“I Beati Paoli” di Luigi Natoli

Romanzo pubblicato a puntate per la prima volta sul “Giornale di Sicilia” tra il 1909 e il 1910; l’autore, già celebre come giornalista con il suo nome, firmò inizialmente conlo pseudonimo di William Gait. Da allora, l’opera ha conosciuto un successo mai spentosi, soprattutto in Sicilia; ne sono state fatte numerose edizioni, anche molto recenti, ed ha ispirato un film nel 1947 dal titolo I cavalieri delle maschere nere (con Paolo Stoppa, Carlo Ninchi, Lea Padovani, e Otello Toso). Questa edizione digitale riprende l’edizione Flaccovio del 2004, in cui era presente un saggio introduttivo di Umberto Eco, e le numerose note storiche di Rosario La Duca: tutte e due però non sono riportate in questa edizione digitale in quanto ancora sotto diritti d’autore.

Per chi non conoscesse l’opera, riassumiamone in poche parole la trama, che si sviluppa lungo quasi trent’anni. L’eroe è un giovane ardimentoso, Blasco da Castiglione, figlio illegittimo del duca della Motta, deceduto quando egli era ancora in fasce. Il fratello minore del duca, don Raimondo, ha usurpato il ducato, grazie alla scomparsa della vedova del duca della Motta e del figlioletto Emanuele. Venti anni dopo, la società segreta dei Beati Paoli cerca di ripristinare la legalità e di fare riconoscere come erede del ducato Emanuele, nel frattempo allevato come figlio da un borghese, e per questo motivo predispone una terribile vendetta contro don Raimondo. Ma Blasco, che nel frattempo ha avuto una breve storia d’amorecon Gabriella, la moglie di don Raimondo, sa che la vendetta dei Beati Paoli si ritorcerà contro una fanciulla innocente, donna Violante, la bellissima figlia di don Raimondo: e la cavalleresca concezione di Blasco non può accettare che una innocente soffra per le colpe del padre. Da questo intreccio il romanzo si sviluppa, tra colpi di scena e tradimenti, coinvolgendo una folla di personaggi minori, e seguendo diverse vicende parallele, per concludersi con l’immancabile catarsi finale.

L’opera è a tutti gli effetti un romanzo popolare, e in questo senso avvicinabile ad altri romanzi comeI Tre Moschettieri di Dumas, mentre, come sostiene Eco, non ha le caratteristiche del romanzo storico, in cui è presente una tensione morale, come ne IPromessiSposi. Come nell’opera di Dumas, qui c’è un eroe giovane e sfrontato (Blasco/D’Artagnan), che si pone in antagonismo con un potente (Raimondo Albamonte/il cardinale Richelieu) ed è aiutato da una figura senior (Athos/Coriolano), quest’ultimo insensibile al fascino femminile e concentrato nel suo ideale di giustizia. Più articolata la figura di Gabriella: per buona parte del romanzo antagonista, come Milady, si redime in fine, morendo, come Costanza, tra le braccia dell’uomo che ama. Sullo sfondo una Sicilia settecentesca, ricostruita fedelmente dall’autore, che ospita le passioni violente e la spietatezza di entrambe le parti contendenti, ed un popolo tartassato dall’ingiustizia ed incapace di ottenerla, se non con l’intervento della Società Segreta, i Beati Paoli.

Non pochi riconosceranno nei Beati Paoli i precursori della mafia, se non storicamente (la stessa esistenza dei Beati Paoli non è provata da documenti inoppugnabili, men che meno è dimostrabile una sua continuità organizzativa con le cosche mafiose), almeno come mentalità sottostante, basata su di una profonda sfiducia nelle istituzioni e sulla convinzione della necessità di una giustizia fai-da-te. Il romanzo resta comunque divertente e godibile nella sua fantasia e nelle accurate descrizioni, che ci rimandano ad un’epoca in cui la Sicilia, centro di vicende storiche complesse e sanguinose, fa da vera protagonista della narrazione.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

La sera del 12 gennaio 1698, due ore prima dell’Avemaria, la piazza del Palazzo Reale di Palermo si empiva di una folla immensa, ondeggiante, varia, che si accalcava dietro le file della fanteria spagnola, schierata fra i due bastioni costruiti dal cardinale Trivulzio e il monumento di re Filippo V. Perpendicolarmente alla linea dei soldati, e con le spalle al quartiere militare degli spagnoli, erano ordinati tre squadroni di cavalleria, gente estera raccogliticcia, che, per tradizione, si chiamava dei Borgognoni.
In uno spazio sufficiente lasciato sgombro dinanzi al monumento, sorgeva un palco di legno coperto riccamente di velluto cremisi e verde, e chiuso in cima da una finta balaustrata di legno inargentato, a chiaroscuro.

Scarica gratis: I Beati Paoli di Luigi Natoli.

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