R.

(1048) Intendi: sebbene il mare.

Cap. CCLIII.

Lo re domanda: femina che spesso si corronpe di sua orina dormendo, e nolla pu?? ritenere, pu?? ella ingravidare, e l'uomo ingenerare? Sidrac risponde:

Due maniere sono di corrompimento d'orina: l'una maniera gli viene ispesso, e l'altra gli viene tardi (1049). Quella che gli viene ispesso, si pu?? bene ingravidare, e l'uomo simigliantemente ingenerare. Che la madre della femina, ove lo spermo dell'uomo cade, si ?? dalla lunga dalla vescica, ove l'orina si raguna, che la madre si tiene alle reni e la vescica al pettignone. E per?? l'uomo e la femina, che ispesso si corronpa di loro orina, ci?? non aviene mica loro di fraleza di loro vescica; anzi aviene per aventura perch?? la vescica ?? un poco usata (1050) pi?? dall'una parte che dall'altra; e quando ella ?? piena d'orina, si la getta fuori per virt?? ond'ell'??e usata (1051). Quella femina pu?? bene ingrossare, e quello uomo medesimo bene ingenerare; che ci?? non aviene mica delle fralezze delle loro reni. Ma femmina e uomo che si corronpono tardi della loro orina, cotale femina non pu?? (1052) ingravidare n?? cotale uomo ingienerare; ch?? ci?? loro aviene della fraleza delle loro reni; ch?? le reni sostengono tutto il fascio ch'?? dentro dal corpo (1053); e quando sono a fredit?? (1054), o fanno una grande forza, o scaricano uno grande carico, le reni della loro fraleza l'asaliscono, e vengono sopra la loro vescica, e bagnano per forza, e versano l'orina (1055). E s'egli avenisse che cotale femina ingravidasse, apena cotale figliuolo potrebe bene avenire (1056); ch??, quando egli diventa grande, le reni non possono sostenere lo carico n?? il suo peso; e per la loro fraleza gli conviene che egli lo getti fuori. E simigliantemente lo spermo di quello cotale uomo, perci?? che ella (1057) ser?? uscita di fredo sostenimento, e perci?? non potr?? venire a conpimento, ch?? lo spermo si ?? frale e molle, che apena si potr?? pigliare.

(1049) tart. C. F. R., che significa difficilmente, raramente.

(1050) Anche il C. R. 2. ha: usata. ??? Nel C. F. R.: vercee (vers??) da verser, che potrebbe intendersi per risiedere, esser posto. ?? noto che questo vb. fu usato in un tale significato da Rabelais. Cf. Barr??, Gloss. de Rabelais. ??? Vedi la nota seguente.

(1051) La lez. del C. R. 2. ?? uguale alla nostra. ??? Nel C. F. R. leggesi: car chant ele est plaine de orine, si la zete de hors, par la verteure dont elle vertee. ??? E nel T. F. P: car quant elle est plaine de l'urine, l'urine chiet dehors, par ce quelle penche ung peu d'ung couste. ??? Mi par chiaro che verteure sia parola fatta dal vb. vertir (tourner); e l'averla in ital. trad. per virt??, ?? errore che facilmente si spiega. ??? Forse, in luogo di vercee, che abbiamo trovato gi?? nel C. F. R., ?? da leggere vertee.

(1052) Manca non pu?? al C. L. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(1053) soustiennent tout ce que dedans le corps est. T. F. P.

(1054) Fredit??, per freddezza, ha pure il C. R. 2. ??? Nel T. F. P.: quant le froit les prend. ??? Al C. F. R. manca tutto questo tratto del presente cap.

(1055) Nel T. F. P.: ilz se laschent et se amollient, et la vessie qui est dedans par droicte force verse l'urnine.

(1056) a bene venire C. R. 2.

(1057) La semence.

Cap. CCLIIII.

Lo re domanda: cui dee l'uomo pi?? amare, o i figliuoli del fratello o quegli della sirocchia? Sidrac risponde:

L'uomo de' amare l'uno e l'altro, secondo Idio, e secondo le loro opere. Ma secondo lo mondo, pi?? gli tocca lo figliuolo del fratello, che quello della sirocchia, ch?? la criatura ?? pi?? dell'uomo che della femina. Ch?? il primo uomo Adamo non fu di femina n?? d'uomo, se non di terra, per lo comandamento di Dio; e la schiatta disciende dall'uomo al ventre della femina; per la volont?? di Dio si forma; e lo figliuolo dell'uomo e della femina pi?? apartiene all'uomo, ond'egli escie. Simigliantemente come d'una pianta d'uno albore, che le pianta ?? lo padre, e la terra ?? la madre che la guarda e che la nodriscie; n?? sanza l'uno n?? sanza l'altro non pu?? essere; ma pi?? ?? nome dell'albore, onde egli ?? stato, che della terra. Perci?? dee l'uomo pi?? amare lo figliuolo del fratello, che quello della sirocchia, perch?? appartiene pi?? all'uomo (1058).

(1058) ?? assai curioso questo che aggiunge il C. F. R.: Et segont la certainete dou monde, l'om est plus certain de l'enfant de sa seur che de celui de son frer; car la seur a bien sentu l'enfant en son ventre, et fu bien certain de lui. Et il meismes a bien veu sa seur groce. Et de celui de son frere ne puet il pas estre certain, che cil enfans de sa fame soit sien, ne son frere chi soit ses nevous; car ausi bien puet elle estre grosse d'autre home, com son frere.

Cap. CCLV.

Lo re domanda: qua' sono le pericolose collere del corpo? Sidrac risponde:

Quattro maniere di collere sono al corpo, di quattro conparazioni: primieramente sangue, secondo collere, terzo flemme bianche, quarto collere gialle. E se l'una delle quattro fallisse al corpo, lo corpo non si sosterrebbe; ch?? altrettanto di sostentamento ?? 'l corpo dell'uno come dell'altro; e ciascuna dee essere alla sua ragione. Se l'una di loro sormonta l'altra, dannegiare potrebbe il corpo. E tutte e IIII sono pericolose: che, se lo sangue sormonta gli altri, egli pu?? ispegnere lo corpo, e fallo morire, alla sua casa, diritto al cuore (1059); e si gli toglie lo fiato e lo sospiro e l'alenare, e in tale maniera lo spegne e l'uccide. Le collere nere sono pericolose; ch?? s'elle sormontano l'altre, elle potrebono dannegiare lo corpo per molte maniere; ch'elle possono fare cadere lo corpo in malvagia infermit?? (1060), e perdere lo senno e lo savere, e diventare rognoso e lebroso; e si lo fa diventare fello ad ria maniera (1061). E quando elle sormontano l'altre, elle sono molto gravi a rabonacciare e medicare per erbe e per fiori e per digiunare e per beveraggi. Le flemme sono pericolose, quand'elle sormontano l'altre flemme del corpo, perch'elle li mangiano malamente; ch'elle signoregiano in malvagie malizie fredde, e si mangiano i piedi e le mani e i capelli e le reni e le ganbe e i diti, e fanno putire la bocca e gli orecchi e 'l naso, e fanno molte altre malizie assai. Abonacciano per erbe e per fiori e per beveraggi e per vomicare. Le collere gialle sono molto pericolose, quand'elle sormontano l'altre collere al corpo. Elle cercano il cuore, e fanno travagliare, e fanno diventare li menbri frali e molli, e tolgono la volont?? al corpo, del bere e del mangiare; e si li cambia il colore, e si lo fa diventare vocolo (1062). E s'abonacciano con erbe e con fiori e con vomicare. Queste quattro maniere d'omori sono di IIII comparazioni, e si signoregiano il corpo, l'anno, quattro volte ciascuno. L'anno si ?? XII mesi, cio?? a sapere LI settimane e IIII giorni, cio?? CCCLXV giorni e VI ore. La prima istagione dell'anno, che signoreggiano il corpo, si sono tre mesi; e s?? si noma capricorno e acquario e piscies. Questi sono tre segni, che ??nno podere delle flemme al corpo, e si sono freddi; e cominciano a' XXIIII giorni di dicembre, e durano insino a' XXIIII giorni di marzo, e sono inverno. La seconda parte dell'anno, tre mesi, si sono questi segni aries, tauro, giemini; e si ??nno podere nel corpo della gente, che sono caldi e umidi; e cominciano a' XXIIII giorni di marzo, insino a' XXIIII giorni di giugno. La terza ??stagione dell'anno si sono tre mesi, e si sono in questi segni, cancer, leo, virgo; e si ??nno podere nel corpo della gente, e sono caldi e secchi, e si cominciano a' XXIIII giorni di giugno, insino a' XXIIII giorni di settembre. La quarta parte dell'anno si sono tre mesi, e ??nno questi segni, libra, scorpio, sagittaro; e si sono freddi e secchi, e cominciano a' XXIIII giorni di settembre insino a' XXIIII giorni di dicenbre. E la natura di queste stagioni ciascuno uomo si pu?? guardare di malizie e di contrarii, di vestimenti e d'altre cose contrarie; e s'egli lo fanno, egli non avranno mai infermitade al corpo.

(1059) ?? sa maison, droit sur le cuer C. F. R. ??? Probabilmente ?? un errore del testo francese, passato nel testo italiano. Potrebbe supporsi che, invece di a sa maison, avesse da leggersi car s'amasse; cio??, il sangue lo fa morire, perch?? si raduna diritto sul cuore.

(1060) le cors faire cheir de mauvais mal. C. F. R.

(1061) di ria maniera. C. R.

(1062) et si li font perdre la viste C. F. R. ??? Vocolo per avocolo.

Cap. CCLVI.

Lo re domanda: quale ?? la migliore carne che sia al corpo? Sidrac risponde:

La migliore carne si ?? quella che ?? magiore sustanzia di forza in s??, ch'?? la pi?? forte, e d?? magiore forza al corpo dell'uomo, ed a l'uomo sano che ??e buono istomaco. La carne del bue e della buffola ?? pi?? sana, che niun'altra carne; ch?? queste carni ??nno grande sustanzia in loro, e rendono grande forza a uomo infermo. La carne del montone ?? pi?? sana, per la tenerezza ch'?? in lei, nello stomaco frale (1063). La carne della polastra ?? pi?? sana che altra carne, per la tenereza ch'?? in lei, per la fraleza ch'?? nello stomaco dello amalato; e se non fosse per questa cagione, l'uomo darebbe a l'amalato pur carne di bue o di bufola, che l'??nno grande forza e grande sustanzia in loro. Ma per la infermit?? e per la fraleza dello stomaco del malato, l'uomo gli dona la tenera carne.

(1063) allo stomaco d'uomo fraile C. R. 2.

Cap. CCLVII.

Lo re domanda: perch?? la notte, quando l'uomo cena la mattina ?? fame, e s'egli non cena si ?? satollo? Sidrac risponde:

E ci?? aviene per gli omori. La notte che l'uomo cena, la vivanda ??e nello stomaco pieno, e bolle tutta la notte dentro; e quando viene inverso lo giorno, tutto ?? consumato e ?? nullo; e lo stomaco che si sente voto, si gli conviene avere fame. E quando l'uomo non cena, lo stomaco dorme voto, e gli omori gocciolano (1064) dentro, e crescono, in quello che si pena a fare giorno; e al mattino si trova pieno di flemme e di collere. E questo aviene perch'egli ?? satollo; ch?? la fame e lo saziamento non viene se non dallo stomaco.

(1064) Vogliamo notare che, invece di gocciolano, il C. R. 2. ha candellano. Questo a proposito della nota a pag. 200-201.

Cap. CCLVIII.

Lo re domanda: la vivanda che l'uomo mangia come si parte ella per lo corpo? Sidrac risponde:

La vivanda che l'uomo mangia si raguna tutta nello stomaco; e quand'ella ?? ben consumata e ben cotta, allora si parte in cinque parti. La prima parte ?? la pi?? pura e la pi?? netta, ne va dirittamente al cuore. La seconda va dirittamente al cervello e agli occhi e per tutta la testa. La terza va al corpo e a tutti i membri e al sangue. La quarta vae al polmone e al fegato e alla schiena. La quinta parte vae al fondo, e ?? lo sterco. E altress?? interviene del bere.

Cap. CCLVIIII.

Lo re domanda: l'uomo ch'avr?? inghiottito osso o spina, e gli sar?? ristata nella gola, e non potr?? andare su n?? gi??, come si potr?? torre quello osso? Sidrac risponde:

In due maniere: per inghiottire acqua e mangiare pane, e inghiottire aspramente. E se per questo no' ne vuole uscire del collo, e tu piglierai uno buono boccone di carne cruda, e legala con un filo sottile e forte, e masticher??la due volte o tre o pi??, e poi lo 'nghiottirai, e terrai lo capo del filo in tua mano. E se l'osso va giuso colla carne, tu inghiottirai ogni cosa; e se l'osso non va giuso, tu torrai il filo e la carne indietro, incontro all'osso, e tirerai con esso. E se quello filo si ronpe, s?? lo farai un'altra volta.

Cap. CCLX.

Lo re domanda: perch?? pute lo sterco dell'uomo e della femmina? Sidrac risponde:

Lo sterco dell'uomo e della femina pute per due cose: l'una per lo rinfrabimento del corpo, dentro: similmente come se l'uomo pigliasse uno pezo di carne (1065), e lo coprisse in tale maniera che punto di vento nolla potesse toccare, allora putirebbe. La seconda per gli omori che discendono allo stomaco, che sono amari e agri e insalati e di rio sapore; e si mischiano colla vivanda; e quando la sustanzia della vivanda (1066) si parte per lo corpo, e vi dimorano gli omori e lo cacchiume (1067) insieme, e iscalfano, e per?? putono.

(1065) carne cruda C. R. 2.

(1066) e quando la vivanda, cio?? la sustanzia C. R. 2.

(1067) cacume C. R. 2. ??? Pare che sia da intendere per sudiciume essendo trad. del franc. ordure.

Cap. CCLXI.

Lo re domanda: per che cagione ?? l'orina della persona insalata? Sidrac risponde:

L'orina della persone ?? salata per tre cose: la prima perch'ella discende e passa per la vivanda, e col?? piglia la salatura che v'?? entro, cos?? come ?? la sua natura, ch?? tutte salature si sono di natura d'acqua. E perci?? diciamo noi che l'acqua che l'uomo bee passa per la vivanda al corpo, e cola, e vanne con tutta la salatura alla vescica. La seconda cosa si ?? per lo sudore (1068) del corpo; che tutto il sudore che l'uomo tira dentro, tira l'acqua che l'uomo bee co' lei; che lo sudore che escie di natura, si ?? per calura ch'?? dentro dal corpo, che fa mischiare e bollire l'acqua dentro dal corpo insieme (1069). E per queste tre ragioni diventa l'orina salata.

(1068) Tanto il C. L. che il C. R. 2. hanno: sapore. Ma abbiamo creduto di poter corr. sudore, sulla scorta del C. F. R. che ha suor.

(1069) Ecco la lez. del C. F. R.: car toute la suor che li cors sue dedens tire toute l'aigue che l'on boit aveuc ele, car le suor si est de nature de saleure. La tierce mainire si est por la chalor chi est dedens le cors, chi foit mehler l'aigue et la suor tout ensemble.

Cap. CCLXII.

Lo re domanda: le femine ??nno granelli? Sidrac risponde:

Se le femine non avessono granelli, elle non potrebono ingravidare, n?? corrompersi. Per gli granelli ch'elle ??nno, elleno si corrompono, e ingravidano. Ma non per?? elli non sono videvoli (1070) come quelli degli uomini, perch?? le femine gli portano dentro a' loro ventri, presso alla matre, ove la criatura si nodriscie. N?? non sono nimica cos?? grandi come quelli degli uomini. E se i granelli non fossono, le femine sarebono pi?? femine ch'elle non sono. E di tanto come elle gli ??nno pi?? piccoli che quelli degli uomini, di tanto ??nno meno di valore. Perci?? ?? bisogno che le femine abiano granelli come gli uomini.

(1070) s?? vedevoli C. R. 2. ??? si veables C. F. R.

Cap. CCLXIII.

Lo re domanda: come nascono i vermini nel corpo dell'uomo? Sidrac risponde:

Li vermini nascono nel corpo degli uomini e delle femine dello sterco, e della pi?? inferma (1071) vivanda e della pi?? grossa che l'uomo mangia. E si non vivono nel corpo dell'uomo, se non della pi?? inferma vivanda e della pi?? velenosa che l'uomo mangia. Altress?? come i serpenti e l'altre bestie velenose a noi nettano la terra del veleno, similemente i vermini nelli nostri ventri a noi nettano grande parte delle 'nferme vivande e delle velenose. S'egli non fossono, i corpi non sarebono nimica tutti sani. Non intendere nimica di troppi, ch?? troppi fanno male al corpo.

(1071) Per malsana.

Cap. CCLXIIII.

Lo re domanda: quante sono l'arti del mondo che l'uomo non si potesse sofferire sanza loro? Sidrac risponde:

Quattro sono l'arti reali, che l'uomo non si potrebe sofferire sanza loro: primieramente fabro, secondo maestro di legname, terzo cucitore, quarto texitore. Queste quattro sono molto bisognose al mondo, che sanza loro lo mondo non si potrebe sofferire (1072). Lo fabbro ?? signore di tutte l'altre arti del mondo, che niuna cosa ch'abisogni al corpo dell'uomo non si potrebe fare, se i loro stovigli non passassono per le mani del fabro. Maestro di legname si ?? conpagno del fabro al bisogno del mondo, ci?? ?? a intendere lo legno al ferro; ch?? altress?? come lo legnio s'aopera per lo ferro, conviene che lo ferro abia aiuto da legnio; e altrimenti non potrebe ben fare; e se egli non fosse, non si potrebe fare. Del cucitore il mondo ??e molto grande bisognio di lui, ch?? per li cucitori si vestono le genti. Texitori ?? di molto grande bisognio, ch'egli fae la cosa onde tutte le genti si vestono e si cuoprono; e fa molte altre cose al bisognio delle genti. L'altre arti che sono dopo queste, sono molte bisognose alle genti; ma l'uomo si potrebe sofferire pi?? che di queste IIII arti; che al tempo d'Adamo la prima arte fue fabro, la seconda maestro di legname, la terza cucitore, che gli cucivano le cuoia del filo del cuoio, e si coprivano in qualunque maniera egli poteano. Poi la quarta fu tessitore, che gli faceano le tovaglie del pelo delle capre, il meglio ch'egli poteano. E poi apararono a fare l'altre arti che sono nel mondo, che ciascuno giorno s'asottigliano, e asottiglieranno tanto quanto il mondo durer?? (1073).

(1072) sostenere C. R. 2.

(1073) Nel C. F. R.: car chascun jor s'asoutiloient et s'asoutilieront tant com le monde durera. ??? Intenderei assottigliare per perfezionare, raffinare. L'ant. franc. soutiller ha il senso di studiarsi, ingegnarsi, conforme a assotigliarsi ital. ??? Infatti la lezione del T. F. P. ?? questa: car chascun iour se subtillioit luy (Adam) et les aultres gens de faire tousiours nouvelles choses.

Cap. CCLXV.

Lo re domanda: come potrebe l'uomo vinciere la volont?? di questo mondo? Sidrac risponde:

Legiermente sanza niuno pericolo tu potrai vincere la volont?? del secolo: ch?? quando tu ai volont?? di fare alcuna cosa che non sia buona, lieva lo tuo pensiere da lei, e pensa in altra parte, in bene, e lo tuo mal talento trapasser??. Ch?? quando tu pensi in alcuna follia o in alcuno vano pensiero, tu non puoi iscanpare di lui, se tu non pensi in altra cosa; e quando tu pi?? gratti quello pensiero (1074), e egli pi?? t'acciende il cuore, e t'aferma la volont??, e poi vieni tu al fatto. E se tu ??i podere di farlo, tu lo farai, e apena puoi iscampare, che tu nol facci, della grande pena che tu ??i, e volont?? e pensiero al cuore. Ma se del tutto vuogli iscanpare della mala volont?? che ??i al cuore, s?? tosto come tu ti diletti in rio e vano pensiero, lo tuo coragio atenpera, e pensa d'altro che in quella foll??a. E se il tuo diletto di quello pensiere conbatte con lo tuo cuore, lo tuo cuore sia fermo e forte alla battaglia, tanto ch'egli di fuori da s?? lo possa gittare; e allora iscanperai del male fare e di peccare, e il tuo corpo sar?? in riposo; ch?? quelli che ?? folle pensiere nel cuore, e si diletta in lui, quello cuore non ?? sanza grandi martiri; e ti toglie lo mangiare e lo bere e riposo, e portagli angoscia e tribolazione.

(1074) et chant tu plus cele pencee grates C. F. R. ??? Sembra che allo scrittore di questo libro piacesse il vb. grater in questo curioso significato. Al cap. XCII. (pag. 137) trovammo gi?? e non gratti pi?? la gelosia, e nella nota dicemmo che forse nel testo francese era da leggere piuttosto che grater, guarder. Ora per?? quella nostra congettura cade, sia per questo nuovo esempio del medesimo verbo; sia perch?? abbiamo trovato nel Raynouard (Lex. Rom.) l'es. prov. del cap. XCII: non grate plus la gelosia, car qui plus la grata, ela plus art.

Cap. CCLXVI.

Lo re domanda: quali ??nno magiore onore e gioia nell'altro secolo, o i piccoli garzoni che anche non peccarono, o li buoni che lasciano lo male per l'amore di Dio? Sidrac risponde:

Li piccoli garzoni che peccato non fecero unque, egli avranno gioia nell'altro secolo assai veracemente. Ma la perfetta gente che saranno, e sapranno che cosa ?? il diletto e la gioia di questo secolo, e lascieranno tutto per l'amore di Dio, e riceveranno in questo secolo pene e martiri per lui, sapiate in verit?? che quelli avranno magiore gloria che i piccoli fanciulli, per ognuno cento (1075). E ragione e bene ?? ch'egli l'abiano, ch'egli lascieranno lo diletto di questo secolo per la loro volontade, e riceveranno per Dio martiri. E gli piccoli garzoni che nulla non saperono n?? fecero per Dio, non lo debono avere simile di coloro; e per?? dico io ch'egli avranno magiore gioia e magiore onore nell'altro secolo. E ci?? sar?? quando lo figliuolo di Dio verr?? in terra, e ronper?? lo 'nferno.

(1075) per uno ciento C. R. 2.

Cap. CCLXVII.

Lo re domanda: di quanto, poi che 'l diavolo fue abattuto, fue fatto Adamo? Sidrac risponde:

Di quell'ora e di quel punto che l'angiolo fue abattuto del cielo, a intendere lo diavolo, da poi a mille anni fue fatto Adamo; e altrettanto ?? da Adamo a No??, mille anni. Ma alcuna gente nasceranno, che per la loro sottigliezza diranno, che VIII generazioni viveranno mille anni. Sapiate che di questo diranno egli vero; ma egli diranno che, i mille anni furono dell'abattimento del diavolo infino Adamo, sono contati mille anni de' sette milia anni (1076). Sapiate che di ci?? falleranno egli bene, e chiaramente lo potete conosciere: ch?? per la volont?? di Dio, VII generazione di gente deono nasciere al mondo, e ciascuna generazione dee vivere mille anni; onde mille anni che furono dello abattimento del diavolo infino alla venuta d'Adamo, non deono essere contati; ch?? i diavoli non sono mica generazione, se non ispiriti solamente, che niuno ispirito solamente puote essere generazione, se ci?? non fosse corpo e spirito. Perci?? diciamo noi che mille anni che furono dinanzi Adamo, non deono essere contati della generazione di mille anni, che nulla generazione non pu?? essere, se non di corpo e d'anima, e di generazione d'uomo e di femina, e ch'elli possano vivere e morire.

(1076) mais il diront che les M. ans che furent de l'abentemat dou deable en iusches a Adam sont toutes M. de les mVII.

Cap. CCLXVIII.

Lo re domanda: quale ?? il pi?? bello vembro del corpo? Sidrac risponde:

Lo pi?? bello menbro del corpo si ?? lo naso; che lo naso ?? al corpo, altress?? come lo sole ?? in cielo, quando egli ?? nel mezo giorno, e rende la sua biltade per tutto lo mondo. Altress?? fa lo naso per tutto lo corpo. Se uno uomo avesse meno uno degli occhi della testa, e uno piede, e una mano, e' non parrebe tanto laido, come s'egli avesse meno il naso. Ma magiore danno avrebbe degli altri menbri che del naso; e magiore danno avrebe delle mani, che di niuno altro menbro del corpo; ch?? meglio si potrebe l'uomo aiutare sanza uno piede, che sanza una mano; ch?? uno piede di legno lo potrebe portare d'ogni lato, e della mano non si potrebe aiutare.

Cap. CCLXVIIII.

Lo re domanda: lo vento come si sente e non si vede? Sidrac risponde:

Lo vento si ?? simigliante a Dio lo tutto possente, che si sente e non si vede. Ch?? tutte le cose del mondo sentono Idio, e quelle cose che ci paiono che sieno morte, sentono Idio; e niuna cosa sanza Idio pu?? vivere. Altress?? ?? lo vento. Tutte le creature del mondo lo (1077) sentono e nollo possono vedere, perci?? ch'egli ?? ispirito; e quelle cose che non lo sentono sono morte. Chi prendesse una criatura, e mettessela in uno grande albergo (1078), ove il vento non potesse entrare per pertugio (1079), quella criatura non potrebe vivere guari, per niuna cosa che egli sapesse fare. E similmente sono tutte le cose che vivono, che, se il vento no' gli movesse, morti sarebbono (1080).

(1077) Manca lo al C. L. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(1078) en I grant ostel C. F. R.

(1079) per nullo pertugio C. R. 2.

(1080) car ce elles ne sentissent le vent mort seroient C. F. R.

Cap. CCLXX.

Lo re domanda: come il fuoco si vede e non si pu?? pigliare? Sidrac risponde:

Lo fuoco si ?? della natura del sole, e si ?? lo colore del sole, e si ?? spirituale come lo sole, che lo sole si pu?? vedere e non si pu?? pigliare n?? ritenere. Lo fuoco che l'uomo piglia, egli ??e alcuna sustanzia; ma lo diritto fuoco e la fiamma, quella non si pu?? pigliare, ch'ella ?? del sole, e al sole ritorna quand'ella ?? spenta.

Cap. CCLXXI.

Lo re domanda: perch?? si dice pulcella e vergine, e quale ?? pi?? degna? Sidrac risponde:

Vergine ?? assai pi?? degna che pulcella. Vergine vuol dire pura e netta del suo corpo e del suo pensiero e della sua volont?? e cogitazione e della sua bocca e degli occhi e degli orecchi e de' piedi e delle mani e di tutto il suo corpo dentro e di fuori, comunalmente, sanza niuna corrottura di fatti n?? di pensieri. Questa ?? vergine. Pulcella vale a dire che non ?? corrotta del suo corpo, ma ella pu?? essere corrotta, di molte maniere pericolose, di suoi menbri e de' suoi occhi e de' suoi piedi. E non per?? molto ?? degna cosa chi guarda lo suo pulcellatico (1081) per Dio, perch'ella sar?? tra gli agnoli posta a sedere.

(1081) Per pulzellaggio.

Cap. CCLXXII.

Lo re domanda: qual si puote meglio tenperare di lussuria, o la pulcella o quella che sia corrotta? Sidrac risponde:

Quella si dee meglio sofferire delle cose che non ?? provate, che quella che l'?? fatte; e pi?? leggiermente si tiene l'acqua meglio l??, ove ella non esci?? unque, che l?? ov'ella si tiene per forza, e l?? ov'ella si pu?? legiermente uscire. La corrotta si ?? tutto aperto lo cammino (1082); la pulcella si ?? lo camino tutto chiuso. E perci?? diciamo noi che la pulcella si dee meglio tenere che la corrotta, ch'ella non sente cotale fatto, e non sa che ci?? ??, come la pulcella che non cognoscie unque (1083).

(1082) ??e aperta la camera C. R. 2.

(1083) Correggasi colla lez. del C. R. 2., che ?? conforme al C. F. R.: perci?? ch'ella non sente cotale fatto, n?? non sa che sia la corrottura; e quella che l'ha sentito s?? si diletta de la fraile carne; e perci?? non si pu?? cos?? tenere n?? soferire la corrotta, come la pulcella che non conosce quello affare.

Cap. CCLXXIII.

Lo re domanda: quale si puote meglio sofferire di lussuria, o l'uomo o la femina? Sidrac risponde:

La femmina si pu?? meglio sofferire di quello fatto, che non puote l'uomo, che ?? di pi?? calda conparisione che non ?? la femina. La pi?? calda femina del mondo ?? pi?? fredda che 'l pi?? freddo uomo del mondo, e per una volta che la femina si corronpa, si pu?? l'uomo corronpere XXVII volte. E questo potete voi vedere chiaramente, che ciascuna volta che l'uomo s'acosta alla femina carnalmente, poco si falla che non si corronpa; e in molte altre maniere si pu?? corrompere. La femine non si pu?? nimica s?? tosto corronpere: apena si corronpe, delle dieci volte (1084) che l'uomo si corronpe. Ma la femina ?? pi?? calda di volont?? e di coragio in quello fatto, che l'uomo non ??, e pi?? si diletta in vista in pensieri e in toccare, che l'uomo. Ma lo corrompere della femina gli dura molto, inanzi ched elli passi. E anche v'??e altro pericolo nella femina che nell'uomo (1085): che incontanene ch'uomo ??e corrotto, quella volont?? ?? passata, come il fuoco arde (1086), e l'uomo vi gitta suso l'acqua, incontanente ?? spento e si fa freddo; ma la femina, che spesso non si pu?? corrompere, s?? si iscalda, e arde pi?? che il fuoco che arde, e l'uomo vi gitta entro le legne, e egli pi?? arde. E per questa ragione la femina ?? calda volont??, e pi?? si diletta in quello fatto che l'uomo, per ci?? ch'ella non si puote corronpere s?? tosto n?? s?? ispesso come l'uomo.

(1084) delle dieci volte l'una C. R. 2.

(1085) che non ?? nell'omo C. R. 2.

(1086) come lo fuoco che arde C. R. 2.

Cap. CCLXXIIII.

Lo re domanda: la femmina gravida come puote ella notricare la criatura nel suo ventre? Sidrac risponde:

Lo garzone si nodriscie del sangue della femina, cio?? di quello del suo tempo; e del fiato dell'aria che la femina fiata (1087), e della vivanda ch'ella mangia, e dell'acqua ch'ella bee. Ma quando ci?? aviene, non intendere nimica che lo figliuolo mangi di quella vivanda n?? bea di quella acqua della femina. Ma quando la femina mangia, si gli cola di quello olore e del savore per lo latte, inanzi al volto del figliuolo (1088), e di quello si nodriscie e si pascie e si diletta. Ma la sua diritta nudricatura si ?? del sangue della femina, che lo figliuolo bee per lo bellico; e questo potete vedere chiaramente della femina grassa, che, quando ella non ?? gravida, ciascuno mese le viene lo suo tempo, se malizia no' gli toglie.

(1087) et de l'air che la feme flaire C. F. R.

(1088) a la chiere de l'enfant C. F. R. ??? s'en vont en la bouche de l'enfant T. F. P.

Cap. CCLXXV.

Lo re domanda: dee l'uomo adontare la femina, quand'ella falla del suo corpo? Sidrac risponde:

Se la tua moglie o la tua filiuola o la tua nipote fanno follia di loro corpi, tu no' le dei nimica adontare; e se tu l'adonti, tu farai peccato, ed onta a te medesimo. Che se la tua moglie ?? tenuta per buona femina, le genti le porteranno onore e reverenzia, e l'onore e il lodo ?? tuo pi?? che suo. E sapiate che se tu discuopri lo suo male e la sua follia, sapiate ch'ella sar?? adontata, e lo fascio del disonore sar?? tutto vostro, ch??, chi isputa in alto, nel viso gli torna. E perci?? tu nolla dei nimica adontare, perch?? a noi non tocca questo fatto (1089); e se tu lo fai, tu farai peccato e male. E non ti caglia del suo fatto, ch?? ciascuno render?? ragione delle sue opere a Dio.

(1089) a noi non tocca del suo fatto C. R. 2.

Cap. CCLXXVI.

Lo re domanda: dee l'uomo essere geloso della sua moglie (1090)? Sidrac risponde:

Tu non dei essere geloso della tua donna in niuna guisa del mondo; che, se la tua moglie ?? buona femina e leale, e tu la gelosi (1091), tu la fai diventare ria femina; e s'ella ?? ria, e tu ti farai geloso, tu la farai diventare pi?? ria ch'ella non ??. La femina buona per niuna cosa del mondo l'uomo nolla puote conperare, n?? oro n?? argento n?? niuna pietra preziosa non vale. ?? pi?? assai a pregiare la buona femina che il buono uomo, per molte ragioni; altress?? come uno sparviere, s'egli pigliasse una gru, sarebe pi?? da pregiare, che s'egli pigliasse uno falcone. E simigliante ?? della femina e dell'uomo: ch?? la buona femina ?? pi?? da pregiare che il buono uomo, per ci?? ch'ella non ?? mica tanto di senno in lei, quanto l'uomo, e per la sua grande bont?? ella ?? buona; e per?? ella ?? pi?? da pregiare che il buono uomo. Due cose potranno avenire nella buona femina per gelosia: che se tu la tieni in gelosia, ella si potr?? tanto istare in gelosia, ch'ella potr?? venire in grande infermitade; o ella sar?? per lo tuo dispetto ria femina. Se tu tieni in gelosia la ria femina, sar?? peggio per lo tuo dispetto: o ella far?? cosa per te uccidere, o ella ti far?? uccidere ad altro uomo, ch?? di rio ??lbore non puote uscire che rio frutto. Per ci?? diciamo noi che l'uomo non dee istare in gelosia della sua moglie, in niuna guisa del mondo, n?? rinproverare la sua follia ch'ella aver?? fatto. E per ci?? se tu lo fai, tu l'accendi lo fuoco al cuore da capo a mal fare. E similmente non faccia all'uomo la femina, ch'egli ?? peggio di lei.

(1090) est il bon de geluzer la feme? C. F. R. ??? Il prov. ha engelozir.

(1091) ingielosisci C. R. 2. ??? et tu l'agelouses ??? Il prov. ha il vb. agelosir, per ingelosirsi.

Cap. CCLXXVII.

Lo re domanda se l'omo de' (1092) avere gelosia di sua moglie. Sidrac risponde:

Certo a diritto e a ragione, si, e grande (1093). Se la tua moglie ?? folle, e tu nolla dei coprire n?? mottegiare, che tu potresti pigiorare di discoprire la tua onta; e le genti che l'udisono, te ne potrebono tenere a vile, e per pi?? cattivo. Ma gli savi cuoprono tutta via la loro moglie.

(1092) Manca al C. L.: se l'omo de'. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(1093) Non sappiamo come mettere d'accordo questo col cap. precedente. Al n. t. corrisponde tanto il C. R. 2., che il C. F. R., il quale ha: Certes, oil, a droit et a raison, se la fame etc. ??? Diversa per?? ?? la lez. del T. F. P., dove questo cap. ?? intitolato: se doit on courroucer ou estre ialoux quant sa femme parle a ung aultre homme?

Cap. CCLXXVIII.

Lo re domanda: debbono tutte le genti bere vino? Sidrac risponde:

Lo vino ?? una preciosa cosa e degna, e si ?? salute del corpo e dell'anima; ch?? per lo vino puote l'uomo sanare lo suo corpo di molte infermitadi. Lo vino, per la gente che il beono temperatamente e a ragione, non fa niuno dannaggio. A cotali gente vale meglio bere il vino che l'acqua. E a' folli che beono il vino follemente, e beono lo senno, e uccidono le genti e rubagli, si lasciano uccidere, e fanno mischie e battaglie di bere il vino, quelli non deono gi?? bere lo vino, anzi varrebbe loro meglio ch'egli bevessono acqua di mare. E a quella gente lo bere lo vino non ?? diritto e leale, e per loro egli non ?? gi?? fatto, anzi loro ?? molto difeso. Lo vino fa a' savi lo corpo sano e netto, e puro cuore e umile; lo vino fa a' malvagi rio cuore, e di rio, vituperoso. E per ci?? diciamo noi che a' buoni ?? migliore lo vino che l'acqua; a' malvagi ?? meglio bere l'acqua, ch?? il vino ?? loro molto difeso (1094).

(1094) molto contradio C. R. 2.

Cap. CCLXXVIIII.

Lo re domanda: dee l'uomo dilettarsi in niuno luogo del mondo? Sidrac risponde:

In niuno luogo del mondo niuno si dee dilettare, ch?? lo diletto, qualunque egli ??, se non quello di Dio, si ?? avarizia e invidia e fornicazione. E fontana del diavolo ?? ci?? che voi dilettate, se non quello di Dio. Si farete la volont?? del diavolo. E perci?? vi dico in verit?? che niuno uomo si dee dilettare in niuno diletto, se non in quello di Dio, ch?? tutti gli altri sono vani e mutoli e nulla.

Cap. CCLXXX.

Lo re domanda: dee l'uomo essere ardente di tenzone e di conbattere colla gente? Sidrac risponde:

Quando l'uomo ?? ardente di tenzone (1095) e di conbattere con alcuna persona, egli dee pensare in Dio e nella sua anima, e ch'egli non faccia cosa che torni dannaggio n?? perdimento all'anima. E si dee pensare altro, e conbattere nel suo cuore, e di torre (1096) di lui quelle pensiero. E se questo non si puote raffreddare, egli si dee trarre fuori della gente, e tencionare in s?? medesimo e conbattere, sicch?? quella arsura, la quale enfia lo cuore, disenfier??, e in tale maniera si conserva (1097) di quella arsura.

(1095) Nel C. L.: tentazione ??? La correzione era evidente.

(1096) de' traere C. R. 2.

(1097) si ritrae C. R. 2.

Cap. CCLXXXI.

Lo re domanda se l'uomo si dee vantare del suo peccato, quand'egli l'?? fatto. Sidrac risponde:

Quegli che del loro peccato si vantano sono chiamati ministri del diavolo; ch?? tutto il male aviene per lo tentamento del diavolo; e quelli che si vanta di quello che il diavolo ?? fatto, questi ?? diritto ch'elli sia chiamato ministro del diavolo, ch'egli avezza la gente all'opere del diavolo. Quelli fae grande peccato e male molto forte, che tale peccato avr?? per aventura fatto; ch?? altri, quando l'udir??, lo far??. E nello anunziare (1098) far?? peccato quelli che l'avr?? ricordato, perch'egli l'avr?? insegniato per lo suo vantamento.

(1098) nello dinunziare C. R. 2.

Cap. CCLXXXII.

Lo re domanda: nel male puossi trovare niuna iscienzia (1099)? Sidrac risponde:

Nel male si truova (1100) grande iscienzia; ma questa non ?? chiamata perfetta iscienzia, per ci?? che il vasello onde escie ?? orbo e non vede punto; ch?? s'elli vedesse, ellino non farebono nimica il male. E quelli che 'l conoscono, quelli sono malvagi. Similemente come se voi vedeste una carognia laida e putente, e in quella carognia vede (1101) una bella cosa, certo quella cosa sarebe molto innorata e male posta (1102); altres?? aviene della iscienzia, ch'ella ?? male posta, quando ella ?? posta in corpo peccatrice (1103); ch?? il peccatore ?? pi?? laido a vedere che la pi?? puzzolente carognia del mondo. Perci?? diciamo noi che la scienzia del peccatore, che non la cura in Dio n?? ne' suoi comandamenti, non ?? perfetta iscienzia. Quattro iscienzie sono: l'una ?? quella di colui che in Dio crede, e ne' suoi comandamenti la cura (1104). La seconda si ?? quella del peccatore, che il comandamento di Dio non volle (1105) fare, ma in male e in peccato l'usa; quella ?? (1106) corporale iscienzia, perfetta in diavolo. La terza ?? del gaio uomo, ch'?? bene di grande iscienzia; per la sua gaieza ?? a nulla tenuta, poco pregiata (1107); e si ?? come quelli che fa ardere dinanzi al sole uno bello candelo, che quello chiarore ?? nulla pregiato, per lo chiarore del sole; altres?? ?? la scienzia del gaio folle, e nulla pregiata per la sua gaiezza e per la sua follia. La quarta iscienzia si ?? del povero uomo, ch'?? tenuto a nulla fra la gente, e si era (1108) molto savio, e si era come uno ispecchio, che mostra in tutte le maniere che l'uomo lo mostra; altress?? il povero uomo in tutte le maniere che l'uomo il domander??, egli risponder?? di quello che l'uomo l'avr?? richiesto. E per?? l'uomo non dee ispregiare iscienzia di niuno uomo, conciosia cosa ch'egli sia grande o povero o piccolo, ch?? di piccola fontana puote uscire grande acqua e buona; e per?? l'uomo non dee dispregiare nulla persona (1109).

(1099) puet nul mauvais home avoir grant science en lui? C. F. R.

(1100) en les mauvais C. F. R.

(1101) vedessi C. R. 2.

(1102) certes celle belle chosse seroit laide a veir en celle carogne. C. F. R.

(1103) peccatore C. R. 2.

(1104) Cio?? l'adopera. ??? Nel C. F. R.: la euvrent.

(1105) vuole C. R. 2.

(1106) ?? chiamata C. R. 2.

(1107) La tierce si est de jolif home, que de lui ist grant science, et par sa volente si est neent tenue ne prisie C. F. R. ??? Non si lasci qui di notare questa allusione alla gaia scienza, il gai saber de' Provenzali.

(1108) sar?? C. R. 2.

(1109) Abb. corr. col C. R. 2. ??? Nel C. L.: in nullo.

Cap. CCLXXXIII.

Lo re domanda: perch?? ??nno le femine la gioia e lo cruccio del secolo (1110)? Sidrac risponde:

Le femine ??nno la gioia e lo duolo di questo secolo, perci?? ch'elle lo debono avere, per ragione, pi?? che gli uomini, ch'elle ??nno lo sangue e la curata (1111) pi?? legiere che gli uomini; e sono altress?? come le cime d'uno ??lbore ch'?? inchinato dal vento, da qualunque parte egli viene. Le femina si piccola cosa non puote udire, ch'elle non triemino tutte; e questo aviene per la fraleza del corpo ch'elle ??nno (1112); e cos?? aviene loro della gioia. Che s'elle fossero cos?? savie come gli uomini, elle sarebono balie (1113) e giudicatrici e signori; e comanderebero a giudicare, come gli uomini fanno. E perci?? ch'elle non sono guari savie, e sono volatiche (1114), ??nno elle tosto la gioia e lo dolore, ch?? imantanente credono e discredono ci?? ch'elle odono; e perci?? si sentono elleno gioia e dolore del mondo. E piutosto potrebono essere ingannate LXX femine che uno savio uomo; e questo ?? per lo povero senno ch'elle ??nno.

(1110) Questo titolo ?? conforme a quello del C. F. R. Nel C. R. 2. leggesi invece: Chi ?? in questo mondo pi?? gioia o pi?? duolo, o la femina o l'omo?

(1111) le sanc et la cervelle C. F. R. ??? Al C. R. 2. manca questo periodo, e il seguente.

(1112) ce est por le poi de sens ch'eles ont; et lor feiblese dou sens lor fait tost avoire ioie et tost duel C. F. R.

(1113) baile C. R. 2. ??? bailies C. F. R.

(1114) voltanti C. R. 2. ??? volages C. F. R.

Cap. CCLXXXIIII.

Lo re domanda: dee l'uomo andare ispesse volte a casa del suo amico? Sidrac risponde:

Tu non dei andare nimica ispesse volte a casa del tuo amico, ma tu lo dei andare a vedere a ora e punto, e non troppo ispesso, ch?? tutti i troppi sono male. Ch?? per aventura egli avr?? a fare nel suo albergo e nella sua masnada, e se tu gli vieni sopra, tu gli farai grande noia. E poni mente a te medesimo: se tu fossi nella tua casa, e avessi a fare colla tua famiglia, tu non vorresti che niuna anima venisse sopra te; e molto ti farebe grande noia chi sopra te venisse, eziandio se fosse tuo figliuolo o tuo fratello; altrettale noia sarebe a lui, se tu andassi sopra lui. Ma se tu ??i voglia d'andare all'albergo del tuo amico, fagli inanzi asapere la tua venuta; s?? gli farai cortesia, e allora sarai molto bene insegnato (1115).

(1115) Intenderei: bene educato o saggio. ??? In prov. essenhadamens vale saggiamente.

Cap. CCLXXXV.

Lo re domanda: dee l'uomo mostrare laida cera al suo amico? Sidrac risponde:

Se tu se' nella tua casa colla tua famiglia, e il tuo amico viene sopra te, tu non dei per?? mostrare laida cera, n?? crucciare, conciosia cosa che (1116) tu ti crucci in fra te. Ma tu gli dei mostrare bella cera e bello senbiante, e fagli onore e piacere al tuo podere. Che se tu gli mostri rio sembiante, tu lo cruccierai, e avrai mala volont?? in lui (1117).

(1116) bench?? C. R. 2.

(1117) e farai la mala volont?? verso te di lui venire C. R. 2.

Cap. CCLXXXVI.

Lo re domanda: come alcuna volta l'uomo conquisterebbe in battaglia due uomini o tre, e alcuna volta ?? vinto da uno solo? Sidrac risponde:

La battaglia si ?? simigliante a Dio; che quelli che loro pensiero ??nno in Dio, non intendono ad altra cosa se non a Dio servire, e quivi ??nno gli loro pensieri. Altress?? dee fare quelli che battaglia fa: lo cuore e la volont?? e lo suo podere dee mostrare di tutto in tutto alla sua battaglia fare; e dimenticare di tutto in tutto gli suoi figliuoli e la moglie e la sua ricchezza. E dee pensare che s'egli ?? valente e vigoroso, egli vincer?? la sua battaglia, e s'egli ?? cattivo e ricredente (1118), egli sar?? vinto e morto; e in cotale modo conquister?? egli la battaglia.

(1118) Vedasi intorno a questa parola ci?? che, nello Spoglio degli Statuti Senesi, e nello Spoglio Lessicografico della Tavola Ritonda, scriveva il nostro carissimo Filippo Luigi Polidori, nel quale l'Italia ha perduto un altro di que' vecchi nostri, modestamente sapienti, che non conoscevano i superbi e prosuntuosi disprezzi si certa odierna gente dottissima.

Cap. CCLXXXVII.

Lo re domanda: ?? sanit?? di mangiare tutte cose? Sidrac risponde:

Tutte le cose che Idio fece per mangiare sono buone e sane, che le cose che sono inferme, non sono se non della infermit?? del corpo. Quando il corpo ?? sano, ci?? ch'egli mangia si ?? sano per lui; e quando egli ?? frale e malato, poco di cosa ch'egli mangi, si gli fa male. Che la 'nferma vivanda e la sana viene dal corpo; chi ?? sano corpo, no gli fa (1119) quello ch'egli mangia, che tutto gli ?? sano e buono; e al corpo infermo poca cosa gli fa male.

(1119) non li caglia C. R. 2.

Cap. CCLXXXVIII.

Lo re domanda: quali sono quelli che si vantano pi?? che gente del mondo? Sidrac risponde:

Quegli che pi?? si vantano che gente del mondo sono tre maniere di gente: la prima sono vecchi folli, che si vantano di loro gioventudine, e pensano che le genti lo credano, e non credono mica che quelli a cui elli lo contano li gabbano e beffano. La seconda maniera si ?? lo folle istrano, che racconta le grandi follie ch'egli ??nno fatte nel loro paese; e dicono, io era ricco e gentile; e si ne va ad uno che li crede, e beffallo (1120). La terza maniera si ?? lo folle ricco, che conter?? le sue follie e le sue bugie; e quelli che l'odono lo gonfiano, e si gli confessano ci?? ch'egli dice, per la sua ricchezza; ch?? per aventura egli ??nno mestiere del suo servigio.

(1120) Cos?? ha pure il C. R. 2.; ma certo qualche errore o qualche omissione ?? qui corsa nel testo; il quale pu?? essere corretto col C. F. R., dove leggesi: par I qui le croit, X le moquent.

Cap. CCLXXXVIIII.

Lo re domanda: perch?? sono (1121) gli nuvoli cos?? di state come di verno? Sidrac risponde:

Li nuvoli sono altres?? di state come di verno; e altress?? pioventi di tutte le stagioni dell'anno; e s'elle non sono nelle nostre parti, si son elle negli altri paesi; e di tutte le stagioni dell'anno non fallano giamai al mondo, n?? di verno n?? di state. Che quando lo fermamento fa lo suo movimento, lo sole piglia lo suo alto corso, e cos?? fa istate e a noi verno; e in questo modo non falla giammai istate e verno al mondo, di tutte istagioni dell'anno. E quello torno che il sole fa, non ?? mica la montanza d'uno palmo, ma per l'altezza del fermamento ci pare molto mutato (1122).

(1121) non sono C. R. 2.

(1122) Forse montato; ma anco il C. R. 2. ha: mutato; ed il C. F. R.: loins.

Cap. CCLXXXX.

Lo re domanda: lo nuvolo ch'?? piccolo, come pare, come puote cuoprire tanta quantit?? di terra? Sidrac risponde:

Lo nuvolo ci pare piccolo alla vista, ma lo suo corpo (1123) ?? molto grande; n?? la sua grandeza l'uomo nollo puote vedere, per la sua altezza. Lo nuvolo ?? simigliante alla vesica, che ?? piccola, e a poco a poco crescie e diventa grande, quando l'uomo vi soffia entro. Altres?? ?? del piccolo nuvolo: quand'egli ?? piccolo molto, e l'uomo nol pu?? vedere, se non quello ch'?? di contro la terra, di verso noi. N?? la sua spessezza l'uomo nolla pu?? vedere, n?? la sua lunghezza, n?? per lo traverso, per la sua altezza e per la sua iscurit??. E a questo lo vento lo fiede, e enfialo, e fallo criesciere, e spandere sopra grande province, e spezare, e muovere, e ventare in terra (1124); e abeverano (1125) i beni che ci sono. Non intendere che quella aqua nascie in aria, ma ella viene del mare, e monta dello spiro che la terra getta (1126), e diventa nuvolo, e piove cos?? come noi lo vegiamo.

(1123) Abb. corr. col C. R. 2. ??? Nel C. L.: corso, per erronea traduzione del cors franc.

(1124) Ventare forse per muovere il vento. ??? Nel C. F. R.: et pluire et vennir en terre.

(1125) abevera C. R. 1.

(1126) dou sospir che la terre zette C. F. R.

Cap. CCLXXXXI.

