ASIA/PAKISTAN – Si allentano le tensioni tra Iran e Pakistan, resta il nodo della insurrezione in Belucistan  

Islamabad – Il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, è in visita in Pakistan al fine di abbassare la tensione dopo gli attacchi aerei avvenuti nel mese di gennaio tra Teheran e Islamabad nell’area di confine del Belucistan. Gli attacchi reciproci, che hanno fatto almeno 11 vittime, hanno configurato una “escalation” nelle relazioni tra i due stati confinanti. L’Iran ha preso di mira i nascondigli dei militanti nella provincia del Belucistan, nel Pakistan sud-occidentale. In reazione, il Pakistan ha lanciato attacchi aerei contro presunti nascondigli di militanti all’interno dell’Iran, nella provincia del Sistan e Belucistan iraniano, uccidendo almeno nove persone.
I colloqui di alto livello tra il ministro degli Esteri iraniano con il suo omologo pakistano, Jalil Abbas Jilani mirano ora a ridurre la tensione tra i due stati e individuare forme comuni di lotta al terrorismo per garantire la sicurezza al confine. Iran e Pakistan, infatti, da tempo guardano con sospetto agli attacchi di militanti ai loro lati del confine. Secondo gli osservatori, le recenti schermaglie costituiscono anche un effetto della violenza che si diffonde in tutto il Medio Oriente, turbato dalla guerra di Israele con Hamas a Gaza.
Alla radice della tensione tra i due stati vi è il territorio del Belucistan, che oggi rappresenta un passaggio chiave nell’enorme corridoio economico, parte del progetto cinese la “Via della Seta”, che dalla Cina attraversa il Pakistan .
Il Belucistan è la provincia più estesa del Pakistan , ma quella meno popolosa, con 15 milioni di abitanti sparsi in un territorio arido, desertico, montuoso, ma con un ricchissimo sottosuolo. Fornisce infatti il 40% della produzione di gas del Paese e offre immense risorse naturali, ma rimane l’area più povera del Paese: è questa una delle ragioni che ha alimentato, negli scorsi decenni, l’insurrezione delinatasi già da quando il Pakistan ha occupato la provincia, nel 1948. negli ultimi anni, la crescita dell’importanza economica del Belucistan, per il corridoio economico cinese-pakistano, ha aggravato le persistenti tensioni politiche tra la popolazione locale e il governo del Pakistan. Diversi episodi di attacchi terroristici hanno alzato il livello dello scontro degli ultimi anni.
Nel dicembre scorso a Quetta, capitale della provincia pakistana, Sarfraz Bangulzai, alias Murid Baloch, un comandante dell’Esercito nazionale del Belucistan insieme conaltri 70 militanti, ha presentato la resa. Il gruppo è parte del Baloch Raaji Aajoi Sangar , alleanza operativa dei diversi gruppi armati beluci. 
Nel contempo una marcia di migliaia di civili beluci verso Islamabad , tenutasi sempre nel dicembre 2023, intendeva protestare contro sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali, e ha chiesto il rilascio degli attivisti beluci in carcere. A quella manifestazione, però, la risposta di Islamabad è stata un massiccio uso della forza, confermando che, per il governo pakistano, in ballo vi è solo una questione di “sicurezza e terrorismo”, mentre si rifiuta a priori ogni possibile concessione o comprensione di complesse vicende storiche che hanno lasciato il segno e che sono alla radice della violenza.
Prima della partizione tra India e Pakistan, infatti, nella amministrazione inglese, la popolazione del Belucistan godeva di ampia autonomia nella sicurezza interna e nel governo, in un territorio, la storica patria del Belucistan, attualmente diviso in tre nazioni: Pakistan sudoccidentale, Iran orientale, Afghanistan meridionale. Dopo la partizione, il khan locale accettò l’adesione al Pakistan solonel marzo 1948, quando il governo pakistano inviò l’esercito ad occupare la regione. Da allora sono scoppiate numerose rivolte, fino al 1977 quando il generale pakistano Zia ul-Haq, salito al potere a Islamabad, concesse un’amnistia ai capi beluci arrestati, ma non riuscì ad affrontare le questioni di fondo che oggi sono riemerse, rappresentando un fattore di instabilità che si ripercuote su tutta l’Asia del Sud. 

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