“Dopo quattro anni” di Herbert George Wells

Mario Borsa, che dal 1910 era caporedattore al “Secolo”, pubblicò in data 29 giugno 1918 l’articolo Per una Lega delle libere nazioni. Un invito di H. G. Wells alla cooperazione italiana. Poco tempo prima lo stesso Borsa aveva tradotto il breve testo di Wells che adesso presentiamo in questo e-book. La guerra volgeva al termine e Wells presentava la sua proposta che prendeva poi corpo durante la conferenza di pace in una storica seduta parigina il 28 giugno 1919.

Oltre a Mario Borsa furono molto attivi inItalia ad accogliere le proposte di Wells anche Arcangelo Ghisleri, Campolonghi e Guglielmo Ferrero. In una lettera a quest’ultimo Borsa scrive:

«La lettera che ho pubblicato nel Secolo ha avuto un’eco che io non mi aspettavo. È stata molto discussa invario senso […] i mutilati poi intendono festeggiare il 20 settembrecon un gran meeting per propugnare la Lega delle Nazioni. Io ho suggerito che uno degli oratori dovresti essere tu. Il Facchinetti probabilmente te ne scriverà. Tutto questo mi sembra la rivelazione di un eccellente stato d’animo inItalia che io francamente non osavo sperare. Ma l’episodio che mi ha impressionato di più è questo. Dopo aver pubblicato la lettera del Wells sono venuti a casamia tre o quattro studenti sui 16-17 anni. Mi dissero che facevano parte della lega Latina della gioventù e mi chiesero che cosa potevano fare per l’idea propugnata dal Wells. Io ho detto loro: “Capite bene di cosa si tratta? Se prendete la cosa seriamente si tratta di andare contro al nazionalismo”. Uno di essi mi rispose. “Ma la guerra ha ucciso il nazionalismo!” Lo avrei abbracciato! Se quei tre o quattro studenti rappresentano la nuova generazione c’è da sperare bene per lo spirito da approvarsi inItalia dopo la Guerra” [Guglielmo Ferrero Papers – Archival Collections of Columbia University Library – New York – Correspondance with Mario Borsa, lettera datata 24 luglio 1918].

Lo stesso Ferrero pubblicò sul “Secolo” il lungo articolo Per la Lega delle Nazioni il 29 Novembre 1918.

Quel era lo scopo che si prefiggeva Wells conquesta proposta? Così scrive lo scrittore inglese:

«[…] rendere il mondo sicuro per sempre contro ogni deliberata aggressionecome quella che la Germania ha preparato per quarant’anni e portato al suo culmine passando la frontiera belga nel 1914. Noi vogliamo rendere impossibile nel mondo qualunque cosa di questo genere, d’ora in poi, sia da parte della Germania che di qualunque altra potenza. Questo è il nostro grande fine. Qualunque altro obbiettivo possa cercarsi in questa guerra, non c’è uomo di governo responsabile che osi dirlo altro che sussidiario a questo; si può dire, infatti, che questo è il nostro solofine, […] »

Il primo Congresso Nazionale della Famiglia italiana della Lega Universale per la Società delle libere nazioni si tenne a Milano tra il 14 e il 16 dicembre 1918. Troviamo un resoconto su questo congresso nella rivista “Giovine Europa” anno VII n. 2. Tra i partecipanti vi furono alcuni deputati (Canepa, De Capitani, Agnelli, Giretti) oltre a Guglielmo Ferrero e Cipriano Facchinetti. Intervennero anche Gaetano Salvemini sui caratteri della Società delle Nazioni nell’ordinamento internazionale e Mario Borsa sul movimento internazionale sostegno della suddetta Società.

Il 16 febbraio 1919 “Il Secolo” pubblicava un nuovo articolo di Borsa: La prima fase della conferenza si è chiusa con la costituzione della Società delle Nazioni. L’uomo e la strada. Borsa afferma nell’articolo:

«È nata la Società delle Nazioni. Per molti sarà poco: per noi è tutto. È nata la Società delle Nazioni – povera cosa, se consideriamo la formula presente della sua costituzione e delle sue funzioni – ma cosa grande, cosa solenne, cosa unica nella storia se si pensa a ciò che questa formula significa oggi e potrà anche più significare domani: è nata la Società delle Nazioni: è nata dalle piaghe ancora insanguinate che lacerano i popoli: è nata da una comune vergogna e da una speranza comune, dalla coscienza di ciò che il mondo è stato in questi quattro anni e dalla visione di ciò che potrà essere negli anni avvenire. Ed è nata qui a Parigi, dove si sono dati convegno gli uomini pratici che sorridono di ogni idealità, gli uomini che si affannano a rattoppare i vecchi cenci, mentre si dipana sotto i loro occhi che non vedono la trama della nuovastoria; è nata in mezzo al sarcasmo, all’egoismo, alla garrula incredulità, mentre gli uni scrollavano mestamente la testa e glialtri furbescamente strizzavano l’occhio».