Lo re domanda: gli piccoli garzoni sono come bestie che non intendono? Sidrac risponde:

Li piccoli garzoni sono verdi e teneri, e non ??nno gustato del diletto del mondo, n?? del mangiare n?? del bere n?? d'andare n?? di venire. E la loro natura si ?? per la volont?? di Dio, che la loro anima ?? giovane e verde com'egli sono, e non possono parlare se non al tempo e alla stagione. E questa natura l'?? fatta Idio per fare onta al diavolo, ch'?? cos?? piccola cosa, e meno intendevole che bestia quando ella ?? piccola. E poi diventa savio (1127), e piglia la sua ereditade, ch'elli per la sua superbia perdette. Che bestie sono assai che intendono pi?? che uno piccolo garzone; e perci?? ??e il diavolo grande onta, che cos?? piccola cosa conquista la sua eredit??, ch'egli perd?? per lo suo orgoglio. Altre maniere ci ??, che gli garzoni non intendono quando egli son piccoli, perci?? ch'egli ?? di frale natura e conparizione. (1128) Adamo mangi?? inanzi che Idio gli donasse lo spirito; e perci?? intendee egli in quello anno tutte le cose; e d'Eva avenne altrettale, perch'egli non furono fatti di schiatta, se non della lena di Dio solamente. Ma noi altri che poi siamo venuti, siamo nati di padre e di madre. E per?? non sono eglino cos?? intendevoli, come quelli che non ebono padre, se non Idio e la sua volont??.

(1127) grant C. F. R. ??? Intendi: il fanciullo diventa grande, ec.

(1128) Pare che manchi qualche parola. Leggesi nel C. F. R.: por ce che il est de sclate d'Adam. ??? E cos?? ad intendere quello che segue giover?? riferire il testo francese: Maintenant che Deus dona l'esperit a Adam, en l'ore entendi toutes chosses, et Eva autretel. Car il ne furent mie de la sclate, che tant soulement de laine de Deu.

Cap. CCLXXXXII.

Lo re domanda: com'?? l'uomo alcuno menbro grande e l'altro piccolo? Sidrac risponde:

Li grandi menbri e gli piccoli si sono d'una vena che tocca al suo bellico, cio?? al suo budello; sed ella ?? troppo tortigliata al ventre della madre (1129), egli tira (1130) la vena che tocca al menbro, e diventa piccolo; e se il budello del bellico non ?? tortigliato, le vene istanno larghe, e li menbri istanno ritti e non tirati, e diventano grandi. E quando egli ?? nato, e egli gli tagliano assai del bellico, lo venbro diventa piccolo; e quando ne tagliano poco, lo venbro diventa grande. Altress?? aviene della natura della femina.

(1129) si le nombril est trop etortile au ventre de la mere C. F. R.

(1130) ture C. F. R.

Cap. CCLXXXXIII.

Lo re domanda: lo senno onde viene? Sidrac risponde:

Lo senno viene di puro coraggio e di puro sangue e di puro cervello. Quando le due di queste cose sono pure (1131), ?? altress?? come quelli che non vede se non d'uno occhio, che non pu?? vedere cos?? chiaramente come quelli che vede di due. Se tu ??i puro coraggio e puro cervello, e tu ??i iscuro sangue, sapiate che egli ?? sopra il cuore, e a lo cervello non lascia avere senno naturale. E se tu ??i puro sangue e puro cervello e iscuro cuore, egli ti sturba gli altri due, e non gli lascia avere buono senno naturale. Ma se tu ??i i tre buoni e puri e netti, tu ??i lo buono senno naturalmente, per diritto natura. E tutto questo aviene per lo corso delle pianete e per l'ordinamento di Dio.

(1131) Meglio nel C. R. 2.: Quando le due di queste cose sono pure e la terza non ?? pura, elli non ?? diritto senno n?? naturale, altress?? come quelli ec.

Cap. CCLXXXXIIII.

Lo re domanda: di che viene lo pensiero che l'uomo ??e, che gli pare vedere quello che non ??? Sidrac risponde:

Li pensieri che l'uomo pensa alcuna volta di cosa che non ?? stata, e gli pare ch'ella sia, sapiate che ci?? aviene del sangue ched egli aport?? co' lui del ventre della sua madre che ?? gelato e vano. E alcuna volta si muove coll'altro, e rinfabilisce verso lo cuore, e fallo pensare in malvagit?? (1132), e credere cose che non furono, per la vanit?? del movimento di quello sangue.

(1132) in malvagie follie C. R. 2. ??? vanite et folie C. F. R.

Cap. CCLXXXXV.

Lo re domanda: lo sospiro (1133) onde viene? Sidrac risponde:

Lo sospiro viene del coraggio (1134). Quando lo cuore dell'uomo ?? pieno di rinfabilimento del sangue, allora sospira, per s?? iscaricare e votare di quello rinfabilimento. Ch?? quando lo sangue si muove per lo corpo, egli rinfabla, e rende al cuore uno aiere molto caldo, che molto la grava, e allora lo cuore sospira per discaricarsi di quello malvagio aiere. E altre volte lo cuore ?? cruccio, e gli omori si muovono per quello cruccio, e rendono al cuore loro rinfabilimento, e l'infiamano tanto che sofferire nol puote; e allora li conviene gittare molti grandi sospiri. E spesse volte aviene che lo cuore sospira sanza cruccio: questo ?? lo rinfabilimento del sangue che si discarica.

(1133) Nel C. L.: spirto. ??? Abb. corr. coi Codd. R. 2. e F. R.

(1134) Per cuore.

Cap. CCLXXXXVI.

Lo re domanda: la lena onde viene? Sidrac risponde:

La lena escie della rischiaratura (1135) degli omori, che sopra lo cuore vengono, che fendono lo cuore per lo mezzo, e l'uomo chiude gli suoi occhi per dormire; e di quella lordura ch'?? d'intorno a lui (1136), escie una aire molta grieve per la sua bocca; e poi viene un altro aire puro e netto, che a lui va dirieto, e si lo iscarica di quella medesima lordura.

(1135) della rischiaratura e della schiuma C. R. 2.

(1136) Pare che abbia da intendersi intorno al cuore.

Cap. CCLXXXXVII.

Lo re domanda: lo starnuto onde viene, e come lo potrebe l'uomo tenere? Sidrac risponde:

Lo starnutire viene di due cose: la prima del vento e della freddura del corpo, che egli escie di due vene del capo, e escie per lo pi?? presso ispiraglio ch'egli truova, e ci?? sono gli anari del naso. L'altra maniera si ?? di guardare lo sole: che se tu lo riguardi, tu istarnutirai. Lo calore del sole gli entra nelle vene del corpo, e caccia la freddura di l??. E se tu ti vuogli tenere di starnutire, quando tu n'avrai talento, inmantenente ti cuopri la bocca, e alena: quello aire che dee disciendere per gli anari, si disciender?? per gli pertugi della bocca, e cos?? se ne partir??, che gi?? nollo sentirai; che all'aprire che tu fai la bocca, la lena se ne va senza sentire.

Cap. CCLXXXXVIII.

Lo re domanda: lo menbro dell'uomo come si distende (1137) e onde escie e come ritorna dentro? Sidrac risponde:

Lo menbro dell'uomo crescie per tre cose: la prima pegli occhi, la seconda per lo cuore, la terza per lo ventre. Quando gli occhi vegono una bella femmina, egli si dilettano d'avella, e si l'anunziano al cuore, e allora si mette in quello pensiero (1138). E quello pensamento si muove gli quattro omori del corpo, e infiammano al menbro, ove la volont?? della natura ??; e si l'enfiano per diritta natura, ch?? il menbro si ?? fatto alla maniera della vescica. L'altra maniera si ?? molto pericolosa, ci?? ?? la volont?? che l'uomo ??e in quello fatto, che fa gli omori tutti riscaldare e lo menbro ismuove. La terza si ?? lo riposo e la rienpitura, che li fanno avere quella volont?? e cresciere lo menbro. Quando lo riscaldamento degli omori torna di dietro (1139), lo menbro si disenfia, e la volont?? gli passa; altress?? come uno otre, che ?? disenfiato del vento. E quando lo corpo si travaglia, quella enfiatura non si puote ronpere (1140). E quando gli occhi non guardano, lo cuore no' si diletta. E perci?? l'uomo non dee nimica follemente riguardare, n?? follemente pensare, n?? troppo riposo dare al suo corpo. E quelli che in questa maniera lo far??, a pena lo suo menbro si distender??.

(1137) ce dresse C. F. R.

(1138) Il C. R. 2. ha di pi??: ed egli riceve quello anunziamento con grande favore e dolzore, e allora si mette ec.

(1139) Intendasi: torna indietro, cessa.

(1140) coronpere C. R. 2.

Cap. CCLXXXXIX.

Lo re domanda: di quale alimento si potrebbe l'uomo meglio sofferire (1141)? Sidrac risponde:

N?? d'uno n?? d'altro non si puote l'uomo troppo sofferire, che lo corpo ??e troppo grande bisognio dell'uno e dell'altro. E se l'uomo volesse dire che fosse (1142) in mare in una nave, e avesse co' lui ci?? che mestieri gli facesse, e egli dicesse che egli si potesse sofferire della terra, io dico che della terra sofferire non si potrebbe, ch?? se la terra non fosse, la nave non potrebbe essere istata (1143). E s'egli dicesse ch'egli si potesse sofferire del fuoco, come mangierebbe le vivande cruda? Gi?? per?? non si potrebe egli sofferire del fuoco, che se lo calore non fosse, niuno frutto di terra non nascierebe. E s'egli dicesse ch'egli non volesse giamai bere acqua, se non vino puro, anche di tutto questo dell'acqua sofferire non si potrebe, ch?? se l'acqua non fosse, la terra non potrebe rendere suo frutto. S'egli dicesse che giamai vento non fiatasse, e ch'egli potesse vivere sanza vento, con tutto ci?? mestieri ne averebe, che se il vento non fosse, la terra lo suo frutto rendere non potrebbe. E per ci?? diciamo noi che altress?? poco si potrebbe sofferire dell'uno come dell'altro.

(1141) di quale alimento si potr?? l'omo meglio passare, non avendolo? C. R. 2. ??? Intendi alimento per elemento, come gli antichi spesso scrivevano.

(1142) se il fust C. F. R.

(1143) istata fatta C. R. 2.

Cap. CCC.

Lo re domanda: la pioggia quand'ella viene, perch?? muove prima lo vento (1144)? Sidrac risponde:

La pioggia viene inanzi lo vento in guisa (1145) di coverta, e non lo lascia passare. In quello che la piova dura, l'acque che intorneano lo mondo lievano lo vento inmantanente; e medesimamente per lo torno delle pianete al movimento del fermamento. E se lo vento viene da alto, egli passa la pioggia, e va oltre da lei; e se egli viene da basso egli no' la pu?? passare, ch'egli la truova molto ispessa inanzi, e gli toglie la via.

(1144) chant il fait vent et la pluie vient por quoy la vent muert? C. F. R.

(1145) Nel C. L.: guida; errore manifesto che abb. corr. cogli altri codd.

Cap. CCCI.

Lo re domanda: perch?? gli uccelli femine non ??nno natura come l'altre bestie? Sidrac risponde:

Se gli uccelli femine avessono natura come l'altre bestie, volare non potrebono, che i loro corpi s'empierebono dell'aria per la loro natura, e peserebbono sie che volare non potrebono. Idio per la sua piet?? gli fece tali, come si convenia.

Cap. CCCII.

Lo re domanda: quale ?? pi?? forte o 'l vento o l'acqua? Sidrac risponde:

Lo fondamento d'una torre ?? pi?? forte che non ?? la cima; e similmente avviene dell'acqua; che se l'acqua non fosse, vento non sarebe. Bene potrebe avere fatto Idio, s'egli avesse voluto, vento senza acqua; ma egli non volle fare d'altra maniera se non tale come egli ?? fatto: che tutti i venti del mondo si muovono del corso dell'acqua. E per questa ragione l'acqua ?? pi?? forte che lo vento.

Cap. CCCIII.

Lo re domanda: perch?? pena a nasciere l'uno fanciullo pi?? che l'altro? Sidrac risponde:

Niuna criatura pu?? nasciere inanzi lo suo tornamento (1146) un solo punto, in niuna maniera di mondo; e tutto questo ?? per lo punto dello generamento: che alcuno punto ?? che se la criatura ?? generata in lui, si nascie in un altro punto, tosto o tardi, che pi?? inanzi o pi?? adrieto non pu?? nasciere che al suo punto. E quando la femmina si travaglia del suo partorire, non ?? ancora venuto lo punto della nativit?? della criatura; e s?? tosto come lo punto viene, la criatura nascie.

(1146) avant son terme C. F. R.

Cap. CCCIIII.

Lo re domanda: perch?? si travaglia la gente della morte pi?? l'una che l'altra? Sidrac risponde:

Per due cose l'una persona pena pi?? che l'altra: l'una per lo punto, l'altra per alcuno merito avere nell'altro secolo. Ch?? Idio ??e istabilito tre maniere di pene, l'una ?? dello ingieneramento, l'altra del nascimento, la terza della morte. La prima che ?? dello ingeneramento si anuzia. Lo secondo punto risponde al primo della natura delle cose corporali, presenti e avenire. Lo terzo risponde al secondo della morte. Allora inmantenente muore, che in altro punto non pu?? toccare pi??, per tutto l'avere del mondo. E forse per lo travaglio ch'egli fa, Idio gli consentir?? alcuno allegramento all'anima nell'altro secolo, che Idio per la sua piet?? consent?? esser nato in questo punto. E non credete ch'egli possa morire sanza punto, e vivere non pu?? pi?? di quello punto, per tutto l'oro del mondo, se a Dio non piacesse.

Cap. CCCV.

Lo re domanda: chi sente lo dolore della morte o l'anima o il corpo? Sidrac risponde:

Quattro cose sono al partimento dell'anima dal corpo: (1147) paura, tristizia, pena e dolore. L'anima ?? la paura e la trestizia, e lo corpo ??e la pena e lo dolore. La paura dell'anima ?? s?? grande, che niuno cuore d'uomo non lo potrebe pensare in questo secolo. La tristizia ?? pi?? grandissima che niuno cuore d'uomo non potrebe pensare. Magiore trestizia e' li ?? che se una femina vedesse innanzi lei uccidere lo suo figliuolo. La pena del corpo ?? s?? grandissima, come potesse essere unque pensato in niuna guisa. Che se uno uomo fosse battuto tanto d'uno martello in sulla ischiena, n?? morire non potesse, e fosse tanto battuto ch'egli fosse sottile ch'egli potesse entrare per uno anello d'uno piccolo dito, egli non avrebe mica la decima parte di pena che il corpo sostiene, quand'egli si parte dall'anima, conciosia cosa ch'egli passi inmantenente, sanza niuno senbiante fare (1148). Lo dolore del corpo ?? s?? grandissimo, come pi?? potesse essere pensato, per?? ch'egli torna a infracitura (1149) e a nulla. Che se uno uomo fosse signore di tutto il mondo, e tutte le genti gli portassero reverenza, e le bestie tutte fossero al suo comandamento, e egli diventasse s?? povero e s?? al nulla (1150) ch'egli non avesse a mangiare uno solo giorno (1151), egli non avrebe mica la diecima parte del dolore che ?? lo corpo, quando egli si parte dall'anima.

(1147) a partire l'anima dal corpo C. R. 2.

(1148) Intenderei, senza mostrare nel volto quella pena ch'ei sente.

(1149) in fracidura C. R. 2.

(1150) da nulla C. R. 2.

(1151) ch'egli non avesse nulla da mangiare n?? da bere uno solo giorno C. R. 2.

Cap. CCCVI.

Lo re domanda: perch?? gli piccoli fanciulli non sono intendevoli quand'elli nascono e sono noiosi al nodrire? Sidrac risponde:

Per due cose ?? che gli fanciulli non sono intendevoli e sono noiosi al nodrire. La prima si ?? per lo peccato che Adamo fece verso lo suo criatore, si sono ingonbrati quelli che di lui nascieranno, e sono meno intendevoli che bestia, per la sua grande ghiottornia, ch'egli desider?? quello che Idio gli avea difeso (1152). Se Adamo non avesse peccato, tutti quelli che sono nati e nascieranno sarebono cos?? istati intendenti, piccoli come grandi. L'altra ragione perch'egli (1153) sono noiosi a nodrire, si ?? ch'egli sono di padre e di madre, e per lo diletto che Eva ebbe ch'Adamo lo suo conpagnone mangiasse lo pome che Iddio gli aveva difeso, ch'ella credette che fosse (1154) simigliante a l'altissimo (1155). E per quello diletto sono noiosi a nutricare i fanciulli, perci?? ch'ella (1156) avesse pena a nutricargli. E anche sono in tenebre per lo diletto ch'ebono di mangiare lo pome che Idio avea loro vietato; e per?? ell'aver?? pene a partorire, e a notricare lo suo frutto.

(1152) vietato C. R. 2.

(1153) Manca al C. L.: l'altra ragione perch'egli ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(1154) ch'il seroit C. F. R.

(1155) a Dio altissimo C. R. 2.

(1156) perch'ella C. R. 2.

Cap. CCCVII.

Lo re domanda: come dee l'uomo vivere in questo mondo? Sidrac risponde:

L'uomo dee vivere in una maniera, e in un'altra morire, e in un'altra ??e a risucitare. L'uomo dee vivere lealmente e di suo travaglio e di suo leale guadagno, e avere pace, e amore a Dio e a tutte le genti, e Idio primieramente laudare e innorare, e fugire la cupidizia (1157) di questo secolo. Uomini che questo fanno, vivono innoratamente. L'altra si ?? che l'uomo dee morire pietosamente; cio?? quelli che credono in Dio e che lo conoscono e adorallo e lodano e ??nno pazienzia e astinenzia e sofferenzia, quelli che per Dio morranno, quellino faranno preciosa morte, e quellino risusciteranno gloriosamente, quando a Dio piacer??.

(1157) concupiscenza C. R. 2.

Cap. CCCVIII.

Lo re domanda: come si dee l'uomo comportare collo suo nimico? Sidrac risponde:

Se lo tuo nimico ?? forte o frale, tu non ti dei mica ispaventare n?? troppo asicurare, che tale ?? oggi vinto, che domane vincer??. Chi non dotta non sar?? ridottato, e lo troppo dottare fa troppo avilire, e la troppa fretta fa troppo dannaggio. E chi la paura porta tuttavia co' lui, egli porta grande pena e grande fascio sopra lui. Quelli che porta la sicurt?? sopra lui, si porta lo suo danno e la morte sopra lui. E per?? quando ?? tenpo e stagione da dottare, si dotti; e per?? quando ?? tenpo e stagione di sicurare, si s'asicuri.

Cap. CCCVIIII.

Lo re domanda: dee l'uomo giucare col suo amico (1158)? Sidrac risponde:

Guardati di non giucare col tuo amico n?? con altrui colle mani, n?? beffare; ch?? de' giuochi delle mani ingienera micidio e grande cruccio, conciosia cosa che (1159) sia tuo amico o tuo fratello; o tu lo magagni, o li tocchi di mani (1160), o lo metta a terra, o lo fiere d'altro modo, elli gli sar?? grande vergogna (1161), conciosia ch'egli sia piccolo o frale; che ciascuno si tiene in s?? forte e ardito e fiero, e pochi sono quelli che dispregino s?? medesimo, se non fosse gi?? vile o codardo (1162). Se tu lo beffi, tu gli fai gran male al cuore, che crede in s?? medesimo che le beffe che tu gli fai, il facci per ispregiarlo; che di beffe viene cruccio e odio (1163), conciosia cosa che sia tuo fratello o tuo amico. Ma tu dei giucare (1164) colla gente con belle parole; e a ragione e a utilit?? di te mostrare e traggere (1165); e di cotale giuoco viene cortesia e allegrezza.

(1158) Meglio nel C. R. 2.: de' l'omo essere vago di scherzare colle mani?

(1159) bench?? C. R. 2.

(1160) o li torci le mani C. R. 2.

(1161) egli lo avr?? a grande noia C. R. 2.

(1162) bench?? sia codardo C. R. 2.

(1163) Nel C. L.: che beffe a cruccio e odio. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(1164) usare C. R. 2.

(1165) Nel C. F. R.: Mais tu dois iuer o la gent de belles paroles, et di e raisons, et de biaus proverbes dire et retraire.

Cap. CCCX.

Lo re domanda: se l'uomo dee dottare del suo nimico. Sidrac risponde:

Tu ti dei tenere vigorosamente e fieramente contra lo tuo nimico, conciosia cosa che tu lo dotti, e sia codardo (1166). Se tu lo fai, lo tu nimico ti preger??, e ti dotter??, e non ti oser?? asalire; che s'egli lo pensasse fare, egli crederebe essere vinto da te. E se tu ti cansi da lui, e non ??i fierezza contra lui, tu se' vinto, che egli ti dispregier??, e non ti dotter??, che in cotale maniera che tu ti sconterrai co' lui, in cotale sarai tenuto. Se tu se' prode uomo e valente, tienti lo tuo onore, e tu sarai pi?? pregiato e pi?? onorato; e se tu se' vile e codardo, tienti a onore, e cortese (1167) vieni tra la gente, e in questo crederanno che tu sii prode e valente. E se la tua codardia si scuopre una volta, tuttavia sarai ontoso e vile tenuto in fra la gente. E se alcuno ti riscalda d'arme, e tu non v'abbi ardire n?? cuore inverso lui, confortati e piglia asenpro dal leone (1168), e torna a lui, e cos?? lo potrai viliare e te inalzare. Lo cane, quando fugge, altri cani lo cacciano; e egli piglia vigore e torna indietro loro (1169); inmantenente si tragono gli altri indietro, e non osano conbattere co' lui, ch?? lo volto dotta lo volto (1170).

(1166) e che tu sia codardo C. R. 2.

(1167) cortesemente C. R. 2.

(1168) de chien C. F. R.: e che non leone ma cane abbia da leggersi ?? chiaro da ci?? che segue. ??? Il C. R. 2. ha pure: leone.

(1169) verso loro C. R. 2.

(1170) la chiere ne doute mie le dos, mais la chiere doute bien la chiere C. F. R.

Cap. CCCXI.

Lo re domanda: qual vale pi?? o lo ricco o lo povero nell'altro secolo? Sidrac risponde:

Ispiritualmente quelli che amano Iddio pi?? vagliono. Corporalmente i ricchi pi?? che li poveri, che altrettanto quanto tu averai, tanto varrai. Lo verace profeta, lo figliuolo di Dio, quando egli verr?? in terra, e' dir?? colla sua santa bocca: tanto quanto tu avrai tanto varrai; ma egli nollo dir?? mica per gli corpi, anzi lo dir?? per l'anima; che tanto quanto l'anima avr?? fatto in questo secolo, tanto aver?? nell'altro. Similemente aviene del corpo, che altrettanto quanto egli ?? di podere in questo secolo, altrettanto vale egli in questo mondo.

Cap. CCCXII.

Lo re domanda: quali sono pi?? ad agio o li poveri o li ricchi in questo secolo? Sidrac risponde:

Li ricchi sono pi?? ad agio che i poveri; ma i poveri sono pi?? al sicuro. Lo ricco ?? ci?? che egli ?? mestieri, e pu?? fare lo suo agio; ma egli ?? inpeso di paura del suo reame perdere (1171), e della sua ricchezza, e non puote andare ove vuole, se non ?? grande conpagnia con seco. Lo povero vae e viene sicuramente, e non dotta nulla per lo suo (1172); e quando egli ??e lo ventre pieno (1173), egli ?? ad agio, altres?? come lo ricco ?? ad agio de' grandi mangiari ch'egli mangia.

(1171) mais il est plus souent en paour et en dote d'estre enpoisone ou abeure por son royaume perdre C. F. R. ??? ?? da credere che l'inpeso del n. t. e del C. R. 2. sia derivato da non avere inteso l'enpoisone del testo francese.

(1172) Cos?? anche nel C. R. 2., e pare da intendere per le cose sue. ??? Nel C. F. R.: ne doute nului ne le beurage ne l'entoschement, por convetise de lui ne por le sien.

(1173) de pain et d'aigue C. F. R.; aggiunta che chiarisce meglio ci?? che segue.

Cap. CCCXIII.

Lo re domanda: quali sono le pi?? ricche genti del mondo? Sidrac risponde:

Le pi?? ricche genti del mondo spiritualmente sono coloro di cui Iddio s'apaga pi?? di loro, per le buone opere. Corporalmente a questo tenpo sono gl'indiani. Ma egli nascieranno una gloriosa gente (1174), che prima si convertiranno al verace profeta, e quella sar?? la pi?? ricca gente del mondo; ma per la loro malvagit?? e per gli loro agi, perderanno tutto, e diventeranno dispregiati in fra le genti; ch'egli crederanno essere migliori che l'altre genti, ma egli non saranno. Ma dopo loro la ricchezza del mondo sar?? d'altre genti franche, gli quali saranno pi?? onorati a Dio (1175), che niuna altra gente del mondo.

(1174) une gente grezoise C. F. R. ??? Anche il C. R. 2.: ha: groliosa. ??? Che il traduttore non intendesse la parola grezoise?

(1175) plus humelians a Dieu C. F. R.

Cap. CCCXIIII.

Lo re domanda: quali sono li pi?? onorati uomini del mondo? Sidrac risponde:

Le pi?? onorate genti di questo mondo sono a questi tenpi i persiani. Ma tenpo verr?? che quelli del ponente saranno la pi?? innorata gente del mondo, e gli pi?? savi e gli pi?? valenti e gli pi?? pregiati, e la migliore gente a Dio e al mondo; e saranno credenti fortemente alla fede del figliuolo di Dio. E sar?? tenpo ch'egli giustizieranno (1176) le tre parti del mondo; e gli loro onori andranno per tutto il mondo, e la loro signoria tuttavia rinforzer??. Ispesso sar?? tra loro guerra, e quando Idio vorr?? distrugere l'altre nazioni, quelle genti andranno ne' loro paesi.

(1176) Forse per rendere giustizia, e quindi signoreggiare. Non si hanno esempi di giustiziare in questo significato.

Cap. CCCXV.

Lo re domanda: quando tu se' in uno luogo deilo tu lasciare per migliore cercare? Sidrac risponde:

Quando tu se' in buono luogo, tu ??i lo tuo vivere, tielloti in pacie, e non ti intramettere in cupidizia di migliore avere. Ma quando Idio il ti (1177) manderae, si lo piglia, e statti in pace; ch?? chi troppo cupita (1178) tutto perde, e tanto gratta capra che male giace (1179), e tal crede trovare il pane fatto, che non truova il grano nel canpo. E per ci?? ?? buono, quando l'uomo ?? in buono luogo, che non si parta per altro cercare, che tosto potr?? perdere l'uno pell'altro.

(1177) tel C. R. 2.

(1178) cupidit?? ??e C. R. 2. ??? Forse da cupere, invece di cupe, fecesi cupita.

(1179) et tant grate chieure che mal gist C. F. R.

Cap. CCCXVI.

Lo re domanda: dee l'uomo credere ci?? che le genti lo consigliano? Sidrac risponde:

Certo tu farai come senplice, se tu crederai tutti i consigli che l'uomo ti d??. Tu dei udire lo consiglio della gente, e intendere uno e altro; e quello che non ti parr?? buono e leale, lasciarlo e fugirlo. E se tu se' savio, non dei per?? dispregiare n?? biasimare lo consiglio dell'altra gente, ma lodare e innorare, che allora sar?? (1180) egli tenuto per savio e per provedente.

(1180) sarai C. R. 2.

Cap. CCCXVII.

Lo re domanda: de' l'uomo amare i malidicenti? Sidrac risponde:

Certo chi maldicente ama, egli ama la conpagnia del diavolo, che maldicente vale tanto a dire come male aoperante e mal cercante; e cotale uomo non dei amare, ma odiare e fugire da lui: ch?? maldicente mette discordia tra' fratelli e gli amici, e fa generare micidio e perdizione di corpo e d'anima. E maldicente si ?? servente del diavolo, e si ?? altres?? figliuolo del diavolo. E cotali genti deino fugire (1181), e odiare sopra tutte le cose, e non crederli di cosa ch'egli dicano, perch'egli non dicono se non male, come quelli che sono dati al diavolo. E tanto com'egli viveranno, non faranno altro che male, e disamore e discordanzia mettere infra la gente; e perci?? l'uomo gli dee odiare sopra tutte le cose.

(1181) de' l'omo fugire C. R. 2.

Cap. CCCXVIII.

Lo re domanda: se si dee l'uomo crucciare se altri gli mostra mala cera? Sidrac risponde:

Non certo, che se il tuo amico o il tuo fratello ti mostra malo senbiante alcuna volta, tu per ci?? non ti dei crucciare, ch?? per aventura egli ??e alcuno cruccio in s??, per ch'egli a voi n?? altrui non pu?? mostrare bello senbiante (1182).

(1182) Il C. R. 2. ha di pi?? ci?? che segue: E per ci?? tu lo dei comportare, e pensare in te medesimo che, se tu fossi corucciato, non potresti fare bel senbiante n?? a lui n?? altrui. E se tu ??i parole a piato con altrui, ed egli ti mostra malo sembiante, non ti dei per ci?? corucciare, che per aventura egli ?? poco saputo, e poco senno regna in lui, che ci?? li fa fare; ch?? tuttavia lo poco saputo mostra pi?? di coruccio; che lo savio, bench'egli sia corucciato, egli mostra tutto lo pi?? bello di fuori, e ci?? adiviene per lo suo grande senno. E per?? de' l'uomo pi?? temere lo coruccio del savio che del folle. E lo savio si sa meglio vendicare del suo nimico che lo folle.

Cap. CCCXVIIII.

Lo re domanda: pu?? l'uomo dimenticare lo suo paese? Sidrac risponde:

L'uomo puote bene dimenticare lo suo paese, ove egli ?? stato povero e mendico, e poi tu vieni in altro paese ove tu truovi bene. Ben dei dunque dimenticare lo tuo paese, ove se' stato povero e mendico. E se tu fossi nel pi?? bello luogo del mondo, e tu avessi parenti e amici assai, che tu l??e non potessi istare per la tua povert??, e tu andassi in altra parte, l?? ove tu trovassi la tua vita, l?? ?? lo tuo paese. E quello paese dei tu amare, ove tu ??i lo tuo vivere, e non l?? ove tu se' nato, che non avevi di che vivere. Che chi vuole porre mente al mondo, si troverr?? che tutta la gente che furono e saranno sono istrani in questo secolo, che niuno ?? paese per s??, se non solamente albergo. La durata di questo secolo, se ella fosse cento milia anni e pi??, non sarebe albergheria una ora, alla lunghezza dell'altro secolo. Cento milia anni sono in questo secolo, a comparazione dell'altro, siccome uno uomo albergasse una ora in una strana albergheria. Per ci?? siamo noi tutti istrani in questo secolo.

Cap. CCCXX.

Lo re domanda: quale ?? meglio o forza o ingiegnio? Sidrac risponde:

Forza ?? buona all'anima e alcuna volta al corpo, ma ingegno vale meglio al corpo. Quando tu ??i alcuna cosa a fare per la tua forza, se tu la fai con alcuno ingegnio, tu la farai in tutte le cose del mondo. Ingegno vale meglio che forza al corpo. All'anima vale meglio forza che ingegnio.

Cap. CCCXXI.

Lo re domanda: se alcuno domanda ragione d??gli l'uomo inmantanente rispondere? Sidrac risponde:

Se alcuno domanda ragione l'uno all'altro, e egli ?? savio e proveduto, ch'egli sapia rispondere a diritto e a ragione di ci?? ch'egli lo domanda, egli dee rispondere a diritto e a ragione di ci?? ch'egli lo domanda, egli dee rispondere inmantenente; e se ci?? aver??, egli vincer?? lo piato e sar?? tenuto per savio. E se ci?? non sa fare, pu?? pensarsi dinanzi quello ch'egli dee rispondere; e se cos?? tosto non pu?? pensare, egli dee pigliare termine. E poi vada alle scritture, e legga i libri, e riceva nel suo cuore ci?? ch'egli vi trover??; e poi conbatta tutto giorno con quelli che lo contastano, e faccia s?? che gli vinca e gli metta di sotto. E allora sarai tutto savio e filosafo, e porterai lodo sopra l'altra gente. Quelli che rispondono di ci?? che l'uomo loro domanda, quelli sono chiamati filosafi, e gli filosafi sono i ministri del mondo corporalmente; che altra gente possono insegnare e inprendere.

Cap. CCCXXII.

Lo re domanda: come dee l'uomo domandare quando vuole sapere alcuna cosa (1183)? Sidrac risponde:

L'uomo dee domandare ci?? che dee (1184), cortesemente e di buona aria, una o due o dieci (1185); e s'egli nol puote avere, egli lo dee mostrare cortesemente, l?? ove egli crede avere ragione. E se tu dei dare alla gente alcuna cosa, pagagli cortesemente, perch'egli un'altra volta ti possano aiutare in tuoi bisogni; ch?? quelli che cortesemente pigliano e rendono, quelli ??nno parte nell'altrui avere; e quelli che pigliano e malvolentieri rendono, quelli non avranno forza n?? aiuto ne' loro bisogni.

(1183) Meglio nel C. R. 2.: in che modo de' l'omo domandare ragione?

(1184) ce che l'om li doit C. F. R.

(1185) una volta o due o tre o dieci C. R. 2.

Cap. CCCXXIII.

Lo re domanda: perch?? sono pi?? savia gente quegli del ponente che quelli del levante? Sidrac risponde:

Quegli del ponente non ??nno tanto del calore del sole come ??nno quelli del levante. Quando lo sole si leva a levante egli ?? molto caldo e secco, e allora iscalda tutto lo levante, e quelli che vi sono. E quando egli ?? alto, egli non ?? tanto caldo in tali luoghi. E quando egli ?? a mezzo giorno, egli ?? caldo comunalmente per tutto lo mondo. Quando egli s'abassa per la notte aprossimare (1186), si piglia lo suo torno al ponente, e allora non ?? tanto caldo. Dunque non ??nno quelli dal ponente tanto caldo, quando lo sole iscende, come n'?? quelli del levante, quando egli si leva. Per questa ragione sono pi?? savi quelli del ponente che quelli del levante, ch?? lo loro cervello non ?? tanto del calore come quelli del levante. E di questo vi potete voi avedere legiermente: ch?? chi fosse in uno luogo, che lo sole lo potesse iscaldare oltra a misura, in poco (1187) potrebe diventare folle e perdere il senno. E anche ci ?? altra ragione, che quelli del ponente possono mangiare calde vivande, tutte le stagioni dell'anno, che giamai male non faranno. Se quelli del levante le mangiassono, elle farebono loro grande male: che ci?? ?? per la calda compressione della terra ove egli sono. Quelli del ponente le possono mangiare per la fredda compressione della terra dove sono.

(1186) Intendasi, per l'approssimarsi della notte. ??? Per la nuit aprochier C. F. R.

(1187) in poco di tempo C. R. 2.

Cap. CCCXXIIII.

Lo re domanda: quale ?? pi?? bello alla femina o lo bello corpo o la bella persona o lo bello volto? Sidrac risponde:

Uomo o femina che sieno conpiuti di loro menbri e sono interi, la bella cera ist?? loro meglio che il bello corpo; che se lo corpo ?? bianco o bruno, egli ?? coperto di vestimenti, e lo volto ?? scoperto tuttavia; e lo diletto non ?? se non nel volto. L'uomo non dee riguardare se non nel volto; e chi inanzi si mette a riguardare, egli pecca fortemente. E perci?? diciamo noi che lo bello volto ?? pi?? piacevole al corpo sano e conpiuto, che non ?? lo bello cuore saggio (1188).

(1188) Et por ce dions nos che la belle chiere est plus seant a la persone entiere et conplie che la belle charogne C. F. R.

Cap. CCCXXV.

Lo re domanda se le pianete sono tutte in un luogo o sono tutte d'una maniera e natura o sono di pi?? nature? Sidrac risponde (1189):

Ciascuna ?? per s?? in ciascuno luogo, ed ??e suo esaltamento e suo abbassamento. Mercurio dimora in ciascuno segno giorni XXIIII e pi??. Sua natura si ?? calda e umida, e si ama tutte le cose amare; si ?? di tutte sapienzie e di tutte arti e sottiglieze; ci?? ?? a dire, quando egli ?? posto in buona inmagine; lo suo buono amico ?? Iupiter e Venus e Saturno. Lo suo asaltamento ?? a Virgo, e per la forza dell'esaltamento si ?? a tre gradi di Virgo. Lo suo abbassamento si ?? a Pisces; la forza dell'abassamento si ?? a tre gradi del Pesce. Luna si dimora in ciascuno segno due giorni e mezzo; e si ?? posta al sottano cielo (1190). Sua natura si ?? fredda e umida, e lo giorno di sua conbustione si ?? per fare tutte cose a la sua quintadecima. Altress?? si ama colori d'argento o d'acque. Suo asaltamento si ?? a Tauro, e la forza dello abassamento ?? a Scorpio, a tre gradi di Scorpio. Saturno dimora in ciascuno segno due anni e mezzo, e si ?? posto nel settimo cielo. Sua natura si ?? fredda e secca, e si ama tutte cose amare e lo ferro e tutti i colori neri. Egli ?? grande nimist?? con Mars, e' suoi amici sono Iuppiter, Sole, Luna. Lo suo asaltamento ?? Libra; e la forza dell'asaltamento si ?? a XXIIII gradi. Lo suo abassamento ?? in Aries; e la forza del suo abassamento si ?? a XXIIII gradi d'Aries. Iuppiter dimora in ciascuno segno uno anno, e si ?? posto al decimo cielo. Sua natura si ?? calda e umida; egli ama tutte cose umide, siccome burro, latte e mele e cera; e si s'ama con tutte l'altre pianete; se non se con Mars. Lo suo abassamento si ?? Cancer; e la forza dell'asaltamento si ?? a gradi XXIIII di Cancer; e l'abassamento si ?? in Capricornio. Mars dimora in ciascuno segno giorni XXX e pi??, insino al XLV; e si ?? posto al quinto cielo; e si ?? vago di sangue e di battaglie e di ruine, di tutti colori vermigli, e di tutte cose agre e forte alla bocca dell'uomo; e si ?? ria pianeta. La sua natura ?? calda. Ella s'ama con Venus, e con tutte l'altre pianete; si vuole grande male. Lo suo grande nimico si ?? Iuppiter. E ella ama citt?? e reame e vino. E lo suo asaltamento si ?? a Capicornio. La forza del suo asaltamento ?? a gradi XXVIII di Cancer. Sol dimora in ciascuno segno giorni XXX; e ?? posta al quarto cielo. Sua natura ?? calda e secca, e ?? vago di tutte signorie, e di colori gialli e vermigli; ella ama tutti. Soli suoi nimici sono Mercurio e Luna. L'asaltamento ?? in Aries, a gradi XVIIII; l'abassamento in Libra, a gradi XVIIII. Venus dimora in ciascuno segno giorni XXX, e pi?? e meno; e si ?? posto al terzo cielo. Sua natura si ?? friggida e umida; egli ama tutte cose umide, burro, latte e mele; egli ?? vago di signorie, di femine, e di sollazzi e di diletti; e si ?? buona pianeta; e si non ?? niuno nimico. Il suo asaltamento si ?? a gradi XVIII di Piscies. L'abassamento si ?? a gradi XVIII di Virgo. Testa di Dragone dimora in ciascuno segno uno anno e mezzo; ma ella non ?? nimica pianeta, e non va siccome pianeta; ma ella va siccome casa; o fae scurare lo Sole e la Luna, quando ella passa per la sua casa. Lo suo asaltamento si ?? Virgo, a uno grado. La coda di Dragone vae per quella medesima ragione, e ?? malvagia per tutte cose, e fa iscurare lo sole e la luna.

(1189) Questo cap. manca al C. F. R.

(1190) al cielo di sotto C. R. 2.

Cap. CCCXXVI.

Lo re domanda: se uno uomo trovasse un altro sopra la moglie (1191)? Sidrac risponde:

Se uno uomo trovasse un altro uomo che vituperasse la moglie, se elli si cruccia egli non ?? da biasimare; ma tuttavia egli si dee passare cortesemente e di buona aria. Le dee gastigare umilemente e amaestrare cortesemente, e lasci andare l'uomo, ch?? tutto il carico e il biasimo non ?? se non della femmina; ch?? niuno uomo del mondo potrebbe sforzare femina, se egli nolla volesse uccidere. E mai questo fatto nol dei mettere dinanzi, n?? rimproverargli pi??, perch?? le farebe peggio. E tu dei t??rre lo cruccio e la gelosia del cuore. E se tue pensi pi?? in questo fatto, tu penserai follia. Che se ??i trovato mogliata con uno uomo, tu non se' solo al mondo; e per questa follia che mogliata ?? fatta, tu non sarai per?? morto, e per ci?? la terra non perde il suo frutto a rendere, n?? l'acque non sono per?? secche, n?? le genti n?? l'altre criature del mondo non sono per?? morte, e gi?? per ci?? lo nostro Signore non distrugger?? lo mondo. E per ci?? si dee passare leggiermente, non si dee mettere in pensieri n?? in tribulazioni, per uno cane che s'acosta a una cagnia; ch?? tutti gli uomini che colle moglie altrui giacciono, eglino sono cani, e peggio che cani; e tutte le femine che si danno altrui che al suo marito, elle sono simili alla cagnia e peggio; e per ci?? per uno cane e per una cagnia tu non dei fare cosa per la quale tu sii distrutto e morto, e poi lo pentere no' gli vale nulla. Ma egli si dee passare brievemente e celatamente e di buona aria; e tu farai lo tuo profitto e lo tuo onore all'anima e al corpo, e farai piacere all'anima e al corpo (1192), e piacere a Dio, e duolo al diavolo.

(1191) Se l'omo trovasse uno altro uomo adosso alla moglie che de' fare? C. R. 2.

(1192) e farai lo tuo bene e lo tuo onore, e prode all'anima e al corpo C. R. 2.

Cap. CCCXXVII.

Lo re domanda: de' l'uomo pensare per la gente (1193)? Sidrac risponde:

Spiritualmente l'uomo dee pensare al fatto della gente; ma corporalmente tu non dei pensare se non di te e de' tuoi. Che ??i tu a fare degli altri strani? Tu non dei mica pensare di quelli che niuno pensiero ??nno di te, se tu ??i bene o male o sant?? o malizia; niuna menzione fanno di te, come quella (1194) cosa che non fue; anche lo simile dei tu fare di loro. Bene sarebbe tenuto stolto quelli che pensasse de' pesci del mare che non fossero presi n?? mangiati; altress?? ?? stolto quelli che pensa ne' fatti della gente; ch?? di quelli che non pensano di loro, egli non deono pensare di loro.

(1193) Correggasi col C. R. 2.: de' l'omo pensare de' fatti de le gienti e de la terra? ??? E meglio nel C. F. R.: porter pencer.

(1194) di quella C. R. 2.

Cap. CCCXXVIII.

Lo re domanda: de' l'uomo biasimare Dio per perdita o per dannaggio ch'egli abbia? Sidrac risponde:

Iddio per la sua bont?? non pu?? essere biasimato, n?? niuno biasimo non pu?? giugnere a lui; ma lodo e ringrazia e onore. Se tu se' folle, e tu ti crucci per la tua follia, di che dei tu biasimare Dio? Se tu ??i dannaggio per la tua negligenzia, per?? non dei tu biasimare Dio; biasima te medesimo e la tua negligenzia. E se tu non puoi guadagnare per la tua fraleza, tu non dei per?? biasimare Dio, ma te, per la tua fraleza. Biasimati, penati a travagliare (1195), e Idio t'aiuter?? o consiglier??. E se tu non puoi per lo tuo travaglio guadagnare lo tuo vivere, e tu non vuogli per la tua fraleza, che colpa te n'?? Iddio, che tu dimandi a Dio che egli ti mandi lo tuo vivere? Sappi che non te ne mander?? punto, se tu non ti travagli; ma se tu t'aiuti con una mano, egli t'aiuter?? con due. Se uno uomo fosse in una aqua, e fosse in pericolo d'annegare, e egli sapesse notare; e per la sua cattivit?? non si volesse aiutare per diliberarsi di morte, se non che dicesse (1196): siri Iddio, aiutami; sapiate che Idio nollo aiuterebe nimica, se egli non si aiutasse; ma s'egli menasse i piedi e le mani, Idio l'aiuterebbe bene iscanpare di quello pericolo.

(1195) di travagliare C. R. 2.

(1196) e non faciesse altro se non ch'egli diciesse C. R. 2.

Cap. CCCXXVIIII.

Lo re domanda: di che pu?? l'uomo avere pi?? lodo di dare al ricco uomo o al povero? Sidrac risponde:

L'uomo puote avere magiore onore del ricco che del povero; ch?? lo ricco pu?? fare magiore onore del suo e del suo corpo, che non pu?? fare il povero; ma del povero pu?? avere magiore grado che dello ricco. Al povero uomo non pu?? dare l'uomo s?? piccola cosa, ch'egli non abia di lui gran gioia; e terrallo a grande onore, e riconter?? all'altra gente la cosa che l'uomo gli avr?? donata. In tutt'i luoghi ch'egli sar??, vorr?? ricontare lo dono che uno prode uomo gli avr?? fatto, per farsi onore di quello dono, e per mostrare alla gente che quello prod'uomo l'ama, e gli don?? del suo. E se il dono ?? per Dio, egli ?? lodo da Dio. E se tu donassi uno dono a uno ricco uomo, gi?? per quello dono non ti vorr?? lodare, n?? metterti inanzi; ch?? per aventura egli ??e altrettanto onore chente tu; e non vorr?? mica portare lo tuo onore sopra lui. Onde l'uomo de' avere magiore lodo di dare lo dono al povero che allo ricco, e da Dio e dalle genti.

Cap. CCCXXX.

Lo re domanda: dee l'uomo servire a tutte genti? Sidrac risponde:

L'uomo dee servire a tutte genti, e non dee guardare a cui, povero o ricco. Se tu servi minore di te, tu lo fai per Dio e per tuo pro', e per onore di lui avere. Chi serve alla gente per onore o per pro' avere o per merito, non si dee mica anoiare, n?? stare in gran dire; ch?? a tale giorno potr?? venire, che quelli ch'egli aver?? servito lo guidardoner??, n'avr?? per uno dieci. E per?? non si dee tenere niuno prode uomo del servire, ch?? tenpo verr?? del guidardone.

Cap. CCCXXXI.

Lo re domanda: quale ?? la pi?? saporita cosa che sia? Sidrac risponde:

La pi?? saporita cosa che sia si ?? lo dormire; ch?? quando tu ??i talento grande di dormire, mangiare n?? bere, neuno altro diletto ?? nulla incontro lo diletto del dormire (1197); ch?? lo corpo non pu?? vivere sanza il dormire, altress?? come tutte criature vivono di vento; che se il vento non fosse, niuna criatura vivere non potrebe. Idio per la sua piet?? vide che l'uomo, ch'?? fatto di terra, volea avere riposo per frale natura in che egli ?? fatto; si stabilio giorno e notte, per lo riposo dell'uomo. E se non fosse per lo dormire, Idio che ?? tutto potente avrebe tutto fatto giorno (1198); ma per lo dormire fece egli il d?? e la notte. E similmente si dilettano le bestie e gli uccelli al dormire, come le genti. Niuna bestia ??, s?? piccolo (1199) vermine, che non si diletti in dormire. Lo dormire ?? spirituale, simigliante all'udire (1200), che si sente e non si vede. N?? niuna persona n?? niuna criatura movibile (1201) che l'aria sente, non potrebe vivere sanza il dormire.

(1197) tu lassi mangiare e bere e ogni altro diletto C. R. 2.

(1198) tuttavia fatto giorno C. R. 2.

(1199) n?? s?? piccol C. R.

(1200) Cos?? ha pure il C. R. 2.; ma l'errore ?? corretto dal C. F. R. dove leggesi: le dormir si est espirituel, et ensemblant a l'air che il ce sent et ne se voit.

(1201) mobile C. R. .

Cap. CCCXXXII.

Lo re domanda: gli re e gli signori deono essere leali e larghi? Sidrac risponde:

Li re e le signorie (1202) debono essere in prima leali di loro corpi, e di loro parole e di loro giudicamenti; apresso deono essere savi e proveduti e cortesi e di buona aria; apresso deono essere a' malvagi e a' rei e a' traditori duri e fieri, e dare a ciascuno secondo che serve, a diritto e a ragione. E se li signori sono leali di loro corpi e di loro parole, egli fanno piacere a Dio, e onore alla loro signoria; e s'egli sono savi e proveduti, egli deono essere (1203), perch?? molte genti ??nno a governare per lo loro senno. E s'egli sono cortesi e di buona aria e di grande bont?? e di grande umilitade, a Dio fanno onore (1204). E se sono arditi e pro' e valenti di loro corpi, elli deono bene essere, perch?? la gente piglino asenpro di loro. E s'egli sono larghi e donanti, egli debono bene essere, ch?? per doni e per larghezza manterranno egli la loro signoria. E s'egli sono di leale giudicamento e fieri e duri a' rei, a' ma' fattori, cotali deono egli essere, per mantenere giustizia e lealtade a' poveri e a' ricchi. E cos?? faranno gli comandamenti che Iddio ?? comandati e comander?? in terra. E altrimenti i re e i signori non deono essere.

(1202) li signori C. R. 2.

(1203) come denno essere C. R. 2.

(1204) Nel C. L.: a Dio lo fanno. ??? Abb. corr. col C. R. 2., conforme al C. F. R.

Cap. CCCXXXIII.

Lo re domanda: gli re deono andare in battaglia? Sidrac risponde:

Li re e le signorie (1205) deono prima uscire della cittade e degli alberghi, perch?? la loro gente esca apresso di loro; e quando egli sono venuti alla battaglia, egli deono tenere una buona parte della loro gente in loro conpagnia; e dee muovere al dirieto di tutte le battaglie, vigorosamente. E se la loro gente dinanzi ?? sconfitta, e egli vegano ch'egli non (1206) abiano forza e potere contra gli loro nimici, egli deono muovere a loro (1207) vigorosamente e coragiosamente. E s'egli vegono ch'egli sieno pi?? frali di loro, egli si debono ricogliere bellamente e saviamente al (1208) loro onore; ch?? meglio vale un buono fugire che uno male stallo. E se i loro nimici gli seguitano troppo, e gravano, egli deono rivolgersi a loro vigorosamente e di grande coraggio, e difendere i loro corpi contro ai loro nimici, come prodi uomini. N?? niuno re n?? niuno signore giammai non dee venire alla prima battaglia, ma pure alla deretana, perch?? tutta l'oste prende il loro (1209). Se la battaglia del signore ?? sconfitta, tutte l'altre sono isconfitte, ch?? lo corpo del signore ?? per tutti gli altri. E se l'oste ?? perduta, e lo signore scanpa, egli ricoverr?? in altra oste (1210), per aventura. E se lo signore ?? perduto, tutto ?? perduto.

(1205) li signori C. R. 2.

(1206) Manca non al C. L. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(1207) contra di loro C. R. 2.

(1208) col C. R. 2.

(1209) L'errore del C. L. ?? corretto nel C. R. 2., che ha: crede in loro. ??? Ed ?? al solito una parola del testo francese che il traduttore non ha saputo intendere: car tout l'ost pent en yaus C. F. R.

(1210) ricover?? per aventura un'altra oste C. R. 2.

Cap. CCCXXXIIII.

Lo re domanda: lo sudore del corpo onde escie e onde viene? Sidrac risponde:

Lo sudore del corpo escie del malvagio sangue. Quando lo corpo si travaglia, e' si muove e si muta per lo corpo, e si rinfiamma e si mischia cogli altri omori; e gitta lo suo calore al corpo, e truova lo suo corpo frale e vano, e lo fae fortemente sudare. E quando lo corpo ?? forte e sano, e' non dotta quello calore, e non suda come dinanzi; ch?? lo buono sangue non fa al corpo se non bene.

Cap. CCCXXXV.

Lo re domanda: qual colore ?? meglio vestire? Sidrac risponde:

Lo pi?? nomato colore si ?? il vermiglio e lo bianco e lo verde e il biadetto. Lo vermiglio ?? reale e possente sopra tutti gli altri colori; e si d?? a quello che lo veste grande impresa di coraggio (1211); e si ?? simigliante al sole. Lo bianco vestimento si ?? degno vestire, e si ?? vestimento d'agnoli; e fae avere a quelli che lo veste dolce coragio e amoroso; e si li fae bene allo cervello; e si ?? simigliante alla luna. E lo vestimento verde si ?? prezioso vestimento, che egli ?? colore della nostra vita, e di tutte l'altre criature, che Dio le veste al frutto della terra, di che noi viviamo, ch'?? s?? degna cosa, che sostiene lo corpo e fallo vivere. Bene dee essere vestitura di prezioso colore. Bene potrebe avere fatto Idio d'altro colore i frutti che verdi; ma a cos?? preziosa cosa egli volle dare prezioso colore (1212). Lo vestimento biadetto si ?? vestimento del fermamento; e si ?? umile vestire; e fa diventare quelli che lo veste umile e di buona aria e di buona credenza. E gli altri colori non sono nomati principali come questi.

(1211) grant confort et grant proesse dou corage et grant honor au cors C. F. R.

(1212) Il C. F. R. ha questo di pi??: cil chi vert vestent si lor fait la verdour de lor vestiment devenir larges et iolif, et penser tous biens.

Cap. CCCXXXVI.

Lo re domanda: qual'?? la pi?? verde cosa che sia? Sidrac risponde:

La pi?? verde cosa che sia si ?? l'acqua, che tutte le cose rinverdiscie; che se l'acqua non fosse, niuna verde cosa non sarebe. L'erbe che sono nella montagna, si rinverdiscie l'acqua che dell'aria disciende; ella abevera le loro cime.

Cap. CCCXXXVII.

Lo re domanda: qual'?? la pi?? grassa cosa che sia? Sidrac risponde:

La pi?? grassa cosa che sia si ?? la terra, che a noi rende il frutto per la volont?? di Dio e della sua grazia (1213). Che altress?? come l'acqua ?? la pi?? verde cosa che sia al mondo, altress?? la pi?? grassa cosa che sia al mondo ?? la terra.

(1213) Il C. F. R. ha: chi nos rende le fruit, par la volonte de Deu, de sa gracesse. ??? Il traduttore non ha inteso gracesse, ed ha scritto grazia.

Cap. CCCXXXVIII.

Lo re domanda: quale vale meglio al punto della morte o lo grande pentimento o la grande sicurtade della vita perdurabile? Sidrac risponde:

Molto preziose cose sono quelle due propiamente al punto della morte; e la grande isperanza vale meglio che 'l grande pentimento (1214). Che se uno uomo avesse tutti i giorni della sua vita fatto bene; e egli non avesse la speranza d'avere la vita perdurabile, sapiate che sarebbe disperato, e non l'avrebbe mica, e sarebbe dannato. E se uno peccatore avesse giaciuto colla madre, e poi avesse isperanza, che la misericordia di Dio ?? s?? grande che gli perdoner??e e gli dar??e la vita perdurabile, e morisse in quella isperanza, sappiate ch'egli sarebbe salvo; ch?? la speranza escie del pentimento.

(1214) Nel C. L.: l'oro grande. ??? Abb. corr. col C. R. 2., conforme al C. F. R.

Cap. CCCXXXVIIII.

Lo re domanda: dee l'uomo piangere i morti? Sidrac risponde:

L'uomo dee piangere gli morti, e fare gioia e duolo per li buoni che in Dio credono e lo suo comandamento fanno. Quando egli muoiono, l'uomo ne dee avere grande gioia, e farne festa, perch'egli ?? sicuro della perdurabile vita. E quando i malvagi muoiono, che a Dio non credono e i suoi comandamenti non fanno, l'uomo dee avere grande duolo e grande trestizia della loro morte, ch'egli ?? dannato per tutti i tenpi.

Cap. CCCXL.

Lo re domanda: venne mai niuno dell'altro secolo, che contasse di paradiso e di ninferno? Sidrac risponde:

Assai ne sono venuti dell'altro secolo, e verranno, e ??nno contato di paradiso e di ninferno, ci?? ?? a sapere per lo comandamento di Dio, e per le scritture de' buoni antichi, che furono dinanzi da noi, che a noi scrissero, e mostrarono ne' loro scritti, per la grazia che Idio avea loro dato, la gioia di paradiso e la pena di ninferno: e ci?? sono a sapere Abel figliuolo d'Adamo e Seth e Noe e Melchisedech. Questi sono quelli che vennero dell'altro secolo; ci?? ?? a sapere i comandamenti ch'egli scrissero per la volont?? di Dio. E quelli che verranno dopo noi, saranno molti grandi profeti, che lo comandamento di Dio insegneranno. E benedetti sono quelli e seranno che lo comandamento, ch'?? la vita perdurabile, giammai non falleranno (1215).

(1215) E benedetti sono quelli che saranno, e che il comandamento di Dio faranno, che la vita perdurabile giamai non falliranno C. R. 2.

Cap. CCCXLI.

Lo re domanda: che dee l'uomo dire quand'egli si leva o quand'egli si corica? Sidrac risponde:

Quando l'uomo si vuole porre a dormire, e l'uomo dee alzare le mani in alto, e riguardare verso lo cielo umilemente, e dire questa orazione: Signore Idio, lo tutto possente creatore del cielo e della terra, nelle tue mani raccomando lo spirito mio; abiate merci?? di me, messere verace Idio; difendimi dal podere del diavolo. Poscia dormi. Altress?? dei dire al mattino, quando ti levi; e lo volto dei tenere verso oriente, ch'?? lo volto del mondo; e la grazia di Dio viene di l??.

Cap. CCCXLII.

Lo re domanda: chi non avesse ma ch'una coglia potrebbe egli ingenerare, per l'una grande e l'altra piccola (1216)? Sidrac risponde:

Chi non avesse se non una coglia, bene potrebbe ingenerare, altress?? bene come quelli che perde uno degli occhi, e si s'aiuta dell'altro. L'una coglia ?? grande e l'altra piccola: la grande coglia ?? lo maschio e la piccola ?? la femina. E tutte le creature che generano, ingenera lo maschio colla grande coglia, e la femmina colla piccola. Idio inanzi che stabilisse l'uomo, stabil??e tutte le cose che deono essere, e ci?? che mestiero era a lui; e tutto fece a diritto e a ragione.

(1216) Nel C. R. 2.: perch?? aviene che l'omo ?? pi?? grosso l'uno coglione che l'altro? E chi no' n'avesse se non uno potrebe aquistare figliuoli?

Cap. CCCXLIII.

Lo re domanda: gli garzoni di X anni o di meno, perch?? non ingenerano, e le fanciulle simigliantemente perch?? non impregnano? Sidrac risponde:

Li fanciulli di X anni o di meno non sono ancora compiuti in quello fatto, n?? la schiatta non ?? ancora conpiuta n?? matura in loro; ch?? quando egli sono di stagione, e' fanno quello che altre genti fanno. Egli sono altress?? come uno albore, che ?? piccolo e vano, che frutto non pu?? menare; e quando egli ?? di stagione, egli fa lo suo frutto. Lo primo frutto non ?? cos?? grande come il secondo, n?? tanto saporito. Altress?? aviene della persona. Lo primo figliuolo (1217) che gli garzoni ??nno, egli sono piccoli in tutte cose che la natura gli ordina (1218). E perci?? che lo loro padre n?? la loro madre non sono ancora conpiuti in senno n?? in forza n?? in grandezza, per?? diventa lo frutto loro medesimo simigliante di loro.

(1217) li primi figliuoli C. R. 2.

(1218) loro dona C. R. 2.

Cap. CCCXLIIII.

Lo re domanda: ??nno gli diavoli pena nell'altro secolo? Sidrac risponde:

Li diavoli di quella otta che egli cadono di cielo ebono grande pena, che s?? tosto come egli pensarono orgoglio verso lo loro criatore, la pena fu in loro e egli furono nella pena. E in quello punto cadono di cielo gi?? nello 'nferno, e gli altri sopra terra, e gli altri nell'aria, l?? ove sono in grande pena. E in qualunque luogo egli sono, egli vanno in grande fuoco ardente. E quando verr?? lo giorno del giudicamento la loro pena si radopier?? nell'abisso dello 'nferno, dove egli saranno per tutti i tempi, sanza fine.

Cap. CCCXLV.

Lo re domanda: quale ?? la pi?? forte battaglia che sia? Sidrac risponde:

La pi?? forte battaglia che sia si ?? la tentazione del nimico, e la pi?? aspra e la pi?? ardente; ch?? tutte le battaglie del mondo alcuna volta fallano e s'alungano di vista e di fatti; e la battaglia del nimico porta l'uomo tuttavia co' lui, andando e istando e dormendo e veghiando; e l'uomo nol puote vincere se non per noia (1219) e per travaglio, per buoni pensieri in Dio lo criatore, e per rimenbranza della morte e per sofferenza. E perci?? diciamo noi che la battaglia del nimico ?? la pi?? forte che sia, ch'ella ?? corporale e spirituale; e l'altre battaglie sono pure corporali.

(1219) Cos?? anche il C. R. 2. ??? Nel C. F. R.: par ieiunes. ??? Pare che i digiuni sieno diventati noia nella mente del traduttore.

Cap. CCCXLVI.

Lo re domanda: dee l'uomo dottare tutta gente? Sidrac risponde:

L'uomo dee dottare quelli che Dio non dottano (1220), sono di rio coragio e pieni di veleno e di male, e non ??nno in loro niuna misericordia n?? niuna piat??. Che s'egli avessono niuna misericordia e piet?? in loro, eglino dotterebbono Dio; e perci?? si deono dottare. Gli uomini (1221), che Dio non dottano sono in tutto dati al diavolo; e non cale loro quello ch'egli facciano, sia o bene o male, se non che i loro disideri sieno compiuti. E cotale gente dee l'uomo dottare. Ma quelli che Dio dottano sono pieni di misericordia. L?? dove egli ??nno volont?? di coraggio di fare male, e la misericordia e la piat?? che ?? in loro, loro non fascia fare male; e perci?? non ??nno podere di fare male. E quella gente de' l'uomo dottare (1222).

(1220) Il C. R. 2. ripete: ch?? quelli che Dio non dottano sono ec.

(1221) Manca gli uomini al C. L. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(1222) E quella giente non bisogna l'uomo dottare C. R. 2.

Cap. CCCXLVII.

Lo re domanda: perch?? lo ferro vae inverso la stella calamita? Sidrac risponde (1223):

Lo ferro si ?? della natura di quella stella, come il fuoco ?? della natura del sole. Se lo ferro fosse ispirituale come il fuoco, e che non si puote pigliare niente, egli ritornerebe a questa stella, altres?? come il fuoco ritorna al sole, quando egli ?? spento. E s'egli avesse umidore in lui, quella stella lo berebbe, altress?? come lo sole bee la rugiada. Niuna (1224) pietra ci ?? che sia della comparazione di quella stella. E quando lo ferro la sente, che ?? di quella medesima conparazione, si apiglia a lei. E quando quella pietra si parte dal ferro, la conparazione di quella medesima stella ch'e' nel ferro, conviene per diritta natura che il ferro ritorni a quella medesima stella, per lo toccamento di quella stella; che ?? di quella comparazione, altress?? come lo sole, che tutto il fuoco del mondo ritorna a lui. Chi sottilmente vorrebbe toccare una cotale pietra, ella ??e uno luogo in s??, che toccando lo ferro fa toccare un'altra stella (1225).

(1223) par quoi le fer vait envers la stelle chi a nom guierre (sic) ce est tremontane? C. F. R.

(1224) Ma una C. R. 2.; e cos?? pure nel C. F. R.: mais il y a une pierte calamite, chi est ec.

(1225) A correggere questo periodo non possiamo punto giovarci del C. R. 2., pi?? spropositato del laurenziano; e poco dal C. F. R., dove leggesi: et chi soutilment voroit sercher une tiel piere, si troveroit che elle a 1. leuc en elle chi fait le fer torner, et autre estoile.

Cap. CCCXLVIII.

Lo re domanda se tutti quelli che nascieranno morranno. Sidrac risponde:

Tutti morremo, in qualunque modo noi andremo o andiamo o vegniamo; e tardi quanto vuole, che della morte non puote canpare una sola ora (1226). Lo figliuolo di Dio, quando egli piglier?? umana natura nella vergine, si gli converr?? morire. E a nullo pu?? questo fallire. Quelli che sono nati sono morti, e noi che nati siamo morremo, e quelli che nascieranno morranno. E di questo niuno scampare non puote, se egli desse uno altrettale secolo (1227) come questo.

(1226) et che che targent, ne peuent fuir la mort. C. F. R.

(1227) mondo C. R. 2.

Cap. CCCXLVIIII.

Lo re domanda: come sono posti i fanciulli nel ventre delle loro madri? Sidrac risponde:

Per lo podere di Dio sono posti nel ventre delle madri inginocchiati, e le loro ginocchia inanzi, i loro pugni inanzi i loro occhi. E sono nel ventre con grande gioia e con grande letizia, s?? ch'egli non vorebono mai uscire di quella gioia ov'egli sono, inperci?? che non ??nno sentito l'aria di questo mondo, e non credono ch'altra gioia sia al mondo se non il ventre delle loro madri. Ma quando per la forza di Dio nascono nel mondo, e sentono l'aria del secolo, eglino non vorrebono giammai ritornare nel ventre delle loro madri; ch?? per lo dolciore dell'aria del cielo dimenticano lo ventre di loro madre, sicch?? giammai non se ne ricordano.

Cap. CCCL.

Lo re domanda: puote l'uomo dimenticare la gioia e 'l duolo? Sidrac risponde:

Tutte le cose del mondo pu?? l'uomo dimenticare, o tardi o tosto. Ma se tu ??i alcuna gioia o alcuno bene, tu nolla puoi cos?? tosto dimenticare, insino a tanto che tu non ??i alcuna gioia magiore di quella; e s?? tosto come tu l'avrai, la prima dimenticherai per quella ch'?? magiore. E perci?? ch'ella ?? presente ??e magiore. Il simigliante aviene del duolo.

Cap. CCCLI.

Lo re domanda: de' l'uomo mostrare sua ragione? Sidrac risponde:

Se tu ??i alcuna ragione a mostrare in giustizia o in altra parte, tu la dei mostrare brievemente e saviamente e di forte coraggio. Che se tu la dici brievemente, gli giudicatori la ricevono ne' loro cuori, e sapranno giudicare come e perch??. E se tu la dici saviamente, volentieri l'ascoltano, e meglio sapranno giudicare. E se tu dici di grande coraggio, tu non ti puoi isperdere n?? vergognare; ch?? molti sono quelli che perdono il loro diritto in un punto, per ci?? ch'egli si sperdono e si vergogniano e si spaventano, conciosia cosa ch'egli abbiano lo diritto.

Cap. CCCLII.

Lo re domanda: dee l'uomo mostrare lo suo senno tra la stolta gente? Sidrac risponde:

Quegli che mostrano lo loro senno tra li stolti sono (1228) simiglianti a loro. E gli folli che vogliono mostrare a una bestia leggere e scrivere, egli avranno grande travaglio, e quella bestia per tutto ci?? inparare non potrebbe. Simiglianti sono i savi che lo loro senno mostrano tra li stolti; che non intendono se non come le bestie, anzi per la loro stoltia (1229) e follia contastano lo detto del savio. Tra gli stolti l'uomo dee passare brievemente, sanza niuna pena e sanza niuno travaglio. Tra gli savi l'uomo dee mostrare lo suo senno e la sua memoria, ch'egli sar?? ascoltato e udito.

(1228) Manca al C. L.: tra li stolti sono. ??? Abb. suppl. col C. R. 2., conforme al C. F. R.

(1229) Anche il C. R. 2. ha: stoltia.

Cap. CCCLIII.

Lo re domanda: perch?? l'uno vino ?? bianco e l'altro ?? vermiglio? Sidrac risponde:

Quando No?? piant?? la prima vigna del mondo, per la volont?? di Dio, della pianta che dimor?? (1230) in terra dopo il diluvio fu fatto vino, per lo comandamento di Dio, bianco e vermiglio; e si ne fecie XL piante, e le piant?? in XX giorni: che ciascuno giorno ne piant?? due, l'una di giorno e l'altra di notte. Quella del giorno per lo calore del sole divent?? vermiglio; e quella della notte per lo freddore della luna divent?? bianco. E tutto questo fu per la volont?? di Dio. E perci?? lo vino vermiglio ?? pi?? caldo che lo bianco; e l'uno e l'altro ??nno calura in loro, ma l'uno pi?? che l'altro.

(1230) rimase C. R. 2.

Cap. CCCLIIII.

Lo re domanda: le bestie e gli uccegli ??nno linguaggio? Sidrac risponde:

Linguaggio non ?? se non l'uomo. Non credete mica che una (1231) bestia o uno uccello grida, che voglia alcuna cosa dire per quello grido; anzi lo fa senplicemente per natura e per usanza. E non per?? le bestie e gli uccegli gi?? non intendono l'uno l'altro ci?? che dicono; ma a quella simiglianza ch'egli gridano per sua natura, a quella simiglianza lo 'ntendono l'altre. Quella che grida non sa che si dire, n?? quella che lo 'ntende simigliantemente; ma ci?? ?? uno usato (1232) che ?? tra loro sanza niuno intendimento. E questo ?? per natura che Idio ?? loro donato.

(1231) quando una C. R. 2.

(1232) ?? usanza C. R. 2.

Cap. CCCLV.

Lo re domanda: qual'?? magiore profitto all'anima, o quello che fa in questo secolo, o ci?? che l'uomo le fa dopo lei (1233)? Sidrac risponde:

L'uno e l'altro profitta a quello che ?? a le pene e al fuoco del purgatorio; ma s'ella ?? dannata al fuoco dello 'nferno, no' gli fa niuno pro' n?? l'uno n?? l'altro. E non per??, se l'uomo fa bene in questo secolo a sua vita, egli n'?? magiore pro' dell'uno cento, che s'egli ?? fatto dopo la sua morte; ch'?? similmente come quelli che vae in un oscuro, e porta inanzi uno lume (1234). E quelli che dopo loro si fanno fare il bene, portano il lume di dietro a loro, e lo risprendore loro viene inanzi, perch?? possano in alcuna cosa vedere. E non per?? (1235) lo bene che l'uomo fa per loro, alleggia molto delle loro pene, e gli dilibera tosto, se non sono dannati allo 'nferno.

(1233) o quello che gli ?? fatto quando ?? morto? C. R. 2.

(1234) in uno luogo scuro C. R. 2. ??? com cil chi vait en oscure, et porte o lui une lumiere, et la clarite li vait devant C. F. R.

(1235) Per nondimeno, non per quanto dei nostri antichi, che corrisponde al ne porquant franc.

Cap. CCCLVI.

Lo re domanda: chi ?? lo pi?? savio uomo del mondo? Sidrac risponde:

Lo pi?? savio uomo del mondo che ?? e fu e sar?? si fu Adamo. E non per?? chi pigliasse uno fanciullo d'uno anno o di meno, e ciascuno giorno X volte o pi?? sonasse inanzi lui stormenti, e la notte (1236), il suono degli stormenti gli tenperrebbe il cervello, e gli purgherebbe il sangue, e gli adolcirebbe lo cuore, sicch?? in venticinque anni diventerebbe uno de' tre pi?? savi uomini del mondo.

(1236) e la notte altres??.

Cap. CCCLVII.

Lo re domanda: qual'?? la pi?? saporita carne che sia? Sidrac risponde:

La pi?? saporita carne che sia si ?? se l'uomo pigliasse una bestia salvatica, e castrassela, e poi la lasciasse andare al bosco due mesi o tre, e poi la pigliasse, si la troverrebbe la pi?? saporita carne che sia, e pi?? sana al corpo.

Cap. CCCLVIII.

Lo re domanda: ?? egli niuna anima al mondo che potesse sapere quello che in tutto il mondo si fa in uno giorno? Sidrac risponde:

Niuna anima del mondo non potrebe sapere n?? vedere quello che in tutto il mondo si fa in uno giorno, n?? starlobio (1237) n?? indovino. Ma lo starlobio ne puote bene sapere una partita. Quelli che saranno nel paradiso celeste, dopo la venuta del verace profeta, si vedranno chiaramente tutto il mondo, dall'uno capo all'altro, e tutto ci?? che vi si fa di bene e di male, ched e' vedranno (1238) della natura degli angioli. E quando lo peccato si far??, egli n'avranno grande duolo, non gi?? delle loro persone, che non possono avere se non gioia e letizia; ma 'l dolore ch'egli avranno si ?? altress?? come una vergogna e piet?? per coloro che peccano contro il loro criatore; e quella piet?? ?? perch?? non siano dannati.

(1237) istrologhi C. R. 2. ??? estromiens C. F. R.

(1238) veront C. F. R.

Cap. CCCLVIIII.

Lo re domanda: le piccole bestie e vermi come funno fatti (1239) per lo mondo che tanto sono piccoli? Sidrac risponde:

Elle furono in prima sparte per la volont?? di Dio, per li venti e per li ucielli, che gli portano d'uno paese in altro; che allora niuna bestia n?? niuno uccello non mangiavano l'uno l'altro, per comandamento di Dio. E quando elle furono disparte per tutto lo mondo, allora incominciarono a mangiare l'una l'altra. Ma inanzi si pascievano del frutto della terra.

(1239) Nel C. L.: come fatti. ??? Abb. agg. funno dal C. R. 2.

Cap. CCCLX.

Lo re domanda: perch?? i giovani ??nno pi?? chiara la vista che i vecchi? Sidrac risponde:

Li fanciulli ??nno molta chiara vista, e meraviglia ?? com'egli non vegiono le stelle di giorno. Da uno anno in cinque istanno in istato (1240), e poi menomano di cinque anni in X; e di X infino in XX ella si mantiene, in fino in XL; ella si mantiene, se per malizia e' no' la perdono. Li giovani ??nno lo cervello netto e chiaro e pieno di verdore, e tutt'i verdori ??nno buona chiareza (1241). Gli vecchi ??nno lo cervello mucido e secco, sanza niuno verdore e umidore; e per questa ragione non possono avere i vecchi cos?? chiara vista (1242) come ??nno gli giovani fanciulli.

(1240) Intenderei: restano nello stato medesimo. ??? Non possiamo giovarci a chiarir meglio questo passo degli altri Codd., perch?? mancano queste parole nel C. F. R.; e nel C. R. 2. la lezione ?? evidentemente errata, leggendosi: stanno in vistato.

(1241) et tote verdour rent bone clarte C. F. R.

(1242) non possono avere gli occhi cos?? chiari di vista C. R. 2.

Cap. CCCLXI.

Lo re domanda: gli pesci dormono nell'acqua? Sidrac risponde:

Non gi??, gli pesci non dormono mica nell'acqua. Ma quando travagliati sono, egli si riposano tra due acque presso alla rocca (1243). E s'eglino fiatassero ispesse volte l'aria, siccome facciamo noi e gli altri animali che sopra terra vanno, egli dormirebono. Alcuno pescie ?? che viene in terra, e fiata l'aria, e s'adormenta per la riva e per l'isole; e quello aviene per l'aria ch'eglino fiatano.

(1243) Mais chant il sont travailles si ce reposent pres as roches ou au fons de l'aigue ou entre II aigues C. F. R. ??? Cf. C. Plinii Sec., Nat. Hist., IX, 6.

Cap. CCCLXII.

Lo re domanda: perch?? gli pesci ??nno pietra in testa? Sidrac risponde:

Li pesci sono fatti d'acqua, e in acqua muoiono (1244); e sono s?? leggieri e s?? isnelli che disciendere non potrebono nel fondo, per la loro leggierezza, per la loro vita cercare, se le pietre non fossono in capo (1245), che elle loro donano contrapeso per andare al fondo. E ciascuno pescie ?? la pietra grande alla sua misura. E lo pescie che non ?? pietra in capo, non puote andare al fondo come quelli che l'??nno.

(1244) e vivono nell'aqua C. R. 2.

(1245) L'aspide, nel Tesoro, porta in capo una pietra preziosa che ha nome carbonchio. ??? E in Plinio hanno una pietra nel capo i lupi, i chromes, le sciaenae, i pagri. ??? IX, 24.

Cap. CCCLXIII.

Lo re domanda: di quante maniere sono pesci? Sidrac risponde:

Li pesci sono di tante maniere (1246), chi le volesse tutte nominare tropo vi sarebe grande noia l'ascoltare. E pesci ci ?? della maniera che voi vedete ciascuno giorno. Altre maniere v'?? che sono fatti a modo di persone; altri a modo di bestie che ??nno quattro piedi; altri a modo d'uccelli; e altri lunghi e grandi XX passi o pi??; e altri verdi di molti colori; e di tante maniere che sarebe lunga mena (1247) a contare.

(1246) che chi C. R. 2.

(1247) noia C. R. 2.

Cap. CCCLXIIII.

Lo re domanda: di quante maniere sono bestie? Sidrac risponde:

Di diverse maniere sono le bestie. Ch?? bestie ??e sopra terra, che sono molte pericolose. Una maniera di bestie sono, che sono fatte a maniera d'uomo maschio e di femmina; e si ?? molto grande e molta pilosa e molta pericolosa. Anche ci ?? bestie che ??nno quattro piedi e due teste. Anche ci ?? bestie che sono s?? grandi, che ciascuna potrebe portare X uomini adosso e pi??. Anche ci ?? bestie ch'??nno coda di lione e volto e unghia di leone, e sono molte pericolose. Anche ci ?? bestie a modo di serpente, e si ??nno volto d'uomo e capegli di femina (1248). Anche ci ?? bestie che della cima della coda ?? uno osso lungo d'uno palmo, molto tagliente, come uno rasoio (1249). Anche v'??e altre bestie diverse assai, che troppo vi parebbe (1250). E queste pericolose bestie sono ne' grandi deserti. Per paura di loro molte provincie saranno disabitate. Ma uno re nascier?? che le caccier?? indietro nel grande diserto, l?? ove l'uomo non vede punto; e l?? istaranno tuttavia.

(1248) Vedi Tesoro, Lib. V., cap. 59. ??? Curioso a leggersi, e non privo di importanza, ?? il capitolo dove parlasi delle bestie d'India nel poema Ymage du monde.

(1249) Il C. R. 2. ha questo di pi??: Anche ci ??e altre bestie che ??nno uno corno nella fronte, e altre che n'??nno due, l'uno torto verso la fronte, e l'altro verso lo collo. E altre bestie sono in guisa di serpenti, e ??nno viso d'uomo, e sono pericolosi, che s'eglino vegono la persona prima che la persona loro, inmantenente muore; e lo simile aviene se la persona vede prima loro, cio?? la bestia. Anche ci ??e altre bestie, che vanno in due piedi, e ??nno mani e piedi a modo di scimia, e non ??nno se non uno occhio in della fronte, e tutt'i denti della bocca sono due passi: eglino li ??nno s?? forti che romperebero gli ossi; e sono molti isnelli.

(1250) troppo vi parebono a udire contare C. R. 2.

Cap. CCCLXV.

Lo re domanda: di quante maniere sono gli uccelli? Sidrac risponde:

Li uccelli sono di molte maniere, che lunga cosa sarebe a contalle. Ma una maniera d'uccelli sono, che sono magiori che bufole, e pi?? forti, e sono vaiati; e non vivono se non di carne, e non possono fare lo d?? se non tre voli, e ciascuno volo ?? di due miglia, o di IIII al pi??. ?? un'altra maniera di uccielli, che sono fatti a modo di bestie (1251); e sono grandi e forti molto e pericolosi. E questo due maniere d'uccelli abitano nell'isole del mare d'India. E uccelli sono che ??nno due teste e quattro piedi, e non vivono se non d'una gente che sono nell'isola d'India, che pigliano la gente, e mangialla; e quella gente ?? tuttavia co' loro briga e guerra (1252). Un'altra maniera sono d'uccelli che covano al fuoco, e al fuoco fanno i loro pulcini, e la loro piuma non si puote ardere; e quando egli vogliono covare, egli ragunano legne, e entranvi dentro, e battono tanto dell'alie, che lo fuoco sale e s'aprende a quelle legne. Altre maniere ci ?? d'uccelli, che ??nno il collo lungo come una lancia; e altri ch'??nno i piedi a modo di cavallo; e altri che cantano dolcemente inanzi la loro morte, due giorni o quattro. Altri v'?? che non covano i loro pulcini se non collo sguardare, e fanno due figliuoli maschi; e quando ??nno XXX giorni, egli montano nell'aria, e combattono tanto che l'uno cade morto. Altra maniera v'?? d'uccelli assai, alli quali noi faremo fine (1253).

(1251) ch'??nno il corpo come uciello, il capo come bestia C. R. 2.

(1252) Anche al Cap. LXXIX ?? parlato della gente che ha guerra cogli uccelli, favola negli antichi scrittori spesso ripetuta. Ved. Leopardi, Err. degli Ant. ??? Nell'Ymage du Monde:

Iluec sont unes gens menues

. . . . . . . . . . .

Qui soventes fois se bataillent

Contre les grues que les assallent

. . . . . . . .

Teles gens ont nom pigmen

Et sunt petit comme naien.

Intorno ai pigmei, cf. Berger de Xivrey, Trad. Teratolog., pag. 101.

(1253) Veda il lettore come alcune di queste favole sugli uccelli sembrino tolte dai racconti del Polo.

Cap. CCCLXVI.

Lo re domanda: quale ?? lo pi?? bello uccello del mondo? Sidrac risponde:

Lo pi?? bello uccello del mondo si ?? lo gallo; ch'egli ?? molto di bellezza e di bont?? in lui, le quali uomo non truova in altri uccelli. Lo gallo ?? primamente corona; secondo, porta speroni; terzo, Idio gli ?? donato di sapere conosciere l'ore del d?? e della notte. Il gallo ?? geloso della moglie, pi?? che niuno uomo della sua, e si ?? s?? largo ch'egli soffera fame, per dare alla sua moglie a mangiare. Gallo fa asalto e battaglia l'uno contra l'altro. E se lo gallo fosse di caccia, tutti gli altri gli farebono onore e riverenzia e lo doterebono (1254). Di bilt?? ?? egli lo pi?? bello uccello del mondo, di sua grandezza.

(1254) Nel C. L.: terebono. ??? Abb. corr. col C. R. 2., conforme al C. F. R.

Cap. CCCLXVII.

Lo re domanda: qual'?? la pi?? bella bestia del mondo? Sidrac risponde:

La pi?? bella bestia e la pi?? forte e la pi?? valente si ?? lo cavallo, perch?? i cavalli si mantengono signorie, e si guadagna onore e terre e provincie. Non ?? niuna bestia al mondo che, s'ella fosse caricata com'?? il cavallo covertato, e collo cavaliere con tutta l'arma, ch'ella potesse andare pi?? che nel passo (1255). Lo cavallo non sa essere s?? carico, che con sia pi?? isnello che un'altra iscaricata (1256). Cavallo si dee amare e innorare e pregiare sopra tutte l'altre bestie del mondo.

(1255) di passo C. R. 2.

(1256) non sia isnello come niuna altra bestia scarica C. R. 2.

Cap. CCCLXVIII.

Lo re domanda: qual'?? lo pi?? degno uccello del mondo? Sidrac risponde:

Lo pi?? degno uccello del mondo si ?? la lape, che procaccia la sanit?? al corpo dell'uomo. Ella ci aducie i buoni fiori per la volont?? di Dio (1257), e si fa lo mele, lo quale si fa prode al corpo dell'uomo e delle bestie, per molte maniere; e si fa cera, della quale noi facciamo bella luminaria, e di medicine e unguenti (1258).

(1257) Cos?? anche nel C. R. 2.; ma nel C. F. R.: abeille vait maniant des bones flores.

(1258) e si aopera la ciera e lo mele a medicine C. R. 2.

Cap. CCCLXVIIII.

Lo re domanda: quali sono gli pi?? begli cavagli che siano? Sidrac risponde:

Assai sono di belli cavalli per lo mondo. Ma lo cavallo dee avere in s?? IIII cose lunghe, e IIII cose larghe, e IIII cose corte. In prima dee avere in s?? lo bello cavallo lungo collo e lunghe gambe e lunga ischiena e lunga coda. E si dee avere in lui largo petto e larga groppa e larga bocca e larghi anari. E si dee avere corto pasterone (1259) e corto dosso e corti orecchi e corta coda, non mica, le setole, ma lo canone della coda (1260). E sopratutto questi dee avere grandi occhi aperti. E s'egli ?? in s?? tutto questo, e egli ?? sano e bello e di buona costuma, quelli ?? buono cavallo e bello e bene da pregiare.

(1259) Forse per panzerone, panzirone?

(1260) Nel C. L. sta scritto: e corta coda nello pelo ma la propriet?? della carne e dell'osso. ??? Noi abb. adottata la lez. del C. R. 2. ??? A spiegar poi l'errore del n. t. giova riferire il C. F. R.: et corte coe, non pas le pel, mais la propriete de la car et de l'os.

Cap. CCCLXX.

Lo re domanda: quale ?? la pi?? benignia bestia che sia? Sidrac risponde:

La pi?? benignia bestia che sia si ?? l'agnello e il bue. Agnello viene a dire benedetto e umile; bue viene a dire umile cosa e semplice. Il bue si travaglia per la vita dell'uomo e per la sua, e per la vita di molte altre bestie. Bue non ?? altro officio se non della terra arare, per lo frutto della terra guadagniare.

Cap. CCCLXXI.

Lo re domanda: quale ?? la pi?? bella cosa che Idio abia fatto al mondo? Sidrac risponde:

Iddio per la misericordia fece tutte le cose e tutti i beni, e non maledisse se non il diavolo solamente, perci?? ch'egli volle essere simigliante a lui. L'altre criature non maledisse egli mica, ch?? le bestie velenose e pericolose non maledisse egli gi?? per lo veleno; ch??, con tutto loro pericolo, si tengono elli bene la legie che Idio diede loro, e lodano e ringraziano lo loro criatore.

Cap. CCCLXXII.

Lo re domanda: perch?? gli piccoli alberi portano grande frutto, e gli grandi alberi portano piccoli frutti? Sidrac risponde:

Li grandi alberi portano piccoli frutti. La ragione ?? per l'umidore che disciende di sua grandezza e nelle sue branche, e perci?? nascono i frutti piccoli. E quando l'albore ?? piccolo, i frutti per natura diventano grandi, ch?? tutto l'umido vae in lui. E per questa ragione lo piccolo albore porta grande frutto, e lo grande albore porta piccolo frutto.

Cap. CCCLXXIII.

Lo re domanda: quali sono le pi?? intendevoli bestie che sieno? Sidrac risponde:

Le pi?? intendevoli bestie del mondo sono iscimmie, orsi e cani. Queste sono le pi?? conoscienti bestie del mondo, ch?? Idio ?? loro donato cotale natura, d'intendere alcuna cosa dell'uomo. Quando No?? fue nell'arca per lo diluvio, queste tre bestie stettono pi?? presso a lui che niuna altra; e quand'egli uscirono dell'arca, elle furono le sezaie che si dipartirono da lui, ch?? per lo loro intendimento aveano paura che lo diluvio non tornasse adietro.

Cap. CCCLXXIIII.

Lo re domanda: gli uccelli di caccia perch?? non beono? Sidrac risponde:

Gli uccelli di caccia non beono per lo loro volare, ch'egli volano pi?? alto che tutti gli altri uccelli, e ??nno tuttavia la frescura dell'aria. Iddio ?? loro donato natura che non possono bere spesso; e alcuna volta beono, quand'egli vogliono montare, s'egli truovano acqua.

Cap. CCCLXXV.

Lo re domanda: le serpi sono istate tuttavia in questa forma? Sidrac risponde:

Lo serpente ?? stato tuttavia in forma tortigliata; e perci?? lo diavolo entr?? in lui, e si atortigli?? (1261) nell'albero, e tent?? Eva di manicare il pome, e Eva tent?? lo suo compagnone. Ma allora era lo serpente di pi?? bello colore ch'egli non ?? ora. Ma la forma ?? egli come allora.

(1261) Nel C. L.: concili??. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. CCCLXXVI.

Lo re domanda: a cui escie sangue del naso e stagnare non si pu??, che ne potrebbe l'uomo fare? Sidrac risponde:

Naso che getta sangue e stagnare non si puote, per due cose lo pu?? l'uomo istagnare. Piglia lo sterco del porco, caldo, e fa ricevere al naso lo fummo, inmantenente istagner??. L'altra, piglia merda di cammello, secca, e pestala che la facci sottilmente (1262), e metti al naso quella polvere, e alener?? bene forte, s?? ch'ella vada ben dentro, e inmantenente lo sangue istagner??.

(1262) e pestala sottilmente C. R. 2.

Cap. CCCLXXVII.

Lo re domanda: la rea lebbra che monta alle gambe dell'uomo come si pu?? guarire? Sidrac risponde:

Ria lebbra che al corpo monta leggiermente si pu?? guarire, chi pigliasse li scarafagi, e ardesseli come cenere, e pestasseli sottilmente, e poi bollisse lo lardo (1263) del porco vecchio, e mettesse quella polvere dentro, e altrettanto, come la met??, di biacca, e facessene unguento, e ugnessene la piaga; e poi vi mettesse una piastra di pionbo sottile, sopra la ganba, e pertugiata ispesso (1264), e mutassesi la mattina e la sera lo pionbo (1265), se rotto non fosse, si guarrebbe.

(1263) sangue di porco vecchio overo lardo C. R. 2.

(1264) e pertugiata in pi?? luoghi C. R. 2.

(1265) e mutasseli la matina e la sera l'unguento, non mica lo piombo C. R. 2. ??? et changeroit matin et vespre l'ongiement et le plomb. C. F. R.

Cap. CCCLXXVIII.

Lo re domanda: come potrebe l'uomo trarre la volatica che fortemente ?? apresa nella carne? Sidrac risponde:

Volatica che s'apiglia alla carne, non (1266) si vuole partire, chi pigliasse porcar (1267) (cio?? uno vermine bacarozolo, grande com'una fava, e si ?? biadetto e tenero, e ?? molti piedi sottili e bianchi, e lo ventre bianco; e quando l'uomo lo tocca egli diventa tondo com'uno bottone), chi fregasse lo vermine sopra la volatica, s?? forte che lo vermine si spiccioli (1268) tutto, due volte o III o IIII, egli guarrebbe tosto.

(1266) e non C. R. 2.

(1267) pichaar C. F. R.

(1268) si disfacesse C. R. 2.

Cap. CCCLXXVIIII.

Lo re domanda: uomo che ?? male stomaco che gli potrebe l'uomo fare? Sidrac risponde:

L'uomo che ?? rio stomaco pigli mele cotogne dolci, e cavane le granella, e falla com'uno bossolo, e enpila di mele di lape e di fiori, e la 'nvogli (1269) con pasta di grano, e mettila sopra la senplice brucia, e falla bollire e ispremare bene, e bere di quella acqua a digiuno IIII o V matine, e guarr??.

(1269) Cos?? nel C. R. 2.: per la involgi. ??? Nel n. t.: lavogli. ??? Nel C. F. R.: et metre dehors tout en tout part, ec.

Cap. CCCLXXX.

Lo re domanda: stomaco ch'?? scaldato ed ?? enfiato come si potrebbe aiutare? Sidrac risponde:

Lo stomaco ch'?? scaldato e enfiato, piglia radice di serpillo, e mettila in buono vino dolcie o in altro buono vino, uno giorno e una notte, e poi lo cola, e usalo VIII giorni o X, a digiuno.

Cap. CCCLXXXI.

Lo re domanda: che pu?? l'uomo fare al dolore dello stomaco? Sidrac risponde:

Chi avesse calore al fegato e fosse di colore giallo, e anche fosse rognoso, pigliasse acqua di cicoria e acqua di cime di more salvatiche, e chi vuole avere queste acque, priemile insieme e pestile, e acque di lattuga; e piglia altrettanto zuchero; e fallo tanto bollire che diventi a modo di sciloppo; e poi metti entro uno peso e mezzo di ribarbero, e bealo la mattina e la sera con acqua fredda, una parte di scilopo e due parti d'acqua, e guarir??.

Cap. CCCLXXXIII.

Lo re domanda: chi fosse in cammino, ed egli non potesse avere delle cose, ed egli avesse male al fegato o allo stomaco o di calore o di stordigione, che vi potrebe fare per ricoverare? Sidrac risponde:

Uno lattovaro che si fa di cinque cose, o le mangiasse o le beesse in acque, III pesi o IIII, egli guarirebbe. E queste sono le cose: iscerlogie, zamur, more, ziezara, granelatorio (1270). E tutte queste cose pestare, e confettare, come gli ?? bollito. E chiamasi lattovario di vita.

(1270) Non sapremmo che intendere di queste parole, le quali variano ne' diversi Codd. Il C. R. 2. ha: stralogia, zaracut, more, genziera, granellatori. ??? Il C. F. R.: storlozie, zaront, more, gencian, grainderere. = Par certo che siaci dello zenzero e delle more, da pestare insieme! Il C. R. 2. vuole ancora che le sieno confettate con mele d'api bollito. Forse per iscerlogie potrebbe intendersi l'aristologia, la quale mundificat pectus. E per zamur, il zirumber, che stringit ventrem et retinet vomitum. Cf. Alb. Magn. De veget. et plant.

Cap. CCCLXXXIIII.

Lo re domanda: perch?? ?? lo stomaco cotante medicine? Sidrac risponde:

Dallo stomaco vengono i pi?? de' mali del corpo; e chi potesse domandare i morti che sono e che saranno, egli troverrebe pi?? che le tre parti sono morti di male di stomaco, imper?? che lo stomaco ?? la pi?? pericolosa cosa del corpo.

Cap. CCCLXXXV.

Lo re domanda: come potrebe l'uomo stagniare lo sangue della piaga? Sidrac risponde:

Pigliare un'erba che si chiama lunemaca (1271), e mettere delle sue foglie in nella fedita, e lo sangue istagner??. E chi non puote avere di quella erba, ai pigli piume, e ardale, e fanne cenere e di quella cenere si lordi (1272), e polla in sulla piaga; e lo sangue ristagner??.

(1271) limemachaf C. R. 2. ??? mohaf. C. F. R.

(1272) Questo lordi pare abbia ad essere un errore del Cod., e forse trovasi qui per una associazione d'idee col lardo; leggendosi nel C. R. 2. che la cenere delle piume s'ha a mescolare col lardo di porco fresco e sevo. Forse potrebbe leggersi lardi. Il C. F. R. non ha nulla di ci??.

Cap. CCCLXXXVI.

Lo re domanda: che potrebe (1273) l'uomo allo 'nfermo che avesse lo fegato riscaldato e fosse di giallo colore? Sidrac risponde:

Bere VIII giorni o X merda di vermi che fanno la seta, e ciascuno (1274) uno peso; e tosto guarir??. E chi non la puote avere, bere similmente della 'nfracidatura del legname (1275), con iscilopo, dieci giorni, e guarir??.

(1273) potrebe fare C. R. 2.

(1274) ciascuno giorno C. R. 2.

(1275) della polvere del legno C. R. 2.

Cap. CCCLXXXVII.

Lo re domanda: persona che sia troppo magra e ?? male nel ventre di vermini come guarr??? Sidrac risponde:

Midolla di volpe e foglie di cabar (1276) e merda di cammello (1277) e midolla (1278) d'oriner; pestale tutte con tre pesi di grasso di porco, e mettere poi latte di fichi (1279), e farne unguento, e usarlo; e guarir??.

(1276) ghabar C. R. 2.

(1277) di cavallo C. R. 2.

(1278) granella C. R. 2.

(1279) di femina C. R. 2.

Cap. CCCLXXXVIII.

Lo re domanda: quale fu lo primo uomo che Idio fece e che generazione fu e sar??? Sidrac risponde:

Lo primo uomo che Idio fece si fue Adamo; e di lui venne Abel lo giusto, e fece sacrificio a Dio inanzi sua morte. E poi fue uno ch'ebe nome Seth, che Idio elesse in suo luogo; del quale Seth uscir?? il parentado del figliuolo di Dio. E poi fu un altro ch'ebe nome Enoc, che Idio traport?? andando a lui (1280). Apresso fu lo buono servo di Dio No??, del quale Iddio enpi?? il mondo di lui, e de' suoi figliuoli nacquero XX migliaia di persone, innanzi la sua morte. E di quella generazione siamo noi venuti. Questi ch'io v'?? mentovati furono gli amici di Dio, che furono da Adamo infino al tempo di No??.

(1280) alant o lui C. F. R.

Cap. CCCLXXXVIIII.

Lo re domanda: che generazione sar?? quella del veracie profeta? Sidrac risponde:

Per la grazia di Dio, la quale egli ci degn?? di dare alcuna cosa a sapere della loro maniera, alcuna cosa ne diremo (1281). Uno buono uomo fue, lo quale ebe nome Melchisedec, del quale Idio degn?? di ricevere da lui pane e vino in sagrificio. E nascier?? uno buono uomo Abraam, il quale Idio diliberr?? di tutte tentazioni. E nascier?? un altro, il quale Idio diliberr?? del suo fratello Iacob. E nascier?? un altro, il quale Idio diliberr?? della 'nvidia de' suoi fratelli, Ioseph; e per le sue buone opere diliberr?? una grande gente di fame. E nascier?? un altro, il quale Iddio diliberr?? delle tentazioni di Satanas, Iob; e lo diliberr?? della sua lebbra, e gli render?? la sua substanzia, secondo lignaggio di vita. E nascier?? un altro e uno suo fratello, al quale Idio mander?? una legge da cielo, Moyse e Aron, gli quali diliberanno una grande generazione di servaggio; e Idio far?? per lui molte virtudi, e distruger?? e annegher?? in mare uno possente re con tutta la sua gente, Faraone. E apresso nascier?? un'altra gente, che Idio diliberr?? d'una fiera gente, Osian, Balan. Apresso diliberr?? un'arca di loro testamento per uno fiume Giordano. E apresso diliberr?? uno buono uomo, Roboan, d'una villa, Gerico. E apresso diliberr?? uno forte uomo, Sansone, dell'ira del leone e delle mani d'una gente, Filistei. E apresso diliberr?? il popolo Isdrael, l?? ove l'angelo uccider?? LXX uomini di quello popolo. Apresso diliberr?? uno buono uomo, Davit, della fiera d'uno orso e d'uno lione e delle mani di due re, Golia e Saul. E apresso diliberr?? uno popolo della setta del popolo Isdrael, e due fanciulli di servaggio. E apresso diliberr?? cento uomini di XXX pani, e loro soperchier?? assai dello rilievo (1282). E apresso diliberr?? uno grande uomo, Amon, della lebbra, al fiume Giordano. E si diliberr?? molti uomini profeti, per quello medesimo fiume, e uno re d'Egito. Apresso diliberr?? Datan, e due cittadi dell'oste di Soria. Apresso diliberr?? uno buono uomo, Geremia, d'una fiera terra, Babillonia. Apresso diliberr?? Anania, Esariel, Misael, tre fanciulli, della fornace di fuoco ardente. Apresso diliberr?? una femmina di falsi testimoni; e Iona, si ?? uno uomo, del ventre del pescie balena. E apresso di LXX anni diliberr?? Iuda Macabeo della lebbra, e di molte passioni. E si diliberr?? Daniel delle mani d'uno fiero uomo. E apresso diliberr?? uno buono uomo, e ancora padre di santo Iohanni, che sar?? molto buono uomo e grande. E diliberr?? una femmina che fia sterile, che anunzier?? al suo marito Gioachino, com'ella sia pregna d'una santa figliuola Maria, ch'egli averanno, per cui tutto il mondo sormonter??. In quella vergine s'aonberr?? lo figliuolo di Dio, e piglier?? carne e sangue in lei. E apresso di quella vergine nascer?? lo figliuolo di Dio, che diliberr?? s?? medesimo d'un possente re Erode, lo quale far?? uccidere tutti i fanciulli di quella contrada, per lui uccidere, e lo numero di coloro sar?? CXLIIII. E si diliberr?? Guaspar, Baldassar, Melchior, tre re che veranno del levante, per lui adorare, per lo guidamento della stella del cielo; e porterannogli presenti, oro e incenso e mirra. Gli tre re significano ch'egli vorr?? trarre a s??, per fey (1283) gli Asiriani e gli Africani e quelli di Uropia, e bene tre parti del secolo, Asia e Africa e Uropia. Questi sono quelli che nasceranno di No??, infino alla venuta del figliuolo di Dio, che verranno e saranno amici del figliuolo di Dio. E molte altre cose (1284) che molto sarebe lungo a raccontare (1285).

(1281) Manca al C. L. alcuna cosa ne diremo. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(1282) e a loro rimarr?? assai rilievo C. R. 2.

(1283) per fede C. R. 2.

(1284) E molti altri assai C. R. 2.

(1285) Ci ?? parso inutile, comecch?? fosse facilissimo, correggere i molti errori di nome, che leggonsi in questo Cap.

Cap. CCCLXXXX.

Lo re domanda: sar?? conosciuta la nativit?? del figliuolo di Dio? Sidrac risponde:

La nativit?? del figliuolo di Dio sar?? conosciuta per molte maraviglie. Una grande istella lo giorno aparir??, e al sole uno grande cierchio, che lo nuvolo verr?? tutto che lucer?? come oro (1286). Una fontana d'olio surger?? fuori della terra; le bestie mutole parleranno; e gli uccegli e gli pesci si rallegreranno; gli diavoli tristi seranno. All'ottavo giorno della sua nativit?? sar?? circonciso per lo conpiere della ley (1287), e per mostrare ch'egli ?? verace Idio e verace uomo.