Sembrava quasi che quello che aveva ipotizzato Wells potesse davvero prendere corpo:

«[…] necessario di raggiungere l’unità umana per stabilire la pace del mondo e salvare il futuro dell’umanità. Quest’unificazione non è possibile chein due modi. O gli uomini possono costituire una lega comune per mantenere la pace sulla terra, o uno stato deve all’ultimo diventare così grande e potente da ripetere per tutto il mondo quello che Roma fece per l’Europa due mila anni fa. Noi dobbiamo avere l’unità umana o per una lega di stati esistenti o per una conquista imperiale. Il primo è oggi lo scopo dichiarato del nostro paese e dei suoi alleati; l’ultimo è manifestamente la ambizione degli attuali governanti della Germania.»

Wells insiste molto nella convinzione che, eliminato l’ostacolo della dinastia Hohenzollern e con esso quello delle monarchie assolute europee, la strada sarebbe stata spianata. Grande la speranza riposta nel presidente degli Stati Uniti Wilson che l’idea della Società delle Nazioni aveva propugnato con vigore. Purtroppo però gli Stati Uniti non entrarono mai a farne parte, probabilmente per l’opposizione del partito repubblicano (ma anche di qualche frangia di quello democratico). E Borsa stesso il 18 giugno 1919 scrive un articolo dal quale traspare grande amarezza, anche per la mancata assegnazione di Fiume all’Italia. L’altro elemento che metteva un tassello fondamentale per il fallimento furono senza dubbio le riparazioni insostenibili imposte alla Germania che indussero subito alla previsione di una seconda guerra mondiale molti uomini di pensiero tra i quali ricordiamo J. M. Keynes (vedi in questa biblioteca Manuzio La revisione del trattato). Ma anche Wells non mancava di metterlo in conto:

«quando il parlare sincero e la ragione piana possono salvare il mondo, corti, burocrati, finanzieri e fornitori cospirano.»

E il 2 luglio 1919 ancora Borsa scrive su “Il Secolo”:

«Il compito della democrazia mondiale è ora chiaro e preciso: è di correggere e di temprare le asprezze e le giustizie della pace di Versailles […] L’opinione pubblica mondiale ha ora il suo grande Parlamento: ha il modo di esprimere e di imporre lasua volontà. La Lega delle Nazioni esiste: spetta solo ai popoli di darle la vita, l’autorità e la forza che non hanno saputo darle i diplomatici raccolti a Parigi»

Certamente qualche piccolo successo diplomatico fu raggiunto. Per esempio la composizione del conflitto Greco-Bulgaro del 1925 o quello tra Colombia e Perù del 1933. Ma l’emergere di nuove situazioni di conflitto in Europa e il consolidarsi di dittature come quelle nazista fascista e stalinista – che non si configurarono come più pacifiche rispetto all’imperialismo delle monarchie assolute – non poté favorire il permanere della pace, e i peggiori timori di Wells in merito alle attività di “burocrati, cospiratori e fornitori” assunsero connotati sempre più concreti. La Società delle Nazioni si estinse quindi nel 1946 con un bilancio decisamente fallimentare e passando il testimone alla neonata Organizzazione delle NazioniUnite.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

NOTE: Si ringrazia la Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova per la disponibilità dimostrata fornendoci generosamente le scansioni dell’originale.

Dall’incipit del libro:

Di giorno in giorno si fa più frequente questa frase di Lega delle Nazioni, per esprimere l’idea della forma del nuovo mondo che uscirà dalla guerra. Non vi è dubbio che la frase s’è impadronita delle immaginazioni di grandi moltitudini: è una di quelle frasi creative che possono mutare tutto il destino dell’umanità. Ma fino ad ora è solo una frase vaga, una nebulosa promessa di pace. Non debbo quindi scusarmi se imposto la mia discussione nei termini più generali. L’idea è l’idea dello sforzo umano riunito per porre fine alle guerre; la prima questione pratica, che deve precedere tutte le altre è questa: come possiamo sperare di raggiungere una pratica attuazione dello scopo?

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