(1286) Cos?? nel Cod.; potrebbe intendersi che le nuvole saranno del colore dell'oro. ??? Anche il C. R. 2. ha la stessa lezione. ??? Nel C. F. R. non parlasi di nuvole: I sercle chi environera le souleil chi sera a or propre. ??? E ci?? che nel Cap. seguente dicesi, par confermare l'erroneit?? dei due Codd. ital.

(1287) leggie C. R. 2.

Cap. CCCLXXXXI.

Lo re domanda: che significheranno le maraviglie che saranno quando lo figliuolo di Dio sar?? nato? Sidrac risponde:

La stella significa i buoni uomini; e per?? aparir?? ella molto chiara, ch?? lo signore de' signori sar?? nato. Lo cerchio dell'oro intorno al sole significa la sua grazia, che allumina la sua santa fede; e sar?? altress?? chiara e pura e netta come il sole. La fontana dell'olio significa misericordia, che discender?? della vergine. Signum verace pacie (1288), che sar?? nata sopra terra, ci?? sar?? egli medesimo. La bestia mutola che parler?? significa le genti pagane disconoscienti, che si dovranno (1289) al figliuolo di Dio convertire. Li diavoli avranno duolo, inperci?? che sar?? quelli che ronper?? lo 'nferno, e metter?? fuori i suoi amici; e a' diavoli egli raddopier?? la loro pena. Le bestie e gli uccegli saranno allegri, inperci?? ch'egli sentiranno l'umilt?? del loro criatore, che degn?? d'umiliarsi a volere nasciere sopra terra, a santificarla.

(1288) La pacie significa verace pace C. R. 2.

(1289) Tanto nel n. t. che nel C. R. 2. leggesi daranno. La correz. ci ?? parsa evidente, tanto pi?? leggendosi nel C. F. R.: devoient.

Cap. CCCLXXXXII.

Lo re domanda: lo giorno che lo figliuolo di Dio nascer?? sapr?? egli pi?? d'un fanciullo? Sidrac risponde:

Lo giorno che lo figliuolo di Dio nascier??, egli sapr?? tutte le cose, come Dio, che co' lui ser?? riposto lo tesoro di sapienzia, tutto quello che unque fue e sar?? e potrebe essere (1290). E secondo la sua podest?? potr?? egli fare tutte le cose. Ma egli vorr?? di tutto in tutto tenere la via dell'uomo, sanza peccare (1291).

(1290) Manca al C. F. R. tutto quello; onde corre meglio il senso.

(1291) Soulement sanz pechier C. F. R.

Cap. CCCLXXXXIII.

Lo re domanda: quando (1292) lo figliuolo di Dio verr?? in terra con che gente converser?? egli? Sidrac risponde:

Quando lo figliuolo di Dio sar?? fanciullo, egli converser?? colla madre vergine, in una provincia in Egitto, perch?? vorr?? mostrare ch'egli ?? loro verace profeta. Tutto altres?? come quello profeta Moyse avr?? deliberato lo popolo Isdrael del servaggio del fiero re Faraone di quella terra, li metter?? in terra di promissione, tutto altres?? simigliantemente lo figliuolo di Dio li buoni delle tenebre dello 'nferno egli ne trarr??, e metter?? allo regno di cielo. Dopo gli sette anni si partir?? egli d'Egytto, ed ir?? tra una gente credente in Dio. E poi si battezer?? in acqua, per dare asenplo a coloro che a lui crederanno, che si battezino, siccome egli fece per santificare loro acqua che ?? contraria al fuoco; e per ci?? che questo fuoco sia ispento si battezzer?? egli in acqua; e anche per l'acqua che lava e netta tutte lordure, e spegnie la sete, e rende all'uomo la sua biltade. Simigliantemente laver?? la grazia del sancto ispirito, gli peccati, al battesimo, quand'egli saranno battezati, alla fede del figliuolo di Dio; e si render?? loro la salute dell'anima, per la parola del figliuolo di Dio, e render?? loro quelle ymagine che noi avemo perduto per lo peccato d'Adamo.

(1292) Abb. agg. quando dal C. R. 2.

Cap. CCCLXXXXIIII.

Lo re domanda: lo figliuolo di Dio sar?? bello uomo, e come si trover?? egli? Sidrac risponde:

Lo figliuolo di Dio sar?? molto bello uomo, e aparir?? a' suoi discepoli, in una montagna, a monte Tabor; e la sua faccia risprender?? come lo sole, e lo suo colore (1293) come la neve, ma secondo la forma ch'egli sar??. Assai sar?? d'alta persona.

(1293) Sa robe C. F. R.

Cap. CCCLXXXXV.

Lo re domanda: perch?? morr?? egli, perch?? si lascier?? egli morire? Sidrac risponde:

Per obedienzia; ch'egli sar?? obediente, d'infino alla morte della croce; perch'egli sar?? diritto uomo tutta la sua vita. E di questa obedienza della morte si verr?? l'umanit?? alluminata (1294). E ci?? richiede Iddio a tutte le sue criature. E quando Idio vedr?? che 'l figliuolo vorr?? cos?? buona opera fare, per conbattere il diavolo e per deliberare Adamo e gli suoi, si vorr?? volentieri la sua morte. E di questa maniera dimosterr?? egli in questo secolo sua grande caritade, ch'egli lascier?? morire lo figliuolo per raccattare i suoi servi. Egli dar?? lo figliuolo, e lo figliuolo dar?? s?? medesimo. E tutto questo sar?? per caritade. E morr?? sopra lo legnio, ch'egli vorr?? raccattare quello d'Adamo, che per lo legnio (1295) ?? dannato. E per la sua morte si potranno salvare gli uomini de' loro peccati, ch?? magiore sar?? la sua morte, che lo peccato. Se Dio fosse dinanzi a te, e io sapessi ch'egli fosse lo signore del secolo, e alcuno ti dicesse, uccidi quest'uomo o tutto il secolo perir??; tu nol dei mica uccidere, per salvare tutto il mondo, ch?? la sua vita ?? pi?? preziosa che tutto il mondo, e che tutto quello che potesse essere. Altrettale sar?? del figliuolo di Dio: la sua morte sar?? pi?? che lo peccato. E simigliantemente come la sua vita sar?? pi?? degnia di tutti i secoli, similemente sar?? la sua morte, alla ragione di molti uomini.

(1294) L'umana generazione alluminata C. R. 2. ??? de ceste obedience de la mort se deura la humanite a la divinite C. F. R.

(1295) por la pome C. F. R.

Cap. CCCLXXXXVI.

Lo re domanda: chi 'l vedr?? e come sar?? egli morto? Sidrac risponde:

Una gente l'uccideranno, li giudei; e quelli che (1296) Idio avea dato li X comandamenti, si faranno consiglio per lui uccidere. E star??e nel sepolcro due d?? e una notte. E ci?? significa le due morti dell'uomo, l'una del corpo e l'altra dell'anima. Lo giorno significa la sua morte, ch'ella fa loro lume, a quelli (1297) che moranno nella sua fede (1298). La sua anima andr?? nel celestiale paradiso, siccome egli dir?? a uno malfattore, che sar?? a peso co' lui, dal lato diritto: oggi sarai con meco in paradiso. E poi discender?? allo 'nferno, a mezza notte della sua risuresione; e lo dispoglier??; e quelli ch'egli ne trarr?? fuori metter?? nel pardiso celestiale. E poi n'andr?? nel sepolcro, e risuciter??. E se egli risucitasse (1299) cos?? tosto com'egli sar?? morto, gli giudei direbono ch'egli non fosse mica morto, ma egli era tramortito per l'angoscia della passione. Egli risuciter?? il terzo giorno, lo primo d?? della settimana, cio?? la domenica; ch'elli vorr??e rinovellare il secolo, in quello giorno che l'avea fatto.

(1296) di quelli a cui C. R. 2.

(1297) ch'ella sar?? lume di quelli C. R. 2.

(1298) Nel n. t. leggesi morte. ??? Abb. corr. secondo i Codd. R. 2., F. R.

(1299) Manca al n. t. E se egli risucitasse. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

Cap. CCCLXXXXVII.

Lo re domanda: dove andr?? egli dopo la sua risuresione? Sidrac risponde:

Egli star?? XL giorni con Enoc, che fue inanzi No??, e con un altro buono uomo, ch'?? nome Elia, nel paradiso terresto. E si sar?? dopo la sua resuresione pi?? bello che non ?? il sole per sette volte; e di quella forma lo vedranno i suoi disciepoli; egli aparir?? XII volte, e prender?? vestimento dell'aria (1300). Alla prima volta aparir?? a quelli che 'l sopellir??, in carne, a Iosep (1301). La seconda volta aparir?? alla madre. La terza alla Maddalena. La quarta a uno de' suoi sancti ministri Jacopo, che quelli si boter??, che giammai non manicher??, se non lo vedesse. La quinta aparir?? a due suoi disciepoli. La sesta aparir?? allo prencipe de' suoi disciepoli, sancto Piero. La settima aparir?? a' pellegrini, che lo meneranno a uno castello. L'ottava aparir?? a tutti i suoi disciepoli, in uno tabernacolo, l?? dove saranno tutte le porte chiuse. La nona volta quando sancto Tommaso metter?? le sue dita nelle sue piaghe, per essere creduto (1302) della sua morte. La decima allo mare di Taburia. L'undecima al monte Taburro. La dodecima l?? dove troverr?? del popolo de' giudei insieme.

(1300) Nel n. t.: anima. ??? Abb. corr. secondo la lez. dei Codd. R. 2. e F. R.

(1301) apparir?? in carne a quello che lo soppelliro nella prigione dove sar?? Giuseppo C. R. 2.

(1302) credente C. R. 2.

Cap. CCCLXXXXVIII.

Lo re domanda: monter?? egli solo in cielo? Sidrac risponde:

Tutti quelli che morranno co' lui risuciteranno co' lui. In quella forma monter?? in cielo chente sar?? istato inanzi la sua passione. E allora monter?? in sul nuvolo; e quand'egli sar?? in su i nuvoli, si avr?? quelle figura che si dimostr?? alla montagna a' suoi disciepoli. Egli vorr?? montare, dopo la sua resuressione XL giorni, in cielo, perch'egli vorr?? mostrare che quelli che faranno i X comandamenti della legge per gli quattro vangelisti, si monteranno tutti dopo lui.

Cap. CCCLXXXXVIIII.

Lo re domanda: avr?? egli magione lo figliuolo di Dio? Sidrac risponde:

Lo figliuolo di Dio avr?? una santa magione in terra, la quale sar?? la sua isposa. E simigliantemente come il capo dell'uomo ?? sopra il corpo, simigliantemente lui e la sua magione saranno una, per lo sagramento del suo corpo. E similiantemente come gli ministri saranno governati per lo corpo, simigliantemente gli buoni del suo popolo saranno governati per lo suo sacramento. E quelli che saranno iscacciati della sua magione, elli saranno dannati nello 'nferno, se quelli della casa no' li ricevono per l'amendamento ch'egli faranno.

Cap. CCCC.

Lo re domanda: Lo corpo del verace profeta sar?? tuttavia in terra in sua casa per lo comandamento di Dio? (1303) Sidrac risponde:

Lo suo corpo sar?? tuttavia in terra, e sar?? nella sua casa, per lo comandamento e lo dono ch'egli far?? a' suoi ministri. Ch'egli sar?? in una cena, che loro ronper?? lo pane, e dir??: pigliatelo e mangiate, ch?? questo ?? lo mio corpo. In simiglianza, quand'egli avr?? cenato, e egli piglier?? lo vasello del vino, e dir??: pigliate e beete, ch?? questo ?? lo mio sangue. E tutti quelli che riceveranno quello corpo e quello sangue, e avranno fede in lui, ch'egli sia veracemente lo corpo di Dio, salvi saranno. E quello corpo sar?? tutto giorno veduto nell'universo mondo, ch?? gli boni avranno lo podere che avranno gli suoi ministri, di farlo, ciascuno giorno; e faranno del pane corpo di Dio. E le degne parole ch'egli sopra loro diranno e faranno, e lo segno della croce che faranno, e lo dono che da lui avranno, e quello pane diventer?? carne e sangue in lui, e l'umana natura tuttavia vi sar?? in lui; che cos?? degna cosa d'umana vita non potr?? istare sanza sangue. Simigliantemente quand'egli sar?? morto in croce, e' sar?? fedito d'una lancia al fianco diritto, e lo sangue salter?? (1304) fuori del suo corpo, e ralluminer?? quelli che fedito l'avr??. Altress?? lo suo corpo che sar?? fatto di pane nella sua santa casa, conciosia cosa che lo corpo sar?? fatto di pane, tuttavia sar?? il sangue in lui; ch?? l'umana natura ?? sostenenza di vita, e sar?? tuttavia in lui. E ci?? sar?? pane di vita, ch'egli dir?? colla sua santa bocca, io sono pane di vita; e di questo sar?? lo suo santo corpo, che di pane sar?? fatto. Anche, quelli che avranno lo podere di fare quello prezioso corpo, s'egli avessero mille pani inanzi di loro, e dicessono quelle sante e degne parole, e facessero lo segno della santa croce, incontanente tutto quello pane si farebbe carne e sangue del figliuolo di Dio, e l'umana natura di vita sarebbe in lui. E niuno uomo e niuna femmina salvare non si potr??, se di questo verace pane e corpo di Cristo non ricevono, con credenza ch'egli sia veracemente lo corpo del verace profeta. E li piccoli garzoni che non cognoscono, e non sanno che ci?? si sia, per la loro gioventudine, non ?? gi?? forza se no' 'l ricevono, ch?? per la loro puritade e per la loro verginitade egli sta tuttavia co' loro. Gli miscredenti che in lui non credono, e lui conosciere non vogliono, quelli nol dee mica ricevere di tutto in tutto, se lui non riconoscono, e a lui non si convertono; e allora lo puote ricevere. E chi altrimenti lo riceve, la sua dannazione far??; ch?? il corpo di Dio dee morire in s?? medesimo, e quelli ricever?? fuoco.

(1303) Nel C. F. R. prima della rubrica di questo cap. leggonsi le seguenti parole, le quali ci pare non inutile riferire: Cest capitle si est encontre toutes les naisons, chi dient, por quoi les frans ne donent au peuple dou cors che le presle resoit et dou sanc che il resoit o le cors?

(1304) spiller?? C. R. 2.

Cap. CCCCI.

Lo re domanda: ciascuno del suo popolo buoni e rei potranno fare lo corpo del veracie profeta? Sidrac risponde:

Non gi??, se non quelli solamente che avranno lo podere della sua santa magione eclesia. E quello dignissimo corpo non potr?? essere menomato n?? lordato, se non come lo sole che non puote essere lordato da neuna carogna che l'uomo metta (1305). E quelli che degniamente lo riceve e lo ricever?? e manterr??, in colui rimarr?? egli. E quelli che lo ricever??, e non sar?? degno di riceverlo, in colui non dimorer?? egli mica, anzi monter?? egli in cielo, per gli angioli, e lo corpo del verace profeta dimorer?? in s?? medesimo; e quelli che lo piglier??, piglier?? pane tanto solamente; e s?? tosto com'egli piglier?? quello pane, lo diavolo enter?? nel suo corpo. E tutti quelli che degnamente lo riceveranno, egli dimorer?? in loro; e quelli che no' lo ricever?? degniamente, egli non dimorer?? mica in loro, anzi se n'andr?? in cielo, per gli angeli; e egli riceveranno la loro dannazione.

(1305) Nel C. R. 2.: che l'uomo vi metta. ??? Ma non si intende, veramente, come potrebbe mettersi la carogna nel sole. ??? Migliore ?? la lez. del C. F. R.... soleil chi ne peut estre concies de la pulentie d'une longuaige ??? Vedi la nota (3) a pag. 26.

Cap. CCCCII.

Lo re domanda: quelli che avranno podere di fare lo corpo del verace profeta saranno eglino onorati pi?? inanzi a Dio che gli altri? Sidrac risponde:

Gi??, per lo dono n?? per altri mestieri ch'elli ??nno, non potranno fare piacere a Dio, se non per le loro buone opere. E se riamente (1306) mantengono i loro ministerii, elli saranno pi?? dannati che gli altri; ch?? lo verace loro profeta gli domander?? pi?? che l'altre genti; ch?? a loro pi?? comander?? della fede e de' suoi comandamenti che gli altri. Egli gli far?? pastori sopra le sue pecore; se per la loro mala guardia i lupi le pigliassono, cio?? lo diavolo, eglino saranno risponditori inanzi a Dio, e fortemente per?? saranno tormentati.

(1306) Nel n. t. lealmente. ??? Abb. corr. l'errore evidentissimo, secondo la lez. del C. R. 2.

Cap. CCCCIII.

Lo re domanda: deono egli fare tutto giorno lo corpo del verace profeta? Sidrac risponde:

Elli debono (1307) fare per la sua gloria, e per la sua santa madre eclesia, e per s??, e per lo popolo. E quelli che lo faranno giustamente, siccom'egli dovranno, egli saranno onorati e innalzati sopra tutti gli altri. E quelli che lo riceveranno con mala conoscienza (1308), meglio sarebbe di mettervi uno tizzone di fuoco. E sapiate che molto danner?? la sua anima chi cos?? lo ricever??. Iddio non fece in paradiso niuno male n?? niuna pena, anzi lo fece tutto buono; ma Adamo fece bene male a suo corpo, quand'egli mangi?? lo pome che Idio gli avea divietato, e si fece la volont?? del diavalo. Quelli che di buona conoscienza lo riceveranno, gi?? perci?? ch'egli sieno peccatori, non deono lasciare di pigliarlo, se lo ricevono di buono cuore e di buona fede confessata (1309).

(1307) lo deno C. R. 2.

(1308) coscienza C. R. 2.

(1309) e confessati C. R. 2. ??? Questo confessati manca al C. F. R.

Cap. CCCCIIII.

Lo re domanda: che cosa ?? peccato? Sidrac risponde:

Peccato ?? nulla, ch?? Idio fece tutte le cose, e tutte le fece buone. Perci?? dobiamo noi sapere che 'l peccato ?? nulla, per sustanzia, ch?? tutte le cose che Iddio fece ??nno sustanzia, e tutte sustanzie sono buone. Ma nulla (1310) non ?? nulla substanzia. Ma si ?? s?? grieve cosa il peccato, che uno piccolo peccato ?? maggiore di tutto il mondo. E quando l'uomo fa il peccato, elli sar?? tutto tornato a lui per la sua dannazione; ch?? niuno uomo puote dire che nella santa creatura abbia niuno male.

(1310) il male C. R. 2.

Cap. CCCCV.

Lo re domanda: come conoscier?? (1311) la morte del santo profeta verace? Sidrac risponde:

La morte del verace profeta sar?? conosciuta per tenebre che saranno per tutto il mondo, e per la ressuresione, ch'egli risuciter?? i morti, e per molti miracoli che allora saranno. Starlobio santo Dionigio (1312) sar?? nel ponente, che conoscier?? la sua morte per le tenebre e per la sua strologia.

(1311) conoscer?? l'omo C. R. 2.

(1312) Uno buono uomo strolago santo Dionizio C. R. 2.

Cap. CCCCVI.

Lo re domanda: quale virt?? far?? in terra lo figliuolo di Dio? Sidrac risponde:

Prima vincer?? l'umano lignagio per s?? medesimo; vincer?? lo diavolo e ghiottornia e cupidigia e argoglio per che Adamo cadde, lo primo uomo. E saner?? uno fanciullo di centurione, in una citt?? ch'?? nome Carnafan; e apresso saner?? tutti gli malati che l?? saranno, e deliberr?? due indemoniati, e diliberr?? paralitichi; e questi IIII miracoli far??; e gli peccati saranno perdonati, e li pensieri mutati. E saner?? una femina nella via del sangue del corpo; e resuciter?? in una casa una figliuola d'uno uomo sordo e mutolo del diavolo; e saziet?? MV uomini, sanza i fanciulli e le fanciulle femine, di V pani d'orzo e di due pesci; e si ne rimar?? XII cofani pieni di rilievo (1313); e comander?? al vento e al mare di bonacciare (1314), incontanente sar?? bonaccia. E diliberr?? per lo suo comandamento molta gente, in una citt?? di Nazaret; e diliberr?? in quella parte una pulcella, per umile risposta, dal diavolo, che molto la travaglier??; e satoller?? MIIII uomini di V pani e di due pesci; e diliberr?? altrui della fame del corpo; e deliberr?? una lunatica, che gli suoi discepoli non potranno curare n?? sanare; e saner?? uno sordo e mutolo; e alluminer?? due ciechi, che grideranno apresso di lui, figliuolo di Davit, abbi misericordia di noi e dacci lo vedere. E si perdoner?? gli suoi peccati a una che avr?? nome Madalena, la quale laver?? i suoi piedi delle sue lagrime; e si guarir?? uno cieco di XVIII anni; e si saner?? uno zoppo, uno sabato, in una casa d'uno grande uomo, e saner?? X lebbrosi; e risuciter?? uno uomo morto, Lazaro; e si saner?? uno orbo in Gierusalem collo sputo suo, che gli unger?? gli occhi (1315); e risuciter?? molti corpi di buoni uomini che morti saranno, inanzi la sua resuresione, e si deliberr?? quelli di ninferno.

(1313) dodici corbelli di rilevo C. R. 2. ??? XII cofins de relif C. F. R.

(1314) La Crusca non registra bonacciare.

(1315) e sputer?? nella polvere e far?? loto e ongier?? gli occhi di colui che sar?? aluminato C. R. 2.

Cap. CCCCVII.

Lo re domanda: gli disciepoli del figliuolo di Dio dopo la sua andata in cielo che faranno? Sidrac risponde:

Li suoi discepoli si dipartiranno per l'universo mondo, che egli lo dir?? loro: andate per l'universo mondo, e anunziate lo mio verbo, cio?? lo vangelo. E tutti quelli che vi crederanno e che si battezeranno, salvi saranno; e quelli che non vi crederanno, dannati saranno. E per?? egli andranno per l'universo mondo, anunziando la parola di Dio, ci?? sono gli vangeli; e tali andranno soli, e tali acompagnati.

Cap. CCCCVIII.

Lo re domanda: gli disciepoli del figliuolo di Dio potranno eglino salvare gl'infermi? Sidrac risponde:

Egli faranno miracoli e vertudi a' miscredenti, e gli saneranno di molte malizie, per convertirgli alla fede di Dio e lo figliuolo di Dio far?? per loro, e tuttavia sar?? co' loro. Lo principe delli ministri, cio?? santo Piero, saner?? molti uomini di corporali malizie; e Idio per lui saner?? uno paraletico; e poi sar?? rinchiuso da uno re miscredente, cio?? Herode; e uno angelo lo caver?? di prigione. E poi saneranno uno uomo (1316) d'una grande malizia, della quale egli sar?? giaciuto VIII anni; e risuciter?? una morta povera femmina. E lo figliuolo di Dio diliberr?? uno fiero uomo di pene (1317), santo Paolo, e lo convertir?? alla sua fede; e fia egli poi maestro. Elli convertir?? andando a vedere uno santo uomo del popolo del figliuolo di Dio; e poi ch'egli fia convertito, diventer?? egli de' suoi disciepoli; e nel suo nome si faranno ancora molte chiese (1318), perch'egli si lascier?? dicollare, nel nome di Dio; e innanzi che muoia risuciter??, per Dio, una femina; e lo figliuolo di Dio lo saner?? d'una morsura pericolosa; per lo toccamento della roba di quello ministro, saner?? molti uomini di diverse malizie. E si caccier?? i maligni ispiriti de' corpi degli uomini e delle femine. E per vertudi (1319) faranno di molti miracoli quelli disciepoli, per l'universo mondo, che troppo sarebbe lungo a racontare. Ma egli saranno poi morti nel suo nome, di diversi martirj; e le loro anime andranno poi a Dio del cielo, e saranno coronate nella vita perdurabile.

(1316) Vogliamo, per la sua singolarit??, dare il nome, Eneas, che quest'uomo ha nel C. F. R.

(1317) dalle pene dello 'nferno C. R. 2. ??? Non era certo dotto, neppure nella storia sacra, questo Sidrac, che mette san Paolo all'inferno, per farnelo levar fuori da Cristo.

(1318) cose C. R. 2.

(1319) per virt?? di Dio C. R. 2.

Cap. CCCCIX.

Lo re domanda: al tempo del figliuolo di Dio sar?? lo mondo moltiplicato? Sidrac risponde:

Al tenpo del figliuolo di Dio lo mondo sar?? presso che moltiplicato di gente, e tuttavia si moltiplicher?? pi??. E alla fine del mondo sar?? egli moltiplicato pi?? che a nullo tenpo del mondo.

Cap. CCCCX.

Lo re domanda quanto pu?? essere grande lo cielo e lo 'nferno, e se vi dee essere tutto il popolo che furono o che saranno. Sidrac risponde:

Se tutta la gente che furono al mondo e sono e saranno, MC e altrettante  (1320), fossero tutte in cielo, e ciascuno di loro avesse uno s?? grande palagio che vi capesse MC uomini, e ciascuno palagio avesse forno e bagno e giardino e mulino, tutti questi non l'empierebono a X parti del cielo (1321); e somigliante del ninferno.

(1320) ciento milia volte altretante C. R. 2.

(1321) non empierobono la diecima parte del cielo C. R. 2.

Cap. CCCCXI.

Lo re domanda: quali sono pi?? o quelli che nascono o quegli che muoiono? Sidrac risponde:

Quegli che nascono sono assai pi?? che quelli che muoiono; conciosia cosa che quelli sono grande quantit??. E niuna ora ?? del giorno dell'anno, che sono XXIIII ore, non ?? che mille persone non nascano. E se quelli che muoiono fossono pi?? che quelli che nascono, pur X, lo mondo non si potrebbe moltiplicare. Ma perch?? lo mondo va tuttavia cresciendo, pu?? l'uomo sapere che pi?? sono quelli che nascono che quelli che muoiono.

Cap. CCCCXII.

Lo re domanda: quale ?? magiore o l'ira di Dio o la sua grazia? Sidrac risponde:

La grazia di Dio ?? s?? grandissima che cuore d'uomo nol potrebe pensare; e quella ?? pi?? che tutte le gocciole del mare e la rena della terre e gli peli degli uccelli e delle bestie, e se tutti questi numeri fossero insieme; e pi?? tanto quanto cuore d'uomo potesse pensare, le grazia di Dio ?? molto magiore, a quegli che la disiderano d'avere. E quelli che avranno la sua grazia, tardi quanto vuole, elli avranno la sua gloria. E quelli che saranno in cielo nella grazia di Dio, giammai non avr?? fine. Similmente adiverr?? di coloro che sono nelle pene dello 'nferno. E sapiate che Idio non ?? neuna ira, altro che grazia e misericordia; ma lo male che l'uomo fa, l'ira gli torna sopra lui.

Cap. CCCCXIII.

Lo re domanda: quelli che saranno in cielo e che giamai fine non avranno no' lo si recheranno eglino a grande increscimento? E quelli dello 'nferno non avranno grande invidia e non si consumeranno eglino di tanto dimorare in pene? Sidrac risponde:

Quegli che saranno in cielo giammai increscimento non avranno, n?? vecchi non saranno, anzi saranno tuttavia giovani come fanciulli e allegri; egli saranno contenti (1322) come uccegli volanti, e legieri come lo vento, e bianchi come la neve, e sprendienti come lo sole, e savi come gli angeli, e onorati come i re, e leali come la morte. E staranno sanza consumare lo corpo. Di MC anni non loro sar?? una ora (1323), allo grande diletto in che egli saranno. Quegli dello inferno (1324) pena e paura e dolori e trestizia e angoscia e onta e villania e martirj e infermitadi e tormenti, che della grande pena ch'egli avranno, ciascuna ora (1325) parr?? mille anni; e vorranno morire, e la morte gli sfuggir??.

(1322) Nel n. t.: correnti. ??? Abb. preferita la lez. del C. R. 2.

(1323) li mille anni non parr?? a loro una ora C. R. 2.

(1324) sottintendi: avranno; com'?? nel C. F. R.

(1325) Manca ora al n. t. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

Cap. CCCCXIIII.

Lo re domanda: quelli che sono in ninferno non avranno eglino niuno riposo da Dio? Sidrac risponde:

Quegli che sono nello 'nferno saranno dannati allo sguardamento di Dio. Quelli sono tormentati nel nabisso, che giammai non avranno niuna merc?? da Dio, n?? niuno riposo. Che tanto come furono in questo secolo, che poteano avere merc?? da Dio, non vollono, ma per la volont?? pigliarono lo male e lasciarono lo bene; e perci?? niuna mercede debono avere; ch?? gli loro peccati gli ??nno dannati allo giudicamento di Dio. Simigliantemente come quelli di paradiso non ??nno pene n?? dolore, ma gioia e bene e allegreza; altress?? quelli dello 'nferno non avranno merci?? n?? riposo, se non pene e dolore, senza fine. E anche chi facesse preghiere per loro, egli farebbe contro alla volont?? di Dio: ch?? tutte le preghiere che furono e sono e saranno, non gli potrebono aiutare n?? valere. Ma quelli che saranno nel purgatorio de' vizi, le preghiere gli aiuteranno bene a trarre di quelle pene. E quelli che saranno in paradiso non avranno mestieri di preghiere; ma quelli che saranno al mondo avranno mestiere delle loro preghiere e del loro aiuto. Egli deono pregare ch'egli loro sieno aiutori (1326) inanzi a Dio. E questo sar?? dopo la morte del figliuolo di Dio. Quelli che saranno al purgatorio, quando egli avranno conpiuto il loro termine, egli andranno nel paradiso celestiale, e faranno prieghi per coloro che gli avranno aiutati, e fatto bene e limosina per loro.

(1326) aiutatori C. R. 2.

Cap. CCCCXV.

Lo re domanda: come potrebe l'uomo sapere di cose che l'uomo volesse fare e di cosa ch'egli ?? impresa a fare, ch'egli n'abbia bene o male, e s'egli si potr?? fare di conosciere lo suo criatore? Sidrac risponde:

Idio per la sua misericordia istabil?? le VII pianete, a governare lo mondo e tutto le criature e tutte l'altre cose che ci sono suso; e fue donato all'anima senno e memoria di conoscere lo loro istato e lo loro corso, e per ch'egli potesse sapere le cose temporali, le presenti, e quelle che sono a venire. E questa ?? l'arte della strologia, che Idio volle per la sua pietade che fosse in terra, per lodo di sua persona e per bontade di sua credenza. E per questa arte della strolomia possiamo sapere tutte le cose avenute e che sono avenire, certanamente (1327). E perci?? che questa arte non ne pare a tutta gente (1328), si vi diremo noi brievemente una maniera di sapere le cose che voi vorrete sapere o pensare, che questa ?? la prima arte fosse al mondo, siccome fue insegniata a Giaffet, figliuolo di No??, per l'angiolo; e per?? si chiama la prima arte della strolomia dopo Adamo. Giafet seppe questa arte, in prima che lo suo padre No?? la sapesse. E poi che Giafet seppe questa arte di V anni e VIII mesi, la seppe lo padre per lo anunziamento dell'angielo, siccome a Dio piacque, e altre cose molte. E egli la mise in iscritta, e fecene uno libro, lo quale Giafet, lo figliuolo di No??, ci lasci?? dopo la sua morte; e si vi mise tutto quello che l'angelo gli avea insegnato. E questo libro venne d'una mano in altra, tanto che pervenne alle mani del nostro padre.

(1327) Certanamente, certano, forme molto comuni nelle ant. scritture, massime se trad. dal francese o dal provenzale.

(1328) La lez. del n. t. ?? errata, leggendosi: E perci?? che questa arte nonne pro alla ria gente e si ?? iscritto ad alcuno. ??? Abb. adottata la lez. del C. R. 2., come migliore, se non buona ??? Il C. F. R. dice: Et por ce que cest art n'en est mie plain a toutes gens, et est oscure a aucuns.

Cap. CCCCXVI.

Lo re domanda: Quando Giafet si part?? dal suo padre No??, in quale parte and?? egli? Sidrac risponde:

Quando Giafet si part?? dal suo padre No??, egli venne in una contrada, egli e la moglie e' figliuoli suoi, per moltiplicare. E per la volont?? di Dio si venne in una provincia ch'ebe nome inanzi il diluvio Arasien; e quando egli l'abit??, egli le pose nome Persia la grande. Ora avenne uno tenpo ch'egli ebe pi?? figliuoli, tra quali n'ebe uno ch'ebe nome Alinemos, e fue il pi?? piccolo figliuolo de' suoi. Avenne uno giorno che Giafet and?? in una montagna per pascere le sue pecore e l'altre sue bestie, e men?? co' lui lo suo piccolo figliuolo. Ora avenne ch'egli lo perd?? in quella montagna, per la volont?? di Dio; e ivi dimor?? perduto VIII giorni e VIIII; e Giafet ne fue molto tristo e molto doloroso, e molto il pianse, e molto si lamentava; e promise a Dio che di quella montagna non si partirebe mai in tutta la sua vita, se lo suo figliuolo non ritrovasse o vivo o morto. E di questo (1329), inanzi ch'egli avesse conpiuti i sette giorni e le XII ore, venne a lui uno angelo da cielo, per la volont?? di Dio, che gli disse (1330):

(1329) Per in questo, in quella, allora.

(1330) e li insegn?? lo suo figliuolo C. R. 2.

Cap. CCCCXVII.

Lo re domanda: che disse l'angiolo a Giafet quand'egli piangea lo suo figliuolo? Sidrac risponde:

L'angelo disse a Giafet: non piangere lo tuo figliuolo, ma fa' com'io t'insegner??, e tu saprai del tuo figliuolo s'egli ?? morto o vivo; e ti sia ricordo, per te e per tutti gli altri che dopo te deono venire; e per tutti i tenpi sapere ti conviene l'opere delle pianete e de' segni, com'elle governano la terra, e tutte le criature, e tutte l'altre cose che sono avenire, e quelle che sono istate e sono di presente. Sia lo cominciamento dell'arte del fermamento, e sar?? chiamata questa, istrolomia. Quando l'angelo ebbe detto questo, e insegnato, e egli si part??. Giafet fece quello che l'angelo gli avea insegnato, e si trov??e che il figliuolo era sano e salvo, che alle fine de' VII giorni e XII ore egli lo dovea trovare. Gli sette giorni significano le VII pianete, e le XII ore significano gli XII segni; ch?? le sette pianete e gli XII segni ??nno vertude di governare tutte le cose passate e le presenti e quelle che deono venire.

Cap. CCCCXVIII.

Lo re domanda: chi questa arte vuole fare o adoperare che uomo vuole essere di suo corpo? Sidrac risponde:

Chi vuole questa arte aoperare, egli dee essere bene credente nel suo criatore, e che egli aoperi in buona intenzione e di buona coscienzia e di buona fede; amare Dio inverso tutte le genti, essere di netto cuore e di puro. E tenpo sar?? che questa arte sar?? in alcuna cosa canbiata, cio?? le parole che ci sono, che alcuna gente nolle vorranno credere n?? dire; perci?? non la faranno egli nimica a conpimento; e per questo sapere non potrebono a conpimento la veritade. Ma quelli che la facesse cos??, come lo scritto di Giafet noi divisa, nella forma che l'angelo gl'insegn??e, quelli saprebono e anunzierebono la veritade, di quello ch'egli vorrebono sapere.

Cap. CCCCXVIIII.

Lo re domanda: quando l'uomo fa questa arte dee egli fare orazione? Sidrac risponde:

Lo giorno che l'uomo vorr?? fare questa arte si dee essere netto di suo corpo e di suo cuore e di lusuria e di tutti altri peccati e di tutto male; e si la dee fare in buona intenzione. Questa arte non si pu?? fare se non lo primo giorno della luna e lo V, o lo VIII, o lo XI, o lo XVII, o lo XVIII, o lo XX, o lo XXX giorno.

Cap. CCCCXX.

Lo re domanda: quando l'uomo fa questa arte de' egli essere solo o con alcuno aconpagniato? Sidrac risponde:

Quello che lo fa dee stare in disparte, solo, in uno luogo; o avere co' lui quelli perch'egli la fa. E si dee tenere tre candele accese inanzi a lui, al nome di Dio e della santa trinitade, padre e figliuolo e spirito sancto. Si dee avere fuoco inanzi le candele, o vuogli di qua o vuogli di l??. E deono tenere lo volto verso oriente, se egli sono due o tre, che bene vi possono essere, ma pi?? non. Si debono fare VIIII invene (1331), all'onore di Dio e della santa trinitade, padre e figlio e spirito sancto. E quelli che sa l'arte e quelli che sono co' lui deono fare queste preghiere che qui sono iscritte; e se non l'??nno a mente, abialle iscritte; e l'orazioni, ch'elli deono di buono cuore fare, sono queste: sire Idio, nella tua credenza mantienmi; sire Idio, nel tuo sevigio confortami; sire Idio, nel tuo comandamento alluminami. E quando tu avrai fatto questo e detto, tu farai VII invenie (1332), al nome di Dio e della santa trinit??, padre e figliuolo e santo spirito.

(1331) La Crusca registra invenia, e la definisce: umile dimostrazione d'abbondante e devoto affetto. ??? Invenie trovasi usato anche per lusinghe, carezze. Ma qui pare abbia a significare piuttosto invocazioni o scongiuri. ??? Nel C. F. R. afflicions.

(1332) venie C. R. 2.

Cap. CCCCXXI.

Lo re domanda: che cosa ?? onnipotente e trinitade? Sidrac risponde:

Siri Idio, padre omnipotente, padre e filio e spirito santo, una trinitade e non stimabile (1333), tre persone in uno Idio, che ?? e che fue e che ?? a venire; io ti priego, podest?? alta, non istimabile, pardurabile virt??, tu mi di' verit??, che ??i podere sopra tutte le cose, si come, te dicente (1334), tutte cose son fatte; tu formasti in VII giorni la forma delle cose di tutte criature, in diverse maniere nella loro propria forma, siccom'?? lo tuo piacere. O mio creatore, degnami mostrare per questa arte delle pianete, per lo quale podere tu l'arai mostrato a tutto il mondo governare (1335), che io possa sapere di quella cosa che io cheggio a sapere, si mi ci troverrai la cagione XL per lo tuo santo nome, in ch'ella dee venire e porre fine (1336); non mica, messere, per lo mio servigio, ma per lo dono di tutta grazia (1337).

(1333) Intendasi da non potersi comprendere, non comprensibile. ??? Nel C. F. R. non estimables.

(1334) si come toi disant et comandant C. F. R.

(1335) Cos?? pure nel C. R. 2. ??? Correggasi col C. F. R.: per le quel poeir che tu lor a dones por le monde governer par ton comandement.

(1336) Come decifrare il senso di queste parole? E non sapremmo nemmanco far conghietture sul modo di correggerle, non dandoci alcun lume il C. R. 2., dove leggesi: Se nimici troverai la cagione in quelle quaranta in cui ella verr?? e finir??. ??? Meno oscuro pare il C. F. R.: si nomes la chose par ton saint nom, Elyemon, en qui doit elle venir et perfinir.

(1337) tua grazia C. R. 2.

Cap. CCCCXXII.

Lo re domanda: che cose sono invenie e come sono fatte? Sidrac risponde:

Quando tu averai questo fatto e detto, tu farai XII invenie, a onore di Dio, lo creatore, della sancta trinitade padre e figliuolo e spirito santo; e dirai questo: siri Iddio, criatore del cielo e della terra, per lo tuo santo nome ch'?? Limon (1338), io ti priego per la tua santa piet?? e per gli angioli, quelli ch'annunziarono agli uomini le grandi cose, che tu mi degni mostrare delle pianete la cosa ch'io ti chieggio sapere, quella XL (1339), e in che ella viver?? e finir??. Io ti priego, messere del cielo e della terra, per lo tuo santo nome Elimo, e per li tuoi (1340) santi angeli, che anunziano e amaestrano alle comune criature, cio?? agli uomini, le picciole cose, che tu mi degni mostrare in questa arte delle pianete di quelle cose ch'io cheggio a sapere, quello, XL, in che ella verr?? e finir??. Messere Domenedio Elimo, io ti priego per la santa trinit??, la quale comanda agli santi spiriti e li signoregia, che pi?? non faciano graveza all'umane cose (1341), che tu mi degni mostrare in questa arte delle pianete, della qual cosa io ti priego di sapere quella XL, ch'ella viver?? e finir??.

(1338) Helyemon C. F. R.

(1339) Cos??, in questo luogo e pi?? sotto, come vedrassi. ??? E nel C. R. 2. sempre quaranta. Di questa parola nessun vestigio nel francese; ma invece, dove l'italiano ha XL, il francese ha N...: che vos me dignes de mostrer par l'art de les plainetes de la quel choze che ie dezire de savoir N. et en que elle devenra et finira. ??? Questa N pare sia posta ad indicare che ognuno debba esprimere la cosa che chiede, facendo questa invenia. E forse dall'N pu?? esser nato il XL, per errore di copista, e per nuovo errore il quaranta.

(1340) Nel n. t. nomi. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(1341) alle umane nature C. R. 2.

Cap. CCCCXXIII.

Lo re domanda: che cosa ?? criatore? Sidrac risponde:

Siri Idio, criatore del cielo e della terra, io ti priego per lo tuo santo nome ch'?? Limon, e per gli santi padri, che ??nno podere sopra gli uomini e sopra i buoni ispiriti, che fanno lo loro comandamento, per conpiere lo servigio di Dio, che tu mi degni mostrare in questa arte delle pianete della cosa che io cheggio di sapere, quella XL, in ch'ella verr?? e finir??. Siri Idio, creatore del cielo e della terra, io ti priego per lo tuo nome ch'?? Limon, e per le dominazioni e per li troni sopra li quali ?? la tua sedia (1342) ed i gradi delli angeli, ch'elli sono loro signori per obedienzia, che voi mi degnate mostrare per l'arte delle pianete quello che io chiegio di sapere, quella XL, in che verr?? e finir??. Siri Idio criatore, io ti priego per lo tuo santo nome ch'?? Limon, e per li troni, sopra gli quali ??i lo tuo sedio, e per ci?? che tu usi ispaventevolmente i tuoi giudicamenti, che tu mi degni mostrare nell'arte delle pianete, la qual cosa io chieggio di sapere quella XL, in che ella verr?? e finir??.

(1342) Nel n. t.: e per le dominazioni che sormontano i tonanti. ??? Abb. pref. la lez. del C. R. 2.

Cap. CCCCXXIIII.

Lo re domanda: se si dee fare quella arte o di notte o di giorno? Sidrac risponde:

Quando tu avrai fatto questo e detto, tu avrai aparecchiato la ruota della stolomia inanzi a te; e acenderai la candela della ruota, e spegnerai gli altri lumi dell'albergo dove tu sarai, e farai questa arte, per vedere apertamente lo chiarore della ruota, sopra la qual pianeta ella disciender??. E se tu lo fai di giorno, farai l'albergo iscuro, per vedere chiaramente lo chiarore che sar?? disceso sopra la ruota della pianeta; e allora tu potrai alluminare l'albergo, se tu vorrai.

Cap. CCCCXXV.

Lo re domanda: come dee essere fatta quella ruota? Sidrac risponde:

La ruota dee essere una tavola ritonda, d'uno palmo, il meno, col compasso e una carta, e carta di banbagia incollata in su quella tavola, del suo grande (1343); e nel mezzo della tavola avr?? una piccola brocca (1344) di legno, per tenervi entro la candela. E la carta che sar?? incollata in su la tavola sar?? segnata e partita per VII conpassi, e in ciascuna parte sar?? iscritta una pianeta; e in sul brocco mettervi una candela sottile e lunga d'uno palmo o pi??. Al mezzo della candela, o al meno, avolgerai uno poco di cera doppia intorno lei, per sostenere la ruota al torneare (1345), che sia della grandezza di quello che ?? in sulla tavola intagliata, e ch'ella sia fatta di due carte incollate l'una in sull'altra; in sul mezzo de' avere uno pertugio, tanto aperto per conpasso, come la candela vi possa entrare, e torneare (1346) leggiermente intorno. La candela di due dita o di pi?? dee avere nella ruota uno buco grande come uno cece o pi??, per la carta dee discendere in sulla pianeta (1347).

(1343) della sua grandezza C. R. 2.

(1344) broche C. F. R. ??? bocca C. R. 2.

(1345) La lez. del n. t. ?? conforme a quella del C. R. 2.; ma ?? evidente che ne' due Codd. italiani ?? corsa una lacuna. Nel C. F. R.... par quei votre roe de sus ne descende de la candoile aval. Et tu auras I autre roe appareilee dou grant de celle de sote, et qu'ele soit double gluee.

(1346) Nel n. t. torre. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(1347) Il n. t. ed il C. R. 2. sono di nuovo errati: segno che il traduttore italiano non era pratico di scenza astrologica. Ecco il testo francese: En la roe de sus aura I pertuis dou grant d'un chiehre ou plus I poi reont per la ou la clarte desendra sur la planete. Au perchemin chi est glue sur la table aura escrit dessus par conpas les VII planetes.

Cap. CCCCXXVI. (1348)

Quando tu avrai accesa la candela della ruota per torneare, tu darai delle mani in terra (1349); e se ella torner?? la prima volta, nolla toccare pi??; e s'ella non torna la prima volta, toccala un'altra volta; e se ella non torna, tu la dei fedire tre volte; e s'ella non torna alle tre volte, non t'inpacciare pi??, da indi a trenta giorni, per la cosa che tu chiedi di fare o di sapere; ch??, di quello giorno infino a XXX giorni, quello fatto che tu chiedi non potrebe venire in bene. E passati gli XXX giorni per quell'arte medesima la potrai sapere. E simigliantemente, se tu falli di fedire la prima volta o la seconda o la terza, non vi ti inpacciare pi?? di quello fatto che tu chiedi di sapere, e non potresti sapere nulla. E passati gli trenta giorni per questa arte lo potrai fare.

(1348) Nel C. L. manca il titolo a questo Cap. ??? Il C. R. 2. ha: Lo re domanda come si de' fare la ruota per volgere.

(1349) Non in terra, come hanno i Codd. L. e R. 2., ma: et tu la fiers (la roe) III fois de la main C. F. R.

Cap. CCCCXXVII. (1350)

Quando fedirai la ruota, e ella si volge, e del suo girare per lei medesima rimane, piglia, guarda e poni mente in su quella pianeta lo chiarore discender??; quella pianeta sar?? quella. Allora si piglierai gli punti che sono sopra quelle lettere, del nome del giorno e del mese e della luna (1351). E se l'arte si fa del primo giorno sin di mezza notte (1352), si sar?? contato quello giorno che ?? passato; e s'egli si fa di mezza notte verso il giorno, si sar?? contato quello giorno che dee venire; e simigliantemente lo nome del mese e della luna (1353). E se egli ?? al suo entrare e al suo uscire, non contare nimica i punti delle lettere, e per ciascuna volta che la ruota serve al motto (1354) e all'anno, ma una volta ciascuno motto (1355) e ciascuno mese. Non si fa per alcuna persona maschio o femina chiamare il nome delle persone in suo linguaggio (1356). E fare de' punti una somma, e contare sopra gli XII segni I. a I. Cominciare dietro quello segno che si finiranno; si piglia quelli punti che sono sopra lei, e li punti del nome di quello medesimo segno, e li punti che troverrai in prima contati sopra li XII segni; e farai tuttavia somma, e gli conterai V a V; e li punti che non potranno essere cinque, si metterai I e V disparte; e anche da capo conterai le decine, sette a sette; e quello che soperchier??, che non potr?? essere VII, si metterai in disparte cogli altri. E allora tu farai una somma, e conteragli sopra le VII pianete, IIII a IIII; e comincierai di Saturno in quella pianeta, ov'egli saranno trovati; e saprai di quello che tu chiedi di fare, in che ella verr?? e finir??.

(1350) Nel C. R. 2. ?? questo titolo: Lo re domanda: che potrete altri fare quando la ruota si ferma?

(1351) Vedasi come particolareggia di pi?? il C. F. R.: sur la planete ou la clarte descendra si prenes les poins qui sunt sur celle planete et les points chi sunt sur les silabes de ton nom, por chascune fois che la silabe sera a un nom ou a I mot. Ne contes mie por tant de fois che la silabe sera en I mot ces poins, ia soit ce che une silabe soit en I mot III fois ou IIII, ne contes les sur les XII signes I a I; et comences de aries, et en cel signe ou il finiront si prenes les poins chi sont en ton nom autre fois, et les poins dou nom dou ior en qui tu fais cest art.

(1352) Et se tu la fais de mie nuit envers le ior C. F. R.

(1353) Tutto ci?? che segue sino alla fine del cap. manca al C. F. R.

(1354) Nel n. t. monto, che non sappiamo che possa significare. ??? Abb. pref. la lez. del C. R. 2.

(1355) c. s.

(1356) Nel n. t.: si fa per alcuna persona si noma in suo linguaggio. ??? Abb. pref. la. lez. del C. R. 2., sebbene non riescaci neppure di essa intendere chiaramente il senso.

Cap. CCCCXXVIII. (1357)

Questa ?? la forma delle ruota e del suo essere, e come ella dee essere pertugiata. E si dee avere gli pertugi l'uno allato all'altro; e si dee essere pertugiata con uno ferro caldo. E la sua colonna dee essere di metallo. E quando tu la fai fare, dirai al maestro che dica: Al nome di Dio e della santa trinidade. E questa ?? la ruota e le lettere e i punti (1358). V. X. VII. III. X. VII. X. XII. VIIII. II. VII. IIII. XXIIII. XXVIIII. XIIII. VIIII. VIII. XVIIII. XVI. XIII. VI. XVIII. XV. XX.

A B C D E F G H J K L M N O P Q R S T V X Y.

Queste sono le pianete e i punti (1359):

CCCC XXXI XII XV Leo
Saturnus Iupiter IIII
XIII VIII VIIIVirgo
Venus MercuriusXVI
XII. VII. XVIIII Capicorno
Aries Taurus XVII XVI
XIIII. XIII Aquario
Libra Sagittario
Pisces XV.
Aries dee essere
dirimpetto a
Pisces
Scorpio
Mars
Luna

(1357) Nel C. R. 2.: Lo re domanda: qual'?? la forma della ruota?

(1358) Nel C. F. R.: Ce est l'a b c e et le nombre des poins sur chascune sillabe:

XII. V. XVII. III. XVI. X. I. XIX. IX. II. VII. IIII.
A. B. C. D. E. F. G. H. I. K. L. M. N.
XXIII. XIIII. XI. VIII. XIII. VI. XVIII. XV.
O. P. Q. R. S. T. V. X. Y.

(1359) E qui pure ?? confuso ed errato il n. t. ??? Riferiamo il testo del C. F. R.:

IX.VII.XII.XV.XIII.VIII.
SaturnusIupiterMarsSolVenusMercurius
IIII.XII.VII.III.XI.III.
LunaAriesTaurusGeminiCancerLeo
XIX.IIII.XIIII.XV.XIII.
VirgoLibraScorpioSagitariusCapricornus
XVII.XVI.
AquariusPisces

Cap. CCCCXXVIIII. (1360)

Tu che chiedi di sapere di nostro disiderio lo giorno, ti guarda al cominciamento del giorno di vendere di conperare n?? oro n?? argento n?? niuno metallo per guadagniare. Ferro conpera. Bestie (1361) per guadagniare non conperare. Drapi e mercatantie conpera. Pesci (1362) non conperare. Edificamento di legno n?? di ferro n?? di terra. Lo giorno non cominciare viaggio n?? terra (1363), passato le VII ore del giorno. Non cominciare in conpagnia di vendere n?? di conperare. Lo giorno non ti tramettere di piato. Lo giorno non fare battaglia; n?? incominciare alle tre ore (1364) del giorno asediare cittade o castello; ma poi sicuramente lo fa, e entra in quello cammino, che voi ne verrete e capo. Al giudicamento lo giorno sicuramente va, inanzi alla signoria, n?? niuna cosa non domandare; e cosa ismarrita non potrai lo giorno trovare, e da mezzo giorno inanzi sangue non ti menomare.

(1360) Nel C. F. R. leggesi: Ces sont les chapitles des VII planetes en chi trove l'om ce ch'il doit faire et de ce que il desire de savoir. ??? SATURNUS.

(1361) Bestes de mangier C. F. R.

(1362) Cos?? anche nel C. R. 2. ??? Ma nel C. F. R.: possessions. ??? ?? facile vedere come sia nato l'errore.

(1363) viage en terre C. F. R.

(1364) en les primiers hores dou ior C. F. R.

Cap. CCCCXXX. (1365)

Se voi volete sapere di persona malata o di persona in grande istretta (1366), ella sar?? in pericolo a V giorni. E se voi volete sapere di persona innaverata, in grande pericolo di morte sar??. E se voi volete sapere di persona ch'?? in distretta, a grande pena scanper??. Lo giorno non fare saramento, perch'egli vi sar?? contradio. Lo giorno non vestire roba nuova, ch?? voi sarete morto o magagnato o malato; non correre bestia lo giorno, n?? non montare in albore, n?? passare acqua. Lo giorno ti guarda di scoprire lo tuo segreto, se non a Dio o al predicatore (1367) che sar?? in luogo di Dio.

(1365) Nel C. R. 2.: Lo re domanda se l'omo potrebe sapere di persona malata o che fosse in grande stretta.

(1366) istremit?? C. R. 2.

(1367) confessore C. R. 2. ??? a Dieu ou a ciaus qui por lui seront en terre C. F. R.

Cap. CCCCXXXI. (1368)

Se vuogli desiderare alcuna cosa ad avere, se voi dovete andare lo giorno inanzi giustizia, si state dalla parte diritta. Se voi volete sapere di persona che ?? morsa di serpente, di quello male morr??; e di persona che ?? caduto da alto, egli guarir??. Se voi volete sapere di persona che ?? in viaggio, tosto verr??, ma alcuna cosa del suo perder??. Se vole sapere di servigio e di signore novello, al primo della sua signoria s'alzer??, e onore avr??e; e di questo a poco a poco s'abasser??, e a dirieto si consumer?? (1369). Se voi volete sapere lo giorno di persona malata, ella morr?? di quello male, o magagnata sar??. Se voi volete sapere lo giorno di femmina pregna, tosto partorir??.

(1368) Nel C. R. 2. Lo re domanda: come avr?? l'uomo ci?? che desidera?

(1369) au derain C. F. R.

Cap. CCCCXXXII. (1370)

Se lo novero falla in Iupiter, quello giorno conpera oro e argento e metallo e ferro. Non conperare drappi n?? sottile avere. Conpera per guadagnare. Bestie cavalline non conperare. Pesci non mangiare (1371). Cominciare puoi viaggi in terra. Conpagnie con tutte le genti lo giorno sicuramente puoi fare. Non ti menomare sangue lo giorno. Sicuramente piglia medicina. Battaglia lo giorno non cominciare. Inanzi giudicio e inanzi signore sicuramente poi andare. Se voi volete sapere di persona malata, guarr??, similemente di persona che ?? innaverata. Quelli che ?? in distretta tosto dilibero sar??. Lo giorno puoi vestire roba nuova, e cavalcare sicuramente, e montare in albore e in altro. E se tu ??i amico, lo giorno ti puoi fidare, e discoprire lo tuo segreto. E lo vostro disio voi l'avrete. Lo giorno puoi fare tutte medicine del tuo corpo. Se voi volete sapere di persona ch'?? morsa di serpente o di bestia arrabiata, non avr?? niuno male. Se voi volete sapere di persona che ?? in viaggio, con grande allegrezza ritorner??. E se voi volete sapere di signore novello, con grande onore la sua signoria manterr??. Se l'uomo vi dee dare moneta, sicuramente lo giorno ricevete. Se voi volete prestare, sicuramente prestate. Se voi volete sapere di bestia malata, sicuramente ella guarir??. Lo giorno i fanciulli metti ad aparare arte, che bene ander??. Se voi volete sapere di femina gravida, sanza pericolo partorir??.

(1370) Nel C. R. 2.: Lo re domanda se lo numero falla in Iupiter che diverr??? ??? Il C. F. R. ha semplicemente: IUPITER.

(1371) possessions achate C. F. R.

Cap. CCCCXXXIII. (1372)

Se 'l numero falla inverso il giorno (1373), tu ti dei guardare di molte cose di vendere, e di conperare tutto sottile avere, n?? oro n?? argento n?? metallo n?? ferro. Arme vendi; e compera sicuramente bestie cavalline; n?? bestie da mangiare per guadagnare. Lo giorno non conperare grano, n?? vendere drappo. Lo giorno non ti intramettere in niuno edificamento. Non fare lo giorno viaggio in terra n?? in acqua. Non fare conpagnia n?? con mercatante, n?? con uomo d'arte. Con uomo d'arme non avere a fare. Isposare moglie (1374) n?? giacere con pulcella non fare. Lo giorno sicuramente medicina piglia. Battaglia non fare. Lo giorno sicuramente fa incominciare (1375) citt?? e castella, che a capo verrai. A giudicamento sicuramente va, ma troppo non apellare (1376). Cosa perduta non si trover??. Sangue lo giorno non ti menovare. Se voi volete sapere di persona malata, a grande pericolo sar??. Sicuramente lo giorno ti guarda di fare roba nuova (1377). Lo giorno sicuramente tutte cose che apartengono a fatto d'arme sicuramente fa. Lo giorno guarda lo tuo seguito; non dire a niuno lo tuo disio (1378). Lo giorno non pigliare niuna medicina. Se voi volete sapere di persona ch'?? morsa di serpente o di bestia arrabiata, a grande pericolo sar??. Se voi volete sapere di persona che ?? in viaggio, a pena verr?? che non gli venga grande dannaggio (1379). Se voi volete sapere di signore novello, in che torner?? lo suo fatto, e egli star??e molto in guerra, e al didietro monter?? (1380) i suoi nimici; e durer?? (1381) in grande signoria intorno di VIII anni. Se voi avete a domandare, lo giorno non domandate nulla. Bestia malata guarr??. Lo giorno non vendere nimica possessioni. Lo giorno metti fanciulli a 'nprendere fatti d'arte, che in bene ander??. Se voi volete sapere di persona gravida, a grande pericolo partorir??.

(1372) Nel C. R. 2.: Lo re domanda: se lo numero falla verso il giorno l'omo che de' fare? ??? Il C. F. R. ha non altro che MARS. ??? E Marte, non giorno, crediamo abbia da leggersi.

(1373) en Mars C. F. R.

(1374) Fianser feme C. F. R.

(1375) assediare C. R. 2.

(1376) parlare C. R. 2.

(1377) Robe neuve le ior ne vestir ne chaussement; et se la robe est vermille, seurement (chi) la veste et chi autrement la fait mort ou navres en elle sera C. F. R.

(1378) de ton desir tu n'en auras neent C. F. R.

(1379) apaines vendr??, et se il vient grant damage aura C. F. R.

(1380) sormontera C. F. R. ??? sometter?? C. R. 2.

(1381) Manca durer?? al n. t. e al C. R. 2. ??? Abb. suppl. col C. F. R.

Cap. CCCCXXXIIII. (1382)

Se il novero falla nel sole, quello giorno potete sicuramente vendere e conperare. Drapi di lana, possessioni, vendere lo giorno e comperare sicuramente. Tutti edificamenti puoi lo giorno edificare. Viaggi per terra e per acqua sicuramente comincia. Lo giorno sicuramente ti menova sangue. Battaglie e asediamento di terra sicuramente potete fare. Inanzi a signoria sicuramente (1383), e dalla sua parte diritta ist??. Cosa perduta si ritroverr??. Se voi volete sapere di persona malata, ella guarr??; e simigliantemente s'ella ?? innaverata. Lo giorno potete vestire roba nuova, cavalcare bestia d'ogni lato (1384), ma non montare a cavallo dall'alto (1385). Non passare grande acqua a cavallo. Voi avrete lo vostro disio per signorie. Morso di serpente, niuno male avr??, se non che grieve sar??, e in grande pericolo di morte. Quelli che ?? in viaggio a grande gioia verr??. Fanciullo puoi mettere e tutte arti. Vostra visione in bene averr??. Femmina pregna con grande pericolo partorir??.

(1382) Nel C. R. 2.: Lo re domanda: se lo numero falla in sole sar?? buono vendere e comprare? ??? Nel C. F. R. solamente SOL.

(1383) Manca il verbo qui come nel C. R. 2. ??? Nel C. F. R.: devant segnor seurement entres.

(1384) par tout C. F. R.

(1385) en hautesse C. F. R.

Cap. CCCCXXXV. (1386)

Se il novero falla in Venus, quello giorno vi sar?? contrario in tutte le cose, infino a mezzo giorno. E da mezzo giorno inanzi guardati di comperare n?? di vendere n?? oro n?? argento n?? bestie menute n?? grandi; e tutte l'altre cose vendi sicuramente. Non conperare quello giorno edificamento conpiuto. Medicina lo giorno piglia sicuramente. Battaglia n?? asediamento di terra la mattina insino a mezzo giorno non farai; e da mezzo giorno inanzi sicuramente puoi fare. Cosa perduta si troverr??, con grande travaglio. Se voi volete sapore di persone inaverate, con grande travaglio in pericolo di morte ser??. Quelli che ?? tenuto su libro presentemente sar?? (1387). Se voi volete sapere di persona che sia morsa da serpente o da bestia arrabiata, ella guarir?? e alcuno male non avr??. Persona che ?? caduta da alto in grande pericolo sar??. Se voi volete sapere di persona che ?? in viaggio, tardi verr??, ma in grande allegreza poi verr??. Se voi volete sapere di signore novello, per femina si consumer??. Con femina lo giorno non t'acostare. E femina pregna a gran pena partorir??.

(1386) Nel C. R. 2.: Lo re domanda: se 'l numero falla in Venus che verr??? ??? Il C. F. R: VENUS.

(1387) Mancano queste parole cos?? al C. R. 2. come al C. F. R. ??? Intenderei per quelli che ?? tenuto su libro, il debitore. E forse dopo sar?? deve leggersi chiamato in giudizio.

Cap. CCCCXXXVI. (1388)

Se lo novero falla in Mercurio, lo giorno ti guarda di vendere e di conperare tutte cose per guadagnare. Lo giorno puoi cominciare viaggio. Lo giorno non entrare di conpagnia di piccolo uomo (1389). Lo giorno ti guarda bene. Sposa moglie (1390). Lo giorno sicuramente isciemerati sangue. Non fare battaglie. Asediamenti lo giorno comincia. Cosa perduta tosto ritroverrai. Se voi volete sapere di persona malata, in grande pericolo sar??; e se ella ?? innaverata, guarr??. Fanciullo lo giorno non mettere a niuna arte. Se puoi, conpera possessione. Femina gravida con grande pericolo partorir?? (1391).

(1388) Nel C. R. 2.: Lo re domanda: se 'l nomero falla in Mercurio che cosa ?? buono a fare? Il C. F. R.: MERCURIUS.

(1389) Garde toi le ior de conpagnie de home petit a grant barbe C. F. R.

(1390) Non possiamo corr. col C. R. 2. dove la lezione ?? peggiore che nel nostro ??? Il C. F. R.: a feme ieune peus avoir compagnie.

(1391) Manca al n. t. e al C. R. 2. il Cap. intit. LUNA nel C. F. R.

Cap. CCCCXXXVII. (1392)

Per le due cose che si chiamano caput e cauda, e per lo sole e per la luna e per gli segni che trascorrono nei loro camini, quando la luna iscontra col sole, allora toglie brunore della terra, e toglie lo chiarore (1393).

[[Figura: Ruota della stonomia]]
[[Figura: Caput e cauda]]
ARIES
LEO
SAGITTARIO.
Sono di natura di fuoco, e sono orientali.
TAURUS
VIRGO
CAPICORNIO.
Si sono di natura di terra, si sono meridionali
GEMINI
LIBRA
AQUARIO.
Questi sono di natura di vento, e sono occidentali.
CANCER
SCORPIO
PISCES.
Questi sono di natura d'acque, e sono settentrionali

(1392) Questo Cap. nel C. R. 2. ha per titolo: Lo re domanda: la scurit?? del sole e della luna e delle stelle, come si possono scontrare e fare cos?? grande scurit?? quand'?? cos?? bello tempo?

(1393) Le due figure che seguono mancano al C. R. 2. e al C. F. R.

Cap. CCCCXXXVIII. (1394)

Per la ruota della stonomia e per la natura (1395) del fanciullo pu?? l'uomo sapere cio ch'egli avr?? intera (1396) la sua vita. Che lo giorno e la notte ??e XXIIII ore, e ciascuna ora ?? MLXXX punti; e ciascuno punto pu?? nasciere una persona, che non si somiglierebono del tutto, e s'egli (1397) si somigliassero d'alcuna cosa, di richeza o di povert?? o di morte o di malizia, e di cogitazioni e di volont?? o d'alcuna altra cosa; ch?? le diferenze sono pure visibili e non visibili. E se alcuna persona avesse in cuore alcuna cogitazione, o di segnale (1398), dentro e di fuori, conciosiacosa ch'egli fosse piccolo come una punta d'ago; e un'altra persona no' l'avesse in s??, egli non sono mica d'una maniera. Se tre uomini fossono d'una volont?? e d'uno godere e d'una maniera, e che di tutte cose si somigliassono, e uno avesse uno piccolo segnale al petto, gli altri noll'avessero, anzi l'avessero alla spalla o in altro luogo, dunque non si somiglierebono tra loro, che alcuna diferenza non avesse tra loro. Perci?? in uno punto del giorno e della notte nascono due criature, gi?? perci?? non si somiglierebono del tutto. E perci?? sono le diferenze de' punti delle XXIIII ore. E perci?? Idio volle che niuno uomo sapesse quello ch'egli sapea; ma egli comand?? bene che uomo sapesse alcuna cosa. E le cose che l'uomo non potesse sapere n?? ritenere, egli le riceve  (1399) in lui; e da s?? niuno le potesse sapere, se non egli, e quelli a cu' egli comander?? lo suo comandamento, ch'egli lo sapr??, cio ?? a sapere le cogitazioni e i pensieri e la volont?? e la morte e l'ore e punti e le diferenzie delle creature, e molte altre cose, che niuno le puote sapere, se non Iddio e quelli che egli vuole che le sappiano. Gli angioli no' le possono sapere, se non per la volont?? di Dio. Ma bene ci ?? egli dato per la sua misericordia iscienzia di sapere dell'altre cose che sono avenire, e di ci?? che averr?? a una persona, per questa arte. E volle Iddio e degni?? che noi la sapessimo; cos?? com'egli aprese per lo suo angelo a Giafet lo figliuolo di No??. E se tu vorrai sapere che averr?? a una persona, in tutta sua vita, in sua natura (1400), lo potrai sapere.

(1394) Nel C. R. 2. ha per titolo: Lo re domanda come potrebe sapere l'omo quello che de' avere alcuna persona in tutta sua vita.

(1395) nativite C. F. R.

(1396) in tutta C. R. 2.

(1397) Bisogna intendere: anche se essi somigliassero; o meglio: come che essi somigliassero.

(1398) Intenderei o alcuno segnale, sebbene piccolo, come punta d'ago.

(1399) le ritenne C. R. 2.

(1400) nativit?? C. R. 2.

Cap. CCCCXXXVIIII. (1401)

Quando la femina partorisce inanzi lo suo partorire d'uno giorno o di pi??, tu inchinerai lo tuo cuore verso Dio e la tua pensata verso tutta gente (1402); e ti terrai netto di tuo corpo e di tutti peccati e di follia. E in su questa maniera ti terrai infino al partorire. E priega Dio, di buon cuore, che ti dia asapere dell'essere di quella criatura. E a quella ora che la femina vorr?? partorire tu sarai in disparte, in un altro luogo, ove tu potrai udire l'affare, gli gridi ch'ella far?? (1403); e si avrai la tua ruota in uno luogo presso di te; e arai apostata una persona, che ti gridi o faccia cenno in quello punto. Tu alluminerai la candela ch'?? di sopra alla ruota, e in sulla pianeta ove lo chiarore disciender??, quella sar?? la pianeta del fanciullo. Quello capitolo di quella pianeta potrai sapere, e il fatto di quello fanciullo; e ci?? che sar?? di lui disciender?? sopra la pianeta. E quando tu avrai fatto accendere la candela ne la ruota, fa' alungare tutti gli altri lumi, per meglio vedere lo chiarore della candela della tua ruota. E se lo lume tocca in due pianete, la natura del fanciullo sar?? in quello che lo lume avr?? pi?? toccato. E se tu vuogli sapere lo contradio del fanciullo, tu lo potrai sapere.

(1401) Nel C. R. 2. ha questo titolo: Lo re domanda: potrebe l'omo sapere la ventura de' fanciulli?

(1402) et la pensee envers Dieu et vers toutes choses C. F. R.

(1403) Queste parole ci fanno ricordare di quel Morin astrologo, che stava nascosto presso la camera di Anna d'Austria, per trarre l'oroscopo del gran re nascituro.

Cap. CCCCXXXX. (1404)

Per gli segni che saranno in quella ora e incontro a quella pianeta, ove lo chiarore disciender?? sopra lei; che altres?? come le pianete si volgono in cielo, altress?? si volgono i segni, e molto pi?? tosto.

(1404) Nel C. R. 2.: Lo re domanda come si potrebe sapere li segni che saranno al punto della nativit?? de' fanciulli.

Cap. CCCCXXXXI. (1405)

Quando tu fedirai la ruota d'una mano, per fare lo suo torno, e tu falli (1406), e se tu la fiedi e ella non si volgie, non ti travagliare pi?? in quello fanciullo (1407). E se ella torna al primo colpo, nolla fedire pi??. E se voi volete conoscere la pianeta del fanciullo, prendete gli punti della pianeta; e pigliate lo nome del giorno e del mese in che lo fanciullo ?? nato; e pigliate i punti che sono sopra le lettere; e ciascuno punto mette una volta. E se lo fanciullo ?? nato da prima sera infino alla mezza notte, si sar?? contato del giorno che dee entrare; e altrettale conta del mese e della luna. E quando voi averete presi i punti della pianeta e i punti del mese e i punti del giorno, tu farai di tutti una somma; e li nomeri disparte (1408) tu abatterai, sicch?? rimangano pari; e poi abbatterai XV; e poi fa' li punti de' segni, e abbattine VII; e lo rimanente conta VII a VII, sopra gli XII segni, e si comincerai da Virgo; e in quello segno sar?? incontrata la pianeta del fanciullo, al punto di sua natura. E per quello segno potrai conoscere l'arte e i punti da sua natura, e la contrario, e la vita che sar?? del fanciullo; che per lo segno corre l'arte e li punti e la vita e lo contrario, e lo segnale di tutte le criature, secondo lo 'ncontramento di sua pianeta, che sar?? al punto di sua natura; e tutte cose della persona come della pianeta.

(1405) Nel C. R. 2.: Lo re domanda: come avrai tu toccata la ruota colla mano per fare lo suo torno?

(1406) et tu failles III fois de ferir C. F. R.

(1407) Il C. F. R. aggiunge: car il ne touchera mie les VII jors.

(1408) Cos?? anche il C. R. 2., ma ?? da credere abbia a leggersi non disparte ma dispari. ??? Il C. F. R. ha: nomp (cos??). ??? Supponiamo da intendere non paires.

Cap. CCCCXXXXII. (1409)

Se tu vuogli conoscere l'essere d'una persona, che tu non sia istato al suo nasciere, e conosciere grande partita di quello che sar?? di lei, piglia lo suo diritto nome, e quello della sua madre, e li nomi delle VII pianete, e pigliate i punti, e i punti delle lettere per ciascuna lettera una volta; e contate tutti gli punti che voi pigliate per decine, VII a VII; e ci?? che dimora (1410), si abatte. E poi contate lo settimo per decine altra volta; e ci?? che iscanper??, si abatte. E poi fate delle decine una somma, e si abattete di loro VII; e lo rimanente contate sopra li XII segni; e cominciate a Capicornio, e contateli VII a VII. E l?? ove finir?? quello segno, si pigliate lo nome di quello segno, e per ciascuna lettera una volta; e piglia li punti medesimi che sono di quello detto segno, e tutti i punti che tu ??i abattuti, e fa una somma, e conta sopra le VII pianete una a una, e comincia a Saturno. E l?? ove gli punti falleranno, quella pianeta ?? di quella persona; e al capitolo di quella pianeta conoscierai l'essere di quella persona. E se tu vorrai conosciere lo segno, leggi tutti gli segni di quella pianeta; e quello che toccher?? pi?? a sua maniera e al suo fatto, quello sar?? lo suo segno.

Queste sono le lettere e gli loro punti:

XII. X. XIIII. L. LI. XI. II. XLVI. V. VI. XI. X. VIIII. XXI. XLIIII. IIII. VIII. III. X. VIIII. IIII. LVIII. XIII. II. ??? A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y. ???

Queste sono le pianete e li loro punti, sopra loro, per ragione ordinati:

XI VIIII XX XVIII
SATURNUSIUPITERMARSSOL
XVI XIII VII
VENUSMERCURIUSLUNA.

Questi sono gli segni e gli loro punti sopra loro:

XV X VIII XXIII
ARIES,TAURUS,GEMINI,CANCER,
XII XVII XIIII XVIII
LEO,VIRGO,LIBRA,SCORPIO,
VIIII XXXI XIII
SAGITARIO,CAPICORNIO,AQUARIO,
XVII
PISCIES.

(1409) Nel C. R. 2.: Lo re domanda se l'omo potrebe sapere o conosciere la pianeta d'una persona che tu non sia stato al suo nascimento.

(1410) ci?? che ne scanper?? C. R. 2.

Questi sono gli vii capitoli delle vii pianete:

Cap. CCCCXLIII.

Saturno inprimamente.

Fanciullo ch'?? nato in quella (1411), egli sar??e noioso garzone a nutricare; e sar?? in pericolo d'essere infermo in sua gioventudine. Egli crescer?? in bene; e aver?? forte malattia; e sar?? folle garzone. E quand'egli passer?? gli IIII anni, egli sar?? pauroso e codardo; e da X anni insino a XIIII, sar?? in pericolo d'annegare in acqua; e da XXV anni innanzi venture (1412) aver?? in bestie cavalline. E si sar?? grande uomo bruno, con grande barba; e piglier?? in sua vita tre mogli: l'una sar?? pulcella e l'altra no. E sar?? malinconoso; e spesso perder?? e spesso guadagner??. E sar?? amato da uno grande signore sanza profitto; e sar?? odiato da' suoi parenti. E sar?? grande manicatore e piccolo bevitore; e sar?? troppo frettoloso; e amer?? di fare servigio alle genti. Volentieri udir?? novelle, volentieri l'ascolter??. Amer?? la moneta, e sar?? cupido e scarso; e spesso si muter?? d'un luogo in un altro; e non avr?? ventura di conpagnia. E sar?? di buono pentimento; e dotter?? li suoi nimici; e sar?? molto lusurioso; e avr?? aversit?? in sua vita; e perder?? sangue di suo corpo di ghiado (1413). Le collere nere signoregeranno lo suo corpo. Le vivande agre gli faranno male. Dotter?? troppo lo freddo. Lo migliore giorno della settimana si sar?? la domenica; e de' mesi, lo settenbre; e de' colori, lo vestimento biadetto.

(1411) in questo pianeta C. R. 2.

(1412) Manca al n. t. innanzi e venture. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(1413) perdra sanc de son cors de glaive C. F. R. ??? Cos?? spiegasi il di ghiado, che nel C. R. 2. non leggesi.

Cap. CCCCXLIIII.

Lo re domanda: se Aries ?? stato contrario alla sua pianeta che sar??? Sidrac risponde:

Se Aries lo primo segno ?? contrario alla sua pianeta, al punto di sua natura, egli morr?? piccolo fanciullo. Se Saturno ?? stato, egli aver?? arte di lavoro di terra; e fia rubello (1414) uomo, ma povero sar??; e avr?? segno nel ventre, e sar?? in pericolo di bestie. E se egli di questo scanpa, egli viver?? lungamente.

(1414) bello C. R. 2.

Cap. CCCCXLV.

Lo re domanda: se Gemini ?? stato che sar??? Sidrac risponde:

Se Gemini ?? stato, sar?? in pericolo d'acqua; e se egli di questo scanpa, viver?? brieve tempo. Se Cancer v'?? stato, elli diventer?? contratto, e non avr?? niuna arte. Se Leo v'?? stato, egli sar?? uomo d'arme; e sar?? comunale cogli altri uomini; e avr?? segno nel collo; e sar?? in pericolo di morte d'arme; e se di questo scanper??, viver?? lungamente. Se Virgo sar??, egli morr?? piccolo fanciullo. Se Libra v'?? stato, egli avr?? arte di stormenti. Se Scorpio v'?? stato, egli aver?? arte di ferro, e sar?? povero uomo. Se Capicornio v'?? stato, egli avr?? arte d'agora (1415), e avr?? segno nel volto, e morr?? giovane. Se Aquario v'?? stato, sar?? lavoratore di terra, e avr?? segno nella mano. Se Pisces v'?? stato, egli avr?? arte d'andare e di vienire. E se la creatura ?? femmina, tutto in questa gli averr??.

(1415) Agora per aghi non ?? registrato nella Crusca, la quale per?? definisce l'agorajo, chi fa o vende l'agora cio?? gli aghi.

Cap. CCCCXLVI.

Lo re domanda: che sar?? del fanciullo se Aries ?? stato contra a Iuppiter? Sidrac risponde:

Lo fanciullo che sar?? nato in questa pianeta sar?? fello garzone, e avr?? grande malattie, e scamper?? di morte; e da XVIIII anni infino a XXVIII sar?? fedito di tre fedite, e perder?? molto sangue; e da XX anni infino a XL sar?? fedito di V fedite. E sar?? di grandi mali incolpato. E sar?? grande uomo rosso; e avr?? occhi neri, e male ne' denti (1416); e si frammetter?? tra grandi signori, e aver?? onore e prode di loro. E sar?? sottile e coperto (1417). E piglier?? due mogli, e amendue vedove. Se Aries lo primo segno ?? stato contra la sua pianeta, al punto di sua natura, sar?? ricco uomo, e vender?? e conperr??; e fia in pericolo; se di questo scanpa, viver?? comunale tenpo. Se Taurus vi fia istato, egli aver??e arte di ferro, e sar?? povero uomo; e avr?? segno nel collo; e avr?? pericoli di fuoco; e se di questo canper??, viver?? comunal tenpo. Se Gemini v'?? stato, avr?? arte di tessere (1418), e sar?? ricco uomo; e avr?? segnale nel volto; e sar?? in pericolo di pietra (1419); e se di questo scampa, viver?? poco. Se Cancer v'?? stato, egli sar?? possente uomo; e avr?? segno nel capo; e sar?? in pericolo d'acqua; e se di questo scanpa, viver?? lungo tempo. Se Leo v'?? stato, egli sar?? ronpitore di pietre (1420); e avr?? segnale nel collo; e avr?? pericolo di cadere dirupo (1421); e se di questo scanpa, viver?? comunal tenpo. Se Virgo v'?? stata, egli avr?? arte di lettera; e sar?? savio uomo; e avr?? segno nella coscia; e avr?? pericolo d'acqua; e se di questo scanpa, viver?? gran tenpo. Se Libra v'?? stata, egli avr?? arte di colori; e fia comunale uomo di persona; e sar?? in pericolo d'essere magagnato; e se di questo scanpa, viver?? lungo tenpo. Se Scorpio v'?? stato, egli aver?? segno al bellico, e viver?? poco. Se Sagittario v'?? stato, egli sar?? maestro d'ascia; e sar?? ricco; e avr?? segno nella gota. Se Capicornio v'?? stato, egli morr?? giovane fanciullo, e avr?? segno nelle giunte, e sar?? bello garzone. Se Pisces v'?? stato, egli sar?? barattiere e trincatore (1422); e sar?? povero uomo; e avr?? segno nella gola; e avr?? pericolo di morire subito (1423); e se di questo egli canpa, viver?? lungo tenpo. E s'ell'?? creatura femmina, in questo mondo sar?? lo suo essere in tutte cose che a femina apartiene.

(1416) e malvedenti C. R. 2.

(1417) soutil et parfont C. F. R.

(1418) art de letre et de penne C. F. R.

(1419) de glaive C. F. R.

(1420) il aura art d'armes C. F. R.

(1421) di alto C. R. 2. ??? de morir de cop de best. C. F. R. ??? Potrebbe intendersi: cadere da un dirupo; o forse cadere e dirupare.

(1422) brigante C. R. 2.

(1423) di morte subitana C. R. 2.

Cap. CCCCXLVII.

Lo re domanda: che sar?? del fanciullo se Aries ?? stato contro alla sua pianeta, e Iupiter al punto della sua nativit??? Sidrac risponde:

Lo garzone che ?? nato in questa pianeta, egli sar?? comunale garzone a nudrire; e da VII anni inanzi avr?? grande malatie, infino a XVI anni. Sar?? savio garzone; e avr?? ventura di vendere e di conperare; e sar?? bello uomo e bianco e ritondo; e amerassi di portare (1424) nettamente; e dotter?? troppo signoria. Lo suo essere migliorer?? tuttavia in riccheza. Egli troverr?? avere sotterra; e sar?? amato da femmina e da' suoi. E sar?? di grandi pensieri, e piccolo mangiatore e leggiere; e non amer?? nimica troppo lo servigio del suo Dio. Spesse volte si muter?? d'uno luogo in uno altro. E avr?? una sola moglie in sua vita; e avr?? molti fanciulli; e sar?? di belle parole e di belle risposte; e sar?? pauroso, e molto lusurioso. Le femmine signoreggieranno lo suo corpo. Le vivande agre gli saranno contrarie. Lo migliore giorno della settimana gli sar?? luned??; e de' mesi il giugno; e del vestire il bianco.

(1424) e amer?? di portare s?? C. R. 2.

Cap. CCCCXLVIII.

Lo re domanda: che sar?? del fanciullo se Aries ?? stato contrario? Sidrac risponde:

Se Aries lo primo segno fia istato contro alla sua pianeta, al punto di sua natura (1425), egli avr?? arte di vendere e di conperare, e sar?? ricco uomo; e avr?? segno nel ventre; e sar?? in pericolo d'acqua; e se egli di questo scanpa, viver?? grande tenpo. Se Taurus v'?? stato, egli aver??e arte di cuoi; e sar?? povero uomo; e avr?? segno nel collo; e sar?? in pericolo di signoria; e se di questo iscanpa, viver?? lungo tenpo. Se Gemini vi fia istato, egli avr?? arte di lettera e di penna; e sar??e molto savio uomo e ricco e di grande podere; e avr?? segno nel braccio; e avr?? pericolo d'acqua; e se di questo scanpa, viver?? brieve tenpo. Se Cancer vi fia istato, egli sar?? grande uomo possente: e avr?? segno nelle reni; e sar?? in pericolo di morte d'arme; e se di questo scanpa, viver?? gran tenpo. Se Leo v'?? stato, egli avr?? arte d'arme; e sar?? povero uomo e ardito; e avr?? segno presso del fermamento (1426); e sar?? in pericolo di morte di colpo di bestia; e se di questo scanpa, viver?? brieve tenpo. Se Virgo fie stata, egli avr?? piccoli figliuoli (1427). Se Libra fia stata, egli avr?? arte di stormenti; e sar?? ricco uomo; e avr?? segno nel bellico; e fia in pericolo di signoria; e se di questo scanpa, viver?? lungo tenpo. Se Scorpio v'?? stato, egli avr?? arte di ferro; e fia povero uomo; e avr?? segno nella natica; e sar?? in pericolo di cadere da alto; e se di questo scanpa, viver?? brieve tenpo. Se Capicornio v'?? stato, egli avr?? arte d'agora; e fia povero uomo; e avr?? segno nel volto; e sar?? in pericolo d'essere magagnato; e morr?? giovane. Se Aquario v'?? stato, egli sar?? lavoratore di terra; e sar?? povero uomo; e morr?? giovane sanza niuno pericolo; e avr?? segno nelle mani. Se Piscies fia istato, egli avr?? arte d'andare e di venire; e sar?? comunale uomo di podere; e avr?? segno al bellico; e sar?? in pericolo d'acqua; e se di questo scanpa, viver?? gran tenpo. E se la criatura ?? femmina, tutto altress?? a questa ragione fia di questa natura, cio?? di quello che apartiene a fatto di femmina.

(1425) nativit?? C. R. 2.

(1426) pres dou fundement C. F. R.

(1427) Cos?? anche nel C. R. 2.; ma crediamo che la vera lezione sia quella del C. F. R.: se Virgo a este il mora petit enfant.

Cap. CCCCXLVIIII.

Lo re domanda della natura del garzone (1428). Sidrac risponde:

Lo fanciullo ch'?? nato (1429) in questa pianeta sar?? buon fanciullo, di buona aria a nodrire; e avr?? grande malizia nella sua gioventudine. Di X anni sar?? umile fanciullo, e amer?? lo suo Iddio e lo suo comandamento, e sar?? di buone parole e di buona iscienzia. E sar?? lungo uomo e bianco; e non aver?? moglie in tutta la sua vita; e non amer?? lo peccato; e fia casto; e piccolo mangiatore e piccolo bevitore. Lo migliore giorno della settimana gli fia lo marted??; e de' mesi lo maggio. Le collere gialle signoreggieranno lo suo corpo. E de' vestimenti gli sar?? lo biadetto migliore.

(1428) Nel C. F. R. questo Cap. ha per titolo: Mars.

(1429) Nel n. t.: detto. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. CCCCL.

Lo re domanda: che sar?? dal fanciullo se Aries ?? stato contro a Sol? Sidrac risponde:

Se Aries lo primo segno ?? stato contro la sua pianeta, al punto della sua natura, egli sar?? possente uomo e grande, cio?? signore; e avr?? segno nel ventre; e sar?? in pericolo d'arme; e se di questo scanpa, viver?? gran tenpo. Se Taurus fia stato, egli non toccher?? nimica gli VII anni. Se Gemini fia stato, egli avr?? arte di vendere e di conperare; e non avr?? niuno pericolo; e sar?? ricco uomo; e avr?? segno nella gamba; e viver?? assai. Se Cancer fia istata, egli viver?? piccolo garzone. Se Leo fia stato, egli sar?? uomo d'arme; e avr?? segno nel collo. Se Virgo fia stata, egli avr?? segno nel volto; e in pericolo d'acqua, e se di questo scampa, viver?? lungamente. Se Libra fia stata, egli avr?? arte di bilancie; e fia ricco uomo; e morr?? sanza niuno pericolo (1430); e avr?? segno nel membro. Se Sagittario fia stato, egli avr?? arte di legname; e sar?? ricco uomo; e avr?? segno nella coscia o sopra il pettignone; sar?? in pericolo d'essere vocolo; e viver?? lungamente. Se Capicornio fia istato, egli avr?? arte di lettera; e morr?? giovane; e sar?? povero uomo; e avr?? segno al petto. Se Sagittario fia istato, egli avr?? arte di tessere; e fia ricco uomo e comunale. Se Pisces fia istato, egli avr?? arte di lettera; e sar?? molto possente uomo, e onorato; e avr?? segno al braccio. E se la criatura fia femina, tutto altress?? averr?? a questa medesima ragione, a ci?? che a femina s'apartiene.

(1430) e sar?? in pericolo d'essere vocolo C. R. 2.

Cap. CCCCLI.

Lo re domanda: che sar?? del fanciullo nato in Mercurio, che ne dice elli? Sidrac risponde:

Lo fanciullo che ?? nato in questa pianeta sar?? amato in sua piccolezza dalla gente; e sar?? avenente, e di buona notricatura. E poi diventer?? orgoglioso e maldicente; e sar?? fedito di lancia per la sua lingua; e sar?? scarso e cupido. E piglier?? una femmina in sua vita, e avr?? due fanciulli. E sar?? di male parole e di mali pensieri. Le collere gialle signoreggieranno lo suo corpo. E di vestimenti gli sar?? buono il verde; lo migliore giorno della settimana gli sar?? lo gioved??; e lo migliore mese dell'anno gli sar?? febraio.

Cap. CCCCLII.

Lo re domanda: che sar?? del garzone, che ne dice Mercurio (1431)? Sidrac risponde:

Lo fanciullo ch'?? nato in questa pianeta egli sar?? comunale a nudrire (1432); e sar?? in pericolo di cadere in fuoco; e se di questo scanpa, egli sar?? bello fanciullo, insino a otto anni; e poi insino a XIIII anni avr?? grande malatie. Le flemme nere signoregeranno lo suo corpo, le vivande agre gli saranno contrarie; gli vestimenti bianchi gli saranno buoni; lo migliore giorno della settimana gli sar?? lo venerd??; e de' mesi l'ottobre. Se Aries lo primo segno ?? stato contro alla sua pianeta, al punto del suo nascimento, egli avr?? arte di bilancie; e sar?? ricco uomo; e avr?? segno nel petto; e viver?? lungamente.

(1431) Nel C. R. 2.: che ne sar?? del fanciullo che sar?? nato in Marte?

(1432) Il n. t. ha: udire. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. CCCCLIII.

Lo re domanda: che dice la Luna del fanciullo? Sidrac risponde:

Lo fanciullo che ?? nato in questa pianeta egli sar?? noioso garzone a nodrire; e sar?? sano garzone infino a XV anni; fino a XXII sar?? tuttavia malato; e sar?? lungo e bianco e cupido; e avr?? malvagio istomaco; e porter?? la sua vita orgogliosamente. Le vivande agre gli faranno prode; lo migliore giorno della settimana gli sar?? il sabato; e de' mesi il dicenbre. Se Aries lo primo ?? stato contro la sua pianeta, al punto della sua nativit??, egli sar?? ricco uomo; e avr?? segno al pettignone; e sar?? in pericolo di morte, in fuoco; e se di questo scanpa, e' viver?? lungamente. Se Taurus fia istato, egli sar?? possente uomo, e avr?? pericolo d'essere contratto; e viver?? lungamente. Se Gemini fia stato, egli avr?? arte di lettera; e sar?? possente uomo d'altezza; e avr?? segno nella poppa; e viver?? comunal tenpo sanza pericolo. Se Cancer fia istato, morr?? povero uomo, lavoratore di terra; e fia malfattore; e viver?? molto. Se Virgo fia istato, egli avr?? arte d'agora; e avr?? segno agli orecchi; e sar?? in pericolo d'acqua; e se di questo scanpa, viver?? brieve termine. Se Libra fia stata, egli avr?? arte di ferro e di fuoco; e sar?? povero uomo; e avr?? segno nella gola; e viver?? lungamente. Se Scorpio fia istato, egli sar?? rubatore e malfattore; e avr?? segno nel ventre; e sar?? in pericolo d'essere inpiccato; e se di ci?? scanpa, viver?? lungamente. Se Sagitario fia stato, egli avr?? arte di cuoio; e avr?? segno nel volto; e avr?? pericolo di bestia; e se di ci?? iscampa, viver?? lungamente. Se Aquario fia stato, egli avr?? arte di vendere e di conperare; e sar?? in pericolo d'acqua; e se di questo scanpa, viver?? comunal tenpo. Se Pisces fia istato, egli avr?? arte di legname; e avr?? segno alle natiche; sanza niuno pericolo viver?? brieve tenpo. E se la criatura ?? femina, lo suo essere fia in quella medesima ragione, di tutto ci?? che apartiene a fatto di femina.

Cap. CCCCLIIII.

Lo re domanda: di quante maniere e di quante virt?? sono lo pietre preziose, e ove si trovano? Sidrac risponde:

Sarde (1433) e granate e lamandine (1434) e giaconte (1435) sono contate insieme (1436). Ma le giaconte ??nno la vert?? di tutte queste pietre. Ella d?? colore gentile e vermiglio; e fa l'uomo giocoso, e diventare giovane e leale; e fa all'uomo dimenticare lo suo contrario; e non teme niuno tosco n?? veleno di mala bestia. Quelli che porta questa pietra pu?? passare per luoghi pericolosi. E lealmente lo ricolgono gli osti in albergo. E quand'elli domanda cosa ove egli ??e ragione, la sua ragione gli dar?? dirittamente (1437).

(1433) Cf. C. Plinii Sec., Hist. Nat. XXXVII, 31. La Sardonia, o pietra Sarda, ?? una variet?? delle agate.

(1434) Alamandines C. F. R. Forse adamantines? ??Alamandina a loco in quo secundum plurimum generatur, sic vocatur, hoc est ab Epheso quae Alabandina vocatur alio nomine. Est autem ruborem habens fulgentem, et est lapis claris ut Sardinus??. Alb. Magn., De Miner., I.

(1435) Giarconsia o Giarcone ??? ?? un silicato di zirconio.

(1436) sont crees ensemble C. F. R.

(1437) si gli fie data dirittamente C. R. 2.

Cap. CCCCLV.

Lo re domanda: che ?? a fare lo topazio (1438)? Sidrac risponde:

Topazio ?? di giallo colore, e ?? d'una maniera d'oriente e d'arabo, e sono gli migliori topazi. Egli guarisce e rifreda d'una malizia che ?? nome fie (1439). Chi ?? segnato di topazio, gi?? pi?? non crescer?? la sua malizia. Topazio ritrae alla luna, e piglia simiglianza (1440). Quando la luna ?? laida e piovosa (1441), si ?? questa pietra torbida; quando la luna ?? bella, si ?? questa pietra pi?? bella e pi?? chiara e di migliore colore. Chi porta questa pietra, ama di portare lo suo corpo nettamente e castamente, e pi?? ama e pi?? teme lo re celestiale. Questa pietra ?? colore d'oro e d'azurro. Li re (1442) deono spesso riguardare topazio, perch'ella d?? buona ricordanza a quelli che la raguardano, e falli pensare alla reale vita coronata, che giammai non faller??. Topazio ?? pur cotale com'elli nasce (1443); e perch'elli ?? cos?? piacente che non cale altrui di pulirlo; e anche perci?? non perde la sua virt?? n?? la sua forza. Topazio dee essere sopra oro.

(1438) che virt?? ??e lo topazio? C. R. 2.

(1439) Nel n. t.: che anno fie. ??? Nel C. R. 2.: che ??nno. ??? Nel C. F. R.: chi a nom fie. ??? E secondo quest'ultima lezione, come quella che ha un qualche senso, abbiamo corretto.

(1440) retrait a la lune par semblant C. F. R.

(1441) chant la luneison est laide ec. C. F. R.

(1442) Manca al n. t. li re. ??? Abb. suppl. col C. R. 2., sulla scorta del C. F. R.

(1443) Toupasse tel com'il naist est melior C. F. R.

Cap. CCCCLVI.

Lo re domanda: che ?? a fare lo smeraldo?

Ismeraldo sormonta tutti i verdori. Li fini ismeraldi vengono di Soria, del fiume di paradiso. Ismeraldo migliora gli occhi, e lo vedere guarda di peggiorare (1444). Lo smeraldo crescie le riccheze, e fa l'uomo in parole atemperare (1445). E si guariscie una malattia del cuore; e si vale molto contra le gotte, e incontro a tempesta, e incontro a guerra. Sapiate che quelli che lo smeraldo porta sopra s??, pi?? ama di portare suo corpo nettamente, e pi?? si guarda d'udire villanie, e pi?? si mantiene godente e bello e netto, e pensa nella sua anima; e pi?? ama netti diporti e buone opere; ch?? Idio don?? a questa pietra questa virt??. Ismeraldo ?? sopra la terra pietra nomata di Dio. Una maniera di bestie sono che ??nno nome grifon, che guardano gli smeraldi sopra lo fiume di paradiso, nella terra di Soria. E questo maniere di bestie ??nno lo corpo dinanzi a modo d'aquila, e dietro a modo di lione. E una maniera di gente che ??nno nome Atrupes (1446), che non ??nno se non uno occhio nel mezzo della fronte; quelli vanno tutti armati al fiume, e pigliano di questi ismeraldi; e queste bestie gli difendono tanto come possono; ma quelli sono armati, e torre no' gli possono loro (1447). Esmeraldo netto e gentile ?? molto verdissimo.

(1444) et guarde la veue C. F. R.

(1445) et fait a home paroles atempees C. F. R.

(1446) Arimpiles C. F. R.

(1447) Odasi il dotto Alberto Magno parlare dello smeraldo (De Miner., II.): ??Fertur quod illi de nidis griphonum auferuntur, qui lapidem hunc cum crudelitate magna custodiunt: dixit enim unus de Graecia veniens, veridicus et curiosus experimentator, quod ille lapis nascitur in rupibus qui sunt sub aqua maris et quod ibi frequenter invenitur..... Expertum autem est temporibus nostris quod hic lapis, si vere bonus et verus est, non sustinet coitum: propter quod rex Ungariae, qui nostris temporibus regnat, in coitu cum uxore sua lapidem hunc in digito habuit, et propter coitum in tres partes fractus fuit. Et ideo probabile est quod hic lapis gestantem se ad castitatem inclinat. Ferunt etiam quod auget opes, et in causis dat verba persuasoria, et quod collo suspensus curat emitriteum et caducos morbos... Dicunt etiam quod bonam facit memoriam, et quod tempestatem avertit, et valet divinantibus??.

Cap. CCCCLVII.

Lo re domanda: che ?? a fare il rubino? Sidrac risponde:

Rubino ?? vermiglio, e vince tutte le cose vermiglie. Lo gentile rubino fine e netto ?? lo signore delle pietre. Egli ?? la gemma delle gemme. Egli ?? vert?? delle pietre preziose e di sopra queste (1448); e di questa signoria (1449), quando quelli che lo porta ?? tra gente, tutti gli portano onore e riverenza, e si ringioiscono della sua venuta. Le bestie che beono dell'acque dove il rubino ?? stato, guariscono della loro malizia. Chi in buona credenza raguarda questa pietra, ella il conforta, e fagli ubriare tutti i suoi contrarii, per la vert?? di Dio. Ella pasce gli occhi, e conforta il cuore: e con questa ?? l'uomo signoria sopra tutte le pietre che preziose sono (1450). Rubino ?? trovato nella profonda India, nel fiume di paradiso (1451).

(1448) Il a la vertus des pierres preciousses par dessus toutes C. F. R.

(1449) egli ??e vert?? che quando quelli che lo portano adosso C. R. 2. ??? il est de tel segnorie C. F. R.

(1450) Il n. t. ?? conforme al C. F. R. ??? Ma migliore sembra a noi la lez. del C. R. 2.: con questo ??e l'omo signoria. Sopra tutte le pietre preziose sono li rubini.

(1451) Anche del rubino vedi le virt?? miracolose in Alb. Magn. loc. cit.

Cap. CCCCLVIII.

Lo re domanda: che ?? a fare il zaffiro? Sidrac risponde:

Zaffiro ?? molto convenevole pietra in dito di re; e molto ?? santissima pietra e graziosa. Nella rena di Libeo, nel fiume d'Oriente, presso d'uno petrone di mare, sono trovati i zaffiri, pi?? che in niun'altra parte. Quello ?? gentile zaffiro che somiglia al puro cielo. Nella profonda acqua sono trovati i zaffiri iscuri; ma egli non sono nimica di quella virt??. Ma tutti sono dalla parte di Dio virtudiosi e pieni di grazia. Queste tre maniere di pietre di zaffiri distornano follie e invidia, e confortano i corpi e i menbri, e istornano l'uomo da prigionia; e gli aiutano a diliberare (1452). E gli prigioni gli deono toccare a' IIII cantoni della prigione e a' suoi legami; e s'egli ??e (1453) la buona credenza, egli sar?? diliberato, per la virt?? di Dio, ch'egli ?? donato a' zaffiri. Zaffiro ?? buono per acordare genti insieme, e per rompere malie; e molto vale a guarire di bocche, e di tutte enfiagioni; che l'uomo mette lo zaffiro nell'acqua, e poi gli d?? a bere di quella acqua. Idio consiglia quelli che nettamente lo porta. Zaffiro ?? del colore del cielo; ma si somiglia biadetto (1454). Chi zaffiro isguarda tutto bene gli aviene, tuttavia.

(1452) e s'egli ?? in prigione ellino l'aiutano diliberare C. R. 2.

(1453) Nel n. t.: e acci?? che. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

(1454) mais la force de l'autre veue semble qu'il soit blef. C. F. R.

Cap. CCCCLVIIII.

Lo re domanda: il diaspro (1455)? Sidrac risponde:

Diaspri sono di VIIII maniere, e di diversi colori; e sono trovati in fontane del mondo (1456). Ma lo diaspro ch'?? verde, ?? migliore che gli altri. E quando v'??e candelle vermiglie (1457), e ispartite e intagliate di vecchie intagliature (1458), quelli ?? lo signore de' diaspri. E si ?? buono contra tutti i vermini. E se tosco ?? recato l?? ove diaspro sia, egli suder??, e muter?? via di colori. E si dee per ragione istagnare il sangue a quelli che ??e buona credenza; e dee guarire di febre di ritropisia. Chi diaspro guarder?? incontro lo giorno, egli fia guardato di fantasima. E fa l'uomo possente e savio. E molto vale a femina che partorisca figliuoli, e pi?? tosto partorisce. Diaspro guarda l'uomo di contrario. Chi lo porta egli si dee guardare nettamente (1459). Diaspro ?? verde e di bello verdore (1460).

(1455) Nel C. R. 2.: che virt?? ??nno li dyaspri?

(1456) en soveraines parties dou monde C. F. R.

(1457) guotes vermeiles C. F. R.

(1458) entailes de veille entaille C. F. R.

(1459) chi le porte doit mener nete vie C. F. R.

(1460) Fra tante virt??, non ?? qui detto di quella pi?? comunemente attribuita dagli antichi al diaspro, di dare facondia agli oratori. N?? l'altra, da Alberto Magno ricordata, quod gestantem se a luxuria prohibet.

Cap. CCCCLX.

Lo re domanda: che ?? a fare di liguria? Sidrac risponde:

Liguria (1461) ?? una pietra trovata nella terra d'India, sopra il fiume pieno di foreste. E una bestia che ?? nome lins (1462) la guarda, e la ripone dentro alla sua gola, bene in profondo, per le sue virtudi grandi, che non ci siano attevole (1463). Ligure sono di pi?? maniere; ma la migliore ??e a colore d'oro; e tali ne sono di colore di mora (1464), e altre di colore d'incenso. E tali ne sono che ??nno colore di giarcande. A questa pietra Iddio don?? molta virt??. Ella distorna l'uomo di malvagi vizii; e si ?? bona a portare incontro a pi?? maniere di genti; e guarisce lo male dello stomaco; e fa l'uomo allegro ch'?? adirato e malinconoso; e stagnia il sangue de' menbri. La femina che ligura porta, ella ?? pi?? piacevole. Questa pietra si rinfresca lo colore. Chi la porta in bocca, e chi la tocca agli occhi, ella caccia la malizia. E quella bestia che la guarda, ella si corica nella rena, per meglio guardare questa pietra.

(1461) Lyngurium Cf. C. Pl. S., H. N. XXXVII, 13.

(1462) Nel n. t. e nel C. R. 2.: lius. ??? Ma ?? certo che deve leggersi lins, essendo notissima la favola del lincurio e della lince, di che parlano gli antichi. ??? Cf. Leopardi, Err. degli ant. XVIII. Plinio, dove parla del lyngurium scrive: ??Fieri autem ex urina quidem lyncis, sed egestam terra protinus bestia operiente eam, quoniam invideat hominum usui.?? Ma il dotto naturalista a tali fole non crede: ??Ego falsum id totum arbitror.??

(1463) Nel C. F. R.: che ses grant vertus le soient aidables.

(1464) myre C. F. R. Crediamo errore il mora del n. t. e del C. R. 2.

Cap. CCCCLXI.

Lo re domanda: che ?? a fare d'agate? Sidrac risponde:

Agate sono trovate in uno fiume che ?? nome Aquide (1465). Elle sono trovate di pi?? maniere: elle sono di nere e di bianche; e tali sono verdi come diaspro taccato di vermiglio. Questa pietra ?? piena di grande virtude. E una maniera sono d'agate a vene candelate (1466), e ??nno colore d'oro o di cera. La verace agata conforta l'uomo vecchio, e spegne la sete (1467); e vale molto contro al morso del serpente, e di bestia arrabiata; e fa l'uomo parlatore. La verace agata, quando l'uomo la mette nel suo pugno chiuso, niuno lo pu?? vedere. E questa pietra ?? di verde, taccata di vermiglio.

(1465) Acate C. F. R.

(1466) guotee C. F. R.

(1467) ??Sitim quoque sedant in os additae??. C. Pl. S., H. N., XXXVII, 54. ??? E d'altre sue molte virt?? parla Avicenna, tra le quali, che d?? forza a superare i pericoli, e rende il corpo robusto.

Cap. CCCCLXII.

Lo re domanda d'amatista. Sidrac risponde:

Amatista ?? di proprio colore, e si ritrae a colore di sangue. Questa pietra ?? molto profitevole a quelli che la porta. Le bestie salvatiche vengono contra lei, e si confortano per la sua vert??. E tiene l'uomo in buona credenza. Quelli che amatista porta ?? benveduto dinanzi dal re e dinanzi a gran signori, e avr?? diliberatamente quello ch'egli chieder??. E si tiene l'uomo umile e amichevole. E quelli che questa pietra porta, ?? in s?? memoria di Dio, e si ?? molto grazioso (1468).

(1468) Eas gemmas (amethysti) magorum vanitas resistere ebrietati promittit C. Pl. S., H. N. XXXVII, XLI. ??? E Alberto Magno dice dell'amatista: ???operatur contra ebrietatem et facit vigilem, et malas reprimit cogitationes, et bonum in scibilibus confert intellectum??? loc. cit.

Cap. CCCCLXIII.

Lo re domanda di crisolita (1469). Sidrac risponde.

Crisolita somiglia acqua di mare (1470). Crisolita ?? buona per portare incontro a naturale pietra. Chi la porta non dee mica essere lordo di peccati. E si puote entrare sicuramente in tutte corti, che grazia gli porteranno tutte genti. Chi ?? questa gloriosa pietra, porta il suo corpo lealmente; e si la dee portare dalla diritta parte. Crisolita si truova in Tiope (1471); e si ?? di colore d'aqua di mare e d'oro.

(1469) Gli antichi davano il nome di chrysolito (chrysos ??? lithos) a varie sostanze minerali, e in ispecie al cimotano, al peridoto e alla apatite, a cagione del loro colore.

(1470) Benissimo aggiunge il C. F. R.: et gete flame come d'or de toutes pars.

(1471) en Egypte C. F. R. ??? Atiopia C. R. 2.

Cap. CCCCLXIIII.

Lo re domanda d'onica. Sidrac risponde:

Onica e saldonia e calcidonia sono contate insieme; e sono nella terra d'India e d'Arab; e sono di diversi colori e di diverse vertudi. Onica ?? nera; e quand'ella ?? vene (1472) o cinture bianche o perse o tacche vermiglie, quelli ?? diritto. Onica fa l'uomo pro' e ardito e coragioso; e cresciegli la sua vita; e dagli sanit?? a quelli che la porta. E fa l'uomo di sognare di notte, di parlare al suo amico morto (1473), dormendo. E gli fa sovenire al mattino di che lo morto ?? bisogno. Quelli che la porta ?? di molte buone grazie.

(1472) Nel n. t. e nel C. R. 2.: e quand'ella va e viene. ??? La correz. ci ?? indicata dal C. F. R.: et chant il a vaines ou saintures. Lo che ricorda le candide zone di Plinio.

(1473) songier de nuit et parler C. F. R.

Cap. CCCCLXV.

Lo re domanda di beriella (1474). Sidrac risponde:

Beriella ?? una pietra che ?? di colore d'acqua, quando lo sole la fiede. Si viene della terra d'India. La leale beriella gitta fuoco contra il sole (1475). Beriella nudrisce amore in uomo e in femina (1476). E sapiate che l'acque ove le berielle sono state messe, vale molto a malizie, e a' porci e a' buoi che la beono. Guarisce di stranguglione e di male di testa. Beriella non dee essere nimica intagliata malamente, ma essere piana e pulita, che la loro tagliatura gli magagna, quando lo sole gli fiere. E chi agiugne (1477) la beriella alla sua carne, lo fuoco che n'escie piglia la sua carne.

(1474) I berylli sono una variet?? degli smeraldi.

(1475) ???Expertum est quod quando.... oculo solis opponitur ignem accendit.??? Alb. Magn., loc. cit.

(1476) ???Dicunt aurifices quod coniugium conciliat inter maritum et uxorem.??? Alb. Magn., loc. cit.

(1477) ioint C. F. R.

Cap. CCCCLXVI.

Lo re domanda di calcidonia. Sidrac risponde:

Calcidonia ?? una pietra che ?? d'uno torbido biancore (1478); e ?? come cristallino. Idio le don?? tale virtude, che quelli che la porter??e ?? buono parlatore, e bene insegnato; e s'egli piatiscie con uomo che abia torto nella cosa, se egli mostra a colui calcidonia, quelli che avr?? torto perder?? la quistione; e per la forza della pietra, quelli che la porta nel dito, guarda. Quelli che oniche e sardonie e calcidonie porta ?? bene guardato, se per lo suo peccato no' le perde; ch?? calcidonia porta grazia, e l'altre lo guardano di pericoli.

(1478) torbida biancura C. R. 2.

Cap. CCCCLXVII.

Lo re domanda di sardonia. Sidrac risponde:

Sardonia ?? una pietra che ?? d'uno colore negrina. Questa pietra atenpera ira, e fa passare, e lieva li rei vizii, e dona ad uomo castit??, e fallo vergognoso, e guardalo di pericolo.

Cap. CCCCLXVIII.

Lo re domanda di diamante (1479). Sidrac risponde:

Diamante ?? una pietra che viene d'India, e sono i maschi di buono colore violetto. Quelli che vengono d'Arabie sono femmine, e sono pi?? biadetti. E niuno diamante ?? pi?? grosso che una piccola nocciuola. Questa ?? la pi?? dura pietra di tutte le pietre. Nulla non puote menovare con nulla altra pietra (1480). E di quella maniera che voi le vedete sono nate e trovate. Idio diede al diamante molte vertudi, e pi?? grazie. Egli dona a uomo che lo porta forza e vert??, e guardalo di sogniare rei sogni, e di fantasima e di veleno. E si guarda cos?? degli ossi sani e interi. Gi?? tanto non cadr?? di cavallo o d'altra bestia, che tuttavia non sieno interi, chi v'?? bene credente. Egli cava la paura di corpo all'uomo, e la tradigione e l'ira; e di lusuria ci guarda. E si amenda l'uomo di senno e di valore e di pregio e di ricchezza. Diamante si fa l'uomo molto forte, e l'aiuta contra gli suoi nimici. Quelli che 'l porta, pi?? inamora di Dio. E guarda gli semi dentro alli corpi alla creatura (1481). E chi vuole provare, egli lo dee portare dal lato manco (1482); Iddio gli mosterr?? la sua virt??; e si lo dee avere leale di sua conpera o di dono. Sanza niuno male dee essere chi cotale pretiosa pietra porta.

(1479) Plinio dice che il diamante ???hircino rumpitur sanguine.??? Ed ?? curioso ci?? che a queste parole nota un suo commentatore nel 1685, che il proprio commento scriveva ad uso del delfino di Francia: ???negant hoc esse verum recentiores physici, nisi hircus antea petroselino ac silere montano pastus sit.??? Con che il gesuita non faceva che ripetere quello che quattro secoli prima avea scritto Alberto Magno.

(1480) Non si pu?? menomare come un'altra pietra C. R. 2.

(1481) dedens le cors de la feme C. F. R.

(1482) ???Dicunt magi, quod lacerto sinistro alligatus, valet contra hostes.??? Alb. Magn., l. c. ??? Plinio che non crede alle virt?? delle altre pietre, a quella del diamante pare che presti fede. ???Adamas et venena irrita facit.... metusque vanos expellit mente.??? Come gi?? altri cantava: ???Et noctis lemures et somnia vana repellit.??? Marbod., De lapid. pret. I.

Cap. CCCCLXVIIII.

Lo re domanda di giarconsia. Sidrac risponde:

Giarconsia ?? una pietra che ?? chiamata balascio, e si truova in una ysola di Rabe (1483). Balasio ritrae a colore di rubino, ma non ?? mica di quella maniera; e quando ella ?? trovata in altra parte che rubini, ella megliora bilt?? contra bilt??. E molto ?? pi?? chiara, quando lo tenpo ?? chiaro, e ??e pi??e gentile colore. Questo ?? lo signore delle giarconesi. Rubino e giarconese e balascio, zaffiro e granate, queste tre maniere di pietre pu?? l'uomo chiamare giarconese.

(1483) Arabe C. R. 2.

Cap. CCCCLXX.

Lo re domanda di grisopasa (1484). Sidrac risponde:

Grisopasa ?? una pietra che viene della terra d'India; e lo suo colore ?? verduccio (1485). Rinfiamma come oro da tutto parti. Quelli che lo porta ?? molto grazioso di sua ventura.

(1484) O piuttosto crisoprasio. E una variet?? delle agate.

(1485) verde C. R. 2.

Cap. CCCCLXXI.

Lo re domanda di diana (1486). Sidrac risponde:

Diana ?? una pietra vermiglia e chiara, e si ?? della grandeza di una unghia d'uomo o di meno. Chi ?? buona fede in questa pietra, che lo possa aiutare per la virt?? che Idio gli ?? donata, ella istagna lo sangue della fedita l?? dove ella tocca; altres?? fa del naso e di tutto lo sangue del corpo, di qualunque parte egli fia corrotto, o di malattia, o per l'acqua che l'uomo bee. E si guarisce gli occhi che ??nno sangue di malattia, quando ?? toccata di questa pietra. Queste pietre si truovano nell'isola del mare d'India; e si si nodriscie nel ventre d'uno pescie; e dimora d'uno pesce ad altro trecento anni o pi??; allora ?? buona; e infine lo mare la getta a terra.

(1486) Cos?? tutti i Codd. Non sappiamo che pietra siasi voluto indicare con questo nome. ??? Diana si chiam?? nell'arte magica l'argento. ??? Ci?? che il testo narra de' pesci nel ventre de' quali sta questa pietra nascosta, potrebbe far pensare alle favole della dracontites.

Cap. CCCCLXXII.

Lo re domanda di turchiman (1487). Sidrac risponde:

Sorgoe ?? una pietra verde che viene dal paradiso teresto, per uno fiume che di l?? viene. Questo fiume passa per mezzo la grande India, e per uno grande diserto, e si rauna tra due montagnie, chiuse da tutte le parti, la quale acqua si raguna in uno piccolo mare; e le montagne per lo comandamento di Dio luce non ??nno (1488) da tutte parti, sicch?? inghiottono l'acqua, e la gettano d'altra parte. In quella montagna ?? bestie, che sono granti come cani, e sono pi?? correnti che gli uccelli volanti, e non vivono se non di pesci di quella acqua. Queste bestie truovano queste pietre, e le nascondono e serbano nella loro gola, perch?? noi no' le troviamo, n?? sapiamo le loro virtudi. E l'uomo non puote avere di quelle, se non per le pulcelle. Quando la gente le vogliono avere, elle mettono le pulcelle alla riva di quella acqua, e scuoprono loro lo petto e le poppe, e gli uomini l'amaestrano, che non abiano paura; e le pulcelle si pongono alla riva dell'acqua, e gli uomini si nascondono tra gli albori che vi sono. E quando le bestie che portano queste pietre, sentono le pulcelle, elle si vengono incontanente a loro, e mettono lo muso tra le poppe alle pulcelle, e dello grande diletto ch'elle ??nno, s'adormentano come tramortite. E allora gli uomini escono del bosco, e uccidongli, e cavano le pietre loro di gola (1489). Questa pietra ?? di tale vertude, come Iddio l'?? dato, ch'ell'?? buona incontro a tutte malizie al corpo, di gotte. E chi bee dell'acqua, in che la pietra sia bagnata, incontanente sana. E chi bee a digiuno uno mese di quella aqua, da indi a uno anno non sente male di gotte. E si ?? buona al male dello stomaco e degli omori; contra tutte bestie arrabiate e rei vermini. L'acqua di questa pietra guarisce il corpo di tutte malizie e di tutti omori. E quelli che la porta dee essere netto di suo corpo.

(1487) sorigue C. F. R. ??? sorgie C. R. 2. ??? Non sapremmo che pietra nascondasi sotto questo nome. ??? Alcuni naturalisti hanno supposto che per sorgoe siensi anticamente intesi i granati.

(1488) ont souspirail C. F. R.

(1489) Cos?? nel Tesoro l'unicorno pone il capo in grembo a una fanciulla vergine, e s'addormenta.

Cap. CCCCLXXIII.

Lo re domanda di cramis (1490). Sidrac risponde:

Cramis ?? una pietra piccola bianca. Chi questa pietra porta colla vertude che Iddio gli ?? donata, egli potr?? andare sicuramente tra nimici e tra tutta gente, e niuno lo potr?? vedere. Ma questa vertude non ?? se non al giorno della luna. Ma ella ??e altre vertude ciascuno giorno; che quelli che la vede da mattina e da sera, quello giorno n?? quella notte non potr?? morire di morte subitana. E chi fosse fedito, e egli la portasse sopra se, quella fedita non puote inpostimire n?? infracidare n?? avere niuno pericolo. Quelli che la porta sopra lui sar?? onorato e pregiato, e tutti gli faranno onore e reverenza. Chi la portasse sopra il suo capo, e dormisse con essa, egli vedrebe certamente quelli che l'odiano e quelli che l'amano. E chi la tenesse sopra il petto d'una criatura, quand'ella dormisse, ella direbe tutto quello ch'ell'avrebe fatto. Questa pietra si truova in una isola del profondo mare d'India la maggiore; e truovasi sopra la rena, alla riva del mare. Quando lo mare la gitta fuori alla riva, gli pesci che la sentono, si vanno fuori dell'acqua, alla rena, l?? ove ella ??; e l'acqua falla loro, e gli pesci muoiono. E le genti che truovano gli pesci alla riva, conoscono che l?? ?? la pietra; e allora la cercano, e trovallo. Ma questa pietra si truova rade volte, perch?? ne sono meno che l'altre pietre.

(1490) grasinif C. F. R. ??? Non sappiamo che abbiasi a intendere per questo nome.

Cap. CCCCLXXIIII.

Lo re domanda di vermidori (1491). Sidrac risponde:

Vermidore ?? una pietra ritonda, come noce e meno; e si rende di notte chiarore come candela; e di giorno grande rinfiabilimento. E si ?? buona contra tutte malizie del corpo e del ventre. E questa pietra truova l'uomo a una montagna in India; ben profonda nella montagna, nelle vene d'una pietra viva.

(1491) Potrebbe essere la vermiculite, specie di talco, la quale riscaldata alla fiamma di una candela, emette un gran numero di piccoli prismi cilindroidi, che s'allungano, contorcendosi come vermi.

Cap. CCCCLXXV.

Lo re domanda di riflabina (1492). Sidrac risponde:

Riflabina ?? una pietra gialla, grande come fava, e si ?? una cotal vert??, ch'ella toglie la sete, e abatte lo giallore del corpo, a chi ?? giallo il volto e gli occhi. E quelli che bee l'acqua ove la pietra tocca, guarisce del male del fegato. Questa pietra chi la porta sopra s??, si gli conforta gli menbri, e dagli grande forza, conciosia cosa ch'egli sia vecchio uomo. Questa pietra si truova in uno fiume, che passa per la piccola India. Una gente v'??, che non ??nno se non uno occhio nella fronte, che guardano queste pietre, che neuno le pu?? pigliare. Si vengono una gente, che si chiamano Nulvei (1493), e combattono co' loro, e piglianne per forza.

(1492) tifabilina C. R. 2. ??? reflambine C. F. R.  ???  Ma ci ?? ignoto che pietra possa esser questa.

(1493) Nubiens C. F. R.

Cap. CCCCLXXVI.

Lo re domanda di cocrice (1494). Sidrac risponde:

Cocrice ?? pietra bianca con una tacca vermiglia. La pietra ?? grande come una fava o meno; e si ?? cotal vert??: che gli occhi che ??nno la perla del bianco sopra la luce o di vaiuolo (1495), e sono toccati con questa pietra, quattro volte, lo male guarisce, e l'occhio sana per la vert?? di Dio. E tutti gli uomini che beono di quell'acqua, ove questa pietra tocca, quello giorno non puote avere niuno pericolo di tosco. E quelli che la porta sopra lui, niuno malvagio vermine gli si osa apressare, n?? dimorare in piazza (1496) ov'??. Questa pietra si truova in una ysola del mare d'India, tra due montagne, la ove ?? s?? grandi dirupi, che niuno vi puote andare per nullo ingegno. E quando gli uomini vogliono avere di queste pietre, si uccidono di capre magre, e si l'ungono di mele, e fannone pezzi d'un palmo, e gittagli di qua e di l??, per questi dirupi. E poi viene uno ucciello (1497), e, volando in suso, e' pigliano quella carne, e portalla sopra la cima di quella montagna per mangiarla; e le genti gli asaliscono da tutto le parti; allora lasciano la carne per la paura; la carne cade alla valle del dirupato (1498). E sapiate che le pietre s'appiccano alla carne. Gli ucciegli pigliano la carne, e portalla fuori del dirupo; e le genti in questa maniera truovano alcuna volta le pietre, che sono apiccate a questa carne (1499).

(1494) Cocrisee C. F. R. ??? Sarebbero forse le cochlides di Plinio?

(1495) chi ont mal dou blanc sur la prunele ou vairole C. F. R.

(1496) en place C. F. R.

(1497) vengono li uccielli C. R. 2.

(1498) cade gi?? per le ripe C. R. 2.

(1499) Questo racconto sembra quasi copiato dal Polo.

Cap. CCCCLXXVII.

Lo re domanda di turchimanti (1500). Sidrac risponde:

Turchiman sono di tre colori: le fini ritragono a verdi, l'altre sono cielestiale, e sono migliori e buone agli occhi. Che chi la tocca, quella pietra, giammai non potr?? essere confuso n?? guasto; n?? caldo n?? freddo non gli fa male. Quello che la porta non potr?? anegare in acqua, per le virt?? che Idio l'?? donate. Anche sono di molte pietre preziose al mondo, e di molte virtudi; ma le pi?? preziose sono XXIIII, che ??nno vertude in loro, fanno profitto alli corpi. Siccome lo giorno e la notte sono XXIIII ore, e cos?? sono XXIIII pietre preziose.


L'erbe preziose sono di molte grande quantitade; e chi le volesse tutte contare, grande istudio gli converrebbe mettere (1501). Ma d'una parte ve ne diremo, e diviseremo la loro vertude e le loro maniere e le loro insegnie, che grande fatto sarebe di tutte contarle e di tutte divisare. Che tutte l'erbe che fanno bene a' corpi degli uomini apelliamo noi preziose; ma le pi?? di queste sono pi?? degne e pi?? avantate (1502) che non sono l'altre; e sono piene di molte vertudi, grande e buone. E di queste ne diremo noi una partita.

(1500) turchemanti C. R. 2.

(1501) faire C. F. R.

(1502) Intenderei per vantate, ma potrebbe anche avere il significato dell'avantar prov., di che vedi a pag. 77.

Cap. CCCCLXXVIII.

Lo re domanda: quelli ch'??nno perduto la vista? (1503) Sidrac risponde:

Una erba di tre palmi, o di meno, e di VI branche, e ritonda foglia, con fiori violetti, e seme ritondo, e radicie ritonda. Questa erba ?? buona per colui che ?? perduta la vista. Chi pigliasse lo sugo e mettessene negli occhi che non vede, da indi a XL giorni vedrebbe lume.

(1503) Nel C. F. R.: Herbe per la viste.

Cap. CCCCLXXVIIII.

Lo re domanda erba da stagnare sangue. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba con piccole foglie e ritonde, verde, con uno filo di violetta (1504); nel mezzo fiori gialli, e seme lungo. Questa erba ?? per lo sangue, ch?? niuna piaga ?? che segni di sangue (1505), e l'uomo mettesse su di questa erba masticata e pesta, che lo sangue non istagnasse. Chi beesse lo sugo delle sue branche, con un poco d'acqua, vincerebe gli rei colori e gli omori del corpo. Chi bevesse la radicie con un poco di vino, uomo che fosse ritruopico (1506), guarirebe di questo male.

(1504) con uno fiore violetto C. R. 2. ??? I liste dedens violete C. F. R.

(1505) chi seingne sanc C. F. R.

(1506) itropico C. R. 2.

Cap. CCCCLXXX.

Lo re domanda erba a bestie velenose. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba di mezzo palmo, con molte foglie lunghe, sottili fiori bianchi, seme ritondo, radici corte e grosse. Chi mangiasse di questa erba a digiuno, di quello anno non temerebe morsura di niuna malvagia bestia. E chi pigliasse l'erba e mangiassela, verde o secca, e poi bevesse un poco di vino o d'acqua, incontanente vomicarebe lo veleno della morsura.

Cap. CCCCLXXXI.

Lo re domanda erba per contratti guarire (1507). Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba lunga d'uno braccio o di meno, con foglie crespe e fiori violetti, con liste verdi, seme ritonde vermiglio, grande radice e grosse. Chi la pestasse bene, e mescolasse con cera, per tre cotanti d'olio d'uliva (1508), e fare questo cose tanto bollire che torni al terzo, e di quello unguento si faccia ugnere ispesso al fuoco, egli guarr?? tosto, e andr?? sopra gli suoi piedi, se andare egli non potesse.

(1507) a guarire li membri contratti C. R. 2.

(1508) aveuc elle III tans d'uille d'olives C. F. R.

Cap. CCCCLXXXII.

Lo re domanda erba per avere la vista. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba di tre palmi, con poche frondi ritonde e fesse, e radice forcate in tre parti, lo seme giallo e verde. Chi la pestasse e mettesse sopra gli suoi occhi, e legassevi suso di forte drappo, e ci?? facesse due volte il d??, in capo di XL d?? vederebe chiaramente.

Cap. CCCCLXXXIII.

Lo re domanda qual'?? buona al male degli stranguglioni (1509). Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba piccola, e a molte foglie; un poco escie sopra terra, i suoi fiori sono bianchi, la radice ?? lunga. Chi la pestasse, e facessela bene bollire in acqua, e desse di quella acqua a bere all'uomo che avesse istranguglioni, egli gli gitterebbe; e altrettale averebbe della bestia.

(1509) Nel n. t.: erba letricagione guarire. ??? Abb. corr. col C. R. 2.

Cap. CCCCLXXXIIII.

Lo re domanda erba per l'enteriole guarire (1510). Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba che fa la sua foglia a guisa di fronde di chisciti (1511), e ?? gli fiori gialli, e piccola radice, e piccolo seme. Quando l'uomo mastica uno poco di quella erba, e priemela, si distende a modo di sangue. Che la facesse (1512) con bianco dell'uovo, e dessela a mangiare all'uomo che avesse l'enteriora magagnate (1513), incontanente, s'egli l'usasse, guarrebe.

(1510) a guarire il male delle budella C. R. 2.

(1511) Forse la chrysocome di Dioscoride (IV, 45), chrysitis di Plinio (XXI, 26).

(1512) chi la friroit C. F. R.

(1513) Manca magagnate al n. t. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

Cap. CCCCLXXXV.

Lo re dimanda per inpregnare. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba di pi?? d'uno palmo, e ?? molta nera, e ?? molte foglie a guisa di mortelle. Le sue fronde si tengono a due a tre e a quattro; ?? piccole radici. Chi la pestasse, e mettessela sopra acqua tiepida, e la femina la portasse tre d?? nella sua natura, e al vespro e al mattino la mangiasse, infine di tre d?? giacesse con suo marito, s'ella non fia isterile, overo lo suo signore, ella ingravider?? (1514).

(1514) Nel Libro de le segrete cose de le donne (Cod. inedito della Mediceo-Laurenziana), dannosi varie ricette, utili quando la donna non puote avere figliuoli; e questa, tra le altre, singolarissima: ???toglie latte d'asina, e bagnavi entro lana sucida, e legala in su lo bellico dell'uomo, e tanto vi stea quanto ??e affare con sua donna???. E pi?? sotto insegnasi di tenere appresso a la matrice lana o bambagia, intinta in olio rosato, dov'abbia bollito aglio secco e umido. ??? Paragonisi col Remedium ad concipiendum del Porta, nella Magia Nat., VIII., 7.

Cap. CCCCLXXXVI.

Lo re domanda erba per guarire del giallore. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba con piccole frondi fesse e lunghe, con fiori violetti, seme giallo e ritondo, radici piccole. Chi la bollisse bene in acqua piovana, e desse a bere a uomo che avesse giallo colore, VII d??, al mattino e alla sera, egli guarrebbe del giallore.

Cap. CCCCLXXXVII.

Lo re domanda erba per lo male dell'orinare. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba piccola, con grandi foglie forcate gialle, con piccolo seme e piccole radici. Chi la facesse bollire in vino, e dessela a bere a l'uomo che non potesse pisciare, tre d??, da mattina e da sera, essendo bene istretto di caldo (1515), si guarir??.

(1515) Cos?? anche nel C. R. 2. ??? ?? evidente che il traduttore non ha inteso il testo, che ?? pure chiarissimo: et la daroit a boire a home chi ne peut pisser, III jors, a matin et a soir, de froit soit de chaut, il guarra.

Cap. CCCCLXXXVIII.

Lo re domanda erba per lo male de' denti. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba che somiglia al finocchio, e ?? i fiori vermigli, e, seme giallo, e radici grosse e ritonde. Chi questa erba facesse bene pestare, con tutte le radici, con olio d'uliva, e colui che ?? male ne' denti, s'egli s'enpiesse tre volte il d?? di quello olio la bocca, in cinque giorni guarrebbe, che mai non avrebe niuno male.

Cap. CCCCLXXXVIIII.

Lo re domanda per lo fiato che pute. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba che somiglia a' porri, lunga tre palmi e pi??, e ?? lo seme bianco. Chi pigliasse le branche, e tagliassele, e gittasele in de le nari puzolenti, due pezi, tanto come l'uomo potesse sofferire, XV d??, da mattina e da sera, egli guarirebe e avrebe buono fiato.

Cap. CCCCLXXXX.

Lo re domanda erba per lo sordo. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba che somiglia a lingua bovina; chi la pigliasse e pestasse, e traesene il sugo, e pigliasse la banbagia e ponessela agli orecchi due volte o tre il d?? da mattina, insino in XV d??, udirebe chiaramente. Questa erba ?? fiori bianchi e poche foglie e poche radici.

Cap. CCCCLXXXXI.

Lo re domanda erba per la puzza di bocca guarire. Sidrac risponde:

Anche ?? una erba con lunghe foglie, e ?? fiori violetti e seme giallo e radici forcute in quattro parti. Chi masticasse di questa erba due giorni a digiuno, egli guarirebbe.

Cap. CCCCLXXXXII.

Lo re domanda erba per lo freddo. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba lunga a due branche o pi??, e fiori bianchi e seme bianco, radici ritonde e grosse. Chi la pestasse, e prendesse lo sugo, e quando ?? quello male medesimo nelle orecchie, e' se ne ugnesse gli anari e gli orecchi e le labra, tre volte, egli guarirebbe.

Cap. CCCCLXXXXIII.

Lo re domanda erba per la tigna. Sidrac risponde:

Anche ?? una erba lunga d'uno braccio e lunghe le foglie e lunghi i fiori e lungo il seme, giallo. E chi la pestasse, e mettesse in uno vasello, e coprisselo tutto d'olio d'oliva dentro lo vasello, e poi lo lasciasse XX d?? al sole, e poi ugnesse la tigna, XV d??, egli guarirebbe.

Cap. CCCCLXXXXIIII.

Lo re domanda erba per la rogna. Sidrac risponde:

Anche ?? una erba piccola, e ??e otto rami e in ciascuno ramo ?? quattro foglie. Chi pigliasse solamente i rami, e pestassegli, e ponesseli con olio d'uliva, e bolissono tanto che tornasono alla met??, e di quello ugnesse tre volte li rognosi, guarirebono della rogna. Questa erba non ?? fiori, se non seme giallo.

Cap. CCCCLXXXXV.

Lo re domanda erba per lo male del corpo (1516). Sidrac risponde:

Anche ?? una erba di due palmi o di pi?? lunga, e ?? foglie tenere a guisa di mortella, e non ?? fiori, e ?? piccole radici e piccolo seme. Chi la facesse bene frigere con olio d'uliva, e la mettesse tanto calda come l'uomo potesse sofferire in sulla fronte e in sulle tenpie, la mattina e la sera, VIII d??, egli guarirebe di tutte malizie di testa. Questa erba si truova il pi?? in su a' muri, presso ad acqua.

(1516) Nel C. F. R.: Herbe per mal de teste.

Cap. CCCCLXXXXVI.

Lo re domanda erba di parlare. Sidrac risponde:

Anche ?? una erba a pochi fiori, bianche le foglie, a guisa di lingua d'uccello, sottile radice, ritonde, seme giallo. A persona che avesse perduto la favella per infermit??, chi gli mettesse una foglia di questa erba sotto la lingua, la favella gli ritornerebe una grande ora, se ella fosse pesta e secca.

Cap. CCCCLXXXXVII.

Lo re domanda per quelli che crollano il capo (1517). Sidrac risponde:

Anche ?? una erba corta d'uno palmo, e le foglie lunghe e grandi come uno dito, e ?? fiori vermigli e radice lunga, e seme ritondo e bianco. Quelli che crolla il capo, se gli facesse radere il capo, e facesse mettere uno impiastro in sul capo di questa erba e di quello mele (1518), e poi sopra quello inpiastro ne mettesse un altro di cera, e questo facesse tre volte, si guarirebe, s'egli metter?? tre d?? questi impiastri in sul capo.

(1517) Nel C. R. 2.: a volere che gli vecchi non menino lo capo.

(1518) e faccia pestare questa erba bene e bollire con mele d'ape vergine C. R. 2.

Cap. CCCCLXXXXVIII.

Lo re domanda erba per colui che cade di rio male. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba lunga e sottile, e ?? foglie che si tengono a due a due, molte vermiglie, a piccole radici. Chi la mettesse sopra il capo di colui che ?? impazato (1519), al nome del padre e del figliuolo e dello spirito santo, egli ritornerebe incontanente in suo senno (1520).

(1519) di colui che cade di quel rio male C. R. 2.

(1520) no' gli tornerebe quella malatia C. R. 2.

Cap. CCCCLXXXXVIIII.

Lo re domanda erba per sanit?? del fanciullo. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba che non ?? se non cinque foglie, e fiori violetti, e radice ritonde, e seme bianco. Chi pigliasse il sugo di questa erba, e lo coprisse, e quando lo fanciullo nascesse, incontanente fosse unto del sugo di questa erba, giammai non avrebe malvagia malizia nel suo corpo.

Cap. D.

Lo re domanda erba per lo fegato. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba isparta sopra terra, le foglie larghe, e i fiori verdi e gialli, piccole radici, e giallo seme, e poche foglie. Chi l'arostisse in uno vasello, e poi la pestasse, e ugnesse sopra il fegato, egli guarirebbe.

Cap. DI.

Lo re domanda erba per la lena. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba a gialli fiori, e branche e bianche foglie. Chi la bollir?? bene con vino forte, e dar?? a bere quello vino a colui che avr?? male fiato, III volte, a digiuno, egli guarir??.

Cap. DII.

Lo re domanda erba per le crepature guarire. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba verde, ?? gialli i fiori e rami, foglie grandi, radice e seme bianco. Chi la bollisse bene con vino forte, e poi mettesse di sopra mele, e la bollisse tanto che tornasse a maniera di lattovaro, e se quelli che ?? le crepature l'usasse, egli guarirebbe.

Cap. DIII.

Lo re domanda erba per veghiare. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba gialistra (1521), e ?? molte foglie ritonde, e fiori gialli a due bottoni, ritondi, dentro vermigli, seme ritondo, e radici gialle e grosse. Chi mettesse di questa erba dentro alla sua bocca, egli non potrebe dormire, intanto quant'egli ve la tenesse in bocca, eziandio se ve la tenesse sette mesi.

(1521) con gialli fiori C. R. 2.

Cap. DIV.

Lo re domanda erba per vedere chiaramente. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba alta mezzo palmo, e ?? foglie verdi a guisa d'occhi, e ?? poco seme, e poche radici e lunghe. Chi la tenesse in bocca, egli vedrebe tanto chiaramente, ch'egli conoscierebe apertamente lo verde dal bruno, da lunga VII miglia, e vedrebe di notte chiaramente.

Cap. DV.

Lo re domanda erba per vedere le stelle di giorno. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba alta uno mezzo dito, e ?? foglie a guisa di lupini, e gialli i fiori, e dentro vermigli, radice di due palmi e pi??. Chi mettesse di questa erba sopra il capo suo e nella sua bocca, egli vedrebe apertamente le stelle di giorno.

Cap. DVI.

Lo re domanda erba per saldare fedite. Sidrac risponde:

Anch'?? un'erba verdetta terragna (1522), lunga due braccia, foglie agute, fiori bianchi, seme giallo, radice lunghe. Chi la mettesse sopra fuoco, e poi la pestasse, e la mettesse sopra la sua fedita fortemente legata, e tenessevela uno d??, si salderebe, tutto che la fedita fosse molto grande.

(1522) Nel n. t. ragna. ??? Abb. corr. col C. R. 2. ??? Il C. F. R.: vert tendre.

Cap. DVII.

Lo re domanda erba per la tossa. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba piccola come menta per noce (1523), e ?? sottili foglie e lunghe, e ?? i fiori violetti, seme vermiglio, radice ritonde. Chi mettesse uno d?? e una notte di questa erba in bocca, la tossa si partirebe incontanente da lui.

(1523) E il C. R. 2.: piccola per le nocie. ??? Come sarebbe possibile correggere l'errore dei due Codd. senza il testo francese? Nel quale si legge: une petite erbe chi monte en roches.

Cap. DVIII.

Lo re domanda erba che fa dire dormendo ci?? che l'uomo avr?? fatto. Sidrac risponde:

Anch'?? un'erba lunga presso di due palmi, e ?? fiori come bottoni gialli, seme fesso e bianco, radice ritonde. Chi mettesse di questa erba sopra la criatura che dorme, cio?? solamente di quelli bottoni, egli manifesterebe ci?? ch'egli avesse fatto gi?? V anni.

Cap. DIX.

Lo re domanda erba che non lasci l'uomo vedere. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba piccola di mezzo dito sopra terra, e ?? foglie nere. Chi la mettesse in bocca, e andasse tra gente, niuno il potrebbe vedere.

Cap. DX.

Lo re domanda erba per torre la parola alle genti. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba che non ?? se non V foglie tenere, vermigli fiori, e rosso seme, gialle radice ritonde. Chi mettesse sopra il suo capo quella erba, e passasse tra gente, neuno gli potrebe favellare, tanto come egli lo sentisono.

Cap. DXI.

Lo re domanda erba d'amore. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba grande uno palmo; e ?? teneri rami e sottili, foglie ritonde violette, fiore bianco, violetto seme, gialle radici lunghe. Chi tagliasse di questa erba al nome d'alcuna persona ch'egli volesse, e poi la portasse sopra (1524), quella persona l'amerebe, e mai di lui amare non si rimarrebbe, tanto com'egli avesse quella erba adosso.

(1524) sur soi C. F. R.

Cap. DXII.

Lo re domanda erba d'odio (1525). Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba di due palmi, e ?? foglie a guisa de le stelle, fiori vermigli, seme vermiglio, radice lunghe. Chi portasse sopra s?? di quella erba, egli sarebe odiato da tutta gente. E se alcuna bestia l'avesse adosso, andando, l'altre bestie no' la vorranno mai vedere n?? trovare, n?? udire di lei favellare, n?? in camino n?? in contrada, tanto com'egli sarebbe di quella diliberato (1526).

(1525) Nel n. t.: erba di Dio. ??? Abb. corr. secondo i due codd. R. 2. e F. R.

(1526) mentre che questa erba avesse C. R. 2.

Cap. DXIII.

Lo re domanda per iscaldare il corpo d'uomo. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba di V palmi o di meno, cio?? foglie fesse, e fiori bianchi, e seme giallo, e radice ritonde grosse. Chi la portasse e bevesse lo sugo tre d?? a digiuno, egli sarebe la notte di calda conparasione; altres?? la femina come l'uomo.

Cap. DXIIII.

Lo re domanda erba per infrescare il corpo. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba lunga di due palmi o di meno, e ?? foglie in guisa d'isoppo, e fiori gialli, e seme giallo, e radice forcute. Chi la pestasse, e bevesse lo sugo uno d?? a digiuno, egli sarebe di fredda conparisione, altress?? come uno uomo castro (1527); e non potrebe ingenerare n?? giacere con femmina, ch?? egli ?? perduto la forza e lo vigore.

(1527) com I home chi cust perdu ses coilles C. F. R.

Cap. DXV.

Lo re domanda erba per fare ingenerare. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba lunga di quattro palmi o di meno e ?? a guisa di crescioni, e ?? fiori violetti, e lo seme vermiglio, e radice piccole forcute. Chi la facesse pestare e bollire con mele, e mangiassene XXX d?? a digiuno, egli ingienerebbe, s'egli o la femina non fosse sterile.

Cap. DXVI.

Lo re domanda erba per la sete. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba di mezzo palmo, fiori bianchi, seme bianco, foglie e radici. Chi tenesse uno poco di quella erba sotto la lingua, tanto quanto egli la tenesse non avrebe sete dentro.

Cap. DXVII.

Lo re domanda per disfare incantamenti. Sidrac risponde:

Anch'?? un'erba di meno di due palmi, e ?? foglie come salcio, fiori gialli, e seme giallo, e radice piccole. Che l'ardesse tanto a lunga, quanto lo suo fumo durasse, incantamento che v'avesse sarebe disfatto, e niuno incantamento vi potrebe fare.

Cap. DXVIII.

Lo re domanda erba per pericolo d'acqua. Sidrac risponde:

Anch'?? un'erba poco meno di due palmi e di meno, foglie violette, seme giallo, radici corte. Chi passasse acqua dolce con essa, egli non avrebbe niuno pericolo; tutto fosse l'acqua molta pericolosa, si non potrebe egli annegare.

Cap. DXVIIII.

Lo re domanda erba per salvare memoria. Sidrac risponde:

Anch'?? un'erba lunga come uno uomo o di meno, in guisa d'ulivo, e ?? fiori a guisa di bottoni biondi, seme vermiglio, radice lunghe e grosse. Chi portasse uno di questi fiori sopra capo, non potrebe perdere la sua memoria, per niuna cagione, per cruccio n?? per vino n?? per niun'altra cosa.

Cap. DXX.

Lo re domanda erba per incantare i suoi nimici. Sidrac risponde:

Anch'?? un'erba di lungheza di sei palmi o di meno, e ?? sottili fronde a guisa di ramerino, e fiori verdi, e il seme nero, vermiglie radici e lunghe e forcute. Chi questa erba portasse sopra s??, e passasse in terra tra suoi mortali nimici, niuno gli potrebe nuocere, tutto ch'eglino avessono la sua morte giurata.

Cap. DXXI.

Lo re domanda erba per farnetico. Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba di due palmi, e ?? VII rami, e in ciascuno ramo ?? uno fiore biadetto, seme giallo, e gialle radici un poco forcute. Chi la bollisse con mele, e facesse di quelle inpiastro, e mettesselo sopra il capo raso di colui che ?? il farnetico, egli guarirebbe.

Cap. DXXII.

Lo re domanda erba per colui che non pu?? tenere l'orina (1528). Sidrac risponde:

Anche ?? un'erba d'uno palmo, e ?? molte foglie a guisa di menta, fiori vermigli, radici gialle. Chi beesse il suo sugo a digiuno, egli gli conforterebbe le reni, chi la beesse tre d??.


E altress?? queste erbe che noi abiamo nominate, quando sono secche, ??nno altres?? la loro vertude, come verdi. E anche ne sono molte volte altre assai, maravigliosamente virtudiose, che l'uomo le potrebe trovare per l'universo mondo; ma nonne vogliamo fare menzione, che tropo sarebe grave; che per tutte le cose ?? vert??, ci?? ?? nelle parole e nell'erbe e nelle pietre preziose; ma sopratutto sono le vertudi nelle parole. Ci?? sono le parole che adorano Iddio, lo criatore di tutto il mondo. Tali parole vagliono a tutti bisogni, e scanpano e scanperanno le persone di molti pericoli. E noi facciamo priego a l'altissimo signore del cielo e della terra, che scanpi quello ch'?? scritto qui de' pericoli dello 'nferno e delle brighe del mondo. Iddio gli dia buona vita e sanit?? conpiuta. Amen. E faretene a Cristo orazione, per quelli che ?? scritta questa ragione.

(1528) Nel C. R. 2.: a guarire delle reni.

Cap. DXXIII.

Lo re domanda: qual'?? il pi?? degno luogo del mondo? Sidrac risponde:

Lo pi?? degno luogo del mondo si ?? lo bellico del mondo, cio?? Ierusalem, e per ragione egli dee essere corporalmente; ch?? il bellico del mondo si ?? lo mezzo del mondo; e chi vi fosse, tanto sarebbe presso del levante come del ponente, e di mezzo giorno come di tramontana. In quella terre sar?? la terra di promessione, nella quale sar?? fatto lo giudicamento del figliuolo di Dio, quando egli verr?? in terra la seconde volta, a giudicare i vivi e' morti; ch?? quando lo mondo finir??, sar?? conpiuto lo comandamento di Dio.

Cap. DXXIIII.

Lo re domanda: quando tutto il mondo finir??, e il figliuolo di Dio verr?? a giudicare i vivi e' morti, quali saranno i vivi e quali saranno i morti? Sidrac risponde:

Spiritualmente e corporalmente egli giudicher?? i vivi e' morti. I vivi sono quelli che saranno istati suoi amici, che saranno degni d'avere la vita che mai non aver?? fine, e la conpagnia degli angeli in cielo. E li morti saranno quelli che saranno istati suoi nimici, che non avranno voluto in opere e in parole ubidire i suoi comandamenti, onde egli saranno degni d'avere le pene dello 'nferno, nella conpagnia del diavolo. Che egli non vorr?? seco ma che una maniera di gente: ci?? fieno quelli che l'averanno conosciuto, e ciascuno d?? lo conoscieranno, e lo suo comandamento faranno. Ma sopra tutte maniere di rei giudicher?? quelli che le sue parole sapranno, e gli suoi comandamenti non osserveranno: ci?? fieno gli falsi cristiani. Ma gli buoni che saranno del suo popolo, i quali comandamenti osserveranno, quelli fieno e sono dal cominciamento del mondo giudicati ad avere la vita senpre eternale, e la gloria del cielo. E altress?? tutti i miscredenti saranno giudicati a senpre eternali pene.

Cap. DXXV.

Lo re domanda: La citt?? del figliuolo di Dio Ierusalem, la quale ?? nel bellico del mondo, di cui sar?? alla dopo la sua morte? Sidrac risponde:

La citt?? del figliuolo di Dio sar?? di pi?? gente e di pi?? lingnaggi. Molti re la disiderranno d'avere per la sua dignit??. E VII volte dee essere presa e guasta; e molta buona gente vi sar?? morta e lapidata. La prima gente che la piglieranno, apresso la morte del figliuolo di Dio, saranno quelli che l'uccideranno, li giudei, ch'elli la teranno apresso poco tenpo; che la torr?? loro il popolo di Dio, e la signoregeranno, gli quali saranno convertiti al figliuolo di Dio: ci?? fieno gli greci, gli quali signoregeranno gran parte del mondo, e saranno in loro tenpo la pi?? pregiata e la pi?? possente gente del mondo; gli quali sapranno tutta l'arte della stolomia. Questa gente greca per la loro potenzia e signoria innorgogliranno; e Iddio, per distruggere il loro orgoglio, far?? nasciere uno uomo, Macometto d'Iberia, della pi?? forte gente del mondo; e torr?? loro tutta la terra, e gitteragli in uno cantone del mondo, in Romania, e perder?? podere e senno.

Cap. DXXVI.

Lo re domanda: qual'uomo sar?? quelli che nascier?? di boschi che s?? grande sar??? Sidrac risponde:

Egli sar?? uno uomo Macometto, povero e di laida fazione, pastore di cavagli; e sar?? amonito (1529) dal diavolo, tanto ch'egli lo far?? suo profeta, per suo reo ingegno, e non avr?? se non XL uomini in suo podere. Per gli aguati e scaltrimenti del diavolo, e' inganner?? molta gente; e la maggiore parte del mondo convertir?? a s??; e guadagner?? la magior parte del mondo, inverso il levante; e ordiner?? in fra la gente una legge molta malvagia; e tutto questo far?? per l'amunimento (1530) del diavolo. Egli ordiner?? inanzi la sua morte uno capo della sua legge, e chiamerallo Califfo; e comander?? a lui e al suo popolo che difendano la sua legge colla spada. E cos?? sopraprender?? una grande parte del mondo; ma alla fine egli perderanno tutto, che gli saracini regneranno oltra a CVII quarantuno anni. Quando questo termine fia compiuto, egli sar?? presso alla fine della loro signoria; pure a quello termine averanno egli perduto le tre parti del loro podere; e saranno in servigio del popolo del figliuolo di Dio, latini (1531). Ma altra generazione di gente che quelli latini loro toglier?? la terra in prima; che altra gente pi?? miscredenti che saracini torr?? loro la terra (1532), che quando gli saracini saranno nel loro grande istato, egli signoregeranno grande parte del levante e ponente, e Ispagna e la magior parte dell'isole di mare di Turchia e d'Erminia e di Soria la grande e la piccola; ch'egli saranno idolatri, la magiore parte di loro.

(1529) enseigne C. F. R.

(1530) industria C. R. 2.

(1531) en servage as latins pueple dou fis de Deu C. F. R.

(1532) autre nacion che cil a chi tolleront la terre, et autres plus mescreans diaus, tatars, chant il seront au comencement de leur honor, segnoreront ecc. C. F. R.

Cap. DXXVII.

Lo re domanda: questa brutta gente saracini terranno molte terre che signoregeranno il ponente (1533)? Sidrac risponde:

Uno tenpo le terranno; ma apresso ci?? verranno uno reame franceschi (1534), che saranno una sola gente (1535), molti fermi nella credenza e nelle virt?? d'Iddio; e in quello reame sar?? uno re, che avr?? nome Carlo magnio, che istrugier?? molta di quella gente miscredenti; e torr?? loro molte terre, per la volont?? di Dio. E da quello Carlo inanzi, dimorer?? tutta la gente miscredenti nel servigio (1536) del popolo del figliuolo di Dio.

(1533) terranno la terra che signoreggieranno quelli del ponente? C. R. 2. ??? Ma migliore lezione ci sembra quella del C. F. R.: teront mout la terre ch'il signoreront en ponent?

(1534) veront franceis C. F. R.

(1535) bone gens C. F. R.

(1536) servage C. F. R.

Cap. DXXVIII.

Lo re domanda e dice: dopo questo che sar?? (1537)? Sidrac risponde:

Apresso la morte del re Carlo magnio veranno quelli del ponente, latini, della fe' del figliuolo di Dio; e torranno loro molte terre, a quella lorda gente saracina, e guarderanno Damiato e Antioccia, e la citt?? del figliuolo di Dio, Gerusalemme. E molti di quelli che faranno lo comandamento e lo conquisto, dimoreranno in Soria (1538); e gli altri torneranno al ponente; e quelli rimarranno uno grande tenpo (1539). Ma poi verr?? del levante uno soldano (1540); quelli torr?? molte terre al popolo del figliuolo di Dio, e anche la nobile citt?? di Gerusalemme. Ma poi a uno tenpo uscir?? una brutta gente d'entro a due montagne; ci?? fieno tartari; e torranno tutto il levante a quella lorda gente saracina. E quand'elli saranno al cominciamento del loro onore, i saracini terranno grande parte del mondo. Poi averanno alla venuta de' tartari perduto lo ponente e lo levante e grande parte delle loro terre. Ma lo Califo fia morto per quelli tartari e preso. Apresso uno tenpo uscir?? fuori uno re di quella lorda gente saracina, e far?? molte diversit?? al popolo del figliuolo di Dio; e torr?? loro molte terre, e confonder?? (1541) Robraste e Antinocie, e le metter?? in grande distretta.

(1537) Nel n. t. presso a questo la morte del re Carlo? ??? Abb. corr. col C. R. 2. ??? Probabilmente doveva leggersi: che sar?? dopo la morte del re Carlo.

(1538) Nel n. t. manca dimoreranno. ??? Abb. suppl. col C. R. 2.

(1539) et la terront I grant tens C. F. R.

(1540) I roi ce est Salahadin C. F. R.

(1541) Abbiasi presente il significato del vb. confundre nell'ant. franc.

Cap. DXXVIIII.

Lo re domanda e dice: appresso (1542)? Sidrac risponde:

Quelli del ponente franchi, apresso uno tenpo passeranno lo mare, per grande forza, e per conquistare la citt?? del figliuolo di Dio loro signore, cio?? Ierusalem; e poi prenderanno consiglio d'andare in altra parte, e niente faranno, anzi torneranno indietro; onde a questa gente franca non rimarr?? poi gente in Soria, che tutto fia de' saracini, onde egli monteranno in grande orgoglio; e quello sar?? loro diretano podere, e presso della loro fine. Apresso a poco tenpo passeranno gli franceschi per terra e per mare, e conquisteranno tutta la terra, per la loro grande forza, di grande gente; e piglieranno tutte le forteze e le terre de' saracini; e fornirannola tutta di cristiani, e terrannola uno grande tenpo. E uno di loro terr?? la terra di verso gli tartari, sicch?? intra loro non avr?? ma uno (1543) grande fiume d'acque fredde, che vengono d'oriente. Questo uomo domander?? una nobile donna cristiana, donna del Caire e di Babillonia, per moglie; ma quelli che governer?? e terr?? ivi, no' glie la vorr?? dare; onde quelli che guarder?? gli passi dell'acque fredde ne sdegner?? molto, e avrallo in grande dispetto; e per?? penser?? di tradire la terra. E mander?? a dire a coloro che usciranno delle due montagne, tartari, e prometter?? loro di dare loro lo passaggio (1544), e d'essere in loro aiuto contra i cristiani. E per questa cagione passeranno i tartari, e piglieranno a forza tutta la terra di fuori. Allora quelli del Cairo e di Babilonia, che fieno fermamente credenti nel figliuolo di Dio, gli sconfigieranno, caccieranno i tartari di l?? da quello fiume dell'acque fredde; e piglieranno colui che gli ar?? traditi. Poi apresso uno tenpo quelli delle due montagnie faranno conpagnia cogli greci, per conquistare il Cairo e Babillonia; e verranno per grande forza; e conquisteranno tutta la terra, dentro e di fuori, del Cairo e di Babillonia; e uccideranno molto del popolo del figliuolo di Dio; e loro terranno tutte le terre, in tale modo che non rimarr?? loro di tutte che una citt?? sopra mare, Alexandria, e una forteza in terra, lo franco Moreale; e terrannola uno grande tempo; e aver?? molte riccheze nella citt?? del figliuolo di Dio, Ierusalem. Ma apresso uno tenpo quelli del ponente, franchi, per grande gelosia si raguneranno molti insieme, che le guerre faranno in tutto finire tra cristiani. E quando egli fieno tanta grande moltitudine ragunati, egli si partiranno in due parti: l'una parte andr?? in Romania, sopra i Greci e sopra i Tartari, che saranno con loro in compagnia, e toranno loro la magior parte di Romania. L'altra parte andranno nelle contrade d'Alexandra, e andranno contra i tartari loro nimici, e si gli sconfigeranno malamente, e loro torranno tutte le terre, e andranno loro dietro infino alla terra di Baldacca; e quivi dimoreranno III anni; e tutto d?? verr?? aiuto a' loro nimici. E uno d?? di venerd?? andranno alla battaglia gli cristiani incontro a' tarteri; e nel cominciamento della battaglia avranno lo migliore gli cristiani sopra di loro nimici, infino al mezzo d??; ma dal mezzo d?? inanzi gli loro nimici avranno vigore sopra loro, e sconfigeranno malamente, e caccerannogli fuori di loro terra, e uccideranno molti, e molti ne faranno annegare, al passare ch'egli faranno lo fiume dell'acque fredde; e loro torranno altra volta la terra del figliuolo di Dio, Gerusalem, e ancora lo Caire e Babillonia; in tale maniera che non rimarr?? loro altro che Alexandria e Moreale. Allora n'andr?? la novella in ponente; e non dimorer?? III anni che gli cristiani passeranno daccapo, e passeranno molto grande gente; e con loro passer?? lo loro capo, che sar?? padre della magione del figliuolo di Dio, ch'egli chiameranno papa; co' lui molti re e baroni, e medesimamente lo re di Spagna. Questi guadagneranno tutto, e gitteranno i loro nimici fuori della loro terra, e uccideranno molti di loro, e caccierannogli insino a Baldacca, l?? ov'egli saranno istati isconfitti in prima; e quivi istaranno all'assedio; e gli tartari crescieranno molto tutto d??; e cos?? faranno XIII mesi; e poi una domenica usciranno alla battaglia. Allora lo padre della magione del figliuolo di Dio monter?? in alto, e amonir?? la sua gente di benfare, e loro comander?? che egli vengano alla battaglia, al nome di Dio padre e filio e spirito santo. Allora fia la battaglia, e gli cristiani avranno la vittoria, che gli tartari fieno isconfitti malamente. E quella sar?? la pi?? aspra giornata di battaglia, che mai sia al mondo, ch?? grande moltitudine di tarteri saranno quivi morti, poi lo rimanente andranno uccidendo e cacciando, LXXXVII giornate, tanto che saranno all'albore secco; e quivi dimoreranno V mesi. E a loro giugner?? vivanda d'ogni parte, per?? ch'egli signoregeranno tutta la terra; e la magior parte convertiranno alla fede del figliuolo di Dio; e tutti quelli che non si vorranno convertire, si uccideranno colle spade. Che se allora le pietre e l'erbe avessono lingue, si griderebono, uccidete i miscredenti, che al figliuolo di Dio non vogliono credere. Apresso gli tartari si raguneranno incontro ai loro nimici, e anche saranno a l'altra volta sconfitti; e uccideranno tanti di loro, che di XVIIII iscanper?? uno. E caccierannogli infino all'albore secco. Quegli che iscanperanno, piglieranno altro cammino, e si metteranno nella terra di loro nazioni, giorgiani, che i pi?? di loro saranno di quella terra; e gli altri si riduceranno nella terra diserta di Tarsi (1545). E quando i cristiani saranno al grande albore secco, egli vi dimoreranno due mesi; e tuttavia andr?? loro apresso la vivanda, e le cose bisognevoli al popolo, che tutte le genti gli serviranno, per tema ch'avranno di loro. In cotale d?? chente lo figliuolo di Dio risuciter??, passando da morte a vita, lo padre della magione, del figliuolo di Dio, papa, far?? sagrificio della messa al figliuolo di Dio, a quello albore secco, e in quell'ora che il papa sagrificher??e, averr?? che l'albore secco rinverdir??, e metter?? fiori e foglie e frutti (1546). E allora sapranno egli che la grazia di Dio sar?? distesa sopra loro; ch?? il verdire dell'albore significa che il popolo del figliuolo di Dio avranno vendicata l'onta e la ingiuria che tutti i miscredenti gli aveano fatta, di ci??, ch'egli noll'??nno creduto. E allora la boce di Dio dir?? che vadano inanzi, e andrannovi XXV giornate, e poi torneranno adietro.

(1542) Nel C. R. 2.: dopo questo che fia?

(1543) che I. C. F. R.

(1544) et mandera dire as tatars che il lor dora le passage C. F. R.

(1545) Se perdront au desert C. F. R.

(1546) Ved. ci?? che scrive il Polo dell'albero secco (cap. XXX).

Cap. DXXX.

Lo re domanda: di quale maniera sono gli alberi (1547)? Sidrac risponde:

Egli sono II albori secchi, e egli andranno al pi?? a lungi (1548), lo quale sar?? s?? grosso, che sette uomini nol potrebono abracciare (1549), e sar?? cavato dentro; e sar?? si presso al diserto, l?? ove lo sole non dimora se non una ora del giorno; e si ?? al capo del levante. E quivi ordineranno i cristiani gente per tutto il mondo, per guardare la terra (1550). Poi ritorneranno indietro alla citt?? del figliuolo di Dio, Gerusalem, e indi Caire di Babilonia. Apresso usciranno indiani, e non terranno ma una parte della terra d'una gente credenti nel figliuolo di Dio (1551). Quelli manderanno per soccorso al signore di Babilonia, e quelli mander?? loro gran soccorso, per?? ch'egli saranno credenti al figliuolo di Dio; e Idio dar?? loro vittoria sopra i miscredenti; onde molti di loro fieno morti, e gli altri si convertiranno alla fede del figliuolo di Dio; doventeranno subbietti al signiore di Babillonia, per soccorso ch'egli aver?? fatto loro.

(1547) li alberi secchi? C. R. 2.

(1548) au plus loins C. F. R.

(1549) che VII homes poront estre de dens C. F. R.

(1550) Adonc establiront gent en la terre por elle garder C. F. R.

(1551) Apres iront Indiens, et veront et tolleront I grant partie de la terre de une gent creant au fis de Dieu C. F. R.

Cap. DXXXI.

Lo re domanda: che sar??e apresso di questo? Sidrac risponde:

Apresso uno tenpo quelli (1552) saranno contra di loro nell'aiuto de' tartari; e poi s'accorderanno di venire al ponente, e diventeranno buoni amici insieme. Allora fia il mondo tutto in buona pace, a la subizione di quelli del ponente, franchi (1553); e ci?? durer?? uno grande tenpo. Ma poi verr?? gente molto disconosciuta (1554), e faranno molte ingiurie al popolo del figliuolo di Dio, cristiani; e guadagneranno la terra infino all'acque fredde. I cristiani s'asenberranno contro a costoro, tre nazioni del popolo del figliuolo di Dio, e andranno contra coloro, e metterannogli a niente; e tutti quegli che scanperanno di coloro, si convertiranno alla fede del figliuolo di Dio. Allora ritorneranno anche all'acque fredde, e passeranno; e ritorneranno alla citt?? del figliuolo di Dio, e avranno grande concordia e leale amore intra loro; e ciascuno di loro vorr?? donare la signoria l'uno all'altro; e niuno di loro la vorr?? ricevere, per fare onore al suo conpagno. Allora, uno d?? ch'egli saranno in grandi pensieri di queste cose, istando insieme, si verr?? una boce da cielo, e dir?? loro: andate, e ciascuno di voi segga nel suo seggio, e faccia sagrificio a Dio; e quello sagrificio che pi?? sar?? alzato, di colui per cui si fa sia la signoria. Elli cos?? lo faranno. Allora lo sagrificio di quello del ponente sar?? pi?? alzato grandemente, e elli avranno la signoria sopra tutti; e daranno le sottane signorie agli altri. E ci?? sar?? diritta ragione, ch'egli saranno signori degli altri, egli saranno avanterani (1555) in signoria e in potenzia. Ma egli per la loro umilt?? e per la loro bont?? vorranno dare l'altre piccole signorie agli altri; si loro confermer?? la signoria (1556). E queste cose credo che saranno presso al nascimento del falso profeta anticristo, figliuolo del diavolo. Apresso ci?? alquanto tenpo, molte citt?? profonderanno e cadranno, e molte genti nascieranno, e molte dislealt?? e falsit?? si faranno, e molte province arderanno. E questi saranno i segni della venuta del falso profeta anticristo.

(1552) les griex C. F. R.

(1553) et tous seront suges as latins de ponent C. F. R.

(1554) desconoissans C. F. R.

(1555) avanzeranno in signoria e in potenza ??? Pare che da avantar il traduttore abbia fatto avanterani. Il C. F. R. ha: seront davant.

(1556) Corregg. col C. F. R.: et notre segnor... si lor confermera la segnorie.

Cap. DXXXII.

Lo re domanda: lo falso profeta onde verr?? e onde nascier??? Sidrac risponde:

Lo falso profeta anticristo nascier?? nella grande Babilonia e Caire, d'una malvagia femmina della schiatta d'Adamo, lo quale concieputo nel ventre di sua madre, si sar?? pieno di spirito di diavolo; e si nodrir?? in ria cosa, per incantatori, e sar?? re del mondo, perch'elli sottometter?? a s?? tutta gente, per IIII modi. Ch'elli convertir?? in prima a s?? tutti i ricchi uomini e nobili, ci?? ?? per doni di grande ricchezze, e lo minuto popolo per paura, ch'egli sar?? di crudeli tormenti ch'egli ordiner?? sopra loro (1557). E d'altra parte conquister?? gli uomini sottili di scienzia, per grande sottiglieza di scienzia, ch'egli sar?? molto pieno di sottili arti, e parler?? molto ingiegniosamente; per?? ch'egli sapr?? tutte l'arti e tutte le scritture, e sar?? uomo di grande memoria. Per altra parte egli convertir?? a s?? i religiosi, e quelli che avranno abandonato il mondo per amore di Dio, per segni e per miracoli, ch'egli per gli suoi incantamenti mosterr?? ch'egli far?? iscendere fuoco d'aria, che arder?? tutti gli suoi aversari; e i morti far?? per arte di spirito maligno parere sucitati, ch'egli porteranno testimonianza di ci?? ch'egli far??; e in questo modo (1558), che i diavoli enterranno nel corpo d'alcuno uomo dampne (1559), e si lo porteranno, e farannolo favellare per loro ingegnio, tutto altress?? come s'egli fosse vivo. E si far?? adorare e coltivare come Idio; edificher?? la citt?? del figliuolo di Dio, Gerusalem; e la gente della prima leggie, ci?? sono gli giudei, lo riceveranno a grande onore, ch'egli verranno a lui di tutte parti del secolo. Ma alla fine egli torneranno alla diritta fede del figliuolo di Dio, per la predicazione di due buoni uomini, d'Enoc e d'Elia, ch'egli saranno veraci signori e leali a Dio, elli sofferranno troppo grandi e aspri tormenti. E questi buoni uomini saranno istati rapiti in cielo, ?? molto tenpo, e di cielo verranno a contastare lo falso profeta; e quello falso profeta gli far??e uccidere. E regner??e tre anni, e poi indegniamente per grande diavoleria metter?? lo suo padiglione (1560), per?? ch'egli vorr?? vincere gli giusti uomini, e quivi si troverr?? morto di morte subitana, ch?? Idio l'uccider?? per lo sancto spirito di sua bocca; ci?? ?? a dire ch'egli sar?? morto per lo suo sancto comandamento. Quelli giorni saranno gli uomini minori che ora. E il falso profeta regner?? poco pi?? di due anni e mezzo. E noi siamo minori che gli nostri antichi.

(1557) ce est par paor che il lor fera et per iustice che il metra sur iaus C. F. R.

(1558) Ne entendes mie quo il pora les mors resusciter, mais le diable entrera ec. C. F. R.

(1559) Pare che il trad. non abbia intesa la parola franc., onde l'ha trascritta come trovavala.

(1560) au monte Tabor C. F. R.

Cap. DXXXIII.

Lo re domanda: che far?? Idio poi (1561)? Sidrac risponde:

Quaranta d?? rimarranno, per?? ch'egli possano fare sodisfacimento, quelli che per lo suo inganno furono messi in errore. E apresso questo non sa niuno uomo quando lo giudicamento dee essere fatto. Ma apresso lo giudicamento di Dio, saranno due resurresioni, cio?? che Idio risuciter?? tutte criature umane, in anima e in corpo.

(1561) Nel n. t.: che fa Idio pi??? ??? Abb. pref. la lez. del C. R. 2.

Cap. DXXXIIII.

Lo re domanda: in qual giorno suciteranno? Sidrac risponde:

In quello medesimo d?? che lo figliuolo di Dio risucit?? di morte, risuciter?? egli loro; ch?? li cieli lass?? saranno pieni di buone anime di coloro che dopo la morte del figliuolo di Dio furono morti; e i buoni che allora morranno di paura, incontanente suciteranno.

Cap. DXXXV.

Lo re domanda: risuciteranno quelli che sono nel ventre della madre? Sidrac risponde:

Tutti coloro suciteranno, che nel ventre di loro madre furono vivi; e di tale statura, come se egli fossono vivuti XXX anni. E tutti i buoni avranno tali corpi, che mai non morranno; e saranno di meravigliosa bellezza. E li malvagi avranno altress?? corpi, che mai non morranno; e avranno dolore e pene senza fine. E per tutte le pene che avranno, non usciranno dello 'nferno, e morire non potranno.

Cap. DXXXVI.

Lo re domanda: in quale ora sar?? fatto lo giudicamento? Sidrac risponde:

Nella mezza notte; a tale ora come lo figliuolo di Dio ispoglier?? lo ninferno, a quella medesima ora diliberr?? egli gli suoi amici di questo secolo.

Cap. DXXXVII.

Lo re domanda: come verr?? lo figliuolo di Dio al giudicamento? Sidrac risponde:

Egli verr?? come uno posente inperadore e come uno possente re, che dee entrare in una citt??: che l'uomo porta inanzi lui la sua corona e le sue altre conoscienze, perch?? lo suo avenimento sia conosciuto. E in cotale modo verr?? lo figliuolo di Dio, a fare lo suo giudicamento. E in quello modo verr?? egli di cielo co' gli suoi ordini degli angieli; e gli suoi angeli andranno dinanzi da lui, e porteranno la sua crocie, e si isveglieranno tutto le genti, e risuciteranno, per?? ch'egli si levino contra (1562) l'avenimento del figliuolo di Dio. Tutti gli alimenti turberanno inanzi lui; e quando il fuoco andr?? inanzi lui, egli seranno dinanzi lui. Allora sar?? grande tempesta, che tutti gli alimenti si turberanno per lui incontro agli felloni.

(1562) encontre C. F. R.

Cap. DXXXVIII.

Lo re domanda: dove sar?? il giudicamento e chi il far??? Sidrac risponde:

In una valle. La valle significa questo mondo; e lo monte di questa valle ?? lo cielo. Per?? sar?? fatto questo giudicamento, ch'ello sar?? fatto in questo mondo, l?? ove i malvagi saranno istabiliti dalla sinistra parte del nostro signore, e li buoni e gli giusti dalla destra parte, come le berbici (1563). La sua destra ?? la sua gloria; e la sua sinistra, giustizia. Ma li giusti per la loro umilit?? andranno in cielo, e gli malvagi andranno sotto la terra, in ninferno, l?? ov'egli non avranno niuna redenzione.

(1563) come brebis C. F. R.

Cap. DXXXVIIII.

Lo re domanda: in che forma si dimosterr?? il figliuolo di Dio? Sidrac risponde:

Lo figliuolo di Dio si dimosterr?? in quella medesima forma ch'egli fia, quand'egli trafigurer??e tra li suoi disciepoli, in una montagna. Agli felloni si dimosterr?? in quella maniera egli fia quand'elli sar?? in crocie.

Cap. DXL.

Lo re domanda: sar?? scura l'aria? Sidrac risponde:

Non, niente, ma una grandissima chiarezza, in similitudine di croce, la quale sar?? pi?? lucente e pi?? bella che il sole; e elli far??e lo giudicamento, che a lui sar?? fatta la 'ngiuria. E allora ch'egli aver?? vinti e sottomessi i suoi nimici, elli aver?? la sua isposa ricevuta. Allora sar?? nella sua maestade, cio?? a dire che l'umanit?? riposer?? nella divinit??.

Cap. DXLI.

Lo re domanda: gli ministri del figliuolo di Dio saranno al giudicamento? Sidrac risponde:

Le loro coscienzie avranno sedie, e quivi si riposeranno egli; e quand'egli avranno vinto lo secolo e gli vizii, egli saranno veduti in aria; ch'egli ?? scritto ch'egli saranno sopra sedie al giudicamento.

Cap. DXLII.

Lo re domanda: come sar?? fatto il giudicamento? Sidrac risponde:

Allora (1564) saranno mescolati i buoni e li malvagi insieme, e molti v'avr?? di quelli che paranno buoni, e saranno rei; e tali sono che sono tenuti rei, che sono molti buoni uomini. Ma allora dipartiranno gli angeli gli buoni da' rei; tutto altress?? come lo grano ?? sparto dalla paglia, cos?? saranno dipartiti in tre parti: l'una parte ?? de' perfetti uomini, gli quali faranno lo giudicamento col nostro signore insieme; e l'altra maniera, gli quali saranno giudicati ad avere la gloria di paradiso, ci?? fieno gli buoni; la terza saranno i malvagi, che saranno dannati ad avere ispiritual (1565) pene.

(1564) Ores sont C. F. R.

(1565) sempiternale C. R. 2.

Cap. DXLIII.

Lo re domanda: quali saranno quelli che faranno il giudicamento? Sidrac risponde:

Li buoni che debono nasciere, li quali anunzieranno la venuta del gran profeta figliuolo di Dio; e quelli che saranno presso all'avenimento del figliuolo di Dio, e sufferranno per lui martirio, siccome fieno apostoli e tutti quelli che saranno principali confessori della sua magione; e quelli che serveranno la loro verginitade per lo suo amore, e faranno de' loro corpi astinenzia, gente religiosa; quelli che mosteranno che averanno seguitata la sua dottrina all'asenpro del figliuolo di Dio; poi (1566) saranno degni d'avere lo regno del cielo co' lui.

(1566) por ce C. F. R.

Cap. DXLIIII.

Lo re domanda: chi saranno quelli che cos?? saranno giudicati? Sidrac risponde:

Quelli che lealmente meneranno la loro vita con le loro femmine; e quelli che raccatteranno gli loro peccati per limosine e per buone penitenzie. A coloro dir?? lo figliuolo di Dio: venite, benedetti dal padre mio, e si riceverete lo regnio, che v'?? aparecchiato dal cominciamento del mondo. Io ebbi fame, e voi mi desti da mangiare; io ebbi sete, e voi mi desti da bere; io fui ignudo, e voi mi vestisti; io fui sanza albergo, e voi m'albergasti; io fui malato, e voi mi vicitasti. Che il figliuolo di Dio sar?? quivi come uomo, e tutti gli altri intorno a lui corporalmente. E queste parole fieno dette, perch?? tutti sapiano bene per quale ragione saranno salvi o dannati ciascuno.

Cap. DXLV.

Lo re domanda: saravvi niuno perito (1567) sanza giudicamento? Sidrac risponde:

Si, sono quelli che fecero o faranno peccato sanza legge; e quelli che faranno peccato apresso la morte del figliuolo di Dio, e vorranno del tutto tenere la vecchia leggie, sanza la nuova, in tutto saranno sanza leggie. E quelli che negheranno il figliuolo di Dio, torner?? il giudicio in loro dannazione, ch'egli vedranno colui che egli crocifissero. Che tutti i malvagi fieno altress?? come stati consentevoli alla morte del figliuolo di Dio.

(1567) Nel cod. pericolo. ??? Abb. corr. perito sulla scorta del C. F. R. e del C. R. 2., che ha: se nullo perir?? senza giudicio.

Cap. DXLVI.

Lo re domanda: quali saranno quelli che saranno dannati e quelli che saranno salvi? Sidrac risponde:

Li buoni che fanno e fecero lo comandamento di Dio; e gli profeti ch'annunziarono la venuta del figliuolo di Dio; e li suoi ministri apostoli; e li giudei che innanzi la venuta del figliuolo di Dio non peccarono contra gli X comandamenti che loro invier?? Idio; e quelli che faranno lo comandamento di Dio. I cristiani saranno salvi e degni d'avere gloria del cielo; e quelli che peccheranno contra i X comandamenti, che Idio mander?? a uno uomo; e quelli falsi che per le loro male opere divoreranno lo figliuolo di Dio, e peccheranno contra lui e contra i suoi comandamenti; quelli saranno gli perduti e' dannati. E a coloro dir?? il figliuolo di Dio: partitevi da me, voi che siete maledetti. Allora mosterranno loro gli buoni, per gli loro meriti (1568), che gli rei non vollono seguire n?? in detti n?? in fatti i loro meriti n?? le loro opere (1569). Apresso dir?? che egli sono degni di tutti tormenti; che il figliuolo di Dio turber?? le foglie (1570). E tutte le altre cose passibilmente giudicher??e. Egli dar?? dirittamente la sentenzia contro gli felloni; onde gli senberr??e ch'egli sieno felloni; che ciascuno giudicher?? la sua coscienzia, che egli saranno alluminati della croce di Dio. Ch?? tutto altress?? come lo sole ?? ora veduto da tutte genti, tutto altress?? aparir?? la croce del figliuolo di Dio a la coscienzia di tutti.

(1568) car les bons diront et monstreront par lor merites che li mauvais etc. C. F. R.

(1569) lor dis ne lor fais C. F. R.

(1570) Onde sieno uscite le foglie non sapremmo. Nel C. F. R.: eaus troblera le fis en la soe ire, et le feu li devorera.

Cap. DXLVII.

Lo re domanda: conosceranno allora il bene e 'l male che fecero in questo secolo? Sidrac risponde:

La dottrina e l'esenpro di quelli che insegniano la venuta del figliuolo di Dio ed i suoi ministri, e quelli che scriveranno i suoi santi vangeli e parole, e quelli che sofferanno per lui martiri e morte, e quelli che saranno governatori della sua santa chiesa, e i confessori, e quelli che per lo suo amore guarderanno la loro verginit?? e la sua dottrina e li suoi asenpri, saranno veduti da tutti; e vedrassi apertamente lo loro bene, ch'egli avranno fatto; e molto grande allegrezza avranno di ci??, ch'egli avranno ischifati i mali. E gli malvagi vedranno in loro ci?? ch'egli doveano avere ischifato; di che egli avranno grande trestizia. Ma quella trestizia e dolore non varr?? loro niente.

Cap. DXLVIII.

Lo re domanda: che sar?? dopo il giudicamento? Sidrac risponde:

Quando lo giudicamento sar?? fatto, si sar?? traboccato lo diavolo nel profondo dello 'nferno, con tutti gli malvagi insieme co' lui; e lo figliuolo di Dio andr?? egli con tutti i suoi compagni nella citt?? del suo padre, cio?? la stazione del cielo. E saranno tutti i buoni nell'umanitade del figliuolo di Dio, e regneranno nella sua santa magione, nella divinit??. Lo figliuolo di Dio sar?? allegro di tutte le allegrezze de' suoi sudditi; e ciascuno avr?? compiuta allegrezza, in vedere lo figliuolo di Dio.

Cap. DXLVIIII.

Lo re domanda: che sar?? fatto del secolo (1571) dopo lo suo giudicamento? Sidrac risponde:

Egli arder?? tutto; che tutto altress?? come l'acqua del diluvio uccise lo secolo, e mont?? sopra gli nuvoli (1572) XV gonbiti, tutto altres?? sar?? lo fuoco pi?? alto ch'e' monti XV gonbita. L'amirazione (1573) di questo secolo, e le parti e le stagioni, ci?? sono gli freddi e gli caldi e le gragnuole e li venti e i tuoni e le folgore e l'altre tribolazioni di questo secolo, saranno allora tutti purgati; e rimarranno netti e mutati; che Idio gli muter??. Che tutto altress?? come la figura de' nostri corpi passer??, e riavremo altro corpo, che troppo sar?? migliore che questo, tutto altress?? la figura di questo secolo trapasser?? tutto; e avr?? poi pi?? graziosa forma; che Idio far?? novello cielo e novella terra; e poi apresso rinoveller?? lo sole e la luna e le stelle, che ora non si finano d'andare n?? di correre. Tutte cose fieno rinovellate, che il sole sar?? VII volte pi?? bello che ora; la luna e tutte l'altre stelle saranno vestite di molta bella chiarezza. L'acqua che toccher?? lo corpo del figliuolo di Dio, e che laver?? gli corpi de' buoni uomini, in questo secolo, si sar?? pi?? chiara che niuno cristallo; la terra che nodrir?? lo corpo del Figliuolo di Dio dentro da s??, si sar?? paradiso; la terra, per?? ch'ella sar?? innacquata del sangue de' buoni, che per l'amore del figliuolo di Dio egli lo sparsono, ella sar?? inbellita di molte maniere di fiori e di delizie, delli ulivi e delle rose. Questo ?? lo giudicamento che Idio far??. La terra la quale ?? piena di spine e di cardoni, si sar?? benedetta da Dio senpiternalmente, e mai non avranno labore n?? dolore.

(1571) mondo C. R. 2.

(1572) sopra li omini C. R. 2.

(1573) La mirablete des choses C. F. R.

Cap. DL.

Lo re domanda: che corpi avranno gli buoni uomini? Sidrac risponde:

Egli avranno gli corpi sette cotanti pi?? belli che lo sole; e di pi?? bello coraggio e' saranno, di quello tenpo ch'egli erano, quando egli trapassarono di questo secolo.

Cap. DLI.

Lo re domanda: saranno egli ignudi o vestiti? Sidrac risponde:

Egli saranno ignudi di convotizia (1574) e di malizia; e saranno vestiti di vestimento di grazia e di gloria e di salvazione e d'allegrezza. Averanno e saranno ripieni di perfetto senno e di tutte bellezze; e gli loro membri non avranno vergognia (1575), pi?? che noi abiamo del volto e degli occhi, quando l'uno mira l'altro.

(1574) convoitise C. F. R.

(1575) e di loro membro C. R. 2.

Cap. DLII.

Lo re domanda: potranno egli fare ci?? che vorranno senza licenzia? Sidrac risponde:

Egli non vorranno niuna cosa, altro che buona. E per?? faranno egli francamente ci?? ch'egli vorranno. In tutti luoghi ov'egli vorranno essere, saranno, sanza punto dimorare. E' non avranno altra cosa in opra, fuori che riguardare Dio (1576); e lo loderanno; e la loro loda si ?? ci??e, che ??nno la visione del nostro signore.

(1576) Ellino non vorranno altra cosa che riguardare Dio C. R. 2.

Cap. DLIII.

Lo re domanda: che allegrezza avranno? Sidrac risponde:

L'alegrezza sar?? tanta, che mai occhi d'uomo tanto videro, n?? orecchie udirono, n?? cuore non potrebe tanto pensare, ci?? che Idio ?? ordinato a coloro che lui ameranno e seguiranno; ch'egli avranno senpre etternale vita, e senpiternale fede, e conoscimento di Dio, abondanzia di tutti i beni, senza niuno mancamento, e sanza niuna fame. Gli corpi avranno VII ispeziali glorie, e l'anime altre VII. Gli corpi avranno belleza, isnellit??, forteza, francheza, diletto, sanit??, onore, sicurt??, allegrezza (1577); alla quale ci conduce quelli che vive e regna per tutti i secoli de' secoli. Amen.

(1577) Il C. R. 2. seguita: l'anime avranno sapienza, amist??, concordia, potest??, onore, sicurt??, allegrezze.

Cap. DLIIII.

Come Sidrac domanda lo re. Botus come li risponde (1578).

Sidracco domanda lo re: volete voi altra cosa, ch'io sono aparecchiato di tutto dirvi, per la volont?? del nostro signore? Lo re rispuose e disse: Iddio ti benedica, e ti dia la sua grazia sempre; ch?? tu m'??i mostrata la via, per la quale io posso andare a essere de' sergenti del re del cielo. Tu m'??i tratto di scurit?? e messo in chiarezza; tu m'??i detto pienamente ci?? ch'io desiderava di sapere, e non poteva trovare persona che dire me lo sapesse. Ora io ?? assai saputo delle cose che sono buone all'anima e al corpo salvare. Per?? possiamo oggi mai pensare del nostro fatto, al quale noi possiamo oggimai intendere; che per?? siamo noi venuti in questo strano paese.

Ora cominciamo (1579) al fatto del re Botus.

(1578) Nel C. R. 2.: Qui parla come Sydrach domanda lo re, e lo re Botus risponde.

(1579) retornons C. F. R.

Cap. DLV.

Come lo re Botoso volle compiere ci?? ch'egli avea inpreso a fare.

Allora mont?? a cavallo lo re Botus, egli e la sua gente e il suo maestro Sidraco; e vennono all'entrare della terra del re Garabo, a fare la torre ch'egli dovea fare. E Sidrac fece venire maestri, e fece mettere pietre nel fondamento della torre, al nome di Dio; e in XVI d?? fue la torre fatta e compiuta.

Cap. DLVI.

Quando lo re Garabo vide che lo re Botus avea fatta e conpiuta la torre, egli fue tutto isconfortato, e non seppe che consiglio si dovesse pigliare. E seppe allora bene che gl'idoli n?? loro forza no' gli poteano valere niente. Ond'egli fece aparecchiare messaggi, e mand?? pregando lo re Botus, che avesse merci?? di lui.

Cap. DLVII.

Lo re Botus gli mand?? a dire, per lo consiglio di Sidrac suo maestro, che s'egli volesse lasciare in tutto gl'idoli, e credere nel vero Iddio, egli avrebbe merci?? di lui. E lo re Garabo gli mand?? a dire, ch'egli lo far?? volentieri. E cos?? si convert?? a Dio, e ruppe tutti gl'idoli ch'egli avea. Lo re Botus, inanzi ch'egli morisse convertie tutto le sue contrade, e quelle dello re Garabo, alla fede del figliuolo di Dio, per lo consiglio di Sidrac suo maestro. Ma apresso alla morte di Sidrac e dello re Botus, per lo consiglio del diavolo tutti ritornarono ad adorare gl'idoli, e furono poi piggiori che prima (1580).

Conpiuto di scrivere a' d?? XIIII di febraio, 1382, per mano di Benedetto di Banco degli Albizi. Cristo ne sia lodato. Amen. Alle 3 ore.

(1580) Dopo queste parole il C. R. 2. seguita: Cos?? finisce lo savio filosofo il suo libro d'astrologia, nominato Sydrach, lo quale lasci?? la scienza dopo lui, ond'ella fue profitabile alla giente. Ora preghiamo tutti comunemente Idio lo creatore che ci dia la sua grazia, che noi possiamo intendere e mettere in opera ci?? che questo libro del savio filosofo c'insegna, a onore del corpo e profitto dell'anima. Amen. ??? Le stesse parole leggonsi nel C. F. R.

INDICE

Avvertenza preliminare pag. ix
Cap. 1. Ebe Idio mai cominciamento? ?? 33
?? 2. Puote Idio essere veduto? ?? 34
?? 3. ?? Iddio in tutti luoghi e per tutti? ?? 35
?? 4. Sentono tutte le cose Idio? ?? ivi
?? 5. Che fece Idio primamente? ?? 36
?? 6. Quando furono fatti gli angioli? ?? 37
?? 7. Di che servono gli angeli in cielo? ?? 38
?? 8. Gli diavoli sanno tutte le cose e possonle fare? ?? 40
?? 9. Che forma ??nno gli angioli e se sanno tutto? ?? ivi
?? 10. Fece Iddio l'uomo colle sue mani? ?? 44
?? 11. Dove fu fatto Adamo? ?? 46
?? 12. Quando Adamo fu fuori del paradiso dove and?? egli? ?? 49
?? 13. Fece Adamo altro peccato inverso lo suo criatore, se non quello ch'egli trapass?? lo suo comandamento e mangi?? lo pome? ?? 50
?? 14. Che cose tolse Adamo a Dio, e come gliele converr?? rendere? ?? 53
?? 15. Perch?? non fue perduto di tutto in tutto, che cos?? grandissimo peccato avea fatto? ?? ivi
?? 16. Perch?? non mand?? Iddio uno angelo inanzi per lui diliberare, o ch'egli avesse fatto uno uomo per lui deliberare? ?? 54
?? 17. Perch?? vorr?? egli nascere di vergine e come sar?? ella vergine quand'egli nascer?? di lei? ?? 55
?? 18. Quanto tempo visse Adamo? ?? 57
?? 19. Perch?? ?? chiamata morte, e quante morti sono? ?? 58
?? 20. Nuoce agli uomini di quale morte e' si facciano? ?? 59
?? 21. Come vanno l'anime nell'altro secolo? ?? 61
?? 22. Che cosa ?? paradiso celestiale? ?? 64
?? 23. Chi fu fatto innanzi tra il corpo o l'anima? ?? ivi
?? 24. Chi parla o 'l corpo o l'anima? ?? 65
?? 25. L'anima ch'?? ispirito solamente, che non ?? corpo n?? membro, n?? prendere n?? tenere non si pu??, n?? vedere, come pu?? sentire gioia e gloria in cielo, e pene e dolore nello 'nferno? ?? 67
?? 26. Qual'?? pi?? sicura tra l'anima e 'l corpo? ?? 68
?? 27. Dove abita l'anima? ?? 69
?? 28. Perch?? non puote dimorare nel corpo quando lo sangue ?? tutto fuori? ?? 70
?? 29. Come ?? ci??, che in questo mondo chi vive e chi muore? ?? 71
?? 30. Come potrebbe l'uomo sapere che Idio facesse l'uomo alla sua similitudine? ?? 72
?? 31. Quando noi siamo fatti alla simiglianza di Dio, perch?? non possiamo noi fare altress?? com'egli? ?? 73
?? 32. Lo sangue che diviene quando lo corpo ?? morto? ?? 74
?? 33. Che diviene lo fuoco quand'egli ?? spento? ?? 75
?? 34. Perch?? non si parte l'anima, quando lo corpo perde la met?? del sangue e pi??? ?? 76
?? 35. Di qual natura ?? 'l corpo e di quale compressione? ?? 77
?? 36. L'anime sono fatte dal cominciamento del mondo o sono facte ciascuno giorno? ?? 78
?? 37. Quelli che Idio n?? nullo bene conoscono s'elli possono avere nulla scusa? ?? 79
?? 38. Dee l'uomo fare altra cosa che 'l comandamento di Dio? ?? 80
?? 39. Perch?? ?? chiamata morte? ?? ivi
?? 40. Quanti secoli sono, e quanti mondi, e come si tengono? ?? 81
?? 41. Idio ?? di grande guidardone? ?? 82
?? 42. Le gienerazioni che saranno al tempo del figliuolo di Dio, saranno egli credenti a lui tutti comunemente? ?? 83
?? 43. Che comandamento far?? Iddio al suo popolo? ?? 84
?? 44. Qual'?? la pi?? sicura cosa che sia e la pi?? benedetta e la pi?? degna e la pi?? bella? ?? 85
?? 45. Qual'?? la pi?? laida cosa che sia, e la pi?? pericolosa e la pi?? maledetta e la pi?? paurosa? ?? 86
?? 46. Le buone anime non avranno duolo del male delle rie anime? ?? 87
?? 47. Che vale meglio o la sant?? o la malizia? ?? ivi
?? 48. Che podere dona Iddio all'anima in questo mondo? ?? 88
?? 49. Lo cruccio e la gioia onde viene? ?? 90
?? 50. Dopo lo tempo che 'l figliuolo di Dio monter?? in cielo aver?? istolomia nel mondo per insegnare? ?? 91
?? 51. Chi bene n?? male non fa ?? menato a peccato? ?? 92
?? 52. Se quelli che non fanno n?? bene n?? male ?? menato al peccato. ?? 94
?? 53. Se la signoria de' fare asprezza o de' essere piatosa. ?? 95
?? 54. De' l'uomo fare bene a' suoi parenti e a' suoi amici? ?? 96
?? 55. Che cosa ?? gentileza? ?? ivi
?? 56. Come fa freddo quando il tempo ?? chiaro? ?? 97
?? 57. Puote l'uomo conosciere li buoni uomeni dalli malvagi per neuno segno? ?? 98
?? 58. Sar?? giammai rilevata la grandezza del diavolo altress?? com'ella fu al mio tempo? ?? 99
?? 59. Perch?? non fece Iddio all'uomo, quando la persona avesse mangiato una volta, ched elli se ne potesse istare una semana? ?? 100
?? 60. Come muore altress?? il ricco come il povero? ?? 101
?? 61. Dee l'uomo giudicare gli poveri come gli ricchi? ?? ivi
?? 62. Dee l'uomo avere merc?? del suo nimico? ?? 102
?? 63. Pu?? lo reo uomo avere l'amore di Dio come il buono? ?? 103
?? 64. Come puote la creatura uscire della femmina ch'?? piena nel suo corpo? ?? 105
?? 65. Puote la femina portare pi?? di due figliuoli a uno corpo? ?? 107
?? 66. Qual'?? la migliore cosa che l'uomo possa avere? ?? 109
?? 67. Qual'?? la peggiore cosa che l'uomo possa avere in s??? ?? 110
?? 68. Come puote essere l'uomo leale? ?? ivi
?? 69. La prodezza e la paura di che aviene? ?? 111
?? 70. La lebbra e la tigna di che aviene? ?? 112
?? 71. Tutte le cose Idio fece, furono fatte dal cominciamento del mondo? ?? 113
?? 72. Chi vi nodriscie lo frutto della terra? ?? 114
?? 73. Le bestie come arabbiano? ?? 115
?? 74. Chi vive pi?? che cosa che sia in questo mondo? ?? 116
?? 75. Se Dio pascie tutte le cose. ?? 117
?? 76. Le bestie e gli uccelli e' pesci ??nno anima? ?? ivi
?? 77. Il popolo che sar?? al tenpo di Dio morranno tanto quanto noi facciamo? ?? 118
?? 78. Lo mondo quanto viver??? ?? 119
?? 79. ?? egli altra gente che viva oltre la terra, in mare? ?? 121
?? 80. Perch'alcuno uomo ?? nero e altro bianco? ?? 124
?? 81. Fellonia di che aviene? ?? 125
?? 82. Perch?? sono le bestie di molti colori? ?? 126
?? 83. Quegli che mangiano e beono pi?? che mestieri non ?? loro, fanno male? ?? 127
?? 84. Che cosa ?? la migliore e la piggiore cosa che sia? ?? ivi
?? 85. Chi d?? magiore iscienzia o migliore, le cose calde o le cose fredde? ?? 128
?? 86. Quando l'uomo ?? fello e crucciato e malinconoso, come si potrebbe ci?? cessare? ?? 129
?? 87. Che vale meglio o l'amore della femina o l'odio? ?? 130
?? 88. Quando l'uomo ?? gioioso e allegro, od egli oda alcuna cosa che non gli piaccia, come si cruccia egli? ?? 131
?? 89. Se dee l'uomo amare la femina, e la femina l'uomo sanza biasimo. ?? 133
?? 90. Onde viene la grasseza del corpo? ?? 134
?? 91. Dee l'uomo gastigare la femina, e conbattella, quand'ella falla? ?? 135
?? 92. Di che cosa escie gelosia, e perch?? ?? geloso l'uomo? ?? ivi
?? 93. Dee l'uomo amare lo suo buono amico? ?? 137
?? 94. Pu?? l'uomo fare lo suo profitto sanza travaglio? ?? 138
?? 95. Dee l'uomo fare bene e dare carit?? a' poveri? ?? 140
?? 96. Come si dee l'uomo contenere con tutta gente? ?? ivi
?? 97. Quando lo ricco perde la sua riccheza val meno, e quando il povero diventa ricco val pi??? ?? 142
?? 98. La malvagia maniera e' costumi donde viene? ?? 143
?? 99. Lo ferro ch'?? forte e duro, come fue primieramente fermato il martello e le tanaglie e l'ancudine? ?? 144
?? 100. Quelli che giurano lo loro Iddio fanno egli male? ?? ivi
?? 101. De' l'uomo essere casto di tutte cose? ?? 145
?? 102. Con cui dee l'uomo andare e cui dee l'uomo schifare? ?? 146
?? 103. Che vale meglio, o riccheza od onore? ?? 147
?? 104. De' l'uomo portare onore al povero come al ricco in giustizia? ?? 148
?? 105. Lo povero se si diletta nella sua povert??, come lo ricco nella sua ricchezza. ?? ivi
?? 106. Dee vantarsi l'uomo di quello ch'?? fatto? ?? 149
?? 107. Come fiatano i cani pi?? ch'altra bestia? ?? 150
?? 108. Quelli ch'??nno cupideza dell'altrui cose o dell'altrui femine fanno male? ?? 151
?? 109. Pu?? l'uomo scanpare dalla morte, per nulla ricchezza o per niuna cosa, per forza o per ardire n?? per fuggire? ?? 152
?? 110. ?? buono a rispondere a quelli che folle parla? ?? 153
?? 111. Qual'?? la pi?? grave cosa che sia? ?? 154
?? 112. Quelli che si travagliano e non sanno aiutare, perch?? non fanno eglino? ?? 155
?? 113. Come infolliscono le genti? ?? ivi
?? 114. Grava all'anima quand'ella si parte dal corpo, e al corpo quand'egli si parte dall'anima? ?? 156
?? 115. Cui de' l'uomo pi?? temere, o l'uomo vecchio o 'l giovane? ?? 157
?? 116. Piove pi?? in un luogo che in un altro? ?? 158
?? 117. Perch?? non fece Idio l'uomo che non potesse peccare? ?? 159
?? 118. ?? buono di trasmettersi di tutte cose con tutte genti? ?? 160
?? 119. Perch?? Iddio fecie il mondo? ?? 162
?? 120. Come fu fatto il mondo, e come si tiene egli? ?? 163
?? 121. ?? gente di sotto a noi, che vegano lo chiarore del sole, altress?? come noi qui? ?? 164
?? 122. Quanto ?? il mondo lungo e largo e ispesso? ?? 165
?? 123. Perch?? vorr?? Iddio disfare lo mondo di tutto in tutto? ?? 166
?? 124. Come volano gli uccelli per aria. ?? 167
?? 125. La piova di che viene? ?? ivi
?? 126. Di che vengono le neve? ?? 168
?? 127. La tempesta di che aviene? ?? 169
?? 128. Li tuoni e li lanpi che sono? ?? 170
?? 129. Onde vengono gli venti? ?? 171
?? 130. Come monta e sale l'acqua nell'alte montagnie? ?? 171
?? 131. L'acque onde escono e vanno? ?? 172
?? 132. Perch?? ?? il mare insalato? ?? 173
?? 133. Onde vengono l'acque calde, che surgono sopra terra? ?? 174
?? 134. Che cosa ?? zolfo? ?? 175
?? 135. La folgore di che viene e di che sono? ?? ivi
?? 136. Le montagne e le rocche furono create dal cominciamento del mondo? ?? 176
?? 137. Da quale parte viene lo diluvio? ?? 177
?? 138. Verr?? altra volta lo diluvio in terra? ?? 178
?? 139. Quando No?? entr?? nell'arca, e prese di ciascuna bestia e uccielli un paio, che bisogno avea di rea bestia, e di metterla nell'arca, i scorpioni e tarantole e altre ree bestie? ?? ivi
?? 140. L'oro onde viene? ?? 179
?? 141. Le perle e gli carbonchi onde vengono? ?? 180
?? 142. Quante terre sono al mondo? ?? 181
?? 143. Puote l'uomo andare intorno al mondo? ?? 182
?? 144. Potrebbe l'uomo andare tanto in su una nave, che tuttavia la spingesse il vento inanzi, ch'egli potesse venire presso al fermamento? ?? 183
?? 145. Che non cre?? Iddio l'uomo che potesse vivere lungo tenpo? ?? 183
?? 146. Quali angieli pigliano l'anime? ?? 185
?? 147. Quale ?? meglio, od opera o castit??? ?? 186
?? 148. Di che vengono gli tremuoti? ?? 187
?? 149. Le piante perch?? mutano lo loro segno e fannoli contro? ?? 188
?? 150. Le stelle che vanno per l'aria, vanno elleno, e come cagiono elle? ?? 190
?? 151. Quanti cieli sono? ?? 191
?? 152. Quanto ?? alto lo cielo da terra? ?? 192
?? 153. Di quale virt?? ?? il fermamento? ?? ivi
?? 154. Se le pianete e le stelle sono di gran virtude. ?? 193
?? 155. Di che maniere sono l'acque? ?? 197
?? 156. Quanti mari sono? ?? 198
?? 157. Perch?? fecie Idio ritondo il mondo? ?? 199
?? 158. Perch?? fece Idio lo sole caldo e la luna fredda? ?? ivi
?? 159. Quale ?? la maggiore cosa che sia? ?? 200
?? 160. Quale ?? pi?? o la rena della terra o le candelle del mare? ?? ivi
?? 161. Potrebbe l'uomo contare l'onde del mare o la rena della terra? ?? 201
?? 162. Quante stelle sono in cielo? ?? 202
?? 163. Quanti angeli cre?? Idio, e quanti furono quelli che caddono, e quanti ne dimorano in cielo? ?? 203
?? 164. Quali sono pi?? o le genti o le bestie o gli uccegli o' pesci? ?? 204
?? 165. Iddio ch'?? tutto possente perch?? non fece altre creature che vermini e bestie o uccielli o pesci? ?? 204
?? 166. Quale ?? pi?? ardito o quelli che va di notte o quegli che va di giorno? ?? 205
?? 167. Quale ?? maggiore prodezza o quella di citt?? o quella de' boschi? ?? 206
?? 168. Dee l'uomo rinproverare l'uno all'altro o di povert?? o di ricchezza o di malizie o di malvagit?? di sua moglie o d'altre cose? ?? 208
?? 169. Dee l'uomo portare e fare onore a tutta gente? ?? ivi
?? 170. Dee l'uomo dimenticare quelli che gli hanno fatto onore? ?? 209
?? 171. Come si puote l'uomo tenere della sua grande volont??? ?? 210
?? 172. Quale ?? lo magiore diletto che sia? ?? 211
?? 173. Desi l'uomo dilettare colla femina? ?? 212
?? 174. Quando l'una oste ?? contra l'altra come si deono conbattere? ?? 213
?? 175. Quali sono quelli menbri senza li quali l'uomo non potrebbe vivere? ?? 214
?? 176. Chi trov?? e fece lo primo stormento del mondo, e come fu fatto? ?? 215
?? 177. L'uomo che nascie sordo e muto, che linguaggio pensa e intende lo suo cuore? ?? 216
?? 178. Perch?? sono gli nuvoli l'uno bianco e l'altro nero? ?? 217
?? 179. Dello tenpo ch'?? chiaro e sereno gli nuvoli onde vengono? ?? 218
?? 180. Tutte le criature che sono fatte possono sapere la volont?? della cogitazione di Dio? ?? ivi
?? 181. Dee l'uomo tutto giorno adorare? ?? 219
?? 182. Gli occhi che lagrimano ispesso donde viene? ?? 220
?? 183. Quante maniere di gente de' l'uomo onorare in questo mondo? ?? 221
?? 184. Qual'?? lo pi?? largo uomo del mondo? ?? 222
?? 185. In via o in camino pi?? onorare o 'l povero o 'l ricco? ?? ivi
?? 186. ?? peccato di mangiare tutte cose? ?? 223
?? 187. De' l'uomo salutare la gente a tutte l'ore? ?? 224
?? 188. Come dee l'uomo mantenere gli figliuoli? ?? ivi
?? 189. Qual dee l'uomo pi?? amare tra la moglie o figliuoli? ?? 225
?? 190. Se mio padre e mia madre non fossono istati, noi come saremo istati? ?? 226
?? 191. Perch?? non vengono a bene le creature che sono create in corpo alle loro madri? ?? 227
?? 192. Tutte le femine sono d'una maniera? ?? 228
?? 193. Dee l'uomo fare asapere al suo amico la dislealt?? della sua moglie? ?? 229
?? 194. Fa alcuna cosa l'afrettare? ?? 229
?? 195. Dee l'uomo amare tutte gente? ?? 230
?? 196. Sono tutte le genti comunali in questo mondo e secolo? ?? 231
?? 197. Fanno onore nell'altro secolo a' ricchi e disonore a' poveri? ?? 232
?? 198. Porter?? nell'altro secolo lo padre lo carico del figliuolo? ?? 233
?? 199. Quelli che uccidono la gente pigliano elli loro peccato della vita sopra loro? ?? 234
?? 200. Quale ?? magiore dolore che l'uomo vede o quello che l'uomo ode? ?? 235
?? 201. ?? in questo secolo gente che mangino altre genti? ?? 236
?? 202. Quale ?? peggio tra micidio o furto o baratto? ?? ivi
?? 203. Idio ch'?? pietoso e misericordioso perdona egli tutti gli peccati che l'uomo fa in questo secolo? ?? 238
?? 204. Perch?? si travaglia l'uomo in questo secolo? ?? 239
?? 205. Quale ?? la pi?? scura cosa che sia? ?? 242
?? 206. Lo male che l'uomo fa in questo secolo ?? d'Iddio? ?? ivi
?? 207. Come potrebe l'uomo salire in cielo? ?? 245
?? 208. Dove si nasconde lo giorno la notte? ?? 246
?? 209. Come si tengono la luna e le stelle? ?? 247
?? 210. Come possono conosciere le genti l'ore e' punti della notte? ?? ivi
?? 211. Se le stelle tornano al fermamento. ?? 249
?? 212. Se sar?? continuamente guerra nel mondo. ?? 250
?? 213. Perch?? ?? chiamato mondo? ?? 251
?? 214. Se Iddio si cruccia delle morti, e delle genti che morte si faccino. ?? 252
?? 215. Qual'?? il pi?? degno giorno del mondo? ?? ivi
?? 216. Perch?? fu fatto lo dormire? ?? 253
?? 217. Quale ?? il pi?? sano luogo del mondo? ?? 254
?? 218. Quali gente sono quelle che mantengono il mondo? ?? 255
?? 219. Quale ?? pi?? alto o lo re o la giustizia? ?? 256
?? 220. Pu?? l'uomo avere riccheze corporale e portarle co' lui? ?? ivi
?? 221. Uomo e femina che si traamano e si dilungano uno grande tempo e poi s'accontano, possonsi eglino amare come di prima? ?? 257
?? 222. Come l'uomo alcuna volta la femina e la femina l'uomo amansi? ?? 258
?? 223. Chi fa uno falso saramento di Dio per x cose falsare, ?? egli spergiuro per una volta? ?? 259
?? 224. Quelli che insegniano lo bene in questo secolo ??nn'egli pi?? guidarnone che gli altri? ?? ivi
?? 225. Di che viene lo magiore odio del mondo? ?? 260
?? 226. Lo pensiere che l'uomo pensa onde escie? ?? 261
?? 227. Per che cagione sono gli uomini malvagi mali? ?? 262
?? 228. Quali sono gli pi?? pericolosi menbri del corpo? ?? 264
?? 229. Qual'?? la pi?? pericolosa arte che sia e la pi?? sicura? ?? ivi
?? 230. Come alcuna volta muove la gaieza al corpo dell'uomo gaio e allegro? ?? 265
?? 231. Ciascuna volta che l'uomo s'accosta alla femina ingenera egli? ?? 266
?? 232. Che potrebe l'uomo fare, che la femina inpregnasse? ?? 267
?? 233. Di quale parte si raguna la schiatta dell'uomo quand'ella escie? ?? 268
?? 234. De' l'uomo amare gli figliuoli? ?? 269
?? 235. Incantamenti e malie sono vane? ?? 270
?? 236. Qual ?? la pi?? leggiera bestia che sia e la pi?? asentivole? ?? 271
?? 237. Quale ?? pi?? alto o la terra o lo mare? ?? 272
?? 238. Le lumache perch?? s'appiccano agli alberi? ?? ivi
?? 239. Come dormono gli vecchi pi?? leggiermente che gli piccoli garzoni non fanno? ?? 273
?? 240. Se Idio avesse fatto uno uomo cos?? grande come tutto il mondo, potrebb'egli contastare contra lui? ?? 274
?? 241. Se Idio non avesse fatto lo secolo, di quale maniera sarebbe il mondo? ?? 275
?? 242. Gli angeli che Idio fece furono fatti della lena di Dio, come Adamo lo primo uomo fue fatto? ?? 276
?? 243. Cui de' l'uomo pi?? amare, o quelli cui elli ama o quelli che l'amano? ?? 277
?? 244. Dove sono le pi?? degne parole e d'erbe e di pietre? ?? ivi
?? 245. Come la scurit?? della luna non si vede se non inverso ponente, e tuttavia quand'ella ?? novella? ?? 278
?? 246. Dee l'uomo discoprire il suo segreto al suo amico, quand'egli fa alcuna cosa celata? ?? 279
?? 247. Quali femine sono pi?? utili a l'uomo quand'egli giacie co' loro? ?? 280
?? 248. Perch?? alcuna gente si levano a mattotino da dormire bianchi e coloriti, e altri palidi e ismalfati? ?? 281
?? 249. Lo triemo del corpo di che aviene, che alcuna volta si muove il corpo? ?? 282
?? 250. La vista che l'uomo vede entra negli occhi dentro? ?? ivi
?? 251. Uno uomo solo non puote dire e parlare pi?? cose? ?? 283
?? 252. Se lo mare pu?? menomare? ?? 284
?? 253. Femina che spesso si corrompe di sua orina dormendo, e nolla pu?? ritenere, pu?? ella ingravidare, e l'uomo ingenerare? ?? 285
?? 254. Cui dee l'uomo pi?? amare, o i figliuoli del fratello o quegli della sirocchia? ?? 287
?? 255. Qua' sono le pericolose collere del corpo? ?? 288
?? 256. Quale ?? la migliore carne che sia al corpo? ?? 290
?? 257. Perch?? la notte, quando l'uomo cena la mattina ?? fame, e s'egli non cena si ?? satollo? ?? 291
?? 258. La vivanda che l'uomo mangia come si parte ella per lo corpo? ?? ivi
?? 259. L'uomo ch'avr?? inghiottito osso o spina, e gli sar?? ristata nella gola, e non potr?? andare su n?? gi??, come si potr?? torre quello osso? ?? 292
?? 260. Perch?? pute lo sterco dell'uomo e della femmina? ?? 293
?? 261. Per che cagione ?? l'orina della persona insalata? ?? ivi
?? 262. Le femine ??nno granelli? ?? 294
?? 263. Come nascono i vermini nel corpo dell'uomo? ?? 295
?? 264. Quante sono l'arti del mondo che l'uomo non si potesse sofferire sanza loro? ?? 296
?? 265. Come potrebe l'uomo vinciere la volont?? di questo mondo? ?? 297
?? 266. Quali ??nno magiore onore e gioia nell'altro secolo, o i piccoli garzoni che anche non peccarono, o li buoni che lasciano lo male per l'amore di Dio? ?? 298
?? 267. Di quanto, poi che 'l diavolo fue abattuto, fue fatto Adamo? ?? 299
?? 268. Quale ?? il pi?? bello vembro del corpo? ?? 300
?? 269. Lo vento come si sente e non si vede? ?? 301
?? 270. Come il fuoco si vede e non si pu?? pigliare? ?? 302
?? 271. Perch?? si dice pulcella e vergine, e quale ?? pi?? degna? ?? ivi
?? 272. Qual si puote meglio tenperare di lussuria, o la pulcella o quella che sia corrotta? ?? 303
?? 273. Quale si puote meglio sofferire di lussuria, o l'uomo o la femina? ?? 304
?? 274. La femmina gravida come puote ella notricare la criatura nel suo ventre? ?? 305
?? 275. Dee l'uomo adontare la femina, quand'ella falla del suo corpo? ?? 306
?? 276. Dee l'uomo essere geloso della sua moglie? ?? 307
?? 277. Se l'omo de' avere gelosia di sua moglie. ?? 308
?? 278. Debbono tutte le genti bere vino? ?? 309
?? 279. Dee l'uomo dilettarsi in niuno luogo del mondo? ?? 310
?? 280. Dee l'uomo essere ardente di tenzone e di conbattere colla gente? ?? ivi
?? 281. Se l'uomo si dee vantare del suo peccato, quand'egli l'?? fatto. ?? 311
?? 282. Nel male puossi trovare niuna iscienzia? ?? 312
?? 283. Perch?? ??nno le femine la gioia e lo cruccio del secolo? ?? 314
?? 284. Dee l'uomo andare ispesse volte a casa del suo amico? ?? 315
?? 285. Dee l'uomo mostrare laida cera al suo amico? ?? ivi
?? 286. Come alcuna volta l'uomo conquisterebbe in battaglia due uomini o tre, e alcuna volta ?? vinto da uno solo? ?? 316
?? 287. ?? sanit?? di mangiare tutte cose? ?? 317
?? 288. Quali sono quelli che si vantano pi?? che gente del mondo? ?? ivi
?? 289. Perch?? sono gli nuvoli cos?? di state come di verno? ?? 318
?? 290. Lo nuvolo ch'?? piccolo, come pare, come puote cuoprire tanta quantit?? di terra? ?? 319
?? 291. Gli piccoli garzoni sono come bestie che non intendono? ?? 320
?? 292. Com'?? l'uomo alcuno menbro grande e l'altro piccolo? ?? 321
?? 293. Lo senno onde viene? ?? 322
?? 294. Di che viene lo pensiero che l'uomo ??e, che gli pare vedere quello che non ??? ?? ivi
?? 295. Lo sospiro onde viene? ?? 323
?? 296. La lena onde viene? ?? 324
?? 297. La starnuto onde viene, e come lo potrebe l'uomo tenere? ?? ivi
?? 298. Lo menbro dell'uomo come si distende e onde escie e come ritorna dentro? ?? 325
?? 299. Di quale alimento si potrebbe l'uomo meglio sofferire? ?? 326
?? 300. La pioggia quand'ella viene, perch?? muove prima lo vento? ?? 327
?? 301. Perch?? gli uccelli femine non ??nno natura come l'altre bestie? ?? 328
?? 302. Quale ?? pi?? forte o 'l vento o l'acqua? ?? ivi
?? 303. Perch?? pena a nasciere l'uno fanciullo pi?? che l'altro? ?? 329
?? 304. Perch?? si travaglia la gente della morte pi?? l'una che l'altra? ?? ivi
?? 305. Chi sente lo dolore della morte o l'anima o il corpo? ?? 330
?? 306. Perch?? gli piccoli fanciulli non sono intendevoli quand'elli nascono e sono noiosi al nodrire? ?? 331
?? 307. Come dee l'uomo vivere in questo mondo? ?? 332
?? 308. Come si dee l'uomo comportare collo suo nimico? ?? 333
?? 309. Dee l'uomo giucare col suo amico? ?? 334
?? 310. Se l'uomo dee dottare del suo nimico. ?? 335
?? 311. Qual vale pi?? o lo ricco o lo povero nell'altro secolo? ?? 336
?? 312. Quali sono pi?? ad agio o li poveri o li ricchi in questo secolo? ?? ivi
?? 313. Quali sono le pi?? ricche genti del mondo? ?? 337
?? 314. Quali sono li pi?? onorati uomini del mondo? ?? 338
?? 315. Quando tu se' in uno luogo deilo tu lasciare per migliore cercare? ?? 339
?? 316. Dee l'uomo credere ci?? che le genti lo consigliano? ?? ivi
?? 317. De' l'uomo amare i malidicenti? ?? 340
?? 318. Se si dee l'uomo crucciare se altri gli mostra mala cera. ?? 341
?? 319. Pu?? l'uomo dimenticare lo suo paese? ?? ivi
?? 320. Quale ?? meglio o forza o ingiegnio? ?? 342
?? 321. Se alcuno domanda ragione d??gli l'uomo inmantanente rispondere? ?? 343
?? 322. Come dee l'uomo domandare quando vuole sapere alcuna cosa? ?? 344
?? 323. Perch?? sono pi?? savia gente quegli del ponente che quelli del levante? ?? 344
?? 324. Quale ?? pi?? bello alla femina o lo bello corpo o la bella persona o lo bello volto? ?? 346
?? 325. Se le pianete sono tutte in un luogo o sono tutte d'una maniera e natura o sono di pi?? nature? ?? ivi
?? 326. Se uno uomo trovasse un altro sopra la moglie? ?? 349
?? 327. De' l'uomo pensare per la gente? ?? 350
?? 328. De' l'uomo biasimare Dio per perdita o per dannaggio ch'egli abbia? ?? 351
?? 329. Di che pu?? l'uomo avere pi?? lodo di dare al ricco uomo o al povero? ?? 352
?? 330. Dee l'uomo servire a tutte genti? ?? 353
?? 331. Quale ?? la pi?? saporita cosa che sia? ?? ivi
?? 332. Gli re e gli signori deono essere leali e larghi? ?? 354
?? 333. Gli re deono andare in battaglia? ?? 355
?? 334. Lo sudore del corpo onde escie e onde viene? ?? 357
?? 335. Qual colore ?? meglio vestire? ?? ivi
?? 336. Qual'?? la pi?? verde cosa che sia? ?? 358
?? 337. Qual'?? la pi?? grassa cosa che sia? ?? 359
?? 338. Quale vale meglio al punto della morte o lo grande pentimento o la grande sicurtade della vita perdurabile? ?? ivi
?? 339. Dee l'uomo piangere i morti? ?? 360
?? 340. Venne mai niuno dell'altro secolo, che contasse di paradiso e di ninferno? ?? 361
?? 341. Che dee l'uomo dire quand'egli si leva o quand'egli si corica? ?? ivi
?? 342. Chi non avesse ma ch'una coglia potrebbe egli ingenerare, per l'una grande e l'altra piccola? ?? 362
?? 343. Gli garzoni di X anni o di meno, perch?? non ingenerano, e le fanciulle simigliantemente perch?? non impregnano? ?? 363
?? 344. ??nno gli diavoli pena nell'altro secolo? ?? 364
?? 345. Quale ?? la pi?? forte battaglia che sia? ?? ivi
?? 346. Dee l'uomo dottare tutta gente? ?? 365
?? 347. Perch?? lo ferro vae inverso la stella calamita? ?? 366
?? 348. Se tutti quelli che nascieranno morranno. ?? 367
?? 349. Come sono posti i fanciulli nel ventre delle loro madri? ?? ivi
?? 350. Puote l'uomo dimenticare la gioia e 'l duolo? ?? 368
?? 351. De 'l uomo mostrare sua ragione? ?? ivi
?? 352. Dee l'uomo mostrare lo suo senno tra la stolta gente? ?? 369
?? 353. Perch?? l'uno vino ?? bianco e l'altro ?? vermiglio? ?? 370
?? 354. Le bestie e gli uccegli ??nno linguaggio? ?? 370
?? 355. Qual'?? magiore profitto all'anima, o quello che fa in questo secolo, o ci?? che l'uomo le fa dopo lei? ?? 371
?? 356. Chi ?? lo pi?? savio uomo del mondo? ?? 372
?? 357. Qual'?? la pi?? saporita carne che sia? ?? ivi
?? 358. ?? egli niuna anima al mondo che potesse sapere quello che in tutto il mondo si fa in uno giorno? ?? 373
?? 359. Le piccole bestie e' vermi come funno fatti per lo mondo che tanto sono piccoli? ?? 374
?? 360. Perch?? i giovani ??nno pi?? chiara la vista che i vecchi? ?? ivi
?? 361. Gli pesci dormono nell'acqua? ?? 375
?? 362. Perch?? gli pesci ??nno pietra in testa? ?? 376
?? 363. Di quante maniere sono pesci? ?? ivi
?? 364. Di quante maniere sono bestie? ?? 377
?? 365. Di quante maniere sono gli uccelli? ?? 378
?? 366. Quale ?? lo pi?? bello uccello del mondo? ?? 380
?? 367. Qual'?? la pi?? bella bestia del mondo? ?? ivi
?? 368. Qual'?? lo pi?? degno uccello del mondo? ?? 381
?? 369. Quali sono gli pi?? begli cavagli che siano? ?? 382
?? 370. Quale ?? la pi?? benignia bestia che sia? ?? ivi
?? 371. Quale ?? la pi?? bella cosa che Idio abbia fatto al mondo? ?? 383
?? 372. Perch?? gli piccoli alberi portano grande frutto, e gli grandi alberi portano piccoli frutti? ?? 383
?? 373. Quali sono le pi?? intendevoli bestie che sieno? ?? 384
?? 374. Gli uccelli di caccia perch?? non beono? ?? ivi
?? 375. Le serpi sono istate tuttavia in questa forma? ?? 385
?? 376. A cui escie sangue del naso e stagnare non si pu??, che ne potrebbe l'uomo fare? ?? ivi
?? 377. La rea lebbra che monta alle gambe dell'uomo come si pu?? guarire? ?? 386
?? 378. Come potrebe l'uomo trarre la volatica che fortemente ?? apresa nella carne. ?? 387
?? 379. Uomo che ?? male stomaco che gli potrebe l'uomo fare? ?? ivi
?? 380. Stomaco ch'?? scaldato ed ?? enfiato come si potrebbe aiutare? ?? 388
?? 381. Che pu?? l'uomo fare al dolore dello stomaco? ?? ivi
?? 383. Chi fosse in cammino, ed egli non potesse avere delle cose, ed egli avesse male al fegato o allo stomaco o di calore o di stordigione, che vi potrebe fare per ricoverare? ?? 389
?? 384. Perch?? ?? lo stomaco cotante medicine? ?? 389
?? 385. Come potrebe l'uomo stagniare lo sangue della piaga. ?? 390
?? 386. Che potrebe l'uomo allo 'nfermo che avesse lo fegato riscaldato e fosse di giallo colore? ?? ivi
?? 387. Persona che sia troppo magra e ?? male nel ventre di vermini come guarr??? ?? 391
?? 388. Quale fu lo primo uomo che Idio fece e che generazione fu e sar??? ?? ivi
?? 389. Che generazione sar?? quella del veracie profeta? ?? 392
?? 390. Sar?? conosciuta la nativit?? del figliuolo di Dio? ?? 395
?? 391. Che significheranno le maraviglie che saranno quando lo figliuolo di Dio sar?? nato? ?? ivi
?? 392. Lo giorno che lo figliuolo di Dio nascer?? sapr?? egli pi?? d'un fanciullo? ?? 396
?? 393. Quando lo figliuolo di Dio verr?? in terra con che gente converser?? egli? ?? 397
?? 394. Lo figliuolo di Dio sar?? bello uomo, e come si trover?? egli? ?? 398
?? 395. Perch?? morr?? egli, perch?? si lascier?? egli morire? ?? ivi
?? 396. Chi 'l vedr?? e come sar?? egli morto? ?? 399
?? 397. Dove andr?? egli dopo la sua risuresione? ?? 400
?? 398. Monter?? egli solo in cielo? ?? 401
?? 399. Avr?? egli magione lo figliuolo di Dio? ?? 402
?? 400. Lo corpo del verace profeta sar?? tuttavia in terra in sua casa per lo comandamento di Dio? ?? 403
?? 401. Ciascuno del suo popolo buoni e rei potranno fare lo corpo del veracie profeta? ?? 405
?? 402. Quelli che avranno podere di fare lo corpo del verace profeta saranno eglino onorati pi?? inanzi a Dio che gli altri? ?? 406
?? 403. Deono egli fare tutto giorno lo corpo del verace profeta? ?? ivi
?? 404. Che cosa ?? peccato? ?? 407
?? 405. Come conoscier?? la morte del santo profeta verace? ?? 408
?? 406. Quale virt?? far?? in terra lo figliuolo di Dio? ?? ivi
?? 407. Gli disciepoli del figliuolo di Dio dopo la sua andata in cielo che faranno? ?? 410
?? 408. Gli disciepoli del figliuolo di Dio potranno eglino salvare gl'infermi? ?? ivi
?? 409. Al tempo del figliuolo di Dio sar?? lo mondo moltiplicato? ?? 412
?? 410. Quanto pu?? essere grande lo cielo e lo 'nferno, e se vi dee essere tutto il popolo che furono o che saranno. ?? 412
?? 411. Quali sono pi?? o quelli che nascono o quegli che muoiono? ?? 413
?? 412. Quale ?? magiore o l'ira di Dio o la sua grazia? ?? ivi
?? 413. Quelli che saranno in cielo e che giamai fine non avranno no' lo si recheranno eglino a grande increscimento? E quelli dello 'nferno non avranno grande invidia e non si consumeranno eglino di tanto dimorare in pene? ?? 414
?? 414. Quelli che sono in ninferno non avranno eglino niuno riposo da Dio? ?? 415
?? 415. Come potrebe l'uomo sapere di cose che l'uomo volesse fare e di cosa ch'egli ?? impresa a fare, ch'egli n'abbia bene o male, e s'egli si potr?? fare di conosciere lo suo criatore? ?? 416
?? 416. Quando Giafet si part?? dal suo padre No??, in quale parte and?? egli? ?? 417
?? 417. Che disse l'angiolo a Giafet quand'egli piangea lo suo figliuolo? ?? 418
?? 418. Chi questa arte vuole fare o adoperare che uomo vuole essere di suo corpo? ?? 419
?? 419. Quando l'uomo fa questa arte dee egli fare orazione? ?? 420
?? 420. Quando l'uomo fa questa arte de' egli essere solo o con alcuno aconpagniato? ?? ivi
?? 421. Che cosa ?? onnipotente e trinitade? ?? 421
?? 422. Che cose sono invenie e come sono fatte? ?? 422
?? 423. Che cosa ?? criatore? ?? 423
?? 424. Se si dee fare quella arte o di notte o di giorno? ?? 424
?? 425. Come dee essere fatta quella ruota? ?? 425
?? 426. ?? 426
?? 427. ?? 427
?? 428. ?? 429
?? 429. ?? 431
?? 430. ?? 432
?? 431. ?? ivi
?? 432. ?? 433
?? 433. ?? 434
?? 434. ?? 436
?? 435. ?? 437
?? 436. ?? 438
?? 437. ?? ivi
?? 438. ?? 441
?? 439. ?? 442
?? 440. ?? 443
?? 441. ?? 444
?? 442. ?? 445
?? 443. Saturno inprimamente. ?? 447
?? 444. Se Aries ?? stato contrario alla sua pianeta che sar??? ?? 448
?? 445. Se Gemini ?? stato che sar??? ?? ivi
?? 446. Che sar?? del fanciullo se Aries ?? stato contra a Iuppiter? ?? 449
?? 447. Che sar?? del fanciullo se Aries ?? stato contro alla sua pianeta, e Iupiter al punto della sua nativit??? ?? 451
?? 448. Che sar?? del fanciullo se Aries ?? stato contrario? ?? 452
?? 449. Della natura del garzone. ?? 454
?? 450. Che sar?? del fanciullo se Aries ?? stato contro a Sol? ?? ivi
?? 451. Che sar?? del fanciullo nato in Mercurio, che ne dice elli? ?? 456
?? 452. Che sar?? del garzone, che ne dice Mercurio? ?? ivi
?? 453. Che dice la Luna del fanciullo? ?? 457
?? 454. Di quante maniere e di quante virt?? sono le pietre preziose, e ove si trovano? ?? 458
?? 455. Che ?? a fare lo topazio? ?? 459
?? 456. Che ?? a fare lo smeraldo? ?? 460
?? 457. Che ?? a fare il rubino? ?? 462
?? 458. Che ?? a fare il zaffiro? ?? 463
?? 459. Il diaspro? ?? 464
?? 460. Che ?? a fare di liguria? ?? 465
?? 461. Che ?? a fare d'agate? ?? 466
?? 462. D'amatista. ?? 467
?? 463. Di crisolita. ?? ivi
?? 464. D'onica. ?? 468
?? 465. Di beriella. ?? 469
?? 466. Di calcidonia. ?? ivi
?? 467. Di sardonia. ?? 470
?? 468. Di diamante. ?? ivi
?? 469. Di giarconsia. ?? 472
?? 470. Di grisopasa. ?? ivi
?? 471. Di diana. ?? 473
?? 472. Di turchiman. ?? ivi
?? 473. Di cramis. ?? 475
?? 474. Di vermidori. ?? 476
?? 475. Di riflabina. ?? 477
?? 476. Di cocrice. ?? ivi
?? 477. Di turchimanti. ?? 479
?? 478. Quelli ch'??nno perduto la vista? ?? 480
?? 479. Erba da stagnare sangue. ?? ivi
?? 480. Erba a bestie velenose. ?? 481
?? 481. Erba per contratti guarire. ?? 482
?? 482. Erba per avere la vista. ?? ivi
?? 483. Qual'?? buona al male degli stranguglioni? ?? 483
?? 484. Erba per l'enteriole guarire. ?? ivi
?? 485. Per inpregnare. ?? 484
?? 486. Erba per guarire del giallore. ?? ivi
?? 487. Erba per lo male dell'orinare. ?? 485
?? 488. Erba per lo male de' denti. ?? ivi
?? 489. Per lo fiato che pute. ?? 486
?? 490. Erba per lo sordo. ?? ivi
?? 491. Erba per la puzza di bocca guarire. ?? 487
?? 492. Erba per lo freddo. ?? ivi
?? 493. Erba per la tigna. ?? 487
?? 494. Erba per la rogna. ?? 488
?? 495. Erba per lo male del corpo. ?? ivi
?? 496. Erba di parlare. ?? 489
?? 497. Per quelli che crollano il capo. ?? ivi
?? 498. Erba per colui che cade di rio male. ?? 490
?? 499. Erba per sanit?? del fanciullo. ?? ivi
?? 500. Erba per lo fegato. ?? 491
?? 501. Erba per la lena. ?? ivi
?? 502. Erba per le crepature guarire. ?? ivi
?? 503. Erba per veghiare. ?? 492
?? 504. Erba per vedere chiaramente. ?? ivi
?? 505. Erba per vedere le stelle di giorno. ?? ivi
?? 506. Erba per saldare fedite. ?? 493
?? 507. Erba per la tossa. ?? ivi
?? 508. Erba che fa dire dormendo ci?? che l'uomo avr?? fatto. ?? 494
?? 509. Erba che non lasci l'uomo vedere. ?? ivi
?? 510. Erba per torre la parola alle genti. ?? ivi
?? 511. Erba d'amore. ?? 495
?? 512. Erba d'odio. ?? ivi
?? 513. Per iscaldare il corpo d'uomo. ?? 496
?? 514. Erba per infrescare il corpo. ?? ivi
?? 515. Erba per fare ingenerare. ?? 497
?? 516. Erba per la sete. ?? ivi
?? 517. Per disfare incantamenti. ?? 498
?? 518. Erba per pericolo d'acqua. ?? ivi
?? 519. Erba per salvare memoria. ?? ivi
?? 520. Erba per incantare i suoi nimici. ?? 499
?? 521. Erba per farnetico. ?? ivi
?? 522. Erba per colui che non pu?? tenere l'orina. ?? 500
?? 523. Qual'?? il pi?? degno luogo del mondo? ?? 501
?? 524. Quando tutto il mondo finir??, e il figliuolo Dio verr?? a giudicare i vivi e' morti, quali saranno i vivi e quali saranno i morti? ?? 502
?? 525. La citt?? del figliuolo di Dio Ierusalem, la quale ?? nel bellico del mondo, di cui sar?? ella dopo la sua morte? ?? 503
?? 526. Qual'uomo sar?? quelli che nascier?? di boschi che s?? grande sar??? ?? 504
?? 527. Questa brutta gente saracini terranno molte terre che signoregeranno il ponente? ?? 505
?? 528. Dopo questo che sar??? ?? 506
?? 529. Appresso? ?? 507
?? 530. Di quale maniera sono gli alberi? ?? 511
?? 531. Che sar??e apresso di questo? ?? 512
?? 532. Lo falso profeta onde verr?? e onde nascier??? ?? 514
?? 533. Che far?? Idio poi? ?? 516
?? 534. In qual giorno suciteranno? ?? ivi
?? 535. Risuciteranno quelli che sono nel ventre della madre? ?? 517
?? 536. In quale ora sar?? fatto lo giudicamento? ?? ivi
?? 537. Come verr?? lo figliuolo di Dio al giudicamento? ?? 518
?? 538. Dove sar?? il giudicamento e chi il far??? ?? 518
?? 539. In che forma si dimosterr?? il figliuolo di Dio? ?? 519
?? 540. Sar?? scura l'aria? ?? ivi
?? 541. Gli ministri del figliuolo di Dio saranno al giudicamento? ?? 520
?? 542. Come sar?? fatto il giudicamento? ?? ivi
?? 543. Quali saranno quelli che faranno il giudicamento? ?? 521
?? 544. Chi saranno quelli che cos?? saranno giudicati? ?? 522
?? 545. Saravvi niuno perito sanza giudicamento? ?? ivi
?? 546. Quali saranno quelli che saranno dannati e quelli che saranno salvi? ?? 523
?? 547. Conosceranno allora il bene e 'l male che fecero in questo secolo? ?? 524
?? 548. Che sar?? dopo il giudicamento? ?? 525
?? 549. Che sar?? fatto del secolo dopo lo suo giudicamento? ?? ivi
?? 550. Che corpi avranno gli buoni uomini? ?? 527
?? 551. Saranno egli ignudi o vestiti? ?? ivi
?? 552. Potranno egli fare ci?? che vorranno senza licenzia? ?? 528
?? 553. Che allegrezza avranno? ?? ivi
?? 554. Come Sidrac domanda lo re. Botus come li risponde. ?? 529
?? 555. Come lo re Botozo volle compiere ci?? ch'egli avea inpreso a fare. ?? 530
?? 556 e 557. ?? ivi

OPERE IN CORSO DI STAMPA

Storia di Santa Caterina da Siena, con Lettere inedite di suoi Contemporanei, per cura e con illustrazioni del dott. Francesco Grottanelli.

Volgarizzamento di Valerio Massimo fatto nel buon secolo della lingua, ed ora edito sopra varii codd. mss. dal cav. prof. Roberto de Visiani (Disp. 2.a).

Trattati di Mascalcia di Lorenzo Rusio, per cura e con annotazioni del prof. cav. Pietro Del Prato e prof. ab. Luigi Barbieri (vol. 2.o).

Il Romuleon di Mess. Benvenuto da Imola, inedito volgarizzamento del secolo XIV, con note ed illustrazioni del dott. Giuseppe Guatteri (vol. 2.o).

Commento a Dante d'Anonimo trecentista non mai fin qui stampato, per cura del cav. Pietro Fanfani (vol. 2.o).

Albertano da Brescia, Trattati Morali: volgarizzamento inedito del sec. XIII, allestito dal cav. professor Francesco Selmi.

Prezzo del presente Volume, pei sig. Associati

L. 11. 40.  ???  Porto L.  ???.  32.

Pubblicato il giorno 16 Giugno 1868.

Nota di trascrizione

Non essendo stato possibile verificare i manoscritti di riferimento, l'ortografia originale della trascrizione del testo antico ?? stata rigorosamente conservata, anche quando altamente dubbia e mutevole nel corso del testo. Si incontrano grafie con -np-, -nb- piuttosto che -mp-, -mb-, -li- come -gli, consonanti singole e doppie, ecc., apostrofazione e accentazione diversa, anche all'interno dello stesso paragrafo. Gli accenti putativamente mancanti non sono stati aggiunti. Per esempio Noe e No?? ricorrono con frequenza simile, si trovano diversi cio che potrebbero essere ci??, che in luogo di ch??, si per s??. Solo refusi evidenti, come sillabe erroneamente raddoppiate o desinenze visibilmente sbagliate, sono segnalati. Tra questi:

I refusi del testo italiano sono meno ambigui:

Numerosissimi punti mancanti nelle abbreviazioni, specialmente in nota, sono stati regolarizzati senza ulteriori commenti. Cos?? virgole mancanti in nota, due punti, virgole al posto di punti nei titoli di capitolo e nelle linee dell'indice; errori tipografici minori (caratteri capovolti, spazi e punti mancanti o aggiunti, punti non allineati col testo, punti in luogo di virgole, minuscole in luogo di maiuscole, virgolette non chiuse o ripetute, ecc.) sono stati corretti senza alcuna nota.

Le note a pie' pagina sono state rinumerate globalmente e collocate in calce ad ogni capitolo. Di alcuni numeri errati in originale ?? stato perfettamente chiaro il riferimento: quelli della nota (1) a p. xxi, del riferimento alla nota (3) di p. 323, delle note (1) e (2) di p. 482, delle note (1) e (2) di p. 490.

In nota ?? citato alcune volte, forse erroneamente, un tal codice francese T. F. R. Non ?? chiaro l'errore; potrebbe trattarsi del C. F. R. o del T. F. P. Similmente a nota (5) di p. 32 sono citati un non meglio definito C. E. 2. ed un C. F. P. Inoltre nelle note (3) di p. 288, (2) e (4) di p. 354, mancano i numeri dopo le lettere C. R., per cui non ?? chiaro se ci si riferisca al C. R. 2.

Errori di facile risoluzione nelle sigle dei codici citati sono invece:

  • Nota (4) di p. 180: R. C. 1. ??? C. R. 1.
  • Nota (2) di p. 237: C. B. 2. ??? C. R. 2.
  • Nota (3) di p. 271: C. R. ??? C. F. R.
  • Nota (1) di p. 414: R. C. 2. ??? C. R. 2.

Alcune citazioni bibliografiche in nota sono state rettificate:

  • Nota (1) di p. xxiii: Romvart. Beitraege zur kunde Mittelalter. Dichtung auf Italienischen Biblioth. Mannheim, 1844.  ??? Romanische Inedita auf Italienischen Biblioth. Berlin, 1856. ??? Romvart, Beitr??ge zur Kunde Mittelalter. Dichtung auf Itali??nischen Biblioth. Mannheim, 1844. ??? Romanische Inedita auf Itali??nischen Biblioth. Berlin, 1856.
  • Nota (1) di p. xxxiii: MAX M??LLER, Scenza del linguaggio ??? Scienza del linguaggio
  • Nota (6) di p. 34: Du Gange ??? Du Cange

Nelle citazioni il testo usa alternativamente ???doppie virgolette basse??? o ??caporali??, che sono state lasciate come compaiono, salvo casi di evidente disparit??.

Il testo delle lezioni alternative riportate in note ?? trascritto sia in carattere normale che corsivo, senza apparente regolarit??.

I seguenti numeri romani di capitolo, errati nel testo originale, sono stati corretti: CCXXXXII ??? CCLXXXXII, CCCXXXI ??? CCCXXI, CCCXXIIII ??? CCCXXVIIII, CCCXXXVII ??? CCCLXXXI, CCCCXVVII ??? CCCCXXVII, CCCXXXV ??? CCCCXXXV, CCCLI ??? CCCCLI, CCCCLXVIIII ??? CCCCLXXVIIII, DXVI ??? DXV, DXXVIII ??? DXXVIIII. La numerazione salta il numero CCCLXXXII, tanto in testo che nell'indice.

Le descrizioni dei capitoli riportate nell'Indice presentano piccole differenze di ortografia e punteggiatura rispetto a quelle nel corpo del libro, e sono state mantenute come in originale, eccetto che per l'aggiunta di alcuni punti interrogativi e finali mancanti. Gli unici refusi corretti nell'indice sono:






























End of the Project Gutenberg EBook of Il libro di Sidrach: testo inedito del




secolo XIV, by Anonymous









*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL LIBRO DI SIDRACH: TESTO ***









***** This file should be named 44549-h.htm or 44549-h.zip *****




This and all associated files of various formats will be found in:




        http://www.gutenberg.org/4/4/5/4/44549/









Produced by Enrico Segre and the Online Distributed




Proofreading Teams at PGDP (http://www.pgdp.net) and at




DP-Italia (http://dp-test.dm.unipi.it)














Updated editions will replace the previous one--the old editions




will be renamed.









Creating the works from public domain print editions means that no




one owns a United States copyright in these works, so the Foundation




(and you!) can copy and distribute it in the United States without




permission and without paying copyright royalties.  Special rules,




set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to




copying and distributing Project Gutenberg-tm electronic works to




protect the PROJECT GUTENBERG-tm concept and trademark.  Project




Gutenberg is a registered trademark, and may not be used if you




charge for the eBooks, unless you receive specific permission.  If you




do not charge anything for copies of this eBook, complying with the




rules is very easy.  You may use this eBook for nearly any purpose




such as creation of derivative works, reports, performances and




research.  They may be modified and printed and given away--you may do




practically ANYTHING with public domain eBooks.  Redistribution is




subject to the trademark license, especially commercial




redistribution.



















*** START: FULL LICENSE ***









THE FULL PROJECT GUTENBERG LICENSE




PLEASE READ THIS BEFORE YOU DISTRIBUTE OR USE THIS WORK









To protect the Project Gutenberg-tm mission of promoting the free




distribution of electronic works, by using or distributing this work




(or any other work associated in any way with the phrase "Project




Gutenberg"), you agree to comply with all the terms of the Full Project




Gutenberg-tm License available with this file or online at




  www.gutenberg.org/license.














Section 1.  General Terms of Use and Redistributing Project Gutenberg-tm




electronic works









1.A.  By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm




electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to




and accept all the terms of this license and intellectual property




(trademark/copyright) agreement.  If you do not agree to abide by all




the terms of this agreement, you must cease using and return or destroy




all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your possession.




If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a Project




Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound by the




terms of this agreement, you may obtain a refund from the person or




entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph 1.E.8.









1.B.  "Project Gutenberg" is a registered trademark.  It may only be




used on or associated in any way with an electronic work by people who




agree to be bound by the terms of this agreement.  There are a few




things that you can do with most Project Gutenberg-tm electronic works




even without complying with the full terms of this agreement.  See




paragraph 1.C below.  There are a lot of things you can do with Project




Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this agreement




and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm electronic




works.  See paragraph 1.E below.









1.C.  The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the Foundation"




or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection of Project




Gutenberg-tm electronic works.  Nearly all the individual works in the




collection are in the public domain in the United States.  If an




individual work is in the public domain in the United States and you are




located in the United States, we do not claim a right to prevent you from




copying, distributing, performing, displaying or creating derivative




works based on the work as long as all references to Project Gutenberg




are removed.  Of course, we hope that you will support the Project




Gutenberg-tm mission of promoting free access to electronic works by




freely sharing Project Gutenberg-tm works in compliance with the terms of




this agreement for keeping the Project Gutenberg-tm name associated with




the work.  You can easily comply with the terms of this agreement by




keeping this work in the same format with its attached full Project




Gutenberg-tm License when you share it without charge with others.









1.D.  The copyright laws of the place where you are located also govern




what you can do with this work.  Copyright laws in most countries are in




a constant state of change.  If you are outside the United States, check




the laws of your country in addition to the terms of this agreement




before downloading, copying, displaying, performing, distributing or




creating derivative works based on this work or any other Project




Gutenberg-tm work.  The Foundation makes no representations concerning




the copyright status of any work in any country outside the United




States.









1.E.  Unless you have removed all references to Project Gutenberg:









1.E.1.  The following sentence, with active links to, or other immediate




access to, the full Project Gutenberg-tm License must appear prominently




whenever any copy of a Project Gutenberg-tm work (any work on which the




phrase "Project Gutenberg" appears, or with which the phrase "Project




Gutenberg" is associated) is accessed, displayed, performed, viewed,




copied or distributed:









This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with




almost no restrictions whatsoever.  You may copy it, give it away or




re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included




with this eBook or online at www.gutenberg.org









1.E.2.  If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is derived




from the public domain (does not contain a notice indicating that it is




posted with permission of the copyright holder), the work can be copied




and distributed to anyone in the United States without paying any fees




or charges.  If you are redistributing or providing access to a work




with the phrase "Project Gutenberg" associated with or appearing on the




work, you must comply either with the requirements of paragraphs 1.E.1




through 1.E.7 or obtain permission for the use of the work and the




Project Gutenberg-tm trademark as set forth in paragraphs 1.E.8 or




1.E.9.









1.E.3.  If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is posted




with the permission of the copyright holder, your use and distribution




must comply with both paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 and any additional




terms imposed by the copyright holder.  Additional terms will be linked




to the Project Gutenberg-tm License for all works posted with the




permission of the copyright holder found at the beginning of this work.









1.E.4.  Do not unlink or detach or remove the full Project Gutenberg-tm




License terms from this work, or any files containing a part of this




work or any other work associated with Project Gutenberg-tm.









1.E.5.  Do not copy, display, perform, distribute or redistribute this




electronic work, or any part of this electronic work, without




prominently displaying the sentence set forth in paragraph 1.E.1 with




active links or immediate access to the full terms of the Project




Gutenberg-tm License.









1.E.6.  You may convert to and distribute this work in any binary,




compressed, marked up, nonproprietary or proprietary form, including any




word processing or hypertext form.  However, if you provide access to or




distribute copies of a Project Gutenberg-tm work in a format other than




"Plain Vanilla ASCII" or other format used in the official version




posted on the official Project Gutenberg-tm web site (www.gutenberg.org),




you must, at no additional cost, fee or expense to the user, provide a




copy, a means of exporting a copy, or a means of obtaining a copy upon




request, of the work in its original "Plain Vanilla ASCII" or other




form.  Any alternate format must include the full Project Gutenberg-tm




License as specified in paragraph 1.E.1.









1.E.7.  Do not charge a fee for access to, viewing, displaying,




performing, copying or distributing any Project Gutenberg-tm works




unless you comply with paragraph 1.E.8 or 1.E.9.









1.E.8.  You may charge a reasonable fee for copies of or providing




access to or distributing Project Gutenberg-tm electronic works provided




that









- You pay a royalty fee of 20% of the gross profits you derive from




     the use of Project Gutenberg-tm works calculated using the method




     you already use to calculate your applicable taxes.  The fee is




     owed to the owner of the Project Gutenberg-tm trademark, but he




     has agreed to donate royalties under this paragraph to the




     Project Gutenberg Literary Archive Foundation.  Royalty payments




     must be paid within 60 days following each date on which you




     prepare (or are legally required to prepare) your periodic tax




     returns.  Royalty payments should be clearly marked as such and




     sent to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation at the




     address specified in Section 4, "Information about donations to




     the Project Gutenberg Literary Archive Foundation."









- You provide a full refund of any money paid by a user who notifies




     you in writing (or by e-mail) within 30 days of receipt that s/he




     does not agree to the terms of the full Project Gutenberg-tm




     License.  You must require such a user to return or




     destroy all copies of the works possessed in a physical medium




     and discontinue all use of and all access to other copies of




     Project Gutenberg-tm works.









- You provide, in accordance with paragraph 1.F.3, a full refund of any




     money paid for a work or a replacement copy, if a defect in the




     electronic work is discovered and reported to you within 90 days




     of receipt of the work.









- You comply with all other terms of this agreement for free




     distribution of Project Gutenberg-tm works.









1.E.9.  If you wish to charge a fee or distribute a Project Gutenberg-tm




electronic work or group of works on different terms than are set




forth in this agreement, you must obtain permission in writing from




both the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and Michael




Hart, the owner of the Project Gutenberg-tm trademark.  Contact the




Foundation as set forth in Section 3 below.









1.F.









1.F.1.  Project Gutenberg volunteers and employees expend considerable




effort to identify, do copyright research on, transcribe and proofread




public domain works in creating the Project Gutenberg-tm




collection.  Despite these efforts, Project Gutenberg-tm electronic




works, and the medium on which they may be stored, may contain




"Defects," such as, but not limited to, incomplete, inaccurate or




corrupt data, transcription errors, a copyright or other intellectual




property infringement, a defective or damaged disk or other medium, a




computer virus, or computer codes that damage or cannot be read by




your equipment.









1.F.2.  LIMITED WARRANTY, DISCLAIMER OF DAMAGES - Except for the "Right




of Replacement or Refund" described in paragraph 1.F.3, the Project




Gutenberg Literary Archive Foundation, the owner of the Project




Gutenberg-tm trademark, and any other party distributing a Project




Gutenberg-tm electronic work under this agreement, disclaim all




liability to you for damages, costs and expenses, including legal




fees.  YOU AGREE THAT YOU HAVE NO REMEDIES FOR NEGLIGENCE, STRICT




LIABILITY, BREACH OF WARRANTY OR BREACH OF CONTRACT EXCEPT THOSE




PROVIDED IN PARAGRAPH 1.F.3.  YOU AGREE THAT THE FOUNDATION, THE




TRADEMARK OWNER, AND ANY DISTRIBUTOR UNDER THIS AGREEMENT WILL NOT BE




LIABLE TO YOU FOR ACTUAL, DIRECT, INDIRECT, CONSEQUENTIAL, PUNITIVE OR




INCIDENTAL DAMAGES EVEN IF YOU GIVE NOTICE OF THE POSSIBILITY OF SUCH




DAMAGE.









1.F.3.  LIMITED RIGHT OF REPLACEMENT OR REFUND - If you discover a




defect in this electronic work within 90 days of receiving it, you can




receive a refund of the money (if any) you paid for it by sending a




written explanation to the person you received the work from.  If you




received the work on a physical medium, you must return the medium with




your written explanation.  The person or entity that provided you with




the defective work may elect to provide a replacement copy in lieu of a




refund.  If you received the work electronically, the person or entity




providing it to you may choose to give you a second opportunity to




receive the work electronically in lieu of a refund.  If the second copy




is also defective, you may demand a refund in writing without further




opportunities to fix the problem.









1.F.4.  Except for the limited right of replacement or refund set forth




in paragraph 1.F.3, this work is provided to you 'AS-IS', WITH NO OTHER




WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT LIMITED TO




WARRANTIES OF MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE.









1.F.5.  Some states do not allow disclaimers of certain implied




warranties or the exclusion or limitation of certain types of damages.




If any disclaimer or limitation set forth in this agreement violates the




law of the state applicable to this agreement, the agreement shall be




interpreted to make the maximum disclaimer or limitation permitted by




the applicable state law.  The invalidity or unenforceability of any




provision of this agreement shall not void the remaining provisions.









1.F.6.  INDEMNITY - You agree to indemnify and hold the Foundation, the




trademark owner, any agent or employee of the Foundation, anyone




providing copies of Project Gutenberg-tm electronic works in accordance




with this agreement, and any volunteers associated with the production,




promotion and distribution of Project Gutenberg-tm electronic works,




harmless from all liability, costs and expenses, including legal fees,




that arise directly or indirectly from any of the following which you do




or cause to occur: (a) distribution of this or any Project Gutenberg-tm




work, (b) alteration, modification, or additions or deletions to any




Project Gutenberg-tm work, and (c) any Defect you cause.














Section  2.  Information about the Mission of Project Gutenberg-tm









Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of




electronic works in formats readable by the widest variety of computers




including obsolete, old, middle-aged and new computers.  It exists




because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from




people in all walks of life.









Volunteers and financial support to provide volunteers with the




assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's




goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will




remain freely available for generations to come.  In 2001, the Project




Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure




and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations.




To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation




and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4




and the Foundation information page at www.gutenberg.org














Section 3.  Information about the Project Gutenberg Literary Archive




Foundation









The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit




501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the




state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal




Revenue Service.  The Foundation's EIN or federal tax identification




number is 64-6221541.  Contributions to the Project Gutenberg




Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent




permitted by U.S. federal laws and your state's laws.









The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S.




Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered




throughout numerous locations.  Its business office is located at 809




North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887.  Email




contact links and up to date contact information can be found at the




Foundation's web site and official page at www.gutenberg.org/contact









For additional contact information:




     Dr. Gregory B. Newby




     Chief Executive and Director




     gbnewby@pglaf.org









Section 4.  Information about Donations to the Project Gutenberg




Literary Archive Foundation









Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide




spread public support and donations to carry out its mission of




increasing the number of public domain and licensed works that can be




freely distributed in machine readable form accessible by the widest




array of equipment including outdated equipment.  Many small donations




($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt




status with the IRS.









The Foundation is committed to complying with the laws regulating




charities and charitable donations in all 50 states of the United




States.  Compliance requirements are not uniform and it takes a




considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up




with these requirements.  We do not solicit donations in locations




where we have not received written confirmation of compliance.  To




SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any




particular state visit www.gutenberg.org/donate









While we cannot and do not solicit contributions from states where we




have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition




against accepting unsolicited donations from donors in such states who




approach us with offers to donate.









International donations are gratefully accepted, but we cannot make




any statements concerning tax treatment of donations received from




outside the United States.  U.S. laws alone swamp our small staff.









Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation




methods and addresses.  Donations are accepted in a number of other




ways including checks, online payments and credit card donations.




To donate, please visit:  www.gutenberg.org/donate














Section 5.  General Information About Project Gutenberg-tm electronic




works.









Professor Michael S. Hart was the originator of the Project Gutenberg-tm




concept of a library of electronic works that could be freely shared




with anyone.  For forty years, he produced and distributed Project




Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support.









Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed




editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S.




unless a copyright notice is included.  Thus, we do not necessarily




keep eBooks in compliance with any particular paper edition.









Most people start at our Web site which has the main PG search facility:









     www.gutenberg.org









This Web site includes information about Project Gutenberg-tm,




including how to make donations to the Project Gutenberg Literary




Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to




subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks.



















Static Wikipedia 2008 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2007 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2006 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Sub-domains

CDRoms - Magnatune - Librivox - Liber Liber - Encyclopaedia Britannica - Project Gutenberg - Wikipedia 2008 - Wikipedia 2007 - Wikipedia 2006 -

Other Domains

https://www.classicistranieri.it - https://www.ebooksgratis.com - https://www.gutenbergaustralia.com - https://www.englishwikipedia.com - https://www.wikipediazim.com - https://www.wikisourcezim.com - https://www.projectgutenberg.net - https://www.projectgutenberg.es - https://www.radioascolto.com - https://www.debitoformtivo.it - https://www.wikipediaforschools.org - https://www.projectgutenbergzim.com

/body>